Almanacco dell'Alta Pusteria - inverno 2011/12

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» incantevole » emozionante » curioso » informativo www.altapusteria.info Gratuito presso le Associazioni Turistiche e gli esercizi membri dell’Alta Pusteria Tutte le informazioni riportate sono senza garanzia. Numero 35 Inverno 2011/2012 » Almanacco Alta Pusteria « La tua area vacanze in Alto Adige Consorzio Turistico Alta Pusteria/Photogrüner italiano

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Almanacco dell'Alta Pusteria - inverno 2011/12

Transcript of Almanacco dell'Alta Pusteria - inverno 2011/12

» incantevole

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www.altapusteria.info Gratuito presso le Associazioni Turistiche e gli esercizi membri dell’Alta Pusteria Tutte le informazioni riportate sono senza garanzia.

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Editoriale» Pubblicazione: dicembre e giugno (2 volte l’anno: inverno & estate) » Editore: Consorzio Turistico Alta Pusteria » Direttore responsabile: Michael Wachtler » Grafica e impaginazione: Agenzia Pubblicitaria Rotwild (Bressanone) – www.rotwild.it » Redattori: Consorzio Turistico Alta Pusteria / Angelika Burgmann » Testi: Angela De Simine, Norbert Eisele-Hein, Stefan Herbke, Paola Maria Holzer, Helmut Luther, Marion Mair, Martina Pfeifhofer, Veronika Pfeifhofer, Nina Schröder, Judith Steinmair, Südtirol Marketing/F. Blickle, Michael Wachtler, Georg Weindl » Foto: Dolomiti Superski , N. Eisele-Hein, Fam. Fauster, D. Gasparo, K. Peterlin, Photo Grüner Thomas, F. Pitton, H. Rier, Rotwild, M. Schönegger, E. Steiner, Südtirol Marketing, Südtirol Marketing/A. Trovati, Ch. Tschurtschenthaler » Foto di copertina: H. Oberhofer » Pubblicità: Consorzio Turistico Alta Pusteria / Angelika Burgmann » Repro: CTP, S. Martino B. A. (UR) » Stampa: Mediagraf, Noventa Padovana » Coordnazione: Consorzio Turistico Alta Pusteria / Angelika Burgmann

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area SPA mette a disposizione una pregiata piscina

coperta con musica subacquea, una sauna finlan-

dese, un bagno turco alle erbe alpine, una biosauna

e una sala relax. Anche la gamma delle offerte e dei

servizi inclusi è tra le più raffinate: colazione fino

alle ore 18.00, connessione wireless gratuita in tutto

l’hotel, servizio navetta dell’hotel per i comprensori

sciistici di Monte Elmo e Waldheim, cardio fitness,

corsi di Aquagym, Qi Gong, Yoga e Pilates, ciaspo-

late guidate, escursioni collettive e molto altro an-

cora. Le nostre offerte speciali e i nostri pacchetti settimanali vi permetteranno di trascorrere nel

nostro hotel le vacanze che avete sempre sognato, e

di scoprire le numerose possibilità di praticare sci, snowboard e fondo, nonché di partecipare a tour sciistici o ciaspolate, offerte dal romantico paesag-

gio innevato delle Dolomiti di Sesto!

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a concentrarsi sulle cose essenziali. Annusate il profumo del fieno, sentite,vedete e provate il calore del fuoco, Vi cibate di prodotti dei contadini locali,

sentite l’aria e trovate la pace che troppo spesso è andata persa nella vista quotidiana.Potete semplicemente essere Voi stessi.

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» Cari lettori! «» Chi ama la magia dell’inverno, in Alta Pusteria non ha che l’imbarazzo della

scelta. E’ un vero paradiso ammantato di neve, che si stende tra monti e

vallate ai piedi delle Tre Cime. Un comprensorio sciistico perfettamente

collegato, con 77 km di piste, 31 moderni impianti di risalita e un panorama

mozzafiato, per un divertimento assicurato sugli sci. Oltre 200 km di anelli

di fondo, per immergersi nel silenzioso paesaggio dell’inverno, e sentieri ben

curati offrono una bella alternativa alle piste di discesa. E per i bambini, un

divertimento assolutamente particolare: una gita in slitta con l’unico branco

di renne in tutta Italia, sulla Croda Rossa.

Qualunque cosa scegliate, Vi auguro dei momenti di lieta vacanza, immersi

nel nostro fiabesco paesaggio invernale, e una piacevole lettura di questa

edizione dell’Almanacco «

Alfred Prenn

Alfred Prenn,Presidente del Consorzio

Turistico Alta Pusteria

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In questa edizione …

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Menu invernale …1 0 – 1 1

Le cinque località dell'Alta Pusteria si presentano

1 2 L'Alta Pusteria in internet

Natura …1 4 – 1 5 Il piacere della slitta

1 6 – 1 8 Queste piste di fondo sono perfette

1 9 – 2 0 Riflessioni sullo stile di vita

2 4 – 2 5 Una gioia per i sensi

2 6 – 2 8 Tanti palloni colorati sulle neve

Sport invernali...3 0 – 3 2 Protagonisti della stagione

invernale

3 3 – 3 5 Vacanze sugli sci con tutta la famiglia in Alta Pusteria

3 6 – 3 7 That’s fun! Snowparks & Skicross

4 0 – 4 1Sogni d'infanzia che diventano realtà – una chiacchierata con Ole Einar Bjørndalen

4 4 – 4 6 La Formula Uno della montagna

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6 0 – 6 2 Le bambole di Villabassa

6 3 Il Natale delle Dolomiti di San Candido

6 4 – 6 5 Un dolce di Natale tradizionale

E poi ...6 8

Ricetta: Tris di canederli (canederli al formaggio, agli spinaci e alle rape rosse)

69Concorso fotografico Inverno 2011/12: „Paesaggi invernali in Alta Pusteria“

7 0 – 7 1I vincitori: Concorso fotografico „Il momento più bello delle mie vacanze in Alta Pusteria“

7 2 Anteprima estate 2012

75 Impressum

Cultura & tradizione …4 8 – 4 9 Cos’è un degustatore

di formaggi?

5 2 – 5 3 I giganti Hauno e Huno

5 4 – 5 6 Dove la vita scorre

5 7 – 5 9 Un vademecum per chi va in vacanza in Alto Adige

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» Info «» Consorzio Turistico Alta Pusteria Presidente: Alfred Prenn Direttrice: Silvia Wisthaler Collaboratori: Angelika Burgmann, Werner Klettenhammer, Carmen Schwingshackel

» Consorzio Sextner Dolomiten - Alta Pusteria Presidente: Kurt Holzer Direttore: Josef Holzer Collaboratori: Herbert Innerkofler, Roland Innerkofler

» Associazione Turistica Sesto Presidente: Alfred Prenn Direttrice: Maria Luise Hofer Collaboratori: Ariane Innerkofler, Annemarie Lanz, Martina Lanz, Rosmarie Lanzinger, Marina Villgrater

» Associazione Turistica San Candido Presidente: Andreas Krautgasser Direttrice: Hanna Erharter Collaboratori: Veronika Hofer, Michael Lanz, Caroline Schönegger

» Associazione Turistica Dobbiaco Presidente: Roland Sapelza Direttrice: Kathrin Tschurtschenthaler Collaboratori: Birgit Costamoling, Angelika Pfeifhofer, Melanie Patzleiner

» Associazione Turistica Villabassa Presidente: Hubert Trenker Direttrice: Gertraud Trenker Collaboratori: Emanuela Elli

» Associazione Turistica Valle di Braies Presidente: Erwin Steiner Direttrice: Manuela Schwingshackl Collaboratori: Stephanie Bettoni

» Orario invernale Associazioni Turistiche «

» Sesto Via Dolomiti 45, 39030 Sesto tel. +39 0474 710 310 | fax +39 0474 710 318 e-Mail: [email protected] Internet: www.sesto.it Orario d’apertura: LU–VE ore 8.30–12.30 e 14.30–18, SA ore 9–12, chiuso la domenica e i giorni festivi, Natale–fine marzo pomeriggio dalle ore 14–18 e inoltre SA pomeriggio aperto dalle ore 15–18.

» San Candido Piazza del Magistrato 1, 39038 San Candido tel. +39 0474 913 149 | fax +39 0474 913 677 e-Mail: [email protected] Internet: www.sancandido.info Orario d’apertura: LU–SA ore 8–12 e 15–18, bassa stagione: SA pomeriggio chiuso

» Braies Braies di Fuori 78, 39030 Braies tel. +39 0474 748 660 | fax +39 0474 749 242 e-Mail: [email protected] Internet: www.valledibraies.info Orario d’apertura: LU–VE ore 9–12 e 15–18, SA ore 9–12, luglio+agosto: SA ore 9–12 e 14–18

» Villabassa Via Stazione 3, 39039 Villabassa tel. +39 0474 745 136 | fax +39 0474 745 283 e-Mail: [email protected] Internet: www.villabassa.it Orario d’apertura: fino al 23/12: LU–VE ore 9–12 e 15–18, SA ore 9–12, DO chiuso 24/12 + 31/12: ore 9–12, 25/12: ore 11–12, 26/12–30/12 tutti i giorni ore 9–12 e 15–18, 1/1: ore 11–12, 2/1–6/1: tutti i giorni ore 9–12 e 15–18, 7/1–15/3: LU-MA-GI-VE-SA ore 9–12 e 15–18, ME + DO ore 9–12, 16/3–30/6:LU-MA-GI-VE ore 9–12 e 15–18, ME+SA ore 9–12, DO chiuso

» Dobbiaco Via Dolomiti 3, 39034 Dobbiaco tel. +39 0474 972 132 | fax +39 0474 972 730 e-Mail: [email protected] Internet: www.dobbiaco.info Orario d’apertura: LU–SA ore 8.30–12 e 15–18 periodo natalizio: DO ore 10–12 bassa stagione SA pomeriggio chiuso

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» Sesto

Amore a prima vista – è questa la sensazione che molti provano quando vedono per la prima volta la “Meri-diana di Sesto”, unica nel suo genere. La cornice delle montagne del paese non passa certo inosservata. Ma Sesto non è solo questo. Soprattutto nella stagione fredda ha molto da offrire: lo sci o lo snowboard sul Monte Elmo o la Croda Rossa, le slittate, lo sci di fondo o le escursioni con le ciaspole, le gite sulle slitte trainate dai cavalli o a piedi – qui l’inverno si può vivere in tutti i modi possibili e immaginabili.

In Alta Pusteria l’inverno inizia sottotono e in sordina.

Quando cadono i primi fiocchi di neve, è come se il mondo

trattenesse per un attimo il respiro e inspirasse profon-

damente prima che la neve faccia veramente sul serio.

No, l’Alta Pusteria non va in letargo.

Anzi: solo quando le temperature scendono sotto lo zero,

si risveglia alla vita. Infatti riaprono le tantissime baite, le

passeggiate e i sentieri si trasformano in una vasta rete di

piste da fondo, le piste da sci perfettamente preparate

attendono i primi sciatori. In Alta Pusteria l’inverno è un'espe-

rienza unica. Per molti turisti, è la stagione preferita. E non

c'è da stupirsi. Qui tutti possono vivere la propria avventura

invernale, del tutto personalizzata: una passeggiata nel bosco

innevato, lontano dallo stress e dalla frenesia di

tutti i giorni, una giornata sugli sci nel comprensorio sciistico

dell’Alta Pusteria o un aprés-ski scatenato con gli amici.

Anche se il concetto di „vacanza riuscita“ si presta a nume-

rose interpretazioni, in Alta Pusteria non bisogna scendere

a compromessi. Ognuna delle cinque località della valle si

distingue per le sue caratteristiche e guadagna punti nella

sua specialità.

