Amore e Follia

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1 Siamo tutti costretti, per rendere sopportabile la realtà, a coltivare in noi qualche piccola pazzia.” (Marcel Proust) Chi è il matto, il folle, il pazzo, il deviante? Cosa è la normalità? E perché l’amore e spesso causa di follia? Sono domande che ognuno di noi si pone, sia per curiosità, sia per capire i limiti del“concesso”, ma in fondo ce le domandiamo perché il tema della follia, del disagio psichico è sempre stato un mondo isolato, stigmatizzato, messo da parte forse per paura di affrontare l’incerto, l’imprevisto; forse

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Amore e follia riassuto breve

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Siamo tutti costretti, per rendere sopportabile la

realtà, a coltivare in noi qualche piccola pazzia.”

(Marcel Proust)

Chi è il matto, il folle, il pazzo, il deviante?

Cosa è la normalità?

E perché l’amore e spesso causa di follia?

Sono domande che ognuno di noi si pone, sia per

curiosità, sia per capire i limiti del“concesso”, ma in

fondo ce le domandiamo perché il tema della follia, del

disagio psichico è sempre stato un mondo isolato,

stigmatizzato, messo da parte forse per paura di

affrontare l’incerto, l’imprevisto; forse paura di capirsi e

uscire dalle “righe della normalità” e ritrovarsi così

immersi in una realtà tutta nuova che non vogliamo

accettare, in quanto ci crea “confusione”, ma vogliamo

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solo affacciarci per poter spiare cosa possa significare

essere “Matti” .

In latino “folle” significa “sacco, palla”, cioè contenitore, e quindi per

deduzione “testa vuota”.

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Ma è proprio vuota la testa di una persona “folle”?

E proprio assente la mente?

Il fatto stesso che un sacco/palla sia pieno di sola aria già

racchiude qualcosa, un qualcosa che comunque ha a che fare con

la “psiche”.

A ben vedere, la mente del “matto” non è un semplice

sacco vuoto: ma un segno di vita e di psiche esiste

sempre.

La testa del folle è “piena”, come qualunque altra testa che noi

chiamiamo “normale”, piena di significati che possono essere

necessari per la propria sopravvivenza.

La società ha definito “follia” qualsiasi cosa irrazionale,

inconcepibile, per cui il folle è stigmatizzato come una

persona bizzarra, senza ragione; non solo: anche

irrequieto, capace di far danno e di essere pericoloso,

per cui il folle per la collettività è riconducibile ad uno

stato di “confusione”, visto come un essere/persona

“non-normale”.

Ma chi decide i limiti della normalità?

In ogni società, il “normale” è chi segue le regole sociali,

chi adotta un atteggiamento conformista nei confronti

dei codici di comportamento che il sistema sociale offre

e impone, dunque si conforma alle regole dominanti.

Ogni individuo si costruisce un ruolo e un’immagine di se che non

devono uscire da certi limiti, e devono essere

funzionali ai valori sociali dominanti.

Siamo continuamente spinti ad essere normali, in

quanto la normalità, secondo il modello proposto da

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questo contesto sociale, è un modello a cui è “giusto

conformarsi”.

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Ciò che è considerato “da pazzi”, deviante, varia nel tempo, nelle

culture, nella categoria sociale.

Come le norme sono accettate, anche un

comportamento è ritenuto deviante sulla base della

volontà e del potere della classe dominante, che tende

ad imporre all’intera società i modelli di comportamento

che sono accettabili e quelli che invece non lo sono.

In una società come la nostra, esistono talmente tante norme che

chiunque ne ha violata almeno una, ad esempio:: è da “pazzi” passare

con il semaforo rosso.

Ma non tutti vengono puniti per i loro sporadici comportamenti

“devianti”.

Solo alcuni diventano i devianti “ufficiali”, e riconosciuti

dalla società come modelli da non imitare.

Una delle citazioni più celebri di Pirandello è: “La pazzia è una forma

di normalità”, in quanto tutti in un modo o nell’altro siamo folli, chi più

e chi meno.

Ogni individuo nella società porta una maschera che lo

obbliga a recitare sempre la stessa parte imposta

dall’esterno sulla base delle convenzioni sociali.

E l’unico modo per evitare l’isolamento è il mantenimento della

maschera, altrimenti si viene allontanati, rifiutati,

perché gli altri pensano che la diversità di

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comportamento sia dovuta ad una forma di follia della

persona.

Il concetto di normalità, non dovrebbe intendersi più come “seguire le

norme”, ma bisognerebbe sostenere che “normale” è ciò che da

ciascuno viene fatto seguendo i propri intimi bisogni.

Ma la curiosità che più mi ha spinto a trattare questo

argomento è: “Perché l’amore è spesso causa di

follia?

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Amore questo folle sentimento, l’amore ha in se un po’

di follia, l’esaltazione dell’irrazionale, delle emozioni, e

le emozioni non hanno leggi, se non le leggi che si

danno le emozioni.

L’amore una specie di rapimento dell’estasi, una esaltazione,

che fa vedere le cose che non sono reali è la più dolce

delle follie e la più dolce delle magie.

L’amore è cieco, è vero, ceco nella sua follia.

Esso è tale da far gioire in modo folle così come da far

soffrire in modo altrettanto folle.

A volte è doloroso perché apre la strada all'estasi,

perché trasforma:” l'amore è cambiamento”.

Qualsiasi trasformazione è dolorosa perché

occorre lasciare il vecchio per il nuovo.

Il vecchio è familiare, sicuro; il nuovo è assolutamente

sconosciuto.

E come muoversi in un oceano mai esplorato.

Non si può usare la mente con il nuovo come si fa con il

vecchio; la mente è molto abile, ma può funzionare

con il vecchio, non con il nuovo.

