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MAGAZINE Anno XVII Numero doppio 65-66 Settembre - Dicembre 2018 "Vale la pena: il coma un viaggio verso la luce" periodico di resistenza civile, per le professioni e la vita sociale Pubblicazione dell’associazione di volontariato onlus “Gli amici di Luca” pag. 8 pag. 10 pag. 3 pag. 9 IL DIRITTO ALLA CURA, IL DIRITTO ALLA VITA S’AMMALÒ, S’AGGRAVÒ, VISSE E POI NACQUE AIUTARE SITUAZIONI AL LIMITE DEL SOSTENIBILE GIORNATA DEI RISVEGLI: VENTI ANNI SPESI BENE gli amici di di Matteo Maria Zuppi di Alessandro Bergonzoni di Matteo Lepore di Virginio Merola AMLETO i dardi dell’avversa fortuna registrazione Tribunale di Bologna n.17516 del 29/1/2009 - Poste italiane S.p.a - Spedizione in Abb. postale - D.L.353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1, comma 1 - Bologna - "In caso di mancato recapito al CMP di Bologna per la restituzione al mittente previo pagamento resi".

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MAGAZINEAnno XVII Numero doppio 65-66

Settembre - Dicembre 2018"Vale la pena: il coma un viaggio verso la luce" periodico di resistenza civile, per le professioni e la vita sociale

Pubblicazione dell’associazione di volontariato onlus “Gli amici di Luca”

pag. 8 pag. 10pag. 3 pag. 9

IL DIRITTO ALLA CURA,IL DIRITTO ALLA VITA

S’AMMALÒ,S’AGGRAVÒ,VISSEE POI NACQUE

AIUTARE SITUAZIONIAL LIMITE DELSOSTENIBILE

GIORNATA DEI RISVEGLI: VENTI ANNI SPESI BENE

gli amici di

di Matteo Maria Zuppidi AlessandroBergonzoni

di Matteo Leporedi Virginio Merola

AMLETOi dardi

dell’avversa fortuna

registrazione Tribunale di Bologna n.17516 del 29/1/2009 - Poste italiane S.p.a - Spedizione in Abb. postale - D.L.353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46)

art.1, comma 1 - Bologna - "In caso di mancato recapito al CMP di Bologna per la restituzione al mittente previo pagamento resi".

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EDITORIALE

GLI AMICI DI LUCA 65-66

Un flusso di ricordi e di sentimenti

I cassetti della memoriaandando a rovistare...

Venti anni. Luca la mattinadell’8 gennaio 1998 non si

sveglia. Io che imploravo: “Non sipuò fare nulla?”. Purtroppo no. Neicassetti della memoriavado a rovistare. Laprima immagine è quelladegli studenti dellescuole, non solo delLiceo Minghetti che luifrequentava e che poi gliha dedicato un’aula.Ragazzi e ragazze con lamaglia bianca dellaGiornata dei risvegli.Una maschera bianca ad oscurare ivolti. Erano davvero tanti per terrain piazza Maggiore a rappresentarel’epidemia silenziosa di un comaper la maggior parte causato daincidenti stradali. E tanti palloncinirossi (poi nel corso degli annidiventati bianchi) librati nel cielocon i messaggi per un risveglio.Nel secondo cassetto siamo all’A-rena del sole con le “famiglie d’ar-te per l’arte di aiutare” (con lafamiglia Sarzi, Olga e GiustinoDurano, altri) e Gianni Morandiche ci consegna un assegno dellaNazionale italiana cantanti. Edavanti al pubblico degli astanti sicerca una chitarra che non si trova.Nel terzo cassetto c’è AlessandroBergonzoni, l’amico testimonial.Una sera all’uscita, al cinema Gal-liera a parlare di Luca, di coma edel progetto della Casa dei Risveglia lui dedicata. Una contatto diocchi, di idee, di punti di vista, disentimenti. Da lì partirono le cam-pagne sociali patrocinate da Pub-blicità Progresso: “Un cavallo chevale lo danno vincente, un uomo incoma lo danno per perso, io puntotutto sui risvegli”. Puntate che non

finiscono mai. A volte si vincecome per Cristian, un lungo percor-so di coma, il risveglio, ora assuntonella cooperativa sociale perLuca.

A volte si perde comeper Ubaldo il cui ulivo loricorda nel giardino dellaCasa dei Risvegli LucaDe Nigris. E poi in unaprire e chiudere casset-ti. Barbara Palombelliche presenta il nostrolibro sulla storia di Lucaa Roma. Fabrizio Frizziche gira tra il pubblico

con un cesto di vimini per racco-gliere fondi e inserire di nascostoun suo assegno. Lo stesso Frizziche con Gianni Morandi inaugurala Casa dei Risvegli Luca DeNigris guardando con lo stesso stu-pore l’opera appena conclusa. Itanti mattoncini acquistati dagliinnumerevoli amici di Luca, un’on-da di solidarietà che non finisce. LaCasa dei Risvegli Luca De Nigrische arriva in Europa al Parlamentoeuropeo e il teatro dei ragazzi usci-ti dal coma che genera spettacoli,che gronda espressività, arte edenergia positiva. E tutto diventastabile nella Casa dei Risvegli LucaDe Nigris, quando il volonkariatosi unische alle istituzioni e dovenn-ta progetto... Perché poi le parolenon si correggono neanche più. È ilcontenuto che conta, in questo flus-so di ricordi, di sentimenti, di cas-setti che si aprono e si chiudono,che nascondono ricordi che affiora-no, oltre questo breve scritto, quan-do meno te l’aspetti. Alcuni belli,alcuni dolorosi che hanno fatto efanno scaturire cose belle che ciaccompagnano. Che a volte ci con-solano, a volte no.

di

Fulvio De Nigris

Direttore responsabileFulvio De Nigris

Comitato dei garantiGiana AndreattaAlessandro BergonzoniLoris BettiAndrea CanevaroSilvana HreliaRoberto PipernoMaria Vaccari

Comitato editorialeSilvia FaenzaCristina FranchiniGiuseppina SalvatiLaura SimonciniLoredana SimonciniPatrizia ScipioneLaura TrevisaniCristina Valisella

Segreteria di redazionePatrizia Boccuti

Redattore graficoMarco Ferrari

Redazione Via Saffi 8 - 40131 Bologna Tel. 051 6494570 - Fax 051 6494865 E-mail: [email protected] www.amicidiluca.itwww.casadeirisvegli.it

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Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

MAGAZINEgli amici di

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SOMMARIOGLI AMICI DI LUCA 65-66

GIORNATA NAZIONALE DEI RISVEGLI

CASA DEI RISVEGLI LUCA DE NIGRIS

FISICA/MENTE

30 Il risarcimento del danno in favore dei prossimi congiunti: i “danni riflessi”di Ezio Torrella, Eleonora Conforti

6 Alessandro Bergonzoni venti anni di pubblicità sociale

RUBRICHE

FARE RETE

NUTRIRE IL CERVELLO

RISVEGLI

15 Nuove realtà scolastiche e rapporti consolidati, le premesse di una grande partecipazionedi Antonella Vigilante

18 Sport e disabilità: un anno di sportello informativoalla Casa dei Risvegli Luca De Nigris di Melissa Milani

25 Nuovi approcci alla misurazione e gestione delle problematiche nutrizionali e neuro riabilitativeDi Fabio La Porta

28 Studio SMART-ATLAS: Stimolazione MAgnetica Ripetitiva Transcranica per l’ATtenzione LAteralizzata nello StrokeDi Francesco Di Gregorio

L’EVENTO

LA TESTIMONIANZA

LA NOSTRA STORIA

PROGETTO SCUOLE

45 Solidarietà

47 Risvegli di parolea cura di Bruno Brunini

50 Scaffale

51 Mi ricordo di te

52 Pillole

54 Guarda dove siamo arrivatidi Daniele Borioni

IL LEGALE RISPONDE

LA RICERCA

23 Colibrì cresce in qualità con l’adesione della Casa di Cura Toniolo

3 S’ammalò, s’aggravò, visse e poi nacquedi Alessandro Bergonzoni testimonial Casa dei Risvegli Luca De Nigris

8 Giornata dei risvegli: venti anni spesi bene di Virginio Merola

34 Nutrition fake: come evitarle al tempo dei socialdi Silvana Hrelia

36 Exposanità 2018: momento di incontro e di confrontodi Maria Vaccari

32 Il gruppo del Progetto Corallo in visita a FICO Eataly World di Elena Merlini, Martina Pittureri

9 Aiutare situazioni al limite del sostenibiledi Matteo Lepore

10 Il diritto alla cura, il diritto alla vitadi Matteo Maria Zuppi

4 Un cammino lungo 20 anni, un percorso condivisodi Maria Vaccari

38 Da Scicli a Bologna, l’università il lavoro e la forza di ricominciareDi Gianni Contarini

ESPERIENZE DI CONFINE42 Esperienze vissute durante

uno stato di incoscienzadi Cecilia Magnanensi

13 La guida dopo cerebrolesione acquisita di Anna Di Santantonio

11 Amleto i dardi avversi della fortuna

40 Carlo Alberto Pizzardi e la nascita dell’Ospedale Bellaria

21 Melograno 2.0: non solo sport ma un’opportunità per ritrovare benesseredi Francesca Natali

24 La conquista della felicità 2018

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GIORNATA NAZIONALE DEI RISVEGLI

GLI AMICI DI LUCA 65-66

Gli amici di Luca: parentesi aperte

S’ammalò, s’aggravò, vissee poi nacque

Tanto tempo fa, anni fa,vent’anni fa... Ma quanto fa il

tempo, e quanto fanno venti anni,tutto sommato? È una vita. E unavita fa. Ma quanto? Tanto. E conta:conta sul fatto che ogni momento èdiverso non solo avverso, contasugli altri che ti circondano allevolte ti accerchiano, ti incendianoo ti spengono; conta sui fatti cheavvengono ti succedono e si succe-dono. Una vita fa, lavora, muta, mati parla, chiede spiegazioni mentrele da, ti stringe e costringe, siaffianca, ti sorpassa e magari tisemina ma non ti perde anzi poi fafiorire e crescere. Dico spesso cheil dolore non si supera ma forse losi deve raggiungere appunto affian-care e pedinare per seguirlo e vede-re dove va correndo coi suoi rischi.Forse il male non è un male, anchese fa male. Capirlo alleviarlo sepossibile evitarlo è doveroso e giu-sto, ma mai con quell’automatismoche possa farti dire è solo caso,destino, o malasorte. Credo chequesti vent’anni della Casa deiRisvegli siano un discorso conti-nuo pieno di “parentesi aperte” cheraccontano l’abbondanza incredi-bile di raccolto, il cumulo largo edalto di corpi, persone, esseri, gesti,atti e rivoluzioni intime ed esisten-ziali che va ben oltre la medicina lasanità o la malattia, almeno nonfermandosi solo ai significati piùtecnici o amministrativi ma appun-

to dilatandosi a dismisura nellacura (parola che travalica anche ilsociale e il civile per finire anzi periniziare nel filosofico artistico epoetico). Seduti sulle cronachecome siamo, dipendenti fino allosfinimento dai fatti e dalle notizieche anche qui tra giornalismo emedia imperversano per “infor-marci” e/o denunciare mala sanità

o inerzie politiche, sembra quasiche i principali soggetti cioè icosiddetti “malati”, siano figurantio comparse sulla scena nazionale enon solo, e ciò che è peggio sianosempre e solo gli altri, altro da noi,società di sani (apparenti) o peggioancora permanenti. Da anni ho cer-cato di portare la tensione e l’atten-zione su tutt’altro, cercando di son-dare le zone anche più nascoste esegrete del coesistere, del prendercorpo e posizione, provando a sca-vare o a scolpire tra i misteri piùsepolti o granitici non solo dell’esi-stere ma soprattutto dell’essere(essere o essere: senza alcun “non”e nessun punto interrogativo).Fatemelo ripetere: la grande meta èla metamorfosi, col suo (s)cambio

di

Alessandro BergonzoniTestimonialCasa dei Risvegli Luca De Nigris

di vite,col suo diventare. Energiache accende, con sua la “presa” incarico, anche le zone più buie o inombra di tanti disagi e insanitá,portandole alla luce. Essere oltrealtro e l’altro, abbandonando lanostra biografia che soffoca interiuniversi e spazi di mondi, convin-cendoci in maniera distorta che sipuò vivere in un mo(n)do soltanto,con questa unica legge di “gravità”che non ne concepisce altra. Perprovare che non è così oltre lescienze e l’esperire, servonoanime, ad arte. Sembrano parole,ma sta a noi sentire quanto esse gri-dino di divenire gesto azione moto.E questo divenire non può piùaspettare. Manca solo un soffio?Allora buoni venti!

“Dico spesso che il

dolore non si supera

ma forse lo si deve

raggiungere appunto

affiancare e pedinare

per seguirlo e vedere

dove va e cosa chiede”

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GIORNATA NAZIONALE DEI RISVEGLIGLI AMICI DI LUCA 65-66

Un sogno realizzato: insieme si può

Un cammino lungo 20 anniun percorso condiviso

Assieme a Fulvio, con ilnostro Luca e dopo di lui,

abbiamo coltivato un sogno …Dare vita al coma, vita intesacome relazione, affettività,esperienze vissute accanto achi è precipitato in stato diincoscienza e a chi sta lenta-mente riemergendo da questostato di apparente non-vita.Protagonisti di questo percorsodevono essere i membri delcontesto familiare e amicale,accanto ai medici che si pren-dono la cura clinica della per-sona con esiti di coma; ma, inmodo allargato, può e deveessere partecipe il contesto

sociale, che è in grado di dare ericevere significato da questesituazioni di grave compromis-sione alla relazione. Percostruire un diverso modello direlazione che, superato il modo

più semplice e “normale” diintenderla, diventa invece un’e-sperienza più profonda e riccadi sfumature delicate, ma asso-lutamente significative e utiliper condurre la società civile avedere le dinamiche interperso-nali in una prospettiva piùumana e costruttiva anche nellecriticità.Il percorso di noi due genitori,che poi è sfociato in un percor-so associativo de Gli amici diLuca, ci ha condotto gradual-mente alla sempre maggioreconsapevolezza di quanto siaimportante continuare a condi-videre con tante altre personela dimensione del sogno da cuisiamo partiti, perché senza ilsogno non avremmo potutodare forma alla realtà dellaCasa dei Risvegli Luca DeNigris, che abbiamo progettatoinsieme a tanti partner e soste-nitori e nella quale ci impe-gniamo con progetti e operatorida 14 anni. Abbiamo comincia-to a sognare insieme 20 anni fa,poi abbiamo iniziato un percor-so tenendo bene i piedi in terra,

Qui sotto: Ecco come l’amico illustratore e scrittorePietro Scarnera ha rappresentato il cam-mino de Gli amici di Luca.

“Abbiamo cominciato asognare insieme 20anni fa, poi abbiamoiniziato un percorsotenendo bene i piediper terra, rinnovando,passo dopo passo, uncammino verso quellameta che era il nostro

sogno”

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GIORNATA NAZIONALE DEI RISVEGLI

GLI AMICI DI LUCA 65-66

Luca De Nigris a via Rizzoli,cuore di Bologna, nella dome-nica 7 ottobre, quando il centropedonalizzato per la festività,potrà accogliere il momento difesta con il lancio dei pallonciniancora una volta verso il cielo eattività di coinvolgimento deicittadini in esperienze motorie esportive promosse nell’ambitodei progetti di reinserimentodelle persone con esiti di coma.

La camminata, sarà proposta incollaborazione con TrekkingItalia e si svilupperà in un iti-nerario che evidenzierà alcunetappe del percorso fatto da Gliamici di Luca insieme ai tantisostenitori che hanno condivisoin questi anni il cammino dellaCasa dei Risvegli Luca DeNigris.

Maria Vaccari

rinnovando passo dopo passoun cammino verso quella metache era il nostro sogno, anchesenza sapere quale sarebbestato il passo successivo perraggiungerla. L’importante eranon perderci di vista, chiamarcie richiamarci ad un impegnoche giorno per giorno davasenso alle nostre vite, a quelledelle persone più fragili conesiti di coma, al contesto socia-le cittadino, nazionale, infineinternazionale per dire: “Insie-me si può!”. Ad accompagnare e sostenerequesto cammino ci fu anche unelemento assolutamente privodi efficienza concreta, anziestremamente labile: uno deipalloncini che, lanciati daBologna nel giugno del 2000con attaccati al filo dei mes-saggi che annunciavano ilnostro progetto della Casa deiRisvegli dedicata a Luca, futrovato da un genitore nellaForesta Nera, che raccolse ilmessaggio con suo figlio e celo ritornò con un segnale digrande solidarietà. Ancora una

volta sogno e realtà non sonocontrapposti, ma l’uno può ali-mentarsi dell’altro, perchécome scrisse Einstein “Chi nonriesce più a provare stupore emeraviglia è già come morto”.

Quest’anno, giunti alla 20aGiornata dei Risvegli per laricerca sul coma, vogliamodare un senso concreto al per-corso fatto insieme alla nostracittà, proponendo una cammi-nata dalla Casa dei Risvegli

“La camminata saràproposta in collabora-zione con Trekking Italiae si svilupperà in unitinerario che eviden-zierà alcune tappe delpercorso fatto da Gliamici di Luca insiemeai tanti sostenitori”

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GIORNATA NAZIONALE DEI RISVEGLIGLI AMICI DI LUCA 65-66

A Palazzo d'Accursio una raccolta/esposizione aperta fino al 7 ottobre

Alessandro Bergonzoniventi anni di pubblicità sociale

Forse il più longevo tra i testimo-nial di cause benefiche. La vente-

sima edizione della “Giornata nazio-nale dei risvegli” sarà l’occasione perl’iniziativa “Alessandro Bergonzoniventi anni di pubblicità sociale” (rac-colta-esposizione) aperta fino al 7ottobre nella Manica lunga di Palaz-zo d’Accursio in piazza Maggiore 6(orari 10/13-15/18).Tanti messaggi, tanta creatività e saràpossibile vedere anche gli spot realiz-zati con il patrocinio di PubblicitàProgresso e le regie di RiccardoRodolfi.Alessandro Bergonzoni è anche l’au-tore del bozzetto per l’annullo filate-lico “L’albero dei venti” con questasua citazione: “Crescono, gli anni.Hanno, per anno, radici e rami. Checontinuano a nascere, anche solo perun soffio. Sull’albero dei venti”.Inoltre anche quest’anno l’artistabolognese darà l’avvio ai messaggiper un risveglio che voleranno nelcielo quest’anno dalla base delledue torri in via Rizzoli domenica 7ottobre.Quest’anno grazie a Partylandia ipalloncini saranno ecologici.“Siamo da sempre attenti all'aspettoecologico della nostra attività - scri-ve Barbara Turcatel - in particolarenella scelta dei materiali adoperatisia nella produzione che negli allesti-menti. I nostri palloncini sono in lat-tice naturale e privi di polimeri sinte-tici. Rispettano l'ambiente sia duran-te l'estrazione del lattice, sia nellafase di decomposizione che avvieneper un periodo di tempo pari a quel-lo di una foglia di acero e nettamen-te inferiore al periodo di decomposi-zione di altri materiali naturali comequelli legnosi.”

Il disegno di Alessandro Bergonzoni utilizzato per l’annullo filatelico.

Qui sopra a sinistra: il primo manifesto per la giornata dei Risvegli e, in alto, a fianco del tito-lo, l’iniziativa “un mattone per la Casa dei Risvegli Luca De Nigris”. Qui sopra a destra: TeatroArena del Sole, Giornata dei Risvegli 1999. Gianni Morandi per la Nazionale Italiana Cantanticonsegna a Maria Vaccari il ricavato della partita di calcio realizzata a Monghidoro.A destra: una carrellata dei manifesti delle passate edizioni.

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GIORNATA NAZIONALE DEI RISVEGLI

GLI AMICI DI LUCA 65-66

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GIORNATA NAZIONALE DEI RISVEGLIGLI AMICI DI LUCA 65-66

Tante le iniziative a carattere sociale e scientifico che coinvolgono la città

Giornata dei risvegli:venti anni spesi bene

Giunge alla ventesima edi-zione la “Giornata nazio-

nale dei risvegli per la ricercasul coma”, anche quarta“Giornata europea”fortemen-te voluta da Gli amici diLuca. Un importante traguar-do per l’instancabile associa-zione bolognese di volonta-riato che ha fatto della ricercasul coma e della cura la suamission.La manifestazione si uniscealla Casa dei Risvegli LucaDe Nigris un modello innova-tivo di assistenza e ricercatutto bolognese. Una strutturadell’Azienda Usl di Bolognariconosciuta a livello europeo,una delle eccellenze dellanostra città che mette al centrola persona nella sua fragilitàma ancora nelle sue potenzia-lità e nel suo ruolo sociale dariconquistare. Sono strade in salita che nonsi potrebbero percorrere senzaquell’alleanza tra pubblico eprivato sociale, senza quellaprogettualità che in tutti que-sti anni ha permesso di guar-dare con ammirazione maanche con condivisione illavoro fatto da Gli amici di

Luca. Che è un lavoro condot-to da persone che su se stessehanno provato i segni di undolore profondo. Fulvio DeNigris e Maria vaccari con laperdita del loro figlio Lucaavrebbero potuto abbandonar-si al dolore privato. Ma perfortuna, come altri, hannosaputo trasformare questa per-dita in una energia costruttiva,in un servizio per la comunità.Noi tante volte li abbiamo rin-graziati pubblicamente. Un ringraziamento sentito ma

non di facciata che abbiamosaputo trasformare in azioniconcrete, in un progetto comu-ne che ci coinvolge e ancora cicoinvolgerà in futuro. Comesappiamo la disabilità ed i suoiproblemi di emarginazione eintegrazione ci occupano tuttii mesi dell’anno. Ma questa “Giornata dei risve-

gli” ha il merito di focalizzareattraverso tante iniziative l’at-tenzione sulle famiglie chehanno un proprio caro conesiti di coma e stato vegetati-vo, con gravi cerebrolesioniacquisite. Lo fa con tante ini-ziative di carattere scientificoe sociale e che esprime il pre-zioso lavoro dell’associazioni-smo in sinergia con le Ammi-nistrazione locali e con leAziende sanitarie. In quell’“essere o essere” delTestimonial Alessandro Ber-gonzoni, che è anche quest’an-no lo slogan della manifesta-zione, non c’è più la negazio-ne shakespeariana ma una cer-tezza voluta nel ribadire quelconcetto di persona. Un concetto che sta a noimolto a cuore e che non deveessere più un problema.

di

Virginio MerolaSindaco di Bologna

“Un importante

traguardo

per l’instancabile

associazione bolognese

di volontariato che ha

fatto della ricerca

sul coma e della cura

la sua mission”

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GIORNATA NAZIONALE DEI RISVEGLI

GLI AMICI DI LUCA 65-66

Per il risveglio delle persone con esiti di coma e delle loro famiglie

Aiutare situazioni al limite del sostenibile

Venti anni della Giornatanazionale dei risvegli

sono un modo per ripercorrerei passi di un sogno che èdiventato un progetto, che èdiventata realtà. L’eccellenzadella Casa dei Risvegli dedi-cata a Luca è sotto gli occhi ditutti, come il bisogno evidentee non colmato nato dall’espe-rienza di due genitori che sonostati in grado di reagire aldolore e non farsi travolgereda esso. Fulvio, papà di LucaDe Nigris, ha saputo coinvol-gere l’Amministrazione comu-nale in un ruolo a lei conge-niale e, come in altre occasio-ni, si è costruito un asse vir-tuoso che ha unito il serviziosanitaro al volontariato e pri-vato sociale dando origine aduna alleanza che ha saputocreare importanti e necessariesinergie. Ma ripercorrere questi ventianni è un modo anche perguardare, attraverso la mostrache verrà allestita nella mani-ca lunga di Palazzo d’Accur-sio, alla comunicazione socia-le di Alessandro Bergonzonitestimonial della Casa dei

Risvegli Luca De Nigris. Unsupporto creativo straordina-rio che attraverso varie fasi,dal lancio nel 1998 della cam-pagna “Un mattone per laCasa dei Risvegli” all’inaugu-razione della struttura nel2004 “Devo dirti una casa” èriuscito a fare breccia nell’opi-nione pubblica mantenendoanno dopo anno vivo il mes-saggio legato al “vale la pena”ed al sostegno delle personeestremamente fragili. Del resto l’attenzione per gli

“ultimi” passa anche attraver-so ambiti familiari che sifanno carico di situazionispesso al limite del sostenibileche richiedono un’alta atten-zione sociale che passa attra-verso l’associazionismo ed ilvolontariato.

di

Matteo LeporeAssessore alla cultura Comune di Bologna

Per questo, saluto la ventesimaGiornata nazionale dei risveglicome il provvisorio ma impor-tante traguardo di un percorsoancora in crescita, come increscita sono le attività del-l’associazione Gli amici diLuca sempre tese alla propostaed alla risocializzazione dellepersone con esiti di coma. Le stesse che usufruiscono delteatro, sia in fase clinica chedopo le dimissioni dalla Casadei Risvegli Luca De Nigris.Persone che partendo dalleloro storie diventano “testimo-ni alla pari” capaci di metterein pratica quel “teatro riazio-nario” di cui parla AlessandroBergonzoni, testimonial dellaCasa dei Risvegli Luca DeNigris: “attori che sanno cam-biare l‘unità delle misure,anche quelle incalcolabili”.

