Anno 2 Lez 4 1 - UNITRE Torino · 2019. 2. 22. · L'anno 1657, il 10 febbraio (51°compleanno di...
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1Anno 2 Lez 4
L'anno 1657, il 10 febbraio (51° compleanno di Cristina) la Francia restituisce ai Savoia la
Cittadella di Torino, dopo 17 anni di occupazione.
In quell'anno si spegne anche il principe Maurizio.
L'attività bellica in Piemonte è nel 1657 è assai limitata. I Savoia desiderano ardentemente
riprendersi Trino, catturata dagli spagnoli nel 1652.
In questa cittadina il duca di Mantova Carlo II, ora alleato degli Spagnoli, ha installato un suo
governatore, per sottolineare le sue pretese sulle terre monferrine cedute nel 1631 e mai pagate
(e Trino è proprio tra quelle terre).
La notte tra il 19 e il 20 giugno, Trino è circondata silenziosamente da quasi 4000 uomini
sabaudi; tra i comandanti c'è il conte Catalano Alfieri, già governatore della piazza. Le
fortificazioni sono attaccate simultaneamente da tre lati.
Carlo Emanuele II, che ha 20 anni, assiste all'operazione e per la prima volta vede la guerra da
vicino. Dopo duri combattimenti, Trino è presa.
Successivamente le truppe sabaude si spingono sino Mortara ad appoggiare Francesco I di
Modena che ha posto assedio a quella città; anche Mortara è conquistata, il 15 agosto dopo 13
giorni di assedio.
Francesco I di Modena cade però ammalato; non si rimette più e muore a Santhià, il 4 ottobre.
2Anno 2 Lez 7
Trino era una città ben fortificata, per la sua qualità di città di frontiera.
Circa 10 anni dopo i fatti di cui stiamo parlando e a guerra finita, il duca di Savoia la priva di
gran parte delle sue difese: vuole evitare di mantenervi un costoso presidio, ma non vuole
lasciare fortificazioni che facciano gola a un potenziale nemico.
3Anno 2 Lez 7
Nel 1658 alla Corte di Torino giunge inaspettata una proposta di matrimonio: Mazzarino
chiede, per Luigi XIV re di Francia, Margherita Violante, l'unica figlia di Cristina ancora da
sposare. Margherita ha 23 anni ed è una giovane piena di grazia e di giudizio; è promessa a un
piccolo monarca: Ranuccio Farnese, duca di Parma e Piacenza.
Per Cristina è un grande onore, e i patti con il Farnese sono sospesi. Mazzarino propone un
incontro tra i due giovani, a Lione. Purtroppo la mossa di Mazzarino non è altro che un
inganno!
Mazzarino e Anna d'Austria hanno in progetto di concludere la pace con la Spagna,
accompagnandola con il matrimonio tra Luigi XIV e la figlia maggiore di Filippo IV: Maria
Teresa. La proposta fatta ai Savoia è solo una mossa per spingere Filippo IV a smettere di
tergiversare e ad aderire al progetto di pace e alla unione tra Luigi e Maria Teresa.
Nel novembre 1658 Cristina giunge con un gran corteo a Lione; con lei è Margherita (Carlo
Emanuele II arriva invece poco dopo). L'accoglienza alle due donne da parte di Mazzarino,
Anna d'Austria e Luigi XIV è molto calorosa.
Il giorno stesso giunge a Lione in gran segreto un inviato di Filippo IV, che porta la notizia
dell'accettazione da parte di Filippo IV delle proposte di Mazzarino. Il giorno successivo
Anna d'Austria deve spiegare a Cristina che le cose sono cambiate, e che il matrimonio tra
Luigi e Margherita probabilmente non si farà.
I Savoia ripartono quasi subito, delusi e offesi, con la sola consolazione di una "obbligazione"
di Luigi XIV a sposare Margherita se il matrimonio spagnolo non si fosse fatto (Il matrimonio
si farà e Margherita due anni dopo sposerà il Farnese). L'inviato di Filippo IV entra allora
ufficialmente a Lione.
4Anno 2 Lez 7
Nel periodo dall'agosto al novembre 1659, in un padiglione eretto esattamente sulla frontiera
franco-spagnola, in una isoletta del fiume Bidassoa (isola dei Fagiani, oggi detta anche isola
del Trattato) si discutono gli ultimi particolari per la pace tra Francia e Spagna e per il
matrimonio tra Luigi XIV e Maria Teresa.
La pace è siglata nel novembre 1659 dal Mazzarino e da don Luis de Haro, generale e ministro
di Filippo IV.
Parlando, nel seguito, di fatti europei vedremo quali siano le conseguenze della pace per
Francia e Spagna. Per quanto riguarda il Ducato di Savoia, nell'occasione si prendono le
seguenti decisioni:
- La Spagna restituisce ai Savoia Vercelli e le altre città piemontesi occupate;
- Si stabilisce che si pagheranno gli interessi della dote di Caterina d'Austria, sposa di Carlo
Emanuele I.
- Francia e Spagna riconoscono ai Savoia le terre monferrine acquisite nel 1631 (ma, per la
mancanza dei pagamenti francesi non si riesce ad avere l'assenso dei Gonzaga).
I risultati sono tutto sommato deludenti, ma portano la pace in Piemonte dopo 24 anni di
guerra tra Francia e Spagna combattuti sulle terre piemontesi.
5Anno 2 Lez 7
Sul fiume Bidassoa, al confine tra Francia e Spagna (paesi Baschi) detta anche “Isola del
Trattato”.
Ancora oggi al confine tra Francia e Spagna, sembra che sia amministrata alternativamente dai
due stati, per periodi di sei mesi.
6Anno 2 Lez 7
Nel 1660 Margherita di Savoia, sorella del duca Carlo Emanuele II, sposa Ranuccio II Farnese
(1630-1694) duca di Parma e Piacenza.