Per questa ragione nasce la paura; quando lasci il

vecchio mondo confortevole e sicuro nasce il dolore.

È lo stesso dolore che prova il bambino quando esce

dal ventre della madre, é lo stesso dolore che prova il

pulcino quando esce dall'uovo.

La paura dell'ignoto, l'insicurezza dell'ignoto, la sua

imprevedibilità, ti spaventano moltissimo fino al punto di

suscitare e tirar fuori l’estrema follia che ognuno di noi ha.

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Oggi giorno i folli sono alle volte ammirati per la

loro capacità di essere se stessi,infatti al termine

“follia” è stato attribuito un significato più comune, e

indica semplicemente chi si ribella all’ordine della vita

sociale per dar sfogo alle passioni,ai sentimenti,

all’istinto e alla pura irrazionalità.

Chi lo fa razionalmente, per propria volontà non può essere

considerato folle, ma a mio parere occorre parlare della

pericolosa “lucida follia”.

A tal proposito, ho fatto delle ricerche sull’adolescenza di Adolf Hitler e sull’educazione impartitagli dalla madre.

Mi ha incuriosito l’assurdità delle sue gesta e il suo essere folle nelle sue azioni e teorie.

Ho inoltre approfondito la struttura del “ Mein Kamft” testo nel quale Hitleresprime i suoi ideali, i suoi progetti e le sue teorieriguardanti lo stato tedesco.

A lui infatti va data una notevole forza di volontà e perseveranza nell’imporre a un’intera nazione la follia del nazismo e dell’olocausto.

Si aggiunge a lui un famoso scrittore italiano, LuigiPirandello,che a causa dei problemi mentali della moglie, che si ripercuoteranno poi su se stesso, considera la “follia” come un rimedio,

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come una scappatoia alle sofferenze della vita; caratteristica che si rispecchia nella sua grande opera “uno,nessuno e centomila.

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Sigmund Freud, uno dei più grandirappresentantidell’evoluzione della psichiatria nel XIX eXX sec,che fondò la psicoanalisi, prestando attenzione alfunzionamento della psiche del paziente.

opera del 1925

Virginia Woolf, scrittrice inglese che sin dapiccola ebbe frequenti esaurimenti nervosi, crisi depressive e forti sbalzi di umore, che la porteranno dopo diversi tentativi, al suicidio.Alcuni suoi tratti psicologici possono esserecompresiattraverso lo studio di “Mrs Dalloway”, sua

André Breton, che nella sua opera “ Nadja” parladell’amore folle, paradossalmente immediato tra se stesso e una donna misteriosa, che gli farà conoscere un mondo diverso, misterioso e nuovo.

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Adolph Hitler e il Mein Kampf

Figlio di un padre autoritario e

repressivo, Adolf Hitler nasce

nella piccola cittadina austriaca di

Braunau nel 1889.

La precoce morte della madre (a

cui era estremamente legato),

lascia profonde ferite nel suo

animo.

Iscrittosi alla scuola Reale di Linz, è un allievo problematico e

dal rendimento non certo brillante.

Fatica ad integrarsi, a studiare e ad avere un rapporto

armonico con studenti e professori.

Il risultato di questo disastroso "iter" scolastico è che di lì a

qualche anno abbandona l'istituto.

Si trasferisce allora a Vienna cercando di entrare

all'Accademia di Belle Arti, spinto da alcune tendenze

artistiche.

L'Accademia però lo respinge per ben due anni consecutivi,

generando in lui notevole frustrazione, alimentata anche dal

fatto che, non possedendo una licenza superiore, è

impossibilitato a iscriversi alla facoltà di Architettura, possibile

nobile ripiego alle bocciature in Accademia.

Nel 1919 inizia la sua attività politica vera a propria

costituendo l'anno seguente il Partito Nazionalsocialista dei

lavoratori tedeschi (NSDAP).

Gli esordi sono burrascosi, tanto che in seguito alle sue attività

di agitatore viene arrestato.

Durante la prigionia scrive il "Mein Kampf" orrendo manifesto

della sua ideologia, infarcita di nazionalismo,

razzismo,

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convinzioni circa la superiorità di una presunta "razza ariana",

odio contro ebrei, marxisti e liberali.

Il Mein Kampf venne considerato come il catechismo della

gioventù Hitleriana o semplicemente la

bibbia del popolo tedesco.

Essendo stato scritto di getto da una

persona di modesta cultura e contenendo

espressioni troppo forti, le edizioni degli

anni 30 sono state modificate, soprattutto

togliendo errori di grammatica, parole

scientifiche o comunque straniere che usate in modo errato

rendevano alcune delle espressioni volgari ed imbarazzanti.

Scarcerato dopo soli 9 mesi, torna alla guida del NSDAP.

La grande crisi economica del 1929 permette a Hitler e al suo

movimento di far leva sul malcontento di alcune frange della

popolazione esasperate da disoccupazione e tensioni sociali.

Alle elezioni del 1930 il suo partito cresce di molto

guadagnando oltre un centinaio di seggi in parlamento,

salendo poi l’anno successivo al potere della Germania e

restandoci fino al 1945.

Hitler riteneva che il popolo tedesco di razza ariana fosse una

razza superiore , mentre gli ebrei, dovevano essere eliminati e

gli slavi dovevano essere resi schiavi al servizio dei tedeschi.

Razzismo e antisemitismo divennero la politica ufficiale dello

stato.

Gli ebrei vennero cacciati da tutte le cariche importanti, i loro

negozi vennero boicottati e distrutti e nel 1935 con le “leggi di

Norimberga” si stabilì che gli ebrei non erano più cittadini

tedeschi e non potevano più sposare uomini e donne non

ebree.

La vita per gli ebrei diventò più che difficile.

