ANDAR PER MUSICA - Armando Editore · 2019. 3. 13. · iniziamo col cogliere l’essenza del...

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Dora Liguori ANDAR PER MUSICA Un appassionante viaggio nella conoscenza musicale ARMANDO EDITORE

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  • Dora Liguori

    ANDAR PER MUSICAUn appassionante viaggio nella conoscenza musicale

    ARMANDOEDITORE

  • Sommario

    Nota dell’Autore 9

    PARTE PRIMA 13Introduzione 15Lezione prima: Gli albori della musica 19Lezione seconda: Elementi essenziali della musica 21Lezione terza: La “Voce umana” 23Lezione quarta: Gli strumenti 25Lezione quinta: Il ritmo 30Lezione sesta: Notazione 33Lezione settima: Rigo musicale e pentagramma 36Lezione ottava: Il coro 38Lezione nona: Le figure, le pause e il loro valore 42Lezione decima: La musica profana 45Lezione undicesima: Alterazioni e segni 48d’espressioneLezione dodicesima: La musica religiosa 51Lezione tredicesima: Il tempo 57Lezione quattordicesima: Canto per imitazione 61

    PARTE SECONDA 63

    Lezione prima: La musica nel Seicento 65e nel primo Settecento – (parte I)Lezione seconda: Approfondimenti ed evoluzione 69della scrittura musicale

  • Lezione terza: Il violino 71Lezione quarta: Tono e semitono 74Lezione quinta: La musica del Seicento 77e del Settecento – (parte II)Lezione sesta: Punto – legatura di valore 83e portamentoLezione settima: Mozart e Beethoven 87Lezione ottava: Sincope e contrattempo 94Lezione nona: Il Conservatorio 96Lezione decima: I gradi della scala 101

    PARTE TERZA 103

    Lezione prima: Il romantico Ottocento e il pianoforte 105Lezione seconda: Tonalità e modi 113maggiori e minoriLezione terza: L’Ottocento operistico 120Lezione quarta: Elementi di armonia 133Lezione quinta: La scuola russa 139Lezione sesta: Gruppi di note irregolari 144e setticlavioLezione settima: La musica del Novecento 147tra sinfonica e operisticaLezione ottava: Elementi di armonia: 155proviamo a comporre

    ElEmEnti di acustica 159

    Note di acustica 161

  • La Musica è una rilevazione più profonda

    di ogni saggezza e filosofia ludwig Van BEEthoVEn

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    Nota dell’Autore

    Nello stendere il presente testo mi sono posta l’obiettivo di formulare qualcosa che possa essere un compendio, sia pure succinto, dei vari aspetti dello studio della musica e, pertanto, uno studio che necessariamente vada a spaziare dalla “teoria” (basi del solfeggio) ai primi elementi di “ar-monia” nonché alle nozioni basilari della storia della mu-sica sino agli elementi di acustica. In sintesi un testo che sia formativo per quanti poi vorranno proseguire lo studio della musica, a livello professionale, presso i Conservatori di musica ma anche esaustivo per la creazione, come avvie-ne in tutti i Paesi culturalmente elevati, di un pubblico colto che, a prescindere dalla professione intrapresa, abbia nel suo bagaglio, appunto culturale, una buona conoscenza tec-nica e storica della musica. Infine, a parte i futuri musicisti militanti, tendere alla creazione di un pubblico che senta la necessità di frequentare teatri lirici e sale da concerto e che li frequenti con interesse e competenza senza più confonde-re una sinfonia con una sonata.

    Su queste basi ho visto, ad esempio, il pubblico tedesco (giapponese o cinese) seguire a teatro le opere liriche con lo spartito e discutere a lungo, con cognizione di causa, su un accordo o un andamento ritmico. Dopo una prima sor-presa, non ritenendo il popolo italiano inferiore a nessuno, mi sono chiesta come sarebbe stato possibile fare altrettan-to? O meglio mi sono chiesta: essendo la musica (e l’Arte

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    in generale) una disciplina dell’anima che educa al bello, come attirare un numero di studenti più consistente dell’at-tuale e ottenere che costoro, dopo un inizio esaltante, non abbandonino lo studio della musica a fronte delle prime og-gettive complicazioni insite in questa disciplina? Insomma, come far insorgere il desiderio e la necessità nei giovani studenti di approfondire lo studio della musica sino al rag-giungimento di un buon livello?

    E la risposta per l’ottenimento di questo scopo è la se-guente: occorre facilitare nelle scuole, dicasi medie ad indi-rizzo o licei musicali, l’approccio alla musica attraverso un sistema basato sulla semplicità del linguaggio che, scevro dalle barriere poste in essere da esasperati tecnicismi, con-senta un apprendimento veloce della medesima.

