Angela Molari - S. Michele Arcangelo

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Fausto Ruggeri Angela Molari una donna tutta di Dio

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Fausto Ruggeri

Angela Molari una donna tutta di Dio

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Fausto Ruggeri (Cremona, 1951) ha conseguito "summa cum laude" la laurea in lettere alla Statale di Milano; è diplomato in archivistica paleografia e diplomatica. È stato bibliotecario e archivista del Capitolo del Duomo di Milano e segretario dell'Associazione dei bibliotecari ecclesiastici italiani. È cultore di storia ecclesiastica, biblioteconomia, araldica. Ha al suo attivo oltre 200 titoli tra saggi, articoli, voci di dizionario, traduzioni, relazioni presentate a convegni.

Copyright 2012 © Monasl••rn Immacolata San/arcangelo di llonwgna Congregazione Suore Francescoflt> dei Saai Cuori

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Presentazione

Nel presentare questa nuova biografia di Suor Maria Maddalena della 55. Trinità, più conosciuta come Angela Molari, in occasione del 125° anniversario della sua morte, una domanda mi sorge spontanea e la pongo a me stessa, alle mie consorelle, ai lettori: ha senso riproporre la vita di una religiosa la cui esistenza si è consumata tra il1821 e il1887? Cosa può dire a noi oggi? Come può aiutarci a vivere la nostra fede, la nostra vita consacrata? Di certo Suor Antonietta e Suor Giovanna, le due carissime consorelle appartenute alla Congregazione delle Figlie dell'Immacolata Concezione, fondata appunto da Madre Maria Maddalena ed ora, a seguito della fusione, membri della nostra famiglia religiosa, mi rispondono con la loro testimonianza di vita ed affermano che questa "donna tutta di Dio" è stata per loro - e per tutte le altre consorelle che ormai condividono con la fondatrice la beatitudine della vita eterna -luce, guida e sostegno del loro cammino umano e spirituale. È alla sua intensa esperienza di Dio che il cammino formativo le ha sempre rimandate per imparare da lei a vivere nella preghiera e nella carità la loro consacrazione religiosa. Mi auguro che anche a noi, Suore Francescane dei Sacri Cuori, che con la fusione ne abbiamo accolto l'eredità spirituale e carismatica, la lettura di questa biografia possa ravvivare il desiderio di una più intensa e profonda vita di fede, speranza e carità e farci gustare i frutti che l'amore per Dio e per i fratelli può produrre in ciascuna di noi, quando ci lasciamo invadere dalla potenza e bellezza del mistero trinita rio. A quanti, poi, avranno in mano questo testo, che l'autore definisce "frutto di uno sforzo ulteriore di rileggere e in parte lasciar parlare i documenti, di inquadrare storicamente episodi e persone che furono in relazione con la Serva di Dio, di ricostruire l'ambiente in cui ella crebbe e maturò la sua esperienza di vita e di fede; insomma, di far meglio conoscere le vicende terrene di Angela Molari per favorire l'imitazione del suo esempio", auguro di lasciarsi coinvolgere da questa luminosa testimonianza di vita e di opere, per avere il coraggio, anche per intercessione della Serva di Dio, di vivere la propria fede in modo autentico e fecondo! Esprimo all'autore - anche a nome di tutte le consorelle- riconoscenza e apprezzamento per il lavoro egregiamente svolto. La Vergine Immacolata, per la quale la Madre Maria Maddalena ha avuto una devozione speciale, protegga e accompagni ciascuno di noi nel cammino di sequela sulle orme del Figlio suo e Signore Nostro Gesù Cristo. San Francesco e S. Chiara, alla cui Regola la Serva di Dio si è ispirata, intercedano per noi il dono della pace e della santità.

Santarcangelo, 21 novembre 2012 Festa della Presentazione di Maria Santissima al Tempio 125' anniversario del pio transito di Madre Angela Molari.

Su or Amabile Galatà, Superiora generale

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Premessa

La fonte principale per conoscere la vita di Angela Molari, soprattutto sotto il profilo spirituale, è andata perduta. Era il diario da lei scritto per ordine del confessore e dell'autorità diocesana, diario che ella fece distruggere nel187 S. ritenendosi non più vincolata all'obbedienza perché erano deceduti coloro che le avevano imposto di scriverlo. Vi sono poi lettere, appunti e memorie di quanti frequentarono la Serva di Dio: il confessore p. Michelangelo da Rimini, padre Carmelo Calogero Murano che ne seguì attentamente le manifestazioni mistiche, e molte persone che ne godettero l'amicizia o ne sperimentarono la virtù. Numerose lette re con testimonianze su Angela pervennero al monastero dopo la morte di lei, per esprimere il cordoglio e manifestare gratitudine per il bene ricevuto. Tra esse si segnala la relazione di mons. Giovanni Maria Teloni, datata 21 ott. 1888 su quanto egli conosceva della Serva di Dio\ frutto delle confidenze spirituali che ella gli aveva affidato, per ordine di p. Michelangelo. Pu r ridotta nelle dimensioni, è tuttavia buona fonte per conoscere l'esperienza di fede di Angela. Queste fonti documentarie furono utilizzate nella prima biografia scritta poco dopo la sua morte dal cappuccino Vena n zio da Lagosanto2

, che conobbe personalmente la Serva di Dio e nel trigesimo della morte ne pronunciò l'elogio funebre. Scritta con stile solenne e forbito tipico dell'epoca e consono alla cultura dell'autore - che era lettore teologo e professore di sacra eloquenza- essa è fondata anche su abbondanti testimonianze orali di chi frequentò la Serva di Dio. Concepita con intento edificante e apologetico, la biografia è sc ri tta con scrupolo e onestà, ben documentata, con costante citazione delle fonti ed equilibrati giudizi sulle stesse; e reca in appendice una se rie di documenti. Nella premessa, l'autore si dice "tranquillo, sicuro (umanamente, s'intende) di aver narrate cose vere e veramente accadute", con lo scopo "in primo luogo di far conoscere Angelina Molari [ ... ];in secondo luogo di mettere sotto gli occhi de' lettori un esempio da seguire almeno per quella parte che riguarda la pratica della perfezione ordinaria; infine di suscitare un sentimento di devozione verso quell'anima privi legiata affinché, se a Dio piacerà e la Chiesa lo giudicherà opportuno, sia glorificata anche in questo mondo"3 •

l biografi successivi, che si prefissero questi medesimi intenti, hanno abbondantemente attinto dal lavoro di p. Venanzio riscrivendolo con stile più scorrevole e sfrondandolo delle digressioni edificanti e moralistiche, e anche riducendolo, secondo le esigenze del pubblico a cui si rivolgevano. Particolarmente gustosa sotto il profilo letterario è la biografia di mons. lcilio Felici\ uscita in occasione del centenario della fondazione delle Figlie dell'Immacolata. Elegante rifacimento di quella del p. Venanzio, la completa con alcuni aggiornamenti.s Un serio lavoro di rivisitazione venne condotto in tempi più recenti e con maggior attenzione ai documenti d'archivio - in parte inediti, alcuni riprodotti fotograficamente- dallo storico Gian Lodovico Masetti Zannini 6 che, pur seguendo il racconto di p. Venanzio, lo arricchisce di nuovi dati. Il presente lavoro, ultimo non solo per cronologia, non ambisce di essere originale, né lo potrebbe, vista l'abbondanza di biografie che l'hanno preceduto; ma è frutto di uno sforzo ulteriore di rileggere e in parte lasciar parlare i documenti, 7 di inquadrare storicamente episodi e persone che furono in relazione con la Serva di Dio, di ricostruire l'ambiente in cui ella crebbe e maturò la sua esperienza di vita e di fede; insomma, di far meglio conoscere le vicende terrene di Angela Molari per favorire l'imitazione del suo esempio.

' Questa relazione è pubblicata integralmente da G.L. MASETTI ZANNINI, La prova della perfezione in Angela Molari.jondatrice delle Figlie dell'Immacolata Concezione, Verucchio 1991, pp. 92-95. Il documento venne redatto su richiesta di suor Maria Teresa Ghiberti superiora del ritiro nel quale morì la Molari. L'autore aveva accompagnato la Molari nei viaggi compiuti per raccogliere fondi a sostegno del nascente istituto religioso, e apprese ciò che scri sse direttamente dalla Serva di Dio "nel1856 nel rendiconto del suo spirito". 2 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita di suor Maria Maddalena della Santissima Trinità, Milano 1890. Sull'autore, al secolo Antonio Tagliatti (1846-1900), si veda Biblioteca dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di Bologna (1535·1946}, Budrio 1949. pp. 401-16. 3 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. ><V·><VI. '· l. FELICI, La santa di Rimini. Angela Molari fondatrice delle Suore bianche di Santarcangelo di Romagna, Roma 1957. L'autore (1891-1965) fu uno degli scrittori cattolici più brillanti di metà Novecento. 5 In particolare, i cenni biografici della principessa Wolkonsky (pp. 85-87), che p. Venanzio affermava candidamente di non conoscere, e brevi capitoli di aggiornamento sulla fama di sa ntità, gli scritti della Molari e l'attività delle Figlie dell'Immacolata fino al1957 (pp. 203-45). 6 Cfr. nota l.

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Inquadramento storico

La vita di Angela Molari (1821-1887) si svolse quasi tutta -salvo brevi viaggi da lei compiuti nel centro-nord d'Italia - in Romagna, principalmente a Rimini e Santarcangelo e dunque nel raggio di una decina di chilometri, tra il mare e le prime dolci pendici dell'Appennino. Oggi questa regione, almeno nella parte costiera, richiama il divertimento estivo, sovente sfrenato, rumoroso e trasgressivo. Ma è una terra ricca di storia, di cultura, di fede. Già dall'epoca romana Rimini rivestì grande importanza strategica e commerciale, essendo affacciata sul mare e collocata al termine della via Flaminia e all'inizio della via Emilia. E già in epoca tardo-romana aveva accolto la parola del Vangelo. Angela Molari venne alla luce circa tre mesi dopo la scomparsa di Napoleone, a sei anni dalla fine di quel turbinoso regime politico che, sbandierando le idee di libertà ed eguaglianza della rivoluzione francese, le aveva tradotte in una tirannide accanita contro la Chiesa, il papa, gli ordini religiosi. Nel 1797 la Romagna era passata dallo Stato della Chiesa a far parte, con Rimini quale capoluogo del Dipartimento del Rubicone, della Repubblica Cispadana, assorbita poi dalla Cisalpina e inglobata nel 1805 nel Regno d'Italia sotto la sovranità di Napoleone. Questi nel 1810 aveva soppresso le corporazioni religiose e ne aveva alienato edifici e beni. Il papato era stato duramente attaccato: il papa Pio VI era morto in esilio e anche il suo successore Pio VII era stato deportato in Francia. Dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo, nel 1815 il Congresso di Vienna aveva sancito il ritorno degli antichi sovrani e il ristabilimento del vecchio ordine. Alla nascita di Angela regnava il papa Pio VII, di origine romagnola, che morì nel 1823. Dopo di lui ressero la Chiesa Leone )(I l (1823-1829), Gregorio ><VI (1831-1846), con governi di stampo conservatore e assolutistico. Nello Stato pontificio, come in altre parti d'Italia, la crisi economica portava molte famiglie alla miseria e favoriva il triste fenomeno del brigantaggio. Carboneria, massoneria e altre sette, alimentate dalla eredità ideologica democratico-liberta ria francese, t ramavano contro i restaurati regimi politici. La loro attività condusse a sollevazioni dapprima sporadiche che dal1848 confluirono nell'ina rrestabile movimento risorgimentale. Ai moti del 1831 aderì anche

Rimini, dove si combatté quella "battaglia delle Celle", che portò all'appassionato scritto del Mazzini Une nuit de Rimini en 1831, che invitava gli italiani a far da sé per liberarsi dagli oppressori. E ancora a Rimini vi fu la sollevazione popolare del settembre 1845, che ispirò il noto saggio di Massimo D'Azeglio Degli ultimi casi di Romagna. All'elezione di Pio D< (1846-1878). con cui la Molari fu in assiduo rapporto fin dalla vigilia del suo pontificato, si ebbero spiragli e speranze di maggior libertà e democrazia- amnistia per i prigionieri politici, maggior libertà di stampa - ma l'attacco delle forze rivoluzionarie allo Stato della Chiesa e la proclamazione della Repubblica romana nel 1849 con fuga del papa a Gaeta, determinarono l'arroccamento del pontefice su posizioni illiberali e di totale intransigenza in campo politico, culminate nel 1864 con l'emanazione del Sillabo. Nel 1859 Rimini e la Romagna si staccarono dallo Stato Pontificio e ratificarono col plebiscito del marzo 1860 la definitiva annessione al Regno sabaudo, portatore di leggi che riducevano l'influenza ecclesiastica sulla società. L'unità d'Italia fu proclamata nel 1861, completata con la terza guerra d'indipendenza e, nel1870, con la conquista del Lazio, la presa di Roma e la conseguente chiusura del papa in Vaticano. L'azione dei governi anticlericali portò alla legge di soppressione degli ordini religiosi del 7 luglio 1866 con la requisizione dei loro beni. Nel 1848 Man< pubblicò il suo Manifesto; la rivoluzione industriale era in pieno svolgimento e si andava affermando un nuovo ordinamento sociale ed economico. Le idee repubblicane, anarchiche e socialiste ebbero larga adesione anche a Rimini . Proprio qui nel 1872 si tenne il congresso delle sezioni italiane dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori, quella "conferenza di Rimini", che sancì la prevalenza degli anarchici sui man<isti segnando la nascita "ufficiale" del movimento anarchico. Due anni dopo vi si radunò un convegno anarchico­repubblicano per organizzare un'azione antimonarchica, progetto sventato con molti arresti anche illustri. Dall'Unità d'Italia a fine Ottocento (il periodo che interessa in questa sede) la città fu tuttavia amministrata da forze moderate. Alla popolazione onesta, laboriosa e appassionata di questa terra la Chiesa recò il messaggio evangelico sin dai primi secoli:

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chiese, conventi, cappelle, oratori che costellano il territorio ne sono segni visibili. Rimini era sede vescovile già all'inizio del sec. IV, con territorio delimitato tra il fiumi Foglia e Rubicone. Questa Chiesa locale diede i natali a numerosi santi, antichi e moderni; altri ne ospitò e dal loro apostolato ricevette un'impronta indelebile: san Marino, san Leo, san Francesco d'Assisi, sant'Antonio di Padova. Altri illustri personaggi nativi di questa terra onorarono la religione, la scienza, la cultura. La diocesi, le parrocchie e gli ordini religiosi vi svolsero costante e feconda attività educativa, caritativa, assistenziale. La Madonna vi è venerata in numerosi santuari . Una sua immagine, nella chiesa di S. Chiara, proprio all'epoca della Molari, l' ll maggio 1850 e nei sette mesi successivi "mosse miracolosamente gli occhi e sollevò manifestazioni di fede nelle moltitudini accorse da ogni parte"7. Un'a ltra immagine miracolosa è quella della Colonnella, presso la quale la Molari maturò la sua vocazione, visse a lungo e chiuse la sua giornata terrena. Pio l>< nel1854 proclamò il dogma dell'Immacolata Concezione, mistero tanto caro alla Molari, che le intitolò la congregazione da lei fondata tre anni dopo; nel 1858 l'Immacolata apparve a Lourdes. Nel 1870 fu convocato a Roma il concilio Vaticano l e venne proclamato, non senza riserve di una parte dell'episcopato, il dogma dell'infallibilità pontificia. Di papa Leone Xlii (1878-1903) Angela, che lo incontrò personalmente, poté vedere solo i primi dieci anni di pontificato.

La Molari nacque dunque nello Stato della Chiesa suddita del papa Pio VII e morì nel Regno d'Italia, di cui era sovrano Umberto l. Visse in tempi turbinosi, non certo favorevoli alle fondazioni religiose. Nelle sue visioni vide e previde i travagli della Chiesa e della società, e offrì le sue sofferenze per la loro cessazione. Riuscì anche a eludere le mire rapaci del governo verso il suo monastero. Ma nella sua avventura umana e spirituale non si curò del mondo se non per compiervi opere di carità e pregare per la cessazione delle ingiustizie e delle violenze che originano dal cuore dell'uomo. E restò costantemente immersa nell'amore di Dio e nel mistero pasquale di Gesù Cristo.

7 A. SCARPELLINI. Rimini. diocesi di. in Enciclopedia cattolica, vol.><. Città d e l Vaticano 1953, cc. 923-25. Oggi il santua rio. gi à annesso a un monas tero di Clari sse che sorgeva secondo la tradizione nel luogo in cui aveva sostato san Francesco, ha il titolo Madonna della Misericordia. ed è officiato dai Missionari del Preziosissimo Sangue. Cfr. Con gli occhi del cielo. La Madonne miracolose di Rimini, Rimini 2009.

La famiglia di origine

Il giorno 10 nov. 1807 nella parrocchia di S. Biagio in Roncofreddo8 contrassero matrimonio Giuseppe Molari, figlio di Michele, e Michela Parmeggiani, figlia di Wolfango. Lo sposo, di anni 32, proveniva da famiglia un tempo benestante; i suoi avi erano stati facoltosi cittadini di Montebello sin dal Settecento, ma il ramo da cui Giuseppe discendeva era decaduto ed egli si guadagnava da vivere esercitando il lavoro artigianale di ebanista e tornitore. Di diversa e migliore condizione era la sposa, di 28 anni, originaria di Roncofreddo, figlia di Wolfango Parmeggiani, notaio e possidente del luogo. Eguale era però la fede religiosa dei due sposi. Giuseppe, dotato di un carattere mite, era membro di confraternite locali, ne frequentava assiduamente i raduni e le celebrazioni e si accostava con costanza ai sacramenti. Michela, affettuosamente chiamata Michelina, era profondamente religiosa, al punto che sin da ragazza aveva progettato di consacrarsi a Dio nel chiostro; aveva però rinunciato a questo proposito forse per la salute non troppo florida, che le creò problemi per tutta la vita9, e aveva scelto di formarsi una famiglia. Partecipava alla messa ogni giorno e amava intrattenersi spesso con il Signore nell'orazione mentale. l due sposi si stabilirono a Rimini, nella via Lenzi al n. 119, nel vetusto e popoloso quartiere che prendeva il nome dalla parrocchia di San Bartolomeo. La loro unione fu allietata dalla nascita di nove figli, quattro maschi e cinque femmine, alcuni dei quali la morte rapì, ancora in tenera età. Sopravvissero Maria e Angela, la sesta e l'ottava della serie, e due dei maschi 10 .

8 A causa de lla perdita del registro dei matrimoni, unico docume nto che atte s ti la data de l matrimonio è l'Indice generale dei battezati, cresimati, morti, matrimoni di 5. Biagio in Roncofreddo, che a rriva fino a l1899. • VENANZ IO DA LAGOSANTO, Vita, p. 3. 1° F. D'AMANDO, Da Cristo prese l'ultimo sigillo. Angela Molari fondatrice delle Figlie dell'Immacolata Concezione di Santarcangelo di Romagna, Recanati 198 7, p. 16, riferi sce della sopravvive nza di du e frate lli in base alla testimonia nza di Emili a Mola ri, figlia di uno di e ssi. La tradi zione biografica più antica soste neva che le uniche du e supe rstiti dei nove frate lli fosse ro Mari a e Ange la (VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 1).

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Infanzia

Angela venne alla luce a Rimini il 24 ag. 1821, festa di san Bartolomeo apostolo, titolare della chiesa parrocchiale. Il giorno seguente venne battezzata nella chiesa di S. Colomba, presso la cattedrale di Rimini, da don Giovanni Racchi che le impose i nomi di Angela Teodora Fortunata. Le furono padrino e madrina Teodoro Faetani Menghi- che diede il terzo nome alla figlioccia- e Maria Anna Bezzanti 11

Genitori così profondamente religiosi non potevano non garantire alle figlie un'adeguata formazione alla fede e alle virtù cristiane. Entrambe le sorelle infatti matureranno la vocazione religiosa verso la quale anche la mamma aveva pensato di orientarsi prima del matrimonio. Maria, la sorella di Angela, si farà cappuccina nel convento di Mondaino con il nome di suor Matilde del Sacro Cuore12

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Sin dalla più tenera età Angela concepì e sviluppò nel suo animo una profonda devozione religiosa. La straordinaria precocità spirituale è un elemento non eccezionale nella vita di alcune sante e serve di Dio, soprattutto quando sono educate da mamme molto pie13 • Angela a due, tre, quattro anni di età risulta già capace di profondi sentimenti spirituali. È lei stessa ad attestare i fatti che risalgono alla sua tenera età e poiché la memoria di solito non può ricordare i primissimi anni della vita, furono probabilmente i genitori ad aiutarla a ricostruire, in seguito, gli episodi della sua infanzia e dunque le linee direttrici della sua indole religiosa. Secondo le memorie lasciate da p. Michelangelo da Rimini, che fu per molto tempo suo confessore, la piccola Angela, nelle sere d'estate, veniva posta dalla mamma sopra una sedia davanti alla finestra. La mamma le mostrava le stelle del cielo che con la loro luce e la loro bellezza ricordavano la somma sapienza di colui che le aveva create e che doveva essere amato sopra ogni cosa 14. Già dall'età di due anni, Angela sentiva il suo cuore ardere d'amore per Dio: lo ribadirà spesso, più tardi, con i ritmi musicali di una poesia, L'amante sconosciuto che, se non proprio scritta da lei, amava molto e, ripetendola sovente, la faceva sua: "Non ancor finiti, o appena, l i due anni di mia età, l già m'accorsi che l'amore l era gran necessità.[ ... ] l Sol di Dio la genitrice l mi diceva spesso spesso l esser devi, ed oh, felice l se tu vivi sol per esso" 15.