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Il problema della disoccupazione fu affrontato grazie a

un massiccio programma di lavori pubblici e molti cittadini

furono mandati a lavorare nella costruzione di case e edifici.

L’informazione era tutta controllata, ogni film, giornale o

programma radiofonico, non poteva contenere nessuna

informazione di critica nei confronti del nazismo.

I testi furono riscritti allo scopo di diffondere le idee naziste.

Bambini e adolescenti furono organizzati nella “ Gioventù

Hitleriana”, un’associazione giovanile che riempiva loro la testa

di ideali nazisti.

I maschi erano addestrati a diventare soldati e le femmine

ricevevano un insegnamento sulla famiglia, ossia, il loro

compito era quello di diventare madri dei futuri soldati che

avrebbero combattuto per la Germania.

I bambini venivano incoraggiati a denunciare i genitori , se

questi criticavano il regime di Hitler, raccontare barzellette su

di esso poteva costare fucilate.

Inoltre c’era la GESTAPO , polizia segreta che aveva il compito

di controllare i nemici del nazismo.

Nel 1945 Hitler, sconfitto ed isolato nel bunker della

Cancelleria dove tenta ancora una strenua difesa, si toglie la

vita dopo aver sposato la sua amante, Eva Braun (suicida

anch'essa insieme a lui), e redatto le sue ultime volontà.

I loro cadaveri, frettolosamente bruciati dopo essere stati

cosparsi di benzina, saranno rinvenuti dalle truppe sovietiche.

Le assurde azioni di Hitler, dal massacro di milioni di

ebrei,

russi,polacchi fino all’ordine finale dell’annientamento di tutti i

tedeschi che gli erano stati vicini e che con lui dovevano morire

non possono essere spiegate con motivazioni razionali o

strategie, ma sono semplicemente il frutto della passione di

un

uomo profondamente distruttivo e crudele che odiò tutta

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l’umanità e la vita stessa.

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Nonostante avesse idee folli, Hitler riuscì a mettere in pratica i

suoi ideali, imponendo ad un intera nazione la follia del

nazismo e dell’olocausto.

Lo Shoa o Olocausto significa in ebraico sterminio con il

quale si indica la persecuzione e il programmatico genocidio

degli ebrei europei da parte del regime nazista nel corso della

seconda guerra mondiale.

Dopo torture varie i nazisti decidono in uno sterminio collettivo

degli ebrei :la cosiddetta soluzione finale.

A partire dal settembre 1941 gli ebrei tedeschi furono costretti

a portare ben visibile, cucita sugli indumenti o su una fascia da

tenere al braccio, una stella gialla; nei mesi seguenti decine di

migliaia di ebrei furono deportati nei ghetti in Polonia e nelle

città sovietiche occupate.

Fu poi la volta delle deportazioni nei campi di concentramento

(Lager), alcuni già esistenti prima della guerra, altri

appositamente costruiti a partire dal 1941,soprattutto in

Polonia, e adibiti alla funzione di campi di sterminio.

Vi confluirono gli ebrei provenienti non solo dai ghetti vicini

(300.000 dal solo ghetto di Varsavia), ma anche da tutti i paesi

europei occupati dai nazisti.

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Bambini, vecchi e tutti gli inabili al lavoro venivano condotti

direttamente nelle camere a gas; gli altri invece erano

costretti a lavorare in officine private o interne ai campi e, una

volta divenuti inadatti alla produzione per le terribili fatiche e

privazioni subite, venivano eliminati.

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Dietro questa frase, tratta dal romanzo di Pirandello

“uno,nessuno e centomila” si nascondono significati immensi

che porteranno il protagonista alla follia.

Luigi Pirandello

Nasce ad Agrigento da una famiglia di agiata condizione

borghese.

Tre diversi ambienti influenzano la formazione psicologica

e culturale di Pirandello: quello siciliano, tedesco e romano.

L'ambiente siciliano contribuisce a determinare la fisionomia

sociale e politica dello scrittore.

E' educato al patriottismo e al culto dei valori risorgimentali pur

avendo un rapporto conflittuale e antagonista con il padre,

prepotente e tirannico.

Abbandonata la Sicilia si stabilì a Roma dove studiò Lettere e

incominciò ad insegnare, Pirandello scelse la Roma, piccola

borghese mantenendo le distanze dalla città cara ad altri artisti.

Infine si trasferisce a Bonn per due anni, dove sì laurea in

filologia romanza.

Gli anni trascorsi in Germania gli permettono di venire a

contatto con la cultura tedesca.

Tornato a Roma dedica la sua vita alla letteratura, teatro e

intraprende la carriera di professore.

Da vita alla rivista "Ariel", che si oppone al Simbolismo e

all'Estetismo.

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Nel 1903 la famiglia cade in rovina economica e sposa

Antonietta.

Poco dopo inizia a manifestarsi la malattia mentale della

moglie, attraverso crisi nervose.

IL PERIODO DELLA NARRATIVA UMORISTICA

Una svolta nella produzione letteraria di Pirandello è data

dalla pubblicazione di “II fu Mattia Pascal" .

Si dedica esclusivamente alla narrativa ed elabora la poetica

dell'umorismo.

Intorno al 1910 inizia ad impegnarsi nel teatro, questo infatti

è il periodo dei suoi più grandi successi teatrali.

Si iscrive al movimento del partito fascista e l'appoggio di

Mussolini gli consente di avere i finanziamenti per dirigere la

compagnia del teatro d'Arte di Roma.

Nel 1925 esce "Uno, nessuno e cento mila" e si ha un

avvicinamento al Surrealismo.

Parallelamente continua nel teatro con temi, stile e trovate

sceniche nuove.

Viaggia molto e nel 1934 riceve il premio nobel per la

letteratura.

