Anche quest'anno la scuola secondaria di I grado Uccellis ... · Il nostro disegno, intitolato...

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L’URLO DEL GRIFONE – Edizione n. 3 - Anno scolastico 2016-2017 Anche quest'anno la scuola secondaria di I grado Uccellis è contenta di presentarvi una nuova edizione del giornalino dei ragazzi. Di seguito troverete raccontate alcune attività che si sono svolte all'interno delle nostre classi e che ci hanno entusiasmato nella loro realizzazione. Vi auguriamo una buona lettura e....una buona estate!

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L’URLO DEL GRIFONE – Edizione n. 3 - Anno scolastico 2016-2017

Anche quest'anno la scuola secondaria di I grado Uccellis

è contenta di presentarvi una nuova edizione del giornalino dei ragazzi.

Di seguito troverete raccontate alcune attività che si sono svolte all'interno delle

nostre classi e che ci hanno entusiasmato nella loro realizzazione.

Vi auguriamo una buona lettura e....una buona estate!

L’URLO DEL GRIFONE – Edizione n. 3 - Anno scolastico 2016-2017

La memoria dei giovani

Quattro alunne della classe 3C, lavorando in coppia, hanno immaginato in due lettere una corrispondenza epistolare tra Micol e Giorgio, protagonisti de “Il giardino dei Finzi-Contini” di Bassani. Queste due lettere, travalicano la realtà letteraria e lasciano spazio all’ immaginazione, al sogno, ipotizzando un amore sincero tra i due amanti, quasi a soccombere l’atmosfera di sofferenza umana provata dai protagonisti e dalle quattro scrittrici.

A scuola, 10 settembre 1943Caro Giorgio,

sono Micol… E’ ormai da diverse ore che mi trovo qui, sono venuti a prendere anche me e mi hanno portata in questo luogo a me una volta caro, e pieno di ricordi. Ti immagino ancora nel banco di fianco al mio, mentre mi passi un bigliettino di carta stropicciato con su scritto:”Micol ti aspetto alle sedici oltre il muro del giardino” e poi, dopo avermelo passato, che arrossisci sorridendo. Ah… Quanto tempo è passato e poi, così in fretta! Eravamo pieni di sogni che poi, piano piano, sono svaniti. Qui, in questa aula, seduto accanto a me c’è anche tuo padre e ciò mi rincuora, mi fa pensare alla tua salvezza e spero con tutto il cuore di non sbagliarmi. Non so dove ci porteranno, cosa ci faranno, quale sarà il nostro destino, ma se io non sarò fortunata spero che almeno lo sarai tu. Se solo potessi Giorgio, tornerei indietro nel tempo, per vivere la mia vita con molta più spensieratezza, senza sprecare neppure un istante per non poter stare bene con te. A te Giorgio, mio fratello, ieri, oggi e per sempre.

Con affetto, tua Micol.Lettera di Veronica e Ludovica

Auschwitz, 25 ottobre 1943

Caro Giorgio,

questa forse sarà l’ultima volta in cui potrò mettermi in contatto con te. Ti scrivo in fretta e di nascosto,perché loro ci osservano, ci hanno messo addosso un’etichetta che non si potrà più togliere,ci hanno sottratti alle nostre famiglie, ci hanno puntato i fucili dietro le spalle, per poi abbatterci come alberi in una grande foresta.

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Stare qui è raccapricciante, ogni giorno si vedono corpi senza vita, disseminati al suolo. Ci trattano come bestie, come se noi ebrei non provassimo nessun sentimento.Se penso alla mia vita prima di qui, piena di felicità, ricchezza, e amore, soprattutto del tuo amore e ora che non ho più niente, mi prende alle volte l’istinto di smettere di vivere. Mi sento smarrita, annullata al mondo, qui ad Auschwitz, dove la parola ebreo viene pronunciata con disgusto e odio. Ma io, Giorgio, devo lottare, lottare ogni giorno soffrendo e rischiando la vita e sperare in un giorno in cui potrò rivederti. Sei tu l’unica forza che mi permette di andare avanti e sperare in un futuro migliore. Sei tu la luce che mi permette di guardare oltre.Mi auguro con tutto il cuore che tu riceva questa lettera, ma se questo non accadrà mai, sappi che ti ho amato. Tua per sempre MicolLettera di Martina ed Elena

Tra la vita e la morte

Il nostro disegno, intitolato “Tra la vita e la morte”, rappresenta l’atmosfera dell’epoca fascista nella Ferrara di Giorgio Bassani attraverso la lettura e visione delle sue opere: “Il Giardino dei Finzi-Contini” e “La lunga notte del ‘43”.

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Al centro del disegno risalta un muro che tiene separata la vita, da una parte nella paura e nel terrore in bianco e nero, e dall’altra parte nel coraggio e nella serenità a colori. Nella parte destra, in bianco e nero, è riprodotta una parte della città di Ferrara grigia e vuota per ricordare, attraverso questi colori il dramma umano, ovvero l’eccidio degli undici cittadini ferraresi. Le strade sono vuote, solo una truppa fascista marcia sul marciapiede oltre il muro, pronte ad un nuovo rastrellamento. Sulla facciata di un edificio, liscio grigio-bianco, appare la croce della farmacia Barillari e la finestra della casa di Pino. Esse sono state entrambe poste su quella facciata spenta, senza colore, perché non riescono a salvare e a parlare di fronte alla brutalità umana. Nella parte sinistra del disegno appare il colore e quasi per incanto ci si trova immersi in un’atmosfera di serenità, in un angolo del favoloso giardino di casa Finzi-Contini, in compagnia di Micol e di Alberto e dei loro amici, dediti al tennis, ancora tutti uniti e sorridenti. Le loro positive e giovani vite, tengono fuori da quel muro di cinta, ciò che, di più terribile, si sta a loro avvicinando. La scelta della tecnica pittorica con colori a matita è stata da noi effettuata non a caso, ma per sottolineare la delicatezza con cui Bassani ci ha fatti addentrare, nel clima della Shoah quasi in “punta di piedi”, in maniera molto delicata , ma veritiera, di fronte ad un avvenimento della storia umana in realtà molto crudele.

Produzione e presentazione del disegno elaborata da: Gaia, Zhu, Niko e Giulia

Una riflessione su…

“IL GIARDINO DEI FINZI CONTINI” E “LA LUNGA NOTTE DEL ‘43”

Queste sono le nostre riflessioni, quelle di un gruppo di alunni della classe 3C della Scuola secondaria di primo grado “Uccellis” di Udine, circa il clima dell’epoca fascista in Italia, visto attraverso le opere di Giorgio Bassani: nella lettura e visione del primo film “Il giardino dei Finzi-Contini” e del secondo “La lunga notte del ‘43. L’atmosfera del primo romanzo e film è a noi apparsa cupa, nebbiosa, e la vicenda interna legata soprattutto attorno allo scorrere della vita di un gruppo di protagonisti appartenenti alla famiglia Finzi-Contini e alle vite che a loro si intrecciano. Ma la cosa bella che abbiamo percepito è stata anche un’atmosfera di allegria, attraverso il gruppo dei giovani frequentatori di casa Finzi-Contini, oltre ai tre protagonisti Micol, Alberto e

