Anno 17 (2021) N. 9 II QUARESIMA 28 febbraio 2021

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Anno 17 (2021) N. 9 II QUARESIMA 28 febbraio 2021 - 1 - Bollettino della Parrocchia di S. Gioacchino in Prati Roma Cari parrocchiani e amici, puntualmente nella seconda domenica di Quaresima ritorna il brano della Trasfigurazione di Ge- sù. Nella mia parrocchia di origine c’è una piccola chiesetta dedicata a questo episodio. Viene aperta solo una volta l’anno, ad agosto, in oc- casione della memoria liturgica del- la Trasfigurazione. Al suo interno possono stare in pochi, per cui da chierichetto mi sentivo pri- vilegiato di starci con il celebrante e l’organista dentro, mentre altre perso- ne stavano all’esterno. Mi sentivo un po’ come i discepoli del Vangelo che Gesù accompagna sul Monte Tabor per partecipare ad un evento che si imprimerà nel loro cuore per tutta la vita. Anch’io esclamavo pieno di gioia: “Rabbì, è bello per noi essere qui!”. All’interno mi sentivo come in una capanna che l’apostolo Piet- ro voleva costruire, perché l’esper- ienza che stava vivendo non fosse presto dimenticata. Ma ciò che mi colpiva nella cappella erano i quadri del volto di Gesù. Avevo l’impressione di essere guardato da tutte le parti. Il volto misterioso di Gesù, quello della Sindone, il volto sfigurato dell’Ecce Homo con la corona di spine, il volto orante del Signore che prega e il volto trasfi- gurato dell’altare centrale. Su tutti l’immagine di Cristo con i capelli lunghi, la barba folta, gli occhi scuri e grandi… E io mi chiedevo quale fosse il suo vero volto. Da sempre tutti coltiviamo questo desiderio. Il salmista dice: “Signore, io cerco il tuo volto… Mostrami il tuo volto”. Ho pensato al volto di Gesù mentre leggevo la prima stazione di una via crucis dei poeti che qualche giorno fa mi ha regalato una mia amica. La grande scrittrice tedesca Gertrud von le Fort, mentre contempla la condan- na a morte di Gesù, guarda il suo viso soffuso di misericor- dia e scrive: “Mi sembrava quasi che quella pietà che aveva trasformato il volto del condanna- to, rendendolo del tutto irriconosci- bile, dovesse riversarsi sul mondo intero”. Anche noi vediamo questo volto sfigurato, orante e trasfigu- rato nei volti di sofferenza, di preghiera e di gioia di tante persone del mondo intero che in- contriamo ogni giorno. In questa Quaresima possiamo tutti avvertire la bellezza e la digni- tà di tutto il nostro essere, la bellezza di una creatura amata da Dio e che dall’incontro con Lui anche il nostro volto possa restare trasfigurato. P. Pietro

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Anno 17 (2021) N. 9 II QUARESIMA 28 febbraio 2021

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Bollettino della Parrocchia di S. Gioacchino in Prati – Roma

Cari parrocchiani e amici,

puntualmente nella seconda domenica di Quaresima ritorna il brano della Trasfigurazione di Ge-

sù. Nella mia parrocchia di origine c’è una piccola chiesetta dedicata a questo episodio. Viene aperta solo

una volta l’anno, ad agosto, in oc-casione della memoria liturgica del-la Trasfigurazione. Al suo interno possono stare in pochi, per cui da chierichetto mi sentivo pri-vilegiato di starci con il celebrante e l’organista

dentro, mentre altre perso-ne stavano all’esterno.

Mi sentivo un po’ come i discepoli del Vangelo che Gesù accompagna sul Monte Tabor per partecipare ad un evento che si imprimerà nel loro cuore per tutta

la vita. Anch’io esclamavo pieno di gioia: “Rabbì, è bello per noi essere qui!”. All’interno mi sentivo come in una capanna che l’apostolo Piet-ro voleva costruire, perché l’esper-ienza che stava vivendo non fosse

presto dimenticata. Ma ciò che mi

colpiva nella cappella erano i quadri del volto di Gesù. Avevo l’impressione di essere guardato da tutte le parti. Il volto misterioso di Gesù, quello della Sindone, il volto sfigurato dell’Ecce Homo con la

