Analisi di rischio -...

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Analisi di rischio

morfologico e socioeconomico

della fascia costiera abruzzese:

fattibilità degli interventi

di riqualificazione morfologica

a scala regionale

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Partecipanti alla impostazione e redazione del lavoro

Responsabili tecnici per la Regione Abruzzo: Ing. Pierluigi Caputi

Ing. Carlo Visca

Ing. Daniele Raggi

Dott. Nicola Caporale

Responsabili scientifici: Prof. Ing. Paolo De Girolamo

Prof. Ing. Alberto Noli

Coordinamento tecnico/amministrativo: Ing. Gian Mario Beltrami

Ing. Paolo Contini

Dott. Ennio Iacovitti

Dott. Flavio Grimaldi

Analisi socio-economiche: Prof. Diego Cuzzi

Dott. Marco Polidoro

Analisi morfologiche e meteomarine: Ing. Gian Mario Beltrami

Ing. Fabio Mondini

Ing. Paolo Contini

Ing. Giuseppe Venturini

Prof. Ing. Paolo Sammarco

Prof. Ing. Leopoldo Franco

Ing. Andrea Sanzone

Ing. Giorgio Bellotti

Ing. Marcello Di Risio

Banche dati e sistemi informatici: Ing. Giuseppe Venturini

Dott. Andrea Fiduccia

Ing. Antimo Battistoni

Progettazione: Prof. Ing. Alberto Noli

Prof. Ing. Paolo De Girolamo

Prof. Ing. Paolo Contini

Ing. Fabio Mondini

Ing. Andrea Sanzone

Progettazione e realizzazione grafica: Paolo Leone

studio grafico Arkhé

Abruzzo Cronache

Direttore responsabile: Alfonso Morelli

Segreteria di redazione: Loredana Micheli

Chiara Patrizia Cialfi

Produzione: Abruzzo Comunicazione

Ufficio Stampa Giunta Regionale

67100 L’Aquila

Piazza Santa Giusta

tel. 0862/364232

fax 0862/419383

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Qualifiche dei partecipanti alla impostazione e redazione del lavoro

Personale della Regione Abruzzo

Direzione Lavori Pubblici, Aree Urbane, Servizio Idrico Integrato, Manutenzione Programmata del Territorio, Gestione

Integrata dei Bacini Idrografici, Protezione Civile, Attività di Relazione Politica con i Paesi del Mediterraneo

ing. Pierluigi Caputi Direttore

Servizio Opere Marittime e Qualità delle Acque Marine

ing. Carlo Visca Dirigente

ing. Daniele Raggi Fubzionario

dott. Nicola Caporale Funzionario

Servizio Acque e Demanio Idrico

Ing. Giuseppe Venturini Specialista Tecnico

Personale Universitario

Università degli Studi di L’Aquila, Facoltà di Ingegneria, Dipartimento di Ingegneria delle Strutture, delle Acque e del

Terreno

ing. Paolo De Girolamo professore associato di “Costruzioni Marittime”

responsabile scientifico del LIAM

responsabile scientifico dei progetti RICAMA e SICORA

dott. Diego Cuzzi professore associato di “Economia Aziendale”

ing. Gian Mario Beltrami PhD, contrattista di ricerca

ing. Marcello Di Risio PhD, contrattista di ricerca

dott. Flavio Grimaldi Segretario amministrativo del Disat

Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Facoltà di Ingegneria, Dipartimento di Idraulica, Trasporti e Strade

ing. Alberto Noli professore ordinario di “Ingegneria Costiera”

Università degli Studi di Roma 3, Facoltà di Ingegneria, Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile

ing. Leopoldo Franco professore ordinario di “Ingegneria Costiera”

ing. Giorgio Bellotti PhD, contrattista di ricerca

Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Dipartimento di Ingegneria Civile

ing. Paolo Sammarco professore associato di “Idraulica”

Consulenti esterni

ing. Paolo Contini ingegnere, Modimar s.r.l.

dott. Marco Polidoro economista libero professionista

ing. Fabio Mondini ingegnere, Modimar s.r.l.

ing. Andrea Sanzone ingegnere, Modimar s.r.l.

dott. Ennio Iacovitti esperto in "Project Management", coordinatore amministrativo

del progetto R.I.C.A.M.A.

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INDICE

1. PREMESSA 9

2. INTRODUZIONE 11

3. OBIETTIVI ED ARTICOLAZIONE DELLO STUDIO 15

4. QUANTIFICAZIONE DEL RISCHIO DELLA COSTA ABRUZZESE (FASE I) 17

4.1 Metodologia di calcolo del rischio della fascia costiera 18

4.1.1 Definizione del rischio 18

4.1.2 Indice di vulnerabilità morfologica PIV 19

4.1.3 Indice di sensibilità socio-economica E 22

4.1.4 Calcolo del rischio 23

4.2 Suddivisione della costa in tratti omogenei 25

4.3 Principali risultati dell’analisi di rischio 28

5. PROGETTI DI DIFESA, RIQUALIFICAZIONE E MANUTENZIONE DELLA COSTA ABRUZZESE (FASE 2) 39

5.1 Le principali tipologie di interventi di difesa costiera 39

5.1.1 Classificazione delle tipologie di intervento 39

5.1.2 Principali metodologie di interventi di tipo diretto attivo 40

5.1.3 Barriere parallele o distaccate tracimabili 46

5.1.4 Pennelli 50

5.1.5 Ripascimenti 53

5.2 Problematiche degli attuali sistemi di difesa e strategie di riqualificazione 56

5.2.1 Esposizione ondametrica della costa regionale 56

5.2.2 Le opere di difesa esistenti 58

5.2.3 Principali problematiche 59

5.2.4 Strategie di riqualificazione e linee guida 60

5.3 Sviluppo dei progetti e verifica di sostenibilità tecnico-territoriale 62

5.3.1 Martinsicuro e parte di Alba Adriatica 64

5.3.2 Roseto 66

5.3.3 Pineto, Silvi e Città S. Angelo 67

5.3.4 Montesilvano - Pescara nord 69

5.3.5 Pescara sud - Francavilla 71

5.3.6 Fossacesia 73

5.3.7 Casalbordino 74

5.3.8 Costi degli interventi 76

5.4 La fattibilità dal punto di vista finanziario ed economico 76

5.5 Le valutazioni economiche di ordine strategico 79

6. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 83

APPENDICE A1: ELENCO DELLE RELAZIONI E DELLE TAVOLE DI PROGETTO 85

ELENCO ELABORATI FASE 1 87

ELENCO ELABORATI FASE 2 88

APPENDICE A2: LA DETERMINAZIONE DELL’INDICE DI SENSIBILITÀ SOCIO ECONOMICA "E" 89

Indice delle residenze, I190

Indice delle attività produttive, I292

Indice delle attività turistiche, I3 93

Indice delle infrastrutture, I4 93

Indice dell’ambiente, I5 95

I risultati ottenuti nel lavoro svolto 96

APPENDICE A3: LA MAPPATURA DEL RISCHIO DI INONDAZIONE COSTIERA 97

1. Studi e analisi propedeutici 98

1.1 Dati ondametrici 98

1.2 Dati mareografici 99

1.3 Dati batimetrici 99

2. Selezione dei campioni e definizione delle probabilità marginali degli eventi al largo 100

3. Analisi della dipendenza e definizione della probabilità congiunta degli eventi estremi al largo 100

4. Valori estremi del sovralzo a riva e carta del rischio per la costa abruzzese 101

BIBLIOGRAFIA 103

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Prefazioni

L’80% delle strutture ricettive turistiche abruzzesi si concentra nei diciannove comuni

che insistono lungo la costa dove risiede circa il 30% della popolazione regionale.

Questi dati socio-economici sono sufficienti per comprendere l’importanza che svolge

la costa nel conteso socio-economico regionale e la ragione per cui la Regione

Abruzzo, precorrendo i tempi rispetto alle altre regioni italiane, ha messo a punto il

piano di riqualificazione della morfologia costiera sintetizzato nel presente documento.

Tale piano risulta unico nel suo genere rispetto al panorama nazionale e di sicuro rilievo

nel contesto mediterraneo.

Nel chiudere questa breve prefazione, si vuole evidenziare che i “programmi

strategici” e i progetti che ne scaturiscono costituiscono per l’Amministrazione

Pubblica una ricchezza insostituibile e di estremo valore in quanto consentono di

impostare la gestione del territorio su prospettive pluriennali superando gli interessi

estemporanei che spesso portano ad un non ottimale utilizzo delle risorse pubbliche.

Lamberto Quarta

Presidenza della Regione Abruzzo

Responsabile attuazione programma di governo

Il lavoro sintetizzato nel presente documento, che viene proposto come allegato alla

prima “Relazione sullo stato della costa abruzzese”, rappresenta uno degli elementi di

un disegno più complesso volto a integrare gli aspetti fisici/ambientali alle realtà

socio-economiche del territorio. In particolare la riqualificazione morfologica ed

ambientale della costa costituisce un obiettivo di primaria importanza per il benessere

dei cittadini e per il sostegno che gli aspetti connessi alla balneazione comportano per il

prodotto interno lordo della Regione. In questa direzione la Regione Abruzzo si è

mossa a partire dagli anni ’90, precorrendo i tempi rispetto alle altre regioni italiane,

gettando le basi con il progetto R.IC.A.MA.(Rationale for Integrated Coastal Area

Management), cofinanziato dalla Comunità Europea attraverso il LIFE , per l’avvio della

gestione integrata della fascia costiera (ICZM). I risultati del lavoro intrapreso, di cui

quelli riportati nel presente documento rappresentano solo un passo, hanno

consentito di affrontare il problema dell’erosione costiera in modo organico su scala

regionale superando in tal modo il carattere di “urgenza” e di “empirismo” che ha

contraddistinto l’approccio seguito in precedenza non solo in Abruzzo.

Resta peraltro immutata la consapevolezza che rispetto a fenomeni che hanno

rilevanza sia a scala regionale che a livello dell’intero Mediterraneo e che si relazionano

anche con le scelte ambientali degli Stati a livello planetario, ogni azione locale non può

che avere insiti limiti di efficacia e di durevolezza.

In ogni caso, un approccio al problema non riferito all’intero litorale abruzzese seguito

in passato ha determinato, in mancanza di una visione di insieme delle variabili e di una

conoscenza adeguata dei processi fisici, sia la scelta di tipologie di difesa errate sia

“l’esportazione” del problema erosivo ai tratti di costa posti sottoflutto rispetto alla

direzione del trasporto solido longitudinale. In altri termini l’assenza di una visione

strategica ha innescato cicli non reversibili di causa-effetto che alla fine hanno portato,

nei punti di discontinuità del sistema, al collasso della linea di costa. L’attuazione delle

opere previste oggi nel piano generale richiederà alcuni anni, in ragione delle risorse

finanziarie che si renderanno disponibili. Alla data di pubblicazione del presente lavoro

sono in fase di ultimazione i primi interventi. Parallelamente alla realizzazione delle

opere viene attuato un sistema di monitoraggio che consente di verificare i risultati via

via ottenuti. Tali dati, implementati nell’ottimo SIT appositamente sviluppato per

applicazioni di ingegneria costiera, costituiranno un patrimonio di fondamentale

importanza non solo per la gestione della costa abruzzese, ma anche per le altre

regioni italiane e del Mediterraneo e forse anche per la comunità scientifica.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

7Prefazione

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Il maggior compiacimento per l’azione intrapresa appare, oggi, quello di aver avuto la

fortuna (e forse anche la presunzione) di impostare per la Regione una strategia di

medio periodo. Una strategia basata su un approccio tecnico/scientifico che facesse

interagire le valutazioni ingegneristiche con quelle ambientali e con quelle

economico-sociali. E’ proprio la definizione di un così ampio scenario di condizioni al

contorno che ha originato il piano che si auspica riduca il rischio di effetti non previsti.

Ribadisco infatti che c’è consapevolezza che i risultati che verranno a determinarsi a

seguito della realizzazione delle opere in corso di realizzazione potranno essere

ancora imperfetti: infatti il bisogno di crescere con la consapevolezza delle

problematiche non è ovviamente esaurito, ma è altrettanto certo che il sapere i

“perché” delle scelte fatte e il continuo crescere dei dati a disposizione con i

monitoraggi non occasionali renderanno le decisioni future sempre più adeguate ed

efficaci.

Dott. Ing. Pierluigi Caputi

Direttore

Direzione LL.PP., Aree Urbane,

Servizio Idrico Integrato,

Manutenzione Programmata del Territorio -

Gestione Integrata dei Bacini Idrografici

Protezione Civile.

Attività di relazione politica

con i paesi del Mediterraneo

Prefazione

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

8

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1. PREMESSA

Le implicazioni ambientali, economiche e sociali di qualunque intervento sul territorio

sono intimamente connesse ed imprescindibili fra loro. Tenere conto di tale

connessione diviene un imperativo quando si vuole intervenire e gestire il complesso

sistema dell’ambiente costiero: il bene ambientale è allo stesso tempo bene

economico e sociale. Per questo basilare motivo la Regione Abruzzo ha impostato il

presente studio con un carattere multidisciplinare che ha permesso di fornire all’intera

comunità regionale, oltre ad una mappatura informatizzata della topologia tecnica,

economica, ambientale e sociale del territorio costiero, un piano di interventi con

ordine di priorità e coerente dai punti di vista tecnico, economico ed ambientale per la

salvaguardia di una risorsa fondamentale quale la costa. È questo un primo ambizioso

passo verso una più moderna e integrata gestione della fascia costiera, dove tutti gli

interessi delle comunità e dei soggetti privati e pubblici (stakeholder) possano trovare

integrazione e seguito.

Nel presente documento sono stati riassunti i passi principali di questo articolato

studio con la speranza che la filosofia che li ha animati possa diventare stimolo anche

per altre realtà nazionali e regionali.

Il lavoro viene pubblicato nell’ambito del Progetto SICORA (vedi sito web

http://ing.univaq.it/SICORA), finanziato dalla Regione Abruzzo (Direzione Lavori

Pubblici, Manutenzione programmata del territorio, Gestione integrata dei bacini

idrografici) e coordinato dal Laboratorio di Idraulica Ambientale e Marittima (LIAM)

del Dipartimento di Ingegneria delle Strutture, delle Acque e del Terreno (DISAT)

della Facoltà di Ingegneria dell’Università di L’Aquila, ma trae origine sia dal progetto

R.I.C.A.M.A. (Rationale for Integrated Coastal Area Management – sviluppatosi tra il

1999 e il 2001 – vedi sito web http://www.regione.abruzzo.it/RICAMA) sia dallo

Studio di Fattibilità dal titolo “Gestione integrata dell’area costiera. Piano organico per

il rischio delle aree vulnerabili. Fattibilità di interventi di difesa e di gestione della fascia

litoranea su scala regionale” Delibera CIPE n.106/99. (vedi sito web

http://urbanistica.regione.abruzzo.it/sezioni/fattib_costa/index.html).

Sulla base della pianificazione tecnico-economica fornita dal suddetto Studio di

Fattibilità, la Regione Abruzzo ha promosso il finanziamento di una prima serie di

stralci funzionali di interventi finalizzati alla riqualificazione e difesa dei tratti di costa

regionale più “vulnerabili”. Con i finanziamenti CIPE 36/2002 e 17/2003

(http://www.regione.abruzzo.it/coste/index.html) è stata sviluppata tra marzo e

settembre 2004 la progettazione preliminare di interventi finalizzati alla completa

riqualificazione di sette siti del litorale abruzzese. Questa attività di progettazione ha

consentito un ulteriore approfondimento delle problematiche di difesa e salvaguardia

dei siti costieri in esame, già affrontate nell’ambito dello studio di fattibilità. Sulla base

dei risultati delle prime indagini di campo, degli studi specialistici di prima

approssimazione e delle indicazioni recepite dalle amministrazioni e dai portatori di

interesse locali si è proceduto alla progettazione definitiva ed esecutiva dei primi stralci

di interventi attualmente in fase di realizzazione.

Per facilitare la lettura del documento, nella prima parte del lavoro (cap. 2-5) sono stati

riportati gli elementi essenziali per comprendere la metodologia seguita ed i principali

risultati ottenuti, mentre nelle Appendici sono stati riportati alcuni approfondimenti

dedicati a chi ha maggior interesse a comprendere nel dettaglio alcune delle tematiche

trattate. In particolare si evidenzia che nell’Appendice 3 viene esposta la metodologia

seguita per la costruzione della mappa del rischio di inondazione costiera ritenendo

questo argomento, spesso a torto trascurato, di fondamentale importanza,

specialmente in Adriatico, per la programmazione di interventi ed infrastrutture lungo

la fascia costiera.

A tal proposito si evidenzia che la vulnerabilità delle coste basse dell’Adriatico a

fenomeni di “storm surge” (sovralzo di tempesta), non è limitata alla sola laguna di

Venezia, o più in generale al solo nord-adriatico, ove il fenomeno è indicato con il nome

di “acqua alta”: in Abruzzo aumenti del livello medio marino dell’ordine del metro

sono estremamente frequenti e contro di essi le opere di difesa costiera hanno poca

influenza e condizionano l'efficienza delle opere di difesa costiera.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

9Premessa

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Si è inoltre ritenuto opportuno riassumere nel paragrafo 5.1 le principali tipologie degli

interventi di difesa costiera con l’obiettivo di fornire al lettore, anche se in modo

sintetico, i principi informatori di ciascuna tipologia di difesa al fine di facilitare la lettura

e la comprensione del testo.

Prefazione

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

10

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2. INTRODUZIONE

Il presente lavoro, naturale proseguimento del Progetto RICAMA1, è stato ispirato

dall’esigenza di ricorrere a strumenti nuovi per porre rimedio alla diffusa erosione della

costa abruzzese. A tale riguardo si ricorda che fino alla fine degli anni ottanta la difesa

dai fenomeni erosivi costieri era demandata allo Stato che attraverso le locali Sezioni

del Genio Civile per le Opere Marittime, facente capo al Ministero dei Lavori Pubblici,

aveva il compito di progettare, finanziare e realizzare le opere necessarie a garantire la

difesa delle infrastrutture costiere e dei centri abitati soggetti al rischio di fenomeni

erosivi. Sostanzialmente quindi non era previsto alcun organo che garantisse la

gestione e la manutenzione del bene costiero in armonia con il principio della

prevenzione. Di tale problema si sarebbero forse dovuti occupare in qualche misura i

comuni e le regioni attraverso gli strumenti urbanistici di competenza, quali ad

esempio i Piani Regolatori Comunali. Tuttavia, a causa di una limitata cultura gestionale

nel campo marittimo-costiero, che ha caratterizzato e che spesso ancora caratterizza

gli organi tecnici delle amministrazioni pubbliche, di fatto sono venuti a mancare una

analisi complessiva ed un monitoraggio coerente della fascia costiera che consentissero

di armonizzare gli interventi di difesa dall’erosione costiera inserendoli nell’ambito di

una linea generale di azione preventiva; in tal modo, pur facendo fronte alle necessità

locali di breve termine, si sarebbe consentito uno sviluppo territoriale e socio

economico organico e coerente nel lungo periodo.

A partire dagli anni cinquanta, cioè da quando l’uso e la protezione del territorio

interno ha determinato una drastica riduzione di apporti solidi fluviali alla costa e quindi

ha favorito l’innesco dei processi erosivi, l’unica metodologia di “difesa”

dall’arretramento della linea di riva adottata in Abruzzo e in gran parte delle coste

italiane caratterizzate da simili condizioni evolutive, è consistita nell’utilizzo di opere di

difesa “pura” (principalmente difese radenti e difese distaccate emergenti) delle

infrastrutture poste a rischio dall’erosione. Questo approccio, in parte giustificato dalla

necessità di far fronte con urgenza ed a basso costo al verificarsi di fenomeni erosivi, ha

favorito un massivo insediamento antropico nella zona costiera2 che spesso si è spinto

a realizzare infrastrutture ed edifici occupando le dune costiere e determinando quindi

una “guerra di posizione” tra l’uomo ed il mare. Peraltro questi interventi di difesa, in

presenza di apporti solidi naturali modesti, hanno causato l’innesco di una sorta di

reazione a catena determinando, in un intervallo di tempo di circa trenta anni, la

necessità di proteggere, con opere di difesa di tipo rigido, decine di chilometri di

litorale. Oggi, su uno sviluppo costiero regionale di circa 120 km, ben 42 km (circa il

36% con riferimento all'intero sviluppo della costa e il 45% con riferimento alle sole

spiaggie) sono protetti da opere di difesa “rigide” (le tradizionali barriere frangiflutti).

Tuttavia è di estrema importanza rilevare che attualmente queste opere

contribuiscono a sostenere da una parte lo sviluppo turistico (l’80% delle strutture

ricettive dell’Abruzzo si concentra nei diciannove comuni costieri) e dall’altra quello

residenziale, che costituiscono le due componenti del processo di sviluppo che più

direttamente e precisamente coinvolgono la tutela della fascia costiera.

In questo contesto, negli anni novanta sono mutate le condizioni al contorno del

“sistema costiero”. Un elemento importante di cambiamento è stato di tipo

amministrativo. Alle regioni italiane è stato ceduto il compito e la responsabilità di

provvedere a “gestire”, con capacità di spesa, il territorio ed in particolare la fascia

costiera.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

11Prefazione

1. Il progetto RICAMA (Rationale for Integrated Coastal Area MAnagement), conclusosi nel 2001 è stato

cofinanziato dalla Regione Abruzzo e dalla Comunità Europea nell’ambito del programma dimostrativo

LIFE.

2. Nell’arco della seconda metà del ‘900, mentre la popolazione dell’Abruzzo restava, con qualche

oscillazione intermedia, abbastanza costante, i residenti nei diciannove comuni costieri della regione

sono aumentati, passando da una quota pari al 15% ad una quota del 30% rispetto alla popolazione

totale.

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Un ulteriore elemento di cambiamento, questa volta di tipo tecnico, riguarda lo

sviluppo della tecnologia dei dragaggi dei fondali marini anche per elevate profondità,

che ha ricevuto un notevole impulso da alcuni rilevanti lavori di dragaggio

recentemente eseguiti in medio-oriente e nei paesi asiatici. Ormai è possibile coltivare

cave di sabbia marine a scopo di ripascimento costiero su fondali superiori ai 100 m

anche in presenza di strati di fango (pelite) coprenti le sabbie di spessore fino a diversi

metri. Come conseguenza diretta, gli interventi di ripascimento artificiale delle spiagge

possono essere attuati su larga scala con costi spesso competitivi rispetto ai metodi

tradizionali (coltivazione di cave terrestri) specialmente nel caso in cui, per le necessità

di riqualificazione e difesa dei litorali, sia necessario movimentare volumi di materiale

elevati (dell’ordine di centinaia di migliaia/milioni di metri cubi). Anche dal punto di

vista dell’impatto ambientale si è constatata la convenienza di tale tecnica rispetto a

quella terrestre.

Pertanto al fine di contenere gli oneri di manutenzione, legati alle inevitabili perdite

naturali del materiale posto a ripascimento, è necessario di solito accoppiare il

ripascimento ad interventi di protezione costiera. Si citano a tal riguardo gli interventi

in corso di realizzazione da parte del Consorzio Venezia Nuova lungo il litorale

veneziano che prevedono complessivamente il versamento di circa 10.000.000 di m3

di sabbia abbinati ad opere di difesa rigida (pennelli e barriere sommerse). La necessità

di contenere le perdite dei volumi di ripascimento è dettata anche dal fatto che, il

materiale coltivabile dalle cave sottomarine per quanto di disponibilità notevolmente

Prefazione

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

12

Foto 2.1

Torre di Cerrano (Pineto).

La fascia costiera si

presenta abbastanza

integra con la duna

protetta dalla vegetazione

autoctona che la preserva

dalla deflazione eolica. La

duna svolge due funzioni

importanti: protegge

durante le mareggiate il

territorio retrostante

dall'ingressione marina e

costituisce il "serbatoio"

naturale di sabbia per la

spiaggia.

Foto 2.2

Torre di Cerrano (Pineto).

Forse il limite fisico

costiutito dal tracciato

ferroviario ha preservato

dalla "colonizzazione"

antropica la fascia costiera,

evitando la distruzione

della duna e l'erosione

costiera.

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superiore e con impatti più contenuti rispetto a forme di approvvigionamento da cave

terrestri, comunque non può essere considerata come una “risorsa” inesauribile.

Da un punto di vista socio-economico, il citato aumento della popolazione lungo la

fascia costiera non ha avuto solo aspetti quantitativi ma anche qualitativi: si è

sviluppato, nella metà settentrionale della costa regionale, un distretto turistico esteso

e, a ridosso di esso, un distretto industriale composito, costituito da attività

manifatturiere con prevalenza di piccole e medie industrie (PMI); si è aggregata nella

parte centrale della costa un’area metropolitana incentrata sulle città contigue di

Pescara e Chieti, che tende ad inglobare numerosi comuni finitimi, tra i quali quelli

costieri di Montesilvano, Città S.Angelo e Francavilla a mare; si è sviluppato nella parte

meridionale un distretto industriale misto tra PMI e imprese maggiori collocate a

distanza dalla costa e un polo turistico importante intorno alla città di Vasto, che tende

ad estendersi a sud verso S.Salvo e le spiagge sabbiose del Molise e a nord verso

Casalbordino.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

13Prefazione

Foto 2.3

Litorale di Vasto. Le

spiaggie ed il turismo

balneare sono di estrema

importanza per l'economia

regionale.

Foto 2.4

Rocca San Giovanni. La

"costa alta" abruzzese

presenta scorci di estrema

bellezza e naturalità.

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Tutto ciò ha portato ad una radicale trasformazione del paesaggio costiero; ad uno

spostamento epocale del centro di gravitazione della Regione Abruzzo verso la fascia

costiera adriatica; ad un rafforzarsi sia dell’asse di comunicazione adriatico, sia di quello

trasversale Adriatico/Tirreno nell’ambito dei quali il polo metropolitano di Pescara sta

acquisendo il ruolo di baricentro di tutta l’area costiera tra Ancona e Bari; allo

spopolamento e alla riduzione di peso e di collegamenti delle zone interne, per secoli

rappresentanti il nucleo portante del territorio abruzzese.

Queste trasformazioni motivano l’attenzione che è venuta acquisendo la sottile fascia

costiera, sulla quale gravitano pressioni ed aspettative di ulteriore sviluppo e,

ovviamente, minacce conseguenti a quel tanto di disordine e alterazione dell’ambiente

che ogni processo di sviluppo socio-economico comporta. Lo stesso mantenimento e

sviluppo dell’Abruzzo collinare e montagnoso, non solo ai fini turistici, dipende ormai

in misura determinante dalla capacità di collegamento con la forte spinta allo sviluppo

creatasi nell’ultimo cinquantennio lungo la fascia costiera e che finora ha scarsamente

coinvolto l’Abruzzo interno, con l’eccezione delle estreme aree occidentali

direttamente collegate allo sviluppo dell’area laziale.

In questo complesso fenomeno evolutivo territoriale, economico e di “governance”

appena accennato, la Regione Abruzzo si è attivata per far fronte in modo organico alle

nuove responsabilità gestionali mettendo in campo una serie di iniziative che hanno

portato alla redazione del presente lavoro.

Per conseguire gli ambiziosi obiettivi di gestione integrata della fascia costiera, si sono

dovute organizzare le conoscenze propedeutiche necessarie a disegnare un piano

settoriale interdisciplinare di sviluppo della fascia costiera dell’Abruzzo sul quale

inserire poi il progetto integrato di fattibilità degli interventi di riqualificazione

morfologica costiera.

Si sottolinea infine come l’individuazione di un piano di interventi a scala regionale offre

numerosi vantaggi fra i quali sono da evidenziare:

• l’individuazione delle priorità di intervento tenendo conto degli aspetti

morfologici, socio-economici ed ambientali;

• l’individuazione ed ottimizzazione delle tipologie di intervento al fine di

evitare l’esportazione dei fenomeni erosivi alle coste contigue superando in

tal modo i limiti della pianificazione costiera a livello comunale/locale;

• il conseguimento di economie di scala per quanto riguarda il costo di

coltivazione delle cave marine;

• la valutazione degli oneri complessivi per il risanamento e la manutenzione

della fascia costiera abruzzese.

Prefazione

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

14

Foto 2.5

Costa dei Trabocchi

(Rocca San Giovanni)

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3. OBIETTIVI ED ARTICOLAZIONE DELLO STUDIO

Gli obiettivi principali conseguiti con il presente lavoro sono i segenti:

I. Redazione di una carta di rischio della fascia costiera abruzzese utilizzando la

metodologia indicata dall’UNESCO che si basa sulla valutazione della

vulnerabilità morfologica, socio-economica e ambientale;

II. Classificazione dell’intera costa regionale in funzione dei differenti valori di

rischio ottenuti ed individuazione degli interventi di difesa costieri prioritari;

III. Sviluppo dei progetti di fattibilità relativi agli interventi prioritari individuati;

IV. Valutazione della fattibilità non solo dal punto di vista tecnico ma anche dal

punto di vista istituzionale, amministrativo e finanziario, quantificando anche i

costi ed i relativi benefici di ciascun intervento e del programma nel suo

insieme.

Le attività necessarie al conseguimento degli obiettivi sopra delineati sono state

articolate in due macro fasi:

Fase 1 Quantificazione del rischio della costa abruzzese: individuazione

delle aree vulnerabili e dei livelli di rischio attesi a scala regionale

(conseguimento degli obiettivi I e II);

Fase 2 Redazione dei progetti di fattibilità di opere di difesa,

riqualificazione e manutenzione del litorale abruzzese

(conseguimento degli obiettivi III e IV)

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

153. Obiettivi ed articolazione dello studio

Foto 2.6

Litorale di San Salvo.