» Non è tempo di letargo … l'Alta Pusteria e le sue

località nella stagione invernale «

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» San Candido

San Candido colpisce soprattutto per il tocco cittadino e le attrazioni storiche nel centro del paese. Storia antica e modernità contemporanea si fondono tra loro in un apprezzato punto di incontro per giovani e meno giovani. Sciare o andare in slitta sul Monte Baranci, fare shopping o sorseggiare un aperitivo nella zona pedonale, oppure trascorrere una giornata rilassante nella piscina Acquafun – a San Candido tutti trovano la dimensione invernale a loro più congeniale. In dicembre la Coppa del mondo di Skicross, con la sua bella dose di azione, risveglia definitivamente San Candido dal suo breve letargo autunnale.

» Villabassa

Villabassa è considerata la „culla del turismo“ e forse proprio per questo da sempre attribuisce grande impor-tanza alle tradizioni e al mantenimento dei vecchi usi e costumi. Soprattutto nel periodo natalizio e pasquale, qui rivivono i rituali e le usanze del passato. Il maggiore punto di forza di Villabassa è comunque rappresentato dal settore del benessere. Anche in inverno, qui si pratica la filosofia Kneipp, un concetto di vita e benessere che si traduce in numerose attività e offerte di corsi.

» BraiesSemplice e bella. Chi sa apprezzare la tranquillità e l’aspra bellezza della natura incontaminata, a Braies dovrebbe trovarsi a proprio agio. Qui le Dolomiti si vivono nella loro piena naturalezza, ben lontano dalla con-fusione delle località più grandi. Le lunghe escursioni con le ciaspole e lo sci di fondo in mezzo ai boschi innevati sono autentici momenti idilliaci, …o è meglio trascorrere un tran-quillo pomeriggio al caldo della "Stube"? Il forte legame con la natura e il senso della tradizione degli abitanti di Braies caratterizza anche la loro gastronomia – un luogo per veri gourmet!

» Dobbiaco

Dobbiaco si è interamente dedicata al fondo e non per niente va orgogliosa dell’appellativo di "centro nordico". Tappa del Tour de Ski, negli ultimi anni questa località ha fatto passi da gigante sotto il profilo tecnico-sportivo: oltre ad essere punto di incontro per tutti gli appassionati del fondo con la Nordic Arena, a Dobbiaco si trova anche la parete di roccia indoor più alta d’Italia. Anche culturalmente “il luogo delle Muse” di Gustav Mahler ha molto da offrire: per gli amici della musica, il Centro Culturale Grand Hotel è l’indirizzo giusto.

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www.altapusteria.info

www.youtube.com/altapusteria

I video dell’ Alta Pusteria su Youtube

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NOVITA': il codice QR nell’Almanacco Alta Pusteria.

Gli affezionati lettori dell’Almanacco sicuramente se ne saranno accorti: alcuni dei nostri articoli hanno un codice QR. Chi possiede uno Smartphone, con questo codice (che sta per „Quick Response-Code“) può ottenere velocemente e facilmente altre informazioni sui nostri articoli. Una specifica applicazione scansiona il codice QR utilizzando la foto-camera del cellulare e ne acquisisce il contenuto, visualizzando la pagina sul proprio telefono. Cos’è un codice QR? I codici QR sono codici a barre bidimensionali per lo più di forma quadrata che si possono leggere con la fotocamera del cellulare. Vennero sviluppati già nel 1994 dalla compagnia giapponese Denso, subfornitrice della Toyota, per mi-gliorare la logistica. Oggi applicazioni specifiche trasformano la matrice quadrata di punti neri e bianchi in link a siti di approfondimento, numeri di telefono o testi informativi.

L’Alta Pusteria sempre in tasca, con il nostro sito Internet mobile. Basta visualizzare

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lagazuoi 5torriAlle 5 Torri e al Lagazuoi le piste tagliano il fronte dei combattimenti tra l’esercitoitaliano ed austro-ungarico. Le postazioni militari restaurate, a lato della pista da sci,sono liberamente visitabili lungo il Giro della Grande Guerra.

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Museo della Grande Guerra del Forte Tre SassiVisita su prenotazioneTel. (+39) 0436.861112 Cell. (+39) 347.4970781

Funivia Falzarego LagazuoiTel/fax: (+39) 0436.867301 Apertura:da Dicembre a Pasqua

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Da Plan de Corones l'area Lagazuoi5 Torri è raggiungibile attraverso l'Alta Badiacon lo skibus Piccolino - Pedraces

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» Il piacere della slitta «Ci si accomoda sotto la coperta e si attraversa un paesaggio invernale coperto di neve, trainati dai cavalli avelignesi e accompagnati dal tintinnio dei campanellini. Andare alla scoperta del romantico mondo invernale è un’esperienza che entusiasma tutti, grandi e piccini. Soprattutto se il panorama è incantevole come qui, in Alta Pusteria.

Non è poi così facile intuire le preferenze degli ospiti. Certo, possono essere le montagne. Quando le Dolomiti di Sesto si ergono contro il cielo di un azzurro profondo, offrono uno sfon-do decisamente grandioso su cui ambientare le proprie gite. Ma possono anche essere i cavalli, che attraversano luoghi immersi nella neve, accompagnati dal tintinnio dei campanelli e dallo scricchiolio della neve sotto gli zoccoli. „Ma è soprattutto la pace“, dice Beatrix Tschurtschenthaler. Certo questa contadina di Sesto/Moso deve saperlo, visto che i viaggi in slitta trainata da cavalli partono proprio dal suo maso. La gente apprezza questa

atmosfera, mentre ben riparata dalla coperta scivola dolcemente sui pattini della slitta. E bisogna dire che la zona è veramente ideale. Quando da maso Tschurtschenthaler si entra in Val Fiscalina, è difficile immaginarsi un paesaggio più bello. A sinistra la Croda Rossa, a destra Cima Tre Scarperi, ci si addentra nella valle in direzione delle Tre Cime, nel cuore del parco naturale. La luce scintilla tra i boschi di larici. L’aria è perfetta-mente chiara e tersa. „E’ soprattutto la gente di città ad apprez-zare questa calma” rivela Beatrix Tschurtschenthaler. E anche i bambini piccoli, che al massimo dopo 10 minuti si assopiscono pacificamente sotto la coperta. La slitta trainata dai cavalli non è solo un momento di nostalgia. E’ anche un pratico mezzo di trasporto.L’atmosfera di pace non è turbata da nessun motore. Non ci sono code, né automobilisti stressati. Si apprezza la natura assa-porandola con tutti i sensi, e ci si sente presto parte di essa. La piacevole passeggiata all’interno della valle dura tre quarti d’ora,

Avvolti in una bella coperta calda sulla slitta trainata dai cavalli in Val Fiscalina.

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dopodiché si fa una sosta al Rifugio Fondo Valle, dove ci si può ristorare con una bella bevanda calda. Dopo circa due ore, la slitta a quattro posti è di ritorno a Sesto/Moso. Le passeggiate in slitta partono due volte al giorno, alle 10 e alle 14. Natural- mente, per i gruppi si possono organizzare anche percorsi personalizzati: qui in Alta Pusteria ci sono infatti tanti bei tragitti da scegliere. Anche nella vicina Dobbiaco, dove si parte con le slitte dal Centro di fondo Nordic Arena in direzione sud. Seguendo un tranquillo sentiero nel bosco ci si addentra nell’idilliaca Val di Landro, e dopo circa mezz’ora si vede luccica-re tra gli alberi l’acqua del Lago di Dobbiaco. Il lago è un luogo solitario e pittoresco, ed è meta prediletta delle passeggiate in slitta. Ed è anche un punto perfetto per fare una sosta. Un vin brulè o una cioccolata bollente, e poi ci si sistema di nuo-vo sotto la coperta e ci si gode il piacevole ritorno attraverso il bosco silenzioso. A Dobbiaco, le gite vengono organizzate dall’Associazione Turistica. Oltre che al Lago di Dobbiaco si può andare anche verso il lato nord della valle, lungo i versanti baciati dal sole. Sopra, a Santa Maria o a San Silvestro, si può godere una vista particolarmente bella sulla valle e sulle gran-di cime delle Dolomiti. E anche lì c’è un punto di ristoro. Molti ospiti ritornano, e desiderano approfittare di questa esperienza indimenticabile. Spesso sono interi gruppi che organizzano una gita, e la coniugano con un piacevole spuntino. Non c’è quindi da meravigliarsi che a Dobbiaco vi siano ormai slitte a dieci posti. Sono in tanti ad amare le cose belle!”

» Georg Weindl

Il giornalista free lance vive in Baviera, a Chiemgau, ed è spes-so in Alto Adige per compiere reportage per quotidiani, riviste e guide di viaggio.

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» Queste piste di fondo sono perfette «

L’Alta Pusteria offre 200 km di piste per lo sci di fondo. Ma non è solo questo a decretare il fascino veramente unico di questo comprensorio del fondo. Qui si possono infatti scoprire valli romantiche vicino alle Tre Cime, percorrere piste panoramiche a 2000 m di altezza con paesaggi mozzafiato o sciare sulle tracce di sportivi famosi. Oppure, si assiste alla famosa Pustertaler Ski-Marathon, la maratona sciistica della Val Pusteria, e al Tour de Ski, quando l’elite del fondo si dà appuntamento.

In Alta Pusteria non c’è bisogno di passatempi particolari. Spesso basta solamente scivolare sugli sci attraverso il ma-gico paesaggio dell’inverno. La neve asciutta scricchiola dol-cemente sotto i sottili sci da fondo. Accompagnati dal dolce suono del vento tra i rami degli alberi coperti di neve si scivola lungo la valle, scoprendo a ogni curva un panorama nuovo

da ammirare stupiti. Qui un ruscello gelato che si snoda nel bosco, là un prato coperto da una spessa coltre di neve che luccica al sole, più sopra le cime ardite delle Dolomiti di Sesto, che si innalzano nel cielo azzurro intenso come statue gigantesche.In Alta Pusteria, praticare lo sci di fondo è molto più di uno sport. Naturalmente, allenare il proprio sistema cardiocircolatorio e stimolare gran parte della muscolatura è sano. Ma è soprattutto un momento unico di incontro con la natura. L’Alta Pusteria offre 200 km di piste di fondo, dietro cui si celano valli silenziose e boschi pieni di atmosfera. Vi sono splendide piste panorami-che e percorsi famosi, sui quali si tengono grandi manifestazioni e si allenano vere leggende dello sport, come il sei volte vinci-tore olimpico di biathlon Ole Einar Bjørndalen. Che qui – non senza ragione – ha trovato la sua seconda patria. Attraverso

Alta Pusteria: zona eccellente per il fondo e cuore del Dolomiti Nordicski

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le piste di fondo si può fare anche una sorta di viaggio di esplo-razione, e scoprire le affascinanti località della regione. Questo viaggio potrebbe iniziare da uno degli angoli più belli dell’Alta Pusteria, la pittoresca Val Fiscalina, che da Moso, presso Sesto, porta nelle Dolomiti di Sesto in direzione delle Tre Cime. Le leggendarie cime non si possono in effetti raggiungere con gli sci da fondo, ma l’idilliaca valle crea comunque un’atmosfera particolare. Uscendo dalla Val Fiscalina si passa da Bagni di Moso, con vista sulla Croda Rossa a destra, e si arriva ben presto a Sesto. La pista prosegue poi dritto filato nella valle attraverso i prati coperti di neve e arriva a San Candido, con il suo centro storico e la sua simpatica zona pedonale. A sinistra si erge il Mon-te Baranci, la montagna di San Candido. La pista passa davanti alle sorgenti della Drava e prosegue dritta fino a Dobbiaco, famosa per il fondo, con il suo nuovo Centro del fondo, che comprende lo stadio e gli impegnativi percorsi di gara. Qui, può essere interessante fare alcuni giri nello stadio della Nordic Arena. Non solo. Una gita verso sud, nella selvaggia Val di Landro verso il Lago di Dobbiaco e poi ancora oltre in direzione di Cortina d’Ampezzo, magari fino a Vista Tre Cime, è un’espe-rienza veramente imbattibile. Il nostro viaggio prosegue però da Dobbiaco verso ovest, oltrepassa l’anello olimpico e conduce

direttamente a Villabassa. Sul lato nord della valle ci sarebbe anche l’alternativa della piacevole Pista del sole. A Villabassa, con il suo centro accogliente dalle belle case e dalle piacevoli trattorie si potrebbe fare anche una pausa per un cappuccino. L’ultima tappa fa una curva a sinistra subito dopo Villabassa e prosegue in direzione di Braies. Nel piccolo abitato di Schmie-den/Ferrara ci si tiene sulla destra e ci si prepara a salire di un paio di metri. Destinazione il famoso Lago di Braies. Quello che è probabilmente il più bel lago di montagna di tutto l’Alto Adige è come adagiato davanti alla maestosa Croda del Becco. Un luogo carico di atmosfera, e un degno punto di arrivo del vostro piccolo viaggio sugli sci da fondo, iniziato con una famosa bellezza alpina e terminato con un’altra. Ma è davvero già finito? No! Manca ancora un altro top assoluto, in tutti i sensi. Di ritorno a Schmieden/Ferrara si sale in autobus e ci si fa portare fino a Prato Piazza, a 2000 m di altitudine. Sopra, vi attende qualcosa che sta a metà strada tra una pista di fondo non eccessivamente impegnativa anche se in alta quota e uno spettacolare palcosce-nico naturale spalancato sulle cime delle Dolomiti. Molti sono comunque gli sportivi dilettanti e professionisti che sanno quanto l’Alta Pusteria abbia da offrire in fatto di sci da fondo al massimo livello. E ogni anno arrivano per la Pustertaler