corona di spine, il volto orante del Signore che prega e il volto trasfi-

gurato dell’altare centrale. Su tutti l’immagine di Cristo con i capelli lunghi, la barba folta, gli occhi scuri e grandi… E io mi chiedevo quale

fosse il suo vero volto. Da sempre tutti coltiviamo

questo desiderio. Il salmista dice: “Signore, io cerco il tuo volto… Mostrami il tuo volto”. Ho pensato al volto di Gesù mentre leggevo la

prima stazione di una via crucis dei poeti che qualche giorno fa mi ha regalato una mia amica. La grande scrittrice tedesca Gertrud von le Fort, mentre contempla la condan-na a morte di Gesù, guarda il

suo viso soffuso di misericor-dia e scrive: “Mi sembrava

quasi che quella pietà che aveva trasformato il volto del condanna-to, rendendolo del tutto irriconosci-bile, dovesse riversarsi sul mondo intero”. Anche noi vediamo questo

volto sfigurato, orante e trasfigu-rato nei volti di sofferenza, di preghiera e di gioia di tante persone del mondo intero che in-contriamo ogni giorno.

In questa Quaresima possiamo

tutti avvertire la bellezza e la digni-tà di tutto il nostro essere, la bellezza di una creatura amata da Dio e che dall’incontro con Lui anche il nostro volto possa restare trasfigurato.

P. Pietro

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Il Vangelo della Domenica

Dal Vangelo secondo Marco (10, 2-10)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li

condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.

Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti,

bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così

bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù.

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere

qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».

Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una

nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è

il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi

attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.

Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno

ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto

dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse

dire risorgere dai morti.

Il monte della luce, collocato a metà

del racconto di Marco, è lo spartiacque

della ricerca su chi è Gesù. Come in un

dittico, la prima parte del suo libretto rac-

conta opere e giorni del Messia, la secon-

da parte, a partire da qui, disegna il volto

altro del “Figlio di Dio”: vangelo di Gesù, il

Cristo, il figlio di Dio (Mc 1,1).

Il racconto è tessuto ad arte con i fili

dorati della lingua dell’Esodo, monte,

nube, voce, Mosè, splendore, ascolto, cor-

nice di rivelazioni. Nuovo invece è il grido

entusiasta di Pietro: che bello qui! Esper-

ienza di bellezza, da cui sgorga gioia

senza interessi. Marco sta raccontando un

momento di felicità di Gesù (G. Piccolo)

che contagia i suoi. A noi che il fariseismo

eterno ha reso diffidenti verso la gioia, viene proposto un Gesù che non ha paura della felicità. E i suoi discepoli con lui. Gesù è felice

perché la luce è un sintomo, il sintomo che lui, il rabbi di Nazaret, sta

camminando bene, verso il volto di Dio; e poi perché si sente amato

dal Padre, sente le parole che ogni figlio vorrebbe sentirsi dire; ed è

felice perché sta parlando dei suoi sogni con i più grandi sognatori

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della Bibbia, Mosè ed Elia, il liberatore e il profeta; perché ha vicino tre

ragazzi che non capiscono granché, ma che comunque gli vogliono

bene, e lo seguono da anni, dappertutto.

Anche i tre apostoli guardano, si emo-

zionano, sono storditi, sentono l’urto

della felicità e della bellezza sul monte,

qualcosa che toglie il fiato: che bello con

te, rabbi! Vedono volti imbevuti di luce,

occhi di sole, quello che anche noi notia-

mo in una persona felice: ti brillano gli

occhi! Vorrebbero congelare quella

esperienza, la più bella mai vissuta: fa-

cciamo tre capanne! Fermiamoci qui sul

monte, è un momento perfetto, il mas-

simo! C’è un Dio da godere, da esserne

felici.

Ma è un’illusione breve, la vita non la

puoi fermare, la vita è infinita e l’infinito

è nella vita, ordinaria, feriale, fragile e

sempre incamminata. La felicità non la

puoi conservare sotto una campana di vetro o rinchiudere dentro una

capanna. Quando ti è data, miracolo intermittente, godila senza timori,

è una carezza di Dio, uno scampolo di risurrezione, una tessera di vita

realizzata. Godi e ringrazia. E quando la luce svanisce e se ne va, la-

sciala andare, senza rimpianti, scendi dal monte ma non dimenticarlo,

conserva e custodisci la memoria della luce vissuta.

