“Andate e fate discepoli tutti i popoli!” - cricitalia.com · “Andate e fate discepoli ......
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LA VOCE DELLA COMUNITA’ – N° 47 – settembre 2013
“Andate e fate discepoli tutti i popoli!”
"Ide, e fazei discípulos entre todas as Nações".
(Mt 28,19)
SOMMARIO
100 anni del breve pontificio………………………………………………………………3
Germania – Neustadt
Congresso CRSA 2013 – Agostino e la carità…………………………………………4
Brasile:
Giornata mondiale dei giovani 2013…………………………………………………….8
Diocesi di Roma: convegno pastorale 2013…………………………………………14
Credo dei giovani Cric………………………………………………………………………….15
Borgosotto: “Videro e credettero”
La nostra possibilità di scoprire insieme la Fede………………………………….17
“Casa, dolce santa casa”……………………………………………………………………...19
Borgosotto: festa di S. Agostino……………………………………………………………21
Auguri ai nostri confratelli……………………………………………………………………23
In memoria di:
Dott. Francesco Verzelletti…………………………………………………………………..23
100 ANNI DEL BREVE PONTIFICIO
‘SALUTARE MAXIME’
Forse a molti è passato inosservato il centenario del Breve
Pontificio Salutare Maxime dell’11 febbraio 1913. Il Breve pontificio è
un documento, meno importante della Bolla, che contiene una decisione o una dichiarazione di
carattere privato. Il nostro è un documento del Papa San Pio X che accompagnava ufficialmente il
Decreto di approvazione definitiva delle Costituzioni dei Canonici Regolari dell’ Immacolata
Concezione, decreto del 5 dicembre 2012. Vorrei celebrare questo anniversario ricordando le
linee essenziali di tale documento, cenni di storia della nostra Congregazione con alcune
sottolineature circa la sua natura e il suo apostolato.
Anzitutto il nome ufficiale della Congregazione: Canonici Regolari dell’ Immacolata Concezione.
Il nome di Canonici Regolari ci collega alla grande schiera di chierici che nel passato, con la vita
comune e con la pratica dei consigli evangelici, hanno assicurato il culto divino e servito le
parrocchie, sempre sotto l’autorità dei vescovi. Il nome dell’Immacolata viene da un’idea del
Papa Pio IX all’annuncio del progetto del nostro Fondatore, Dom Adriano Gréa.
Il Papa ama ricordare come i Canonici Regolari sono stati nei secoli oggetto di particolare
sollecitudine da parte di numerosi suoi predecessori
(Urbano II, Innocenzo II, Benedetto XII, Onorio II, Eugenio
IV…… Urbano VIII). Le loro raccomandazioni e prescrizioni
ci fanno conoscere lo spirito di fondo dell’ Ordine
canonicale e il suo adattarsi alle varie situazioni di tempi e
luoghi diversi. Il carisma dei Canonici sta a cuore al Papa, a
prova cita la sua lettera al clero cattolico del mondo intero
in occasione del suo giubileo sacerdotale del 4 agosto
1908: “Con insistenza abbiamo esortato tutti i sacerdoti ad
apprezzare e ad abbracciare, ad imitazione della Chiesa
nascente, questa santa istituzione della vita comune,
sorgente di ogni bene spirituale…. Esprimiamo il desiderio
che questa istituzione possa tornare a rivivere oggi, stante
le diverse condizioni di luoghi e di ministeri …
profondamente convinti che le antiche vestigia possono
ancora rinnovarsi per la gioia della Chiesa”. Tra i figli amanti e fedeli, che ci riempiono di gioia per le loro virtù
ed opere buone, con affetto ricordiamo i Canonici Regolari
dell’ Immacolata Concezione, da circa 50 anni costituiti in società di vita comune, che
perseguono con impegno sincero la propria santificazione e quella del prossimo.
Vengono poi ricordate alcune date importanti della nostra Congregazione. Gli inizi presso la
cattedrale di San Claudio, in Francia. Il decreto di lode di Pio IX in data 8 aprile 1876. Il decreto
di approvazione dell’Istituto da parte del Papa Leone XIII il 12 marzo 1887, sollecitato
fortemente da tutto l’episcopato francese: con l’impegno per la Congregazione di presentare le
Costituzioni per la dovuta approvazione definitiva. Lo stesso Papa Pio X che approva le
Costituzioni (preparate dal P. Delaroche e dal suo consiglio) prima per sette anni il 10 ottobre
1908 con decreto della Congregazione dei Vescovi e dei Religiosi e poi definitivamente l’ 11
febbraio 1913.
Dopo questi richiami storici, il documento evidenzia i tratti caratteristici dei CRIC: “conducono
vita comune secondo la Regola di Sant’ Agostino, legati dai tre voti semplici di castità, povertà e
obbedienza … e sono degni, sotto tutti gli aspetti, di una testimonianza diretta ed esplicita di
benevolenza da parte della Santa Sede …. Si impegnano a coniugare la vita religiosa e claustrale
al ministero pastorale, a unire profondamente la contemplazione delle cose divine
all’apostolato attivo della predicazione e delle buone opere e, senza esitazione, passano dal
silenzio del chiostro al rumore delle città per guadagnare anime a Cristo”. Si tratta cioè di unire
armoniosamente i doveri della contemplazione e dell’azione, dove la contemplazione è la vita
liturgica, la lode divina vissuta integralmente nel quadro dell’anno liturgico e l’azione fa
riferimento all’impegno pastorale al quale i vescovi chiamano i Cric (condurre gli erranti alla
retta via, istruire gli ignoranti nei misteri della fede, offrire ai fanciulli i primi elementi della
fede, la formazione dei giovani nei seminari, l’impegno missionario).
Vi è nel documento un chiaro riconoscimento dell’impegno pastorale dei CRIC, basti pensare
alla premura con cui i vescovi li invitano ad operare nelle parrocchie della loro diocesi. E ancora
si evidenzia come siano motivo di edificazione ed esempio non solo per le opere di pietà, di
fede e di carità, ma anche per la coerenza con la quale seguono e praticano le loro regole. È un
elogio molto bello, segno chiaro di stima.