L'occupazione antropica

della fascia costiera, la

distruzione delle dune e la

riduzione del trasporto

solido fluviale scatenano la

"guerra di posizione" tra

l'uomo e il mare.

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Una speciale menzione va fatta ad una attività trasversale di supporto al lavoro svolto

nella Fase I e che ha riguardato l’informatizzazione del Servizio Opere Marittime e

Qualità delle Acque Marine della Regione Abruzzo allo scopo di consentire a tale ufficio

lo svolgimento delle attività di gestione della fascia costiera e di fornire un valido

supporto tecnico/gestionale alle Amministrazioni locali. In questo ambito è stato infatti

sviluppato un Sistema Informativo Territoriale (SIT) costiero che costituirà un

importante strumento a supporto delle decisioni della Pubblica Amministrazione in

materia di difesa e gestione costiera. Tale SIT, per il suo contenuto innovativo ed

elevato grado di automazione ed informazione, costituisce sicuramente un esempio

pilota di riferimento nel panorama nazionale.

In figura 3.1 sono diagrammate le macro fasi di sviluppo delle attività ed i principali

risultati ottenuti.

3. Obiettivi ed articolazione dello studio

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

16

Figura 3.1

Diagramma delle macro

fasi e dei principali prodotti

del lavoro

Foto 2.7

Pescara, litorale a nord

della foce fluviale. La

geometria e la giacitura

delle opere di difesa

distaccate disposte anche

su tre "file" denunciano

l'empirismo nel progettare

i sistemi di difesa.

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4. QUANTIFICAZIONE DEL RISCHIO

DELLA COSTA ABRUZZESE (FASE I)

La Fase 1 ha previsto la conduzione di attività integrate di acquisizione di dati

topologici, climatici, geomorfologici e antropici, e la loro informatizzazione. Tali

attività possono riassumersi in:

• acquisizione di dati meteomarini e geomorfologici;

• acquisizione di dati censuari su popolazione, agricoltura ed industria;

• conduzione, acquisizione ed analisi di rilievi aerofotografici, topografici e

batimetrici;

• censimento delle opere marittime e costituzione di uno specifico catasto;

• informatizzazione degli uffici del Servizio Opere Marittime e Qualità Acque

Marine (Pescara) per le principali attività di gestione dell’area costiera;

• progettazione e realizzazione di un Sistema Informativo Territoriale (SIT)

costiero georeferenziato per l’archiviazione e l’analisi dei dati;

• realizzazione di una banca dati georeferenziata di riferimento per le attività

di gestione integrata delle coste.

È stato quindi possibile condurre in modo esaustivo ed integrato le attività di studio e

quantificazione parametrica dell’evoluzione morfologica e socio economica del litorale

e della associata vulnerabilità. Tali attività possono sintetizzarsi in:

• studio delle tendenze evolutive del litorale abruzzese;

• suddivisione dell’intera costa in tratti omogenei sia dal lato morfologico che

dal lato socioeconomico, quantificando i fenomeni erosivi ed i valori

immobiliari e dei flussi di reddito socio-economici;

• definizione dei livelli di vulnerabilità e dei criteri di valutazione del rischio da

adottare;

• classificazione dei tratti della costa abruzzese in base ai distinti livelli di

vulnerabilità e valutazione del rischio;

• formulazione delle prescrizioni da adottare per i distinti livelli di

vulnerabilità;

• selezione dei tratti di costa più critici.

In figura 4.1 sono diagrammate le attività principali svolte nella Fase 1.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

174. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Figura 4.1

diagramma

delle attività

principali svolte

nella Fase 1

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4.1 Metodologia di calcolo del rischio della fascia

costiera

4.1.1 Definizione del rischio

L’identificazione di procedure rivolte alla valutazione complessiva della probabilità di

accadimento di un “evento” e delle relative conseguenze socio-economiche è

diventata una componente essenziale nella programmazione e gestione del territorio.

Tali procedure, comunemente identificate con “analisi di rischio”, sono diventate un

elemento cruciale in tutti i processi decisionali.

Un inquadramento teorico completo della problematica nel campo della pianificazione

e gestione delle aree costiere è fornita da De Girolamo et al. (2000).

Come accennato, a stretto rigore, la funzione di rischio R viene formalmente scritta

come segue:

R=funzione(P,C) (1)

esprimendo in tal modo il rischio come una combinazione sia della probabilità P che

accada un evento in grado di produrre il collasso di un sistema, sia dell’entità C delle

conseguenze del collasso stesso, dove P ed C sono ambedue funzioni di variabili

probabilistiche.

Nelle applicazioni rivolte a sistemi complessi, come nel caso della fascia costiera,

l’utilizzo diretto della (1) risulta estremamente difficile per una serie di ragioni discusse

in dettaglio da De Girolamo et al. (2000). Tali difficoltà aumentano ulteriormente

all’aumentare delle dimensioni delle aree da investigare come ad esempio accade

lavorando su scala regionale.

Allo scopo di semplificare il problema una via che comunemente viene seguita è quella

di passare al concetto di vulnerabilità, intendendo con tale termine la capacità del

sistema a resistere ad eventi (forzanti) che ne possono produrre il collasso. Ad

esempio in campo morfologico costiero si può affermare che la vulnerabilità di una

spiaggia nei confronti dell’ evento mareggiata risulta essere inferiore nel caso in cui, a

parità di condizioni, essa sia costituita da ghiaia rispetto a quello in cui sia costituita da

sabbia.

Procedendo in tal modo si esprime il rischio in funzione della vulnerabilità V del sistema

e quindi la (1) diviene:

R=funzione (V) (2)

Utilizzando la (2) si rinuncia a fornire una valutazione assoluta del rischio. Tuttavia, nel

caso della fascia costiera l’utilizzo della (2) consente di paragonare con relativa

semplicità tratti di costa che presentano differenti caratteristiche di vulnerabilità.

Partendo dal presupposto che la decisione sulla necessità di intervenire con opere

marittime rivolte alla riqualificazione/protezione di un litorale deve scaturire da una

valutazione combinata tra la vulnerabilità morfologica della costa e l’importanza

socio-economica della costa stessa, conglobando in questo secondo termine anche gli

aspetti ambientali, si è deciso di sostituire la (2) con la seguente espressione:

R = funzione (PIV, E) (3)

dove:

PIV = indice di vulnerabilità morfologica della fascia costiera;

E = indice di sensibilità socio-economica e ambientale.

La funzione nella (3) è in generale crescente, vale a dire che al crescere della

vulnerabilità morfologica e della sensibilità socio-economica di una zona costiera

cresce il rischio ad essa associato.

Una equazione tipo la (3) è stata suggerita anche dall’UNESCO quale riferimento

generale per l’esecuzione dell’ analisi di rischio.

4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

18

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In concreto, l’obiettivo è quello di classificare tutta la fascia costiera regionale tenendo

conto sia della vulnerabilità della costa rispetto ai processi morfologici esistenti (ad es.

arretramento/avanzamento della linea di riva) sia degli aspetti socio-economici e

ambientali che la caratterizzano. Questa classificazione consente non solo di

individuare i tratti di costa più critici ma anche di stabilire l’ordine di priorità degli

interventi che si rendono necessari nelle zone soggette a valori elevati di rischio. Ai fini

di una corretta ed efficace applicazione della (3) è stato necessario suddividere il

litorale regionale in tratti di costa omogenei e significativi sia dal punto di vista

morfologico che socio economico. La modalità di tale suddivisione viene riportata nel

paragrafo 4.2.

L’analisi di rischio è stata basata sui dati morfologici e socio-economici che sono stati

selezionati durante il progetto RICAMA. In particolare, oltre alla cartografia storica,

sono stati utilizzati recenti rilievi batimetrici eseguiti per il presente studio dalla

Regione Abruzzo, aerofotogrammetrie, dati meteomarini, dati di qualità delle acque

marine, dati socio-economici alla scala delle sezioni censuarie, ecc.. Tutti i dati utilizzati

sono stati integrati e verificati per mezzo di appositi sopralluoghi e sono stati

confrontati con quelli disponibili presso le amministrazioni coinvolte (comuni,

province, Genio Civile per le Opere Marittime di Pescara, Servizio Idrografico e

Mareografico Nazionale, Ufficio Cartografico della Regione Abruzzo, ecc.). I dati

raccolti sono stati informatizzati, georeferenziati ed inseriti nel SIT costiero.

Nel seguito si riporta l’approccio seguito per stimare i due indici PIV ed E sopra

introdotti.

4.1.2 Indice di vulnerabilità morfologica PIV

La stima della vulnerabilità di un litorale da un punto di vista morfodinamico su scala

regionale costituisce attualmente un argomento di frontiera nel campo dell’ ICAM

(Integrated Coastal Area Management). Con riferimento alla vasta letteratura di

settore si può affermare che le metodologie finora sviluppate non sono generalizzabili

per qualsiasi sistema costiero poiché risultano fortemente influenzate dalle peculiarità

morfologiche, meteo-marine e di scala (temporale e geografica) del litorale oggetto

dell’analisi.

Sulla base di una attenta analisi, condotta in parte anche nell’ambito del progetto

RICAMA, e delle metodologie finora sperimentate per la valutazione della vulnerabilità

morfologica di un litorale, si è concluso che l’approccio migliore da utilizzare a scala

regionale per l’Abruzzo è quello suggerito da Arcilla et al. (2000) che lo hanno

applicato con successo alla foce del Fiume Ebro in Spagna, che presenta forti

similitudini con i litorali italiani ed in particolare con quelli abruzzesi.

Il metodo citato, rispetto a metodi più complessi, come ad esempio quello suggerito

recentemente da De Girolamo et al. (2000) ed applicato dal Consorzio Venezia Nuova

ai litorali veneti (Pellestrina e Cavallino), offre numerosi vantaggi per una applicazione a

scala regionale pur mantenendo un sufficiente rigore scientifico nella stima quantitativa

della vulnerabilità. Tali vantaggi sono identificabili nell’utilizzo di due sole variabili di

controllo per determinare l’indice PIV, che richiedono sostanzialmente il rilievo

periodico della sola posizione della linea di riva, una volta caratterizzata la natura

sedimentologica della spiaggia e delle opere di protezione esistenti. In simboli:

PIV = funzione (SR, ID; parametri caratteristici spiaggia)

ove

• SR = ”Shoreline Response” fornisce il valore medio, in m/anno, di avanzamento

(valore positivo) o arretramento (valore negativo) della linea di riva;

• ID = ”Infrastructures Distance” è la distanza, espressa in m, delle infrastrutture

da salvaguardare dalla linea di riva, in altre parole la larghezza della spiaggia.

La variabile SR risponde all’esigenza di tenere conto della dinamicità media a lungo

termine (ordine di grandezza mesi-anni) del sistema costiero. La variabile ID tiene

conto della capacità del litorale di fare fronte a fenomeni evolutivi a breve termine

(singole mareggiate).

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

194. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

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Noti i valori delle due variabili di controllo per un tratto di litorale “omogeneo”, il

calcolo dell’indice di vulnerabilità del litorale viene condotto mediante l’applicazione

dell’ analisi “fuzzy-logic”. L’applicazione della metodologia “fuzzy logic” permette

infatti di trasformare i valori misurati di SR e di ID espressi rispettivamente in metri/

anno e metri in un opportuno e congruente valore di PIV, tenendo conto anche degli

altri fattori che contribuiscono a caratterizzare la vulnerabilità morfologica, ma che

non hanno una misurabilità continua. Fra questi i due principali sono la natura del

sedimento della spiaggia (sabbia piuttosto che ciottoli) e la presenza o meno di

strutture di difesa della spiaggia di origine antropica.

Per una completa descrizione della “fuzzy-logic”, introdotta e sviluppata da Zadeh

(1965, 1970), si rimanda a testi specializzati largamente diffusi in letteratura e ai

rapporti specifici emessi, elencati in allegato. In questa sede si vuole evidenziare

l’ossatura principale della definizione del PIV, mettendone in evidenza le macro

caratteristiche principali ed i valori di riferimento.

Per l’applicazione del metodo sono stati associati alle variabili di controllo SR ed ID dei

separatori significativi nei loro campi di variabilità, valori cioè che permettono di

individuare le diverse condizioni di “salute” dei tratti costieri presi in esame. A tali

separatori sono stati associati dei termini linguistici appropriati (“fuzzy set”).

Per la variabile di controllo SR sono stati definiti cinque separatori significativi che

esprimono un tasso di arretramento, se negativi, o avanzamento, se positivi, della linea

di battigia. Al crescere del tasso di variazione a partire da valori negativi si passa

ovviamente da configurazioni di tipo “altamente erosivo” a configurazioni di tipo

“altamente accrescitivo”, passando per lo stato di stabilità. Nella tabella 4.1 sono

associati ai cinque separatori i termini linguistici corrispondenti ed i valori numerici dei

separatori. La tabella indica come uno stesso valore del tasso di variazione rappresenti

un fenomenologia più marcata passando da una spiaggia sabbiosa non protetta ad una

ciottolosa protetta.

Anche per la variabile di controllo ID, distanza dalla linea di battigia della prima

infrastruttura significativa presente sul litorale (via di comunicazione, edificio, ecc.), i

separatori caratteristici sono 5. Valori incrementali di ID caratterizzano

rispettivamente le spiagge da “strette” a “larghe”. Nella tabella 4.2 sono associati ai

cinque separatori i termini linguistici corrispondenti ed i valori numerici dei separatori.

4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

20

Tab. 4.1

Variabile di controllo SR

(Shoreline response).

Separatori e termini

linguistici corrispondenti

Tab. 4.2

Variabile di controllo ID

(Infrastructure distance).

Separatori

e termini linguistici

corrispondenti

Separatore

(termine

linguistico)

SR (m/anno)

spiagge

sabbiose

e non difese

SR (m/anno)

spiagge

sabbiose

e difese

SR (m/anno)

spiagge

ciottolose e non

difese

SR (m/anno)

spiagge

ciottolose

e difese

Altamente erosivo -2,00 -1,50 -1,50 -1,00

Debolmente erosivo -1,00 -0,75 -0,75 -0,50

Stabile 0,00 0,00 0,00 0,00

Debolmente accrescitivo +1,00 +0,75 +0,75 +0,50

Altamente accrescitivo +2,00 +1,50 +1,50 +1,00

Separatore

(termine

linguistico)

ID (m)

spiagge

sabbiose

e non difese

ID (m)

spiagge

sabbiose

e difese

ID (m)

spiagge

ciottolose

e non difese

ID (m)

spiagge

ciottolose

e difese

Stretta 60 30 30 10

Abbastanza stretta 80 45 40 20

Ottimale 100 60 50 30

Debolmente larga 120 75 60 40

Larga 140 90 70 50

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La combinazione dei parametri SR ed ID caratterizza gli stati di pericolosità evolutiva

ovvero di stabilità o ancora di esuberante salute di un tratto di spiaggia. Ad esempio una

spiaggia stretta non protetta che manifesti uno stato fortemente erosivo è

morfologicamente molto vulnerabile e come tale è in uno stato “fortemente negativo”.

Con una matrice denominata “Matrice delle Regole” è stato attribuito ad ogni

combinazione di ID e SR che caratterizza un tratto di costa in esame un relativo

termine linguistico che ne caratterizza lo stato. A valle della matrice delle regole è stato

applicato il processo detto di “defuzzificazione” che consente di ottenere, sulla base

dei risultati forniti dalla matrice delle regole, l’indice di vulnerabilità PIV, espresso

mediante un valore numerico. Ad ogni combinazione dei separatori ID ed SR viene

cioè ad essere associato non solo un termine linguistico ma anche un valore numerico

del PIV. Questo valore numerico è quello che nella terminologia della fuzzy logic viene

riferito come fuzzy set relativo alla matrice delle regole. Nella tabella 4.3 è sintetizzato

il risultato di tale processo: a ciascuna combinazione dei separatori delle variabili di

controllo ID ed SR sono assegnati i termini linguistici ed i separatori numerici del

relativo indice di vulnerabilità; si osserva ad esempio come ad una spiaggia larga in stato

altamente accrescitivo sia associato un termine linguistico “fortemente positivo” ed un

corrispondente PIV pari a 1. Viceversa ad una spiaggia stretta in stato altamente

erosivo sia associato un termine linguistico “fortemente negativo” ed un

corrispondente PIV pari a 49.

Con tale processo è dunque possibile giudicare se la larghezza di una spiaggia è troppo

piccola, adeguata, o troppo grande tenendo conto dei seguenti fattori che

contraddistinguono il litorale in esame: presenza o meno di opere di difesa; natura

prevalentemente sabbiosa o ghiaiosa della spiaggia emersa. Tale distinzione risulta

necessaria in quanto i trend evolutivi a lungo e a breve termine dei litorali sono

fortemente condizionati sia dalla presenza delle opere di difesa sia dalla granulometria

dei sedimenti. Si osserva che per la definizione quantitativa dei separatori delle variabili

di controllo sono stati applicati idonei modelli numerici e fisici, che hanno consentito di

calcolare le variazioni della posizione della linea di riva in funzione delle forzanti

meteo-marine che si possono verificare (moto ondoso e marea meteorologica).

Dunque valori elevati del parametro PIV indicano che si è in presenza di un litorale

caratterizzato da una elevata vulnerabilità morfologica, ovvero all’aumentare di PIV

aumenta la probabilità che il verificarsi di un evento meteo-marino di rilievo possa

causare danni sia alla spiaggia emersa (riduzione della sua profondità trasversale) sia ai

beni (infrastrutture) da essa protetti.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

214. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Tab. 4.3

Matrice

delle Regole

ed Indice

di vulnerabilità

PIV

Shoreline

Response (SR)

Infrastructure Distance (ID)

Stretta Abbastanza

stretta

Ottimale Debolmente

larga

Larga

Altamente

accrescitivo

NL Z P P PH

Debolmente

accrescitivo

NL Z PL P P

Stabile N NL Z PL P

Debolmente erosivo N N NL Z PL

Altamente erosivo NH NH N NL Z

NH = fortemente negativo (PIV=49) PL = debolmente positivo (PIV=17)

N = negativo (PIV=41) P = positivo (PIV=9)

NL = debolmente negativo (PIV=33) PH = fortemente positivo (PIV=1)

Z = neutra (PIV=25)

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4.1.3 Indice di sensibilità socio-economica E

L’analisi socio-economica della fascia costiera abruzzese è stata sviluppata su varie

scale territoriali: partendo da un’area vasta quale il bacino adriatico si è

progressivamente arrivati ad analizzare le singole sezioni censuarie. L’impostazione del

metodo proviene dal progetto RICAMA che come già accennato ha costituito il punto

di partenza per la nuova politica di gestione integrata della fascia costiera da parte della

Regione Abruzzo.

Per la definizione dell’indice di sensibilità socio-economica E, si sono utilizzati i dati

ISTAT relativi ai Censimenti della popolazione 1991, 1981 e 1971 al livello di maggior

dettaglio, e cioè delle sezioni di censimento. Si osserva che alla data di redazione del

lavoro non erano disponibili i dati ISTAT a livello delle sezioni censuarie relativi al

censimento 2001. Tuttavia in seguito, nell’ambito del progetto SICORA, si è verificato

che tra il 1991 e il 2001 non vi sono state sostanziali variazione dei dati ISTAT di

interesse.

La fascia costiera è stata suddivisa in micro aree omogenee dal punto di vista

socio-economico (vedi paragrafo successivo) e per ognuna di esse è stato quantificato

l’indice di sensibilità socio-economica E. Le microaree individuate sono, naturalmente,

costituite da una o più sezioni censuarie. L’analisi, che ha coinvolto in ogni caso le

sezioni costiere, è stata estesa, ove necessario, anche a quelle pericostiere ed all’intera

area comunale, a seconda della significatività della fascia costiera nell’assetto

socio-economico dei singoli comuni.

Nella figura 4.2 è indicato lo schema utilizzato per la definizione di E. Tale indice viene

espresso da una somma di cinque indici Ii, i=1,..,5 , che misurano i cinque fattori

principali che definiscono i valori di un territorio, ma che possono essere condizionati

dallo “stato di salute morfologico” della fascia costiera. Essi sono:

• indice delle residenze, I1: misura l’importanza del tessuto residenziale

(densità della popolazione ed età delle residenze);

• indice delle attività produttive, I2: misura l’importanza del tessuto produttivo

(industria, servizi, istituzioni, agricoltura e pesca);

• indice delle attività turistiche, I3: misura l’importanza della ricettività turistica

(alberghi, seconde case , strutture para alberghiere e stabilimenti balneari);

• indice delle infrastrutture, I4: misura l’importanza delle reti di collegamento,

dei loro nodi e della loro dimensione (strade, ferrovie, stazioni, porti,

aeroporti...);

• indice dell’ambiente, I5: misura la rilevanza delle caratteristiche urbane,

naturali e paesistiche e delle relative emergenze di grande valenza.

In simboli:

E = Σi=1,5

Ii, (5)

Al pari del PIV, l’Indice di sensibilità socioeconomica E vale, al massimo, 50. Maggiore è

il valore di E, maggiore è il valore complessivo, e quindi la sensibilità, che nella

valutazione multi-criteriale viene ad essere assegnato alla micro-area omogenea in

esame. Il punteggio dell’indice sintetico esprime quindi il rilievo che la singola

micro-area omogenea assume per quanto attiene all’insieme dei fattori connessi con il

processo di antropizzazione, in essere o in prospettiva, tenendo conto sia dei valori

economici sia di quelli ambientali.

Il valore di ogni indice Iiè determinato tenendo conto della connotazione specifica del

territorio. Se, per esempio, un determinato ambito esprime una vocazione turistica

(piuttosto che produttiva, residenziale o altro) il relativo indice avrà un valore

ponderatamente superiore rispetto agli altri.

In caso di territorio uniforme e privo di una particolare vocazione il valore di ogni

indice Iiè costante e pari ad 1/5 del valore massimo 50, ogni I

i, quindi, assumerà un

4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

22

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valore massimo potenziale pari a 10. Se, invece, il territorio esprime una vocazione

prettamente produttiva allora lo specifico indice assumerà un peso relativo maggiore

rispetto agli altri che restano costanti. Se quindi l‘indice I2 “pesa” il doppio rispetto alla

situazione precedente avremo allora che I2assumerà un valore massimo potenziale

pari a 20 mentre gli altri lo avranno pari a 7,5.

È importante sottolineare come il fatto di esplicitare dei “pesi” nella valorizzazione dei

singoli indici introduce un importante elemento di soggettività all’interno di una

metodologia che si basa, invece, sull’oggettività delle rilevazioni e dei dati utilizzati.

Questo passaggio ha una duplice valenza.

Da un lato l’esplicitazione dei “pesi” richiede un’assunzione di responsabilità

nell’attribuzione degli stessi e nella definizione dell’Indice di sensibilità, dall’altro

permette di incrementare la flessibilità del processo rispetto alla considerazione delle

linee di sviluppo strategico del territorio poste in essere dal decisore pubblico.

Ai fini del progetto CIPE, comunque, lo staff tecnico ha implementato una griglia di pesi

(riportata in appendice A.3) che, in base alla considerazione delle analisi implementate

con il già citato progetto RICAMA, risulta coerente con quanto espresso dalla fascia

costiera abruzzese.

Ai fini di una sistematica valutazione quantitativa dei cinque indici Ii, i relativi cinque

fattori principali sono stati articolati a loro volta in alcuni sub-fattori, ad ognuno dei

quali corrisponde una rilevazione di dati e/o valori ed una rappresentazione tabellare

e/o grafica del fenomeno cui il sub-fattore stesso si riferisce.

In maniera simile a quanto descritto in precedenza, anche a ciascun sub-fattore è stato

attribuito un peso nella costituzione dell’indice Iiin base ad una analisi delle singole

componenti del complesso quadro di fattori che stimolano lo sviluppo economico e

condizionano la distribuzione dei valori economici sul territorio costiero. A differenza

di quanto accade nella determinazione del valore potenziale massimo degli indici Ii, gli

specifici pesi, però, non rappresentano degli elementi di flessibilità operativa ma sono

identificati e determinati in maniera univoca. La conseguente articolazione dei pesi

attribuiti ai singoli sub-fattori che contribuiscono a definire i cinque indici Iiè riportata

in Figura 4.2. La composizione dei punteggi è articolata in Appendice A3.

4.1.4 Calcolo del rischio

Il rischio relativo ad un tratto di costa omogeneo viene calcolato sommando i valori dei

due indici ottenuti con la metodologia sopra esposta. In simboli, la (3) diviene

R = PIV + E (6)

Il rischio R di un tratto di costa assume quindi valori compresi tra 1 e 100 e tende ad

aumentare all’aumentare dei due indici di sensibilità da cui dipende.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

234. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Foto 4.2 a e b

Ortona, Torre Mucchia.

L'Erosione costiera porta

all'esasperazione gli

operatori balneari che

ormai difendono in

autonomia la singola

struttura illudendosi che

una catena possa

stabilizzare le "proprie"

opere di difesa.

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4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

24

Figura 4.2

Schema per la definizione

dell’indice di sensibilità

socio-economica della

singola micro-area.

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4.2 Suddivisione della costa

in tratti omogenei

Dal punto di vista socioeconomico sono state definite quattro macroaree omogenee.

All’interno delle quattro macroaree si collocano le partizioni segnate dai confini

amministrativi dei 19 comuni costieri.

La prima delle quattro macroaree socioeconomiche comprende i sette comuni

costieri che fanno parte della provincia di Teramo, nell’ordine, da nord a sud:

Martinsicuro, Alba Adriatica, Tortoreto, Giulianova, Roseto, Pineto, Silvi. Essi hanno la

comune caratterizzazione di disporre di una fascia costiera in prevalenza sabbiosa,

sulla quale si attestano, oltre alle residenze e alle infrastrutture di servizio, attività

produttive ed attività turistiche molto sviluppate, intermezzate da alcune aree meno

antropizzate, a volte ad alta valenza per le prospettive di ulteriore sviluppo turistico, a

volte con apprezzabili contenuti ambientali.

La seconda delle quattro aree socioeconomiche occupa la parte centrale della costa

abruzzese. Nel quadro del modello di sviluppo della Regione Abruzzo, la conurbazione

centrale abruzzese, che coinvolge le due città capoluogo di Pescara e Chieti, ha un

ruolo primario ed esprime, anche nella sua proiezione costiera, caratteri di

omogeneità, parte in atto, parte in prospettiva, consistenti nella prevalente funzione di

area centrale urbana sia in funzione della Regione Abruzzo, sia in funzione della parte

centrale dell’interno arco di costa adriatica. In tale area si collocano cinque comuni,

appartenenti alle due province di Pescara (Città S.Angelo, Montesilvano, Pescara) e di

Chieti (Francavilla e la parte più estesa del comune di Ortona). Il limite meridionale di

tale area si colloca immediatamente a sud del porto di Ortona, incluso nella seconda

zona omogenea soprattutto perché la sua struttura portuale, attualmente in corso di

riqualificazione e potenziamento, costituirà lo sbocco commerciale per le attività

produttive dell’intera conurbazione centrale abruzzese.

La terza delle quattro aree omogenee socioeconomiche si situa nella parte centrale

della provincia di Chieti, con una linea di costa caratterizzata per la maggior parte da

prevalenza di coste alte che includono alcune “pocket beaches” di natura

prevalentemente ghiaiosa, un modesto sviluppo residenziale e turistico, la presenza di

attività agricole immediatamente a monte della costa e di attività produttive da essa

molto più distanziate. Quest’area, che presenta una particolare valenza ambientale,

comprende cinque comuni, oltre alla parte meridionale della costa del comune di

Ortona: Rocca S. Giovanni, S.Vito, Fossacesia, Torino di Sangro e Casalbordino.

A causa della differente conformazione fisica della costa, a prevalenza sabbiosa e

ghiaiosa nella estrema parte meridionale della linea di costa abruzzese, i due comuni di

Vasto e S. Salvo, unitamente con la parte più a Sud del limitrofo comune di

Casalbordino, costituiscono una ulteriore macroarea omogenea, la quarta, che si

caratterizza per la compresenza, sulla linea di costa e nell’immediato retroterra

collinare, di residenze, di attività turistiche e di attività produttive, tutte notevolmente

sviluppate.

Tuttavia, per una corretta ed utile applicazione dell’equazione (6), l’intera costa

regionale è stata suddivisa ulteriormente in una più circostanziata successione di tratti

contigui omogenei e significativi sia da un punto di vista socio-economico che

morfologico. A tal fine è stata eseguita una prima suddivisione basata su criteri

socio-economici, che ha portato ad identificare 50 tratti di costa definiti micro-aree

socio-economiche. Ciascuna micro-area individuata è stata in seguito analizzata (salvo

quella di Città S. Angelo, considerata in un’unica sezione censuaria per la quale l’ISTAT

non fornisce dati disaggregati) allo scopo di verificarne la relativa omogeneità dal punto

di vista morfologico ponendo l’attenzione alle seguenti caratteristiche:

• presenza di opere di protezione costiera (barriere distaccate emerse o sommerse,

pennelli e difese radenti);

• esistenza di discontinuità naturali o antropiche (coste rocciose, foci fluviali e porti);

• caratteristiche sedimentologiche delle spiagge interessate (spiagge sabbiose o

ghiaiose).

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

254. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

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In alcuni casi questa analisi ha evidenziato la necessità di suddividere una micro-area in

tratti di costa di lunghezza minore. In tal modo le 50 micro-aree hanno dato luogo a 57

tratti di costa omogenei ognuno dei quali è stato identificato col nome del comune in

cui ricade. Nel caso in cui un comune sia stato suddiviso in più tratti omogenei, per

l’identificazione del singolo tratto al nome del comune è stata fatta seguire una lettera

dell’alfabeto con ordinamento crescente (da A a Z) procedendo da nord verso sud.