Così sarà per i discepoli quando tutto si farà buio, quando il loro

Maestro sarà preso, incatenato, deriso, spogliato, torturato, crocifisso.

Come loro, anche per noi nei nostri inverni, sarà necessario cercare

negli archivi dell’anima le tracce della luce, la memoria del sole per

appoggiarvi il cuore e la fede. Dall’oblio discende la notte.

(P. Ermes Ronchi)

PREGA CON IL VANGELO

«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». È il richiamo che oggi

ripete Dio a tutti noi, con quell’amore di Padre, che vuole il bene dei suoi

figli. Aiutaci, Signore, a comprendere quanto sia importante saper ascoltare Cristo, la parola del Padre e le necessità di chi ci vive accanto,

perché solo così riusciremo a rispondere a quel comando divino, dettato sul Monte della Trasfigurazione.

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L’itinerario di formazione per le équipe pastorali/5

IL QUINTO INCONTRO DI FORMAZIONE PER LE ÉQUIPE PASTORALI

“La vitalità e lo spirito evangelico di una comunità parrocchiale si misurano

dall’attenzione che essa offre agli infermi della parrocchia stessa”. San Giovanni Paolo II

Si è tenuto sabato 13 febbraio il quinto incontro del percorso di forma-zione e animazione per le équipe pastorali. Al centro c’è stato il tema dell’ascolto dei malati. Si è partito con la lettura di un brano biblico: Atti

5, 12-16. È intervenuto don Francesco Filannino su “All’annuncio del Regno di Dio è sempre abbinata la cura degli infermi”. Poi abbiamo ascoltato alcune testimonianze: quella di suor Laura Cortese, Figlia di San Camillo; di Nicoletta, volontaria presso il Policlinico Universitario di

Tor Vergata; e infine tre brevi video con le voci di tre persone che si sono trovate ad affrontare la malattia personalmente o di una persona cara. Le conclusioni e la parte più operativa è stata affidata alle riflessioni del ves-covo Paolo Ricciardi, delegato diocesano per la Pastorale sanitaria.

Ecco alcune risonanze personali del 5° incontro

Durante il V° incontro di formazione per le équipe, orientato come il precedente all’ascolto di chi abita nei nostri quartieri, si è parlato delle

persone segnate dalla malattia, malati, anziani, fragili, persone verso le

quali occorre da parte della Chiesa una carità traboccante. Abbiamo noi questa carità? Ci sentiamo amati e sostenuti dalla

Tenerezza del Signore al punto da poter essere “ombra” rinfrescante e sanante per chi ha bisogno?

Chissà quante persone, chiuse a casa, non riusciamo ancora a raggiungere! Occor-re un di più di creatività e disponibilità per

organizzare questo ascolto, perché essere vicini a loro significa rendere visibili le mani, il volto, il cuore di Gesù.

Il brano proposto (Atti 5, 12-16) è uno

dei cd sommari attraverso i quali l’evan-gelista Luca sottolinea gli aspetti che devo-

no caratterizzare ogni comunità. La sua peculiarità è proprio l’attenzione che l’intera comunità ha verso gli ammalati: “portavano gli ammalati nelle piazze”. Gli ammalati non sono emarginati, nascosti, chiusi nelle loro case ma al centro, nelle piazze, parte integrante della comunità, “perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro”.

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Per indicare l’ombra di Pietro che copre e sana tutti coloro che hanno bisogno di premure fisiche e spirituali - immagine della Chiesa e special-

mente di chi in essa svolge il servizio dell’autorità - viene utilizzato un verbo che nel Vangelo compare solo altre due volte, nel brano dell’Annun-ciazione e in quello della Trasfigurazione, come segno della potenza e

della presenza di Dio. L’unità tra l’insegnamento - “Tutti

erano soliti stare insieme nel portico di Salomone” – e l’attenzione per gli infer-mi, l’entrare in relazione con loro, rinvia allo stesso ministero di Gesù e,

rendendo autentica la predicazione, ne prosegue l’opera. Il mistero della soffe-renza, infatti, trova senso nella lieta noti-

zia della Pasqua da cui scaturisce sal-vezza e speranza: il prendersi cura dei malati è una delle testimonianze più incisive ed efficaci che la comunità cristiana può offrire a quanti

vivono ancora lontani dalla fede. Scrive don Tonino Bello nella sua “Lettera agli ammalati”:

