amore di Renzi per Sergio: il premier testimonial Ferrari · 2016. 1. 6. · re +28,7%). Dopo anni...

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2 » PRIMO PIANO | IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 5 Gennaio 2016 CERIMONIE Il Cavallino in Borsa La prima volta di un premier al debutto a Piazza Affari di una società (non è successo per Poste) Dal Jobs act ai dati sul Pil: un legame indissolubile L’amore di Renzi per Sergio: il premier testimonial Ferrari Il legame Il colosso del tabacco sponsorizza le Rosse e ottiene favori dal governo La lobby Philip Morris e gli 80 milioni dietro l’amicizia tra Matteo e Marchionne LA STORIA » CARLO DI FOGGIA E CARLO TECCE P iù che seguire i soldi, in questo caso è meglio se- guire la scia del fumo. Non c’è solo la Fiat (o Fca), infatti, a u- nire Sergio Marchionne, la Ferrari, la famiglia Agnelli e Matteo Renzi. Il snodo è meno visibile dei pubblici elogi, ma non meno importante per ca- pire come mai il premier e il manager col maglioncino sia- no passati dagli attacchi per- sonali a un rapporto indisso- lubile: si chiama Philip Mor- ris. E il collegamento porta la cifra di 80 milioni di euro l’an- no: tanto vale, infatti, il rap- porto che lega il colosso delle bionde a Maranello. Il primo legame è infatti con la Ferrari. Marchionne è amministratore delegato del- la ex società madre della Ros- sa, la Fiat Chrysler Automo- biles Nv, ma incassa ogni anno 320 mila dollari come diretto- re non esecutivo di Philip Morris (è nel consiglio di ammini strazio- ne) di cui ha rile- vato azioni per un valore di 5.2 mi- lioni di dollari, se- condo i dati di Bloomberg. Il ma- nager è un accani- to fumatore delle Muratti, un altro dei marchi del co- losso americano (ma con base a Ginevra). Da anni, cioè dal 1997 (ma già nel 1984 il suo logo comparve sul- le tutte dei piloti di Maranel- lo), il gigante delle sigarette è il grande spon- sor del Cavalli- no. Quando la Marlboro (mar- chio di punta di Philip Morris) entrò in Formu- la uno aveva il 3,5% del merca- to europeo, nel 2002 era arriva- to al 14%. Un ri- sultato ottenuto grazie a finan- ziamenti gene- rosi (mai confermati nei det- tagli, ma le cifre circolate par- lano di oltre un miliardo di eu- ro). Dal 2005, in forza di una direttiva Ue del 2001, Mar- lboro non compare più sulla Rossa durante le competizio- ni, e il legame tra big tobacco e la Formula uno è stato spez- zato. Non quello tra la Ferrari e la Philip Morris: ancora a- desso, di fatto l’ingaggio dei piloti è pagato dalla società a- mericana. L’ultimo rinnovo dell’accordo quinquennale è arrivato nel 2013, durante l’e- ra di Luca Cordero di Monte- zemolo e di Stefano Domeni- cali a Maranello, ma soltanto lo scorso maggio la Ferrari di Marchionne se l’è intestato pubblicamente. Le cifre non sono mai state rese note, ma qualificate fonti spiegano al Fatto che l’entità si aggira in- torno agli 80 milioni di euro l’anno. ENZO FERRARI si piegò al fumo in Fomula uno grazie all’opera di convincimento dell’amico Aleardo Buzzi, presidente della Philip Morris Europa. Il suo lavoro è stato ripreso da Maurizio Arrivabene, l’uomo chiamato nel 2014 proprio da Marchionne a sostituire Do- menicali come team principal della Ferrari. Arrivabene, 58 anni, approda in Philip Morris U no spettacolo mai vi- sto nella ultra-seco- lare storia della Bor- sa di Milano. Trama: la quotazione della Ferrari. Scenografia: una Piazza Affa- ri dipinta di rosso, con l’intera gamma di modelli esposta. In- terpreti: lo stato maggiore del Lingotto, capitanato dall’ad di Fca Sergio Marchionne (e presidente del Cavallino di Maranello) e il numero uno di Exor John Elkann. Guest star, quella che qualunque società sognerebbe al debutto in Bor- sa: il presidente del consiglio in carica, Matteo Renzi. Poco più di due mesi fa, il premier non aveva presenzia- to all’approdo sul mercato di Poste Italiane, di cui pure lo Stato è azionista di maggio- ranza (oltre 26 mila dipen- denti hanno sottoscritto azio- ni) e colloca i buoni fruttiferi e i libretti risparmio allo spor- tello a migliaia di risparmiato- ri. L’occasione è però irrinun- ciabile. LO SVOLGIMENTO non è stato dei migliori. Le azioni del Ca- vallino fanno il loro esordio al- le nove in punto. Pochi minuti, e si presenta in conferenza il premier, invitato sul palco da Marchionne. “Grazie per es- sere qui e anche per quello che sta facendo per il Paese”, spie- ga il manager con il maglion- cino. Renzi esulta: “È un mes- saggio bellissimo per il Paese, l’Italia c’è”. In pochi minuti, il titolo (“Race”) – che ha un prezzo di apertura di 43 euro (in calo rispetto ai 44 (della chiusura di Wall Street di fine anno) – avvia un tonfo che lo porterà in meno di mezz’ora sotto i 42 euro (-2,07%) e alla sospensione in Borsa. Le per- dite vengono recuperate nell’arco di una giornata con- vulsa, per