L'educazione religiosa che la piccola Angela andava ricevendo in famiglia trapelava in alcune espressioni che le uscivano spontaneamente quando veniva stuzzicata. Viene tramandata una risposta da lei prontamente data a chi un giorno le aveva detto, prendendo spunto dal suo terzo nome: "Vedremo come sarete fortunata". E lei ribatté: "È fortunato chi fa la volontà di Dio"16.

All'età di tre anni, Angelina- così sarà familiarmente chiamata per tutta la vita - fu mandata dai genitori a frequentare la scuola fondata a Rimini dalle sorelle Teresa e Caterina Copiali, pie donne di mezza età che accoglievano bambine fino ai dieci anni insegnando loro a leggere, a cucire e a ricamare. In questa scuola, dove vi gev a una disciplina piuttosto severa, ella dimostrò subito diligenza, vivacità e precocità di ingegno. La prontezza con cui assimilava ciò che le veniva insegnato, e quella frase "ho capito!" che frequentemente ricorreva sulle sue labbra, venivano scambiate dalle maestre per eccessiva presunzione e le procuravano castighi non meritati, appellativi assai umilianti e penitenze fisiche come le punzecchiature d'ago 17. Lo stesso avveniva quando, nei momenti in cui era imposto il silenzio, non resisteva a rivolgere qualche parola alle compagne. Pur essendo eccezionalmente "obbediente, modesta, data alla preghiera, aliena dai giuochi fanciulleschi" 18, Angela era una bambina del tutto normale e portata allo scherzo, come dimostra un motto da lei indirizzato al nonno materno. Quando questi nei giorni di festa si vestiva con eleganza, Angela gli passava a fianco, gli girava d'intorno e quasi parlando ad alta voce tra sé andava ripetendo "Oggi in figura e domani in sepoltura", e il nonno che capiva la stoccata, la rincorreva con il bastone quasi a volerla percuotere. Si riferirà a questo particolare il p. Michelangelo, il quale ricorderà "l'Angelina impertinente col nonno"19.

Mentre Angela frequentava la scuola delle Copiali, avvenne il suo primo incontro con Gaspare del Bufalo, canonico della basilica romana di S. Marco e fondatore, nel1815, dei Missionari del Preziosissimo Sangue, oggi venerato dalla Chiesa come santo20

. L'incontro avvenne nel1824. Il sacerdote (1786-1837), allora quasi cinquantenne, dopo aver sofferto la prigione per aver rifiutato il giuramento a Napoleone, era nel pieno della sua intensa attività apostolica, costellata di fatiche e sofferenze;

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in particolare gli era stata da poco affidata la m1Ss1one tra i briganti che infestavano il Lazio, con lo scopo di convertirli e umanizzarli; lo stesso doveva fare per le sette carbonare e massoniche che pullulavano nello Stato Pontificio. In quello stesso anno egli aveva istituito a Rimini una casa di missione dei suoi religiosi2 1, e veniva sovente in questa città per predicare e incontrare i suoi figli spirituali. In queste occasioni, faceva visita alle sorelle Copioli che si occupavano anche degli arredi liturgici della chiesa dei suoi missionari. Così la stessa Angela, dopo molti anni, narrava l'incontro22 :

"La prima volta che vidi il venerabile canonico don Gaspare Del Bufalo fu nella scuola privata delle signore Co pioli, oggi defunte, in Rimini, ove i miei genitori mi mandavano per essere istruita essendovi nella detta scuola molte altre ragazze. In allora io contavo l'età di circa tre anni e ricordo benissimo che un giorno mentre mi trattenevo nella suddetta scuola venne il venerabile canonico Del Bufalo, suppongo per fare visita alle predette maestre, le quali servivano i Missionari della casa di Rimini per gli oggetti di sagrestia, quelli di proprio uso. lvi trattenendosi con le nostre maestre chiamò me a portarmi da lui, mentre io stavo al mio posto di scuola. Domandato il permesso, per quanto ricordo, vi andai, ed egli avendomi posta sulle sue ginocchia a sedere, si levò il Crocifisso che aveva appeso al collo, me lo dette a baciare accostandomelo al cuore e mi disse che lo dovevo amare con tutto il cuore, che doveva essere il mio sposo e che fin d'allora come tale lo dovevo riguardare, aggiungendo ancora altre parole di simile fatta . Quindi cavò una piccola immagine di Maria Santissima, non ricordo sotto quale titolo, dandomela pure a baciare; mi soggiunse che <la> dovevo molto amare e riguardarla come mia madre, dovendo ciò inculcare anche alle fanciulle mie compagne. Mi esortò ad astenermi dalla puerilità e da tutto ciò che poteva alienarmi dall'amore e servizio di Dio, ed invece ritirarmi nella mia camera, di osservare il Crocifisso e pregarlo di essere mio maestro nella scuola della virtù. Queste parole, devo confessare per la pura verità che mi scendevano nel cuore e talmente mi commovevano, che erano più gli effetti di tenerezza e di desiderio di poter porre in pratica ciò che mi diceva, che le parole stesse che ascoltavo dalla bocca del venerabile, le quali mi sono restate incancellabili dalla mia

mente, benché allora io fossi nella tenera età di anni tre circa. Anzi, soggiungo che fin da quell'epoca mi s'impresse talmente la fisionomia del venerabile, che avendone ora veduti molti ritratti, nessuno somiglia a quello del venerabile. Intesi, non ricordo da chi, dirmi nella scuola che quel sacerdote che mi prese sulle sue ginocchia e disse le espressioni di sopra accennate, fosse il venerabile canonico Del Bufalo istitutore della Congregazione del Preziosissimo Sangue quale io in antecedenza mai avevo veduto né inteso nominare, né il venerabile aveva mai veduto me e non sapesse chi io fossi. lo sempre ho ritenuto che il motivo della parzialità del venerabile verso di me fosse perché io ero la più piccola fra tutte quante le fanciulle della scuola"23 .

Questa rievocazione è degna di particolare fede perché venne fatta dalla Molari sotto giuramento: è infatti contenuta nella deposizione che ella rilasciò nel corso del processo per la canonizzazione di Gaspare Del Bufalo. Le parole del santo diedero presto i loro frutti. Quando Angela aveva solo quattro anni- quindi l'anno successivo al suo primo incontro con san Gaspare- ella prese la decisione di consacrarsi a Dio nella vita religiosa e a cinque anni emise "il voto di verginità senza permesso del confessore, recandosi ai piedi di Gesù nell'ultimo gradino dell'altar maggiore e l'osservò sempre fedelmente" come attesta mons. Giovanni Maria Teloni 24 •

Angelina insisté poi con la mamma perché la portasse da un confessore, e questa la condusse dal vicario dei Minimi 25 nella chiesa di S. Antonio26. ll sacerdote, a causa dell'età troppo acerba della bambina, che non garantiva la maturità e la ponderatezza richieste per operare una scelta di vita così seria e impegnativa, non ritenne valida la promessa. Ma Angela si mantenne fedele all'impegno assunto. Fu deci sivo a questo proposito un secondo incontro con san Gaspare. Dopo la prima volta che lo vide presso le sorelle Copioli, scrive Angela, "non ebbi più occasione di avvicinare il venerabile, a meno che nell'anno 1828, come mi venne detto, epoca in cui l' ultima volta si portò nella casa di Rimini". In quell'occasione Angela ebbe modo di parlare al santo tenendo "con lui colloquio per tre ore nel confessionale della chiesa de' Missionari di Rimini. [ ... ] Si portò il venerabile nella casa di Missione in Rimini e venne di nuovo nel detto anno 1828

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contando io allora circa gli anni sette nella scuola suddetta ove io tutt'ora andavo. Riconobbi subito il venerabile, anzi qui ricordo una particolarità, ed è che essendo entrato il venerabile nella scuola, vide me in ginocchio o seduta nel mezzo della medesima, non ricordandomelo bene, in una parola: ero in penitenza. Il venerabile domandò alla maestra e disse: Cosa ha fatto Angelina? La maestra tacque ed allora il venerabile si rivolse domandandomi la mancanza fatta ed io l'accusai dicendo che avevo risposto ad una interrogazione di una compagna in tempo di silenzio, ed egli allora prese la mia sedia ponendola al suo posto dicendo che mi graziava. Quindi mi interrogò se andavo nella chiesa di Santa Chiara ove sono i Missionari del Preziosissimo Sangue, ed avendogli io risposto che vi andavo quando la mia madre mi ci conduceva, mi soggiunse di pregare la detta mia madre a condurmivici e, domandandogli io quando, egli mi rispose: anche domani mattina potrete venire, mentre desidero di parlare con voi al confessionale, indicando quale fosse. Tornata io in casa, pregai la mia madre di condurmi in detta chiesa, e nella mattina seguente ci portammo ambedue colà, ove rinvenni il venerabile al confessionale e postami allo sportello, mi richiese egli per primo se avevo posto in esecuzione i consigli avuti da lui la prima volta che egli venne nella scuola, cioè quando egli per la prima volta parlò con me [ ... ]. Avendo risposto affermativamente m'interrogò sulle particolarità del mio operato fino ad allora. In seguito[ ... ] gli manifestai un voto di castità da me fatto nell'età d'anni quattro e mezzo, temendo sulla sua validità, ed egli volle sapere da me cosa avevo inteso di fare con obbligarmi con questo voto, ed avendogli io risposto che con ciò intendevo di dedicare non solo la mia verginità al Signore ma ancora di fuggire ogni occasione benché minima che potesse indurmi a qualche pericolo di ledere la santa purità. Allora il venerabile mi disse che il voto era stato fatto bene, con chiara cognizione, ma che egli vi riconosceva un duplice voto. Il mio dubbio sulla validità nasceva sì per l'età, sì perché non avevo riportata l'approvazione da un sacerdote, non confessandomi ancora in quell'età, dal quale sacerdote pure andai per riportarne l'assenso, ma inutilmente, attesa la mia

tenera età. Nondimeno io lo feci avanti all'altare del Santissimo Sacramento e quindi ritornai dal detto sacerdote nel medesimo istante che quegli si trovava al confessionale, dicendogli di averlo fatto. Il venerabile con la sua dottrina dissipò tutti i miei timori, mi assicurò della validità del voto, tanto più che egli si era assicurato dalle mie risposte che io avevo operato con cognizione di causa. Tutto questo accaduto con il venerabile l'ho manifestato ancora con i miei confessori i quali hanno approvato concordemente la dottrina del venerabile. Nel ridetto colloquio m'inculcò più che mai l'amore verso Maria Santissima alla Passione di Nostro Signor Gesù Cristo e mi dette tanti consigli sulla maniera come dovevo condurmi, che le sue parole mi sembravano tanti dardi che spiritualmente ferivano il mio cuore, e mi credei bene fortunata se avessi eseguite le sue tante insinuazioni. Ciò che mi ripeté più volte con calore fu che non mi fossi contentata di amare io solo il Signore, ma avessi procurato con ogni impegno di farlo amare anche da altri, e così ancora m'inculcò con il massimo zelo che le mie azioni fossero note solamente a Dio, come egli stesso ha praticato menando vita virtuosa ma nascosta agli occhi del mondo. [ ... ] Mi disse che avessi sempre in qualunque circostanza tutta la mia fiducia nel Signore e mi fossi riposta nelle braccia della Divina provvidenza senza speranze ne' mezzi umani, a meno di quelli dei quali volesse servirsi la Provvidenza stessa, e facendo in questo modo mi assicurò che avrei sempre ottenuto ciò che mi sarebbe stato necessario. [ ... ] Nel detto colloquio mi disse di prepararmi a soffrire molto, a terribili pene di spirito, quali realmente le ho sofferte per circa anni otto e mezzo, suggerendomi il modo come mi dovevo disporre a tollerarle, e tutto ciò naturalmente in allora il venerabile non poteva conoscere, mentre io neppure avevo un'idea, trovandomi nella tenera età di anni sette"27 .

Se Angela afferma di aver incontrato il Del Bufalo solo in quelle due ci rcostanze, tuttavia gli mantenne sempre stima e devozione, raccomandandosi a lui di frequente "riportando sempre buoni effetti". San Gaspare donò ad Angela il suo crocifisso che ella

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tenne sempre caro e che ora si conserva tra i suoi ricordi a Santarcangelo.28

11 F. D" AMANDO, Da Cristo, p. 15. 12 FELICI, La santa, p. 28. 13 Due casi emblematici in tempi a noi più vicini sono quelli di santa Teresa di Gesù Bambino (1873-1897) la cui mamma da giovane aveva avvertito la vocazione religiosa; e della serva di Dio Laura Baraggia (1851-1923), fondatrice delle Suore della Famiglia del Sacro Cuore di Gesù, che ebbe la prima locuzione interiore a sette anni e venne ammessa alla confessione all'età di quattro anni. Le loro biografie sono

13 ben documentate e non sospette di "contaminazioni" leggendarie a scopo edificante. 14 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 5-6. 15 Il testo della poesia a lei attribuita è pubblicato da VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 292. n. l. Per MASETTI ZANNINI, La prova, p. 40, il carme farebbe parte di un poemetto del sacerdote Gaetano Ceccarelli, ma Angela lo trascrisse e lo conservò presso di sé. 16 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 7. 17 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 11. 18 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 9. 19 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 29-30. 10 G. CESPITES, Gaspare del Bufalo, in Bibliotheca sanctorum, vol. VI, Roma 1965, cc. 40-43. con bibliografia. 21 Nella chiesa di S Chiara e nell'annesso antico monastero che gli era stato messo a disposizione dal vescovo di Rimini. La chiesa, tuttora officiata dai missionari del Preziosissimo Sangue, è quella in cui si verificò il miracolo mariano del1850 (cfr. nota 7) "Nelle citazioni, pur mantenendoci fedeli al testo, tuttavia per facilitare la lettura modificheremo la punteggiatura e correggeremo le accezioni troppo desuete di alcuni termini. 13 Testimonianza di Angela nel processo di canonizzazione di Gaspare Del Bufalo, secondo il manoscritto originale del processo apostolico (vol. Ili, ff. 1998-2017), riprodotto in MASETTI ZANNINI, La prova, pp. 179-97. 24 TELONI, Relazione,§ 1. Originario di Treia ove nacque nel1814, il Teloni divenne sacerdote e missionario aposto lico. Canonico della cattedrale di Macerata, dottore in sacra teologia e in diritto civile e canonico, fu cameriere segreto di Sua Santità. Scrisse numerosissime opere di carattere spirituale e apologetico. Sui rapporti con la Molari cfr. VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 8, nota 1. 15 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 12. 16 Di S. Francesco di Paola secondo VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 7. 17 Testimonianza di Angela nel processo di canonizzazione (cfr. nota 23). 18 Angelo da Rapallo, lettera a p. Venanzio da Lagosanto, 2 mar.1888, pubblicata da MASETTI ZANNINI, La prova, pp. 96-99. Cfr. anche TELONI, Relazione,§ 14. Il crocifisso è riprodotto in MASETTI ZANNINI, La prova, p. 23.

La prima comunione

Raggiunta l'età di nove anni, Angela chiese di ricevere la prima comunione, nonostante fosse troppo giovane: la prima comunione si concedeva infatti a chi avesse almeno dodici anni 29

• Venne esaudita col parere favorevole del suo confessore che era mons. Luigi Gori canonico della cattedrale di Rimini3°, di san Gaspare e di p. Michelangelo Frioli, amico della famiglia Molari, che poi diventerà il suo direttore spirituale31 . Dopo adeguata preparazione, nel giorno di Pentecoste - o, secondo altri, nella festa della SS.Trinità - del 1830, ella ricevette il corpo del Signore nella chiesa detta degli Orfanelli dalle mani del sacerdote Cristoforo Frioli, fratello di p. Michelangelo e futuro missionario del Preziosissimo Sangue32 .

"Quel giorno da lei tanto desiderato, che è per tutti uno dei giorni più belli della vita, fu ammessa in un abito di fondo anchina guarnito di rose e di viole che spiccavano assai bene di sotto ad una leggera frappa d'Olanda. Nella testa portava un velo parimenti bianco sul quale erano ricamati uccelletti, colombe, cervi con mazzetti di rose e di altri fiori" 33 •

"Per la forza dell'amore verso Gesù Sacramentato, dopo la comunione cadde per terra in un deliquio, che gli astanti giudicarono un effetto del digiuno e debolezza di stomaco; deliqui che spesso si rinnovarono sino a dodici anni"34•

Angela, dopo il primo incontro con Gesù eucaristico "non solo crebbe in fervore e in carità verso Dio, non solo provò maggiore propensione alla preghiera e al raccoglimento, ma le nacque altresì in cuore il desiderio di patire"35 • Preghiera e penitenza resteranno gli elementi fondamentali nella vita spirituale di Angela. Nell'età matura, in un suo scritto sintetizzerà così la sua missione: "L'unica cosa che mi resta fissa di continuo nella mente è ciò che Dio vuole da me, cioè pregare e patire"36:

La preghiera e la contemplazione raggiungeranno tale intensità da culminare spesso nell'estasi. La penitenza fu attuata da Angela sin da bambina non solo con digiuni, fioretti, battiture sul suo corpo eseguite mediante funi o rudimentali flagelli da lei stessa fabbricati o col camminare scalza nei giorni di freddo, ma anche accettando le "infermità corporali ovvero anche mistiche, alle quali sarebbe andata incontro più avanti"37,

completando così - come afferma l'Apostolo - nella propria carne i patimenti che furono di Cristo Gesù.

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Nel contempo i biografi riferiscono episodi di tentazioni e di diretti interventi del diavolo che ricorreranno spesso nella vita di Angela con l'intento di distoglierla dalla sua vita di pietà. Una di queste azioni del demonio durò un anno intero: "Recandosi la fanciulletta a pregare in chiesa, il demonio prendeva le sue sembianze in casa per inquietare sua madre con disubbidienze, risposte temerarie ecc. e quando lei tornava, presentandosi alla madre per baciarle la mano e chiederle la benedizione, trovava la madre sdegnosa, malcontenta e indisposta a benedirla, attesa la sua precedente condotta arrogante e superba; e lei, stupita dei rimproveri che riceveva senza capire come e quando l'avesse offesa, domandava perdono e mortificata si metteva in silenzio"38 .

Accanto alle persecuzioni diaboliche si verificarono però consolanti apparizioni. Una di esse è ricordata nella relazione di mons. Giovanni Maria Teloni: "Stando un giorno in cortile con altre fanciulle, le quali si ricreavano con troppa licenza, lei si ritirò in una stanzetta vicina a deplorare la cosa, e Gesù Bambino si degnò di apparirle e di ri gerle le seguenti parole: Brava Angelina, che abborri i passatempi e cotesti giuochi di salti e di grida; il regno dei cieli lo rapiscono quei che si fanno violenza e tu continua a fartela"39

Si narra di un'altra apparizione del Bambino che si verificò a Roncofreddo quando Angela aveva dieci anni, ment re si trovava nella casa del nonno. Era d'inverno. Bussò alla porta un bambino semiassiderato, coi piedi scalzi e sanguinanti per il freddo. Angela lo fece entrare e gli offrì da mangiare qualcosa che ella stessa preparò in fretta. Lasciatolo poi solo, corse dal nonno per rimediare qualche indumento con cui vestire il piccolo ospite. Avuto un paio di scarpe e alcuni panni, tornò dove aveva lasciato il bambino, ma questi era scomparso senza mangiare nulla40

• E ancora viene ricordata l'apparizione di una signora misteriosa che rimase con Angela tre giorni parlandole e pregando con lei, indicandole le tre virtù principali (umiltà, carità, mortificazione) e poi scomparendo senza lasciare traccia e senza aver utilizzato illetto41.

Questi elementi biografici che, nel modo in cui vengono raccontati , assumono il sapore dei fioretti, la freschezza delle leggende sacre medioeva li e riecheggiano i canoni

dell'agiografia più edificante, accomunano Angela a molti grandi mistici di ogni tempo e testimoniano "manifesta e splendida in questa creatura l'opera della grazia divina e la grande cura che si prende di lei"42

• È da dire che ella non ne fece mai vanto, le tenne anzi nascoste, non ne parlò e non ne scrisse se non quando le fu imposto e non ne trasse distrazione alcuna dalla vita di umiltà, preghiera e carità che aveva iniziato.

29 FELICI, La santa, p. 35. 30 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 13. 31 D" AMANDO. Da Cristo. p. 31. 32 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 14. 33 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 13, citando appunti di p. Michelangelo da Rimini. 34 TELONI, Relazione,§ 7: l'autore, a causa della distanza di tempo che lo separa dagli incontri con la Serva di Dio, si dichiara incerto sia sull'età della stessa alla prima comunione (sette o nove anni) sia su quella (dodici anni) che ella aveva quando questi fenomeni cessarono. Questa sua precisazione denota l'onestà del suo scritto. 35 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 15. 36 Lo scritto, senza data ma posteriore al1847, è diretto a p. Michelangelo. 37 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 16. 38 TELONI, Relazione,§ 4-5; VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 19-20. 39 TELON I, Relazione,§ 6; VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 23-24. 40 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 27-28; Angelo da Rapallo, lettera a p. Venanzio da Lagosanto, ci t. (MASETTI ZANNINI, La prova, p. 97). 4 1 TELONI, Relazione, § 8; VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 29; Angelo da Rapallo, lettera a p. Venanzio da Lagosanto, ci t. (MASETTI ZANN INI, La prova, p. 97). 42 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 17.