Muore nel 1936 .

IL TEMA DELLA FOLLIA NELLE SUE OPERE:

La follia è il gran tema che percorre tutta l'opera pirandelliana.

Non lesse direttamente gli scritti di Freud, ma la sua opera è

piena di richiami al mondo della follia, dell'inconscio, del

sogno. Pirandello inizia a riflettere sulla pazzia in seguito a

delle crisi della moglie, ma le formulazioni scientifiche di Freud

diventano il suo punto di partenza per esplorare quella crisi

d'identità che qualsiasi evento può scatenare e che è

uno dei temi

fondamentali della sua produzione.

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Nelle sue opere il tema della follia è legato all'idea per cui la

personalità degli uomini non è una, ma molteplici; ed i suoi

personaggi si sdoppiano, sono dissociati e

contemporaneamente uno, nessuno e cento mila.

La sua vita ufficiale risulta regolare ed ordinata, ma il suo

mondo interiore intrinseco di conflitti e lacerazioni.

In tutta la sua opera è presente il tema della coscienza come

lacerazione, labirinto e tragedia, che porta ad

un'incomprensione tra l'individuo e gli altri.

La crisi d'identità del personaggio si riflette nelle novità

stilistiche della struttura del romanzo: la dissoluzione

dell'identità del personaggio diventa disarticolazione

dell'ordine cronologico del romanzo ed una nuova prosa

spezzettata fortemente espressionistica

UN O , N ESS UN O E C E N T O M I L A

( Incomprensione e Incomunicabilità umana)

Questo romanzo aiuta a riflettere su uno dei più interessanti

temi del pensiero pirandelliano: l'incomprensione e

incomunicabilità umana che si ricollega al tema della follia.

Il protagonista Vitangelo Moscarda entra in crisi quando gli

viene fatto notare dalla moglie di avere il naso diverso da come

lui se lo vedeva: questa banale constatazione lo porterà alla

pazzia.

Il dramma della pazzia è già presente nel primo capitolo del

libro, al termine pazzia non sì da il significato corrente di

patologia grave della psiche, ma quello di Pirandello, più

congruo di spazio vuoto, istantaneo ed insperato coincidere di

essere ed esistere.

Pazzo è, infatti, chi, allo specchio si scopre ad esistere in

maniera diversa da quella in cui credeva e come Vitangelo

avvia un generale processo di scomposizione dell'"io",

della

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propria personalità.

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La storia narrata in "uno, nessuno e cento mila" è quella di una

progressiva scomposizione dell'io per cui il protagonista si

accorge di fronte allo specchio di non essere quel uno che

credeva di essere.

L'impossibilità di conoscersi se non a patto di osservare

dall'esterno ingabbia subito Vitangelo.

ENRI CO IV

(Rapporto tra realtà e finzione)

Pirandello è uomo di teatro e nei suoi drammi ha rappresentato

la follia come rifiuto della gabbia delle convenzioni sociali,

come caduta dei valori e incomunicabilità. Ha spesso messo in

scena il "teatro nel teatro", smascherando la stessa

convenzione teatrale.

Ciò accade anche in Enrico IV, dal nome dell'imperatore

medievale in cui il protagonista si è immedesimato a causa di

un'amnesia provocata da un incidente, continuando nella

finzione anche dopo aver riacquistato la coscienza di sé.

Il testo rivela tutta la complessità del rapporto tra verità e

finzione nell'universo pirandelliano.

Agli amici, che con la consulenza di un dottore psichiatra,

vorrebbero che egli ritrovasse la salute mentale e la sua reale

identità, Enrico IV denuncia la loro cecità, la loro incapacità di

rendersi conto di vivere prigionieri di convenzioni, ruoli,

"maschere" che li limitano, li condizionano e impediscono di

essere veramente se stessi e di essere conosciuti come tali.

Esprime la convinzione che tutti siano pazzi e che la pazzia sia

una scelta quasi obbligata dalla necessità di avere un posto in

un mondo che non è fatto per noi, ciò accade anche nell'Enrico

IV, dal nome dell'imperatore medievale in cui il protagonista

si è immedesimato a causa di un'amnesia provocata da

un

incidente.

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Sigmund Freud e la psicoanalisi

I problemi riguardanti la psiche dell'uomo non furono mai visti

da un punto di vista scientifico sino alla secondo metà ,quando

in Germania, e successivamente in America, nasce un

fervido interesse per la psicologia.

Ma la vera svolta fu data dall'introduzione di una nuova

scienza: la psicoanalisi.

Il fondatore di questa scienza fu Sigmund Freud (Freigberg

1856 - Inghilterra 1939), che sin da giovane s'interessò

all'anatomia cerebrale e alle malattie nervose.

La PSICOANALISI nasce dalla celebre guarigione di una

paziente che fu colpita da isteria.

Inizialmente la ragazza era in cura da Brauer, che utilizzava

l’ipnosi per riportare alla luce gli avvenimenti inconsci che le

causarono il trauma.

Si accorge però che la paziente si stava innamorando li lui e

lascia così proseguire la cura a Freud, che cerca la soluzione

evitando l’ipnosi e procedendo con la TALKING CURE ( la

cura delle parole)un metodo che dava libero sfogo al flusso di

pensieri.

Con essa Freud lasciava i pazienti comodamente distesi e

rilassati su un divano, facendoli parlare e dando libero sfogo

alle parole e alle idee, tentando di vincere l’azione di censura

delle parole e della morale.

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Riportare alla luce i traumi apparentemente rimossi, aiutava il

paziente ad affrontare il trauma e a portare a galla verità che

neppure lo stesso credeva di

avere nascoste.