4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

26

Figura 4.3

Esempio di suddivisione

della costa

in tratti omogenei

(Comune di Martinsicuro)

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A titolo di esempio la figura 4.3 mostra per il Comune di Martinsicuro la suddivisione

del litorale in tratti di costa che risultano omogenei sia dal punto di vista

socio-economico sia dal punto di vista morfologico.

La tabella 4.4 mostra la suddivisione topologica della costa abruzzese. La prima

colonna riporta il tratto di costa omogeneo sia dal punto di vista socio-economico sia

dal punto di vista morfologico, la seconda riporta l’estensione in metri, la terza la

natura sedimentologica e delle difese antropiche e la quarta la numerazione crescente

da nord a sud. Dalla tabella si evince che l’intera costa regionale presenta, escludendo i

tratti occupati dai porti, uno sviluppo longitudinale di circa 115 km. La lunghezza media

del singolo tratto omogeneo risulta di circa 2 km.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

274. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Tratto di costa

omogeneo

Lunghezza

del tratto

(m)

Tipologia

di spiaggia

No.

tratto

Tratti di costa

omogenei

Lunghezza

del tratto

(m)

Tipologia

di

spiaggia

No.

tratto

Martinsicuro A 1500 DS 1 Pescara A 4380 DS 30

Martinsicuro B 1380 DS 2 Pescara B 320 DS 31

Martinsicuro C 960 DS 3 Pescara C 2380 DS 32

Martinsicuro D 1080 DS 4 Francavilla A 1160 DS 33

Martinsicuro E 1120 NDS 5 Francavilla B 4980 DS 34

Alba Adriatica A 920 NDS 6 Francavilla C 1600 DS 35

Alba Adriatica B 1800 NDS 7 Ortona A 2880 DS 36

Tortoreto A 940 NDS 8 Ortona B 1340 DS 37

Tortoreto B 1180 NDS 9 Ortona C 3740 R 38

Tortoreto C 1760 NDS 10 Ortona D 3720 R 39

Giulianova A 2380 NDS 11 San Vito A 940 DC 40

Giulianova B 1160 NDS 12 San Vito B 540 DC 41

Giulianova C 800 NDC 13 San Vito C 2200 R 42

Roseto A 2320 DS 14 Rocca San Giovanni A 2380 R 43

Roseto B 720 DS 15 Rocca San Giovanni B 1210 R 44

Roseto C 1260 DS 16 Fossacesia A 560 DS 45

Roseto D 1820 DS 17 Fossacesia B 3840 NDC 46

Roseto E 3160 DS 18 Torino di Sangro A 1520 DC 47

Roseto F 1040 DS 19 Torino di Sangro B 2820 NDC 48

Pineto A 1100 NDC 20 Torino di Sangro C 1420 DS 49

Pineto B 3020 NDS 21 Casalbordino A 820 DS 50

Pineto C 5280 NDS 22 Casalbordino B 2880 DS 51

Silvi A 1400 NDS 23 Vasto A 4080 R 52

Silvi B 4220 NDS 24 Vasto B 1160 NDS 53

Silvi C 1140 DS 25 Vasto C 6110 R 54

Città S. Angelo 460 DS 26 Vasto D 4480 NDS 55

Montesilvano A 1080 DS 27 San Salvo A 1380 DS 56

Montesilvano B 1440 DS 28 San Salvo B 2220 DS 57

Montesilvano C 1901 DS 29

DS = tratti prevalentemente difesi e sabbiosi

NDS = tratti prevalentemente non difesi e sabbiosi

DC = tratti prevalentemente difesi e ciottolosi

NDC = tratti prevalentemente non difesi e ciottolosi

R = tratti prevalentemente rocciosi

Tabella 4.4

Suddivisione

dell’intera

costa regionale

in tratti omogenei.

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4.3 Principali risultati dell’analisi di rischio

I risultati principali dell’analisi di rischio, cosi come indicato nel diagramma delle macro

fasi riportato nella figura 4.4 sono costituiti dalla carta del rischio della fascia costiera

abruzzese, dalla classificazione della costa in base al rischio R e di conseguenza dalla

definizione dell'orine di priorità degli interventi.

Nelle figure dalla 4.5 alla 4.11 sono riportate le carte tematiche dei valori ottenuti per

gli indici di vulnerabilità morfologici PIV e socio-economici E per ciascun tratto di costa

omogeneo, assieme alla loro somma, il valore del rischio R. La natura dei tratti

omogenei - sabbioso o ciottoloso – è esplicitata dalla forma del riquadro che riporta il

valore di R (cerchio o rombo), mentre la presenza delle opere di difesa è direttamente

visibile nel tematismo della carta.

Nell’istogramma di figura 4.12 l’andamento dell’indice di rischio è riportato in senso

decrescente abbandonando la sequenza geografica delle figure 4.5.-4.11

Infine nella tabella 4.5 sono riportati i tratti di costa omogenei in cui il livello di rischio è

risultato “elevato”. Come si evince dalla tabella e dalle figure precedenti, un’ area

omogenea è stata definita a rischio “elevato” quanto R supera il valore 75, a rischio

“moderato” per R compreso tra 50 e 75, a rischio “basso” per R inferiore a 50. Sempre

nella stessa tabella sono indicati i tratti di costa che, presentando valori di R compresi

tra 70 e 75, risultano prossimi a condizioni di rischio elevato.

In linea di principio, tenendo conto di come è stato definito R, per ridurre il livello di

rischio di un tratto di costa si potrebbe operare in tre modi:

a) ridurre la vulnerabilità morfologica (PIV);

b) ridurre la vulnerabilità socio-economica (E);

c) modificare sia il PIV che E in modo tale da ridurre R.

Delle tre opzioni sopra indicate, la b) risulta ovviamente quella più difficilmente

percorribile perché comporta la dismissione di manufatti o di attività economiche che

attualmente gravitano lungo la fascia costiera. Quasi sempre ciò significherebbe

limitare il turismo balneare e quindi creare situazioni conflittuali con portatori di

interesse, che darebbero luogo a contenziosi di durata e di esito difficilmente

prevedibili.

La semplice riduzione del PIV (opzione a) ) implica l’utilizzo di “sistemi di difesa pura”

non accoppiati ad interventi di ripascimento. Rientrano in questa categoria la quasi

totalità degli interventi finora eseguiti in Abruzzo e lungo gran parte delle coste italiane.

Tra i molteplici limiti di questo tipo di approccio è necessario richiamarne alcuni:

• non ci si può illudere di limitare le difese pure a tratti limitati di costa, in

quanto inevitabilmente le ripercussioni si estendono progressivamente a

tutta “l’unità fisiografica”;

• la qualità delle acque e dei sedimenti che si depositano a tergo delle opere

spesso si dimostrano poco compatibili con una fruibilità balneare

“ottimale”;

• in presenza di trasporto solido poco consistente, come avviene in Abruzzo,

il quantitativo dei sedimenti che si riescono a stabilizzare con le opere

spesso non è sufficiente a garantire una adeguata profondità trasversale

delle spiagge per assicurare uno stabile sviluppo delle attività economiche

connesse con la balneazione.

Pertanto per la riduzione del rischio è stata perseguita l’opzione c) privilegiando

l’impiego del ripascimento artificiale da accoppiare, quando necessario, a sistemi di

protezione costiera.

4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

28

Figura 4.4

Diagramma

delle macro fasi

e risultati dello studio.

I risultati

della fase I

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fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

294. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Figura 4.5

Carte tematica del rischio

del tratto di costa da

Martinsicuro A a Roseto

degli Abruzzi A

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4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

30

Figura 4.6

Carte tematica del

rischio del tratto di

costa da Roseto degli

Abruzzi B a Silvi A

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fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

314. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Figura 4.7

Carte tematica del rischio

del tratto di costa da Silvi B

a Pescara A

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4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

32

Figura 4.8

Carte tematica del rischio

del tratto di costa

da Pescara B a Ortona B

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fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

334. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Figura 4.9

Carte tematica del rischio

del tratto di costa

da Ortona C a Fossacesia

A

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4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

34

Figura 4.10

Carte tematica del rischio

del tratto di costa

da Fossacesia B a

Casalbordino B

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fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

354. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Figura 4.11

Carte tematica del rischio

del tratto di costa

da Vasto A a San Salvo B

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4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

36

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fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

374. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

(a fronte) Figura 4.12

Andamento del livello

di rischio ordinato

in senso decrescente

Tratto di costa E PIV R

TRATTI

DI COSTA

A RISCHIO

ELEVATO

Martinsicuro E 35.0 50.0 85.0

Silvi C 38.0 47.0 85.0

Martinsicuro D 35.0 47.0 82.0

Silvi B 38.0 44.0 82.0

Francavilla B 34.5 45.0 79.5

Montesilvano C 31.6 47.0 78.6

Roseto A 35.6 43.0 78.6

Pescara C 31.4 47.0 78.4

Casalbordino A 30.3 47.0 77.3

Silvi A 33.2 43.0 76.2

Pineto C 33.9 42.0 75.9

TRATTI

DI COSTA

PROSSIMI

A

CONDIZIONI

DI RISCHIO

ELEVATO

San Vito A 31.9 43.0 74.9

Casalbordino B 31.7 43.0 74.7

Tortoreto C 34.3 40.0 74.3

Martinsicuro A 34.2 39.0 73.2

Francavilla C 25.8 47.0 72.8

Torino di Sangro B 24.6 48.0 72.6

San Vito B 24.2 48.0 72.2

Roseto F 34.8 37.0 71.8

Francavilla A 29.5 42.0 71.5

Ortona B 27.9 43.0 70.9

Città S. Angelo 23.7 47.0 70.7

Vasto B 33.4 37.0 70.4

Fossacesia A 26.3 44.0 70.3

Alba Adriatica A 37.2 33.0 70.2

Tabella 4.5

Tratti di costa

in cui il livello

di rischio

è risultato

più elevato.

Foto 4.3

Martinsicuro. Ormai la

spiaggia non esiste più. I

balneatori pur di

continuare a svolgere la

propria attività si inventano

una "spiaggia pensile"

realizzata versando un

tappetino di sabbia

sull'impalcato di una

palafitta.

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4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

38

d.

c.

a.

b.

Foto 4.1 a,b,c,d,

Strutture balneari

gravemente danneggiate in

Abruzzo da una

mareggiata. Le opere sono

state realizzate senza

tenere conto delle

massime quote raggiungibili

dal moto ondoso.

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5. PROGETTI DI DIFESA, RIQUALIFICAZIONE

E MANUTENZIONE DELLA COSTA ABRUZZESE

(FASE 2)

Preliminarmente alla redazione dei progetti di fattibilità degli interventi di difesa,

riqualificazione e manutenzione dei litorali caratterizzati da un elevato valore di

rischio, si è ritenuto opportuno individuare le cosiddette “linee guida” aventi lo scopo

di indirizzare il lavoro nel rispetto dei moderni criteri di progettazione degli interventi

di difesa costiera e delle aspettative regionali in tema di qualità ambientale della fascia

costiera.

Le attività della fase 2 sono state quindi articolate così come riassunto nel diagramma di

figura 5.1 assieme ai risultati ottenuti. Attività e risultati ottenuti sono illustrati nei

prossimi paragrafi. Prima di passare a descrivere in dettaglio le attività svolte, si

premettono alcune informazioni di carattere generale sulle principali tipologie di

interventi di difesa costiera e sulle problematiche generali delle opere di difesa finora

realizzate in Abruzzo.

5.1 Le principali tipologie di interventi di difesa costiera

5.1.1 Classificazione delle tipologie di intervento

Gli strumenti comunemente adottati per la salvaguardia e la manutenzione

morfologica dei litorali possono essere classificati in due categorie principali:

• interventi indiretti (di controllo, prevenzione e gestione delle risorse del

territorio);

• interventi diretti di difesa dell’area litoranea.

La prima categoria comprende le disposizioni legislative e i regolamenti che si

prefiggono la “gestione preventiva del territorio” in senso lato. La loro finalità è quella

di controllare e limitare le cause che possono avere un effetto nocivo sulla costa.

Questi provvedimenti sono finalizzati ad esempio a limitare i fenomeni di riduzione del

carico solido con cui i corsi d’acqua alimentano naturalmente l’ambiente costiero o i

fenomeni di degrado ed antropizzazione delle fasce dunali e retrodunali, a regolare il

rilascio delle concessioni demaniali ad uso balneare e le relative strutture, a

riqualificare la fascia costiera prevedendo dove possibile l’arretramento delle

infrastrutture esistenti (strade, ferrovie, ecc.) ecc.

La seconda categoria comprende gli interventi realizzati direttamente nell’area

costiera al fine di controllarne l’evoluzione morfologica. Tali interventi si distinguono

tradizionalmente in interventi di difesa di tipo “attivo”, nel caso in cui essi siano in grado

di alterare l’idrodinamica costiera e/o il relativo trasporto solido, o di tipo “passivo” nel

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

395. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Figura 5.1

Diagramma delle attività

principali svolte nella Fase

2 e dei risultati ottenuti

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caso in cui proteggano passivamente il territorio costiero dall'azione del mare senza

alterare sostanzialmente il trasporto longitudinale.

Appartengono alle difese di tipo attivo:

• le barriere parallele o distaccate tracimabili;

• i pennelli;

• gli interventi di ripascimento,

• gli impianti o i sistemi di by-pass della sabbia.

Le tipologie di opere sopra elencate possono essere combinate tra di loro generando

sistemi di difesa di tipo misto.

Vengono considerate difese di tipo passivo le difese "aderenti" o "radenti" quali:

• i muri di sponda;

• i rivestimenti in massi (naturali o artificiali) della berma;

• gli interventi di ricostituizione e protezione naturale (con piantumazione di

specie vegetali autoctone) delle dune.

Nel seguito si pone l’attenzione sui primi tre interventi di tipo “diretto-attivo” sopra

elencati in quanto più facilmente impiegabili nel caso di litorali destinati alla fruizione

turistico-balneare.

Si evidenzia che gli interventi di “tipo diretto attivo” possono a loro volta essere distinti

in metodi di “difesa pura” e di “ripascimento”. Mentre con i primi ci si pone l’obiettivo

di ridurre la capacità delle correnti generate dalle onde frangenti di movimentare il

materiale solido, con i secondi ci si prefigge lo scopo di modificare il bilancio solido

costiero, versando artificialmente sul litorale il materiale che non viene più fornito dai

fiumi. In tale modo si cerca di riportare a valori complessivi positivi o nulli il bilancio

solido litoraneo.

5.1.2 Principali metodologie di interventi di tipo diretto attivo

Nelle figure 5.2 e 5.3 sono rappresentate schematicamente, senza pretese di

completezza, le principali metodologie di difesa pura delle spiagge e quelle che

contemplano ripascimenti puri e controllati. Nel redigere tali schemi si è deciso di

riprodurre solo le tipologie più comuni evidenziando gli accorgimenti che si ritengono

essenziali per una buon comportamento del singolo sistema di difesa.

Storicamente i metodi “di difesa” (vedi fig. 5.2) hanno preceduto quelli “di

ripascimento” (vedi fig. 5.3), per motivi facilmente comprensibili, che vanno dalla

possibilità di limitare gli interventi alle sole zone interessate dai fenomeni erosivi a

quella di una agevole misura e contabilizzazione, alla certezza di una efficacia

prolungata nel tempo. Nel secondo caso l’intervento assume generalmente una

estensione non trascurabile e va ripetuto periodicamente; inoltre per la sua esecuzione

occorrono mezzi d’opera complessi e costosi e nascono problemi di non facile

soluzione circa i quantitativi di materiale e il reperimento delle cave di prestito.

Peraltro con il passare degli anni ci si è progressivamente accorti che alcuni dei vantaggi

elencati per i primi tipi di intervento sono più apparenti che reali; ad esempio non ci si

può illudere di limitare le difese a singoli tratti di costa, in quanto le ripercussioni si

estendono a tutta “l’unità fisiografica”, ossia il tratto di costa all’interno del quale i

sedimenti che contribuiscono a formare la spiaggia presentano movimenti “confinati”,

in quanto gli scambi con i litorali limitrofi sono nulli o trascurabili. A titolo di esempio la

fig. 5.4 a) e b) evidenzia che l’inserimento di un sistema di difesa in un litorale innesca

inevitabilmente fenomeni erosivi a valle, rispetto alla direzione media netta del

trasporto solido longitudinale, della zona di intervento. Ancora gli interventi

manutentivi sono tutt’altro che trascurabili, a causa anche delle modifiche di fondale

introdotte dalla presenza delle opere. Infine, la qualità delle acque e dei sedimenti che

si depositano a tergo delle opere, specialmente nel caso delle barriere distaccate

emergenti, sono spesso poco compatibili con una fruibilità balneare “ottimale”.

Negli anni successivi al 1980 si è verificata inoltre una progressiva evoluzione della

coscienza ambientalista, che ha portato ad un riesame critico di tutte le tipologie di

intervento. Ormai, in una corretta progettazione, non si può prescindere da una

comparazione fra soluzioni diverse, da effettuare non solo sotto l’aspetto

tecnico-economico, ma anche tenendo conto delle ripercussioni sull’ambiente sia in

fase costruttiva che di esercizio delle opere.

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

40

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fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

415. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Fig. 5.2

Opere di difesa pura (A)

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5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

42

Fig. 5.3

Opere di ripascimento

puro e controllato (B)

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Gli ambientalisti sono oggi a favore degli interventi di ripascimento puro, con i quali ci si

ripropone di ripristinare la spiaggia primitiva o addirittura di favorirne l’allargamento

mediante l’apporto artificiale di materiale estratto da cave terrestri o marine. Di

passaggio si osserva che agli interventi di ripascimento è riservato spesso l’aggettivo di

“morbidi”, in contrapposizione al termine “duri” applicato agli interventi di difesa

tradizionale, per sottolineare il tipo di materiale impiegato e la durezza del segno

lasciato dall’uomo sull’ambiente naturale. Peraltro anche i ripascimenti puri possono

dare luogo a ripercussioni sfavorevoli da prendere in esame con attenzione in fase

progettuale. In primo luogo è da considerare che per una reale efficacia dell’intervento

è preferibile impiegare materiale di granulometria superiore a quella presente sulla

spiaggia emersa (secondo alcuni autori di diametro medio almeno doppio) rimanendo

comunque nell’ambito della stessa “classe granulometrica” del materiale nativo. In

caso contrario si verifica un incremento della capacità di trasporto ad opera delle

correnti generate dal moto ondoso frangente, con necessità di interventi manutentivi

frequenti e costosi; può inoltre aversi un peggioramento delle caratteristiche di

fruibilità della spiaggia. E’ poi sconsigliabile l’impiego di materiale proveniente da

fondali marini posti all’interno della “fascia attiva”, che comprende la fascia di possibili

movimenti trasversali (si rammenta che l’estensione della fascia è molto ampia e

dipende dalla posizione della linea dei frangenti; lungo le coste adriatiche si può

collocare fra i –7,0 e i –11,0 m sul l.m.m.). Per tale ragione oggi si preferisce

generalmente prelevare sabbia da fondali superiori almeno ai -20÷-30 m sul l.m.m. .

Un altro punto molto importante da richiamare, a proposito dei ripascimenti, è che di

solito i volumi da movimentare devono essere molto superiori a quelli strettamente

necessari a causa del fenomeno denominato “overfilling”, cioè delle perdite

volumetriche dovute alla differente composizione del fuso granulometrico della

spiaggia nativa rispetto a quello del materiale versato.

Infine è da considerare che i problemi di manutenzione di un ripascimento morbido, se

accettabili in una condizione di trasporto longitudinale di modesta importanza,

possono divenire insostenibili nel caso di trasporto longitudinale rilevante. E’ stato

dimostrato (Weggel, 1986) che il costo “attualizzato” di interventi di difesa di puro

ripascimento cresce rapidamente quando si riducono i tempi di asportazione del

materiale versato per azione del moto ondoso. Ciò può dimostrare ampiamente

l’utilità dell’inserimento, all’interno di un intervento di ripascimento “puro”, di opere

atte a limitare l’asportazione del materiale versato.

Le considerazioni precedenti hanno spinto spesso ad eseguire ripascimenti con

materiali estratti da cave terrestri e di granulometria anche grossolana. Si ottiene in tal

modo una spiaggia artificiale senza dubbio più stabile, ma meno gradevole di quella

originaria. Inoltre si può ottenere l’effetto di incrementare la pendenza trasversale di

equilibrio in prossimità della battigia, con conseguente incremento dell’energia dei

frangenti, maggiore risalita dell’onda e peggioramento generale delle condizioni sia di

stabilità della spiaggia sia di fruibilità balneare.

Più spesso si è ricorso ai cosiddetti ripascimenti “protetti” o “controllati”, unendo cioè

all’intervento di apporto di materiale esterno una serie di opere tese a minimizzare le

perdite, sia trasversali che longitudinali (vedi fig. 5.3).

Il tipo di ripascimento “controllato” più prossimo a quello “puro” è quello che prevede

il contenimento del piede del materiale versato con una “barra” artificiale di materiale

con granulometria molto più elevata del materiale di riporto (al limite una vera e

propria scogliera). La barra ha lo scopo precipuo di fissare l’altezza limite dell’onda che

può aggredire il ripascimento retrostante, provocando il frangimento di tutte le onde

di altezza incompatibile con la quota di sommità della barra stessa. La presenza della

barra al piede è frequente in molte spiagge dette “sospese” (perched beaches),

realizzate anche in prossimità di coste rocciose in Francia e in Italia per rendere più

gradevole l’uso del litorale. Meno frequente è il suo impiego per interventi di grande

estensione ed è sicuramente da sconsigliare in presenza di una rilevante componente

del trasporto solido longitudinale. Particolare cura deve essere posta ai tratti di

estremità dell’intervento. Questa soluzione è stata adottata nel 1990 per la difesa della

spiaggia di Ostia dal pontile della Vittoria al Canale dei Pescatori (si tratta di un

ripascimento sabbio-ghiaioso protetto da una barriera longitudinale sommersa lunga

circa 2,5 km con sommergenza di –1,5 m sul l.m.m. priva di varchi) dove la presenza di

un marcato trasporto longitudinale ha recentemente evidenziato la necessità di

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

435. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

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accoppiare alla barriera sommersa pennelli trasversali, come rilevato anche da Franco

et al. (2004).

La presenza di un trasporto longitudinale anche di modesta entità, ma non nullo, ha

spinto spesso ad integrare la “barra” artificiale con un sistema di pennelli trasversali,

più o meno distanziati, emergenti o sommersi, realizzando così delle vere e proprie

“celle” a pianta rettangolare, con ridotte possibilità di scambio fra celle adiacenti e

quindi con ridotti oneri manutentivi (vedi fig. 5.3 – B2 e B3). L’intervento viene spesso

indicato con il nome di “scatole di sabbia”. Si citano a titolo di esempio gli interventi di

Pellestrina, realizzato dal Consorzio Venezia Nuova, quello di Focene a nord di

Fiumicino, realizzato dalla Regione Lazio e quello di Casalbordino in Abruzzo

realizzato dal Comune di Casalbordino.

Dal punto di vista costruttivo sia per le barriere che per i pennelli sono state utilizzate

le tipologie più varie, passando dalle scogliere ai sacchi, o alle “tubazioni” in geotessuto

riempito di sabbia. I risultati di questi interventi, adottati con frequenza negli ultimi

quindici anni lungo le coste adriatiche e sporadicamente in quelle laziali (Terracina e

Fondi) e toscane (Versilia), non sono stati sempre all’altezza delle aspettative.

E’ evidente comunque che gli interventi stessi spesso vanno estesi a lunghi tratti di

costa ed in alcuni casi alle intere unità fisiografiche interessate al fine di impedire

spiacevoli ripercussioni nelle zone "sottoflutto" (vedi fig. 5.4). Lungo le coste adriatiche

ciò pone problemi non indifferenti, a causa sia dell’estensione notevole delle unità

fisiografiche sia della componente bidirezionale del trasporto solido longitudinale.

Interventi di ripascimento senza barriere artificiali ma con soli pennelli trasversali sono

stati proposti allo scopo di limitare il trasporto solido longitudinale (vedi fig. 5.3 – B.4).

La tipologia più promettente sembra essere quella che prevede pennelli molto

distanziati ma anche abbastanza lunghi allo scopo di “spezzare” l’unità fisiografica in

sub-unità quasi indipendenti l’una dall’altra. Ciascuna sub-unità diventa una spiaggia

alveolare (“pocket beach”) isolata dalle altre (vedi fig. 5.5). In tal modo si può riuscire a

garantire il mantenimento della curvatura media delle falcate costiere originali, oggi

non più stabili a causa della riduzione del trasporto solido fluviale che in passato ne

garantiva la stabilità dinamica.

Esempi cospicui si hanno in Olanda, lungo la costa occidentale danese ed in numerose

altre località del nord Europa; in Italia può citarsi il recente esempio della spiaggia del

Cavallino a nord della laguna di Venezia. Esempi interessanti di questo tipo possono

trovarsi nel libro di Silvester e Hsu (1997).

Un inconveniente è che in occasione delle mareggiate lungo i pennelli si manifestano

vivaci correnti idriche dirette verso il largo (dette di “rip”) responsabili della

dispersione dei sedimenti verso il largo e che possono risultare pericolose per i

bagnanti oltre a ingenerare fosse di erosione da tenere presenti in fase di progetto per

salvaguardare la stabilità delle opere.

Per ridurre l’importanza delle correnti di “rip” si è ritenuta opportuna l’adozione di

pennelli cosiddetti “a T o a martello”, contraddistinti nella parte più foranea da un

elemento trasversale di dimensioni più o meno cospicue, il cui costo è elevato per le

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

44

Fig. 5.4

Schema illustrativo dei

fenomeni accrescitivi ed

erosivi che si verificano

sopraflutto e sottoflutto

causati da:

a) formazione di salienti e

tomboli nel caso di

barriere distaccate

emergenti;

b) riorentamento della

linea di riva nel caso di

pennelli.

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maggiori profondità di posa e le condizioni di esposizione al moto ondoso, rispetto a

quelle tipiche dei pennelli. In questi casi si è preferito generalmente disporre gli interi

pennelli emergenti rispetto al livello medio marino, dando luogo a celle all’interno delle

quali il materiale di ripascimento assume, per effetto della diffrazione alle estremità dei

martelli, un andamento tipicamente curvilineo. Come accennato in precedenza, si

ottiene in definitiva una spiaggia “alveolare” tipica delle piccole unità fisiografiche

naturali delimitate da promontori rocciosi (vedi fig. 5.3 – B5).

Anche se l’intervento può apparire, dal punto di vista degli ambientalisti, piuttosto

“rigido” non si può disconoscere che, a fronte delle opere di difesa parallele a riva con

piccoli varchi, esso presenti aspetti estremamente favorevoli dal punto di vista degli

impatti sull'ambiente. Basta citare il fatto che la libera visuale del mare antistante è

garantita per la maggior parte dell’estensione della spiaggia, ne più ne meno di quanto

accade nelle “pocket beaches” naturali.

Anche il ricambio idrico è cospicuo, a garanzia di favorevoli caratteristiche

igienico-ambientali. La presenza delle scogliere consente la vita di una fauna ittica non

trascurabile e l’esercizio della pesca ai numerosi dilettanti che in tutto il corso dell’anno

si dedicano a tale attività. Infine le scogliere stesse forniscono nel periodo estivo un

valido ridosso per le piccole imbarcazioni che si affollano lungo ogni spiaggia.

Il sistema di difesa a spiagge alveolari può essere studiato ponendo particolare

attenzione all’armonico inserimento nel contesto naturale. Esso è abbastanza flessibile

e pertanto consente uno studio architettonico-urbanistico che ne aumenti la godibilità.

Un esempio cospicuo in Italia è quello della difesa della ferrovia nel tratto di litorale che

va da Paola a S. Lucido in Calabria.

Nei prossimi paragrafi vengono fornite alcune informazioni aggiuntive sul

comportamento idraulico e sui principali parametri di dimensionamento delle tipologie

di opere di difesa costiere utilizzabili nel caso di litorali soggetti a fruizione

turistico-balneare, rimandando comunque ai testi specializzati per i necessari

approfondimenti.

Come verrà evidenziato, ogni singola tipologia offre vantaggi e svantaggi. Al fine di

“massimizzare” i vantaggi e di “minimizzare” gli svantaggi di ciascuna di esse, la

tendenza attuale è quella di integrare le varie tipologie generando “schemi misti” di

intervento i principali dei quali sono stati già descritti in precedenza (vedi fig. 5.2 e 5.3).

Tuttavia nel seguito per descrivere le varie tipologie di intervento si è conservata

l’impostazione tradizionale, sicuramente efficace dal punto di vista espositivo che

consiste nell’analizzare separatamente ciascuna tipologia al fine di fornirne i principi di

funzionamento e di conseguenza di evidenziarne i campi di applicabilità, nonché i

vantaggi e gli svantaggi.

Nell’individuare lo schema più opportuno da utilizzare caso per caso, occorre

abbandonare la vecchia logica che prevedeva la definizione “dell’onda di progetto”

sulla base della quale dimensionare tutti i parametri dell’ intervento. Tale onda infatti se

pure può essere considerata rappresentativa ai fini del calcolo della stabilità dell’opera,

non lo è rispetto al comportamento dinamico del litorale che si “riadatta” in

continuazione alle forzanti idrauliche variabili che si susseguono nel tempo.