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Ski-Marathon, la maratona di sci nordico della Val Pusteria, una delle gare più famose e popolari delle Alpi. Quest’inverno, la 36ª edizione si disputerà il 14 e 15 gennaio, e si snoderà per lo più lungo il tragitto che vi abbiamo appena illustrato attra-verso l’Alta Pusteria. Il programma prevede 28 km libera, 42 km classica e una mini-gara per i più giovani. Anche i professionisti, che vengono regolarmente in Alta Pusteria, sanno dove sono gli anelli di fondo più belli. La Tour de Ski vede i migliori fondisti del mondo sfidarsi sulle piste di Dobbiaco e nella bella Val di Landro. E proprio lì, un mese dopo, si svolge anche la tradizionale gara di granfondo Dobbiaco-Cortina, con 30 km libera e 42 km classica. E se anche non si arriva tra i vincitori, la bellezza della valle ripaga comunque della fatica.

Georg Weindl

Dobbiaco: Il luogo più idoneo ai mediaIn occasione del 32° Forum Nordicum, quest'anno a Ramsau am Dachstein (Austria), Dobbiaco ha ottenuto un'onorificenza per essere stato il luogo più idoneo ai media durante la Coppa del Mondo sci di fondo 2010/2011. In un sondaggio, effettuato dalla FIS durante la scorsa sta-gione, gli atleti e i media hanno dato i loro voti e Dobbia-co si è potuta affermare tra i luoghi canditati. Per questo motivo una delegazione di Dobbiaco, tra loro il sindaco Guido Bocher e il presidente C.O. Herbert Santer, sono andati a Ramsau per ritirare il premio. In un film pubblici-tario Dobbiaco è stata presentata come centro dello sport invernale nordico e come attrazione turistica nel cuore delle Dolomiti a un passo dalle Tre Cime.

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Vivere con consapevolezza rende felici, e non solo in vacanza.

» Riflessioni sullo stile di vita «

secondo l’abate Sebastian Kneipp

"… e non dimenticate l’anima!“ Lo sapeva bene già allora, 150 anni fa: la salute coinvolge tutto l’insieme di una persona, come pure la malattia. Infatti “solamente dopo aver conosciuto il proprio stato d’animo e aver ristabilito l’ordine nel loro inte-riore hanno trovato sollievo dalle sofferenze fisiche."

Sebastian Kneipp era parroco, quindi pastore d’anime, infatti nelle cure Kneipp „… ogni medico deve sapere curare anche l’animo”. Profondo conoscitore dell’uomo, questo parroco aveva ben presto capito che un animo sano è alla base della salute. E spingeva quindi ad assumersi la responsabilità della pro-pria condotta di vita. Oggi, le più avanzate teorie in materia di salute si basano proprio su questi concetti. Sebastian Kneipp ha individuato le leggi cui è soggetta la vita. Sono le leggi e le forze della natura e della creazione, in cui noi siamo immersi.

E condurre la propria vita in sintonia con esse la rende semplice e armoniosa, mentre vivere in contrasto con esse genera stress e fa ammalare. Ma cosa significa questo in un’epoca in cui il livello di agitazione e di pressione è diventato per molti insostenibile? Molti di noi hanno perso quell’atteggiamento basato sull’ascolto che ci consente di mantenere “in ordine” corpo, spirito e anima. Quanto più ci si allontana dall’armonia di questo ordine, tanto più doloroso diventa vivere.Ma ognuno porta in sé questa conoscenza intuitiva di una realtà che tocca l’anima, al di là di quanto dicono la testa e la ragione. Così, anche tu senti che volere sempre di più, andare sempre oltre, sempre più in fretta, alla fine non ti appaga. Forse anche nel tuo petto convivono due anime diverse, combattute tra logoranti sensi del dovere e di responsabilità e ciò cui il tuo cuore veramente anela, essere veramente e autenticamente te

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stesso, vivere i tuoi sogni, percepirti. Lo conosci bene anche tu: lo scettico che è in te, l’assolutamente razionale che controlla il tuo anelito, ti porta fuori strada, talvolta non ti fa dormire la notte, si lambicca il cervello, ha paura. Ma conosci anche quell’altra voce che è in te? Sommessa, appena percepibile, dolce, delicata, amorevolmente si affaccia attraverso la tua sensibilità. E tutte le volte che ti riesce di stare tranquillo e in silenzio, ecco che si fa sentire: forte, inconfon-dibile, coraggiosa. Ti conosce meglio di quanto non ti conosca tu stesso. Lei sa la tua unicità e ti sussurra: sii semplicemente te stesso, così come realmente sei! Fidati delle tue sensazioni! Dimentica tutto ciò che è complicato, non autentico, apparente, le tue maschere e i tuoi ruoli. Fare come se… richiede troppa energia. Fai pace con il tuo mondo, così come esso è. Dimen-tica le regole della società! Rendi visibile la tua unicità, lascia risplendere la tua luce! Percepisci la leggerezza, la gioia, la forza che entrano così nella tua vita. Inizia dal punto in cui ti trovi in questo momento! Con tutte le tue imperfezioni, i tuoi errori, le debolezze, le spigolosità: imperfetto, timoroso, con tutto quello che fa di te ciò che sei. Sii forte e potente dove hai for-za. Mostrati vulnerabile e ferito e percepisci la forza che viene da questa sincerità. La via di questa semplicità non è una via semplice. Affrontala con coraggio e decisione! E’ la via della chiarezza cristallina e dell’onestà senza compromessi. Devi dimenticarti di dover essere sempre gentile, conformato e sorridente, e guardare in faccia la realtà. Non far finta di niente e ingoiare. Una via scomoda che ti rende scomodo. Ma da qui nasce la forza, che spezza i tuoi confini, perché diventi tutt’uno con il tuo progetto di vita, perché sei un unica cosa con il divino, con le leggi che stanno alla base della vita. Perché la tua vita ha trovato il suo ordine. Che pace, che forza e che gioia di vivere promanano dalle persone che sperimentano la loro vocazione. Non sono solo i loro occhi a brillare, è come se tutto il loro corpo risplendesse. Sono persone che hanno conservato la loro naturale capacità di ascolto. I bambini lo sanno fare, senza averlo dovuto imparare. I bambini si immergono completamente in ciò che fanno. Per loro spazio e tempo scompaiono, non trattengono nulla, sono presenti in tutto e per tutto. Ma ricordati, anche tu puoi farlo! Prestare ascolto significa percepire ogni singolo attimo in tutte le sue sfumature, con tutti i sensi, essere completamente presente. Allora potrai sentire cosa ti fa bene, potrai udire i suoni leggeri, odorare l’aria che sa di temporale, vedere i colori delicati. Fidati della tua voce interiore, perché è la saggezza divina che tutto contiene, a cui tu sei connesso attraverso la tua intuizione e i tuoi sentimenti, che conosce le ragioni superiori. Si tratta di un piccolo passo, non c’è bisogno che tu rivoluzioni la tua vita. Semplicemente, attimo dopo attimo, fai quello che

c’è da fare, ma fallo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua attenzione. E fidati delle tue sensazioni. Sono il linguaggio del cuore. Ne nascerà così un benefico ritmo di equilibrio che ti farà bene, ti donerà gioia, farà nascere pace interiore e tranquillità. La salute può essere percepita, la guarigione è possibile. Perché stai vivendo l’armonico ordine di vita che l’abate Sebastian Kneipp ha individuato come base fondamentale per una vita sana e prospera.

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“Vivo ciò che faccio e faccio ciò che sono – ogni giorno un po’ di più”. Da sempre la affascinano le questioni più profonde dell’ESSERE uomo. E’ docente di religione e opera nell’ambito della formazione permanente. Accompagna gruppi lungo i percorsi di pellegrinaggio di San Francesco in Umbria, aiutandoli a uscire dalla superficialità, a vivere in ascolto e a sperimentare l’affascinante esperienza dell’essere nel presente.

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significa ritmo, equilibrio, armonia. Il metodo Kneipp

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stimolando la persona. ‘Lasciar fare’ non basta,

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Le escursioni con le ciaspole sono uno sport per intenditori, immersi nel paesaggio innevato. Alcuni tratti richiedono però anche forza e resistenza.

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» Una gioia per i sensi «In Alta Pusteria, escursioni con le ciaspole immersi

nella natura più autentica.Con le ciaspole si può godere della natura come altrimenti solo chi pratica lo sci alpinismo. Ma con una differenza importante: nello sci alpinismo l’obiettivo è la vetta, mentre con le ciaspole è il percorso in sé.

Ogni passo sulla superficie compatta della neve polverosa provoca un forte scricchiolio, segno inequivocabile che fa molto freddo. Un freddo gelido. Come in un grande frigorifero, il freddo si accumula nel Rio di Stolla al di sotto del Picco di Vallandro, e i pochi raggi di sole che arrivano durante il giorno non servono a mitigarlo. In compenso, però, qui la neve polverosa si mantiene a lungo. Anche dopo diversi giorni di bel tempo, gli alberi sono ancora coperti di neve, e solamente sul lato esposto al sole i piccoli ghiaccioli sugli aghi testimoniano che il sole riesce a scaldare un po’. Nella Valle di Braies, i ciaspolatori hanno lasciato una traccia evidente, che segue approssimativamente il sentiero estivo lungo il pittoresco ruscello sotto la neve e che sale dolcemente attraverso il bosco portando fino alla radura di Malga Stolla. Sulle tracce già esistenti si procede comodamente, ma al di fuori si affonderebbe nella neve polverosa anche con le ciaspole ai piedi. La spessa coltre di neve sui tetti delle tre costruzioni in legno di Malga Stolla, che sembrano quasi sprofondare sotto il peso, indica quanto alto sia il manto nevoso. La recinzione attorno alla malga è addirittura scomparsa, completamente sommersa dalla neve. In versione invernale le Dolomiti si offrono più belle che mai: grandiose, affascinanti e incontaminate. Anche se viste dalla valle le cime sembrano decisamente inaccessibili, con le ciaspole ci sono varie possibilità per avvicinarvisi, come la salita attra-verso il Rio Stolla fino a Prato Piazza e poi oltre, sul Monte Specie. Un giro panoramico straordinario, come si può consta-tare arrivati a Prato Piazza. L’altopiano inondato dal sole tra il Picco di Vallandro e la Croda Rossa è una vera e propria terrazza panoramica.Lo sguardo spazia sul fiabesco paesaggio invernale fino al selvaggio Gruppo del Cristallo, che fa da contrappunto al dolce altopiano di Prato Piazza. Con il sole in fronte, si procede un po’ al di sopra dell’altopiano in direzione Rifugio Vallandro e si segue poi l’indicazione a sinistra per Monte Specie (2307 m). Si erge a sudest di Prato Piazza direttamente sopra la Val di Landro, di fronte alla Valle della Rienza, al di sopra della quale si innalzano isolate nel cielo terso dell’inverno le Tre Cime.

