ANNIBALE CARRACCI (1560-1609) partendo da un rigoroso ...

1
1 IL CLASSICISMO DEI CARRACCI ANNIBALE CARRACCI (1560-1609) fu l’artefice di un’autentica riforma del linguaggio pittorico: partendo da un rigoroso studio del vero, egli seppe infatti rinnovare i moduli stilistici del tardo Manierismo, conciliando naturalismo e ideale classico. Grazie ai suoi viaggi, al suo soggiorno romano e al prestigio dei suoi committenti, Annibale fu il pittore che, accanto a Caravaggio, influì maggiormente sulla scena italiana di fine Cinquecento e primo decennio del Seicento. Le prime opere bolognesi di Annibale riprendono la tematica fiamminga della natura morta con figure; le prime indagini della realtà si compiono dunque attraverso il meccanismo della pittura di genere (dipinto che riproduce scene di vita quotidiana, nature morte, paesaggi e raffigurazioni di animali). Rientra in questa produzione la Macelleria , 1583 circa, olio su tela, 185x266 cm, Oxford, Christ Church. La rappresentazione della bottega aderisce in modo esemplare al proposito della riproduzione fedele del vero entro un impaginato prospettico rigorosamente simmetrico e centralizzato, in cui il punto di vista rialzato consente un’unitaria visione d’insieme sulla scena. Lo spazio della macelleria è poco profondo, privo di scorci prospettici, quasi quadrettato dall’incrocio delle verticali e delle orizzontali: un telaio che incasella cose e figure, dando a ciascuna la stessa evidenza delle altre. Il dipinto colpisce per la pennellata larga e densa di colore, applicata a colpi vivaci ed energici, tecnica che genera una resa viva e naturalistica delle cose. Il trattamento spontaneo del colore e l’osservazione naturalistica della realtà sono unite, così, a una struttura accuratamente studiata, rielaborazione di fonti rinascimentali. Una luce calda crea sapienti effetti chiaroscurali, ormai lontani dagli smaltati e freddi esiti manieristi, contribuendo a conferire al dipinto vibranti effetti di tridimensionalità. Nella scena è forse da riconoscere un’allegoria dell’Accademia dei Carracci (Annibale e Agostino erano figli di un macellaio), e nelle figure dei tre macellai sarebbero identificabili Agostino, il primo a sinistra, Ludovico dietro al bancone e, in ginocchio sulla pecora, Annibale, tutti atteggiati in netta e voluta contrapposizione alla guardia, resa con una figura serpenti nata tipica del manierismo. Nel 1595 Annibale si recò a Roma al servizio del cardinale Odoardo Farnese; nel 1597 iniziò la decorazione della Galleria di palazzo Farnese, costruita per esporre la collezione di sculture antiche della famiglia. A contatto con la passione archeologica dei nobili romani, delle sculture antiche e delle fondamentali opere di Michelangelo e Raffaello, Annibale elaborò una versione coltissima del proprio stile, che già fondava studio dal vero e modelli classici. Il rinnovamento avviene in termini sia stilistici che tematici: i soggetti mitologici irrompono nella pittura di Annibale, in rapporto diretto con le immagini antiche, mentre le sue forme si fanno scultoree, potenti, sulla scia della pittura di Michelangelo. E’ in questa fusione tra classicità e vitalismo, tra naturalismo e idealizzazione che prende origine il classicismo seicentesco. La struttura della galleria è costituita da un salone che, al di sopra del cornicione sporgente, è coperto da una volta a botte. Nell’elaborare il progetto decorativo della Galleria Farnese, Annibale decise di ricorrere alla tradizione rinascimentale delle quadrature architettoniche, con l’intento di ampliare illusionisticamente lo spazio reale: nella galleria ogni elemento decorativo, le cornici, i medaglioni e i finti stucchi a figura umana, è dipinto in modo da sembrare reale, simulando perfettamente il rilievo e i differenti materiali attraverso il colore. Le scene principali, invece, sono dipinte a “quadri riportati” come fossero, cioè, dipinti incorniciati nel soffitto. I soggetti, scene d’amore mitologiche, sono tratti prevalentemente dalle Metamorfosi di Ovidio. La scena centrale con il Trionfo di Bacco e Arianna fu dipinta da Annibale a imitazione di un rilievo antico. Se i nudi richiamano decisamente la volta della Cappella Sistina di Michelangelo, soprattutto nella torsione, molte altre figure, tra cui la stessa Arianna, elaborano prototipi raffaelleschi. L’organicità, la monumentalità e le qualità dinamiche che rendono straordinario il Trionfo sono quindi ottenute da Annibale attraverso un bilanciato concorrere di naturalismo e di spunti tratti dai modelli classici e rinascimentali.

Transcript of ANNIBALE CARRACCI (1560-1609) partendo da un rigoroso ...