chiudere a uno stri- minzito +0,5% a 43,7 euro. F- ca, dal canto suo ha aperto a 8,48 euro, rispetto ai 12,92 di fine 2015, e chiude a 8,15 euro, in calo del 4,7%. La colpa non è ovviamente del premier: è un lunedì nero per tutti i mercati. La chiusura anticipata delle Borse cinesi di Shanghai e Shenzen quando perdevano oltre il 7% innesca le vendite anche in Europa. Le Borse europee cadono all’uni- sono e bruciano 264 miliardi di capitalizzazione, Wall Street fa segnare la peggiore a- pertura dal 1932. Non proprio un esordio da ricordare, ma resta la magra consolazione di aver chiuso, seppure di poco, in positivo in una giornata in cui Milano perde il 3%. Sui social network esplodo- no gli sfottò sul premier che porta sfortuna (nel suo discor- so cita la Variante di Valico, che ha inaugurato a fine anno con annessa super coda da 12 km all’apertura dei caselli). Poco importa: la promessa – quella strappata a Marchion- ne durante la celebra visita al- lo stabilimento di Melfi (tra selfie, baci, abbracci e “viag- gio” in jeep) – è stata mante- nuta, spiega il premier: dopo New York, la Ferrari è quotata anche a Milano. E non poteva essere altrimenti. A Melfi Marchionne ha fatto un espli- cito omaggio al Jobs act di Renzi (richiamato ieri): 1.848 nuovi contratti (a cui ha fatto da contraltare l’aumento dei ritmi di produzione). La prima visita nello stabilimento risale a giugno 2015. Già a settembre 2014, però, il premier era vo- lato a Detroit durante il tour negli Usa per dire che “non c’è nessuna paura dei poteri for- ti”: “Appoggiamo le sue rifor- me”, spiegò entusiasta l’ad. Un rapporto quasi simbio- tico. A settembre 2015, a Otto e mezzo (La7) Renzi riservò pa- role d’amore mai pronunciate da un premier su un ammini- stratore di un’azienda trasfe- ritasi all’estero: “A Marchion- ne va fatto un monumento”; “se in Fiat c’è una prospettiva lo si deve a Marchionne”; “non mi paragonate Google alla Fiat, che ha fatto grandi cose”; “spero che Fca si compri Ge- neral Motors” etc. L’8 ottobre scorso, Renzi prese un volo di Stato per andare a Bologna e poi a Modena (l’evento non e- ra in agenda) a presenziare al- la convention di Bdt Capital Partners – la merchant bank di fiducia di Exor – che ad agosto aveva aiutato la holding di casa Agnelli a conquistare il colos- so delle ri-assicurazioni Par- tner Re per 6,9 miliardi di dol- lari. NE AVEVA tutte le ragioni: a guardar bene, il quasi amore per il manager del Lingotto è molto poco puro. Se Renzi può sbandierare una piccola cre- scita del Pil, lo deve a Fca. La produzione manifatturiera, ad esempio, a ottobre segnava un +0,5% totale grazie all’in- credibile +23,9% dei mezzi di trasporto (e va così da mesi). Pure il Pil viaggia in auto: dopo un trimestre di stop, nel terzo dell’anno gli investimenti nel settore sono saliti dello 0,4% (nel primo hanno fatto segna- re +28,7%). Dopo anni di re- cessione, il settore auto è tor- nato a crescere. E infatti ieri F- ca ha comunicato i dati di di- cembre: 23.400 auto vendute, il 32,8% in più rispetto a di- cembre 2014. Il premier rega- la al settore sgravi e Jobs act, e ottiene i piccoli numeri di cui si può vantare in giro. CDF © RIPRODUZIONE RISERVATA Super spot Piazza Affari ieri era tutta in rosso Ferra- ri per la quo- tazione in Borsa, cele- brava l’evento Matteo Renzi Ansa Tonfo e recupero Matteo: “L’italia c’è” Pochi minuti e il titolo crolla, ma poi risale e chiude a +0,5 per cento Al posto giusto Il capo del Lingotto siede pure nel cda del produttore di sigarette che vive di rapporti politici SCANDALO EMISSIONI Usa fa causa alla Volkswagen: rischia multa da 19 miliardi q GLI STATI UNITI fanno causa a Vol- kswagen per lo scandalo delle emis- sioni truccate. E la casa automobilistica ri- schia una sanzione fino a 19 miliardi di dollari. Il Dipartimento di Giustizia e l’Environmen- tal Protection Agency (Epa) accusano la ca- sa automobilistica di aver installato disposi- tivi illegali in quasi 600 mila motori diesel per far sì che le loro emissioni fossero in linea con gli standard. In base al Clean Air Act, la nor- mativa ambientale americana, a Volkswa- gen potrebbe essere comminata una sanzio- ne fino a 32.500 dollari per ognuno dei 499.000 veicoli diesel con motore 2 litri sui quali è stato installato il software truccato e fino a 37 mila dollari per gli 85 mila veicoli con motore a tre litri e software illegale. “Perse- guiremo tutte le strade contro Volkswagen per affrontare le violazioni” afferma il Dipar- timento di Giustizia. ”L’azione è un importan- te passo per tutelare la salute pubblica cer- cando di rendere Volkswagen responsabile per l’inquinamento” mette in evidenza l’Epa, precisando che il confronto sui richiami con la casa automobilistica non si è tradotto in una strada perseguibile, ma continuerà in pa- rallelo con l’azione legale” afferma l’Epa.

