1561.97 1561.87 25/01/17 16:34 Pagina 1 Territori vulnerabili
Analisi di rischio -...
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Analisi di rischio
morfologico e socioeconomico
della fascia costiera abruzzese:
fattibilità degli interventi
di riqualificazione morfologica
a scala regionale
Partecipanti alla impostazione e redazione del lavoro
Responsabili tecnici per la Regione Abruzzo: Ing. Pierluigi Caputi
Ing. Carlo Visca
Ing. Daniele Raggi
Dott. Nicola Caporale
Responsabili scientifici: Prof. Ing. Paolo De Girolamo
Prof. Ing. Alberto Noli
Coordinamento tecnico/amministrativo: Ing. Gian Mario Beltrami
Ing. Paolo Contini
Dott. Ennio Iacovitti
Dott. Flavio Grimaldi
Analisi socio-economiche: Prof. Diego Cuzzi
Dott. Marco Polidoro
Analisi morfologiche e meteomarine: Ing. Gian Mario Beltrami
Ing. Fabio Mondini
Ing. Paolo Contini
Ing. Giuseppe Venturini
Prof. Ing. Paolo Sammarco
Prof. Ing. Leopoldo Franco
Ing. Andrea Sanzone
Ing. Giorgio Bellotti
Ing. Marcello Di Risio
Banche dati e sistemi informatici: Ing. Giuseppe Venturini
Dott. Andrea Fiduccia
Ing. Antimo Battistoni
Progettazione: Prof. Ing. Alberto Noli
Prof. Ing. Paolo De Girolamo
Prof. Ing. Paolo Contini
Ing. Fabio Mondini
Ing. Andrea Sanzone
Progettazione e realizzazione grafica: Paolo Leone
studio grafico Arkhé
Abruzzo Cronache
Direttore responsabile: Alfonso Morelli
Segreteria di redazione: Loredana Micheli
Chiara Patrizia Cialfi
Produzione: Abruzzo Comunicazione
Ufficio Stampa Giunta Regionale
67100 L’Aquila
Piazza Santa Giusta
tel. 0862/364232
fax 0862/419383
Qualifiche dei partecipanti alla impostazione e redazione del lavoro
Personale della Regione Abruzzo
Direzione Lavori Pubblici, Aree Urbane, Servizio Idrico Integrato, Manutenzione Programmata del Territorio, Gestione
Integrata dei Bacini Idrografici, Protezione Civile, Attività di Relazione Politica con i Paesi del Mediterraneo
ing. Pierluigi Caputi Direttore
Servizio Opere Marittime e Qualità delle Acque Marine
ing. Carlo Visca Dirigente
ing. Daniele Raggi Fubzionario
dott. Nicola Caporale Funzionario
Servizio Acque e Demanio Idrico
Ing. Giuseppe Venturini Specialista Tecnico
Personale Universitario
Università degli Studi di L’Aquila, Facoltà di Ingegneria, Dipartimento di Ingegneria delle Strutture, delle Acque e del
Terreno
ing. Paolo De Girolamo professore associato di “Costruzioni Marittime”
responsabile scientifico del LIAM
responsabile scientifico dei progetti RICAMA e SICORA
dott. Diego Cuzzi professore associato di “Economia Aziendale”
ing. Gian Mario Beltrami PhD, contrattista di ricerca
ing. Marcello Di Risio PhD, contrattista di ricerca
dott. Flavio Grimaldi Segretario amministrativo del Disat
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Facoltà di Ingegneria, Dipartimento di Idraulica, Trasporti e Strade
ing. Alberto Noli professore ordinario di “Ingegneria Costiera”
Università degli Studi di Roma 3, Facoltà di Ingegneria, Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile
ing. Leopoldo Franco professore ordinario di “Ingegneria Costiera”
ing. Giorgio Bellotti PhD, contrattista di ricerca
Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Dipartimento di Ingegneria Civile
ing. Paolo Sammarco professore associato di “Idraulica”
Consulenti esterni
ing. Paolo Contini ingegnere, Modimar s.r.l.
dott. Marco Polidoro economista libero professionista
ing. Fabio Mondini ingegnere, Modimar s.r.l.
ing. Andrea Sanzone ingegnere, Modimar s.r.l.
dott. Ennio Iacovitti esperto in "Project Management", coordinatore amministrativo
del progetto R.I.C.A.M.A.
INDICE
1. PREMESSA 9
2. INTRODUZIONE 11
3. OBIETTIVI ED ARTICOLAZIONE DELLO STUDIO 15
4. QUANTIFICAZIONE DEL RISCHIO DELLA COSTA ABRUZZESE (FASE I) 17
4.1 Metodologia di calcolo del rischio della fascia costiera 18
4.1.1 Definizione del rischio 18
4.1.2 Indice di vulnerabilità morfologica PIV 19
4.1.3 Indice di sensibilità socio-economica E 22
4.1.4 Calcolo del rischio 23
4.2 Suddivisione della costa in tratti omogenei 25
4.3 Principali risultati dell’analisi di rischio 28
5. PROGETTI DI DIFESA, RIQUALIFICAZIONE E MANUTENZIONE DELLA COSTA ABRUZZESE (FASE 2) 39
5.1 Le principali tipologie di interventi di difesa costiera 39
5.1.1 Classificazione delle tipologie di intervento 39
5.1.2 Principali metodologie di interventi di tipo diretto attivo 40
5.1.3 Barriere parallele o distaccate tracimabili 46
5.1.4 Pennelli 50
5.1.5 Ripascimenti 53
5.2 Problematiche degli attuali sistemi di difesa e strategie di riqualificazione 56
5.2.1 Esposizione ondametrica della costa regionale 56
5.2.2 Le opere di difesa esistenti 58
5.2.3 Principali problematiche 59
5.2.4 Strategie di riqualificazione e linee guida 60
5.3 Sviluppo dei progetti e verifica di sostenibilità tecnico-territoriale 62
5.3.1 Martinsicuro e parte di Alba Adriatica 64
5.3.2 Roseto 66
5.3.3 Pineto, Silvi e Città S. Angelo 67
5.3.4 Montesilvano - Pescara nord 69
5.3.5 Pescara sud - Francavilla 71
5.3.6 Fossacesia 73
5.3.7 Casalbordino 74
5.3.8 Costi degli interventi 76
5.4 La fattibilità dal punto di vista finanziario ed economico 76
5.5 Le valutazioni economiche di ordine strategico 79
6. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 83
APPENDICE A1: ELENCO DELLE RELAZIONI E DELLE TAVOLE DI PROGETTO 85
ELENCO ELABORATI FASE 1 87
ELENCO ELABORATI FASE 2 88
APPENDICE A2: LA DETERMINAZIONE DELL’INDICE DI SENSIBILITÀ SOCIO ECONOMICA "E" 89
Indice delle residenze, I190
Indice delle attività produttive, I292
Indice delle attività turistiche, I3 93
Indice delle infrastrutture, I4 93
Indice dell’ambiente, I5 95
I risultati ottenuti nel lavoro svolto 96
APPENDICE A3: LA MAPPATURA DEL RISCHIO DI INONDAZIONE COSTIERA 97
1. Studi e analisi propedeutici 98
1.1 Dati ondametrici 98
1.2 Dati mareografici 99
1.3 Dati batimetrici 99
2. Selezione dei campioni e definizione delle probabilità marginali degli eventi al largo 100
3. Analisi della dipendenza e definizione della probabilità congiunta degli eventi estremi al largo 100
4. Valori estremi del sovralzo a riva e carta del rischio per la costa abruzzese 101
BIBLIOGRAFIA 103
Prefazioni
L’80% delle strutture ricettive turistiche abruzzesi si concentra nei diciannove comuni
che insistono lungo la costa dove risiede circa il 30% della popolazione regionale.
Questi dati socio-economici sono sufficienti per comprendere l’importanza che svolge
la costa nel conteso socio-economico regionale e la ragione per cui la Regione
Abruzzo, precorrendo i tempi rispetto alle altre regioni italiane, ha messo a punto il
piano di riqualificazione della morfologia costiera sintetizzato nel presente documento.
Tale piano risulta unico nel suo genere rispetto al panorama nazionale e di sicuro rilievo
nel contesto mediterraneo.
Nel chiudere questa breve prefazione, si vuole evidenziare che i “programmi
strategici” e i progetti che ne scaturiscono costituiscono per l’Amministrazione
Pubblica una ricchezza insostituibile e di estremo valore in quanto consentono di
impostare la gestione del territorio su prospettive pluriennali superando gli interessi
estemporanei che spesso portano ad un non ottimale utilizzo delle risorse pubbliche.
Lamberto Quarta
Presidenza della Regione Abruzzo
Responsabile attuazione programma di governo
Il lavoro sintetizzato nel presente documento, che viene proposto come allegato alla
prima “Relazione sullo stato della costa abruzzese”, rappresenta uno degli elementi di
un disegno più complesso volto a integrare gli aspetti fisici/ambientali alle realtà
socio-economiche del territorio. In particolare la riqualificazione morfologica ed
ambientale della costa costituisce un obiettivo di primaria importanza per il benessere
dei cittadini e per il sostegno che gli aspetti connessi alla balneazione comportano per il
prodotto interno lordo della Regione. In questa direzione la Regione Abruzzo si è
mossa a partire dagli anni ’90, precorrendo i tempi rispetto alle altre regioni italiane,
gettando le basi con il progetto R.IC.A.MA.(Rationale for Integrated Coastal Area
Management), cofinanziato dalla Comunità Europea attraverso il LIFE , per l’avvio della
gestione integrata della fascia costiera (ICZM). I risultati del lavoro intrapreso, di cui
quelli riportati nel presente documento rappresentano solo un passo, hanno
consentito di affrontare il problema dell’erosione costiera in modo organico su scala
regionale superando in tal modo il carattere di “urgenza” e di “empirismo” che ha
contraddistinto l’approccio seguito in precedenza non solo in Abruzzo.
Resta peraltro immutata la consapevolezza che rispetto a fenomeni che hanno
rilevanza sia a scala regionale che a livello dell’intero Mediterraneo e che si relazionano
anche con le scelte ambientali degli Stati a livello planetario, ogni azione locale non può
che avere insiti limiti di efficacia e di durevolezza.
In ogni caso, un approccio al problema non riferito all’intero litorale abruzzese seguito
in passato ha determinato, in mancanza di una visione di insieme delle variabili e di una
conoscenza adeguata dei processi fisici, sia la scelta di tipologie di difesa errate sia
“l’esportazione” del problema erosivo ai tratti di costa posti sottoflutto rispetto alla
direzione del trasporto solido longitudinale. In altri termini l’assenza di una visione
strategica ha innescato cicli non reversibili di causa-effetto che alla fine hanno portato,
nei punti di discontinuità del sistema, al collasso della linea di costa. L’attuazione delle
opere previste oggi nel piano generale richiederà alcuni anni, in ragione delle risorse
finanziarie che si renderanno disponibili. Alla data di pubblicazione del presente lavoro
sono in fase di ultimazione i primi interventi. Parallelamente alla realizzazione delle
opere viene attuato un sistema di monitoraggio che consente di verificare i risultati via
via ottenuti. Tali dati, implementati nell’ottimo SIT appositamente sviluppato per
applicazioni di ingegneria costiera, costituiranno un patrimonio di fondamentale
importanza non solo per la gestione della costa abruzzese, ma anche per le altre
regioni italiane e del Mediterraneo e forse anche per la comunità scientifica.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
7Prefazione
Il maggior compiacimento per l’azione intrapresa appare, oggi, quello di aver avuto la
fortuna (e forse anche la presunzione) di impostare per la Regione una strategia di
medio periodo. Una strategia basata su un approccio tecnico/scientifico che facesse
interagire le valutazioni ingegneristiche con quelle ambientali e con quelle
economico-sociali. E’ proprio la definizione di un così ampio scenario di condizioni al
contorno che ha originato il piano che si auspica riduca il rischio di effetti non previsti.
Ribadisco infatti che c’è consapevolezza che i risultati che verranno a determinarsi a
seguito della realizzazione delle opere in corso di realizzazione potranno essere
ancora imperfetti: infatti il bisogno di crescere con la consapevolezza delle
problematiche non è ovviamente esaurito, ma è altrettanto certo che il sapere i
“perché” delle scelte fatte e il continuo crescere dei dati a disposizione con i
monitoraggi non occasionali renderanno le decisioni future sempre più adeguate ed
efficaci.
Dott. Ing. Pierluigi Caputi
Direttore
Direzione LL.PP., Aree Urbane,
Servizio Idrico Integrato,
Manutenzione Programmata del Territorio -
Gestione Integrata dei Bacini Idrografici
Protezione Civile.
Attività di relazione politica
con i paesi del Mediterraneo
Prefazione
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
8
1. PREMESSA
Le implicazioni ambientali, economiche e sociali di qualunque intervento sul territorio
sono intimamente connesse ed imprescindibili fra loro. Tenere conto di tale
connessione diviene un imperativo quando si vuole intervenire e gestire il complesso
sistema dell’ambiente costiero: il bene ambientale è allo stesso tempo bene
economico e sociale. Per questo basilare motivo la Regione Abruzzo ha impostato il
presente studio con un carattere multidisciplinare che ha permesso di fornire all’intera
comunità regionale, oltre ad una mappatura informatizzata della topologia tecnica,
economica, ambientale e sociale del territorio costiero, un piano di interventi con
ordine di priorità e coerente dai punti di vista tecnico, economico ed ambientale per la
salvaguardia di una risorsa fondamentale quale la costa. È questo un primo ambizioso
passo verso una più moderna e integrata gestione della fascia costiera, dove tutti gli
interessi delle comunità e dei soggetti privati e pubblici (stakeholder) possano trovare
integrazione e seguito.
Nel presente documento sono stati riassunti i passi principali di questo articolato
studio con la speranza che la filosofia che li ha animati possa diventare stimolo anche
per altre realtà nazionali e regionali.
Il lavoro viene pubblicato nell’ambito del Progetto SICORA (vedi sito web
http://ing.univaq.it/SICORA), finanziato dalla Regione Abruzzo (Direzione Lavori
Pubblici, Manutenzione programmata del territorio, Gestione integrata dei bacini
idrografici) e coordinato dal Laboratorio di Idraulica Ambientale e Marittima (LIAM)
del Dipartimento di Ingegneria delle Strutture, delle Acque e del Terreno (DISAT)
della Facoltà di Ingegneria dell’Università di L’Aquila, ma trae origine sia dal progetto
R.I.C.A.M.A. (Rationale for Integrated Coastal Area Management – sviluppatosi tra il
1999 e il 2001 – vedi sito web http://www.regione.abruzzo.it/RICAMA) sia dallo
Studio di Fattibilità dal titolo “Gestione integrata dell’area costiera. Piano organico per
il rischio delle aree vulnerabili. Fattibilità di interventi di difesa e di gestione della fascia
litoranea su scala regionale” Delibera CIPE n.106/99. (vedi sito web
http://urbanistica.regione.abruzzo.it/sezioni/fattib_costa/index.html).
Sulla base della pianificazione tecnico-economica fornita dal suddetto Studio di
Fattibilità, la Regione Abruzzo ha promosso il finanziamento di una prima serie di
stralci funzionali di interventi finalizzati alla riqualificazione e difesa dei tratti di costa
regionale più “vulnerabili”. Con i finanziamenti CIPE 36/2002 e 17/2003
(http://www.regione.abruzzo.it/coste/index.html) è stata sviluppata tra marzo e
settembre 2004 la progettazione preliminare di interventi finalizzati alla completa
riqualificazione di sette siti del litorale abruzzese. Questa attività di progettazione ha
consentito un ulteriore approfondimento delle problematiche di difesa e salvaguardia
dei siti costieri in esame, già affrontate nell’ambito dello studio di fattibilità. Sulla base
dei risultati delle prime indagini di campo, degli studi specialistici di prima
approssimazione e delle indicazioni recepite dalle amministrazioni e dai portatori di
interesse locali si è proceduto alla progettazione definitiva ed esecutiva dei primi stralci
di interventi attualmente in fase di realizzazione.
Per facilitare la lettura del documento, nella prima parte del lavoro (cap. 2-5) sono stati
riportati gli elementi essenziali per comprendere la metodologia seguita ed i principali
risultati ottenuti, mentre nelle Appendici sono stati riportati alcuni approfondimenti
dedicati a chi ha maggior interesse a comprendere nel dettaglio alcune delle tematiche
trattate. In particolare si evidenzia che nell’Appendice 3 viene esposta la metodologia
seguita per la costruzione della mappa del rischio di inondazione costiera ritenendo
questo argomento, spesso a torto trascurato, di fondamentale importanza,
specialmente in Adriatico, per la programmazione di interventi ed infrastrutture lungo
la fascia costiera.
A tal proposito si evidenzia che la vulnerabilità delle coste basse dell’Adriatico a
fenomeni di “storm surge” (sovralzo di tempesta), non è limitata alla sola laguna di
Venezia, o più in generale al solo nord-adriatico, ove il fenomeno è indicato con il nome
di “acqua alta”: in Abruzzo aumenti del livello medio marino dell’ordine del metro
sono estremamente frequenti e contro di essi le opere di difesa costiera hanno poca
influenza e condizionano l'efficienza delle opere di difesa costiera.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
9Premessa
Si è inoltre ritenuto opportuno riassumere nel paragrafo 5.1 le principali tipologie degli
interventi di difesa costiera con l’obiettivo di fornire al lettore, anche se in modo
sintetico, i principi informatori di ciascuna tipologia di difesa al fine di facilitare la lettura
e la comprensione del testo.
Prefazione
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
10
2. INTRODUZIONE
Il presente lavoro, naturale proseguimento del Progetto RICAMA1, è stato ispirato
dall’esigenza di ricorrere a strumenti nuovi per porre rimedio alla diffusa erosione della
costa abruzzese. A tale riguardo si ricorda che fino alla fine degli anni ottanta la difesa
dai fenomeni erosivi costieri era demandata allo Stato che attraverso le locali Sezioni
del Genio Civile per le Opere Marittime, facente capo al Ministero dei Lavori Pubblici,
aveva il compito di progettare, finanziare e realizzare le opere necessarie a garantire la
difesa delle infrastrutture costiere e dei centri abitati soggetti al rischio di fenomeni
erosivi. Sostanzialmente quindi non era previsto alcun organo che garantisse la
gestione e la manutenzione del bene costiero in armonia con il principio della
prevenzione. Di tale problema si sarebbero forse dovuti occupare in qualche misura i
comuni e le regioni attraverso gli strumenti urbanistici di competenza, quali ad
esempio i Piani Regolatori Comunali. Tuttavia, a causa di una limitata cultura gestionale
nel campo marittimo-costiero, che ha caratterizzato e che spesso ancora caratterizza
gli organi tecnici delle amministrazioni pubbliche, di fatto sono venuti a mancare una
analisi complessiva ed un monitoraggio coerente della fascia costiera che consentissero
di armonizzare gli interventi di difesa dall’erosione costiera inserendoli nell’ambito di
una linea generale di azione preventiva; in tal modo, pur facendo fronte alle necessità
locali di breve termine, si sarebbe consentito uno sviluppo territoriale e socio
economico organico e coerente nel lungo periodo.
A partire dagli anni cinquanta, cioè da quando l’uso e la protezione del territorio
interno ha determinato una drastica riduzione di apporti solidi fluviali alla costa e quindi
ha favorito l’innesco dei processi erosivi, l’unica metodologia di “difesa”
dall’arretramento della linea di riva adottata in Abruzzo e in gran parte delle coste
italiane caratterizzate da simili condizioni evolutive, è consistita nell’utilizzo di opere di
difesa “pura” (principalmente difese radenti e difese distaccate emergenti) delle
infrastrutture poste a rischio dall’erosione. Questo approccio, in parte giustificato dalla
necessità di far fronte con urgenza ed a basso costo al verificarsi di fenomeni erosivi, ha
favorito un massivo insediamento antropico nella zona costiera2 che spesso si è spinto
a realizzare infrastrutture ed edifici occupando le dune costiere e determinando quindi
una “guerra di posizione” tra l’uomo ed il mare. Peraltro questi interventi di difesa, in
presenza di apporti solidi naturali modesti, hanno causato l’innesco di una sorta di
reazione a catena determinando, in un intervallo di tempo di circa trenta anni, la
necessità di proteggere, con opere di difesa di tipo rigido, decine di chilometri di
litorale. Oggi, su uno sviluppo costiero regionale di circa 120 km, ben 42 km (circa il
36% con riferimento all'intero sviluppo della costa e il 45% con riferimento alle sole
spiaggie) sono protetti da opere di difesa “rigide” (le tradizionali barriere frangiflutti).
Tuttavia è di estrema importanza rilevare che attualmente queste opere
contribuiscono a sostenere da una parte lo sviluppo turistico (l’80% delle strutture
ricettive dell’Abruzzo si concentra nei diciannove comuni costieri) e dall’altra quello
residenziale, che costituiscono le due componenti del processo di sviluppo che più
direttamente e precisamente coinvolgono la tutela della fascia costiera.
In questo contesto, negli anni novanta sono mutate le condizioni al contorno del
“sistema costiero”. Un elemento importante di cambiamento è stato di tipo
amministrativo. Alle regioni italiane è stato ceduto il compito e la responsabilità di
provvedere a “gestire”, con capacità di spesa, il territorio ed in particolare la fascia
costiera.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
11Prefazione
1. Il progetto RICAMA (Rationale for Integrated Coastal Area MAnagement), conclusosi nel 2001 è stato
cofinanziato dalla Regione Abruzzo e dalla Comunità Europea nell’ambito del programma dimostrativo
LIFE.
2. Nell’arco della seconda metà del ‘900, mentre la popolazione dell’Abruzzo restava, con qualche
oscillazione intermedia, abbastanza costante, i residenti nei diciannove comuni costieri della regione
sono aumentati, passando da una quota pari al 15% ad una quota del 30% rispetto alla popolazione
totale.
Un ulteriore elemento di cambiamento, questa volta di tipo tecnico, riguarda lo
sviluppo della tecnologia dei dragaggi dei fondali marini anche per elevate profondità,
che ha ricevuto un notevole impulso da alcuni rilevanti lavori di dragaggio
recentemente eseguiti in medio-oriente e nei paesi asiatici. Ormai è possibile coltivare
cave di sabbia marine a scopo di ripascimento costiero su fondali superiori ai 100 m
anche in presenza di strati di fango (pelite) coprenti le sabbie di spessore fino a diversi
metri. Come conseguenza diretta, gli interventi di ripascimento artificiale delle spiagge
possono essere attuati su larga scala con costi spesso competitivi rispetto ai metodi
tradizionali (coltivazione di cave terrestri) specialmente nel caso in cui, per le necessità
di riqualificazione e difesa dei litorali, sia necessario movimentare volumi di materiale
elevati (dell’ordine di centinaia di migliaia/milioni di metri cubi). Anche dal punto di
vista dell’impatto ambientale si è constatata la convenienza di tale tecnica rispetto a
quella terrestre.
Pertanto al fine di contenere gli oneri di manutenzione, legati alle inevitabili perdite
naturali del materiale posto a ripascimento, è necessario di solito accoppiare il
ripascimento ad interventi di protezione costiera. Si citano a tal riguardo gli interventi
in corso di realizzazione da parte del Consorzio Venezia Nuova lungo il litorale
veneziano che prevedono complessivamente il versamento di circa 10.000.000 di m3
di sabbia abbinati ad opere di difesa rigida (pennelli e barriere sommerse). La necessità
di contenere le perdite dei volumi di ripascimento è dettata anche dal fatto che, il
materiale coltivabile dalle cave sottomarine per quanto di disponibilità notevolmente
Prefazione
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
12
Foto 2.1
Torre di Cerrano (Pineto).
La fascia costiera si
presenta abbastanza
integra con la duna
protetta dalla vegetazione
autoctona che la preserva
dalla deflazione eolica. La
duna svolge due funzioni
importanti: protegge
durante le mareggiate il
territorio retrostante
dall'ingressione marina e
costituisce il "serbatoio"
naturale di sabbia per la
spiaggia.
Foto 2.2
Torre di Cerrano (Pineto).
Forse il limite fisico
costiutito dal tracciato
ferroviario ha preservato
dalla "colonizzazione"
antropica la fascia costiera,
evitando la distruzione
della duna e l'erosione
costiera.
superiore e con impatti più contenuti rispetto a forme di approvvigionamento da cave
terrestri, comunque non può essere considerata come una “risorsa” inesauribile.
Da un punto di vista socio-economico, il citato aumento della popolazione lungo la
fascia costiera non ha avuto solo aspetti quantitativi ma anche qualitativi: si è
sviluppato, nella metà settentrionale della costa regionale, un distretto turistico esteso
e, a ridosso di esso, un distretto industriale composito, costituito da attività
manifatturiere con prevalenza di piccole e medie industrie (PMI); si è aggregata nella
parte centrale della costa un’area metropolitana incentrata sulle città contigue di
Pescara e Chieti, che tende ad inglobare numerosi comuni finitimi, tra i quali quelli
costieri di Montesilvano, Città S.Angelo e Francavilla a mare; si è sviluppato nella parte
meridionale un distretto industriale misto tra PMI e imprese maggiori collocate a
distanza dalla costa e un polo turistico importante intorno alla città di Vasto, che tende
ad estendersi a sud verso S.Salvo e le spiagge sabbiose del Molise e a nord verso
Casalbordino.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
13Prefazione
Foto 2.3
Litorale di Vasto. Le
spiaggie ed il turismo
balneare sono di estrema
importanza per l'economia
regionale.
Foto 2.4
Rocca San Giovanni. La
"costa alta" abruzzese
presenta scorci di estrema
bellezza e naturalità.
Tutto ciò ha portato ad una radicale trasformazione del paesaggio costiero; ad uno
spostamento epocale del centro di gravitazione della Regione Abruzzo verso la fascia
costiera adriatica; ad un rafforzarsi sia dell’asse di comunicazione adriatico, sia di quello
trasversale Adriatico/Tirreno nell’ambito dei quali il polo metropolitano di Pescara sta
acquisendo il ruolo di baricentro di tutta l’area costiera tra Ancona e Bari; allo
spopolamento e alla riduzione di peso e di collegamenti delle zone interne, per secoli
rappresentanti il nucleo portante del territorio abruzzese.
Queste trasformazioni motivano l’attenzione che è venuta acquisendo la sottile fascia
costiera, sulla quale gravitano pressioni ed aspettative di ulteriore sviluppo e,
ovviamente, minacce conseguenti a quel tanto di disordine e alterazione dell’ambiente
che ogni processo di sviluppo socio-economico comporta. Lo stesso mantenimento e
sviluppo dell’Abruzzo collinare e montagnoso, non solo ai fini turistici, dipende ormai
in misura determinante dalla capacità di collegamento con la forte spinta allo sviluppo
creatasi nell’ultimo cinquantennio lungo la fascia costiera e che finora ha scarsamente
coinvolto l’Abruzzo interno, con l’eccezione delle estreme aree occidentali
direttamente collegate allo sviluppo dell’area laziale.
In questo complesso fenomeno evolutivo territoriale, economico e di “governance”
appena accennato, la Regione Abruzzo si è attivata per far fronte in modo organico alle
nuove responsabilità gestionali mettendo in campo una serie di iniziative che hanno
portato alla redazione del presente lavoro.
Per conseguire gli ambiziosi obiettivi di gestione integrata della fascia costiera, si sono
dovute organizzare le conoscenze propedeutiche necessarie a disegnare un piano
settoriale interdisciplinare di sviluppo della fascia costiera dell’Abruzzo sul quale
inserire poi il progetto integrato di fattibilità degli interventi di riqualificazione
morfologica costiera.
Si sottolinea infine come l’individuazione di un piano di interventi a scala regionale offre
numerosi vantaggi fra i quali sono da evidenziare:
• l’individuazione delle priorità di intervento tenendo conto degli aspetti
morfologici, socio-economici ed ambientali;
• l’individuazione ed ottimizzazione delle tipologie di intervento al fine di
evitare l’esportazione dei fenomeni erosivi alle coste contigue superando in
tal modo i limiti della pianificazione costiera a livello comunale/locale;
• il conseguimento di economie di scala per quanto riguarda il costo di
coltivazione delle cave marine;
• la valutazione degli oneri complessivi per il risanamento e la manutenzione
della fascia costiera abruzzese.
Prefazione
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
14
Foto 2.5
Costa dei Trabocchi
(Rocca San Giovanni)
3. OBIETTIVI ED ARTICOLAZIONE DELLO STUDIO
Gli obiettivi principali conseguiti con il presente lavoro sono i segenti:
I. Redazione di una carta di rischio della fascia costiera abruzzese utilizzando la
metodologia indicata dall’UNESCO che si basa sulla valutazione della
vulnerabilità morfologica, socio-economica e ambientale;
II. Classificazione dell’intera costa regionale in funzione dei differenti valori di
rischio ottenuti ed individuazione degli interventi di difesa costieri prioritari;
III. Sviluppo dei progetti di fattibilità relativi agli interventi prioritari individuati;
IV. Valutazione della fattibilità non solo dal punto di vista tecnico ma anche dal
punto di vista istituzionale, amministrativo e finanziario, quantificando anche i
costi ed i relativi benefici di ciascun intervento e del programma nel suo
insieme.