La cura così strutturata appariva sul paziente utile e questo

diventava da soggetto passivo a soggetto attivo, cioè era il

paziente stesso che con l’aiuto del terapeuta riusciva ad

arrivare alla soluzione del suo stesso trauma.

La psicoanalisi riveste un ruolo sempre più grande nella vita

degli uomini, essa è e fu il principale tentativo di poter risolvere

dentro se stessi ogni conflitto manifestatosi all’esterno.

Da ciò Freud dichiarò di essere pervenuto alla scoperta

dell'inconscio e alla Teoria Psicoanalitica che diventarono la

base di ogni considerazione sulla follia.

Ma la vera rivoluzione e il primo vero passo riguardò la

psicoanalisi, fu lo studio che Freud fece sulla psiche stessa,

ossia la suddivisione di essa che portò alla formulazione della

1° topica e in seguito per completare quello che sembrava ai

suoi occhi incompleto, della 2° topica.

La psiche umana non è del tutto trasparente, è come un

iceberg, la parte superficiale è più rilevante della parte

sommersa.

1 TOPICA Individuazione dei luoghi psichici

PSICHE

CONSCIO

che è la parte superficiale della psiche

PRECONSCIO

che contiene i ricordi non

dimenticati e facilmente

richiamabili alla mente

INCONSCIO

Parte sommersa che contiene

esperienze rimosse perché spiacevoli, ma esperienze che possono comunque riaffiorare tramite i

sogni

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A questa, Freud nel 1923 va ad aggiungere altri 3 luoghi

psichici che vanno ad integrare la 1° topica.

ES: l'insieme di impulsi inconsci, quella parte inconscia della mente nella qualevengono relegate le pulsioni e i traumi che non possono emergere per censura drastica dell'io

2° topica

IO: la parte del pensiero consapevole che mantiene in equilibrio la mente umana, svolge la funzione di censore e fa penetrare allo stato di consapevolezzaciò che può essere ricordato senza danni.

SUPER-IO: la sede della coscienza morale e dei senso di colpa, rappresenta lenorme di comportamento che un individuo

ha assimilato inconsciamentedurante la crescita.

Proprio dalla giusta relazione tra l'io e l'es nasce l'equilibrio

psichico o la sindrome nevrotica; infatti, nella psiche, in cui l'io

agisce come censore nei confronti dell’es, si sviluppa la

persona normale, mentre nel momento in cui lo sfogo dell'es

ha il sopravvento si ha la personalità perversa.

Tale funzione censoria dell'io si registra nell'attività onirica e in

particolare, attraverso l'interpretazione del sogno, l'analista

può recepire le motivazioni dei trauma nevrotico o psichico.

Se tali norme sono state percepite senza forti traumi si ha un

equilibrio tra l'io e il super-io, altrimenti c'è conflittualità tra le

due parti dei pensiero con la conseguente nascita nell'individuo

di una volontà di trasgressione violenta proiettata all'esterno e

che talvolta può sfociare nel patologico.

Bisogna quindi cercare di reprimere le forze dell'inconscio

che ci spingono verso il piacere e verso la libido attraverso la

ragione ed il principio della realtà, che costringe le pulsioni

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della notte ad incanalarsi per le vie della produzione artistica,

della scienza, e così via.

Se questa sublimazione non avviene, allora si ha la nascita

della malattia: la nevrosi che porta al delirio e all'indebolimento

mentale dell'individuo che è in perenne conflitto con se stesso.

E qui che nasce la follia, iI pensiero assurdo ed illogico, il totale

abbandono della ragione.

Nel 1900 Freud pubblica L’interpretazione dei sogni, testo che

segna definitivamente la nascita della psicoanalisi, infatti il

sogno riveste una particolare importanza per questa.

Nel sogno gli elementi che normalmente vengono ritenuti

immorali riescono a trovare uno sfogo.

Benché ogni sogno sia in se compiuto e irripetibile, ci sono 5

regole per la sua interpretazione:

CONDENSAZIONE interpretare la tendenza del sogno

diluire elementi che normalmente vengono ritenuti immorali

SPOSTAMENTO ossia l’attenzione a come l’interesse si

sposti da una rappresentazione all’altra

DRAMMATIZZAZIONE consapevolezza che certi fatti

psichici ordinari, possono essere rappresentati tramite scene

alterate e drammatiche

RAPPRESENTAZIONE PER OPPOSTO cioè la

consapevolezza che a volte un fatto possa essere

rappresentato nel suo opposto

SIMBOLIZZAZIONE ossia il cambiamento di significato

di un certo elemento e la trasfigurazione di un’altra cosa.

Grazie a queste 5 regole la psicoanalisi può indagare le cause

inconsce di un trauma attraverso la via del sogno.

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Altro punto di vista studiato ed esaminato da Freud, che gli

costò parecchio,fu la scoperta dei nostri comportamenti

comuni, che sono in realtà dettati da origini di impulsi sessuali .

Considerato il fatto che siamo dal punto di vista psichico

l’eredità della nostra infanzia, Freud parte proprio dall’analisi

delle pulsioni infantili.

I L B AM BI NO E UN PERVERSO PO LIM O RFO

Così Freud lo definisce, ossia un individuo che data la

mancanza di censura morale esplora ogni via di piacere senza

sensi di colpa.

Egli distingue 5 fasi nel percorso di crescita:

1) FASE ORALE- dalla nascita ai 2 anni – il bambino

esplora il mondo provando piacere attraverso la bocca , questa

infatti è il mezzo che lo lega al mondo circostante

2) FASE ANALE – dai 2 ai 4 anni – impara a controllare gli

stimoli perla digestione, periodo dei primi si e dei primi no, ciò

che si può e non si può fare, azioni che implicano il

raggiungimento di una certa autonomia psicologica

3) FASE FALLICA – dai 4 ai 7 anni – è una fase cruciale,

perché maschi e femmine si accorgono della propria

differenza genetica.