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2 » PRIMO PIANO | IL FATTO QUOTIDIANO | Martedì 5 Gennaio 2016

C E R I MON I E

Il Cavallino in Borsa La primavolta di un premier al debuttoa Piazza Affari di una società(non è successo per Poste)Dal Jobs act ai dati sul Pil:un legame indissolubile

L’amore di Renzi per Sergio:il premier testimonial Ferrari

Il legame Il colosso del tabacco sponsorizza le Rosse e ottiene favori dal governo

La lobby Philip Morris e gli 80 milionidietro l’amicizia tra Matteo e Marchionne

LA STORIA

» CARLO DI FOGGIAE CARLO TECCE

Più che seguire i soldi, inquesto caso è meglio se-

guire la scia del fumo. Non c’èsolo la Fiat (o Fca), infatti, a u-nire Sergio Marchionne, laFerrari, la famiglia Agnelli eMatteo Renzi. Il snodo è menovisibile dei pubblici elogi, manon meno importante per ca-pire come mai il premier e ilmanager col maglioncino sia-no passati dagli attacchi per-sonali a un rapporto indisso-lubile: si chiama Philip Mor-ris. E il collegamento porta lacifra di 80 milioni di euro l’an -no: tanto vale, infatti, il rap-porto che lega il colosso dellebionde a Maranello.