Pertanto risulta di fondamentale importanza condurre caso per caso l’analisi delle

forzanti meteomarine (onde, livelli e vento) con l’obiettivo di individuare per le

forzanti “scenari” rappresentativi sia di condizioni medie (molto frequenti) che

estreme (rare).

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

455. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Fig. 5.5

Schema illustrativo di un

delta fluviale in corso di

demolizione per riduzione

degli apporti solidi ed

utilizzo di pennelli lunghi a

”T” per la stabilizzazione

della linea di costa

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5.1.3 Barriere parallele o distaccate tracimabili

Le barriere parallele o distaccate tracimabili (vedi fig. 5.6) sono opere di difesa,

generalmente del tipo a gettata, poste a distanza dalla linea di riva e con andamento

planimetrico solitamente parallelo ad essa. Giaciture planimetriche diverse da quella

parallela alla costa possono essere giustificate solo in presenza di moto ondoso

incidente proveniente esclusivamente da un ristretto settore direzionale obliquo

rispetto alla normale alla linea di riva. Questa situazione è assai rara nelle applicazioni

ed in modo particolare lungo le coste abruzzesi.

Il principio ispiratore di queste opere è quello di causare il frangimento delle onde

determinando al loro tergo una zona protetta dall’attacco diretto del moto ondoso

incidente. Il loro comportamento idraulico è simile a quello dei “reef” naturali che

delimitano le lagune degli atolli corallini. Qualora il fondo sia costituito da materiale

incoerente (sabbia o ghiaia), queste opere determinano anche una variazione del

trasporto solido costiero favorendo la sedimentazione di materiale al loro tergo.

Ovviamente il materiale “catturato” dall’opera di difesa viene sottratto ai litorali

limitrofi e per tale ragione sono sempre da aspettarsi ripercussioni sui tratti di costa

adiacenti.

La quota di coronamento dell’opera può essere imposta inferiore o superiore al livello

medio marino. Nel primo caso l’opera è definita sommersa, è sempre tracimabile in

presenza di moto ondoso ed ha un comportamento simile a quello dei reef corallini.

Nel secondo l’opera potrà essere o non essere tracimabile a seconda delle condizioni

idrauliche che si verificano (livelli ed onde).

Tuttavia le opere emergenti, a causa delle modeste quote di coronamento che di solito

vengono utilizzate nei nostri mari, dovute sia a ragioni di impatto visivo sia

economiche, si comportano durante le mareggiate di maggiore intensità come opere

tracimabili e per tale ragione vengono anche definite in tal modo. In questo caso le

portate di tracimazione risultano variabili e dipendenti sia dalla quota di coronamento

dell’opera sia dalle condizioni meteomarine che si verificano (livelli ed onde).

Nel caso di opere sommerse, al fine di garantire ridotti coefficienti di trasmissione e

quindi di ridurre il moto ondoso incidente sulla costa, risulta necessario realizzare

larghezze di coronamento maggiori rispetto a quelle delle opere emergenti.

Nel caso di opere emergenti, l’impiego di varchi tra un’opera e l’altra risulta

strettamente necessario per i seguenti motivi:

• assicurare il necessario ricambio idrico tra la zona protetta ed il largo;

• assicurare l’accessibilità nautica alla costa;

• contenere l’impatto visivo cioè la limitazione della visuale verso il mare

aperto.

È buona norma prevedere sempre la protezione del fondo dei varchi con berme in

pietrame.

Per quanto riguarda le opere sommerse, qualora la profondità del loro coronamento

sia superiore al metro, esse potrebbero in linea di principio essere realizzate anche per

lunghi tratti in modo continuo cioè senza prevedere varchi.

Tuttavia, poiché il coefficiente di trasmissione di queste opere, cioè la loro efficacia nel

proteggere la costa dal moto ondoso incidente, risulta inversamente proporzionale alla

loro quota di sommergenza, di solito in presenza di forti innalzamenti di livello in

condizioni di tempesta (sovralzo di tempesta = marea astronomica + marea

meteorologica) il loro coronamento viene posto di poco al di sotto del livello medio

marino (opere a debole sommergenza) risultando quindi indispensabile anche in

questo caso l’impiego di varchi che devono essere opportunamente protetti con una

berma in pietrame.

Si evidenzia che per il litorale abruzzese e più in generale per tutto l’Adriatico centro

settentrionale, sovralzi di tempesta dell’ordine del metro sono relativamente frequenti

(più volte all’anno). Per ulteriori approfondimenti sulle variazioni del livello medio

marino in Abruzzo si rimanda all’appendice A3.

Prima di passare a descrivere da un punto di vista qualitativo l’idrodinamica costiera

generata da questo tipo di opere, si evidenzia che a causa delle forti correnti

longitudinali che si generano nella zona protetta in presenza di opere a debole

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

46

Page 48: Analisi di rischio - fonderia.regione.abruzzo.itfonderia.regione.abruzzo.it/images/dossier/AbruzzoARCOSTA.pdf · il rischio delle aree vulnerabili. Fattibilità di interventi di difesa

sommergenza, ormai si sconsiglia il loro impiego se non abbinate a pennelli, come

indicato in fig. 5.2-A3.

Nelle figure 5.7 e 5.8 sono riportati due schemi che illustrano le correnti generate dal

moto ondoso frangente sul lato protetto dall’opera nel caso di attacco ondoso

ortogonale alla linea di costa e batimetria rettilinea e parallela. La fig. 5.7 mostra

l’idrodinamica nel caso di barriere emergenti ed in condizioni idrauliche tali da

determinare una portata di tracimazione sull’opera trascurabile o nulla. In questo caso

la linea dei frangenti in corrispondenza dei varchi si localizza planimetricamente più

verso il largo rispetto a quella che si localizza nella zona protetta dall’opera.

Ricordando che le onde frangenti determinano all’interno della zona di “surf” un

aumento medio del livello marino direttamente proporzionale all’altezza delle onde al

frangimento, nella zona compresa tra le opere e la costa si instaura uno squilibrio di

livelli con valori massimi che si posizionano in corrispondenza dei varchi e valori minimi

localizzati nelle zone protette dalle opere (vedi sezione A-A di fig. 5.7).

Questo squilibrio di livelli origina la circolazione idrodinamica media riportata in figura

che, in presenza di materiale di fondo incoerente, facilita la sedimentazione a tergo

delle opere ove si localizzano i salienti o i tomboli (vedi fig. 5.4-a). La formazione del

saliente o del tombolo dipende dal rapporto d/LB(vedi fig. 5.6-d). Nel caso in cui si

formi il tombolo, l’opera si comporta come un pennello a “T”.

Nel caso di barriere sommerse o di barriere emerse in condizioni idrauliche tali da dar

luogo ad una tracimazione rilevante, l’idrodinamica ora descritta cambia radicalmente.

In questo caso, con riferimento alla fig. 5.8, si instaurano tra i varchi forti correnti di

ritorno (dette di “rip”) che favoriscono la fuoriuscita del materiale all’esterno del

sistema di difesa. La formazione delle correnti di “rip” provoca l’approfondimento dei

fondali tra i varchi con la formazione di veri e propri canali che penetrano verso la riva.

Ciò può essere facilmente verificato mediante l’esecuzione di rilievi batimetrici, come

mostrato con una serie di esempi nel seguito di questo capitolo. Per evitare tali

fenomeni, si è evidenziata in precedenza la necessità di proteggere sempre i varchi con

berme in pietrame (vedi figure 5.6-d, 5.2.-A2 e 5.2-A3).

Le correnti di rip sono pericolose anche per la balneazione. Ciò risulta ancora più

evidente se si tiene conto anche del fatto che queste opere, riducendo il moto ondoso

incidente sulla spiaggia, riducono anche la percezione del rischio da parte dei bagnanti.

Pur non esistendo statistiche ufficiali, si è notato che mediamente la frequenza di

morte per annegamento risulta superiore nei litorali difesi rispetto a quelli non difesi.

Sicuramente un provvedimento efficace, per limitare il numero di incidenti, potrebbe

essere quello di predisporre una adeguata cartellonistica che avvisi del possibile

pericolo i bagnanti.

Gli schemi idrodinamici sopra descritti, pur consentendo una prima interpretazione

del comportamento idraulico di questo tipo di opere, possono subire delle rilevanti

modifiche nei casi reali. Tali modifiche sono dovute sia ad angoli di attacco del moto

ondoso obliqui rispetto alla normale alla costa, sia alla conformazione dei litorali e dei

fondali che di solito presenta una andamento planimetrico non così regolare come

quello schematizzato nelle figure.

Per tale ragione risulta opportuno caso per caso studiare l’idrodinamica costiera sia in

presenza che in assenza del sistema di difesa che si intende realizzare, mediante

l’utilizzo di idonea modellistica numerica e/o fisica.

Per quanto riguarda i principali campi di impiego di questo tipo di opere, sebbene una

generalizzazione delle possibili situazioni applicative risulti sempre difficile da operare,

in prima approssimazione si può affermare che le opere di difesa parallele trovano il

loro principale campo applicativo nel caso di litorali soggetti ad attacchi di moto

ondoso ortogonali rispetto alla costa.

Tuttavia si rileva che poiché esse offrono (specialmente quelle emergenti) una diretta

protezione del tratto di litorale posto al loro tergo, spesso sono state preferite ai

pennelli anche nel caso di moto ondoso obliquo. Nel caso di opere sommerse e moto

ondoso incidente obliquo, l’accoppiamento con pennelli che si devono intestare sulla

difesa distaccata è sicuramente da prendere in esame.

I principali parametri geometrici che caratterizzano questo tipo di opere sono riportati

nella tab. 5.1 e nella fig. 5.6. Dei parametri indicati solo alcuni hanno un’influenza

diretta sull’idrodinamica e sulla morfodinamica litoranea. I restanti riguardano le

caratteristiche strutturali dell’opera.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

475. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

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5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

48

Figura 5.6

Schema geometrico di

riferimento per le barriere

parallele distaccate

tracimabili e a debole

sommergenza

Tab. 5.1

Parametri caratteristici

delle barriere parallele

(o distaccate) tracimabili e

a debole sommergenza

(*) Dr= diametro medio

degli elementi lapidei

costituenti il rivestimento,

variabile in funzione della

pezzatura solitamente

compresa tra 1 e 7 t

Parametro Campo di variabilità

h profondità di imbasamento della barriera rispetto al l.m.m. 2,5 ÷ 4,5 m

Rc quota di coronamento della barriera rispetto al l.m.m. -1,5 ÷ 2,0 m

B larghezza del coronamento della barriera 3,0 ÷ 15,0 m

1/nt pendenza del paramento lato terra 1:1 ÷ 1:2

1/nm pendenza del paramento lato mare 1:1,5 ÷ 1:3

SR spessore del rivestimento ≥ 2DR (*)

SI spessore dello strato di imbasamento 0,5 ÷ 1,0 m

d distanza della barriera dalla linea di riva variabile

LB sviluppo longitudinale della barriera variabile

LV ampiezza del varco tra le barriere contigue variabile

RV quota di coronamento della protezione del varco rispetto al l.m.m. variabile

SV spessore dello strato di protezione del varco rispetto al l.m.m. variabile

d /LB rapporto tra la distanza della barriera dalla riva e lo sviluppo

longitudinale della barriera

variabile

(regola la formazione del

saliente o del tombolo)

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Per quanto riguarda i primi, i principali sono:

• la profondità di imbasamento della barriera rispetto al l.m.m. (h);

• la quota di coronamento della barriera rispetto al l.m.m. (Rc);

• la larghezza del coronamento della barriera (B);

• la distanza dalla linea di riva (d);

• lo sviluppo longitudinale della barriera (LB);

• l’ampiezza del varco tra le barriere contigue (LV);

• il rapporto tra la distanza della barriera dalla riva e lo sviluppo longitudinale

della barriera (d/ LB).

Per quanto riguarda i secondi, i principali sono:

• la pendenza del paramento lato terra (1/nt);

• la pendenza del paramento lato mare (1/nm);

• lo spessore del rivestimento (mantellata) (SR);

• lo spessore dello strato di imbasamento (SI).

Relativamente al dimensionamento idraulico e strutturale di queste opere, si rimanda

ai testi specializzati.

Si evidenzia infine che alcune delle caratteristiche geometriche delle opere dipendono

anche dalle modalità realizzative.

Si cita che recentemente, nell’ambito del progetto di ricerca europeo denominato

DELOS, sono state prodotte delle “linee guida”, i cui estremi sono riportati nei

riferimenti bibliografici, per il dimensionamento di tali opere.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

495. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Fig. 5.7

Schema illustrativo delle

correnti indotte dal moto

ondoso frangente sul lato

protetto da opere

distaccate emergenti in

assenza di trasmisssione

ondosa attraverso le

barriere

Fig. 5.8

Schema illustrativo delle

correnti indotte dal moto

ondoso frangente sul lato

protetto da opere

distaccate emergenti o

sommerse in presenza di

trasmisssione ondosa

attraverso la struttura

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5.1.4 Pennelli

I pennelli sono opere di difesa, solitamente del tipo a gettata, con andamento

planimetrico ortogonale o leggermente obliquo rispetto alla linea di riva (vedi fig. 5.9).

A differenza delle barriere distaccate che operano indirettamente sul trasporto solido

costiero creando una zona di calma dal moto ondoso incidente dove è favorita la

sedimentazione del materiale solido, il principio di funzionamento dei pennelli si basa

sull’intercettazione diretta del trasporto solido longitudinale. Di conseguenza essi

trovano la loro immediata applicazione in presenza di attacco di moto ondoso obliquo

rispetto alla costa, cioè in presenza di un trasporto solido longitudinale.

La loro efficacia nell’intercettare i sedimenti dipende in modo prevalente dalla loro

lunghezza, nel senso che all’aumentare di essa aumenta la portata solida longitudinale

intercettata. Se la lunghezza è tale da interessare l’intero sviluppo trasversale della

“fascia attiva” essi vengono definiti “lunghi” e creano una nuova sezione di chiusura

all’interno dell’unità fisiografica originale, viceversa vengono definiti “corti”.

Bloccando parte del trasporto solido longitudinale, i pennelli provocano a monte l’

avanzamento della linea di riva, mentre a valle l’ arretramento, dove monte e valle sono

riferiti alla direzione del trasporto longitudinale. Questa particolare risposta

morfologica della linea di costa in presenza di un pennello viene spesso utilizzata per

valutare dalle osservazioni di campo la direzione media del trasporto solido

longitudinale. Si osserva al riguardo che sostanziali variazioni da tale comportamento si

possono verificare sia nel caso di foci fluviali armate con pennelli in presenza di

alimentazione solida litoranea ad opera dei corsi d’acqua, sia nel caso di regimi di

trasporto solido bimodali.

In presenza di una serie di pennelli, la linea di battigia compresa tra ciascuna coppia di

pennelli tende a ruotare per orientarsi ortogonalmente alla direzione media di attacco

del moto ondoso incidente, annullando in tal modo la componente longitudinale del

flusso solido. Ciò produce la formazione di una giacitura planimetrica stabile della linea

di riva a forma di “dente di sega”. In tale modo è possibile stabilizzare anche litorali in

condizioni di forte instabilà quali ad esempio quelle che si vengono a creare lungo le

falcate delle cuspidi fociali formate dai delta fluviali quando si verifica una drastica

riduzione del trasporto solido fluviale. La conformazione planimetrica a “dente di

sega” generalmente è addolcita dall’effetto di diffrazione intorno le testate e dalla

variabilità della direzione delle onde incidenti favorendo la formazione di lunate tra un

pennello e l’altro (vedi fig. 5.5).

Da un punto di vista costruttivo, i pennelli devono essere radicati adeguatamente a

terra per evitare che possano essere “aggirati” sopraflutto dal trasporto longitudinale

ad opera del “run up” delle onde, oppure “cortocircuitati” sottoflutto a seguito del

nuovo orientamento della linea di riva.

Lungo il loro sviluppo longitudinale, la quota di coronamento può essere posta

ovunque al di sopra del l.m.m. (valori positivi). In tal caso si definiscono “emergenti”. Se

invece la quota di coronamento degrada da valori positivi a riva a valori negativi

procedendo verso il largo, si definiscono “parzialmente sommersi”. A parità di

profondità raggiunta dalla testata dell’opera, un pennello parzialmente sommerso

presenta una maggiore “permeabilità” al trasporto solido longitudinale di uno

emergente.

Spesso il coronamento dei pennelli viene regolarizzato, ad esempio con elementi

prefabbricati di calcestruzzo, per garantirne la pedonabilità durante il bel tempo. Si è

osservato che i pennelli pedonabili sono graditi dagli utenti in quanto diventano un

elemento singolare sulle spiagge sabbiose dove si può prendere il sole, pescare ed

osservare il litorale da una prospettiva diversa. Tuttavia essendo opere soggette a

tracimazione è buona norma predisporre anche in questo caso una adeguata

cartellonistica per avvertire dei possibili pericoli.

Nel caso in cui essi vengano realizzati in serie nell’ambito di un sistema di difesa, un

ulteriore parametro geometrico importante è costituito dall’interasse tra un pennello

e l’altro. In generale l’interasse è correlato alla lunghezza dei pennelli. Se l’interasse

viene sottostimato, si rischia di ridurre l’efficienza del singolo pennello e quindi di

aumentare ingiustificatamente il costo complessivo delle opere. Viceversa se è

sovrastimato, si possono formare correnti “di rip” naturali tra un pennello e l’altro con

conseguenti perdite “localizzate” di sedimenti verso il largo. In questo caso inoltre la

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

50

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rotazione eccessiva della linea di riva potrebbe causare aggiramenti dei pennelli o

eccessivo arretramento nella parte centrale non protetta. Si coglie l’occasione per

evidenziare che attualmente la ricerca internazionale ha rivolto parte della sua

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

515. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Parametro Campo di variabilità

h profondità di imbasamento della testata del pennello rispetto al l.m.m. 2,5 ÷ 4,0 m (*)

Rc quota di coronamento del pennello rispetto al l.m.m. 0,5 ÷ 1,5 m

RCTquota di radicamento a terra del pennello rispetto al l.m.m. 1,0 ÷ 2,0 m

B larghezza del coronamento del pennello 3,0 ÷ 6,0 m

1/ntpendenza dei paramenti 1:1 ÷ 1:2

SRspessore del rivestimento ≥ DR

(**)

SIspessore dello strato di imbasamento 0,5 ÷ 1,0 m

LPlunghezza del pennello variabile

IPinterasse tra i pennelli variabile

Rcsquota di coronamento del pennello sommerso rispetto al l.m.m. -0,5 ÷ -2,0 m

LPElunghezza del pennello emergente variabile

LPSlunghezza del pennello sommerso variabile

IP/L

Prapporto tra interasse e lunghezza dei pennelli regola la capacità di intercettazione del

trasporto solido longitudinale e la

stabilizzazione della linea di riva

Fig. 5.9

Schema geometrico di

riferimento per i pennelli

Tab. 5.2

Parametri caratteristici

dei pennelli

(*) I valori indicati valgono

mediamente per i “pennelli

corti”. Nel caso di

“pennelli lunghi” la

profondità di imbasamento

delle testate deve essere

tale da bloccare il trasporto

longitudinale.

(**) Dr= diametro medio

degli elementi lapidei

costituenti il rivestimento,

variabile in funzione della

pezzatura solitamente

compresa tra 1 e 7 t

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attenzione proprio alla formazione delle correnti di rip su falcate naturali. La

formazione di tali correnti è favorita da fenomeni di instabilità delle correnti

longitudinali indotte dalle onde di bordo (edge waves) di tipo infragravitazionale.

Dal punto di vista dell’influenza sulla morfodinamica costiera, spesso sono assimilabili a

pennelli anche altre opere costiere come ad esempio quelle portuali inserite su falcate

sabbiose. Se ben contestualizzate nell’ambito di sistemi di difesa costieri anche le

opere portuali possono essere utilizzate per la stabilizzazione di litorali in erosione. In

Abruzzo un esempio di questo tipo è costituito dal Porto di Giulianova che ha

contribuito a “sostenere” il tratto di litorale posto a nord di esso.

Nelle figure 5.10 e 5.11 sono riportati due schemi che illustrano le correnti generate

dal moto ondoso frangente sia nel caso di attacco obliquo di moto ondoso sia nel caso

di attacco ortogonale alla costa. Nel primo caso nelle zone d’ombra create dai pennelli

la posizione planimetrica della linea dei frangenti si localizza più a riva rispetto a quella

che si viene a trovare al di fuori di tale zona. Di conseguenza, come indicato nella

sezione A-A, si instaura uno squilibrio di livelli che provoca la formazione di una

corrente “di rip” nella zona di sottoflutto del pennello che favorisce la fuoriuscita di

materiale solido dalla “fascia attiva”. Per evitare o contenere tale fenomeno è

consigliabile conformare a “T” la testata dei pennelli. In tal modo si favorisce la

formazione di celle di circolazione chiuse che tendono a mantenere il materiale

all’interno della singola cella. Nella fig. 5.11 è riportato il caso di attacco ortogonale con

la corrente di rip che tende a spostarsi al centro della cella quando la linea di riva e la

batimetria si dispone a “lunata”. Si osserva che questa situazione a rigore non si

dovrebbe presentare nei casi applicativi in quanto i pennelli “puri”, cioè non accoppiati

ad altri sistemi di difesa quali ad esempio le barriere sommerse, dovrebbero essere

utilizzati solo in presenza di un deciso trasporto longitudinale e quindi di incidenza

obliqua del moto ondoso.

I principali parametri geometrici che caratterizzano la tipologia a gettata di questo tipo

di opere sono riportati nella tab. 5.2 e nella fig. 5.9. I parametri che dominano gli

aspetti idrodinamici sono:

• la profondità di imbasamento della testata del pennello rispetto al l.m.m. (h);

• la lunghezza del pennello (LP) e, se parzialmente sommerso, la lunghezza del

tratto emergente (LPE) e di quello sommerso (L

PS);

• l’interasse tra i pennelli (IP);

• la quota di coronamento del tratto di pennello sommerso rispetto al l.m.m. (RCS

);

• la quota di coronamento del pennello rispetto al l.m.m. (RC);

• la quota di radicamento a terra del pennello rispetto al l.m.m. (RCT

);

• mentre quelli di carattere strutturale sono:

• la pendenza del paramento (1/n);

• lo spessore del rivestimento (SR);

• lo spessore dello strato di imbasamento (SI).

Come nel caso precedente si rimanda ai testi specializzati per il dimensionamento

idraulico e strutturale.

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

52

Fig. 5.10

Schema di riferimento per

l'idrodinamica indotta da

pennelli vicini con onda

incidente obliqua

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5.1.5 Ripascimenti

I ripascimenti consistono in versamenti periodici di sabbia e/o ghiaie lungo il litorale in

quantitativi tali da fornire un contributo positivo e significativo al bilancio solido

litoraneo al fine di indurre un ampliamento artificiale della spiaggia. A differenza delle

opere descritte in precedenza il cui obiettivo generale è quello di arrivare ad una

stabilizzazione del litorale modificando la meccanica del trasporto solido costiero, con

i ripascimenti ci si pone l’obiettivo di rimuovere la causa dei fenomeni erosivi che

dipende generalmente in modo primario dalla mancanza di alimentazione solida dei

litorali ad opera del trasporto solido fluviale. Pertanto, da un punto di vista concettuale

un intervento di ripascimento puro non può essere concepito come un intervento

“una tantum” ma deve necessariamente prevedere versamenti periodici protratti nel

tempo fino a quando non viene rimossa la causa dei fenomeni erosivi. In sostanza

quindi il calcolo delle perdite medie annue del materiale di ripascimento e la definizione

degli intervalli di tempo compresi tra un versamento e l’altro costituiscono una parte

essenziale e di primaria importanza del progetto di un ripascimento.

Ovviamente il campo di applicazione ottimale di un ripascimento puro è quello di

litorali a trasporto solido longitudinale pressocché nullo. Questa situazione si verifica

molto raramente fatta eccezione per le “pocket beaches” cioè di spiagge ben confinate

da promontori rocciosi naturali.

Come osservato in precedenza, per ridurre gli oneri medi annui di manutenzione si

tende ad eseguire interventi di ripascimento di tipo controllato (vedi fig. 5.3).

Quando possibile, è consigliabile integrare gli interventi di ripascimento con la

ricostruzione artificiale della duna costiera al fine di “riequilibrare” positivamente il

bilancio solido dell’intero sistema costiero restituendo alla spiaggia e ai terreni

retrostanti il litorale l’originale sistema di difesa naturale. Purtroppo ciò non sempre è

possibile poiché la posizione originaria della duna di solito è occupata da infrastrutture

ed edifici che ne pregiudicano la ricostruzione. Il progetto di una duna artificiale deve

prevedere necessariamente la stabilizzazione del materiale dalla deflazione eolica

mediante la piantumazione di specie arboree autoctone o l’inserimento di barriere

antivento.

I principali parametri che caratterizzano i ripascimenti sono riportati nella tab. 5.3 e

nella fig. 5.12.

Da un punto di vista geometrico il principale parametro che occorre stabilire è la

larghezza o profondità minima della nuova spiaggia. Nel caso in cui la spiaggia artificiale

debba svolgere anche la funzione di difendere infrastrutture costiere, tale larghezza

deve essere fissata in relazione a criteri di sicurezza cioè valutando le quote massime

raggiungibili dal moto ondoso in presenza di mareggiate che dipendono dalla larghezza

della spiaggia. Fissata la larghezza minima occorre individuare la larghezza che si deve

ottenere con il versamento affinché durante l’intervallo di tempo compreso tra un

versamento e l’altro non si verifichi mai che la spiaggia assuma una larghezza inferiore a

quella minima stabilita. Queste analisi sono di solito piuttosto complesse e delicate ed

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

535. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Fig. 5.11

Schema di riferimento per

l'idrodinamica indotta da

pennelli vicini con onda

incidente ortogonale e

batimetria a forma di lunata

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una loro corretta valutazione richiede l’impiego di una adeguata modellistica numerica.

In alcuni casi è necessario integrare gli studi anche mediante l’impiego di modellistica

fisica.

In generale la larghezza della spiaggia a fine versamento risulta notevolmente maggiore

rispetto a quella “a regime” a causa del fatto che la sabbia, per necessità operative,

viene posta in opera con profili di versamento ripidi, lasciando al moto ondoso il

compito di risagomare il profilo trasversale. Di solito chi osserva gli interventi di

ripascimento rimane fortemente deluso dopo la prima mareggiata poiché è in tale

occasione che si verifica la maggiore riduzione della larghezza di spiaggia. Pertanto è

buona norma sensibilizzare a priori l’opinione pubblica spiegando che la riduzione di

larghezza della spiaggia è “fisiologica” ed è stata prevista in sede progettuale.

Alcune considerazioni sulle caratteristiche granulometriche del materiale di

ripascimento sono già state fornite in precedenza. In questa sede si evidenzia anche

l’importanza delle caratteristiche mineralogiche del materiale di ripascimento in

quanto queste possono influire sulla “consunzione” del materiale dovuta a fenomeni

abrasivi o di carbonatazione e sulla consistenza strutturale legata anche alla forma e

dimensione dei granuli e quindi nel complesso sulla durabilità dell’intervento a

prescindere dalle perdite connesse alla dinamica costiera. Un ulteriore fattore

connesso alle caratteristiche mineralogiche, più o meno importante a seconda della

“sensibilità” locale degli utenti, è costituito dal colore del materiale di ripascimento.

Anche se generalmente si cerca di non modificare sostanzialmente tali parametri

rispetto a quelli della spiaggia nativa, non si può nascondere la notevole difficoltà che si

incontra nel perseguire tali obiettivi in sede di progettazione, tenendo conto del fatto

che, nel caso in cui risulti necessario intervenire con ingenti volumi, raramente si può

disporre di più di una cava di prestito e di conseguenza non sempre è possibile

scegliere tra materiali alternativi se non sobbarcandosi a ingenti oneri economici

addizionali.

Per contenere gli oneri di manutenzione oltre che al ricorso di versamenti protetti si

può utilizzare la tecnica del “capital dredging”. Tale tecnica parte dal presupposto che

il costo unitario del materiale di versamento può essere ridotto aumentando i volumi

movimentati. Ad esempio nel caso in cui le cave di prestito siano poste lontane dai siti

di versamento e su profondità elevate risulta necessario ricorrere a draghe, di solito

del tipo autocaricante-refluente, di notevoli dimensioni che presentano dei costi di

mobilitazione ingenti. L’incidenza di tali costi sul volume unitario tende a ridursi

all’aumentare dei volumi movimentati. Pertanto potrebbe risultare conveniente

prevedere zone costiere dove “immagazzinare” la sabbia approvvigionata con una

grande draga. In tempi successivi, tale sabbia verrà poi rimovimentata, per effettuare

gli interventi di manutenzione periodica, da mezzi marittimi di dimensioni inferiori od

eventualmente anche per via terrestre.

In conclusione, oltre alla valutazione dei requisiti di qualità e di granulometria dei

sedimenti da impiegare, il dimensionamento di un ripascimento si concretizza con:

1. il calcolo del bilancio dei sedimenti del tratto di litorale oggetto dell’intervento.