Oggi il mondo corre sui binari dell'efficienza: produrre, produrre, produrre... Di fronte a questo meccanismo dell’efficienza che stritola i più deboli, che cosa stiamo a fare noi ammalati? Che senso ha il nostro continuare a vivere? … Se noi dovessimo lasciare la croce su cui siamo confitti (e non sconfitti), il mondo si scompenserebbe. È

come se venisse a mancare l’ossigeno nell’aria, il sangue nelle vene, il

sonno nella notte. La sofferenza tiene spiritualmente in piedi il mondo. Nella stessa misura in cui la passione di Gesù sorregge il cammino dell’Universo verso il traguardo del Regno.

Mi ha molto colpito la testimonianza di una donna che, a causa della malattia, non esce da casa da anni. Parlando dei propri bisogni, tra gli altri, ha chiesto di essere coinvolta, di potersi sentire ancora parte integrante della comunità. E allora, una telefonata, la recita del Rosar-io, ma anche parlare del più e del meno fino a… spettegolare un po’ di

ciò che accade oltre le sue mura domestiche! “Far parte” pur non po-tendo essere fisicamente presente, creare familiarità e comunione, allevia-re la solitudine, accogliere uno sfogo o il nervosismo del momento, stare accanto, come Maria sotto la Croce, alla paura, all’angoscia, offrendo vici-

nanza e tenerezza, fare spazio accorgendosi del dolore altrui. Insomma, saper “perdere” tempo, proprio come leggiamo in questi giorni di Qua-resima, “chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà” (Lc 8, 24).

Tanti i suggerimenti e le cose da poter fare: chiedere ai malati la loro preghiera e ringraziarli per come ci aiutano in quello che viviamo e facciamo in parrocchia, facendoli sentire membra attive della comunità; pregare per i malati, offrendo magari una Messa per loro l’11 di ogni mese e accogliendo le loro testimonianze durante la preghiera dei fedeli; cercare

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di coinvolgere, con delicatezza, i giovani ed i ragazzi del catechismo nella visita a malati e anziani; stabilire un contatto con i cappellani, i volontari e

i ministri straordinari negli ospedali o nelle RSA di zona; “mappare” le case alla ricerca dei malati più nascosti, in questo magari aiutati dal passaparola. Molto ricco anche il sussidio che ci è stato presentato da Mons. Ricciardi ed è qui reperibile: https://www.diocesidiroma.it/archivio/2021/ammalati/Ascoltare un

malato_doc_830.pdf Alessandra

IL SUSSIDIO PER LA QUARESIMA SULLA PREGHIERA IN FAMIGLIA

Per la Quaresima la nostra Diocesi ha preparato

un sussidio da mettere a disposizione delle fami-glie della parrocchia. È uno strumento utile per

vivere la liturgia nella piccola Chiesa domestica che è la famiglia, un tempo prezioso per pregare intorno alla Parola, per offrire un approfondimento catechetico ai bambini e ai ragazzi, per scegliere di impegnarsi insieme in un’azione di carità.

Per ogni scheda sarà disponibile anche un

video, che sarà possibile scaricare a partire da venerdì 19 febbraio. In ognuno monsignor Dario Gervasi, vescovo delegato per la Pastorale

familiare, e una famiglia ogni volta diversa, commentano insieme il Vangelo facendo riferimento all’esperienza quotidiana di ciascuno, dei bambini, dei ragazzi, dei genitori, dei nonni, nelle sue luci e nei suoi passaggi faticosi. La proposta di preghiera in famiglia è accompagnata da una serie di suggerimenti pratici: accendere una candela, scegliere uno

spazio della casa e un orario che siano comodi per tutti i membri del nucleo familiare, personalizzare l’ambiente mettendo in vista anche una copia della Bibbia o un’icona. Poi via alla condivisione personale, alla lettura delle Scritture, alla preghiera. Cinque schede, una per ogni setti-mana di Quaresima, scaricabili dall’Archivio documenti del sito della Diocesi. Il testo stampato lo troverete ogni domenica sui tavolini in fondo alla Chiesa.