Il primo legame è infatticon la Ferrari. Marchionne è

amministratore delegato del-la ex società madre della Ros-sa, la Fiat Chrysler Automo-biles Nv, ma incassa ogni anno320 mila dollari come diretto-re non esecutivodi Philip Morris(è nel consiglio diammini strazio-ne) di cui ha rile-vato azioni per unvalore di 5.2 mi-lioni di dollari, se-condo i dati diBloomberg. Il ma-nager è un accani-to fumatore delleMuratti, un altrodei marchi del co-losso americano

(ma con base a Ginevra). Daanni, cioè dal 1997 (ma già nel1984 il suo logo comparve sul-le tutte dei piloti di Maranel-lo), il gigante delle sigarette è

il grande spon-sor del Cavalli-no. Quando laMarlboro (mar-chio di punta diPhilip Morris)entrò in Formu-la uno aveva il3,5% del merca-to europeo, nel2002 era arriva-to al 14%. Un ri-sultato ottenutograzie a finan-ziamenti gene-

rosi (mai confermati nei det-tagli, ma le cifre circolate par-lano di oltre un miliardo di eu-ro). Dal 2005, in forza di unadirettiva Ue del 2001, Mar-lboro non compare più sullaRossa durante le competizio-ni, e il legame tra big tobacco ela Formula uno è stato spez-zato. Non quello tra la Ferrarie la Philip Morris: ancora a-desso, di fatto l’ingaggio deipiloti è pagato dalla società a-mericana. L’ultimo rinnovode ll ’accordo quinquennale èarrivato nel 2013, durante l’e-ra di Luca Cordero di Monte-zemolo e di Stefano Domeni-cali a Maranello, ma soltantolo scorso maggio la Ferrari di

Marchionne se l’è intestatopubblicamente. Le cifre nonsono mai state rese note, maqualificate fonti spiegano alFatto che l’entità si aggira in-torno agli 80 milioni di eurol’anno.

ENZO FERRARI si piegò al fumoin Fomula uno grazie all’operadi convincimento dell’ami coAleardo Buzzi, presidentedella Philip Morris Europa. Ilsuo lavoro è stato ripreso daMaurizio Arrivabene, l’uomochiamato nel 2014 proprio daMarchionne a sostituire Do-menicali come team principaldella Ferrari. Arrivabene, 58anni, approda in Philip Morris

Uno spettacolo mai vi-sto nella ultra-seco-lare storia della Bor-sa di Milano. Trama:

la quotazione della Ferrari.Scenografia: una Piazza Affa-ri dipinta di rosso, con l’interagamma di modelli esposta. In-terpreti: lo stato maggiore delLingotto, capitanato dall’ad diFca Sergio Marchionne (epresidente del Cavallino diMaranello) e il numero uno diExor John Elkann. Guest star,quella che qualunque societàsognerebbe al debutto in Bor-sa: il presidente del consiglioin carica, Matteo Renzi.

Poco più di due mesi fa, ilpremier non aveva presenzia-to all’approdo sul mercato diPoste Italiane, di cui pure loStato è azionista di maggio-ranza (oltre 26 mila dipen-denti hanno sottoscritto azio-ni) e colloca i buoni fruttiferi ei libretti risparmio allo spor-tello a migliaia di risparmiato-ri. L’occasione è però irrinun-ciabile.

LO SVOLGIMENTO non è statodei migliori. Le azioni del Ca-vallino fanno il loro esordio al-le nove in punto. Pochi minuti,e si presenta in conferenza ilpremier, invitato sul palco daMarchionne. “Grazie per es-sere qui e anche per quello chesta facendo per il Paese”, spie-ga il manager con il maglion-cino. Renzi esulta: “È un mes-saggio bellissimo per il Paese,l’Italia c’è”. In pochi minuti, iltitolo (“R ac e”) – che ha unprezzo di apertura di 43 euro(in calo rispetto ai 44 (dellachiusura di Wall Street di fineanno) – avvia un tonfo che loporterà in meno di mezz’or asotto i 42 euro (-2,07%) e allasospensione in Borsa. Le per-dite vengono recuperatenell’arco di una giornata con-vulsa, per chiudere a uno stri-minzito +0,5% a 43,7 euro. F-ca, dal canto suo ha aperto a8,48 euro, rispetto ai 12,92 difine 2015, e chiude a 8,15 euro,in calo del 4,7%.

