Ancora una volta, ecco subentrare tuttavia l’incostanza …...Figura 15. A. Vivaldi, Mottetto RV...

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Una scrittura tanto tipica, quest’ultima, da venire conservata anche nelle copie d’epoca e persino estesa alle viole (Figura 13), là dove Vivaldi le aveva semplice- mente indicate «col Basso» (nella copia, il mottetto è trascritto un tono sotto). Figura 13. A. Vivaldi, Mottetto RV 634 Ancora una volta, ecco subentrare tuttavia l’incostanza grafica di Vivaldi, al punto che le due sezioni dei violini, pur impegnate in una scrittura del tutto analoga, vengono notate contemporaneamente in modo differente (Figura 14), Figura 14. A. Vivaldi, Mottetto RV 634 – 349 – CHE COSACI DICONO LE «TRAVATURE» VIVALDIANE? – 11 di 14 –

Transcript of Ancora una volta, ecco subentrare tuttavia l’incostanza …...Figura 15. A. Vivaldi, Mottetto RV...

  • Una scrittura tanto tipica, quest’ultima, da venire conservata anche nelle copied’epoca e persino estesa alle viole (Figura 13), là dove Vivaldi le aveva semplice-mente indicate «col Basso» (nella copia, il mottetto è trascritto un tono sotto).Figura 13. A. Vivaldi, Mottetto RV 634

    Ancora una volta, ecco subentrare tuttavia l’incostanza grafica di Vivaldi, alpunto che le due sezioni dei violini, pur impegnate in una scrittura del tuttoanaloga, vengono notate contemporaneamente in modo differente (Figura 14),Figura 14. A. Vivaldi, Mottetto RV 634

    – 349 –

    CHE COSA CI DICONO LE «TRAVATURE» VIVALDIANE?

    – 11 di 14 –

  • – 350 –

    MARCO BEGHELLI

    – 12 di 14 –

    mentre l’anonimo copista reinstaurerà di sua iniziativa, anche se solo parzial-mente, il parallelismo grafico tra violini I e II (Figura 15).Figura 15. A. Vivaldi, Mottetto RV 634

    Il dubbio, allora, nasce spontaneo: se anche in siffatte figurazioni riscontria-mo scelte grafiche mutevoli, dobbiamo forse dedurre che la «travatura incrocia-ta» non portasse con sé un particolare significato esecutivo, almeno per Vivaldi?Credo che la realtà sia meno categorica, e forse la risposta più logica è questa:certe tipiche figurazioni strumentali domandavano modalità esecutive altrettan-to tipiche, stilisticamente connotate, che l’esecutore ben conosceva essendo cre-sciuto all’interno di quello stile; la notazione poteva eventualmente esplicitaretali modalità esecutive, suggerirle ovvero sottolinearle, ma doveva trattarsi per-lopiù di indicazioni pleonastiche, perché la modalità esecutiva di quelle figura-zioni non era insita nella grafia prescelta ma nelle figurazioni stesse, indipen-dentemente da come fossero notate sulla carta. E il comportamento autonomodi quest’ultimo copista, rispetto all’originale di Vivaldi, lo conferma.

    Tutto ciò comporta immediate ripercussioni sulla resa di quei passi nellestampe moderne. Perché, tornando ad esempio alla «travatura incrociata», searriviamo ad accertare che per Vivaldi essa non si caricava di alcun sensoaggiuntivo, allora sarebbe meglio trascurarla del tutto, visto che agli occhi dellettore moderno le «travature incrociate» spuntano dalla pagina come corpiestranei alla norma; e ancor più anomale risultano se irrigidite in forma stampa-ta. Al contrario, qualora si arrivasse ad accertare una loro significazione specifi-ca, ogni edizione critica dovrebbe farsene carico, accettandole come segni d’au-tore e fin integrandole là dove il manoscritto autografo risultasse trascurato oincoerente. Di certo, ciò che mi pare invece non si dovrebbe comunque fare è