I maschi temono di perdere ciò che non hanno le femmine,

viceversa le femmine pensano di aver perso quello che invece

non hanno di natura, per questo motivo le femmine tendono a

sentirsi inferiori rispetto ai maschi.

In questa fase si definiscono i ruoli sessuali che si avranno da

adulti.

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Subentra in questa fase il complesso di Edipo, ossia che i

maschi vogliono sposare la mamma e le femmine i

papà,situazione che porterà nel bambino una forte gelosia nei

confronti dei genitori.

Freud ipotizza infatti che un’errata comprensione dei ruoli dei

genitori può essere la base per l’omosessualità o la

delinquenza.

4) FASE DÌ LATENZA – da 7 a 11 anni – i bambini si

concentrano sull’apprendimento dei comportamenti sociali,

abbandonando (momentaneamente) quelli di natura sessuale.

5) FASE GENITALE – da 11 anni fino a maturità – è la

fase del pieno sviluppo sessuale, del piacere attraverso i

genitali, dei primi rapporti che accompagnano poi

l’adolescenza, la giovinezza e l’età adulta.

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Virginia Woolf Life and works

She was born in London in 1882.

She grew up in a literary and intellectual atmosphere: in

fact her father’s friends were some of the most

important

19th

century writers. Her life was marked by mental problems:

after

her mother’s death, when she was only 13, she had her first

mental breakdown.

She began to be in revolt against her father's aggressive and

tyrannical character, and his idealization of the domesticated

woman, in fact it was with her father’s death that she began her

own life and literary career.

She married Leonard Woolf, a publisher, and they moved to

another house in Bloomsbury.

They formed the "Bloomsbury Group”, a group of intellectuals

that reacted against Victorian society and values.

She started writing novels, this was a help for her; because

she understood there was a link between her ability and her

mental problems.

Page 31: Amore e Follia

2

She began to suffer from headaches and to sleep badly: she

attempted suicide by taking drugs.

Page 32: Amore e Follia

2

The second world war increased her anxiety and fears;

London was ruined by bombs and a whole world had

disappeared, a world of people, friends, values.

She was unable to face her fears and she committed suicide,

she drowned herself.

“Mrs.Dalloway”

I think that this novel can be considered a sort of

autobiographical work.

This novel is set in a London society, and the protagonist is

Mrs Dalloway .

The novel recounts the Clarissa’s personal day, when in the

morning of a Wednesday, she goes out to buy flowers, for a

party in her house, with many people.

When she walk begins to remember the summer spent in the

countryside many years ago and in his memory is present the

figure of Peter (an old Clarissa's love) .

During the day, Peter goes to found Clarissa and he was

invited in a party.

Meanwhile, in the street of London, Septimus ( a veteran of the

fist world war ) is desperate of his wife.

Traumatized by the war, Septimus, has lost control of himself,

he has many vision and his wife accompanies him in a doctor

for a conversation, but the doctor orders it’s a

psychiatric hospitalisation.

When in the evening arrived the nursery, Septimus , does not

resist and he threw himself from the balcony. This fact

come to Clarissa.

Page 33: Amore e Follia

2

She reflected on the episode and then she decide to go to

Peter for to talk on the episodes of their youth.

The Clarissa’s personality is characterised by opposing

feelings.

In effect, the fact that she continues to gives party for to

gain admiration , bespeaks a profound dissatisfaction with

herself.

Hel life was apparently happy, but inside, her inner life was

false and unhappy.

The causes of Clarissa’s unhappiness were the father’s

possessive and the frustration of impossible love for Peter.

Page 34: Amore e Follia

2

André Breton et son oeuvre “Nadja”

André Breton est un écrivain, poète, essayiste , théoricien et

médicin, considerè le “pape du surréalisme”.

Il écrit le premier manifeste du Surrealisme, et, en 1929,

il propose ses thèories dans un second manifest

Trois ans après sa mort ce mouvement termine officiellement.

Nadja est un anti-roman d’André Breton ecrit en 1928 et

revu en 1962.

Le point de départ en est la rencontre inattendue entre l’auteur

et une jeune femme énigmatique, Nadja, qui exerce sur lui une

certaine fascination.

Nadja est un personnage qui semble hors de la réalité.

Elle erre dans la rues de Paris sans but, et son nom n’est

même pas le sien.

Elle explique que Nadja est le nom qu’elle s’est choisi , et

qu’en russe, Nadja est le commencement du mot “espérance”.

L'auteur dit que le charme et la beauté de Naja ont un

étrange pouvoir sur lui.

En fait Nadja dans les yeux de Breton est le symbole de

l'amour Nadja en plus d'être le symbole de l'amour, est aussi

le symbole de la solitude, en fait, elle était une prostituée à

Paris. Nadja finira ses jour en hôpital psychiatrique, une fine

en totale opposition avec le nome qu’elle s’était choisi .

Andre Breton tout au long de son livre est limitée au rôle de

l'observateur a fin de maintenir son objectivité vers Nadja.

Page 35: Amore e Follia

2

Elle est une femme réellement existé, réellement connu par

Breton et, comme le personnage du livre, a fini dans une

clinique psychiatrique.

Nadja est la représentation féminin de Breton, elle est

l'incarnation du surréalisme.

Nadja est le début du terme espérance en russe, est un rêve

d'amour et de liberté.

Dans cette ouvre, Breton n'a inventé rien.

Le nom de la protagoniste, les lettres, ses dessins, les faits,

les lectures et les conversations, sont tous vrai.

Avec sa beauté Nadja affecte breton, elle est le symbole de

l'amour, mais en même temps de la folie, parce qu'il sera

enfermé dans une clinique psychiatrique.

