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Relazione mostra Novi Ark Modena

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ANFORE

PERCORSO e FONTI: 1.1 - Uscita al Novi Ark1.2 - Modena sottosopra di Laura Parisini1.3 - Il mondo dellarcheologia di Elizabeth Fentress, Stefania Quilici Gigli1.4 - Gli impianti produttivi della collina modenese in et romana. Note sulla produzione di ceramica e lucerne di Donato Labate

le anfore trasportavano, ad esempio, vino

(2) VINO

PERCORSO e FONTI:2.1 - Angela, Impero: Treviri2.2 - Dalla vite al vino di P. Scarpi2.3 - Modena sottosopra di Laura Parisini2.4 - ???PERCORSO e FONTI:3.1 - Strada del Novi Ark (senza soffermarsi troppo)=> 3.2 - lapidi, tra cui: 3.3 - epigrafe di un cuoco (che esempio di figura professionale) => 3.4 - & -COLLEGAMENTO: 3.5 - Orazio (Museo Archeologico): i men => 3.6 - Orazio parla del coccio pesto , serviva da pavimento per (4 tranne guerra)

(4) DESTINAZIONE: BOTTEGHE, TAVOLE, TAVERNE, MA ANCHE CAMPO DI BATTAGLIA4.1 - (rifermimenti ai men(3) )4.2 - Botteghe (dalla rivista Archeo no.140, ottobre 1996)4.3 - Marziale: epigrammi (ce ne sono riguardo al vino, bancarelle, strade) + (possibile citazione per apertura: vino simbolo di ricchezza)4.4 - ANGELA IMPERO: la vita movimentata delle citt4.5 - Piccolo collegamento: alcool usato per medicazione (COLLEGAMENTO ad ANGELA IMPERO la casa del medico ; Per stordire e/o alleviare il dolore) o dato ai soldati per essere pi spensierati nei confronti della guerra.

Introduzione al reperto:Ciao, otri di vino. Ci che siete lo abbiamo voluto noi per i soldi. Quando siete venuti, siamo andati via con i soldi. Alberto Angela .La funzione principale delle anfore era legata al contenimento dei liquidi, soprattutto vino, olio e garum. In seguito a ci le anfore venivano riutilizzate e diventavano materiale utile per la bonifica del territorio, per esempio venivano sfruttate per deviare il corso dei fiumi. A tal proposito venivano sistemate migliaia di anfore rivolte verso il basso alle quali veniva praticato un foro, in modo che lacqua proveniente dal sottosuolo passasse allinterno delle stesse per ottenere una fuoriuscita controllata senza creare inondazioni . La particolare conformazione del fondo, con terminazione a punta, dovuta al fatto che per il trasporto di questi contenitori venivano utilizzati appositi ripiani forati che assicuravano la stabilit del contenuto durante il tragitto. Il puntale favoriva anche gli operai che dovevano svuotare il contenuto delle anfore. Per far si che gli addetti alla scaricatura delle anfore potessero sapere la provenienza di queste ultime, veniva impresso sul collo, prima della cottura dellanfora, un marchio di fabbrica che variava in base alla produzione. per specificare il contenuto, invece, veniva dipinto un marchio (tituli picti). Il materiale utilizzato per la realizzazione dei contenitori era la cosiddetta ceramica comune, termine con cui si indicano varie tipologie di vasellame da cucina, includendo diversi contenitori destinati alla cottura e alla conservazione di cibi e bevande: pentole, tegami, piatti, brocche e anforette. Produzioni pi raffinate erano riservate al vasellame da mensa: fra queste, la ceramica a vernice nera caratterizzata da forme generalmente di piccole dimensioni con superfici scure ottenute spalmando sulla estensione del vaso argilla diluita che, in seguito ad una cottura in ambiente privo di ossigeno, assumeva il colore nero. La ceramica sigillata, dal colore corallino, cos chiamata per la presenza, sulla superficie dei vasi, di decorazioni a rilievo ottenute con uno stampo, il cosiddetto sigillum. In ceramica sigillata si producevano piatti da portata, coppe e bicchieri che spesso recavano il marchio del fabbricante sul fondo, questultima era usata anche per la realizzazione del coccio pesto (particolare tipo di pavimentazione adatto a botteghe e a cucine perch resistente agli oli e alle macchie. Produrre questo tipo di recipiente richiedeva un determinato procedimento: Il processo di produzione dei manufatti ceramici partiva dalla cava di argilla, nella quale veniva estratta la materia prima necessaria alla lavorazione. Difficilmente largilla estratta poteva essere direttamente utilizzata. Pi spesso doveva essere sottoposta a una serie di operazioni che la trasformassero in un impasto omogeneo e stabile. La modellazione in et romana avveniva quasi esclusivamente al tornio, strumento costituito da un piatto rotante montato su un supporto azionato solitamente dalla mano o dal piede del vasaio. Rispetto alle tecniche manuali luso del tornio, oltre ad abbreviare notevolmente i tempi di realizzazione dei manufatti, consentiva la creazione di contenitori dalle forme pi regolari. In altri casi largilla veniva modellata con delle matrici, che permettevano la rapida creazione di grandi quantit di manufatti, talvolta provvisti di decorazioni complesse. La matrice era un vero e proprio stampo, di solito in terracotta, realizzato premendo due o pi masse di argilla cruda contro le superfici delloggetto che si intendeva riprodurre, in maniera da ricavarne limpronta in negativo.