In particolare è necessario determinare i seguenti parametri:

• profondità di chiusura rispetto al l.m.m. (hC);

• altezza di risalita del moto ondoso rispetto al l.m.m. (hS);

• orizzonte temporale dell’intervento ovvero la vita utile del ripascimento (T);

• numero di versamenti nell’orizzonte temporale dell’intervento (N);

• portate solide longitudinali agli estremi del volume di controllo (QL1

, QL2

);

• perdite di sedimenti dovute al fenomeno dell’overfill (QO);

• perdite di sedimenti dovute al trasporto solido trasversale (QT);

• volume di ripascimento (VR);

2. la previsione dell’evoluzione della linea di riva nel tratto di litorale oggetto

dell’intervento al fine di garantire la funzionalità dell’intervento di

ripascimento come sistema di difesa costiera. In particolare è necessario

determinare i seguenti parametri:

• posizione della linea di riva dopo il versamento lungo il litorale oggetto

dell’intervento (YR);

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

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• posizione della linea di riva ad un anno dal versamento lungo il litorale

oggetto dell’intervento (YE1);

• posizione della linea di riva a T anni dal versamento lungo il litorale oggetto

dell’intervento (YET).

3. la definizione delle sezioni trasversali tipo di versamento e di esercizio.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

555. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Tab. 5.3

Parametri caratteristici dei

ripascimenti

Fig. 5.12

Schema geometrico di

riferimento per il

ripascimento

Parametro

M diametro medio dei sedimenti

σ deviazione standard dei sedimenti

hCprofondità di chiusura rispetto al l.m.m.

hSaltezza di risalita del moto ondoso rispetto al l.m.m.

X progressiva del tratto di litorale oggetto dell’intervento

T orizzonte temporale dell’intervento

N numero di versamenti nell’intervallo di tempo T

Yi(X) posizione iniziale della linea di riva lungo il litorale oggetto dell’intervento

YR(X) posizione della linea di riva dopo il versamento lungo il litorale oggetto dell’intervento

YE1(X) posizione della linea di riva ad un anno dal versamento lungo il litorale oggetto dell’intervento

YET(X) posizione della linea di riva a T anni dal versamento lungo il litorale oggetto dell’intervento

QL1, Q

L2portate solide longitudinali agli estremi del volume di controllo

QOperdite di sedimenti dovute al fenomeno dell’overfill

QTperdite di sedimenti dovute al trasporto solido trasversale

qRquota del versamento rispetto al l.m.m.

1/nRpendenza del profilo di versamento

VR(X) volume di ripascimento

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5.2 Problematiche degli attuali sistemi di difesa

e strategie di riqualificazione

L’individuazione delle strategie di intervento e delle conseguenti linee guida per la

redazione dei progetti di fattibilità, ha richiesto preliminarmente una serie di analisi a

scala regionale rivolte a comprendere i fenomeni morfologici evolutivi in atto lungo i

litorali (trasporto solido, bilancio solido complessivo, ecc.) e le principali

problematiche esistenti degli attuali sistemi di difesa.

Per la descrizione di dettaglio delle indagini condotte si rimanda ai documenti di

progetto (vedi All.1) e alla “Relazione sullo stato della costa abruzzese” in fase di

redazione da parte della Regione Abruzzo. In questa sede vengono riportate le

principali conclusioni del lavoro svolto. Si premettono alcune considerazioni

sull’esposizione ondametrica dei litorali regionali che risultano di fondamentale

importanza per la corretta comprensione del trasporto solido costiero ed in

particolare per quello longitudinale, principale responsabile dell’evoluzione morfologia

a lungo termine dei litorali. Si ricorda a tal riguardo che nei nostri mari il principale

“motore” dei sedimenti costieri è costituito dalle onde frangenti le quali svolgono il

duplice lavoro di mettere in sospensione i sedimenti e di trasportali grazie alla

circolazione costiera (correnti) da esse stesse generate.

5.2.1 Esposizione ondametrica della costa regionale

Nella fig. 5.13 è riportato il clima ondametrico della costa regionale dedotto dalle

misure ondametriche direzionali effettuate con regolarità a partire dalla fine degli anni

’80 dalla boa accelerometrica di Ortona facente parte della Rete Ondametrica

Nazionale (RON) oggi gestita dall’APAT (per ulteriori approfondimenti si rimanda a

Corsini et al. 2004). La rosa ondametrica riportata nella figura esprime la distribuzione

polare della frequenza di occorrenza degli stati di mare per settori di provenienza delle

onde. Per ciascun settore direzionale, la differente colorazione radiale dei “petali”

della rosa indica la frequenza percentuale di occorrenza delle onde per classi di altezza

d’onda significativa. L’analisi ondametrica, effettuata su dati misurati al largo di Ortona

a circa 100 m di profondità, e quindi in posizione abbastanza baricentrica rispetto al

litorale regionale, indica chiaramente che la costa è soggetta ad un clima di tipo

bimodale potendosi distinguere due settori principali di provenienza delle onde. Il

primo, quello da nord, è caratterizzato anche dai massimi valori dei “fetch” geografici.

Le onde che ricadono in tale settore vengono generate dalla bora, cioè da venti

provenienti dalla regione balcanica. Il secondo, quello da est, comprende anche le onde

generate dai venti che spirano da scirocco. Infatti i venti di scirocco in Abruzzo, a causa

dello schermo geografico operato dal Gargano, danno luogo in costa a stati di mare

provenienti prevalentemente da est.

Nella stessa figura sono riportate alcune rose ondametriche ricostruite in costa,

ottenute applicando il metodo di trasposizione geografica elaborato da Contini e De

Girolamo (1998) alle serie storiche registrate dall’ondametro di Pescara, e quindi

propagando tali serie a riva per mezzo del modello numerico di rifrazione inversa

spettrale MEROPE. A causa della regolarità dei fondali, le rose costiere mantengono la

stessa bimodalità di quelle registrate al largo anche se si riduce complessivamente il

settore direzionale di provenienza delle onde a causa della rifrazione del moto ondoso.

Ovviamente la bimodalità ondametrica si conserva anche per quanto riguarda il

trasporto solido longitudinale, il quale risente localmente dell’orientamento della costa

rispetto alla direzione di provenienza delle onde. In conclusione si può affermare che

mediamente i litorali abruzzesi sono caratterizzati da un trasporto longitudinale dei

sedimenti di tipo bimodale, potendosi invertire la direzione del trasporto in relazione

alla direzione di provenienza delle onde.

Schematizzando l’orientamento della costa abruzzese nella direzione nord-sud, risulta

che la componente di trasporto solido proveniente da nord è generalmente

prevalente, su base media annuale, rispetto a quella che proviene da sud, anche se tale

prevalenza tende mediamente a diminuire procedendo lungo la costa da nord a sud, a

causa della progressiva rotazione della giacitura del litorale.

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

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Ovviamente queste considerazioni di carattere generale possono subire localmente

delle modifiche in presenza ad esempio di opere portuali, promontori, ecc. che

possono “schermare” parte del moto ondoso incidente determinando la prevalenza di

una delle due componenti di trasporto solido longitudinale rispetto all’altra. Un

esempio è costituito dal Porto di Pescara le cui opere foranee possono essere

schematizzato come un “pennello lungo” che divide grossomodo il litorale in due unità

fisiofgrafiche. Lo schermo operato dalle opere foranee determina sia a nord che a sud

del porto vistosi accumuli di materiale solido.

Si evidenzia che i risultati sopra descritti sul trasporto solido longitudinale, differiscono

sostanzialmente da quelli riportati nelle carte, relative alle coste abruzzesi, dell’

“Atlante delle spiagge italiane” edito dal CNR. L’origine di tali differenze è da imputare

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

575. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Figura 5.13

Clima ondametrico lungo

la costa della Regione

Abruzzo

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principalmente al fatto che l’Atlante del CNR venne redatto alla fine degli anni ’80

quando non erano disponibili le misure ondametriche direzionali della RON e che in

numerosi casi si fece riferimento, per il calcolo della direzione del trasporto solido

longitudinale, al clima ondametrico desunto dalle osservazioni a vista delle navi in

transito, risultate in seguito, nell’ambito del progetto R.I.C.A.M.A., del tutto erronee

per la caratterizzazione ondametrica dell’Adriatico in prossimità delle coste abruzzesi.

5.2.2 Le opere di difesa esistenti

L’analisi del quadro conoscitivo esistente del litorale abruzzese condotto su scala

regionale ed in particolare la costituzione del catasto delle opere di difesa costiera

nell’ambito della progettazione e dell’implementazione del SIT della costa, ha portato

alla quantificazione riportata in tab. 5.3 dei sistemi di difesa attuati negli scorsi decenni.

Circa il 36% dei 117 km di costa regionale risultano protetti da opere di difesa che

presentano quindi uno sviluppo longitudinale complessivo di circa 42 km. Tenendo

conto che le opere di difesa sono concentrate prevalentemente lungo le coste basse

(spiagge) che costituiscono circa l’80% dello sviluppo costiero, la percentuale sopra

indicata aumenta a circa il 40÷45% delle spiagge cioè delle coste maggiormente

vulnerabili dal punto di vista dell’erosione costiera. Come si evince dalla tabella alcuni

comuni, come ad esempio quelli di Casalbordino, Montesilvano, Martinsicuro,

Pescara, Francavilla, Città S. Angelo e Roseto degli Abruzzi, presentano la maggior

parte del loro litorale protetto da opere di difesa.

La tipologia di intervento più ricorrente è quella delle barriere frangiflutti distaccate

tracimabili che costituiscono circa l’85% dei sistemi di difesa regionali. Tali opere, fino

agli inizi degli anni ’80, vennero realizzate secondo la tipica conformazione di scogliera

a gettata in massi naturali debolmente emergente dal livello medio marino

(mediamente lunga 50÷80 m e con berma di sommità posta a quota tra +1,0 ÷ +1,5

m s.l.m. con larghezze medie sul coronamento di circa 3÷4 m e con i varchi compresi

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

58

Tab. 5.3

Dati statistici sulle opere di

difesa della Regione

Abruzzo

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tra le barriere non protetti). Successivamente, anche al fine di cercare di limitare le

interferenze negative con i litorali limitrofi, vennero realizzate scogliere debolmente

sommerse (ciascuna lunga anche 800 e con berma di sommità larga 5÷6 m posta a

quota compresa tra –0,5 e –1,5 m s.l.m.).

Per quanto riguarda la posizione planimetrica, in alcuni casi esse vennero posizionate

obliquamente rispetto alla costa.

5.2.3 Principali problematiche

La realizzazione di queste opere a gettata, non essendo stata inquadrata in programmi

organici di intervento, ha solitamente innescato effetti di “bordo” indesiderati il più

delle volte esaltati nella zona sottoflutto a causa dei ridotti apporti solidi fluviali.

Inoltre, nel medio e lungo termine soprattutto in occasione delle mareggiate più

intense (in grado di “travolgere” con elevati sovralzi ed altezze d’onda anche le

barriere di tipo emerso), queste opere hanno determinato un graduale

“depauperamento” della fascia litoranea retrostante favorendo l’insorgere e la

concentrazione di correnti trasversali (rip current) in corrispondenza dei varchi non

protetti compresi tra le barriere . Tali correnti hanno causato la perdita verso il largo

delle frazioni più fini dei sedimenti e l’escavazione di profondi canali che in numerosi

casi hanno pregiudicato le testate delle opere richiedendo frequenti interventi di

manutenzione. Le conseguenze negative più evidenti possono essere così sintetizzate:

• deficit del bilancio solido con arretramento della linea di riva e alterazione

dei profili trasversali della spiaggia;

• alterazione dell’originario “fuso granulometrico” dei sedimenti con

incremento della frazione più grossolana (ghiaie e ciottoli) a discapito di

quella più fine (sabbie) talvolta snaturando l’originario aspetto del litorale

(con effetti negativi anche in termini di fruizione e aspetto paesaggistico);

• notevole ed innaturale approfondimento dei fondali in corrispondenza dei

varchi tra barriere contigue con conseguente scoscendimento e/o crollo

delle testate di estremità delle opere.

Per contro nel periodo estivo le ridotte condizioni di esposizione meteomarina

favoriscono l’insorgere di fenomeni di “ristagno” delle acque marine a tergo delle

barriere con esaltazione dei processi di eutrofizzazione.

Nel dettaglio, l’insieme delle indagini di campo condotte lungo il litorale abruzzese per

i siti a maggiore rischio, ha permesso di verificare in corrispondenza dei varchi dei

sistemi di scogliere frangiflutti distaccate approfondimenti dei fondali dagli originari –3

–4 m s.l.m. anche sino a –12,0 ÷ –13,0 m s.l.m. con effetti disastrosi e sicuramente non

previsti originariamente.

A titolo di esempio le figure 5.14 (litorale di Matinsicuro), 5.15 (litorale di Silvi) , 5.16

(litorale di Pescara sud) e 5.17 (litorale di Casalbordino) mostrano alcune situazioni

particolarmente eclatanti ove l’errata disposizione delle opere di difesa ha causato

rilevanti approfondimenti del fondale nei varchi ad opera delle correnti di rip ed il

conseguente depauperamento della matrice sabbiosa lungo la costa. Nella fig. 5. 17 bis

sono ripostati i risultati di una simulazione numerica del campo idrodinamico indotto

dal moto ondoso frangente lungo il litorale di Casalbordino ove sono state realizzate

due barriere distaccate a debole sommergenza di notevole lunghezza (superiori ad 1,5

km – vedi fig. 5.33). Le simulazioni mostrano chiaramente che tra i varchi delle barriere

si localizzano le correnti di rip che hanno provocato l’approfondimento dei fondali

mostrato dalla fig. 5.17. Nel varco posto ad est, il canale scavato dalle correnti supera i

–12,5 m di profondità che, tenendo conto della profondità originaria di imbasamento

delle opere di circa -4,5 m, evidenzia un approfondimento dei fondali di circa 8 m.

Inoltre, come è stato osservato nel precedente paragrafo, l’errata interpretazione del

clima ondametrico regionale ha portato in alcuni casi a disporre le opere distaccate con

giacitura non parallela alla costa. Con riferimento alle figure 5.24, 5.25 e 5.27, in alcuni

tratti del litorale posto a nord e a sud di Pescara le opere sono state orientate

ortogonalmente alla traversia proveniente da est, rendendo le stesse opere

totalmente inefficaci con moto ondoso proveniente da nord.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

595. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

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5.2.4 Strategie di riqualificazione e linee guida

Con riferimento alle principali tipologie di interventi esposte nel paragrafo 5.1 e

all’esposizione ondametrica regionale, in linea generale si può affermare che la

tipologia di intervento finora adottata, costituita dalle barriere distaccate tracimabili,

non costituisce di certo la soluzione ideale per i litorali abruzzesi in quanto essendo

presente quasi ovunque un trasporto solido longitudinale con scarsi apporti solidi

fluviali, sarebbe stato sicuramente più efficace ricorrere alla tipologia a pennelli (anche

lunghi) per la stabilizzazione del litorale.

Tuttavia si evidenzia che nel caso dell’Abruzzo ragionamenti basati esclusivamente su

considerazioni di tipo idrodinamico e morfodinamico, cioè che prescindono dallo stato

effettivo delle coste ed in particolare dal loro livello di antropizzazione, dalle attività

turistico-balnerai e dalle tipologie di difesa esistenti, non possono costituire l’unico

riferimento per le scelte da operare.

Infatti si può affermare che ogni tratto di litorale costituisce un caso a sé stante per il

quale è necessario stabilire quale sia la tipologia ottimale da adottare in relazione agli

obiettivi che si vogliono perseguire, alle condizioni al contorno, ai risultati degli studi

specialistici necessari per la progettazione.

Le numerose analisi che sono state eseguite nell’ambito della prima fase del presente

studio hanno evidenziato che per buona parte dei tratti di costa a rischio maggiore

risulta necessario ripristinare un’adeguata larghezza di spiaggia al fine di assicurare

un’idonea difesa dalle ingressioni del moto ondoso concomitanti a cospicui

innalzamenti del livello del mare e di non sottrarre spazio vitale alle attività di carattere

turistico-balneare. Il conseguimento di tale obiettivo non può prescindere dal

ripascimento artificiale delle spiagge. Infatti, considerando i modesti apporti solidi dei

corsi d’acqua, è solo attraverso il ripascimento delle spiagge in erosione che si può

ottenere un avanzamento medio significativo della linea di battigia dei tratti di costa in

crisi. Le considerazioni sopra esposte non vogliono però nascondere le difficoltà legate

ad una campagna di interventi sul litorale abruzzese basata sui ripascimenti artificiali.

Per sopperire al fabbisogno della costa abruzzese, sono necessari ingenti volumi di

sabbia, dell’ordine di circa 10x106 m3, che, considerati i vincoli ambientali sulle cave

terrestri, possono essere coltivati solamente da cave sottomarine, di difficile

reperimento nell’Adriatico centrale se non ad elevate profondità e quindi con ingenti

oneri economici. È necessario comunque evidenziare che anche le cave sottomarine

costituiscono una risorsa “limitata” in termini quantitativi.

La necessità di disporre di cave sottomarine per la coltivazione della sabbia a scopo di

ripascimento era già stata evidenziata nell’ambito del progetto R.I.C.A.M.A. e di

conseguenza la Regione Abruzzo, durante la redazione del presente studio, già

disponeva di importanti indicazioni fornite dai geologi delle Università di Pescara e di

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

60

Fig. 5.14

Martinsicuro: situazione

prima degli interventi.

Fenomeni di erosione

localizzata indotti da una

errata disposizione delle

opere.

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Roma “La Sapienza”, che avevano ricevuto l’incarico dalla stessa Regione di individuare

giacimenti di sabbia a mare.

Per limitare i volumi di sabbia necessari si è ritenuto opportuno orientare gli interventi

nelle situazioni più gravi verso tipologie miste, che comprendano non solo i versamenti

di sabbia ma anche la realizzazione di opere di difesa “rigide” secondo la tipologia a

celle di cui si è accennato in precedenza. Infatti tali opere oltre a difendere il litorale dal

moto ondoso hanno il compito di confinare il materiale versato riducendo le perdite di

sabbia ed i conseguenti oneri di manutenzione. Come mostrato con alcuni esempi

esposti nel precedente paragrafo, i rilievi effettuati hanno evidenziato che nella

maggior parte dei casi risulta impensabile utilizzare le opere “rigide” esistenti per

proteggere il materiale di ripascimento destinato alla realizzazione delle nuove spiagge

artificiali. Infatti tali opere a causa di numerosi errori compiuti nel loro

dimensionamento hanno in molti casi peggiorato la situazione esistente favorendo la

formazione di vie di fuga della sabbia verso il largo ad opera delle correnti di “rip”.

Un ulteriore fattore, anche se non tecnico, di cui si è dovuto in parte tenere conto

nell’individuazione delle tipologie di intervento è costituito da quello psicologico, nel

senso che le popolazioni rivierasche ed in particolar modo i balneatori sono

fermamente convinti che l’unica soluzione perseguibile sia costituita dalle difese

parallele esistenti.

In conclusione si è deciso di indirizzare le attività di progettazione mediante la

redazione di apposite linee guida, lasciando poi alla fase progettuale l’onere di

individuare la soluzione ottimale per ciascun sito. Le linee guida individuate sono di

seguito elencate:

• evitare che i nuovi interventi possano accentuare fenomeni erosivi nelle

zone limitrofe alle aree di intervento;

• privilegiare l’impiego di sistemi di protezione costieri caratterizzati da

limitati impatti ambientali ponendo una particolare attenzione agli effetti da

essi indotti sia sulla qualità delle acque costiere sia sull’impatto visivo;

• privilegiare l’impiego della ricostruzione artificiale delle spiagge mediante la

tecnica del “ripascimento”;

• evitare, dove possibile, l’impiego di armature di foci fluviali al fine di

valorizzare la capacità di trasporto dei sedimenti dei corsi d’acqua a

beneficio del trasporto solido costiero;

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

615. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Fig. 5.15

Silvi: situazione prima degli

interventi. Fenomeni di

erosione localizzata indotti

da una errata disposizione

delle opere.

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• ottimizzare gli interventi al fine di limitare i costi complessivi di costruzione

e manutenzione;

• individuare i costi complessivi degli interventi (costruzione, monitoraggio,

manutenzione);

• fornire idonee prescrizioni per lo sviluppo delle successive fasi di

progettazione e di monitoraggio.

5.3 Sviluppo dei progetti e verifica

di sostenibilità tecnico-territoriale

Sulla base dei risultati dell’analisi di rischio, si sono in primo luogo individuati i progetti

di fattibilità da sviluppare accorpando in alcuni casi i tratti di costa classificati a rischio

elevato ed estendendo le aree di intervento anche alle zone limitrofe per evitare

“l’esportazione” del processo erosivo.

I progetti sviluppati hanno riguardato le seguenti località:

• Martinsicuro e parte di Alba Adriatica;

• Roseto;

• Pineto, Silvi e Città S. Angelo;

• Montesilvano e parte di Pescara nord;

• Pescara e Francavilla;

• Fossacesia;

• Casalbordino;

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

62

Fig. 5.16

Silvi: situazione prima degli

interventi. Fenomeni di

erosione localizzata indotti

da una errata disposizione

delle opere.

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Nel rispetto delle linee guida progettuali, per ogni singolo intervento sono state

elaborate alcune soluzioni alternative che sono state poi tra di loro confrontate con

riferimento ai principali parametri tecnici, ambientali e economici di interesse. I

parametri assunti per eseguire il confronto sono di seguito elencati:

Parametri tecnici

• efficienza idraulica e morfologica del sistema di difesa;

• stabilità e durabilità delle opere;

• modalità realizzative dell’intervento;

• possibilità di utilizzare scogliere esistenti;

• disponibilità di materiale da utilizzare per ripascimento;

• sicurezza del sistema di difesa dal punto di vista della balneazione;

• fruibilità della costa da mare con piccoli natanti.

Parametri ambientali

• influenza del sistema di difesa sulla stabilità dei litorali adiacenti;

• influenza del sistema di difesa sulla qualità dell’acqua costiera;

• influenza del sistema di difesa sulla qualità del materiale che tende a

depositarsi nelle zone protette;

• impatto visivo;

• influenza del sistema di difesa sulle foci fluviali.

Parametri economici

• costi di costruzione;

• costi di manutenzione;

• costi di monitoraggio.

L’adozione di tale metodo ha quindi consentito di selezionare sito per sito la tipologia

di intervento ottimale tenendo conto dei principali fattori di impatto di ciascuna

soluzione alternativa. A conclusione di ciascun progetto di fattibilità sono state fornite

delle opportune prescrizioni rivolte ad indirizzare gli studi da eseguire per supportare

le successive fasi di progettazione.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

635. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Fig. 5.17

Silvi: situazione prima degli

interventi. Fenomeni di

erosione localizzata indotti

da una errata disposizione

delle opere.

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Le caratteristiche principali delle soluzioni tipologiche individuate per i litorali sabbiosi

(coste basse) a rischio elevato sono riassunte nel seguito.

5.3.1 Martinsicuro e parte di Alba Adriatica

Il litorale di Martinsicuro (fig. 5.18), posto a sud della foce del Fiume Tronto, è allo

stato attuale quasi interamente protetto da barriere distaccate emergenti, realizzate

tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ‘80. Successivamente, nella metà degli anni

’80, sono state realizzate a protezione dell’abitato di Villa Rosa una serie di barriere di

cui due sommerse ed alla fine degli anni ’90 tre pennelli posti nella parte meridionale

del tratto di costa protetto.

Per quanto riguarda l’erosione, la zona caratterizzata dalla maggiore criticità è quella

posta di fronte all’abitato di Villa Rosa, ove le barriere sommerse del 1985 non hanno

prodotto i benefici attesi in fase di progetto. Nel tratto di costa che si estende da tali

barriere sommerse fino a circa 600 m a sud della foce del torrente Vibrata, che segna il

confine con il comune di Alba Adriatica, si è verificato nel periodo 1994-2000 un

arretramento medio della linea di riva pari a circa 20 m con valori massimi di oltre 50

m. L’origine dei fenomeni erosivi di questo tratto di costa sono da imputare in primo

luogo alla riduzione degli apporti solidi dei corsi d’acqua ed in particolare a quelli del

fiume Tronto che, a ragione dell’ estensione del suo bacino idrografico, costituisce uno

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

64

Fig.5.17 Bis

Casalbordino - risultati

della simulazione numerica:

a sinistra moto ondoso, a

destra livelli e correnti

generate dalle onde.

Si osservino le forti

correnti di rip che si

localizzano tra i varchi e

che determinano

l’escavazione dei fondali

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dei principali fiumi che sfociano sulla costa abruzzese segnando il confine con la

Regione Marche. Tale riduzione ha avuto effetti negativi in modo rilevante sul litorale

abruzzese a causa della direzione del moto ondoso incidente che spinge i sedimenti

dalla foce del Tronto verso sud. Di conseguenza la riduzione degli apporti solidi fluviali

si è risentita immediatamente lungo le coste di Martinsicuro ove, intervenendo con

opere di difesa di tipo rigido, si è progressivamente esportata l’erosione verso sud. Le

opere realizzate, costituite principalmente da difese parallele, hanno in molti casi

favorito la formazione di “correnti di rip” che determinano in occasione delle

mareggiate di maggiore intensità, la fuga irreversibile dei sedimenti verso il largo al di

fuori della “fascia attiva”.

Accanto alla riduzione degli apporti solidi fluviali una ulteriore causa che sicuramente

ha contribuito all’acuirsi dei fenomeni erosivi è da attribuire alla massiva

antropizzazione della fascia costiera (realizzazione del lungomare, stabilimenti

balneari, abitazioni, ecc.) che ha determinato la scomparsa della duna costiera ed ha

ridotto la capacità naturale del litorale di far fronte agli eventi meteomarini estremi.

L’intervento individuato (fig. 5.19 ) è così articolato:

• realizzazione di un sistema di difesa a celle di contenimento (per uno

sviluppo complessivo di circa 2000 m) nel tratto di costa prospiciente Villa

Rosa costituito da:

• una barriera parallela sommersa;

• nove pennelli di contenimento, in parte emergenti e in parte sommersi,

intestati sulla barriera sommersa;

• salpamento delle opere di difesa esistenti e recupero dei massi salpati per la

realizzazione delle nuove opere di difesa e di contenimento della sabbia di

ripascimento;

• ricostituzione di una adeguata larghezza della spiaggia tramite il versamento

di circa 820.000 m3 di sabbia di ripascimento nel tratto di costa che si

estende da Villa Rosa fino a circa 600 m a sud della foce del Vibrata. Il

ripascimento prevede un avanzamento medio della linea di riva pari a 40 m

nel tratto protetto dalla barriera sommersa e pari a circa 35 m nel restante

litorale.

Si evidenzia che il ripascimento libero, previsto a sud del sistema di difese a celle, ha

l’obiettivo di alimentare il trasporto longitudinale a beneficio del comune di Alba

Adriatica.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

655. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Fig. 5.18

Tratto meridionale del

litorale di Martinsicuro e

tratto settentrionale di

Alba Adriatica. Situazione

attuale

Fig. 5.19

Martinsicuro - Alba

Adriatica. Interventi

previsti dallo studio di

fattibilità.

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5.3.2 Roseto

Il litorale di Roseto (fig. 5.20) è allo stato attuale interamente protetto da opere di

difesa, la maggior parte delle quali è costituita da barriere distaccate emergenti

realizzate per lo più tra gli anni ’70 e ’80. In particolare, a partire dalla foce del Tordino

e procedendo verso sud, nel tratto di costa in esame sono presenti:

a. tre barriere distaccate debolmente sommerse ealizzate nel 1986,

b. venticinque barriere distaccate emerse realizzate tra il 1978 ed il 1979,

c. sei pennelli di cui uno sommerso,

d. sei barriere sommerse,

e. una serie di barriere distaccate caratterizzate da un orientamento obliquo

rispetto all’andamento medio della linea di riva realizzate tra il 1972 e il 1986.

Anche in questo caso l’origine dei fenomeni erosivi è da imputare principalmente alla

riduzione del trasporto solido fluviale che per il tratto di costa in questione riguarda

principalmente il fiume Tordino. Si evidenzia che la costruzione del Porto di Giulianova

ha contribuito a sostenere il tratto di costa posta a nord della foce del Tordino mentre

quello posto a sud di esso ha maggiormente risentito della riduzione degli apporti del

fiume.

Nonostante questa estensiva “armatura” della spiaggia, in corrispondenza della

frazione di Cologna Spiaggia, per un tratto di costa che si estende dalla foce del

Tordino verso sud per circa 3700 m caratterizzato da una modesta larghezza della

spiaggia (mediamente pari a circa 30 m), si è verificato nel periodo 1994-2000 un

arretramento medio della linea di riva pari a circa 10 m con valori massimi di erosione

compresi tra 20 e 26 m. La generale tendenza evolutiva del litorale in esame fa ritenere

inadeguato l’attuale sistema di difesa, la cui sola manutenzione non ne assicurerebbe

una completa riqualificazione.

L’intervento individuato (fig. 5.21) è così articolato:

• realizzazione di un sistema di difesa a celle di contenimento (per uno

sviluppo complessivo di 2000 m) nel tratto di costa prospiciente Cologna

Spiaggia costituito da:

• una barriera sommersa da realizzare risagomando le barriere emergenti

esistenti;

• otto pennelli di contenimento in parte emergenti e in parte sommersi.

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

66

Fig. 5.20

Roseto degli Abruzzi.

Situazione attuale

Fig. 5.21

Roseto degli Abruzzi.

Interventi previsti dallo

studio di fattibilità

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• salpamento delle opere di difesa esistenti e recupero dei massi salpati per la

realizzazione delle nuove opere di difesa e di contenimento della sabbia di

ripascimento;

• realizzazione di quattro pennelli a “T” di cui uno si raccorda alle barriere

sommerse esistenti;

• ricostituzione di una adeguata larghezza della spiaggia mediante il

versamento di circa 800.000 m3 di sabbia di ripascimento nel tratto di costa

che si estende dalla foce del Tordino verso sud per circa 3700 m. Il

ripascimento prevede un avanzamento medio della linea di riva pari a 25 m

nel tratto protetto dalla barriera sommersa e pari a circa 40 m nel restante

litorale.