I locali chiamano il punto più alto Croce dei Reduci, perché la semplice croce alta sei metri vi è stata innalzata da veterani di guerra. Per Erwin Steiner della scuola d’alpinismo Globo Alpin si tratta del percorso con le ciaspole perfetto, in assoluto: „Il Monte Specie è quasi troppo pianeggiante per chi pratica lo sci alpinismo, mentre è l’ideale per le ciaspole”. Anche il terreno vario, la vista grandiosa sulle vette dolomitiche innevate e la possibilità di fermarsi e ristorarsi a Prato Piazza lo rendono molto apprezzato e confermano quello che Erwin Steiner sa da sempre: “nello sci alpinismo l’obiettivo è la vetta, mentre con le ciaspole è il percorso in sé”. E poi si tratta di assaporare l’espe-rienza che si sta facendo. “Andando con le ciaspole c’è tutto il tempo per spiegare quello che si desidera, ascoltare i suoni o leggere le tracce degli animali” racconta Erwin Steiner, “ci si immerge nel paesaggio invernale in maniera molto più intensa”. Lo stesso vale per il percorso verso il Rifugio Bonner ubicato in una posizione strepitosa sotto le cime del Corno di Fana e con un panorama da sogno sulle Dolomiti di Sesto fino alle Tre Cime e al Cristallo. La salita è agevole e il percorso ben segnato passa attraverso il bosco e i prati soleggiati fino a un punto strategico di fronte alle Dolomiti. Poco dopo Natale Alfred Stoll aprirà per la prima volta la sua malga anche d’inverno. “Persino il Corno di Fana sarebbe fattibile con le ciaspole, ma solo con un’adeguata esperienza e con buone condizioni. Ma fino al Rifu-gio Bonner il percorso non presenta comunque assolutamente nessun problema”. Un’esperienza veramente unica, soprattutto se si decide di pernottare e si possono così ammirare le Dolomiti luccicare nella luce della sera, mentre giù nella valle è già buio. Per Alfred Stoll uno dei tanti bei momenti lì in alto sopra la valle: „Qui, apprezzo soprattutto il silenzio assoluto“.

» Stefan Herbke

(42) è molto spesso in montagna per professione, in estate a piedi o in mountainbike, in inverno con gli sci o la slitta. Nell’in-verno del 2006, insieme a Christoph Hainz ha attraversato le Dolomiti da Funes a Sesto.

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» Tanti palloni colorati sulla neve «

Dalla tranquilla Alta Pusteria, le mongolfiere si librano silen-ziose sopra il paesaggio delle Dolomiti. Visti da un’altezza di 2000 metri, i graziosi paesini appaiono come tanti giocattoli.

Apparentemente senza peso, la mongolfiera è sospesa tra la terra e il cielo. Assomiglia a una pera enorme, cui qualcuno abbia rosicchiato via la punta sotto. E’ di un bel verde intenso, su cui spicca a caratteri cubitali una scritta pubblicitaria in giallo acceso. La partenza è avvenuta in maniera assolutamente tran-quilla. I presenti osservavano attenti, in silenzio. Niente auto che sfrecciavano, nessun fastidioso strepito di motori. Poi, un

breve sibilo dal bruciatore di gas propano e un leggero schricchiolio sulla neve, al di sotto della cesta di vimini dal sapore

nostalgico, e già il mostro alto 32 metri del team della Ötztal volava via sopra i tetti di Dobbiaco. A terra, alcuni spettatori entusiasti applaudono, mentre i passeggeri rispondono salu-tando con un sorriso beato e il volto raggiante. L’ombra scura della mongolfiera scivola velocemente sul terreno innevato. Le sei persone lassù, nella cesta marrone, sembrano delle bambole indifese. Sono da poco passate le dieci, ed è una mattina d’inver-no fredda ma straordinariamente tersa, le vette delle Dolomiti tutto attorno si ergono con i loro bizzarri cappucci di neve nel cielo di un azzurro intenso. Al Festival delle mongolfiere di Dobbiaco si sono dati appunta-mento 19 team. Molti di loro non è la prima volta che parteci-pano. Come ad esempio Malcolm White dall’Irlanda o Vanneste Ramses dal Belgio: vanno di festival in festival per godersi

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Sopra le nuvole… preparativi per un viaggio in mongolfiera in occasione del Dolomiti Balloonfestival.

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la sensazione di appartenere a una comunità di persone che ama l’avventura, lontano dal trambusto della vita quotidiana. C’è Jupp, che proviene dal Sauerland, e che da quando è andato in pensione vive solo per l’ebbrezza di viaggiare in mongolfiera. E’ una specie di gigante sempre abbronzato, e anche se non possiede una sua mongolfiera gira tutta l’Europa con i vari team. Quando indossa la sua fantasiosa uniforme, ricoperta da cima a fondo di medaglie e decorazioni, assomiglia a un misto tra un veterano di guerra e un clown. E quando, dopo la parte pratica, l’appassionato di navigazione aerea spiega a un gruppo di bambini anche gli aspetti teorici e racconta alcuni capitoli eroici dei viaggi in pallone aerostatico, l’atmosfera è gioiosa, ma anche molto seria. “Per me“, dice Jupp, che fa tutto solo per passione, “gli occhi che brillano dei bambini sono la ricompensa più bella”.Anche Andreas Graf di Innsbruck, 41 anni, pilota del team Ötztal, sette anni fa è stato conquistato dal volo in mongoliera. “Prima” dice sogghignando un po’ “lo consideravo solo un hobby per ricchi, per persone noiose che non hanno il coraggio di affrontare una vera avventura”. Poi si è invece accorto che è molto di più di una breve emozione. “Andare in mongolfiera” dice Andi Graf, che dall’arrampicata estrema al paracadutismo ha sperimentato tutto quello che

farebbe letteralmente sudare freddo a qualsiasi persona normale, è qualcosa di particolare, per tipi sentimentali. “Per chi sa ancora sognare quando guarda il cielo e osserva le nuvole che paiono vagare senza meta”.Ma adesso non ha più tempo per andare in estasi. Preme sul bruciatore, e mentre l’involucro in polietilene sale adagio, il pilota controlla gli strumenti di misurazione montati sul bordo della cesta; radio, bussola e trasponder, che rende il pallone visibile sui radar, qualora dovesse erroneamente finire in prossimità di un aeroporto. Il variometro indica l’altezza raggiunta e la velocità di ascensione o discesa. “In questo momento stiamo salendo di due metri al secondo”, annuncia Andreas Graf. La temperatura dell’involucro è di 94,3 gradi, e tutto è quindi entro la fascia verde”. Sotto, le case e il campanile barocco della famosa stazione di sport invernali sono diventati piccoli piccoli, sembrano dei giocattoli. La Val Pusteria è tutta un prato bianco ovattato pun-teggiato dai masi. Al centro si snoda il fiume Rienza, e lungo di esso la strada. I ripidi versati sui lati sono coperti da boschi di conifere nei quali si aprono diverse piste da discesa, parte del Dolomiti Superski, un immenso comprensorio sciistico con oltre 1000 chilometri di piste.

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La mongolfiera del team Ötztal ha raggiunto i 3200 metri. Alla stessa altezza se ne librano un’altra dozzina, e paiono tante variopinte palline di Natale messe a decorare le cime innevate. “E là dietro”, dice Andi Graf indicando in direzione sud, “ci sono le famose Tre Cime”. Ma i suoi accompagnatori non vedono solamente tre cime, ma almeno 30 000 torri e guglie diverse, un immenso mare pietrificato che si estende in tutte le direzioni apparentemente infinito. Wilhelm, di Amburgo, è sopraffatto dallo spettacolo. La moglie Christel gli ha voluto regalare questa gita insieme per il suo 60° compleanno. “Salire in mongolfiera è sempre stato uno dei miei desideri”, dice Wilhelm. “ Poter realizzare oggi questo mio sogno mi rende felice”. Con una fune fissata in alto, il pilota apre una sorta di coperchio del pallone per fare fuoriuscire dell’aria. Così, la cesta si abbassa e incontra una corrente più bassa che la sospinge piuttosto velocemente verso ovest. “Non c’è altro modo per guidare la mongolfiera “, spiega Andreas Graf. “Aumentando o riducendo l’afflusso di gas mi rendo conto del-le diverse correnti che posso sfruttare. Non siamo infatti noi a decidere il tragitto, ma la natura. Possiamo andare solamente là dove ci porta il vento”. La prima bombola di gas è ormai vuota. La radio gracchia. Christian, ‘l’inseguitore’, vuole sapere dove andare per essere puntuale all’atterraggio. Lontano, sotto il pallone, si vede il paese. Potrebbe essere Monguelfo o Valdaora, o forse è Anterselva, all’imbocco della valle omonima. Andreas dà un’occhiata alla cartina geografica. “Ci troviamo sopra la Valle di Anterselva”, annuncia Christian. “Ci puoi aspettare con l’auto vicino al prato lungo la strada principale, là dove c’è il grande magazzino di legname”.Per Andreas Graf, questo tragitto è un gioco da ragazzi. Tre anni fa ha infatti attraversato le Alpi a un’altitudine di 6000 metri, con vento fino a 170 chilometri all’ora. “Allora, il mio viaggio estremo in mongolfiera è terminato in un campo abbandonato vicino a Trieste”. Adesso, invece, le condizioni sono ottime: visuale buona e niente turbolenze. Solo una leggera brezza, che con una dolce velocità di 20 chilometri all’ora accompagna i neofiti del volo in mongolfiera, comunque molto emozionati. A 220 metri di altitudine il bordo della cesta, che arriva a malapena all’ombelico dei passeggeri, pare terribilmente fragile. E sotto i piedi non hanno che un’asse spessa un dito… Si avvista ora Brunico, il capoluogo della Val Pusteria, avvolto in una leggera nebbiolina. Nulla vieterebbe di sorvolare la cittadina e proseguire, le scorte di gas basterebbero. Ma la mongolfiera è sospesa da un’ora e mezza, e comincia a essere ora di individuare un luogo per l’atterraggio. Sotto appare un gruppo di case, e dietro un prato pianeggiate, coperto di neve. Andreas Graf tira la fune, e la mongolfiera scende dolcemente. Arrivato all’altezza degli alberi si ferma un

attimo per verificare che non via sia una qualche linea elettrica, che rappresenterebbe un grave pericolo. Tutto a posto. Il pallone aerostatico non ha alcun ostacolo davanti a sé. La cesta passa vicinissima a un maso, mentre le mucche nella stalla continuano a ruminare indisturbate. Poi, si appoggia con un leggero tonfo su di un soffice cuscino di cristalli scintillanti. Più tardi, una volta arrivati a Dobbiaco, si svolge il battesimo dell’aria, e se-condo un’antichissima usanza i passeggeri vengono nominati appartenenti alla nobiltà. Da bere c’è solo del Prosecco, invece del consueto Champagne, e per di più in semplici bicchieri di plastica. Al nostro Wilhelm di Amburgo non importa un gran-ché. Nonostante il diploma di viaggiatore in mongolfiera e il ‘titolo nobiliare’ appena acquisito, anche in futuro continuerà infatti a tenere i piedi ben saldi per terra!

» Helmut Luther

di Merano insegna nella scuola superiore ed è giornalista free-lance e collaboratore di diversi giornali rinomati.