“L’attenzione per gli‘ultimi’ passa anche

attraverso ambiti fami-liari che si fanno caricodi situazioni spesso allimite del sostenibileche richiedono un’altaattenzione sociale

che passa attraversol’associazionismo ed il

volontariato”

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GIORNATA NAZIONALE DEI RISVEGLIGLI AMICI DI LUCA 65-66

Garantire cure, attenzione e assistenza a chi vive momenti di difficoltà: vale la pena

Il diritto alla cura, il diritto alla vita

Ci sono dei luoghi dove sicapisce la vita, quella vera,

non la caricatura offerta dallecartoline di benessere che ingan-nano, deformano, fanno crederediritto quello che non è e non cifanno capire e gustare il tantoche abbiamo. Uno di questi è laCasa dei Risvegli Luca DeNigris, che ha il merito di garan-tire eccellenza di cure e di atten-zioni a chi è aggrappato al filosottile della vita – in realtà ciricordano come tutti siamoappesi ad un filo, consapevolez-za fastidiosa in epoca di stordi-mento da benessere – e dove sisveglia l’umanità. È nata da unaesperienza umana, per me cosìvicina alla sapienza evangelica,che rende un male, anzi il male –la morte – strumento di vita. È stata la passione di chi ha vis-suto in prima persona, Fulvio DeNigris e Maria Vaccari, cosasignifica sprofondare nell’abissodel buio, del silenzio, di quelloche sembra non avere nessunsenso, anzi toglierlo. Al contra-rio, come dicono loro abitual-mente, hanno dimostrato che“vale la pena”, sempre. In que-sto hanno vissuto un’altra deci-siva indicazione evangelica: fareagli altri quello che vuoi siafatto a te. E chi si ritrovaimprovvisamente senza risposte,perso in una foresta davvero

oscura e impenetrabile ha biso-gno di attenti e sensibili Virgilioche sappiano accompagnare consensibilità e cuore.L’intuizione dell’amore, chevede quello che altrimenti sem-bra non esserci, è diventataintelligenza e solidarietà. Non acaso è una casa, e non un centro.E accompagna le famiglie fino,se possibile, al rientro nella pro-pria casa, dove la persona ritro-va, se sostenuto come deveessere, un’altra luce e un altrovalore. Ma a casa si inizia a stare giàqui! Intelligenza di ricerca, di

risposte che sanno penetrare inquella zona grigia fra stato vege-tativo e stato di minima coscien-za, spingere perché la minimacresca, con tanto sforzo, studio,professionalità. E questo sappia-mo come può riaprire nuoveopportunità di assistenza e rela-zione. Solidarietà significa non essere

di

Matteo Maria ZuppiArcivescovo di Bologna

mai lasciati soli e cercare assie-me le risposte. Se c’è un obietti-vo alto sappiamo mettere daparte protagonismi e logicheautoreferenziali. Per questo è unvalore aggiunto che sia unarealtà dell’Azienda Usl di Bolo-gna, che ha saputo mettere assie-me pubblico e privato. Solida-rietà non significa solo le infor-mazioni ottenute nell’incontrocon il personale, ma è un’avven-tura che tutta l’equipe e i volon-tari condividono con quanti sisono trovati persi nel naufragiodi una condizione di totaleabbandono.In una generazione veloce, chepensa di capire e risolvere i pro-blemi facilmente, per poi spessoritrovarsi disillusa, la Casa deiRisvegli Luca De Nigris ci aiutatutti a guardare lontano, a capireil valore della tenacia, della lottadi piccoli enormi risultati. Eccocosa significa il diritto alla curae alla vita. Quella vera, per tutti.E questo sveglia tutta la città.Grazie.

“Solidarietà non significasolo le informazioni otte-nute nell’incontro con il

personale, ma è un’avven-tura che tutta l’equipe e ivolontari condividono con

quanti si sono trovatipersi nel naufragio di una

condizione di totaleabbandono”

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GIORNATA NAZIONALE DEI RISVEGLI

GLI AMICI DI LUCA 65-66

risveglio.Cos’altro? La difficoltà e il caricodi genitori e compagni che subisco-no la stessa offesa, e attendono, lot-tano, credono in chi era e continuaad essere, anche se in modo diffe-rente, il loro caro. E poi c’è ilmonologo dei monologhi, quellafotografia dell’istante della crisi…Essere pronti è tutto... In una scenain cui la parola scritta è frammenta-ta, sette Amleti, sette Ofelie, setteangeli custodi, cinque Gertrudi euna Pazzia declinata in varie sfu-mature, si mettono a disposizionedello svolgimento della trama, con-cedendosi solo le parole autentichedel bardo. Viste le peculiarità delgruppo, ho scelto di rinforzare isegni, di ripeterli, di moltiplicarli,di renderli attraverso diversi canalisensoriali. Non so, non sappiamo apriori, quale proposta potrebbe fis-sarsi in una memoria instabile, néquale passaggio del testo possaconfortare un cuore solo. Usiamo lapluralità di segni, di voci, di corpi,forti del fatto che siamo una comu-nità anomala e vogliamo integrarci.Per questi motivi, il linguaggio tea-trale che più ci rispecchia è la cora-lità, in risposta ad un’individualitàche ci rende più fragili e più diver-si di quanto siamo realmente.

Alessandra Cortesi

Teatro Arena del Sole sabato 6 ottobre 2018

AMLETO i dardi avversi della fortuna

Il Teatro dei Risvegli

L’attività teatrale svolta nellaCasa dei Risvegli Luca DeNigris, struttura pubblica dell’A-zienda Usl di Bologna che ne con-divide gli obiettivi con Gli amici diLuca onlus, fa parte del progetto “IlTeatro dei risvegli” sostenuto dallaFondazione Ami (Alta Mane Italia)con la collaborazione della cattedradi Nuovo Teatro dell’Università diBologna (prof. Cristina Valenti).Nell’ambito di questo progetto l’as-sociazione Gli amici di Luca onlusha realizzato in questi anni moltispettacoli tra i quali quelli in colla-borazione con Babilonia Teatri e ilTeatro dell’Argine. Spettacoli chesono stati replicati in Italia e all’e-stero. Lo scorso anno l’associazio-ne ha replicato lo spettacolo in Spa-gna nell’ambito del gemellaggio trail Comune di Bologna e Comunedi Valencia.Quest’anno la nuova produzione èrealizzata assieme al Teatroaperto/Teatro Dehon.Si tratta di “Amleto. I dardi dell’av-versa fortuna” realizzato dal Grup-po “Dopo…di Nuovo, gli amici diLuca” per la regia di AlessandraCortesi ed il coordinamento peda-gogico di Antonella vigilante.. lospettacolo sarà in prima nazionalesabato 6 ottobre ore 21 al TeatroArena del sole di Bologna nell’am-bito della ventesima “Giornatanazionale dei risvegli”, quarta“Giornata europea dei risvegli”.

Note di regiaAmleto è un testo che abbraccia iltutto, tra le sue parole si possono

trovare amore, tragedia, commedia,lotta, morte e non morte. L’essereumano scandagliato in ogni suasfaccettatura. Ecco perché si rendenecessario compiere delle scelte perridurlo e avvicinarlo ad un gruppoche è abituato ad esprimersi giocan-do, in situazioni performative pocoverbali e molto libere. Il nostro per-corso è partito dalla sfida naturaledata dalle parole di Shakespeare eda una costruzione più rigida e vin-colante del solito; come sempre

abbiamo accettato la sfida. Di que-st’opera cosa ha risuonato nel grup-po?Un padre apparentemente morto,ma che, se pur distante, può ancoraparlare ad un figlio rimasto orfano acausa di un tradimento. E se il tra-dimento fosse l’offesa della malat-tia, che pur conservando la formadell’uomo conosciuto, ne cambia lasostanza?Quella morte-non-morte che spessoviene immaginata per le personedurante coma e che sembra rima-nerne un po’ attaccata anche al

“Il linguaggio teatrale

che più ci rispecchia è

la coralità, in risposta

ad un’individualità che

ci rende più fragili e

più diversi di quanto

siamo realmente”

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“Il Teatro annulla le differenze -dice Fulvio De Nigris direttore delCentro Studi per la Ricerca sulComa, Gli amici di Luca - e nelsuo ambito artistico e sociale, faemergere un ruolo terapeutico chesi prospetta come un’ulterioremedicina, sicuramente non con-venzionale. Con questo nuovospettacolo rafforziamo la nostracollaborazione con il TeatroDehon che ospita ormai da 14 annila rassegna ‘Diverse abilità inscena”.

«Sono molti anni – spiega GuidoFerrarini, presidente della Coop.Teatro Dehon – che ospitiamo glispettacoli e le altre iniziative degliAmici di Luca e tuttavia l’inesauri-bile vitalità, l’inventiva e l’energiadi Fulvio De Nigris riescono sem-pre a stupirmi. L’aspetto veramenteinteressante di questo progetto, giàstraordinario di suo, è il tentativo,assolutamente legittimo, di fareinteragire sullo stesso piano cultu-rale e umano due differenti abilità:quelle degli utenti/attori usciti dalcoma e quello del mondo teatraletout-court. Per di più reclamandoun diritto alla professionalità eall’integrazione. Io penso che tuttociò, per quanto utopico, sia giusto eauspicabile. Per questo spalanchia-mo le porte agli amici degli Amicidi Luca che sono poi anche i nostriamici».

La CompagniaTeatroaperto/Teatro Dehon

La Compagnia Teatroaperto, fonda-ta del 1974 dall’attore e registaGuido Ferrarini, è la compagnia sta-bile del Teatro Dehon. È una com-pagnia di giro nazionale che ha par-tecipato a molti festival, sia italianiche stranieri. Si muove sulla lineadel Nuovo Teatro Popolare, dellacui corrente è uno dei fondatori eper la quale ha promosso incontri econvegni, anche internazionali.

Ha collaborato con due premiNobel: Samuel Beckett e Dario Foe molti intellettuali, tra cui Fernan-do Arrabal, Jean Baudrillard, Cesa-re Garboli e Claudio Meldolesi. Hamesso in scena più di 50 spettacoli.Teatroaperto è riconosciuto dalMinistero per i Beni e le AttivitàCulturali. È convenzionato con laRegione Emilia-Romagna e colComune di Bologna.

Il gruppo “Dopo…di Nuovo...gliamici di Luca”

Il 16 febbraio 2009 nasce“Dopo…di Nuovo, gli amici di

Luca” condotto dall’operatrice tea-trale Alessandra Cortesi e coordi-nato dalla pedagogista AntonellaVigilante. Rivolto ai dimessi dellaCasa dei Risvegli Luca De Nigris èdedicato a chi ha vissuto l’espe-rienza del coma, ma anche a quellepersone desiderose di utilizzarel’arte al servizio della persona, peruna maggiore coesione e integra-zione sociale. “Dopo…di Nuovo, gli amici diLuca” può considerarsi come inter-vento espressivo ed educativo conl’intento di utilizzare il teatro comestrumento per facilitare la socializ-zazione, allenare la creatività indi-viduale ed arricchire le propriepotenzialità comunicative.

Un luogo in cui non essere obbli-gati a rispondere a delle attese o adelle richieste, ma in cui sentirsiattori protagonisti della propriacapacità di esprimersi, in cui ritro-vare la motivazione del mettersi ingioco e riappropriarsi del propriospazio e del proprio tempo.

“Usiamo la pluralità disegni, di voci, di corpi,

forti del fatto chesiamo una comunitàanomala e vogliamo

integrarci”

Il gruppo teatrale “Dopo...di Nuovo, gli amici di Luca”.

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Uno degli obiettivi riabilitativi più ambiti nei percorsi di recupero

La guida dopo cerebrolesione acquisita

Il ritorno alla guida dopo gravecerebrolesione acquisita (GCA)rappresenta, tra le attività dellavita quotidiana, uno degli obietti-vi riabilitativi più ambiti nei per-corsi di recupero. Almeno la metàdella popolazione con esiti ditrauma cranico, per esempio,risultano completamente inabilialla guida (Liddle e coll., 2012).Questo aspetto ha delle pesanticonseguenze sul resto della vita diquesti pazienti che vedono pro-gressivamente ridurre la loro par-tecipazione nelle attività produtti-ve, famigliari e sociali (Bivona ecoll., 2012). Allo stesso modo, èben descritto l’impatto negativoche tutto questo ha sull’umore,sull’identità e sul senso di sé diquesti individui. Infatti, nellanostra società, il guidare assumeun forte significato identitario,soprattutto per i giovani (prenderela patente rappresenta un impor-tante rito di passaggio all’etàadulta) ed essere costretti a smet-tere dopo una GCA è un’esperien-za complessa che riguarda sia ilsignificato personale dell’atto delguidare, le reali necessità di spo-starsi in autonomia ma anche laconsapevolezza e comprensionedei rischi effettivi del guidare chepossono derivare dalla presenzadei disturbi cognitivi e comporta-mentali post-lesione cerebrale.Tutto ciò ha un impatto sull’intero

sistema famiglia determinando unaumento della dipendenza delpaziente dai/dal caregiver, incre-mentando il distress e il burden dichi si prende cura di loro. Negliultimi anni le ricerche sulla guidadopo GCA si sono concentrate sulcome determinare l’idoneità allaguida e su quali fattori possonoessere predittori del tornare a gui-dare, ma poco sappiamo su comesupportare e aiutare chi non rice-ve poi l’autorizzazione a guidaree ha di fronte anni lunghi didipendenza dagli altri. Inoltre,troppe volte ancora, la gestionedella questione patente in questipazienti è a carico dei famigliariche difficilmente riescono adassumere una posizione “normati-va”, poiché non possono gestire lereazioni rabbiose e frustrate delpaziente che si vede ritirare lapatente.

Quali sono i livelli di elaborazionecognitiva previsti dal guidare?

Il Modello di Michon (1979;1989) parla della presenza di livel-li diversi di elaborazione organiz-zati gerarchicamente:

1. Livello Strategico: la pressionetemporale è bassa e la program-mazione costituisce un aspettofondamentale, in genere preceden-te al mettersi alla guida. Le deci-sioni strategiche sul traffico pos-sono compensare la compromis-sione di funzioni percettive emotorie di base (evitare per esem-pio le ore di punta). Vuol direquindi essere bene consapevoli del

proprio stato cognitivo e dellaresponsabilità sociale del propriocomportamento sulla strada.2. Livello Tattico: riguarda com-piti e decisioni sul traffico daprendere in maniera contingentealla situazione (adattare la velocitàalle diverse situazioni, accenderele luci, ecc). La pressione tempo-rale è intermedia. Vengono coin-volti sia la corretta valutazionedella situazione del traffico che icomportamenti anticipatori di evi-tamento del rischio.3. Livello Operazionale: implicale operazioni di base della guida,come mantenere la direzionedurante la marcia o frenare. Lapressione temporale può esserealta e implica manovre appropria-te che permettano di evitare even-tuali rischi improvvisi. Velocità dipercezione e di reazione sonomolto importanti. I rischi a questolivello sono determinati da sceltefatte ai livelli più alti della gerar-chia.

Premesso il modello di Michon, ènecessario che diverse funzionicognitive e comportamentali agi-scano in sinergia per assicurare ilrispetto dei livelli gerarchici. Inparticolare: Attenzione (compresele abilità visuo-spaziali), Memo-ria, Capacità Esecutive e Compor-tamento.

1. Attenzione, in particolare lecomponenti selettiva, divisa,sostenuta. Ruolo fondamentale delSAS (automonitoraggio del nostrofunzionamento cognitivo, garanti-sce le priorità e guida la distribu-

di

Anna Di SantantonioNeuropsicologa e psicoterapeutaricercatrice Centro Studi per la Ricerca sul Coma

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to in Italia, utilizzato, per legge, in17 Paesi (1350 centri) per idoneitàfisica, psichica e cognitiva. Il Vienna Test System (VTS) con-tiene più di 120 test psicologiciper la diagnostica psicologicacomputerizzata e viene utilizzatoin tutto il mondo. Il sistema ècostituito da: un software diamministrazione, test specifici perla valutazione di certe dimensionipsicologiche hardware. Uno stes-so test è composto da diverse ver-sioni che differiscono per la diffi-coltà, la modalità e la forma dipresentazione degli item. Sonopresenti anche forme paralleledello stesso test. I Test-set sono 3:DRIVESC, per la valutazione deipre-requisiti cognitivi minimi allaguida sicura dell’auto, DRIVE-STA e DRIVEPLS, per la valuta-zione dei pre-requisiti cognitividei conducenti con maggioreresponsabilità, conducenti perico-losi e PERSROAD, per la valuta-zione di alcune caratteristiche dipersonalità rilevanti per la guida.Riteniamo fondamentale associarealla valutazione neuropsicologicacon DRIVESC anche la valutazio-ne PERSROAD poiché gli aspettidi personalità pregressi (es. usoeccessivo o abuso di alcol pre-lesione) hanno un impatto signifi-cativo sulla possibilità che ipazienti GCA possano tornare aguidare in sicurezza.

zione delle risorse attentive). Fon-damentale è l’integrità delle abi-lità visuo-spaziali, soprattutto lapossibilità di esplorare l’interospazio percettivo (es. neglect).2. Memoria, in particolare quellaprospettica e di lavoro. Ruoloimportante viene giocato dallamemoria procedurale (capacità dieseguire sequenze motorie appre-se e consolidate) e la memoriaambientale (di tipo visuo-spaziale,ci consente di muoverci con effi-cienza in luoghi noti e di appren-dere quelli nuovi); 3. Capacità esecutive, pianifica-zione e astrazione devono essereintegre, cosi come l’automonito-raggio delle proprie azioni e laprevisione delle conseguenze.4. Comportamento, la presenzadi facile irritabilità, aggressività,comportamenti socialmente inap-propriati, oppure inerzia, apatia ograve depressione, rappresentanoun forte ostacolo alla guida sicura.

Come valutare le capacità diritorno alla guida? (Formisano ecoll., 2001)

1. Valutazioni preliminari o pre-driver: esame neuropsicologico eduna prova su simulatore di guida.2. Osservazioni non-su-strada:prove su circuito protetto e test diparcheggio.3. Prove su-strada: che possono

essere svolte su diverse aree: urba-na, rurale, autostradale, ecc.

È risaputo che le tradizionali valu-tazioni neuropsicologiche difficil-mente forniscono informazioniutili rispetto all’integrità dellecapacità cognitive e comportamen-tali necessarie per un ritorno allaguida in sicurezza, poiché effettua-te con test che sono scarsamente

“ecologici”, cioè, per le loro carat-teristiche, richiamano poco le realisituazioni in cui gli individui sitrovano nel loro tentativo di starenel mondo. Negli ultimi anni hatrovato largo impiego ed utilizzo ilVienna Test uno strumento creatoper la psicologia del traffico, tara-

Molto di recente si è aperto un percorso di valuta-zione delle abilità di guida per i pazienti con esiti

di grave cerebrolesione acquisita (GCA) dimessi daipercorsi di riabilitazione ospedaliera ed extra-ospeda-liera. Questo è l’esito di una maggiore presa di consa-pevolezza riguardo alla tematica della guida dopo GCAa cui si è arrivati ascoltando le richieste dei pazienti edei loro famigliari, molto spesso poco consapevoli delfatto che tornare a guidare non vuol dire solo sapere

come si fa o utilizzare degli ausili per compensare ideficit motori o sensoriali. Pertanto, il Centro Studi perla Ricerca sul COMA ha iniziato una collaborazionecon i Centri Kinesi Fisioterapici Di Giorno, allo scopodi costruire un valido protocollo di valutazione neuro-psicologica specifico per l’esame dell’integrità dellefunzioni cognitive necessarie ad una guida corretta e insicurezza. Per informazioni e prenotazioni si può con-tattare il seguente numero: 051 249101

Il Centro Studi per la Ricerca sul Coma con i Centri Kinesi Fisioterapici Di Giorno

Per un valido protocollo di valutazione neuropsicologica

“La presenza di facileirritabilità, aggressi-vità, comportamentisocialmente inappro-priati, oppure inerzia,apatia o grave depres-sione, rappresentanoun forte ostacolo alla

guida sicura”

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PROGETTO SCUOLE

GLI AMICI DI LUCA 65-66

Giunto all’ottava edizione il progetto scuole promosso dall’associazione "Gli amici di Luca”

Nuove realtà scolastiche e rapporti consolidatile premesse di una grande partecipazione

Il progetto scuole promosso dal-l’associazione Gli amici di Luca ègiunto quest’anno alla sua ottavaedizione e in questi otto anni di atti-vità sono stati realizzati molti incon-tri, alcuni dei quali hanno consolida-to relazioni con varie realtà scolasti-che e con gli stessi insegnanti e altriche ci hanno portato a felici e nuoveconoscenze.Il rapporto con l’I.C. “De Amicis” diMolinella, ad esempio, nasce diversianni fa da un contatto con l’inse-gnante Isabetta Gomedi. In passato sono stati organizzatiincontri anche con le loro classi pri-marie, ma negli ultimi anni ci siamoconcentrati sulle secondarie di primogrado, con la proposta di “Risveglioespressivo”, che vede una piccolarappresentanza del gruppo teatraleDopo di Nuovo, portare momenti dilaboratorio espressivo, legati al pro-getto “Casa dei Risvegli Luca DeNigris”, facendo ripercorrere ideal-mente ai ragazzi le varie fasi delcoma. Nell’esperienza più recenteabbiamo conosciuto quattro nuoveclassi e come sempre c’è stato ungran trasporto da parte degli studen-ti, come ci racconta lo stesso prof.Giuseppe Supino, il nostro attualecontatto con questa scuola. “Alcuni anni fa, una collega di mate-matica, la prof.ssa Gomedi, mi pro-pose di invitare a scuola, l'lC diMolinella, i responsabili dell'Asso-ciazione Amici di Luca. Sapevo dav-vero poco dell'associazione, avevo

visto distrattamente qualche spot intv. Ma quando la collega mi riferì dellaboratorio nel quale sarebbero staticoinvolti i miei alunni, in collabora-zione con i responsabili di Amici diLuca, non esitai due volte a dare lamia adesione. Negli anni ho cercato,

e cerco, di coinvolgere quante piùclassi possibili. Noto che si tratta diun'attività che davvero piace airagazzi, senza finti buonismi, e inquesto i responsabili dell'Associazio-ne sono davvero bravi, in quanto nonvengono da noi a fare la "lezionci-na", ma il tutto è vissuto in forma diesperienza e, in alcune fasi, di gioco.In classe, prima e dopo i laboratori,si affrontano tematiche relative all'e-sperienza del coma, anche perché sitratta talvolta di vissuti nell'ambitofamiliare. Non posso, infine, cheesprimere un giudizio positivo suquesta attività. Mi ha arricchitomolto negli anni, anche in meritoalla relazione da avere con gli alun-ni. Spero che si presenteranno altreoccasioni.”Per ringraziarci hanno fatto donoall’associazione di un attestato, rea-lizzato dagli stessi ragazzi nel pro-getto scolastico “La scuola del fare”. Di “vecchie” collaborazioni si parla

di

Antonella VigilantePedagogista Cooperativa sociale perLuca

Il pubblico che sempre più numeroso ha partecipato agli incontri svolti al teatro Dehon diBologna.

Attestato della “Scuola del Fare” di Molinella.