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Giorgio, anche di Gian Paolo, Adriana, Claudio,Carletto, Desirè e Carlo; giovani sempre allegri, ma apparentemente spensierati, in quanto le loro vite cominciano ad essere minate dal regime. Consci e maturi, questi giovani, pur sapendo di vivere in un’atmosfera tesa e di timore a causa delle leggi antisemite, continuano imperterriti a frequentare il giardino di casa Finzi-Contini: uno spazio senza tempo che per loro rappresenta un rifugio fuori dal mondo, dove poter divagare con la mente e divertirsi a giocare soprattutto a tennis. La delusione amorosa di Giorgio, innamorato di Micol, ci ha fatto riflettere sull’importanza dell’amore anche in un momento di disperazione e magari quella delusione vuole rappresentare altro… Forse Bassani la usa per farci percepire la delusione di un tempo, quella dell’epoca fascista, “un amore non corrisposto nelle parole dei due giovani molto simili ma lontani”. Infatti alla fine loro si allontaneranno. Mentre nella lettura e visione del racconto “La Lunga Notte del ’43” noi ragazzi, pur non amando particolarmente i film in bianco e nero, abbiamo subito amato questo film, che è stato di sicuro il nostro preferito. Ci è piaciuto immaginare di girare per la città di Ferrara, durante il periodo fascista, vivendo il clima molto teso e ostile dell’epoca, percepire la paura delle persone e la loro suscettibilità nell’essere sempre esposte a rischi e pericoli. Sono le stesse emozioni che invadono purtroppo Anna Barillari, moglie di Pino, costretta ad uscire di notte, con il coprifuoco per incontrare Franco, il suo amante. La scena più crudele del film è quella in cui vengono prelevati dalle loro case, di notte, radunati e poi fucilati sul posto della raccolta, vicino al castello di Ferrara, undici cittadini ferraresi ritenuti antifascisti e oppositori dal regime. L’episodio meschino e soprattutto crudele, avviene di notte, di nascosto e sotto la disonestà dei gendarmi fascisti. L’unico spettatore inerme è Pino Barillari, che ormai malato e rassegnato, dalla finestra del suo appartamento osserva tutta la scena, e lo scorrere delle vite altrui. Pino sarà un inetto, non riuscirà mai a denunciare l’accaduto della fucilazione, un uomo, una figura da noi ragazzi all’inizio non molto compresa ma alla fine accettata, percependo il vivere di entusiasmi e delusioni di quella dura realtà. Questi fucilazioni, purtroppo accadevano spesso durante i rastrellamenti fascisti e ci fu anche gente che tentò di fuggire, molte volte invano. Abbiamo respirato la tristezza ed assaporato le lacrime dei parenti delle vittime che al mattino ritrovarono in strada i loro parenti morti, con l’infinita tristezza nelle vedove o nei figli rimasti senza padri.Un grazie a Giorgio Bassani!

Riflessioni elaborate da: Claudio, Marco, Benedetta, Giulia, Michele e Davide

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Intervista allo chef Emanuele Scarello

Mercoledì 22 febbraio 2017 noi ragazzi della classe 3A dell'Educandato Statale

Uccellis abbiamo incontrato il noto chef Emanuele Scarello gestore del locale “Agli

amici” di Godia alle porte di Udine. Abbiamo invitato il signor Scarello come eccellenza

in Friuli nell'ambito dell'alta cucina e gli abbiamo posto alcune domande.

Quando e come è nata la sua passione per la cucina? Le è stata trasmessa dalla

sua famiglia o è un interesse che ha sempre nutrito, fin da piccolo?

Fin da piccolo! All'età di tredici anni ho ordinato il mio primo libro Gourmet di alta

cucina: ne avevo sentito parlare tanto dai colleghi dei miei genitori nel nostro

ristorante. Il libro è arrivato direttamente all'edicola di Godia, il mio paese, ero

contentissimo anche per questo.

In famiglia hanno sostenuto o intralciato la sua passione? I miei genitori

preferivano che, sia io che mia sorella, prendessimo un indirizzo diverso, ma io ho

deciso di coltivare le mie idee e le mie passioni, così ho continuato il mio percorso.

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Da piccolo aveva un modello a cui si ispirava?

Sì, il mio idolo era Michel Platini! (ride) Poi le cose sono cambiate...

Qual è stato il suo percorso di studi?

Ho fatto come tutti le scuole elementari e medie, poi ho frequentato la scuola

professionale alberghiera di Piano d'Arta che al tempo era molto specializzata. Non

c'era ancora un master di cucina e alla fine di quel percorso ho deciso di fare un po' di

pratica: chiamavo io direttamente i ristoranti più importanti d'Italia e d'Europa per

propormi come apprendista. Volevo capire come si lavorava e imparare. Pensate che

ora mi capita di incontrare i miei vecchi insegnanti e di sedermi al tavolo con loro per

dialogare alla pari come colleghi e amici. E' davvero emozionante...

Appena entrato nel mondo della cucina come si è sentito?

Per me quell'ambiente era una novità, ha causato un forte cambiamento in me e nelle

mie abitudini.

Quali sono state le prime tappe della sua carriera? Si sono rivelate decisive per

la sua professione?

Tra le mie prime tappe ricordo un prestigioso albergo di Vienna che mi ha insegnato

molto e ancora più fondamentale per me è stato l'hotel Boschetti di Tricesimo che ha

contribuito a modificare radicalmente il mio modo di vedere la cucina.

Come ho detto prima per fare queste esperienze nei vari luoghi avevo bisogno di fare

delle telefonate. Questo metodo di contatto per me è stato significativo per trovare

lavoro, perchè, mentre adesso si mandano e mail o messaggi con cellulare, al tempo si

capiva subito dalla voce se erano interessati a te. C'era subito un contatto umano

diretto e credo che ancora oggi questo contatto sia importante, non interagite troppo

virtualmente, fatevi conoscere.

All'hotel Boschetti ho conosciuto un mio grande maestro: lo chef Vinicio Dovier. Io lo

posso definire “il mio maestro”. Ricordo ancora quando un giorno, dopo una gita in

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barca insieme, siamo andati a casa sua. Tommaso, mio figlio, era con noi e Vinicio volle

preparargli per merenda un pesce fresco e buono e uno di qualità inferiore: voleva che

capisse subito qual era la differenza.

Qual è stato il suo primo piatto?

Il primo piatto che ho creato per conto mio è stata una millefoglie di filetto e fois

gras con una riduzione di scalogno e vino passito.

È soddisfatto del suo lavoro?

In generale, guardandomi indietro, vedo che ho fatto molta strada. Secondo me, però,

quello che è dietro è passato; ora bisogna guardare avanti e superare i propri limiti. Io

ho un difetto: non sono mai soddisfatto del mio lavoro, però, credo che si possa solo

crescere, perchè bisogna puntare sempre più in alto e darsi nuovi obiettivi da

superare. Visto che non si può mai smettere di migliorare.

Lavora bene con i suoi collaboratori e colleghi? Oltre alle capacità professionali,

quali caratteristiche deve avere un suo collaboratore?

Sì, ci vuole fiducia, bisogna dare rispetto e si riceverà rispetto. Io ho delle regole,

voglio che ogni mio collaboratore sia pulito e sempre presentabile, ad esempio, io non

accetto tatuaggi o ragazzi con la barba da fare. Ognuno di loro ha più divise e appena

si sporca deve andare a cambiarla. Questo perchè dobbiamo accogliere costantemente

con cura ogni ospite e, secondo me, la prima cosa da mostrare è una calorosa

accoglienza.

Nel mio lavoro conta moltissimo il lavoro di squadra, il piatto non lo posso fare solo io,

ci deve essere la massima partecipazione e collaborazione di tutti. Io se fossi da solo,

ora non sarei da nessuna parte, perchè in cucina bisogna aiutarsi: io non ho vinto, noi

abbiamo vinto.

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Per lei il lavoro è anche sacrificio, disciplina?

Sì, perchè le cose non cadono dal cielo e bisogna sempre impegnarsi. In cucina io

pretendo che il mio staff lavori con la testa e che rispetti le regole che ho stabilito.

Nel momento in cui un ospite del mio ristorante entra in cucina deve vedere cura e

pulizia.