5.3.3 Pineto, Silvi e Città S. Angelo

Il tratto di costa compreso tra le foci del Fiume Vomano a nord e del Saline a sud (fig.

5.22), è interessato dalla presenza di opere di difesa costiera solo per i tratti più

prossimi agli apparati di foce del Vomano a nord e del Piomba e Saline a sud. Più in

dettaglio: a sud della foce del Vomano negli anni ’80 sono stati realizzati tre pennelli

corti in massi naturali abbinati a ripascimenti della spiaggia con ghiaie e ciottoli; per il

tratto di costa prospiciente le foci del Saline e del Piomba e fino a circa 1 km a nord del

torrente Piomba sono state realizzate a partire dagli anni ’80 una serie di barriere

sommerse sottoposte recentemente a lavori di manutenzione ad opera del Genio

Civile OO.MM. di Ancona. Per salvaguardare un complesso di abitazioni residenziali

limitrofe alla foce del Piomba nel corso degli ultimi dieci anni è stata posta in opera e

ricaricata nel corso degli anni una barriera radente in massi naturali che oltre a

penalizzare notevolmente le condizioni di fruibilità e l’ampiezza utile della spiaggia

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

675. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Fig. 5.22

Tratto di costa compreso

tra le foci del fiume

Vomano e del Saline.

Situazione attuale

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prospiciente ha introdotto fenomeni di erosione anche per le spiagge poste

sottoflutto. Nel 2001 la Provincia di Teramo ha progettato un sistema di versamento di

sabbia e ghiaia, da attuarsi tramite la preventiva realizzazione di pennelli corti che

assolvono alla funzione di rampe di versamento, al fine di poter intervenire, anche in

caso di somma urgenza, con interventi “morbidi” in luogo delle classiche opere di

difesa radenti dimostratesi inefficaci per il litorale in esame.

Come già evidenziato negli studi condotti dalla provincia di Teramo, il litorale che si

estende dalla foce del Fiume Vomano verso sud in località Scerne è contraddistinto da

una spiaggia ghiaiosa e ciottolosa stabilizzata da un sistema di tre pennelli ma con

fenomeni di deriva e perdita dei sedimenti più fini. I pennelli presentano evidenti segni

di “ammaloramento” con un generale assestamento delle mantellate più evidente nei

tratti di testata. Nel tratto di litorale prospiciente l’abitato di Pineto si è registrato negli

ultimi anni una regressione della linea di riva associata anche ad un aumento delle

frazioni ghiaiose e ciottolose dei sedimenti che in qualche misura “snaturano”

l’originale facies sedimentologica della spiaggia di Pineto. I fenomeni di regressione

della linea di riva più marcati riguardano il tratto di litorale di Silvi che si sviluppa dalla

località “Villaggio del Fanciullo” sino alla foce del Piomba. In questa zona, nonostante la

presenza delle barriere sommerse per uno sviluppo complessivo di circa 1200 m, i

fenomeni di arretramento della linea di riva sono comunque evidenti e ormai da diversi

decenni hanno coinvolto direttamente gli insediamenti dei centri residenziali. Il

perdurare dei fenomeni erosivi è legato al fatto che le barriere sommerse inducono la

formazione di correnti associate al moto ondoso più intenso che favoriscono la deriva

dei sedimenti verso il largo. L’intervento proposto prende spunto dallo studio di

fattibilità redatto nel 1998 dalla Provincia di Teramo; si è preliminarmente verificata la

congruenza delle ipotesi di base e degli obiettivi progettuali definiti per quello studio

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

68

Fig. 5.23

Tratto di costa compreso

tra le foci del fiume

Vomano e del Saline.

Interventi previsti dallo

studio di fattibilità

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rispetto all’attuale scenario evolutivo. L’insieme dei dati di campo e delle analisi

condotte ha confermato la piena sostenibilità dello scenario di interventi previsti

consentendo una definizione di maggiore dettaglio.

L’intervento proposto (fig. 5.23) è stato concepito in modo tale da non realizzare

nuove opere nei tratti di costa dove queste non sono attualmente presenti. Pertanto

sono stati proposti versamenti periodici di sabbia al fine di alimentare le spiagge di

Pineto e Silvi. Tali versamenti, la cui frequenza e estensione dovrà essere stabilita nel

dettaglio nell’ambito dei livelli superiori di progettazione, ammontano a circa 500.000

m3 di sabbia e dovranno essere eseguti nell’arco di 10/15 anni.

Per proteggere il litorale nord di Pineto e contrastare la deriva longitudinale delle

ghiaie è stata prevista la ricarica dei tre pennelli attualmente ubicati in prossimità della

foce del Vomano.

Per quanto riguarda la zona meridionale del litorale di Silvi e il litorale di Città

Sant’Angelo è stato previsto un ripascimento delle spiagge tale da determinare un

avanzamento medio della linea di riva a regime, cioè al netto delle perdite di sabbia

iniziali dovute al fenomeno dell’overfill e alla risagomatura naturale del profilo

trasversale di ripascimento, pari a circa 30 m. Il ripascimento prevede il versamento di

circa 370.000 m3 di sabbia.

Infine per garantire un adeguato livello di protezione del tratto di spiaggia ubicato nella

zona meridionale del litorale di Silvi e attualmente difeso da una scogliera radente è

stata prevista la realizzazione di due pennelli di contenimento della sabbia di

ripascimento.

5.3.4 Montesilvano - Pescara nord

Il tratto di costa compreso tra la foce del Saline ed il porto turistico di Pescara (fig. 5.24)

è interamente difeso da tre serie di barriere distaccate emergenti in massi naturali

realizzate a partire dagli anni ’60. Lo stato attuale è il risultato di molteplici interventi

spesso improntati al salpamento e/o alla riqualificazione di barriere realizzate

precedentemente. Tale modalità di intervento ha interferito notevolmente con la

dinamica evolutiva naturale e ha prodotto effetti il più delle volte contrastanti e negativi

per le spiagge limitrofe alle zone d’intervento.

Dalla foce del Saline si estende verso sud una prima fila di barriere distaccate realizzate

per la maggior parte tra il 1970 ed il 1972. La seconda serie, realizzata tra il 1997 ed il

1998, è ubicata in una posizione poco più avanzata rispetto alla prima serie di barriere.

La terza serie è ubicata ad una distanza dalla linea di riva molto variabile a causa del suo

andamento curvilineo.

Inoltre, le barriere che difendono il tratto meridionale del litorale di Montesilvano e

quello di Pescara sono caratterizzate da un orientamento obliquo (nord-nord-ovest)

rispetto all’andamento medio della linea di riva e pressoché parallelo alla direzione del

moto ondoso più intenso e più frequente come evidenziato nella figura 5.25. Tali

barriere sono state realizzate negli anni 1982-1983, 1988 e 1992-1993. Il litorale che si

estende dalla zona dove si sovrappongono la serie centrale e meridionale di barriere

fino a circa 500 m a sud del confine meridionale è caratterizzato da una esigua

larghezza di spiaggia e da fenomeni erosivi: la linea di riva è posizionata ad una distanza

media dal lungomare e dagli stabilimenti balneari rispettivamente pari a circa 60 e 27

m. In alcuni punti tali distanze tendono a ridursi ulteriormente fino a raggiungere

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

695. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Fig. 5.24

Tratto di costa compreso

tra la foce del Saline e il

porto di Pescara.

Situazione attuale

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rispettivamente circa 30 e 10 m. Questa circostanza, unitamente al fatto che la quota

della spiaggia emersa non supera +1,5 m sul l.m.m., rende questo tratto di litorale

particolarmente vulnerabile. Infatti è sufficiente un modesto innalzamento del livello

del mare dovuto alla marea meteorologica, per esporre il lungomare o gli stabilimenti

all’azione diretta del moto ondoso. Gli elementi evidenziati sono imputabili in parte alla

discontinuità tra la posizione delle due serie di barriere distaccate e in parte, come

evidenziato precedentemente, all’inclinazione delle barriere rispetto allo sviluppo della

linea di riva e alla direzione del moto ondoso incidente prevalente.

L’intervento individuato (fig. 5.26) è così articolato:

• realizzazione di un sistema di difesa a celle di contenimento (per uno

sviluppo complessivo di circa 1200 m) costituito da:

• una barriera sommersa;

• cinque pennelli di contenimento con un primo tratto emergente e

pedonabile radicato a terra ed un secondo tratto sommerso, disposti ad un

interasse di circa 250 m;

• sei pennelli di contenimento con un primo tratto emergente e pedonabile

radicato a terra ed un secondo tratto sommerso, disposti ad un interasse di

circa 250 m e collegati alle antistanti barriere emergenti;

• realizzazione di un pennello di forma arcuata e radicato a terra nella zona

adiacente al molo ovest del porto canale di Pescara avente l’obiettivo di

bloccare i sedimenti a monte dell’area portuale;

• salpamento di sedici barriere emergenti esistenti e recupero dei massi

salpati per la realizzazione delle nuove opere di difesa e di contenimento

della sabbia di ripascimento;

• ricostituzione di una adeguata larghezza della spiaggia (mediamente pari a

circa 100 m) tramite il versamento di circa 520.000 m3 di sabbia di

ripascimento. Il ripascimento prevede un avanzamento medio della linea di

riva in esercizio pari a 45 m.

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

70

Fig. 5.25

Confronto tra la

distribuzione direzionale

annuale del moto ondoso

locale e la disposizione

planimetrica delle opere di

difesa

Fig. 5.26

Montesilvano-Pescara

nord. Interventi previsti

dallo studio di fattibilità

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5.3.5 Pescara sud - Francavilla

Il tratto di costa compreso tra il porto turistico di Pescara e per tutta la fascia litoranea

del comune di Francavilla al Mare (fig. 5.28) è caratterizzato dalla presenza di circa 130

barriere distaccate emergenti in massi naturali, realizzate a partire dagli anni ’60. La

maggior parte delle barriere distaccate ha un orientamento obliquo (nord-nord-ovest)

rispetto all’andamento medio della linea di riva e pressoché parallelo alla direzione del

moto ondoso più intenso e più frequente, come evidenziato nella fig. 5.27. Sono

presenti anche delle opere di tipo trasversale (pennelli), che nella zona ubicata in

prossimità del porto turistico sono abbinati a barriere di tipo sommerso. Lungo il

litorale in esame sfociano due fiumi, l’Alento e il Foro. Nel 1989 sull’Alento è stata

realizzata l’armatura della foce, mentre in prossimità della foce del Foro è stato

realizzato un pennello per il contenimento del “drift” litoraneo diretto verso sud-est.

In prossimità del porto turistico si è manifestata dal 1984 in poi una tendenza alla

deposizione di sedimenti a ridosso del molo di sottoflutto. La deposizione dei

sedimenti ha comportato la riduzione della profondità dei fondali antistanti

l’imboccatura portuale con conseguenze negative sull’accessibilità al porto turistico.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

715. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Fig. 5.27

Pescara sud. Confronto tra

la distribuzione direzionale

annuale del moto ondoso

locale e la disposizione

planimetrica delle opere di

difesa

Fig. 5.28

Pescara sud-Francavilla.

Situazione attuale

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Il tratto di costa prospiciente al teatro D’Annunzio, attualmente protetto da un sistema

di difesa costituito da una barriera sommersa, da barriere emergenti e da una serie di

pennelli, è caratterizzato da una esigua larghezza di spiaggia e da fenomeni erosivi che

rendono questo tratto di litorale particolarmente vulnerabile rispetto all’azione del

moto ondoso.

Il tratto di costa che si estende per circa 2,5 km a nord della foce dell’Alento è risultato

nel periodo 1994-2000 in erosione con valori mediamente compresi tra 15 e 20 m e

con punte di 30 m. Inoltre in tale tratto di costa la larghezza di spiaggia pur essendo

mediamente pari a circa 100 m è caratterizzata da punti in cui si riduce fino a circa 35

m.

Nel tratto di costa che si estende dalla foce dell’Alento al pontile di Francavilla,

caratterizzato da una modesta larghezza della spiaggia (mediamente pari a circa 30 m),

si è verificato nel periodo 1994-2000 un arretramento medio della linea di riva pari a

circa 10 m.

Il tratto di costa che si estende per circa 1,4 km a nord della foce del Foro (fig. 5.30)

risulta caratterizzata non solo da una esigua larghezza di spiaggia ma anche da una

tendenza all’erosione con un arretramento medio della linea di riva nel periodo

1994-2000 pari a circa 10 m.

Si evidenzia che le criticità elencate e la generale tendenza evolutiva del litorale in

esame fanno ritenere inadeguato l’attuale sistema di difesa. Si evidenzia inoltre che

interventi mirati alla sola manutenzione delle opere presenti consentirebbero di

migliorare la protezione del litorale ma non ne determinerebbero una riqualificazione.

Per il tratto di costa compreso tra il porto turistico di Pescara e la foce dell’Alento,

l’intervento individuato (fig. 5.29) prevede le seguenti attività:

• realizzazione di un sistema di difesa a celle di contenimento (per uno sviluppo

complessivo di circa 1500 m) nel tratto di costa adiacente al molo di sottoflutto

del porto turistico, sistema costituito da:

• barriera sommersa;

• sei pennelli di contenimento, di cui due totalmente emergenti e quattro in

parte sommersi.

• realizzazione di 12 pennelli a “T”, costituiti da un primo tratto emergente e

pedonabile radicato a terra e da un secondo tratto sommerso, disposti ad un

interasse di circa 300 m;

• salpamento delle opere di difesa esistenti e recupero dei massi salpati per la

realizzazione delle nuove opere di difesa e di contenimento della sabbia di

ripascimento;

• salpamento dell’armatura della foce dell’Alento fatta eccezione per il tratto di

armatura disposta trasversalmente rispetto alla linea di riva;

• ricostituzione di una adeguata larghezza della spiaggia (mediamente pari a circa

100 m) tramite il versamento di circa 950.000 m3 di sabbia di ripascimento. Il

ripascimento prevede un avanzamento medio della linea di riva pari a 33 m nel

tratto protetto dalla barriera sommersa e pari a circa 27 m nel restante litorale.

Per il tratto di costa compreso tra la foce dell’Alento e la foce del Foro, l’intervento

individuato (fig. 5.30) prevede le seguenti attività:

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

72

Fig. 5.29

Pescara sud. Interventi

previsti dallo studio di

fattibilità

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• realizzazione di un sistema di difesa a celle di contenimento (per uno sviluppo

complessivo di crica 1400 m) nel tratto centrale del litorale costituito da:

• barriera sommersa da realizzare mediante il risagomamento di una serie di

barriere emergenti esistenti;

• cinque pennelli di contenimento, di cui due totalmente emergenti e tre in

parte sommersi.

• realizzazione di 9 pennelli a “T”, costituiti da un primo tratto emergente e

pedonabile radicato a terra e da un secondo tratto sommerso, disposti ad un

interasse di circa 300 m

• salpamento di parte delle opere di difesa esistenti e recupero dei massi salpati

per la realizzazione delle nuove opere di difesa e di contenimento della sabbia di

ripascimento;

• ricostituzione di una adeguata larghezza della spiaggia (mediamente pari a circa

75 m) tramite il versamento di circa 960.000 m3 di sabbia di ripascimento. Il

ripascimento prevede un avanzamento medio della linea di riva pari a 30 m nel

tratto protetto dalla barriera sommersa e pari a circa 35 m nel restante litorale.

5.3.6 Fossacesia

Il litorale del comune di Fossacesia (fig. 5.31) si estende per circa 4,9 km dalla zona

immediatamente a sud del promontorio di Punta Cavalluccio fino alla foce del fiume

Sangro. La granulometria della spiaggia emersa è di tipo prevalentemente

sabbioso-ciottoloso con presenza di zone dove la costa è alta (costituita da roccia o da

materiali di deposito) e leggermente arretrata rispetto alla battigia. Il litorale comunale

è difeso nel tratto che si estende dal confine con Rocca San Giovanni fino alla zona della

stazione ferroviaria. Procedendo da nord verso sud, il litorale è difeso da due barriere

sommerse recentemente realizzate dal Genio Civile OOMM di Ancona che si

sovrappongono ad una difesa radente retrostante, tre barriere emergenti ciascuna

lunga circa 60 m, una barriera sommersa lunga circa 800 m e collegata alle estremità a

due pennelli sommersi radicati a terra,una barriera emergente lunga circa 130 m. In

prossimità della foce del fiume Sangro è presente un approdo turistico di recente

realizzazione.

Gli elementi di criticità che caratterizzano il litorale di Fossacesia sono legati ai

problemi di erosione che si sono manifestati nel tratto settentrionale, particolarmente

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

735. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Fig. 5.30

Francavilla. Interventi

previsti dallo studio di

fattibilità

Fig. 5.31

Fossacesia. Situazione

attuale

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evidenti nella zona adiacente il confine nord del comune ed in quello prospiciente alla

stazione ferroviaria, dove si sono verificati nel periodo 1994-2000 arretramenti della

linea di riva compresi tra 10 e 30 m.

Il restante litorale risulta sostanzialmente stabile o in debole accrescimento.

L’intervento individuato (figura 5.32) è articolato come segue:

• risagomatura dei due pennelli in corso di realizzazione da parte del Genio Civile

OOMM di Ancona. La risagomatura dei pennelli è finalizzata a favorire il

contenimento della sabbia di ripascimento;

• prolungamento verso sud della barriera sommersa;

• realizzazione di un pennello di contenimento in parte emergente ed in parte

sommerso collegato alla barriera emergente;

• ricostituzione di una adeguata larghezza della spiaggia tramite il versamento di

circa 260.000 m3 di sabbia di ripascimento su un fronte di circa 1400 m. Il

ripascimento prevede un avanzamento medio della linea di riva in esercizio pari

a 30 m.

5.3.7 Casalbordino

Il tratto di costa compreso tra le foci dei fiumi Osento e Sinello (fig. 5.33) è interamente

difeso da due serie di barriere sommerse distaccate in massi naturali realizzate a

partire dagli anni ’80; a tergo delle barriere sommerse prospicienti il lungomare di

Casalbordino Lido nel 1997 è stata realizzata una seconda barriera sommersa

confinata lateralmente da due pennelli delimitando così una “cella” di contenimento di

sabbie di ripascimento. I fenomeni di erosione che hanno interessato la foce del fiume

Sinello hanno portato nel corso degli anni alla realizzazione di due moli guardiani. Oltre

alle opere ricadenti nel comune di Casalbordino, a partire dalla foce dell’Osento si

estende verso nord un’altra serie di barriere distaccate (ricadenti nel comune di

Torino di Sangro) inizialmente sommerse ma recentemente ricaricate ottenendo una

berma di sommità emergente circa 1.5 m s.l.m.; quest’intervento ha esaltato i

fenomeni di erosione della foce del fiume Osento.

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

74

Fig. 5.32

Fossacesia. Interventi

previsti dallo studio di

fattibilità

Fig. 5.33

Casalbordino.

Situazione attuale

Page 76: Analisi di rischio - fonderia.regione.abruzzo.itfonderia.regione.abruzzo.it/images/dossier/AbruzzoARCOSTA.pdf · il rischio delle aree vulnerabili. Fattibilità di interventi di difesa

A partire dal 1996 i comuni di Casalbordino e di Torino di Sangro, anche tramite il

finanziamento della Regione, hanno appaltato ed approvato studi specialistici finalizzati

all’attuazione di interventi di manutenzione e salvaguardia del litorale. Recentemente

(2001) il Comune di Casalbordino ha approvato il progetto definitivo per la

salvaguardia di tutto il litorale in esame.

Gli elementi di criticità che caratterizzano il litorale di Casalbordino sono dati dall’

esiguità della larghezza di spiaggia soprattutto per il tratto prospiciente il lungomare di

Casalbordino Lido occupato anche dalle infrastrutture di stabilimenti balneari. I

fenomeni erosivi sono più marcati in prossimità degli apparati di foce (Osento e

Sinello). La realizzazione negli anni ’80 delle due serie di barriere sommerse ha

innescato nel tempo un fenomeno di progressivo approfondimento dei fondali in

corrispondenza del varco presente tra le due opere, indotto dalle correnti di riflusso

associate al moto ondoso; i rilievi batimetrici condotti negli ultimi anni (fig. 5.17) hanno

evidenziato come questo fenomeno si sia esteso su un’ampia area coinvolgendo e

smantellando la testata di estremità della barriera posta più a sud ed esponendo così

maggiormente il litorale di Casalbordino Lido all’erosione del moto ondoso. La

realizzazione della seconda barriera sommersa lungo il litorale di Casalbordino Lido ha

stabilizzato i fenomeni erosivi ma il comune di Casalbordino non ha ancora completato

il piano di ripascimento previsto dal progetto per mancanza di fondi. Allo stato attuale

la larghezza della spiaggia di Casalbordino Lido è ancora limitata ed in occasione delle

mareggiate più intense le infrastrutture balneari possono essere interessate dall’azione

del moto ondoso.

• La spiaggia compresa tra Casalbordino Lido e la foce del Sinello è quella

contraddistinta da un trend erosivo più intenso che coinvolge anche la strada

litoranea, per la cui salvaguardia negli ultimi anni è stata realizzata con carattere

di urgenza una scogliera radente con l’effetto di esaltare i fenomeni di erosione

alle due estremità.

L’intervento individuato prevede le seguenti attività:

• chiusura del varco esistente tra le due barriere sommerse mediante il

versamento di materiale scapolo e la realizzazione di un breve tratto di barriera

sommersa;

• realizzazione di un pennello pedonabile e sommerso al centro del tratto di

spiaggia antistante a Casalbordino Lido al fine di moderare le rotazioni della

linea di riva;

• realizzazione di tre pennelli pedonabili adiacenti alla foce dell’Osento;

• realizzazione di due scogliere sommerse con sviluppo ortogonale alla linea di

riva a collegamento delle due barriere sommerse antistanti a Casalbordino

Lido;

• ricostituzione di una adeguata larghezza della spiaggia tramite il versamento di

circa 700.000 m3 di sabbia di ripascimento. Il ripascimento prevede un

avanzamento medio della linea di riva in esercizio pari a 40 m nel tratto di

spiaggia antistante a Casalbordino Lido e pari a 35 m nelle restanti spiagge.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

755. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Fig. 5.34

Casalbordino.

Interventi previsti dallo

studio di fattibilità

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5.3.8 Costi degli interventi

La tabella 5.4 riassume i soli costi delle opere (al netto dell'IVA) individuati nel 2000 per

ciascun intervento. Il costo delle opere è stato valutato attraverso un computo

metrico-estimativo, applicando i prezzi della Regione Abruzzo e non tiene conto delle

spese generali (progettazione, direzione lavori ecc.). Per quanto riguarda i costi di

manutenzione, si evidenzia che questi sono stati valutati su un arco di tempo di circa 15

anni ed includono gli interventi di ripascimento necessari per fare fronte alle perdite di

sabbia. La Giunta Regionale nel 2005, tenendo conto della revisione del Prezziario

Regionale delle Opere Pubbliche intervenuta nel 2004 e dell'incremento degli oneri di

manutenzione e di ripascimento dovuti al mancato intervento nel tempo trascorso, ha

rivalutato il costo complessivo degli interventi elevandolo a c.ca 150 milioni di Euro.

Tale valore include l'IVA e le spese generali. Complessivamente i progetti sviluppati

prevedono l’impiego di circa 7.000.000 di m3 di sabbia (tale valore include anche i

volumi necessari per effettuare la manutenzione su un arco di tempo di circa 10 anni).

5.4 La fattibilità dal punto di vista

finanziario ed economico

Le condizioni di fattibilità di interventi di difesa costiera sono essenzialmente due:

• che l’investimento di difesa serva a proteggere valori immobiliari e/o flussi di

formazione di reddito messi in pericolo ove gli interventi non siano attuati;

• che l’amministrazione pubblica sia in grado di reperire le risorse finanziarie

necessarie ad attuare l’intervento in tempi utili: in questo caso circa 96 milioni di

euro nell’arco di 10 anni per l’intero programma di difesa della costa abruzzese;

Le valutazioni effettuate nei precedenti capitoli hanno fornito le indicazioni sintetizzate

qui di seguito.

Dal punto di vista finanziario la valutazione di fattibilità ha indicato la necessità della

ricerca di apporti finanziari essenzialmente pubblici e marginalmente privati, dato che

si interviene su aree demaniali. Infatti si difendono redditi di privati concessionari di

aree demaniali e più estesamente redditi privati da attività turistiche condizionate

largamente dallo stato di conservazione ottimale della linea di costa, nell’ambito di un

programma decennale straordinario.

Considerando la dinamica degli investimenti in opere pubbliche a livello aggregato

nazionale nel quinquennio 1993-1997, per il quale si disponeva in fase di redazione

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

76

Tab. 5.4

Costi delle opere valutati

nel 2000 espressi in EURO

al netto di IVA.

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dello studio di dati ufficiali pubblicati (ISTAT – Statistica OO.PP., 1997), si rileva che gli

investimenti in OO.PP. attuati nell’area della Regione Abruzzo hanno rappresentato

una quota dell’1,13% rispetto al totale nazionale, con oscillazioni di anno in anno

comprese tra lo 0,5 e l’1,5%.

L’investimento per la difesa della costa che viene proposto (circa 96 milioni di Euro) è

dell’ordine di grandezza dell’impegno medio annuo per investimenti in OO.PP. attuati

in Abruzzo nel quinquennio 93/97.

Si deve supporre che l’attuazione del piano nel suo complesso venga attuata nell’arco

di un decennio, con un’incidenza quindi nella media annua appena superiore all’11%

della media storica cui si è fatto riferimento. Concentrando in un primo quinquennio gli

investimenti e svolgendo nel secondo quinquennio le manutenzioni ordinarie e

straordinarie necessarie, l’incidenza del piano decennale di difesa della costa si

articolerebbe in quote annue comprese tra i 16 milioni/anno di euro (primo

quinquennio) ed i 4,2 milioni/anno di euro (secondo quinquennio), con un’incidenza

quindi compresa tra il 18% ed il 5% dell’impegno medio in OO.PP. dell’Abruzzo più

sopra rilevato storicamente.

Tale incidenza appare molto superiore a quanto mediamente è stato impegnato a

livello nazionale nell’arco dell’ultimo cinquantennio.

Una rilevazione ufficiale mostra infatti che la quota destinata a livello nazionale per

l’insieme delle opere pubbliche marittime, lacuali e fluviali si colloca tra il 5% ed il 10%

(senza mai raggiungerlo o superarlo).

Prima del 1970 la quota si collocava a livelli inferiori al 5%. Risulta quindi che per la

realizzazione del progetto occorre mobilitare risorse pubbliche e private aggiuntive,

andando al di là della logica tradizionale degli interventi circoscritti nello spazio e

occasionali nei tempi e modi di effettuazione.

Successivamente è stata svolta la valutazione di fattibilità dell’insieme dei progetti di

intervento, mediante il confronto tra costi di investimento, monitoraggio e

manutenzione previsti e la formazione di ricchezza prevedibile nel decennio nello

svolgimento delle attività turistiche che più direttamente sono connesse con la

gestione della linea di costa ed il cui mantenimento è l’obiettivo principale del piano

stesso.

Tale confronto è stato svolto sia a livello regionale complessivo, sia a livello delle

macroaree nelle quali si concentrano gli investimenti del piano decennale.

La sostenibilità del progetto, per quanto riguarda, le istituzioni consiste nell’accettabile

rapporto (2%) esistente tra costo degli investimenti e reddito da turismo nella fascia

dei comuni costieri. Tale rapporto si articola con valori diversi, tuttavia compresi

nell’intervallo tra 2,8% e 1,5%, in ognuna delle 4 macroaree socioeconomiche .

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

775. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Tab. 5.5

Investimenti in opere

pubbliche a livello

aggregato nazionale e nella

Regione Abruzzo.

Anno Investimenti nazionali

(milioni di Euro)

Abruzzo

(milioni di Euro)

1993 8.324,60 44,60

1994 6.203,70 105,80

1995 7.442,80 113,20

1996 7.807,70 101,30

1997 8.066,00 60,30

Totale quinquennio 37.844,80 425,20

Media annuale 7.569,00 85,00

Tab. 5.6

Valutazione di fattibilità

(milioni di Euro - Piano

decennale di difesa della

costa)

Aree Reddito da Attività turistiche Costo degli interventi Costo / Reddito

Area teramana 1.395,80 38,60 2,8 %

Area di Pescara 2.514,50 43,30 1,7 %

Area teatina centrale 190,30 3,30 1,7 %

Area vastese 712,20 11,00 1,5 %

Fascia costiera abruzzese 4812,80 96,30 2,0 %

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Infine è stata valutata la fattibilità economica del progetto mediante l'analisi dei benefici,

identificabili principalmente in due componenti:

• la disponibilità delle nuove aree di arenile risultanti dall’effetto delle nuove difese

predisposte, per gli effetti positivi di spazi aggiuntivi per l’esercizio dell’attività

turistica;

• l’effetto positivo che l’aggiunta di tali spazi esercita sulla dinamica dei valori

immobiliari residenziali insistenti sulla fascia costiera.

L’attuazione di un programma di difesa attiva del litorale consente infatti di ampliare la

valutazione dei benefici derivanti dagli interventi, che mirano non solo ad arrestare ma

ad invertire il processo di erosione della linea di costa. Poiché sul piano tecnico non si è

ritenuto necessaria una valutazione quantificata dei danni che causerebbe l’inerzia della

pubblica amministrazione, i benefici vanno ricercati negli effetti positivi che possono

derivare dall’investimento in discussione.