VENERDÌ

ore 19.00

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Per la preghiera di ragazzi e giovani

2ª Domenica di Quaresima

LA PAROLA

Dal Vangelo di Marco (9, 9-10)

Mentre scendevano dal monte,

ordinò loro di non raccontare ad

alcuno ciò che avevano visto, se

non dopo che il Figlio dell’uomo

fosse risorto dai morti. Ed essi

tennero fra loro la cosa, chiedendosi

che cosa volesse dire risorgere dai

morti.

RIFLETTI

Nella seconda domenica di Quaresima la Chiesa ricorda lo straor-

dinario evento della Trasfigurazione di Gesù davanti a tre testimo-

ni: Pietro, Giacomo e Giovanni. È la rivelazione della sua vera

identità, la chiave di lettura che permette ai discepoli di compren-

dere la sua passione e morte. Per questo, Gesù ordina loro che ne

parlino solo dopo la sua risurrezione.

Anche noi, in cammino verso la Pasqua, dobbiamo fidarci di Gesù,

seguirlo, ascoltarlo. Il Padre ci rassicura: «Questi è il Figlio mio,

l’amato!».

PREGA

Signore Gesù,

sul monte Tabor hai svelato

il tuo Volto luminoso e splendente.

Aiuta anche noi ad accogliere le parole del Padre:

«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».

È bello stare con te:

fa’ che non ti lasciamo mai,

e che sappiamo ascoltare, tra tante, la tua voce.

Resta con noi.

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2ª TAPPA DEL CAMMINO ASSOCIATIVO DI AZIONE CATTOLICA 2020/2021 - SFIORARE

Dopo l’interruzione del periodo di Avvento e del Mese della Pace,

l’Azione Cattolica Parrocchiale riprende il proprio cammino annuale con la seconda tappa proposta dalla guida per gli adulti del centro nazionale, dal titolo Sfiorare.

Sfiorare ci porta a pensare ad un gesto di estrema delicatezza, di un contatto con gli altri, ma in un tempo come questo di pandemia i nostri rapporti sono essenzialmente di carattere virtuale e alla fine ci sentiamo

sempre più soli, ci mancano relazioni autentiche, progetti condivisi, contatto umano, stiamo diventando sem-pre più dipendenti dai media, controlliamo

continuamente il telefonino perché non riusciamo a pensare che qualcuno non ci cerchi o addirittura che possa fare a meno di noi.

Invece viviamo una esperienza profon-da quando chi abbiamo intorno non ci è estraneo ed il contato fisico - una carezza, un abbraccio - ne è una espressione evidente con la quale comunichiamo em-patia, vicinanza condivisione facendo emergere i sentimenti che proviamo.

La tenerezza/ è un amore disinteres-

sato e generoso,/ che non chiede nient’al-tro/ che essere compreso ed apprezzato scrive Alda Merini in una sua poesia, ci ricorda il valore della tenerezza nella nos-ra vita, i condizionamenti della società

moderna ci spingono invece a mostrarci duri, eppure la tenerezza è la carezza dell’amore, ci caratterizza come esseri creati a immagine e somi-glianza di Dio: desiderio di amare e di essere amati, che significa acco-gliere l’altro, farsi spazio ospitale. La tenerezza va donata in abbondanza, mette a proprio agio e riesce a dire: permesso, scusa, grazie… come ci suggerisce papa Francesco, è un «ti voglio bene», un «avrò cura di te» che diviene un programma di vita.

La parola che illumina questa tappa e tratta dal Vangelo di Marco (10,13-16):

«Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li

rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”. E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro».

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I figli all’epoca era desiderati ed accolti come il più bel dono che Dio potesse fare, ma erano considerati non ancora uomini e quindi privi di

dignità e di proprietà dei genitori, per questo i discepoli sgridano i genitori perché non vogliono che il Maestro perda tempo con chi non merita considerazione, ma i genitori invece li mandavano con la speranza che

toccandolo avrebbero potuto trarne qualche beneficio. Gesù invece li abbraccia dimostrando che i piccoli vanno accolti e curati

con tutto l’amore possibile e vanno rispettati come ogni altra creatura, specialmente se più debole, sdegnandosi invece con gli apostoli li invita a cambiare, a non uniformarsi alla mentalità del tempo.