Page 36: Amore e Follia

2

Locura y amor en la literatura del siglo XIX

Hasta final del siglo XIX se designó como locura a un

determinado comportamento que rechazaba las normas

sociales establecidas.

Lo que se interpretó, por convenciones sociales, como locura

fue la desviación de la norma, por culpa de un desequilibrio

mental, por el cual un hombre o una mujer padecía de delirios

enfermizos, impropios del funcionamiento normal de la razón,

que se identificaban por la realización de actos extraños y

destructivos.

El siglo XIX fue un siglo obsesionado por la figura de la mujer

enloquecida.

Una de las figuras más representativas del drama romántico

español es una mujer vestida de blanco, con el cabello suelto,

que sufre la obnubilación, la locura o el enajenamiento.

Es decir, la mujer histérica.

Esta figura clave simboliza las potentes emociones que

caracterizan la literatura del período romántico tanto en

Europa como en España.

Muchos han acertado en insistir en que la locura femenina

en el drama romántico español es “consecuencia fatídica de

una pasión imposible”.

En el periodo romántico el amor se convierte en el motor de la

obra literaria.

Normalmente es un amor desgraciado o imposible (los

amantes están separados por diversas consideraciones, sobre

todo sociales).

Page 37: Amore e Follia

2

No conseguir el amor puede llevar a la maldad, a la locura, a

la autodestrucción y hasta a la muerte.

Page 38: Amore e Follia

Edvard Munch

3

E' stato tra i primi grandi pittori a sottolineare con forte intensità

l'essere solo dell'uomo e il suo dramma esistenziale.

La sua infanzia è segnata da due gravi lutti, quello della morte

della madre, quando egli ha solo cinque anni, e più tardi quello

della sorella maggiore, quindicenne .

Il padre, medico dei poveri, talvolta lo conduce con sé durante

la visita ai malati; questo precoce contatto con il dolore

segnerà profondamente lo spirito di Edvard Munch , anche se

da solo non è certo sufficiente a spiegarne il genio.

Nel 1878 entra alla Scuola d'arti e mestieri di Oslo , da lì infatti

le sue devozioni artistiche sono illuminate da una luce

impressionista.

Dalle opere di Munch iniziano ad emergere paura, solitudine,

malattia e malinconia; tormenti che non l'abbandoneranno mai.

Nel 1893 nasce anche "Il grido", che è oggi considerato uno

dei manifesti dell’espressionismo.

Le linee curve che invadono la tela esprimono direttamente

l'angoscia di vivere, in violento contrasto formale con le linee

rigide del parapetto.

Page 39: Amore e Follia

3

Edvard Munch respinge l'arte come puro piacere estetico e

rifiuta di realizzare ciò che definisce «piccole tele con la cornice

dorata destinate a ornare le pareti delle

case borghesi».

Per Edvard Munch la pittura è un esercizio metafisico e morale,

egli pone il dolore al centro delle proprie riflessioni,

concentrandosi sul tema della quasi - impossibilità di vivere su

cui si fonderà l'espressionismo tedesco.

Nel 1908 viene colto da disturbi psichici e dopo otto mesi

trascorsi in una clinica a Copenaghen guarisce dalla malattia e

a ricordo di questo «tuffo negli abissi» realizza il bel testo lirico

Alpha e Omega (1909), che costituisce la sua versione della

Genesi.

Da questo momento torna definitivamente a vivere in

Norvegia e dal 1920 si ritirò dal mondo: "Un uccello da preda si

è fissato dentro di me.

I suoi arti sono penetrati nel mio cuore, il suo becco ha trafitto il

mio petto, e il battito delle sue ali ha offuscato il mio cervello.

Nel 1930 fu colpito all'occhio destro da cecità quasi totale,

mentre dal sinistro già da molto tempo aveva difficoltà visive.

Nel 1937 in Germania, il regime nazista,giudica ottantadue

sue opere, "arte degenerata" e le rimuove dai musei.

Morirà a Ekely-Oslo nel1944.

Oggi è generalmente riconosciuto come il più importante

artista norvegese e deve essere annoverato tra le grandi

personalità che segnarono la svolta decisiva dell'arte

moderna tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX.

Certamente la pittura di Edvard Munch ha sottolineato l'essere

solo dell'uomo e il suo dramma esistenziale.

Page 40: Amore e Follia

3

L’urlo

“ Camminavo lungo la strada con due amici quando il

sole tramontò il cielo si tinse all’improvviso di rosso

sangue,

mi fermai, mi appoggiai stanco morto a un recinto sul

fiordo nerazzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di

fuoco

i miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di

paura e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”

Page 41: Amore e Follia

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L’Urlo è senz’altro il quadro più celebre di Munch ed è in

assoluto, uno dei più famosi dell’espressionismo nordico.

In esso è condensato tutto il rapporto angoscioso che l’artista

avverte nei confronti della vita.

Lo spunto del quadro è decisamente autobiografico.

L’uomo in primo piano che urla è l’artista stesso.

Tuttavia, al di là della sua relativa occasionalità, il quadro ha

una indubbia capacità di trasmettere sensazioni universali e

ciò soprattutto per il suo crudo stile pittorico.

Il quadro presenta, in primo piano, l’uomo che urla,sulla

destra vi è un innaturale paesaggio, desolato e poco

accogliente mentre in alto il cielo è striato di un rosso molto

drammatico. L’uomo è rappresentato in maniera molto

visionaria, ha un aspetto sinuoso e molle,più che ad un

corpo, fa pensare ad uno spirito.

La testa è completamente calva come un teschio ricoperto da

una pelle mummificata, gli occhi hanno uno sguardo allucinato

e terrorizzato, il naso è quasi assente, mentre la bocca si

apre in uno spasmo innaturale.