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Formazione culturale

La scuola delle Co pioli doveva essere una scuola che potremmo collocare, con le debite cautele, tra quella d'infanzia e quella elementare. Angela la frequentò probabilmente per l'intero "corso", dai tre fino ai dieci anni; senz'altro fino ai sette, come abbiamo visto. Poco altro sappiamo della sua formazione. Secondo i primi biografi, imparò da sola a scrivere, sforzandosi di imitare i caratteri che si era fatta preparare dal padre. Questo fatto desta qualche perplessità. Gli scritti della maturità, infatti, denotano in lei una buona preparazione culturale. "La Molari lascia parecchi scritti. Sono lettere, norme da seguire nella casa religiosa, relazioni e scritti ascetici . Tra i suoi scritti si hanno perfino composizioni poetiche e riferimenti in latino ... Vi è una forma, uno stile che ridanno la sua statura di maestra e di fondatrice" 43, in grado di mantenere una corrispondenza epistolare con eminenti personaggi . Ma è Angela stessa ad asserire "che senza scuola aveva da sé imparata la grammatica che insegnava alle sue figlie e fanciulle" 44. È dunque assai probabile che Angela abbia messo a pieno frutto quanto da lei imparato - con la sua vivace prontezza nell'apprendere di cui abbiamo notizia - alla scuola Copiali, il cui apporto non è da sottovalutare; fino a fine Ottocento gli italiani normalmente non andavano al di là della terza classe elementare, ma con le nozioni apprese erano in grado di leggere, scrivere, fa r di conto, e possedevano nozioni culturali fondamentali. Vi era nella scuola una densità di formazione che poi si è andata diluendo e ridistribuendo in cicli di anni sempre più lunghi . Possiamo dunque legittimamente supporre che oltre a quanto appreso a scuola, Angela con la sua intelligenza abbia coltivato letture adeguate e ascoltato con attenzione prediche, lezioni di catechismo e conversazioni di persone distinte, come il parroco, gli insegnanti di catechismo. l suoi genitori non erano illetterati e il nonno materno, essendo notaio, doveva possedere una buona cultura e una biblioteca e aver educato adeguatamente la figlia, ossia la madre di Angela. Inoltre sappiamo, a conferma di una sua formazione extra-scolastica, che Angela con l'aiuto di p. Michelangelo imparò anche un po' di latino -lingua che non si può apprendere adeguatamente se non si è buoni padroni dell'italiano- e amò tanto questa lingua, che le permetteva di capire e di spiegare alle sue suore il senso

delle parole dell'ufficiatura; così pure amò assai la Bibbia che leggeva quotidianamente e conosceva a fondo. Curò molto la forma espressiva delle lettere da lei scritte a persone umili e a personaggi ragguardevoli della Chiesa e della società civile, dove non mancano citazioni in latino. Amò anche esercitarsi nella composizione di canzoni e poesie, come donna dalla profonda cultura. Acquisì in tal modo una disc reta preparazione culturale che le fu molto utile nel suo apostolato. Già a dodici anni la troviamo assorbita dalla passione di insegnare alle bambine più piccole di lei il catechismo- forse memore dell'esortazione a lei rivolta da san Gaspare- che ella stessa aveva appreso a scuola, esercitando così, sia pure in embrione, una delle doti che svilupperà più tardi, la caritatevole propensione a formare spiritualmente le anime.

" D'AMANDO, Da Cristo, pp. 22-2 3. " TELONI, Relazione, § 18.

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Miseria e fervore religioso

L'intensità della vita spirituale non la isolava dunque dal mondo. D'altra parte, la necessità di collaborare a far fronte alle difficoltà materiali di una famiglia povera come la sua, non le consentiva certo di dedicarsi a tempo pieno alla contemplazione. Mantenendosi fedele al voto di verginità, rifiutò sempre le proposte di matrimonio e le esortazioni che il padre, ignaro, le rivolgeva a questo proposito e che lei stessa un giorno troncò per sempre con una fermezza che non ammetteva repliche. Inoltre la sua salute era assai cagionevole; febbri maligne la assalirono più volte; una emorragia la indebolì fino a farle perdere conoscenza, violenti disturbi di stomaco la obbligavano a lunghi digiuni45•

Nel 1838 il padre cadde ammalato. Il male era grave e Angela fece in modo che il genitore avesse tutti i conforti religiosi. A lui, che sul letto di morte piangeva soprattutto perché lasciava moglie e figlia senza sostentamento, Angela assicurò che la Provvidenza non avrebbe loro fatto mancare nulla. Venuto a morte il padre, se ne celebrarono i funerali con notevole intervento di sacerdoti, fedeli, associazioni, confraternite, a testimonianza della considerazione in cui egli era tenuto in città per la sua vita onesta e pia46 . Com'era prevedibile, senza l'apporto de l suo lavoro la famiglia cadde nella più nera miseria. Angela, che allora contava diciassette anni, non si trovò impreparata ad affrontare queste nuove e più gravi difficoltà e l'anno seguente iniziò a insegnare all'Istituto delle Esposte, che però dovette lasciare per la sua salute malferma47 .

Nel 1840, con la madre, aprì nella sua casa una scuola per bambini e bambine; ai primi si dedicava la mamma, mentre lei aveva cura delle bambine. l magri guadagni che derivavano dalla gestione di questa piccola scuola permettevano a malapena di fugare lo spettro della miseria. Ma intervenne la Provvidenza. Una pia signora, impietosita dalle penose condizioni delle due donne e ammirata dalla loro generosa costanza nell'educare i piccoli, volle aiutarle. Concesse loro un appa rtamento di sua proprietà per ampliare e rendere più decorosa la piccola scuola e corrispose anche un aiuto economico48

In mezzo alle impellenti fatiche che doveva affrontare per guadagna rsi il pane quotidiano, Angela non allentava il fervore della sua vita interiore e della sua ricerca di una

forma di vita consacrata. Risale a questo periodo la profonda amicizia spirituale che la legò a due giovani sue coetanee, la cugina paterna Orsolina e un'altra ragazza di cui non ci è stato tramandato il nome. Con loro compiva le quotidiane pratiche di pietà, quelle pubbliche nella chiesa e le altre, fatte di veglie e mortificazioni, in casa. Era questa la prima esperienza di vita religiosa con dimensione comunitaria, anticipazione della vita che avrebbero poi condotto, ciascuna sulla strada indicata le dal Signore, Angela e la seconda delle sue due compagne. Questa decise di farsi monaca tra le benedettine del monastero di S.Chiara in Verucchio. Accompagnandola in monastero, Angela e la compagna strinsero un patto che è stato definito eroico: si promisero a vicenda che non avrebbero più cercato l'una dell'altra, ma si sarebbero solo quotidianamente ricordate a vicenda nella preghiera. La cugina Orsolina restò invece nel mondo e morì a soli ventiquattro anni, in concetto di santità.

4' FELICI, La santa, p. 47. 46 MASETTI ZANNINI, La prova, p. 32. 47 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 44; ROSSI, Molari Angela, c. 968. 48 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. ·45; FELICI, La santa, pp. 51-52 .

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La chiesa della Colonnella e p. Michelangelo

In questi anni Angela iniziò a frequentare il santuario mariano della Colonnella. Questo piccolo tempio, situato sulla via Flaminia appena fuori dalla città di Rimini, venne eretto nel 1506-1507 e conserva tuttora una immagine miracolosa di Maria SS.ma, che in origine era posta accanto a una piccola colonna, probabilmente La prima pietra miliare romana che si incontrava uscendo dalla città, da cui il nome di Colonnella. Dal 1817 La chiesa era officiata dai Cappuccini che vi si erano stabiliti dopo L'allontanamento dei Terziari regolari di san Francesco messo in atto dai francesi nel 1797. Questo Luogo di preghiera avrà in seguito molta importanza nella vita di Angela: è qui che fonderà La prima comunità religiosa ed è qui che terminerà La sua vita terrena e avrà La prima sepoltura49

.

In questa chiesa La giovane Angela frequentò un sacerdote che sarebbe divenuto suo consigliere e direttore spirituale per oltre un trentennio, padre Michelangelo da Riminis0

.

"Uomo senza dolo e senza fallacia, perfetto osservatore della regola, degno ministro del santuario, sincero amatore de' suoi fratelli, padre di rara mitezza e sollecitudine, innocente nei costumi, aveva acume d'intelletto, forza d'ingegno, sano squisito criterio, prudenza non smentita giammai"s1

. Queste doti Lo resero L'uomo giusto per La giovane Angela, che era tesa alla ricerca della volontà di Dio; egli ne divenne il saggio e dotto consigliere. Con il suo occhio scrutatore si avvide del tesoro di virtù che possedeva questa giovane e seppe guidarla con mano ferma nel suo cammino di fede. Padre Michelangelo fu superiore del convento cappuccino della Colonnella negli anni 1831-33 e 1841-47s2

• Già amico della famiglia Molari sin dalla sua prima permanenza a Rimini, nelle sue memorie accenna a episodi dell'infanzia di Angela della quale, si dice, favorì La prima comunione anticipata all'età di nove anni . Fu all'inizio del secondo periodo della sua direzione del convento che egli si assunse La guida spirituale di Angela. Con L'aiuto di questo maestro di spirito, La Serva di Dio, ancora Lontana dal poter realizzare La sua totale consacrazione al Signore in una congregazione religiosa, si aprì al carisma francescano e maturò L'idea di aderire al Terz'ordine. Nel contempo si andava affinando nello spirito mettendo a fuoco La propria vocazione e preparandosi ai doni straordinari che il Signore stava per riservarle.

49 Sulla chiesa si veda A. TU RCHIN I, La chiesa della Colonnella a Rimini. Storia arte pietà, 1506-2006, Cesena 2006. 50 Padre Michelangelo (al secolo Giuseppe Frioli) era nato a Rimini il 24 sett. 1803 da famiglia benestante; entrato ne l convento dei cappuccini di Cesena nel 1821, e ra stato ordinato sacerdote nel 1826. Era un uomo che coniugava La pie tà, L'auste rità di vita e La fortezza d'animo con una profonda cultura, un acuto spirito di discernimento spirituale e una buona a ttitudine al governo. Pe r questo i confratelli de lla neo costituita provincia cappuccina di Bologna Lo vo llero docente di teologia morale, maestro dei novizi, superiore di conve nti e infine, dal 1837. nonostante La giovane età, mini stro provinciale, carica ne lla quale fu in seguito confermato più volte. Su di Lui si ve da G. INGEGNERI, Michelangelo da Rimini, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 7 4. Roma 2010, pp. 142-43. 51 FELICI, La santa, p. 57. 52 INGEGNERI, Michelangelo da Rimini, p. 143.

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Le stimmate

Domenica 28 gen. 1844 Angela si recò nella chiesa della Colonnella con un'amica di Cesena, Maria Cecchini. Mentre era assorta in preghiera dopo essersi confessata da p. Michelangelo, come faceva regolarmente da almeno un anno, venne assalita da un violento malessere e per questo fu portata nella sagrestia dove ebbe pronta assistenza dal medico Luigi Frioli e dal chirurgo Righini, nel frattempo accorsi. Entrambi giudicarono gravissime le sue condizioni di salute. Fu dunque ricoverata nella vicina casa colonica Frisoni, dove il giorno seguente padre Leonardo da Forlì le portò il viatico. Non appena lo ebbe ricevuto, come attesta il racconto di padre Michelangelo, Angela "fu rapita in estasi e vi perdurò per quasi tre quarti d'ora, assumendo nel frattempo un aspetto angelico ed il suo volto apparendo infuocato a guisa di una fornace ardente". L'aggravarsi delle sue condizioni fecero sì che le fosse amministrata nottetempo l'estrema unzione. Il giorno seguente però iniziò a migliorare e poté essere trasferita nella cascina Mattioli, dove c'era più comodità di spazio per una degenza . Vi rimase fino al19 febbraio, assistita dall'amica Cecchini e da Antonia Sambi, moglie di un marinaio di Rimini, che la portò in carrozza nella sua casa. Qui Angela rimase alcuni mesi 53• La malattia fu accompagnata da fenomeni mistici. Il 2 febbraio in una visione le apparve la Madonna in atto di stenderle sul letto un velo, come quello che ella stessa indossava. Il padre Michelangelo, che in quel momento le era vicino, la vide raccolta in preghiera e la udì pronunciare "O mondo, o mondo! Quante anime vanno perdute! Iddio vorrebbe tirarle a sé con la sua grazia, ma esse non vogliono andare da lui ... Oh quel sangue! Quelle infedeltà!" . Dileguata la visione, Angela avvertì un forte bruciore ai piedi ed esclamò: "Potessi almeno con questi dolori che provo procurare la salute di qualche anima!" e ne fece cenno alla Sambi che la assisteva amorevolmente e che constatò che i piedi della Molari erano trapassati da una parte all'altra da ferite sanguinanti 54. In seguito Angela confidò al confessore che quelle piaghe dolorose le erano state preannunciate durante la visione e subito si erano aperte. l biografi affermano che le visioni si verificavano con una certa frequenza, sin da quando Angela aveva diciassette anni 55 •

Le stimmate sono segni delle piaghe di Gesù che compaiono

spontaneamente sul corpo di un fedele di grande virtù o di profonda devozione alla passione di Cristo56• Si tratta di un evento non raro nella storia della Chiesa. Si verificano per lo più su mani, piedi e costato, come le ferite della crocifissione ma, come nel caso di Angela, possono aggiungersene altre in relazione alle ferite e alle percosse inferte a Gesù, ad esempio con la flagellazione e la coronazione di spine. Le stimmate sono accompagnate da sanguinamento e da vivo dolore. Possono essere visibili, oppure segnalate dal solo dolore; la loro manifestazione può essere intermittente o continua. Possono essere accompagnate da fenomeni preternaturali o semplicemente misteriosi, quali estasi o chiaroveggenza, che però sono accessori e indipendenti 57. Sono centinaia le persone che presentarono questo fenomeno, primo fra tutti san Francesco d'Assisi: ultimo in ordine cronologico, san Pio da Pietrelcina58• L'atteggiamento della Chiesa in relazione a questo fenomeno è sempre stato di grande prudenza59. Dal punto di vista medico le stimmate come manifestazioni naturali non sono mai state né osservate né spontaneamente ottenute; al contrario quelle che appaiono nei mistici e con la pienezza dei loro caratteri distintivi, sfuggono, per le loro note estrinseche e intrinseche, alle leggi che regolano la fisiopatologia; ad esempio non si infettano mai e non possono cicatrizzarsi con i metodi usuali60 e vanno quindi considerate come fenomeni di ordine preternaturale61.

Nel 1845, nonostante il riserbo di Angela, del suo confessore e dei suoi famigliari, si sparse la notizia delle stimmate. Le voci si andarono moltiplicando e, passando di bocca in bocca tra favorevoli e increduli, giunsero all'orecchio delle autorità ecclesiastiche. Rimini era da pochi mesi governata da un nuovo vescovo, mons. Salvatore Leziroli62 • Egli prese in seria considerazione questo fenomeno e lo seguì sempre con estrema attenzione. Anzitutto volle accertarsi della veridicità del fatto. Nominò pertanto una commissione di medici e teologi di sua fiducia, incaricata di esaminare il fenomeno. Il 2 settembre di quell'anno si recarono nella cascina Mattioli due medici, il dottor Remigio Paglierani che da due anni era il medico curante della Molari, e il chirurgo Felice Lancellotti, che godeva di chiara fama, essendo stato chirurgo maggiore nell'esercito di

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Napoleone ed era persona non certo proclive ad ammettere il soprannaturale; con loro vi erano il pro-vicario generale mons. Michele Brioli, il cancelliere Raimondo Ceccarelli e due testimoni, don Giuseppe Cavallari segretario del vescovo e un tale Benedetto Pari . Tutti constatarono che sulle mani, sui piedi e sul costato sinistro di Angela vi erano cinque piaghe aperte e sanguinanti. Queste ferite furono bendate e sigillate ad una ad una "ad eliminare ogni sospetto- si legge nel verbale- che qualunque cosa sia per accadere sulle stesse, essere prodotto da causa esterna". Il giorno seguente, le medesime persone ritornarono e constatata l'integrità dei sigilli, li ruppero; tolte le bende, misero in luce le piaghe che si presentarono ai loro occhi ancora aperte, fresche e senza segni di putrefazione. Neppure il sangue sulle bende presentava segni di corruzione, con grande meraviglia soprattutto del dottor Lancellotti. Non solo, anche intorno al capo di Angela i medici notarono "lesioni dell'epidermide, parte longitudinali, parte oblique e trasversali e parte oblique, nate di recente", e di origine non esantematica, che potevano richiamare le trafitture di una corona di spine. Di questo fatto venne steso un processo verbale nel quale si dichiararono veritieri i fenomeni registrati sul corpo di Angela, pur senza entrare nel merito della loro possibile origine soprannaturale63 • In seguito il vescovo, come attestò poi il suo segretario don Cavallari, si recò più volte di persona a visitare Angela, "allo scopo di confermarsi sempre più della verità di quanto aveva esaminato in antecedenza"64 .

Da questo momento il vescovo Leziroli non distolse la sua attenzione da Angela e la fece sorvegliare da persone di sua fiducia. Anzitutto dal suo segretario, il quale affermò di aver visto le stimmate una trentina di volte. Vedremo poi come, in assenza del p. Michelangelo, egli volle che Angela fosse seguita da sacerdoti o religiosi, in modo che le manifestazioni che ella presentava fossero attentamente osservate e debitamente registrate. Incontreremo nel corso della nostra narrazione le persone che ebbero questo incarico: fra Carmelo Calogero Murano, il canonico Zangari, l'arciprete Francesco Alessandrini, il già ricordato m o ns. Teloni e il gesuita p. Manfredini. Il vescovo si affrettò anche a tenere informato il papa che aveva constatato di persona il fenomeno. Infatti già il 28 gen. 1847 per incarico

del vescovo era stata consegnata a Pio IX una relazione sulle stimmate e su alcune rivelazioni e visioni avute dalla Molari65 •

A conferma del diretto e continuo interessamento del papa, per espresso ordine di Pio IX, nel 1850 mentre Angela si trovava a Roma venne condotto un secondo processo sulle stimmate. Ne fu incaricato mons. Felice Cantimorri, vescovo di Bagnorea66,

insieme ad altri vescovi. Attestò suor Maria Teresa dei Sacri Cuori: "In tutti gli anni in tempo di quaresima le ho veduto la rinnovazione delle stimmate nelle mani, poi lividure, gonfiore e graffiature nella testa. L'ho poi anche veduta più volte in stato di crocifissione ed ho sentito lo scricchiolio delle ossa, lamenti amorosi, parole latine che ora non ricordo ecc."67 •

Analoga testimonianza rilasciò suor lmelde, che fu per molti anni compagna di Angela alla Colonnella. Tra gli altri testimoni oculari che misero per iscritto la loro esperienza, ricordiamo la marchesa Paolina Malvezzi Campeggi di Bologna con la sorella Marianna68

, il canonico Mariano Giammarchi di Pesaro69, la sig. Antonia Casalboni che vide anche il segno della legatura delle funi con le quali il Signore fu catturato, e la sig. Carolina Adorni ved. Botti70•

È attestata anche l'esistenza di reliquie del sangue che fuoriusciva dalle ferite. P. Venanzio conservava un fazzoletto bianco tinto di macchie di sangue tratte dalle piaghe delle mani e dei piedi della Molari, proveniente dall'arciprete di Carreggiano, in diocesi di Rimini, dove la serva di Dio aveva soggiornato per qualche tempo. Padre Venanzio venne in possesso della reliquia nel 1888 e osservava che le macchie presenti sul panno "dopo 40 anni hanno preso un colore giallognolo, però si conosce assai bene che sono macchie di sangue"71.

Angela, dal canto suo, faceva di tutto per tenere nascoste quelle ferite; pur senza chiedere a Dio di esserne liberata, lo pregava di occultarle agli occhi degli altri e quando si accorgeva della curiosità di chi la avvicinava, era ben attenta a non accontentarla72 • Di venerdì, anzi, non riceveva persona perché soprattutto in tal giorno le ferite le si aprivano rendendosi manifeste 73 •

l fenomeni, come si è accennato, pare fossero più frequenti

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all'inizio, rendendosi poi discontinui nel tempo e manifestandosi con notevole varietà74• Scrisse suor Agnese: "Sui primi anni tutti i giorni della settimana si vedeva qualche cosa, cioè un giorno aveva La coronazione di spine e si vedeva il sangue venire dalla fronte; un altro giorno aveva La Legatura; un altro giorno La stiratura; un altro giorno i flagelli, ecc. ecc. Ma poi si sa che pregò tanto il Signore per ottenere La grazia di tenere nascoste tutte queste cose. Infatti ottenne quello che desiderava perché di giorno non si vedeva più niente ed aveva tutto di notte. Ogni anno si rinnovavano Le sacre stimmate e per quanto Le tenesse nascoste, si conoscevano nullameno dal modo onde teneva Le mani. Se stava in Letto teneva il corsetto e si copriva Le mani fino alle dita; se era alzata teneva giù bene Le maniche della tonaca. Perciò non si vedeva nulla"7 5

.