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PROGETTO SCUOLEGLI

anche per l’”Istituto SofonisbaAnguissola” di Cremona, che tradi-zionalmente con le classi quinte par-tecipa alla mattinèe organizzata pres-so il teatro Dehon di Bologna. Lapromotrice di questa consolidatarelazione è l’attivissima insegnantedi religione Cattolica, Chiara Beda-ni, con la quale abbiamo una ricca eproficua collaborazione e che inottobre è riuscita ad organizzare unconvegno nella loro città (“MestieriMisteri, alleanze inedite nei percorsidi Alternanza Scuola Lavoro”), coin-volgendo alcuni rappresentanti del-l’associazione, facendo rientrare l’i-niziativa nel percorso di alternanzascuola lavoro e arricchendola così dimaggiore esperienza. Alla suddetta mattinèe, alla qualesono invitate, di consueto, tutte lescuole secondarie di secondo gradodi Bologna e Provincia, gli studentiassistono ad uno spettacolo teatraledel gruppo Dopo di Nuovo e in que-st’ultima edizione erano presentiambedue le realtà teatrali dell’asso-ciazione, che hanno lavorato insiemeper lo spettacolo “In progress”. Inol-tre, altra novità importante, è stata laspeciale partecipazione di Alessan-dro Bergonzoni, per il momentofinale del dibattito: momento sempreinteressante di confronto tra attori eloro familiari, operatori, esperti delsettore, studenti ed insegnanti.Tra le fresche conoscenze, invece, è

assolutamente da menzionare il feli-ce incontro con il liceo “A. B. Sabin”di Bologna, con il quale quest’annoabbiamo intrapreso il percorso dialternanza scuola lavoro, comenuova esperienza per l’associazione.La richiesta ci giunge tramite unachiamata da parte dell’insegnanteGloria Gandolfi, alla quale seguonoun incontro organizzativo e unoconoscitivo/formativo con gli stu-denti e l’insegnante Isabella Casci ,che seguirà, con la collega Gandolfi,il nostro percorso.I ragazzi hanno scelto uno tra i duepossibili percorsi di gruppo indivi-duati: i gruppi teatrali e le Attivitàriabilitative insieme … e con grandeenergia, via si parte!Il percorso di alternanza si è svoltoda novembre a maggio dell’annoseguente e come già ho avuto mododi dire confrontandomi con le inse-gnanti, ritengo che questa sia stata

un’esperienza altamente positiva, siaper noi ente ospitante, che per gli stu-denti: ragazzi speciali e molto moti-vati, che hanno mostrato, fin dalprimo momento, interesse, serietà eviva partecipazione. Ecco alcuni commenti ed opinionidegli stessi studenti sull’esperienzafatta.Irene Kominos:Io mi sono trovata benissimo nellavostra struttura, è ben organizzatasia dal punto di vista tecnico sia delpersonale. Seguire persone con disa-bilità è risultato impegnativo ma haportato grandi risultati e soddisfazio-ni, prima fra tutti l'esposizione tea-trale. Associazioni come le vostresono fondamentali per un successodal punto di vista riabilitativo ed è ilmotivo per cui ho avuto il piacere dipartecipare al progetto. Spero contutto il cuore che vengano incentivatestrutture di questo tipo in tutta Italia.

Alcuni interventi durante il dibattito allematinée presso il teatro Dehon di Bologna.

Alessandro Bergonzoni chiude il dibattito.

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PROGETTO SCUOLE

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Laura Habili:Io personalmente ho vissuto una bel-lissima esperienza. All'inizio nonavrei mai pensato che questo percor-so mi avrebbe insegnato così tanto.Durante gli incontri si è semprelavorato bene e fin da subito siamostati inseriti all'interno del grupposenza farci notare che fossimo appe-na arrivati, anzi ci avete trattatocome se fossimo lì da tanto tempo, equesta caratteristica è veramenteuna cosa particolare e molto bellaperché fa capire quanto lavoro ededizione c'è dietro a tutto, a quantovi impegnate per mantenere tuttoinsieme e compatto. Come esperien-za personale devo dire che mi hainsegnato tanto. Sono entrata all'in-terno del gruppo che ero completa-mente un'altra e adesso sono riusci-ta a capire cosa potessi migliorare dime; inoltre, ho imparato ad apprez-zare i piccoli gesti più perché dietroa quel piccolo gesto ci potrebbeessere un grande traguardo. Mi ha,anche, confermato alcuni dei mieiprogetti futuri. Ma la cosa piùimportante è stata che ogni volta chedovevo venire agli incontri ero con-tenta, anche quando ero stanca e sfi-nita, perché voleva dire venire in unambiente familiare in cui si respiratanto affetto.

Luca Andreetti:Il progetto ci è stato presentato comealternanza scuola lavoro e sincera-mente credo di aver fatto più chebene a prenderne parte nonostanteavessi altri impegni a cui prestareattenzione (tra cui la scuola). Devodire che all'inizio tutto ciò mi spa-ventava, sono una persona decisa-mente timida e l'idea di fare improv-visazione teatrale con persone sco-nosciute non era allettante, in piùc'era anche la componente "personeche sono usciti dal coma" che rende-va il tutto più difficile. Ma è stataproprio questa componente che miha affascinato di più: il fatto chequeste persone hanno affrontato,affrontano e affronteranno una

situazione di una mole non indiffe-rente sorridendo per le piccole cose,come farebbe un bambino che ride diogni cosa senza malizie, probabil-mente perché danno un peso diversorispetto a noi alla vita. Sono felice,infine, di aver fatto parte della loro edella vostra vita anche per pochimesi. Credo di essere cresciutomolto tramite questa esperienza ecredo che un grazie sia d'obbligo.Altri incontri ci aspettano con laprossima edizione del progetto, checi porteranno sicuramente ad intra-prendere positive e costruttive nuoveconoscenze e con questo augurio ilmio pensiero va a Gloria, affinchériesca a superare con successo que-sto momento difficile della sua vita.

Nell’ambito del Progetto Scuole, il 7 giugno scorsosono intervenuta presso la scuola media Moruzzi di

Ceretolo per un incontro informativo sull’associazioneGli amici di Luca, con un gruppo di ragazzi di secondamedia. Ero stata invitata da un’insegnante che avevaavuto suo marito ospite alla Casa dei Risvegli Luca DeNigris ed era stato dimesso circa un mese prima, con unbuon recupero. La professoressa, nell’invitarmi a parteci-pare, mi spiegava che, siccome i suoi studenti avevanovissuto indirettamente la sua esperienza di coma e recu-pero del marito, pensava che sarebbe stato bello poterlifare partecipi di un incontro con me, come mamma diLuca e fondatrice, insieme al papà, dell’associazione cheha promosso il progetto della Casa dei Risvegli.L’incontro è stato seguito dai ragazzi con interesse e par-

tecipazione attiva e alla fine sono scaturite da loroimpressioni e idee che hanno espresso con alcune parolescritte dagli studenti sulla lavagna.Eccone alcune:POSITIVITA’- RISCHIO- SPERANZA – LUCE –AMORE – FORZA – TENSIONE – LOTTA – ENER-GIA – SCOPERTA – COLLABORAZIONE – UNIONE– DETERMINAZIONE – VICINANZA – FELICITA’ –APPOGGIO – PERSEVERANZA – STIMOLO –SOGNO – CORAGGIO.Grande la mia soddisfazione e forte la percezione chespesso sui giovanissimi passa con maggiore profondità ilmessaggio che vogliamo trasmettere con l’esperienzaaccanto a Luca e dopo Luca.

Maria Vaccari

Un piacevole incontro a Ceretolo

Il gruppo teatrale risponde alle domande dei ragazzi.

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FISICA/MENTEGLI AMICI DI LUCA 65-66

Risultati molto lusinghieri soprattutto per l’impatto sulla qualità della vita

Sport e disabilità: un anno di sportello informativoalla Casa dei Risvegli Luca De Nigris

Èpassato più di un anno da quan-do, nel luglio del 2017, abbiamo

attivato lo “Sportello informativoSport e disabilità” all’interno dellaCasa dei Risvegli Luca De Nigris.Oltre 12 mesi di lavoro per un pro-getto che è nato quasi in punta dipiedi, con la complicità di Fulvio DeNigris dell’associazione Gli amici diLuca e del professor Roberto Pipernodell’Azienda Usl di Bologna. Perso-ne che hanno voluto unire le propriecompetenze per una sfida che ci dàgrandi soddisfazioni, non solo quan-do ci voltiamo a vedere cosa abbiamofatto fino a oggi, ma anche e soprat-tutto se guardiamo avanti per scorge-re dove possiamo arrivare. Attivo due pomeriggi a settimana(lunedì dalle ore 16 alle 18 e giovedìdalle ore 14 alle 16, per prenotazioni:[email protected]), loSportello informativo è il punto dicontatto tra le persone con disabilità

di qualsiasi tipo e gravità, e le federa-zioni sportive del territorio bologne-se. Alla Casa dei Risvegli Luca DeNigris abbiamo portato l’esperienzache abbiamo sviluppato negli istitutidi riabilitazione di Montecatone nelbolognese, di San Giorgio nel ferra-rese e di Villanova d’Arda in provin-cia di Piacenza, adattandola a un’u-tenza costituita prevalentemente dachi ha subito un trauma o una cere-brolesione. L’obiettivo però è rimasto

lo stesso: ascoltare e indirizzareverso le società che possano acco-gliere le persone con disabilità, per-mettendo loro di praticare uno o piùsport che soddisfino i loro desideri esiano in linea con le loro potenzialitàe attitudini. Un’attività che è statasvolta con impegno e passione dalnostro consulente sportivo paralimpi-co Giuseppe Parrinello, che ha opera-to a stretto contatto con lo staff sani-tario da una parte e, dall’altra, con lopsicologo dell’associazione Gliamici di Luca, con i tecnici sportividel Comitato paralimpico e con lesocietà più accoglienti e attive nel-l’avviamento allo sport paralimpico.I risultati, secondo noi, sono moltolusinghieri, in termini numerici ma inparticolare per l’impatto sulla qualitàdella vita di chi ha scelto di intra-prendere un percorso sportivo. Inquesti mesi abbiamo incontrato eavviato alla pratica sportiva più di 20persone con disabilità di ogni età.Come Pasquale, che ha deciso di pro-vare l’hockey in carrozzina, mentre

di

Melissa MilaniPresidente Comitato italiano paralimpico Emilia-Romagna

Da sinistra: Roberto Piperno direttore Casa dei Risvegli Luca De Nigris, Melissa Milani pre-sidente Cip Emilia-Romagna e Giuseppe Parrinello consulente sportivo paralimpico.

Momenti dell’attività svolta ad Eposanità.

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Paolo, Giovanni, Wilson, Fabrizio eGiordano hanno iniziato o hannoripreso a fare nuoto. La scelta di Vasilè andata sul tiro con l’arco, quella diMarco sul tennis tavolo. E solo dapochi giorni Ghizlane si è messa insella per fare equitazione. Personediverse, con percorsi, passioni ed esi-genze differenti, che hanno iniziato apraticare uno sport che non pensava-no fosse più alla loro portata e chenello sport stanno invece trovandouno strumento per stare bene fisica-mente – perché lo sport vuol diresempre benessere, a prescindere daqualsiasi condizione – e migliorare leloro autonomie. Poi ci sono storie che sembrerebberoforse più speciali, di chi grazie alloSportello non solo ha scoperto unanuova passione, ma ha partecipato agare, conquistando anche medaglie: èil caso di Patrizia Fiorentini nelladanza sportiva e di Matteo Addessonella scherma in carrozzina. Ma aprescindere dai podi e dai trofei, quel-lo che a noi del Comitato paralimpicointeressa davvero è offrire la possibi-lità di sentirsi nuovamente bene conse stessi e con gli altri. Per chi haavuto un grave incidente, non è facilesuperare alcune paure: ecco, lo sport– con la carica di emozioni che rega-la – può ridare la voglia di uscire dicasa, di mettersi alla prova, di cono-scere nuove persone. Può permetteredi trovare nuovo entusiasmo, standoallo stesso tempo in forma, poten-ziando le proprie capacità e svilup-pandone di nuove.Questo è quanto abbiamo fatto e gliobiettivi che ci siamo posti fino aoggi, ma non ci mancano gli stimoli ei progetti per il futuro. Uno lo possia-mo anticipare: lo “Sportello informa-tivo Sport e disabilità” della Casa deiRisvegli Luca De Nigris sta suscitan-do l’interesse di diverse strutture sani-tarie, bolognesi e non solo. Un servi-zio modello che potrà essere replicatoanche altrove per dare a ogni personacon disabilità le stesse opportunità.Lo sport è per tutti.

“Prima di tutto voglio dire chesono davvero entusiasta per

questa chiamata, vorrei che si sapes-se di più dello Sportello Cip, ioquando posso ne parlo, condivido suFacebook, ma si conosce ancoratroppo poco”. Esordisce così PatriziaFiorentini, 58enne bolognese dallavoce pimpante e il tono pratico,quando le viene chiesto di racconta-re la sua storia. Nel 2006, Patriziaviene colpita da un aneurisma cere-brale che la porta in stato vegetativo,dal quale si riprende piuttosto rapi-damente, forse grazie anche al fisicoasciutto e allenato per via della danzapraticata per anni. L’aneurismalascia però delle tracce: un’emipare-si sinistra. Inizia per lei un lungo periodo direcupero. “Potrei elencare i nomi ditutti i fisioterapisti e i dottori specia-lizzati di Bologna e oltre che hoincontrato in questi anni”, affermamentre snocciola uno dopo l’altrotutti i passaggi e i tentativi fatti in variospedali dell’Emilia-Romagna perdare sollievo alla sua nuova condi-zione: “Il punto è che, con un proble-ma neurologico come il mio, tuttoquello che facevo era troppo ‘passi-vo’, c’erano sempre altri, per quantobravissimi, a muovere le mie parti delcorpo, e io la maggior parte del

tempo ero lì e basta”. Dopo essereuscita dallo stato vegetativo, Patriziasi ritrova inizialmente su sedia aruote: grazie ad appositi esercizi e aun tutore al piede, ritorna a stare inpiedi. Per migliorare la sua mobilità,prova le iniezioni di botulino e diun’altra tossina: “Ma mi rallentavanonel resto del corpo. I miglioramentimaggiori li ho avuti con l’isocinetica,anche se è un trattamento più utile achi deve recuperare da traumi fisici,come gli atleti, e non aiuta molto chiha avuto problemi come il mio”. Arriva il 2018 e finalmente Patriziasembra trovare la soluzione “attiva”che fa per lei: “A una delle ultimevisite dalla mia fisioterapista all’O-spedale Maggiore di Bologna, questami ha informato del progetto dello‘Sportello Sport e disabilità’ allaCasa dei Risvegli Luca De Nigris:mi ha passato un volantino e mi haconsigliato di provare a fare sport.Visto che comunque qualche miglio-ramento nel tempo l’avevo avuto, hopensato che non sarebbe stata unacattiva idea. E così ho accettatoimmediatamente”. Patrizia entraquindi in contatto con Giuseppe Par-rinello, il consulente sportivo para-limpico che gestisce lo Sportellopresso l’ospedale Bellaria di Bolo-gna. “Giuseppe è stato gentilissimo.Ci siamo incontrati, abbiamo con-versato un po’ e mi ha chiesto cosami piacesse e cosa no. Mi ha illustra-to un po’ di sport e a un certo puntoha nominato la danza. È stato là cheho pensato: ‘Oh, ecco!’. Mi ha aiuta-to a trovare una scuola vicino casa,così non avrei dovuto spostarmitroppo in macchina e faticare. È lascuola di ballo Gabusi e lì ho potutofare una prima prova gratis. Mihanno detto che il corso di latino-americano sarebbe stato il migliorenel mio caso, così ho cominciato:sono solo due mesi che vado, ma sogià di non voler smettere più”.

Patrizia: “Danzo e sto bene”

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Il servizio dello Sportello Cip è gra-tuito, eventualmente si pagano icorsi: “Comunque costano meno deitrattamenti che ho fatto prima. È tal-mente bello, ci sono altre personeinsieme a te”. Patrizia ha praticamen-te abbandonato la fisioterapia tradi-zionale per dedicarsi completamentealle coreografie del ballo latino-ame-ricano, che la aiutano a concentrarsisulla coordinazione cervello-movi-menti e a mantenersi in forma:

“Certo, devo ancora utilizzare ilbastone, però cammino, mi muovo, esoprattutto sono felice. Per chi haproblemi come i miei è molto impor-tante anche fare qualcosa che scaccii brutti pensieri, la depressione, la tri-stezza e con la danza ci riesco. Orasono in vacanza, ma a settembre,appena torno, ricomincio subito”,conclude, proprio come aveva ini-ziato la telefonata: entusiasta.

(A cura di Elettra Bernacchini)

Matteo Addesso, 27enne di SanLazzaro di Savena, alle porte

di Bologna, ha un tono pacato, manon per questo meno determinato.Cinque anni fa, un incidente in scoo-ter gli provoca una paresi alla partesinistra del corpo. “Ti risparmio tuttala trafila di visite e contro visite, puoiimmaginartela: fondamentalmente,ho iniziato subito a fare fisioterapia eho recuperato abbastanza bene, perquel che è possibile, il movimentodella gamba, ma il braccio continua arimanere bloccato e, insomma, allamia età, non ne sono proprio conten-to”, racconta. Anche per Matteo, l’in-contro con Giuseppe Parrinello delloSportello Cip è avvenuto grazie alsuggerimento del suo fisioterapista:“Diciamo però che ho fatto un paio difalse partenze. Avevo escluso a priori

gli sport in carrozzina perché avevogià provato e non mi piacevano, nonmi ci ritrovavo proprio. Il primo ten-tativo l’ho fatto con il tiro con l’arco,ma è stato un buco nell’acqua: nonposso usare il braccio sinistro e nonriuscivo a tenere l’arco, insomma…non ha funzionato. Poi, al secondotentativo, è stata la volta della scher-ma, uno sport mai fatto prima e nean-che mai preso in considerazione”,confessa e il tono di voce è già moltopiù caldo di quello iniziale. Un po’ diffidente al primo ingressonella palestra della Zinella Schermaa San Lazzaro di Savena, gli inse-gnanti lo invitano a fare una prova inpiedi, per assecondare le sue richie-ste, ma non va benissimo. Lo con-vincono allora a tentare con la car-rozzina, e alla fine Matteo cede:

“Che dire: mi sono appassionato,tanto che non ho più smesso, ormai èdallo scorso novembre che tiro discherma. Ho fatto anche delle gare,sono arrivato terzo ai campionati aRoma e a Milano, ma voglio conti-nuare ad allenarmi e migliorarmi,non dico per raggiungere chissà qualirisultati eccezionali… ma perchéno?”. È grazie alla scherma che aMatteo sono tornati la voglia di rifar-si e lo spirito competitivo. Ancheprima dell’incidente era uno sporti-vo: calcio, basket e anche corsa perpassione personale. I limiti che deveaffrontare ora non hanno scalfitoquesta sua attitudine.“Giuseppe è stato carinissimo: mi haaccompagnato alla prima prova ditiro con l’arco e poi mi ha aiutato ascegliere un nuovo sport. Quandosono arrivato alla palestra della Zinel-la Scherma, vedere altre persone incondizioni simili alle mie, e checomunque facevano attività sportiva,mi ha aiutato molto. Non ho smessodi fare fisioterapia privatamente, peròormai mi alleno 3 volte a settimana.In più uno dei maestri di scherma èanche fisioterapista, quindi quandoho un dolore glielo dico e ci lavoria-mo su. Ci punto molto”.Né i medici né tantomeno lui sannoprevedere come procederà il recupe-ro. “Certo, però – conclude allegro –una delle ultime volte che sono anda-to dal fisioterapista mi ha detto: ‘Seripenso alla prima volta che ti ho visi-tato, è incredibile la strada che haifatto’. Quindi, direi che la positivitànon manca”. E alla domanda se con-siglierebbe ad altre persone con disa-bilità di rivolgersi allo Sportello Cipper provare a fare sport, senza esita-zione risponde: “Assolutamente sì.Quando posso vado sempre allemanifestazioni divulgative del Comi-tato paralimpico e se mi capita d’in-contrare qualcuno con problemi simi-li ai miei gli consiglio subito di anda-re allo Sportello: è bello, importante esoprattutto davvero utile”.

(A cura di Elettra Bernacchini)

Matteo: “La scherma è la mia nuova passione”

Matteo (il terzo da sinistra) ad una premiazione di una gara di scherma.

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Un progetto finanziato dalla Fondazione Vodafone, per riappropriarsi della propria dimensione psicofisica

Progetto Melograno 2.0: non solo sport ma un’opportunità per ritrovare benessere

Riscoprirsi in un corpo diver-so, riprendersi la propria

dimensione psicofisica, trovarespazi di libertà e spensieratezza.Conoscere un gruppo, incontrarevite e condividere esperienze,guardarsi, sentirsi, incrociarsi.Sono i 5 anni di sport del proget-to Melograno. Un progetto rico-nosciuto e finanziato dalla Fonda-zione Vodafone per il 2018 comebuona pratica per coltivare ilbenessere psicofisico nelle perso-ne con esiti di neurotrauma acqui-sito. L’attività sportiva divieneparte integrante della program-mazione settimanale della perso-na, si affianca alle cure e gliaggiunge quella dimensionesociale di confronto, incontro econdivisione che da allo sport unvalore in più. Lo sport del proget-to Melograno è un’opportunitàche se si incastra nella vita dellapersona diviene un mattone saldodel suo percorso, anche solo peruscire di casa per distrarsi un pò,per muoversi, per ritrovare unamigliore percezione di benessere.In questi anni mi sono sempre piùconvinta che la sfida più ardua daaffrontare per le persone cheincontro è l’idea dei propri limitipresenti: “non ce la farò mai”,“non lo so fare”, “ma come faccioa farlo?”. Sono interrogazioninaturali e del tutto legittime dopoun neurotrauma acquisito, inter-

rogazioni a cui nemmeno io,spesso, so dare una risposta. Èl’esperienza diretta dell’attivitàsportiva che può davvero regalarealla persona una determinazioneforte nello sfruttare al meglio leproprie capacità passate e presen-ti, che gli permette di trovare stra-tegie alternative di movimento, dibenessere e di pensiero. Dopo unevento traumatico, qualunqueesso sia, le lenti che indossiamoper vedere ciò che sta accadendo

intorno a noi hanno la caratteristi-ca di focalizzare solo i limiti diquella condizione, tutte le diffi-coltà e le nostre incompetenze.Viviamo con la continua sensa-zione di non trovare più uno spa-zio, anche se piccolo, da doveuscire, non pensando minima-mente che lo abbiamo già trovatoquello spazio, anche se ci soffoca,anche se ci fa ancora troppo male.Ci sentiamo incastrati in un labi-

rinto che non ha vie di fuga. Pas-sano i giorni, i mesi e forse anchedegli anni. Ritornare alla vita e riconoscersidiversi da prima sono sfide chequeste persone affrontano tutti igiorni. Si parla sempre del passa-to e dei ricordi che ci si porta die-tro, speranzosi che quella memo-ria ritorni ad essere il nostro pre-sente. E poi si fanno progetti peril futuro, in cui l’unico obiettivoda raggiungere è ritornare adessere quello che il ricordo di chisi era ci impone. È nel presenteche facciamo fatica a muoverci. Ènel presente che ci sentiamoschiacciati dai ricordi (chi erava-mo) e dai nostri progetti (torneròad essere come prima). Ed è pro-prio il presente il tempo in cuiincontro le persone e gli propon-go di fare sport. Faccio spessofatica in quei colloqui a spiegaredavvero l’importanza del proget-to. Sono in un tempo presente maparlo del futuro, non creo speran-za ma offro una sola opportunitàtra tantissime altre. Alcuni la col-

di

Francesca NataliPsicologaGli amici di Luca

“Mai come quest’annoil progetto Melogranoha creato spazi diopportunità di vita

unici, per persone uni-che, che all’idea di faresport si sono mostratetitubanti, spaventate,ma anche entusiaste

e determinate”

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gono, altri non ne possono piùfare a meno, altri ancora non lasperimentano. Mai come quest’anno il progettoMelograno ha creato spazi diopportunità di vita unici, per per-sone uniche, che all’idea di faresport si sono mostrate titubanti,spaventate, ma anche entusiaste edeterminate. Lo sport ha offertonel loro presente la possibilità diriconoscere il limite e di crearespazi di movimenti e pensierialternativi e meno limitanti. L’at-tività motoria è diventata unospecchio che rifletteva chi si eradopo il neurotrauma e di qualicompetenze vecchie e nuove siera venuti in possesso. Lo sportha offerto l’opportunità di ritro-vare la strada del benessere,anche se solo quel benesseresignificasse uscire di casa perqualche ora. Significava già staremeglio.

RAGAZZI IN PALCOSCENICO

Lo scorso 16 aprile presso il teatro Dehonabbiamo applaudito i 22 fantastici ragazzi

che hanno messo in scena lo spettacolo “AdAntoine quando era bambino”, allestito dallaclasse 4^A della scuola primaria Don Milani diBologna. Ancora una volta la bellissima espe-rienza di teatro portata avanti in questa scuola, haavuto uno scopo di solidarietà a favore de Gliamici di Luca per la Casa dei Risvegli Luca Denigris; i bambini, guidati con entusiasmo per ilquarto anno consecutivo dall’insegnante Anna-maria Catalano e con la regia della bravissima Mara Vapori, hanno realiz-zato uno spettacolo di valore educativo e artistico, dimostrando lo svilup-po di capacità recitative sempre più avanzate.Siamo molto grati a tutti coloro che si sono attivati in questa iniziativa,affiancando già da anni il nostro impegno nel progetto della Casa deiRisvegli Luca De Nigris.Grazie di cuore ai fedelissimi amici della scuola don Milani! Un grazie par-ticolare all’insegnante Annamaria Catalano che accompagna nelle esperien-ze teatrali a favore della Casa dei Risvegli i suoi ragazzi ormai da 17 anni.

M. V.

Anche quest’anno, grazie alla collaborazione dialcuni volontari e amici dell’associazione, abbia-

mo potuto organizzare la giornata di ferragosto con ilpranzo conviviale (insieme alle famiglie, agli ospiti instruttura, ai volontari e agli operatori) e un pomeriggiodi canti accompagnati dalla chitarra del nostro volon-tario Luca, dalle percussioni di Giovanna e dall’armo-nica di Lorenzo. Un ringraziamento particolare aRoberto (ex-ospite della Casa dei Risvegli) e a suamoglie per la partecipazione amichevole da Bondeno eper i balli con i quali si sono esibiti.