Essere in cucina per me è come essere tutti insieme su una canoa: dobbiamo tutti

remare, se uno non lo fa lo faccio scendere, perchè ostacola il mio lavoro.

Si sarebbe aspettato il successo che sta avendo?

No, non mi sarei aspettato di avere un tale successo. Quando ho iniziato andavo avanti

seguendo la mia passione per la cucina, avevo un obiettivo, ma non mi sarei mai

immaginato di raggiungerlo così presto. Ho dato tutto me stesso. Se guardo indietro

mi sento fiero dei miei risultati, ma se guardo avanti voglio dare ancora di più e

ottenerne di ancora più alti.

Ha mai pensato di cambiare lavoro, di mollare tutto?

No. Ho avuto dei momenti di sbandamento quando mi venivano fatte delle offerte

economiche rilevanti, però, poi, ho pensato: ma perchè devo andare via dalla mia

terra? Per soldi? Io viaggio già abbastanza e sto lontano spesso da casa mia, però

quando torno sono contento. Io qui sto veramente bene, perchè ho messo le radici

nella mia terra e non voglio toglierle.

Come mai ha chiamato il suo amato locale “Agli amici”?

Questo bisognerebbe chiederlo alle persone che c'erano molto prima di noi, esiste dal

1887! Forse il nome nasce dal fatto che inizialmente il locale era una rivendita di

generi coloniali e alimentari ed è stato anche il primo posto del paese in cui c'era la

televisione! Era un punto importante di aggregazione, creava un momento speciale.

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È contento di stare in Friuli, ha scelto di starci o avrebbe potuto/voluto essere

altrove?

Sì, come ho detto sono molto contento di stare in Friuli. Più volte ho fatto dei viaggi

lavoro all'estero per conoscere anche le cucine etniche, però quando torno nella mia

piccola Godia mi sento più a mio agio, perchè sono vicino alla mia famiglia e al mio staff

di cuochi. Ad esempio ora dovrò andare a Bruxelles per una conferenza dove sono

stati invitati 150 cuochi da tutto il mondo, è un'esperienza molto interessante, però

dentro di me so che dopo tornerò a casa dal mio “pirulotto” Tommaso e da suo

fratello. Questo per me è molto bello.

Utilizza molto i prodotti del territorio?

Sì, certo! La cucina friulana è una cucina stagionale ovvero che utilizza i prodotti in

base alle stagioni. Per esempio io adopero in inverno tutte le verdure che si trovano

sotto terra cioè le rape, il porro e le patate. In autunno utilizzo molto la zucca e nelle

altre stagioni sfrutto i prodotti tipici di quel determinato periodo. Inoltre associo ai

miei piatti il colore che la natura ha assegnato alle stagioni. Tutto questo per me è ciò

che si dice una “cucina etica” ovvero genuina. È una cucina che vuole il bene delle altre

persone, infatti i prodotti di stagione sono salutari e non sono a danno del “nostro

motore”.

Qual è il suo rapporto con i piatti tradizionali friulani?

Sinceramente adoro i piatti friulani, credo che bisogni conoscere e apprezzare la

cucina tradizionale, anzi di più: è quasi un dovere rispettare le proprie tradizioni.

Ha avuto la possibilità di conoscere nuove persone e nuovi stili di cucina?

Ho conosciuto moltissime persone anche famose di questo ambiente. È stato

viaggiando che ho anche contaminato la mia cucina con stili culinari di altri Paesi e

questo mi è servito molto per il mio percorso professionale.

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Qual è la sua cucina preferita? Come considera la cucina italiana?

Ovviamente la mia cucina preferita rimane quella italiana e mi piace molto la cucina

mediterranea, che, non dimentichiamolo, è considerata patrimonio dell'Unesco. Questa

cucina è in linea con lo stile del mio ristorante, perchè è, soprattutto, salutare. L'olio

extravergine d'oliva è l'olio migliore che ci sia, perchè a differenza degli altri non è

trattato con prodotti chimici.

Amo molto in generale la cucina innovativa ovvero quella creativa che richiede uno

studio molecolare di tipo chimico. Ad esempio del pomodoro io utilizzo l'acqua della

polpa, perchè contiene la fibra, la parte più ricca di sali minerali. In questa acqua

faccio, poi, bollire la pasta e e se qualcuno mi dice: “Ma questa pasta è bianca!”, io gli

rispondo: “Provala prima di giudicare!”. Per me è fondamentale utilizzare solo cibi

salutari, senza additivi.

Voi ragazzi dovreste iniziare a chiedervi cosa mangiate a partire dalla lettura della

tabella degli ingredienti. Se lo fate, vedrete che in molte merendine ci sono elementi

dannosi per il nostro corpo come gli emulsionanti o la vanillina. Pensate che una persona

ingerisce ogni anno 12 kg di additivi.

Come nasce l’ispirazione per realizzare un piatto; quali sono le sue fonti di

ispirazione?

Quando creo un piatto all'inizio penso agli accostamenti del gusto per, poi, valutare se

mi sto ispirando ad un altro piatto che ho già visto e, quindi, modificarlo. Anche come

impiattare è un dilemma, poi, ragionando capisco come procedere. Per prima cosa

disegno il piatto che sto ideando su un mio private book e lo coloro usando toni forti e

accesi. Quando è ultimato io e i miei tre aiutanti lo assaggiamo, di solito stando in

piedi per valutare anche l'impatto dell'accostamento di colori. Se non ci piace lo

rifacciamo finchè non viene perfetto e, poi, quando lo diventa inseriamo la nuova

ricetta con tanto di foto sul sito del nostro ristorante. Per comporre un piatto

impiego circa tre o quattro mesi. L'ispirazione può nascere da tante situazioni, per

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fare un esempio un giorno io e il mio staff siamo andati al mercato di Marano Lagunare

per acquistare del pesce fresco e ci siamo fermati a bere un aperitivo dopo la bella

giornata trascorsa insieme. Dal bicchiere di vermut bianco con patatine e vongole...è

nata il giorno dopo l'ispirazione pe un nuovo piatto!

Qual è il piatto che considera la sua migliore creazione?

Quello che farò domani (ride)! Sono una persona che cerca sempre di fare di più, di

dare il meglio nel mio lavoro e credo di non aver ancora raggiunto il mio traguardo.

C’è un piatto difficile da realizzare?

Sì, gli gnocchi come li fa mia mamma (ride)! Non c'è una ricetta precisa che li rende

così buoni, perchè il segreto è nella sensibilità del tatto e della manualità. Ad esempio

a seconda della stagione l'umidità e l'acqua contenute nella patata cambiano e di

conseguenza bisogna saper aggiungere più o meno farina e acqua. È complicatissimo!

Quando cucina ha paura di deludere, di non piacere?

Un po' di paura c'è sempre, quella di non dare la giusta prestazione, di non rendere al

meglio. Il mio è un lavoro di squadra, con il mio team cerchiamo di soddisfare il nostro

cliente, anzi non mi piace chiamarlo così, meglio dire “ospite”. Questa persona è come

se entrasse in casa nostra, nel luogo dove trascorriamo la maggior parte della nostra

giornata.

Quando ha ricevuto la prima stella Michelin?

La mia prima stella Michelin l'ho ricevuta il 2 dicembre 1999. Me lo ricordo bene

(ride)! Per guadagnare una stella bisogna che degli ispettori certificati arrivino un

giorno senza preavviso nel tuo ristorante. Loro assaggiano i piatti e ispezionano la

cucina. Da questo, poi, decidono se il locale è all'altezza di ricevere questo

riconoscimento o meno.

Si aspettava anche la seconda?

Un po' sì, perchè avevo fatto tanti sacrifici!

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Il grande sogno nel cassetto è la terza stella?

Non si dicono i sogni, altrimenti non si avverano (ride)!