Sono stati valutati quindi, per ogni singolo intervento, i benefici relativi all’aumentata

disponibilità di arenili, consistenti da una parte nell’incremento di presenze turistiche

(e quindi di redditi da attività turistica) e dall’altra dell’incremento di valori immobiliari

e di livelli di affitto a favore delle residenze prospicienti alla costa. Nel valutare

l’influenza dell’accrescimento degli arenili sulle due categorie di benefici si è tenuto

conto di un solo balzo incrementale nell’arco del decennio di attivazione del piano della

difesa costiera quale effetto diretto e specifico del piano stesso, sebbene sia evidente

che i benefici una volta acquisiti si mantengano nel tempo. La valutazione della quota di

nuovi arenili disponibili che potrà essere utilizzata per un incremento dei flussi turistici

è stata valutata prudenzialmente, sia tenendo conto che le nuove superfici possono

essere utilizzate integralmente per allocare nuove strutture ricettive mobili

(ombrelloni e varie attrezzature di contorno), oppure destinate a migliorare la qualità

dell’ambiente costiero, sia considerando le effettive possibilità di sviluppo dei flussi

turistici, che varia da un una località all’altra in relazione a situazioni e dinamiche

specifiche1.

I benefici sono stati confrontati con gli investimenti – e quindi con i costi - dei progetti

proposti. I risultati complessivi sono risultati i seguenti:

Nel suo complesso il programma decennale di difesa costiera consente benefici di gran

lunga superiori agli investimenti programmati, equilibrati tra benefici derivanti

dall’incremento delle attività turistiche e benefici derivanti dall’incremento dei valori

immobiliari delle residenze.

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

78

Tab. 5.7

Valutazione costi e benefici

(valori in milioni di Euro)

1 La stima dei benefici incrementali,

che si correlano ad aumenti del

100% delle superfici degli arenili

nelle aree di intervento,

corrispondono infatti ad un

incremento del 5% rispetto al totale

del reddito da attività turistiche

prodotto nella fascia costiera

abruzzese nel decennio ’90.

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I valori dei benefici attesi ed i rapporti tra costi e benefici sono diversi da area ad area,

in relazione agli effetti assai diversi che produce nelle singole situazioni l’intervento di

difesa costiera, e tra tipologia di benefici in relazione alla circostanza che in alcune aree

si tratta di consolidare flussi turistici già consistenti, in altre di sviluppare attività

turistiche in atto più modeste o ancora da attivare, in alcune di incrementare – più o

meno apprezzabilmente – valori immobiliari importanti, in altre di porre le premesse

per sviluppi edilizi futuri, spesso difficilmente prevedibili.

Ovviamente il concretizzarsi di benefici dipenderà anche dagli investimenti nella fascia

costiera, che non possono essere considerati nell’ambito di un programma basato su

interventi di difesa a mare, che spesso costituiscono una frazione minore rispetto al

complesso degli investimenti pubblici e privati sulla linea di costa. Una valutazione

complessiva potrà essere svolta solo per singolo intervento, quando, nell’ambito dei

cinque PIT che comprendono tratti della fascia costiera, si andrà ad una valutazione

complessiva di costi e benefici riguardanti l’insieme degli investimenti, pubblici e

privati, che saranno programmati sia a mare sia nella fascia costiera.

5.5 Le valutazioni economiche di ordine strategico

Preliminarmente alla valutazione costi/benefici, è stata svolta una valutazione di ordine

strategico per ognuna delle aree di intervento, utilizzando in parallelo due analisi

complementari – l’analisi SWOT (Strength-Weaknesses-Opportunities-Threats), a

carattere qualitativo (già utilizzata dalla Regione Abruzzo come strumento di

rappresentazione sintetica dei fattori influenti lo sviluppo socioeconomico) ed il

metodo della matrice BCG (Boston Consulting Group), a carattere quantitativo, e

quindi più adeguato alla precisa definizione dei fattori strategici che influiscono sullo

sviluppo. Tali metodi di valutazione della competitività, nati in ambito strettamente

aziendale, possono essere infatti estesi anche all’analisi del territorio, laddove si

supponga che un ambito territoriale sia assimilabile – anche se esclusivamente per certi

versi - ad un’azienda, a condizione che sia individuato un livello di responsabilità

gestionale. Quindi nel caso delle coste dell’Abruzzo l’analisi può essere portata al

livello dei comuni che sono individuati come livelli di responsabilità per la gestione del

relativo territorio.

Per l’applicazione del metodo SWOT, si è innanzitutto rilevata la caratterizzazione

generale dei singoli comuni, valutandone i punti di forza (Strength) e quelli di debolezza

(Weaknesses) relativamente al livello di urbanizzazione ed alle attività turistiche nella

fascia costiera. Successivamente si sono confrontati i punti di forza e di debolezza con

le relative opportunità o minacce (Opportunities - Threats).

La caratterizzazione dei punti di forza di una microarea è rappresentata da un indice

sintetico appositamente elaborato ed articolato in quattro fattori – consistenza delle

attrezzature alberghiere e para-alberghiere; consistenza delle seconde case ad

utilizzazione prevalentemente turistica; estensione degli arenili in metri quadri; fasce di

quotazione media di acquisto delle abitazioni. Su un totale massimo di 12 punti, sono

attribuibili 3 punti a ognuno dei quattro fattori considerati ed in particolare 3 punti per

il livello alto, 2 per quello medio, 1 per quello basso, attribuendo anche lo 0 in assenza

di contributo rilevante del singolo fattore. La caratterizzazione delle opportunità viene

sinteticamente rappresentata dai flussi turistici relativi al periodo 1998/2000 per il

quale sono disponibili, anche sul sito ufficiale della Regione Abruzzo, le rilevazioni

statistiche complete ed affidabili. In tale modo si sono potuti confrontare i punti di

forza o debolezza specifici delle attrezzature urbane e turistiche prospicienti alla linea

di costa con le opportunità o minacce portate dall’aumento o diminuzione dei flussi

turistici, parametrati agli arrivi e non alle presenze poiché sono gli arrivi a creare

l’occasione per la formazione del reddito da attività turistiche.

Con riferimento alla fig. 5.35, la rappresentazione in un piano arrivi 1998/2000 (ascisse

decrescenti) - indice di “forza” (ordinate crescenti) consente di avere un quadro

generale dell’equilibrio competitivo delle aree nelle quali si concretizzano gli interventi

previsti. Nel quadrante Nord Ovest (forza della struttura ricettiva - arrivi crescenti di

turisti) si collocano le situazione dinamiche; nel quadrante Sud-Est (debolezza della

struttura ricettiva - arrivi decrescenti di turisti) le situazioni critiche.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

795. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

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Ad esempio in figura 5.35 si riporta il grafico sviluppato per quanto riguarda l’area

metropolitana pescarese (interventi Montesilvano e Pescara/Francavilla): il grafico

SWOT evidenzia la posizione forte delle aree settentrionali (Montesilvano 2 e Pescara

1), rispetto alle quali l’intervento di difesa tende a consolidare la posizione di

preminenza mediante la reintegrazione di una importante superficie di arenili. Per

quanto riguarda l’area più a sud, dal porto di Pescara alla parte nord del comune di

Ortona, il grafico Swot evidenzia posizioni di debolezza, rispetto alle quali l’intervento

mira a ricostituire una disponibilità aggiuntiva di arenili fondamentale per la ripresa dei

flussi turistici in un’area fortemente compromessa dall’erosione costiera.

I benefici derivanti dall’aumento della superficie degli arenili sono molteplici. In primo

luogo le nuove superfici possono essere utilizzate integralmente per allocare nuove

strutture ricettive mobili (ombrelloni e varie attrezzature a supporto all’attività

balneare), oppure destinate a migliorare la qualità dell’ambiente costiero.

La previsione di ampliamento degli arenili è mediamente valutabile in una trentina di

metri di aumento in larghezza rispetto all’attuale linea di costa, ma varia naturalmente

da luogo a luogo. I benefici sui valori immobiliari del costruito – e del costruendo – con

un riflesso evidente sui livelli degli affitti, anche stagionali, vanno valutati in termini di

punti percentuali di incremento dei valori di mercato degli immobili. In tale valutazione

vanno considerate classi territoriali in base alla distanza dalla costa ed alla valutazione di

due barriere che, quasi costantemente lungo tutto il litorale, segnano i confini di classi

di valori immobiliari diversi: la prima barriera è costituita dal percorso della ferrovia, la

seconda barriera è quella costituita dall’asse stradale principale di scorrimento.

Il territorio resta così suddiviso in tre classi (prima: spiaggia-ferrovia, seconda: ferrovia

– asse stradale, terza: oltre l’asse stradale). I valori immobiliari, diversi da una

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

80

Fig. 5.35

Applicazione

dell'analisi SWOT

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microarea all’altra, si scalano regolarmente dalla prima alla terza classe, ad intervalli di

10 % - 15 % del valore dell’immobile.

Le valutazioni operate sulla base del metodo SWOT, per la stessa natura degli indici

utilizzati consentono valutazioni a carattere qualitativo e non consentono di

quantificare i fenomeni osservati. Per ovviare a tale limite sono stati elaborati ed

applicati all’analisi delle aziende diversi metodi di valutazione che consentono di dare

un contenuto quantitativo agli indici e di ottenere quindi risultati analitici quantitativi.

Ma, mentre in una azienda ben strutturata la quantità e qualità dei dati numerici

disponibili è illimitata, quando si voglia considerare l’ente territoriale come azienda, ci

si scontra contro la difficoltà di disporre di dati adeguati ed affidabili riguardanti il

territorio comunale. Specificamente, avendo ristretto la scelta dei fattori direttamente

e principalmente connessi con le modificazioni che intervengono sulla linea di costa ai

valori immobiliari ed ai flussi turistici, ci si scontra con la mancanza di dati dettagliati ed

affidabili che descrivano con continuità la dinamica dei due fattori. Si è tuttavia ritenuto

che l’applicazione di uno dei metodi quantitativi disponibili –la matrice BCG- possa

fornire un’immagine di sintesi della situazione della fascia costiera abruzzese e della sua

dinamica. Il metodo della matrice BCG mette a confronto le quote di mercato

dell’impresa che si analizza con la dinamica del mercato stesso, utilizzando quindi una

base quantitativa per la valutazione del rapporto cruciale tra impresa e mercato.

Tentando la trasposizione di tale metodo all’amministrazione comunale, considerata

come impresa motrice dello sviluppo del territorio e considerando le presenze

turistiche quali determinanti in ultima istanza sia dell’insieme di attività che si

connettono al turismo e sia del livello dei valori immobiliari in località turistiche, si è

individuata una rappresentazione sintetica della competitività della fascia costiera

abruzzese, riprodotta nel grafico di fig. 5.36.

Nella valutazione sono stati considerati i soli dati relativi ai flussi di turisti diretti a

strutture alberghiere e para alberghiere. D’altra parte le tendenze del turismo sono

indirizzate a privilegiare le forme di accoglienza meglio organizzate, che consentono da

una parte una migliore qualità dei servizi e dall’altra una più ampia redditività per gli

operatori turistici e le collettività per le quali il turismo è il core business. In questo

modo si sono trascurati sia i flussi turistici giornalieri e dei residenti, sia quelli diretti alle

seconde case, flussi che per ora è stato comunque deciso di non considerare data la

scarsa affidabilità dei dati raccolti, che possono essere rilevati credibilmente solo a

mezzo di inchieste campionarie costose e discontinue.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

815. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Fig. 5.36

Applicazione della

matrice BOG

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Nella costruzione del grafico di fig. 5.36 sono state riportate in ordinata le quote di

mercato (in percentuale) dei singoli comuni rispetto al complesso del flusso turistico

diretto alla costa abruzzese (anno 2000) ed in ascissa le variazioni dei flussi turistici (in

numero di turisti) registrate per ogni singolo comune nel triennio 1998/2000. Il

riferimento prescelto è stato quello delle presenze (e non degli arrivi) poiché sono le

presenze che generano fatturato.

La lettura del grafico consente di constatare la rispondenza del risultato analitico con la

realtà della costa abruzzese. Nella caratteristica partizione del campo in quattro

quadranti, definiti come in epigrafe dagli autori del metodo BCG, è possibile rilevare

una coerenza con quanto evidenziato dalle analisi.

Nel riquadro NW, denominato “stars” si allineano su una retta inclinata da SW a NE,

via via più in alto, con una perfetta corrispondenza tra quota di mercato e presenze

turistiche (e quindi con Alba Adriatica nella collocazione più alta), sei dei 7 comuni ad

alta componente turistica del teramano, con la sola ma non sorprendente eccezione di

Pineto, ed il comune di Vasto. Occorre notare la particolare collocazione del comune

di Martinsicuro, che richiede un’analisi più approfondita e che è oggetto di uno degli

interventi più urgenti di difesa della costa.

Nelle altre aree, più o meno problematiche, si allineano gli altri 12 comuni: 3 di essi –

Francavilla, Ortona e S.Salvo, appartengono all’area caratterizzata e da bassa quota di

mercato e da scarsa dinamica del flusso turistico. Ortona ha sviluppato un’altra

vocazione, S. Salvo è agli inizi di una valorizzazione sulla scia del successo di Vasto,

Francavilla ha da una parte grossi problemi per l’erosione dell’arenile e dall’altra tende

ad essere assorbita dalla conurbazione pescarese. Una Francavilla risanata nella

ampliata agibilità dei suoi arenili dovrebbe potersi spostare nel riquadro più alto, nel

quale già si collocano Montesilvano e Pescara (e tenderà a spostarsi Città S. Angelo,

caratterizzata da un profilo essenzialmente urbano, nell’ambito del quale il turismo,

pur riferendosi alle risorse costiere, tende ad esser di più breve durata quando non

giornaliero). Nell’ultimo riquadro, caratterizzato sinteticamente da un punto

interrogativo, si collocano i comuni del basso chietino, che contano virtualità più

promettenti di quanto la realtà delle loro strutture consenta di realizzare.

5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

82

Foto 5.3

Modello fisico della

dinamica trasversale della

spiaggia di Pescara

realizzato nel canale per

moto ondoso del LIAM

(Facoltà di Ingegneria -

DISAT - Università

dell'Aquila) con il

finanziamnto della Regione

Abruzzo nell'ambito del

progetto "Sicora".

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6. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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mari italiani”, APAT, ottobre 2004.

3. Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Deliberazione n. 151 del 26/6/91.

“Istruzioni tecniche per la progettazione e l’esecuzione di opere di protezione costiera”.

4. Consorti, V., Caputi, P., De Girolamo, P., 1999. “La gestione integrata delle

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5. Consorzio Venezia Nuova, Modimar, 1999. Studio C.2.1/IV. “Modelli

matematici, fisici e rilievi ondametrici per il sistema di gestione delle sabbie di

ripascimento - Analisi di rischio”, Venezia.

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7. De Girolamo, P., Cecconi, G., Maretto, G., Contini, P., 1998. “Monitoring of

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Structures and Breakwaters ’98, I.C.E., T. Thelford, London (UK).

8. De Girolamo, P., Contini, P., 1998. “Impatto morfologico di opere a mare: casi di

studio”, Convegno AIOM, Lerici.

9. De Girolamo P., Contini P., Mondini F., 1999. “Proposta di pianificazione e

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10. De Girolamo, P., Noli, A., Contini, P., Mondini, F., Beltrami, G. M., Franco,

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12. De Girolamo, P., Caputi, P., Contini, P., Beltrami, G.M., Mondini, F.,

Sammarco, P., Cuzzi, D., Polidoro, M., Bobbio, V., 2005. “La fascia costiera

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13. De Girolamo, P., Venturini, G., Fiduccia, A., Beltrami, G.M., Caputi, P.,

Visca, C., Scarsella, E., 2005. “La realizzazione di un sistema geografico (GIS)

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14. DELOS – Environmental Design of Low Crested Coastal Defence Structures –

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Pitagora Editrice Bologna, 2005 (draft).

15. Dipartimento di Idraulica, Trasporti e Strade - Università di Roma “La

Sapienza”, 1998. “Morphological changes of a beach cross-shore profile under the

attack of different sequences of sea-states”, European Community – HCM Program

ERBCHGECT 930031

16. Franco, L., Di Risio, M., Riccardi, C., Scaloni, P., Conti, M. 2004.

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17. Regione Abruzzo. “Relazione sullo stato della costa”. In corso di redazione

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18. Silva, P., De Girolamo, P., “Interventi di ripascimento artificiale sul litorale di

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19. Silvester, R., Hsu, J.R.C., 1997. “Coastal Stabilization”. World Scientific,

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20. Università degli Studi di L’Aquila, 1998. “Rapporto N. 1 – Stato della zona

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fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

836. Riferimenti bibliografici

Page 85: Analisi di rischio - fonderia.regione.abruzzo.itfonderia.regione.abruzzo.it/images/dossier/AbruzzoARCOSTA.pdf · il rischio delle aree vulnerabili. Fattibilità di interventi di difesa

21. Università degli Studi di L’Aquila, 2000. “Analisi critica della situazione attuale e

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22. Università degli Studi di L’Aquila, 2000. “Criteri di riferimento per l’equilibrio

morfologico”, Progetto R.I.C.A.MA..

23. Venturini, G., De Girolamo, P., Contini, P., Caputi, P., Capobianco, M.,

2000 “Progettazione e realizzazione di sistemi informativi geografici (GIS) per la

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Costiera, V Edizione, Reggio Calabria 11-13 ottobre 2000, pag. 243-251

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6. Riferimenti bibliografici

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

84

Page 86: Analisi di rischio - fonderia.regione.abruzzo.itfonderia.regione.abruzzo.it/images/dossier/AbruzzoARCOSTA.pdf · il rischio delle aree vulnerabili. Fattibilità di interventi di difesa

Appendice A1

Elenco delle relazioni e delle tavole di progetto

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

85Appendice 1 - elenco delle relazioni e delle tavole di progetto

Page 87: Analisi di rischio - fonderia.regione.abruzzo.itfonderia.regione.abruzzo.it/images/dossier/AbruzzoARCOSTA.pdf · il rischio delle aree vulnerabili. Fattibilità di interventi di difesa

Appendice 1 - elenco delle relazioni e delle tavole di progetto

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

86

Page 88: Analisi di rischio - fonderia.regione.abruzzo.itfonderia.regione.abruzzo.it/images/dossier/AbruzzoARCOSTA.pdf · il rischio delle aree vulnerabili. Fattibilità di interventi di difesa

ELENCO ELABORATI FASE 1

RELAZIONI:

R.1 Progettazione di un sistema informatico georeferenziato per l’archiviazione

e l’analisi dei dati

R.2 Acquisizione di dati meteomarini e geomorfologici

R.3 Acquisizione ed analisi dei rilievi cartografici, aerofotografici, topografici e

batimetrici

R.4 Censimento delle opere marittime e costruzione di uno specifico catasto

R.5 Realizzazione di una banca dati georeferenziata di riferimento per le attività

di gestione integrata delle coste

R.6 Studio delle tendenze evolutive del litorale abruzzese

R.6.1 Analisi dei livelli di marea al largo delle coste abruzzesi

R.6.2 Analisi del clima meteomarino al largo di Ortona

R.6.3 Analisi di concomitanza degli eventi estremi d’altezza d’onda e di livello al

largo delle coste abruzzesi

R.7.1 Individuazione delle entità (fisiche ed antropiche) interessate al problema

dell’erosione e quantificazione del valore socio-economico

R.7.2 Individuazione delle entità (fisiche ed antropiche) interessate al problema

dell’erosione e quantificazione del valore socio-economico - Attività di

sopralluogo

R.7.3 Individuazione delle entità (fisiche ed antropiche) interessate al problema

dell’erosione e quantificazione del valore socio-economico - Riunioni

comuni

R.8 Definizione dei livelli di vulnerabilità e dei criteri di valutazione da adottare

R.9.1 Caratteristiche del moto ondoso al largo delle coste abruzzesi

R.9.2 Valori estremi di sovralzo a riva del livello del mare lungo il litorale

abruzzese

R.9.3 Definizione dell’indice di vulnerabilità morfologica lungo la costa abruzzese

R.9.4 Definizione del livello di sensibilità socioeconomica lungo la costa abruzzese

R.10 Formulazione delle prescrizioni da adottare per i distinti livelli di

vulnerabilità

R.11 Selezione dei tratti di costa più critici

TAVOLE:

Q1 Quadro di unione

T1 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T2 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T3 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T4 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T5 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T6 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T7 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T8 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T9 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T10 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T11 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T12 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T13 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T14 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T15 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T16 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T17 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T18 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese

T19 Carta dei valori estremi di sovralzo a riva del livello del mare lungo le coste

abruzzesi – Litorale a nord di Pescara

T20 Carta dei valori estremi di sovralzo a riva del livello del mare lungo le coste

abruzzesi – Litorale a sud di Pescara

T21 Carta dell’indice di vulnerabilità morfologica – Litorale a nord di Pescara

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

87Appendice 1 - elenco delle relazioni e delle tavole di progetto

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T22 Carta dell’indice di vulnerabilità morfologica – Litorale a sud di Pescara

T23 Carta dell’indice di sensibilità socioeconomica – Litorale a nord di Pescara

T24 Carta dell’indice di sensibilità socioeconomica – Litorale a sud di Pescara

T25 Carta del livello di rischio a scala regionale – Litorale a nord di Pescara

T26 Carta del livello di rischio a scala regionale – Litorale a sud di Pescara

ELENCO ELABORATI FASE 2

RELAZIONI

R.12 Individuazione delle tipologie di intervento

R.13 Analisi dei prezzi per l’esecuzione delle opere di difesa

R.14.a Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Pescara e Francavilla.

Fattibilità tecnico-territoriale

R.14.b Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Martinsicuro. Fattibilità

tecnico-territoriale

R.14.c Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Roseto. Fattibilità

tecnico-territoriale

R.14.d Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Pineto, Silvi e Città S.

Angelo. Fattibilità tecnico-territoriale

R.14.e Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Montesilvano. Fattibilità

tecnico-territoriale

R.14.f Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Casalbordino. Fattibilità

tecnico-territoriale

R.14.g Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Fossacesia. Fattibilità

tecnico-territoriale

R.15 Fattibilità istituzionale-amministrativa ed economico-finanziaria degli

interventi

R.16.a Studio di fattibilità degli interventi sui litorali dell’area centrale abruzzese:

Montesilvano, Pescara e Francavilla. Fattibilità economico-finanziaria

R.16.b Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Martinsicuro. Fattibilità

economico-finanziaria

R.16.c Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Roseto. Fattibilità

economico-finanziaria

R.16.d Studio di fattibilità degli interventi sui litorali di Pineto, Silvi e Città S.

Angelo. Fattibilità economico-finanziaria

R.16.e Studio di fattibilità degli interventi sui litorali dell’area teatina: Casalbordino

e Fossacesia. Fattibilità economico-finanziaria

R.17 Aspetti tecnici ed economici della difesa delle pocket beach

TAVOLE

T.27 Intervento sul litorale di Martinsicuro

T.28 Intervento sul litorale di Roseto

T.29a Stato attuale del litorale di Pineto, Silvi e Città Sant’Angelo

T.29b Intervento sul litorale di Pineto, Silvi e Città Sant’Angelo

T.30 Intervento sul litorale di Montesilvano e Pescara nord

T.31 Intervento sul litorale di Pescara sud e Francavilla. Litorale a nord del fiume

Alento

T.32 Intervento sul litorale di Pescara sud e Francavilla. Litorale a sud del fiume

Alento

T.33 Intervento sul litorale di Casalbordino

T.34 Intervento sul litorale di Fossacesia

Appendice 1 - elenco delle relazioni e delle tavole di progetto

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

88

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Appendice A2

La determinazione dell’indice di sensibilità

socio economica "E"

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

89Appendice 2 - la determinazione dell'indice di sensibilità socio economica "E"

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Il metodo di valutazione dell’Indice di Sensibilità è di tipo multicriteriale, poichè ci si

trova in presenza sia di beni a cui è possibile attribuire un valore di mercato sia di beni a

cui, non avendo alcun mercato di riferimento, non è possibile attribuire alcun valore

“oggettivo".

L’indice di sensibilità socio-economica viene espresso da una somma di cinque indici Ii,

i=1,..,5 , che misurano i cinque fattori principali che definiscono i valori di un territorio,

ma che possono essere condizionati dallo “stato di salute morfologico” della fascia

costiera.

In simboli:

E = Σi=1,5Ii, (1)

L’Indice di Sensibilità socioeconomica assume un valore massimo pari a 50.

Maggiore è il valore di E, maggiore è il valore complessivo, e quindi la sensibilità, che

nella valutazione multi-criteriale viene ad essere assegnato alla micro-area omogenea

in esame. Il punteggio dell’indice sintetico esprime quindi il rilievo che la singola

micro-area omogenea assume per quanto attiene all’insieme dei fattori connessi con il

processo di antropizzazione, in essere o in prospettiva, tenendo conto sia dei valori

economici sia di quelli ambientali.

Il valore di ogni indice Ii è determinato tenendo conto dalla connotazione specifica del

territorio. Se, per esempio, un determinato ambito esprime una vocazione turistica

(piuttosto che produttiva, residenziale o altro) il relativo indice avrà un valore

ponderatamente superiore rispetto agli altri.

In caso di territorio uniforme e privo di una particolare vocazione il valore di ogni

indice Iiè costante e pari ad 1/5 del valore massimo 50. Ogni I

i, quindi, assumerà un

valore massimo potenziale pari a 10. Se, invece, il territorio esprime una vocazione

prettamente produttiva allora lo specifico indice assumerà un peso relativo maggiore

rispetto agli altri che restano costanti. Se quindi l‘indice I2 “pesa” il doppio rispetto alla

situazione precedente avremo che I2 assumerà un valore massimo potenziale pari a 20

mentre i restanti quattro indici avranno un valore massimo pari a 7,5.

È stata implementata una griglia di pesi, riportata nella seguente Tabella A.3.1,

coerente con quanto “espresso” dalla fascia costiera abruzzese.

Nel seguito si riporta il processo di costruzione dell’indice di Sensibilità

socioeconomica articolando la costruzione di ogni singolo indice Ii.

Per maggior chiarezza al termine di ogni descrizione viene presentata una tabella di

sintesi che ne evidenzia la costruzione numerica. Per procedere a tale costruzione, è

però necessario definire il valore massimo che lo stesso Iipuò assumere. In questo

contesto, a mero titolo di esemplificazione, considereremo due casi: il primo in cui il

valore massimo sarà pari a 10 (il caso, cioè, di pesi costanti tra i 5 Ii) ed un secondo in

cui, invece, tale valore sarà pari a 15 (il 30% del valore massimo che l’Indice di

Sensibilità socioeconomica può assumere).

I cinque indici vengono così calcolati.

Indice delle residenze, I1

Questo indice si pone l’obiettivo di misurare l’importanza del tessuto residenziale

presente nelle macro-aree costiere. Tra le varie componenti che caratterizzano tale

fenomeno, sono state scelte le due più significative sia per le finalità del lavoro che per

la maggiore affidabilità in termini di dati disponibili (tanto per le procedure di

rilevazione che per quelle di aggiornamento):

1) Popolazione Residente: numero dei residenti per ambito territoriale (inteso come

singola sezione o come raggruppamento di sezioni censuarie). Questo sotto indice

assume all’interno della costruzione dell’Indice I1un peso relativo pari al 75% del

valore massimo complessivo assunto dall’Indice stesso.

2) Epoca di costruzione prevalente degli edifici: espressa in termini di prevalenza di

edifici costruiti in determinati periodi per ambito territoriale (inteso come singola

sezione o come raggruppamento di sezioni censuarie). Questo sotto indice assume

all’interno della costruzione dell’Indice I1 un peso relativo pari al 25% del valore

massimo complessivo.

Appendice 2 - la determinazione dell'indice di sensibilità socio economica "E"

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

90

Tab. A.2.1

(a fronte)

Pesi utilizzati per i 5 indici

principali, espressi in

percentuale sul totale

massimo ed in valore, per

ciascuna micro-area

socio-economica.

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fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

91Appendice 2 - la determinazione dell'indice di sensibilità socio economica "E"

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I due sotto indici sono stati ordinati in cinque classi a densità decrescente come

evidenziato nel prospetto seguente.

Il valore complessivo assunto dall’Indice delle Residenze sarà costituito dalla

combinazione dei due sotto indici ed assumerà un valore pari alla somma dei valori

presentati dagli stessi.

Indice delle attività produttive, I2

Con l’indice “attività produttive” si vuole misurare l’importanza del tessuto produttivo

presente in ciascuna micro-area. Il dato base di riferimento nella costruzione di tale

indice è il numero degli addetti presenti per singola sezione censuaria (per classi di

numerosità degli addetti) e per settore di attività. I sotto indici dai quali dipende I2sono:

1) industria e servizi privati, espressa in termini di numero di addetti alle attività

industriali e di servizio (censimento industria 1991) per sezione censuaria (o

raggruppamento di sezioni censuarie) Questo sotto indice assume all’interno della

costruzione dell’Indice I2un peso relativo pari al 55% del valore massimo

complessivo assunto dall’Indice stesso.

2) istituzioni, espressa in termini di numero di individui attivi nelle istituzioni

(censimento industria 1991) per sezione censuaria (o raggruppamento di sezioni

censuarie). Questo sotto indice assume all’interno della costruzione dell’Indice I2

un peso relativo pari al 25% del valore massimo complessivo assunto dall’Indice

stesso.

3) agricoltura, in termini sia di giornate di lavoro, sia di superfici agricole utilizzate

(censimento agricoltura 1991) per sezione censuaria (o raggruppamento di sezioni

censuarie). Questo sotto indice assume all’interno della costruzione dell’Indice I2

un peso relativo pari al 10% del valore massimo complessivo assunto dall’Indice

stesso.