Le attività necessarie al conseguimento degli obiettivi sopra delineati sono state
articolate in due macro fasi:
Fase 1 Quantificazione del rischio della costa abruzzese: individuazione
delle aree vulnerabili e dei livelli di rischio attesi a scala regionale
(conseguimento degli obiettivi I e II);
Fase 2 Redazione dei progetti di fattibilità di opere di difesa,
riqualificazione e manutenzione del litorale abruzzese
(conseguimento degli obiettivi III e IV)
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
153. Obiettivi ed articolazione dello studio
Foto 2.6
Litorale di San Salvo.
L'occupazione antropica
della fascia costiera, la
distruzione delle dune e la
riduzione del trasporto
solido fluviale scatenano la
"guerra di posizione" tra
l'uomo e il mare.
Una speciale menzione va fatta ad una attività trasversale di supporto al lavoro svolto
nella Fase I e che ha riguardato l’informatizzazione del Servizio Opere Marittime e
Qualità delle Acque Marine della Regione Abruzzo allo scopo di consentire a tale ufficio
lo svolgimento delle attività di gestione della fascia costiera e di fornire un valido
supporto tecnico/gestionale alle Amministrazioni locali. In questo ambito è stato infatti
sviluppato un Sistema Informativo Territoriale (SIT) costiero che costituirà un
importante strumento a supporto delle decisioni della Pubblica Amministrazione in
materia di difesa e gestione costiera. Tale SIT, per il suo contenuto innovativo ed
elevato grado di automazione ed informazione, costituisce sicuramente un esempio
pilota di riferimento nel panorama nazionale.
In figura 3.1 sono diagrammate le macro fasi di sviluppo delle attività ed i principali
risultati ottenuti.
3. Obiettivi ed articolazione dello studio
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
16
Figura 3.1
Diagramma delle macro
fasi e dei principali prodotti
del lavoro
Foto 2.7
Pescara, litorale a nord
della foce fluviale. La
geometria e la giacitura
delle opere di difesa
distaccate disposte anche
su tre "file" denunciano
l'empirismo nel progettare
i sistemi di difesa.
4. QUANTIFICAZIONE DEL RISCHIO
DELLA COSTA ABRUZZESE (FASE I)
La Fase 1 ha previsto la conduzione di attività integrate di acquisizione di dati
topologici, climatici, geomorfologici e antropici, e la loro informatizzazione. Tali
attività possono riassumersi in:
• acquisizione di dati meteomarini e geomorfologici;
• acquisizione di dati censuari su popolazione, agricoltura ed industria;
• conduzione, acquisizione ed analisi di rilievi aerofotografici, topografici e
batimetrici;
• censimento delle opere marittime e costituzione di uno specifico catasto;
• informatizzazione degli uffici del Servizio Opere Marittime e Qualità Acque
Marine (Pescara) per le principali attività di gestione dell’area costiera;
• progettazione e realizzazione di un Sistema Informativo Territoriale (SIT)
costiero georeferenziato per l’archiviazione e l’analisi dei dati;
• realizzazione di una banca dati georeferenziata di riferimento per le attività
di gestione integrata delle coste.
È stato quindi possibile condurre in modo esaustivo ed integrato le attività di studio e
quantificazione parametrica dell’evoluzione morfologica e socio economica del litorale
e della associata vulnerabilità. Tali attività possono sintetizzarsi in:
• studio delle tendenze evolutive del litorale abruzzese;
• suddivisione dell’intera costa in tratti omogenei sia dal lato morfologico che
dal lato socioeconomico, quantificando i fenomeni erosivi ed i valori
immobiliari e dei flussi di reddito socio-economici;
• definizione dei livelli di vulnerabilità e dei criteri di valutazione del rischio da
adottare;
• classificazione dei tratti della costa abruzzese in base ai distinti livelli di
vulnerabilità e valutazione del rischio;
• formulazione delle prescrizioni da adottare per i distinti livelli di
vulnerabilità;
• selezione dei tratti di costa più critici.
In figura 4.1 sono diagrammate le attività principali svolte nella Fase 1.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
174. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Figura 4.1
diagramma
delle attività
principali svolte
nella Fase 1
4.1 Metodologia di calcolo del rischio della fascia
costiera
4.1.1 Definizione del rischio
L’identificazione di procedure rivolte alla valutazione complessiva della probabilità di
accadimento di un “evento” e delle relative conseguenze socio-economiche è
diventata una componente essenziale nella programmazione e gestione del territorio.
Tali procedure, comunemente identificate con “analisi di rischio”, sono diventate un
elemento cruciale in tutti i processi decisionali.
Un inquadramento teorico completo della problematica nel campo della pianificazione
e gestione delle aree costiere è fornita da De Girolamo et al. (2000).
Come accennato, a stretto rigore, la funzione di rischio R viene formalmente scritta
come segue:
R=funzione(P,C) (1)
esprimendo in tal modo il rischio come una combinazione sia della probabilità P che
accada un evento in grado di produrre il collasso di un sistema, sia dell’entità C delle
conseguenze del collasso stesso, dove P ed C sono ambedue funzioni di variabili
probabilistiche.
Nelle applicazioni rivolte a sistemi complessi, come nel caso della fascia costiera,
l’utilizzo diretto della (1) risulta estremamente difficile per una serie di ragioni discusse
in dettaglio da De Girolamo et al. (2000). Tali difficoltà aumentano ulteriormente
all’aumentare delle dimensioni delle aree da investigare come ad esempio accade
lavorando su scala regionale.
Allo scopo di semplificare il problema una via che comunemente viene seguita è quella
di passare al concetto di vulnerabilità, intendendo con tale termine la capacità del
sistema a resistere ad eventi (forzanti) che ne possono produrre il collasso. Ad
esempio in campo morfologico costiero si può affermare che la vulnerabilità di una
spiaggia nei confronti dell’ evento mareggiata risulta essere inferiore nel caso in cui, a
parità di condizioni, essa sia costituita da ghiaia rispetto a quello in cui sia costituita da
sabbia.
Procedendo in tal modo si esprime il rischio in funzione della vulnerabilità V del sistema
e quindi la (1) diviene:
R=funzione (V) (2)
Utilizzando la (2) si rinuncia a fornire una valutazione assoluta del rischio. Tuttavia, nel
caso della fascia costiera l’utilizzo della (2) consente di paragonare con relativa
semplicità tratti di costa che presentano differenti caratteristiche di vulnerabilità.
Partendo dal presupposto che la decisione sulla necessità di intervenire con opere
marittime rivolte alla riqualificazione/protezione di un litorale deve scaturire da una
valutazione combinata tra la vulnerabilità morfologica della costa e l’importanza
socio-economica della costa stessa, conglobando in questo secondo termine anche gli
aspetti ambientali, si è deciso di sostituire la (2) con la seguente espressione:
R = funzione (PIV, E) (3)
dove:
PIV = indice di vulnerabilità morfologica della fascia costiera;
E = indice di sensibilità socio-economica e ambientale.
La funzione nella (3) è in generale crescente, vale a dire che al crescere della
vulnerabilità morfologica e della sensibilità socio-economica di una zona costiera
cresce il rischio ad essa associato.
Una equazione tipo la (3) è stata suggerita anche dall’UNESCO quale riferimento
generale per l’esecuzione dell’ analisi di rischio.
4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
18
In concreto, l’obiettivo è quello di classificare tutta la fascia costiera regionale tenendo
conto sia della vulnerabilità della costa rispetto ai processi morfologici esistenti (ad es.
arretramento/avanzamento della linea di riva) sia degli aspetti socio-economici e
ambientali che la caratterizzano. Questa classificazione consente non solo di
individuare i tratti di costa più critici ma anche di stabilire l’ordine di priorità degli
interventi che si rendono necessari nelle zone soggette a valori elevati di rischio. Ai fini
di una corretta ed efficace applicazione della (3) è stato necessario suddividere il
litorale regionale in tratti di costa omogenei e significativi sia dal punto di vista
morfologico che socio economico. La modalità di tale suddivisione viene riportata nel
paragrafo 4.2.
L’analisi di rischio è stata basata sui dati morfologici e socio-economici che sono stati
selezionati durante il progetto RICAMA. In particolare, oltre alla cartografia storica,
sono stati utilizzati recenti rilievi batimetrici eseguiti per il presente studio dalla
Regione Abruzzo, aerofotogrammetrie, dati meteomarini, dati di qualità delle acque
marine, dati socio-economici alla scala delle sezioni censuarie, ecc.. Tutti i dati utilizzati
sono stati integrati e verificati per mezzo di appositi sopralluoghi e sono stati
confrontati con quelli disponibili presso le amministrazioni coinvolte (comuni,
province, Genio Civile per le Opere Marittime di Pescara, Servizio Idrografico e
Mareografico Nazionale, Ufficio Cartografico della Regione Abruzzo, ecc.). I dati
raccolti sono stati informatizzati, georeferenziati ed inseriti nel SIT costiero.
Nel seguito si riporta l’approccio seguito per stimare i due indici PIV ed E sopra
introdotti.
4.1.2 Indice di vulnerabilità morfologica PIV
La stima della vulnerabilità di un litorale da un punto di vista morfodinamico su scala
regionale costituisce attualmente un argomento di frontiera nel campo dell’ ICAM
(Integrated Coastal Area Management). Con riferimento alla vasta letteratura di
settore si può affermare che le metodologie finora sviluppate non sono generalizzabili
per qualsiasi sistema costiero poiché risultano fortemente influenzate dalle peculiarità
morfologiche, meteo-marine e di scala (temporale e geografica) del litorale oggetto
dell’analisi.
Sulla base di una attenta analisi, condotta in parte anche nell’ambito del progetto
RICAMA, e delle metodologie finora sperimentate per la valutazione della vulnerabilità
morfologica di un litorale, si è concluso che l’approccio migliore da utilizzare a scala
regionale per l’Abruzzo è quello suggerito da Arcilla et al. (2000) che lo hanno
applicato con successo alla foce del Fiume Ebro in Spagna, che presenta forti
similitudini con i litorali italiani ed in particolare con quelli abruzzesi.
Il metodo citato, rispetto a metodi più complessi, come ad esempio quello suggerito
recentemente da De Girolamo et al. (2000) ed applicato dal Consorzio Venezia Nuova
ai litorali veneti (Pellestrina e Cavallino), offre numerosi vantaggi per una applicazione a
scala regionale pur mantenendo un sufficiente rigore scientifico nella stima quantitativa
della vulnerabilità. Tali vantaggi sono identificabili nell’utilizzo di due sole variabili di
controllo per determinare l’indice PIV, che richiedono sostanzialmente il rilievo
periodico della sola posizione della linea di riva, una volta caratterizzata la natura
sedimentologica della spiaggia e delle opere di protezione esistenti. In simboli:
PIV = funzione (SR, ID; parametri caratteristici spiaggia)
ove
• SR = ”Shoreline Response” fornisce il valore medio, in m/anno, di avanzamento
(valore positivo) o arretramento (valore negativo) della linea di riva;
• ID = ”Infrastructures Distance” è la distanza, espressa in m, delle infrastrutture
da salvaguardare dalla linea di riva, in altre parole la larghezza della spiaggia.
La variabile SR risponde all’esigenza di tenere conto della dinamicità media a lungo
termine (ordine di grandezza mesi-anni) del sistema costiero. La variabile ID tiene
conto della capacità del litorale di fare fronte a fenomeni evolutivi a breve termine
(singole mareggiate).
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
194. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Noti i valori delle due variabili di controllo per un tratto di litorale “omogeneo”, il
calcolo dell’indice di vulnerabilità del litorale viene condotto mediante l’applicazione
dell’ analisi “fuzzy-logic”. L’applicazione della metodologia “fuzzy logic” permette
infatti di trasformare i valori misurati di SR e di ID espressi rispettivamente in metri/
anno e metri in un opportuno e congruente valore di PIV, tenendo conto anche degli
altri fattori che contribuiscono a caratterizzare la vulnerabilità morfologica, ma che
non hanno una misurabilità continua. Fra questi i due principali sono la natura del
sedimento della spiaggia (sabbia piuttosto che ciottoli) e la presenza o meno di
strutture di difesa della spiaggia di origine antropica.
Per una completa descrizione della “fuzzy-logic”, introdotta e sviluppata da Zadeh
(1965, 1970), si rimanda a testi specializzati largamente diffusi in letteratura e ai
rapporti specifici emessi, elencati in allegato. In questa sede si vuole evidenziare
l’ossatura principale della definizione del PIV, mettendone in evidenza le macro
caratteristiche principali ed i valori di riferimento.
Per l’applicazione del metodo sono stati associati alle variabili di controllo SR ed ID dei
separatori significativi nei loro campi di variabilità, valori cioè che permettono di
individuare le diverse condizioni di “salute” dei tratti costieri presi in esame. A tali
separatori sono stati associati dei termini linguistici appropriati (“fuzzy set”).
Per la variabile di controllo SR sono stati definiti cinque separatori significativi che
esprimono un tasso di arretramento, se negativi, o avanzamento, se positivi, della linea
di battigia. Al crescere del tasso di variazione a partire da valori negativi si passa
ovviamente da configurazioni di tipo “altamente erosivo” a configurazioni di tipo
“altamente accrescitivo”, passando per lo stato di stabilità. Nella tabella 4.1 sono
associati ai cinque separatori i termini linguistici corrispondenti ed i valori numerici dei
separatori. La tabella indica come uno stesso valore del tasso di variazione rappresenti
un fenomenologia più marcata passando da una spiaggia sabbiosa non protetta ad una
ciottolosa protetta.
Anche per la variabile di controllo ID, distanza dalla linea di battigia della prima
infrastruttura significativa presente sul litorale (via di comunicazione, edificio, ecc.), i
separatori caratteristici sono 5. Valori incrementali di ID caratterizzano
rispettivamente le spiagge da “strette” a “larghe”. Nella tabella 4.2 sono associati ai
cinque separatori i termini linguistici corrispondenti ed i valori numerici dei separatori.
4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
20
Tab. 4.1
Variabile di controllo SR
(Shoreline response).
Separatori e termini
linguistici corrispondenti
Tab. 4.2
Variabile di controllo ID
(Infrastructure distance).
Separatori
e termini linguistici
corrispondenti
Separatore
(termine
linguistico)
SR (m/anno)
spiagge
sabbiose
e non difese
SR (m/anno)
spiagge
sabbiose
e difese
SR (m/anno)
spiagge
ciottolose e non
difese
SR (m/anno)
spiagge
ciottolose
e difese
Altamente erosivo -2,00 -1,50 -1,50 -1,00
Debolmente erosivo -1,00 -0,75 -0,75 -0,50
Stabile 0,00 0,00 0,00 0,00
Debolmente accrescitivo +1,00 +0,75 +0,75 +0,50
Altamente accrescitivo +2,00 +1,50 +1,50 +1,00
Separatore
(termine
linguistico)
ID (m)
spiagge
sabbiose
e non difese
ID (m)
spiagge
sabbiose
e difese
ID (m)
spiagge
ciottolose
e non difese
ID (m)
spiagge
ciottolose
e difese
Stretta 60 30 30 10
Abbastanza stretta 80 45 40 20
Ottimale 100 60 50 30
Debolmente larga 120 75 60 40
Larga 140 90 70 50
La combinazione dei parametri SR ed ID caratterizza gli stati di pericolosità evolutiva
ovvero di stabilità o ancora di esuberante salute di un tratto di spiaggia. Ad esempio una
spiaggia stretta non protetta che manifesti uno stato fortemente erosivo è
morfologicamente molto vulnerabile e come tale è in uno stato “fortemente negativo”.
Con una matrice denominata “Matrice delle Regole” è stato attribuito ad ogni
combinazione di ID e SR che caratterizza un tratto di costa in esame un relativo
termine linguistico che ne caratterizza lo stato. A valle della matrice delle regole è stato
applicato il processo detto di “defuzzificazione” che consente di ottenere, sulla base
dei risultati forniti dalla matrice delle regole, l’indice di vulnerabilità PIV, espresso
mediante un valore numerico. Ad ogni combinazione dei separatori ID ed SR viene
cioè ad essere associato non solo un termine linguistico ma anche un valore numerico
del PIV. Questo valore numerico è quello che nella terminologia della fuzzy logic viene
riferito come fuzzy set relativo alla matrice delle regole. Nella tabella 4.3 è sintetizzato
il risultato di tale processo: a ciascuna combinazione dei separatori delle variabili di
controllo ID ed SR sono assegnati i termini linguistici ed i separatori numerici del
relativo indice di vulnerabilità; si osserva ad esempio come ad una spiaggia larga in stato
altamente accrescitivo sia associato un termine linguistico “fortemente positivo” ed un
corrispondente PIV pari a 1. Viceversa ad una spiaggia stretta in stato altamente
erosivo sia associato un termine linguistico “fortemente negativo” ed un
corrispondente PIV pari a 49.
Con tale processo è dunque possibile giudicare se la larghezza di una spiaggia è troppo
piccola, adeguata, o troppo grande tenendo conto dei seguenti fattori che
contraddistinguono il litorale in esame: presenza o meno di opere di difesa; natura
prevalentemente sabbiosa o ghiaiosa della spiaggia emersa. Tale distinzione risulta
necessaria in quanto i trend evolutivi a lungo e a breve termine dei litorali sono
fortemente condizionati sia dalla presenza delle opere di difesa sia dalla granulometria
dei sedimenti. Si osserva che per la definizione quantitativa dei separatori delle variabili
di controllo sono stati applicati idonei modelli numerici e fisici, che hanno consentito di
calcolare le variazioni della posizione della linea di riva in funzione delle forzanti
meteo-marine che si possono verificare (moto ondoso e marea meteorologica).
Dunque valori elevati del parametro PIV indicano che si è in presenza di un litorale
caratterizzato da una elevata vulnerabilità morfologica, ovvero all’aumentare di PIV
aumenta la probabilità che il verificarsi di un evento meteo-marino di rilievo possa
causare danni sia alla spiaggia emersa (riduzione della sua profondità trasversale) sia ai
beni (infrastrutture) da essa protetti.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
214. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Tab. 4.3
Matrice
delle Regole
ed Indice
di vulnerabilità
PIV
Shoreline
Response (SR)
Infrastructure Distance (ID)
Stretta Abbastanza
stretta
Ottimale Debolmente
larga
Larga
Altamente
accrescitivo
NL Z P P PH
Debolmente
accrescitivo
NL Z PL P P
Stabile N NL Z PL P
Debolmente erosivo N N NL Z PL
Altamente erosivo NH NH N NL Z
NH = fortemente negativo (PIV=49) PL = debolmente positivo (PIV=17)
N = negativo (PIV=41) P = positivo (PIV=9)
NL = debolmente negativo (PIV=33) PH = fortemente positivo (PIV=1)
Z = neutra (PIV=25)
4.1.3 Indice di sensibilità socio-economica E
L’analisi socio-economica della fascia costiera abruzzese è stata sviluppata su varie
scale territoriali: partendo da un’area vasta quale il bacino adriatico si è
progressivamente arrivati ad analizzare le singole sezioni censuarie. L’impostazione del
metodo proviene dal progetto RICAMA che come già accennato ha costituito il punto
di partenza per la nuova politica di gestione integrata della fascia costiera da parte della
Regione Abruzzo.
Per la definizione dell’indice di sensibilità socio-economica E, si sono utilizzati i dati
ISTAT relativi ai Censimenti della popolazione 1991, 1981 e 1971 al livello di maggior
dettaglio, e cioè delle sezioni di censimento. Si osserva che alla data di redazione del
lavoro non erano disponibili i dati ISTAT a livello delle sezioni censuarie relativi al
censimento 2001. Tuttavia in seguito, nell’ambito del progetto SICORA, si è verificato
che tra il 1991 e il 2001 non vi sono state sostanziali variazione dei dati ISTAT di
interesse.
La fascia costiera è stata suddivisa in micro aree omogenee dal punto di vista
socio-economico (vedi paragrafo successivo) e per ognuna di esse è stato quantificato
l’indice di sensibilità socio-economica E. Le microaree individuate sono, naturalmente,
costituite da una o più sezioni censuarie. L’analisi, che ha coinvolto in ogni caso le
sezioni costiere, è stata estesa, ove necessario, anche a quelle pericostiere ed all’intera
area comunale, a seconda della significatività della fascia costiera nell’assetto
socio-economico dei singoli comuni.
Nella figura 4.2 è indicato lo schema utilizzato per la definizione di E. Tale indice viene
espresso da una somma di cinque indici Ii, i=1,..,5 , che misurano i cinque fattori
principali che definiscono i valori di un territorio, ma che possono essere condizionati
dallo “stato di salute morfologico” della fascia costiera. Essi sono:
• indice delle residenze, I1: misura l’importanza del tessuto residenziale
(densità della popolazione ed età delle residenze);
• indice delle attività produttive, I2: misura l’importanza del tessuto produttivo
(industria, servizi, istituzioni, agricoltura e pesca);
• indice delle attività turistiche, I3: misura l’importanza della ricettività turistica
(alberghi, seconde case , strutture para alberghiere e stabilimenti balneari);
• indice delle infrastrutture, I4: misura l’importanza delle reti di collegamento,
dei loro nodi e della loro dimensione (strade, ferrovie, stazioni, porti,
aeroporti...);
• indice dell’ambiente, I5: misura la rilevanza delle caratteristiche urbane,
naturali e paesistiche e delle relative emergenze di grande valenza.
In simboli:
E = Σi=1,5
Ii, (5)
Al pari del PIV, l’Indice di sensibilità socioeconomica E vale, al massimo, 50. Maggiore è
il valore di E, maggiore è il valore complessivo, e quindi la sensibilità, che nella
valutazione multi-criteriale viene ad essere assegnato alla micro-area omogenea in
esame. Il punteggio dell’indice sintetico esprime quindi il rilievo che la singola
micro-area omogenea assume per quanto attiene all’insieme dei fattori connessi con il
processo di antropizzazione, in essere o in prospettiva, tenendo conto sia dei valori
economici sia di quelli ambientali.
Il valore di ogni indice Iiè determinato tenendo conto della connotazione specifica del
territorio. Se, per esempio, un determinato ambito esprime una vocazione turistica
(piuttosto che produttiva, residenziale o altro) il relativo indice avrà un valore
ponderatamente superiore rispetto agli altri.
In caso di territorio uniforme e privo di una particolare vocazione il valore di ogni
indice Iiè costante e pari ad 1/5 del valore massimo 50, ogni I
i, quindi, assumerà un
4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
22
valore massimo potenziale pari a 10. Se, invece, il territorio esprime una vocazione
prettamente produttiva allora lo specifico indice assumerà un peso relativo maggiore
rispetto agli altri che restano costanti. Se quindi l‘indice I2 “pesa” il doppio rispetto alla
situazione precedente avremo allora che I2assumerà un valore massimo potenziale
pari a 20 mentre gli altri lo avranno pari a 7,5.
È importante sottolineare come il fatto di esplicitare dei “pesi” nella valorizzazione dei
singoli indici introduce un importante elemento di soggettività all’interno di una
metodologia che si basa, invece, sull’oggettività delle rilevazioni e dei dati utilizzati.
Questo passaggio ha una duplice valenza.
Da un lato l’esplicitazione dei “pesi” richiede un’assunzione di responsabilità
nell’attribuzione degli stessi e nella definizione dell’Indice di sensibilità, dall’altro
permette di incrementare la flessibilità del processo rispetto alla considerazione delle
linee di sviluppo strategico del territorio poste in essere dal decisore pubblico.
Ai fini del progetto CIPE, comunque, lo staff tecnico ha implementato una griglia di pesi
(riportata in appendice A.3) che, in base alla considerazione delle analisi implementate
con il già citato progetto RICAMA, risulta coerente con quanto espresso dalla fascia
costiera abruzzese.
Ai fini di una sistematica valutazione quantitativa dei cinque indici Ii, i relativi cinque
fattori principali sono stati articolati a loro volta in alcuni sub-fattori, ad ognuno dei
quali corrisponde una rilevazione di dati e/o valori ed una rappresentazione tabellare
e/o grafica del fenomeno cui il sub-fattore stesso si riferisce.
In maniera simile a quanto descritto in precedenza, anche a ciascun sub-fattore è stato
attribuito un peso nella costituzione dell’indice Iiin base ad una analisi delle singole
componenti del complesso quadro di fattori che stimolano lo sviluppo economico e
condizionano la distribuzione dei valori economici sul territorio costiero. A differenza
di quanto accade nella determinazione del valore potenziale massimo degli indici Ii, gli
specifici pesi, però, non rappresentano degli elementi di flessibilità operativa ma sono
identificati e determinati in maniera univoca. La conseguente articolazione dei pesi
attribuiti ai singoli sub-fattori che contribuiscono a definire i cinque indici Iiè riportata
in Figura 4.2. La composizione dei punteggi è articolata in Appendice A3.
4.1.4 Calcolo del rischio
Il rischio relativo ad un tratto di costa omogeneo viene calcolato sommando i valori dei
due indici ottenuti con la metodologia sopra esposta. In simboli, la (3) diviene
R = PIV + E (6)
Il rischio R di un tratto di costa assume quindi valori compresi tra 1 e 100 e tende ad
aumentare all’aumentare dei due indici di sensibilità da cui dipende.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
234. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Foto 4.2 a e b
Ortona, Torre Mucchia.
L'Erosione costiera porta
all'esasperazione gli
operatori balneari che
ormai difendono in
autonomia la singola
struttura illudendosi che
una catena possa
stabilizzare le "proprie"
opere di difesa.
4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
24
Figura 4.2
Schema per la definizione
dell’indice di sensibilità
socio-economica della
singola micro-area.
4.2 Suddivisione della costa
in tratti omogenei
Dal punto di vista socioeconomico sono state definite quattro macroaree omogenee.
All’interno delle quattro macroaree si collocano le partizioni segnate dai confini
amministrativi dei 19 comuni costieri.
La prima delle quattro macroaree socioeconomiche comprende i sette comuni
costieri che fanno parte della provincia di Teramo, nell’ordine, da nord a sud:
Martinsicuro, Alba Adriatica, Tortoreto, Giulianova, Roseto, Pineto, Silvi. Essi hanno la
comune caratterizzazione di disporre di una fascia costiera in prevalenza sabbiosa,
sulla quale si attestano, oltre alle residenze e alle infrastrutture di servizio, attività
produttive ed attività turistiche molto sviluppate, intermezzate da alcune aree meno
antropizzate, a volte ad alta valenza per le prospettive di ulteriore sviluppo turistico, a
volte con apprezzabili contenuti ambientali.
La seconda delle quattro aree socioeconomiche occupa la parte centrale della costa
abruzzese. Nel quadro del modello di sviluppo della Regione Abruzzo, la conurbazione
centrale abruzzese, che coinvolge le due città capoluogo di Pescara e Chieti, ha un
ruolo primario ed esprime, anche nella sua proiezione costiera, caratteri di
omogeneità, parte in atto, parte in prospettiva, consistenti nella prevalente funzione di
area centrale urbana sia in funzione della Regione Abruzzo, sia in funzione della parte
centrale dell’interno arco di costa adriatica. In tale area si collocano cinque comuni,
appartenenti alle due province di Pescara (Città S.Angelo, Montesilvano, Pescara) e di
Chieti (Francavilla e la parte più estesa del comune di Ortona). Il limite meridionale di
tale area si colloca immediatamente a sud del porto di Ortona, incluso nella seconda
zona omogenea soprattutto perché la sua struttura portuale, attualmente in corso di
riqualificazione e potenziamento, costituirà lo sbocco commerciale per le attività
produttive dell’intera conurbazione centrale abruzzese.
La terza delle quattro aree omogenee socioeconomiche si situa nella parte centrale
della provincia di Chieti, con una linea di costa caratterizzata per la maggior parte da
prevalenza di coste alte che includono alcune “pocket beaches” di natura
prevalentemente ghiaiosa, un modesto sviluppo residenziale e turistico, la presenza di
attività agricole immediatamente a monte della costa e di attività produttive da essa
molto più distanziate. Quest’area, che presenta una particolare valenza ambientale,
comprende cinque comuni, oltre alla parte meridionale della costa del comune di
Ortona: Rocca S. Giovanni, S.Vito, Fossacesia, Torino di Sangro e Casalbordino.
A causa della differente conformazione fisica della costa, a prevalenza sabbiosa e
ghiaiosa nella estrema parte meridionale della linea di costa abruzzese, i due comuni di
Vasto e S. Salvo, unitamente con la parte più a Sud del limitrofo comune di
Casalbordino, costituiscono una ulteriore macroarea omogenea, la quarta, che si
caratterizza per la compresenza, sulla linea di costa e nell’immediato retroterra
collinare, di residenze, di attività turistiche e di attività produttive, tutte notevolmente
sviluppate.