La colpa non è ovviamentedel premier: è un lunedì neroper tutti i mercati. La chiusuraanticipata delle Borse cinesi diShanghai e Shenzen quandoperdevano oltre il 7% innescale vendite anche in Europa. LeBorse europee cadono all’uni -sono e bruciano 264 miliardidi capitalizzazione, WallStreet fa segnare la peggiore a-pertura dal 1932. Non proprioun esordio da ricordare, maresta la magra consolazione diaver chiuso, seppure di poco,in positivo in una giornata incui Milano perde il 3%.

Sui social network esplodo-

no gli sfottò sul premier cheporta sfortuna (nel suo discor-so cita la Variante di Valico,che ha inaugurato a fine annocon annessa super coda da 12km all’apertura dei caselli).Poco importa: la promessa –quella strappata a Marchion-ne durante la celebra visita al-lo stabilimento di Melfi (traselfie, baci, abbracci e “viag -gio” in jeep) – è stata mante-nuta, spiega il premier: dopoNew York, la Ferrari è quotataanche a Milano. E non potevaessere altrimenti. A MelfiMarchionne ha fatto un espli-cito omaggio al Jobs act diRenzi (richiamato ieri): 1.848nuovi contratti (a cui ha fattoda contraltare l’aumento dei

ritmi di produzione). La primavisita nello stabilimento risalea giugno 2015. Già a settembre2014, però, il premier era vo-lato a Detroit durante il tournegli Usa per dire che “non c’ènessuna paura dei poteri for-ti”: “Appoggiamo le sue rifor-me”, spiegò entusiasta l’ad.

Un rapporto quasi simbio-tico. A settembre 2015, a Otto e

mezzo (La7) Renzi riservò pa-role d’amore mai pronunciateda un premier su un ammini-stratore di un’azienda trasfe-ritasi all’estero: “A Marchion-ne va fatto un monumento”;“se in Fiat c’è una prospettivalo si deve a Marchionne”;“nonmi paragonate Google allaFiat, che ha fatto grandi cose”;“spero che Fca si compri Ge-

neral Motors” etc. L’8 ottobrescorso, Renzi prese un volo diStato per andare a Bologna epoi a Modena (l’evento non e-ra in agenda) a presenziare al-la convention di Bdt CapitalPartners – la merchant bankdifiducia di Exor –che ad agostoaveva aiutato la holding di casaAgnelli a conquistare il colos-so delle ri-assicurazioni Par-tner Re per 6,9 miliardi di dol-lari.

NE AVEVA tutte le ragioni: aguardar bene, il quasi amoreper il manager del Lingotto èmolto poco puro. Se Renzi puòsbandierare una piccola cre-scita del Pil, lo deve a Fca. Laproduzione manifatturiera,

ad esempio, a ottobre segnavaun +0,5% totale grazie all’in -credibile +23,9% dei mezzi ditrasporto (e va così da mesi).Pure il Pil viaggia in auto: dopoun trimestre di stop, nel terzodell’anno gli investimenti nelsettore sono saliti dello 0,4%(nel primo hanno fatto segna-re +28,7%). Dopo anni di re-cessione, il settore auto è tor-nato a crescere. E infatti ieri F-ca ha comunicato i dati di di-cembre: 23.400 auto vendute,il 32,8% in più rispetto a di-cembre 2014. Il premier rega-la al settore sgravi e Jobs act, eottiene i piccoli numeri di cuisi può vantare in giro.