IL dono delle stimmate non Liberò Angela dai frequenti assalti del diavolo, che La tormentava con sentimenti di ribellione a Dio, rifiuto dei sac ramenti, istigazione al suicidio, insinuazioni di malizia nel suo rapporto con il confessore. Ma Ange la restava salda nella sua fede, e in una visione fu confortata da Ma ria che non Le sarebbe mai mancata La divina assistenza76

53 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 51-53; FELICI, La santa, pp. 58-59; MASETTI ZAN NINI, La prova, pp. 34-35. 54 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 54. 55 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 54. dove riferisce che tali fenomeni sono supporta ti dalla "testimonianza di alcune persone degne di fede". 56 l. AUMANN, Stimmate, in Dizionario di mistica, Città del Vaticano 1998, p. 1179. 57 G. STANO, Stimmate, in Enciclopedia cattolica, vol. )( 1, Città del Vaticano 1953. cc. 1342-45. 58 Si veda l'ampio studio di A. IMBERT-GOURBEYRE, La stigmatisation, Paris 1894, ri ed. Grenoble 1996, che parla anche di Angela alle pp. 531-32. 59 Essa si è ripetuta mente pronunziata sulla sopra nnatu ralità delle stimmate di san Francesco, ma negli altri casi non c'è stato mai un giudizio esp licito; nel caso di sa nta Gemma Galga ni la cui stimmatizzazione avvenne nel1899. la Chiesa ha detto espressa mente di non esprimere alcun giudizio; cfr. G. STANO, Stimmate, c. 1344. 60 AUMANN, Stimmate, p. 1179. 61 A. ALLINEV, Stimmate. Studio medico, in Enciclopedia cattolico, vol. )(1, Città del Vati ca no 1953, cc. 1345-47. 6' Nato a Imola nel1800, ordinato prete nel1822, aveva retto la diocesi del Montefeltro dal 1842 al gennaio 1845. Morì a Rimini nel 1860. 63 Venanzio da Lagosanto non ha visto il verbale del processo (Vita, p. 68, n. 2), che invece poté leggere il Felici, il quale ne cita alcuni passi (La santa, pp. 71-72). "" VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 69. 6' MASETTI ZANNIN I, La prova, p. 42. 66 Cappuccino, al seco lo Luigi (1811-1870), nativo di Russi (RA), vescovo dal1846, nel 18SL, tras lato a Parma. Su di lui A. ALBERTAZZI, Cantimorri Felice, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 18, Roma 1975. pp. 290-92. 67 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 70. 68 Una sua lettera è pubblicata integra lmente da MASETTI ZANNINI, La prova, p. 100; in essa, oltre alle stimmate osservate dalle due sorelle nelle mani di Angela, vengono ricordate le estasi da lei avute in casa loro e "grazie specialissime" ottenute dalle "sue fervo rose preghiere". 69 Canonico della cattedrale, direttore del Terz'ordine, morto nel1904. 70 Elenco e sunto delle testimonianze in VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 69-72. 71 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 72-73 e nota l. 72 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 74. 73 MASETTI ZANNIN I, La prova, p. 105. "' Oltre ai venerdì, si aprivano in alcune so lennità; a puro tito lo di esempio, il 2 feb. 1847 - in quell'occasione venne visi tata da un medico il cu i responso f u inviato alla Curia- e poi, senza regolarità, un venerdì santo e una prima domenica di avvento (cfr. lettera del p. Michelangelo a fra Carmelo, 6 feb . 1847); ancora varie volte nel corso dell'anno (lettera del14 dic. ). Le ferite alle mani impedivano ad Angela di scrivere (lettera dell'l set. 1849). 75 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 73-7 4. 76 MASETTI ZANN INI, La prova, p. 36.

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Il Ritiro della Colonnella

Le stimmate e la salute malferma non modificarono la vita abituale di Angela né affievolirono la sua ricerca di una donazione piena a Dio attraverso qualche forma di vita religiosa verso la quale si sentiva intimamente portata. Nel gennaio 1844 Angela e la mamma Michelina chiusero la scuola per bambini e andarono a stabilirsi. insieme all'amica Antonia Sambi, nella cascina Mattioli, la stessa dove l'anno antecedente Angela era stata ricoverata per la sua improvvisa infermità. Il proprietario di questo stabile, il conte Giovanni Mattioli, divenuto poi cappuccino con il nome di padre Bonaventura77,

aveva loro concesso quattro stanze con accesso, mediante un andito, alla chiesetta prospiciente la strada. Nasceva così il "Ritiro della Colonnella", il primo tentativo di dare vita a una stabile comunità religiosa. Si trattava per allora solo di una piccola comunità di tre donne dedite al raccoglimento e alla contemplazione, che vivevano in uno stato di estrema povertà, alla quale sopperiva la carità quotidiana dei cappuccini del vicino convento. Non mancarono le prove. Una calunnia fu spa rsa intorno ai rapporti tra Angela e un signore agiato che andava frequentemente a trovarla; fu poi chiarito dal vescovo in persona che questo era un benefattore che andava alla cascina Mattioli solo per elargire aiuti economici alla piccola comu nità . Anche dagli appunti lasciati da p. Michelange lo si ha notizia di calunnie sulla virtù di Angela la quale, interpe llata da lui stesso, ebbe candidamente a confessare di non conoscere neppure il significato del termine "fornicare" 78•

Non passò un anno e la comunità si arricchì di un nuovo a rrivo, quello di Caterina Giulietti. Era questa una giovane di Misano, non lontano da Rimini. "Figlia unica, era rimasta orfana di madre fin dall'età di cinque anni . Benché il babbo e i suoi due zii coi quali conviveva 79 la lasciassero molto libera pe rché molto occupati nei loro affari, e ra cresciuta docile, timorata di Dio e castigata nei costumi come si addice a una fanciulla cristiana. A diciannove anni un giovane dabbene le aveva manifestato il suo amore e Caterina aveva acconsentito col debito consenso del babbo e degli zii" . Ma sull'onestà di questa giovane iniziarono a circolare terribili calunnie. l famigliari di Caterina presta rono fede a queste dicerie, anziché vagliarne la veridici tà e appurarne

la provenienza. Il matrimonio andò così a monte. Caterina, per la quale erano improvvisamente crollati i sogni e le speranze di un futuro, incontrò, poco tempo dopo, Angela e Le confidò le sue pene. Ne ebbe parole di consolazione con la raccomandazione di tutto affidare alle mani provvidenziali di Dio e di compiere due novene, una allo Spirito Santo consolatore, l'altra a Maria consolatrice degli afflitti. Caterina seguì il consiglio e per meglio metterlo in pratica decise di confessarsi . Andò dunque a Scacciano dal p. Michelangelo e con stupore, si sentì consigliare da lui le stesse due novene che Angela le aveva raccomandato. In seguito a questo episodio la Giulietti, terminate le due pratiche di pietà, decise di consacrarsi al Signore e di unirsi ad Angela nel Ritiro della Colonnella. l suoi famigliari, deposto ogni livore verso di lei, alla fine accettarono e approvarono il suo ingresso nella comunità. Il 15 ottobre 1845 Caterina andò dunque da Angela e le disse: "Mi metto nelle vostre mani . Fate di me quello che volete". Angela, sfiorandole la fronte, le rispose: "Non ho bisogno che di queste due dita", alludendo alla sua 35 volontà . Caterina replicò prontamente: "Vi cedo la mia volontà interamente". "E mantenne la promessa, poiché nei cinque o sei anni che visse con la Molari e sotto la direzione di lei, raggiunse un alto grado di perfezione e morì poi in concetto di santità80;

mentre il padre e gli zii, quando era ancor viva per sovvenire alle sue necessità e dopo la sua morte per onorarne la memoria, divennero benefattori di Angela e del suo istituto, sollevandola da molte preoccupazioni e rendendole meno scarsa la razione del pane quotidiano"81

• Così Angela poté dedicarsi con maggior serenità ai suoi santi progetti.

77 Dati biografici in A. MAGGIOLI, l Frati minori cappuccini della provincia di Bologna. Necrologio, Il, Bologna 1994, p. 946. 78 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 93-94. 79 FELICI, La santa, p. 68. Il papà si chiamava Giuseppe, i due zii che restarono sempre celibi, erano Alessandro e Andrea (cfr. E. BARTOLINI, Lettera di un'amica della signora Angiola Molari, Rimini 1888, p. 8; è riprodotta in MASETTI ZANN INI, La prova, pp. 149-57). 80 Nel settembre 1851 (VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 101). 81 FELICI, La santa, p. 70.

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Il primo incontro con Pio IX

Nel 1846 La voce che Angela portava Le stimmate giunse anche agli orecchi del cardinale Giovanni Maria Mastai Ferretti, che reggeva La vicina diocesi di Imola. Colpito dalla notizia, egli desiderò incontrare Angela, spinto non tanto dalla curiosità, quanto dal desiderio di conoscere un'anima alla quale il Signore aveva mostrato così singolare privilegio. L'incontro avvenne mentre il cardinale si recava verso Roma dove era stato indetto il conclave per L'elezione del successore di papa Gregorio ><VI, defunto L'l giugno 1846. IL card. Mastai nel suo viaggio sostò a Rimini, in episcopio. Ripartendo alla volta della capitale, passò davanti alla Colonnella che era sulla strada per Roma ed entrò a parlare con Angela. Da questa ebbe la profezia che egli sarebbe stato eletto sommo pontefice. La profezia si avverò puntualmente il successivo 16 giugno, dopo un brevissimo conclave di soli due giorni. L'episodio fu attestato pubblicamente dal vescovo di Rimini che ne era stato testimone. Pio l){ mantenne con Angela un rapporto affettuoso

:l!J che si manifestò in molti incontri personali a Roma.

Il Bambino prodigioso

Un pio religioso aveva donato ad Angela una piccola statua di Gesù Bambino in cera, confezionata dalle monache di Faenza. IL 25 giu. 1846 La Molari, tormentata da dolori che non Le davano requie, fu costretta a Letto. Verso mezzogiorno, mentre si trovava sola nella stanza, volgendo Lo sguardo verso La statuetta, si accorse che questa muoveva in avanti il piede destro, quasi a compiere un passo verso di Lei, e restando poi ferma in questa nuova posizione. AL grido di Angela accorse La Sambi La quale pure notò il cambiamento di posizione della statua di Gesù Bambino, che si venera ancor oggi nel coro della chiesa in Santarcangelo. Anche La notizia di questo fenomeno si sparse tra La gente, come quella delle stimmate.

Pellegrinaggio a Loreto e Assisi

Nell'autunno del 1846 Angela poté realizzare il desiderio di visitare La tomba di san Francesco. Possiamo ben comprendere il suo anelito a recarsi nei Luoghi del santo del quale era figlia spirituale e che aveva ricevuto dal Signore Lo stesso suo dono delle stigmate. L'occasione nacque dall'arrivo a Rimini di fra Carmelo del SS. Sacramento, eremita siciliano, al secolo Calogero Murano82

• Egli, che già conosceva sia Angela che p. Michelangelo83, si incontrò con Angela il giorno 13 settembre. Fra Carmelo espresse ad Angela La sua intenzione di recarsi a Roma dove era atteso per incarichi a Lui affidati dalla sua congregazione e Angela gli manifestò il desiderio di visitare Loreto. IL Murano ritardò pertanto La sua partenza e nel frattempo chiese a p. Michelangelo e al vescovo di Rimini il permesso di condurre con sé Angela. IL vescovo Leziroli nominò fra Carmelo guida spirituale del gruppo ma in particolare di Angela, anche per vigilare su tutte Le manifestazioni mistiche che ella da tempo presentava84• Con La Molari partì una piccola comitiva formata da Antonia Sambi, Caterina Giulietti e dallo zio di questa Andrea, uomo timorato di Dio- come Lo definì il Murano nel suo diario -che si assunse L'onere delle spese del viaggio. Michelina, La mamma di Angela, non poté partecipare a questo pellegrinaggio a causa delle sue precarie condizioni di salute. IL viaggio iniziò L'8 di ottobre. La comitiva visitò il santuario di Loreto, dopo di che, di propria volontà, decise di raggiungere anche Assisi85 • E da qui fu spinta a dirigersi verso Roma. Angela era combattuta tra il desiderio di vedere La Città eterna e quello di non trasgredire il permesso del suo vescovo che aveva stabilito che il viaggio fosse più Limitato. Temeva anche che p. Michelangelo non approvasse il prolungamento a Roma del suo viaggio e scrivendogli gli chiedeva: "Come intese La notizia di questa nostra gita? Che effetto in Lei produsse, consolazione o dispiacenza? lo sono contenta e il mio spirito è quieto, poiché credo che sia stata volontà di Dio. Lei ben sa come il Signore dispose per far cambiare il già stabilito pensiero di ritornare a Rimini dopo di avere visitato i santuari di Assisi. Oltre La cognizione che io ebbi86, Monsignor Vicario di detto Luogo, dopo di averci istantemente pregati di fare questa gita, disse che teneva per cosa certa che era volontà di Dio, aggiungendo che egli avrebbe pensato per il viaggio, come in

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fatto fece, poiché prima di partire ci diede 30 scudi e disse che da Roma avessimo scritto quanto di più ci occorreva, che subito egli avrebbe spedito il danaro"87.

8' Questo personaggio non ha mai avuto adeguata attenzione da parte dei biografi di Angela. Calogero Murano era nato a Caltanissetta nel1810. Avvertita la vocazione religiosa, si era ritirato nell'eremo di S. Corrado, presso Noto, dove numerosi eremiti laici vivevano secondo la severa regola di S. Pacomio. Ne l1843 fu inviato, come procuratore della sua congregazione, a Napoli per affari inerenti agli eremi della Sicilia . A Napoli conobbe san Gaetano Erri co, che stava per fondare la Congregazione dei 55. Cuori di Gesù e di Maria e lo scelse come suo direttore spirituale. Nel maggio 1846 egli era a Roma con l'Errico che presentò alla principessa Wolkonsky, della quale parleremo in seguito. Errico e Murano erano a Roma per ottenere l'approvazione pontificia della Congregazione dei Sacri Cuori ma la morte di Gregorio ><VIli costrinse a restarvi fin dopo l'elezione di Pio 1)(, che nel settembre approvò la regola . Dopo di che fra Carmelo parti per Firenze e poi raggiunse Rimini dove incontrò Angela . Le lettere che l'Erri co scrive in questo periodo al Murano ci permettono di seguire i movimenti di questo, che ci portano anche ad Angela oltre che a una cerchia di anime devote, pe nitenti, munite di particolari doni spirituali che ruotava intorno alla principessa romana . Lo stesso Carmelo praticava digiuni, penitenze e persino l'autoflagellazione a sangue. Dal carteggio con l'Erri co e mergerà, come vedremo, qualche accenno alla nostra Angela . 83 Cosi risulta da una lettera di p. Michelangelo del13 ag. 1846. 84 MASETTI ZANN INI, La prova, p. 37. 8 ' Scriveva infatti p. Michelangelo a fra Carmelo in data 16 ottobre: "Già presentiva che sarei stato burlato con prolungare il viaggio sino ad Assisi; buon pro' sia loro ed io starò qua attende ndo il ritorno. La colpa è del nostro fra Carmelo che dall'eremo è venuto a Rimini per esercitare nella negazione della propria volontà fr. Miche l Angelo". 86 Secondo le annotazioni di fra Carmelo, mentre Angela era in visita all'Eremo delle Carceri, il Signore le comunicò interiormente questo comando con le parole: "lo mi sono servito di te per l'opera mia, voglio che in compagnia degli altri prosegui per Roma". 87 Lettera della Molari a p. Michelangelo, Roma, 26 ott. 1846.

A Homa. La principessa Wolkonsky

ll19 ottobre il gruppo lasciò dunque Assisi e la sera del22 giunse a Roma, in piazza del Popolo, da dove raggiunse la dimora della principessa Zenaide Wolkonsky in via degli Avignonesi, nella quale fu ospitato per venti giorni. La principessa88 dopo una vita assai movimentata e brillante a Pietroburgo e a Parigi. si era stabilita a Roma dove era approdata al cattolicesimo e aveva aperto un salotto culturale assai frequentato. Dopo la morte del marito (1844), aveva lasciato ogni mondanità e intrapreso una intensa attività caritativa, espressione di una vita illuminata e rinnovata dalla fede. Viveva assai semplicemente, con la sorella malata, e deposti gli sfarzi di un passato fastoso e brillante, vestiva un logoro abito nero, come una penitente, anche quando percorreva a piedi le vie della città. Dopo essere stata circondata da eminenti personaggi soprattutto russi che passavano da Roma e frequentavano il suo salotto, aveva preferito stabilire una fitta rete di rapporti con uno stuolo di anime sante89 e di persone bisognose di aiuto. Quando Angela e i suoi compagni di viaggio furono suoi ospiti, la Wolkonsky stava aiutando santa Maria De Mattias a fondare a Roma una casa per le Adoratrici del Preziosissimo Sangue, alle quali l'anno successivo avrebbe ceduto parte della propria dimora. "Non è povero di significato e non fa meraviglia che nel 1846, quando si trovava già in entusiasmo per l'opera della De Mattias, la principessa benefattrice accogliesse con tanto entusiasmo la Molari ed a lei si legasse di devota, affettuosa e profonda amicizia. Anche la riminese si sentiva chiamata ad un arduo compito e, forse, in quel primo incontro, avrà manifestato quella che fin d'allora formava l'aspirazione della sua vita: gettare le basi, come santa Chiara, della quale si sentiva e riconosceva discepola, di un rinnovamento femminile di cui sarebbe stata la madre spirituale e la fondatrice"9°. La principessa possedeva anche una villa nei pressi della basilica di S. Giovanni in Laterano. È uso che il papa, dopo essere stato eletto, si rechi a prendere possesso, come vescovo di Roma, della sua cattedrale, che è appunto la basilica lateranense. Pio IX scelse per questa cerimonia la data del 9 novembre, anniversario della dedicazione della basilica stessa. Con tutta probabilità Angela poté assistere a questo rito senza

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Rapporti con Pio IX

Non vi fu volta che ella fosse a Roma e non venisse ricevuta dal papa. Si è già detto del primo incontro di Angela con il cardinal Ma stai Ferretti, avvenuto pochi giorni prima della sua elezione a papa. Pio l}( ricordò sempre Angela e nei frequenti suoi incontri con lei la trattò sempre con confidenza e amabilità. Quasi tutte le volte che Angela si portò a Roma, fu sempre da lui accolta paternamente. Suor Agnese del Verbo Incarnato, testimone oculare di alcuni di questi incontri, li narrò a voce e per lettera al biografo che li riferisce. Il 6 agosto 1865, a Castelgandolfo, Angela emise nelle mani di papa Pio l}( la professione perpetua Questo atto "equivaleva ad una tacita approvazione dell'Istituto delle Figlie dell'l m macolata" 147 •

Nell'ottobre 1873, avendo Angela ottenuta l'udienza pontificia, mentre stava ad aspettare nella sala del Concistoro, disse a suor Agnese: "Appena avuta la benedizione del Santo Padre ritiratevi perché ho bisogno di parlare da sola con lui di alcuni affari. lo stessa vi darò il segno per ritirarvi". Venuto il momento dell'udienza, entrarono tutte e due. Ricevuta la benedizione, Angelina diede alla compagna il segno convenuto, ma Pio D<, che se ne era accorto, disse a suor Agnese: "State qui anche voi, che ci farete da interprete". Si misero a ridere. In quel colloquio Angela parlò di cose che riguardavano la sua comunità e di altre opere da lei eseguite. Il Pontefice approvò tutto quello che la Molari gli disse, come pure tutto ciò che aveva operato, e benedicendola insieme alla compagna le congedò. Nell'ottobre dell'anno susseguente, essendole stata concessa un'altra udienza, ancora con suor Agnese, mentre aspettava nell'anticamera, il papa uscì accompagnato da alcuni cardinali e vescovi e andando incontro alle due donne pronunciò per ben due volte: "Santarcangelo benedetto!". Giunto a loro vicino, in tono scherzevole "O guarda - disse - come siete vestite; mi sembrate mezzo salesiane". Al che Angela rispose: "Santo Padre, andiamo vestite così per non farci riconoscere come religiose; essendo il nostro santo abito di lana bianca con scapolare celeste, non crediamo conveniente portarlo addosso viaggiando, per non ricevere qualche insulto". Il Santo Padre approvò questo modo di comportarsi di Angela nei viaggi,

perché dettato da saggia prudenza. Dopo di che chiese la Molari al papa: "Santo Padre, quando potremo venire a Roma col santo abito indosso?". Alludeva al ripristino del suo governo nelle Romagne. Pio l}( alzando gli occhi al cielo: "Figlia mia -rispose- non lo so"; poi le chiese: "Come va a Santarcangelo?". E Angelina: "Santità, tutto il mondo è paese e anche da noi c'è la della cattiveria". Allora il pontefice, prendendo un tono di voce sdegnato: "E quel che è peggio- disse- non vogliono che si facciano le funzioni!". Indi, ripresa la sua abituale calma: "Vedete- soggiunse- io porto il bastone; a volte mi verrebbe voglia di darlo sulla testa a qualcuno; ma non lo faccio, sapete". E così dicendo le congedò dopo essersi intrattenuto con esse per ben 14 minuti, quanti ne contò il cardinale Asquini che era presente, e lo volle loro precisare dopo che il Santo Padre si fu allontanato, rivolgendo loro quasi un dolce rimprovero: "Adesso sarete contente - disse - sarete ben contente adesso". Si noti che il cardinale Asquini conosceva assai bene la Molari e ne aveva una stima grandissima. In una successiva udienza la Molari domandò al papa una benedizione per la comunità e specialmente per una convittrice la quale, le era stato scritto da Rimini, versava in estremo pericolo di vita. Pio 1>(. alzando gli occhi al cielo: "Sì - disse- il Signore la benedica; le dia pazienza e rassegnazione e poi se la porti in paradiso". L'inferma si riebbe e visse altri sei anni, ma piena d'incomodi che sopportò con vera pazienza e rassegnazione. Questo è pure attestato da suor Agnese del Verbo Incarnato, presente anche quella volta all'udienza pontificia. La stessa suora narra anche il seguente colloquio avuto in sua presenza dalla Molari col papa in altra udienza privata. Le domandò il Sommo pontefice quante figliuole spirituali avesse. Angela rispose che erano circa una trentina. "E' una bella famiglia", soggiunse Pio 1><. Avendo poi la Molari implorata per mezzo di esso una benedizione della divina Provvidenza per la comunità: "Avete forse bisogno di qualche bajocco, figlia mia?", replicò il papa. E la Molari: "Santità, sono in viaggio per questo". Chiese allora il Santo Padre dove abitassero e saputolo, disse: "Date il vostro indirizzo al maestro di camera". Alcuni giorni dopo mons. Sacrista portava alla Molari da parte del papa una grossa somma di danaro.