Noi ragazzi siamo rimasti molto colpiti dal carisma e dalla simpatia del signor Scarello e ci siamo dati un appuntamento per rivederci il 22 marzo, stavolta nella sua cucina, per preparare tutti insieme un buon tiramisù...ed è stata un'esperienza veramente fantastica per noi!! Eccoci al ristorante come dei veri cuochi!

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Dopo l'esperienza fatta presso la cucina del ristorante “Agli amici” di Godia insieme allo chef Scarello e al suo staff abbiamo riunito tutte le nostre

impressioni e considerazioni che di seguito riportiamo:

• Federico M.: Appena sono entrato in cucina ho notato che sulle vetrate delle porte c’erano delle frasi, una mi ha colpito particolarmente: “Non conta l’altezza, ma essere all’altezza.”

• Anna: Secondo me è stata una bellissima esperienza, mi sono trovata molto bene con Leo, era molto gentile e simpatico. La cosa che mi ha colpito di quella cucina è l’ordine e l’organizzazione, ma c’era anche molto silenzio. Tutti gli chef erano amici e riuscivano a collaborare e a divertirsi.

• Elisa: A parer mio, è stata davvero una delle esperienze più belle. Mi sono divertita molto e mi sono trovata veramente bene con Leo perché è stato molto gentile, simpatico e disponibile. Ciò che mi ha colpito di più sono stati l’ordine e la pulizia della cucina. Un’altra cosa molto bella e soprattutto elegante è stata la sala da pranzo.

• Adelaide: La mia prima impressione è stata notare l’ ordine e la determinazione della brigata che lavora dentro al ristorante e non molla mai, ci tengono ad essere sempre perfetti, puliti ed ordinati.

• Federico F.: L’esperienza effettuata nel ristorante è stata illuminante ed istruttiva, perché durante la preparazione del tiramisù sono state date delle nozioni sulla storia degli alimenti e le proprietà chimiche dei cibi. Inoltre è stato utile immedesimarsi in un cuoco anche se per poche ore. Avervi visto mi è parso bellissimo, soprattutto quando ci avete aiutato nella preparazione del dolce. Sono stato molto bene con Massimo che era sempre disponibile e gentile.

• Virginia: Entrando nel vostro ristorante ho avuto innanzitutto l’ impressione di essere in un luogo magico. L’ arredamento è fantastico e crea un’ atmosfera molto accogliente. Entrata in cucina ho percepito che questo è un luogo di fatica, ma anche di soddisfazioni. Mi è sembrato che all’ interno del vostro team ci sia molta collaborazione e che siate capaci di divertirvi compiendo ciascuno la propria “missione”.

• Elisabeth: L’esperienza nel ristorante mi è piaciuta molto; le cose che mi hanno colpito a primo impatto sono state l’ordine e il lavoro di squadra. Mi sono trovata molto bene con il mio gruppo e soprattutto con Massi perché oltre ad insegnarci nozioni nuove siamo riusciti a creare qualcosa di buonissimo. Mi è piaciuto molto essere capo-partita perché essendo appassionata di cucina mi sono sentita molto apprezzata. Volevo aggiungere che tutto lo staff è molto simpatico soprattutto lo chef Scarello.

• Lorenzo: L’esperienza nella cucina di un importante ristorante mi ha colpito per la professionalità del team che era anche molto simpatico.

• Sofia: L’ esperienza al ristorante “Agli amici” di Godia mi ha aiutato a comprendere l’importanza di un lavoro in gruppo grazie al fantastico team dello

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chef Scarello che ci ha seguiti durante questo percorso. • Letizia: Mi è piaciuto il fatto di aver imparato una nuova ricetta. Mi sono

divertita molto a preparare il Pan di Spagna, anche se è stato parecchio faticoso. Riccardo è stato molto gentile e simpatico nei nostri confronti e questo aspetto mi è piaciuto particolarmente. Mi aspettavo una persona seria, severa e rigida.

• Veronica: Mi è piaciuto molto perché mi ha fatto capire come si lavora veramente in una cucina ed è molto diverso da come me lo aspettavo.

• Edoardo: La mia prima impressione è stata di eleganza e perfezione, il mio capo partita Riccardo mi ha insegnato il giusto metodo di lavoro con divertimento e passione. Mi è piaciuto!

• Riccardo: Le prime cose che ho notato sono state la cucina, l’ordine e la pulizia della cucina e dello staff. Mi hanno sorpreso il rispetto dello staff verso lo chef, gli ingredienti tutti biologici e buoni come per esempio le uova biologiche e Riccardo. Riccardo è un ragazzo determinato, simpatico e sa spiegare bene. Comunque spero di ritornare e questa esperienza mi è piaciuta.

• Emma: La cucina è il “posto perfetto”: ordinato, preciso e pulito, tutte caratteristiche che a me piacciono molto. Questa esperienza è stata indimenticabile e spero veramente di avere un’altra opportunità simile e di poter lavorare di nuovo con lo chef e il suo staff.

• Sabrina: In questa esperienza al ristorante mi sono divertita molto, le cose che mi hanno colpito di più sono state l’ordine e l’organizzazione all’interno della cucina, tutto era preciso e perfetto. Mi sono trovata molto bene sia con il mio gruppo che con lo chef Raffa, penso che la cosa più bella sia stata collaborare tutti, anche se in piccoli gruppi, per un unico obiettivo, squisito. Grazie a tutti per la bella esperienza, per l’aiuto e per il risultato buonissimo.

• Simone: Secondo me, è stata una esperienza a dir poco fantastica. Mi è piaciuto particolarmente l’ordine della cucina e la pulizia. Raffa era un ottimo “insegnante”, era molto determinato, simpatico e disponibile. Io mi sono divertito veramente un sacco, ma non solo: ho anche visto la cucina con occhi nuovi, me l' aspettavo diversa. Mi è piaciuto molto la frase che ha detto Raffa: “La cucina non è un lavoro è una missione”.

• Davide: A me questa esperienza è piaciuta perché entrare a contatto con persone di così alto rango mi ha fatto venire voglia ancor di più di impegnarmi. Ho avuto molta fortuna ad essere in gruppo con lo chef Scarello perché ci ha insegnato molte cose e ci ha fatto assaggiare tutto ciò con cui abbiamo lavorato.

• Leonardo: Appena arrivato mi è sembrato veramente di essere in una cucina in cui ero in prova! Sono stato contento di essere stato seguito da Raffa che, anche se molto severo e pieno di regole, mi ha ispirato molto…oltre a questo ringrazio molto anche lo chef Scarello che ci ha fornito certi approfondimenti molto interessanti……mi sono divertito un mondo!!!!

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• Alberto: Quando sono arrivato il mio capo partita Raffa mi è sembrato molto severo, ma poi si è dimostrato molto simpatico e disponibile ho imparato molto e metterò in pratica tutto!

• Pietro: Appena entrati mi hanno colpito subito l’accoglienza dello staff, l’ordine in cucina e il rispetto che aveva lo staff per lo chef, oltre all’attenzione per l’igiene. Mi è piaciuto il lavoro di squadra, la simpatia di chef Scarello e del suo team, la parte “teorica” sugli ingredienti e quella pratica di preparazione del cremoso al cioccolato compreso l’ assaggio di ogni fase della ricetta!

• Tommaso: Mi è piaciuto molto lavorare nella cucina di mio papà perchè l'ho trovato divertente, ma allo stesso tempo istruttivo. L'idea di andare con la scuola al ristorante mi ha entusiasmato!

• Alice: Sono stata molto contenta quando ho scoperto che il mio capopartita sarebbe stato lo chef Scarello. Mi sono divertita quando mi ha fatto assaggiare i vari tipi di cioccolato e assolutamente ho intenzione di ritornare nel suo ristorante per mangiare piatti squisiti.