Tuttavia, per una corretta ed utile applicazione dell’equazione (6), l’intera costa
regionale è stata suddivisa ulteriormente in una più circostanziata successione di tratti
contigui omogenei e significativi sia da un punto di vista socio-economico che
morfologico. A tal fine è stata eseguita una prima suddivisione basata su criteri
socio-economici, che ha portato ad identificare 50 tratti di costa definiti micro-aree
socio-economiche. Ciascuna micro-area individuata è stata in seguito analizzata (salvo
quella di Città S. Angelo, considerata in un’unica sezione censuaria per la quale l’ISTAT
non fornisce dati disaggregati) allo scopo di verificarne la relativa omogeneità dal punto
di vista morfologico ponendo l’attenzione alle seguenti caratteristiche:
• presenza di opere di protezione costiera (barriere distaccate emerse o sommerse,
pennelli e difese radenti);
• esistenza di discontinuità naturali o antropiche (coste rocciose, foci fluviali e porti);
• caratteristiche sedimentologiche delle spiagge interessate (spiagge sabbiose o
ghiaiose).
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
254. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
In alcuni casi questa analisi ha evidenziato la necessità di suddividere una micro-area in
tratti di costa di lunghezza minore. In tal modo le 50 micro-aree hanno dato luogo a 57
tratti di costa omogenei ognuno dei quali è stato identificato col nome del comune in
cui ricade. Nel caso in cui un comune sia stato suddiviso in più tratti omogenei, per
l’identificazione del singolo tratto al nome del comune è stata fatta seguire una lettera
dell’alfabeto con ordinamento crescente (da A a Z) procedendo da nord verso sud.
4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
26
Figura 4.3
Esempio di suddivisione
della costa
in tratti omogenei
(Comune di Martinsicuro)
A titolo di esempio la figura 4.3 mostra per il Comune di Martinsicuro la suddivisione
del litorale in tratti di costa che risultano omogenei sia dal punto di vista
socio-economico sia dal punto di vista morfologico.
La tabella 4.4 mostra la suddivisione topologica della costa abruzzese. La prima
colonna riporta il tratto di costa omogeneo sia dal punto di vista socio-economico sia
dal punto di vista morfologico, la seconda riporta l’estensione in metri, la terza la
natura sedimentologica e delle difese antropiche e la quarta la numerazione crescente
da nord a sud. Dalla tabella si evince che l’intera costa regionale presenta, escludendo i
tratti occupati dai porti, uno sviluppo longitudinale di circa 115 km. La lunghezza media
del singolo tratto omogeneo risulta di circa 2 km.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
274. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Tratto di costa
omogeneo
Lunghezza
del tratto
(m)
Tipologia
di spiaggia
No.
tratto
Tratti di costa
omogenei
Lunghezza
del tratto
(m)
Tipologia
di
spiaggia
No.
tratto
Martinsicuro A 1500 DS 1 Pescara A 4380 DS 30
Martinsicuro B 1380 DS 2 Pescara B 320 DS 31
Martinsicuro C 960 DS 3 Pescara C 2380 DS 32
Martinsicuro D 1080 DS 4 Francavilla A 1160 DS 33
Martinsicuro E 1120 NDS 5 Francavilla B 4980 DS 34
Alba Adriatica A 920 NDS 6 Francavilla C 1600 DS 35
Alba Adriatica B 1800 NDS 7 Ortona A 2880 DS 36
Tortoreto A 940 NDS 8 Ortona B 1340 DS 37
Tortoreto B 1180 NDS 9 Ortona C 3740 R 38
Tortoreto C 1760 NDS 10 Ortona D 3720 R 39
Giulianova A 2380 NDS 11 San Vito A 940 DC 40
Giulianova B 1160 NDS 12 San Vito B 540 DC 41
Giulianova C 800 NDC 13 San Vito C 2200 R 42
Roseto A 2320 DS 14 Rocca San Giovanni A 2380 R 43
Roseto B 720 DS 15 Rocca San Giovanni B 1210 R 44
Roseto C 1260 DS 16 Fossacesia A 560 DS 45
Roseto D 1820 DS 17 Fossacesia B 3840 NDC 46
Roseto E 3160 DS 18 Torino di Sangro A 1520 DC 47
Roseto F 1040 DS 19 Torino di Sangro B 2820 NDC 48
Pineto A 1100 NDC 20 Torino di Sangro C 1420 DS 49
Pineto B 3020 NDS 21 Casalbordino A 820 DS 50
Pineto C 5280 NDS 22 Casalbordino B 2880 DS 51
Silvi A 1400 NDS 23 Vasto A 4080 R 52
Silvi B 4220 NDS 24 Vasto B 1160 NDS 53
Silvi C 1140 DS 25 Vasto C 6110 R 54
Città S. Angelo 460 DS 26 Vasto D 4480 NDS 55
Montesilvano A 1080 DS 27 San Salvo A 1380 DS 56
Montesilvano B 1440 DS 28 San Salvo B 2220 DS 57
Montesilvano C 1901 DS 29
DS = tratti prevalentemente difesi e sabbiosi
NDS = tratti prevalentemente non difesi e sabbiosi
DC = tratti prevalentemente difesi e ciottolosi
NDC = tratti prevalentemente non difesi e ciottolosi
R = tratti prevalentemente rocciosi
Tabella 4.4
Suddivisione
dell’intera
costa regionale
in tratti omogenei.
4.3 Principali risultati dell’analisi di rischio
I risultati principali dell’analisi di rischio, cosi come indicato nel diagramma delle macro
fasi riportato nella figura 4.4 sono costituiti dalla carta del rischio della fascia costiera
abruzzese, dalla classificazione della costa in base al rischio R e di conseguenza dalla
definizione dell'orine di priorità degli interventi.
Nelle figure dalla 4.5 alla 4.11 sono riportate le carte tematiche dei valori ottenuti per
gli indici di vulnerabilità morfologici PIV e socio-economici E per ciascun tratto di costa
omogeneo, assieme alla loro somma, il valore del rischio R. La natura dei tratti
omogenei - sabbioso o ciottoloso – è esplicitata dalla forma del riquadro che riporta il
valore di R (cerchio o rombo), mentre la presenza delle opere di difesa è direttamente
visibile nel tematismo della carta.
Nell’istogramma di figura 4.12 l’andamento dell’indice di rischio è riportato in senso
decrescente abbandonando la sequenza geografica delle figure 4.5.-4.11
Infine nella tabella 4.5 sono riportati i tratti di costa omogenei in cui il livello di rischio è
risultato “elevato”. Come si evince dalla tabella e dalle figure precedenti, un’ area
omogenea è stata definita a rischio “elevato” quanto R supera il valore 75, a rischio
“moderato” per R compreso tra 50 e 75, a rischio “basso” per R inferiore a 50. Sempre
nella stessa tabella sono indicati i tratti di costa che, presentando valori di R compresi
tra 70 e 75, risultano prossimi a condizioni di rischio elevato.
In linea di principio, tenendo conto di come è stato definito R, per ridurre il livello di
rischio di un tratto di costa si potrebbe operare in tre modi:
a) ridurre la vulnerabilità morfologica (PIV);
b) ridurre la vulnerabilità socio-economica (E);
c) modificare sia il PIV che E in modo tale da ridurre R.
Delle tre opzioni sopra indicate, la b) risulta ovviamente quella più difficilmente
percorribile perché comporta la dismissione di manufatti o di attività economiche che
attualmente gravitano lungo la fascia costiera. Quasi sempre ciò significherebbe
limitare il turismo balneare e quindi creare situazioni conflittuali con portatori di
interesse, che darebbero luogo a contenziosi di durata e di esito difficilmente
prevedibili.
La semplice riduzione del PIV (opzione a) ) implica l’utilizzo di “sistemi di difesa pura”
non accoppiati ad interventi di ripascimento. Rientrano in questa categoria la quasi
totalità degli interventi finora eseguiti in Abruzzo e lungo gran parte delle coste italiane.
Tra i molteplici limiti di questo tipo di approccio è necessario richiamarne alcuni:
• non ci si può illudere di limitare le difese pure a tratti limitati di costa, in
quanto inevitabilmente le ripercussioni si estendono progressivamente a
tutta “l’unità fisiografica”;
• la qualità delle acque e dei sedimenti che si depositano a tergo delle opere
spesso si dimostrano poco compatibili con una fruibilità balneare
“ottimale”;
• in presenza di trasporto solido poco consistente, come avviene in Abruzzo,
il quantitativo dei sedimenti che si riescono a stabilizzare con le opere
spesso non è sufficiente a garantire una adeguata profondità trasversale
delle spiagge per assicurare uno stabile sviluppo delle attività economiche
connesse con la balneazione.
Pertanto per la riduzione del rischio è stata perseguita l’opzione c) privilegiando
l’impiego del ripascimento artificiale da accoppiare, quando necessario, a sistemi di
protezione costiera.
4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
28
Figura 4.4
Diagramma
delle macro fasi
e risultati dello studio.
I risultati
della fase I
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
294. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Figura 4.5
Carte tematica del rischio
del tratto di costa da
Martinsicuro A a Roseto
degli Abruzzi A
4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
30
Figura 4.6
Carte tematica del
rischio del tratto di
costa da Roseto degli
Abruzzi B a Silvi A
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
314. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Figura 4.7
Carte tematica del rischio
del tratto di costa da Silvi B
a Pescara A
4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
32
Figura 4.8
Carte tematica del rischio
del tratto di costa
da Pescara B a Ortona B
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
334. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Figura 4.9
Carte tematica del rischio
del tratto di costa
da Ortona C a Fossacesia
A
4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
34
Figura 4.10
Carte tematica del rischio
del tratto di costa
da Fossacesia B a
Casalbordino B
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
354. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Figura 4.11
Carte tematica del rischio
del tratto di costa
da Vasto A a San Salvo B
4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
36
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
374. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
(a fronte) Figura 4.12
Andamento del livello
di rischio ordinato
in senso decrescente
Tratto di costa E PIV R
TRATTI
DI COSTA
A RISCHIO
ELEVATO
Martinsicuro E 35.0 50.0 85.0
Silvi C 38.0 47.0 85.0
Martinsicuro D 35.0 47.0 82.0
Silvi B 38.0 44.0 82.0
Francavilla B 34.5 45.0 79.5
Montesilvano C 31.6 47.0 78.6
Roseto A 35.6 43.0 78.6
Pescara C 31.4 47.0 78.4
Casalbordino A 30.3 47.0 77.3
Silvi A 33.2 43.0 76.2
Pineto C 33.9 42.0 75.9
TRATTI
DI COSTA
PROSSIMI
A
CONDIZIONI
DI RISCHIO
ELEVATO
San Vito A 31.9 43.0 74.9
Casalbordino B 31.7 43.0 74.7
Tortoreto C 34.3 40.0 74.3
Martinsicuro A 34.2 39.0 73.2
Francavilla C 25.8 47.0 72.8
Torino di Sangro B 24.6 48.0 72.6
San Vito B 24.2 48.0 72.2
Roseto F 34.8 37.0 71.8
Francavilla A 29.5 42.0 71.5
Ortona B 27.9 43.0 70.9
Città S. Angelo 23.7 47.0 70.7
Vasto B 33.4 37.0 70.4
Fossacesia A 26.3 44.0 70.3
Alba Adriatica A 37.2 33.0 70.2
Tabella 4.5
Tratti di costa
in cui il livello
di rischio
è risultato
più elevato.
Foto 4.3
Martinsicuro. Ormai la
spiaggia non esiste più. I
balneatori pur di
continuare a svolgere la
propria attività si inventano
una "spiaggia pensile"
realizzata versando un
tappetino di sabbia
sull'impalcato di una
palafitta.
4. Quantificazione del rischio della costa abruzzese (fase 1)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
38
d.
c.
a.
b.
Foto 4.1 a,b,c,d,
Strutture balneari
gravemente danneggiate in
Abruzzo da una
mareggiata. Le opere sono
state realizzate senza
tenere conto delle
massime quote raggiungibili
dal moto ondoso.
5. PROGETTI DI DIFESA, RIQUALIFICAZIONE
E MANUTENZIONE DELLA COSTA ABRUZZESE
(FASE 2)
Preliminarmente alla redazione dei progetti di fattibilità degli interventi di difesa,
riqualificazione e manutenzione dei litorali caratterizzati da un elevato valore di
rischio, si è ritenuto opportuno individuare le cosiddette “linee guida” aventi lo scopo
di indirizzare il lavoro nel rispetto dei moderni criteri di progettazione degli interventi
di difesa costiera e delle aspettative regionali in tema di qualità ambientale della fascia
costiera.
Le attività della fase 2 sono state quindi articolate così come riassunto nel diagramma di
figura 5.1 assieme ai risultati ottenuti. Attività e risultati ottenuti sono illustrati nei
prossimi paragrafi. Prima di passare a descrivere in dettaglio le attività svolte, si
premettono alcune informazioni di carattere generale sulle principali tipologie di
interventi di difesa costiera e sulle problematiche generali delle opere di difesa finora
realizzate in Abruzzo.
5.1 Le principali tipologie di interventi di difesa costiera
5.1.1 Classificazione delle tipologie di intervento
Gli strumenti comunemente adottati per la salvaguardia e la manutenzione
morfologica dei litorali possono essere classificati in due categorie principali:
• interventi indiretti (di controllo, prevenzione e gestione delle risorse del
territorio);
• interventi diretti di difesa dell’area litoranea.
La prima categoria comprende le disposizioni legislative e i regolamenti che si
prefiggono la “gestione preventiva del territorio” in senso lato. La loro finalità è quella
di controllare e limitare le cause che possono avere un effetto nocivo sulla costa.
Questi provvedimenti sono finalizzati ad esempio a limitare i fenomeni di riduzione del
carico solido con cui i corsi d’acqua alimentano naturalmente l’ambiente costiero o i
fenomeni di degrado ed antropizzazione delle fasce dunali e retrodunali, a regolare il
rilascio delle concessioni demaniali ad uso balneare e le relative strutture, a
riqualificare la fascia costiera prevedendo dove possibile l’arretramento delle
infrastrutture esistenti (strade, ferrovie, ecc.) ecc.
La seconda categoria comprende gli interventi realizzati direttamente nell’area
costiera al fine di controllarne l’evoluzione morfologica. Tali interventi si distinguono
tradizionalmente in interventi di difesa di tipo “attivo”, nel caso in cui essi siano in grado
di alterare l’idrodinamica costiera e/o il relativo trasporto solido, o di tipo “passivo” nel
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
395. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Figura 5.1
Diagramma delle attività
principali svolte nella Fase
2 e dei risultati ottenuti
caso in cui proteggano passivamente il territorio costiero dall'azione del mare senza
alterare sostanzialmente il trasporto longitudinale.
Appartengono alle difese di tipo attivo:
• le barriere parallele o distaccate tracimabili;
• i pennelli;
• gli interventi di ripascimento,
• gli impianti o i sistemi di by-pass della sabbia.
Le tipologie di opere sopra elencate possono essere combinate tra di loro generando
sistemi di difesa di tipo misto.
Vengono considerate difese di tipo passivo le difese "aderenti" o "radenti" quali:
• i muri di sponda;
• i rivestimenti in massi (naturali o artificiali) della berma;
• gli interventi di ricostituizione e protezione naturale (con piantumazione di
specie vegetali autoctone) delle dune.
Nel seguito si pone l’attenzione sui primi tre interventi di tipo “diretto-attivo” sopra
elencati in quanto più facilmente impiegabili nel caso di litorali destinati alla fruizione
turistico-balneare.
Si evidenzia che gli interventi di “tipo diretto attivo” possono a loro volta essere distinti
in metodi di “difesa pura” e di “ripascimento”. Mentre con i primi ci si pone l’obiettivo
di ridurre la capacità delle correnti generate dalle onde frangenti di movimentare il
materiale solido, con i secondi ci si prefigge lo scopo di modificare il bilancio solido
costiero, versando artificialmente sul litorale il materiale che non viene più fornito dai
fiumi. In tale modo si cerca di riportare a valori complessivi positivi o nulli il bilancio
solido litoraneo.
5.1.2 Principali metodologie di interventi di tipo diretto attivo
Nelle figure 5.2 e 5.3 sono rappresentate schematicamente, senza pretese di
completezza, le principali metodologie di difesa pura delle spiagge e quelle che
contemplano ripascimenti puri e controllati. Nel redigere tali schemi si è deciso di
riprodurre solo le tipologie più comuni evidenziando gli accorgimenti che si ritengono
essenziali per una buon comportamento del singolo sistema di difesa.
Storicamente i metodi “di difesa” (vedi fig. 5.2) hanno preceduto quelli “di
ripascimento” (vedi fig. 5.3), per motivi facilmente comprensibili, che vanno dalla
possibilità di limitare gli interventi alle sole zone interessate dai fenomeni erosivi a
quella di una agevole misura e contabilizzazione, alla certezza di una efficacia
prolungata nel tempo. Nel secondo caso l’intervento assume generalmente una
estensione non trascurabile e va ripetuto periodicamente; inoltre per la sua esecuzione
occorrono mezzi d’opera complessi e costosi e nascono problemi di non facile
soluzione circa i quantitativi di materiale e il reperimento delle cave di prestito.
Peraltro con il passare degli anni ci si è progressivamente accorti che alcuni dei vantaggi
elencati per i primi tipi di intervento sono più apparenti che reali; ad esempio non ci si
può illudere di limitare le difese a singoli tratti di costa, in quanto le ripercussioni si
estendono a tutta “l’unità fisiografica”, ossia il tratto di costa all’interno del quale i
sedimenti che contribuiscono a formare la spiaggia presentano movimenti “confinati”,
in quanto gli scambi con i litorali limitrofi sono nulli o trascurabili. A titolo di esempio la
fig. 5.4 a) e b) evidenzia che l’inserimento di un sistema di difesa in un litorale innesca
inevitabilmente fenomeni erosivi a valle, rispetto alla direzione media netta del
trasporto solido longitudinale, della zona di intervento. Ancora gli interventi
manutentivi sono tutt’altro che trascurabili, a causa anche delle modifiche di fondale
introdotte dalla presenza delle opere. Infine, la qualità delle acque e dei sedimenti che
si depositano a tergo delle opere, specialmente nel caso delle barriere distaccate
emergenti, sono spesso poco compatibili con una fruibilità balneare “ottimale”.
Negli anni successivi al 1980 si è verificata inoltre una progressiva evoluzione della
coscienza ambientalista, che ha portato ad un riesame critico di tutte le tipologie di
intervento. Ormai, in una corretta progettazione, non si può prescindere da una
comparazione fra soluzioni diverse, da effettuare non solo sotto l’aspetto
tecnico-economico, ma anche tenendo conto delle ripercussioni sull’ambiente sia in
fase costruttiva che di esercizio delle opere.
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
40
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
415. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Fig. 5.2
Opere di difesa pura (A)
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
42
Fig. 5.3
Opere di ripascimento
puro e controllato (B)
Gli ambientalisti sono oggi a favore degli interventi di ripascimento puro, con i quali ci si
ripropone di ripristinare la spiaggia primitiva o addirittura di favorirne l’allargamento
mediante l’apporto artificiale di materiale estratto da cave terrestri o marine. Di
passaggio si osserva che agli interventi di ripascimento è riservato spesso l’aggettivo di
“morbidi”, in contrapposizione al termine “duri” applicato agli interventi di difesa
tradizionale, per sottolineare il tipo di materiale impiegato e la durezza del segno
lasciato dall’uomo sull’ambiente naturale. Peraltro anche i ripascimenti puri possono
dare luogo a ripercussioni sfavorevoli da prendere in esame con attenzione in fase
progettuale. In primo luogo è da considerare che per una reale efficacia dell’intervento
è preferibile impiegare materiale di granulometria superiore a quella presente sulla
spiaggia emersa (secondo alcuni autori di diametro medio almeno doppio) rimanendo
comunque nell’ambito della stessa “classe granulometrica” del materiale nativo. In
caso contrario si verifica un incremento della capacità di trasporto ad opera delle
correnti generate dal moto ondoso frangente, con necessità di interventi manutentivi
frequenti e costosi; può inoltre aversi un peggioramento delle caratteristiche di
fruibilità della spiaggia. E’ poi sconsigliabile l’impiego di materiale proveniente da
fondali marini posti all’interno della “fascia attiva”, che comprende la fascia di possibili
movimenti trasversali (si rammenta che l’estensione della fascia è molto ampia e
dipende dalla posizione della linea dei frangenti; lungo le coste adriatiche si può
collocare fra i –7,0 e i –11,0 m sul l.m.m.). Per tale ragione oggi si preferisce
generalmente prelevare sabbia da fondali superiori almeno ai -20÷-30 m sul l.m.m. .
Un altro punto molto importante da richiamare, a proposito dei ripascimenti, è che di
solito i volumi da movimentare devono essere molto superiori a quelli strettamente
necessari a causa del fenomeno denominato “overfilling”, cioè delle perdite
volumetriche dovute alla differente composizione del fuso granulometrico della
spiaggia nativa rispetto a quello del materiale versato.
Infine è da considerare che i problemi di manutenzione di un ripascimento morbido, se
accettabili in una condizione di trasporto longitudinale di modesta importanza,
possono divenire insostenibili nel caso di trasporto longitudinale rilevante. E’ stato
dimostrato (Weggel, 1986) che il costo “attualizzato” di interventi di difesa di puro
ripascimento cresce rapidamente quando si riducono i tempi di asportazione del
materiale versato per azione del moto ondoso. Ciò può dimostrare ampiamente
l’utilità dell’inserimento, all’interno di un intervento di ripascimento “puro”, di opere
atte a limitare l’asportazione del materiale versato.
Le considerazioni precedenti hanno spinto spesso ad eseguire ripascimenti con
materiali estratti da cave terrestri e di granulometria anche grossolana. Si ottiene in tal
modo una spiaggia artificiale senza dubbio più stabile, ma meno gradevole di quella
originaria. Inoltre si può ottenere l’effetto di incrementare la pendenza trasversale di
equilibrio in prossimità della battigia, con conseguente incremento dell’energia dei
frangenti, maggiore risalita dell’onda e peggioramento generale delle condizioni sia di
stabilità della spiaggia sia di fruibilità balneare.
Più spesso si è ricorso ai cosiddetti ripascimenti “protetti” o “controllati”, unendo cioè
all’intervento di apporto di materiale esterno una serie di opere tese a minimizzare le
perdite, sia trasversali che longitudinali (vedi fig. 5.3).
Il tipo di ripascimento “controllato” più prossimo a quello “puro” è quello che prevede
il contenimento del piede del materiale versato con una “barra” artificiale di materiale
con granulometria molto più elevata del materiale di riporto (al limite una vera e
propria scogliera). La barra ha lo scopo precipuo di fissare l’altezza limite dell’onda che
può aggredire il ripascimento retrostante, provocando il frangimento di tutte le onde
di altezza incompatibile con la quota di sommità della barra stessa. La presenza della
barra al piede è frequente in molte spiagge dette “sospese” (perched beaches),
realizzate anche in prossimità di coste rocciose in Francia e in Italia per rendere più
gradevole l’uso del litorale. Meno frequente è il suo impiego per interventi di grande
estensione ed è sicuramente da sconsigliare in presenza di una rilevante componente
del trasporto solido longitudinale. Particolare cura deve essere posta ai tratti di
estremità dell’intervento. Questa soluzione è stata adottata nel 1990 per la difesa della
spiaggia di Ostia dal pontile della Vittoria al Canale dei Pescatori (si tratta di un
ripascimento sabbio-ghiaioso protetto da una barriera longitudinale sommersa lunga
circa 2,5 km con sommergenza di –1,5 m sul l.m.m. priva di varchi) dove la presenza di
un marcato trasporto longitudinale ha recentemente evidenziato la necessità di
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
435. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
accoppiare alla barriera sommersa pennelli trasversali, come rilevato anche da Franco
et al. (2004).
La presenza di un trasporto longitudinale anche di modesta entità, ma non nullo, ha
spinto spesso ad integrare la “barra” artificiale con un sistema di pennelli trasversali,
più o meno distanziati, emergenti o sommersi, realizzando così delle vere e proprie
“celle” a pianta rettangolare, con ridotte possibilità di scambio fra celle adiacenti e
quindi con ridotti oneri manutentivi (vedi fig. 5.3 – B2 e B3). L’intervento viene spesso
indicato con il nome di “scatole di sabbia”. Si citano a titolo di esempio gli interventi di
Pellestrina, realizzato dal Consorzio Venezia Nuova, quello di Focene a nord di
Fiumicino, realizzato dalla Regione Lazio e quello di Casalbordino in Abruzzo
realizzato dal Comune di Casalbordino.
Dal punto di vista costruttivo sia per le barriere che per i pennelli sono state utilizzate
le tipologie più varie, passando dalle scogliere ai sacchi, o alle “tubazioni” in geotessuto
riempito di sabbia. I risultati di questi interventi, adottati con frequenza negli ultimi
quindici anni lungo le coste adriatiche e sporadicamente in quelle laziali (Terracina e
Fondi) e toscane (Versilia), non sono stati sempre all’altezza delle aspettative.
E’ evidente comunque che gli interventi stessi spesso vanno estesi a lunghi tratti di
costa ed in alcuni casi alle intere unità fisiografiche interessate al fine di impedire
spiacevoli ripercussioni nelle zone "sottoflutto" (vedi fig. 5.4). Lungo le coste adriatiche
ciò pone problemi non indifferenti, a causa sia dell’estensione notevole delle unità
fisiografiche sia della componente bidirezionale del trasporto solido longitudinale.
Interventi di ripascimento senza barriere artificiali ma con soli pennelli trasversali sono
stati proposti allo scopo di limitare il trasporto solido longitudinale (vedi fig. 5.3 – B.4).
La tipologia più promettente sembra essere quella che prevede pennelli molto
distanziati ma anche abbastanza lunghi allo scopo di “spezzare” l’unità fisiografica in
sub-unità quasi indipendenti l’una dall’altra. Ciascuna sub-unità diventa una spiaggia
alveolare (“pocket beach”) isolata dalle altre (vedi fig. 5.5). In tal modo si può riuscire a
garantire il mantenimento della curvatura media delle falcate costiere originali, oggi
non più stabili a causa della riduzione del trasporto solido fluviale che in passato ne
garantiva la stabilità dinamica.
Esempi cospicui si hanno in Olanda, lungo la costa occidentale danese ed in numerose
altre località del nord Europa; in Italia può citarsi il recente esempio della spiaggia del
Cavallino a nord della laguna di Venezia. Esempi interessanti di questo tipo possono
trovarsi nel libro di Silvester e Hsu (1997).
Un inconveniente è che in occasione delle mareggiate lungo i pennelli si manifestano
vivaci correnti idriche dirette verso il largo (dette di “rip”) responsabili della
dispersione dei sedimenti verso il largo e che possono risultare pericolose per i
bagnanti oltre a ingenerare fosse di erosione da tenere presenti in fase di progetto per
salvaguardare la stabilità delle opere.
Per ridurre l’importanza delle correnti di “rip” si è ritenuta opportuna l’adozione di
pennelli cosiddetti “a T o a martello”, contraddistinti nella parte più foranea da un
elemento trasversale di dimensioni più o meno cospicue, il cui costo è elevato per le
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
44
Fig. 5.4
Schema illustrativo dei
fenomeni accrescitivi ed
erosivi che si verificano
sopraflutto e sottoflutto
causati da:
a) formazione di salienti e
tomboli nel caso di
barriere distaccate
emergenti;
b) riorentamento della
linea di riva nel caso di
pennelli.
maggiori profondità di posa e le condizioni di esposizione al moto ondoso, rispetto a
quelle tipiche dei pennelli. In questi casi si è preferito generalmente disporre gli interi
pennelli emergenti rispetto al livello medio marino, dando luogo a celle all’interno delle
quali il materiale di ripascimento assume, per effetto della diffrazione alle estremità dei
martelli, un andamento tipicamente curvilineo. Come accennato in precedenza, si
ottiene in definitiva una spiaggia “alveolare” tipica delle piccole unità fisiografiche
naturali delimitate da promontori rocciosi (vedi fig. 5.3 – B5).
Anche se l’intervento può apparire, dal punto di vista degli ambientalisti, piuttosto
“rigido” non si può disconoscere che, a fronte delle opere di difesa parallele a riva con
piccoli varchi, esso presenti aspetti estremamente favorevoli dal punto di vista degli
impatti sull'ambiente. Basta citare il fatto che la libera visuale del mare antistante è
garantita per la maggior parte dell’estensione della spiaggia, ne più ne meno di quanto
accade nelle “pocket beaches” naturali.
Anche il ricambio idrico è cospicuo, a garanzia di favorevoli caratteristiche
igienico-ambientali. La presenza delle scogliere consente la vita di una fauna ittica non
trascurabile e l’esercizio della pesca ai numerosi dilettanti che in tutto il corso dell’anno
si dedicano a tale attività. Infine le scogliere stesse forniscono nel periodo estivo un
valido ridosso per le piccole imbarcazioni che si affollano lungo ogni spiaggia.
Il sistema di difesa a spiagge alveolari può essere studiato ponendo particolare
attenzione all’armonico inserimento nel contesto naturale. Esso è abbastanza flessibile
e pertanto consente uno studio architettonico-urbanistico che ne aumenti la godibilità.
Un esempio cospicuo in Italia è quello della difesa della ferrovia nel tratto di litorale che
va da Paola a S. Lucido in Calabria.