Nel Breve Pontificio il nome del nostro Padre Fondatore non è ricordato. Non è certamente un
invito a dimenticarlo né a mettere in discussione i riconoscimenti avuti da numerosi Pontefici.
Forse può indicare che il nuovo Istituto dipende direttamente dalla Santa Sede; ma il Papa Pio X
fa chiaramente suo lo spirito di Don Gréa, anche se alcuni punti delle vecchie Costituzioni sono
modificati.
Sta a ciascuno di noi Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione far rivivere oggi la
spiritualità del nostro Fondatore nella nostra vita consacrata e nel servizio concreto verso i
fratelli. Il documento lo ha più volte sottolineato: “Tali religiosi, coniugando, in modo
ammirevole, la vita pastorale con quella religiosa manifestano chiaramente, con il loro esempio,
come questi due generi di vita … uniti con opportune regole e in Istituti appropriati, si
perfezionano e si fortificano a vicenda”.
Oggi cosa dire dopo questo documento?. Sappiamo che come si è strutturata la Congregazione,
non è quanto Dom Gréa aveva sognato. È quasi inutile aggiungere che continueremo ad avere
sentimenti di rispetto e di filiale venerazione per il nostro fondatore e che deve restare forte il
nostro attaccamento alla sua spiritualità, il servizio della lode divina e della liturgia, la Chiesa
locale e il suo vescovo, le opere di penitenza: tutto vissuto in comunità, anche piccole, che
ricercano ogni giorno una comunione di vita più profonda. E siamo chiamati a testimoniare nel
mondo di oggi questo stile di vita sacerdotale.
p. Riccardo Belleri sup. gen. cric
GERMANIA: NEUSTADT
Congresso CRSA 2013 – Agostino e la carità
Dall’8 al 12 luglio scorso si è svolto il congresso triennale della Confederazione dei Canonici Regolari di S. Agostino, sul tema “Agostino e la carità”. Questo incontro fraterno che ha visto la partecipazione di un centinaio di Canonici e Canonichesse da tutto il mondo è stato organizzato stavolta dai Fratelli della Vita Comune, Congregazione canonicale tedesca e si è svolto in Germania a Neustadt an der Weinstrasse, in una accogliente casa per esercizi spirituali.
Il tema del Congresso è stato sviluppato soprattutto nel corso di quattro conferenze, che ci hanno permesso di entrare progressivamente più in profondità nell’insegnamento agostiniano sulla carità. A Mons. Luc Ravel, Ordinario militare di Francia, già Canonico Regolare di S. Vittore, è toccata la relazione inaugurale, nella quale ci ha fatto riflettere sul fondamento antropologico della carità per S. Agostino. Per il grande santo di Ippona l’amore è il motore della volontà: non si può isolare l’uomo dal suo amore. È importante imparare a disciplinare il proprio amore, sapendo che l’amore è per ciascuno il peso (pondus) della propria anima.
D. Notker Baumann, presbitero della diocesi di Friburgo, ha precisato la questione, in una interessante conferenza dal titolo: Ubi humilitas, ibi caritas, facendo notare come la virtù dell’umiltà sia il fondamento dell’amore per S. Agostino. La virtù è un dono di grazia e il primato spetta alla carità, tuttavia l’umiltà permette di tutelare la carità, al contrario della superbia che la demolisce. Agostino esprime l’opposizione superbia/umiltà anche a partire dalla propria esperienza personale (cf. Libro VII delle Confessioni). La virtù
può essere chiamata ordo amoris: in primo luogo l’amore deve essere offerto a Dio, mentre il mondo creato viene in un secondo momento. Humilitas et caritas sono intrecciati tra loro. L’umiltà è l’aspetto più dell’insegnamento cristiano: essa protegge la carità davanti all’arroganza e la rende più forte. Per offrire a Dio un amore degno, bisogna che la carità si perfezioni nell’umiltà, riconoscendo quindi che noi siamo peccatori e bisognosi della divina grazia.
Proseguendo su questa linea, P. Gabriele Ferlisi, Superiore Generale degli Agostiniani Scalzi, ha riassunto sinteticamente la dottrina di Agostino sulla carità: davanti alla magmatica realtà dell’amore, bisogna amare in maniera ordinata, disciplinando l’amore, purificandolo e sublimandolo nella carità. In questo senso la carità è quell’amore soprannaturale che ha origine in Dio, è ciò che definisce l’essere di Dio prima che impegno dell’uomo. In secondo luogo, P. Ferlisi ha cercato di porre in relazione la dottrina agostiniana sull’amore con l’enciclica di Benedetto XVI Deus caritas est. È toccato però al Card. Paul Josef Cordes, Prefetto emerito del Pontificio Consiglio Cor Unum, tracciare la storia del lungo e laborioso processo di formazione dell’enciclica di Benedetto XVI sulla carità. Evidenti sono le fonti agostiniane, specialmente nella prima parte della Deus caritas est, come del resto lo stesso Pontefice ha pubblicamente dichiarato nel corso di una udienza (27 febbraio 2008). Avendo conosciuto molto da vicino la nascita del testo, il Card. Cordes ci ha descritto in modo chiaro gli intenti teologico‐pastorali offerti alla Chiesa da Papa Benedetto con la sua prima enciclica: sulla scia di Agostino, bisogna partire da Dio per parlare dell’amore, e solo in un secondo momento si innesta il
discorso sugli aspetti pratici della carità.
Riflettendo nei gruppi linguistici, ci siamo confrontati su come sia possibile tradurre in pratica le bellissime idee agostiniane sulla carità. Per noi sacerdoti, uno strumento con il quale educare le Comunità parrocchiali alla dimensione costitutiva della carità è senz’altro quello della predicazione, che deve riuscire a instillare l’amore per Dio e per il prossimo, contribuendo a combattere la grave povertà materiale e spirituale in cui si trovano tante persone del nostro tempo.