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Un'altra volta, dovendo Angelina portarsi a Roma, aveva avuto il pensiero di raccogliere una offerta per l'obolo di S. Pietro. Giunta che fu e presentato al pontefice il suo obolo, questi lo accettò molto volentieri ma poi rivolto all'oblatrice: "O poveretta - disse - avete tanto bisogno voi e raccogliete per me? A voi, tenete". E le restituì la somma offertagli148 .

Con altri doni il papa volle dimostrare la propria benevolenza ad Angela e alla sua comunità: tre calici da messa, un paramento completo da altare, uno zucchetto e una pantofola da lui indossatil49 •

14 7 Così afferma LUIGI DA GATTEO (Suor Maria Maddalena, p. 54), che situa però al 1861 la data dell 'evento. 148 Gli episodi sono riferiti da VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 171-76. 14• FELICI, La santa, p. 81.

Di nuovo in viaggio

Molti altri furono i viaggi compiuti da Angela dopo l'ingresso in monastero, tutti con lo scopo precipuo di procurasi i mezzi con cui sostenere la sua comunità che era poverissima. Anche le consorelle, che divennero una trentina, provenivano da famiglie povere. Si recò inoltre tre volte a Firenze, due a Torino, una a Genova {dal marchese Durazzo), tre volte anche a Cremona {ospite degli Stanga150 e dei conti Mocenigo 1s1 ) e tre a Milano {presso i conti Caracciolo). Moltissime volte a Piacenza e ancor di più a Parma. Più volte anche ad Assisi e a Modena, e ancora a Fermo {dai conti Ferretti, con un invito a pranzo dal cardinale De Angelis), Loreto, Ancona, Pesaro, Cesena, Forlì, Faenza {dai conti Cavina152 ) e Imola {ospite dei conti Ginnasi's3 ) e soprattutto Bologna dove la nobile e pia famiglia dei marchesi Malvezzi Campeggi l'accoglieva sempre come messaggera del Signore154•

È bene ricordare che per questi viaggi Angela chiedeva e otteneva il permesso del vescovo o del suo legittimo vicario. Ne trascriviamo uno, a testimonianza della considerazione nella quale ella era tenuta presso la sua diocesi. Reca la firma e il timbro di mons. Agostino Ceccarelli 155, vicario generale capitolare della diocesi di Rimini in tempo di sede vacante. "Suor Maria Maddalena Molari, fondatrice e superiora delle Figlie dell'Immacolata Concezione in Sant'Arcangelo, non vincolata da clausura pontificia, viaggia in compagnia di una sua consorella, col nostro permesso, e per gravi bisogni del detto suo monastero. Ond'è che di tutto il buon animo la accompagniamo con le presenti lettere testimoniati affinché sia nota la causa legittima del suo viaggio e per raccomandarla, siccome facciamo caldamente, alle legittime autorità per l'opportuna assistenza in caso di bisogno, non che a chi ella crederà nel Signore di presentarsi per l'oggetto, che ben conosciamo, del suo viaggio, potendo noi dare assicurazione che essa per l'esimia sua pietà e per la prudenza ed il senno ond'è dotata, non sarà al certo per abusare del patrocinio o dell'opera di che venisse favorita" 156

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Visitando queste famiglie potenti e amiche, ella faceva loro un gran bene spirituale, che faceva pure a coloro che incontrava durante il viaggio sia in treno che in carrozza. "Ognuno restava ammirato del suo contegno, del suo riserbo e delle sue parole che non mancavano mai di un qualche condimento spirituale. Furonvi di quelli che a lei aprirono totalmente il cuore e le

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manifestarono i più reconditi segreti, pur di avere ad ascoltare i suoi consigli che stimavano come calati dal cielo e dopo i quali si sa che alcuni cercarono di confessarsi. Fra questi vi furono persone di merito. Conosciuto poi il conforto provato dalle parole di Angela, al sopraggiungere di altre afflizioni spirituali a lei rivolgevasi con lettere, domandandole quei consigli e quei conforti che avesse giudicati più adatti a lenire il loro dolore o a tenerli forti in mezzo alle procelle e alle battaglie della vita". Una pia signora che soffriva di cancro al petto ebbe da Angela che era andata a visitarla queste parole: "Dal letto al paradiso". Furono queste parole, che la poveretta ripeté continuamente tra sé e sé a confortarla durante gli ultimi attacchi del male che la portarono a morte. Un giorno incontrò sul treno per Ancona la moglie di un ufficiale che dimorava in quella città. Ella fu colpita dalla sua compostezza e dal suo atteggiamento che ispirava venerazione e senz'altro la invitò ad alloggiare a casa sua, senza conoscere perché viaggiava né dove andasse. E stando in compagnia di lei si persuase delle sue eccezionali virtù. Nel novembre 1865 Angela fu colpita da una grave ulcera perforante, che il medico giudicò mortale. Il male le procurava dolori lancinanti, nessuna cura riusciva a lenirli. La situazione perdurò fino a metà dicembre. Il giorno 16, ottava dell'Immacolata, il medico si recò a visitarla e con sua sorpresa la trovò del tutto risanata. Volle accertarsi con precisione degli eventi e del modo in cui si erano risolti il male e con esso i sintomi. E scoprì che in quello stesso giorno era venuto a trovare Angela un santo prete, certo Luigi Cogrossi il quale le aveva dato la sua benedizione guarendola all'istante157•

150 Sugli Stanga vedi note 115 e 116. 151 Conte Tommaso Mocenigo So ranzo (1829-1924), sposo di Maria Carolina Soresina Vi doni, amica di Angela (vedi nota 226). 152 Cominciò dopo il matrimonio di Carlo Cavina con la marchesa Vittoria Durazzo, nel1838, un momento di notevole splendore per questa famiglia, il cui palazzo era aperto ad ospiti ragguardevoli della città, sia nel campo della vita religiosa che in quello teatrale e letterario. A questo matrimonio seguì quello di Marcello Cavina con la m.sa Brigida Stanga di Cremona (cfr. Famiglie nobili faentine, in http:!/ manfrediana2.racine.ra.itldreilnobili.pdf, consultato 10/08/12), famiglia che fu tra le maggiori benefattrici di Angela. 153 Le contesse Bianca e Lucrezia e i mons. Annibale e Dionisio Ginnasi, del ramo di Imola, furono in relazione epistolare con san Gaspare Del Bufalo degli anni 1813-1837. Un Francesco Ginnasi sposò nel1815 la contessa ravennate Maria Lovatelli dal Corno; dal loro matrimonio nacque Raffaele Ginnasi-Poggiolini (1825-1910), diplomatico al servizio del Papa, cameriere segreto di cappa e spada di Pio D< (già vescovo di Imola) e di Leone )(Ili. "'Cfr. VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 176. 155 Mons. Agostino Ceccarelli (1812-1890), dopo aver ricoperto importanti incarichi nella diocesi, nel1879 si fece cappuccino con il nome di fra Michelangelo da Rimini. 156 FELICI, La santa, p. 154. 157 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 182.

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Regola di vita

Un istituto religioso, per essere ben governato, richiede una regola, che fissa le caratteristiche spirituali della fondazione, quello che con termine moderno definiremmo il carisma. Angela volle adottare la regola di santa Chiara d'Assisi, con le particolari riforme della stessa attuate da santa Coletta di Corbie158• Per questo le Figlie dell'Immacolata Concezione si potrebbero definire Clarisse. Nel1872 le Figlie dell'Immacolata di Santarcangelo vennero ricevute come figlie spirituali dell'Ordine dei Cappuccini dal p. Michelangelo che era nel frattempo .divenuto ministro provinciale della provincia di Bologna dell'Ordine1s9.

Alla regola vera e propria, che si può mutare solo a condizioni molto severe, ogni ordine religioso affianca le costituzioni, che stabiliscono lo svolgimento pratico della vita religiosa, ad esempio: il ritmo della preghiera, la durata della formazione, le cariche di governo ecc. A questo fine Angela "aveva tradotto alla vita pratica della sue religiose avanti ancora che entrassero nel monastero di Santarcangelo; ma costituzioni vere, complete da sottoporsi all'approvazione dell'autorità ecclesiastica non aveva fino a quell'anno scritte di sorta, se si eccettuino alcuni regolamenti riguardanti gli esercizi giornalieri della vita religiosa come orazioni, officio, lettura ecc.". Dal 1869 Angela ricorse spesso per consiglio al gesuita p. Giuseppe Maria Manfredini. Egli predicò nel monastero di Santarcangelo gli esercizi spirituali nella novena di san Francesco del 1869 e del 1871160

• Fu lui a suggerirle la compilazione delle costituzioni per l'istituto in forma più organica e completa. Angela si accinse questo arduo compito, ma per svolgerlo adeguatamente necessitava di un luogo quieto, adatto al raccoglimento. Scelse la Colonnella.

" 8 Coletta Boylet di Corbie (1381-1447) attuò una riforma "contrassegnata da una stretta osservanza della primitiva regola di santa Chiara, specialmente per quanto riguarda la povertà sia individuale sia collettiva, da un tenore di vita austera e penitente nonché dal ruolo tutto particolare attribuito all'officiatura divina nella quale si avverte un certo influsso benedettino" {cfr. MARIANO DA ALATRI, Caletta di Corbie, in Bibliotheca sanctorum, vol. IV, Roma 1964, cc. 76-81). ' 59 Il documento è riprodotto in MASETTI ZANNINI, La prova, p. 172. Le Figlie dell'Immacolata nel1907 con decreto del p. Bernardo de Andermatt, ministro generale dell'Ordine sanno aggregate all'Ordine dei Cappuccini con la partecipazione ai favori del l e Il Ordine. Il vincolo coi Cappuccini diverrà così ancora più saldo {LUIGI DA GATTEO, Suor Maria Maddalena, p. 72; il decreto è riprodotto in MASETTI ZANNINI, La prova, p. 173). 160 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 183.

Il ritorno alla Colonnella

Il 1871 segna il ritorno di Angela a quella che fu culla della sua vita religiosa e della sua congregazione. La pace della Colonnella era propizia alla riflessione e alla elaborazione di quello che sarebbe stato il documento che regolava la vita della sua comunità e ne segnava il carattere distintivo. La vecchia cascina Mattioli, da Angela chiamata "Ritiro", nel 1856 era stata praticamente abbandonata dopo il trasferimento della intera comunità in Santarcangelo. Angela manteneva i diritti da lei acquisiti su quel luogo che però, in assenza delle monache, era stato adibito ad usi agricoli dal proprietario Andrea Giulietti. Questi, su istanza di Angela, aveva lasciato che vi abitassero due pie donne, una Luigia, morta poco tempo dopo esservisi stabilita, e una Angelica che visse fino al 1883 e che può esserne considerata la custode e che vi rimase come inserviente delle monache anche dopo che la Molari vi ritornò161 • Una terza abitante della cascina fu una giovanetta di nome Vincenza Montebelli, da Rimini, che vi morì nel1879. Qui l'aria più salubre e la pace che vi regnava, facilitavano quel raccoglimento che si rendeva necessario per scrivere le costituzioni della congregazione. Qui Angela viveva in compagnia ora di una ora di un'altra consorella, dando preferenza a quelle provate dalle fatiche o dalla malattia e perciò più bisognose di quiete. Saltuariamente tornava a Santarcangelo dove la comunità fioriva, guidata da religiose ben preparate, anche senza la sua presenza continua. Questo periodo di particolare raccoglimento alla Colonnella non fu certamente ozioso. Nella pace del vecchio ritiro, Angela, come afferma il biografo, vigilava, pregava, pativa, lavorava, consigliava. Vigilava sulla piccola comunità della Colonnella; pregava intensamente, com'era sua abitudine, senza dimenticare i bisogni della Chiesa e della società civile e tenendo presenti i suoi benefattori e quanti le avevano chiesto un ricordo particolare; soffriva fisicamente e misticamente per il perdurare di quei fenomeni che si acuivano in certi periodi ed erano accompagnati da intensi dolori; lavorava nei limiti che la sua salute le consentiva; consigliava le numerose persone anche ragguardevoli che la visitavano, le confidavano i loro dubbi e si raccomandavano alle sue preghiere per ottenere grazie spirituali o temporali, che poi attribuivano alla sua

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intercessione; così pure rispondeva alle numerose lettere che riceveva quasi ogni giorno. Eloquente il ritratto che emerge dai ricordi di una sua figliola spirituale: "la vita della Madre in questo Ritiro, per quanto lo permettevano le sue abituali indisposizioni, era quella di una superiora e di una madre che vigila, provvede, corregge, ecc. Stava pur sempre occupata nel lavoro finché ha potuto e gli ultimi suoi lavori sono stati pei poveri, facendo filacce per una donna che aveva un cancro al petto, poi per un povero uomo tormentato da una piaga, e accomodando francobolli usati per darli a persone che li raccoglievano a vantaggio dei fanciulli infedeli. Si occupava inoltre, quando poteva, nel coltivare i fiori per Gesù sacramentato. In tutte poi le sopradette occupazioni diceva sempre, quando era sola, orazioni"162• Ci sono rimasti anche i ricami da lei eseguiti nei momenti di svago o durante i viaggP63 .

' 6 ' VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 156. "' VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 193. "' Alcuni sono riprodotti in MASETTI ZANNINI, La prova, pp. 50-56.

Direttive per la perfezione

Frutto di questo periodo di silenzioso raccoglimento dovevano essere le costituzioni della congregazione: nelle intenzioni della fondatrice, un trattato completo da offrire poi alle consorelle da meditare e da osservare; invece- e non è facile capirne il perché - quel che intendeva scrivere non fu mai da lei palesato se non "a una o due religiose che le furono compagne" e solo "alcune parti principali furono trovate dopo la sua morte"164. Ma quanto scrisse è fondamentale per la vita dell'istituto, e aggiungendovi, come poi fu fatto, ciò che le sue figlie avevano appreso dalla sua viva voce e dal suo esempio, se ne ebbe un 'corpo' organico e una guida sapiente suddiviso in 23 capitoli. Le parti compilate dalla Molari contengono solida dottrina, salutari consigli e riflessioni sottili e profonde. A parte qualche inesattezza o menda lievissima, si direbbero composte da un uomo non meno dotto che santo, bene addentro nelle cose dello spirito e nel discernimento delle coscienze. Questa l'impressione che per primi ne riportarono, esaminandole, il vescovo di Rimini mons. Alessandro Chiaruzzi, che diede incarico a una commissione di rivederle, di completarle per poi sottoporle alla sua approvazione165 •

l capitoli redatti dalla Molari, anche se appena abbozzati, rivelano la sua spiritualità, lo zelo per l'esatta osservanza della regola, l'intima sua convinzione della necessità per un'anima consacrata di abbandonarsi completamente alla volontà di Dio e di esercitare la carità sotto tutte le forme. Il carisma delle Figlie dell'Immacolata Concezione, secondo queste linee direttive, si articola in alcuni filoni principali che sono anche le linee portanti della spiritualità della fondatrice. Sono praticamente le stesse che ella aveva elencato nei Documenti spirituali di una pia giovane secolare ora religiosa claustrale dati del 1842 ad una persona amica per avviarla alla perfezione. Si trattava di una lunga lettera, già data alle stampe in due edizionP66, che si articolava in venti punti. Sarà sufficiente passarli in rassegna e avremo un sunto della concezione che Angela aveva della vita religiosa. Da rilevare che nel 1842, anno al quale risale il documento167

, Angela contava ventuno anni. La padronanza del metodo e la sapienza che ella dimostra di aver acquisito appaiono dunque ancor più meritori e rivelano il cammino spirituale già da lei stessa percorso a quell'epoca.

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1. Desiderare continuamente e sempre più la perfezione, facendo del proprio meglio per crescere ogni giorno in essa.

2. Osservare con molta esattezza i precetti di Dio e della Chiesa.

3. Amare Dio cercando sempre più di avanzare nel suo amore.

4. Cercare, in tutte le cose, sempre e unicamente la gloria di Dio.

S. Compiere sempre volentieri la volontà di Dio in ogni circostanza.

6. Persuadersi che non si può far nulla di bene senza la grazia di Dio.

7. Avere grande confidenza in Dio.

8. Avere sempre nella mente Dio, procurando di stare continuamente alla sua presenza.

9. Aver a cuore più di ogni altra cosa l'obbedienza, pronta e cieca.

10. Fondarsi bene nell'umiltà, fondamento di tutta la perfezione.

11. Esercitarsi nelle virtù consone al proprio stato.

12. Fare ogni giorno l'orazione mentale.

13. Mortificare continuamente la propria volontà.

14. Frequentare i sacramenti, che sono i mezzi precipui per arrivare alla perfezione.

15. Osservare per quanto è possibile il silenzio.

16. Amare il prossimo; a proporzione che si ama questo si ama Dio.

17. Vivere distaccati da ogni cosa temporale e specialmente da se stessi.

18. Essere devoti alla passione di Gesù, meditarla spesso e portare sempre con sé il crocifisso.

19. Essere devoti a Maria, specialmente imitandola nelle virtù.

20. Avere in tutte le cose purezza di intenzione, ossia cercare in tutto unicamente Dio, esaminandosi una volta al giorno se qualcosa sia stato fatto per altro fine .

Questo "manifesto spirituale" della Molari fu da lei medesima messo in pratica, come appare dalla sua vita. E così pure fecero le sue religiose, "non soltanto nella parte più propriamente spirituale, ascetica e mistica, ma, necessario complemento a tutto ciò, anche nell'esercizio costante delle opere di misericordia: elemosine, educazione delle fanciulle, avviamento al lavoro, preparazione ai doveri del proprio stato, e sempre con umiltà e con fede" 168•

164 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 180. 16' Cfr. VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 184. Alessandro Chiaruzzi (1831-1891), di Cesena, fu vescovo di Rimini dal1882 alla morte. 166 A Roma nel1869 a cura di p. Manfredini e successivamente a Cesena, presso la Tipografia C. Bi asini, nel1873. È pubblicata in VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 280-88 e in MASETTI ZANNINI, La prova, pp. 110-18. 167 ln realtà fu concepito in quell'anno, perché la sua redazione fu piuttosto lunga e sofferta, come appare da alcune lettere di p. Michelangelo (l set. 1849. 25 giu. 1850). Nel1850 non aveva redatto che l'introduzione (cfr. nota 102). 166 Cfr. MASETTI ZANNINI, La prova, p. 79.

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Una perdita dolorosa

Padre Michelangelo quale suo direttore spirituale e testimone dei doni spirituali della Molari, aveva ingiunto ad Angela di scrivere un diario con la registrazione di tutto ciò che il Signore le ispirava e compiva in lei con la sua grazia e i suoi doni. lo stesso comando le aveva rivolto mons. Agostino Ceccarelli vicario generale di Rimini'69 • Ella obbedì, senza discutere, com'era sua abitudine. Ma alla morte del suo padre spirituale {1875), ritenendosi svincolata dal comando ricevuto, diede ordine che venissero distrutti tutti i suoi appunti. Fu su or Agnese a eseguire questa disposizione 170, per noi assai dolorosa, perché, se è vero che anche in questa occasione si rivelò ancora una volta l'umiltà della Molari, è anche vero che siamo stati privati di una fonte primaria per conoscere più a fondo un'anima davvero santa.

169 Al comando del confessore allude lei stessa in un suo scritto (MASffil ZANNINI, La prova, p. 120 § l); quello del vicari o generale è contenuto in una lettera a lei diretta (ivi , p. 119). Sul Ceccarelli si veda nota 155 . 11o MASETTI ZANNINI, La prova. p. 74.

La rinascita del Ritiro

la Molari da tempo accarezzava l'idea di riedificare alla Colonnella una casa religiosa. Alla fine del 1877, in seguito alla morte di Andrea Giulietti 171, divenne piena proprietaria dell'edificio. Qui si stabilì definitivamente. Fece ricostruire la chiesetta antica che nel marzo 1875 un terribile terremoto aveva abbattuto. Utilizzò a questo scopo le elemosine a lei elargite da Pio IX, dal cardinale Bonaparte e da altri benefattori. la riedificazione fu attuata secondo il progetto elaborato da padre Fiorenzo da San Mauro, allora guardiano del convento della Colonnella che da quell'anno, nel quale morì p. Michelangelo, divenne il confessore di Angela, fino alla morte di questa 172

Angela convertì il ritiro in monastero inaugurandolo ufficialmente il 22 apr. 1878, con suor Maria Agnese del Verbo Incarnato e suor Maria Teresa dello Spirito Santo alle quali se ne aggiunsero poi altre; la piccola comunità era retta da suor Maria Fedele delle Cinque Piaghe173• Continuarono a dimorarvi quali inservienti le donne che già vi alloggiavano. Presso il rinato convento Angela diede vita a un educandato per giovani esterne e interne: era una costante che accanto a una casa religiosa ella volesse sempre che vi fosse annessa una istituzione educativa174. La Molari prese dimora definitiva alla Colonnella, e vi rimase fino alla morte. Tra i suoi appunti fu rinvenuto un foglietto ingiallito scritto di suo pugno, con parole latine che riecheggiano il salmo e che qui traduciamo: "È questa la mia dimora in questo mondo, io abiterò qui perché tu, o Signore e Dio mio, la eleggesti per me"175• Inoltre nel suo testamento espresse il desiderio di essere sepolta nel ritiro della Colonnella. Qui, sotto il materno aiuto di Maria, aveva iniziato il suo cammino verso la consacrazione a Dio; qui di fatto terminò la sua giornata terrena.

m Avvenuta il29 nov. Il fratello Alessandro era morto nel1869 (VENANZIO DA LAGOSANTO, Vito, p. 191). m VENANZIO DA LAGOSANTO, Vito, p. 7. Dati biografici i n A.MAGGIOLI, l Frati minori cappuccini dello provincia di Bologna. Necrolog io, l, Bologna 1994, p. 298. 173 LUIGI DA GATTEO, Suor Moria Maddalena, p. 60. 174 AURELIO DA RICCIA, Le '"Suore Bianche" e le loro opere, in Le Suore Bianche. Primo centenario dello fondazione, Forlì 1957, p. 24. m Cfr. salmo 131, 14.