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» Hotel Dolomitenhof «

L’Hotel Dolomitenhof di Sesto vanta una lunga storia. Una storia che parte da lontano, dai tempi della caccia di frodo e delle prime scalate, che sa di spirito pionieristico, valore ed eroismo, e che ha saputo mantenersi autentica anche nel XXI secolo.C’è un personaggio che ha lasciato una traccia particolare sulla storia di Sesto, ed è Sepp Innerkofler, l’“alpinista”, come lo chiamava la gente del posto. Aveva scoperto presto il suo amore per l’alpinismo, e già da giovane conosceva meglio di chiunque altro le Dolomiti di Sesto, la loro bellezza ma anche le loro insi-die nascoste. Sepp Innerkofler, un ragazzo semplice con il dono di saper riconoscere le opportunità e coglierle. Quando i primi turisti arrivarono nella valle, seppe comprendere il potenziale della sua terra e diede dimostrazione di possedere un buon fiu-to: durante i mesi estivi fece della sua personale passione per l’alpinismo una professione, offrendo escursioni guidate tra le montagne, talvolta con spettacolari prime ascensioni. Scalare divenne sempre più di moda tra i turisti stranieri, per lo più benestanti, e l’intraprendente alpinista conquistò così ben

presto fama e denaro, che investì nella realizzazione di alcune locande, ponendo così le basi di quella che sarebbe stata l’attività turistica di Sesto, allora un paese esclusivamente contadino. In Val Fiscalina, nel cuore delle “sue” Dolomiti ma comunque raggiungibile con la vettura postale, Innerkofler apre nel 1905 l’Hotel Dolomitenhof. Senza dubbio uno degli eventi salienti della sua avventurosa vita. Ad un certo punto però, come spesso accade, la sorte gli è avversa. Durante la Prima Guerra Mondiale l’”alpinista” cade sul Ponte Paterno, passando alla storia come uno dei più valorosi figli di Sesto. Eroe di guerra e pioniere dell’attività alberghiera locale. L’Hotel Dolomitenhof è rimasto di proprietà della famiglia, che ha così potuto mante-nere vivi i valori in cui credeva Sepp Innerkofler, il suo amore per le Dolomiti, per la natura, e il suo coraggio di affrontare strade nuove. E una nuova scelta è stata infatti la realizzazione del centro benessere “Badehaus Bergsteiger”, che riprende in tutto e per tutto la tradizione dell’albergo: non si tratta infatti di un tempio del lusso, ma di un “bagno” integrato nella bellez-za incomparabile della natura di Piano Val Fiscalina. In uno dei punti certamente più belli dell’Alta Pusteria, gli ospiti possono

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» Il mezzo battipista è appeso alla fune come un ragno «

Sculture di neve alte diversi metri, 31 impianti di risalita, 3 piste da slittino e 77 km di piste, tra cui una delle più ripide delle Alpi: il comprensorio sciistico delle Dolomiti di Sesto/ Alta Pusteria non scherza! Ma perché tutto funzioni al meglio, là c’è chi lavora. Diamo uno sguardo dietro alle quinte.

Su You Tube c’è un video in cui un operatore sta preparando la sua pista. E’ seduto sul suo mezzo battipista, vuole godersi una pausa e si versa una bevanda calda dal thermos. Il problema è che la pista che deve preparare è la „Harakiri“ di Mayrhofen, in Austria, con una pendenza dell’81%: la più ripida delle Alpi. Qui, chi aziona il battipista non deve certo soffrire di vertigini per

portare la neve sulla pista. Il video in cui l’operatore versa il tè con un angolo di circa 45°, e cioè direttamente sui pantaloni, è molto cliccato in rete. La telecamera si sposta velocemente, e si vede perché il tè si è versato: più che essere seduto, l’operatore è sdraiato, tanto ripida è la pista. Si tratta naturalmente di una gag, che però si potrebbe fare anche a Sesto.Chi lavora sulle piste del comprensorio sciistico delle Dolomiti di Sesto non ci tiene tanto a farsi pubblicità, anche se la mag-gior parte si è goduta il video. In fondo, mostra quello che fanno ogni giorno, visto che la pista „Holzriese“ di Sesto, con la sua pendenza del 78%, è solo di poco meno ripida. E’ la più ripida delle tante piste nere attorno a Sesto, la più nera, più nera del

Piste perfette per la vostra vacanza sugli sci in Alta Pusteria. Il lavoro che c’è dietro.

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Maestri di sci in casa!Hermann & Markus Rainer

nero. Recentemente, in occasione di un allenamento a Sesto, un componente delle nazionale svizzera di sci trovandosi in alto alla partenza deve avere scherzato chiedendo: “E dov’è qui la pista?”. In effetti, si ha l’impressione che la pista scenda in verticale. Cosa che ovviamente non è. E’ la paura che potenzia l’effetto. Tutti gli inverni, poi, si vede qualcuno che ha sopravvalutato le sue capacità e che, sci in spalla, si fa un po’ di metri a piedi e ripiega sulla più innocua pista accanto. Come tutte le altre piste, anche la „Holzriese“ deve venire preparata ogni notte per essere pronta al meglio l’indomani. E’ un aspetto cui in genere non si pensa. Ma c’è chi passa talvolta tutta la notte in piedi perché al mattino le piste brillino splen-denti di neve fresca. Sono all’incirca 20 autisti, 10 addetti alla produzione della neve e 190 addetti agli impianti di risalita, che provvedono giorno dopo giorno e notte dopo notte a che tutto funzioni alla perfezione.“Vogliamo che i nostri ospiti si ricordino delle nostre piste e ritornino. Noi offriamo una bella giornata sugli sci e un bel ricordo”, dice Peter Schmiedhofer, uno dei responsabili della parte tecnica. Ha bene in mente tutti i numeri, anche quelli che riguardano le macchine. Ogni anno vengono impiegati circa 190 cannoni da neve, che producono minuscoli cristalli di

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ghiaccio utilizzando da tre a cinque litri di acqua al secondo. Se lavorano tutta la notte e il tempo è buono, ovvero freddo e asciutto, producono circa 200 metri cubi di neve, che poi deb-bono essere distribuiti sulle piste. Se le condizioni sono ottimali, ne risultano circa 300 – 400 metri quadrati di pista con uno strato di neve tra i 25 e i 30 centimetri. Una notte di novembre così può essere bella lunga e fredda per un operatore. L’innevamento artificiale è iniziato nel 1983, anno in cui a Sesto si è installato il primo cannone da neve. Nel frattempo la tecnologia ha fatto passi da gigante. L’acqua proviene da bacini di raccolta fuori terra e sotterranei. Inoltre, i modelli più recenti non devono più venire orientati e accesi manualmente, ma hanno un programma impostato: quando orario, temperatura e umidità dell’aria sono adeguati, la macchina parte. Anche se deve comunque venire controllata dagli operatori. Se infatti si guasta anche un solo ugello, nottetempo il generatore di neve si trasforma in una buffa scultura di ghiaccio, e liberarlo può es-sere un lavoro tutt’altro che facile. Naturalmente, non tutte le piste sono ripide come la Holzriese, anche se il comprensorio sciistico attorno a Sesto, che arriva fino al Veneto, ha anche altre spettacolari ‘superripide’. Precisamente, un 16 per cento di piste ripide, un 14 per cento blu e il resto rosso. Nei punti più ripidi si lavora con le debite protezioni: il mezzo battipista è appeso come un ragno a una fune o, meglio, a pesanti catene. Come si può immaginare, è un lavoro che richiede grande abilità anche sulle piste più pianeggianti, soprattutto quando le condizioni meteorologiche non sono ottimali, quando la neve è bagnata o gelata. In quei casi, preparare la pista diventa un lavoro di parti-colare pazienza. Al mattino presto, infatti, non solo le piste devono essere perfette, ma devono rimanerlo fino a sera, dopo il passaggio di migliaia di sciatori. La neve è poi estremamente preziosa,

perché l’acqua da cui ottenerla è limitata. Una volta prodotta, deve quindi essere mantenuta con attenzione, anche perché deve durare fino alla primavera. D’altra parte, la stagione sci-istica non è mai stata lunga come adesso, e la presenza della neve non è mai stata così certa, proprio grazie all’innevamento artificiale. Una volta sulla pista, la neve viene quindi ripetuta-mente movimentata e sempre riutilizzata.Se poi un inverno nevica molto, gli addetti ai cannoni e alle piste danno libero sfogo alla loro fantasia. A Sesto si dice comunque che non c’è mai “troppa neve”. Una volta, ad esempio, hanno trasformato l”Igloo”, un bar vicino al Ristorante Elmo alla stazione a monte, in uno scintillante castello da fiaba. Altre volte la grande quantità di neve è stata usata per realizzare enormi sculture. E per i tanti snowpark della zona c’è sempre bisogno di neve in quantità. Uno, quello di Monte Baranci, occupa alcuni „shaper“ che notte dopo notte mantengono in forma lines e trampolini per la gioia dei freestyler. E anche qui si utilizzano migliaia di metri cubi di neve. Il I° novembre si parte. Tempo permettendo. Dovrebbe essere asciutto, con una tempe-ratura tra i –5 e i -10 gradi. Allora la notte sarà ottima per fabbri-care la neve, e i cannoni potranno entrare in azione.

» Nina Schröder

Nina Schröder è cresciuta a Berlino. Ha studiato germanistica, teatro, storia dell’arte e politica a Monaco e Berlino. Lavora per la carta stampata, la radio e la televisione, in particolare nell’ambito del giornalismo culturale. Attualmente vive con il marito e il figlio a Brunico, dove lavora come giornalista free lance.

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» Ski for Family «Vacanze sugli sci con tutta la famiglia in Alta Pusteria

Chi l’ha provato, sa cosa significa andare a sciare o trascorrere la settimana bianca con tutta la famiglia: il figlio più piccolo deve imparare a sciare, quello più grande sa già sciare un po‘ ma ha ancora bisogno di aiuto sullo skilift, il terzo scia già da un paio di anni, magari già bene o addirittura meglio dei genitori e vuole cimentarsi nei salti acrobatici del fun park. Ma la maggiore preoccupazione dei genitori riguarda la sicurezza dei figli men-tre sciano. Sarebbe bello poter controllare tutta la pista, senza perdere di vista i bambini ogni 5 minuti e doverli cercare in con-tinuazione con la paura che vengano travolti dagli altri sciatori. Ah già, me n’ero quasi dimenticata – ….dovrebbe anche essere un divertimento – anche per i genitori?

Non disperate – lo è ! E‘ solo una questione di organizzazione e di meta prescelta per la vostra vacanza. In questo senso l’Alta Pusteria offre ottime soluzioni ed eccelle soprattutto sotto tre aspetti: il primo, zone sciistiche adatte a tutta la famiglia;

il secondo, scuole di sci con maestri pedagogicamente com-petenti e collaboratori comprensivi negli asili sci e strutture analoghe; il terzo, qualsiasi alternativa in caso di necessità. Nella Valle di Braies, i più piccoli possono apprendere e cimen-tarsi nelle tecniche fondamentali dello sci, sulle facili e tranquil-le piste dei prati Kameriot. Una volta in grado di scendere dalle piste e prendere gli skilift, i genitori possono anche accomodarsi in un bel locale tipico e lasciare che i loro pargoli affrontino un paio di piste da soli. Infatti ai due impianti di risalita della Valle di Braies è possibile osservare perfettamente chi scia. Un pic-colo consiglio: mentre i vostri figli sono alla scuola di sci (e se i genitori non si cimentano a loro volta nelle curve sulla pista) provate a fare una ciaspolata o una passeggiata nella neve nel Parco naturale di Braies. Pochi chilometri più avanti, i campi di sci Rienza a Dobbiaco sono allo stesso modo facili da tenere sotto controllo. Anche qui la pendenza delle piste si presta perfettamente per fare pratica

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In Alta Pusteria i primi passi sugli sci sono un vero divertimento. Il comprensorio sciistico è pensato anche a misura dei nostri piccoli ospiti.