Nei prossimi paragrafi vengono fornite alcune informazioni aggiuntive sul
comportamento idraulico e sui principali parametri di dimensionamento delle tipologie
di opere di difesa costiere utilizzabili nel caso di litorali soggetti a fruizione
turistico-balneare, rimandando comunque ai testi specializzati per i necessari
approfondimenti.
Come verrà evidenziato, ogni singola tipologia offre vantaggi e svantaggi. Al fine di
“massimizzare” i vantaggi e di “minimizzare” gli svantaggi di ciascuna di esse, la
tendenza attuale è quella di integrare le varie tipologie generando “schemi misti” di
intervento i principali dei quali sono stati già descritti in precedenza (vedi fig. 5.2 e 5.3).
Tuttavia nel seguito per descrivere le varie tipologie di intervento si è conservata
l’impostazione tradizionale, sicuramente efficace dal punto di vista espositivo che
consiste nell’analizzare separatamente ciascuna tipologia al fine di fornirne i principi di
funzionamento e di conseguenza di evidenziarne i campi di applicabilità, nonché i
vantaggi e gli svantaggi.
Nell’individuare lo schema più opportuno da utilizzare caso per caso, occorre
abbandonare la vecchia logica che prevedeva la definizione “dell’onda di progetto”
sulla base della quale dimensionare tutti i parametri dell’ intervento. Tale onda infatti se
pure può essere considerata rappresentativa ai fini del calcolo della stabilità dell’opera,
non lo è rispetto al comportamento dinamico del litorale che si “riadatta” in
continuazione alle forzanti idrauliche variabili che si susseguono nel tempo.
Pertanto risulta di fondamentale importanza condurre caso per caso l’analisi delle
forzanti meteomarine (onde, livelli e vento) con l’obiettivo di individuare per le
forzanti “scenari” rappresentativi sia di condizioni medie (molto frequenti) che
estreme (rare).
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
455. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Fig. 5.5
Schema illustrativo di un
delta fluviale in corso di
demolizione per riduzione
degli apporti solidi ed
utilizzo di pennelli lunghi a
”T” per la stabilizzazione
della linea di costa
5.1.3 Barriere parallele o distaccate tracimabili
Le barriere parallele o distaccate tracimabili (vedi fig. 5.6) sono opere di difesa,
generalmente del tipo a gettata, poste a distanza dalla linea di riva e con andamento
planimetrico solitamente parallelo ad essa. Giaciture planimetriche diverse da quella
parallela alla costa possono essere giustificate solo in presenza di moto ondoso
incidente proveniente esclusivamente da un ristretto settore direzionale obliquo
rispetto alla normale alla linea di riva. Questa situazione è assai rara nelle applicazioni
ed in modo particolare lungo le coste abruzzesi.
Il principio ispiratore di queste opere è quello di causare il frangimento delle onde
determinando al loro tergo una zona protetta dall’attacco diretto del moto ondoso
incidente. Il loro comportamento idraulico è simile a quello dei “reef” naturali che
delimitano le lagune degli atolli corallini. Qualora il fondo sia costituito da materiale
incoerente (sabbia o ghiaia), queste opere determinano anche una variazione del
trasporto solido costiero favorendo la sedimentazione di materiale al loro tergo.
Ovviamente il materiale “catturato” dall’opera di difesa viene sottratto ai litorali
limitrofi e per tale ragione sono sempre da aspettarsi ripercussioni sui tratti di costa
adiacenti.
La quota di coronamento dell’opera può essere imposta inferiore o superiore al livello
medio marino. Nel primo caso l’opera è definita sommersa, è sempre tracimabile in
presenza di moto ondoso ed ha un comportamento simile a quello dei reef corallini.
Nel secondo l’opera potrà essere o non essere tracimabile a seconda delle condizioni
idrauliche che si verificano (livelli ed onde).
Tuttavia le opere emergenti, a causa delle modeste quote di coronamento che di solito
vengono utilizzate nei nostri mari, dovute sia a ragioni di impatto visivo sia
economiche, si comportano durante le mareggiate di maggiore intensità come opere
tracimabili e per tale ragione vengono anche definite in tal modo. In questo caso le
portate di tracimazione risultano variabili e dipendenti sia dalla quota di coronamento
dell’opera sia dalle condizioni meteomarine che si verificano (livelli ed onde).
Nel caso di opere sommerse, al fine di garantire ridotti coefficienti di trasmissione e
quindi di ridurre il moto ondoso incidente sulla costa, risulta necessario realizzare
larghezze di coronamento maggiori rispetto a quelle delle opere emergenti.
Nel caso di opere emergenti, l’impiego di varchi tra un’opera e l’altra risulta
strettamente necessario per i seguenti motivi:
• assicurare il necessario ricambio idrico tra la zona protetta ed il largo;
• assicurare l’accessibilità nautica alla costa;
• contenere l’impatto visivo cioè la limitazione della visuale verso il mare
aperto.
È buona norma prevedere sempre la protezione del fondo dei varchi con berme in
pietrame.
Per quanto riguarda le opere sommerse, qualora la profondità del loro coronamento
sia superiore al metro, esse potrebbero in linea di principio essere realizzate anche per
lunghi tratti in modo continuo cioè senza prevedere varchi.
Tuttavia, poiché il coefficiente di trasmissione di queste opere, cioè la loro efficacia nel
proteggere la costa dal moto ondoso incidente, risulta inversamente proporzionale alla
loro quota di sommergenza, di solito in presenza di forti innalzamenti di livello in
condizioni di tempesta (sovralzo di tempesta = marea astronomica + marea
meteorologica) il loro coronamento viene posto di poco al di sotto del livello medio
marino (opere a debole sommergenza) risultando quindi indispensabile anche in
questo caso l’impiego di varchi che devono essere opportunamente protetti con una
berma in pietrame.
Si evidenzia che per il litorale abruzzese e più in generale per tutto l’Adriatico centro
settentrionale, sovralzi di tempesta dell’ordine del metro sono relativamente frequenti
(più volte all’anno). Per ulteriori approfondimenti sulle variazioni del livello medio
marino in Abruzzo si rimanda all’appendice A3.
Prima di passare a descrivere da un punto di vista qualitativo l’idrodinamica costiera
generata da questo tipo di opere, si evidenzia che a causa delle forti correnti
longitudinali che si generano nella zona protetta in presenza di opere a debole
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
46
sommergenza, ormai si sconsiglia il loro impiego se non abbinate a pennelli, come
indicato in fig. 5.2-A3.
Nelle figure 5.7 e 5.8 sono riportati due schemi che illustrano le correnti generate dal
moto ondoso frangente sul lato protetto dall’opera nel caso di attacco ondoso
ortogonale alla linea di costa e batimetria rettilinea e parallela. La fig. 5.7 mostra
l’idrodinamica nel caso di barriere emergenti ed in condizioni idrauliche tali da
determinare una portata di tracimazione sull’opera trascurabile o nulla. In questo caso
la linea dei frangenti in corrispondenza dei varchi si localizza planimetricamente più
verso il largo rispetto a quella che si localizza nella zona protetta dall’opera.
Ricordando che le onde frangenti determinano all’interno della zona di “surf” un
aumento medio del livello marino direttamente proporzionale all’altezza delle onde al
frangimento, nella zona compresa tra le opere e la costa si instaura uno squilibrio di
livelli con valori massimi che si posizionano in corrispondenza dei varchi e valori minimi
localizzati nelle zone protette dalle opere (vedi sezione A-A di fig. 5.7).
Questo squilibrio di livelli origina la circolazione idrodinamica media riportata in figura
che, in presenza di materiale di fondo incoerente, facilita la sedimentazione a tergo
delle opere ove si localizzano i salienti o i tomboli (vedi fig. 5.4-a). La formazione del
saliente o del tombolo dipende dal rapporto d/LB(vedi fig. 5.6-d). Nel caso in cui si
formi il tombolo, l’opera si comporta come un pennello a “T”.
Nel caso di barriere sommerse o di barriere emerse in condizioni idrauliche tali da dar
luogo ad una tracimazione rilevante, l’idrodinamica ora descritta cambia radicalmente.
In questo caso, con riferimento alla fig. 5.8, si instaurano tra i varchi forti correnti di
ritorno (dette di “rip”) che favoriscono la fuoriuscita del materiale all’esterno del
sistema di difesa. La formazione delle correnti di “rip” provoca l’approfondimento dei
fondali tra i varchi con la formazione di veri e propri canali che penetrano verso la riva.
Ciò può essere facilmente verificato mediante l’esecuzione di rilievi batimetrici, come
mostrato con una serie di esempi nel seguito di questo capitolo. Per evitare tali
fenomeni, si è evidenziata in precedenza la necessità di proteggere sempre i varchi con
berme in pietrame (vedi figure 5.6-d, 5.2.-A2 e 5.2-A3).
Le correnti di rip sono pericolose anche per la balneazione. Ciò risulta ancora più
evidente se si tiene conto anche del fatto che queste opere, riducendo il moto ondoso
incidente sulla spiaggia, riducono anche la percezione del rischio da parte dei bagnanti.
Pur non esistendo statistiche ufficiali, si è notato che mediamente la frequenza di
morte per annegamento risulta superiore nei litorali difesi rispetto a quelli non difesi.
Sicuramente un provvedimento efficace, per limitare il numero di incidenti, potrebbe
essere quello di predisporre una adeguata cartellonistica che avvisi del possibile
pericolo i bagnanti.
Gli schemi idrodinamici sopra descritti, pur consentendo una prima interpretazione
del comportamento idraulico di questo tipo di opere, possono subire delle rilevanti
modifiche nei casi reali. Tali modifiche sono dovute sia ad angoli di attacco del moto
ondoso obliqui rispetto alla normale alla costa, sia alla conformazione dei litorali e dei
fondali che di solito presenta una andamento planimetrico non così regolare come
quello schematizzato nelle figure.
Per tale ragione risulta opportuno caso per caso studiare l’idrodinamica costiera sia in
presenza che in assenza del sistema di difesa che si intende realizzare, mediante
l’utilizzo di idonea modellistica numerica e/o fisica.
Per quanto riguarda i principali campi di impiego di questo tipo di opere, sebbene una
generalizzazione delle possibili situazioni applicative risulti sempre difficile da operare,
in prima approssimazione si può affermare che le opere di difesa parallele trovano il
loro principale campo applicativo nel caso di litorali soggetti ad attacchi di moto
ondoso ortogonali rispetto alla costa.
Tuttavia si rileva che poiché esse offrono (specialmente quelle emergenti) una diretta
protezione del tratto di litorale posto al loro tergo, spesso sono state preferite ai
pennelli anche nel caso di moto ondoso obliquo. Nel caso di opere sommerse e moto
ondoso incidente obliquo, l’accoppiamento con pennelli che si devono intestare sulla
difesa distaccata è sicuramente da prendere in esame.
I principali parametri geometrici che caratterizzano questo tipo di opere sono riportati
nella tab. 5.1 e nella fig. 5.6. Dei parametri indicati solo alcuni hanno un’influenza
diretta sull’idrodinamica e sulla morfodinamica litoranea. I restanti riguardano le
caratteristiche strutturali dell’opera.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
475. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
48
Figura 5.6
Schema geometrico di
riferimento per le barriere
parallele distaccate
tracimabili e a debole
sommergenza
Tab. 5.1
Parametri caratteristici
delle barriere parallele
(o distaccate) tracimabili e
a debole sommergenza
(*) Dr= diametro medio
degli elementi lapidei
costituenti il rivestimento,
variabile in funzione della
pezzatura solitamente
compresa tra 1 e 7 t
Parametro Campo di variabilità
h profondità di imbasamento della barriera rispetto al l.m.m. 2,5 ÷ 4,5 m
Rc quota di coronamento della barriera rispetto al l.m.m. -1,5 ÷ 2,0 m
B larghezza del coronamento della barriera 3,0 ÷ 15,0 m
1/nt pendenza del paramento lato terra 1:1 ÷ 1:2
1/nm pendenza del paramento lato mare 1:1,5 ÷ 1:3
SR spessore del rivestimento ≥ 2DR (*)
SI spessore dello strato di imbasamento 0,5 ÷ 1,0 m
d distanza della barriera dalla linea di riva variabile
LB sviluppo longitudinale della barriera variabile
LV ampiezza del varco tra le barriere contigue variabile
RV quota di coronamento della protezione del varco rispetto al l.m.m. variabile
SV spessore dello strato di protezione del varco rispetto al l.m.m. variabile
d /LB rapporto tra la distanza della barriera dalla riva e lo sviluppo
longitudinale della barriera
variabile
(regola la formazione del
saliente o del tombolo)
Per quanto riguarda i primi, i principali sono:
• la profondità di imbasamento della barriera rispetto al l.m.m. (h);
• la quota di coronamento della barriera rispetto al l.m.m. (Rc);
• la larghezza del coronamento della barriera (B);
• la distanza dalla linea di riva (d);
• lo sviluppo longitudinale della barriera (LB);
• l’ampiezza del varco tra le barriere contigue (LV);
• il rapporto tra la distanza della barriera dalla riva e lo sviluppo longitudinale
della barriera (d/ LB).
Per quanto riguarda i secondi, i principali sono:
• la pendenza del paramento lato terra (1/nt);
• la pendenza del paramento lato mare (1/nm);
• lo spessore del rivestimento (mantellata) (SR);
• lo spessore dello strato di imbasamento (SI).
Relativamente al dimensionamento idraulico e strutturale di queste opere, si rimanda
ai testi specializzati.
Si evidenzia infine che alcune delle caratteristiche geometriche delle opere dipendono
anche dalle modalità realizzative.
Si cita che recentemente, nell’ambito del progetto di ricerca europeo denominato
DELOS, sono state prodotte delle “linee guida”, i cui estremi sono riportati nei
riferimenti bibliografici, per il dimensionamento di tali opere.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
495. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Fig. 5.7
Schema illustrativo delle
correnti indotte dal moto
ondoso frangente sul lato
protetto da opere
distaccate emergenti in
assenza di trasmisssione
ondosa attraverso le
barriere
Fig. 5.8
Schema illustrativo delle
correnti indotte dal moto
ondoso frangente sul lato
protetto da opere
distaccate emergenti o
sommerse in presenza di
trasmisssione ondosa
attraverso la struttura
5.1.4 Pennelli
I pennelli sono opere di difesa, solitamente del tipo a gettata, con andamento
planimetrico ortogonale o leggermente obliquo rispetto alla linea di riva (vedi fig. 5.9).
A differenza delle barriere distaccate che operano indirettamente sul trasporto solido
costiero creando una zona di calma dal moto ondoso incidente dove è favorita la
sedimentazione del materiale solido, il principio di funzionamento dei pennelli si basa
sull’intercettazione diretta del trasporto solido longitudinale. Di conseguenza essi
trovano la loro immediata applicazione in presenza di attacco di moto ondoso obliquo
rispetto alla costa, cioè in presenza di un trasporto solido longitudinale.
La loro efficacia nell’intercettare i sedimenti dipende in modo prevalente dalla loro
lunghezza, nel senso che all’aumentare di essa aumenta la portata solida longitudinale
intercettata. Se la lunghezza è tale da interessare l’intero sviluppo trasversale della
“fascia attiva” essi vengono definiti “lunghi” e creano una nuova sezione di chiusura
all’interno dell’unità fisiografica originale, viceversa vengono definiti “corti”.
Bloccando parte del trasporto solido longitudinale, i pennelli provocano a monte l’
avanzamento della linea di riva, mentre a valle l’ arretramento, dove monte e valle sono
riferiti alla direzione del trasporto longitudinale. Questa particolare risposta
morfologica della linea di costa in presenza di un pennello viene spesso utilizzata per
valutare dalle osservazioni di campo la direzione media del trasporto solido
longitudinale. Si osserva al riguardo che sostanziali variazioni da tale comportamento si
possono verificare sia nel caso di foci fluviali armate con pennelli in presenza di
alimentazione solida litoranea ad opera dei corsi d’acqua, sia nel caso di regimi di
trasporto solido bimodali.
In presenza di una serie di pennelli, la linea di battigia compresa tra ciascuna coppia di
pennelli tende a ruotare per orientarsi ortogonalmente alla direzione media di attacco
del moto ondoso incidente, annullando in tal modo la componente longitudinale del
flusso solido. Ciò produce la formazione di una giacitura planimetrica stabile della linea
di riva a forma di “dente di sega”. In tale modo è possibile stabilizzare anche litorali in
condizioni di forte instabilà quali ad esempio quelle che si vengono a creare lungo le
falcate delle cuspidi fociali formate dai delta fluviali quando si verifica una drastica
riduzione del trasporto solido fluviale. La conformazione planimetrica a “dente di
sega” generalmente è addolcita dall’effetto di diffrazione intorno le testate e dalla
variabilità della direzione delle onde incidenti favorendo la formazione di lunate tra un
pennello e l’altro (vedi fig. 5.5).
Da un punto di vista costruttivo, i pennelli devono essere radicati adeguatamente a
terra per evitare che possano essere “aggirati” sopraflutto dal trasporto longitudinale
ad opera del “run up” delle onde, oppure “cortocircuitati” sottoflutto a seguito del
nuovo orientamento della linea di riva.
Lungo il loro sviluppo longitudinale, la quota di coronamento può essere posta
ovunque al di sopra del l.m.m. (valori positivi). In tal caso si definiscono “emergenti”. Se
invece la quota di coronamento degrada da valori positivi a riva a valori negativi
procedendo verso il largo, si definiscono “parzialmente sommersi”. A parità di
profondità raggiunta dalla testata dell’opera, un pennello parzialmente sommerso
presenta una maggiore “permeabilità” al trasporto solido longitudinale di uno
emergente.
Spesso il coronamento dei pennelli viene regolarizzato, ad esempio con elementi
prefabbricati di calcestruzzo, per garantirne la pedonabilità durante il bel tempo. Si è
osservato che i pennelli pedonabili sono graditi dagli utenti in quanto diventano un
elemento singolare sulle spiagge sabbiose dove si può prendere il sole, pescare ed
osservare il litorale da una prospettiva diversa. Tuttavia essendo opere soggette a
tracimazione è buona norma predisporre anche in questo caso una adeguata
cartellonistica per avvertire dei possibili pericoli.
Nel caso in cui essi vengano realizzati in serie nell’ambito di un sistema di difesa, un
ulteriore parametro geometrico importante è costituito dall’interasse tra un pennello
e l’altro. In generale l’interasse è correlato alla lunghezza dei pennelli. Se l’interasse
viene sottostimato, si rischia di ridurre l’efficienza del singolo pennello e quindi di
aumentare ingiustificatamente il costo complessivo delle opere. Viceversa se è
sovrastimato, si possono formare correnti “di rip” naturali tra un pennello e l’altro con
conseguenti perdite “localizzate” di sedimenti verso il largo. In questo caso inoltre la
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
50
rotazione eccessiva della linea di riva potrebbe causare aggiramenti dei pennelli o
eccessivo arretramento nella parte centrale non protetta. Si coglie l’occasione per
evidenziare che attualmente la ricerca internazionale ha rivolto parte della sua
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
515. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Parametro Campo di variabilità
h profondità di imbasamento della testata del pennello rispetto al l.m.m. 2,5 ÷ 4,0 m (*)
Rc quota di coronamento del pennello rispetto al l.m.m. 0,5 ÷ 1,5 m
RCTquota di radicamento a terra del pennello rispetto al l.m.m. 1,0 ÷ 2,0 m
B larghezza del coronamento del pennello 3,0 ÷ 6,0 m
1/ntpendenza dei paramenti 1:1 ÷ 1:2
SRspessore del rivestimento ≥ DR
(**)
SIspessore dello strato di imbasamento 0,5 ÷ 1,0 m
LPlunghezza del pennello variabile
IPinterasse tra i pennelli variabile
Rcsquota di coronamento del pennello sommerso rispetto al l.m.m. -0,5 ÷ -2,0 m
LPElunghezza del pennello emergente variabile
LPSlunghezza del pennello sommerso variabile
IP/L
Prapporto tra interasse e lunghezza dei pennelli regola la capacità di intercettazione del
trasporto solido longitudinale e la
stabilizzazione della linea di riva
Fig. 5.9
Schema geometrico di
riferimento per i pennelli
Tab. 5.2
Parametri caratteristici
dei pennelli
(*) I valori indicati valgono
mediamente per i “pennelli
corti”. Nel caso di
“pennelli lunghi” la
profondità di imbasamento
delle testate deve essere
tale da bloccare il trasporto
longitudinale.
(**) Dr= diametro medio
degli elementi lapidei
costituenti il rivestimento,
variabile in funzione della
pezzatura solitamente
compresa tra 1 e 7 t
attenzione proprio alla formazione delle correnti di rip su falcate naturali. La
formazione di tali correnti è favorita da fenomeni di instabilità delle correnti
longitudinali indotte dalle onde di bordo (edge waves) di tipo infragravitazionale.
Dal punto di vista dell’influenza sulla morfodinamica costiera, spesso sono assimilabili a
pennelli anche altre opere costiere come ad esempio quelle portuali inserite su falcate
sabbiose. Se ben contestualizzate nell’ambito di sistemi di difesa costieri anche le
opere portuali possono essere utilizzate per la stabilizzazione di litorali in erosione. In
Abruzzo un esempio di questo tipo è costituito dal Porto di Giulianova che ha
contribuito a “sostenere” il tratto di litorale posto a nord di esso.
Nelle figure 5.10 e 5.11 sono riportati due schemi che illustrano le correnti generate
dal moto ondoso frangente sia nel caso di attacco obliquo di moto ondoso sia nel caso
di attacco ortogonale alla costa. Nel primo caso nelle zone d’ombra create dai pennelli
la posizione planimetrica della linea dei frangenti si localizza più a riva rispetto a quella
che si viene a trovare al di fuori di tale zona. Di conseguenza, come indicato nella
sezione A-A, si instaura uno squilibrio di livelli che provoca la formazione di una
corrente “di rip” nella zona di sottoflutto del pennello che favorisce la fuoriuscita di
materiale solido dalla “fascia attiva”. Per evitare o contenere tale fenomeno è
consigliabile conformare a “T” la testata dei pennelli. In tal modo si favorisce la
formazione di celle di circolazione chiuse che tendono a mantenere il materiale
all’interno della singola cella. Nella fig. 5.11 è riportato il caso di attacco ortogonale con
la corrente di rip che tende a spostarsi al centro della cella quando la linea di riva e la
batimetria si dispone a “lunata”. Si osserva che questa situazione a rigore non si
dovrebbe presentare nei casi applicativi in quanto i pennelli “puri”, cioè non accoppiati
ad altri sistemi di difesa quali ad esempio le barriere sommerse, dovrebbero essere
utilizzati solo in presenza di un deciso trasporto longitudinale e quindi di incidenza
obliqua del moto ondoso.
I principali parametri geometrici che caratterizzano la tipologia a gettata di questo tipo
di opere sono riportati nella tab. 5.2 e nella fig. 5.9. I parametri che dominano gli
aspetti idrodinamici sono:
• la profondità di imbasamento della testata del pennello rispetto al l.m.m. (h);
• la lunghezza del pennello (LP) e, se parzialmente sommerso, la lunghezza del
tratto emergente (LPE) e di quello sommerso (L
PS);
• l’interasse tra i pennelli (IP);
• la quota di coronamento del tratto di pennello sommerso rispetto al l.m.m. (RCS
);
• la quota di coronamento del pennello rispetto al l.m.m. (RC);
• la quota di radicamento a terra del pennello rispetto al l.m.m. (RCT
);
• mentre quelli di carattere strutturale sono:
• la pendenza del paramento (1/n);
• lo spessore del rivestimento (SR);
• lo spessore dello strato di imbasamento (SI).
Come nel caso precedente si rimanda ai testi specializzati per il dimensionamento
idraulico e strutturale.
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
52
Fig. 5.10
Schema di riferimento per
l'idrodinamica indotta da
pennelli vicini con onda
incidente obliqua
5.1.5 Ripascimenti
I ripascimenti consistono in versamenti periodici di sabbia e/o ghiaie lungo il litorale in
quantitativi tali da fornire un contributo positivo e significativo al bilancio solido
litoraneo al fine di indurre un ampliamento artificiale della spiaggia. A differenza delle
opere descritte in precedenza il cui obiettivo generale è quello di arrivare ad una
stabilizzazione del litorale modificando la meccanica del trasporto solido costiero, con
i ripascimenti ci si pone l’obiettivo di rimuovere la causa dei fenomeni erosivi che
dipende generalmente in modo primario dalla mancanza di alimentazione solida dei
litorali ad opera del trasporto solido fluviale. Pertanto, da un punto di vista concettuale
un intervento di ripascimento puro non può essere concepito come un intervento
“una tantum” ma deve necessariamente prevedere versamenti periodici protratti nel
tempo fino a quando non viene rimossa la causa dei fenomeni erosivi. In sostanza
quindi il calcolo delle perdite medie annue del materiale di ripascimento e la definizione
degli intervalli di tempo compresi tra un versamento e l’altro costituiscono una parte
essenziale e di primaria importanza del progetto di un ripascimento.
Ovviamente il campo di applicazione ottimale di un ripascimento puro è quello di
litorali a trasporto solido longitudinale pressocché nullo. Questa situazione si verifica
molto raramente fatta eccezione per le “pocket beaches” cioè di spiagge ben confinate
da promontori rocciosi naturali.
Come osservato in precedenza, per ridurre gli oneri medi annui di manutenzione si
tende ad eseguire interventi di ripascimento di tipo controllato (vedi fig. 5.3).
Quando possibile, è consigliabile integrare gli interventi di ripascimento con la
ricostruzione artificiale della duna costiera al fine di “riequilibrare” positivamente il
bilancio solido dell’intero sistema costiero restituendo alla spiaggia e ai terreni
retrostanti il litorale l’originale sistema di difesa naturale. Purtroppo ciò non sempre è
possibile poiché la posizione originaria della duna di solito è occupata da infrastrutture
ed edifici che ne pregiudicano la ricostruzione. Il progetto di una duna artificiale deve
prevedere necessariamente la stabilizzazione del materiale dalla deflazione eolica
mediante la piantumazione di specie arboree autoctone o l’inserimento di barriere
antivento.
I principali parametri che caratterizzano i ripascimenti sono riportati nella tab. 5.3 e
nella fig. 5.12.
Da un punto di vista geometrico il principale parametro che occorre stabilire è la
larghezza o profondità minima della nuova spiaggia. Nel caso in cui la spiaggia artificiale
debba svolgere anche la funzione di difendere infrastrutture costiere, tale larghezza
deve essere fissata in relazione a criteri di sicurezza cioè valutando le quote massime
raggiungibili dal moto ondoso in presenza di mareggiate che dipendono dalla larghezza
della spiaggia. Fissata la larghezza minima occorre individuare la larghezza che si deve
ottenere con il versamento affinché durante l’intervallo di tempo compreso tra un
versamento e l’altro non si verifichi mai che la spiaggia assuma una larghezza inferiore a
quella minima stabilita. Queste analisi sono di solito piuttosto complesse e delicate ed
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
535. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Fig. 5.11
Schema di riferimento per
l'idrodinamica indotta da
pennelli vicini con onda
incidente ortogonale e
batimetria a forma di lunata
una loro corretta valutazione richiede l’impiego di una adeguata modellistica numerica.
In alcuni casi è necessario integrare gli studi anche mediante l’impiego di modellistica
fisica.
In generale la larghezza della spiaggia a fine versamento risulta notevolmente maggiore
rispetto a quella “a regime” a causa del fatto che la sabbia, per necessità operative,
viene posta in opera con profili di versamento ripidi, lasciando al moto ondoso il
compito di risagomare il profilo trasversale. Di solito chi osserva gli interventi di
ripascimento rimane fortemente deluso dopo la prima mareggiata poiché è in tale
occasione che si verifica la maggiore riduzione della larghezza di spiaggia. Pertanto è
buona norma sensibilizzare a priori l’opinione pubblica spiegando che la riduzione di
larghezza della spiaggia è “fisiologica” ed è stata prevista in sede progettuale.
Alcune considerazioni sulle caratteristiche granulometriche del materiale di
ripascimento sono già state fornite in precedenza. In questa sede si evidenzia anche
l’importanza delle caratteristiche mineralogiche del materiale di ripascimento in
quanto queste possono influire sulla “consunzione” del materiale dovuta a fenomeni
abrasivi o di carbonatazione e sulla consistenza strutturale legata anche alla forma e
dimensione dei granuli e quindi nel complesso sulla durabilità dell’intervento a
prescindere dalle perdite connesse alla dinamica costiera. Un ulteriore fattore
connesso alle caratteristiche mineralogiche, più o meno importante a seconda della
“sensibilità” locale degli utenti, è costituito dal colore del materiale di ripascimento.
Anche se generalmente si cerca di non modificare sostanzialmente tali parametri
rispetto a quelli della spiaggia nativa, non si può nascondere la notevole difficoltà che si
incontra nel perseguire tali obiettivi in sede di progettazione, tenendo conto del fatto
che, nel caso in cui risulti necessario intervenire con ingenti volumi, raramente si può
disporre di più di una cava di prestito e di conseguenza non sempre è possibile
scegliere tra materiali alternativi se non sobbarcandosi a ingenti oneri economici
addizionali.