Pranzo conviviale, balli e canti con amici e volontari

Ferragosto alla Casa dei Risvegli Luca De Nigris

Attilio e Cecilia Rodriguez

Un felice incontro per l’amico di Luca Attilio Bigagli da Cattolica. Lui e Cecilia Rodriguez ci mandano tanti cari saluti che affettuosa-mente ricambiamo.

Saluti

dal Corno

alle Scale

Un agosto di cammi-nate nello splendidoambiente del Parcodel Corno alle Scale:qui la nostra presi-dente è al Lago Scaf-faiolo.

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FARE RETE

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Per affrontare in modo integrato e progettuale le sfide del futuro

Colibrì cresce in qualità con l’adesione della Casa di Cura Toniolo

La Casa di Cura “Madre Fortu-nata Toniolo”, un centro di

eccellenza nella medicina e chirurgiafondato a Bologna nel 1956, con sedein via Toscana 34 a Bologna, entrainfatti nel Consorzio OspedalieroColibrì, che rappresenta e associa 18strutture specializzate in servizi sani-tari e socio-sanitari in continua cre-scita ed espansione regionale. Il “Toniolo” è il nuovo socio effettivodel gruppo Colibrì http://www.con-sorziocolibri.com/web/il-consorzio/i-consorziati/ L’alleanza terapeutica, la cura premu-rosa del paziente considerato comepersona e non come patologia e laflessibilità organizzativa sono pilastridel modello assistenziale del “Tonio-lo” che aderisce a Colibrì per condi-videre esperienze e prendere parte anuovi progetti.La Casa di Cura, retta dalla congrega-zione delle Piccole Suore della SacraFamiglia, nell’assistenza al pazientemette in campo l’insegnamentolasciato da Suor Lamberta Bonora.Il “Toniolo” nacque"…perché l'am-malato venisse accolto e trattatocome persona meritevole di ogniriguardo e di ogni rispetto; fu volutaper offrire a tutti un servizio dignito-so e di alto livello per prestazionimedico-sanitarie. Riportare il Cristo

nell'ospedale è riportarlo nellasocietà".Una realtà con radici profonde cheguarda al futuro e vede il ConsorzioColibrì come “aggregatore” di cono-scenze, esperienze e opportunità per i

soci, per gli stakeholders, il territorio,i cittadini.“Per il Consorzio Colibrì questaadesione segna un passo decisivonella sua crescita regionale - spiegail presidente Ing. Claudia Sabatini -.Con la casa di Cura “Madre Fortu-nata Toniolo” condividiamo l’e-spressione di impegno professionalee di servizio che si esprime tutti igiorni in una presenza "premurosa"accanto al paziente. Accomunano eintegrano le due realtà, gli investi-menti nella ricerca scientifica e nelletecnologie più evolute, per garantireai pazienti risposte, in termini di curee assistenza, sempre più veloci e sod-disfacenti”.La struttura polispecialistica di viaToscana è simbolo di innovazione.Risulta infatti dotata di sale operato-rie con attrezzature di ultima genera-zione. Ma è anche simbolo di umanitàcon il suo forte messaggio di speran-za e dignità per tutti coloro che ope-rano nel mondo della salute, per lefamiglie, per i pazienti.Per maggiori informazioni.www.casacuratoniolo.it/home.

Consorzio Ospedaliero Colibrì Nato nel 2009, è un’organizzazione in continua crescita ed espansione cheopera in Emilia Romagna. Ad oggi le strutture aderenti (specializzate neisettori sanitario e socio sanitario) sono 18. Questi i dati del Consorzio Coli-brì aggiornati: fatturato = 260 milioni; collaboratori/operatori = 5.528operatori; utenti serviti = 352.905; posti letto autorizzati = 3.158Sito web: www.consorziocolibri.com

La delegazione del Consorzio Colibrì insieme alla direzione sanitaria del Toniolo.

Il dott. Averardo Orta e lo staff direzionaledel Toniolo.

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CASA DEI RISVEGLI LUCA DE NIGRISGLI AMICI DI LUCA 65-66

Musica, danza e teatro alla Casa dei Risvegli Luca De Nigris

La Conquista della felicità 2018

Anche questa estate, come ormaida 14 anni, Gli amici di Luca

hanno organizzato la rassegna “LaConquista della Felicità” nel giardi-no antistante la Casa dei RisvegliLuca De Nigris. L’iniziativa eraall’interno delle proposte di Bolo-gna Estate 2018. Si sono alternati inscena musicisti, danzatori, attori,che hanno contribuito con la loroarte ad allietare alcune serate neimesi di giugno e luglio.Le foto che pubblichiamo illustranoalcuni momenti degli spettacoliallestiti.

Il professor Eugenio Riccomini ha tenuto unasplendida lezione sull’opera “Allegoria del coma”del pittore Wolfango, che è collocata all’internodella Casa dei Risvegli Luca De Nigris.

Musica indiana suonata dal sitar di Mauro Fava, dallatampura di Federica Marchetti e dalle tablas di AndreaCantarelli.

Qui sotto: Gli attori della Compagnia “Gliamici di Luca” hanno messo in scena“Parole povere” omaggio a Pier Luigi Cap-pello, risultato del lavoro di laboratorioteatrale portato avanti nei mesi scorsi dalTeatro dell’Argine. Guide teatrali del labo-ratorio e coordinamento: Nicola Bonazzi eDeborah Fortini.

Sopra: Danza ottocentesca, su musiche di Rossini, messa in scena dal gruppo dei danza-tori dell’associazione “8cento” che si sono esibiti in splendidi costumi d’epoca nella piaz-za antistante la sede della cooperativa sociale PerLuca. In basso a destra: I danzatori e le danzatrici del “Nuovo balletto Estense” di Castelfrancodell’Emilia hanno messo in scena delle belle coreografie in costume su musiche del ‘400 edel ‘500, coinvolgendo anche il pubblico.

Foto di Valter F

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LA RICERCA

GLI AMICI DI LUCA 65-66

Se vuoi migliorarlo, devi misurarlo

Nuovi approcci alla misurazione e gestionedelle problematiche nutrizionali in Neuroriabilitazione

La letteratura recente è concordenell’affermare che le problematichemalnutrizionali durante la fase ria-bilitativa determinano un aumentodelle complicanze (1), una maggiordurata di degenza (1) e un outcomeriabilitativo peggiore nelle personecon ictus (2) e trauma cranico (3). La malnutrizione proteica, infatti,determina una maggiore suscettibi-lità alle infezioni (2, 4), un aumen-tato rischio di decubiti (2, 4), altera-zioni della termogenesi (4), perditadi massa muscolare (4), una ridottafunzionalità muscolare respiratoria(4), atrofia viscerale con ridottoassorbimento dei nutrienti e svilup-po di edemi dei vari distretti corpo-rei (4). Le conseguenze dal punto divista riabilitativo sono ovviamenteimportanti in quanto le persone conmalnutrizione, andando incontro adun maggior numero di complicanze,anche di carattere infettivo, hannomeno risorse energetiche da poterinvestire nel lavoro riabilitativoanche a cause delle conseguentimaggior faticabilità e ridotta tolle-ranza allo sforzo fisico. Inoltre, visono evidenze sperimentali che sug-geriscono che la malnutrizione pro-teica abbia un effetto detrimentediretto sulla neuro plasticità post-ictus (2).Sulla base di questi dati di letteratu-ra, appare evidente la necessità diottimizzare i livelli nutrizionali delpaziente con grave cerebrolesione

acquisita durante la fase riabilitati-va, al fine di assicurare le miglioripossibilità di un outcome riabilitati-vo favorevole. Ma come? Il celebrefisico Lord Kelvin, padre della ter-modinamica, era solito dire: “sevuoi migliorarlo, devi misurarlo”(5). E questa è la strada che abbia-mo deciso di seguire nell’UnitàAssistenziale di Neuroriabilitazione“Casa dei Risvegli”.In particolare, abbiamo preliminar-mente messo a punto una scala di

misurazione, che abbiamo chiamato“Protidic Malnutrition Score”(PMS), la quale è basata sui valorinutrizionali forniti dai vari indici dilaboratorio che, in letteratura, forni-scono informazioni quantitativesullo stato nutrizionale proteico(conta linfocitaria, creatinina, pro-teine totali, albumina, transferrina,prealbumina, retinol binding pro-tein) (6). Il PMS (in figura 1 ne èmostrata la prima versione) consen-te non soltanto di misurare comples-

di

Fabio La PortaMD PhD - Dirigente medicoUOC Medicina RiabilitativaDipartimento di emergenzaAUSL Bologna

Figura 1 – Il Protidic Malnutrition Score (versione 1.1).

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LA RICERCAGLI AMICI DI LUCA 65-66

sivamente il grado di malnutrizioneproteica in un dato momento tem-porale, ma anche le modifiche dellostesso nel tempo, anche in relazionead eventi clinici (come, ad esempio,il cambio di regime nutrizionale) e,soprattutto, interventi terapeuticivolti a migliorare lo stato nutrizio-nale (7).Una volta costruito, il PMS è statosomministrato a tutti i pazienti rico-verati consecutivamente pressol’UOC di Medicina Riabilitativa eNeuroriabilitazione dell’AziendaUSL di Bologna. Per ogni paziente,i parametri nutrizionali che com-pongono il PMS sono stati rilevatisettimanalmente. La validazione èstata effettuata mediante tecnichepsicometriche moderne (Raschanalysis) su 337 valutazioni raccol-te su 60 pazienti. I risultati prelimi-nari delle analisi di validazionehanno suggerito la necessità dirimuovere due item (conta linfocita-ria e creatininemia) e di modificareil sistema di punteggio di uno deirestanti cinque item (retinol bindingprotein). Dopo queste modifiche, ilPMS è risultato valido e sufficiente-mente preciso per poter essere uti-lizzato come strumento di supportoa decisioni cliniche nel singolopaziente (7) oltre che per monitorar-ne l’andamento dello stato nutrizio-nale (8). La figura 2 mostra un esempio con-creto di misurazione dello statonutrizionale in un singolo paziente.La sig.ra V.C., affetta da disturbo dicoscienza secondario ad emorragiacerebrale e trasferita nella nostraUOC da un reparto per acuti delNord Italia, all’ingresso mostravaun quadro di malnutrizione severasostenuto da un apporto caloricoinadeguato rappresentato da appena1200 Kcal al giorno via sondinonaso-gastrico (figura 2). Questograve quadro malnutrizionale siassociava alla presenza di abbon-danti versamenti pleurici bilaterali,dipendenza dall’ossigeno tramite

cannula tracheale ed un discretogrado di edema cerebrale con estro-flessione del lembo di craniectomia.Il quadro veniva ben presto compli-cato da un grave stato settico. Gliinterventi principali, in questa fase,consistevano nell’utilizzo dellamacchina della tosse, nella mobiliz-zazione precoce e nell’uso delleidonee terapie antibiotiche. Tutta-via, veniva anche raddoppiato l’ap-porto nutrizionale e proteico, pas-sando da 1.200 Kcal a 2.300 kcal algiorno. Come mostrato in figura 2,lo stato nutrizionale miglioravarapidamente e già in terza settimanarisultava possibile lo svezzamentodall’ossigeno e, nell’arco di cinquesettimane, risultava possibile lo

svezzamento dalla cannula trachea-le. La progressiva risoluzione deldeficit nutrizionale proteico si asso-ciava ad una risoluzione dei versa-menti pleurici (e, in parte, dell’ede-ma cerebrale), nonché al supera-mento di un ulteriore grave statosettico sostenuto da germi multiresi-stenti (Klebsiella KPC) che, di soli-to, è gravato da elevata mortalità.Dopo il raggiungimento di un ade-guato equilibrio nutrizionale, lapaziente non ha più sofferto di epi-sodi infettivi e non ha sviluppatoalcuna complicanza anche in occa-sione di interventi invasivi quali ilconfezionamento della PEG o lacranioplastica. A quattro mesi dalsuo ingresso presso la nostra UO, èstato possibile svezzare gradual-mente la paziente dalla nutrizioneenterale fino al completo recuperodell’alimentazione per bocca.Il PMS ha fornito anche informa-zioni molto interessanti sull’anda-mento del fenomeno malnutriziona-le nel gruppo dei 55 pazienti ricove-rati presso la nostra UO i cui datihanno contribuito alla validazioneiniziale dello strumento (8). In par-ticolare, è emerso che solo nel 9% i

“Dopo il raggiungi-

mento di un adeguato

equilibrio nutrizionale,

la paziente non ha più

sofferto di episodi

infettivi”

Figura 2 – Relazione tra stato nutrizionale misurato dal PMS ed eventi clinici in una pazientecon grave cerebrolesione acquisita.

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LA RICERCA

GLI AMICI DI LUCA 65-66

pazienti godevano di un adeguatoquadro nutrizionale all’ingresso inriabilitazione. Infatti, il 53% pre-sentava un quadro di malnutrizionelieve, il 36% un quadro di malnutri-zione moderata e il 2% un quadrodi malnutrizione grave. Durante ladegenza in riabilitazione, il 21%dei pazienti è andato incontro ad unpeggioramento del proprio statonutrizionale. Le motivazioni diquesto peggioramento sono statesvelate proprio dai grafici basati sulPMS. In particolare, abbiamo nota-to come il momento più critico perlo sviluppo di uno stato malnutri-zionale in ambito riabilitativo siarappresentato dallo svezzamentodalla nutrizione per via enterale(dove spesso vengono fornite dalle1800-2300 Kcal via sondino nasogastrico) con passaggio ad unanutrizione per via orale (dove, infase iniziale, non si riescono a for-nire più di 1000-1500 Kcal). Un esempio di ciò è mostrato infigura 2, dove la sospensione dellaNET in un paziente con Ictus in cuila deglutizione ancora non era suf-ficientemente efficace ed efficientea garantire l’apporto calorico-pro-teico necessario, stava facendopericolosamente scivolare lo statonutrizionale del paziente nella“zona delle complicanze” (malnu-trizione severa). Il riconoscimentodi questo peggioramento dello statonutrizionale mediante il PMS haconsentito di correre ai ripari, inte-grando la nutrizione per bocca conuna nutrizione parenterale (NPT)per circa due settimane. Il contem-poraneo miglioramento dell’effica-cia e dell’efficienza deglutitoria,consentiva poi di sostituire l’inte-grazione per via parenterale conintegratori per via orale con pro-gressiva risoluzione del quadromalnutrizionale nelle 4 settimanesuccessive. Sebbene i dati qui presentati sugge-riscano che il PMS possa essereuno strumento valido e utile per

misurare lo stato nutrizionale deipazienti, per monitorarne nel tempol’evoluzione e per studiare suampie popolazioni di soggetti ilfenomeno malnutrizionale, i risul-tati presentati devono essere inter-pretati con cautela in ragione delloro carattere preliminare. In talsenso, il PDTA Gravi Cerebrolesio-ni Acquisite dell’Azienda USLBologna rappresenta il setting idea-le per acquisire ulteriori dati per lavalidazione definitiva dello stru-mento e per approfondire scientifi-camente le conoscenze sui rapportitra stato nutrizionale così comemisurato dal PMS durante ladegenza e outcome riabilitativo.Inoltre, andrà valutata la possibilitàdi estendere il range di misurazionedello strumento nella zona di confi-ne tra “assenza di malnutrizione” e“malnutrizione lieve”, allo scopo dipoter identificare i soggetti nonancora malnutriti ma a rischio diimminente deterioramento dellostato nutrizionale (9).Detto ciò, i risultati preliminari quipresentati suggeriscono l’importan-za di un adeguato stato nutrizionaleper i processi riabilitativi per cui ilmiglioramento dello stato nutrizio-nale deve essere considerato, a tuttigli effetti, un obiettivo riabilitativo.Un obiettivo non molto diverso daquello perseguito dalle nostrenonne quando ci dicevano “man-gia, che devi crescere!”.

Bibliografia1. Peters L, O'Connor C, Giroux I,Teasell R, Foley N. Screening and assessmentof nutritional status following stroke: resultsfrom a national survey of registered dietitiansin Canada. Disabil Rehabil. 2015:1-5.2. Bouziana SD, Tziomalos K. Mal-nutrition in patients with acute stroke. Journalof nutrition and metabolism. 2011.3. Chapple LS, Deane AM, HeylandDK, Lange K, Kranz AJ, Williams LT, et al.Energy and protein deficits throughout hospi-talization in patients admitted with a trauma-tic brain injury. Clin Nutr. 2016;35(6):1315-22.4. Barker LA, Gout BS, Crowe TC.Hospital malnutrition: prevalence, identifica-tion and impact on patients and the healthca-re system. International journal of environ-mental research and public health.2011;8(2):514-27.5. Thomson WLK. Electrical Unitsof Measurement: Popular Lectures andAddresses; 1883.6. SINPE. Linee guida SINPE per laNutrizione Artificiale Ospedaliera 2002 -Parte generale. Rivista Italiana di NutrizioneParenterale ed Enterale. 2002;S5:S9-S11.7. Sommella N, Cameli O, Coschi-gnano F, Piperno R, La Porta F. Validazionecon Rasch Analysis del Protidic MalnutritionScore, una nuova misura di malnutrizioneproteica in Neuroriabilitazione (1 di 3). Attidel XVIII Congresso SIRN. 2018.8. La Porta F, Cameli O, SommellaN, Coschignano F, Piperno R. "Se vuoimigliorarlo, devi misurarlo": possibili usi cli-nici ed epidemiologici in Neuroriabilitazionedel Protidic Malnutrition Score, un nuovostrumento di misura dello stato nutrizionaleproteico validato con Rasch analysis (2 di 3).Atti del XVIII Congresso SIRN. 2018.9. Coschignano F, Cameli O, Som-mella N, Piperno R, La Porta F. Estensionedel range di misurazione del Protidic Malnu-trition Score mediante Rasch Analysis: van-taggi psicometrici e clinici (3 di 3). Atti delXVIII Congresso SIRN. 2018.

Figura 3 – Peggioramento dello stato nutrizionale (misurato dal PMS) allo svezzamentodalla nutrizione enterale in un paziente con ictus ischemico.

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LA RICERCAGLI AMICI DI LUCA 65-66

Il progetto nasce dalla collaborazione di psicologi, medici, logopedisti, fisioterapisti e tecnici esperti di neurofisiopatologia

Studio SMART-ATLAS: StimolazioneMAgnetica Ripetitiva Transcranica per l’ATtenzione LAteralizzata nello Stroke

L’ictus cerebrale o in inglesestroke costituisce la secondacausa di morte e la terza causa didisabilità a livello mondiale, inol-tre rappresenta la prima causa didisabilità negli anziani. I dati epi-demiologici correnti evidenzianocome ogni anno, in Italia, si verifi-chino da 175 a 360 nuovi casi d’ic-tus ogni 100.000 abitanti, mentrenel solo territorio di Bologna sonocirca 1200 i nuovi casi d’ictus ognianno. Tra le complicanze più disa-bilitanti dello stroke si annoveral’eminegligenza spaziale unilate-rale sinistra o ‘Neglect’, una sin-drome neuropsicologica molto fre-quente, che coinvolge tra il 50% el’82% dei soggetti che hannoavuto un ictus a livello dell’emi-sfero cerebrale destro. Tale sindro-me è estremamente invalidantepoiché condiziona negativamenteil recupero dall’ictus, e causadisturbi sia di tipo motorio, comel’emiplegia sinistra, sia di tipocognitivo.Nello specifico il Neglect è unasindrome neuropsicologica. Talesindrome è caratterizzata da undeficit a carico di specifiche fun-zioni cognitive e attentive, le qualipermettono di dirigere e prestareattenzione alle stimolazioni e alleinformazioni che provengono dauna parte dello spazio intorno a

noi. Nel Neglect in particolare, ildeficit attentivo si concentra in unaparte specifica dello spazio, piùfrequentemente il proprio lato sini-stro. Una persona affetta daNeglect tende a “ignorare” qualsia-si stimolo (visivo, uditivo o tattile)proveniente dal suo lato sinistro.Ad esempio, mangiando, non tienein considerazione il cibo presentenella parte sinistra di un piatto,nelle discussioni non riesce a diri-gere l’attenzione verso le personeche parlano alla sua sinistra e per-

sino pettinandosi, radendosi o truc-candosi non considera il lato sini-stro del proprio corpo. Questapeculiare condizione è maggior-mente aggravata dall’assenza inmolte di queste persone di consa-pevolezza rispetto alla propria con-dizione.Esistono vari protocolli riabilitativie trattamenti cognitivi efficaci nel-l’alleviare i sintomi del Neglect nel

di

Francesco Di GregorioRicercatoreKU Echstatt-IngolstadtGermania

breve e medio termine, ad esempioil training di esplorazione spazialee l’adattamento con lenti prismati-che. Questi trattamenti hanno loscopo di stimolare la consapevo-lezza dei pazienti e ad allenarne lecapacità attentive. Tuttavia, purdimostrandosi efficaci, non semprei protocolli riabilitativi cognitivihanno dimostrato effetti duraturi alungo termine, inoltre dagli studiclinici sono emersi dei dubbirispetto alla loro effettiva capacitàdi migliorare la prognosi per ilrecupero di questi pazienti. Pertan-to, negli ultimi due decenni èaumentato considerevolmente l’in-teresse verso approcci riabilitativibasati sulla stimolazione magneti-ca transcranica (SMT). La SMT èuna metodica non invasiva che, tra-mite campi magnetici applicatisullo scalpo, riesce a modularel’eccitabilità della sottostante cor-teccia cerebrale. In particolare,diversi studi hanno dimostrato cheappena 10 sedute di trattamentodella durata di 30 minuti per 15giorni determinano un significativomiglioramento dei sintomi delNeglect. La combinazione di sti-molazione magnetica transcranicae trattamenti cognitivi al fine diaumentare gli effetti riabilitatividei singoli trattamenti è l’idea chesta alla base del progetto SMART-ATLAS. SMART-ATLAS, infatti, ha loscopo di valutare scientificamentese l’utilizzo della SMT, associata aun trattamento cognitivo, possaessere più efficace sui sintomi del

“Negli ultimi duedecenni è aumentatoconsiderevolmentel’interesse verso

approcci riabilitativibasati sulla stimolazione

transcranica (SMT)”

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LA RICERCA

GLI AMICI DI LUCA 65-66

l’elettroencefalogramma (EEG) èpossibile studiare direttamente l’at-tività delle cortecce cerebrali cherispondono alle stimolazioni sen-soriali provenienti dal lato sinistro.Si è notato che, la risposta cortica-le per gli stimoli presentati a sini-stra migliora dopo le due settimanedi trattamento. Infine, la SMT sem-brerebbe supportare anche il recu-pero dei deficit motori. Per valuta-re l’effettiva efficacia del protocol-lo sarà necessario confrontare i datidel campione sperimentale con uncampione di controllo che seguiràsolo il trattamento cognitivo. Neiprossimi due anni, infatti, il proget-to prenderà in carico oltre 60 per-sone con Neglect tra campionesperimentale e campione di con-trollo per valutare scientificamentee clinicamente le potenzialità riabi-litative della SMT.Qualora i risultati preliminaridovessero essere confermati daquesto studio, si aprirebbero nuoviscenari e opportunità terapeuticheper le persone affette da Neglectdopo stroke, inclusa la possibilitànel lungo termine di una riduzionedelle menomazioni cognitivo-motorie associate al Neglect.

Neglect nel breve e lungo terminerispetto al solo trattamento cogniti-vo, attualmente in uso nella praticaclinica. Il progetto nasce dalla col-laborazione di psicologi, medici,logopedisti, fisioterapisti e tecniciesperti di neurofisiopatologia, cheprendono parte all’implementazio-ne del protocollo riabilitativo e allavalutazione dell’efficacia del trat-tamento attraverso lo studi didiversi indicatori clinici: neuropsi-cologici, cognitivi, fisiologici emotori. Inoltre il progetto SMART-ATLAS pur nascendo all’internodella Casa dei Risvegli Luca deNigris e dal lavoro di ricerca svol-to negli ultimi anni sugli aspetti cli-nici e fisiologici del Neglect, haproposto un protocollo riabilitativototalmente innovativo, che vieneapplicato in diverse strutture ospe-daliere quali l’ospedale Maggioredi Bologna, Villa Bellombra e l’o-spedale Santa Maria alla Grucciadi Arezzo. Il protocollo prevedevalutazioni cliniche e strumentaliprima, subito dopo e a distanza ditre mesi dalla fine del protocollo ditrattamento con SMT e trattamentocognitivo, il quale ha una duratacomplessiva di due settimane.