Le giornate del Congresso, oltre che dalle conferenze e dalla solenne liturgia sono state caratterizzate anche da una escursione a Speyer sul Reno, per ammirare la bellezza del duomo imperiale, la chiesa romanica più grande del mondo, dove ci ha accolti il vescovo ausiliare della diocesi Mons. Otto Georgens. In quella cittadina abbiamo anche avuto una toccante visita nel monastero domenicano di S. Maddalena, dove la giovane professoressa Edith Stein, da poco convertita al cattolicesimo, per un periodo insegnò nel ginnasio delle suore, prima di entrare tra le carmelitane a Colonia. Nei pressi di Speyer abbiamo visitato anche il santuario di Waghäusel, da poco affidato alla cura pastorale dei Fratelli della Vita Comune. Qui abbiamo potuto conoscere più da vicino le attività della Caritas tedesca, istruiti da un diacono permanente, e abbiamo celebrato l’Eucaristia con Mons. Bernd Uhl, Vescovo ausiliare di Friburgo e delegato per la Caritas.
Le giornate del Congresso sono trascorse velocemente, anche grazie al tema particolarmente stimolante, il quale ci ha spronato a orientare con rinnovato vigore la nostra vita di canonici sulla dimensione costitutiva
dell’amore. La carità fraterna si è respirata anche nei momenti distensivi del Congresso, in cui scambiare due parole con i nostri confratelli CRIC (eravamo in 10, con la presenza del P. Generale) e con gli altri Canonici, condividendo con loro attese e speranze, per testimoniare al mondo l’amore di Dio. Senza farci prendere da facili entusiasmi o sconforti, ci lasciamo guidare da una bella espressione di S. Agostino, il quale si sentiva un innamorato e definì la propria vita come una meravigliosa storia d’amore con Dio: Amore amoris tui facio istud (Confessioni II,1,1), Per amore del Tuo amore faccio questo!
In tal senso, le giornate trascorse in Germania sono state per noi confratelli uno stimolo per rinnovare la nostra adesione a Cristo, e, prendendo spunto dal tema di quest’anno e dalla testimonianza del santo vescovo di Ippona, per riconoscere nella caritas il filo d’oro che lega in unità e armonia la nostra vita, sapendo di essere piccole creature al centro di un immenso amore.
Pensieri di S. Agostino sull’Amore
«Amore, parola dolce, ma realtà ancora più dolce…». «La regola della carità, o miei fratelli, la sua forza, il suo fiore, il suo frutto, la sua bellezza, la sua attrattiva, il suo pasto, la sua bevanda, il suo cibo, il suo abbraccio, non conoscono sazietà». «Dammi un cuore che ama, un cuore ardente, che si senta pellegrino e assetato in questo deserto, un cuore che sospiri la fonte della patria eterna, ed egli capirà ciò che dico. Certamente se parlo ad un cuore arido, che cosa gli dico?». «Con l’amore si chiede, con l’amore si cerca, con l’amore si bussa, con l’amore si svela, con l’amore infine si rimane in quello che sarà stato
svelato». «Una volta per tutte dunque ti viene imposto un breve precetto: Ama e fa’ ciò che vuoi. Sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore. Sia in te la radice dell’amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene».
«Dammi te stesso, Dio mio, restituiscimi te stesso. Io ti amo. Se così è poco, fammi amare più forte…So questo soltanto: che tranne te, per me tutto è male, non solo fuori di me, ma anche in me stesso; e che ogni mia ricchezza, se non è il mio Dio, è povertà».
«Ormai io te solo amo, te solo seguo, te solo cerco e sono disposto ad essere soggetto a te soltanto, poiché tu solo con giustizia eserciti il dominio ed io desidero essere di tuo diritto. Comanda ed ordina ciò che vuoi, ti prego, ma guarisci ed apri le mie orecchie affinché possa udire la tua voce. Guarisci ed apri i miei occhi affinché possa vedere i tuoi cenni. Dimmi da che parte devo guardare affinché ti veda, e spero di poter eseguire tutto ciò che mi comanderai. Riammetti, ti prego, il tuo schiavo fuggitivo, o Signore e Padre clementissimo... Ricevi me tuo servo che fugge da queste cose che bene accolsero me, lo straniero, mentre da te fuggivo. Sento che devo ritornare a te; a me che picchio si apra la tua porta; insegnami come si può giungere fino a te. Non ho altro che il buon volere; so soltanto che le cose caduche e passeggere si devono disprezzare, le cose immutabili ed eterne ricercare. Questo so, o Padre, poiché questo solo ho appreso, ma ignoro da dove si deve partire per giungere a te. Tu suggeriscimelo, tu mostrami la via e forniscimi ciò che necessita al viaggio.
Se con la fede ti ritrovano coloro che tornano a te, dammi la fede; se con la virtù, dammi la virtù; se con il sapere, dammi il sapere. Aumenta in me la fede, aumenta la speranza, aumenta la carità. O bontà tua, ammirevole e singolare».
BRASILE:
GIORNATA MONDIALE DEI GIOVANI 2013
JMJ A RIO DE JANEIRO: la teoria Noi: Daniele, Eleonora, Emanuele, Fabio, Francesca P., Francesca V., Giovanni, Matteo, Michela, Pierluigi, Silvia, p.Dario (s.Giulio), Martina, Roberta (Regina Pacis), Laura (Montichiari).