4) pesca, in termini sia di Unità locali (aziende operative sul territorio) sia di addetti

complessivi per ambiti territoriali. Questo sotto indice assume all’interno della

costruzione dell’Indice I2un peso relativo pari al 10% del valore massimo

complessivo assunto dall’Indice stesso.

Ognuno dei quattro sotto indici è stato ordinato in cinque classi a densità decrescente

come illustrato nella tabella seguente.

Il valore complessivo assunto dall’Indice delle Attività Produttive è costituito dalla

somma dei 4 valori dei sotto indici. Ai fini della corretta comprensione della

metodologia utilizzata è anche utile sottolineare che laddove è possibile qualificare un

Appendice 2 - la determinazione dell'indice di sensibilità socio economica "E"

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

92

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sotto indice attraverso diverse componenti (si pensi alla possibilità di utilizzare tanto il

numero delle unità locali che quello complessivo degli Addetti) l’appartenenza ad una

delle classi indicate può essere anche determinata da una lettura congiunta degli

elementi. Una tale lettura può avvenire tanto attribuendo ai cosiddetti sub-fattori gli

stessi “pesi” nella costruzione del fattore principale quanto, invece, assumendo pesi

diversi.

Indice delle attività turistiche, I3

Con l’indice “attività turistiche” si vuole misurare l’importanza delle diverse forme di

organizzazione della ricettività turistica ai fini dello sviluppo socio-economico del

territorio. Nell’assegnazione dei pesi ai sub-fattori è stata privilegiata la valutazione

delle attività alberghiere rispetto a quelle tanto delle altre strutture ricettive che delle

seconde case. I sub-fattori dai quali è stato fatto dipendere questo indice sono:

1) strutture alberghiere, espresso sia in termini di numero di posti letto totali sia di

dimensione degli esercizi in alberghi localizzati (rilevazione diretta) per sezione

censuaria (o raggruppamento di sezioni censuarie). Questo sotto indice assume

all’interno della costruzione dell’Indice I3 un peso relativo pari al 50% del valore

massimo complessivo assunto dall’Indice stesso.

2) seconde case, espresse in termini di numero di abitazioni “non occupate”

(censimento popolazione ed abitazioni 1991) per sezione censuaria (o

raggruppamento di sezioni censuarie). Questo sotto indice assume all’interno della

costruzione dell’Indice I3un peso relativo pari al 50% del valore massimo

complessivo assunto dall’Indice stesso.

3) strutture para-alberghiere. Questo sub-fattore è stato a sua volta fatto dipendere

da:

• numero di posti letto in strutture para-alberghiere localizzate (rilevazione

diretta) per sezione censuaria (o raggruppamento di sezioni censuarie), ordinati

in cinque classi a densità decrescente (peso relativo: 10%);

• attrezzature su area demaniale (stabilimenti balneari), in termini di strutture

“mobili” in area demaniale, localizzate (rilevazione diretta) per sezione

censuaria (o raggruppamento di sezioni censuarie), ordinati in cinque classi a

densità decrescente (peso: 10%).

Ognuno dei tre sotto indici è stato ordinato in cinque classi a densità decrescente come

illustrato nella tabella seguente

Il valore complessivo assunto dall’Indice delle Attività Turistiche è pari alla somma dei

valori dei 3 sotto indici. Anche in questo caso, come nella costruzione del precedente

indice delle Attività Produttive è utile sottolineare che laddove è possibile qualificare

un sotto indice attraverso diverse componenti (come accade per l’sotto indice relativo

alle strutture extra-alberghiere) l’appartenenza ad una delle classi indicate può essere

anche determinata da una lettura congiunta (a pesi costanti o differenti) degli elementi

stessi.

Indice delle infrastrutture, I4

L’indice delle infrastrutture è stato determinato mediante la rilevazione sul territorio

(aerofotogrammetria e carte topografiche di dettaglio) delle infrastrutture puntuali e di

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

93Appendice 2 - la determinazione dell'indice di sensibilità socio economica "E"

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rete presenti in ciascuna area omogenea, divise, da una parte in ordine di importanza

(infrastrutture di collegamento o di area ristretta) e dall’altra a seconda delle diverse

tipologie (collegamenti portuali, aerei, ferroviari, viari, ecc.). I sub-fattori dai quali è

stato fatto dipendere questo indice sono:

1) grandi infrastrutture di collegamento (peso relativo: 50%). La metodologia

di rilevazione si basa sul concetto della presenza / assenza di:

a. Autostrade , Ferrovie a doppio binario

b. Viabilità principale e grandi strade di comunicazione

c. Viabilità secondaria

d. Ferrovie a binario semplice

e. Strade locali

2) infrastrutture di area (peso relativo: 50%). La metodologia di rilevazione si

basa sul concetto della presenza / assenza di:

a. Aeroporti, idroscali e porti commerciali

b. Aeroporti e porti turistici, centrali energetiche, aree schermate

c. Rete elettrica primaria, depuratori

d. Servizi turistici e sportivi a basso impatto

e. Metanodotti ed oleodotti

Il valore complessivo assunto dall’Indice delle Infrastrutture è dato dalla somma dei

valori dei 2 sotto indici.

Appendice 2 - la determinazione dell'indice di sensibilità socio economica "E"

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

94

Foto 5.1

Martinsicuro, foce del

Tronto. Il tronto segna il

confine tra l'Abruzzo (in

alto nella foto) e le Marche

(in basso). L'erosione

costiera si risente per

prima lungo le coste

adiacenti le foci fluviali a

causa della riduzione degli

apporti solidi dei fiumi. In

questo caso il trasporto

solido litoraneo è diretto

verso sud (in alto nella

foto) e di conseguenza la

costa abruzzese,

fortemente antropizzata, è

stata difesa da opere

distaccate per preservare

l'abitato di Martinsicuro.

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Indice dell’ambiente, I5

L’indice dell’ambiente è stato determinato mediante la valutazione dell’ambiente

urbano e dell’ambiente del territorio extraurbano, con una prevalenza del primo, assai

più diffuso sul territorio analizzato. Tale giudizio si basa su una valutazione a carattere

quali-quantitativo tanto sulle emergenze a valenza artistica o ambientale che sugli

elementi relativi alla qualità del tessuto insediativi ed urbana e naturalistici presenti in

ciascuna area omogenea.

1) Qualità ambiente urbano (peso: 40%)

Questo sotto indice fa riferimento ad un concetto di qualità urbana che è funzione

tanto del tessuto urbano stesso (individuazione delle tipologie spaziali di insediamento)

quanto delle risorse offerte dagli stessi ambiti territoriali (intrattenimenti, locali,

balneazione, qualità della vita, traffico …) e dipende oltre che dalle analisi condotte

anche dalla conoscenza e dalle esperienze sviluppate negli stessi ambiti territoriali. Il

sotto indice è stato suddiviso in cinque classi (da assoluto a basso) ed introduce un

elemento di soggettività parzialmente mitigato dalla rilevazione cartografica.

2) Ambiente naturale (peso: 30%). La metodologia di rilevazione si basa sul

concetto della presenza / assenza di:

• Assenza di peculiarità naturali

• Parchi territoriali attrezzati, Oasi del WWF e riserve naturali

• Aree di particolare pregio storico naturalistico

• Parchi Regionali ed interregionali

• Parchi Nazionali ed Internazionali

3) Emergenze notevoli (peso: 30%). La metodologia di rilevazione si basa sul

concetto della presenza / assenza di:

• Assenza di criticità

• Aree caratteristiche di interesse regionale

• Basiliche e peculiarità paesaggistiche

• Aree di turismo religioso e monumenti d’interesse nazionale

• Emergenze naturali e peculiarità storiche di interesse nazionale

Il valore complessivo assunto dall’Indice dell’Ambiente è dato dalla somma dei valori

dei 3 sotto indici.

L’attribuzione per ogni singola area di punteggi per ognuno dei 5 indici determina, per

somma dei cinque valori di indice, il valore dell’indice sintetico, il cui massimo è

rappresentato dalla soglia di 50 punti: maggiore è il valore dell’indice sintetico,

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

95Appendice 2 - la determinazione dell'indice di sensibilità socio economica "E"

Foto 5.2 - Martinsicuro.

L'empirismo seguito nella

progettazione degli

interventi si manifesta nella

ricollocazione delle opere

di difesa. Nella foto sono

visibili le "impronte"

lasciate dalle vecchie

opere. Si osservi la

giacitura planimetrica delle

nuove opere disposte

obliquamente rispetto alla

linea di costa.

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maggiore è il valore complessivo che nella valutazione multi-criteriale viene ad essere

assegnato all’area omogenea in esame.

Il punteggio dell’indice sintetico esprime quindi il rilievo che la singola zona omogenea

assume per quanto attiene all’insieme dei fattori connessi con il processo di

antropizzazione, in essere o in prospettiva, tenendo conto sia dei valori economici sia

di quelli ambientali.

I risultati ottenuti nel lavoro svolto:

Appendice 2 - la determinazione dell'indice di sensibilità socio economica "E"

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

96

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Appendice A3

La mappatura del rischio di inondazione costiera

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

97Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera

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La mappatura del rischio di inondazione costiera è un elemento imprescindibile per la

valutazione dei parametri definitori il rischio idraulico cui è soggetto un litorale. Essa si

fonda sulla valutazione della probabilità associata ai valori estremi del sovralzo del

livello del mare a riva.

Tali valori estremi, in assenza di accertati fenomeni di eustatismo e subsidenza,

derivano fondamentalmente dalla somma dei sovralzi dovuti a oscillazioni di lungo

periodo, ovvero marea astronomica e meteorologica, e del sovralzo d’onda, quello

cioè dovuto a moto ondoso frangente. Fisicamente, il sovralzo d’onda risulta dalla

compensazione della variazione della spinta totale del moto ondoso (radiation stress)

originata dalla dissipazione di energia associata ai fenomeni di shoaling e frangimento

delle onde di gravità lungo le spiagge. Si noti che (Fig. 1), mentre le variazioni del livello

medio marino dovute a oscillazioni di lungo periodo (marea astronomica e

meteorologica) possono assumersi invarianti lungo un’asse perpendicolare alla costa,

le variazioni dovute al sovralzo d’onda sono lungo di esso variabili, risultando negative

in corrispondenza della linea dei frangenti (wave set-down) e positive a riva (wave

set-up). Si evidenzia inoltre come l’ordine di grandezza del sovralzo di set-down è

molto inferiore a quella di set-up.

Mentre la valutazione dei valori estremi dei sovralzi dovuti alle marea astronomica e

meteorologica derivano dall’analisi armonica di opportune serie di misure di livello e

dalla successiva analisi statistica delle serie degli estremi dei livelli residui, il calcolo dei

valori estremi del sovralzo d’onda richiede la conoscenza dell’evoluzione delle altezze

d’onda estreme nel loro propagarsi dal largo verso riva. Pertanto la valutazione del

sovralzo d’onda richiede non solo l’analisi statistica delle serie degli estremi delle

altezze d’onda al largo ma anche la definizione dei profili batimetrici sui quale si

propagano le onde.

Nel seguito vengono esposte la procedura e i risultati delle analisi condotte per

addivenire a una mappatura del rischio di inondazione costiera della Regione Abruzzo.

1. Studi e analisi propedeutici

1.1 Dati ondametrici

Lungo i 120 Km di costa regionale vengono eseguite misure sistematiche di moto

ondoso alla sola boa ondametrica direzionale della Rete Ondametrica Nazionale posta

al largo di Ortona (42°24’02”N; 14°32’01”E). La serie storica utilizzata si estende dal

luglio 1989 a tutto il 2000 e rivela un rendimento della boa pari al 94%. Allo scopo di

tenere conto delle inevitabili differenze che – in termini climatici – si possono verificare

con l’aumentare della distanza dal punto di misura, dopo aver suddiviso l’intera costa in

Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

98

Fig. 1

Variazioni del livello medio

marino nella zona dei

frangenti

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tratti con caratteristiche di omogeneità rispetto all’esposizione agli eventi

meteomarini, si è proceduto alla trasposizione geografica (Contini e De Girolamo,

1998) dell’intera serie storica misurata alla boa di Ortona in punti al largo dei tratti

considerati (Fig. 2).

Le serie temporali così ottenute sono state sottoposte ai consueti studi atti a

caratterizzare quantitativamente l’esposizione dei diversi tratti considerati. In

particolare, la suddivisione della serie originale e di quelle trasposte in base all’altezza e

alla direzione delle onde ha mostrato come, in tutte le località, il moto ondoso più

intenso, ovvero quello caratterizzato da una Hs>3.5 m, provenga prevalentemente da

un settore di traversia limitato (320-50°N). Gli eventi caratterizzati da una Hs>2.0 m

presentano complessivamente una frequenza di accadimento ridotta (<5%), mentre

gli eventi più frequenti (»37%) sono caratterizzati da una Hs<2.0 m. Il moto ondoso

non risulta inoltre presentare sensibili variazioni stagionali per quanto riguarda le sue

direzioni prevalenti. In particolare, gli eventi caratterizzati da una Hs>0,5 m e

provenienti dal settore di traversia principale sono il 76% circa del totale sia in inverno

che in estate, mentre risultano il 60% circa in primavera e in autunno. La figura 3

mostra la rosa della distribuzione direzionale degli eventi di moto ondoso al largo di

Ortona, ovvero ricavata in base alla serie originale, nonché la delimitazione dei settori

di traversia principale e secondaria. Si noti che tale delimitazione è risultata valida per

tutte le località considerate.

1.2 Dati mareografici

La principale fonte di misure mareografiche della regione Abruzzo sono due

mareografi appartenenti alla Rete Mareografica Nazionale (Lama e Corsini, 2000) e

rispettivamente collocati all’interno dei porti di Ortona (42°21’19”N; 14°24’54”E) e di

Pescara (42°28’20”N; 14°13’38”E). Le serie storiche utilizzate si estendono dal

novembre 1991 a tutto il 2000 nel caso del mareografo di Ortona e dal gennaio 1993 a

tutto il 2000 nel caso del mareografo di Pescara. Il rendimento medio di entrambe le

stazioni è risultato pari a circa il 70%. Entrambe le serie storiche di dati di livello sono

state sottoposte a tradizionale analisi armonica (Godin, 1972), ovvero a

demodulazione nelle frequenze note del potenziale di marea (Doodson, 1921;

Cartwright e Tayler, 1971) in modo da determinare – mediante la tecnica ai minimi

quadrati (Foreman, 1977) – le loro costituenti. Dato lo scarso rendimento e la natura

casuale dei periodi di ‘inattività’ o di ‘malfunzionamento’, l’applicazione dell’analisi

armonica ha reso necessaria la preliminare individuazione di periodi che si

presentassero ottimali in relazione alla continuità, omogeneità e regolarità del dato

misurato. L’onda di marea astronomica ricostruita per i mareografi di Ortona e di

Pescara si presenta, in analogia con tutte le altre località del Mare Adriatico, del tipo

misto a dominante semidiurna. L’escursione di marea ha una altezza variabile tra i 20 e i

40 cm circa. In base all’ipotesi - comunemente accettata (Franco et al., 1982) - di

comportamento lineare del bacino Adriatico, la variazione di livello indotta da cause

meteorologiche è stata identificata con la variazione di livello residua. Il confronto,

operato su tutto il periodo compreso tra il 1993 e il 2000, tra le serie residuali di

entrambe le stazioni, ha evidenziando l’attesa sostanziale omogeneità delle variazioni.

Si osserva infine che, data la limitata estensione della costa abruzzese in relazione alla

propagazione delle onde lunghe di marea astronomica e meteorologica, e data la

sostanziale centralità della posizione dei mareografi di riferimento rispetto allo suo

sviluppo, ai fini delle successive analisi si è assunta la contemporaneità della variazione

dei livelli lungo tutti i tratti considerati.

1.3 Dati batimetrici

Allo scopo di valutare il sovralzo d’onda a riva, essendo indispensabile propagare dal

largo verso riva onde estreme su livelli estremi, si è reso necessario definire un profilo

batimetrico rappresentativo per ciascuno dei cinque tratti della costa considerati. Tale

definizione è stata operata sulla base dei dati relativi alla seconda campagna di rilievi

batimetrici eseguita, per conto del servizio Opere Marittime e Qualità delle Acque

Costiere della Regione Abruzzo, dalla società G.P.S. srl (General Processing and

Software) nel periodo 01/09/2000-10/12/2000. Per ciascun tratto, si è proceduto a

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

99Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera

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sovrapporre i profili individuati in modo tale da ottenere lo zero della coordinata

orizzontale (ascissa) in corrispondenza del livello medio marino (l.m.m.). I cinque

profili rappresentativi sono stati infine ottenuti mediando, per ascisse corrispondenti, i

valori del tirante idrico di tutti i profili appartenenti a un singolo tratto. I profili così

ottenuti sono stati inoltre prolungati fino a raggiungere i fondali posti alla –50.0 m sul

l.m.m. Tale prolungamento è stato operato sulla base della pendenza media calcolabile

a partire dalle batimetriche delle carte nautiche della costa abruzzese.

2. Selezione dei campioni e definizione

delle probabilità marginali degli eventi al largo

A partire dalle serie storiche delle altezze d’onda e dei sovralzi residui sono stati

selezionati campioni di dati indipendenti facendo ricorso al metodo delle eccedenze,

noto nella letteratura anglosassone come metodo POT (‘Peaks Over Treshold’).

Mentre nel caso della serie delle altezze d’onda l’omogeneità dei campioni è stata

garantita separando i valori massimi di altezze d’onda registrati in distinti settori di

provenienza, ovvero raggruppando i dati in eventi caratterizzati da una simile genesi

meteorologica, nel caso della serie dei sovralzi residui si è utilizzato un criterio di tipo

empirico, ovvero si sono raggruppati i valori massimi sopra soglia estesi su un periodo

corrispondente a quello delle usuali perturbazioni che interessano il bacino Adriatico.

Il problema di inferenza, ovvero il problema di risalire dal campione alla funzione di

probabilità marginale che definisce la distribuzione della singola variabile casuale, è

stato quindi affrontato stimando la frequenza cumulata associata a ogni dato del

campione delle eccedenze considerato e determinando la distribuzione di probabilità

marginale del valore estremo (EVD – Estreme Value Distribution) che meglio

approssima il campione stesso. La distribuzione che si è dimostrata meglio

approssimare sia i campioni degli estremi di altezza d’onda che quelli dei sovralzi

residui è risultata quella di Weibull limitata inferiormente (Kottegoda e Rosso, 1998),

ovvero la distribuzione del valore estremo del terzo tipo (EV3).

3. Analisi della dipendenza e definizione della

probabilità congiunta degli eventi estremi al largo

Il grado di dipendenza esistente tra le altezze d’onda e i sovralzi residui è stato stimato

calcolando il coefficiente di correlazione lineare esistente tra le serie contemporanee

delle due grandezze, prendendo opportunamente in considerazione oltre alla serie

ottenuta considerando le altezze d’onda misurate su tutta la traversia, anche quelle

derivate considerando separatamente le altezze d’onda misurate nei singoli settori

Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

100

Fig. 2

(sx)

Tratti omogenei della costa

abruzzese e punti di

trasposizione;

(dx)

Fetch geografico ed

efficace per la boa

ondametrica di Ortona

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(Beltrami, 2003). Parallelamente, a livello grafico, si sono tracciati gli ‘scatter plot’,

ovvero le iso-linee del numero di eventi caratterizzati da valori di altezza d’onda e di

livello residuo ricadenti in precisi intervalli (HR-Wallingford, 2000). Sia gli ‘scatter plots’

(Fig.4) che i coefficienti di correlazione (Tab. 1) hanno indicato una scarsa dipendenza

tra le altezze d’onda misurate alla boa ondametrica di Ortona, ovvero trasposte nelle

altre località scelte, e i livelli registrati ai mareografi di Ortona e di Pescara. In

particolare, il calcolo del coefficiente di correlazione lineare esistente tra le serie delle

altezze d’onda con provenienza da uno dei due settori di traversia e le contemporanee

serie di sovralzo residuo (Tab. 1), ha messo in evidenza un qualche aumento della

dipendenza esistente tra le serie contemporanee di altezza d’onda con provenienza il

settore secondario (50°N-130°N) e del sovralzo residuo. Tale risultato è giustificato

dal fatto che, come noto, i grandi eventi di sovralzo di tempesta che interessano

l’Adriatico sono principalmente legati agli intensi venti da Sud-Est (Scirocco) che

spirano lungo l’intero suo asse longitudinale.

La probabilità congiunta di non superamento delle due variabili aleatorie,

rispettivamente l’altezza d’onda e il sovralzo residuo, è stata valutata nel più

pessimistico e nel più ottimistico dei casi, ovvero nei casi di totale dipendenza e di

totale indipendenza, risultando uguale alla massima delle probabilità marginali nel

primo caso e al prodotto delle stesse nel secondo. Si noti che, mentre nel primo caso a

ogni tempo di ritorno corrisponde un valore univoco di ciascuna delle variabili

aleatorie, ovvero i valori di altezza d’onda e sovralzo residuo con probabilità marginali

corrispondenti a tale tempo di ritorno, nel secondo a ciascun tempo di ritorno

corrispondono una molteplicità di combinazioni dei valori assunti dalle stesse variabili.

4. Valori estremi del sovralzo a riva

e carta del rischio per la costa abruzzese

Allo scopo di associare ai livelli a riva, comprensivi della componente dovuta al sovralzo

d’onda, un preciso tempo di ritorno è necessario propagare dal largo verso la riva

altezze d’onda su livelli di ugual tempo di ritorno. Si noti che questi ultimi, nell’ipotesi di

linearità di risposta del bacino e di concomitanza dei massimi di marea atronomica e

meteorologica, risultano dalla sovrapposizione del livello medio con il massimo della

componente deterministica di marea astronomica e il sovralzo residuo con tempo di

ritorno considerato.

Nel caso della costa abruzzese, nonostante la sostanziale indipendenza dei meccanismi

generatori, nonché le differenti scale temporali dei due eventi, giustificassero

l’assunzione di totale indipendenza delle variabili aleatorie altezza d’onda e livelli

residui al largo, l’ipotesi non è stata considerata sufficientemente cautelativa da un

punto di vista ingegneristico. L’analisi di correlazione resa possibile dai dati disponibili

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

101Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera

Fig. 3

(sx)

Rosa della distribuzione

direzionale degli eventi di

moto ondoso al largo di

Ortona;

(dx)

delimitazione dei settori di

traversia principale e

secondaria

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non è stata infatti giudicata uno strumento sufficiente a garantire la completa

indipendenza degli eventi, non potendo escludersi a priori eventuali dipendenze

causate da condizioni meteorologiche locali. Sulla base di queste considerazioni, il

livello della superficie marina al largo è stato assunto in senso deterministico, ovvero

risultante dalla somma di un opportuno valore della semi-ampiezza dell’onda di marea

astronomica (MA= 20 cm) e di un opportuno valore del livello residuo dovuto alla

marea meteorologica (MM=50 cm). La probabilità, ovvero i tempi di ritorno con i

quali, a riva, viene raggiunto un preciso valore del livello totale è stata quindi fatta

risultare dalla probabilità associata al solo sovralzo d’onda, ovvero dalla probabilità

associata alle onde estreme utilizzate nella propagazione dal largo verso riva.

La propagazione è stata effettuata utilizzando un modello mono-dimensionale

(Cartoni e De Girolamo, 1996) che calcola - per passi discreti del profilo trasversale

dato - l’altezza d’onda, la spinta totale dovuta al moto ondoso (‘radiation stress’) e il

sovralzo d’onda sul livello di acqua in quiete. A scopo cautelativo, la propagazione si è

basata sull’ipotesi di attacco perpendicolare alla costa, ovvero si sono esclusi effetti di

rifrazione dovuti al fondale.

Il sovralzo a riva è stato calcolato sia nel caso di litorale non protetto che nel caso di

litorale protetto. In quest’ultimo caso, si è considerata una protezione realizzata per il

tramite sia di barriere emergenti, che di barriere sommerse. In particolare, sulla base

delle informazioni acquisite dal Catasto delle Opere Marittime, nonché in via

cautelativa, si è ipotizzato che le barriere siano inbasate a – 4.0 m sul l.m.m. Le barriere

sono state ipotizzate di larghezza pari a 12.0 m e con paramenti di pendenza pari a 1/3.

Sempre in via cautelativa, nel caso delle barriere emergenti si è ipotizzata una

emersione del coronamento pari a +0.50 m sul l.m.m, mentre per le barriere

sommerse si è ipotizzata una sommersione dello stesso pari a -1.00 sul l.m.m.

I risultati emersi sono stati espressi sia in forma tabulare (Tabb. 2, 3, 4) che in forma

grafica (Figg. 5-11). In particolare le figure da 5 a 11 evidenziano – per ciascuno dei

tratti in cui è stata suddivisa la costa regionale - gli intervalli di livello atteso a riva (m sul

l.m.m.) in funzione di precisati tempi di ritorno. Sulla base delle analisi effettuate è

risultato che i valori estremi del sovralzo totale a riva lungo la costa abruzzese varia tra

un minimo di 0.99 m con 5 anni di tempo di ritorno (tratto 1.0 - in assenza di difese) e

un massimo pari di 1.32 m con 50 anni di tempo di ritorno (tratto 4.1 - in presenza di

barriere emergenti). Nell’ipotesi di una pendenza media della spiaggia di 1/80,

escludendo il fenomeno di ‘run-up’ delle onde, ciò comporta la sommersione di una

fascia di spiaggia di larghezza compresa tra gli 80 e i 100 m circa, fornendo un

indicazione utile a definire il valore minimo di uno dei parametri indispensabili alla

salvaguardia della spiaggia stessa. Si osserva infine che i risultati ottenuti sono di

fondamentale importanza per le attività di progettazione di opere localizzate in

prossimità del litorale come ad esempio, strade, alberghi, stabilimenti balneari etc.

Nelle figure 5 - 11successive sono riportati i risultati dello studio dei sovralzi sotto

forma di carte tematiche dei valori estremi secondo diversi tempi di ritorno da 5 a 50

anni.

Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

102

Fig. 4

"Scatter Plot" del numero

di eventi caratterizzati da

valori di altezza d'onda e di

livello residuo ricadenti in

intervalli (Ondametro e

Mareografo di Ortona)

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BIBLIOGRAFIA

1 Beltrami, G.M. (2003): “Una procedura cautelativa di inferenza dei livelli a riva: il

caso della costa abruzzese” Atti delle Giornate Italiane di Ingegneria Costiera, VII

Edizione, Trieste.

2 Cartoni, P. e De Girolamo, P. (1996): “Un recente modello numerico per lo studio

dell’evoluzione trasversale di una spiaggia”, Atti del XXV° Convegno Nazionale di

Idraulica e Costruzioni Idrauliche, Torino.

3 Cartwright, D.E., Tayler, R.J. (1971): “New computations of the tide-generating

potential” Geophysical Journal of the Royal Astronomical Society, London.

4 Contini, P., De Girolamo, P (1998): ”Impatto morfologico di opere a mare: casi di

studio” Convegno AIOM, Lerici.

5 Doodson, A.T. (1921): “The harmonic development of the tide generating

potential” Proceeding of the Royal Society, London.

6 Foreman, M.G.G. (1977): “Manual for tidal heights analysis and prediction”

Institute of Ocean Sciences, Sydney.

7 Franco P., Jeftic L., Malanotte Rizzoli P., Michelato A., Orlic M. (1982):

“Descriptive model of the northern Adriatic” Oceanologica Acta.

8 Godin, G. (1972): “The analysis of tides” University of Toronto Press, Toronto.

9 HR Wallingford (2000): “The joint probability of waves and water levels: Join-Sea. A

rigorous but practical approach”, HR Wallingford - Report SR 537.

10 Kottegoda, N.T., Rosso, R. (1997): “Statistics, Probability and Reliability for Civil

and Environmental Engineers”. McGraw Hill, Milano.

11 Lama, R., Corsini, S. (2000): “La rete mareografica Italiana” Istituto Poligrafico e

zecca dello Stato, Roma.

fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

103Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera

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Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

104

Figura 5

Carta tematica dei valori

estremi di sovralzo del

livello del mare a riva (m

sul l.m.m.) lungo il tratto di

costa da Martinsicuro A a

Roseto degli Abruzzi A

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fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

105Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera

Figura 6

Carta tematica dei

valori estremi di

sovralzo del livello del

mare a riva (m sul

l.m.m.) lungo il tratto

di costa da Roseto degli

Abruzzi B a Silvi A

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Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

106

Figura 7

Carta tematica dei valori

estremi di sovralzo del livello

del mare a riva (m sul l.m.m.)

lungo il tratto di costa da Silvi

B a Pescara A

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fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

107Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera

Figura 8

Carta tematica dei valori

estremi di sovralzo del livello

del mare a riva (m sul l.m.m.)

lungo il tratto di costa da

Pescara B a Ortona B

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Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

108

Figura 9

Carta tematica dei valori

estremi di sovralzo del livello

del mare a riva (m sul l.m.m.)

lungo il tratto di costa da

Ortona C a Fossacesia A

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fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale

109Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera

Figura 10

Carta tematica dei valori

estremi di sovralzo del livello

del mare a riva (m sul l.m.m.)

lungo il tratto di costa da

Fossacesia B a Casalbordino B

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Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera

Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:

110

Figura 11

Carta tematica dei valori estremi di

sovralzo del livello del mare a riva

(m sul l.m.m.) lungo il tratto di costa

da Vasto A a San Salvo B

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Finito di stampare

nel mese di settembre 2006

Tipografia GTE - Fossa (AQ)

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