Il progetto si rivolge alle personecon diagnosi di Neglect in cui lostroke ha causato una perdita dineuroni in aree specifiche del cer-vello. La perdita neuronale com-porta un indebolimento di reti cere-brali (network), che rappresentanoil substrato delle nostre funzionicognitive. La stimolazione di que-ste reti permetterebbe una riattiva-zione delle funzioni compromesse,attraverso un potenziamento di cir-cuiti neurali specifici. Dunque, l’e-secuzione di un trattamento cogni-tivo potrebbe essere favorita dalladisponibilità di un ambiente cere-brale più ricco e responsivo, non-ché selettivamente stimolato. Inaltre parole, la SMT, stimolando la“responsività” delle reti cerebralidurante il trattamento cognitivo, nepotrebbe aumentare l’efficaciarispetto alla somministrazionesenza SMT.I risultati preliminari raccoltihanno evidenziato come il proto-collo riabilitativo integrato SMT etrattamento cognitivo sia efficacenel migliorare i deficit attentividirettamente collegati al Neglect,come dimostrato da test neuropsi-cologici clinici. Inoltre attraverso

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IL LEGALE RISPONDEGLI AMICI DI LUCA 65-66

La questione è stata oggetto di un contrasto giurisprudenziale

Risarcimento del danno in favore dei prossimi congiunti: i “danni riflessi”

L’illecito altrui - come peresempio un grave incidente stra-dale, un serio infortunio sullavoro o in caso di graveresponsabilità medica - incidepesantemente anche sulla vitadegli stretti congiunti del diretto

danneggiato, sia per la sofferen-za morale patita, sia per l’assi-stenza, spesso costante, prestataal proprio familiare. È il c.d.danno riflesso: quel danno acarattere non patrimoniale, con-seguenza dell’evento dannoso eprodottosi nella sfera, non dellapersona che ha subito il fattoillecito, ma dei suoi prossimicongiunti.La questione della risarcibilitàdei danni subiti iure proprio daicongiunti è stata oggetto di uncontrasto giurisprudenzialecomposto dalle Sezioni Unite

della Corte di Cassazione con lasentenza n. 9556 del01/07/2002. I giudici di legitti-mità, in particolare, hanno affer-mato che “sembra doversi rico-noscere che la nozione dei c.d.danni riflessi o mediati non evi-denzia una differenza sostanzia-le e/o eziologica con i dannidiretti, ma sta ad indicare lapropagazione delle conseguenzedell’illecito (consistente in undanno alla persona) alle c.d.vittime secondarie, cioè ai sog-getti collegati da un legamesignificativo con il soggetto

di

Ezio TorrellaAvvocato cassazionista

Eleonora ConfortiAvvocato

Studio legale Migliori &TorrellaBologna

Gli Avv.ti Ezio Torrella ed Eleonora Conforti, con-sulenti dell’Associazione Gli Amici di Luca Onlus,si rendono disponibili ad una prima consulenzalegale gratuita agli associati e agli ospiti della Casadei Risvegli Luca De Nigris al fine di chiarire ognidubbio relativo alla tutela legale della persona dan-neggiata e dei suoi familiari. Al riguardo, i legalisono disponibili a incontrare gli utenti anche diret-tamente presso la Casa dei Risvegli Luca De Nigrise/o a ricevere eventuali richieste di chiarimenti viamail. In particolare, l’Avv. EZIO TORRELLA esercitala sua professione di avvocato cassazionista nel set-tore del diritto civile. Ha maturato un’esperienzatrentennale ed un’alta specializzazione in materia dirisarcimento danni, soprattutto avuto riguardo adincidenti stradali, infortuni sul lavoro e responsabi-lità medica. Si occupa altresì di contrattualistica, nelsettore privato e pubblico e di controversie incampo immobiliare e condominiale. È altresì relato-re a numerosi convegni ed eventi in materia di risar-cimento danni.L’Avv. ELEONORA CONFORTI, si occupa pre-valentemente di diritto di famiglia e successioni,responsabilità medica, diritto immobiliare, recuperocrediti e tutela dei consumatori.

Ha maturato un’espe-rienza consolidataquale amministratoredi sostegno e curatorespeciale su incaricodel Giudice Tutelaredi Bologna ed offre assistenza e consulenza specia-lizzata in materia.I principi che muovono il nostro lavoro sono la tra-sparenza nei rapporti con il Cliente, l’efficienza e larapidità nella risposta, la condivisione e personaliz-zazione dell’attività con particolare attenzione alleesigenze della persona ed il costante aggiornamentoformativo professionale.Lo Studio, situato nel centro storico di Bologna,grazie alle diverse competenze multidisciplinari, èin grado di garantire un’assistenza completa ed alta-mente specializzata, su tutto il territorio nazionale,sia in ambito stragiudiziale che giudiziale.

Contatti:Via Montegrappa 22 - 40121 BolognaTel. 051/2961186 - Fax 051/261147Mail: [email protected]

[email protected]

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IL LEGALE RISPONDE

GLI AMICI DI LUCA 65-66

danneggiato in via primaria”. Le Sezioni Unite formulano,quindi, il seguente principio didiritto: “ai prossimi congiunti dipersona che abbia subito, aseguito di un fatto illecito costi-tuente reato, lesioni personali,spetta anche il risarcimento deldanno concretamente accertatoin relazione ad una particolaresituazione affettiva con la vitti-ma, non essendo ostativo ildisposto dell’art. 1223 c.c., inquanto anche tale danno trovacausa immediata e diretta nelfatto dannoso, con conseguentelegittimazione del congiunto adagire ‘iure proprio’ contro ilresponsabile”.Ciò significa che chi ha subitola lesione della propria rela-zione familiare è legittimatoad agire in giudizio per veder-si riconoscere il proprio dirit-to al risarcimento del dannonon patrimoniale, in terminidi peggioramento della qua-lità della propria vita e di sof-ferenza morale patita e patien-di.La ratio sottesa è costituita dallalesione di valori costituzional-mente protetti e di diritti umaniinviolabili. In tal senso, “l’inte-resse fatto valere sarà infattiquello alla intangibilità dellasfera degli affetti e della reci-proca solidarietà nell’ambitodella famiglia e alla inviolabi-lità della libera e piena esplica-zione delle attività realizzatricidella persona umana, nell’am-bito di quella peculiare forma-zione sociale costituita dallafamiglia e la cui tutela è ricolle-gabile agli artt. 2, 29 e 30Cost.” (sul punto, CassazioneCivile, Sez. III, 31 maggio2003, n. 8828).D’altronde, a seguito dell’evo-luzione giurisprudenziale inmateria di danno non patrimo-niale, la Corte di Cassazione ha

precisato, in più occasioni, cheil fatto illecito ha natura pluriof-fensiva. Questa interpretazionerispecchia il principio sancitodalle famose sentenze di “SanMartino” (Cassazione Civile,Sez. Unite, 11 novembre 2008,n. 26972), secondo cui il dannonon patrimoniale costituisceuna categoria ampia ed onni-comprensiva (distinta, per merifini descrittivi, nel danno biolo-

gico, morale ed esistenziale).Con questa precisazione, laSuprema Corte, da un lato, hacertamente voluto sconfessareogni illegittima duplicazionedelle pretese risarcitorie, garan-tendo, però, dall’altro, un inte-grale ristoro, che tenga conto ditutti i diritti effettivamente lesi.Anche in quest’ottica, il dannoriflesso, prodottosi nella sferagiuridica dei prossimi congiuntiè, quindi, certamente risarcibile,essendo unico nel suo genere.La giurisprudenza in materia didanno riflesso, ha, poi, precisatoquali siano i requisiti indispen-sabili per ottenere il risarci-mento, e nello specifico:

“Il giudice sarà,quindi, chiamato ad effettuare una

valutazione equitativa complessiva che

tenga in considera-zione la peculiare

relazione che ciascun congiunto ha con la persona

danneggiata”

1) l’esistenza di una relazionecon il soggetto che ha subitodirettamente il fatto illecito,sia essa fondata su un vincolofamiliare, sia su una situazio-ne di fatto qualificata, come,per esempio, la convivenzamore uxorio;

2) l’apprezzabilità della lesio-ne in virtù dell’effettivo rap-porto esistente con la personae l’incidenza concreta sullosvolgimento della relazione(ciò al fine di scoraggiare il pro-liferare di infondate preteserisarcitorie azionate in forza diun mero lontano grado di paren-tela).Il Giudice sarà, quindi, chiama-to ad effettuare una valutazioneequitativa complessiva chetenga in considerazione la pecu-liare relazione che ciascun con-giunto ha con la persona dan-neggiata, la situazione familia-re, le abitudini di vita e ognialtra circostanza rilevante ai finidi una corretta quantificazionedei danni che, si ribadisce, deveessere effettuata in base al prin-cipio dell’integrale ristoro. Sarà,quindi, fondamentale che illegale incaricato offra più ele-menti possibili al magistrato perinquadrare correttamente la fat-tispecie e valorizzare la relazio-ne affettiva tra le parti. Alriguardo, il Tribunale di Bolo-gna, su un caso patrocinato dalnostro Studio, con il provvedi-mento d.d. 8/5/2015, ha ricono-sciuto in favore della mamma diun giovane coinvolto in un gra-vissimo sinistro stradale unrisarcimento record, aderendoalla prospettazione data dalladifesa in merito all’enorme por-tata del fatto-reato non soloemotiva a livello personale, maanche di un peggioramento dellavita presente e futura dellamadre, non più emendabile.

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RISVEGLIGLI AMICI DI LUCA 65-66

Una giornata rilassante, costruttiva e anche divertente

Il gruppo del Progetto Corallo in visitaa FICO Eataly World

Al termine di questo ciclo delProgetto Corallo e prima delle

vacanze estive, come da tradizione,abbiamo proposto al gruppo deipartecipanti dei vari laboratori disalutarci con un evento da condivi-dere tutti assieme.Quest’anno la scelta è caduta suuna giornata da FICO EatalyWorld.Alcuni di noi non erano mai stati lì,altri non avevano visto tutto ciòche offriva.Partiamo dall’inizio: solitamenteper queste giornate cerchiamo diunire l’essenza del Progetto Coral-lo, ad un momento conviviale conpartecipanti e familiari. La ricercadi qualcosa che potesse rispettarequesti criteri ci ha portato a contat-tare la responsabile E.C. che, findai primi contatti, si è dimostratamolto disponibile, gentile e apertaal confronto, cosa che ha caratte-rizzato costantemente lo scambiotra le due organizzazioni.L’obiettivo era quello di vivereuna giornata rilassante, costruttivae, perché no, anche divertente, perfar questo è stato necessario strut-turare quanto più possibile la gior-nata: all’arrivo, dopo aver assolto

alle necessità pratiche (biglietti,mappe e informazioni varie),abbiamo passeggiato fino all’Agri-bottega dove ci aspettava Marcoper spiegarci l’attività e mostrarcigli spazi; con lui siamo andati avisitare i campi dove abbiamopotuto vedere la coltivazione delgrano, della barbabietola e dellacanapa; inoltre ci ha mostratoalcuni attrezzi prestati a FICO dalmuseo della Civiltà Contadina diBentivoglio con cui venivanolavorati tali materiali. Rientrati nello spazio dedicatoall’attività, ci aspettava l’esperien-za pratica, dovevamo mettere le“mani in pasta”, manipolare levarie farine con l’acqua producen-do i diversi impasti, sentirne le dif-ferenti consistenze e creare delleforme. Tutti hanno accolto con pia-cere l’iniziativa, e c’è stato chi si èdilettato nella creazione di pane egrissini e chi si è cimentato nellacreazione della pasta notando

come la diversa consistenza dellefarine potesse rendere più o menodifficoltosa la creazione di orec-chiette, strascinati, cavatelli ecc.Il laboratorio ha coinvolto tutti e,nello spirito che contraddistingue ilprogetto, si è subito creata un’at-mosfera di scambio di idee, di sug-gerimenti da mettere in pratica einsegnamenti reciproci.L’educatore ci ha seguiti con atten-zione e si è divertito assieme a noidando costantemente suggerimentie informazioni, ma allo stessotempo mettendosi anche nella con-dizione di chi può apprendere daquesto incontro. Il momento del “fare” è passatomolto in fretta e, sebbene affamati,ci è dispiaciuto che l’esperienzafosse già terminata.Dall’Agribottega siamo passati alpranzo alla Bell’Italia, uno dei tantiristoranti presenti all’interno, atavola tutto è trascorso tra chiac-chierate, risate e condivisione,

Elena MerliniEducatrice Professionale coop perLuca

di

Martina PittureriOperatrice dell'associazione Gli Amici di Luca

Attività di laboratorio del Progetto Corallo.

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RISVEGLI

GLI AMICI DI LUCA 65-66

anche in questo caso ci hanno pia-cevolmente colpiti la cordialità e ladisponibilità di tutte le persone cheabbiamo incontrato. Con lo stomaco pieno siamo passa-ti alle “giostre”, angoli di cultura edivertimento che attraverso dispo-sitivi multimediali approfondivanoalcune tematiche. Il gruppo si ècimentato nel rispondere ai variquiz facendo vero gioco di squadrae apprendendo insieme nuovenozioni e curiosità. Al termine delleattività ci siamo recati a visitare laparte dedicata agli animali, con lestalle e i pollai, anche quest’ultimaesperienza è stata gradevole e ci halasciato un ulteriore bel ricordodella giornata.Il tempo è trascorso velocemente ela stanchezza che naturalmente si èfatta sentire, ha presto lasciato spa-zio alla voglia e all’entusiasmo perquanto c’era ancora da fare. Arriva-ti al momento dei saluti, ci siamodati appuntamento dopo l’estate perpoter condividere nuove esperienzema soprattutto riprendere con lenostre attività che si confermanopositive per ciascuno di noi.

Di seguito alcuni pensieri dei nostripartecipanti in seguito alla giornatada Fico:

“È stata per me, ed Auro, un’espe-rienza diversa. Un modo nuovo divedere FICO, che avevamo giàvisitato, che ci ha aperto le sueporte con la gentilezza e la disponi-bilità dei suoi operatori. Un viag-gio nel mondo del cibo, e non solo,veramente unico.”

Rossella

“È stata una giornata interessantee piacevole, all’inizio abbiamofatto il laboratorio con la farinafacendo un po’ di tutto, poi siamoandati a vedere con l’educatore

come si lavorava prima la campa-gna e poi i frutteti. Finito di giraresiamo andati a pranzo tutti insieme.E’ stata una giornata interessante ecostruttiva. Grazie a Elena, Marti-na e Ludovica”.

Fiorenza

“Una bella giornata in un luogotutto da scoprire e insieme a perso-ne che come me vivono il disagio”.

Giulia

“Che dire, avrei tante cose da dire,mentre scrivo mi commuovo, quelloche ci tengo a far sapere alle per-sone è che voi siete gente meravi-

gliosa: Mi avete aiutato a rinasceree cercare di uscire dal tunnel dellabrutta esperienza e soprattutto cre-dere nelle mie potenzialità malgra-do nulla sia come prima. Mi aveteinsegnato a cercare nuove risorse enuovi stimoli per andare avanti.Grazie anche alla condivisione conaltre persone degli stessi problemi.Riassumendo tutto: Grazie per larinascita, non vi dimenticheròmai!” .

Rocca

“Luogo di ritrovo ore 10 davantiall'ingresso principale di fico fieradell'agroalimentare italiano. Sientra: dal caldo soffocante al fre-sco dell'aria condizionata tutti die-tro alle nostre accompagnatricifino al primo stand.Sono Marco sarò il vostro riferi-mento per qualsiasi vostra richie-sta.Fico è stata una piacevole sorpre-sa ben organizzata, intrigante.Gli addetti fanno con professiona-lità il loro dovere con qualchelampo negli occhi di piacere peraverci incontrato.Complimenti e un grazie a tutti.”

Claudio

“Il gruppo si è cimen-tato nel rispondere aivari quiz facendo verogioco di squadra e

apprendendo insiemenuove nozioni e curiosità”

Foto di Gruppo al FICO Eataly World di Bologna.

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NUTRIRE IL CERVELLOGLI AMICI DI LUCA 65-66

Occorre utilizzare la rete con attenzione e spirito critico

Nutrition fake: come evitarle al tempo dei social

“Le false informazioni creanodisinformazione ed equivoci

che in un ambito come quello dellasalute possono avere un impatto deva-stante. Sfatare i falsi miti in sanità è,quindi, un passo importante per latutela della salute delle persone” Cosìscrive l’ex ministro della Salute On.Beatrice Lorenzin nella prefazione deltesto “150 falsi miti in sanità” editodal Ministero della Salute. In questotesto grande attenzione viene rivoltaalla nutrizione, o meglio alle cosiddet-te “nutrition fake” o false notizie,comunemente citate come “bufale”. Agevolato dalla democratizzazione diinternet e dei social il sistema è ormaivirale, dando vita alle “Nutritionfake”: un vero e proprio bombarda-mento di false notizie sull’alimenta-zione. Siti web pubblicano novitàimperdibili sul binomio alimentazio-ne/salute e i social ne aumentano lavisibilità e la condivisione, amplifi-candone il loro effetto. I dati indica-no che l’efficacia è garantita: il 70%degli italiani si informa attraversointernet, Facebook o Twitter e il 62%considera le informazioni in rete“complete, accurate ed equilibrate”.Tra i piu’ giovani al primo posto sicolloca Facebook e stanno ora pren-dendo piede anche le app persmartphone!Purtroppo Le Nutrition fake hannoun impatto maggiore sui comporta-menti alimentari rispetto a notiziedello stesso ambito ma con evidenzascientifica.

Prima di internet le notizie proveniva-no dai giornali e dalle televisioni. Perquesto motivo potevano essere condi-vise solamente attraverso la propriacerchia sociale. Ora ci troviamo difronte ad un’abbondanza di fontisenza precedenti. Chiunque è libero discrivere una notizia sul blog o suisocial media. Quel che è peggio è chepuò anche condividerla con un nume-ro di persone molto più ampio rispet-to ad un paio di decenni fa. Quandouna bufala viene condivisa con piùpersone, queste possono a loro volta

condividerla fino a farla diventarevirale.I media tradizionali hanno un sistemadi controllo interno, anche se non per-fetto. Nel web invece non c’è nessuntipo di controllo. Le bufale sull’ali-mentazione riescono a condizionaretantissime persone nelle loro sceltealimentari. Alcune notizie false diven-

di

Silvana HreliaDipartimento di Scienze per la Qualità della VitaUniversità di Bologna

tano così radicate perché vengonoripetute così tante volte nei media cheanche siti web affidabili finiscono persegnalarle. “È infallibile, milioni di persone cisono già riuscite, non servono sacrifi-ci, è sano e naturale…” quante volteabbiamo letto questi messaggi sempli-cemente digitando in un motore diricerca le parole “perdere peso”. Tut-tavia, non possiamo dare tutta la colpaai social media … nelle classifiche divendita dei libri sono una presenzacostante titoli su tutti i regimi alimen-tari possibili e immaginabili, scritti damedici e nutrizionisti (spesso autore-ferenzianti!), da star del mondo dellosport e dello spettacolo o da personecomuni che certificano come sia pos-sibile (e facile) dimagrire di decine dichili in poche settimane, senza soffri-re la fame, senza fare attività fisica esenza alcuna conseguenza sulla salu-te: basta solo aggiungere o eliminarequesto o quell'alimento. “Noi ci siamoriusciti!”, proclamano a voce altiso-nante. Basta entrare in una qualsiasilibreria, troveremo almeno uno scaf-fale che espone in bella vista volumisulla dieta vegana, macrobiotica,paleolitica, fruttariana, proteica, apunti, senza proteine, alcalina, senzaglutine, senza carboidrati, a zona, dis-sociata, basata sui colori e sui gruppisanguigni, della star Pinco, del dottorPallino, del Prof. Carneade (il “chi eracostui?” di manzoniana memoria).Le false informazioni che circolanosul web (e talvolta anche sulla stam-pa) portano a scelte alimentari nonsolo discutibili, ma anche potenzial-mente pericolose. Basti pensare allacarne rossa. Dopo che l’InternationalAgency for Research on Cancer hainserito la carne rossa tra gli alimenti

“Quando una bufalaviene condivisa da più

persone, queste possonoa loro volta condividerlafino a farla diventare

virale”

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NUTRIRE IL CERVELLO

GLI AMICI DI LUCA 65-66

ricette miracolose (e in questo il webci aiuta sicuramente!).Per ultimo, ma di assoluta e primariaimportanza, ricordarsi che non esisteun alimento che determini un migliorstato di salute o che causi una malat-tia, è sempre la dose che fa la diffe-renza!Seguire la dieta mediterranea, diffida-re la proclami fantascientifici, ricor-dare che se una notizia è troppo bellaper essere vera, probabilmente non loè e che non esistono ricette miracolo-se per tutelare al meglio la nostrasalute, ma semplici regole che sibasano sul suggerimento di seguireun corretto stile di vita, che compren-de una alimentazione equilibrata,ricca di frutta e verdura, e una costan-te attività fisica. A questo sono tese lenumerose campagne di educazionealla salute e di educazione nutriziona-le rivolte a fasce di popolazione chevanno dai bambini agli anziani. Inol-tre ricordiamo che la OrganizzazioneMondiale della Sanità ha definito ilben-essere come "lo stato emotivo,mentale, fisico, sociale e spiritualeche consente alle persone di raggiun-gere e mantenere il loro potenzialepersonale nella società". Definizioneche contempla non solo l’assenza dipatologie ma lo stato complessivo dibuona salute fisica, psichica e menta-le. Quindi, come dicevano gli antichi,“mens sana in corpore sano”.

potenzialmente cancerogeni, il suoconsumo è improvvisamente crollatosupportato dalla Fake news che evita-re la carne rossa previene il cancro. Inrealtà non è così, Il World CancerResearch Fund ha stimato che un con-sumo elevato di carni rosse lavorate(quindi si parla principalmente diinsaccati) aumenta del 17% il rischioindividuale di ammalarsi di cancro delcolon. Si tratta però del cosiddettorischio relativo, che va cioè rapporta-to al rischio reale (rischio assoluto)del singolo individuo, pertanto validoper soggetti con importanti fattori dirischio per il cancro del colon (malat-tia infiammatoria dell'intestino o ele-vata familiarità). Il consumo di carnerossa al disotto di 500g alla settimananon costituisce alcun pericolo per lasalute. I consumatori, rinunciando allacarne rossa, vanno incontro a impor-tanti carenze alimentari, quali quelladi ferro e Vitamina B12.Di notizie di questo tipo ne troviamotantissime: dal latte e latticini chefanno male allo zucchero di canno cheè meglio di quello bianco, dall’ananasche brucia i grassi alle banane verdiche proteggono dal cancro… insom-ma, ne abbiamo per tutti i gusti! Inoltre, al giorno d’oggi stiamo assi-stendo ad una nuova moda. Dopo lafase degli “alimenti arricchiti con”(omega-3, fitosteroli, bacche di Goji,vitamine, minerali, fibre, zenzero,curcuma etc.) siamo ora nella fasedegli “alimenti senza” (senza glutine,senza lattosio, senza zucchero….).Pensiamo alla moda della dieta “glu-ten free” promossa sul web da celebri-ties quali Gwyneth Paltrow… purafollia se non si è celiaci, in quanto eli-minando cereali quali frumento, orzoe segale ci priviamo di importantissi-mi componenti vegetali in essi conte-nuti e che svolgono azione nutraceuti-ca, quindi protettiva per la nostra salu-te. Non dimentichiamo che i cerealisono alla base della piramide alimen-tare che caratterizza la dieta mediter-ranea, riconosciuta dall’UNESCOcome patrimonio mondiale dell’Uma-

nità e come il miglior regime alimen-tare al mondo. La realtà è che non esiste una bac-chetta magica per perdere peso senzaimpegno, senza costanza e sacrifìci.Se qualcuno promette risultati mira-colosi, con una dieta che si può segui-re per tutta la vita, se favorisce sistemie alimenti costosi, bisogna diffidarnesubito.Quindi, come difendersi? Diffidatedalle diete miracolose che promettonorisultati eclatanti senza fatica e sacrifi-ci, dalle diete ad esclusione (senzaglutine se non siete celiaci), dallediete “fantasiose” tipo la dieta alcalinao la dieta dei gruppi sanguigni chenon sono basate su comprovate evi-denze scientifiche. Prima di intrapren-dere una qualsiasi dieta, consultate ilmedico e non il Dottor Google!Ignorare il web sarebbe la soluzionemigliore, anche se assolutamenteimpraticabile! Quindi occorre control-lare sempre le fonti e fidarsi solo diquelle istituzionali e verificare sempreil curriculum vitae di chi propaganda

“La realtà è che non esi-ste una bacchetta magicaper perdere peso senzaimpegno, senza costanza

e sacrifici”

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L’EVENTOGLI AMICI DI LUCA 65-66

Tante le testimonianze e le esperienze emerse, la promozione di un percorso di “alleanza terapeutica”

EXPOSANITÀ 2018: momentodi incontro e di confronto

Anche la scorsa primavera,come ormai ogni due anni

dal 2000, Gli amici di Luca sonostati presenti con uno stand allafiera Exposanità, per presentare ipropri progetti e incontrare perso-ne interessate tra il folto pubblicopresente alla manifestazione.In particolare, grande è stata lasoddisfazione per la riuscita delconvegno organizzato dall’asso-ciazione il 19 aprile scorso diExposanità di Bologna sul tema“Testimoni di un risveglio”, cheha messo in campo le testimo-nianze di parecchie persone chedirettamente sono passate dalcoma o come familiari hanno vis-suto questa complessa esperien-za. L’associazione “Gli amici diLuca”, dopo 20 anni di attività, havoluto dare voce direttamente atante delle persone che ha incon-

trato nel percorso della Casa deiRisvegli, che rappresentano larealtà di coloro che sono passatidal coma e hanno percorso giornoper giorno, accompagnati dai lorofamiliari, il cammino del recupe-ro e della costruzione di unanuova dimensione di vita dopo lagrave cerebrolesione. Per l’asso-ciazione è molto importante rac-cogliere queste testimonianze erappresentare direttamente leistanze e le criticità che emergonodalle impegnative esperienze divita che queste persone hannoaffrontato e ancora portano avan-

ti. Abbiamo colto, nelle paroledegli amici che sono intervenuti,lucidità, coraggio, emozione egrinta, addirittura ironia (talvoltaamara…), e tante altre sfumaturedi “umanità” che spesso non tro-viamo in persone che non hannodovuto vivere esperienze così dif-ficili e “al limite”.Ci è piaciuto far emergere, a latodelle testimonianze, il lavoro chela nostra associazione sviluppa,attraverso gli educatori, i facilita-tori espressivi e gli psicologi cheoperano nei diversi progetti delDopo, attraverso il quale conti-nuiamo a seguire le famiglie chesono passate dalla Casa deiRisvegli e in particolare promuo-viamo attività per il coinvolgi-mento delle persone con esiti dicoma rientrate a domicilio. Si è quindi evidenziato come“insieme si può fare qualcosa”:chi vive l’esperienza del coma echi opera nei campi dell’assisten-

di

Maria VaccariPresidente associazione “Gli amici di Luca”

Un momento dell’inagurazione dellamostra fotografica “La luce nei risvegli”,iniziativa nata grazie a Filippo Taroni, Cri-stina Franchini e Miguel Hernandez.