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L'ospizio per vecchi abbandonati

Con l'insediamento della comunità nel monastero di Santarcangelo, Angela si propose di recare un aiuto non solo spirituale ma anche temporale alla città che con tanto fervore la ospitava e la difendeva contro i soprusi delle autorità civili e militari che insidiavano la stessa esistenza della comunità. Alla Colonnella elaborò il progetto di realizzare, in Santarcangelo, un ospizio per anziani abbandonati. Il progetto fu da lei tenacemente perseguito con sforzi costanti nonostante le sue precarie condizioni di salute e, è doveroso precisarlo, le recenti tempestose vicende politiche: appena due mesi prima, la conquista del Lazio e di Roma, segnavano la fine del potere temporale del papa e il trionfo di forze avverse al cattolicesimo. Si ripropone, in questo suo desiderio, l'atteggiamento che sempre la accompagnò nella vita: accanto alla intensità della vita contemplativa, dimostrò un senso pratico che la rendeva sensibile ai bisogni del prossimo, sia spirituali che materiali, senza curarsi delle difficoltà. Lo stesso atteggiamento che abbiamo visto quando volle intraprendere i suoi numerosi viaggi per provvedere ai bisogni della sua comunità, che volle dotare dei mezzi necessari per condurre una vita povera ma dignitosa. In quegli anni era sindaco di Sant'Arcangelo il conte Baldini, che però si limitò a incoraggiare l'opera e a promettere il suo sostegno, senza però collaborare concretamente all'iniziativa. Nell'appello da lei rivolto ai cittadini di Santarcangelo in data 13 dic. 1870, con il quale sollecita la loro carità, la Molari afferma: "non v'è chi non vegga che nell'umana società la classe de' poveri vecchi cronici, che vive nell'estrema indigenza e miseria, deve trarre lo sguardo compassionevole del cuore cristiano e muoverlo a soccorrerla per renderle meno tribolata la vita", e di aver compreso "da qualche tempo quanto fosse necessaria una Casa di ricovero per i poveri vecchi cronici di ambedue i sessi, la quale non solo li accogliesse ma eziandio prestasse loro il quotidiano sostentamento e ogni maniera di assistenza" 176 .

Per promuovere quest'opera tanto meritoria Angela riprese a viaggiare per varie città alla ricerca di aiuti. "Raccolse biancheria, vestiario, effetti letterecci e impegnò un congruo numero di persone generose a versare mensilmente una quota che lei stessa sarebbe andata a ritirare e finalmente, accordatasi

con la direzione dell'ospedale e con le Figlie della carità di San Vincenzo de Paoli che vi prestavano servizio, dette principio, nell'ospedale stesso, all'opera benefica col plauso della cittadinanza e con la commossa gratitudine dei poveri ricoverati e assistiti"177• Nasceva così un istituto che ancor oggi svolge il suo prezioso servizio agli anziani del territorio. Nel1987, in occasione del centenario della morte della Molari si inaugurarono nuovi locali e la casa di riposo venne a lei intitolata, come pure la piazza antistante. L'istituto continua ancor oggi la missione assistenziale affidatagli dalla fondatrice, e ne perpetua il ricordo di operatrice di carità.

176 Sì veda il testo completo in MASETII ZANNINI, La prova, pp. 166-67. 177 FELICI, La santa, p. 162.

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Ultimi anni

Nell'autunno del 1878 Angela compì il suo ultimo viaggio a Roma, per motivi inerenti alla sua comunità; durante la sua permanenza nell'Urbe riuscì a ottenere una breve udienza da papa Leone Xlii che era succeduto a Pio IX, morto il 7 febbraio di quello stesso anno. A papa Leone la Molari "parlò dell'opera sua e della bontà di cui l'aveva onorata il suo predecessore, gli chiese di confermare la sua augusta benevolenza e di impartire a lei e alle sue figlie, che l'attendevano devotamente impazienti, la sua paterna benedizione. Papa Leone l'approvò, la incoraggiò, la esortò a perseverare nella via tracciatale da Signore"178•

La salute di Angela andava declinando. Nel 1876, mentre si trovava a Santarcangelo, aveva subìto una contusione al lato sinistro del petto, forse in seguito a una caduta. La tumefazione che ne era seguita si era andata poi trasformando in una piaga sanguinante e dolorosa: si trattava di un tumore, quello stesso male che l'avrebbe portata a morte dopo undici anni di sofferenze. La piaga, a detta dei testimoni, metteva ribrezzo al solo vederla, soprattutto quando, dopo sei anni dalla comparsa, iniziò a progredire inesorabilmente portando alla consunzione del corpo di Angela . Ella sopportò il male con rassegnazione e senza clamore e nei limiti del possibile non cessò dallo svolgere i suoi doveri, che le richiesero anche viaggi non brevi e assai faticosi. Padre Venanzio, che la vide e poté avere con lei lunghi colloqui dal1882 al1887, anno della morte, non ne udì mai il più piccolo lamento e neppure un qualche accenno al male che la tormentava e la debilitava tanto da far "dire al medico curante che il vivere di Angelina era miracoloso". Ella avrebbe dovuto assumere maggior quantità di cibo a causa della debilitazione e delle perdite di sangue, come testimoniò il suo ultimo confessore, p. Fiorenzo da San Mauro: "fu ancora più ammirabile che con tante e sì abbondanti perdite di sangue (e molte camicie di cui era provveduta, talvolta, anzi spesso, non bastavano per cambiarsi), non prendendo che pochissimo alimento, e dei giorni nulla, abbia potuto, al dire del medico curante, sopravvivere"179• "La Molari solo si preoccupava di nascondere a quelli che l'avvicinavano i suoi gravi patimenti e di infondere in essi il desiderio di un totale abbandono alla volontà di Dio ripetendo spesso: Fiat!"180•

Nell'agosto del 1887 il male ebbe una feroce recrudescenza e

cominciò a provocare dolori talmente acuti che, come narra una sua consorella che le era vicina in quel periodo, "era un morire vederla giorno e notte in mezzo a spasimi così atroci. Anzi il tormento era giunto a tale intensità che, non reggendo più la natura, avveniva che l'inferma cadesse in deliquio priva dei sensi con sintomi precursori di prossima morte. Laonde si pensò in detto mese di viaticarla, come infatti fu eseguito. Al santo viatico Angelina si preparò nel miglior modo che le fu possibile e ricevette piena di fede e accesa di un amore indescrivibile lo sposo dell'anima sua, offrendo a lui la sua vita e rassegnandosi pienamente alla di lui volontà. Il male tuttavia ebbe ancora qualche sosta che le permise di tirare avanti la vita per qualche mese. Aveva però di quando in quando assalti spietati".

,. FELICI, La santa, p. 172. 17• VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 197. 180 MASETTI ZANNINI, La prova, p. 102.

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Ultimi giorni

ll30 ottobre Angela si aggravò "talmente che le fu somministrata l'estrema unzione. Indi il male sostò anche una volta ma il giorno 16 di novembre il cancro roditore ricominciò con maggiore violenza la sua azione deleteria riducendo Angelina a tale stato da non poterlo più sopportare in nessuna maniera. Mons. Vescovo Alessandro Chiaruzzi, fatto consapevole dell'imminente catastrofe, si portò al ritiro, le diede la benedizione, la confortò alla pazienza e le disse altre parole che dovettero essere di grande consolazione per l'inferma, giacché, partito che fu monsignore dalla camera, Angelina fu intesa dire ad alta voce: O Signore, vi ringrazio!". "La sera del 19 novembre, essendosi alquanto acquietata, ricevette l'ultima volta il 55. Viatico, portatole dal cappellano del Ritiro, don Giovanni Piccioni, dal quale aveva prima ricevuta l'assoluzione generale come terziaria francescana, essendo quel giorno la festa di santa Elisabetta d'Ungheria, patrona delle consorelle del terz'ordine francescano. Mostrò indi desiderio che fossero dette in sua presenza delle orazioni e specialmente le litanie dei santi e le preghiere pei moribondi ed era una tenerezza vederla baciare ora il crocifisso ora l'immagine di Maria a cui, essendole suggerito, si rivolgeva recitando la preghiera Maria, mater gratiae- mater misercordiae - tu nos ab hoste protege - et martis hora suscipe. Le religiose che si trovavano intorno al suo letto hanno attestato che era impossibile il non sentirsi commossi fino al pianto, vedendo con qual fervore di spirito la loro madre accompagnava le orazioni dei moribondi e le altre che le venivano suggerite"181

"Avvicinandosi il momento del suo transito, don Giovanni Piccioni le disse che si ricordasse di pregare Iddio per il suo istituto e per le orfane figliuole e che di loro non si dimenticasse quando sarebbe giunta in seno al Signore, ma che le proteggesse e le assistesse in tutte le loro necessità. Alle esortazioni del sacerdote la moribonda borbottò alquante parole che non furono intese e solo poté capirsi che ricordò Maria santissima alla cui protezione e tutela è da credere che le affidasse in quei momenti ultimi della sua esistenza"182

Secondo quanto riferito da suor lmelde, quella sera Angela avrebbe pronunciato la frase: "Domani si cambia". Di fatti, la mattina del 20 novembre apparve con gli occhi appannati,

per cui non poteva riconoscere nessuno se non dalla voce. Alle quattro e mezzo del pomeriggio iniziò l'agonia. Dapprima agitata e sussultante, poi si acquietò mostrando solo lo sforzo che gli richiedeva la respirazione. l sussulti ripresero; pochi istanti prima della morte mostrò agitazione, allargando spasmodicamente le braccia, dopo di che cadde riversa e senza vita. Erano le quattro e mezzo del pomeriggio del21 nov. 1887, festa della Presentazione al tempio di Maria SS.ma. Le suore che l'assistevano confessarono ingenuamente che la morte, anziché acuire il dolore di vedere la madre soffrire e sul punto di lasciarle orfane, si tramutò invece in una gioia interiore, determinata dalla consapevolezza che, terminate le sofferenze corporali, la madre era entrata nella gioia vera ed eterna, che non le avrebbe certo jmpedito di continuare ad assisterle con il suo affetto premuroso.

181 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 199. 182 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 200.

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Esequie

La notizia della morte della madre si sparse e da Rimini e dal circondario accorsero moltissime persone di ogni sesso e condizione che, non paghe di vedere le sue spoglie, le toccarono altresì con fazzoletti, corone e altri oggetti, persuasi della santità di Angela. La sera stessa della morte di Angela, una certa Francesca Caturi, donna nota per la sua grande virtù che giaceva a letto da diciott'anni, vide Angela circondata da una grande luce che pronunciava le parole: "Vengo, Signore, vengo". E questo senza che alcuno l'avesse avvertita della morte di Angela 183.

"La salma di Angelina stette esposta nel coro della piccola chiesa del Ritiro per tre giorni, e in tutto quel tempo il concorso non diminuì, ma crebbe sempre più di giorno in giorno, e vi furono di quelli che giungendo all'ultimo momento, domandavano per somma grazia di poter per un istante solo fissare lo sguardo su quel volto estinto. Ognuno poi faceva a modo suo il panegirico della defunta, chi lodando una virtù, chi un'altra, ma tutti concordi nel dire che fu una creatura tutta di Dio, un'anima ricca di doni, in una parola: una santa, ché per tale era chiamata ancor vivente. [ ... ] La mattina del 24 furono fatti i funerali di terza e nel pomeriggio la salma venne chiusa dentro due casse, una di abete foderata di piombo con coperchio amovibile, l'altra, esterna, di larice raccomandata a quattro grappe di ferro ben sigillate col timbro ufficiale del Commercio. Nella prima cassa, dentro tubo sigillato, fu messa in carta pergamena" un sunto della sua vita 184. "Chiuse le due casse, fu levato dalla piccola chiesa del Ritiro il sacro cadavere e a spalle fu portato da pie giovanette al camposanto di Rimini. Precedeva il feretro un buon numero di sacerdoti e di chierici e lo seguiva molto popolo, specialmente quando entrò nel borgo San Giovanni, nella cui chiesa parrocchiale fece sosta. Fatta poi ivi la Via Crucis e data la benedizione, il funebre convoglio proseguì fino a Santa Caterina, e di là con minor numero di sacerdoti e di chierici andò difilato al cimitero, dove[ ... ] la salma"185 venne "collocata provvisoriamente sotto un'arcata, ché il signor Luigi Torretti, proprietario, si è fatto un pregio di cederne caritativamente il posto finché sarà diversamente provveduto"186.

Le suore di Angela organizzarono una solenne celebrazione di suffragio in occasione del trigesimo della morte nella

chiesa del monastero di Santarcangelo, alla quale partecipò il clero e il Capitolo locale. Nel mezzo del tempio le religiose avevano eretto un catafalco circondato da piante e fiori e da due immagini di religiose in mesto atteggiamento. Nei quattro specchi del catafalco erano poste altrettante iscrizioni latine dettate dal canonico Gaetano Nicolini, rettore del Seminario di Rimini'87• La messa fu celebrata dal vicario del Capitolo. L'elogio funebre fu pronunciato da p. Venanzio, e il testo dato alle stampe con la dedica al card. Bonaparte, che di Angela era stato convinto estimatore188• Il discorso "fu una rievocazione veridica e completa, fatta in rapida sintesi, per la quale la figura della Santa di Rimini apparve in tutto il suo splendore di grazia, di virtù, di meriti e di gloria"189•

183 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 204-06. Il biografo indagò accuratamente sul fatto, interrogando non solo la Francesca che si mostrò reticente, ma anche la sua padrona di casa, che le confermò la stranezza dell'evento. La notizia era giunta infatti solo la mattina dopo portata dall'avvocato Sebastiano Piva. 184 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 207-08. La memoria è trascritta a pp. 208-09. 18

' VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 209-10. 186 Cosi nella memoria scritta posta nella bara della Molari . 187 l testi delle epigrafi sono pubblicati in VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 211-12. 188 VENANZIO DA LAGOSANTO, Per Angelina Molari di Rimini in religione suor Maria Maddalena della 55. Trinità. Elogio funebre letto in Sant'Arcangelo ... , Imola 1888. 189 LUIGI DA GATTEO, Suor Maria Maddalena, p. 69.

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Fama di santità

Ad Angela si guardò come a una santa sin da quando era in vita. La Santa, la chiamavano abitualmente. Nel 1965 suor Maria Margherita Palazzini attestava: "alla Colonnella vi sono ancora persone che quando parlano della Madre dicono semplicemente la Santa perché così l'hanno sentita chiamare quando erano bambini dai loro genitori e parenti"190• Caterina Ricci nel 1886 affermava "che quanti l'avevano conosciuta non la chiamavano mai per nome, ma la Santa perché tale era la fama di cui godeva vivente" 191 •

l marchesi Malvezzi Campeggi nutrivano per lei sincera devozione. Un giorno, mentre Angela era ospite loro, avevano in casa una bimba inferma. "Attesero che la madre uscisse per la messa e poi andarono nella sua stanza e preso il catino dove si era lavata, bagnarono con quell'acqua la testa della piccola che subito guarì. Dopo questo fatto i marchesi conservarono l'acqua dove si lavava la madre l'ultimo giorno di sua permanenza a Bologna, da una visita all'altra. E quella dove si era lavata l'ultima volta che fu a Bologna prima di morire, era conservata fino al1940"192

Ma probabilmente tale acqua non risaliva alle ultime frequentazioni di Angela, la quale, accortasi di quanto accadeva lei assente, buttava da sé l'acqua che utilizzava 193 •

l biografi parlano di altre guarigioni miracolose attribuite all'intercessione di Angela mentre questa era ancora in vita 194

"Una bella conferma della stima e venerazione da cui era circondata si ha anche dalle lettere indirizzate a lei, o che comunque la riguardano, scritte da personalità ecclesiastiche e laiche, a cominciare dai vescovi e vicari capitolari di Rimini i quali le si rivolsero sempre con molto riguardo, apprezzarono i suoi suggerimenti ed esaudirono di buon grado le sue istanze sia di carattere spirituale che temporale, rendendo omaggio alla sua lealtà, alla sua oculatezza ed alla sua prudenza"195

. P. Venanzio riporta anche alcuni brani di queste lettere giunte alla comunità religiosa dopo la morte di Angela. Ne trascriviamo alcune196

Una dama di Cremona che si firma Lilz, scriveva in data 27 nov. 1887: "Oh quanto deve essere alta in paradiso quell'anima angelica, che tanto ha patito in questo mondo", e pregava la suora di mandarle qualche cosa che appartenne alla Molari perché

"sono reliquie di una sante r ha• spero, dtce, di vedere beatificata dalla Chiesa", La mare ha·• .1 Paolina Mal vezzi Campeggi di Bologna (29 nov.) chiama Anieltne "anima eletta che sarà certamente a godere tn cielo H largo premio delle singolari sue virtù e sarà valevole protettrice p~rtuttt, ma in modo speciale per la diletta sua comunità". La contE' '•', Cavalletti nata Cappelletti (22 nov. 1887), dopo aver esclamato di Angela defunta "Oh lei beata!" avrebbe desiderato di trovarsi presente alla sua morte per baciarle la mano, e pregava le suore di raccomandare alla intercessione di lei una persona che le stava molto a cuore. La marchesa Durazzo, nata Malvezzi (Bologna, 5 dic. 1887): "La nostra santa - diceva - ci ha lasciate e siamo proprio egoiste a compiangerla, giacché è andata a prendere il premio tanto a lei dovuto e ha finito il suo purgatorio. Non ci rimane che raccomandarci alla cara santa". Suor Maria Lucrezia Zileri, priora delle Orsoline di Parma 197 (25 nov. 1887) chiamava Angela "santa e benedetta anima" e mostrando dispiacere per averla perduta, si consolava al pensiero che quell'anima santa avesse finito di patire e che ora si trovasse nel "pieno possesso di quel sommo Bene ch'ella tanto amò e servì tanto generosamente a costo ancora di tante umiliazioni e patimenti". Suor Veronica di Gesù Crocifisso, superiora del monastero del Giglio d'Assisi (1888) definì la Molari vittima del Signore, persuasa che le Figlie della Concezione avessero "acquistata in cielo una potente avvocata". La contessa Anna Simonetta Pallavicino198

di Parma (27 gen. 1888) faceva essa pure un elogio della Molari, dicendola "mai abbastanza compianta". Il sacerdote Mariano Giammarchi, già ricordato199 (28 nov. 1887) scriveva di aver celebrata la messa "per quell'anima benedetta non già perché creda ch'essa abbisogni di suffragi, ma piuttosto perché il sacrificio giovi nel modo migliore all'istituto fondato dalla medesima secondo il divi n beneplacito. Infatti- soggiungeva­l'anima della madre, ricca di tante virtù e meriti, purificata con tanto patire e crocifissa con Gesù Cristo, era degna di giungere finalmente all'amplesso del divino suo Sposo che tanto amò sulla terra e per cui sospirò incessantemente sino alla fine. [ ... ] Oh, felici dunque le sue figlie che hanno la madre santa! lo pure ho avuto la sorte di godere della santa sua compagnia e di udire le sue savie ed edificanti parole, di rimirare quella

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veneranda figura che ispirava venerazione". Simili elogi fecero la contessa Elisa Trivelli Benassil00 (1 dic. 1888), l'abbadessa del convento di S. Chiara d'Assisi (27 nov. 1887), la superiora delle Perpetue Adoratrici di Roma (24 nov. 1887) e finalmente la signora Enrichetta Trovastini di Roma (27 nov. 1887), nella cui casa Angelina aveva dimorato tante volte nei suoi viaggi. Il card. Bonaparte, informato della morte di Angela, scrisse dicendosi "immensamente disturbato" dalla notizia e accettò la dedica dell'elogio funebre dato alle stampe; desiderò avere ricordi di Angela e volle sapere dove fosse stata deposta la di lei salma, esprimendo il desiderio che ella venisse un giorno glorificata anche su questa terra201•

Vi sono poi due lettere dei cardinali Battaglinil02 e Parocchi 203,

che p. Venanzio riporta per intero "per meglio persuadere il lettore che Angela fu stimata un'anima santa e arricchita dal Signore di molti doni"204

Subito dopo la morte la superiora delle Figlie dell'Immacolata e p. Venanzio scrissero ai benefattori, agli estimatori e agli amici di Angela pregandoli di mandare ricordi, esperienze, aneddoti, opinioni su di lei e segnalare grazie ottenute per sua intercessione, in modo da procurare materiale di prima mano per scriverne la biografia e nel contempo raccogliere le prove della sua santità da coloro che l'avevano sperimentata all'esterno del monastero. Molte di queste attestazioni pervenute sono state utilizzate dai biografi. Tra le grazie ottenute per intercessione di Angela, p. Venanzio ricorda le guarigioni del piccolo figlio di Giuseppe Bascucci di Rimini, che rischiava di perdere gli occhi per il vaiolo; di suor Maria Agnese, figlia dell'Immacolata guarita da una infezione all'orecchio; di un colono che scampò a una pressoché mortale caduta da un albero mentre raccoglieva olive nell'orto del convento; di Maria Colinuci di Rimini affetta da una peritonite che ne metteva in pericolo vita e gravidanza, e poté partorire una bambina sana cui impose il nome di Maria Maddalena; di Maria Carlini, risanata da una grave infezione alla mano causata da una ferita; dell'undicenne Gustavo Boninsegni, minacciato da una grave infezione polmonare; di Ercole Pasquinelli, che ebbe risolta la grave infezione tonsillare che minacciava di soffocarlo. La serva di Dio Faustina Zavagli, direttrice del