Quelli della Giornata Mondiale della Gioventù sono stati giorni intensi e inaspettati. Intensi, per la stanchezza del camminare tra la gente, le file per i bagni e i ristoranti, la ricerca di posti dove fermarsi, le attese, i bagagli. E naturalmente intensi per i momenti di incontro e di preghiera, che anche nella confusione acquistavano senso e forza dalla presenza di tante persone. Inaspettati, perché da un gruppo eterogeneo e poco collaudato come il nostro, non ci saremmo mai immaginati tanto entusiasmo, sintonia e comprensione: si è creata una rete di equilibri e relazioni con una facilità ed una spontaneità da cui di solito non ci facciamo coinvolgere! Ciascuno ha portato con sé la realtà da cui proviene, le persone e la comunità di cui fa parte, facendo così da tramite con la varietà di ragazzi e di storie che abbiamo incontrato. Era come essere uniti da un filo invisibile che superava le distanze, le differenze delle lingue e delle culture. Al nostro arrivo, abbiamo avuto la fortuna di essere stati assegnati ad un alloggio comodo, di fronte allo stadio del Marakana, a solo un’ora dalla spiaggia di Copacabana e 20 minuti a piedi
dall’università dove si sono svolte le catechesi per gli italiani; questo ci ha permesso di seguire tutte le attività e gli incontri proposti con facilità, permettendoci di sopportare meglio i rigidi orari di uscita (h 7) e rientro nell’istituto (h 23). La celebrazione iniziale, la pittoresca Via Crucis, la veglia, la messa della Domenica mattina hanno avuto come sfondo la spiaggia ed il lungomare di Copacabana, riempiti da fedeli, colori, bandiere sventolanti, ed onde alte più di 2 metri a pochi passi dalla riva. Le catechesi hanno preso luogo nell’aula magna dell’università, e sono state guidate dai vescovi Crociata (CEI), Miglio (Cagliari) e Bagnasco (Genova, CEI). Ciascuno di loro ha presentato un tema legato al motto della JMJ: “Sete di speranza, sete di Dio”, “Essere discepoli di Cristo”, “Missionari...andate!”. Abbiamo riflettuto sulle difficoltà che noi ragazzi incontriamo tutti i giorni, scontrandoci e incontrandoci con una fede sempre in movimento, dinamica, che cresce e diminuisce, ma che dovremmo imparare a nutrire ed “allenare” per esserne veri testimoni nella vita quotidiana. Sappiamo che questo è possibile attraverso il servizio, la preghiera, dialogo con Dio, ma anche avendo il coraggio di esprimere la nostra fede apertamente, mantenendo apertura verso gli altri. Questo coraggio l’abbiamo sperimentato in mezzo ai brasiliani, che non “si vergognano” di parlare di Dio, di battere le mani o agitare le braccia al canto, durante la messa, che non si preoccupano di mostrare la gioia e la vitalità dell’essere cristiani. Infine un momento fortissimo è stato quello della Messa finale. Come sempre siamo rimasti colpiti dal silenzio nel quale si sono trovate 3 milioni e mezzo di persone, strette una accanto all’altra, concentrate su un unico momento: l’Eucarestia e l’incontro con Cristo. Il Papa, con semplicità e forza, si è rivolto soprattutto ai ragazzi e ai sacerdoti impegnati con loro. Ci ha detto: “Andate, Senza paura, Per servire. Seguendo queste tre parole sperimenterete che chi evangelizza è evangelizzato, chi trasmette la gioia della fede, riceve più gioia.” E infine non possiamo scappare da una grande responsabilità: “Qual è lo strumento migliore per evangelizzare i giovani? Un altro giovane!” Se le altre Giornate Mondiali, ad esempio quelle di Sydney e Madrid, sono state un modo per portare in quei Paesi la testimonianza di giovani fieri di dirsi cristiani, questa è stata forse l’occasione per mostrare al mondo la grande e semplice fede del popolo brasiliano.
Il sito vaticano per l’omelia della S.Messa: http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa‐
francesco_20130728_celebrazione‐xxviii‐gmg_it.html
GOIÂNIA: la pratica Noi: Daniele, Eleonora, Emanuele, Fabio, Francesca P., Matteo, Michela, Pierluigi, Silvia, p.Dario (s.Giulio), Martina, Roberta (Regina Pacis), Laura (Montichiari), Francesca G., Emanuele, Paolo, Patrizia, Stefania, p.Gigi (Natività)
Il viaggio in Brasile sarebbe stato incompleto se non avessimo vissuto la seconda settimana a
Goiânia, capoluogo della regione del Goias (di estensione simile al territorio italiano), a nord di Rio de Janeiro. Vicino Goiânia, le tre comunità di Brazabrantes, Saõ Antonio e Goiânira stanno crescendo da qualche anno sotto la guida e la cura di 4 sacerdoti CRIC: Padre Tino, Padre Silvio, padre Giuseppe e padre Fiorenzo.
Questa esperienza ci ha permesso, in qualche modo, di mettere in pratica le parole che abbiamo ascoltato dal papa: siamo andati a conoscere una realtà che ci sta a cuore, superando i pregiudizi e qualche paura, e ci siamo impegnati nel servizio verso i più bisognosi, respirando a pieni polmoni aria di vera speranza. Ma ecco come sono trascorsi i giorni a Goiânia, insieme ai ragazzi del gruppo di Natività di Maria che si trovava già lì…
Arrivati all’aeroporto, siamo stati calorosamente accolti dai padri, e accompagnati al seminario di Santa Monica, immerso nella terra rossa e nei campi di Brazabrantes, dove abbiamo soggiornato. Insieme, siamo stati impegnati in diverse attività: lo smantellamento di un padiglione del seminario, da ristrutturare per farne una sala a disposizione delle famiglie; la costruzione di un’abitazione per una famiglia della zona che aveva bisogno di aiuto; la festa che i giovani di Goiânira hanno organizzato per l’inizio dell’anno catechistico e a cui abbiamo preso parte per conoscere loro e la realtà che vivono. L’esperienza che, però, ci ha maggiormente segnato è stata la visita ad un gruppo di Brasiliani dei Senza Terra, movimento nato circa 30 anni fa che, attraverso una lotta lunga e pacifica, cerca di rivendicare il diritto a lavorare la terra che ogni brasiliano, per legge, dovrebbe possedere.
I Senza Terra ci hanno ospitato al loro accampamento per due giorni e una notte, permettendoci di ascoltare la loro storia, condividere i loro pasti, dormire nei loro letti, ma soprattutto toccare con mano la speranza che li sostiene nonostante le dure condizioni in cui vivono: quella stessa speranza nel futuro e nella collaborazione, di cui il Papa ci aveva parlato solo pochi giorni prima.