Alcuni testimoni del risveglio e il moderatore del convegno, il giornalista Massimo Pandolfi.

“Ci è piaciuto far emergere, a lato delletestimonianze, il lavoroche la nostra associa-

zione sviluppa, attraverso gli educatori,i facilitatori espressivi

e gli psicologi”

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L’EVENTO

GLI AMICI DI LUCA 65-66

za e della cura. L’associazione intende perciòcontinuare a promuovere questopercorso di “alleanza terapeuti-ca”, in cui la persona e la famigliasiano protagonisti della propriavicenda dolorosa e impegnativa epossano anche indicare, con lapropria testimonianza, vie nuovee più idonee ai bisogni che emer-gono dopo il coma.L’associazione auspica quindi dipotere promuovere in futuroincontri come questo, allargati aun maggior numero di personecoinvolte in percorsi post-coma,per nuovi confronti arricchentidove l’esperienza singola e quellecomuni siano poste all’attenzio-ne, anche delle istituzioni. Nell’ambito di Exposanità, Gliamici di Luca hanno anche alle-stito la mostra “La luce neirisvegli”, una rassegna di foto-grafie che ritraggono vari scorci

di Bologna: le foto sono statescattate da cinque persone ex-ospiti della Casa dei RisvegliLuca De Nigris, che hanno parte-cipato a un progetto gestitodall’associazione con lo scopo disperimentare, con l’aiuto di unesperto, il linguaggio fotograficocome strumento espressivo perpersone che stanno recuperando,pur nei limiti del danno cerebra-

le acquisito, possibilità di comu-nicazione e di socializzazione. Ilrisultato è stato davvero più chesoddisfacente perché le fotomesse in mostra sono moltobelle. Bravi quindi gli allievi-fotografi e grazie! a chi ha si èimpegnato a promuovere e soste-nere questo percorso così stimo-lante e costruttivo per i nostriamici.

Foto di gruppo dei partecipanti al convegno di Exposanità.

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LA TESTIMONIANZAGLI AMICI DI LUCA 65-66

il racconto di Gianni, ex ospite della Casa dei Risvegli Luca De Nigris

Da Scicli a Bologna, l’università il lavoro e la forza di ricominciare

Sono Gianni Contarini da Scicli,un paese in provincia di Ragusa.

A Bologna sono venuto tanti anni faquando mi sono iscritto all'Univer-sità nella facoltà di Medicina. L'Ope-ra Universitaria mi ha dato la Casadello Studente, mi faceva lo sconto amensa, col presalario mi compravo ilibri e mi compravo il biglietto perandare a casa. Dopo diversi anni l'O-pera Universitaria mi ha bocciato ladomanda, pensavo si fossero sba-gliati perchè gli esami li avevo fatti,così ci sono andato. Mi hanno dettoche la richiesta se me l'avevanorespinta non era per gli esami maperchè con la dichiarazione dei red-diti avevo superato di 50.000 lire ilconsentito, a quei tempi si usavano lelire e non gli euro. Se non ero tra gliassistiti dell'Opera Universitaria per-devo tutto, anche la Casa dello Stu-dente. Nella Casa dello Studente lefeste musicali le seguivo io e c'era unmio amico che lavorava al Palazzodei Congressi. Quando ha saputo chela mia domanda all'Opera Universi-taria era stata respinta ha capito cheperdevo tutto, anche la Casa delloStudente, mi ha detto che quello chemi aveva dato l'Opera Universitariase lavoravo per il Palazzo dei Con-gressi me lo avrebbero dato loro. Almio amico ho detto che là non miconoscevano quindi non sapevo semi avrebbero fatto lavorare, mi hadetto che ci avrebbe parlato e poi mifaceva sapere. Dopo una settimanami ha detto che potevo andarci, mi

facevano fare un periodo di prova epoi mi avrebbero detto se mi prende-vano. Al Palazzo dei Congressi lavo-rava anche una ditta esterna, laOCSA, che faceva i servizi tecnici,dopo un pò di tempo loro mi hannopreso come dipendente quindi hocominciato a lavorare con la OCSA equalche volta al Palazzo dei Con-gressi. Al Palazzo dei Congressi hofatto il tecnico audio, il tecnicovideo, il tecnico computer e il tecni-co della traduzione simultanea.Come tecnico video non ho mai

preso una telecamera, siccome usa-vamo il videoproiettore decidevocosa proiettare, il computer, la tele-camera o un video dove mandavol'audio. Il computer lo sapevo usareperò se si rompeva gli dicevo dovefarlo riparare, la traduzione simulta-nea nelle sale non c'era, la montava-mo di volta in volta. Con la OCSAandavo anche fuori e montavo lasimultanea, ho girato il mondo, sonostato in America, in Spagna, inRomania, in Marocco e in altri posti,sono stato anche in una nave da cro-ciera, siamo partiti da Venezia,abbiamo fatto Bari, siamo stati inGrecia, siamo stati a Sharm ElSceikh, a Malta, a Capri e siamosbarcati nel porto di Genova. AlPalazzo dei Congressi c'erano diver-se sale, la sala Europa di 1.300 posti,la sala Italia di 600 posti, la salaBianca di 150 posti e le salette cheerano modulari, ogni modulo era di50 posti, si potevano fare con uno,due o tre moduli. Quando non ho piùavuto la Casa dello Studente sono

di

Gianni Contarini

“Al palazzo dei Con-

gressi ho fatto il tecnico

audio, il tecnico video,

il tecnico dei computer

e il tecnico della

traduzione simultanea”

Gianni quando lavorava al Palazzo dei Congressi di Bologna.

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LA TESTIMONIANZA

GLI AMICI DI LUCA 65-66

stato in 6 appartamenti, cinque aBologna e uno a Minerbio , a Bolo-gna ho avuto delle camere a Miner-bio tutta la casa. La Ocsa è di Grana-rolo quindi quando ci dovevo andareda Bologna dovevo fare gli stessichilometri che avrei fatto da Miner-bio. Per una camera a Bologna l'af-fitto era quanto quello di tutta la casaa Minerbio ed a Minerbio me l'avevaofferto una ragazza della OCSA cosìl'ho preso. Meno male che l'avevopreso, dopo l'incidente sono venuti imiei genitori e fortuna che stavo lìperchè stavo da solo e non hannodovuto parlare con nessuno. Quandoho fatto il tecnico al Palazzo deiCongressi ho lavorato nella salaEuropa, quella grande, con SabrinaFerilli e con Manuela Arcuri, nellasala Italia con Alba Parietti, ToscaD'Aquino e Maria Grazia Cucinotta,e nelle salette con Nina Moric, dove-va fare una conferenza stampa per ilMotor Show. Quando ero al Palazzodei Congressi l'Università ha orga-nizzato dei concerti nell'aula magna,era una chiesa sconsacrata con 1.000posti, la chiesa di Santa Lucia in viaCastiglione. Ci sono stati i concertidi Zucchero, di Vasco Rossi, diLucio Dalla, di Guccini, di Morandie dei Nomadi. Io ho fatto il tecnicoquindi li ho visti tutti. Morandi hafatto un concerto anche al Palazzodei Congressi quindi l'ho seguito duevolte. Una volta al Palazzo dei Con-gressi mi hanno detto che c'era unaconferenza a Monghidoro e mihanno chiesto se volevo andarci,quando ho detto di no mi hanno dettoche avrebbe parlato anche il sindaco,Gianni Morandi, gli ho detto checome cantante era bravo ma non miinteressava cosa avrebbe detto.Quando ho avuto l'incidente sonostato in trestrutture, della prima, l'o-spedale Maggiore, non ricordo nien-te, mi hanno detto che ero in coma,poi meno male che il secondo era laCasa dei Risvegli Luca De Nigris, lìho cominciato a ricordare, facevofisioterapia, logopedia, terapia occu-

pazionale, attività musicali e teatrali,venivano a trovarmi i miei parenti, imiei amici ed i colleghi di lavoro.Poi, dimesso dalla Casa dei RisvegliLuca De Nigris, sono stato al Poliam-bulatorio Byron, di Corticella, dovefacevo solo fisioterapia e logopedia.Alla Casa dei Risvegli Luca DeNigris prima avevo il lettino, poisono passato alla sedia a rotelle e daquesta al rollator, era come la sedia arotelle ma dovevo stare in piedi. Conil rollator sono arrivato al mio paese.Da quando sono a Scicli un mio

amico, che lavora all'ospedale delmio paese, ed è primario dell'RSA,mi manda a casa la fisioterapia e lalogopedia. Quando ho cominciato lafisioterapia mi è stato detto che il rol-lator non lo dovevo usare più, hodetto che non lo usavo perchè lodovevo usare ma perchè mi sentivopiù sicuro. Adesso dopo anni non usoniente, sto a casa dalla mattina allasera e lì ci sono i mobili ed i muridove posso appoggiarmi. Da solonon riesco ad uscire di casa, ho biso-gno di qualcuno che mi dia sostegno.In famiglia mi hanno detto che dove-vamo tornare a Bologna per una visi-ta medica. Visite ne ho fatte due, unaper l'INPS ed una per l'INAIL. ABologna ho detto che volevo andare atrovare quelli della Casa dei RisvegliLuca De Nigris, li ricordo con piace-re, mi mandano messaggi e dopotanti anni anche il giornale. I mieifamiliari mi ci hanno portato, DeNigris si è fatto una foto con me, checonservo ancora. Quelli della Casadei Risvegli Luca De Nigris li ricor-do volentieri. Tanti saluti a tutti.

“Alla Casa dei Risvegli

Luca De Nigris prima

avevo il lettino, poi

sono passato alla

sedia a rotelle e da

questa al rollator”

In visita alla Casa dei Risvegli Luca De Nigris.

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LA NOSTRA STORIAGLI AMICI DI LUCA 65-66

Il nobiluomo dispose che l’intero suo patrimonio fosse donato all’amministrazione ospedaliera

Carlo Alberto Pizzardi e la nascita dell’Ospedale Bellaria

Gli inizi del ventesimo secolo,furono anni disastrosi dal

punto di vista epidemiologico:prima il Colera, poi la Spagnola edinfine la tubercolosi: La "Spagno-la" si sviluppò in Italia alla finedella prima guerra mondiale.Tutto iniziò nella primavera del1918. La malattia che in Spagnaaveva decimato migliaia di personegiunse in Italia con strani sintomi:febbre alta, incurabile, che portavadirettamente alla morte. Fu un’on-data, per fortuna che si dilagò infretta, lasciando però dietro di sèuna nuova epidemia: la Tubercolosi.Quest'ultima epidemia, era unamalattia subdola, che colpiva il cetoindigente; i poveri, coloro che nonpossedevano servizi igienici perso-nali ed erano costretti a convivere innuclei aggregati con scarsi mezziigienici. Nelle abitazioni dei vicolicittadini non esistevano condutturesingole, si doveva attingere alle fon-tane pubbliche con secchi, da cuidipendeva il lavaggio del corpo, etutte le funzioni di una nucleo abita-tivo di ampio raggio. In questoclima la nuova malattia trovò un ter-reno fertile per espandersi, ancheperché l'eziologia del morbo erapressoché sconosciuto anche allaclasse medica.A Bologna, città scientifica, si iniziòa parlare di questa malattia agli inizidel secolo, quando negli gli ospeda-li cittadini si istituirono reparti spe-

ciali per questi malati. Da tenereconto che i sintomi della malattia sisviluppavano dapprima con unafebbriciola, seguita da tosse insi-stente e successivamente progre-dendo, con espettorato sanguigno.Un decesso che fece parlare moltodi questa nuova e terribile malattiafu la morte del poeta Olindo Guerri-ni che amava firmarsi anche comeLorenzo Stecchetti."Lo sapemmo tardi perché in princi-pio egli nascose quasi con pudore lasua malattia... cosa strana per untisico".Uno dei primi reparti per degenticolpiti da questo morbo, si ebbeall'ospedale Maggiore, ma essendoil nucleo ospedaliero al centro dellacittà, - a quel tempo era ubicato invia Delle Lame -si convenne che erapiù indicato l'area del Sant’Orsolafuori dal centro e in una zona piùsalubre. Il nuovo reparto avevacome primario il prof. ValentinoFacchini che studiando l'eziologiadella malattia, si adoperò per unospedale apposito per questi casiche aggravandosi portavano allamorte in poco tempo.Il primo di ricovero fu istituito aBudrio, lontano dalla città, maessendo una situazione temporaneasi studiarono altre possibilitàmigliori. Nel primo decennio delsecolo, sotto l'amministrazione cit-tadina del sindaco Tanari, si prese inesame la costruzione di un ospedaledi vaste dimensioni per questi citta-dini colpiti dal morbo, denominatoin seguito "morbo di Kock".La prima idea del comitato apposi-to, istituito dall'Amministrazioneospedaliera per un nuovo ospedale,

era di una zona ariosa nei pressi diCasaglia. L'amministrazione acqui-stò una villa dalla proprietà Puglio-li con un ampio terreno circostanteper erigere il nosocomio.I lavori iniziarono con un primolotto, poi si fermarono. Sia per pro-blemi economici che per vari ricor-si da parte di abitazioni circostantiche protestavano per il timore che ilmorbo intaccasse le famiglie dimo-ranti. Per calmare le varie proteste siistituì una commissione per verifi-care la veridicità di tale proteste."Il corpo amministrativo degli ospe-dali addivenne nel 1915 alla noninadi una commissione estranea aBologna che rimase composta daCarlo Guidi titolare della cattedra dicostruzione del Politecnico di Tori-no, dall'ing. Comun Luigi Villoresie del prof. Enrico Ronzani". QuestaCommissione riconobbe in parte leproteste dei vicinanti e per di piùriconobbe qualche difetto sullatenuta terreno e questo fu sufficien-

di

Giuseppe Quercioli

Il conte Carlo Alberto Pizzardi.

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LA NOSTRA STORIA

GLI AMICI DI LUCA 65-66

te all'amministrazione nel dubbio,di lasciare ogni velleità per un pros-simo ospedale per malati di petto.Intanto infuriava la prima guerramondiale e fu accantonato ogninuova idea di un ricovero per sog-getti colpiti di questa malattia infet-tiva. Dopo la cessazione del conflit-to si riprese a parlare di un nuovoospedale, anche perché la malattiaebbe un momento di espansione suireduci della guerra e sulle famiglie.A questo punto il marchese CarloAlberto Pizzardi si espose in primapersona per far fronte a questaopera, che manifestava con attonotarile in data 4 novembre e 19Maggio 1920 e cioè: "Di costruireun nuovo ospedale per acuti consuperato reparto per tubercolosi inlocalità possibilmente lontana daicentri abitati, acquistando oveoccorra, la necessaria area, e siaprovveduto al suo arredamento”.Carlo Alberto era l'unico dei tremaschi rimasto in vita del casatoPizzardi. Sposato, senza figli, dispo-se che l'intero patrimonio fossedonato all'Ammistrazione ospeda-liera, come si era evidenziato ancheantecedente per ampliare i repartidel vecchio Ospedale Maggiore.Una commissione apposita si misein cerca di una zona idonea a taleospedale, mentre nel contempoinfuriavano le polemiche da piùparte se era opportuno un nuovoospedale o se era più idoneo mante-nere intatto il patrimonio per altreopere. Ma il nobiluomo insistettesul suo progetto e si adoperò perso-nalmente alla ricerca della posizio-ne più consona a tale opera. Lacommissione indicò una zona nellevicinanze del fiume Reno sul ver-sante di Casalecchio, ma tale indica-zione non fu accettata per varieragioni. Venne fuori tra le varieindicazioni un ampio terreno nellazona denominata Bellaria in un ter-reno con villa di una famiglia nobi-le bolognese.La zona era quella giusta. Il terreno

era in parte suddiviso tra il comunedi san Lazzaro e quello di San Ruf-fillo, ma questo non comportò ladefinizione del progetto.I lavori per l'erigendo ospedale ini-ziarono il 6 Gennaio del 1928 e, alladistanza di soli 22 mesi, il grandeedificio fu quasi finito, anche se ilavori non cessarono di un giorno,causa della temperatura rigida.Il nuovo ospedale consisteva in ottoedifici, comprensivi di una ampiaentrata, gli uffici, la residenza delpersonale di assistenza, le cucine, lalavanderia, i magazzini, gli ambula-tori, una palestra e un teatro.I padiglioni per gli ammalati eranootto: quattro per gli uomini, quattroper le donne uniti tra di loro conampi camminamenti al coperto.Tutti i padiglioni di cura erano com-prensivi di ampie terrazze dove nelperiodo estivo si praticava l'eliotera-pia e a forma di padiglione uniti tradi loro con lunghi passeggi.In tutto questo c'era ancora da risol-vere il problema della viabilità, cioèil congiungimento tra il luogo dicura e i paesi limitrofi . “Quandopoi nella stagione propizia e quandorisolto l'inderogabile problema dellaviabilità che assicuri un più rapido

allacciamento dal centro urbanoalI'Ospedale".Occorreva quindi una strada che sicongiungesse al più vicino centrourbano, comprensivo di mezzi pub-blici, che fu fatto, anche questo, intempi brevi.Concludiamo questa carrellata conl'apporto delle figure che si occupa-rono in presa diretta dell'opera. Inprimis l'ing. Giulio Marcovigi, capodell'ufficio tecnico degli ospedali,con la collaborazione degli ingegne-ri Rossi e Barattini.Nel lascito testamentale, il Pizzardilasciò scritto che dopo la sua dipar-tita la salma doveva risiedere nel-l'interno dell'ospedale."Morto che io sia, sarà data sepoltu-ra cristiana al mio cadavere, incampo aperto, come ai poveri. Nonfunerali, non fiori. Nessun distintivoe nemmeno il nome si ponga sullamia tomba, volendo, lo confermo,essere trattato come il più povero trai poveri".Nel 1930 l'ospedale fu visitato, conuna fastosa cerimonia, dal principedi Piemonte e l'anno seguente nel1931; ugualmente per i trecento par-tecipanti a1 5° Congresso Naziona-le per la lotta contro la tubercolosi.

L’ingresso dell’Ospedale Bellaria.

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ESPERIENZE DI CONFINEGLI AMICI DI LUCA 65-66

Studiosi e ricercatori indagano sulle sensazioni che si provano

Esperienze vissute durante uno stato di incoscienza

Da molti decenni alcuni ricercatoristanno indagando su particolari

esperienze che si verificano durante unostato di incoscienza provocato da infar-to o da altre circostanze critiche, e cono-sciute con l’acronimo NDE (NearDeath Experience). Questi studiosi giu-stificano il loro interesse affermandoche sarebbero molte le implicazioni chederivanti dalla comprensione di questofenomeno, che invece altri, consideran-dolo non pertinente alla scienza, riten-gono sia frutto di elaborazioni inconsce.Chi se ne occupa ha individuato alcunielementi che possono caratterizzarlo etraendoli dai racconti di chi l’ha vissuto,e cioè:1) ineffabilità;2) ascolto delle parole del personalesanitario, che annuncia la morte avve-nuta o imminente; 3) senso di pace e di quiete;4) percezione di suoni e/o voci che nonappartengono alla realtà materiale;5) attraversamento di un tunnel;6) fuoriuscita dal corpo, o OBE (Out-of-Body Experience), con visione del-l’ambiente circostante e del propriocorpo fisico;7) incontro con altri esseri, conosciuti o no;8) incontro con un essere di luce, chepuò avere o no un aspetto;9) rassegna (“visione panoramica”)degli eventi della propria vita in rapidasuccessione;10) confine o limite oltre il quale non sipuò andare;11) rientro nel proprio corpo;12) sensazione di realtà del vissuto, dirimpianto per l’abbandono di un luogoin cui si è provato benessere e disagio

nel ritrovarsi in questa realtà;13) una volta ritornati, notevole impat-to sulla vita, con cambiamenti nelmodo di pensare, soprattutto in meritoalla vita e alla morte, e trasformazionidi abitudini e stili di vita.Non in tutte le NDE queste caratteristi-che si presentano nello stesso ordine etutte insieme, mentre l’ineffabilità, lasensazione di avere vissuto un’espe-rienza reale e la trasformazione dellavita nella sua quotidianità sono comunia tutte.L’ineffabilità è la difficoltà di trovare leparole adatte a esprimere pienamenteciò che si è provato: «Questa parte èmolto difficile da spiegare, perché tuttele parole che penso di usare sembranolimitate […] Anche la parola “estre-ma” – ci ho pensato un bel po’ – cosìcome l’ho usata, è stata scelta perchéla parola “meravigliosa” non eraabbastanza meravigliosa, e non inten-do neanche “terribile” perché era ilmassimo opposto. Per cui le parole chesto usando assumono il significato piùverosimile che riesco a trovare per illu-strare la situazione, e non definisconoesattamente i fatti1 mentre il senso direaltà dell’esperienza è la certezza inte-riore di quel che si è vissuto: «Si è trat-tato di un fatto reale; e non di un’im-maginazione. Niente a che vedere con isogni. Sono cose realmente accadute-mi. Davvero, lo so, lo so con certezza,quei fatti li ho vissuti veramente».2 Adifferenza dei precedenti, la trasforma-zione della vita è un elemento riscon-trabile in maniera oggettiva, soprattuttoperché i cambiamenti si ripercuotonocon forza nella quotidianità, talvoltaanche in atti poco significativi.«Sa, un’esperienza del genere influen-za tutta la vita, in seguito. Già cammi-nare per strada è una cosa del tuttodiversa, mi creda. Prima, quando cam-

minavo per strada, ero chiuso nel miopiccolo mondo, immerso nei miei pic-coli problemi; ora, quando vado ingiro, mi sento in un oceano di umanità.Ogni persona che vedo vorrei cono-scerla; e sono sicuro che, se davvero laconoscessi, l’amerei».3Dopo una NDE la trasformazione ècosì radicale, che la vita è più apprez-zata ed è vissuta in pieno, senza indul-gere a quei compromessi – anche pic-coli – che inevitabilmente ognuno disolito fa con se stesso. Si vive la quoti-dianità per se stessi, non si agisce inbase a ciò che gli altri possono pensare,si colgono tutte le opportunità che lavita offre, e si affrontano le difficoltàche si presentano con determinazione evolontà di superarle.«Il fatto di essere ritornato in vita dauna condizione nella quale tutti midavano per spacciato ha mutato com-pletamente il mio atteggiamento versodi essa [...] Oggi vivo alla giornata,momento dopo momento. Prima la miaesistenza era sempre proiettata nelfuturo o nel passato, nel prevedere onel ricordare; e non mi accorgevo chenon è possibile andare avanti in quelmodo. L’unica cosa che possiamo fareè vivere giorno dopo giorno, nel pre-sente, gustando ogni situazione che cipuò venire offerta [...] So perfettamen-te di non aver a disposizione ancoratanto tempo e di non poter contare suun'esistenza normale che si svolga inmodo ordinario. Lo so già sin da ora.Ed è per questo che mi piace spremereda ogni istante la linfa della vita,patendo e gioendo per tutto quello chemi è concesso».4Si cambia l’atteggiamento verso ilprossimo per il quale si nutre compren-sione e spesso amore, perché con l’e-sperienza si è maturato un senso diunità con tutte le creature; si acquisiscemaggiore senso di responsabilità, làdove mancava o era carente, e si ridi-mensiona il valore di cose prima rite-nute importanti.«Come spiegare in che modo sonocambiato radicalmente dopo quell’e-sperienza? […] Quello che è cambiatoin me, dopo, è stato il modo di guarda-re gli altri, di cui prima quasi non mi