CDF© RIPRODUZIONE RISERVATA

Super spotPiazza Affariieri era tutta

in rosso Ferra-ri per la quo-

tazione inBorsa, cele-

brava l’eve ntoMatteo Renzi

Ansa

Tonfo e recuperoMatteo: “L’italia c’è”Pochi minuti e il titolocrolla, ma poi risale echiude a +0,5 per cento

Al posto giustoIl capo delLingotto siedepure nel cda delproduttore disigarette che vivedi rapporti politici

SCANDALO EMISSIONI

Usa fa causa allaVolkswagen: rischiamulta da 19 miliardi

qGLI STATI UNITI fanno causa a Vol-kswagen per lo scandalo delle emis-

sioni truccate. E la casa automobilistica ri-schia una sanzione fino a 19 miliardi di dollari.Il Dipartimento di Giustizia e l’E nv i ro n m e n -tal Protection Agency (Epa) accusano la ca-sa automobilistica di aver installato disposi-tivi illegali in quasi 600 mila motori diesel perfar sì che le loro emissioni fossero in linea con

gli standard. In base al Clean Air Act, la nor-mativa ambientale americana, a Volkswa-gen potrebbe essere comminata una sanzio-ne fino a 32.500 dollari per ognuno dei499.000 veicoli diesel con motore 2 litri suiquali è stato installato il software truccato efino a 37 mila dollari per gli 85 mila veicoli conmotore a tre litri e software illegale. “Pe rs e -guiremo tutte le strade contro Volkswagen

per affrontare le violazioni” afferma il Dipar-timento di Giustizia. ”L’azione è un importan-te passo per tutelare la salute pubblica cer-cando di rendere Volkswagen responsabileper l’i n q u i n a m e n to” mette in evidenza l’Epa,precisando che il confronto sui richiami conla casa automobilistica non si è tradotto inuna strada perseguibile, ma continuerà in pa-rallelo con l’azione legale” afferma l’Epa.

Page 2: amore di Renzi per Sergio: il premier testimonial Ferrari · 2016. 1. 6. · re +28,7%). Dopo anni di re-cessione, il settoreauto Ç tor - nato a crescere. E infatti ieri F - ca ha

Martedì 5 Gennaio 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | PRIMO PIANO » 3

» MARCO LILLO

Felice come un bambi-no ieri Sergio Mar-chionne ha dichiara-to: “Ho un solo obiet-

tivo: riportare il titolo a Ma-r a n el l o ”. Il presidente delConsiglio Renzi avrebbe po-tuto ribattere: “Io invece vo-glio riportare la tua residenzafiscale, quella della Fiat, dellaFerrari in Italia”. Tutti siamoorgogliosi dei 2.971 dipen-denti di Ferrari che sono riu-sciti a vendere 5 mila e 643macchine nei primi 9 mesi del2015, ben 619 alla spocchiosaGran Bretagna, in barba allaAston Martin. Solo che agli i-taliani farebbe piacere sapereche tutte le tasse sui redditiprodotti dal genio di Mar-chionne finiscono poi nellecasse del nostro erario e nonin quello di Sua Maestà.

LA FERRARI nei primi 9 mesidel 2015 ha realizzato profittiper 354 milioni per 119 milionidi euro di tasse versate in Ita-lia. Il punto è che la Ferrariquotata ieri in borsa da Renzinon si chiama più Spa ma Nv.La società produce in Italiama è registrata sotto il dirittoolandese e ha residenza fisca-le a Londra. È nata nel giugnodel 2013 ad Amsterdam sottoil nome di New Business Ne-therlands Nv (più olandese dicosì) e il 17 ottobre scorso haregistrato il cambio in FerrariNv. La struttura societaria ri-calca quella della Fca, FiatChrysler Automobiles, e dellaCnh Industrial. Quest’ultimavende i veicoli industriali pro-dotti anche in Italia (come I-veco) ma è quotata a Milano ea New York ed è una Nv olan-dese basata fiscalmente aLondra, proprio come Fca e

come ora Ferrari.Nell’assemblea straordina-

ria del 9 luglio 2013 che ha da-to il via libera al progetto Cnh,la società spiegava così il van-taggio di risiedere a Londra.“le plusvalenze realizzate dasocietà residenti in Italia nellacessione di azioni o diritti inCnh Industrial beneficianodell’esenzione al 95 per cento,a condizione che siano rispet-tate alcune condizioni previ-ste dalla normativa italiana.La medesima esenzione del95 per cento si applica ai di-videndi ad azionisti italiani”.