nelle tecniche di base. Oltre alle piste facili e più pianeggianti, c'è anche l'alternativa di una bella pista ripida, dove con un po’ di fortuna si possono incontrare giovani sciatori agonisti che si allenano o forse anche una famosa star. Per i genitori più allenati, la pista offre ottime opportunità per perfezionare la propria tecnica, anche mentre i bambini pranzano con i loro coetanei all’asilo sci. L’impianto, per di più non è molto distante dal centro di fondo „Nordic Arena“. In alternativa allo sci da

discesa, si consiglia l’escursione con gli sci da fondo al vicino Lago di Dobbiaco. Proseguendo verso est, a San Candido, alla stazione a valle della seggiovia Baranci, un piccolo skilift attende i principianti più piccini. I più progrediti, invece, con la seggiovia potranno raggiungere il parco neve alla stazione a monte, dove una delle tante attrazioni è scivolare stando sopra una grande ciambella di gomma gonfiata. Oltre ai vari pendii di bassa e media difficoltà, la pista che scende dal Monte Baranci a fondovalle, nella sua parte terminale si divide in un percorso facile indicato per tutta la famiglia e in un altro più ripido, da far salire l’adrenalina.Quindi ce n’è per tutti i gusti. A Sesto, nei pressi degli im-pianti „Waldheim“ i bambini iniziano a fremere: la pendenza è ideale per le prime discese, vi sono igloo e castelli di neve da attraversare, ma anche un’emozionante pista con mini gobbe di certo non delude. I comprensori sciistici Monte Elmo e Croda Rossa offrono piste con diversi livelli di difficoltà, mentre altre attrazioni per grandi e piccini si trovano a un tiro di schioppo, e permettono a genitori e fratelli più allenati di dedicarsi al “brivi-do delle nevi”, fun park compreso. Le strutture sportive di Sesto, con la pista di pattinaggio, quella di birilli su ghiaccio e la pale-stra di roccia sono facilmente raggiungibili a piedi dagli impianti di risalita, in particolar modo da chi in famiglia non scia. Pochi

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chilometri sopra il paese di Sesto, al passo Monte Croce, altri due impianti – analogamente agli skilift Waldheim – nella parte finale presentano una pista adatta a chi è alle prime armi, men-tre nella parte iniziale un tratto più ripido e impegnativo.In tutti i comprensori sciistici sopra descritti gli operatori degli impianti hanno grande esperienza con i bambini e ogni com-prensorio vanta una scuola di sci con maestri e collaboratori esperti e con adeguata formazione pedagogica, dove appren-dere le tecniche più recenti dello sci diventa un divertimento: tappeti magici per facilitare la risalita per i bambini, parchi neve con pupazzi spiritosi, spassose gare di fine corso e altre attivi-tà, come la „spedizione dei nani“, caratterizzano l’offerta delle scuole della valle. Più di una è stata ufficialmente proclamata „Scuola di sci specia-lizzata per i bambini”. Infatti famiglie e bambini sono particolar-mente benvenuti e i corsi di sci su misura per i piccini costitui-scono un’assoluta priorità. Inoltre in tutte le aree sciistiche sono disponibili servizi di noleggio, dove è possibile procurarsi tutto il necessario al divertimento e alla sicurezza, dagli scarponi agli sci e al casco, sempre in ottimo stato e all'avanguardia.Prima di concludere vorrei raccomandare una cosa ai genitori: sempre più spesso, mamma e papà sono tanto impegnati a se-guire i loro figli sugli sci, da non riuscire loro stessi ad imparare

a sciare o a mettere in pratica quello che hanno già impara-to. Poi però arriva il momento in cui questi ragazzi si lanciano giù per le piste – e finiscono per lasciare i loro genitori un bel po’ più indietro… che peccato!! Mentre i genitori pensavano di insegnare a sciare ai loro figli, per poi sciare tutti assieme durante la settimana bianca. … Quindi: è giusto pensare anche a perfezionare le proprie capacità tecniche e sciistiche – per amore della famiglia!!

» Martina Pfeifhofer

(Sesto) interessata a tutto ciò che ha a che fare con il movimento e lo sport, ne ha fatto la sua professione studiando ad Innsbruck Scienza dello sport. L’Alta Pusteria, dove vive, è il luogo ideale sia in estate che in inverno per praticare varie attività sportive outdoor.

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» That’s fun!Snowparks & Skicross «

In Alta Pusteria lo sci e lo snowboard sono più che di casa e quasi tutte le aree sciistiche offrono ormai qualcosa di in-teressante a chi non cerca semplicemente delle normali piste da sci. I parchi neve attrezzati per sciatori e snowboardisti attirano soprattutto i giovani, e dal 2008 l’Alta Pusteria ha in calendario un evento sportivo del tutto particolare: la Coppa del Mondo di Skicross a San Candido.

I parchi neve attrezzati Nella stagione invernale 2011/12 l’Alta Pusteria potrà contare su tre parchi neve attrezzati. Lo snowpark Shaka nell’area sciistica Rienza-Dobbiaco è adatto soprattutto a principianti e bambini. Per tutti i più piccoli che per una volta intendono provare il free-style, è disponibile il mini boardercross. La seconda linea è fatta

soprattutto di salti e garantisce azione e divertimento ai più coraggiosi tra gli sciatori e snowboardisti . Sul Monte Elmo anche quest’ anno sarà aperto lo snowpark Tre Cime con le sue due varianti: il kids learn park e l’easy/medium park. Grazie ai tre salti su di una linea e ai tre box per slaidare, il primo è l’ideale per bambini, sciatori in erba e scuole di snowboard. I salti da uno, due e tre metri di altezza sono perfetti per chi intendes-se cimentarsi nel free style. Invece per gli atleti più progrediti e più esperti, è disponibile l’easy/medium park. Che cosa pre-cisamente offre questo parco neve è facile a dirsi, ma forse a capirlo saranno in pochi, ovvero solo gli intenditori di questo sport: la linea più semplice, la easy line, è composta da cinque table di seguito con tre salti da 3-5 metri, quattro box, 3 rail e una struttura jib. La linea leggermente più impegnativa, la medium

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line, dispone di quattro salti da 7-10 metri, un medium box e un medium rail. Novità per gli intenditori: questa stagione ci sarà anche un wave T box, un rainbow T box e un lungo straight box. A San Candido, sul Monte Baranci non sarà disponibile un parco neve attrezzato alla stregua di quelli di Sesto e Dobbiaco, bensì una pista permanente di Ski-Cross più breve e più semplice per i bambini.Il circuito kids-ski-cross, presso l’impianto di risalita della pista Untertal sul Monte Baranci, è un piccolo percorso con facili curve paraboliche, salti e dossi. Pur non potendo disporre di un loro parco neve, gli sciatori free style e gli snowboardisti si sentiranno pienamente soddisfatti anche a San Candido. Infatti a dicembre per una settimana intera potranno copiare qualcosa dai campioni di skicross.

La Coppa del Mondo FIS Skicross a San CandidoAnche quest’inverno, gli atleti di Skicross di tutto il mondo si danno appuntamento a San Candido e in particolare sul Monte Baranci: in occasione della Coppa del Mondo di Skicross il 17 e 18 dicembre, la zona sciistica di solito tranquilla e meta di molte famiglie, diventerà per una settimana teatro di discese spericolate e salti spettacolari.Anche in passato non di rado venivano disputate a San Candido competizioni di alto livello, come nel 1997, quando sulla pista del Monte Baranci si erano svolti i campionati del mondo di Snowboard. Quest’anno, ormai per la terza volta, le uniche gare in Italia di Coppa del Mondo di Skicross fanno tappa sul Monte Baranci. Il percorso lungo 1 km e ricco di osta-coli, curve paraboliche e dossi promette adrenalina pura, e

non solo agli atleti. Già il 15 e 16 dicembre ci sarà la possibilità

di assistere agli allenamenti e alla gare di qualificazione, ma

sono imperdibili anche le due successive giornate di gara.

Quattro atleti partono in contemporanea e non conta solo la

velocità, anche la grande abilità tecnica sugli sci è importante

per riuscire a percorrere il tracciato a curve.

Lo Skicross è disciplina olimpica dai Giochi Olimpici Invernali di

Vancouver nel 2010, dove le gare, per la loro spettacolarità, sono

state tra le preferite di un pubblico letteralmente entusiasta.

Quest’anno, ai blocchi di partenza della Coppa del Mondo

di Skicross di San Candido, ci saranno 140 atleti provenienti

da 24 paesi. Le squadre più forti sono la Svizzera, la Germania,

l’America, l’Austria e il Canada. Sono attesi anche il campione

olimpico Michael Schmid e la svedese Anna Holmlund, che lo

scorso anno hanno vinto la Coppa del Mondo.

In sintesi, le date più importanti della Coppa del Mondo di

skicross a San Candido:

Sabato, 17 dicembre, ore 11.00, Finali I

Domenica, 18 dicembre, ore 13.00, Finali II

A partire dal 15 dicembre, avranno inizio le ispezioni dei trac-

ciati, gli allenamenti e le qualificazioni. L’ atmosfera di festa nel

tendone riscaldato allestito in Piazza del Magistrato è affidata

a Dj e gruppi musicali locali. La Coppa del Mondo di skicross

2011: gare mozzafiato in una cornice montana spettacolare, con

la partecipazione di atleti di tutto il mondo. Un evento sportivo

da non perdere e una disciplina che forse tra non molto si affer-

merà maggiormente anche da noi.

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L’Albergo più bello di San Candido dove il fascino del passato sposa armonicamente l’eleganza dei tempi moderni. L’Orso Grigio è l’albergo più antico di San Candido e uno dei primi alberghi sorti in Alto Adige. L’al-bergo è situato nella zona pedonale del centro sto-rico di San Candido. Chi prende dimora all’Orso, partecipa all’animata vita del paese da spettatore in prima fila. Elfriede Schranzhofer, cuoca di grande prestigio, è garante dell’ottima cucina, completata da una cantina di vini pregiati e selezionati. La casa dispone di 28 camere, una diversa dall’altra per dimensioni ed arredamento. L’intimità e la cura dei dettagli fanno del piccolo albergo un hotel di grande classe.

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Ole Einer Bjørndalen in azione.

» Una chiacchierata con Ole Einar Bjørndalen «

Su incarico del Consorzio Turistico Alta Pusteria incontro Ole Einar Bjørndalen per una chiacchierata al Romantik Hotel Santer, l'hotel di suo suocero. Non solo si tratta del più titolato biatleta, ma – in assoluto – del più premiato tra gli atleti che praticano sport invernali di tutti i tempi, che si rivela per di più un interlocutore simpatico e autentico, pronto a fornirmi interessanti dettagli sulla sua professione di atleta e sulla sua vita privata.