Collegio delle Terztarh r '' ')lert' eppucctne di Rimini, aveva una piccola alunna, dt nomt C lt lll!tnttne, che stava malvolentieri in Collegio e mtnacctava dt IUiilr'' o addtrtttura di togliersi la vita; la portò allora nel c onv11nto dov1 era vissuta la Molari, della quale la Zavaglt N!l , • 11 cl•tvota; pregò con lei ed essa non manifestò più le catttv• tnt•nztont • dectse di restare nel collegio. Tutte queste grazie vennero ott•nutt nel primi tre anni successivi alla morte della Molari. Il r ••ltc t ne aggiorna l'elenco indicandone altre, veriftcateslln SliUttolOI, Le spoglie della Molari rimasero nel Slpolcro dei Torretti fino al25 gen. 1899, quando vennero esumate e ricomposte in una nuova bara di zinco e legno. Difficoltà frapposte dalla Prefettura ritardarono l'inumazione alla Colonnella, che poté avvenire il9 luglio dell'anno seguente, in una piccola tomba appositamente edificata nel giardino. Essendo poi l'edtficto p usato di proprietà ad eccezione della chiesa, i resti mortali vennero qui collocati nel 1922. Il 19 set. 1926, dopo nuova ricognizione canonica ordinata dal vescovo Vincenzo ScozzolP00, vennero traslati a Santarcangelo e , dopo una solenne funzione celebrata nella chiesa collegiata, posti nella piccola chiesa del monastero dove tuttora sono venerati2°7• Un'ultima ricogntztone canonica avvenne il 23 nov. 1957. La salma fu rinvenuta ptegata su se stessa; le ossa furono ri composte in una nuova cassa e ricollocate nella medesima chiesa dove tuttora sono venerate208,

Il 20 nov. 1988, a chiusura del centenario della morte e della fase diocesana del processo per la causa di beatificazione, alla Colonnella di Rimini venne inaugurata una lapide a ricordo della lunga dimora della Molari in quella casa e della fondazione dell' Istituto. Il discorso di circostanza fu pronunciato da Enzo Pruccoli>09 •

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19° MASETTI ZANNINI, La prova, p. 105. 19 1 MASETTI ZANNINI, La prova, p. 107. 19 2 La testimonianza, dovuta a suor Innocenza, fu riferita nel1961 da suor Maria Vincenza del 55. Rosario (MASETTI ZANNINI, La prova, p. 103). 193 Angelo da Rapallo, lettera a p. Venanzio da Lagosanto, cit. (MASETTI ZANNINI, La prova, p. 98). La Molari confidò per obbedienza questo fatto al Teloni che lo riferisce a memoria dopo lunghi anni, non parlando di una bimba ma di una "piissima signora" (Relazione,§ 16). 19 4 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 272-77. 19' FELICI, La santa, p. 231. 196 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 214-16. 197 Si tratta della ven. contessa Drusilla Zileri Dal Verme (1839-1923). in religione suor Maria Lucrezia, considerata la seconda fondatrice delle Orsoline missionarie del Sacro Cuore delle quali fu priora generale. Ne è stata riconosciuta l'eroicità delle virtù nel1991. 198 La contessa Anna Pallavicina (1828-1915), moglie (1850) del conte Giovanni Si manetta, fu una delle benefattrici di Parma che sostennero diverse iniziative del beato Guido M. Conforti; fu anche patrona e grande benefattrice della Congregazione delle Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria fondata dal ve n. m o ns. Agostino Chieppi. Su di lei si veda R. LASAGNI, Dizionario biografico dei Parmigiani, vol. Ili, p. 733. 199 Vedi nota 69. 200 Elisa Benassi nata no b. Trivelli, di Parma, dama di Palazzo (Almanacco di corte, Parma 1852, p. 194), molto legata anche alla beata Anna Maria Adorni. 202 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 217. 202 Francesco Battaglini (1823-1892), vescovo di Rimini dal1879, arcivescovo di Bologna dal1882 alla morte, cardinale dal1885. 203 Lucido Maria Parocchi (1833-1903), vescovo di Pavia e poi arcivescovo di Bologna, cardinale dal1877, fu in seguito a Roma come vicario generale della città e segretario della Congregazione della Sacra e universale inquisizione 204 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 216. 20' FELICI, La santa, pp. 203-05, eventi verificatisi tra il1890 e il1941. 206 Vincenzo Scozzoli (1858-1944), vescovo di Rimini dal1900. 207 FELICI, La santa, pp. 205-06. 208 D'AMANDO, Da Cristo, p. 110. 209 Il testo è riprodotto in MASETTI ZANNINI, La prova, pp. 175-77.

Tra santi e beali

Sarebbe interessante tracciare un elenco completo delle persone frequentate da Angela durante la sua vita, per capire non solo la rete dei suoi rapporti interpersonali, ma anche le reciproche influenze nel campo spirituale che queste amicizie potevano destare. Di personaggi più noti come san Gaspare o il beato Pio 1><. la beata Anna Maria Adorni si è già detto, Aggiungiamo solo brevi cenni su alcune figure di non poco rilievo delle quali è documentata una relazione con la nostra Angela. San Vincenzo Pallotti ( 1795-1850 ), fondatore della Società dell'apostolato cattolico. Angela l'avrebbe conosciuto a Roma, nella casa del filantropo marchese De Gregorio110

,

probabilmente per mezzo della principessa Woll<onsl<y che era grande sostenitrice delle opere di questo santo211 • Beatificato nel1950, canonizzato nel1963. San Gaetano Errico (1791-1860). Abbiamo già ricordato che questo santo, fondatore dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, fu direttore spirituale del p. Calogero Murano e amico della principessa Woll<onsl<y e che nelle sue lettere accenna ad Angela e le manda le sue benedizioni, ma con lei non è però documentato un incontro personale. Beatificato nel 2001 e canonizzato nel2006. Santa Maria De Mattias (1805-1866) . Nel1847 venne a Roma per aprire, con l'aiuto della principessa Woll<onsl<y, una casa delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo da lei fondate, e frequentò la dimora del marchese De Gregorio, dove convenivano san Vincenzo Pallotti, il ven. Giovanni Merlini, la nostra Angela e alcuni laici, che vi organizzavano opere di apostolato e di carità212

• Fu beatificata nel1950 e canonizzata nel2003. Ven. Giovanni Merlini (1795-1873), dei missionari del Preziosissimo Sangue, frequentatore delle case del marchese De Gregorio e della principessa Woll<onsl<y, fu discepolo e successore di san Gaspare del Bufalo. La già ricordata serva di Dio Faustina Zavagli (1835-1910), in religione Madre Teresa di Gesù Crocifisso, fondatrice delle Suore Francescane Missionarie di Cristo (già Terziarie regolari di Sant'Onofrio). Riminese come la Molari, di nobile e facoltosa famiglia, si dedicò a una fervente attività missionaria tra le famiglie dei sobborghi della sua città . Influenzata

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dall'esperienza di Angela Molari si avvicinò al Terz'Ordine francescano e nel 1882 aprì, presso la chiesa di S. Onofrio, la prima casa di accoglienza per le fanciulle povere e orfane alla quale seguirono una scuola femminile e un educandato, secondo lo stile del tempo. La sua causa di beatificazione è iniziata nel1995.

'"Emanuele De Gregorio (1805-1890), sul quale si veda la voce biografica in P. DALLA TORRE, Materiali per una storia dell'esercito pontificio, "Rassegna storica del Risorgimento", 1941, p. 78, ove si accenna alla sua attività caritativa. 211 J. I<ORYCI<I, Vincenzo Pallotti e i suoi amici santi, in "Apostolato universale. Continuità e sviluppo. Rivista semestrale dell'Istituto S. Vincenzo Pallotti", anno IV, 2002, n. 8 (Formazione. Incontri di studio e formazione); cfr. anche M. ESCO BAR, Le chiese sconosciute di Roma, Roma 1988, p. 232. 212 Vedi nota precedente.

Estimatori n hmwl'allnri

Angela godette di grande stima presso i cardinali Bonaparte213,

AsquinPu, Martinelli m, De Angells216, PatrizP17, ParocchP18,

Battaglini219, - quest'ultimo sin da quando era vescovo di Rimini da dove fu promosso a Bologna- Falconieri Mellini 220 e presso altri ancora221 •

Fra i vescovi che di Angela ebbero una stima singolare, vi fu il già ricordato mons. Felice Cantimorri. vescovo cappuccino, che nel 1850 ne verificò le stimmate per incarico pontificio e ne parlò alla contessa Anna Simonetta nata marchesa Pallavicino222

, la quale, morta Angela, scrisse a suor Teresa dello Spirito Santo, superiora del ritiro della Colonnella, precisando che mons. Cantimorri "aveva una grande stima della madre [Molari] ed assicurava che era un'anima straordinaria e nella quale il Signore faceva cose grandi"223.

Anche personaggi di nobile stirpe ebbero rapporti di amicizia e venerazione per Angela e la visitarono spesso alla Colonnella, attratti dalla fama della sua santità, dei suoi illuminanti consigli e dell'efficacia delle sue preghiere. Tra questi i marchesi Malvezzi CampeggP24, di Bologna che accolsero spesso Angela nel loro palazzo di via Zamboni; la marchesa Da-Via nata Fani225

con i suoi nipoti, pure di Bologna; la contessa Maria Carolina Soranzo226 nata principessa Soresina Vidoni, di Cremona; la baronessa Maria Luisa Cappelletti nata marchesa Cavalletti, di Roma 227, col barone suo consorte e la figlia; la marchesa Antonini Castiglione228 e la principessa Odescalchi 229, anch'esse di Roma, "e moltissimi altri personaggi, sia del ceto ecclesiastico che laicale, tutti allo scopo di avere dalla Molari saggi consigli e di raccomandarsi alle sue fervorose preghiere"230• Angela per "niente scossa per queste visite onorifiche, si manteneva inalterata della sua umiltà [ ... ] accogliendo tutti col suo amabil sorriso che non le mancava mai anche in mezzo ai più crudi dolori. Coi medesimi personaggi poi s'intratteneva in salutari discorsi or consolandoli nelle loro afflizioni, ora confortandoli nei loro travagli. [ ... ] Ond'è che i detti personaggi partivano dalla sua presenza assai consolati e contenti, ammirando tutti i rari talenti e i doni spirituali dei quali Iddio l'aveva fornita".

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m Vedi nota 146. 214 Vedi nota 143. 21' Tommaso Maria Martinelli, agostiniano (1827-1886), cardinale dal1873, prefetto della S. Congregazione dei Riti e della Curia romana. 216 Filippo de Angelis (1792-1877), vescovo dal1826, cardinale e arcivescovo di Fermo dal1829 alla morte. m Costantino Patrizi Naro (1798-1876), vescovo dal1828, cardinale dal1836, prefetto della S. Congregazione dei Riti e segretario della Congregazione della Sacra e universale inquisizione, fu anche arciprete delle basiliche di S. Maria Maggiore e di S. Giovanni in Laterano. 218 Vedi nota 203. 2

" Vedi nota 202. 22° Chiarissimo Falconieri Mellini (1794-1859), romano, arcivescovo di Ravenna dal1826, cardinale dal1838. "Tiene altissima opinione dell'Angelina" scrive p. Michelangelo in una lettera del15 feb. 1847. 221 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 213. 222 Vedi nota 198. 223 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 68-69. 224 In particolare la marchesa Bianca (vedi nota 114) e la marchesa Paolina (Bologna 1839-1924) che scrisse dopo la morte di Angela una lettera sulla quale si veda sopra, alla nota 68; a questa famiglia appartennero esponenti del movimento cattolico italiano: Pietro, Alfonso e Girolamo furono rispettivamente tesoriere il primo, e, consiglieri gli altri della Società della Gioventù cattolica italiana (''Civiltà cattolica", anno l(XI, 1870, p. 239). 225 Marchesa Teresa Fani, maritata al marchese Luigi Davia, cavaliere del' Ordine del Cristo. Era la zia di Mario Fani, cofondatore dell'Azione cattolica. 226 Nata a Firenze nel1835, sposata nel1829 al conte Tommaso Mocenigo So ranzo, morta a S. Giovanni in Croce nel1895. Incontrò don Bosco in visita a Firenze. 227 Viene ricordata tra le dame "che troviamo sempre alla testa di quel molto che si fa a Roma per l'onore di Dio e il bene dell'umanità" (''Civiltà cattolica", anno XXII, 1871, vol. Il, p. 373). 228 Forse da identificarsi con Giulia, che pubblicò una Raccolta di preghiere in suffragio delle anime sante del purgatorio (Roma, Ti p. Artigianelli, 1887) ristampata dalle figlie in omaggio alla sua venerata memoria (Roma, Li br. Internazionale, s.d.). 2" Varie dame con questo cognome e dignità vissero a Roma ai tempi della Molari: tra esse Zofia Katarzyna, nata contessa Branicl<a (1821-1886), sposa nel1841 di Livio Il i Odescalchi. 230 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 194.

J doni spiril.uali

Molti sono l doni 1plrltlJill di , ul Aniela godette in vita, confermati da vari , ldul t ' llmontenze. È bene preclsart• ht · mc,ntr11 la vlrtu d t lv a dalla corresponsione dell'anima agli Impulsi drlla iriZII di Dio ricevuta nel battesi mo e costituisce un vero Sfino di unttt•, l doni preternaturali sono invece dati gratultamtntl• da Dio t non sono indizi di santità, anche se normalmentt• vc•nsono c.oncessi a persone particolarmente virtuose t perciò santa ~ per questo che in un processo di beatificazione hanno peso decisivo le virtù che richiedono un impegno attivo del cristiano 1ino a raggiungere un grado eroico, ma non l doni spirituali, che sono ricevuti passivamente anche se esercitati virtuosamente. Tra i doni spirituali dei quali godette la Molari in vita, vi fu il discernimento degli spiriti che le permetteva di accertare la vocazione religiosa di coloro che bussavano alla porta del monastero per abbracciare la vita claustrale. Anche la conoscenza dell'interno dei cuori si manifestò più volte. Un giorno padre Edoardo da Forll andò dalla Molari per un certo affare, che questa non conosceva. Messisi a parlare di tutt'altro, egli finì col dimenticare proprio l'argomento per il quale era venuto. Prima che si congedasse, la Molari affrontò la questione ed espose il proprio parere, tra lo stupore dell'interlocutore. Le predizioni costituirono un altro dono concesso ad Angela. La più famosa è quella del pontificato manifestata al card. Mastai pochi giorni prima del conclave. Nel1843 predisse, a un mese di distanza, la morte del generale dei cappuccini p. Vincenzo da Bagnai a. Così assicurò al p. Michelangelo - che aveva espresso il timore per la morte - che questa sarebbe stata fulminea, come di fatto avvenne. Quando le portarono la notizia del trapasso del suo confessore, mancato tre giorni prima, disse: "Mi ero accorta che da tre giorni il padre non diceva più messa". In Angela si verificò pure più volte la bilocazione, testimoniata soprattutto dalle suore. Angela si metteva immobile e muta in un luogo, per apparire in un altro, spesso anche lontano. Le rivelazioni: anche queste furono concesse alla Molari; riguardavano la sorte eterna di alcune anime come pure avvenimenti con influssi sociali e politici che stavano per realizzarsi.

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Le estasi, la levitazione

Tra i doni spirituali di Angela vi fu quello delle estasi, più volte verificatesi. Ne abbiamo già parlato. Questo fenomeno, abbondantemente attestato in molti santi tra i quali Paolo apostolo e Teresa di Gesù, è un fenomeno particolare della vita spirituale col quale l'uomo, quasi uscendo da sé (è questo il significato etimologico del termine) "trasferisce in Dio, in Gesù Cristo, tutte le sue facoltà intellettive, sensitive e volitive. La fenomenologia di questa estasi può avere esiti diversi come la totale dimenticanza e quasi l'annientamento dell'io"231 • Nella Molari le estasi sono confermate da molte testimonianze. Il fenomeno era talmente conosciuto e destava impressione tale che la Molari era chiamata "l'estatica di Rimini"232• Suor Maria Nazarena dei Sacri Cuori scrisse, dopo la morte di Angela, di averla vista coi suoi occhi "moltissime volte in estasi per intiere giornate" e di averla udita proferire parole in latino. Suor Agnese, che le fu compagna di viaggio, così testimoniava: "Posso assicurare di aver veduta la nostra madre di buona memoria, in estasi qui in Santarcangelo. Una sera la vidi appoggiata a una credenza in piedi come una statua; non parlava e non respirava e se ne stette così circa tre quarti d'ora. [ ... ] Una sera in tempo di cena, terminata che fu la lezione, la madre dispensò il silenzio poi prese il piatto, la posata, il tovagliolo e partì dal refettorio verso l'orticino chiamando le sorelle. Noi tutte andammo appresso e quando fu nel detto orto, lasciò il piatto e andò in estasi". Suor lmelde attesta che Angela dopo la comunione eucaristica usava mettere le mani giunte verso la fronte e stava immobile in quella posizione in una dolce estasi fino all'Grate fratres della messa233, all'udire le quali parole si scuoteva con tanto impeto da far tremare il banco. Suor Teresa narra che una volta Angela mentre si trovava in coro con le mani piegate in alto come era sua abitudine, rimase estatica per qualche tempo senza accorgersi della benedizione che prendevano davanti a lei le consorelle che lasciavano il coro. Ancora di un'estasi in coro parla suor Agnese. "L'ho vista una volta in coro in tempo che si esponeva il SS. Sacramento per dare la benedizione, rapita in spirito e andata in estasi alla presenza di tutta la comunità. Tutte la vedemmo". E ancora la stessa religiosa, riferendosi al periodo in cui la Molari era alla Colonnella: "Una volta andai alla messa ai Cappuccini e lasciai

la madre In lt'i to 1 h•• non I1IVII Hi ll lttrmlnata che fu la messa, mi affrettai crt dundo di trovar la 1 ne or t n letto, invece la trovai nella cappella tn 11t11l davanti Il 55. Sacramento. Mi accostai e la chiamai più voll e. ml'l non mt lt•llt• risposta. Allora andai a chiamare le altre perche vt•t~ l • o~• ro 1 vedere anch'esse, ma non arrivarono in tempo perche '' ' 1 gtil ritornata In sé". A Roma -attesta ancora suor Agnese cht- l'aVC"V!I accompagnata - nella chiesa di S. Ignazio, dopo aver visitato lt tombe del santi Luigi e Giovanni Berchmans, assistette alla meo~~a r• dopo la comunione andò in estasi, come poterono vedere alcuni padri gesuiti di quella chiesa. Suor Maria Crocifissa sorprese la Molari in estasi mentre stava lavorando a una tovaglia per l'altare, immobile e con l'ago in mano. Di queste estasi furono testimoni anche alcune dame che conobbero Angela e dopo la sua morte rilasciarono relazioni scritte. La marchesa Paolina Malvezzi scriveva In data 19 feb. 1888, anche a nome della sorella marchesa Marianna: "Non possiamo che confermare con piena certezza [ ... ] delle estasi avute in casa nostra vari anni orsono in presenza di molte persone fra le quali eravamo noi pure". La contessa Simonetta il27 gen. 1888 scriveva: "Di particolari io personalmente posso dirne pochi, pur non tacerò che qui nel mio oratorio l'abbiano veduta in estasi". E ancora la baronessa Lulgla Cappelletti nata Cavaletti riferisce di una testimonianza del gesuita p. Giuseppe M. Manfredini circa le estasi molto frequenti di Angela. Tale testimonianza è preziosa perché questo religioso aveva ricevuto da Angela il resoconto spirituale che ella In obbedienza al confessore gli aveva fatto anche circa i suoi doni speciali. L'estasi era accompagnata spesso dal fenomeno della levitazione del corpo che assume eccezionale leggerezza e "sembra perdere tutto il suo peso e muoversi come una piuma attraverso l'aria"234• Scriveva suor Maria Nazarena: "Il suo atteggiamento e bellezza avevano più dell'angelico che dell'umano; poi si rendeva così leggera di corpo che con un soffio si moveva a guisa di piuma". Lo stesso conferma suor Teresa: "era cosa ordinaria per la madre andare in estasi e il suo corpo diventava come una piuma e [suor Maria Crocifissa] moltissime volte in detto tempo la toccava ed essa andava come una piuma"235 • Padre Manfredini diceva che quando la Molari

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era in estasi ed egli le alzava il braccio gli pareva di avere una piuma nelle mani. L'ultimo confessore di Angela, il cappuccino p. Fiorenzo da San Mauro, attestò "d'averla veduta in un suo deliquio o estasi mentale, senza peso, di modo che alzandole le braccia, pareva alzare un velo". E ancora Suor Agnese narrò che mentre la Molari si trovava a Roma, "una sera combinò colla compagna, per la mattina seguente, di andar a far la comunione al tal luogo, essendo un giorno di solennità. La notte stessa la detta compagna che dormiva in una camera vicina a quella della Madre, si svegliò e vide uno splendore nella camera della detta Madre. Si alzò, accorse e vide la Madre per aria in alto che quasi toccava il soffitto". Il fatto è confermato da suor Teresa, la quale precisa che era il giorno di santa Margherita da Cortona.