Per contenere gli oneri di manutenzione oltre che al ricorso di versamenti protetti si
può utilizzare la tecnica del “capital dredging”. Tale tecnica parte dal presupposto che
il costo unitario del materiale di versamento può essere ridotto aumentando i volumi
movimentati. Ad esempio nel caso in cui le cave di prestito siano poste lontane dai siti
di versamento e su profondità elevate risulta necessario ricorrere a draghe, di solito
del tipo autocaricante-refluente, di notevoli dimensioni che presentano dei costi di
mobilitazione ingenti. L’incidenza di tali costi sul volume unitario tende a ridursi
all’aumentare dei volumi movimentati. Pertanto potrebbe risultare conveniente
prevedere zone costiere dove “immagazzinare” la sabbia approvvigionata con una
grande draga. In tempi successivi, tale sabbia verrà poi rimovimentata, per effettuare
gli interventi di manutenzione periodica, da mezzi marittimi di dimensioni inferiori od
eventualmente anche per via terrestre.
In conclusione, oltre alla valutazione dei requisiti di qualità e di granulometria dei
sedimenti da impiegare, il dimensionamento di un ripascimento si concretizza con:
1. il calcolo del bilancio dei sedimenti del tratto di litorale oggetto dell’intervento.
In particolare è necessario determinare i seguenti parametri:
• profondità di chiusura rispetto al l.m.m. (hC);
• altezza di risalita del moto ondoso rispetto al l.m.m. (hS);
• orizzonte temporale dell’intervento ovvero la vita utile del ripascimento (T);
• numero di versamenti nell’orizzonte temporale dell’intervento (N);
• portate solide longitudinali agli estremi del volume di controllo (QL1
, QL2
);
• perdite di sedimenti dovute al fenomeno dell’overfill (QO);
• perdite di sedimenti dovute al trasporto solido trasversale (QT);
• volume di ripascimento (VR);
2. la previsione dell’evoluzione della linea di riva nel tratto di litorale oggetto
dell’intervento al fine di garantire la funzionalità dell’intervento di
ripascimento come sistema di difesa costiera. In particolare è necessario
determinare i seguenti parametri:
• posizione della linea di riva dopo il versamento lungo il litorale oggetto
dell’intervento (YR);
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
54
• posizione della linea di riva ad un anno dal versamento lungo il litorale
oggetto dell’intervento (YE1);
• posizione della linea di riva a T anni dal versamento lungo il litorale oggetto
dell’intervento (YET).
3. la definizione delle sezioni trasversali tipo di versamento e di esercizio.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
555. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Tab. 5.3
Parametri caratteristici dei
ripascimenti
Fig. 5.12
Schema geometrico di
riferimento per il
ripascimento
Parametro
M diametro medio dei sedimenti
σ deviazione standard dei sedimenti
hCprofondità di chiusura rispetto al l.m.m.
hSaltezza di risalita del moto ondoso rispetto al l.m.m.
X progressiva del tratto di litorale oggetto dell’intervento
T orizzonte temporale dell’intervento
N numero di versamenti nell’intervallo di tempo T
Yi(X) posizione iniziale della linea di riva lungo il litorale oggetto dell’intervento
YR(X) posizione della linea di riva dopo il versamento lungo il litorale oggetto dell’intervento
YE1(X) posizione della linea di riva ad un anno dal versamento lungo il litorale oggetto dell’intervento
YET(X) posizione della linea di riva a T anni dal versamento lungo il litorale oggetto dell’intervento
QL1, Q
L2portate solide longitudinali agli estremi del volume di controllo
QOperdite di sedimenti dovute al fenomeno dell’overfill
QTperdite di sedimenti dovute al trasporto solido trasversale
qRquota del versamento rispetto al l.m.m.
1/nRpendenza del profilo di versamento
VR(X) volume di ripascimento
5.2 Problematiche degli attuali sistemi di difesa
e strategie di riqualificazione
L’individuazione delle strategie di intervento e delle conseguenti linee guida per la
redazione dei progetti di fattibilità, ha richiesto preliminarmente una serie di analisi a
scala regionale rivolte a comprendere i fenomeni morfologici evolutivi in atto lungo i
litorali (trasporto solido, bilancio solido complessivo, ecc.) e le principali
problematiche esistenti degli attuali sistemi di difesa.
Per la descrizione di dettaglio delle indagini condotte si rimanda ai documenti di
progetto (vedi All.1) e alla “Relazione sullo stato della costa abruzzese” in fase di
redazione da parte della Regione Abruzzo. In questa sede vengono riportate le
principali conclusioni del lavoro svolto. Si premettono alcune considerazioni
sull’esposizione ondametrica dei litorali regionali che risultano di fondamentale
importanza per la corretta comprensione del trasporto solido costiero ed in
particolare per quello longitudinale, principale responsabile dell’evoluzione morfologia
a lungo termine dei litorali. Si ricorda a tal riguardo che nei nostri mari il principale
“motore” dei sedimenti costieri è costituito dalle onde frangenti le quali svolgono il
duplice lavoro di mettere in sospensione i sedimenti e di trasportali grazie alla
circolazione costiera (correnti) da esse stesse generate.
5.2.1 Esposizione ondametrica della costa regionale
Nella fig. 5.13 è riportato il clima ondametrico della costa regionale dedotto dalle
misure ondametriche direzionali effettuate con regolarità a partire dalla fine degli anni
’80 dalla boa accelerometrica di Ortona facente parte della Rete Ondametrica
Nazionale (RON) oggi gestita dall’APAT (per ulteriori approfondimenti si rimanda a
Corsini et al. 2004). La rosa ondametrica riportata nella figura esprime la distribuzione
polare della frequenza di occorrenza degli stati di mare per settori di provenienza delle
onde. Per ciascun settore direzionale, la differente colorazione radiale dei “petali”
della rosa indica la frequenza percentuale di occorrenza delle onde per classi di altezza
d’onda significativa. L’analisi ondametrica, effettuata su dati misurati al largo di Ortona
a circa 100 m di profondità, e quindi in posizione abbastanza baricentrica rispetto al
litorale regionale, indica chiaramente che la costa è soggetta ad un clima di tipo
bimodale potendosi distinguere due settori principali di provenienza delle onde. Il
primo, quello da nord, è caratterizzato anche dai massimi valori dei “fetch” geografici.
Le onde che ricadono in tale settore vengono generate dalla bora, cioè da venti
provenienti dalla regione balcanica. Il secondo, quello da est, comprende anche le onde
generate dai venti che spirano da scirocco. Infatti i venti di scirocco in Abruzzo, a causa
dello schermo geografico operato dal Gargano, danno luogo in costa a stati di mare
provenienti prevalentemente da est.
Nella stessa figura sono riportate alcune rose ondametriche ricostruite in costa,
ottenute applicando il metodo di trasposizione geografica elaborato da Contini e De
Girolamo (1998) alle serie storiche registrate dall’ondametro di Pescara, e quindi
propagando tali serie a riva per mezzo del modello numerico di rifrazione inversa
spettrale MEROPE. A causa della regolarità dei fondali, le rose costiere mantengono la
stessa bimodalità di quelle registrate al largo anche se si riduce complessivamente il
settore direzionale di provenienza delle onde a causa della rifrazione del moto ondoso.
Ovviamente la bimodalità ondametrica si conserva anche per quanto riguarda il
trasporto solido longitudinale, il quale risente localmente dell’orientamento della costa
rispetto alla direzione di provenienza delle onde. In conclusione si può affermare che
mediamente i litorali abruzzesi sono caratterizzati da un trasporto longitudinale dei
sedimenti di tipo bimodale, potendosi invertire la direzione del trasporto in relazione
alla direzione di provenienza delle onde.
Schematizzando l’orientamento della costa abruzzese nella direzione nord-sud, risulta
che la componente di trasporto solido proveniente da nord è generalmente
prevalente, su base media annuale, rispetto a quella che proviene da sud, anche se tale
prevalenza tende mediamente a diminuire procedendo lungo la costa da nord a sud, a
causa della progressiva rotazione della giacitura del litorale.
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
56
Ovviamente queste considerazioni di carattere generale possono subire localmente
delle modifiche in presenza ad esempio di opere portuali, promontori, ecc. che
possono “schermare” parte del moto ondoso incidente determinando la prevalenza di
una delle due componenti di trasporto solido longitudinale rispetto all’altra. Un
esempio è costituito dal Porto di Pescara le cui opere foranee possono essere
schematizzato come un “pennello lungo” che divide grossomodo il litorale in due unità
fisiofgrafiche. Lo schermo operato dalle opere foranee determina sia a nord che a sud
del porto vistosi accumuli di materiale solido.
Si evidenzia che i risultati sopra descritti sul trasporto solido longitudinale, differiscono
sostanzialmente da quelli riportati nelle carte, relative alle coste abruzzesi, dell’
“Atlante delle spiagge italiane” edito dal CNR. L’origine di tali differenze è da imputare
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
575. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Figura 5.13
Clima ondametrico lungo
la costa della Regione
Abruzzo
principalmente al fatto che l’Atlante del CNR venne redatto alla fine degli anni ’80
quando non erano disponibili le misure ondametriche direzionali della RON e che in
numerosi casi si fece riferimento, per il calcolo della direzione del trasporto solido
longitudinale, al clima ondametrico desunto dalle osservazioni a vista delle navi in
transito, risultate in seguito, nell’ambito del progetto R.I.C.A.M.A., del tutto erronee
per la caratterizzazione ondametrica dell’Adriatico in prossimità delle coste abruzzesi.
5.2.2 Le opere di difesa esistenti
L’analisi del quadro conoscitivo esistente del litorale abruzzese condotto su scala
regionale ed in particolare la costituzione del catasto delle opere di difesa costiera
nell’ambito della progettazione e dell’implementazione del SIT della costa, ha portato
alla quantificazione riportata in tab. 5.3 dei sistemi di difesa attuati negli scorsi decenni.
Circa il 36% dei 117 km di costa regionale risultano protetti da opere di difesa che
presentano quindi uno sviluppo longitudinale complessivo di circa 42 km. Tenendo
conto che le opere di difesa sono concentrate prevalentemente lungo le coste basse
(spiagge) che costituiscono circa l’80% dello sviluppo costiero, la percentuale sopra
indicata aumenta a circa il 40÷45% delle spiagge cioè delle coste maggiormente
vulnerabili dal punto di vista dell’erosione costiera. Come si evince dalla tabella alcuni
comuni, come ad esempio quelli di Casalbordino, Montesilvano, Martinsicuro,
Pescara, Francavilla, Città S. Angelo e Roseto degli Abruzzi, presentano la maggior
parte del loro litorale protetto da opere di difesa.
La tipologia di intervento più ricorrente è quella delle barriere frangiflutti distaccate
tracimabili che costituiscono circa l’85% dei sistemi di difesa regionali. Tali opere, fino
agli inizi degli anni ’80, vennero realizzate secondo la tipica conformazione di scogliera
a gettata in massi naturali debolmente emergente dal livello medio marino
(mediamente lunga 50÷80 m e con berma di sommità posta a quota tra +1,0 ÷ +1,5
m s.l.m. con larghezze medie sul coronamento di circa 3÷4 m e con i varchi compresi
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
58
Tab. 5.3
Dati statistici sulle opere di
difesa della Regione
Abruzzo
tra le barriere non protetti). Successivamente, anche al fine di cercare di limitare le
interferenze negative con i litorali limitrofi, vennero realizzate scogliere debolmente
sommerse (ciascuna lunga anche 800 e con berma di sommità larga 5÷6 m posta a
quota compresa tra –0,5 e –1,5 m s.l.m.).
Per quanto riguarda la posizione planimetrica, in alcuni casi esse vennero posizionate
obliquamente rispetto alla costa.
5.2.3 Principali problematiche
La realizzazione di queste opere a gettata, non essendo stata inquadrata in programmi
organici di intervento, ha solitamente innescato effetti di “bordo” indesiderati il più
delle volte esaltati nella zona sottoflutto a causa dei ridotti apporti solidi fluviali.
Inoltre, nel medio e lungo termine soprattutto in occasione delle mareggiate più
intense (in grado di “travolgere” con elevati sovralzi ed altezze d’onda anche le
barriere di tipo emerso), queste opere hanno determinato un graduale
“depauperamento” della fascia litoranea retrostante favorendo l’insorgere e la
concentrazione di correnti trasversali (rip current) in corrispondenza dei varchi non
protetti compresi tra le barriere . Tali correnti hanno causato la perdita verso il largo
delle frazioni più fini dei sedimenti e l’escavazione di profondi canali che in numerosi
casi hanno pregiudicato le testate delle opere richiedendo frequenti interventi di
manutenzione. Le conseguenze negative più evidenti possono essere così sintetizzate:
• deficit del bilancio solido con arretramento della linea di riva e alterazione
dei profili trasversali della spiaggia;
• alterazione dell’originario “fuso granulometrico” dei sedimenti con
incremento della frazione più grossolana (ghiaie e ciottoli) a discapito di
quella più fine (sabbie) talvolta snaturando l’originario aspetto del litorale
(con effetti negativi anche in termini di fruizione e aspetto paesaggistico);
• notevole ed innaturale approfondimento dei fondali in corrispondenza dei
varchi tra barriere contigue con conseguente scoscendimento e/o crollo
delle testate di estremità delle opere.
Per contro nel periodo estivo le ridotte condizioni di esposizione meteomarina
favoriscono l’insorgere di fenomeni di “ristagno” delle acque marine a tergo delle
barriere con esaltazione dei processi di eutrofizzazione.
Nel dettaglio, l’insieme delle indagini di campo condotte lungo il litorale abruzzese per
i siti a maggiore rischio, ha permesso di verificare in corrispondenza dei varchi dei
sistemi di scogliere frangiflutti distaccate approfondimenti dei fondali dagli originari –3
–4 m s.l.m. anche sino a –12,0 ÷ –13,0 m s.l.m. con effetti disastrosi e sicuramente non
previsti originariamente.
A titolo di esempio le figure 5.14 (litorale di Matinsicuro), 5.15 (litorale di Silvi) , 5.16
(litorale di Pescara sud) e 5.17 (litorale di Casalbordino) mostrano alcune situazioni
particolarmente eclatanti ove l’errata disposizione delle opere di difesa ha causato
rilevanti approfondimenti del fondale nei varchi ad opera delle correnti di rip ed il
conseguente depauperamento della matrice sabbiosa lungo la costa. Nella fig. 5. 17 bis
sono ripostati i risultati di una simulazione numerica del campo idrodinamico indotto
dal moto ondoso frangente lungo il litorale di Casalbordino ove sono state realizzate
due barriere distaccate a debole sommergenza di notevole lunghezza (superiori ad 1,5
km – vedi fig. 5.33). Le simulazioni mostrano chiaramente che tra i varchi delle barriere
si localizzano le correnti di rip che hanno provocato l’approfondimento dei fondali
mostrato dalla fig. 5.17. Nel varco posto ad est, il canale scavato dalle correnti supera i
–12,5 m di profondità che, tenendo conto della profondità originaria di imbasamento
delle opere di circa -4,5 m, evidenzia un approfondimento dei fondali di circa 8 m.
Inoltre, come è stato osservato nel precedente paragrafo, l’errata interpretazione del
clima ondametrico regionale ha portato in alcuni casi a disporre le opere distaccate con
giacitura non parallela alla costa. Con riferimento alle figure 5.24, 5.25 e 5.27, in alcuni
tratti del litorale posto a nord e a sud di Pescara le opere sono state orientate
ortogonalmente alla traversia proveniente da est, rendendo le stesse opere
totalmente inefficaci con moto ondoso proveniente da nord.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
595. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
5.2.4 Strategie di riqualificazione e linee guida
Con riferimento alle principali tipologie di interventi esposte nel paragrafo 5.1 e
all’esposizione ondametrica regionale, in linea generale si può affermare che la
tipologia di intervento finora adottata, costituita dalle barriere distaccate tracimabili,
non costituisce di certo la soluzione ideale per i litorali abruzzesi in quanto essendo
presente quasi ovunque un trasporto solido longitudinale con scarsi apporti solidi
fluviali, sarebbe stato sicuramente più efficace ricorrere alla tipologia a pennelli (anche
lunghi) per la stabilizzazione del litorale.
Tuttavia si evidenzia che nel caso dell’Abruzzo ragionamenti basati esclusivamente su
considerazioni di tipo idrodinamico e morfodinamico, cioè che prescindono dallo stato
effettivo delle coste ed in particolare dal loro livello di antropizzazione, dalle attività
turistico-balnerai e dalle tipologie di difesa esistenti, non possono costituire l’unico
riferimento per le scelte da operare.
Infatti si può affermare che ogni tratto di litorale costituisce un caso a sé stante per il
quale è necessario stabilire quale sia la tipologia ottimale da adottare in relazione agli
obiettivi che si vogliono perseguire, alle condizioni al contorno, ai risultati degli studi
specialistici necessari per la progettazione.
Le numerose analisi che sono state eseguite nell’ambito della prima fase del presente
studio hanno evidenziato che per buona parte dei tratti di costa a rischio maggiore
risulta necessario ripristinare un’adeguata larghezza di spiaggia al fine di assicurare
un’idonea difesa dalle ingressioni del moto ondoso concomitanti a cospicui
innalzamenti del livello del mare e di non sottrarre spazio vitale alle attività di carattere
turistico-balneare. Il conseguimento di tale obiettivo non può prescindere dal
ripascimento artificiale delle spiagge. Infatti, considerando i modesti apporti solidi dei
corsi d’acqua, è solo attraverso il ripascimento delle spiagge in erosione che si può
ottenere un avanzamento medio significativo della linea di battigia dei tratti di costa in
crisi. Le considerazioni sopra esposte non vogliono però nascondere le difficoltà legate
ad una campagna di interventi sul litorale abruzzese basata sui ripascimenti artificiali.
Per sopperire al fabbisogno della costa abruzzese, sono necessari ingenti volumi di
sabbia, dell’ordine di circa 10x106 m3, che, considerati i vincoli ambientali sulle cave
terrestri, possono essere coltivati solamente da cave sottomarine, di difficile
reperimento nell’Adriatico centrale se non ad elevate profondità e quindi con ingenti
oneri economici. È necessario comunque evidenziare che anche le cave sottomarine
costituiscono una risorsa “limitata” in termini quantitativi.
La necessità di disporre di cave sottomarine per la coltivazione della sabbia a scopo di
ripascimento era già stata evidenziata nell’ambito del progetto R.I.C.A.M.A. e di
conseguenza la Regione Abruzzo, durante la redazione del presente studio, già
disponeva di importanti indicazioni fornite dai geologi delle Università di Pescara e di
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
60
Fig. 5.14
Martinsicuro: situazione
prima degli interventi.
Fenomeni di erosione
localizzata indotti da una
errata disposizione delle
opere.
Roma “La Sapienza”, che avevano ricevuto l’incarico dalla stessa Regione di individuare
giacimenti di sabbia a mare.
Per limitare i volumi di sabbia necessari si è ritenuto opportuno orientare gli interventi
nelle situazioni più gravi verso tipologie miste, che comprendano non solo i versamenti
di sabbia ma anche la realizzazione di opere di difesa “rigide” secondo la tipologia a
celle di cui si è accennato in precedenza. Infatti tali opere oltre a difendere il litorale dal
moto ondoso hanno il compito di confinare il materiale versato riducendo le perdite di
sabbia ed i conseguenti oneri di manutenzione. Come mostrato con alcuni esempi
esposti nel precedente paragrafo, i rilievi effettuati hanno evidenziato che nella
maggior parte dei casi risulta impensabile utilizzare le opere “rigide” esistenti per
proteggere il materiale di ripascimento destinato alla realizzazione delle nuove spiagge
artificiali. Infatti tali opere a causa di numerosi errori compiuti nel loro
dimensionamento hanno in molti casi peggiorato la situazione esistente favorendo la
formazione di vie di fuga della sabbia verso il largo ad opera delle correnti di “rip”.
Un ulteriore fattore, anche se non tecnico, di cui si è dovuto in parte tenere conto
nell’individuazione delle tipologie di intervento è costituito da quello psicologico, nel
senso che le popolazioni rivierasche ed in particolar modo i balneatori sono
fermamente convinti che l’unica soluzione perseguibile sia costituita dalle difese
parallele esistenti.
In conclusione si è deciso di indirizzare le attività di progettazione mediante la
redazione di apposite linee guida, lasciando poi alla fase progettuale l’onere di
individuare la soluzione ottimale per ciascun sito. Le linee guida individuate sono di
seguito elencate:
• evitare che i nuovi interventi possano accentuare fenomeni erosivi nelle
zone limitrofe alle aree di intervento;
• privilegiare l’impiego di sistemi di protezione costieri caratterizzati da
limitati impatti ambientali ponendo una particolare attenzione agli effetti da
essi indotti sia sulla qualità delle acque costiere sia sull’impatto visivo;
• privilegiare l’impiego della ricostruzione artificiale delle spiagge mediante la
tecnica del “ripascimento”;
• evitare, dove possibile, l’impiego di armature di foci fluviali al fine di
valorizzare la capacità di trasporto dei sedimenti dei corsi d’acqua a
beneficio del trasporto solido costiero;
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
615. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Fig. 5.15
Silvi: situazione prima degli
interventi. Fenomeni di
erosione localizzata indotti
da una errata disposizione
delle opere.
• ottimizzare gli interventi al fine di limitare i costi complessivi di costruzione
e manutenzione;
• individuare i costi complessivi degli interventi (costruzione, monitoraggio,
manutenzione);
• fornire idonee prescrizioni per lo sviluppo delle successive fasi di
progettazione e di monitoraggio.
5.3 Sviluppo dei progetti e verifica
di sostenibilità tecnico-territoriale
Sulla base dei risultati dell’analisi di rischio, si sono in primo luogo individuati i progetti
di fattibilità da sviluppare accorpando in alcuni casi i tratti di costa classificati a rischio
elevato ed estendendo le aree di intervento anche alle zone limitrofe per evitare
“l’esportazione” del processo erosivo.
I progetti sviluppati hanno riguardato le seguenti località:
• Martinsicuro e parte di Alba Adriatica;
• Roseto;
• Pineto, Silvi e Città S. Angelo;
• Montesilvano e parte di Pescara nord;
• Pescara e Francavilla;
• Fossacesia;
• Casalbordino;
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
62
Fig. 5.16
Silvi: situazione prima degli
interventi. Fenomeni di
erosione localizzata indotti
da una errata disposizione
delle opere.
Nel rispetto delle linee guida progettuali, per ogni singolo intervento sono state
elaborate alcune soluzioni alternative che sono state poi tra di loro confrontate con
riferimento ai principali parametri tecnici, ambientali e economici di interesse. I
parametri assunti per eseguire il confronto sono di seguito elencati:
Parametri tecnici
• efficienza idraulica e morfologica del sistema di difesa;
• stabilità e durabilità delle opere;
• modalità realizzative dell’intervento;
• possibilità di utilizzare scogliere esistenti;
• disponibilità di materiale da utilizzare per ripascimento;
• sicurezza del sistema di difesa dal punto di vista della balneazione;
• fruibilità della costa da mare con piccoli natanti.
Parametri ambientali
• influenza del sistema di difesa sulla stabilità dei litorali adiacenti;
• influenza del sistema di difesa sulla qualità dell’acqua costiera;
• influenza del sistema di difesa sulla qualità del materiale che tende a
depositarsi nelle zone protette;
• impatto visivo;
• influenza del sistema di difesa sulle foci fluviali.
Parametri economici
• costi di costruzione;
• costi di manutenzione;
• costi di monitoraggio.
L’adozione di tale metodo ha quindi consentito di selezionare sito per sito la tipologia
di intervento ottimale tenendo conto dei principali fattori di impatto di ciascuna
soluzione alternativa. A conclusione di ciascun progetto di fattibilità sono state fornite
delle opportune prescrizioni rivolte ad indirizzare gli studi da eseguire per supportare
le successive fasi di progettazione.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
635. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Fig. 5.17
Silvi: situazione prima degli
interventi. Fenomeni di
erosione localizzata indotti
da una errata disposizione
delle opere.
Le caratteristiche principali delle soluzioni tipologiche individuate per i litorali sabbiosi
(coste basse) a rischio elevato sono riassunte nel seguito.
5.3.1 Martinsicuro e parte di Alba Adriatica
Il litorale di Martinsicuro (fig. 5.18), posto a sud della foce del Fiume Tronto, è allo
stato attuale quasi interamente protetto da barriere distaccate emergenti, realizzate
tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ‘80. Successivamente, nella metà degli anni
’80, sono state realizzate a protezione dell’abitato di Villa Rosa una serie di barriere di
cui due sommerse ed alla fine degli anni ’90 tre pennelli posti nella parte meridionale
del tratto di costa protetto.
Per quanto riguarda l’erosione, la zona caratterizzata dalla maggiore criticità è quella
posta di fronte all’abitato di Villa Rosa, ove le barriere sommerse del 1985 non hanno
prodotto i benefici attesi in fase di progetto. Nel tratto di costa che si estende da tali
barriere sommerse fino a circa 600 m a sud della foce del torrente Vibrata, che segna il
confine con il comune di Alba Adriatica, si è verificato nel periodo 1994-2000 un
arretramento medio della linea di riva pari a circa 20 m con valori massimi di oltre 50
m. L’origine dei fenomeni erosivi di questo tratto di costa sono da imputare in primo
luogo alla riduzione degli apporti solidi dei corsi d’acqua ed in particolare a quelli del
fiume Tronto che, a ragione dell’ estensione del suo bacino idrografico, costituisce uno
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
64
Fig.5.17 Bis
Casalbordino - risultati
della simulazione numerica:
a sinistra moto ondoso, a
destra livelli e correnti
generate dalle onde.
Si osservino le forti
correnti di rip che si
localizzano tra i varchi e
che determinano
l’escavazione dei fondali
dei principali fiumi che sfociano sulla costa abruzzese segnando il confine con la
Regione Marche. Tale riduzione ha avuto effetti negativi in modo rilevante sul litorale
abruzzese a causa della direzione del moto ondoso incidente che spinge i sedimenti
dalla foce del Tronto verso sud. Di conseguenza la riduzione degli apporti solidi fluviali
si è risentita immediatamente lungo le coste di Martinsicuro ove, intervenendo con
opere di difesa di tipo rigido, si è progressivamente esportata l’erosione verso sud. Le
opere realizzate, costituite principalmente da difese parallele, hanno in molti casi
favorito la formazione di “correnti di rip” che determinano in occasione delle
mareggiate di maggiore intensità, la fuga irreversibile dei sedimenti verso il largo al di
fuori della “fascia attiva”.
Accanto alla riduzione degli apporti solidi fluviali una ulteriore causa che sicuramente
ha contribuito all’acuirsi dei fenomeni erosivi è da attribuire alla massiva
antropizzazione della fascia costiera (realizzazione del lungomare, stabilimenti
balneari, abitazioni, ecc.) che ha determinato la scomparsa della duna costiera ed ha
ridotto la capacità naturale del litorale di far fronte agli eventi meteomarini estremi.
L’intervento individuato (fig. 5.19 ) è così articolato:
• realizzazione di un sistema di difesa a celle di contenimento (per uno
sviluppo complessivo di circa 2000 m) nel tratto di costa prospiciente Villa
Rosa costituito da:
• una barriera parallela sommersa;
• nove pennelli di contenimento, in parte emergenti e in parte sommersi,
intestati sulla barriera sommersa;
• salpamento delle opere di difesa esistenti e recupero dei massi salpati per la
realizzazione delle nuove opere di difesa e di contenimento della sabbia di
ripascimento;
• ricostituzione di una adeguata larghezza della spiaggia tramite il versamento
di circa 820.000 m3 di sabbia di ripascimento nel tratto di costa che si
estende da Villa Rosa fino a circa 600 m a sud della foce del Vibrata. Il
ripascimento prevede un avanzamento medio della linea di riva pari a 40 m
nel tratto protetto dalla barriera sommersa e pari a circa 35 m nel restante
litorale.
Si evidenzia che il ripascimento libero, previsto a sud del sistema di difese a celle, ha
l’obiettivo di alimentare il trasporto longitudinale a beneficio del comune di Alba
Adriatica.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
655. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Fig. 5.18
Tratto meridionale del
litorale di Martinsicuro e
tratto settentrionale di
Alba Adriatica. Situazione
attuale
Fig. 5.19
Martinsicuro - Alba
Adriatica. Interventi
previsti dallo studio di
fattibilità.
5.3.2 Roseto
Il litorale di Roseto (fig. 5.20) è allo stato attuale interamente protetto da opere di
difesa, la maggior parte delle quali è costituita da barriere distaccate emergenti
realizzate per lo più tra gli anni ’70 e ’80. In particolare, a partire dalla foce del Tordino
e procedendo verso sud, nel tratto di costa in esame sono presenti:
a. tre barriere distaccate debolmente sommerse ealizzate nel 1986,
b. venticinque barriere distaccate emerse realizzate tra il 1978 ed il 1979,
c. sei pennelli di cui uno sommerso,
d. sei barriere sommerse,
e. una serie di barriere distaccate caratterizzate da un orientamento obliquo
rispetto all’andamento medio della linea di riva realizzate tra il 1972 e il 1986.