Un altro aspetto importante di questa parte del viaggio è stata la condivisione dei momenti di preghiera con la comunità del posto. Messe e celebrazioni che spesso si sono concluse con la condivisione dei pasti, perlopiù a base di riso, fagioli, manioca, e tanto, tanto frango! (Per gli Italiani, pollo).
Porteremo a lungo nel cuore le persone, i ragazzi, i bambini, i sacerdoti e le comunità che abbiamo incontrato in Brasile, e che ci hanno dimostrato tanto affetto e ospitalità, con la promessa di tornare e mantenere vivi i rapporti e l’amicizia iniziati lì. E naturalmente ringraziamo di cuore le nostre comunità, che ci hanno permesso di questa esperienza, accompagnandoci “a distanza”!
DIOCESI DI ROMA: Convegno Pastorale 2013 Nei giorni 17, 18, 19 giugno la Diocesi di Roma ha tenuto il suo Convegno articolato in tre momenti ed in tre luoghi diversi. L’argomento da trattare riguardava la responsabilità dei battezzati nell’annuncio di Cristo ed aveva come “ slogan” : Cristo, Tu ci sei necessario. Nel primo momento c’è stato l’incontro con Papa Francesco nella sala Paolo VI in cui il Santo Padre ha tenuto una catechesi a commento del brano della lettera di S. Paolo ai Romani alla presenza di circa quindicimila persone che hanno vissuto momenti di comunione e di profonda spiritualità Durante la Catechesi sono stati espressi concetti molto profondi e coinvolgenti per tutti (anche se con bonaria cordialità): L’immagine della pecorella “pettinata” e delle altre novantanove da ricercare nelle “periferie” è senz’altro di uno spessore pastorale rilevantissimo. Altre affermazioni sono state fatte dal Papa ed hanno lasciato il segno nell’assemblea: “La speranza è una Grazia, come tale non si compra e non si vende, ma è un dono e deve essere offerto dai Cristiani gratuitamente e con la testimonianza ( senza la quale la speranza diventa solo “aria”). La speranza che annunciamo è che non siamo orfani perché abbiamo un Padre che ci chiede solo di amarlo. Questa filiazione deve essere annunciata a tutti. Dopo la catechesi del Papa, sono stati letti all’assemblea alcuni brani di lettere apostoliche ed un brano tratto da un discorso di Papa Benedetto XVI: “ l’uomo ha bisogno di Dio, oppure le cose vanno abbastanza bene anche senza di Lui? Quando, in una prima fase dell’assenza di Dio, la sua voce continua ancora a mandare i suoi riflessi e tiene insieme l’ordine dell’esistenza umana, si ha l’impressione che le cose funzionino abbastanza bene anche senza Dio. Ma quanto più il mondo si allontana da Dio, tanto più diventa chiaro che l’uomo, nell’ hybris del potere, nel vuoto del cuore e nella brama di soddisfazione e di felicità, “perde” sempre di più la vita. La sete di infinito è presente nell’uomo in modo inestirpabile. L’uomo è stato creato per la relazione con Dio e ha bisogno di Lui”. Al termine dell’incontro il Santo Padre ha impartito ai presenti la benedizione e ha dato appuntamento a tutti per il giorno seguente (18 giugno) nella Basilica di S.Giovanni per lo svolgimento della seconda parte del Convegno. Il secondo momento del Convegno ha avuto luogo in Cattedrale alla presenza di numerosissimi fedeli. Ha aperto i lavori il Vescovo di Novara, S.E. Brambilla, che ha trattato l’argomento della responsabilità dei cristiani di annunciare il Vangelo in modo esauriente e con elevati insegnamenti dottrinali. L’importanza ed il “ peso” di questa relazione meriterebbero un ulteriore approfondimento facendone, magari, oggetto di riunioni di studio da svolgersi nelle varie Prefetture. Riportiamo qui di seguito la chiosa di questa relazione che costituisce un elemento di meditazione per tutti già da oggi:“ la Chiesa di domani ci sarà ancora, se crescerà il numero e la qualità di credenti che sono il racconto vivo del Vangelo di Cristo”. Dopo la relazione di Mons.Brambilla ha preso la parola S.E. Il Cardinale Vallini che ha esposto le indicazioni pastorali che il giorno seguente dovranno essere argomento di riflessione e di decisioni negli incontri parrocchiali. Relazione del Cardinale Vallini L’obiettivo pastorale del battesimo dei bambini, si è rivelato più impegnativo del previsto e pertanto il Consiglio dei Parroci Prefetti ha deciso di prolungare ancora di un anno la preparazione estendendola, però, oltre ai genitori, anche a tutti i battezzati. In questa relazione il Cardinale ha messo in evidenza come ci sia una moltitudine di battezzati che vive una fede “languida, anemica ed abitudinaria” e sostiene che è proprio verso questi battezzati che va indirizzata l’azione evangelizzatrice. Il Cardinale ha tratto le sue conclusioni che qui di seguito riportiamo: “La Chiesa non sogna una cristianità post-secolare, non ha aspirazioni temporalistiche, ma fondata sulla Parola di Dio, vuole essere una comunità di uomini e donne, testimoni responsabili e credibili, umili e coraggiosi del Vangelo. Ma con la chiara consapevolezza che la testimonianza cristiana prima che impegno ad operare, è “eco” del grande racconto di Gesù, perché sia luce e lievito nella complessa e spesso tormentata vita degli uomini” La terza fase del Convegno si è svolta,come da programma, nelle parrocchie della Diocesi dove sono stati evidenziati e fatti oggetto di futura programmazione gli indirizzi pastorali indicati dal Cardinale il giorno precedente.