Sembra che Ranuccio fosse un uomo tutt'altro che raffinato (si narra che amasse ferrare
personalmente i sui cavalli); la sua lunga opera di governante è stata tuttavia abbastanza
buona: ha saputo stare fuori dalla guerra dei 30 anni (ma si impegola in altre guerre locali) e ha
promosso diverse opere civili e culturali per il suo Ducato.
Per solennizzare le nozze, Filippo d'Aglié organizza un grande balletto (durata di 6 ore)
centrato sulla pesca delle perle ("Margarita" in latino significa "Perla").
Il matrimonio durerà solo tre anni: poi Margherita spirerà in seguito al secondo parto, senza
lasciare figli, essendo i due bambini morti subito dopo la nascita.
Ranuccio II sposerà poi una figlia di Francesco I di Modena.
7Anno 2 Lez 7
Lo stesso anno muore il fratello di Cristina, Gastone di Orleans.
La pace porta ad un incremento delle opere edilizie già iniziate a Torino, di cui parleremo in
dettaglio nel seguito. La pace porta anche dei problemi, in particolare un gran numero di ex
soldati sbandati, che talvolta praticano il brigantaggio. Cristina deve prendere provvedimenti
per reprimerlo.
Per migliorare le finanze, Cristina segue tutti i metodi possibili, compresa la vendita di diverse
cariche; questo diminuisce il potere dei nobili a favore dei ricchi borghesi che acquistano le
cariche. Con l'indebolimento della nobiltà, che proseguirà nel seguito, lo stato sabaudo (come
la Francia) avanza verso l'assolutismo. (Nel 1643, sempre in cerca di quattrini, Cristina aveva
tassato anche i beni ecclesiastici).
Nel 1660 lo storiografo di corte Guichenon pubblica una genealogia di casa Savoia, che
ribadisce le origini sassoni dei Savoia (il progenitore sarebbe Beroldo).
Nello stesso anno Cristina lancia l'idea di un'opera illustrata che mostri i monumenti dei
Savoia. Sarà il "Theatrum Sabaudiae"; molte delle tavole di quest'opera mostrano una realtà
"dilatata" a scopo propagandistico, cioè arricchita di particolari che non esistono.
Nel marzo del 1661 muore il cardinal Mazzarino: Luigi XIV ( che ha già 23 anni) fa subito
capire di voler governare da solo.
Cristina pensa anche ad accasare il figlio. Queste manovre saranno raccontate insieme con la
storia del regno effettivo di Carlo Emanuele II. Come vedremo sfoceranno nel marzo del 1663
in un matrimonio del Duca con Francesca di Orleans, figlia di Gastone di Orleans: una sposa
scelta da Cristina e con la quale lei avrà ottimi rapporti.
8Anno 2 Lez 7
La grande opera “Theatrum Sabaudiae”, pensata da Cristina, avviata dal figlio e completata dal
la sua vedova nel 1682, raccoglie in due volumi 145 tavole con vedute delle città e monumenti
del Ducato di Savoia. Qui vediamo la tavola che rappresenta la Certosa di Collegno (con molta
immaginazione, come diverse altre tavole del Theatrum).
Nel 1641 Madama Reale, acquista dai conti Provana un palazzo fatto costruire nel 1614 da
Bernardino Data, amministratore ed aiutante di Carlo Emanuele I.
Successivamente Madama Reale, per tenere fede al voto fatto a Grenoble, acquista altri terreni
ed edifici adiacenti per completare l'area su cui sarebbe sorta la Certosa.
I monaci Certosini, provenienti da Monte Benedetto e poi da Banda, località presso
Villarfocchiardo, nel 1595 si erano stabiliti ad Avigliana in un piccolo monastero che fu
abbattuto nel 1630 per poter costruire nuove fortificazioni; avevano perciò dovuto tornare a
Banda, da cui sono richiamati nel 1641 per occupare la nuova Certosa. I lavori cominciano
subito, poiché il preesistente palazzo, ora già occupato dai monaci, è in condizioni pietose.
L'edificazione della Chiesa dell'Annunziata inizia nel 1648. Subisce molte modifiche rispetto
al progetto originario. La Santa Vergine, venerata con il titolo dell'Annunziata, è patrona di
Casa Savoia; a lei è intitolato il maggior ordine cavalleresco della dinastia (il Collare
dell'Annunziata).
Madama Reale ha per la Certosa grandiosi progetti, ma questi sono più volte ridimensionati
per difficoltà finanziarie.
Il primo personaggio che si occupa della costruzione della Certosa è l'ingegnere Maurizio
Valperga, Primo Ingegnere di S.A., che è incaricato di eseguire il primo progetto; questo
primo progetto che non è giunto fino a noi, sarà seguito solo parzialmente.
9Anno 2 Lez 7
La Certosa di Collegno come è oggi.
La chiesa dell'Annunziata è attualmente poco visibile dell'esterno, perché non grande e priva di
facciata e di campanile.
La chiesa una un'aula unica rettangolare con stucchi, putti alati, rose di Cipro e volta
affrescata. Una chiesa monastica, di dimensione contenute, pensata in coerenza alla liturgia
certosina. La decorazione risale in gran parte al completamento del 1740.
L’interno ha subito nel tempo dispersioni di opere e arredi: l’originario altare maggiore
barocco, di probabile ideazione dello Juvarra, è dal 1806 nella chiesa di San Martino a Rivoli.
Al posto dell’originale pala d'altare con l'Annunciazione, da metà ‘800 è collocata una
Visitazione, di inizio ‘700. Nella volta, la composizione di metà ‘700 celebra la gloria di san
Bruno, condotto in cielo da angeli. Due tondi laterali narrano episodi di vita del santo.