E se volete provare a cimentarvi anche voi nella ricetta del Tiramisù migliore al mondo andate a vedere la nostra videoricetta sul sito

dell'Educandato Uccellis selezionando la voce “Scuola Secondaria di I grado” e poi di seguito il link “Attività e progetti”.

Credeteci ne vale la pena!!

Grazie ancora allo chef Scarello e al suo simpaticissimo team!!!

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Progetto migranti: ragazzi come noi

Durante questo anno scolastico le classi 3A, 3B e 3C hanno sviluppato un progetto di conoscenza del fenomeno delle migrazioni attraverso varie attività e degli incontri con alcuni ragazzi richiedenti asilo che si trovano a Udine. Noi di 3A li abbiamo accolti un giorno per passare insieme un pomeriggio di bici e sport! Da questa esperienza abbiamo condiviso alcune impressioni.

“E’ stato utile sentire il loro percorso per arrivare in Italia e adesso mi trovo molto più solidale nei loro confronti.”

“Avere incontrato queste persone mi ha reso più partecipe, adesso mi sento coinvolto e non lo vedo più come un argomento che trovi girando per caso la tv. Questa

esperienza mi ha dato un senso di realtà.”

“Aver incontrato queste persone mi ha fatto capire che quello che spesso si dà per scontato ha un valore importante come vivere in un paese sicuro, senza rischi in cui andare a scuola; ci sono tanti pregi della nostra società di cui dovremmo essere grati, senza dare per scontato e dovuto nulla.”

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“All’inizio i migranti, a mio parere, erano tutti delinquenti, poi dopo aver conosciuto Oumar e Gul il mio parere è cambiato. Soprattutto per il discorso finale di Oumar che mi ha colpito.”

“E’ stato interessante e utile per capire cosa hanno passato. Mi sono come un po’ impersonificata in loro.”

“Questo percorso sui migranti mi ha fatto capire che alcune cose che dicono in tv non sono vere, inoltre la storia che ci hanno raccontato mi ha impressionato ed emozionato molto!”

“Mi è piaciuto molto conoscere persone di altre nazionalità ma soprattutto che hanno vissuto un’ esperienza così forte e difficile e mi è arrivato il messaggio di quello che hanno provato mentre cercavano di arrivare in Italia.”

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“Questa esperienza con i migranti, mi ha lasciato un po’ di stucco, soprattutto quando ci stavamo riscaldando e ho parlato con Gul e un altro ragazzo che mi ha sorpreso per la sua libera espressione senza timore e timidezza.”

“Come si trova un posto per crescere, Enaiat? Come lo si distingue da un altro? Lo riconosci perchè non ti viene voglia di andare via. Certo, non perchè sia perfetto. Non esistono posti perfetti. Ma esistono posti dove, per lo meno, nessuno cerca di farti del male”.

(Tratto da “Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari” di Fabio Geda)

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La Prefettura di Udine ospite della nostra scuola

La dottoressa Lucia Trani della Prefettura di Udine ha tenuto un incontro con i ragazzi della classe seconda C per confrontarsi insieme sul problema del fumo e delle sostanze stupefacenti. E' stato un incontro importante e queste sono alcune delle nostre riflessioni.

“Qualche giorno fa ho assistito a scuola ad una lezione … che ha trattato alcuni argomenti molto importanti e attuali per noi ragazzi: la droga e il fumo. Questi fenomeni dell’attuale società sono molto dannosi e spesso portano a gravi conseguenze, fino a giungere, in certi casi, alla morte. Per questo motivo è importante conoscerli, per contrastarli ed evitarli. La droga è il fenomeno forse più grave, perché dà dipendenza sia fisica che mentale ed è difficilissimo uscirne senza l’aiuto di centri specializzati nella disintossicazione. I motivi che possono spingere un giovane a farne uso sono moltissimi: per esempio non accettare la propria vita, frequentare brutte compagnie, non confidarsi con i familiari o non avere interessi e finire per annoiarsi. Il fumo, a differenza della droga, che è proibita, è invece legale e per questo è molto più diffuso nella popolazione. Andrebbe comunque evitato perché è causa di molte malattie gravi e del cancro ai polmoni. Ho potuto vedere la differenza fra i polmoni normali e quelli di un fumatore: i primi sono sani e di colore chiaro, quelli del fumatore sono scuri perché rovinati dal fumo che li riempie. […] Da quello che ho sentito devo stare molto attento per non lasciarmi mai coinvolgere, né per prova né per gioco”.

Antonio

“Io e la mia classe abbiamo incontrato un’operatrice sociale della Prefettura che ci ha illustrato tutte le conseguenze dell’uso di sostanze stupefacenti. Ci ha spiegato che incontra ragazzi così giovani perché, purtroppo, in base alla sua esperienza, quando si è ragazzi è facile lasciarsi influenzare da amici o conoscenti. Il solo fatto di provare a fumare ha lo scopo di farsi notare dalla compagnia o di essere accettati. L’operatrice non si è soffermata sulla descrizione delle sostanze, ma principalmente sull’effetto che queste potrebbero avere sul nostro corpo. Dal punto di vista sanitario, una persona che fa uso di sostanze come il tabacco da sana diventa malata e il suo corpo subisce assuefazione, cioè diventa schiavo di quella sostanza. […]

Questo incontro mi ha aperto gli occhi su quello che purtroppo accade tutti i giorni, come spesso mi è capitato di sentire al telegiornale. La cosa che più mi turba è la facilità con cui queste sostanze si possono trovare e quindi comprare e che già dei miei coetanei siano caduti in questa trappola. È importante essere responsabili, usare

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sempre la propria testa e parlare con persone adulte nel caso si abbiano dei problemi in modo da risolverli senza pensare che queste sostanze siano la soluzione”.

Edoardo

La dottoressa ci ha spiegato che anche noi ragazzi, pur avendo solo dodici o tredici anni, possiamo finire in galera per assunzione di droghe, o essere sanzionati per l’assunzione di alcol e fumo, che sono rigorosamente vietati ai minorenni. Ci ha anche detto una cosa interessante riguardo al tabacco, che è la prima causa al mondo di morte evitabile e ci ha anche spiegato cos’è la dipendenza ovvero una patologia da abuso a rischio di recidiva e cos’è l’assuefazione, cioè l’abitudine di un corpo all’ assunzione di sostanze stupefacenti. La gravità dell’assuefazione è che più fai uso di determinate sostanze, più il loro effetto diminuisce rispetto alla fase iniziale e l’organismo ne richiede dosi sempre più potenti. In questo modo, senza rendersene conto, si diventa soggetti totalmente dipendenti da queste sostanze. Infine ci ha raccomandato di essere molto responsabili, quindi di essere consapevoli delle nostre azioni e degli effetti che il comportamento scorretto può provocare su di noi e sugli altri, arreccando danni irreversibili alla nostra salute e creare forti disagi a livello sociale. […] Questa esperienza secondo il mio parere è stato molto utile sia per me che per i miei compagni, perché ci ha fatto riflettere sulla gravità di certi comportamenti..

Alessandro

Caro Andrea,

ti volevo scrivere questa lettera per raccontare brevemente una lezione molto particolare. A scuola è venuta una persona che fa di professione l’operatrice sociale presso la Prefettura per parlarci delle droghe o, meglio, delle sostanze psicotrope ad effetto tossico. Spero di sbagliarmi dicendo che è venuta da noi perché sta diventando diffuso tra i ragazzi l’utilizzo di queste ultime, ma potrebbe anche essere. L’esperta ha parlato molto della responsabilità e del fatto che solo noi decidiamo se assumere droghe o alcool e fumare e quindi solo noi scegliamo se farci male o no. Ha parlato un po’ del suo lavoro, e dei risvolti legali di questi comportamenti.