NEL SUO RAPPORTO annualealla Sec (autorità di controllosulla Borsa americana) la Cnhsotto la voce “Altri Rischi”spiegava ai suoi azionisti co-me una mezza tragedia la pos-sibilità che il nostro Fisco po-tesse riportarla sotto il regimeitaliano: “La residenza di CnhIndustrial sotto il regime fi-scale italiano rappresenta unaquestione di fatto da verifica-re sulla base delle circostanze.Dal punto di vista del regimeitaliano, una presunzionesemplice (che ammette provacontraria, ndr) della residen-za in Italia della Cnh potrebbe

essere applicata sulla basedella legge italiana. Comun-que, Cnh Industrial ha un ma-nagement e una struttura or-ganizzativa tale che dovrebbeessere considerata residentenella Gran Bretagna ai fini deitrattati fiscali Italia-Uk”. Nul-la però è detto per sempre:“Poiché questa analisi è fat-tuale e potrebbe dipenderedai futuri cambiamenti nelmanagement e nella struttu-ra, non ci può essere assicura-zione che la determinazionedella residenza fiscale di CnhIndustrial sarà rispettata da

tutte le autorità competenti”.Poi Cnh spiega agli investitorile conseguenze nefaste: “CnhIndustrial sarebbe assogget-tata alla tassazione societariain Italia”. Insomma, concludeCnh, se si torna sotto la leggeitaliana si può incorrere in“costi e spese addizionali”.Per fortuna né Renzi né le au-torità fiscali italiane sembra-no intenzionati a sostenereche la vera residenza di Fer-rari o di Cnh non è a Londrama a Maranello.

RENZI NON HA DETTO ierinemmeno una parola sulprovvedimento del 21 ottobrescorso dell’Unione europeache ha chiesto alla tesoreriadel gruppo, la Fiat ChryslerFinance Europe S.A, (già FttLtd), una somma di 20 milionidi euro perché “il Lussembur-go ha concesso vantaggi fisca-li selettivi a Fiat, incompatibi-li con le norme europee sugliaiuti di stato”. In quel caso sulbanco dei discoli con Fiat c’e-ra anche il Lussemburgod el l’attuale presidente dellaCommissione Jean ClaudeJuncker e si può comprende-re che Renzi non abbia infie-rito. Nonostante il comunica-to della commissaria per laConcorrenza Margrethe Ve-stager fosse accompagnato dadisegnini (pubblicati a fianco)facili da comprendere.

C’è però un’altra domandaancora più semplice che ieriRenzi avrebbe potuto porre aMarchionne: “Caro Sergio”,avrebbe potuto dire Renzi,“come può il leader del primopartito della sinistra europeafarsi fotografare sorridentementre prende un ‘modello -ne’ della Ferrari Formula 1 dauno come te che è cittadino i-taliano ma risiede a Zug, il luo-go della Svizzera dove si pa-gano meno tasse? Come fac-cio a chiedere agli italiani cheguadagnano meno di 28 milaeuro lorde all’anno una tassa-zione al 27 per cento se tu che(secondo il Wall Street Jour-nal) guadagni 72 milioni didollari in un anno tieni la re-sidenza a Zug? Un paesino do-ve non ti vede mai nessuno epaghi un’aliquota del 22 percento?”. Ma questa domandaRenzi non l’ha fatta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

(sede di Ginevra) nel ‘97 e nel2007 viene nominato “v ic epresident of global communi-cation & promotions”: è l’uo -mo che cura la sponsorizza-zione per la Rossa. Negli anni aGinevra, raccontano i ben in-formati, lo seguiva sempre u-no stagista dal cognome pro-mettente: Andrea Agnelli, l’at -tuale presidente della Juven-

tus, nel cui cda siede dal 2012 lostesso Arrivabene.