Carlo Alberto, nel 1840, dichiara la chiesa sede dell’ordine cavalleresco dell’Annunziata.
10Anno 2 Lez 7
Nel 1663, Cristina è sofferente e in cattivo stato di salute (è afflitta anche da una fistola a un
occhio, che ha annullato la sua bellezza). La devozione religiosa, sempre presente nella sua
vita, si accentua (pare che ascoltasse una quantità impressionante di messe).
Nelle figure vediamo Cristina non più giovane e l’emblema con motto che si era scelto lei: un
diamante con la scritta “Plus de fermetè que d’esclat” (più saldezza che apparenza).
11Anno 2 Lez 7
Cristina si spegne infine a Torino il 27 dicembre 1663 a 57 anni.
È sepolta vestita da Carmelitana scalza, nel convento di S. Cristina, da lei fondato nella Piazza
Reale (ora piazza S. Carlo). Nel 1802 la chiesa è occupata dai Francesi di Napoleone e la
salma è portata nella chiesa di S. Teresa, dove si trova tuttora (Anche la chiesa di S. Teresa era
stata costruita su iniziativa di Cristina). Sembra che lei avesse chiesto di essere sepolta
all'interno della cappella del Beato Amedeo, nella cattedrale di Vercelli, vicino al marito; ma la
cappella al momento della sua morte non era ancora stata completata.
Nel testamento Cristina elenca molti lasciti alle persone più vicine; Filippo di Aglié non è
particolarmente ricordato, quasi a voler cancellare una macchia: per lui un anello, del denaro e
poche altre cose. Al marchese Federico Tana va un lascito uguale (a lui aveva Cristina aveva
già fatto avere in precedenza il castello di Lucento; nello stesso castello il figlio di Federico,
Carlo Gianbattista, farà anni dopo rappresentare per la Corte la sua commedia " 'L Cont Piolet"
che mette in ridicolo i nuovi arricchiti).
A 29 anni il Duca può finalmente regnare da solo. Con la scomparsa di Cristina è possibile
concludere la riconciliazione tra madamisti e principisti: il nuovo Duca è infatti amato da tutti.
I vecchi collaboratori, tra cui Filippo di Aglié, sono allontanati; spariscono dal palazzi anche i
ritratti di Filippo. Filippo muore quattro anni dopo, nel 1667; per lui si fanno solenni funerali.
Aveva chiesto di essere sepolto in “terra di santi" e non si ha documentazione su dove il suo
corpo sia stato posto. Nel 1989 si è trovato un corpo sepolto nell'orto del Monte dei
Cappuccini: da diversi particolari si deduce che è il corpo di un nobile e non di un monaco:
quasi certamente è quello di Filippo.
12Anno 2 Lez 7
13Anno 2 Lez 8
Conosciamo già la famiglia Tommaso. Oltre alla consorte Maria di Soissons, i figli
sopravvissuti all’infanzia erano:
- Luigia Cristina (nata nel 1627),
- Emanuele Filiberto (nato nel 1628),
- Giuseppe Emanuele (nato nel 1631),
- Eugenio Maurizio (nato nel 1635).
Libera di lasciare la Spagna nel 1644, Maria si stabilisce a Parigi (non a Torino, anche per la
sua antipatia verso la cognata reggente) dove prende possesso della eredità del fratello e
occupa un posto importante a Corte. Tommaso combatte invece prevalentemente in Italia,
anche se sarà spesso a Parigi.
La figlia Luigia (o Luisa) Cristina è sposata con un principe tedesco, Ferdinando Massimiliano
margravio (in pratica principe) del Baden. Il matrimonio non sarà felice: su istigazione della
madre, Luigia vivrà più a Parigi che nel Baden; vedova nel 1684 si stabilirà definitivamente a
Parigi con la madre. La coppia ha un figlio: Luigi Guglielmo, successore del padre come
margravio di Baden, che sarà un importante generale nella lotta dell’Impero contro i Turchi, e
anche uno dei protettori del Principe Eugenio (suo cugino) nella sua prima fase come militare
a Vienna.
Di Emanuele Filiberto e di Eugenio Maurizio parleremo tra poco; di Giuseppe Emanuele, che
pure vive sino 24 anni e muore a Torino poco prima del padre, si conosce ben poco.
14Anno 2 Lez 8
Nato a Moutier in Savoia nel 1628, è sordo dalla nascita. Durante il suo soggiorno spagnolo è
educato da padre Emanuel Ramirez de Carrion, uno dei pionieri dell’educazione dei
sordomuti; nella sua attività il Carrion si ispirava a quanto già fatto dal monaco benedettino
Pedro Ponce de León (1520-1584) e da Juan Pablo Bonet (1560 ca.-1633 ca.) autore del
primo trattato teorico-pratico sull'educazione verbale dei sordomuti.
Emanuele Filiberto impara anche a pronunciare molte parole (pare in due lingue: italiano e
spagnolo); sembra sapesse anche leggere i movimenti delle labbra. Sul grado di acquisizione di
queste facoltà non vi sono testimonianze concordi, ma certo Emanuele Filiberto sarà sempre
persona attiva e per nulla al margine della vita di corte.
Allievo di Emanuele Tesauro, alla morte del maestro eredita la sua biblioteca.
Non sarà mai amato dalla madre, per la sua infermità; la madre voleva persino privarlo del
titolo ereditario di Principe di Carignano, che gli spettava come primogenito; è la reggente
Cristina a opporsi a questa manovra. Sarà invece assai amato dal padre, con il quale il giovane
Emanuele Filiberto vorrà sempre vivere, seguendolo nelle sue imprese e desiderando
combattere con lui (torneremo su questo punto parlando del reggimento Carignano).