di

Cecilia MagnanensiSegretario Generale della Fondazione Bozzano-De Boni

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ESPERIENZE DI CONFINE

GLI AMICI DI LUCA 65-66

accorgevo e che invece ho scopertoessere importanti anche se non hanno ache vedere espressamente con me.«Ecco, forse è cosa da poco, ma è perquesto che non mi sono più riconosciu-to, non avevo mai fatto caso a quantagente c’è che merita di essere conside-rata, oltre a me e alla mia famiglia […]adesso mi capita di preoccuparmianche di gente che conosco appena».5«È passato un anno e ho imparato dipiù sulla vita in quest’anno appena tra-scorso che non in tutti gli altri messiassieme. Prima del mio arresto cardia-co le cose che contavano davveroerano per me molto confuse. Ora l'or-dine di priorità dei miei valori si ècompletamente rovesciato e quel cheprima era in fondo alla mia lista ora sitrova in cima. Ho imparato che biso-gna vivere la vita giorno per giorno.Come dice la canzone: “Fermati adodorare le rose”. Bene, non solo leodoro, ma le stringo al mio petto. Hoimparato che la candela della vita puòspegnersi in qualunque momento e hoancora tante cose da fare prima che ciòaccada [...] La vita è adesso, non ieri,non domani, ma in questo stesso istan-te. E proprio ora, in questo momento,io amo la vita. Adesso so che dalla vitacaviamo fuori solo quel che c’è nelnostro cuore».6Si ritiene di avere un compito o unamissione da svolgere e di doversi dedi-care agli altri. Un giovane che avevacombattuto in Vietnam e che dopo laNDE era ritornato nell’esercito, siaccorse che «Non riuscivo più a ucci-dere, nonostante fossi stato addestratoa farlo. Non potevo nemmeno tenere inmano la pistola. Divenuto ormai unpericolo per il mio plotone, decisi dilasciare l'esercito»7 e nel tempo liberocominciò ad assistere malati terminali.Si diventa più attenti al mondo intornoa sé, si rafforza la religiosità, e quindil’appartenenza ad una fede religiosa:«Già prima credevo nella figura diGesù Cristo, ma non la vivevo appieno.Oggi non è più così. Sono convinto che,se dopo essermi affacciato al baratrodella morte, ne sono tornato ancoravivo, ciò nasconda un significato: chevoglia dire che in Cristo io devo anco-

ra completare la mia esistenza…Quando fui in quel tunnel e ne uscii, miresi conto che da quel momento inavanti la mia vita si sarebbe dovutaimprontare al verbo di Cristo… Non mifraintenda, non sono divenuto un bigot-to o un fanatico, sono semplicementeun uomo che è riuscito a trovare un suoequilibrio».8Si acquisisce un profondo senso spiri-tuale che fa considerare se stessi partedi un Tutto e la certezza di una vitaoltre la vita – rafforzata se prima la siriteneva possibile – portando ad affer-mare che «Nonostante tutto, ho incuore la certezza che non avrò mai piùpaura di morire [...] La morte io l'hoveduta in faccia e ora non mi fa alcunapaura. Trapassare è un’esperienzanaturale, fa parte del corso e dell'evol-

versi delle cose; morire avviene inmodo semplice, non si deve averpaura».9I mutamenti successivi ad una NDE,riguardano sia aspetti pratici, come uncambio di attività lavorativa o la sco-perta di doti artistiche, sia aspetti intel-lettivi, come convinzioni e valori, e siripercuotono non solo nella vita interio-re di chi l’ha fatta, ma anche in quellasociale e di relazione. Infatti, mentrequesti cambiamenti sono per la mag-gior parte vissuti positivamente da chiha avuto una NDE, non sono indoloriper coloro che sono loro accanto. Spes-so la trasformazione è così drastica chequesti non riescono a comprendere piùi loro congiunti. Ecco, quindi, che alcu-ni matrimoni si sciolgono o devonocercare muovi equilibri

«Quando ritornai, non sapevano comefare con me. Prima dell'infarto, ero untipo molto irascibile. Se qualcosa nonmi andava bene, diventavo intrattabile,sia in casa che al lavoro. Se mia moglietardava nel vestirsi quando dovevamoandare in qualche posto, esplodevo e lerovinavo il resto della serata. Non soperché lei lo sopportasse. Comunque,credo che ci si fosse abituata negli anniperché, dopo l'incidente, la mia mal-leabilità la metteva a disagio. Nonurlavo più; non insistevo più, né con leiné con altri, perché facessero dellecose; ero diventato la più facile dellepersone con cui convivere, ma per leiquel cambiamento era insopportabile.Ci volle molta pazienza da parte mia(cosa che in passato non avevo maiavuto) per mantenere in piedi il nostromatrimonio. Continuava a dirmi: “Seicosì cambiato, da quando hai avutol'infarto!”. Credo che in realtà volessedire: “Tu sei impazzito”».10Anche il legame con i genitori puòcambiare e ciò che prima univa, dopoallontana. A tale proposito Fulvia Cari-glia, che nel corso degli ultimi decenniha raccolto numerosissime testimo-nianze di NDE e che sul tema organiz-za congressi da più di venti anni, riferi-sce il caso di un giovane uomo che rac-conta le ripercussioni della sua espe-rienza nei rapporti famigliari:«La mia personalità cambiò dopo que-ste esperienze e io non riuscii più adandare d'accordo con i miei genitori[…]. Dicevano che ero un anticonfor-mista senza scopo. La gente mi consi-derava una personalità debole che nonriusciva a realizzare niente. [A queltempo] [...] lavoravo nell'azienda dellamia famiglia. Mio padre era un uomod'affari molto impegnato e competitivo[…] esperto di marketing a livellonazionale. Mi aveva insegnato che nonsarei mai riuscito ad avere successosenza sviluppare un intenso e ardentedesiderio di denaro e ricchezze. Io ten-tai in tutti i modi, ma non riuscivo aprovare quell'ardente desiderio per isoldi. Lavoravo, in ogni caso, con efficienza;[...] gestivo l'azienda di mio padreabbastanza bene da guadagnarmi ilrispetto dei clienti e dei concorrenti.

“Si cambial’atteggiamento versoil prossimo per il qualesi nutre comprensione

e spesso amore, perché con l’esperienzasi è maturato un senso

di unità con tutte le creature”

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Questi, però, non accettarono mai lamia personalità tenera. L'appellativomeno offensivo che sentivo era unapersona dimessa. Essi trovavano lamia nuova prospettiva della vita insop-portabile [...] era un elemento di gran-de disturbo per chiunque.Dovetti abituarmi ad ascoltare e pen-sare su due livelli diversi: il valore teo-rico e i veri sentimenti. Se non ero teso,reagivo sempre alle domande con larisposta adeguata agli intimi pensieri ealle motivazioni interiori [...]. Il miosuccesso era un caso di anticonformi-smo. Non avevo mai fretta. Non entra-vo mai in competizione con altri. Lecritiche più pesanti mi indicavano

come un mezzo uomo».11E Fulvia Cariglia così commenta:«Passa da pappamolle questo venti-quattrenne cui non interessa la ricchez-za del danaro ma che, ricco invece diidee, riesce poi a sganciarsi da unambiente divenuto troppo ottuso perlui, che ha assaporato il diverso, in unastrana ma assai chiarificatrice manie-ra: cambia lavoro e ha comunque suc-cesso, ma lo ottiene per capacità esenza arrivismo, cambia città e siforma una propria famiglia, insegnan-do ai figli che nella vita c’è molto di piùgratificante da fare che non rincorrerei soldi e la considerazione sociale».12Le trasformazioni di stili di vita, di abi-

tudini, di convinzioni sono forse l’aspet-to più interessante delle NDE, perchépermettono di scartare alcune ipotesirelative al loro verificarsi. Infatti un’allu-cinazione o un’elaborazione inconsciadella realtà, per esempio, non riescono agiustificarle. Comprendere la natura delfenomeno, e quindi questi cambiamenti,può avere ripercussioni in diversi campi,come il trattamento terapeutico deipazienti in situazioni critiche, l’approc-cio psicologico ai malati terminali oltreal rapporto mente e corpo. Tuttavia, puressendoci ricerche e studi dedicati a que-ste esperienze, non si intravede ancora lapossibilità di fornirne una spiegazionedal punto di vista scientifico.

NOTE1) Peter ed Elizabeth Fenwick: La verità nella luce, ed. Hermes,Roma 1999, pag. 1902) Michael B. Sabom: Dai confini della vita, ed. Longanesi,Milano 1983, pag. 293) Raymond Moody: La luce oltre la vita, ed. Mondadori, Mila-no 1989, pag. 474) Michael B. Sabom: Dai confini della vita, ed. Longanesi,Milano 1983, pag. 1575) Fulvia Cariglia: Territori oltre la vita, ed. Mondadori, Milano2003, pag. 446) Kenneth Ring: Progetto Omega, ed. Mediterranee, Roma2003, pag. 1557) Jean Ritchie: La porta dell’aldilà, ed. Armenia, Milano 1997, pag. 1358) Michael B. Sabom: Dai confini della vita, ed. Longanesi,Milano 1983, pag. 1619) Michael B. Sabom: Dai confini della vita, ed. Longanesi,Milano 1983, pag. 15810) Raymond A. Moody Jr.: La luce oltre la vita, ed. Mondado-ri, Milano1989, pag. 5511) Kenneth Ring, Evelyn Elsaesser Valarino: Insegnamenti dallaLuce, edizioni Mediterranee, Roma 2001, pag. 4912) Fulvia Cariglia: La luce e la rinascita, ed. Mondadori, Mila-no 2009, pag. 45

Magicamente Colibrì, un blog sempre aggiornato

Cecilia Magnanensi è presente in rete con Magicamente Colibrì, un blog in cuipubblica i suoi pensieri su scienza, storia, archeologia, fenomeni insoliti, pertinentia quella che viene definita parapsicologia o ricerca psichica, libri, natura, insom-ma della vita e dell’uomo. Il blog è alla pagina www.magicamentecolibri.it

Per seguire il blog ed essere aggiornati sugli articoli pubblicati potete iscrivervialla Newsletter: basta inserire il vostro indirizzo email e confermare la vostra ade-sione. Se non sarete più interessati, potrete cancellarvi in qualsiasi momento. Pote-te scrivere a: [email protected] oppure a: [email protected]

È presente inoltre su Facebook e su Google+ con la pagina di MagicamenteColibrì.

Per approfondireVasta è la letteratura in merito alle NDE, per cui mi limiterò acitare pochi titoli della bibliografia italiana, i volumi da cuisono tratte le citazioni nell’articolo e gli articoli che ho scrittoin merito. Per un approfondimento della tematica si possonoconsultare le bibliografie presenti in tutte le opere.

Cariglia F.: La Luce e la rinascita. Nuove esperienze nei “Territori oltre lavita”, ed. Mondadori, Milano 2009.Cariglia F: Territori oltre la vita, ed. Mondadori, Milano 2003.Facco E.: Le esperienze di premorte. Scienza e coscienza al confine tra fisi-ca e metafisica, ed. Altravista, Lungavilla (PV) 2010.Fenwick P. ed E.: La verità nella luce, ed. Hermes, Roma 1999.Magnanensi C.: “NDE (Near Death Experience)”, Gli amici di Luca, n.28/29, giugno/settembre 2009, pagg. 60-61.Magnanensi C.: Near Death Experiences (NDE) and the life review unavisione panoramica della vita”, Gli amici di Luca, n. 36/37, giugno/settem-bre 2011, pagg. 42-44.Magnanensi C.: “NDE (Near-Death Experience) o esperienze di premorte.Dichiarati morti, vivono un esperienza bellissima prima di ritornare allavita”, http://www.magicamentecolibri.it/wordpress/?p=2148 - blog Magica-mente ColibrìMagnanensi C.: “Una NDE (Near-Death Experience) durante un’escursione

in montagna. Giorgio, il “sopravvissuto” alla premorte”, http://www.magica-mentecolibri.it/wordpress/?p=3614 - blog Magicamente ColibrìMagnanensi C.: “Raymond Moody e le NDE (Near-Death Experience). Le primetestimonianze di NDE (Near-Death Experience) pubblicate http://www.magica-mentecolibri.it/wordpress/?p=2146 - blog Magicamente ColibrìMoody R. Jr.: La vita oltre la vita e nuove ipotesi. Studi e rivelazioni sulfenomeno della sopravvivenza, ed. Mondadori, Milano 1977.Moody R. Jr.: Nuove ipotesi su La vita oltre la vita, Arnoldo Mondadori Edi-tore, Milano 1978.Moody R. Jr.: La luce oltre la vita, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1991.Ring K.: Progetto Omega, ed. Mediterranee, Roma 2003.Ring K., Valarino E.E.: Insegnamenti dalla Luce, edizioni Mediterranee,Roma 2001.Ritchie J.: La porta dell’aldilà, ed. Armenia, Milano 1997.Sabom M.B.: Dai confini della vita, ed. Longanesi, Milano 1983.

Da segnalare che, in Italia, unico punto di riferimento sull’ar-gomento è il Congresso che da 21 anni è organizzato da Ful-via Cariglia a San Marino, con il sostegno della Segreteria diStato per il Turismo della Repubblica di San Marino. Ad essopartecipano scienziati di vaglia internazionale oltre a protago-nisti di NDE che raccontano la propria esperienza. Ogni Con-gresso è seguito dalla pubblicazione degli Atti delle relazioni– curato da Fulvia Cariglia.

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SOLIDARIETÀ

GLI AMICI DI LUCA 65-66

Gli Amici di Blu e i quadri di Anna Falcione

Un’asta di beneficenzaper Gli amici di Luca

Il 2 agosto scorso ad Agnone inMolise, il gruppo degli “Amici

di Blu”hanno organizzato laprima asta di beneficenza dedica-ta a “La Casa dei Risvegli LucaDe Nigris”, mettendo in vendita iquadri dell’artista amatorialeDiana Falcione. L’evento si ètenuto presso il Komby Pub nellaridente località tra i monti delSannio. Vi ho potuto parteciparegrazie alla collaborazione diAnnamaria Catalano, amica fede-le della nostra associazione, chemi ha accompagnato con la suaauto in quei luoghi, da cui provie-ne la sua famiglia. Ho potuto constatare con i mieiocchi l’energia che scaturisce daquesto gruppo di amici dellafamiglia Falcione, vittima direcente dell’improvvisa perditadella figlia Giorgia a causa di unincidente stradale. Ancora unavolta ho avuto conferma che,quando la solidarietà incontral’arte, quello che ne scaturisce èstraordinario. E, se a collaboraresono due posti geograficamentecosì distanti, il risultato è ancorapiù stupefacente. Racconta Diana Falcione: “Erapassato qualche mese dal lanciodegli “Amici di Blu”, quandoun’amica mi ha coinvolto in unaraccolta fondi per “La Casa deiRisvegli Luca De Nigris”. Sonoandata allora a Bologna, quindiho avuto modo di conoscere que-sta fantastica struttura e, soprat-tutto, di entrare in contatto conl’associazione “Gli Amici diLuca”. Insomma, per caso, “GliAmici di Blu” hanno incontrato

“Gli Amici di Luca” e mi è sem-brato un segno del destino. Hodeciso di mettermi in gioco edonare in beneficenza i miei qua-dri. Un’asta dell’amicizia innome della speranza” sintetizzaDiana invitando la cittadinanza apartecipare. La presenza all’asta del 2 agostodei concittadini della famigliaFalcione è stata numerosa,è statauna partecipazione generosissimaperché i 32 quadri esposti hannoconsentito di raccogliere oltre2000 euro. Entusiaste e perfetteanche l’organizzazione e la

gestione dell’asta, entrambe por-tate avanti da Amici di Blu; cor-diale e disponibile l’ospitalità dellocale presso il quale si è tenutol’evento. Sono ritornata da questo viaggiocon un ulteriore conferma che i“felici incontri” sono veramentepossibili e che la solidarietà legaanche realtà lontane.Un GRAZIE!! di cuore a Diana,agli Amici di Blu e a tutta lacomunità di Agnone che ha parte-cipato all’iniziativa con la suaappassionata e generosa presenza.

Maria

Qui sopra:Il manifesto dell’asta di beneficenza.

In alto a destra:Maria Vaccari ad Agnone illustra lefinalità dell’Associazione “Gli amici diLuca”.

A destra:Diana Falcione, autrice dei quadri,introduce l'asta.

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SOLIDARIETÀGLI AMICI DI LUCA 65-66

Il risveglio come cambiamento nella disciplina dello yoga

Essere Pace per la Casa dei RisvegliLuca De Nigris

Esiste in natura, biologicamente,il risveglio. Segue il sonno. Il

riposo. Governato dal ritmo circa-diano di sonno-veglia con l'ipofisi(pituitaria) e l'epifisi (pineale)responsabili di questo equilibriovitale.Traslitterando e per estensioneampliando il significato di Risve-glio si ha il cambiamento, la consa-pevolezza, una nuova visione, unaespansione di coscienza. La disci-plina dello Yoga compie questomiracolo.Ampliando ulteriormente il signifi-cato di Risveglio ecco che ci imbat-tiamo nella ricerca del risveglionello stato di coma.La vita pulsante nella condizioneimmobile del coma.La casa dei Risvegli Luca DeNigris di Bologna con l'associazio-ne Gli amici di Luca si prodiga inquesta compassionevole e corag-giosa Via di Risveglio.Lo Yoga invece è contemplato dauna associazione bolognese, EsserePace Bologna, umanitaria solidalevolontaria.Queste due "Vie di Risveglio" sisono incontrate Sabato 23 Giugno2018 a La Scuderia di Piazza Verdia Bologna ed hanno dato vita ad uncoloratissimo Yoga Festival.Con dieci scuole di yoga tra Mode-na Bologna Imola, 15 insegnanti,due flash mob in piazza, circa 200

praticanti. Vari stili varie tradizionivari approcci per un unico grandeobiettivo comune e condiviso: esse-re umanitari, essere solidali esserevolontari: Essere Pace.Siamo grati a la Casa dei Risvegli

Luca De Nigris per averci dato lapossibilità di praticare la via auten-tica dello Yoga. La via dell'unionedi corpo mente spirito. La via dellacompassione. La via dell'amore inazione. Grazie.

di

Mauro IacovelloAsociazione Essere Pace

Sopra e sotto: alcuni momenti del YogaFestival.A destra: Mauro Iacoviello FondatoreEssere Pace Bologna Bike.Yoga.Trekking(Umanitari, Solidali, Volontari), Fulvio DeNigris e Piero Vivarelli di Atma StudioBologna.

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RISVEGLI DI PAROLE

GLI AMICI DI LUCA 65-66

Di Roberto Roversi, uno dei mas-simi poeti italiani del novecento,

delle sue opere, delle sue innumere-voli attività è stato scritto molto emolto ancora si dirà. Ma un aspetto importante della suapersonalità, che qui vorrei ricordare, èil rapporto che ha avuto con i giovaniautori, essendone direttamente inte-ressato. Roversi infatti è stato uno dei pochigrandi poeti a dedicare tempo ai gio-vani con passione e rigore.Come è noto alla metà degli anni ’60,Roversi, in polemica con la mercifi-cazione dell’industria culturale, smisedi pubblicare con i maggiori editori ecominciò a proporre canali di comu-nicazione autogestiti, per la diffusio-ne delle sue opere e della poesia. Tale atteggiamento, che segnò unasvolta importante nella sua attivitàletteraria, gli consentì nel tempo distabilire un rapporto fecondo con igiovani autori.Sul finire degli anni ’70, infatti, s’in-tensificò il suo interesse per quantostava accadendo nel mondo giovani-le. In quegli anni di forti contrastisociali, ma anche ricchi di fermenti,di sogni, Roversi, con quello che defi-

nirei il suo sismografo interiore, riu-scì a capire in anticipo i mutamenti ea sintonizzarsi con ciò che si muove-va nella società e nella lingua di cui lapoesia è lo specchio.“Cerchiamo di iniziare un lavoromeno approssimativo, anzi rigoroso,sulla poesia scritta e parlata che i gio-vani, in questi anni, continuano adistribuire”. Aveva scritto Roversinell’introduzione alla “Tartana degliinflussi”, una delle prime storicheriviste dedicata ai giovani autori, dalui ideata e curata insieme a MaurizioMaldini nel 1980.Libri, dattiloscritti, un’enorme quan-tità di materiale poetico arrivava allalibreria Palmaverde di Roversi e disua moglie Elena.Già sede di prestigiose riviste come“Officina”, fondata da Roversi, Paso-lini ed altri noti intellettuali, la libre-ria, che per tanti anni è stata un centropropulsore della cultura bolognese, aldi fuori dell’ufficialità, continuò aessere un luogo di aggregazione perle nuove generazioni di poeti, artisti,musicisti, lettori.Allora non c’era internet, ma Roversipur rimanendo ai margini del sistemaculturale, riuscì a costituire una rete

incredibile di contatti, mettendo inrelazione persone diverse, progettiche nascevano intorno a lui e a cuicollaborava. Tanti giovani, da tuttaItalia, andavano alla Palmaverde perincontrarlo, trovando in lui ascolto edisponibilità.In questo clima, all’inizio degli anni’80, si costituì la cooperativa cultura-le “Dispacci”, da lui ideata e presie-duta, alla quale ho partecipato comesocio fondatore, insieme ad altri allo-ra giovani autori, tra cui ricordo Mau-rizio Maldini, Gabriele Milli, MinoPetazzini, Nicola Muschitiello, Sal-vatore Jemma, Carla Castelli. “Dispacci” non era un gruppo autore-ferenziale, di adepti chiusi in unasetta. Fermi restando alcuni sostan-ziali tratti comuni, il gruppo, tesosempre ad ampliarsi, non smise diriconoscere i diversi modi e percorsidella poesia, creando scambi molte-plici, relazioni umane, offrendo a tuttila possibilità di esprimersi in versi,lasciando così le porte aperte a chiun-que avesse idee da proporre. Chi ade-riva alla cooperativa non veniva percensurare gli altri e imporre gerar-chie. L’impellenza di scrivere era det-tata dal bisogno di ricomporre un

Un mio ricordo del lavoro con Roberto Roversiper la poesia dei giovania cura di Bruno Brunini

Roberto Roversi (Bologna,28 gennaio 1923 – Bologna,14 settembre 2012) scritto-re, poeta, autore di romanzi,opere teatrali, canzoni d’au-tore, saggi, ha gestito aBologna dal 1948 al 2006 la

libreria antiquaria Palmaverde. Nel 1955 fondò con Leo-netti e Pasolini la rivista Officina e nel 1961 Rendiconti.Delle numerose opere poetiche si ricorda: Dopo Cam-

poformio, Einaudi,1965; Le descrizioni in atto, ciclosti-lato in proprio, 1969. Nel 2010 dà alle stampe in cin-quanta esemplari fuori commercio la versione integraledel poema L’Italia sepolta sotto la neve, che raccoglie ilsuo lavoro poetico degli ultimi trent’anni. Nel 2011 laSigismundus Editrice pubblica la quarta parte del poemacon il titolo Trenta miserie d’Italia. Nel 2012 pubblicacon Pendragon la raccolta Libri e contro il tarlo inimico.Ha scritto testi di canzoni per Lucio Dalla e per il grup-po degli “Stadio”.