Gesù propone i bambini come modello da imitare nel loro modo di

aprirsi alla vita, perché siamo chiamati a crescere nella fiducia, nell’ab-bandono, nello stupore e nella meraviglia, tutte caratteristiche che l’età e l’esperienza spesso spengono in noi rendendoci incapaci di aprirci al

Mistero della Redenzione. Accogliere il Regno come un bambino vuol dire credere ad una promes-

sa, significa vegliare e pregare per essere pronti; il Regno è un dono gratuito che va accettato con semplicità e

riconoscenza. Il Regno di Dio è già in mez-zo a noi e non si diffonde con la parola (diceva san Francesco ai suoi frati: annun-ciate sempre il Vangelo, se necessario an-che con le parole), ma nasce dalla povertà e dalla mitezza.

Le carezze e le benedizioni di Gesù sono

gesti che aprono alla dimensione del divi-

no: siamo creati e guariti dalla tenerezza di Dio e siamo invitati a testimoniare la sua tenerezza. Gesù la mostra in modo parti-colare verso i più piccoli, verso coloro che mancano del necessario, accogliere gli ulti-

mi è il passaggio necessario per essere in comunione con Lui, solo chi sceglie di usci-re da se stesso, di andare incontro all’altro di accoglierlo, si lascia abbracciare dalla tenerezza di Dio e la può testimoniare.

La mentalità materialistica corrente promuove la vita quando raggiunge successo, efficienza, ricchezza, piacere ed emargina i più deboli, arrivando

a promuovere l’aborto e l’eutanasia, la posizione del cristiano e comple-tamente diversa, ponendo attenzione agli emarginati in cui sa vedere l’immagine di Dio che dà importanza e dignità ad ogni vita.

Dio ama la vita sana o ammalata, felice o infelice, virtuosa o sfigurata dal peccato, Cristo stesso la condivide con noi e lo Spirito Santo la sostiene e la orienta perché diventi dono per tutti i fratelli.

Mario Prignano

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L’ADORAZIONE EUCARISTICA PROLUNGATA

Dal 1 ottobre abbiamo ripreso l’orario continuo

dell’adorazione. Chiediamo gli adoratori di ripren-

dere, se possibile, l’adorazione negli orari già sta-

biliti, per garantire la continuità della preghiera

davanti al Gesù Sacramentato.

Il Santissimo Sacramento sarà esposto

dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle 18.30

e il sabato dalle ore 8.30 alle 12.45 (durante

la Santa Messa delle 9.30 sarà reposto). L’adora-

zione eucaristica della sera sarà sospesa fino alla fine dell’emergenza

sanitaria. Abbiamo sistemato la cappella dell’adorazione cercando di

seguire le norme sanitarie, mantenendo la distanza minima di

sicurezza. In alcuni orari (8.00-11.00 e 17.00-19.00) la cappellina

serve per il Sacramento della Riconciliazione visto che non possiamo

ancora usare i confessionali.

8.30-11.00: sull’Altare Maggiore

11.00-17.00: nella Cappella dell’Adorazione

17.00-18.30: sull’Altare Maggiore

Ogni giovedì, ore 19.00: l’adorazione eucaristica comunitaria

LECTIO DIVINA IN PARROCCHIA

Mercoledì 10 marzo, alle ore 19.00, presso le aule parroc-

chiali, si terrà l’incontro con la Parola di Dio – Lectio Divina.

“La Sacra Scrittura è fonte dell’evangelizza-

zione. Pertanto, bisogna formarsi continuamente all’ascolto della Parola. La Chiesa non evangelizza se non si lascia continuamente evangelizzare. È indispensabile che la Parola di Dio «diventi sem-pre più il cuore di ogni attività ecclesiale». (…) Lo studio della Sacra Scrittura dev’essere una porta

aperta a tutti i credenti. È fondamentale che la

Parola rivelata fecondi radicalmente la catechesi e tutti gli sforzi per trasmettere la fede. L’evan-gelizzazione richiede la familiarità con la Parola di Dio e questo esige che le diocesi, le parrocchie e tutte le aggregazioni cattoliche propongano uno studio serio e perseve-rante della Bibbia, come pure ne promuovano la lettura orante personale e

comunitaria” (Evangelii Gaudium, nn. 174-175).