Alessandro e Rossana Bartolini
IL CREDO DEI GIOVANI CRIC
Anche quest’anno, come l’estate scorsa, tra il 13 e il 18 agosto alcuni giovani delle parrocchie CRIC hanno
scelto di partecipare ad una settimana di spiritualità organizzata presso la casa “Maria Immacolata” di
Temù. Pur con un numero di persone inferiore rispetto a quello dell’anno precedente, ancora una volta le
passeggiate, le risate, le riflessioni e i lavori di gruppo hanno permesso di creare quell’atmosfera di
complicità che lascia numerosi bei ricordi nell’animo di ciascuno. E così tra qualche scherzo, giochi
improvvisati tra i vicoli del paese, camomille e chiacchiere ci siamo ritrovati a confrontarci su un argomento
delicato come quello della preghiera del “Credo” e a condividere le nostre esperienze. Le lodi e i momenti
di raccoglimento hanno scandito lo scorrere delle giornate, mentre le riflessioni dei padri CRIC ci hanno
guidato e aiutato ad interrogarci su quella professione di fede che recitiamo durante ogni messa, a volte in
modo puramente meccanico e senza attenzione al suo vero significato. In particolare ci siamo soffermati
sulla figura di Dio, di Gesù e dello Spirito Santo, per poi giungere alla formulazione di un nostro personale
“Credo” e di due preghiere conclusive, ancora una volta frutto del confronto e della condivisione. Non
sempre è stato facile trovare le parole e il coraggio di esprimere ad alta voce i propri pensieri e certamente
ciò è costato non pochi sforzi. Proprio per questo ogni momento, ogni parola e ogni gesto hanno tuttora un
valore più profondo e duraturo del momento stesso in cui sono stati compiuti.
Il primo grazie va a padre Serafino, padre Stefano, padre Giovanni, padre Francesco, padre Giuseppe e
padre Gigi la cui presenza, oltre che essere una guida spirituale, ha aggiunto un tocco di divertimento in più
al torneo di bigliardino, alle camminate, alle chiacchiere al bar e ai giochi. Grazie ai cuochi che hanno
soddisfatto tutte le nostre esigenze e richieste, a chi avrebbe voluto partecipare a questa settimana e non
ha potuto farlo. Ma soprattutto grazie a chi ha scelto o voluto essere nuovamente qui, per ripetere o vivere
una nuova esperienza, per stringere nuove amicizie o consolidare quelle vecchie, per intraprendere insieme
un cammino di fede.
L.G.
IL NOSTRO CREDO GIOVANE SCELGO DI CREDERE in Te, DIO, che sei principio di ogni bene, Padre e Creatore, che ci accompagni e infondi sicurezza al nostro cammino, che sei osservatore silenzioso di ogni piccolo dettaglio. SCELGO DI CREDERE in Te, GESU’, che sei Figlio di Dio e anche nostro fratello che, per insegnarci l’amore, con umiltà hai creduto nella volontà del Padre e nonostante il dolore hai donato la vita. SCELGO DI CREDERE in Te, SPIRITO SANTO, soffio di vita, che irrompi nelle nostre menti per farci comprendere l’Eterno Amore e come fuoco riscaldi il nostro cuore, così da essere luce per i fratelli. CREDO che solo in Te, che sei fonte di ogni dono, posso comprendere i meravigliosi talenti seminati in ognuno di noi, così da essere testimoni credibili nella tua Chiesa. AMEN
ALMENO CREDO CREDO IN DIO, Padre che ci ha dato il grande dono della vita. CREATORE del nostro percorso, modellatore della nostra vita, navigatore della nostra rotta, per noi disegnata sulla base delle nostre libere scelte. La accolgo nella buona e cattiva sorte fino al raggiungimento della meta. CREDO IN GESU’, suo Figlio, Salvatore e Maestro di vita, e credo di poter imparare da lui ad essere a mia volta ESEMPIO per gli altri, non solo a parole ma vivendo concretamente i suoi insegnamenti con amore e condividendo la Gioia che ci ha dato. CREDO NELLO SPIRITO SANTO, la spinta interiore che ci fa rialzare e sorridere. Anche nelle diversità, nella fatica, di fronte al dolore e ai miei dubbi, il suo soffio vitale mi sostiene. CREDO IN MARIA, Madre di Dio e consolatrice, Credo nell’Amore, nella fiducia e nella gioia che do e ricevo dai miei genitori, dai miei amici e tutte le persone che incontro lungo la strada, con i loro pregi e i loro difetti.
Borgosotto: "Videro e credettero" La nostra possibilità di riscoprire insieme la fede
Un annuncio su "Avvenire", un titolo accattivante e una bella immagine forse un po' enigmatica. Così è iniziata la nostra esperienza. Padre Rinaldo è stato subito entusiasta nel proporci la mostra. Il tema trattato, la fede, era un perfetto filo conduttore sia per la ricorrenza del terzo centenario della costruzione della chiesa di Borgosotto, che per la celebrazione dell'anno dalla fede indetto da Papa Benedetto XVI. Ciò che più colpiva della mostra era sicuramente una sapiente correlazione di immagini, espressione di bellezza nelle varie forme d'arte e testi che approfondivano e ampliavano il significato delle immagini. Due forme di comunicazione non separate ma che coesistevano, anche fisicamente in un unico spazio grafico, per ribadirne la complementarietà. La prima proposta di verifica personale e crescita è stata fatta alle volenterose e numerose guide, che per prime si sono dovute confrontare con il messaggio di fede della mostra; un percorso forse in alcuni punti non sempre chiaro, ma una certa occasione di dialogo e di confronto. E così quando la mostra è arrivata a Borgosotto, forse per alcuni era all'inizio solo un'esposizione di pannelli con riproduzioni di quadri e immagini in una bellissima location. I primi visitatori entravano titubanti, quasi come a voler capire come mai quel bel portone verde di palazzo Monti sempre chiuso, all'improvviso era "agghindato" e sempre aperto. Poi, dopo l'immancabile stupore iniziale, viste le due bellissime sale , di fronte all'immagine dei due discepoli con gli occhi stupiti e alla frase "Videro e credettero", iniziavano incuriosisti il percorso.