J.S. Signor Bjørndalen, come mai ha scelto il biathlon e che cosa l'ha spinta a praticarlo?O.E.B. Sono cresciuto in un paesino della Norvegia che in fatto di sport offriva ben poco. Si poteva scegliere tra il calcio, il fondo o il biathlon e siccome mio fratello, di quattro anni più grande di me, aveva scelto il biathlon, ho seguito il suo esempio. A otto

anni avevo iniziato a sparare e a dodici invece l'allenamento vero e proprio.J.S. Allora già da bambino sognava di diventare un atleta professio-nista?O.E.B. Sì, esatto. Mi sono sempre posto traguardi molto ambi-ziosi, nel mio futuro volevo assolutamente diventare campione del mondo.J.S. E ci è riuscito in varie occasioni... e non è tutto! L'elenco delle Sue medaglie sembra essere infinito: 11 medaglie ai Giochi olimpici invernali, 36 in occasione dei Campionati mondiali, piú vittorie in Coppa del mondo rispetto a qualsiasi altro altleta e la lista delle Sue conquiste potrebbe ancora continuare. Qual'è per Lei personalmen-te il più grande successo che ha riportato finora nella Sua carriera?O.E.B. Il mio primo oro olimpico a Nagano/Giappone nel 1998! Allora avevo 24 anni ed ero riuscito a vincere nello sprint con

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oltre un minuto di vantaggio – una sensazione indescrivibile e un trionfante inizio per la mia carriera, una vittoria per la quale mi ero allenato a lungo e con grande impegno.J.S. Ma passiamo alla stagione in corso: Lei corre ancora ed è in un certo senso un veterano del mestiere: qual'è il suo programma per la stagione in corso e come riesce ad essere sempre motivato?O.E.B. Per ora mi sto concentrando solo sui Mondiali di Rupolding che si svolgeranno nel febbraio 2012. Sebbene abbia 37 anni, la mia motivazione continua ad essere sempre altissi-ma. Anche da bambino ero molto combattivo ed è sicuramente il semplice ambiente contadino in cui sono cresciuto a giocare un ruolo determinante. Inoltre giá da bambino avevo un ottimo allenatore, che ha stimolato il mio impegno nello sport. Quando cominciano a venire meno l'energia e lo spirito combattivo vuol dire che è giunto il momento di fermarsi.J.S. Nel gennaio 2012 si svolgerà a Dobbiaco la Coppa del mondo Tour de Ski. Parteciperà anche Lei?O.E.B. Purtroppo no. Il fondo non rientra tra le mie specialità, ma trovo la manifestazione fantastica. Questa disciplina era un po' in calo, ma grazie al Tour de Ski ha avuto nuovamente una bella accelerata. Uno sport del quale nessuno si interessa è pra-ticamente inutile, perché a noi servono i nostri fan che seguono le gare e ci sostengono. Lo sport ha bisogno di popolarità e in questo la manifestazione è perfettamente riuscita.J.S. Lei è legato all'Alta Pusteria in un modo del tutto particolare, da un lato per motivi professionali...O.E.B. E' verissimo. Insieme alla nazionale norvegese di biathlon mi alleno ogni anno in Alta Pusteria, in particolare nel Centro del fondo di Dobbiaco, che presenta tutti i requisiti necessari. Il nostro allenamento si svolge nel complesso in sei o sette posti diversi, ma solo pochi offrono le condizioni ideali per un pro-gramma completo come questa zona.J.S. …ma anche nella vita privata il suo cuore batte per l'Alta Puste-ria. Sono ormai cinque anni che è sposato con la biathleta Nathalie Santer di Dobbiaco. O.E.B. In realtà la nostra residenza è a Obertilliach in Austria, ma siamo spesso a Dobbiaco, dalla famiglia di mia moglie. Il mio pa-ese natío ovviamente è e rimarrà la Norvegia, ma l'Alta Pusteria è diventata la mia seconda patria. Qui, la mentalità è molto simi-le a quella norvegese ed è soprattutto l'”Alto Adige di una volta” a ricordarmi il mio paese d'origine, anche se qui lo sviluppo è stato molto più rapido, soprattutto nel settore turistico.J.S. Che cosa ama particolarmente dell'Alta Pusteria?O.E.B. La natura, che è veramente unica! Le Dolomiti per me sono fra le 3 più belle catene montuose al mondo. Inoltre l'Alto Adige si trova in una buona posizione centrale, con un ottimo clima, molto stabile.J.S. Ci permette di guardare anche un po' oltre la Sua carriera spor-tiva? Come trascorre il Suo tempo libero, quando ne ha?

O.E.B. Naturalmente ho anche del tempo libero, sebbene non sia molto, e in ogni caso credo che sia sempre importante ritagliarsi qualche momento di tranquillità. In questo caso dò la precedenza a mia moglie Nathalie, che accompagno molto volentieri ai suoi tornei di equitazione, dal momento che abbia-mo anche due cavalli di cui occuparci. E poi tutte le volte che posso cerco di andare in Norvegia a trovare mio padre e i miei sette nipoti, che sono più che felici di vedermi tornare. Inoltre, la mia passione è il motociclismo. Sono stato a lungo un appassio-nato motociclista e mi interesso ancora di macchine.J.S. Come si svolgono le ferie in casa Bjørndalen? Siete più orientati all'azione o al relax?O.E.B. Dipende. Dopo la stagione sportiva ci godiamo volentie-ri anche qualche giorno di relax, anche se per me ovviamente è difficile vivere senza sport e ho sempre bisogno di un po' di attività fisica.J.S. Può dirci qual'è il Suo piatto preferito della cucina locale?O.E.B. Ho un debole per il Kaiserschmarrn, anche se in linea ge-nerale amo molto la cucina italiana e mangio la pasta tutti i giorni. Abituarsi alla cucina italiana significa essere viziati e avere qualche problema all'estero con l'alimentazione (ride).J.S. Desidera condividere con noi una massima che l'ha accompa-gnata durante la Sua vita?O.E.B. Io rispetto una regola costituita da 5 punti, in cui un punto condiziona l'altro:1. avere un obiettivo2. avere un piano3. avere delle priorità4. avere la giusta motivazione5. tradurre tutto nella pratica.J.S. Prima di concludere una domanda: che cosa Le procura partico-lare gioia e che cosa La fa arrabbiare molto?O.E.B. Mi procura tanta gioia poter far felici altre persone. Per esempio, non sono mai avaro di complimenti, quando sono sinceri, e mi rallegro se chi li riceve prova gioia. Dall'altro lato, non sono in grado di sopportare la mancanza di rispetto, non mi piace vedere che gli esseri umani vengono trattati in modo disuguale, infatti io mi comporto con tutti allo stesso modo, che si tratti del Re della Norvegia o del “semplice” uomo della stra-da... tutti gli uomini meritano di essere accettati e trattati con uguale rispetto.

Ringrazio il Signor Bjørndalen per la piacevole chiacchierata, auguro al biathleta più insignito di tutti i tempi una stagione di successo e lo saluto considerandomi da ora una delle sue nuove fan.

Judith Steinmair

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» il mio traguardo «

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La cosa più bella è la strada verso il traguardo.

E: Prima di raggiungere il proprio obiettivo, si

dovrebbe già conoscere un nuovo obiettivo. «

Ole Einar BjørndalenL'atleta più titolato nella storia

del biathlon

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» il mio traguardo «

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» La Formula Uno della montagna «

la Alpentrail dei cani da slitta gara internazionale di sleddog Il cielo del mattino sopra le cime delle Dolomiti si tinge di rosa. Il primo gallo non ha ancora cantato che 600 cani da slitta già iniziano ad abbaiare. Il termometro dell’Albergo Ponticello sopra Braies segna 25° C sotto zero.

A queste temperature il gasolio diventa gelatinoso e l’istinto di sopravvivenza fa rintanare la gente normale al calduccio. Ma non i musher, i conducenti delle mute di cani da slitta dell’Alpentrail. Cinquanta squadre provenienti da dieci nazioni sono in un baleno nel mezzo del paesaggio ammantato di neve. E subito iniziano con i preparativi per la prossima tappa: da Braies in ripida salita al

meraviglioso altopiano di Prato Piazza con la discesa a Carbonin e restart. Slitte e cani ritorneranno all’Albergo Ponticello solo dopo ben 1300 metri di dislivello e 60 chilometri sulla neve e sul ghiaccio. I musher sono un bel popolo variopinto. Chi ha in genere più di 10 cani da slitta è facile non rientri proprio nella norma. E’ gente che si potrebbe definire piuttosto individualista, e anche idealista. Oliver, il gigantesco ebanista con un folto barbone, potrebbe davvero essere il personaggio di un romanzo di Jack London. Claudia, inve-ce, ha un aspetto piuttosto fragile, nella vita fa la fisioterapista, e nessuno sospetterebbe in lei questo insolito hobby. Farmacisti, artigiani, dentisti… tutti vittime dello sleddog, uno sport a metà

I cani da slitta sono felici quando possono correre.

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strada tra avventura e romanticismo. C’è un grande senso di con-divisione e tutti sono pronti ad aiutarsi a vicenda, come è d’altra parte necessario in questo sport che comporta un enorme sforzo logistico. Dieci o quindici cani non si possono certo trasporta-re con una Golf. E poi ci sono le slitte, il mangime, gli attrezzi … Servono automobili capienti, spesso camper con rimorchio supplementare, che a volte sulle strade invernali delle Alpi capita anche abbiano bisogno di una vigorosa spinta. L’Alpentrail si svolge ogni anno, e rappresenta una delle maggiori sfide per i migliori cani da slitta d’Europa. In sei tappe si percorrono complessivamente 350 km, con un dislivello pari a 5000 metri. Sono previste due classi, fino a sei o a otto cani, e lo skijöring. Per ciascuna si svolgono due tappe in Tirolo, nella Gailtal, poi sul versante italiano delle Alpi Carniche presso Braies e infine le due finali a Sesto. Tra le varie tappe, la carovana con i partecipanti provenienti dalla Scozia, dalla Norvegia, dalla Spagna, dall’Olanda, dal Belgio … si sposta, e i cani hanno così una giornata di riposo. Ma chi crede che la prestazione sportiva sia richiesta solamente ai cani, sbaglia di grosso.

Già nelle prime tratte il percorso del Trail si dimostra insidio-so. La Kartitscher Sattel con le sue curve strette richiede abilità tattica sui pattini soprattutto in discesa, e reazioni fulminee. Ad alcuni conduttori capita di perdere il controllo, e allora solo l’ancora a doppio uncino, una sorta di unghione in acciaio, può riuscire a frenare la slitta. Una volta ripartiti, sulla stessa tratta si deve accelerare il più velocemente possibile. E qui si dimostra la preparazione dei musher. Quanto più spingono loro stessi o addirittura scaricano completamente la slitta scendendo e prose-guendo di lato, tanto più tempo guadagnano. In alcune manovre di sorpasso nei punti difficili la tensione non è in nulla inferiore a quella delle gare di Formula Uno. Con la sua criniera selvaggia, gli abiti di pelli cucite da lui stesso e una mostruosa collana fatta con denti di cinghiale, Thomas Gut ricorda un Sioux sul sentiero di guerra. Il bavarese autentico è in testa nella classe fino a dodici cani. I suoi husky si chiamano Wally, Blasius, Räuber Heigl, tutti nomi di figure mitologiche bavaresi. Lo sleddog è senza dubbio una sorta di lavoro a tempo pieno. I cani vanno infatti accuditi quotidianamente. E durante la gara

Caseificio SestoKäserei

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Käserei Sexten Almanach it Gold 2011.indd 2 04.11.11 09:46

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bisogna anche sciolinare i pattini, preparare le zampe al meglio ecc.. La cura delle zampe dei cani è un’arte a sé. I peli tra i pol-pastrelli non devono infatti essere troppo lunghi, altrimenti vi si attaccano i cristalli di ghiaccio che poi sfregano contro i polpastrel-li e li feriscono. I musher sono molto pignoli nella cura dei loro cani. Gli husky siberiani, gli alaskan malamute, i samoiedi e alcuni cani da caccia vengono alimentati e curati con la massima attenzione. I conducenti sono affiancati poi da due veterinarie, che in caso di dubbio decidono se un cane può partire oppure no. Ciononostante, accade che talvolta alcuni animalisti piuttosto isterici mettano i musher alla berlina, affermando che i cani sono spesso costretti a correre sino allo sfinimento. “Prendiamo l’esempio del lupo, parente diretto dei cani da slitta, che spesso in inverno deve percorrere ogni giorno tra i 60 e gli 80 chilometri alla ricerca di cibo” argo-menta la dott.ssa Birgit Rahneberg-Schlegel, lei stessa partecipan-te e veterinaria. Chi si avvicina a questo sport senza pregiudizi si accorgerà che la cosa che i cani preferiscono fare è correre. E infatti, vedendo i cani costretti a rimanere fermi viene proprio da pensare ai calciatori che non possono partecipare a una finale di Coppa del Mondo per via di un cartellino rosso. La partenza in massa a Sesto con 15 team alla volta attira moltis-simi spettatori. E’ difficile trattenere i cani. Non appena i musher tolgono l’ancora a doppio uncino, i tiri di cani sviluppano una forza enorme e accelerano fino a 30 km/h. Mentre le varie squadre si dirigono rumorosamente verso il Passo Monte Croce, lo stake out, l’accampamento, si trasforma in una specie di fiera. I grandi gustano würstel e vin brulè, i più piccoli si beano ad accarezzare i cani. Un dolce sguardo blu acciaio può essere davvero irresisti-bile! Fortunatamente, i bambini che non riescono più a staccarsi dai cani possono consolarsi con dei piccoli husky di peluche da coccolare. Il Trail prosegue, raggiungendo il grandioso scenario dei 2000 metri sull’Alpe di Nemes. La neve polverosa si solleva soffice, e mille cristalli scintillano nei raggi del sole. Anche il fiato dei musher e dei cani forma delle nuvolette che brillano in controluce. Tutto attorno fanno da sfondo i Tremila delle Dolomiti. Come già gli anni precedenti, alla fine di quest’ultima tappa da Sesto a Padola e ritorno è davanti Heinrich Winter, di Augusta. Gli sponsor sono piuttosto rari, e il premio al vincitore è in natura. Una coppa, una magnum di champagne, che viene comunque bevuta tutti insieme, e libera scelta al tavolo dei regali. Heini, come lo chiamano tutti, si piglia una slitta nuova. Per i pochi con un buon piazzamento rimangono ancora delle piccole cose, come ad esempio delle nuove linee di traino, come si chiamano le ‘redini’ usate per i cani. Ma a tutti va qualcosa, e tutti si sentono un po’ vincitori. Così, lungi da

forti somme di denaro, rivalità a tutti i costi e rumore mediatico, diventa tangibile quello che è sempre stato il principio dei giochi olimpici: l’importante è partecipare. E poi: i veri eroi qui sono i cani da slitta!