Dopo la morte del padre vivrà a corte, con un suo importante ruolo (per diverso tempo sarà
erede presuntivo al Ducato in caso di estinzione del ramo principale). Si sposerà solo verso i
50 anni (ne parleremo il prossimo anno) e dalla sua discendenza nascerà re Carlo Alberto.
Appassionato di architettura (progetta nel 1646 il rafforzamento delle difese di Ivrea, con
opere che saranno on seguito lodate dal Bertola) si farà costruire dal Guarini il palazzo
Carignano (1679-1684) e gli commissionerà lavori al castello di Racconigi.
15Anno 2 Lez 8
Eugenio Maurizio, nato nel 1635, lasciata la Spagna si stabilisce a Parigi con la madre (era il
figlio da lei preferito). Nel febbraio del 1657 sposa Olimpia Mancini nipote di Mazzarino.
Ha dal Re di Francia importanti incarichi: generale dell’esercito francese; governatore del
Borbonese dello Champagne e del Brie; ambasciatore di Francia a Londra.
Mentre lui è lontano da Parigi per questi incarichi, Olimpia resta a Parigi, vicino al Re.
Per lui, nel 1662, il Re di Francia cambia nome alla cittadina di Yvois (presso l’attuale
frontiera tra Francia e Belgio e passata alla Francia in seguito al trattato dei Pirenei): la chiama
Carignan e la erige a Ducato, facendo di Maurizio il Duca di Carignan. La città si chiama
ancora oggi Carignan; il relativo titolo di Duca è stato in mano ai Savoia sino al 1751.
Dalla moglie Olimpia (1639-1709) Eugenio Maurizio ha otto figli:
- Luigi Tommaso, successore del padre come Conte di Soissons
- Filippo
- Luigi Giulio
- Emanuele Filiberto
- Eugenio (il grande condottiero)
- Maria Giovanna
- Luisa Filiberta
- Francesca
Eugenio Maurizio sarà stroncato da una febbre (ma corre pure voce che sia stato avvelenato,
forse con il concorso di Olimpia) nel giugno del 1673, a 38 anni, mentre era impegnato nella
guerra contro l’Olanda.
16Anno 2 Lez 8
La cittadina di Carignan conserva ancora questo nome (unito al vecchio nome di Yvois).
Lo stemma con la croce di Savoia, unita ai gigli di Francia, è ancora visibile sulla volta della
chiesa. Nel pannelli turistici che parlano della storia della chiesa sono ricordati come
benefattori Eugenio Maurizio e la sua sposa Olimpia Mancini.
17Anno 2 Lez 8
In più momenti della storia, uomini di stato francesi hanno progettato di incorporare nella
Francia il territorio della Savoia, compensando i Savoia con altre terre, in particolare nel sud
d’Italia (la volta buona sarà nel 1861).
Nel 1634, quando Richelieu chiede che il Cardinal Maurizio vada a Roma, uno dei compiti che
vorrebbe affidargli è quello di tenere contatti con i Napoletani avversi alla Spagna, in vista di
una possibile cacciata degli Spagnoli dal Sud, che avrebbe poi potuto essere affidato ai Savoia,
almeno in parte. Non se ne fece nulla, anche per il passaggio di Maurizio alla parte spagnola.
Nel periodo della guerra dei cognati, Tommaso combatte in Piemonte con le truppe che gli
Spagnoli hanno inviato dal sud Italia; in quella occasione ha modo di conoscere diversi nobili
ufficiali napoletani e di farsi apprezzare da loro.
Dopo che Tommaso, nel 1642, è passato alla Francia, Mazzarino pensa che i buoni rapporti tra
Tommaso e i Napoletani possano fare di Tommaso l’uomo giusto da mandare al sud in
appoggio ai Napoletani scontenti degli Spagnoli. Quasi certamente questi lo avrebbero
accettato come Re, mentre avrebbero probabilmente rifiutato un principe francese.
18Anno 2 Lez 8
Mazzarino all’inizio del 1646 chiama a Parigi Tommaso e gli propone di guidare una
spedizione verso il regno di Napoli. Nel caso fosse riuscito a farsi accettare come Re, avrebbe
avuto l’appoggio della Francia.
In cambio Tommaso avrebbe dato alcuni porti del sud alla Francia, e, nel caso arrivasse ad
essere un giorno anche duca di Savoia, avrebbe ceduto alla Francia La Savoia e Nizza.
La situazione a Napoli sembra essere favorevole ad una azione contro gli Spagnoli, sempre più
mal sopportati e con modeste forze loro nella zona.
Il 26 aprile una flotta francese con buona quantità di truppa (circa 2000 uomini) parte da
Tolone, e a Genova imbarca Tommaso.
Si decide di cominciare la conquista non da Napoli, ma dallo Stato dei Presidi, nell’attuale
Toscana. L’idea è quella di occupare velocemente i porti chiave della zona: Talamone, porto S.
Stefano e porto Ercole, e poi di passare rapidamente all’occupazione della piazzaforte di
Orbetello.
La rapidità è necessaria per non impegolarsi in un assedio, che con la stagione calda e la
malaria avrebbe creato diversi problemi.
19Anno 2 Lez 8
La zona di Orbetello e del promontorio di monte Argentario
20Anno 2 Lez 8
Porto S. Stefano e Talamone sono rapidamente occupati a inizio maggio (il comandante di
Talamone verrà accusato dagli Spagnoli di tradimento e condannato).
Il comandante della flotta francese non va però ad occupare subito Porto Ercole, che resta
quindi in mano agli Spagnoli. Vi arrivano presto delle navi spagnole, che lo presidiano e vi
sbarcano delle truppe.
Tra gli sbarcati vi è il generale napoletano Carlo della Gatta, ex collaboratore di Tommaso e
ora avversario, che riesce a entrare in Orbetello eludendo il cerchio che Tommaso sta
stringendo attorno alla cittadina.