Page 1: ANNIBALE CARRACCI (1560-1609) partendo da un rigoroso ...

  1  

IL CLASSICISMO DEI CARRACCI ANNIBALE CARRACCI (1560-1609) fu l’artefice di un’autentica riforma del linguaggio pittorico: partendo da un rigoroso studio del vero, egli seppe infatti rinnovare i moduli stilistici del tardo Manierismo, conciliando naturalismo e ideale classico. Grazie ai suoi viaggi, al suo soggiorno romano e al prestigio dei suoi committenti, Annibale fu il pittore che, accanto a Caravaggio, influì maggiormente sulla scena italiana di fine Cinquecento e primo decennio del Seicento.

Le prime opere bolognesi di Annibale riprendono la tematica fiamminga della natura morta con figure; le prime indagini della realtà si compiono dunque attraverso il meccanismo della pittura di genere (dipinto che riproduce scene di vita quotidiana, nature morte, paesaggi e raffigurazioni di animali). Rientra in questa produzione la Mace l l e r ia , 1583 circa, olio su tela, 185x266 cm, Oxford, Christ Church. La rappresentazione della bottega aderisce in modo esemplare al proposito della riproduzione fedele del vero entro un impaginato prospettico rigorosamente simmetrico e centralizzato, in cui il punto di vista rialzato consente un’unitaria visione d’insieme sulla scena. Lo spazio della macelleria è poco profondo, privo di scorci prospettici, quasi quadrettato

dall’incrocio delle verticali e delle orizzontali: un telaio che incasella cose e figure, dando a ciascuna la stessa evidenza delle altre. Il dipinto colpisce per la pennellata larga e densa di colore, applicata a colpi vivaci ed energici, tecnica che genera una resa viva e naturalistica delle cose. Il trattamento spontaneo del colore e l’osservazione naturalistica della realtà sono unite, così, a una struttura accuratamente studiata, rielaborazione di fonti rinascimentali. Una luce calda crea sapienti effetti chiaroscurali, ormai lontani dagli smaltati e freddi esiti manieristi, contribuendo a conferire al dipinto vibranti effetti di tridimensionalità. Nella scena è forse da riconoscere un’allegoria dell’Accademia dei Carracci (Annibale e Agostino erano figli di un macellaio), e nelle figure dei tre macellai sarebbero identificabili Agostino, il primo a sinistra, Ludovico dietro al bancone e, in ginocchio sulla pecora, Annibale, tutti atteggiati in netta e voluta contrapposizione alla guardia, resa con una figura serpenti nata tipica del manierismo.

Nel 1595 Annibale si recò a Roma al servizio del cardinale Odoardo Farnese; nel 1597 iniziò la decorazione della Galleria di palazzo Farnese, costruita per esporre la collezione di sculture antiche della famiglia. A contatto con la passione archeologica dei nobili romani, delle sculture antiche e delle fondamentali opere di Michelangelo e Raffaello, Annibale elaborò una versione coltissima del proprio stile, che già fondava studio dal vero e modelli classici. Il rinnovamento avviene in termini sia stilistici che tematici: i soggetti mitologici irrompono nella pittura di Annibale, in rapporto diretto con le immagini antiche, mentre le sue forme si fanno scultoree, potenti, sulla scia della pittura di Michelangelo. E’ in questa fusione tra classicità e vitalismo, tra naturalismo e idealizzazione che prende origine il classicismo seicentesco.

La struttura della galleria è costituita da un salone che, al di sopra del cornicione sporgente, è coperto da una volta a botte. Nell’elaborare il progetto decorativo della Galleria Farnese, Annibale decise di ricorrere alla tradizione rinascimentale delle quadrature architettoniche, con l’intento di ampliare illusionisticamente lo spazio reale: nella galleria ogni elemento decorativo, le cornici, i medaglioni e i finti stucchi a figura umana, è dipinto in modo da sembrare reale, simulando perfettamente il rilievo e i differenti materiali attraverso il colore. Le scene principali, invece, sono dipinte a “quadri riportati” come fossero, cioè, dipinti incorniciati nel soffitto. I soggetti, scene d’amore mitologiche, sono tratti prevalentemente dalle Metamorfosi di Ovidio.

La scena centrale con il Trionfo di Bacco e Arianna fu dipinta da Annibale a imitazione di un rilievo antico. Se i nudi richiamano decisamente la volta della Cappella Sistina di Michelangelo, soprattutto nella torsione, molte altre figure, tra cui la stessa Arianna, elaborano prototipi raffaelleschi. L’organicità, la monumentalità e le qualità dinamiche che rendono straordinario il Trionfo sono quindi ottenute da Annibale attraverso un bilanciato concorrere di naturalismo e di spunti tratti dai modelli classici e rinascimentali.