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SOSTENERE LA CARITAS E LA CHIESA PARROCCHIALE:

Anche nella nostra Parrocchia si vive

il dramma sociale, legato al blocco di tante attività, che crea nuove povertà. La nostra comunità continua a prodigarsi

nel servizio di carità, pur essendo enormemente diminuiti gli introiti. Per poter garantire la continuità dell’attività di assistenza e mantenere le strutture parrocchiali, vi chiediamo di contribuire alle nostre necessità in diversi modi.

Con l’adesione al progetto “Carrello sospeso” presso il

Supermercato Pam in via dei Gracchi. Tutti i prodotti alimentari raccolti vegono portati alla Caritas parrocchiale che poi prepara i pacchi per le famiglie in difficoltà.

Per chi preferisce dare un contributo in denaro. Si può lasciare il contributo presso l’ufficio parrocchiale oppure tramite bonifico. L’IBAN del conto corrente della Parrocchia è: PARROCCHIA S. GIOACCHINO IN PRATI IBAN: IT73 R031 0403 2010 0000 0130 899

Vi ringraziamo anticipatamente per la vostra generosità.

QUARESIMA - TEMPO DI FRATERNITÀ

Continuiamo nella nostra Parrocchia una Grande Raccolta alimentare

che andrà a sostenere le famiglie che si rivolgono al nostro Centro di ascolto della Caritas parrocchiale. Nella nostra Diocesi dall’inizio della pandemia (marzo 2020) sono stati migliaia i nuclei che hanno chiesto

assistenza per l’acquisto di viveri e beni di prima necessità in tutte le parrocchie romane. Nello specifico, nella nostra Parrocchia le famiglie assistite dalla Caritas con pacchi viveri sono state circa 500 e sono stati anche consegnati 103 Buoni spesa dal valore di € 20 ciascuno per un

totale di € 2060. Come fare? La raccolta avviene all’interno della chiesa dove è predis-

posto un cesto in cui ognuno potrà portare, in qualsiasi orario, generi

alimentari non deperibili di prima necessità. Lo scopo di queste raccolte non è solo di rifornire il nostro magazzino

parrocchiale, ma soprattutto è un opera di sensibilizzazione per tutta la comunità parrocchiale a donare un aiuto concreto a coloro che ne hanno più bisogno.

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Vita della Parrocchia

28 FEBBRAIO: IIª QUARESIMA

S. Messe: 9.00 - 10.30 - 12.00 - 13.00 - 18.30

Confessioni: Durante tutte le Sante Messe

LUNEDÌ (1) – SABATO (6)

S. Messe: 8.00 - 9.30 - 11.00 - 13.00 (no sabato) - 18.30

Confessioni: 8.00 - 11.00 e 17.00 - 19.00

Rosario: 18.00

Adorazione: 8.30 - 18.30 (Sabato 8.30 - 12.45)

7 MARZO: IIIª QUARESIMA

S. Messe: 9.00 - 10.30 - 12.00 - 13.00 - 18.30

Confessioni: Durante tutte le Sante Messe

VIA CRUCIS

Durante tutto il periodo della Quaresima, tutti i venerdì, dopo la S.

Messa delle 18.30, e quindi alle 19, ci sarà il Pio esercizio della Via Crucis.

ADORAZIONE EUCARISTICA COMUNITARIA Giovedì prossimo 4 marzo invitiamo tutti all’Adorazione eucaristica

comunitaria dalle 19 alle 20.

SUSSIDIO DI PREGHIERA IN FAMIGLIA PER LA QUARESIMA Per accompagnare il cammino di fede delle famiglie durante la Quare-sima è stato preparato un sussidio per la preghiera in casa. Troverete i foglietti già stampati sui tavolini in fondo alla Chiesa.

Se sei impossibilitato a muoverti, sei malato e vuoi ricevere il sacra-mento dell’Eucaristia o confessarti, i sacerdoti della Parrocchia sono

disponibili a venire a casa tua per portare la Comunione. Tel. 063216659.

Bollettino settimanale della Parrocchia di S. Gioacchino in Prati, Roma

Tel. 063216659; SITO WEB: www.sangioacchino.org - Parroco: P. Pietro Sulkowski Facebook: Parrocchia San Gioacchino in Prati