Della Gatta prende il comando della difesa e la conduce abilmente: a Tommaso non riuscirà
più il colpo di mano e deve rassegnarsi a un regolare assedio, che si prolungherà per circa due
mesi, arrivando sino a fine giugno senza che Orbetello sia presa.
21Anno 2 Lez 8
Una stampa dell’epoca con lo schema dell’assedio.
22Anno 2 Lez 8
Un particolare della stampa precedente. Mostra il fronte di Orbetello verso la terraferma.
Sulle mura è rappresentata anche una spia impiccata.
23Anno 2 Lez 8
In questo ingrandimento si vedono il fronte di assedio e gli accampamenti di Tommaso.
In basso a sinistra, con la lettera T, è indicato il forte Filippo, ancora oggi esistente sulle alture
di porto Ercole.
24Anno 2 Lez 8
Mazzarino ordina di approntare con celerità una nuova flotta in appoggio a Tommaso.
Il 14 di giugno, prima che la nuova flotta sia partita, le navi della squadra francese che è
venuta con Tommaso si scontrano con una flotta spagnola in arrivo dalla Sardegna. Lo scontro
sembra favorevole ai Francesi, ma il loro comandante resta ucciso e la flotta francese fugge.
Gli Spagnoli possono sbarcare altre truppe; reparti di cavalleria raggiungono Orbetello
attraverso il Lazio (il Papa nega formalmente il permesso di passaggio, ma in pratica non fa
nulla).
Nel luglio, Tommaso à attaccato dalle forze spagnole e deve togliere l’assedio. Lui
personalmente rientra al nord via terra, con la cavalleria.
25Anno 2 Lez 8
Nel settembre 1646 la flotta fatta approntare da Mazzarino è pronta e viene inviata subito
verso lo Stato dei Presidi. Mazzarino on rinnova però la fiducia a Tommaso, che per il
momento è lasciato da parte.
La flotta occupa con relativa facilità Porto Longone nell’isola d’Elba.
Mazzarino, per motivi non ben chiari, non prosegue con decisone verso il sud. Invia solo una
piccola flotta davanti a Napoli.
La flotta non intraprende azioni significative, ma ha l’effetto di alimentare la speranze di molti
napoletani avversi agli Spagnoli, sicuri di un prossimo appoggio francese.
26Anno 2 Lez 8
Nei primi decenni del 1600 a Napoli è una ribollente città di quasi mezzo milione di persone;
tutti sono scontenti della dominazione spagnola: lo è il popolo e lo sono i nobili e i notabili.
Il 26 dicembre 1646 si sparge la voce di una nuova gabella sulla frutta, cominciano i primi
tumulti dal popolo. Il Vicerè (duca d'Arcos) riesce per il momento a calmarla con buone
promesse.
Il 7 luglio 1647 scoppia la rivolta; è una rivolta di popolo, ma dietro vi sono diversi nobili e
personaggi importanti (tra i quali addirittura l'arcivescovo Filomarino); sperano in qualche un
aiuto dei Francesi.
Uno dei notabili che tirano le fila è un giurista sacerdote, don Giulio Genoino, che ha 80 anni e
un passato di agitatore; anche su suo suggerimento i vari capipopolo della rivolta riconoscono
come loro capo Tommaso Aniello d'Amalfi (i suoi due nomi di battesimo sono contratti in
"Masaniello", e d'Amalfi è il cognome).
27Anno 2 Lez 8
Masaniello aveva 27 anni; di misera famiglia, faceva il commerciante di pesce (o meglio il
contrabbandiere, cosa che lo aveva portato in relazione anche con persone più abbienti). Si era
sposato nel 1641 con una giovane di modesta famiglia: Benardina Pisa, di 16 anni.
Gli Spagnoli reagiscono alla rivolta conservando il controllo di alcuni centri importanti (in
particolare il castello di S. Elmo e la base della flotta) e cercando di venire a patti con il popolo
con promesse e concessioni. La sposa del Vicerè incontra persino la sposa di Masaniello.
Tommaso chiede a Mazzarino di poter intervenire; manda anche a Napoli suoi uomini, con il
compito di spianargli la via (alcuni di essi sono identificati e arrestati). Mazzarino però non si
muove e preferisce aspettare di essere esplicitamente chiamato dai Napoletani.
Masaniello ubriacato dal potere comincia ad avere comportamento dispotico e a dar segni di
squilibrio mentale; il 15 luglio 1647 è arrestato e il giorno dopo assassinato da uomini mandati
dal Genoino, che riconosce in Masaniello un pericolo. Anche il popolo in quel momento
inveisce contro di lui, salvo poi riabilitarlo qualche tempo dopo.
28Anno 2 Lez 8
Il potere passa di fatto al Genoino, che governa con mano dura, favorisce i suoi amici e poco
dopo finisce per ritornare dalla parte degli Spagnoli (che nel settembre lo manderanno a morire
in esilio).
A Napoli regna il caos; vi sono rivolte nella rivolta e bande che compiono ogni sorta di
misfatti. Il popolo cerca un capo autorevole: diversi nobili, tra cui Carlo della Gatta rifiutano il
potere con delle scuse. Il nobile Francesco Toraldo di Aragona è costretto ad accettare la
carica di Capitano del Popolo (22 agosto) ma fa ovviamente il doppio gioco e finisce ucciso
dalla folla delusa (16 ottobre).
A fine settembre arriva una flotta spagnola con don Giovanni d'Austria, nuovo Vicerè
provvisorio. Il nuovo Capitano del popolo è Gennaro Annese, un fabbro di archibugi.