L’ovale della bocca è il vero centro compositivo del quadro.

Da esso le onde sonore del grido mettono in movimento tutto il

quadro: agitano sia il corpo dell’uomo sia le onde che

definiscono il paesaggio e il cielo.

Restano diritti solo il ponte e le sagome dei due uomini sullo

sfondo.

Sono sordi ed impassibili all’urlo che proviene dall’anima

dell’uomo, sono gli amici del pittore, incuranti della sua

angoscia, a testimonianza della falsità dei rapporti umani.

L’urlo di questo quadro è una intesa esplosione di energia

psichica.

È tutta l’angoscia che si racchiude in uno spirito tormentato

che vuole esplodere in un grido liberatorio.

Page 42: Amore e Follia

3

Ma nel quadro non c’è alcun elemento che induca a credere

alla liberazione consolatoria.

L’urlo rimane solo un grido sordo che non può essere avvertito

dagli altri ma rappresenta tutto il dolore che vorrebbe uscire da

noi, senza mai riuscirci.

E così l’urlo diviene solo un modo per guardare dentro di sé,

ritrovandovi angoscia e disperazione.

Page 43: Amore e Follia

3

La follia della natura.

Anche in natura si può parlare di follia, soprattutto quando si

parla di attività sismiche.

I terremoti.

Un terremoto, o sisma, è un'improvvisa vibrazione del

terreno prodotta da una brusca liberazione di energia e che si

propaga in tutte le direzioni (come una sfera) sotto forma di

onde.

Ma c o s ' è q ue s t a e n e r g i a ?

Beh è come immaginare di avere tra le mani un bastone di

legno: se si inizia a piegare esso offre una resistenza al

piegamento che si esprime sotto forma di energia elastica; le

rocce si comportano nello stesso modo: cioè se una porzione

di roccia inizia a deformarsi, essa offrirà una certa resistenza

(che cambia a seconda del tipo di roccia), ma quando le forze

che tengono insieme la roccia vengono superate da quelle che

Page 44: Amore e Follia

3

le deformano allora questa si spezza e si ha un brusco

spostamento delle due parti che rilasciano l'energia che

Page 45: Amore e Follia

3

avevano accumulato durante la deformazione e ritornano in

uno stato deformato.

Lo spostamento avviene sia verticalmente che

orizzontalmente.

Di solito queste rotture, ed i conseguenti spostamenti, si hanno

lungo linee

Preferenziali chiamate faglie, e il punto preciso da cui si

propaga il terremoto è detto ipocentro, mentre lo stesso punto,

portato in verticale sulla superficie terrestre, si

chiama epicentro.

Ma c o sa s o n o que s t e f a g li e ?

Una faglia è sostanzialmente una frattura nel terreno, profonda

anche vari chilometri, lungo la quale avvengono i movimenti del

terreno.

Infatti una faglia non è altro che una linea di minore resistenza

della roccia sottoposta a pressioni e quindi la rottura avviene

sempre lungo questa linea.

Questa energia si disperde nel terreno dall'ipocentro in tutte le

direzioni in forma di onde (in parte anche sotto forma di calore)

che possono essere:

ond e d i v o l u m e , cioè che coinvolgono un volume e

quindi in questo caso la terra stessa

ond e d i s up er f i c i e o lu n gh e che si propagano solo

sulla superficie della terra,che viaggiano per lunghissime

distanze, e sono molto simili a quelle che appaiono nell’acqua,

quando vi si lancia un sasso.

Sono questo tipo di onde quelle che causano i danni alle

case e alle fondazioni.

Le onde di volume si possono ulteriormente dividere anche in

onde P cioè primarie (chiamate anche longitudinali), quelle

che arrivano per prime e quindi quelle che viaggiano

Page 46: Amore e Follia

3

all'interno della terra con la velocità più alta (dell'ordine dei 6

chilometri al

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3

secondo) e sono anche diverse per il modo di viaggiare nel

terreno e che oltre ad essere le più veloci queste

alternativamente comprimano e rilasciano il terreno nella loro

direzione di propagazione proprio come le onde sonore e infatti

quando questo genere di onde arrivano in superficie subiscono

una rifrazione nell'aria e possono essere trasmesse

all'atmosfera sotto forma di onde sonore.

Poi abbiamo le onde S cioè secondarie (chiamate anche

trasversali) perché sono più lente (infatti arrivano per seconde)

e fanno muovere il terreno alternativamente in basso e in alto

trasversalmente alla direzione di propagazione e per loro

natura non possono viaggiare nei liquidi.

Storicamente l'Uomo ha incessantemente cercato di

classificare i vari tipi di terremoti.

Quasi tutte le classificazioni si basavano sulla proprietà più

evidente :la loro intensità.

In Italia la più nota è La scala Mercalli, inventata da Giuseppe

Mercalli nel 1897, basata solo sull'entità e sulla quantità dei

danni: cioè quando avveniva un terremoto si faceva una stima

dei danni e in base a questi si assegnava al terremoto un

determinato valore che va da 1 (nessun danno, solo gli

strumenti lo avvertono) a 10 (distruzione totale).

Quella di Mercalli è ormai superata da quella che si basa su

valori più oggettivi: La scala Richter (inventata da Charles

Richter nel 1935).

Questa esprime la magnitudo, grandezza che si riferisce alle

massime oscillazioni registrate dagli strumenti sismici in

opportune condizioni e da una misura oggettiva dell'energia

rilasciata.

Ancora oggi non esiste un metodo di prevenzione ai danni che

può fare la follia di un terremoto, l’unica cosa che è utile fare

per prevenire ciò è quella di cercare di costruire edifici meno

vulnerabili e strutture fatte di acciaio flessibile.

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