231 l. SUD BRACI<, Estasi, in Dizionario di mistica, Città del Vaticano 1998, p. 477-79; cfr. anche C. D'ONOFRIO, Estasi, in Enciclopedia cattolica, vol. V, Città del Vaticano 19SO, cc. 621-2S. 232 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, pp. 27 4. 233 La comunione eucaristica era distribuita prima dell'inizio della messa. Ecco il motivo della durata dell'estasi dalla comunione fino all'offertorio. 234 l. AUMANN, Levitazione, in Dizionario di mistica, Città del Vaticano 1998, p. 734. 235 Lo stesso attestava su or Maria Vincenza del 55. Rosario (MASETTI ZANNINI, La prova, p. 101).

Donna di prnghinm

Lo spirito di preghttrll Informò tutte le giornate di Angela, che per pregare spesso sottraova lt· ore al sonno. Pregava senza sosta, come esorta Gesù nel Vllnitlo (cfr. Le 18, 1). Pregava soprattutto per t benefattori ( p"r quelli con cui aveva rapporto epistolare, che le con1idavano lf loro pene, che chiedevano il suo conforto e la suo!! tntercesstont' presso il Signore. Anche quando era inferma, recitava l'uflictatura contemporaneamente alle monache che erano tn coro, senzo!l riguardo per l'ora notturna e per le sue condizioni di salute. "Pregava sempre molto raccolta, totalmente Immersa nell'orazione da non sentire quando era chlamo!lta dalle consorelle", Aveva grande devozione per la Po!lsslone di G.C. e spesso di notte, quando si trovava a Santarcangelo, faceva la VIa Crucis con sulle spalle una pesante croce percorrendo un viale tn salita nell'orto del monastero [che] ancor oggi le suore chiamano il Calvario"236•

Nella preghiera, che aveva per oggetto privilegiato la contemplazione della Passione del Signore, espresse anche la sua devozione a Maria Vergine e a molti santi. A Maria, che amò fin da bambina e alla quale era dedicato il santuario della Colonnella dove la Molari iniziò il suo cammino di consacrazione, volle intitolare la sua congregazione; Maria le apparve e le parlò in molte visioni, come quella che precedette il verificarsi delle stimmate. Tra i santi che le furono cari vi sono san Giuseppe e quelli della famiglia francescana: il patriarca Francesco d'Assisi, santa Chiara alla cui regola volle conformare quella delle sue suore; i santi Fedele da Sigmaringen, protomartire cappuccino, e Veronica Giuliani, la vergine cappuccina che tanta somiglianza ebbe nella vita mistica con la nostra Angela, come lei devotissima di Cristo crocifisso e portatrice di stimmate, e come lei offertasi al Signore sin dalla più tenera età; vi è poi san Michele arcangelo che la Molari faceva invocare dalle suore due volte al giorno, e Maria Maddalena della quale volle assumere il nome da religiosa. All'intercessione di san Luigi ricorse all'epoca del terremoto facendo voto che se si fosse salvato il monastero le suore avrebbero osservato in perpetuo il digiuno nel giorno della sua festa, ciò che si osservava ancora nel 1961237• Ma la devozione più caratteristica fu quella per le anime del purgatorio. Le invocava spesso nei suoi bisogni spirituali e nel contempo pregava per la loro liberazione, imponendosi

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mortificazioni e penitenze238 • Rivolgendosi a loro in un suo scritto esprimeva questo proposito: "Prometto che tutto quel po' di bene [che] farò in quest'anno, di farlo a maggior gloria del Signore e in vostro suffragio ... Il sangue preziosissimo di Gesù scenda su di voi tutte per rendervi degne di essere ammesse al suo divino amplesso. Amen"239•

Si ha notizia anche di apparizioni da lei avute di anime del purgatorio, in particolare di sue consorelle defunte24 0 •

236 Così suor Maria Vincenza del SS. Rosario nel1961, in base a testimonianze ricevute da chi aveva conosciuto Angela (MASETTI ZANNINI, La prova, p. 101). Analoga testimonianza è quella di suor Maria Margherita Palazzini, del196S (ivi, p. 104). 237 Così suor Maria Vincenza del SS. Rosario (MASETTI ZANNINI, La prova, p. 101). 238 Così su or Maria Vincenza del 55. Rosario (MASETTI ZANNINI, La prova, p. 101). 239 Pubblicata in VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 291. 240 MASETTI ZANNINI, La prova, pp. 101, 102, 104; vedi anche nota 95 .

Donna di cari là

La sua carità verso il prossimo è emersa più volte nel corso della nostra narrazione. Angela sin da bambina fu generosa in elemosine - pe r quanto la sua condizione di povertà lo permetteva -, nel dono di cibo e vestiti, nel prestare servizi e assistenza ai malati. Anche da religiosa continuò la sua carità fattiva sotto diverse forme. "Visitava le persone ammalate che abitavano nei dintorni del Ritiro esortandole ad accostarsi ai sacramenti e incoraggiandole a rassegnarsi alla volontà di Dio, ciò ch'esse facevano con gioia per aderire al desiderio di colei che loro stimavano come una santa. [ ... ] La carità della madre si rivolgeva in particolare alle spose appartenenti a famiglie povere, quando divenivano madri. Vedendole bisognose di vitto nutriente, con generosità portava loro brodo, minestre e carne abbondante, e come con le sue mani aveva cucinato quegli alimenti, così con le sue mani le serviva"241 • Diede spesso asilo e assistenza a donne indigenti, malate o fatte oggetto di violenza. Sfamò per lunghi periodi famiglie cadute nella miseria242• Dimostrò pure un grande riguardo per le infermità delle consorelle, sull'esempio di san Francesco. Lo testimonia una sua lettera scritta dalla Colonnella alla sua vicaria di Santarcangelo: "Sento molta pena pel peggioramento delle sorelle ammalate. La prego di usar loro i maggiori riguardi senza badare né a spese né a sacrifici. Mi spiego. Non badi alle spese quando si tratta di contentarle e si ricordi che il P. S. Francesco voleva che i suoi religiosi, quando erano ammalati, avessero avuto quanto desideravano a costo anche di far vendere i vasi sacri. È necessario però che lei si informi da loro stesse giornalmente cosa aggradiscano, e se esse per l'inappetenza che soffrono nulla potranno rispondere, ella cerchi d'indovinare quello che potrebbero gradire; e se un giorno non incontra, nell'altro, cambi; e non faccia allestire una sola cosa, ma parecchie, onde, non potendosi cibare di una, possano cibarsi di un'altra. lo per le ammalate ho fatto preparare sino a sette od otto cose, e più sorte di minestra, ed invece di esserne pentita, ringrazio il Signore che mi ha dato grazia di farlo. Le confesso sinceramente che se mi fossi regolata diversamente ne avrei grande rimorso. Non dubito poi che così facendo le venga meno la Provvidenza del suo aiuto, ma anzi vedrà che il Signore mostrerà di ricevere

t:tt

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egli stesso ciò che farà per le sue spose coll'ispirare le sue creature di venire in nostro soccorso. Ciò non basta; conviene inoltre che si raccomandi alla sorella cuciniera perché tutto sia ben preparato e ben cotto, e che lei vigili per questo in maniera specia le"243 •

Abbiamo già detto come consolasse con le parole e con gli scritti tutti coloro che ricorrevano a lei per consigli e preghiere. L'ospizio per i vecchi da lei istituito in Santarcangelo è ancor oggi testimonianza della sua carità verso il prossimo sofferente.

241 Testimonianza di Rosa Antimi in Giannini, riferita da su or Maria Vincenza del 55. Rosario (MASETTI ZANNINI, La prova, p. 103). 242 Ad es. la famiglia di Gaetano Giorgetti, il quale aveva restaurato il ritiro e il monastero ed era morto improvvisamente lasciando numerosi figli (MASETTI ZANNINI, La prova, p. 102; cfr. anche p. 104). 243 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 247.

Donna abbandonala alla Prnvvidnnr.a

Il distacco dalle cose materiali associato alla piena fiducia nella divina Provvidenza si manifestò in lei costantemente. Nonostante le difficoltà economiche che affliggevano la sua comunità, ella non accettava offerte che non fossero funzionali alle necessità quotidiane. Una volta pregò un benefattore che le aveva mandato un'offerta di soprassedere finché ella stessa non gliene avesse rivolta esplicita richiesta . Lo stesso fece in una lettera indirizzata a due non identificate signore244, alle quali scriveva: "Si vede che il Signore non vuole che noi possediamo nulla, mentre egli si compiace di farci trovare tanti buchi da chiudere con quel poco che abbiamo, da trovarci ormai senza nulla. Questo però non solo non mi dà pena, ma mi rende contenta perché mi fa credere vera ispirazione ciò che poteva temere illusione (e che così tante volte ho creduto) per uniformarmi all'altrui sentimento. Dea gratias. lo ho 56 soldi e sono contenta, onde non pensino a noi". Più volte, allorquando la comunità era stretta dalle difficoltà, arrivarono sempre le derrate - legna, vino - o il denaro necessario per le esigenze del momento.

244 Pubblicata in VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 291.

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La causa di beatificazione

Chi conosce la vita di Angela Molari non può certo dubitare dell'eccezionale esercizio che ella fece delle virtù teologali, di quelle cardinali, di tante altre proprie del suo stato e delle opere di misericordia corporale e spirituale. Non si poteva non pensare di vederla glorificata dalla Chiesa e indicata a modello di santità. La causa di beatificazione della Molari era auspicata sin dal tempo della sua morte. Abbiamo visto che la sua promozione era tra gli scopi della sua prima biografia, uscita nel 1890. Esplicito auspicio era stato avanzato subito dal cardinale Bonaparte. Similmente per questo scopo era iniziata una raccolta di lettere e testimonianze scritte su di lei sollecitata dal p. Venanzio e dalla superiora del ritiro della Colonnella. Tra queste, la relazione scritta dal Teloni. Il tutto era confortato da un'abbondante segnalazione di grazie ricevute, cui accenna anche il Felici a settant'anni dalla morte245 .

Ma la causa non venne introdotta subito, anzi si attese addirittura il centenario del suo trapasso, per iniziarla. Il vescovo di Rimini mons. Emilio Biancheri, con suo editto del13 apr. 1957 promosse in diocesi la raccolta di tutti gli elementi atti a introdurla. Ottenuto il nulla asta della Santa Sede il 10 mag. 1988, il processo diocesano sulla vita le virtù e la fama di santità di Angela fu celebrato presso la Curia vescovi le di Rimini. Primo postulatore fu il can. Cesare Mazza. Gli atti processuali, consegnati alla Congregazione delle Cause dei Santi, sono stati dichiarati validi il10 dic. 1993246 •

245 FELICI, La santa, p. 205. 246 CONGREGATI O DE CAUSIS SANCTORUM, lndex ac status causa rum, Città del Vaticano 1999, p. 283.

Le Figlie dell'Immacolata dopo la morte della fondatrice

Nel 1906 fu chiuso, dopo trent'anni di attività, l'educandato della Colonnella247 . Le Figlie dell'Immacolata limitarono la loro opera educativa alla preparazione dei bambini ai sacramenti. Nel1912 le suore abbandonarono la Colonnella, vendendone l'edificio e mantenendo la proprietà della sola chiesa. Il loro apostolato dunque, si concentrò particolarmente nel monastero di Santarcangelo, dove non vissero segregate, ma svolsero un apostolato attento ai bisogni della popolazione locale, Rimini compresa, collaborando anche a fronteggiare situazioni di particolare emergenza. Durante il terremoto del 1916, ospitarono un orfanotrofio di Suore gravemente danneggiato. Nell'ultima guerra, oltre a un orfanotrofio e a due reparti del locale ospedale, diedero asilo alle scuole comunali, e a molti sfollati; garantirono anche la continuità dell'insegnamento fondando una scuola privata che permise a una settantina di ragazze di non perdere l'anno scolastico. La grotta ipogea che sta sotto il monastero fungeva da rifugio antiaereo. La loro opera educativa non ebbe sosta. Nel1920 fu aperta una scuola di lavori femminili, attiva fino al1939. Fu poi la volta di un asilo femminile che funzionò fino al1943. Il 15 ag. 1926 il vescovo di Rimini emetteva il decreto di erezione diocesana delle Figlie dell'Immacolata e il 29 lug. 1930 ne approvava le costituzioni. Nel1941le suore aprirono un doposcuola al quale si iscrissero un'ottantina di bambine. Avuta dal vescovo la dispensa dalla clausura per poter collaborare più attivamente nel campo dell'apostolato tra la gioventù248

, nel 1946 aprirono un asilo maschile e femminile, l'unico in funzione in quel periodo di faticosa ricostruzione, e una scuola elementare privata che nel 1953 fu parificata e giunse ad accogliere ottanta iscritti d'ambo i sessi. Restò in funzione fino al197 4. Nel 1948 le Suore aprirono una colonia estiva diurna per i bambini della zona. Quattrocento bambini vi trovarono ospitalità gratuita. Nell'autunno-inverno dello stesso anno misero in funzione una colonia festiva, con circa centoventi bambini. La colonia continuò a Pennabilli, poi si trasferì a San Leo e quindi a Ma ciano e solo nel1956 si trovò una sede stabile nella frazione

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Madonna di Pugliano, presso San Leo, con una struttura tutta nuova capace di ospitare soo bambini. Inizialmente gestita dalle Suore, dal 2000 viene data in gestione a gruppi parrocchiali e diocesani di ogni parte d'Italia, per Campi-scuola. La colonia è affiliata al Centro Turistico Giovanile. ll2 dic. 1949 san Pio da Pietrelcina disse a suor Paola Cacciari: "Fate quello che dice il vescovo e presto aprirete una nuova casa". Le sue parole non tardarono ad avverarsi. Nell'agosto 19SO le Suore ritornarono alla Colonnella, riacquistarono parte dell'edificio e vi stabilirono un asilo infantile, mentre nel monastero di Santarcangelo avviarono una Casa-famiglia dedicata all'Immacolata per educare e preparare le giovani ai loro doveri di mogli e di madri. Questa iniziativa meritò il plauso di Pio ><Il che alla benedizione unì una sostanziosa offerta di sostegno. Fu chiusa nel197S. Nel 1952 tre Suore bianche si trasferirono nel Seminario di Pennabilli per accudire alla cucina, altre tre si stabilirono a Fossatone di Medicina dove fino al1967 tennero un asilo. Con tutto questo fervore di opere - come ha osservato anche lcilio Felici - le Suore bianche confermavano e rinnovavano la loro fedeltà allo spirito e alla lettera della loro Regola e anche all'esempio della loro fondatrice, coniugando felicmente l'apostolato con la vita contemplativa. ll23 gen. 1958 la Sacra Congregazione dei Religiosi approvava le nuove costituzioni delle Figlie dell'Immacolata, pubblicate con decreto vescovi le dell'11 febbraio successivo. Nel 1970 le suore erano una quindicina, con quattro case: Santarcangelo, Rimini, Fossatone e San Leo249• Ai tempi della Molari avevano superato le trenta unità250• Il loro numero cominciava ad assottigliarsi.

247 Per notizie sulle opere delle Suore Bianche fino al1957 cfr. AURELIO DA RICCIA, Le "Suore Bianche" e le loro opere, in Le Suore Bianche. Primo centenario, pp. 23-26. 248 MARIANO D'ALATRI, Figlie dell'Immacolata Concezione di Sant'Arcangelo di Romagna, in Dizionario degli istituti di perfezione, vol. Ili, Roma 1976, c. 1593. 249 MARIANO D'ALATRI, Figlie dell'Immacolata, c. 1593. 250 VENANZIO DA LAGOSANTO, Vita, p. 177.

Il monastero di Santarcangelo oggi

La povertà delle vocazioni affligge la Chiesa da alcuni decenni e ha determinato una progressiva diminuzione delle Figlie dell'Immacolata, che hanno visto ridursi le loro forze a meno di una decina di unità. Ma nel monastero di Santarcangelo di Romagna non si è mai affievolita la vitalità spirituale e di apostolato. Oggi è ancora il carisma francescano ad animarlo, anche se la comunità che lo abita si è significativamente rinnovata nell'aprile 2007. Risale infatti al1 o marzo di quell'anno la richiesta di fusione tra le Figlie dell'Immacolata Concezione­che erano rimaste di diritto diocesano, cioè soggette all'autorità del vescovo in quanto operanti nella diocesi di origine- con la Congregazione delle Suore Francescane dei Sacri Cuori, fondate dal Servo di Dio padre Simpliciano della Natività (Agnello Maresca, 1827-1898) ofm, istituto di diritto pontificio, diffuso in tutto il mondo251 • Il motivo di tale richiesta era, secondo l'espressione delle Suore Bianche, "l'impossibilità di dare seguito con le sole nostre forze al carisma del nostro Istituto" e l'auspicio che "il Signore benedica e faccia fruttificare il tanto bene che in questi 150 anni di vita le Figlie dell'Immacolata Concezione hanno seminato nei solchi della storia civile ed ecclesiale della Romagna". Il 3 maggio dello stesso anno, infatti, ricorreva il150° anniversario della fondazione ad opera della Madre Molari. La Congregazione delle Suore Francescane dei Sacri Cuori ha accolto la richiesta il 3 mar. 2007 e la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica ha emanato il decreto di fusione l'11 apr. 2007. Questo ha determinato l'arrivo al monastero - che ha mantenuto l'intitolazione all'Immacolata - di tre giovani suore della Congregazione delle Francescane dei Sacri Cuori, iniziandosi così la reciproca conoscenza ed accoglienza. Le Suore Bianche rimaste, all'epoca, erano cinque. Oggi la comunità religiosa è costituita da sei suore, delle quali due Suore Bianche.

25' Su questa congregazione e sul fond~tore si vtdeno L. or ROSA, Moresco Aniello, in

Bibliotheca sanctorum, Il appendice, Rom~ 2000, cc. 878· 79,

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CRONOLOGIA DI ANGELA MOLARI

1821 ago. 24 Nasce a Rimini, nella parrocchia di S. Bartolomeo 1821 ago. Riceve il battesimo nella chiesa 1824-1828 ... Frequenta la scuola delle sorelle Co pioli, nella quale incontra due volte san Gaspare Del Bufalo 1830 mag.-giu. Riceve la prima Comunione 1838 Le muore il padre 1840-1844 Tiene nella sua casa una scuola per bambini e bambine 1844 gen. Inizia l'esperienza del Ritiro della Colonnella 1844 feb. 2 Riceve per la prima volta le stimmate 1846 giu. Predice il pontificato al card . Mastai Ferretti 1846 set. Processo canonico sulle stimmate ordinato dal vescovo di Rimini 1846 ott.-nov. Compie il pellegrinaggio a Loreto, Assisi, Roma 1848 feb. 2 Le muore la madre 1850 Processo canonico sulle stimmate ordinato da papa Pio IX 1851 Entra in possesso della cascina Mattioli e la adatta a primo convento 1852 feb. 25 Inizia la vita comunitaria con orario metodico 1854-1856 Compie alcuni viaggi per raccogliere fondi e garantire alla crescente comunità una nuova sede e mezzi di sussistenza 1856 giu. 9 Acquista il monastero di Santarcangelo 1857 mag. 3 Solenne vestizione religiosa. Angela assume il nome di suor Maria Maddalena della 55. Trinità e viene nominata priora. La comunità si insedia in Santarcangelo 1860 dic. A Roma depone come teste al processo per la beatificazione di Gaspare del Bufalo

1865 ago. 6 A Castelgandolfo emette la professione perpetua nelle mani di Pio D< 1865 nov. Guarisce misteriosamente da una gravissima ulcera perforante 1870 dic. 13 Indice ufficialmente una raccolta di fondi ed effetti per l'istituzione di un ospizio per vecchi abbandonati in Santarcangelo 1871 Ritorna alla Colonnella per scrivere le costituzioni 1872 Le Figlie dell'Immacolata sono ricevute come figlie spirituali dell'Ordine dei Cappuccini 1875 Fa distruggere il diario spirituale scritto per ordine del confessore 1877 Diventa piena proprietaria della Colonnella 1878 Inaugura il rinnovato Ritiro della Colonnella 1887 ago. Il tumore che da anni la tormenta ha una irreversibile recrudescenza 1887 nov. 21 Si addormenta pia mente nel Signore 1887 nov. 24 Si celebrano le solenni esequie e si procede alla tumulazione a Rimini 1926 La salma viene traslata a Santarcangelo 1988 Si istruisce il processo diocesano sulla vita, le virtù e la fama di santità

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INDICE

Presentazione 5 Donna abbandonata alla Provvidenza 133 Premessa 6 La causa di beatificazione 134 Inquadramento storico 8 Le Figlie dell'Immacolata dopo la morte della fondatrice 135 La famiglia di origine 11 Il monastero di Santarcangelo oggi 137 Infanzia 12 Cronologia di Angela Molari 138 La prima comunione 19 Formazione culturale 22 Miseria e fervore religioso 24 La chiesa della Colonnella e p. Michelangelo 26 Le stimmate 28 IL Ritiro della Colonnella 34 IL primo incontro con Pio IX 36 IL Bambino prodigioso 36 Pellegrinaggio a Loreto e Assisi 37 A Roma. La principessa Woll<onsl<y 39 Le mistiche nozze 45 Verso La fondazione 47 Le prime compagne so Alla ricerca di fondi 52

140 IL monastero di Santarcangelo 57 141 IL solenne ingresso in monastero 60 Scritti celebrativi 63 L'educandato 64 Le Figlie dell'Immacolata 88 Per il progresso spirituale della comunità 90 Nuovi viaggi a Roma 92 Rapporti con Pio IX 94 Di nuovo in viaggio 97 Regola di vita 100 IL ritorno alla Colonnella 101 Direttive per La perfezione 103 Una perdita dolorosa 106 La rinascita del Ritiro 107 L'ospizio per vecchi abbandonati 108 Ultimi anni 110 Ultimi giorni 112 Esequie 114 Fama di santità 116 Tra santi e beati 121 Estimatori e benefattori 123 l doni spirituali 125 Le estasi, la levitazione 126 Donna di preghiera 129 Donna di carità 131