La cosa che mi ha impressionato maggiormente è stata la spiegazione di quanto sia pericolosa la dipendenza dell’organismo, perché necessita di dosi sempre maggiori; si arriva anche all’overdose. Una cosa veramente brutta! Per farsi capire meglio, la nostra ospite ci ha dato la definizione corretta di dipendenza: si tratta di una patologia di abuso a rischio di recidiva. Quindi quando una persona diventa dipendente

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diventa malata e semmai guarisce può avere delle ricadute. Secondo la legge comunque sono previsti diversi programmi sanitari di recupero.

La lezione mi è piaciuta; è stata interessante. Ciò che mi ha molto sorpreso è stato l’interesse dimostrato da tutti per l’argomento. Tutti hanno partecipato facendo domande, soprattutto quando si è toccato il tema della responsabilità. La responsabilità, come ci ha spiegato l’operatrice, può essere di due tipi o, meglio, di due livelli: morale, cioè quella personale ovvero la capacità di scegliere fra il bene e il male, e legale, cioè la responsabilità davanti alla legge, che può essere penale, amministrativa e civile.

Insomma, secondo me, devono essere ogni tanto fatte lezioni del genere, perché è un tema importante e purtroppo anche vicino alla nostra realtà.

Yuri

“Personalmente penso che questo incontro sia stato molto interessante e importante. Certo, non penso che da grande prenderò queste strade ma, se dovesse accadere, ripenserò a questa esperienza e mi fermerò”.

Lavinia

Caro Marco,

oggi, durante le prime due ore di letteratura, è venuta a scuola un’esperta che avrebbe dovuto parlarci della droga. In realtà non ne ha parlato molto, anzi, quasi per niente. Ci ha parlato più che altro della dipendenza, che è praticamente quando non riesci a fare a meno di qualcosa. Per esempio essere dipendenti dal fumo, dalla droga, dai videogiochi. In realtà io sapevo già cosa fosse, ma lei ci ha dato una spiegazione molto più complessa e scientifica, che però adesso non ricordo, perché credo di aver perso una parte dei miei appunti: “Una vera delusione!”. Avevo scritto più di una pagina intera! Quella lezione è stata molto interessante e le due ore sono passate velocemente. […]

Dopo della dipendenza l’ospite ci ha parlato del fumo. Ci ha fatto veramente un gran discorso su di esso, su che cosa si prova la prima volta che si accende una sigaretta e su tutti i rischi che si corrono ad esserne dipendenti. Ci ha fatto anche vedere foto sui danni causati dal fumo, in particolare, tra queste, una mi ha fatto rabbrividire, perché mostrava i polmoni devastati di un fumatore. Ci ha detto anche che sono brave e piene di forza di volontà le persone che riescono a smettere di fumare. Allora io non mi sono trattenuto dal dire (un po’ anche per vantarmi) che mio padre ha smesso di

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fumare quasi due anni fa. Così lei mi ha detto “Bravo!”, anche se io non c’entravo niente e “Fai i complimenti a tuo padre!”. Alla fine non glieli ho fatti, perché mi sono dimenticato. Per ultimo l’operatrice ha introdotto l’argomento droga. E qui nessuno aveva testimonianze dirette che riguardassero i genitori, perché credo che, sennò, io e forse anche la prof. ci saremmo un po’ preoccupati. Comunque da quel punto l’argomento è stato un più monotono: “I rischi…”, “Attenzione a …”. “State attenti …”, ecc.

Sam Reth

“A me la lezione ha colpito molto soprattutto per la complessità delle tematiche, ma anche per gli effetti dell’abuso di determinate sostanze, sia sulla persona che legali”.

Anna

L’operatrice della Prefettura ci ha parlato della dipendenza, che ti porta l’assunzione di certe sostanze. Esse infatti danneggiano gravemente il corpo e procurano malattie come la schizofrenia (per cui una persona è come tagliata dentro), una malattia caratterizzata dalla dissociazione della personalità. […] Infine ci ha parlato del tabacco, che è la prima causa di morte evitabile al mondo e ci ha spiegato che le sigarette si possono assumere in tre modi: fumando, stando vicino a uno che fuma e anche abbracciando una persona che ha appena fumato, perché il fumo si deposita sui vestiti.

Francesco

“La prima cosa che ci ha voluto spiegare è stata la definizione di dipendenza e ci ha raccomandato di non diventare mai dipendenti dalle droghe, perché ci possono essere molte conseguenze negative, che poi lei ci ha elencato.

Successivamente ci ha voluto parlare della legalità e della responsabilità che deve avere una persona. L’operatrice ha approfondito quest’ultimo argomento dicendoci che ci sono due tipi di responsabilità: quella morale e quella legale. Ovviamente quella legale è più seria, perché poi ci sono delle conseguenze più importanti. Abbiamo parlato per la maggior parte della lezione di questo punto, arricchendolo di dettagli sempre di più, fino ad arrivare alla spiegazione del lavoro del N.O.T. (Nucleo operativo tossicodipendenze).

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Ci ha detto che l’alcol in un giovane, anche se in minime quantità, può essere pericoloso, perché l’organismo a 15 anni non è in grado di metabolizzare le molecole dell’alcol. Questo discorso è stato abbastanza breve ma mi ha interessato comunque”.

Arianna

“Io pensavo che fosse un noioso elenco dei giusti motivi per cui non dovremmo provare droga, fumo e alcol. […] Drogarsi deve essere un po’ come fumare alla seconda; la base è la stessa, una grave dipendenza, ma l’effetto è più devastante. Durante quelle due ore ho iniziato ad avere paura che una cosa simile potesse succedere a qualcuno vicino a me […] Poi quando ha cominciato a fare esempi e ha detto che anche ragazzi della nostra età possono iniziare a bere, a fumare o addirittura a drogarsi e per questo anche a essere colpiti da provvedimenti seri, non da carcere, ma comunque seri, ho provato più paura di prima. Per cominciare basta poco, basta entrare nel gruppo sbagliato e non avere la forza di opporsi, provare finché il corpo non si assuefa e il cervello sfuma e segue i pensieri degli altri ragazzi”.

Anna

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Un luogo che vorrei visitare

Sara

Il programma di geografia mi ha mostrato immensi spazi, nuovi Paesi e mi ha fatto sognare ad occhi aperti: il viaggio è divertimento e scoperta di nuovi popoli, di nuovi mondi, terre e paesi. Mi piacerebbe fare viaggi, soprattutto all’estero per incontrare persone e culture e imparare lingue diverse.

Studiare la geografia può essere un’impresa scoraggiante: è una materia vasta, che riguarda molti argomenti diversi e memorizzare i nomi dei luoghi può sembrare noioso e difficile, però grazie a questa materia ho scoperto di avere una grande passione per i viaggi e per la conoscenza delle altre culture .

Il primo posto dove mi piacerebbe andare è Parigi. Con mamma e papà ho visto diversi luoghi, ma non sono mai andata all’estero. Parigi, Londra, Madrid ora sono le mie mete più desiderate, anche se gli attentati mi preoccupano molto, inoltre non ho mai affrontato un viaggio in aereo, ma ora sto diventando grande e devo vincere queste paure.