E' stato bellissimo vedere come ogni visitatore, con la propria esperienza riusciva a rendere unico il cammino attraverso personali testimonianze e commenti sul tema trattato. Così dallo stupore dei bambini, alla consapevolezza degli adulti, alla saggezza delle persone più anziane, tanti sono stati i modi di crescere e riflettere; il registro delle visite della mostra con i suoi bei commenti ne è una testimonianza tangibile. Io sicuramente posso raccontare la mia esperienza di crescita: ho condiviso con molte persone il mio percorso, a tutti sono grata perché lo stupore e la curiosità nei loro occhi davvero mi ha ricordato che: "...una fede che non potesse essere reperta e trovata nell'esperienza presente, confermata da essa, utile a rispondere alle sue esigenze, non sarebbe stata una fede in grado di resistere in un mondo dove tutto, tutto, diceva e dice l'opposto." (L. Giussani)
Chiara M.
“Casa, dolce Santa Casa!”
Al termine di una settimana dedicata alla riflessione sulla fede, sulla figura di Maria, e al ricordo dei 300 anni della costruzione della chiesa, possiamo dire che la nostra comunità, se pur piccola, ma vivace, ha offerto più occasioni in cui ognuno, a secondo dei suoi doni, ha “goduto” di qualcosa. Ci sono stati incontri e presenze significative, possibilità di interloquire con ricchezze di realtà e persone diverse.
Uno di questi incontri è stato con Mons. Domenico Sigalini, Vescovo di Palestrina, figura umana in grado di interagire con tutti, carattere spirituale profondo, sincero, schietto e coraggioso, che dimostra che si può stare da giovani in una chiesa viva e gioiosa. Dalla lunga esperienza con i giovani ha mantenuto la freschezza e il linguaggio umano ed uno spiccato senso di pastoralità. Riassumere in poche righe un’immersione di energia umana e spirituale è ben ardua cosa. Ha parlato al cuore di tutti, non da saccente che da sfoggio di cultura moralistica, ma con leggerezza
che non è superficialità, che trasmette con la sua persona valori e concetti di cui egli stesso si ciba. La sua lezione è stata una lettura della quotidianità elevata al significato più profondo della manifestazione dell’amore di Cristo, con parole provenienti da atteggiamenti vissuti e condivisi, che ti fanno respirare l’alito del grande, dell’immenso, e che rispondono alle domande fondamentali dell’uomo. Dalla casa dove ogni uomo nasce, il grembo della mamma, toccando la vita in famiglia, la casa di Nazareth, luogo di accoglienza, di calore, di condivisione, di educazione per “approdare ad una casa ancora più bella e del tutto definitiva”, la grande testimonianza di fede di Maria: questi sono i temi che hanno suscitato in chi l’ascoltava molte domande. “La prima casa di ogni uomo che nasce alla vita è il corpo della madre, la sua umanità che si inarca e si ridefinisce proprio per dedicarsi completamente alla nuova creatura. E’ il primo luogo di accoglienza, di pace, di serenità. E’ il sentirsi di qualcuno ancora prima di percepirlo. La natura, noi diciamo il Creatore, ha pensato a fare di questo primo alloggio non un rifugio o un deposito, ma una reggia, una dedizione assoluta, una protezione e un riferimento continuo, senza interruzioni……….. Ad essere veri fino in fondo però la primissima casa è il pensiero di Dio, il suo progetto, il palmo delle sue mani….. È iniziata così la sua riflessione per poi approdare alla descrizione della casa, luogo “dei primi passi e della gioia di una educazione “i nostri genitori ci hanno aperto a un altro mondo: ricordiamo forse un crocifisso, un quadro della Madonna, un Sacro Cuore e l’aiuto a dire le prime preghiere, ad alzare lo sguardo, a mandare bacetti, a riconoscere ovunque quella croce, quel Signore, quel Gesù, ancora tutto da decifrare, ma immediatamente da riconoscere” ed il constatare che “Poi c’è la
stagione in cui la casa non ti basta più. Incomincia la bella età dell’amore dove la casa dapprima disprezzata diventa sogno di vita nuova, desiderio di pienezza. Si insinua anche il sogno di una nuova casa per dare il tuo cuore a tutti e non solo a una persona, parti deciso per terre lontane per aprirti al mondo che d’ora in avanti sarà la tua vera casa e lo penserai sempre a prova di amore, quell’amore che hai imparato nella tua casa e farai di tutto perché tanti altri possano goderne come te. Oppure farai casa in una parrocchia, a tempo pieno per la Chiesa e per Gesù, solo con il tuo Dio, ma con il cuore pieno di gioia da sdoganare per tutti. …..Noi però abbiamo la nostalgia di una casa ancora più bella e del tutto definitiva. La cercavano con ansia gli apostoli che si sono avvisati con un tam tam incoercibile: Abbiamo trovato il messia, Quello di cui abbiamo sempre parlato e sognato è qui, sta sulle sponde del lago, sbanca tutti gli share, semina felicità, ha segreti di vita piena, tiene testa a scribi e farisei, non ci sono testate giornalistiche che lo possono far tacere, non ha paura di nessuno, parla di Dio come se fosse nostro padre, ti incanta con la sua visione di mondo, perdona perfino i peccati. Gli apostoli avevano una casa, ma l’hanno lasciata per seguire Lui. Per fortuna abbiamo un esempio da seguire: “Ci sono alcuni fatti che tutte le volte che te li immagini, li pensi, li cerchi di rivivere ti danno una serenità e una pace interiore assoluta. Uno di questi è l’Annunciazione. Un fatto che segna indelebilmente la storia. Una storia d’amore che decide le sorti dell’umanità, fa esplodere l’amore di Dio nel mondo, condanna alla sparizione d’un colpo tutto il male che vi si è annidato. Maria, una ragazza, semplice, pulita, bella, appassionata, decisa, si incontra con Dio. Da una parte una creatura fragile e indifesa, di fronte il Creatore onnipotente e grande: si cancellano le distanze e inizia un nuovo mondo, il mondo e la vita di Gesù. …….. E’ la storia di ogni nostra vocazione. Quando Dio ci chiama ci mette sempre davanti una vita impegnativa, bella e felice, ma oltre le descrizioni da melassa delle felicità umane, mondane. Tutti noi chiamati al matrimonio o alla verginità ci siamo sentiti dentro un giorno questa chiamata. Abbiamo detto di sì, Oggi forse non abbiamo più quell’incandescenza. Maria l’ha sempre tenuta per tutta la vita. Ha offerto tutta la sua umanità e libertà.” Come è la mia casa, che tipo di casa è, quali valori si vivono? Qui riportate sono solo alcune delle numerose riflessioni che Mons. Sigalini ci ha suggerito: speriamo di non aver travisato il significato di ciò che voleva comunicare e rimandiamo per chi volesse, il testo integrale della lezione da richiedere presso la Parrocchia.