Poco dopo i Napoletani credono di aver trovato un uomo a cui affidare il comando della
costituita Repubblica Napoletana: è Enrico II di Lorena, duca di Guisa, che in quel momento si
trovava a Roma. Di nazionalità francese, il duca di Guisa non era stato in buoni rapporti con
Richelieu ed è perciò considerato un uomo relativamente indipendente dalla Corona di
Francia. La speranza è che la Francia lo aiuti, perché francese, e nello stesso tempo che lui non
sia in tutto e per tutto uno strumento della Francia.
Il duca di Guisa arriva a Napoli il 18 novembre 1647, con numerose feluche ed eludendo
abilmente la sorveglianza della flotta spagnola. In Duca è ben accolto dal popolo, dai notabili e
dall'Annese; sedotto il popolo, il duca di Guisa si libera dell'Annese, lasciandogli solo il
governo di un importante torrione fortificato. Con il suo lusso e le sue spese, il duca di Guisa
comincerà presto a scontentare molte persone.
29Anno 2 Lez 8
Mazzarino decide di intervenire, ma lascia da parte Tommaso. Il giorno 16 dicembre giunge a
Napoli una flotta francese; la comanda a un ammiraglio dal nome famoso, ma molto giovane:
Jean Armand du Plessis, duca di Richelieu, che ha solo 17 anni ed è il nipote dell’omonimo
Cardinale.
Ufficialmente questa flotta arriva per appoggiare il duca di Guisa, ma Mazzarino ha il chiaro
disegno di sostituirlo appena possibile con un uomo di sua fiducia. Mal manovrata da un
ammiraglio inesperto, questa flotta non ottiene i risultati voluti e dopo 19 giorni riparte.
Il duca di Guisa cerca di battere gli Spagnoli, in particolare con una battaglia il 12 febbraio,
senza successo. Poi cerca di venire a patti con loro; le sue proposte non sono però accettate.
Diventa poi sempre più dispotico e fa giustiziare o allontanare anche diversi suoi sostenitori; si
crea una rete di intrighi e di tradimenti.
A inizio marzo arriva come Vicerè il conte d’Onate, uomo di grande esperienza.
Il giorno 6 aprile, il nuovo Viceré organizza un grande attacco alle zone controllate dai
rivoltosi. L'Annese tradisce e consegna il suo torrione agli Spagnoli. Napoli è completamente
ripresa dagli Spagnoli, che promettono comunque concessioni al popolo, riconquistando un
certo consenso.
Il duca di Guisa cerca di fuggire, ma à catturato e messo in carcere. Ci resterà sino al luglio
successivo, quando sarà però liberato, perché di sangue reale.
30Anno 2 Lez 8
Caduta la repubblica, Mazarino decide di mandare Tommaso, con la speranza di ottenere una
nuova sollevazione da parte del popolo e degli agitatori. Non si sa esattamente cosa Mazzarino
abbia promesso a Tommaso in questa occasione.
Nell'attesa che Tommaso appronti il suo corpo di spedizione, parte una flotta francese, che
arriva a Napoli il 4 giugno. I Francesi tentano di organizzare una nuova sollevazione popolare,
ma ottengono pochi risultati, anche se l'Annese sembra disposto a tradire gli Spagnoli e ad
appoggiarli. Per questo motivo l'Annese è arrestato dagli Spagnoli e poi decapitato, il 20
giugno 1648.
Il giorno 4 agosto 1648 arriva finalmente Tommaso. Ha con sé circa 5000 uomini, parecchi dei
quali (soprattutto esuli napoletani) imbarcati a Piombino. Sbarca e si sistema sull’isola di
Procida, nel grande castello costruito dagli Aragonesi.
Successivamente prende terra presso Salerno con circa 2000 uomini e cerca di conquistare la
città. Non ci riesce, pur perdendo un centinaio di uomini, perché gli manca l’appoggio del
popolo, che ora è stanco di rivoluzioni.
Il 19 agosto, Tommaso capisce che l'impresa è ormai impossibile e decide l'imbarco delle
truppe, per evitare di essere intrappolato e battuto dagli Spagnoli; poi si allontana da Napoli.
La cosa suscita molti disappunto in Mazzarino.
Passato il pericolo di una nuova rivola, il Viceré inizia una graduale e feroce repressione , che
durerà sino al 1653.
31Anno 2 Lez 8
Il reggimento Carignano è un reggimento dal nome piemontese passato alla storia, per le
vicende che vedremo. Pur assai conosciuto di nome, questo reggimento ha una storia non
sempre ben conosciuta, e talvolta arricchita di notizie inesatte.
Il reggimento Carignano è reclutato nel 1644, prevalentemente in Savoia, ma forse anche in
Piemonte, dal principe Tommaso, per incarico della reggente Cristina, a sua volta sollecitata da
Mazzarino; Tommaso era da poco passato a collaborare con la Francia e Mazzarino voleva che
disponesse delle forze necessarie.
Il reggimento Carignano è formato da un migliaio di uomini e ha subito come Colonnello
titolare il giovane Emanuele Filiberto, figlio di Tommaso. È questo un regalo che Tommaso
vuole fare al figlio, che lo segue sempre ed arde dal desiderio di essere anche lui un militare.
Nonostante la sua infermità, Emanuele Filberto parteciperà in molte occasioni alla vita del
reggimento, almeno sino alla morte del padre. (Nel 1655, all’assedio di Pavia è vicino a
Francesco di Modena quando questi fu ferito).
Il reggimento partecipa a numerose azioni del principe Tommaso, in particolare all’assedio di
Vigevano e alla spedizione di Orbetello del 1646.
Nel 1649 il reggimento si sposta in Francia, per appoggiare il Re e Mazzarino durante il
difficile periodo della Fronda.
Resta in Francia sino al 1653 (quando finisce la Fronda) e partecipa al combattimento del
faubourg St. Antoine, insieme con le truppe del Turenne. In questa occasione cade ucciso il
Sig. de la Val d’Isere, che era stato uno degli artefici del reclutamento del reggimento e che e
lo comandava in assenza del colonnello titolare.