Mi piacerebbe visitare la Tour Eiffel e fare un giro di notte con il battello lungo la Senna. La mamma, che è già stata a Parigi, mi racconta sempre che di giorno è una città come le altre, ma la notte si trasforma, diventa bellissima e romantica. Desidererei anche girare con la metro, visitare la piramide posta davanti al Museo del Louvre, che conserva infinite opere d’arte come la Gioconda e la Venere di Milo che rappresenta la bellezza femminile secondo i greci. Il periodo artistico che più vorrei

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indagare è l’Impressionismo, in particolare le collezioni di dipinti di Manet, Monet, Degas, Van Gogh e altri pittori famosi e vorrei vivere l’atmosfera romantica di Montmatre, dove traevano ispirazione enesauribile gli artisti arrivati a Parigi. […] Da amante della danza bramerei vedere lo storico teatro dell’Opera di Parigi, non soltanto perché è uno dei teatri più prestigiosi e conosciuti del mondo, ma anche per la qualità degli artisti che vi si esibiscono … per ora devo accontentarmi solo delle immagini del suo esterno […]. Viaggiare è una sfida in cui mi vorrei cimentare: vorrei partire da sola e andare alla scoperta di angoli nascosti, stare per conto mio, fare quello che più mi piace, fermarmi a leggere in un parco, visitare un museo e fermarmi a contemplere un quadro finché ne ho voglia.

Anna

Oslo dev’essere il Paradiso terrestre. Vorrei arrivare sulla cima del Kirkeberget, il punto più alto che svetta sul centro cittadino. Da lassù puoi vedere l’intera città con tutte le sue aree verdi che le devono dare un aspetto arioso. Oslo è circondata da colline e basse montagne innevate in cui si trovano le alci che durante l’inverno scendono nelle viuzze della capitale norvegese.

Secondo me deve proprio sembrare un presepe in inverno, con un bello strato di neve soffice e candida che riflette le luci della città. Durante i mesi più freddi, circa da ottobre a maggio, il cielo è più limpido del solito e allora io una sera vorrei guardare le stelle, in un paese sulla costa, da una di quelle villette a schiera colorate e piccole che si affacciano sul mare. In inverno fa freddissimo e i piccoli laghetti si ghiacciano e pare che i norvegesi li usino per pattinarci sopra. Anche a me piacerebbe un giorno provare a pattinare sul ghiaccio.

In estate invece fa più caldo e quelli abituati vanno addirittura a fare il bagno in mare, io però non credo che ci riuscirei.

Dopo Oslo visiterei Amsterdam. Amsterdam dev’essere la Venezia dell’Olanda perché è piena di canali che tagliano la pianura. Questa è molto vasta e scommetto che ci sono molti campi di tulipani colorati. Un giorno vorrei fare un pic-nic in mezzo ai tulipani.

Una volta ho visto Amsterdam dall’aereo e da allora mi riprometto di andarci prima o poi. Quello che ho visto dall’aereo erano perlopiù campi, ma mi sono sembrati bellissimi perché da lassù mi parevano tutti ben curati e divisi non da recinti, ma da colori, bellissimi colori sgargianti che erano perfettamente distribuiti sul territorio come i pezzi di un puzzle.

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Giacomo

Le città che vorrei visitare più di tutte sono due: Amsterdam e Berlino, per il semplice motivo che sono un fanatico della bicicletta e quelle città sono attrezzate per accogliere anche i turisti su due ruote, perché sono dotate di lunghe e comode piste ciclabili. Amsterdam la raggiungerei in treno - so che il viaggio è lungo, ma non importa - sul quale caricherei la mia nuovissima bici, sperando che nessuno me la rubi. Ovviamente ci andrei da solo, con i miei amici, come credo tutti i ragazzi della mia età vorrebbero fare. Una volta sistemato tutto all’hotel prenderei la bici e andrei a vedere la città, visitando i vari posti e ogni mattina mi sveglierei presto per andare a fare una pedalata. Ci sono molte altre città che vorrei visitare, per esempio Parigi, ma non con gli amici, bensì con la mia futura ragazza, siccome è la città dell’amore.

Martina

Ho sempre sognato di viaggiare. La prima storia che ho scritto, “Hidden Wolves”, parla di una ragazza che scappa di casa insieme ai suoi migliori amici e che, dall’Italia, arriva a Oslo, in Norvegia. Non in aereo, ci arriva dopo mesi di viaggio, fermandosi ogni volta nei posti che da piccola avrebbe voluto visitare. L’idea delle tappe mi era venuta pensando ai luoghi dove io avrei voluto andare e, infine, come ultima destinazione, a quello in cui avrei voluto vivere. Le mete, nella storia sono queste: Vienna, in Austria; da Budapest a Miskolc in Ungheria; Prešov, nella Repubblica Slovacca; da Cracovia a Varsavia, in Polonia; Vilnius, in Lituania; Riga, in Lettonia; Tallin, in Estonia; da San Pietroburgo a Petrozavodsk, in Russia; da Helsinki a Oulu in Finlandia; Falun, in Svezia e, finalmente, Oslo in Norvegia.

Jacopo

È da molto tempo che mi è venuto in mente questo pensiero di andare a vivere a Londra. Io ritengo che sia la più bella città da visitare del Regno Unito, d’altro canto vi si trovano numerose attrattive: fra queste la residenza reale, il palazzo della regina Elisabetta II ovvero Buckingham Palace, la magnifica Torre del Tower Bridge e quest’ultimo, considerato da tutti un capolavoro dell’ingegneria vittoriana, che collega le due sponde del Tamigi. E parlando di storia, come non ricordare il British Museum, uno dei più grandi musei della storia del mondo, con più di 30 milioni di visitatori all’anno tra virtuali, più di 27 milioni, ed in carne ed ossa, oltre cinque milioni.

Londra è veramente una città famosa, dove sono stati ambientati un sacco di film come “Attacco al potere 2”, “Skerlock Holmes”, “Doctor Strange”, “London Zombies”, “Animali fantastici” e “Detective Conan”. In poche parole, Londra è una città piena di sorprese, monumenti storici importanti e molti musei ed è per questo motivo che in

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luglio andrò a vivere per due settimane in una vera famiglia inglese … sono sicuro che sarà un’esperienza fantastica e divertente, che mi aiuterà a maturare e finalmente ad essere indipendente.

Vittoria

Quest’anno ho studiato diversi Paesi europei e il mio interesse per alcuni di loro è aumentato a dismisura. Quest’estate vorrei andare in Inghilterra, nel Regno Unito, e visitare Londra, una delle città più popolari d’Europa, con tutti i suoi musei e monumenti, e tutte le altre attrazioni del Paese. […] Di tutti i posti che ho conosciuto sui libri vorrei assolutamente visitare Stonehenge, vorrei vedere il Tamigi, osservare dall’esterno il palazzo della regina d’Inghilterra, Buckingham Palace, vedere la torre del Big Ben, vedere il capolavoro dell’ingegneria vittoriana che collega le due sponde del fiume, il Tower Bridge, e salire sulla più grande ruota panoramica d’Inghilterra, il London Eye, e, per finire, visitare il primo fra tutti i musei, il British Museum. […] Qualche tempo fa pensavo a cosa potrebbe intimorirmi quando sarò a Londra, per esempio la lingua - so abbastanza bene l’inglese, ma non abbastanza da riuscire a socializzare con tutti e a parlare di qualunque cosa – e le abitudini. Per esempio, ogni giorno alle cinque c’è l’ora del tè, ogni mattina a colazione, al posto del mio solito latte e biscotti dovrò mangiare roba come bacon con uova, toast con il burro, uova sode, patatine alla cipolla e porridge: una specie di polpetta stretta fra cerali e latte.

Yuri

Ho pensato che in questa pagina fisso per iscritto un pensiero. Quello di fare un viaggio nel Regno Unito, anche perché ne abbiamo parlato in geografia e storia. Conosco un po’ com’è questo piccolo Paese, piccolo confrontandolo con la Russia, il Canada o Gli Stati Uniti. A proposito di Canada e Stati Uniti, sono strettamente legati all’Impero britannico, quell’enorme impero di una volta, il più grande stato mai esistito. […] Il Regno Unito è stato protagonista anche nel periodo medievale. Tanti bei castelli, chiese antiche e musei conservano preziosi manoscritti e opere d’arte di quell’epoca.