G. e M.
BORGOSOTTO: FESTA DI S. AGOSTINO
MERCOLEDI 28 AGOSTO, nella chiesa parrocchiale di
Borgosotto i nostri confratelli Cric di Volta, Piubega e
dell’Istituto Maria Immacolata, con mons. Abate di
Montichiari e don Alfredo, si sono riuniti con gli Amici Cric e
altri fedeli per una solenne concelebrazione Eucaristica
presieduta da padre Rinaldo, parroco e Vicario Generale della
Congregazione.
Durante l’omelia, dopo un breve commento alle letture che parlavano dell’amore fraterno e della
condivisione dei beni spirituali e materiali, padre Rinaldo ha ripreso alcuni pensieri di S. Agostino che
parlano dell’amore che ogni cristiano, religioso o laico, deve vivere nella propria esperienza quotidiana.
Partendo dal concetto di “Amore, parole dolce…” ha
brevemente presentato il pensiero di S. Agostino sulla
carità e prima ancora sull’amore, di cui la carità è una
forma particolare, e che vuol essere un aiuto a varcare la
soglia del suo cuore innamorato per ravvivare in noi
l’ardore dello stesso amore.
Agostino è il Santo che l’iconografia raffigura con il cuore fiammeggiante trafitto dalla freccia della Parola di Dio. Egli parlò tanto dell’amore, della carità, della misericordia ma soprattutto amò e cercò di farsi amare. Sviluppò una articolata teoria sull’amore, non accademicamente con l’animo del professore studioso, ma esistenzialmente con l’animo del testimone innamorato. Prima di scrivere
sull’amore, Agostino viveva di amore, vibrava di amore e voleva ascoltatori altrettanto innamorati: “AMORE AMORIS TUI FACIO ISTUD”: “Per amore del tuo amore faccio ciò”. Questa espressione S. Agostino
la ripete due volte nelle “Confessioni”: è la sintesi del contenuto del messaggio agostiniano sull’amore. Essa
dice che Agostino faceva tutto per amore, ispirato dall’amore. L’amore era il filo d’oro che legava insieme
in unità e armonia ogni suo pensiero, sentimento, parola, gesto.
Egli si sentiva una piccola creatura al centro di un immenso amore. Si sentiva un innamorato. Per questo
definì la vita come una meravigliosa storia di amore; disse che la preghiera è desiderio, innamoramento di
Dio; cantò l’amicizia vedendo gli amici come “cuori fraterni, turiboli d’incenso per il Signore e nella Regola
esortò i religiosi ad osservarla «con amore, come innamorati della bellezza spirituale ed esalanti dalla
vostra santa convivenza il buon profumo di Cristo, non come servi sotto la legge, ma come uomini liberi
sotto la grazia».
Agostino fonde insieme l’amore con la bellezza, l’amore con l’Amore, l’amore con la dolcezza, il profumo, la libertà, che dovrebbero essere le caratteristiche del vero discepolo. «Gloria significa bellezza, e bellezza non è che amore, e amore è la vita. Dunque per avere la vita, ama; e se ami, hai la bellezza, perché l’amore è buono e bello. E se ti manca questa bellezza, non hai la vita: ne
hai solo l’apparenza, ma non sei vivo dentro».
L’esortazione finale dell’omelia era un invito
affinchè anche noi possiamo e vogliamo essere
vivi dentro, innamorati dell’Amore, persone
gioiose che come Agostino possiamo
personalmente dire: “Amore amoris tui facio
istud”!
Dopo la celebrazione ci si è ritrovati per un
momento di fraternità e di amicizia.
P. R.
AUGURI AI NOSTRI CONFRATELLI…
PADRE GIORGIO ONGARO, che ha ricordato 60 anni di sacerdozio e 50 di professione religiosa, con
una solenne concelebrazione a Volta Mantovana, circondato da famigliari e confratelli;
PADRE BRUNO BOVENTI E PADRE AGOSTINO PANELLI, che celebrano 50 anni di professione
religiosa;
FR. ROGER PROULX, il 15 agosto ha terminato il Noviziato in California e ha emesso i suoi primi voti
con la professione semplice nelle mani del Superiore Generale;
P. REDIBERTO LAZO, verrà ordinato Diacono in Perù il primo Novembre, solennità di Tutti i Santi;
FR. LOUIS SAULNIER, si trova in casa di riposo per la sua salute ancora precaria;
ERASMO FIERRO, il 15 settembre inizierà l’anno di Noviziato nella Casa Generalizia di Roma;
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IN MEMORIA DI…
DOTT. FRANCESCO VERZELETTI: è deceduto nel mese di luglio il dott.
Verzeletti Francesco, da tanti anni medico di base nella cittadina di
Montichiari. E’ stato anche il medico dei padri del nostro Istituto di
Montichiari e fin da quando eravamo ragazzi ci ha sempre assistito con
affetto, pazienza e cura. E’ sempre rimasto amico della nostra comunità
e non è mai venuto meno alla nostra festa patronale dell’Immacolata,
partecipando ogni anno alla s. messa in parrocchia a Borgosotto e alla
cena fraterna presso l’Istituto.
Alla moglie, che è stata insegnante per diversi anni nella nostra scuola
apostolica fin dagli anni sessanta, e ai suoi figli e nipoti, le più sentite
condoglianze da parte dei nostri confratelli Cric e della Redazione del
Bollettino “La voce della comunità”.