Anche in questo caso l’origine dei fenomeni erosivi è da imputare principalmente alla
riduzione del trasporto solido fluviale che per il tratto di costa in questione riguarda
principalmente il fiume Tordino. Si evidenzia che la costruzione del Porto di Giulianova
ha contribuito a sostenere il tratto di costa posta a nord della foce del Tordino mentre
quello posto a sud di esso ha maggiormente risentito della riduzione degli apporti del
fiume.
Nonostante questa estensiva “armatura” della spiaggia, in corrispondenza della
frazione di Cologna Spiaggia, per un tratto di costa che si estende dalla foce del
Tordino verso sud per circa 3700 m caratterizzato da una modesta larghezza della
spiaggia (mediamente pari a circa 30 m), si è verificato nel periodo 1994-2000 un
arretramento medio della linea di riva pari a circa 10 m con valori massimi di erosione
compresi tra 20 e 26 m. La generale tendenza evolutiva del litorale in esame fa ritenere
inadeguato l’attuale sistema di difesa, la cui sola manutenzione non ne assicurerebbe
una completa riqualificazione.
L’intervento individuato (fig. 5.21) è così articolato:
• realizzazione di un sistema di difesa a celle di contenimento (per uno
sviluppo complessivo di 2000 m) nel tratto di costa prospiciente Cologna
Spiaggia costituito da:
• una barriera sommersa da realizzare risagomando le barriere emergenti
esistenti;
• otto pennelli di contenimento in parte emergenti e in parte sommersi.
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
66
Fig. 5.20
Roseto degli Abruzzi.
Situazione attuale
Fig. 5.21
Roseto degli Abruzzi.
Interventi previsti dallo
studio di fattibilità
• salpamento delle opere di difesa esistenti e recupero dei massi salpati per la
realizzazione delle nuove opere di difesa e di contenimento della sabbia di
ripascimento;
• realizzazione di quattro pennelli a “T” di cui uno si raccorda alle barriere
sommerse esistenti;
• ricostituzione di una adeguata larghezza della spiaggia mediante il
versamento di circa 800.000 m3 di sabbia di ripascimento nel tratto di costa
che si estende dalla foce del Tordino verso sud per circa 3700 m. Il
ripascimento prevede un avanzamento medio della linea di riva pari a 25 m
nel tratto protetto dalla barriera sommersa e pari a circa 40 m nel restante
litorale.
5.3.3 Pineto, Silvi e Città S. Angelo
Il tratto di costa compreso tra le foci del Fiume Vomano a nord e del Saline a sud (fig.
5.22), è interessato dalla presenza di opere di difesa costiera solo per i tratti più
prossimi agli apparati di foce del Vomano a nord e del Piomba e Saline a sud. Più in
dettaglio: a sud della foce del Vomano negli anni ’80 sono stati realizzati tre pennelli
corti in massi naturali abbinati a ripascimenti della spiaggia con ghiaie e ciottoli; per il
tratto di costa prospiciente le foci del Saline e del Piomba e fino a circa 1 km a nord del
torrente Piomba sono state realizzate a partire dagli anni ’80 una serie di barriere
sommerse sottoposte recentemente a lavori di manutenzione ad opera del Genio
Civile OO.MM. di Ancona. Per salvaguardare un complesso di abitazioni residenziali
limitrofe alla foce del Piomba nel corso degli ultimi dieci anni è stata posta in opera e
ricaricata nel corso degli anni una barriera radente in massi naturali che oltre a
penalizzare notevolmente le condizioni di fruibilità e l’ampiezza utile della spiaggia
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
675. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Fig. 5.22
Tratto di costa compreso
tra le foci del fiume
Vomano e del Saline.
Situazione attuale
prospiciente ha introdotto fenomeni di erosione anche per le spiagge poste
sottoflutto. Nel 2001 la Provincia di Teramo ha progettato un sistema di versamento di
sabbia e ghiaia, da attuarsi tramite la preventiva realizzazione di pennelli corti che
assolvono alla funzione di rampe di versamento, al fine di poter intervenire, anche in
caso di somma urgenza, con interventi “morbidi” in luogo delle classiche opere di
difesa radenti dimostratesi inefficaci per il litorale in esame.
Come già evidenziato negli studi condotti dalla provincia di Teramo, il litorale che si
estende dalla foce del Fiume Vomano verso sud in località Scerne è contraddistinto da
una spiaggia ghiaiosa e ciottolosa stabilizzata da un sistema di tre pennelli ma con
fenomeni di deriva e perdita dei sedimenti più fini. I pennelli presentano evidenti segni
di “ammaloramento” con un generale assestamento delle mantellate più evidente nei
tratti di testata. Nel tratto di litorale prospiciente l’abitato di Pineto si è registrato negli
ultimi anni una regressione della linea di riva associata anche ad un aumento delle
frazioni ghiaiose e ciottolose dei sedimenti che in qualche misura “snaturano”
l’originale facies sedimentologica della spiaggia di Pineto. I fenomeni di regressione
della linea di riva più marcati riguardano il tratto di litorale di Silvi che si sviluppa dalla
località “Villaggio del Fanciullo” sino alla foce del Piomba. In questa zona, nonostante la
presenza delle barriere sommerse per uno sviluppo complessivo di circa 1200 m, i
fenomeni di arretramento della linea di riva sono comunque evidenti e ormai da diversi
decenni hanno coinvolto direttamente gli insediamenti dei centri residenziali. Il
perdurare dei fenomeni erosivi è legato al fatto che le barriere sommerse inducono la
formazione di correnti associate al moto ondoso più intenso che favoriscono la deriva
dei sedimenti verso il largo. L’intervento proposto prende spunto dallo studio di
fattibilità redatto nel 1998 dalla Provincia di Teramo; si è preliminarmente verificata la
congruenza delle ipotesi di base e degli obiettivi progettuali definiti per quello studio
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
68
Fig. 5.23
Tratto di costa compreso
tra le foci del fiume
Vomano e del Saline.
Interventi previsti dallo
studio di fattibilità
rispetto all’attuale scenario evolutivo. L’insieme dei dati di campo e delle analisi
condotte ha confermato la piena sostenibilità dello scenario di interventi previsti
consentendo una definizione di maggiore dettaglio.
L’intervento proposto (fig. 5.23) è stato concepito in modo tale da non realizzare
nuove opere nei tratti di costa dove queste non sono attualmente presenti. Pertanto
sono stati proposti versamenti periodici di sabbia al fine di alimentare le spiagge di
Pineto e Silvi. Tali versamenti, la cui frequenza e estensione dovrà essere stabilita nel
dettaglio nell’ambito dei livelli superiori di progettazione, ammontano a circa 500.000
m3 di sabbia e dovranno essere eseguti nell’arco di 10/15 anni.
Per proteggere il litorale nord di Pineto e contrastare la deriva longitudinale delle
ghiaie è stata prevista la ricarica dei tre pennelli attualmente ubicati in prossimità della
foce del Vomano.
Per quanto riguarda la zona meridionale del litorale di Silvi e il litorale di Città
Sant’Angelo è stato previsto un ripascimento delle spiagge tale da determinare un
avanzamento medio della linea di riva a regime, cioè al netto delle perdite di sabbia
iniziali dovute al fenomeno dell’overfill e alla risagomatura naturale del profilo
trasversale di ripascimento, pari a circa 30 m. Il ripascimento prevede il versamento di
circa 370.000 m3 di sabbia.
Infine per garantire un adeguato livello di protezione del tratto di spiaggia ubicato nella
zona meridionale del litorale di Silvi e attualmente difeso da una scogliera radente è
stata prevista la realizzazione di due pennelli di contenimento della sabbia di
ripascimento.
5.3.4 Montesilvano - Pescara nord
Il tratto di costa compreso tra la foce del Saline ed il porto turistico di Pescara (fig. 5.24)
è interamente difeso da tre serie di barriere distaccate emergenti in massi naturali
realizzate a partire dagli anni ’60. Lo stato attuale è il risultato di molteplici interventi
spesso improntati al salpamento e/o alla riqualificazione di barriere realizzate
precedentemente. Tale modalità di intervento ha interferito notevolmente con la
dinamica evolutiva naturale e ha prodotto effetti il più delle volte contrastanti e negativi
per le spiagge limitrofe alle zone d’intervento.
Dalla foce del Saline si estende verso sud una prima fila di barriere distaccate realizzate
per la maggior parte tra il 1970 ed il 1972. La seconda serie, realizzata tra il 1997 ed il
1998, è ubicata in una posizione poco più avanzata rispetto alla prima serie di barriere.
La terza serie è ubicata ad una distanza dalla linea di riva molto variabile a causa del suo
andamento curvilineo.
Inoltre, le barriere che difendono il tratto meridionale del litorale di Montesilvano e
quello di Pescara sono caratterizzate da un orientamento obliquo (nord-nord-ovest)
rispetto all’andamento medio della linea di riva e pressoché parallelo alla direzione del
moto ondoso più intenso e più frequente come evidenziato nella figura 5.25. Tali
barriere sono state realizzate negli anni 1982-1983, 1988 e 1992-1993. Il litorale che si
estende dalla zona dove si sovrappongono la serie centrale e meridionale di barriere
fino a circa 500 m a sud del confine meridionale è caratterizzato da una esigua
larghezza di spiaggia e da fenomeni erosivi: la linea di riva è posizionata ad una distanza
media dal lungomare e dagli stabilimenti balneari rispettivamente pari a circa 60 e 27
m. In alcuni punti tali distanze tendono a ridursi ulteriormente fino a raggiungere
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
695. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Fig. 5.24
Tratto di costa compreso
tra la foce del Saline e il
porto di Pescara.
Situazione attuale
rispettivamente circa 30 e 10 m. Questa circostanza, unitamente al fatto che la quota
della spiaggia emersa non supera +1,5 m sul l.m.m., rende questo tratto di litorale
particolarmente vulnerabile. Infatti è sufficiente un modesto innalzamento del livello
del mare dovuto alla marea meteorologica, per esporre il lungomare o gli stabilimenti
all’azione diretta del moto ondoso. Gli elementi evidenziati sono imputabili in parte alla
discontinuità tra la posizione delle due serie di barriere distaccate e in parte, come
evidenziato precedentemente, all’inclinazione delle barriere rispetto allo sviluppo della
linea di riva e alla direzione del moto ondoso incidente prevalente.
L’intervento individuato (fig. 5.26) è così articolato:
• realizzazione di un sistema di difesa a celle di contenimento (per uno
sviluppo complessivo di circa 1200 m) costituito da:
• una barriera sommersa;
• cinque pennelli di contenimento con un primo tratto emergente e
pedonabile radicato a terra ed un secondo tratto sommerso, disposti ad un
interasse di circa 250 m;
• sei pennelli di contenimento con un primo tratto emergente e pedonabile
radicato a terra ed un secondo tratto sommerso, disposti ad un interasse di
circa 250 m e collegati alle antistanti barriere emergenti;
• realizzazione di un pennello di forma arcuata e radicato a terra nella zona
adiacente al molo ovest del porto canale di Pescara avente l’obiettivo di
bloccare i sedimenti a monte dell’area portuale;
• salpamento di sedici barriere emergenti esistenti e recupero dei massi
salpati per la realizzazione delle nuove opere di difesa e di contenimento
della sabbia di ripascimento;
• ricostituzione di una adeguata larghezza della spiaggia (mediamente pari a
circa 100 m) tramite il versamento di circa 520.000 m3 di sabbia di
ripascimento. Il ripascimento prevede un avanzamento medio della linea di
riva in esercizio pari a 45 m.
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
70
Fig. 5.25
Confronto tra la
distribuzione direzionale
annuale del moto ondoso
locale e la disposizione
planimetrica delle opere di
difesa
Fig. 5.26
Montesilvano-Pescara
nord. Interventi previsti
dallo studio di fattibilità
5.3.5 Pescara sud - Francavilla
Il tratto di costa compreso tra il porto turistico di Pescara e per tutta la fascia litoranea
del comune di Francavilla al Mare (fig. 5.28) è caratterizzato dalla presenza di circa 130
barriere distaccate emergenti in massi naturali, realizzate a partire dagli anni ’60. La
maggior parte delle barriere distaccate ha un orientamento obliquo (nord-nord-ovest)
rispetto all’andamento medio della linea di riva e pressoché parallelo alla direzione del
moto ondoso più intenso e più frequente, come evidenziato nella fig. 5.27. Sono
presenti anche delle opere di tipo trasversale (pennelli), che nella zona ubicata in
prossimità del porto turistico sono abbinati a barriere di tipo sommerso. Lungo il
litorale in esame sfociano due fiumi, l’Alento e il Foro. Nel 1989 sull’Alento è stata
realizzata l’armatura della foce, mentre in prossimità della foce del Foro è stato
realizzato un pennello per il contenimento del “drift” litoraneo diretto verso sud-est.
In prossimità del porto turistico si è manifestata dal 1984 in poi una tendenza alla
deposizione di sedimenti a ridosso del molo di sottoflutto. La deposizione dei
sedimenti ha comportato la riduzione della profondità dei fondali antistanti
l’imboccatura portuale con conseguenze negative sull’accessibilità al porto turistico.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
715. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Fig. 5.27
Pescara sud. Confronto tra
la distribuzione direzionale
annuale del moto ondoso
locale e la disposizione
planimetrica delle opere di
difesa
Fig. 5.28
Pescara sud-Francavilla.
Situazione attuale
Il tratto di costa prospiciente al teatro D’Annunzio, attualmente protetto da un sistema
di difesa costituito da una barriera sommersa, da barriere emergenti e da una serie di
pennelli, è caratterizzato da una esigua larghezza di spiaggia e da fenomeni erosivi che
rendono questo tratto di litorale particolarmente vulnerabile rispetto all’azione del
moto ondoso.
Il tratto di costa che si estende per circa 2,5 km a nord della foce dell’Alento è risultato
nel periodo 1994-2000 in erosione con valori mediamente compresi tra 15 e 20 m e
con punte di 30 m. Inoltre in tale tratto di costa la larghezza di spiaggia pur essendo
mediamente pari a circa 100 m è caratterizzata da punti in cui si riduce fino a circa 35
m.
Nel tratto di costa che si estende dalla foce dell’Alento al pontile di Francavilla,
caratterizzato da una modesta larghezza della spiaggia (mediamente pari a circa 30 m),
si è verificato nel periodo 1994-2000 un arretramento medio della linea di riva pari a
circa 10 m.
Il tratto di costa che si estende per circa 1,4 km a nord della foce del Foro (fig. 5.30)
risulta caratterizzata non solo da una esigua larghezza di spiaggia ma anche da una
tendenza all’erosione con un arretramento medio della linea di riva nel periodo
1994-2000 pari a circa 10 m.
Si evidenzia che le criticità elencate e la generale tendenza evolutiva del litorale in
esame fanno ritenere inadeguato l’attuale sistema di difesa. Si evidenzia inoltre che
interventi mirati alla sola manutenzione delle opere presenti consentirebbero di
migliorare la protezione del litorale ma non ne determinerebbero una riqualificazione.
Per il tratto di costa compreso tra il porto turistico di Pescara e la foce dell’Alento,
l’intervento individuato (fig. 5.29) prevede le seguenti attività:
• realizzazione di un sistema di difesa a celle di contenimento (per uno sviluppo
complessivo di circa 1500 m) nel tratto di costa adiacente al molo di sottoflutto
del porto turistico, sistema costituito da:
• barriera sommersa;
• sei pennelli di contenimento, di cui due totalmente emergenti e quattro in
parte sommersi.
• realizzazione di 12 pennelli a “T”, costituiti da un primo tratto emergente e
pedonabile radicato a terra e da un secondo tratto sommerso, disposti ad un
interasse di circa 300 m;
• salpamento delle opere di difesa esistenti e recupero dei massi salpati per la
realizzazione delle nuove opere di difesa e di contenimento della sabbia di
ripascimento;
• salpamento dell’armatura della foce dell’Alento fatta eccezione per il tratto di
armatura disposta trasversalmente rispetto alla linea di riva;
• ricostituzione di una adeguata larghezza della spiaggia (mediamente pari a circa
100 m) tramite il versamento di circa 950.000 m3 di sabbia di ripascimento. Il
ripascimento prevede un avanzamento medio della linea di riva pari a 33 m nel
tratto protetto dalla barriera sommersa e pari a circa 27 m nel restante litorale.
Per il tratto di costa compreso tra la foce dell’Alento e la foce del Foro, l’intervento
individuato (fig. 5.30) prevede le seguenti attività:
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
72
Fig. 5.29
Pescara sud. Interventi
previsti dallo studio di
fattibilità
• realizzazione di un sistema di difesa a celle di contenimento (per uno sviluppo
complessivo di crica 1400 m) nel tratto centrale del litorale costituito da:
• barriera sommersa da realizzare mediante il risagomamento di una serie di
barriere emergenti esistenti;
• cinque pennelli di contenimento, di cui due totalmente emergenti e tre in
parte sommersi.
• realizzazione di 9 pennelli a “T”, costituiti da un primo tratto emergente e
pedonabile radicato a terra e da un secondo tratto sommerso, disposti ad un
interasse di circa 300 m
• salpamento di parte delle opere di difesa esistenti e recupero dei massi salpati
per la realizzazione delle nuove opere di difesa e di contenimento della sabbia di
ripascimento;
• ricostituzione di una adeguata larghezza della spiaggia (mediamente pari a circa
75 m) tramite il versamento di circa 960.000 m3 di sabbia di ripascimento. Il
ripascimento prevede un avanzamento medio della linea di riva pari a 30 m nel
tratto protetto dalla barriera sommersa e pari a circa 35 m nel restante litorale.
5.3.6 Fossacesia
Il litorale del comune di Fossacesia (fig. 5.31) si estende per circa 4,9 km dalla zona
immediatamente a sud del promontorio di Punta Cavalluccio fino alla foce del fiume
Sangro. La granulometria della spiaggia emersa è di tipo prevalentemente
sabbioso-ciottoloso con presenza di zone dove la costa è alta (costituita da roccia o da
materiali di deposito) e leggermente arretrata rispetto alla battigia. Il litorale comunale
è difeso nel tratto che si estende dal confine con Rocca San Giovanni fino alla zona della
stazione ferroviaria. Procedendo da nord verso sud, il litorale è difeso da due barriere
sommerse recentemente realizzate dal Genio Civile OOMM di Ancona che si
sovrappongono ad una difesa radente retrostante, tre barriere emergenti ciascuna
lunga circa 60 m, una barriera sommersa lunga circa 800 m e collegata alle estremità a
due pennelli sommersi radicati a terra,una barriera emergente lunga circa 130 m. In
prossimità della foce del fiume Sangro è presente un approdo turistico di recente
realizzazione.
Gli elementi di criticità che caratterizzano il litorale di Fossacesia sono legati ai
problemi di erosione che si sono manifestati nel tratto settentrionale, particolarmente
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
735. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Fig. 5.30
Francavilla. Interventi
previsti dallo studio di
fattibilità
Fig. 5.31
Fossacesia. Situazione
attuale
evidenti nella zona adiacente il confine nord del comune ed in quello prospiciente alla
stazione ferroviaria, dove si sono verificati nel periodo 1994-2000 arretramenti della
linea di riva compresi tra 10 e 30 m.
Il restante litorale risulta sostanzialmente stabile o in debole accrescimento.
L’intervento individuato (figura 5.32) è articolato come segue:
• risagomatura dei due pennelli in corso di realizzazione da parte del Genio Civile
OOMM di Ancona. La risagomatura dei pennelli è finalizzata a favorire il
contenimento della sabbia di ripascimento;
• prolungamento verso sud della barriera sommersa;
• realizzazione di un pennello di contenimento in parte emergente ed in parte
sommerso collegato alla barriera emergente;
• ricostituzione di una adeguata larghezza della spiaggia tramite il versamento di
circa 260.000 m3 di sabbia di ripascimento su un fronte di circa 1400 m. Il
ripascimento prevede un avanzamento medio della linea di riva in esercizio pari
a 30 m.
5.3.7 Casalbordino
Il tratto di costa compreso tra le foci dei fiumi Osento e Sinello (fig. 5.33) è interamente
difeso da due serie di barriere sommerse distaccate in massi naturali realizzate a
partire dagli anni ’80; a tergo delle barriere sommerse prospicienti il lungomare di
Casalbordino Lido nel 1997 è stata realizzata una seconda barriera sommersa
confinata lateralmente da due pennelli delimitando così una “cella” di contenimento di
sabbie di ripascimento. I fenomeni di erosione che hanno interessato la foce del fiume
Sinello hanno portato nel corso degli anni alla realizzazione di due moli guardiani. Oltre
alle opere ricadenti nel comune di Casalbordino, a partire dalla foce dell’Osento si
estende verso nord un’altra serie di barriere distaccate (ricadenti nel comune di
Torino di Sangro) inizialmente sommerse ma recentemente ricaricate ottenendo una
berma di sommità emergente circa 1.5 m s.l.m.; quest’intervento ha esaltato i
fenomeni di erosione della foce del fiume Osento.
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
74
Fig. 5.32
Fossacesia. Interventi
previsti dallo studio di
fattibilità
Fig. 5.33
Casalbordino.
Situazione attuale
A partire dal 1996 i comuni di Casalbordino e di Torino di Sangro, anche tramite il
finanziamento della Regione, hanno appaltato ed approvato studi specialistici finalizzati
all’attuazione di interventi di manutenzione e salvaguardia del litorale. Recentemente
(2001) il Comune di Casalbordino ha approvato il progetto definitivo per la
salvaguardia di tutto il litorale in esame.
Gli elementi di criticità che caratterizzano il litorale di Casalbordino sono dati dall’
esiguità della larghezza di spiaggia soprattutto per il tratto prospiciente il lungomare di
Casalbordino Lido occupato anche dalle infrastrutture di stabilimenti balneari. I
fenomeni erosivi sono più marcati in prossimità degli apparati di foce (Osento e
Sinello). La realizzazione negli anni ’80 delle due serie di barriere sommerse ha
innescato nel tempo un fenomeno di progressivo approfondimento dei fondali in
corrispondenza del varco presente tra le due opere, indotto dalle correnti di riflusso
associate al moto ondoso; i rilievi batimetrici condotti negli ultimi anni (fig. 5.17) hanno
evidenziato come questo fenomeno si sia esteso su un’ampia area coinvolgendo e
smantellando la testata di estremità della barriera posta più a sud ed esponendo così
maggiormente il litorale di Casalbordino Lido all’erosione del moto ondoso. La
realizzazione della seconda barriera sommersa lungo il litorale di Casalbordino Lido ha
stabilizzato i fenomeni erosivi ma il comune di Casalbordino non ha ancora completato
il piano di ripascimento previsto dal progetto per mancanza di fondi. Allo stato attuale
la larghezza della spiaggia di Casalbordino Lido è ancora limitata ed in occasione delle
mareggiate più intense le infrastrutture balneari possono essere interessate dall’azione
del moto ondoso.
• La spiaggia compresa tra Casalbordino Lido e la foce del Sinello è quella
contraddistinta da un trend erosivo più intenso che coinvolge anche la strada
litoranea, per la cui salvaguardia negli ultimi anni è stata realizzata con carattere
di urgenza una scogliera radente con l’effetto di esaltare i fenomeni di erosione
alle due estremità.
L’intervento individuato prevede le seguenti attività:
• chiusura del varco esistente tra le due barriere sommerse mediante il
versamento di materiale scapolo e la realizzazione di un breve tratto di barriera
sommersa;
• realizzazione di un pennello pedonabile e sommerso al centro del tratto di
spiaggia antistante a Casalbordino Lido al fine di moderare le rotazioni della
linea di riva;
• realizzazione di tre pennelli pedonabili adiacenti alla foce dell’Osento;
• realizzazione di due scogliere sommerse con sviluppo ortogonale alla linea di
riva a collegamento delle due barriere sommerse antistanti a Casalbordino
Lido;
• ricostituzione di una adeguata larghezza della spiaggia tramite il versamento di
circa 700.000 m3 di sabbia di ripascimento. Il ripascimento prevede un
avanzamento medio della linea di riva in esercizio pari a 40 m nel tratto di
spiaggia antistante a Casalbordino Lido e pari a 35 m nelle restanti spiagge.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
755. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Fig. 5.34
Casalbordino.
Interventi previsti dallo
studio di fattibilità
5.3.8 Costi degli interventi
La tabella 5.4 riassume i soli costi delle opere (al netto dell'IVA) individuati nel 2000 per
ciascun intervento. Il costo delle opere è stato valutato attraverso un computo
metrico-estimativo, applicando i prezzi della Regione Abruzzo e non tiene conto delle
spese generali (progettazione, direzione lavori ecc.). Per quanto riguarda i costi di
manutenzione, si evidenzia che questi sono stati valutati su un arco di tempo di circa 15
anni ed includono gli interventi di ripascimento necessari per fare fronte alle perdite di
sabbia. La Giunta Regionale nel 2005, tenendo conto della revisione del Prezziario
Regionale delle Opere Pubbliche intervenuta nel 2004 e dell'incremento degli oneri di
manutenzione e di ripascimento dovuti al mancato intervento nel tempo trascorso, ha
rivalutato il costo complessivo degli interventi elevandolo a c.ca 150 milioni di Euro.
Tale valore include l'IVA e le spese generali. Complessivamente i progetti sviluppati
prevedono l’impiego di circa 7.000.000 di m3 di sabbia (tale valore include anche i
volumi necessari per effettuare la manutenzione su un arco di tempo di circa 10 anni).
5.4 La fattibilità dal punto di vista
finanziario ed economico
Le condizioni di fattibilità di interventi di difesa costiera sono essenzialmente due:
• che l’investimento di difesa serva a proteggere valori immobiliari e/o flussi di
formazione di reddito messi in pericolo ove gli interventi non siano attuati;
• che l’amministrazione pubblica sia in grado di reperire le risorse finanziarie
necessarie ad attuare l’intervento in tempi utili: in questo caso circa 96 milioni di
euro nell’arco di 10 anni per l’intero programma di difesa della costa abruzzese;
Le valutazioni effettuate nei precedenti capitoli hanno fornito le indicazioni sintetizzate
qui di seguito.
Dal punto di vista finanziario la valutazione di fattibilità ha indicato la necessità della
ricerca di apporti finanziari essenzialmente pubblici e marginalmente privati, dato che
si interviene su aree demaniali. Infatti si difendono redditi di privati concessionari di
aree demaniali e più estesamente redditi privati da attività turistiche condizionate
largamente dallo stato di conservazione ottimale della linea di costa, nell’ambito di un
programma decennale straordinario.
Considerando la dinamica degli investimenti in opere pubbliche a livello aggregato
nazionale nel quinquennio 1993-1997, per il quale si disponeva in fase di redazione
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
76
Tab. 5.4
Costi delle opere valutati
nel 2000 espressi in EURO
al netto di IVA.
dello studio di dati ufficiali pubblicati (ISTAT – Statistica OO.PP., 1997), si rileva che gli
investimenti in OO.PP. attuati nell’area della Regione Abruzzo hanno rappresentato
una quota dell’1,13% rispetto al totale nazionale, con oscillazioni di anno in anno
comprese tra lo 0,5 e l’1,5%.
L’investimento per la difesa della costa che viene proposto (circa 96 milioni di Euro) è
dell’ordine di grandezza dell’impegno medio annuo per investimenti in OO.PP. attuati
in Abruzzo nel quinquennio 93/97.
Si deve supporre che l’attuazione del piano nel suo complesso venga attuata nell’arco
di un decennio, con un’incidenza quindi nella media annua appena superiore all’11%
della media storica cui si è fatto riferimento. Concentrando in un primo quinquennio gli
investimenti e svolgendo nel secondo quinquennio le manutenzioni ordinarie e
straordinarie necessarie, l’incidenza del piano decennale di difesa della costa si
articolerebbe in quote annue comprese tra i 16 milioni/anno di euro (primo
quinquennio) ed i 4,2 milioni/anno di euro (secondo quinquennio), con un’incidenza
quindi compresa tra il 18% ed il 5% dell’impegno medio in OO.PP. dell’Abruzzo più
sopra rilevato storicamente.
Tale incidenza appare molto superiore a quanto mediamente è stato impegnato a
livello nazionale nell’arco dell’ultimo cinquantennio.
Una rilevazione ufficiale mostra infatti che la quota destinata a livello nazionale per
l’insieme delle opere pubbliche marittime, lacuali e fluviali si colloca tra il 5% ed il 10%
(senza mai raggiungerlo o superarlo).
Prima del 1970 la quota si collocava a livelli inferiori al 5%. Risulta quindi che per la
realizzazione del progetto occorre mobilitare risorse pubbliche e private aggiuntive,
andando al di là della logica tradizionale degli interventi circoscritti nello spazio e
occasionali nei tempi e modi di effettuazione.
Successivamente è stata svolta la valutazione di fattibilità dell’insieme dei progetti di
intervento, mediante il confronto tra costi di investimento, monitoraggio e
manutenzione previsti e la formazione di ricchezza prevedibile nel decennio nello
svolgimento delle attività turistiche che più direttamente sono connesse con la
gestione della linea di costa ed il cui mantenimento è l’obiettivo principale del piano
stesso.