CI SARÀ un motivo se il 5 set-tembre scorso, all’esordio diMatteo Renzi al forum Am-brosetti, al fianco del premiercompariva anche il Ceo mon-diale di Philip Morris, AndréCalantzopoulos. Con i suoi ol-tre 14 miliardi di soldi versati

all’Erario dal settore, l’Italia èla frontiera mondiale dove sigioca il futuro del mercato del-le bionde. Il colosso america-no ha ottenuto, dopo una guer-ra di lobby durata un anno, ilrialzo dell’accisa fissa (chegrava meno sui prodotti di fa-scia alta come la sua Marlbo-ro) su tutti i pacchetti e unosconto del 50% su quella chepaga sulla sigaretta di “nuovag e ne r a zi o n e ”, a cialda di ta-bacco ma senza combustioneche produce nel nuovo stabi-limento di Bologna (600 mi-lioni di euro d’in vestim entoper 600 posti di lavoro). E nonè un caso che al ministero delTesoro è pronto un regola-mento che lascia campo liberoai produttori delle bionde di u-sare il sistema di tracciabilitàche si sono fatti in casa: si chia-ma Codentify, e l’ha brevettatoPhilip Morris.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

A BolognaRenzi inaugu-ra il nuovost a bi l i me ntoPhilip Morrisdi Zola Predo-sa a ottobredel 2014Ansa

FUORI PISTA La Rossa è più veloce dell’erario

Il Cavallino fa profittiin Italia, ma pagale tasse in InghilterraLa sede principale è stata spostata da Maranello a Londradove i suoi azionisti godono di un’esenzione fiscale del 95%

Il comunicatostampa dellaC om m i s s ioneeuropea chespiega la san-zione di otto-bre alla Fiat

La scheda

Evasori amici del premiern LA DANIELI “CI RENDE ORGOGLIOSI”Era solo ottobre scorso quando Renzi parlandodella Danieli, la multinazionale dell’a cc i a i o,twittava: “Ci rende orgogliosi nel mondo”. I verticidell’azienda sono sotto processo per reati fiscali.L’ad Benedetti è imputato di evasione e frodefiscale, per non aver pagato 80 milioni di euro suuna cifra di circa 280 milioni nascosti al fisco

n LUNA ROSSA ALLA LEOPOLDAAlla Leopolda 2014 è intervenuto Patrizio Bertelli.Il patron di Luna Rossa nel dicembre 2013 hatrovato un accordo con il Fisco a seguito diaccertamenti chiesti dai pm di Milano titolari delfascicolo per “omessa o infedele dichiarazione deire d d i t i ”. I pm hanno ipotizzato una elusionefiscale di 470 milioni. Bertelli e la moglie, MiucciaPrada, hanno firmato un accordo transattivo

n CONFIDUSTRIA E IL FALSOSul palco della Leopolda salì anche Aldo Bonomi,vicepresidente di Confindustria, il manager sottoprocesso con l’accusa di falso per induzione.Secondo la Procura di Brescia nel 2009 Bonomi,insieme ad altri cinque, avrebbe falsificato alcunetessere e una serie di firme per vincere le elezionidell’Ac i

Che fiscoGianpietro Be-nedetti (Grup-po Danieli). Asinistra, SergioM a rch ion neAnsa

MIGLIOR DATO DA 5 ANNI

A dicembre cresciutoindice manifatturieroin Italia, da 54,9 a 55,6

qL'INDICE MANIFATTURIERO in Ita-lia cresce da 54,9 a 55,6. Il dato di di-

cembre, che contraddice le aspettative di de-clino, è stato rilevato da Markit Adaci e com-mentato positivamente dall’Unicredit. Si trat-ta del più grande aumento mai registrato damarzo 2011. “Questo risultato – si legge in unanota diffusa dalla banca – mostra come si stiaaprendo la strada per un ulteriore progresso

nel recupero delle attività manifatturiere”. Ilmiglioramento è stato trainato dall’accelera -zione nella produzione e dei nuovi ordini, so-prattutto dovuta alla crescita della domandainterna, che continua a trarre beneficio dalbasso costo dell’energia. Di contro, il nuovo in-dice di esportazioni, restando comunque a li-velli “sani”, si è indebolito rispetto a novembre.“Il buon risultato di dicembre fa ben sperare

per le nostre aspettative – spiegano dall'Uni-credit – su un’accelerazione nella crescita delprodotto interno lordo nell’ultimo trimestredel 2015, in particolar modo grazie all’aumen -to dei consumi interni e al ritorno moderatodella crescita dell’expor t”. A rendere possibilequesto processo sono due fattori: la domandaproveniente dalle economie avanzate e gli ef-fetti scaturiti dalla svalutazione dell’e u ro.

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