Sicuramente uno sceglie questa meta non per stare al mare, ma ciò non vuol dire che dal punto di vista della natura non ci sia niente da vedere. Le scogliere di Dover, per esempio, ma anche un semplice paesaggio di campagna inglese, scozzese o gallese meritano di essere ammirati. Quindi io credo che tra i primi posti che visiterò nel futuro, uno è riservato alla Gran Bretagna.

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Elia

Dopo aver studiato la Spagna ne sono rimasto molto colpito e vorrei poterci andare in vacanza assieme alla mia famiglia, poiché la Spagna è uno stato con meravigliose spiagge e un mare stupendo, come per esempio a Cala Pola, che si trova a Tossa de Mar, vicino a Girona, ritenuta una delle città più belle della Spagna. Inoltre desidererei visitare le due città più famose che sono Madrid e Barcellona. La prima, la capitale, è una città ricca di monumenti in cui vorrei recarmi. Uno di questi è il Museo del Prado, una delle più importanti pinacoteche del mondo. Al suo interno sono esposti dipinti di famosi pittori come Francisco Goya, di cui mi piacerebbe vedere le opere. Dato che mi piace molto il calcio, un altro luogo che vorrei visitare è il Santiago Bernabeu, lo stadio dove gioca il Real Madrid, che secondo me è una squadra fortissima, fra le migliori in assoluto. Spero veramente di poter realizzare questo sogno.

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L'angolo delle poesie della 2A

RICORDO DI UN AMICO

Credo che non ci sia nulla di piu’ bello del ricordo di un Amico,

qualcuno che ti sollevi quando inciampi,

che ti stia accanto nelle difficolta’ della vita;

per accompagnarti nel tuo futuro,

sorreggendoti nel Presente e ricordarti il tuo Passato.

Un amico ti e’ vicino, e’ un anello diamantato, lucente e splendente, che ti ispira,

che ti illumina, che ti dona sicurezza,

che non ti abbandona, che non ti lascia camminare da solo,

nel sentiero dell’Esistenza.

Un Amico infonde in te e tu in lui, le radici della conoscenza, facendo diventare l’

Amicizia uno scambio culturale, di realta’ che completano la tua .

Il cuore di un amico, d’Inverno non si ghiaccia,

ma si riscalda sotto il sole dell’ Amicizia.

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RICORDO DI UN’AMICIZIA SVANITA

Il ricordo piu’ dolce di quegli anni,

rimane ancora il nostro rapporto,

gli sguardi, le risate,

le notti passate in bianco a discutere.

Fu bello ma duro’ poco,

il ricordo poco vivido appare ancora ai miei occhi,

quando partisti per quel luogo lontano.

Muto’ il tempo, e cosi’ anche tu,

al tuo ritorno niente fu eguale, tutto cambio’, e cosi’ anche il nostro rapporto.

Tu non sapevi restare

ed Io non sapevo andarmene.

……E SPERO DI NON DOVERTI DIRE ADDIO

L’Amicizia non e’ pigrizia, te la devi conquistare,

quindi inizia a remare.

L’amicizia puo’ essere tradimento,

pesante come una botta sul cemento.

Se no, puo’ essere traguardo e si trasmette con uno sguardo.

Un Amico si deve conquistare,

ma tra il dire e il fare c’e’ di mezzo il mare.

Un’ occasione va presa al balzo,

aiutami amico, cosi’ mi rialzo.

Un Amico ti protegge come una cover,

per te andrebbe Game over.

Un amico deve avere rispetto, e non essere scorretto.

L’amico ti aiuta nelle difficolta’, e ti fa tornare la felicita’.

Ecco come la penso io,

e spero di non doverti mai dire addio.

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PER SEMPRE

Non andare via, resta con me.

Ti mostrero’ la Via,

se solo tu me lo permetterai,

e mano nella mano raggiungeremo la soglia del mio Cuor.

Fa come se fosse casa tua,

Amico mio,

perche’ presto lo sara’.

E se lo farai,

dentro me, per sempre,

luce sara’.

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La gita a Venezia

Martina

Un mese fa, più o meno, siamo andati a Venezia […] Da piccola mi affascinava l’idea di visitarla e, quando a nove anni mi ci hanno portata, non volevo più allontanarmene. Però con la classe è stato diverso, mi sono divertita moltissimo, ma alla fine della giornata mi sentivo quasi in dovere di andare via. Se mi fosse stato proposto di restare ancora avrei detto di no, perché è stata una di quelle giornate di cui mi ricorderò per tutta la vita e se fosse durata di più non sarebbe stata altrettanto indimenticabile. Non so perché. È così e basta. […] Venezia è una meta turistica, un posto in cui è bello andare in vacanza, un posto che può essere utile per staccare un po’, come dice mia mamma, non un posto in cui vivere.

Anna

Il treno arriva a Venezia. Scendiamo e ci mettiamo subito in cammino; il prof. cammina veloce e noi che siamo gli ultimi ci stacchiamo dal gruppo. Durante il tragitto spieghiamo ad un nostro compagno cos’è San Marco, visto che crede sia una fontana, così ogni volta che vede una chiesa ci chiede se si tratta di San Marco e ricevendo sempre una risposta negativa si agita parecchio. Alle 10:30 circa passiamo sul Ponte di Rialto; poco più di dieci minuti dopo arriviamo a San Marco e rimaniamo tutti estasiati dalla grandezza della piazza e della chiesa.

Giulia

Usciti dalla stazione, non so come, anzi, sì, seguendo il passo spedito del professore, siamo arrivati in Piazza San Marco e ci siamo diretti subito verso il Palazzo Ducale. […] Pensavamo che la nostra guida dovesse svenire da un momento all’altro!

Ci siamo fermati nei giardini dietro la Piazza a pranzare e finalmente ci hanno dato il via libera per usare i telefoni e infatti sembravamo degli zombie, lo ammetto! I professori ci hanno fatto fare shopping e io ho esagerato come sempre. Dopo la sosta davanti a San Marco, dove abbiamo fatto un piccolo braimstorming e ascoltato Yuri che ci ha spiegato la storia del santo e della basilica, abbiamo fatto un giro tra le vie di Venezia, in cui c’erano tanti negozi carinissimi. […] Mi sono accorta di aver finito tutti i soldi, quindi quando siamo andati a noleggiarci una piccola gondola per attraversare il canale ho dovuto chiederli in prestito. […] All’arrivo sono stanchissima, ma è stata una giornata stupenda anche se abbiamo camminato tantissimo.

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Alessia

Arriviamo in stazione. Dentro ci sono gli adulti che parlano dei fatti loro, i maschi che giocano a Yu-gi-oh e le femmine che combattono per il proprio diritto di usare il telefono in treno. […] Arriviamo a Venezia. Usciamo dalla stazione e rimaniamo tutti sorpresi dal panorama. […] Il prof cammina troppo veloce, devo andare in bagno e sarà la millesima volta che mi si slaccia la scarpa. […] A Palazzo Ducale la mostra è una noia mortale, gli unici interessati sono Francesco e Mattia. Ogni tanto stacco l’auricolare perché la guida ansima quando sale le scale e sembra che abbia un attacco di cuore. Ci sono delle turiste tedesche alla mostra di Bosch che guardano i quadri con molto stupore. […] Per entrare nella basilica di San Marco abbiamo depositato gli zaini in un magazzino e fatto la coda, poi il giro è durato pochissimo, ma è stato bello.

Alla prossima uscita e ancora...

BUONE VACANZE A TUTTI!!!!!!!!!!!!!!!!!

I ragazzi della scuola secondaria di I grado Uccellis