Tale confronto è stato svolto sia a livello regionale complessivo, sia a livello delle
macroaree nelle quali si concentrano gli investimenti del piano decennale.
La sostenibilità del progetto, per quanto riguarda, le istituzioni consiste nell’accettabile
rapporto (2%) esistente tra costo degli investimenti e reddito da turismo nella fascia
dei comuni costieri. Tale rapporto si articola con valori diversi, tuttavia compresi
nell’intervallo tra 2,8% e 1,5%, in ognuna delle 4 macroaree socioeconomiche .
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
775. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Tab. 5.5
Investimenti in opere
pubbliche a livello
aggregato nazionale e nella
Regione Abruzzo.
Anno Investimenti nazionali
(milioni di Euro)
Abruzzo
(milioni di Euro)
1993 8.324,60 44,60
1994 6.203,70 105,80
1995 7.442,80 113,20
1996 7.807,70 101,30
1997 8.066,00 60,30
Totale quinquennio 37.844,80 425,20
Media annuale 7.569,00 85,00
Tab. 5.6
Valutazione di fattibilità
(milioni di Euro - Piano
decennale di difesa della
costa)
Aree Reddito da Attività turistiche Costo degli interventi Costo / Reddito
Area teramana 1.395,80 38,60 2,8 %
Area di Pescara 2.514,50 43,30 1,7 %
Area teatina centrale 190,30 3,30 1,7 %
Area vastese 712,20 11,00 1,5 %
Fascia costiera abruzzese 4812,80 96,30 2,0 %
Infine è stata valutata la fattibilità economica del progetto mediante l'analisi dei benefici,
identificabili principalmente in due componenti:
• la disponibilità delle nuove aree di arenile risultanti dall’effetto delle nuove difese
predisposte, per gli effetti positivi di spazi aggiuntivi per l’esercizio dell’attività
turistica;
• l’effetto positivo che l’aggiunta di tali spazi esercita sulla dinamica dei valori
immobiliari residenziali insistenti sulla fascia costiera.
L’attuazione di un programma di difesa attiva del litorale consente infatti di ampliare la
valutazione dei benefici derivanti dagli interventi, che mirano non solo ad arrestare ma
ad invertire il processo di erosione della linea di costa. Poiché sul piano tecnico non si è
ritenuto necessaria una valutazione quantificata dei danni che causerebbe l’inerzia della
pubblica amministrazione, i benefici vanno ricercati negli effetti positivi che possono
derivare dall’investimento in discussione.
Sono stati valutati quindi, per ogni singolo intervento, i benefici relativi all’aumentata
disponibilità di arenili, consistenti da una parte nell’incremento di presenze turistiche
(e quindi di redditi da attività turistica) e dall’altra dell’incremento di valori immobiliari
e di livelli di affitto a favore delle residenze prospicienti alla costa. Nel valutare
l’influenza dell’accrescimento degli arenili sulle due categorie di benefici si è tenuto
conto di un solo balzo incrementale nell’arco del decennio di attivazione del piano della
difesa costiera quale effetto diretto e specifico del piano stesso, sebbene sia evidente
che i benefici una volta acquisiti si mantengano nel tempo. La valutazione della quota di
nuovi arenili disponibili che potrà essere utilizzata per un incremento dei flussi turistici
è stata valutata prudenzialmente, sia tenendo conto che le nuove superfici possono
essere utilizzate integralmente per allocare nuove strutture ricettive mobili
(ombrelloni e varie attrezzature di contorno), oppure destinate a migliorare la qualità
dell’ambiente costiero, sia considerando le effettive possibilità di sviluppo dei flussi
turistici, che varia da un una località all’altra in relazione a situazioni e dinamiche
specifiche1.
I benefici sono stati confrontati con gli investimenti – e quindi con i costi - dei progetti
proposti. I risultati complessivi sono risultati i seguenti:
Nel suo complesso il programma decennale di difesa costiera consente benefici di gran
lunga superiori agli investimenti programmati, equilibrati tra benefici derivanti
dall’incremento delle attività turistiche e benefici derivanti dall’incremento dei valori
immobiliari delle residenze.
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
78
Tab. 5.7
Valutazione costi e benefici
(valori in milioni di Euro)
1 La stima dei benefici incrementali,
che si correlano ad aumenti del
100% delle superfici degli arenili
nelle aree di intervento,
corrispondono infatti ad un
incremento del 5% rispetto al totale
del reddito da attività turistiche
prodotto nella fascia costiera
abruzzese nel decennio ’90.
I valori dei benefici attesi ed i rapporti tra costi e benefici sono diversi da area ad area,
in relazione agli effetti assai diversi che produce nelle singole situazioni l’intervento di
difesa costiera, e tra tipologia di benefici in relazione alla circostanza che in alcune aree
si tratta di consolidare flussi turistici già consistenti, in altre di sviluppare attività
turistiche in atto più modeste o ancora da attivare, in alcune di incrementare – più o
meno apprezzabilmente – valori immobiliari importanti, in altre di porre le premesse
per sviluppi edilizi futuri, spesso difficilmente prevedibili.
Ovviamente il concretizzarsi di benefici dipenderà anche dagli investimenti nella fascia
costiera, che non possono essere considerati nell’ambito di un programma basato su
interventi di difesa a mare, che spesso costituiscono una frazione minore rispetto al
complesso degli investimenti pubblici e privati sulla linea di costa. Una valutazione
complessiva potrà essere svolta solo per singolo intervento, quando, nell’ambito dei
cinque PIT che comprendono tratti della fascia costiera, si andrà ad una valutazione
complessiva di costi e benefici riguardanti l’insieme degli investimenti, pubblici e
privati, che saranno programmati sia a mare sia nella fascia costiera.
5.5 Le valutazioni economiche di ordine strategico
Preliminarmente alla valutazione costi/benefici, è stata svolta una valutazione di ordine
strategico per ognuna delle aree di intervento, utilizzando in parallelo due analisi
complementari – l’analisi SWOT (Strength-Weaknesses-Opportunities-Threats), a
carattere qualitativo (già utilizzata dalla Regione Abruzzo come strumento di
rappresentazione sintetica dei fattori influenti lo sviluppo socioeconomico) ed il
metodo della matrice BCG (Boston Consulting Group), a carattere quantitativo, e
quindi più adeguato alla precisa definizione dei fattori strategici che influiscono sullo
sviluppo. Tali metodi di valutazione della competitività, nati in ambito strettamente
aziendale, possono essere infatti estesi anche all’analisi del territorio, laddove si
supponga che un ambito territoriale sia assimilabile – anche se esclusivamente per certi
versi - ad un’azienda, a condizione che sia individuato un livello di responsabilità
gestionale. Quindi nel caso delle coste dell’Abruzzo l’analisi può essere portata al
livello dei comuni che sono individuati come livelli di responsabilità per la gestione del
relativo territorio.
Per l’applicazione del metodo SWOT, si è innanzitutto rilevata la caratterizzazione
generale dei singoli comuni, valutandone i punti di forza (Strength) e quelli di debolezza
(Weaknesses) relativamente al livello di urbanizzazione ed alle attività turistiche nella
fascia costiera. Successivamente si sono confrontati i punti di forza e di debolezza con
le relative opportunità o minacce (Opportunities - Threats).
La caratterizzazione dei punti di forza di una microarea è rappresentata da un indice
sintetico appositamente elaborato ed articolato in quattro fattori – consistenza delle
attrezzature alberghiere e para-alberghiere; consistenza delle seconde case ad
utilizzazione prevalentemente turistica; estensione degli arenili in metri quadri; fasce di
quotazione media di acquisto delle abitazioni. Su un totale massimo di 12 punti, sono
attribuibili 3 punti a ognuno dei quattro fattori considerati ed in particolare 3 punti per
il livello alto, 2 per quello medio, 1 per quello basso, attribuendo anche lo 0 in assenza
di contributo rilevante del singolo fattore. La caratterizzazione delle opportunità viene
sinteticamente rappresentata dai flussi turistici relativi al periodo 1998/2000 per il
quale sono disponibili, anche sul sito ufficiale della Regione Abruzzo, le rilevazioni
statistiche complete ed affidabili. In tale modo si sono potuti confrontare i punti di
forza o debolezza specifici delle attrezzature urbane e turistiche prospicienti alla linea
di costa con le opportunità o minacce portate dall’aumento o diminuzione dei flussi
turistici, parametrati agli arrivi e non alle presenze poiché sono gli arrivi a creare
l’occasione per la formazione del reddito da attività turistiche.
Con riferimento alla fig. 5.35, la rappresentazione in un piano arrivi 1998/2000 (ascisse
decrescenti) - indice di “forza” (ordinate crescenti) consente di avere un quadro
generale dell’equilibrio competitivo delle aree nelle quali si concretizzano gli interventi
previsti. Nel quadrante Nord Ovest (forza della struttura ricettiva - arrivi crescenti di
turisti) si collocano le situazione dinamiche; nel quadrante Sud-Est (debolezza della
struttura ricettiva - arrivi decrescenti di turisti) le situazioni critiche.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
795. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Ad esempio in figura 5.35 si riporta il grafico sviluppato per quanto riguarda l’area
metropolitana pescarese (interventi Montesilvano e Pescara/Francavilla): il grafico
SWOT evidenzia la posizione forte delle aree settentrionali (Montesilvano 2 e Pescara
1), rispetto alle quali l’intervento di difesa tende a consolidare la posizione di
preminenza mediante la reintegrazione di una importante superficie di arenili. Per
quanto riguarda l’area più a sud, dal porto di Pescara alla parte nord del comune di
Ortona, il grafico Swot evidenzia posizioni di debolezza, rispetto alle quali l’intervento
mira a ricostituire una disponibilità aggiuntiva di arenili fondamentale per la ripresa dei
flussi turistici in un’area fortemente compromessa dall’erosione costiera.
I benefici derivanti dall’aumento della superficie degli arenili sono molteplici. In primo
luogo le nuove superfici possono essere utilizzate integralmente per allocare nuove
strutture ricettive mobili (ombrelloni e varie attrezzature a supporto all’attività
balneare), oppure destinate a migliorare la qualità dell’ambiente costiero.
La previsione di ampliamento degli arenili è mediamente valutabile in una trentina di
metri di aumento in larghezza rispetto all’attuale linea di costa, ma varia naturalmente
da luogo a luogo. I benefici sui valori immobiliari del costruito – e del costruendo – con
un riflesso evidente sui livelli degli affitti, anche stagionali, vanno valutati in termini di
punti percentuali di incremento dei valori di mercato degli immobili. In tale valutazione
vanno considerate classi territoriali in base alla distanza dalla costa ed alla valutazione di
due barriere che, quasi costantemente lungo tutto il litorale, segnano i confini di classi
di valori immobiliari diversi: la prima barriera è costituita dal percorso della ferrovia, la
seconda barriera è quella costituita dall’asse stradale principale di scorrimento.
Il territorio resta così suddiviso in tre classi (prima: spiaggia-ferrovia, seconda: ferrovia
– asse stradale, terza: oltre l’asse stradale). I valori immobiliari, diversi da una
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
80
Fig. 5.35
Applicazione
dell'analisi SWOT
microarea all’altra, si scalano regolarmente dalla prima alla terza classe, ad intervalli di
10 % - 15 % del valore dell’immobile.
Le valutazioni operate sulla base del metodo SWOT, per la stessa natura degli indici
utilizzati consentono valutazioni a carattere qualitativo e non consentono di
quantificare i fenomeni osservati. Per ovviare a tale limite sono stati elaborati ed
applicati all’analisi delle aziende diversi metodi di valutazione che consentono di dare
un contenuto quantitativo agli indici e di ottenere quindi risultati analitici quantitativi.
Ma, mentre in una azienda ben strutturata la quantità e qualità dei dati numerici
disponibili è illimitata, quando si voglia considerare l’ente territoriale come azienda, ci
si scontra contro la difficoltà di disporre di dati adeguati ed affidabili riguardanti il
territorio comunale. Specificamente, avendo ristretto la scelta dei fattori direttamente
e principalmente connessi con le modificazioni che intervengono sulla linea di costa ai
valori immobiliari ed ai flussi turistici, ci si scontra con la mancanza di dati dettagliati ed
affidabili che descrivano con continuità la dinamica dei due fattori. Si è tuttavia ritenuto
che l’applicazione di uno dei metodi quantitativi disponibili –la matrice BCG- possa
fornire un’immagine di sintesi della situazione della fascia costiera abruzzese e della sua
dinamica. Il metodo della matrice BCG mette a confronto le quote di mercato
dell’impresa che si analizza con la dinamica del mercato stesso, utilizzando quindi una
base quantitativa per la valutazione del rapporto cruciale tra impresa e mercato.
Tentando la trasposizione di tale metodo all’amministrazione comunale, considerata
come impresa motrice dello sviluppo del territorio e considerando le presenze
turistiche quali determinanti in ultima istanza sia dell’insieme di attività che si
connettono al turismo e sia del livello dei valori immobiliari in località turistiche, si è
individuata una rappresentazione sintetica della competitività della fascia costiera
abruzzese, riprodotta nel grafico di fig. 5.36.
Nella valutazione sono stati considerati i soli dati relativi ai flussi di turisti diretti a
strutture alberghiere e para alberghiere. D’altra parte le tendenze del turismo sono
indirizzate a privilegiare le forme di accoglienza meglio organizzate, che consentono da
una parte una migliore qualità dei servizi e dall’altra una più ampia redditività per gli
operatori turistici e le collettività per le quali il turismo è il core business. In questo
modo si sono trascurati sia i flussi turistici giornalieri e dei residenti, sia quelli diretti alle
seconde case, flussi che per ora è stato comunque deciso di non considerare data la
scarsa affidabilità dei dati raccolti, che possono essere rilevati credibilmente solo a
mezzo di inchieste campionarie costose e discontinue.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
815. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Fig. 5.36
Applicazione della
matrice BOG
Nella costruzione del grafico di fig. 5.36 sono state riportate in ordinata le quote di
mercato (in percentuale) dei singoli comuni rispetto al complesso del flusso turistico
diretto alla costa abruzzese (anno 2000) ed in ascissa le variazioni dei flussi turistici (in
numero di turisti) registrate per ogni singolo comune nel triennio 1998/2000. Il
riferimento prescelto è stato quello delle presenze (e non degli arrivi) poiché sono le
presenze che generano fatturato.
La lettura del grafico consente di constatare la rispondenza del risultato analitico con la
realtà della costa abruzzese. Nella caratteristica partizione del campo in quattro
quadranti, definiti come in epigrafe dagli autori del metodo BCG, è possibile rilevare
una coerenza con quanto evidenziato dalle analisi.
Nel riquadro NW, denominato “stars” si allineano su una retta inclinata da SW a NE,
via via più in alto, con una perfetta corrispondenza tra quota di mercato e presenze
turistiche (e quindi con Alba Adriatica nella collocazione più alta), sei dei 7 comuni ad
alta componente turistica del teramano, con la sola ma non sorprendente eccezione di
Pineto, ed il comune di Vasto. Occorre notare la particolare collocazione del comune
di Martinsicuro, che richiede un’analisi più approfondita e che è oggetto di uno degli
interventi più urgenti di difesa della costa.
Nelle altre aree, più o meno problematiche, si allineano gli altri 12 comuni: 3 di essi –
Francavilla, Ortona e S.Salvo, appartengono all’area caratterizzata e da bassa quota di
mercato e da scarsa dinamica del flusso turistico. Ortona ha sviluppato un’altra
vocazione, S. Salvo è agli inizi di una valorizzazione sulla scia del successo di Vasto,
Francavilla ha da una parte grossi problemi per l’erosione dell’arenile e dall’altra tende
ad essere assorbita dalla conurbazione pescarese. Una Francavilla risanata nella
ampliata agibilità dei suoi arenili dovrebbe potersi spostare nel riquadro più alto, nel
quale già si collocano Montesilvano e Pescara (e tenderà a spostarsi Città S. Angelo,
caratterizzata da un profilo essenzialmente urbano, nell’ambito del quale il turismo,
pur riferendosi alle risorse costiere, tende ad esser di più breve durata quando non
giornaliero). Nell’ultimo riquadro, caratterizzato sinteticamente da un punto
interrogativo, si collocano i comuni del basso chietino, che contano virtualità più
promettenti di quanto la realtà delle loro strutture consenta di realizzare.
5. Progetti di difesa, riqualificazione e manutenzione della costa abruzzese (fase 2)
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
82
Foto 5.3
Modello fisico della
dinamica trasversale della
spiaggia di Pescara
realizzato nel canale per
moto ondoso del LIAM
(Facoltà di Ingegneria -
DISAT - Università
dell'Aquila) con il
finanziamnto della Regione
Abruzzo nell'ambito del
progetto "Sicora".
6. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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6. Riferimenti bibliografici
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
84
Appendice A1
Elenco delle relazioni e delle tavole di progetto
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
85Appendice 1 - elenco delle relazioni e delle tavole di progetto
Appendice 1 - elenco delle relazioni e delle tavole di progetto
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
86
ELENCO ELABORATI FASE 1
RELAZIONI:
R.1 Progettazione di un sistema informatico georeferenziato per l’archiviazione
e l’analisi dei dati
R.2 Acquisizione di dati meteomarini e geomorfologici
R.3 Acquisizione ed analisi dei rilievi cartografici, aerofotografici, topografici e
batimetrici
R.4 Censimento delle opere marittime e costruzione di uno specifico catasto
R.5 Realizzazione di una banca dati georeferenziata di riferimento per le attività
di gestione integrata delle coste
R.6 Studio delle tendenze evolutive del litorale abruzzese
R.6.1 Analisi dei livelli di marea al largo delle coste abruzzesi
R.6.2 Analisi del clima meteomarino al largo di Ortona
R.6.3 Analisi di concomitanza degli eventi estremi d’altezza d’onda e di livello al
largo delle coste abruzzesi
R.7.1 Individuazione delle entità (fisiche ed antropiche) interessate al problema
dell’erosione e quantificazione del valore socio-economico
R.7.2 Individuazione delle entità (fisiche ed antropiche) interessate al problema
dell’erosione e quantificazione del valore socio-economico - Attività di
sopralluogo
R.7.3 Individuazione delle entità (fisiche ed antropiche) interessate al problema
dell’erosione e quantificazione del valore socio-economico - Riunioni
comuni
R.8 Definizione dei livelli di vulnerabilità e dei criteri di valutazione da adottare
R.9.1 Caratteristiche del moto ondoso al largo delle coste abruzzesi
R.9.2 Valori estremi di sovralzo a riva del livello del mare lungo il litorale
abruzzese
R.9.3 Definizione dell’indice di vulnerabilità morfologica lungo la costa abruzzese
R.9.4 Definizione del livello di sensibilità socioeconomica lungo la costa abruzzese
R.10 Formulazione delle prescrizioni da adottare per i distinti livelli di
vulnerabilità
R.11 Selezione dei tratti di costa più critici
TAVOLE:
Q1 Quadro di unione
T1 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T2 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T3 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T4 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T5 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T6 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T7 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T8 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T9 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T10 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T11 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T12 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T13 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T14 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T15 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T16 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T17 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T18 Tavole tematiche per la gestione della costa abruzzese
T19 Carta dei valori estremi di sovralzo a riva del livello del mare lungo le coste
abruzzesi – Litorale a nord di Pescara
T20 Carta dei valori estremi di sovralzo a riva del livello del mare lungo le coste
abruzzesi – Litorale a sud di Pescara
T21 Carta dell’indice di vulnerabilità morfologica – Litorale a nord di Pescara
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
87Appendice 1 - elenco delle relazioni e delle tavole di progetto
T22 Carta dell’indice di vulnerabilità morfologica – Litorale a sud di Pescara
T23 Carta dell’indice di sensibilità socioeconomica – Litorale a nord di Pescara
T24 Carta dell’indice di sensibilità socioeconomica – Litorale a sud di Pescara
T25 Carta del livello di rischio a scala regionale – Litorale a nord di Pescara
T26 Carta del livello di rischio a scala regionale – Litorale a sud di Pescara
ELENCO ELABORATI FASE 2
RELAZIONI
R.12 Individuazione delle tipologie di intervento
R.13 Analisi dei prezzi per l’esecuzione delle opere di difesa
R.14.a Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Pescara e Francavilla.
Fattibilità tecnico-territoriale
R.14.b Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Martinsicuro. Fattibilità
tecnico-territoriale
R.14.c Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Roseto. Fattibilità
tecnico-territoriale
R.14.d Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Pineto, Silvi e Città S.
Angelo. Fattibilità tecnico-territoriale
R.14.e Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Montesilvano. Fattibilità
tecnico-territoriale
R.14.f Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Casalbordino. Fattibilità
tecnico-territoriale
R.14.g Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Fossacesia. Fattibilità
tecnico-territoriale
R.15 Fattibilità istituzionale-amministrativa ed economico-finanziaria degli
interventi
R.16.a Studio di fattibilità degli interventi sui litorali dell’area centrale abruzzese:
Montesilvano, Pescara e Francavilla. Fattibilità economico-finanziaria
R.16.b Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Martinsicuro. Fattibilità
economico-finanziaria
R.16.c Studio di fattibilità dell’intervento sul litorale di Roseto. Fattibilità
economico-finanziaria
R.16.d Studio di fattibilità degli interventi sui litorali di Pineto, Silvi e Città S.
Angelo. Fattibilità economico-finanziaria
R.16.e Studio di fattibilità degli interventi sui litorali dell’area teatina: Casalbordino
e Fossacesia. Fattibilità economico-finanziaria
R.17 Aspetti tecnici ed economici della difesa delle pocket beach
TAVOLE
T.27 Intervento sul litorale di Martinsicuro
T.28 Intervento sul litorale di Roseto
T.29a Stato attuale del litorale di Pineto, Silvi e Città Sant’Angelo
T.29b Intervento sul litorale di Pineto, Silvi e Città Sant’Angelo
T.30 Intervento sul litorale di Montesilvano e Pescara nord
T.31 Intervento sul litorale di Pescara sud e Francavilla. Litorale a nord del fiume
Alento
T.32 Intervento sul litorale di Pescara sud e Francavilla. Litorale a sud del fiume
Alento
T.33 Intervento sul litorale di Casalbordino
T.34 Intervento sul litorale di Fossacesia
Appendice 1 - elenco delle relazioni e delle tavole di progetto
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
88
Appendice A2
La determinazione dell’indice di sensibilità
socio economica "E"
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
89Appendice 2 - la determinazione dell'indice di sensibilità socio economica "E"
Il metodo di valutazione dell’Indice di Sensibilità è di tipo multicriteriale, poichè ci si
trova in presenza sia di beni a cui è possibile attribuire un valore di mercato sia di beni a
cui, non avendo alcun mercato di riferimento, non è possibile attribuire alcun valore
“oggettivo".
L’indice di sensibilità socio-economica viene espresso da una somma di cinque indici Ii,
i=1,..,5 , che misurano i cinque fattori principali che definiscono i valori di un territorio,
ma che possono essere condizionati dallo “stato di salute morfologico” della fascia
costiera.
In simboli:
E = Σi=1,5Ii, (1)
L’Indice di Sensibilità socioeconomica assume un valore massimo pari a 50.
Maggiore è il valore di E, maggiore è il valore complessivo, e quindi la sensibilità, che
nella valutazione multi-criteriale viene ad essere assegnato alla micro-area omogenea
in esame. Il punteggio dell’indice sintetico esprime quindi il rilievo che la singola
micro-area omogenea assume per quanto attiene all’insieme dei fattori connessi con il
processo di antropizzazione, in essere o in prospettiva, tenendo conto sia dei valori
economici sia di quelli ambientali.
Il valore di ogni indice Ii è determinato tenendo conto dalla connotazione specifica del
territorio. Se, per esempio, un determinato ambito esprime una vocazione turistica
(piuttosto che produttiva, residenziale o altro) il relativo indice avrà un valore
ponderatamente superiore rispetto agli altri.
In caso di territorio uniforme e privo di una particolare vocazione il valore di ogni
indice Iiè costante e pari ad 1/5 del valore massimo 50. Ogni I
i, quindi, assumerà un
valore massimo potenziale pari a 10. Se, invece, il territorio esprime una vocazione
prettamente produttiva allora lo specifico indice assumerà un peso relativo maggiore
rispetto agli altri che restano costanti. Se quindi l‘indice I2 “pesa” il doppio rispetto alla
situazione precedente avremo che I2 assumerà un valore massimo potenziale pari a 20
mentre i restanti quattro indici avranno un valore massimo pari a 7,5.
È stata implementata una griglia di pesi, riportata nella seguente Tabella A.3.1,
coerente con quanto “espresso” dalla fascia costiera abruzzese.
Nel seguito si riporta il processo di costruzione dell’indice di Sensibilità
socioeconomica articolando la costruzione di ogni singolo indice Ii.
Per maggior chiarezza al termine di ogni descrizione viene presentata una tabella di
sintesi che ne evidenzia la costruzione numerica. Per procedere a tale costruzione, è
però necessario definire il valore massimo che lo stesso Iipuò assumere. In questo
contesto, a mero titolo di esemplificazione, considereremo due casi: il primo in cui il
valore massimo sarà pari a 10 (il caso, cioè, di pesi costanti tra i 5 Ii) ed un secondo in
cui, invece, tale valore sarà pari a 15 (il 30% del valore massimo che l’Indice di
Sensibilità socioeconomica può assumere).
I cinque indici vengono così calcolati.
Indice delle residenze, I1
Questo indice si pone l’obiettivo di misurare l’importanza del tessuto residenziale
presente nelle macro-aree costiere. Tra le varie componenti che caratterizzano tale
fenomeno, sono state scelte le due più significative sia per le finalità del lavoro che per
la maggiore affidabilità in termini di dati disponibili (tanto per le procedure di
rilevazione che per quelle di aggiornamento):
1) Popolazione Residente: numero dei residenti per ambito territoriale (inteso come
singola sezione o come raggruppamento di sezioni censuarie). Questo sotto indice
assume all’interno della costruzione dell’Indice I1un peso relativo pari al 75% del
valore massimo complessivo assunto dall’Indice stesso.
2) Epoca di costruzione prevalente degli edifici: espressa in termini di prevalenza di
edifici costruiti in determinati periodi per ambito territoriale (inteso come singola
sezione o come raggruppamento di sezioni censuarie). Questo sotto indice assume
all’interno della costruzione dell’Indice I1 un peso relativo pari al 25% del valore
massimo complessivo.
Appendice 2 - la determinazione dell'indice di sensibilità socio economica "E"
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
90
Tab. A.2.1
(a fronte)
Pesi utilizzati per i 5 indici
principali, espressi in
percentuale sul totale
massimo ed in valore, per
ciascuna micro-area
socio-economica.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
91Appendice 2 - la determinazione dell'indice di sensibilità socio economica "E"
I due sotto indici sono stati ordinati in cinque classi a densità decrescente come
evidenziato nel prospetto seguente.
Il valore complessivo assunto dall’Indice delle Residenze sarà costituito dalla
combinazione dei due sotto indici ed assumerà un valore pari alla somma dei valori
presentati dagli stessi.
Indice delle attività produttive, I2
Con l’indice “attività produttive” si vuole misurare l’importanza del tessuto produttivo
presente in ciascuna micro-area. Il dato base di riferimento nella costruzione di tale
indice è il numero degli addetti presenti per singola sezione censuaria (per classi di
numerosità degli addetti) e per settore di attività. I sotto indici dai quali dipende I2sono:
1) industria e servizi privati, espressa in termini di numero di addetti alle attività
industriali e di servizio (censimento industria 1991) per sezione censuaria (o
raggruppamento di sezioni censuarie) Questo sotto indice assume all’interno della
costruzione dell’Indice I2un peso relativo pari al 55% del valore massimo
complessivo assunto dall’Indice stesso.
2) istituzioni, espressa in termini di numero di individui attivi nelle istituzioni
(censimento industria 1991) per sezione censuaria (o raggruppamento di sezioni
censuarie). Questo sotto indice assume all’interno della costruzione dell’Indice I2
un peso relativo pari al 25% del valore massimo complessivo assunto dall’Indice
stesso.
3) agricoltura, in termini sia di giornate di lavoro, sia di superfici agricole utilizzate
(censimento agricoltura 1991) per sezione censuaria (o raggruppamento di sezioni
censuarie). Questo sotto indice assume all’interno della costruzione dell’Indice I2
un peso relativo pari al 10% del valore massimo complessivo assunto dall’Indice
stesso.
4) pesca, in termini sia di Unità locali (aziende operative sul territorio) sia di addetti
complessivi per ambiti territoriali. Questo sotto indice assume all’interno della
costruzione dell’Indice I2un peso relativo pari al 10% del valore massimo
complessivo assunto dall’Indice stesso.
Ognuno dei quattro sotto indici è stato ordinato in cinque classi a densità decrescente
come illustrato nella tabella seguente.