32Anno 2 Lez 8
Tornato in Piemonte il reggimento partecipa all’assedio di Pavia (1655) e all’assedio di
Valenza (1656).
Nel 1659, ormai morto il principe Tommaso, il reggimento è riunito a quello del sig. de
Salières e prende il nome di Carignan-Salieres. Il colonnello titolare risulta essere ancora
Emanuele Filiberto, e il reggimento è spesso chiamato semplicemente “regiment Carignan”, a
testimonianza del prestigio che questo nome aveva.
Alcuni storici sostengono che il reggimento abbia fatto parte delle truppe inviate da Luigi XIV
in aiuto all’Impero contro i Turchi ed abbia partecipato alla battaglia del S. Gottardo (1664)
ma altri storici sostengono che questo fatto non risulta da alcuno fonte attendibile.
Il reggimento è a questo punto probabilmente in prevalenza francese, anche se quasi
certamente vi sono ancora numerosi savoiardi, diversi piemontesi e forse qualche ligure.
Nel 1665 il reggimento è inviato nella colonia francese del Canadà, per proteggerla dalle
azioni ostili dei nativi Irochesi (in quel periodo le guerre in Europa sono ferme).
L’imbarco inizia nell’aprile 1665 dal porto di La Rochelle; in settembre si ha l’arrivo in
Canadà delle ultime compagnie (in tutto sono una ventina, con circa 1500 uomini).
Il comando dell’impresa è affidato al Sig. de Saliere e al marchese di Tracy (tra i due vi sarà
qualche rivalità ).
Nella colonia francese del Canadà (città di Quebec e Montreal) vi sono circa 3000 persone (per
due terzi uomini): l’arrivo di 1500 soldati ha perciò un notevole impatto.
33Anno 2 Lez 8
Il territorio del Nord America nella seconda metà del ‘600 è caratterizzato:
- dalla colonizzazione francese nella zona più a nord, dove sono state fondate le città di
Quebec e di Montreal;
- dalla colonizzazione inglese della zona dove è stata fondata la città di Boston;
- dalla colonizzazione olandese nella zona di Long Island, dove è stata fondata la città di
Nuova Amsterdam. Con lo scoppio della seconda guerra tra Inghilterra Olanda (1665-1667)
anche questo territorio è stato preso dagli Inglesi, che hanno poi cambiato nome alla città,
chiamandola Nuova York, in onore del fratello del Re, Giacomo duca di York (che sarà più
tardi re Giacomo II).
I Francesi del Quebec sono in buoni rapporti con i nativi Uroni; dal sud premono però i nativi
Irochesi, sobillati dagli Inglesi.
Le frecce rosse mostrano l’arrivo a Quebec del reggimento Carignano, destinato a contrastare
gli Irochesi.
34Anno 2 Lez 8
L’immagine di sinistra mostra una ricostruzione abbastanza fedele della divisa del reggimento
Carignano, caratterizzata dalla giubba di color marrone.
L’immagine di destra mostra una ricostruzione assai più libera, dove però è presente la
bandiera, correttamente rappresentata con i colori rosso e blu tipici dei Carignano e con la
croce bianca di Savoia.
L’armamento del reggimento è all’avanguardia. In particolare molti dei reparti (sembra non
tutti) sono dotati dei nuovi fucili con accensione a pietra focaia. Questo tipo di meccanismo di
accensione esisteva da tempo, ma non era adottato dai reparti militari per il suo costo e per la
sua delicatezza; si preferiva usare gli archibugi con accensione a miccia (in effetti il soldato
della figura di sinistra ha ancora un archibugio a miccia). Solo nella seconda metà del ‘600 il
meccanismo è perfezionato e reso robusto, ed alcuni reparti militari, tra i quali il reggimento
Carignano per la spedizione in Canadà, ricevono i nuovi fucili.
35Anno 2 Lez 8
Nel gennaio del 1666 ha luogo la prima spedizione del reggimento Carignano, a ranghi assai
ridotti. È poco più che una missione esplorativa e ha un risultato deludente, quasi disastroso,
con elevate perdite umane per il freddo e per la mancanza di esperienza in quelle terre.
Nel settembre del 1666 parte una seconda spedizione, forte di 1300 uomini e diretta contro
Irochesi; i risultati sono buoni: si costruiscono diversi forti e si distruggono sette villaggi
irochesi, abbandonati dagli abitanti, che si sottraggono alla battaglia.
Questo indurrà comunque gli Irochesi ad accettare un patto di pace, che durerà (più o meno
rispettato) per molti anni.
In questa spedizione, condotta nel difficile clima autunnale lungo il lago Champlain, a sud di
Montreal, il reggimento arriva sino alla zona dell’attuale città di Albany, a metà strada tra
Montreal e New York. Probabilmente che in questa zona gli uomini del Carignano hanno
anche avuto incontri con inglesi, senza giungere ad atti di ostilità.
Il risultato della spedizione può quindi considerarsi positivo; avrebbe però potuto essere
migliore, se gli Irochesi fossero stati battuti in battaglia, lasciando così campo libero ad una
possibile azione per intimorire gli inglesi.
36Anno 2 Lez 8
L’avventura canadese del reggimento Carignano ha ispirato diversi romanzi: Questi quattro
sono stati scritti da autori piemontesi: in essi la parte romanzata è decisamente prevalente su
quella storica. Tra le quattro, l'opera più aderente ai fatti storici è la breve "graphic novel" di
Roberto Albertini (qui sulla destra).
37Anno 2 Lez 8
Sul reggimento Carignano e sulla sua impresa canadese si è scritto molto, non sempre in modo
storicamente rigoroso.