    In parole povere occorre, a mio giudizio, darsi ai principi sempre validi della grande scuola musicale napoletana, una scuola (stranamente posta in ombra forse proprio per la sua validità) capace, però, attraverso l’apprendimento di poche e semplici nozioni, di penetrare gli ingranaggi (usando una specie di chiave magica) di ciò che spesso viene presen-tato come “l’impossibile linguaggio della musica”. È mia certezza, infatti, che il disvelare i segreti di questo gran-de e antico metodo, consistente nel rendere facile ciò che difficile non è, si ottenga un avvicinamento di massa (nel senso migliore della parola) ai linguaggi e ai sistemi musi-cali da parte di tanti principianti, i quali, non più impediti dalle barriere di metodi pur ottimi ma quasi sempre ostici, proseguano, poi, con soddisfazione lo studio di questa me-ravigliosa disciplina.

    Infine è mia convinzione che, penetrare il segreto della musica attraverso il sistema della scuola napoletana, equi-valga al servirsi del famoso “uovo di Colombo”; ossia si-

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    gnifichi usare un qualcosa che, per dirla con un’espressione poetica, consenta a tutti, con facilità sorprendente, di... “an-dar per musica”.

  • PARTE PRIMA

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    Introduzione

    La magica natura che ci circonda è fatta da un insieme infinito di colori, quasi impossibili, ad occhio umano, da recepire compiutamente tutti.

    Bellissimi, meravigliosi colori: l’azzurro del cielo, i cangianti colori marini, il verde dei prati, gli ineffabili tra- monti, l’iride dell’arcobaleno etc. Ora proviamo, però, per malefico incantesimo di un mago, a privare dei suoni la tanta bellezza che ci circonda, ovvero proviamo a non più avvertire lo sciacquio del correre dei ruscelli, non il canto degli uccelli, non lo stormire delle fronde, non il fruscio provocato da alcuni animali sull’ erba... nulla!

    Se ciò avvenisse, attoniti, ci sembrerebbe di assistere ad un cambiamento repentino della natura; sarebbe come se ella avesse smesso di respirare. E, d’improvviso, tutto allora ci apparirebbe livido e diverso, mentre i già smaglianti colori, ora, li percepiremmo smorti e meno belli. Il mare avrebbe onde mute, e per questo inutili, che vanno e vengono; le foglie degli alberi si muoverebbero agitate da un vento altrettanto muto e spettrale; gli uccelli senza canto, e tutti gli animali, sia pure in moto, aggirerebbero senza produrre un qualsivoglia rumore. Nella sintesi, intorno, avremmo una natura abitata da presenze ostili e per questo essa stessa divenuta nemica.

    Infine tutto assumerebbe la forma di un livido incu-bo! Ecco, questa sarebbe la natura senza suoni e, per analo-gia, il mondo dello spirito senza musica.

    D. L.

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    inVito all’ascolto

    Per avviare il nostro percorso di conoscenza musicale, iniziamo col cogliere l’essenza del rapporto fra natura e musica. A tal fine riteniamo opportuno introdurre lo stu-dente al primo esempio di “musica a programma”, ossia Le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi (con versi dello stesso autore) musica che rappresenta, in assoluto, uno dei brani più descrittivi ottenuto dal connubio: immagine e musica.

    Antonio Vivaldi Le Quattro Stagioni

    Le Quattro Stagioni sono senz’ altro una delle composi-zioni più famose di Vivaldi e una delle opere più popolari del Settecento. La celeberrima composizione è un insieme di quattro concerti per violino e orchestra ove, ad ogni con-certo, corrisponde, per l’appunto, una stagione.

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    Primavera

    Tempi: Allegro – Largo – Allegro Scrive Vivaldi sulla partitura: “La Primavera è giunta”.

    L’annuncio è festoso e festosa è la musica. I trilli del violino solista che emula il canto degli uccelli

    e tutta l’orchestra gioiosa ci raccontano la liberazione della natura dal freddo e dalle nebbie invernali. Anche la nostra anima ha bisogno di risvegliarsi al tepore della primavera, rinnovandosi alla speranza della bella stagione. Il violino ora si abbandona ad una dolce melodia e l’orchestra ripro-duce i suoni della natura, il fruscio delle foglie, lo scorrere delle acque dei ruscelli, il brusio degli insetti.

    La natura respira profondamente il profumo della prima-vera e l’orchestra l’aspira con lei.

    Conclude un’allegra danza di ninfe e pastori che saluta il risveglio delle bella stagione.

    Estate

    Tempi: Allegro non molto – Andante – Presto Viene la calda stagione. La natura, e quindi l’orchestra,

    si impigrisce ai caldi raggi del sole estivo. La calura non consente rapidi movimenti, si cerca il fre-

    sco all’ombra degli alberi, mentre cantano tortore ed allo-dole.

    Il frinire delle cicale al sole è, poi, infaticabile. Improv-viso, però, un nervosismo attraversa la sonnolenta calma e furioso scoppia un temporale.

    La benefica pioggia, cadendo, libererà l’aria dall’elettri-cità accumulata e purificherà la natura, lavandola e rigene-randola.