Il valore complessivo assunto dall’Indice delle Attività Produttive è costituito dalla
somma dei 4 valori dei sotto indici. Ai fini della corretta comprensione della
metodologia utilizzata è anche utile sottolineare che laddove è possibile qualificare un
Appendice 2 - la determinazione dell'indice di sensibilità socio economica "E"
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
92
sotto indice attraverso diverse componenti (si pensi alla possibilità di utilizzare tanto il
numero delle unità locali che quello complessivo degli Addetti) l’appartenenza ad una
delle classi indicate può essere anche determinata da una lettura congiunta degli
elementi. Una tale lettura può avvenire tanto attribuendo ai cosiddetti sub-fattori gli
stessi “pesi” nella costruzione del fattore principale quanto, invece, assumendo pesi
diversi.
Indice delle attività turistiche, I3
Con l’indice “attività turistiche” si vuole misurare l’importanza delle diverse forme di
organizzazione della ricettività turistica ai fini dello sviluppo socio-economico del
territorio. Nell’assegnazione dei pesi ai sub-fattori è stata privilegiata la valutazione
delle attività alberghiere rispetto a quelle tanto delle altre strutture ricettive che delle
seconde case. I sub-fattori dai quali è stato fatto dipendere questo indice sono:
1) strutture alberghiere, espresso sia in termini di numero di posti letto totali sia di
dimensione degli esercizi in alberghi localizzati (rilevazione diretta) per sezione
censuaria (o raggruppamento di sezioni censuarie). Questo sotto indice assume
all’interno della costruzione dell’Indice I3 un peso relativo pari al 50% del valore
massimo complessivo assunto dall’Indice stesso.
2) seconde case, espresse in termini di numero di abitazioni “non occupate”
(censimento popolazione ed abitazioni 1991) per sezione censuaria (o
raggruppamento di sezioni censuarie). Questo sotto indice assume all’interno della
costruzione dell’Indice I3un peso relativo pari al 50% del valore massimo
complessivo assunto dall’Indice stesso.
3) strutture para-alberghiere. Questo sub-fattore è stato a sua volta fatto dipendere
da:
• numero di posti letto in strutture para-alberghiere localizzate (rilevazione
diretta) per sezione censuaria (o raggruppamento di sezioni censuarie), ordinati
in cinque classi a densità decrescente (peso relativo: 10%);
• attrezzature su area demaniale (stabilimenti balneari), in termini di strutture
“mobili” in area demaniale, localizzate (rilevazione diretta) per sezione
censuaria (o raggruppamento di sezioni censuarie), ordinati in cinque classi a
densità decrescente (peso: 10%).
Ognuno dei tre sotto indici è stato ordinato in cinque classi a densità decrescente come
illustrato nella tabella seguente
Il valore complessivo assunto dall’Indice delle Attività Turistiche è pari alla somma dei
valori dei 3 sotto indici. Anche in questo caso, come nella costruzione del precedente
indice delle Attività Produttive è utile sottolineare che laddove è possibile qualificare
un sotto indice attraverso diverse componenti (come accade per l’sotto indice relativo
alle strutture extra-alberghiere) l’appartenenza ad una delle classi indicate può essere
anche determinata da una lettura congiunta (a pesi costanti o differenti) degli elementi
stessi.
Indice delle infrastrutture, I4
L’indice delle infrastrutture è stato determinato mediante la rilevazione sul territorio
(aerofotogrammetria e carte topografiche di dettaglio) delle infrastrutture puntuali e di
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
93Appendice 2 - la determinazione dell'indice di sensibilità socio economica "E"
rete presenti in ciascuna area omogenea, divise, da una parte in ordine di importanza
(infrastrutture di collegamento o di area ristretta) e dall’altra a seconda delle diverse
tipologie (collegamenti portuali, aerei, ferroviari, viari, ecc.). I sub-fattori dai quali è
stato fatto dipendere questo indice sono:
1) grandi infrastrutture di collegamento (peso relativo: 50%). La metodologia
di rilevazione si basa sul concetto della presenza / assenza di:
a. Autostrade , Ferrovie a doppio binario
b. Viabilità principale e grandi strade di comunicazione
c. Viabilità secondaria
d. Ferrovie a binario semplice
e. Strade locali
2) infrastrutture di area (peso relativo: 50%). La metodologia di rilevazione si
basa sul concetto della presenza / assenza di:
a. Aeroporti, idroscali e porti commerciali
b. Aeroporti e porti turistici, centrali energetiche, aree schermate
c. Rete elettrica primaria, depuratori
d. Servizi turistici e sportivi a basso impatto
e. Metanodotti ed oleodotti
Il valore complessivo assunto dall’Indice delle Infrastrutture è dato dalla somma dei
valori dei 2 sotto indici.
Appendice 2 - la determinazione dell'indice di sensibilità socio economica "E"
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
94
Foto 5.1
Martinsicuro, foce del
Tronto. Il tronto segna il
confine tra l'Abruzzo (in
alto nella foto) e le Marche
(in basso). L'erosione
costiera si risente per
prima lungo le coste
adiacenti le foci fluviali a
causa della riduzione degli
apporti solidi dei fiumi. In
questo caso il trasporto
solido litoraneo è diretto
verso sud (in alto nella
foto) e di conseguenza la
costa abruzzese,
fortemente antropizzata, è
stata difesa da opere
distaccate per preservare
l'abitato di Martinsicuro.
Indice dell’ambiente, I5
L’indice dell’ambiente è stato determinato mediante la valutazione dell’ambiente
urbano e dell’ambiente del territorio extraurbano, con una prevalenza del primo, assai
più diffuso sul territorio analizzato. Tale giudizio si basa su una valutazione a carattere
quali-quantitativo tanto sulle emergenze a valenza artistica o ambientale che sugli
elementi relativi alla qualità del tessuto insediativi ed urbana e naturalistici presenti in
ciascuna area omogenea.
1) Qualità ambiente urbano (peso: 40%)
Questo sotto indice fa riferimento ad un concetto di qualità urbana che è funzione
tanto del tessuto urbano stesso (individuazione delle tipologie spaziali di insediamento)
quanto delle risorse offerte dagli stessi ambiti territoriali (intrattenimenti, locali,
balneazione, qualità della vita, traffico …) e dipende oltre che dalle analisi condotte
anche dalla conoscenza e dalle esperienze sviluppate negli stessi ambiti territoriali. Il
sotto indice è stato suddiviso in cinque classi (da assoluto a basso) ed introduce un
elemento di soggettività parzialmente mitigato dalla rilevazione cartografica.
2) Ambiente naturale (peso: 30%). La metodologia di rilevazione si basa sul
concetto della presenza / assenza di:
• Assenza di peculiarità naturali
• Parchi territoriali attrezzati, Oasi del WWF e riserve naturali
• Aree di particolare pregio storico naturalistico
• Parchi Regionali ed interregionali
• Parchi Nazionali ed Internazionali
3) Emergenze notevoli (peso: 30%). La metodologia di rilevazione si basa sul
concetto della presenza / assenza di:
• Assenza di criticità
• Aree caratteristiche di interesse regionale
• Basiliche e peculiarità paesaggistiche
• Aree di turismo religioso e monumenti d’interesse nazionale
• Emergenze naturali e peculiarità storiche di interesse nazionale
Il valore complessivo assunto dall’Indice dell’Ambiente è dato dalla somma dei valori
dei 3 sotto indici.
L’attribuzione per ogni singola area di punteggi per ognuno dei 5 indici determina, per
somma dei cinque valori di indice, il valore dell’indice sintetico, il cui massimo è
rappresentato dalla soglia di 50 punti: maggiore è il valore dell’indice sintetico,
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
95Appendice 2 - la determinazione dell'indice di sensibilità socio economica "E"
Foto 5.2 - Martinsicuro.
L'empirismo seguito nella
progettazione degli
interventi si manifesta nella
ricollocazione delle opere
di difesa. Nella foto sono
visibili le "impronte"
lasciate dalle vecchie
opere. Si osservi la
giacitura planimetrica delle
nuove opere disposte
obliquamente rispetto alla
linea di costa.
maggiore è il valore complessivo che nella valutazione multi-criteriale viene ad essere
assegnato all’area omogenea in esame.
Il punteggio dell’indice sintetico esprime quindi il rilievo che la singola zona omogenea
assume per quanto attiene all’insieme dei fattori connessi con il processo di
antropizzazione, in essere o in prospettiva, tenendo conto sia dei valori economici sia
di quelli ambientali.
I risultati ottenuti nel lavoro svolto:
Appendice 2 - la determinazione dell'indice di sensibilità socio economica "E"
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
96
Appendice A3
La mappatura del rischio di inondazione costiera
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
97Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera
La mappatura del rischio di inondazione costiera è un elemento imprescindibile per la
valutazione dei parametri definitori il rischio idraulico cui è soggetto un litorale. Essa si
fonda sulla valutazione della probabilità associata ai valori estremi del sovralzo del
livello del mare a riva.
Tali valori estremi, in assenza di accertati fenomeni di eustatismo e subsidenza,
derivano fondamentalmente dalla somma dei sovralzi dovuti a oscillazioni di lungo
periodo, ovvero marea astronomica e meteorologica, e del sovralzo d’onda, quello
cioè dovuto a moto ondoso frangente. Fisicamente, il sovralzo d’onda risulta dalla
compensazione della variazione della spinta totale del moto ondoso (radiation stress)
originata dalla dissipazione di energia associata ai fenomeni di shoaling e frangimento
delle onde di gravità lungo le spiagge. Si noti che (Fig. 1), mentre le variazioni del livello
medio marino dovute a oscillazioni di lungo periodo (marea astronomica e
meteorologica) possono assumersi invarianti lungo un’asse perpendicolare alla costa,
le variazioni dovute al sovralzo d’onda sono lungo di esso variabili, risultando negative
in corrispondenza della linea dei frangenti (wave set-down) e positive a riva (wave
set-up). Si evidenzia inoltre come l’ordine di grandezza del sovralzo di set-down è
molto inferiore a quella di set-up.
Mentre la valutazione dei valori estremi dei sovralzi dovuti alle marea astronomica e
meteorologica derivano dall’analisi armonica di opportune serie di misure di livello e
dalla successiva analisi statistica delle serie degli estremi dei livelli residui, il calcolo dei
valori estremi del sovralzo d’onda richiede la conoscenza dell’evoluzione delle altezze
d’onda estreme nel loro propagarsi dal largo verso riva. Pertanto la valutazione del
sovralzo d’onda richiede non solo l’analisi statistica delle serie degli estremi delle
altezze d’onda al largo ma anche la definizione dei profili batimetrici sui quale si
propagano le onde.
Nel seguito vengono esposte la procedura e i risultati delle analisi condotte per
addivenire a una mappatura del rischio di inondazione costiera della Regione Abruzzo.
1. Studi e analisi propedeutici
1.1 Dati ondametrici
Lungo i 120 Km di costa regionale vengono eseguite misure sistematiche di moto
ondoso alla sola boa ondametrica direzionale della Rete Ondametrica Nazionale posta
al largo di Ortona (42°24’02”N; 14°32’01”E). La serie storica utilizzata si estende dal
luglio 1989 a tutto il 2000 e rivela un rendimento della boa pari al 94%. Allo scopo di
tenere conto delle inevitabili differenze che – in termini climatici – si possono verificare
con l’aumentare della distanza dal punto di misura, dopo aver suddiviso l’intera costa in
Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
98
Fig. 1
Variazioni del livello medio
marino nella zona dei
frangenti
tratti con caratteristiche di omogeneità rispetto all’esposizione agli eventi
meteomarini, si è proceduto alla trasposizione geografica (Contini e De Girolamo,
1998) dell’intera serie storica misurata alla boa di Ortona in punti al largo dei tratti
considerati (Fig. 2).
Le serie temporali così ottenute sono state sottoposte ai consueti studi atti a
caratterizzare quantitativamente l’esposizione dei diversi tratti considerati. In
particolare, la suddivisione della serie originale e di quelle trasposte in base all’altezza e
alla direzione delle onde ha mostrato come, in tutte le località, il moto ondoso più
intenso, ovvero quello caratterizzato da una Hs>3.5 m, provenga prevalentemente da
un settore di traversia limitato (320-50°N). Gli eventi caratterizzati da una Hs>2.0 m
presentano complessivamente una frequenza di accadimento ridotta (<5%), mentre
gli eventi più frequenti (»37%) sono caratterizzati da una Hs<2.0 m. Il moto ondoso
non risulta inoltre presentare sensibili variazioni stagionali per quanto riguarda le sue
direzioni prevalenti. In particolare, gli eventi caratterizzati da una Hs>0,5 m e
provenienti dal settore di traversia principale sono il 76% circa del totale sia in inverno
che in estate, mentre risultano il 60% circa in primavera e in autunno. La figura 3
mostra la rosa della distribuzione direzionale degli eventi di moto ondoso al largo di
Ortona, ovvero ricavata in base alla serie originale, nonché la delimitazione dei settori
di traversia principale e secondaria. Si noti che tale delimitazione è risultata valida per
tutte le località considerate.
1.2 Dati mareografici
La principale fonte di misure mareografiche della regione Abruzzo sono due
mareografi appartenenti alla Rete Mareografica Nazionale (Lama e Corsini, 2000) e
rispettivamente collocati all’interno dei porti di Ortona (42°21’19”N; 14°24’54”E) e di
Pescara (42°28’20”N; 14°13’38”E). Le serie storiche utilizzate si estendono dal
novembre 1991 a tutto il 2000 nel caso del mareografo di Ortona e dal gennaio 1993 a
tutto il 2000 nel caso del mareografo di Pescara. Il rendimento medio di entrambe le
stazioni è risultato pari a circa il 70%. Entrambe le serie storiche di dati di livello sono
state sottoposte a tradizionale analisi armonica (Godin, 1972), ovvero a
demodulazione nelle frequenze note del potenziale di marea (Doodson, 1921;
Cartwright e Tayler, 1971) in modo da determinare – mediante la tecnica ai minimi
quadrati (Foreman, 1977) – le loro costituenti. Dato lo scarso rendimento e la natura
casuale dei periodi di ‘inattività’ o di ‘malfunzionamento’, l’applicazione dell’analisi
armonica ha reso necessaria la preliminare individuazione di periodi che si
presentassero ottimali in relazione alla continuità, omogeneità e regolarità del dato
misurato. L’onda di marea astronomica ricostruita per i mareografi di Ortona e di
Pescara si presenta, in analogia con tutte le altre località del Mare Adriatico, del tipo
misto a dominante semidiurna. L’escursione di marea ha una altezza variabile tra i 20 e i
40 cm circa. In base all’ipotesi - comunemente accettata (Franco et al., 1982) - di
comportamento lineare del bacino Adriatico, la variazione di livello indotta da cause
meteorologiche è stata identificata con la variazione di livello residua. Il confronto,
operato su tutto il periodo compreso tra il 1993 e il 2000, tra le serie residuali di
entrambe le stazioni, ha evidenziando l’attesa sostanziale omogeneità delle variazioni.
Si osserva infine che, data la limitata estensione della costa abruzzese in relazione alla
propagazione delle onde lunghe di marea astronomica e meteorologica, e data la
sostanziale centralità della posizione dei mareografi di riferimento rispetto allo suo
sviluppo, ai fini delle successive analisi si è assunta la contemporaneità della variazione
dei livelli lungo tutti i tratti considerati.
1.3 Dati batimetrici
Allo scopo di valutare il sovralzo d’onda a riva, essendo indispensabile propagare dal
largo verso riva onde estreme su livelli estremi, si è reso necessario definire un profilo
batimetrico rappresentativo per ciascuno dei cinque tratti della costa considerati. Tale
definizione è stata operata sulla base dei dati relativi alla seconda campagna di rilievi
batimetrici eseguita, per conto del servizio Opere Marittime e Qualità delle Acque
Costiere della Regione Abruzzo, dalla società G.P.S. srl (General Processing and
Software) nel periodo 01/09/2000-10/12/2000. Per ciascun tratto, si è proceduto a
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
99Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera
sovrapporre i profili individuati in modo tale da ottenere lo zero della coordinata
orizzontale (ascissa) in corrispondenza del livello medio marino (l.m.m.). I cinque
profili rappresentativi sono stati infine ottenuti mediando, per ascisse corrispondenti, i
valori del tirante idrico di tutti i profili appartenenti a un singolo tratto. I profili così
ottenuti sono stati inoltre prolungati fino a raggiungere i fondali posti alla –50.0 m sul
l.m.m. Tale prolungamento è stato operato sulla base della pendenza media calcolabile
a partire dalle batimetriche delle carte nautiche della costa abruzzese.
2. Selezione dei campioni e definizione
delle probabilità marginali degli eventi al largo
A partire dalle serie storiche delle altezze d’onda e dei sovralzi residui sono stati
selezionati campioni di dati indipendenti facendo ricorso al metodo delle eccedenze,
noto nella letteratura anglosassone come metodo POT (‘Peaks Over Treshold’).
Mentre nel caso della serie delle altezze d’onda l’omogeneità dei campioni è stata
garantita separando i valori massimi di altezze d’onda registrati in distinti settori di
provenienza, ovvero raggruppando i dati in eventi caratterizzati da una simile genesi
meteorologica, nel caso della serie dei sovralzi residui si è utilizzato un criterio di tipo
empirico, ovvero si sono raggruppati i valori massimi sopra soglia estesi su un periodo
corrispondente a quello delle usuali perturbazioni che interessano il bacino Adriatico.
Il problema di inferenza, ovvero il problema di risalire dal campione alla funzione di
probabilità marginale che definisce la distribuzione della singola variabile casuale, è
stato quindi affrontato stimando la frequenza cumulata associata a ogni dato del
campione delle eccedenze considerato e determinando la distribuzione di probabilità
marginale del valore estremo (EVD – Estreme Value Distribution) che meglio
approssima il campione stesso. La distribuzione che si è dimostrata meglio
approssimare sia i campioni degli estremi di altezza d’onda che quelli dei sovralzi
residui è risultata quella di Weibull limitata inferiormente (Kottegoda e Rosso, 1998),
ovvero la distribuzione del valore estremo del terzo tipo (EV3).
3. Analisi della dipendenza e definizione della
probabilità congiunta degli eventi estremi al largo
Il grado di dipendenza esistente tra le altezze d’onda e i sovralzi residui è stato stimato
calcolando il coefficiente di correlazione lineare esistente tra le serie contemporanee
delle due grandezze, prendendo opportunamente in considerazione oltre alla serie
ottenuta considerando le altezze d’onda misurate su tutta la traversia, anche quelle
derivate considerando separatamente le altezze d’onda misurate nei singoli settori
Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
100
Fig. 2
(sx)
Tratti omogenei della costa
abruzzese e punti di
trasposizione;
(dx)
Fetch geografico ed
efficace per la boa
ondametrica di Ortona
(Beltrami, 2003). Parallelamente, a livello grafico, si sono tracciati gli ‘scatter plot’,
ovvero le iso-linee del numero di eventi caratterizzati da valori di altezza d’onda e di
livello residuo ricadenti in precisi intervalli (HR-Wallingford, 2000). Sia gli ‘scatter plots’
(Fig.4) che i coefficienti di correlazione (Tab. 1) hanno indicato una scarsa dipendenza
tra le altezze d’onda misurate alla boa ondametrica di Ortona, ovvero trasposte nelle
altre località scelte, e i livelli registrati ai mareografi di Ortona e di Pescara. In
particolare, il calcolo del coefficiente di correlazione lineare esistente tra le serie delle
altezze d’onda con provenienza da uno dei due settori di traversia e le contemporanee
serie di sovralzo residuo (Tab. 1), ha messo in evidenza un qualche aumento della
dipendenza esistente tra le serie contemporanee di altezza d’onda con provenienza il
settore secondario (50°N-130°N) e del sovralzo residuo. Tale risultato è giustificato
dal fatto che, come noto, i grandi eventi di sovralzo di tempesta che interessano
l’Adriatico sono principalmente legati agli intensi venti da Sud-Est (Scirocco) che
spirano lungo l’intero suo asse longitudinale.
La probabilità congiunta di non superamento delle due variabili aleatorie,
rispettivamente l’altezza d’onda e il sovralzo residuo, è stata valutata nel più
pessimistico e nel più ottimistico dei casi, ovvero nei casi di totale dipendenza e di
totale indipendenza, risultando uguale alla massima delle probabilità marginali nel
primo caso e al prodotto delle stesse nel secondo. Si noti che, mentre nel primo caso a
ogni tempo di ritorno corrisponde un valore univoco di ciascuna delle variabili
aleatorie, ovvero i valori di altezza d’onda e sovralzo residuo con probabilità marginali
corrispondenti a tale tempo di ritorno, nel secondo a ciascun tempo di ritorno
corrispondono una molteplicità di combinazioni dei valori assunti dalle stesse variabili.
4. Valori estremi del sovralzo a riva
e carta del rischio per la costa abruzzese
Allo scopo di associare ai livelli a riva, comprensivi della componente dovuta al sovralzo
d’onda, un preciso tempo di ritorno è necessario propagare dal largo verso la riva
altezze d’onda su livelli di ugual tempo di ritorno. Si noti che questi ultimi, nell’ipotesi di
linearità di risposta del bacino e di concomitanza dei massimi di marea atronomica e
meteorologica, risultano dalla sovrapposizione del livello medio con il massimo della
componente deterministica di marea astronomica e il sovralzo residuo con tempo di
ritorno considerato.
Nel caso della costa abruzzese, nonostante la sostanziale indipendenza dei meccanismi
generatori, nonché le differenti scale temporali dei due eventi, giustificassero
l’assunzione di totale indipendenza delle variabili aleatorie altezza d’onda e livelli
residui al largo, l’ipotesi non è stata considerata sufficientemente cautelativa da un
punto di vista ingegneristico. L’analisi di correlazione resa possibile dai dati disponibili
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
101Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera
Fig. 3
(sx)
Rosa della distribuzione
direzionale degli eventi di
moto ondoso al largo di
Ortona;
(dx)
delimitazione dei settori di
traversia principale e
secondaria
non è stata infatti giudicata uno strumento sufficiente a garantire la completa
indipendenza degli eventi, non potendo escludersi a priori eventuali dipendenze
causate da condizioni meteorologiche locali. Sulla base di queste considerazioni, il
livello della superficie marina al largo è stato assunto in senso deterministico, ovvero
risultante dalla somma di un opportuno valore della semi-ampiezza dell’onda di marea
astronomica (MA= 20 cm) e di un opportuno valore del livello residuo dovuto alla
marea meteorologica (MM=50 cm). La probabilità, ovvero i tempi di ritorno con i
quali, a riva, viene raggiunto un preciso valore del livello totale è stata quindi fatta
risultare dalla probabilità associata al solo sovralzo d’onda, ovvero dalla probabilità
associata alle onde estreme utilizzate nella propagazione dal largo verso riva.
La propagazione è stata effettuata utilizzando un modello mono-dimensionale
(Cartoni e De Girolamo, 1996) che calcola - per passi discreti del profilo trasversale
dato - l’altezza d’onda, la spinta totale dovuta al moto ondoso (‘radiation stress’) e il
sovralzo d’onda sul livello di acqua in quiete. A scopo cautelativo, la propagazione si è
basata sull’ipotesi di attacco perpendicolare alla costa, ovvero si sono esclusi effetti di
rifrazione dovuti al fondale.
Il sovralzo a riva è stato calcolato sia nel caso di litorale non protetto che nel caso di
litorale protetto. In quest’ultimo caso, si è considerata una protezione realizzata per il
tramite sia di barriere emergenti, che di barriere sommerse. In particolare, sulla base
delle informazioni acquisite dal Catasto delle Opere Marittime, nonché in via
cautelativa, si è ipotizzato che le barriere siano inbasate a – 4.0 m sul l.m.m. Le barriere
sono state ipotizzate di larghezza pari a 12.0 m e con paramenti di pendenza pari a 1/3.
Sempre in via cautelativa, nel caso delle barriere emergenti si è ipotizzata una
emersione del coronamento pari a +0.50 m sul l.m.m, mentre per le barriere
sommerse si è ipotizzata una sommersione dello stesso pari a -1.00 sul l.m.m.
I risultati emersi sono stati espressi sia in forma tabulare (Tabb. 2, 3, 4) che in forma
grafica (Figg. 5-11). In particolare le figure da 5 a 11 evidenziano – per ciascuno dei
tratti in cui è stata suddivisa la costa regionale - gli intervalli di livello atteso a riva (m sul
l.m.m.) in funzione di precisati tempi di ritorno. Sulla base delle analisi effettuate è
risultato che i valori estremi del sovralzo totale a riva lungo la costa abruzzese varia tra
un minimo di 0.99 m con 5 anni di tempo di ritorno (tratto 1.0 - in assenza di difese) e
un massimo pari di 1.32 m con 50 anni di tempo di ritorno (tratto 4.1 - in presenza di
barriere emergenti). Nell’ipotesi di una pendenza media della spiaggia di 1/80,
escludendo il fenomeno di ‘run-up’ delle onde, ciò comporta la sommersione di una
fascia di spiaggia di larghezza compresa tra gli 80 e i 100 m circa, fornendo un
indicazione utile a definire il valore minimo di uno dei parametri indispensabili alla
salvaguardia della spiaggia stessa. Si osserva infine che i risultati ottenuti sono di
fondamentale importanza per le attività di progettazione di opere localizzate in
prossimità del litorale come ad esempio, strade, alberghi, stabilimenti balneari etc.
Nelle figure 5 - 11successive sono riportati i risultati dello studio dei sovralzi sotto
forma di carte tematiche dei valori estremi secondo diversi tempi di ritorno da 5 a 50
anni.
Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
102
Fig. 4
"Scatter Plot" del numero
di eventi caratterizzati da
valori di altezza d'onda e di
livello residuo ricadenti in
intervalli (Ondametro e
Mareografo di Ortona)
BIBLIOGRAFIA
1 Beltrami, G.M. (2003): “Una procedura cautelativa di inferenza dei livelli a riva: il
caso della costa abruzzese” Atti delle Giornate Italiane di Ingegneria Costiera, VII
Edizione, Trieste.
2 Cartoni, P. e De Girolamo, P. (1996): “Un recente modello numerico per lo studio
dell’evoluzione trasversale di una spiaggia”, Atti del XXV° Convegno Nazionale di
Idraulica e Costruzioni Idrauliche, Torino.
3 Cartwright, D.E., Tayler, R.J. (1971): “New computations of the tide-generating
potential” Geophysical Journal of the Royal Astronomical Society, London.
4 Contini, P., De Girolamo, P (1998): ”Impatto morfologico di opere a mare: casi di
studio” Convegno AIOM, Lerici.
5 Doodson, A.T. (1921): “The harmonic development of the tide generating
potential” Proceeding of the Royal Society, London.
6 Foreman, M.G.G. (1977): “Manual for tidal heights analysis and prediction”
Institute of Ocean Sciences, Sydney.
7 Franco P., Jeftic L., Malanotte Rizzoli P., Michelato A., Orlic M. (1982):
“Descriptive model of the northern Adriatic” Oceanologica Acta.
8 Godin, G. (1972): “The analysis of tides” University of Toronto Press, Toronto.
9 HR Wallingford (2000): “The joint probability of waves and water levels: Join-Sea. A
rigorous but practical approach”, HR Wallingford - Report SR 537.
10 Kottegoda, N.T., Rosso, R. (1997): “Statistics, Probability and Reliability for Civil
and Environmental Engineers”. McGraw Hill, Milano.
11 Lama, R., Corsini, S. (2000): “La rete mareografica Italiana” Istituto Poligrafico e
zecca dello Stato, Roma.
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
103Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera
Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
104
Figura 5
Carta tematica dei valori
estremi di sovralzo del
livello del mare a riva (m
sul l.m.m.) lungo il tratto di
costa da Martinsicuro A a
Roseto degli Abruzzi A
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
105Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera
Figura 6
Carta tematica dei
valori estremi di
sovralzo del livello del
mare a riva (m sul
l.m.m.) lungo il tratto
di costa da Roseto degli
Abruzzi B a Silvi A
Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
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Figura 7
Carta tematica dei valori
estremi di sovralzo del livello
del mare a riva (m sul l.m.m.)
lungo il tratto di costa da Silvi
B a Pescara A
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
107Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera
Figura 8
Carta tematica dei valori
estremi di sovralzo del livello
del mare a riva (m sul l.m.m.)
lungo il tratto di costa da
Pescara B a Ortona B
Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
108
Figura 9
Carta tematica dei valori
estremi di sovralzo del livello
del mare a riva (m sul l.m.m.)
lungo il tratto di costa da
Ortona C a Fossacesia A
fattibilità degli interventi di riqualificazione morfologica a scala regionale
109Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera
Figura 10
Carta tematica dei valori
estremi di sovralzo del livello
del mare a riva (m sul l.m.m.)
lungo il tratto di costa da
Fossacesia B a Casalbordino B
Appendice 3 - la mappatura del rischio di inondazione costiera
Analisi di rischio morfologico e socioeconomico della fascia costiera abruzzese:
110
Figura 11
Carta tematica dei valori estremi di
sovralzo del livello del mare a riva
(m sul l.m.m.) lungo il tratto di costa
da Vasto A a San Salvo B
Finito di stampare
nel mese di settembre 2006
Tipografia GTE - Fossa (AQ)