L’opera storica più affidabile e documentata sul periodo canadese del reggimento Carignano è
il libro di Jack Verney “The good regiment”, pubblicato nel 1991.
In alto a destra vediamo la bandiera del reggimento Carignano.
38Anno 2 Lez 8
Nel 1668 il reggimento è richiamato in Francia (ha assolto il suo compito, e la Francia ha
ricominciato a fare guerre in Europa).
Circa 400 uomini, soldati e ufficiali, restano però in Canadà su invito del governo francese,
che offre loro delle terre: lo scopo è quello di aumentare la popolazione della colonia. A questo
scopo il Colbert fa anche arrivare nella colonia circa 700 giovani donne: le “Filles du Roi”.
Queste donne erano reclutate tra le orfane e le giovani vedove, e sembra anche dovessero
rispondere a severi requisiti di moralità; in caso di matrimonio il Re garantiva loro una dote.
Qualche anno dopo il re cambia nome al reggimento, che diviene il reggimento De Perche.
Non si sa esattamente quando e perché questo sia accaduto; certo nel 1684 la famiglia
Carignano cade in disgrazia presso Luigi XIV per il matrimonio di Emanuele Filiberto con una
principessa non gradita al Re di Francia: forse il cambiamento è avvenuto in questa occasione,
forse era già avvenuto prima.
39Anno 2 Lez 8
Diversi toponimi (vie, laghetti) in Canadà ricordano il nome Carignan. Nel 1965 in particolare
ha il preso nome di Carignan una nuova città nata poco a sud di Montreal, sul fiume Richelieu.
(raggiunto un certo numero di abitanti le comunità locali hanno il diritto di promuoversi a
città).
La ricerca delle proprie radici è ancora oggi una delle passioni degli abitanti del Nuovo
Mondo; non stupisce quindi l’attenzione per le vicende storiche del reggimento Carignano e la
ricerca sui nomi (e soprannomi) di soldati e ufficiali francesi (e forse anche piemontesi) per
ritrovarvi i corrispondenti cognomi canadesi.
In Canadà è attiva la “Societè des Filles di roi et soldats du Carignan” che coltiva la memoria
storica delle “figlie del Re” e del reggimento Carignano, nonché della relativa discendenza in
Canadà, promuovendo in particolare ricerche genealogiche e conservando il ricordo del
reggomento anche con un gruppo storico in costume. Alla società sono ammessi come soci
effettivi solo coloro che possono dimostrare di essere discendenti da “Figlie del Re” e/o da
soldati del reggimento Carignano; gli altri (in particolare chi è alla ricerca delle prove di
discendenza) possono essere solo soci aggregati.
40Anno 2 Lez 8
Fort Barraux si trova tra Chambery e Grenoble, in territorio francese (Delfinato) poco distante
dal confine con la Savoia. Il forte fu fatto costruire dal duca Carlo Emanuele I alla fine del sec.
XVI durante una breve occupazione sabauda di quel territorio. Il territorio e il forte furono ben
presto ripresi da Francesi di Enrico VI, che fecero del fort Barraux un avamposto contro il
ducato di Savoia.
Adibito negli ultimi decenni a carcere militare, ma ben conservato, il forte è stato lasciato da
una decina di anni al comune di Barraux, che lo gestisce e ne organizza la visita.
Costruito per Carlo Emanuele I da Ercole Negro di San Front, nel suo stato attuale il forte
mostra gli ingrandimenti fatti fare dai Francesi, in particolare dal grande Vauban.
41Anno 2 Lez 8
Nell’androne della porta di ingresso di fort Barraux è esposta una targa che ricorda la partenza
del reggimento Carignano per il Canadà, e il fatto che alcuni suoi ufficiali e soldati misero
radici in quel luogo, tanto da avere oggi 700000 discendenti.
Sembra infatti che alcune delle compagnie facenti parte del reggimento Carignano si siano
radunate qui prima di partire per la spedizione.
Dalle cronache si ha notizia di qualche problema di ordine pubblico creato in diversi paesi
attraversati delle compagnie del Reggimento in marcia verso La Rochelle e provenienti
probabilmente da Barraux.
42Anno 2 Lez 8
Negli anni dal 1679 al 1684, Emanuele Filiberto di Carignano si fa costruire a Torino quello
che oggi è conosciuto come il Palazzo Carignano; l’architetto è Guarino Guarini.
Osservando la sagoma delle cornici poste alle finestre del primo piano, si è colpiti dalla
presenza di un motivo che ricorda i nativi americani: al culmine una sorta di volto sovrastato
da piume; sui lati altre decorazioni che possono ricordare un mantello piumato. Altre
decorazioni analoghe sono presenti nel cortile interno.
Non si conosce l’origine di questi motivi decorativi, né si è certi che essi siano di mano del
Guarini; è stata comunque fatta l’ipotesi che vi possa essere un collegamento tra queste
decorazioni e l’impresa del reggimento Carignano nel Nuovo Mondo.
Ai tempi della spedizione in Canadà, pur essendo con buona probabilità il reggimento ormai
prevalentemente francese, sembra che vi fossero anche uomini e ufficiali piemontesi, e il
colonnello titolare era sempre Emanuele Filiberto. Possiamo pensare che notizie dell’impresa
siano giunte allora a Torino, lasciando una memoria che ha poi ispirato l’autore delle
decorazioni, che sembra comunque avere solo un’idea approssimativa delle decorazioni dei
nativi canadesi.
43Anno 2 Lez 8
Nel 1999 è fondato a Torriglia (Genova) il gruppo di rievocazione storica “Reggimento
Carignano-Saliére”, che partecipa a divere rievocazioni. (Nel 2016 il gruppo si è fuso con il
gruppo Flos Duellatorum).
(Un commento: le picche e le alabarde sembrano decisamente anacronistiche).
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