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    Autunno

    Tempi: Allegro – Adagio Molto – Allegro Danzano i contadini sull’aia, sono felici per il buon rac-

    colto che ha premiato il loro lavoro di un anno. La ven-demmia è buona e gli effetti del vino nuovo si fanno presto sentire. I vendemmiatori non si risparmiano nel pigiare ed anche nel gustare il succo appena spremuto della vite. Pian piano la stanchezza e i fumi del vino prende tutti; allora ci si addormenta cullati da una pigra melodia. Risuonano, però, in lontananza i richiami festosi della caccia. Tutto è di nuovo in fermento; passano cani e gioiosi cacciatori che ritornano dalla caccia per raggiungere le loro dimore. La musica, lietamente, esprime l’eccitazione degli animi e la giocondità della compagnia.

    Inverno

    Tempi: Allegro non molto – Largo – Allegro È arrivato l’inverno – lunghi brividi percorrono l’orche-

    stra – è tempo di caminetto – rapidi si rientra nel tepore delle case. È tempo anche di scaldarsi al tepore degli affetti, raccogliendo e custodendo nel proprio animo il calore di questi sentimenti. Il violino solista canta e ci accompagna in questa dolce intimità. Sembra volersi scaldare anch’esso ai bagliori della fiamma con una dolce, stupenda, accora-ta melodia; una delle più belle, che siano mai state scritte. L’inverno è però anche il tempo della neve.

    E che cosa c’è di più bello per i ragazzi del rincorrersi e ruzzolare sulla neve? Agili ed eleganti i pattinatori scivola-no sulle distese di ghiaccio in compagnia, ancora una volta, dei nostri violini magici che, al par di loro, volteggiano, con altrettanta agilità ed eleganza, insieme all’orchestra.

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    Lezione primaGli albori della musica

    Secondo gli Ebrei il fabbro Tubal-cain, battendo il bron-zo sull’incudine, inventò la Musica.

    Secondo i Greci fu il Dio Pan che con sette canne di de-crescente lunghezza, saldate insieme con la cera, congegnò la prima Siringa o Zampogna.

    Apollo, invece, fu inventore del flauto e Mercurio della cetra che formò con corde regolate da cavicchi, poste sopra un guscio cavo di testuggine.

    Sempre secondo la leggenda, Orfeo fu il primo cantore e poeta. Anfione e Zeto costruirono le mura di Tebe con la musica: Zeto portava i massi e Anfione, suonando la lira, li faceva allineare.

    Arione col suo canto e il suo suono attira i delfini e si salva da una brutta situazione; infine la tradizione cristiana ci tra-manda Santa Cecilia suonatrice d’organo e cantatrice soave.

    Nella storia leggendaria dei popoli è sempre presente la Musica.

    Quattromila musici cantavano a Gerusalemme, per or-dine di Re David, le lodi al Signore accompagnandosi con strumenti a corda. Re David, con l’arpa, improvvisava sal-mi sublimi.

    Omero ci mostra, accompagnati dal canto, tutti gli atti

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    della vita primitiva. D’altronde i primi poeti non declama-vano la poesia ma la cantavano.

    A Sparta fiorisce il canto vocale e, in tutte le tragedie greche, il coro dialoga con i personaggi. I greci, infatti, non conoscevano l’intreccio sapiente delle voci, ma cantavano all’unisono accompagnandosi con fievoli tocchi di suono. Solo secoli dopo, con l’avvento della musica sacra, avremo il trionfo delle voci e quindi della Polifonia.

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    Lezione secondaElementi essenziali della musica

    Abbiamo parlato di voci e di strumenti ora impariamo a conoscere gli elementi essenziali del suono. Iniziamo con gli “Elementi essenziali della Musica”.

    Suono e rumore

    Il suono è prodotto dalle vibrazioni regolari di un corpo elastico. Se le oscillazioni sono irregolari e confuse, la vi-brazione che si determina dà luogo a un rumore.

    Il primo, quindi, produce un effetto gradevole e sugge-stivo; il secondo, ovviamente, qualcosa di opposto.

    Le caratteristiche del suono sono: Altezza – Intensità – Timbro

    Altezza

    L’Altezza del suono è data dalla frequenza in un secon-do delle oscillazioni che ne compongono la vibrazione. Si hanno così: suoni alti o acuti, bassi o gravi a seguito del numero delle vibrazioni che raggiungono il nostro orecchio in un secondo.

    Intensità

    L’intensità è il carattere che ci permette di percepire un

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    suono più o meno forte. Tale fenomeno deriva dalla lar-ghezza delle vibrazioni, cioè dall’energia impiegata per produrre il suono. L’intensità diminuisce distanziando la sorgente sonora dal punto ove il suono si ascolta

    Timbro

    Il timbro è la qualità che ci permette di distinguere due suoni della stessa altezza ed intensità, ma prodotti da due strumenti diversi. Il timbro, in parole semplici, è il colore del suono e ci permette di riconoscere un violino dal flauto o dalla tromba, così come noi riconosciamo la differenza che passa tra il rosso, il verde e il giallo.