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RISVEGLI DI PAROLEGLI AMICI DI LUCA 65-66

legame, di sperimentare e parteciparealla vita della città col linguaggiodella poesia. Quest’ampiezza di oriz-zonti e di democrazia letteraria, diffi-cilmente riscontrabile nell’attualepanorama letterario, coincise con lospirito roversiano che non ambiva anessun potere e intendeva il fare poe-sia come momento di partecipazione,di ricerca comune e di superamentodelle barriere sociali e culturali.“Dispacci” operò dal 1982 al 1987 esi occupò di molte attività che sonostate un fattore di crescita per tantiautori: laboratori di scrittura nellescuole e nel carcere minorile di Bolo-gna, cicli di incontri in tutta la città,riviste, fogli volanti di poesia, digrande formato, stampati fronte retrosu carte colorata, diffusi gratuitamen-te in varie occasioni, come espressio-ne di una comunicazione autogestita,diversa da quella proposta dal sistemamediatico.Eventi unici in quel tempo furono leletture pubbliche in biblioteche, tea-tri, piazze, bar, che inaugurarono unanuova vitalità per la poesia, che riac-quistava così una dimensione pubbli-ca, mai vista prima.Una tensione etica e civile aveva dasempre caratterizzato l’attività lette-raria di Roversi, che amava Bologna,ma non aveva mai rinunciato ad unapproccio critico e intransigente sullecontraddizioni e le urgenze della sto-ria quotidiana che “non possiamoesimerci di attraversare”, come avevascritto in una delle nostre riviste.Furono perciò concepiti il foglio“Dispacci” e una lunga serie di tra-smissioni radiofoniche, in cui, glieventi della politica e della cronacacittadina, venivano commentati informa di poesia da chi aderiva algruppo e da altri autori che via via siaggiungevano. Ogni argomento veni-va trattato con un ritmo veloce di ela-borazione, per rimanere al passo coni tempi. Fu un’esperienza che aprì lastrada a un diverso modo di intende-re la scrittura in versi, entro gli spazidella quotidianità, coniugando l’im-

mediatezza con il metodo, il ragiona-mento e la continuità nello scrivere.Con Roversi lo sguardo si allargavaal mondo, la lingua si confrontavacon un più ampio orizzonte di tema-tiche.In una ricerca volta a scardinare certimeccanismi rigidi ed escludenti diclassificazione e aperta alla registra-zione del nuovo, particolare impor-tanza ebbe poi la costituzione di unarchivio nazionale di poesia giovane,che collegandosi al lavoro delle rivi-ste, avrebbe permesso uno studio piùpreciso e documentato della produ-zione poetica giovanile di queglianni. Il Comune di Bologna, in quelperiodo particolarmente attento allapoesia, assegnò una sede all’archivio,di cui mi fu affidata la cura, presso ilcentro civico di via Pietralata, al Pra-tello.Ricordo, negli orari di apertura alpubblico, l’afflusso di lettori e autoriche venivano a chiedere ascolto e aproporre i loro scritti. Nel leggere ecatalogare quel materiale magmatico,confuso, si poteva cogliere la crescitadi un pensiero non solo letterario,fatto di voci cariche di sogni, solitudi-ni, domande, provenienti da unmondo sotterraneo mai indagato,variegato e pulsante, in costante evo-

luzione. Situazioni e lessico ineditiper la versificazione italiana.Col susseguirsi delle varie iniziative,intorno a Roversi si potevano incon-trare interlocutori,amici, personaggidi grande valore culturale e umano.Erano molteplici le occasioni in talsenso.Ricordo, ad esempio, un importanteconvegno nazionale sulle esperienzedella poesia nella scuola, tenuto a LaSpezia, in cui Roversi, che non inter-veniva mai in pubblico, mi chiese dileggere la sua relazione di cui riportoun frammento: “…sembra che tutti igrandi spazi per muoversi si stianochiudendo e il mondo si riduce così auna stanza, una piccola stanza….Igiovani mi pare che si muovano inuna realtà già da esodo, con paurecollettive, mentre tentano di sottrarsialle cose che premono, a questi cieliormai bassi che tendono a mortificaresul momento ogni fantasia, ogni spe-ranza...essi percepiscono e sopporta-no questa mancanza di generositàdentro le cose.”Roversi sapeva mostrare le emergen-ze, oggi ancora attuali, e i giovani conle loro problematiche rimanevano alcentro del suo pensiero. In quell’importante convegno ebbi lafortuna di conoscere un altro relatore,

Roberto Roversi nella sua libreria Palmaverde a Bologna.

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RISVEGLI DI PAROLE

GLI AMICI

Franco Fortini, una delle maggioripersonalità della letteratura del nove-cento italiano, nonché amico diRoversi. Per me, allora aspirantescrittore, fu un momento di grandeemozione leggere la relazione diRoversi e restare a parlare con Forti-ni, ascoltare le sue convinzioniriguardo al non ostentare ideologica-mente un significato prestabilito, maa cercare un senso dove esistere attra-verso una costante lotta mentale.Ci vorrebbero molte pagine perricordare tutte le attività e il tempotrascorso con Roversi e gli altri auto-ri alla libreria Palmaverde. Le amici-zie che nascevano, il clima che sirespirava.In quel luogo galvanizzante, cosìdiverso dal mondo circostante, eppu-re così al centro della quotidianità efulcro di impegno civile, si potevariscoprire il valore del dialogo, dell’a-scolto, che sono il fondamento dellaparola poetica.Tra scaffali ricolmi di libri, le voci, lediverse opinioni di ognuno si incro-ciavano e si confondevano in discus-sioni, ora serie, ora scherzose, a volteanimate da polemiche e contrastiaspri ma illuminanti, in cui s’impara-

va a comprendere l’esistenza.Là in mezzo, seduti, o in piedi, tra ibanconi ingombri di lettere, carte,fascicoli, mentre Roversi impacchet-tava i libri da spedire e proseguiva neilavori della giornata, era sempreun’esperienza unica ricevere comun-que la sua attenzione, sentire in lui lapassione scrutatrice per ogni testo eper le sue più invisibili incrinature,apprendere qualcosa di essenziale dalsuo spirito battagliero, dalle sueriflessioni critiche, nella ricerca disuperare il proprio limite di cono-scenza.Roversi pur preferendo una poesiache si confronta con la realtà sociale e

con la storia, sapeva riconoscere inogni giovane autore la parte migliore,non per creare degli epigoni o unascuola, ma per spingere ciascuno aragionare sul mondo e a seguire unapropria strada.La sua presenza a Bologna e quella disua moglie Elena, gli incontri allalibreria Palmaverde, gli insegnamentiricevuti, in un periodo di cambiamen-to collettivo, furono tappe fondamen-tali, in quel luogo eternamente vivoper chi lo ha frequentato.

In ricordo di Roversi, pubblichiamoin questo numero, il testo di una suacanzone scritta per Lucio Dalla.

Lucio Dalla e Roberto Roversi.

Vedo le stanze imbiancatetutte le finestre spalancate.Neve non c’è, il sole c’è,nebbia non c’è, il cielo c’è!Tutto scomparso, tutto cambiatomentre ritorno da un mio passatotutto è uguale, irrealesono Ulisse coperto di sale!

È verola vita è sempre un lungo, lungo ritorno.Ascolta,io non ho paura dei sentimenti.E allora guarda,io sono qui,ho aperto adagio adagio con la chiave;come un tempoho lasciato la valigia sulla porta.Ho guardato intorno prima di chiamare,chiamare

non ho paura, ti dico che sono tornato per trovare, trovarecome una voltadentro a questa casala mia forzacome Ulisse che torna dal marecome Ulisse che torna dal mare.

Una mano di calce biancasulle pareti della mia stanzacielo giallo di garbino,occhio caldo di bambino!Tiro il sole fin dentro la stanzacarro di fuoco che corre sul cuoreperché ogni giorno è sabbia e furoree sempre uguali non sono le ore!

Voglio dirti:non rovesciare gli anni come un cassetto vuoto.Ascolta:

anche i giovani non hanno paura di un amoree mai, mai, maistrappano dal cuore i sentimenti;io ti guardo,la tua forza è un’ombra di lucela tua forza è un’ombra di luce.

-LA MANO AFFONDATANEL VENTO DEL VENTO-aria calda,urlano quelle nostre orestrette in un pugnourlano come gli uccelli,i sassi si consumano,non si consuma la vitala giornata è ugualea una mano che è feritaio sono Ulisse al ritornoUlisse coperto di sale!Ulisse al principio del giorno!

Testo della canzone “Ulisse coperto di sale” (1975) di Roberto Roversi, cantata da Lucio Dalla

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SCAFFALEGLI AMICI DI LUCA 65-66

Pubblicato da SuperAbile INAIL, il volume è corredato dalle illustrazioni di Corrado Virgili

Vite straordinarie, uomini e donneche hanno fatto la differenza

Ludwig van Beethoven compo-se la Nona Sinfonia quando era

completamente sordo. Per crearel’alfabeto tattile che porta il suonome Louis Braille si ispirò alsistema di scrittura notturna usatodai soldati per trasmettere informa-zioni in assenza di luce. La più gio-vane vincitrice dell’Oscar per lamigliore interpretazione femminileè l’attrice sorda Marlee Matlinche, a soli 21 anni, si aggiudicò laprestigiosa statuetta per il ruolo diSarah Norman in “Figli di un Diominore”.Pur essendo cieco, lo slovenoEvgen Bavčar è uno dei fotograficontemporanei più famosi, le cuiopere sono state esposte in tutto ilmondo. La zoologa statunitenseTemple Grandin è autistica, mapossiede un pensiero visivo talmen-te sviluppato da permetterle diprogettare nella mente intere strut-ture per l’allevamento delle muc-che.Sono solo alcune delle biografieraccolte nel volume “Vite straordi-narie. Storie di donne e uominiche hanno fatto la differenza”, unalbo illustrato pubblicato da

SuperAbile INAIL presentato nelmaggio scorso al Salone Internazio-nale del libro di Torino nel corsodell’incontro “Vite straordinarie:storie di uomini e donne che nonhanno visto barriere”. Il volume, curato dalla giornalistaAntonella Patete e illustrato da Cor-rado Virgili, raccoglie ventiduebiografie di persone con vari tipidi disabilità scritte in linguaggiosemplice e immediato e accompa-gnate ciascuna da un ritratto. Inparticolare si tratta di undici donnee undici uomini di ieri e di oggi,provenienti da tutto il mondo, cheper le loro doti straordinarie, sisono distinti nei vari campi dellearti, delle scienze, dello sport,portando in maniera più o menoconsapevole il tema della disabilitàal centro del dibattito pubblico.Alcuni di loro hanno combattutobattaglie importanti a favore deidiritti delle persone disabili, mentrealtri, soprattutto quelli vissuti intempi passati, hanno scelto di nonpresentare la disabilità come unaparte essenziale della propria iden-tità personale. Ma tutti, con i loropercorsi di vita fuori dal comune,

hanno saputosorprendere e

ispirare l’intera collettività, contri-buendo a cambiare per semprel’immagine della disabilità.SuperAbile Inail è il ContactCenter dell’INAIL per la disabilitàformato da un call center, un por-tale quotidianamente aggiornatoe una rivista cartacea mensile.Antonella Patete è giornalistadell’Agenzia stampa RedattoreSociale e coordinatrice della rivistamensile SuperAbile Inail. Le bio-grafie delle ventidue “personestraordinarie” sono state scritte daigiornalisti dell’Agenzia stampaRedattore Sociale. Le illustrazionisono di Corrado Virgili. Art direc-tor, esperto di computer grafica eanimazione, ha collaborato conla Rai. Dal 2006 al 2010 è statodirettore artistico e computergraphics supervisor per lo studioRainbow Cgi. Dal 2014 collabo-ra, come freelancer, con diverserealtà nazionali e internazionali. Èstato candidato due volte ai Daviddi Donatello nella categoria“migliori effetti speciali”.

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MI RICORDO DI TE

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Non un ricordo, ma un solo modo di esserci sempre, unico

Cattolica piange il dottor Pietro Dall’AlbaÈ venuto a mancare Pietro Dall’Al-ba medico chirurgo molto noto aCattolica dove aveva operato e vive-va con la sua famiglia ormai da mol-tissimi anni. Persona intelligente egenerosa, molto amato dai suoipazienti, nel 2015 era stato premiatocon una medaglia dall’Ordine deiMedici per i suoi 50 anni di iscrizio-ne. Lascia l’adorata moglie Leyla e isuoi figli: Ettore, Alessandro, Danie-le e Nerina.

Tanti ricordi...una sola premuracolma di attenzioni, dettata uni-

camente dall'amore del donareincondizionatamente.Ricordo quando ero piccola che lasera dopo le 20 andavo sempre insie-me a "mio babbo" ad aprire la salad'attesa del suo ambulatorio medico,perché così al mattino le vecchiette,che si alzavano presto e andavano aprendere posto, non trovavano chiu-so e non dovevano aspettare al fred-do mentre lui accompagnava me ascuola... Premura e attenzione versotutto e tutti, un intreccio costante divita personale, familiare e lavorativa,sempre e comunque dettato da unmondo di benevolenza e dedizione.Mi affiora il ricordo di quando siattardava nel venirmi a prendereall'uscita da scuola sapendomi inbuone mani delle suorine, perché siallungava nel fare le visite domicilia-ri ai suoi adorati pazienti. Al mattino mi riempiva il cestinodella scuola per pranzo e merendacon ogni ben di Dio e la farcitura delpanino abbondava e strabordava (siriconosceva da questo se lo avevapreparato lui o mamma!). Quando ero ammalata e restavo a

casa da scuola, puntualmente nonmancavano le barrette di cioccolatoper farmi sentire coccolata anche insua assenza.Ogni volta che andava con i miei fra-telli allo stadio a Milano per assiste-re alle partite di calcio della squadrapreferita, tornava sempre con ungadget rossonero per farmi sentirepensata e con lui durante la trasfertagiornaliera.Nel pensarlo mi passano davanti agliocchi, i suoi stessi profondi verdiocchi, i mille tentativi nel cercare difarci smettere di mangiare le unghiestimolati da invitanti premi e pro-messe, lo scherzoso modo che adot-tava nello "stritolare" le mani per farsentire la sua coccolosa forza e la suaaffettuosa presenza, chiamamdocicon divertenti vezzeggiativi, nomi-gnoli e anche a distanza o tra la follacon il suo unico e inconfondibilefischio, diventato per tutti noi, ogginipoti compresi, motivetto di fami-glia.Nel quotidiano giro mattutino sipreoccupava di accompagnare inauto Black, il nostro dolce caneboxer ad una certa distanza da casa,affinché potesse fare la propria pas-seggiata e al ritorno trovare qualcunoche gli aprisse la porta ad un orariocompatibile con il menage familiare,senza dover attendere sul pianerotto-lo.E poi ancora le corse mattutine inauto verso la stazione per permetter-mi di prendere il treno e arrivare inorario a scuola: a volte vedendo l'oratarda giocava di anticipo e miaccompagnava alla fermata successi-va per evitare che lo perdessi...era unsegreto tra noi: "senza dirlo amamma!".

Ogni Natale, ogni ricorrenza la routi-ne organizzativa prevedeva un' atti-vazione con lista della spesa almeno20 giorni prima della data, con uninterminabile elenco di cose da com-prare, perché potesse soddisfare idesideri di ciascuno e non mancassealcun dettaglio nella convivialitàdella giornata. Per ogni altra occasio-ne non mancava una dolcezza, un'af-fettuosità, un fiore, né un bigliettinodi auguri con frase dedicata per noifigli e per la sua dolce amata.Affiorano come carezze i suoiincompleti messaggini mediatici dipremura, il tentativo di rintracciarmied avvisarmi, affinché non perdessila comparsa del mio cantante prefe-rito in tv se non ero in casa, le richie-ste di telefonate al mio rientro intarda sera... E poi la lucetta sulcomodino accesa a notte fonda poi-ché al ritorno segnalasse il mio arri-vo a casa e al chiudersi della porta ilsuo conseguente colpo di tosse asignificare che nonostante fossetardi, mi aveva sentito e aspettatocoricato, ma senzaaddormentarsi...ed il giorno succes-sivo, l'immancabile frase accompa-gnata da un sorriso beffardo: "Abbia-mo fatto tardi ieri sera, Signori-na!?"...mentre mi accarezzava ilbraccio.

Nina, Ninì, Nerì, Nerina...una Figlia!Pietro, un babbo splendido!

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PILLOLEGLI AMICI DI LUCA 65-66

Una nuova rubrica, uno spazio aperto a tutti in cui condividere brani musicali “terapeutici”

Pillole di... Musica! Solo beneficiniente effetti collaterali

Chissà quante volte, prendendo unapillola, avete fatto una smorfia e,

magari, vi sarete sentiti incoraggiarecon la massima: “Coraggio, che piùsono cattive e più fanno bene!”.Magra consolazione!!! Ma non tutte lePILLOLE devono essere sgradevoli algusto: personalmente crediamo chenella vita sia possibile trovare “altro”che ci faccia da medicina, anche se nonha indicazioni per specifici sintomi, maopera ad ampio spettro, portando uneffetto benefico in generale, perchélascia una sensazione di sollievo, di leg-gerezza, a volte anche di rinnovatovigore per affrontare la malattia e leprove della vita.Ecco perché abbiamo pensato e vi pro-poniamo questo spazio nel quale condi-videre le nostre personali “PILLOLE”,che hanno o hanno avuto questo benefi-co effetto.Per noi sono stati piccoli frammenti dicanzoni, “Pillole di Musica”, che inizia-mo a condividere con tutti voi, vi invi-tiamo ad integrare con la vostra perso-nale selezione.

FATECI PERVENIRE LE VOSTREPILLOLE DI MUSICAAL SEGUENTEINDIRIZZO E-MAIL: [email protected] Oppure via whatsapp al: 333 7306254Le pubblicheremo nel prossimo maga-zine, grazie a tutti! Flavia e Cristina

di

Cristina FranchiniEducatrice Professionale coop perLuca

Flavia Tognoli

In questa notte accesa Ho il cuore capovolto Lo sento mentre grida e mi sembra tutto giusto Aspetto l'uragano, senza aspettarmi niente Sentirmi è il mio regalo, il mio capolavoro

È così che in qualche modo ci si trova… Paola Turci Off Line

Appoggiati a me che se ci dovesse andar male cadremo insieme, e insieme sapremo cadere.

L. Ligabue Male non farà

E così, sorridere a quello che non sai comprendere perché il mondo può anche illuderci

che non siamo dei miracoli e se ci sentiamo fragili

è per cercare un’altra via nell’anima, strada che si illumina,

e la paura che si sgretola, perché adesso sai la verità: questa vita tu vuoi viverla

vuoi viverlaElisa Ogni Istante

“They're the ones make you trust in the universe When I'm lost and I'm left and it's getting worse They're the ones I know will get me by“Loro sono quelli che ti convincono a fidarti dell’universoquando ti senti perso e abbandonato e tutto peggiora,sono quelli che sai che ti staranno accanto

Elisa Strange

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PILLOLE

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Dicono che è vero che quando si nasce sta già tutto scritto dentro ad uno schema Dicono che è vero che c'è solo un modo per risolvere un problema Dicono che è vero che ad ogni entusiasmo corrisponde stessa quantità

di frustrazione Dicono che è vero sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione Per non farlo più, per non farlo più Ora… Non c'è montagna più alta di quella che non scalerò

Non c'è scommessa più persa di quella che non giocherò Ora Jovanotti Ora

E quando parlerai alla gente girerà la testa, alcuni sverrannoE si potrà capire quello che è importante, quel che vale veramenteInsieme rideremo e non ricorderemo, non ricorderemo nienteRicostruiranno tutto ormai si fa anche quello, dopo un sognoche si è infrantoE si potrà capireE si potrà capireFinché il sole si alzaSi potrà capire perchéFinché il sole si alzaNon si muore, non si muore

Sick Tamburo La fine della chemio

“See the world in green and blueSee China right in front of youSee the canyons broken by cloudSee the tuna fleets clearing the sea outSee the Bedouin fires at nightSee the oil fields at first light andSee the bird with a leaf in her mouthAfter the flood all the colors came out”

Vedi il mondo colorato di blu e verdevedi la Cina proprio davanti a te

vedi i canyon spaccati dalle nuvolevedi i pescherecci di tonni che ripuliscono il mare

vedi i beduini che sparano nella nottevedi i campi unti alle prime luci

vedi l'uccello con la foglia nella sua boccadopo l'inondazione tutti i colori

vennero alla luceU2 Beautiful Day

Sai che cosa pensoChe se non ha un sensoDomani arriverà...Domani arriverà lo stessoSenti che bel ventoNon basta mai il tempoDomani un altro giornoarriverà...

Vasco Rossi Un senso

It's my lifeIt's now or neverI ain't gonna live foreverI just want to live while I'm aliveQuesta è la mia vita è ora o mai più non vivrò per semprevoglio vivere finchè sono vivoBon Jovi It’s my life

“Piangerai, ohaltroché, madopo un po’ lavita ti sembreràpiù facile, ecosì, fragile, …RICOMINCERAI”

C. CremoniniVieni a vedere perché

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GUARDA DOVE SIAMO ARRIVATIGLI AMICI DI LUCA 65-66

La strada collegava Roma a Brindisi: un focus turistico-culturale da Terracina a Benevento

In viaggio attraverso la via Appia antica via consolare romana

L’idea è stata presa da un viag-gio fatto a piedi da PaoloRumiz (giornalista e scrittore) e col-laboratori, e descritto poi in un suolibro. Naturalmente noi non abbia-mo potuto fare tutto e tanto meno apiedi. Ma da quel po’che abbiamofatto abbiamo tratto soddisfazione. Da Bologna siamo arrivati nei pres-si di Latina poco a sud di Roma dadove parte la statale 7 Appia che per50 Km corre tutta dritta in direzio-ne sud arrivando a Terracina sul marTirreno. Questa città presenta varimotivi d’interesse per il turista:nella zona alta sono conservati restidella polis romana ,integrati nel cen-tro medievale, la salita è ripida ma sipuò arrivare con l’auto. È benecomunque una sosta nella piazzadove prospetta il duomo romanico.La piazza che era il foro romano,

conserva ancora il lastricato origina-rio: colpisce molto il contrasto spe-cie alla sera tra il traffico ed il movi-mento e le luci della città bassa colsilenzio, e la quiete della zona altadove si trovano altri resti romanicompresi nel borgo medievale.A livello del mare merita soffermar-si al ‘“pisco montano’’: una formi-

di

Daniele Borioni

A destra, il Duomo di Terracina e la piazzaantistante, qui sotto, panorama del litoraledal tempio di Giove Anxur.

A sinistra, il ponte romano a Capua sul fiume Volturno, qui sopra, esternodell’anfiteatro di Capua.

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GUARDA DOVE SIAMO ARRIVATI

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dabile roccia a picco sul mare inta-gliata dagli schiavi per far passare lavia Appia lungo la costa. Uscendodalla cittadina una strada si arrampi-ca e raggiunge il tempio romano diGiove Anxur (Giove fanciullo) efortificazioni medievali da cui sigode un gran panorama sul mare esui monti circostanti. L’area è inte-ressante anche da un punto di vistanaturalistico. Davanti all’ingressodell’area archeologica del tempio èpresente un parcheggio; all’internodell’area i percorsi hanno qualchedifficoltà per presenza di gradini e

fondo dissestato ma viene tolleratol’ingresso in auto per avvicinarsialla zona panoramica. Da non trala-sciare le mozzarelle di bufala daportare a casa.Poi abbiamo raggiunto per vie

secondarie Capua (Casilinum per iromani) che conserva un ponteromano sul Volturno, un castellodell’imperatore Federico II ed unben conservato centro storico del‘700 con un ricco museo archeolo-gico.Di lì in breve a S. Maria CapuaVetere (la Capua dell’antichità),dove si può visitare il piu’ grandeanfiteatro romano sede della scuoladei gladiatori da cui partì la rivoltadi Spartaco: tutta l’area archeologi-ca è molto ben agibile. Da non per-dere anche il museo con numerosestatue antiche dedicate alla fertilità(mater matuta). Nel biglietto è com-presa anche la visita al Mitreo, unlocale sotterraneo dedicato al cultopersiano del dio Mitra e che conser-va affreschi del 200 d. C. Questomonumento è particolarmente inte-

A sinistra: Mater Matuta nel museo archeologico di Santa Maria Capua Vetere, qui sopra:affresco (Mitra con un toro bianco) nel mitreo di S. Maria Capua Vetere.

Il Duomo nell’antico borgo di Casertavecchia.

L’Abbazia longobarda di Sant’Angelo in Formis.

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GUARDA DOVE SIAMO ARRIVATIGLI AMICI DI LUCA 65-66

ressante e merita la fatica di scende-re una scala non ben illuminataanche se nuova. Il custode accompa-gna ed è disponibile ad aiutare.Nei pressi della cittadina, appartatarispetto al traffico si trova l’abbazialongobarda di S. Angelo in Formisdei primi secoli dopo Cristo ricca diaffreschi coevi. Non lontano abbia-mo scovato anche un singolarecimitero garibaldino. Nella stagioneautunnale per strada si trovano moltirivenditori di mele annurche, tipichedella zona, oltre che di altri prodottidella campagna.Siamo anche saliti all’affascinanteborgo di Casertavecchia che conser-va un caratteristico impianto medie-vale ed un duomo che risale al 1100,in cui si fondono elementi siculo-arabi, romanici e benedettini. Ilborgo risulta accessibile in auto e incarrozzina nonostante le stradestrette e con modesti dislivelli.

In seguito siamo andati a Beneventopassando attraverso le Forche Cau-dine: e chi non ricorda la disfatta el’umiliazione dei romani ad operadelle locali popolazioni sannitiche.La città, molto ben agibile, racchiu-de veri patrimoni di storia antica emedievale. Di epoca romana conser-va un arco di trionfo sotto cui passala via Appia, un teatro del 1° seco-lo D.C. oltre ad altre zone archeolo-giche di minor rilievo. All’epocalongobarda (VIII sec. d. C.) risale lafondazione del duomo, successiva-mente molto alterato anche in segui-to ai bombardamenti dell’ultimaguerra e soprattutto la chiesa diSanta Sofia che conserva una origi-nale pianta a stella e affreschi ecapitelli di epoca longobarda (VIIIsec. d. C.) quando la città era capita-le del più potente regno nell’Italiacentro-meridionale. Questa chiesa sitrova all’estremità del corso cittadi-no, assai largo ed agibile.

Sopra: Arco di Trionfo romano a Benevento.

A fianco: teatro romano a Benevento.

In basso a sinistra: capitelli della chiesa diSanta Sofia a Benevento.

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“Per una rete socialeal servizio della persona

con esiti di coma e stato vegetativo”

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