» Norbert Eisele-Hein

Nasce a Monaco nel 1966, studia etnologia a Monaco e Londra, fotografo, giornalista e autore di libri. Racconta nell'articolo le sue esperienze della Alpentrail del 2007.

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» Cos’è un degustatore di formaggi? «

Presso la Latteria Tre Cime di Dobbiaco ogni giorno vengono trasformati in formaggio oltre 30.000 litri di latte. La specia-lità della casa è il formaggio Stanga di Dobbiaco, ma ci sono anche molte altre varietà. Due degustatori ci parlano del loro amore per il buon formaggio.

Ribolle, fuma e gorgoglia, viene mescolato, agitato e rigirato, e il tutto emana un odore decisamente forte, anche se spessi vetri dividono i visitatori durante il loro giro guidato nella Lat-teria dalla produzione vera e propria del formaggio. Georg Jud dice che è un odore cui ci si abitua, dopo un po’ non lo si sente neppure più. Solo quando ritorna al lavoro dopo due settimane di vacanza, pare gli ci voglia un po’ per riabituarsi. Ovvio che a questo odore bisogna farci l’abitudine. Ma può esserci un buon formaggio senza odore? La risposta è: no. „Dopo la scuola media non avevo voglia di continuare a studiare. Un bel giorno, mia mamma è arrivata a casa dicendo che la Latteria di San Candido cercava un apprendista. Sono andato a vedere, e ho subito capi-to di avere trovato la cosa giusta per me. Mi sono subito piaciuti tutti i macchinari in acciaio, le leve e le spie luminose, il vapore; mi è piaciuto tutto. Così ho cominciato. E adesso ci lavoro già da 17 anni”.Adesso Georg Jud è „casaro“ nella Latteria di Dobbiaco o, meglio, “capo casaro”, il che significa che controlla tutto il pro-cesso di produzione del formaggio, dal latte alla stagionatura. Inoltre è anche degustatore di formaggi, come il collega Thomas Hinteregger.Sappiamo che per il vino esistono i sommelier, quelli che lo assaggiano arricciando la punta del naso e facendolo ruotare lentamente nel bicchiere e in bocca, per poi sputarlo, cosa per alcuni abbastanza strana. Nel frattempo abbiamo capito che gli assaggiatori di vino non possono bere tutto il vino che degustano, o per lo meno non senza perdere la loro competen-za. Perché al massimo dopo il terzo bicchiere il vino sembra tutto un po’ uguale. Ma che cos’è un degustatore di formaggi? “E’ come il sommelier”, spiega Thomas Hinteregger, „con la dif-ferenza che noi il formaggio non lo sputiamo. E con il risultato che dopo una degustazione siamo piuttosto sazi”.Essere degustatore di formaggi non è ancora una professione vera e propria, quanto meno in Alto Adige, ma piuttosto un hobby. Perché se anche l’interesse nei confronti del buon formaggio va crescendo lentamente ma costantemente, non è ancora sufficiente per farne un lavoro da 40 ore la settimana. Anche se ogni tanto al capo casaro Georg Jud piacerebbe pro-

prio. E per una ragione decisamente personale: da quando ha seguito la formazione di degustatore di formaggi, spesso al ristorante conclude volentieri con un piatto di formaggi. Che comunque non sempre meritano. In genere sono gli aiuti di cucina e spesso anche i camerieri a sistemare il formaggio sul piatto con una decorazione più o meno riuscita. Così facendo dimostrano il loro senso della geometria o che a scuola hanno disegnato molti “mandala”, ma certo non la loro competenza in materia di formaggio. Un piatto di formaggi è infatti qualcosa di completamente diverso!I formaggi devono infatti venire disposti sul piatto in crescendo, dai delicati a quelli aromatici o piccanti. I formaggi erborinati o il formaggio di capra vanno sempre alla fine della degusta-zione, mentre un formaggio delicato, poco stagionato, con un retrogusto di burro, va all’inizio. In successione inversa, o alla rinfusa, si perderebbe completamente la capacità di assaporare organoletticamente le varietà più delicate. Per la stessa ragione vanno banditi dal piatto dei formaggi aceto, cetrioli in agro e altri ingredienti che inibirebbero i sapori, mentre il gusto viene sottolineato ad esempio dalle albicocche essiccate. E anche il vino, che non deve essere troppo potente ma piuttosto leggero e abboccato e mai acido, sia bianco che rosso. Osservando queste semplici regole, Thomas Hinteregger e Georg Jud sono diventati dei veri appassionati di formaggi. Il formaggio lo hanno sempre apprezzato, e considerano quindi il loro posto di lavoro una fortuna. Ma il grande amore per il formaggio è nato con la formazione di degustatori di formaggi.“Altrimenti non avrei mai avuto l’opportunità di assaggiare circa 200 diverse varietà di formaggi provenienti da tutto il mondo”, dice Georg Jud. Solo in Italia ve ne sono oltre 1000. Della mag-gior parte non conosciamo neppure il nome, per non dire che non sappiamo neppure lontanamente di cosa sanno. Nel 2009, il Wifi Nordtirol e la Federazione Latterie dell’Alto Adige hanno organizzato il primo corso con un seminario di 150 ore, mirato a migliorare la competenza in tema di formaggi. Thomas Hinteregger e Georg Jud si sono subito iscritti. Georg Jud assaggia il formaggio in maniera un po’ diversa dagli altri: cerca automaticamente i difetti, e solo in un secondo momento lo gusta veramente. La Latteria Tre Cime di Dobbiaco produce da 18 a 19 formaggi diversi, a seconda della stagione e del mer-cato. Non pensa però che creerà un formaggio completamen-te nuovo. “Non possiamo scoprire l’acqua calda” dice Jud. “Ma possiamo evitare gli errori tipici, come l’eccesso di sale”. E poi, molti formaggi sono stati “inventati” grazie a un errore. La

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storia della caseificazione è piena di errori quasi geniali, come ad esempio i formaggi erborinati. E’ stato un errore nella pro-duzione a creare questa particolare sfumatura di gusto. E inoltre ci è voluto qualcuno capace di accorgersi che questo errore con-feriva un sapore gradevole e che il formaggio con questa muffa poteva essere tranquillamente consumato.Esattamente lo stesso è accaduto con il formaggio con i fori grandi: era stato messo in una cantina eccessivamente calda. La fermentazione ha prodotto delle grandi bolle, ed ecco inventato l’Emmentaler.Ogni paese e ogni regione ha i suoi segreti per la produzione del formaggio. In Tirolo, ad esempio, ci sono le cosiddette „muf-fe rosse“, speciali batteri che provocano una forte demolizione delle proteine sulla crosta. I formaggi diventano in questo modo più aromatici, ed è un procedimento tipico per tutti i Tilsiter. Non si può “re-inventare” il formaggio. Ma si può modificare qualche dettaglio o seguire la moda, dato che anche i gusti si modificano. Se ad esempio in cucina è di moda l’aglio ursino, perché non utilizzarlo per affinare il formaggio? O il „Floralp“, un formaggio da taglio a media stagionatura (otto settimane) della Latteria Tre Cime di Sesto. Nel 2010 ha vinto la medaglia d’argento alla Käsiade internazionale.

Nina Schröder

Quality Partner. Latte e formaggio da mucche del postoSi fa vacanza in una terra in cui notoriamente si mangia bene, e ci sono specialità prodotte artigianal-mente dai contadini, dal Graukas, il famoso formag-gio grigio, al burro fatto a mano. Ma anche piccole latterie, come la Tre Cime di Dobbiaco, producono varie prelibatezze, in particolare il Formaggio Stanga di , per cui è nota in tutto l’Alto Adige. Ma chi garantisce che il formaggio servito sulla tavola della colazione nella pensione e il latte in hotel provengano veramente dalle mucche che abbiamo visto passeggiando sull’alpe?Per questo in Alta Pusteria è stato introdotto il con-trassegno „Quality Partner“. Hotel e ristoranti che puntano sui prodotti lattiero caseari locali possono fregiarsi di questo marchio di qualità. Può essere Quality Partner solamente chi utilizza almeno quat-tro gruppi di prodotti locali sui cinque previsti, tra cui latte e panna freschi, burro, formaggio e altro.Alla base non vi è solamente l’orgoglio di un’ottima produzione locale. Si tratta anche di promuovere la filiera corta e di favorire un’agricoltura sostenibile. L’Alto Adige è impegnato nella protezione del clima: da CasaClima alle specialità locali, si cerca sempre di risparmiare CO2 .

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» il mio gusto «

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Mi piace il buon formaggio: lo tagli, guardi se si

sgrana facilmente, controlli la consistenza della

pasta, assaggi com’è il sapore all’interno, e come ai

bordi; nessun formaggio ha lo stesso sapore dapper-

tutto. Si può imparare a gustarlo. Ma ciò nonostan-

te non è detto che agli altri piaccia quello che piace

a me. Una cosa ho imparato: che sapore dovrebbe

avere un formaggio «

Georg JudDegustatore di formaggi

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» I giganti Hano e Huno «

L’origine della leggenda La leggenda è un tipo di racconto molto antico, come il mito, la favola e la fiaba, ed è parte fondamentale del patrimo-nio culturale di tutti i popoli, appartenente alla tradizione orale, che nella narrazione mescola il reale al meraviglioso. La parola "leggenda" deriva dal latino legenda che significa "cose che devono essere lette - degne di essere lette" e con questo termine, un tempo, si soleva indicare il racconto del-la vita di un santo e soprattutto il racconto dei suoi miracoli. In seguito il termine acquistò un significato più esteso e oggi indica qualsiasi racconto che presenti elementi reali ma trasformati dalla fantasia, tramandato per celebrare fatti o personaggi fondamentali per la storia di un popolo, oppure per spiegare qualche caratteristica dell'ambiente naturale. Le leggende, come i miti, si rivolgono alla collettività, e spie-gano l'origine di qualche aspetto dell'ambiente, le regole e i modelli da seguire, certi avvenimenti storici, o ritenuti tali, allo scopo di rinsaldare i legami d'appartenenza alla comunità. Esse non raccontano mai fatti puramente inventati, al contrario contengono sempre una parte di verità che viene trasformata in fantasia, perché gli uomini vogliono scoprire sempre la cau-sa di fatti e avvenimenti che non conoscono bene e pertanto cercano di spiegarli con l'immaginazione. Le leggende popolari non sono mai inventate, o meglio tramandate, da una sola persona, ma alla loro invenzione concorrono sempre più persone che, con il trascorrere del tempo, trasformano un fat-to vero in un fatto sempre più leggendario, aggiungendo via via particolari fantasiosi e grandiosi. Ci sono leggende nate per conferire prestigio al proprio paese, come nel caso degli Svizzeri che hanno trasformato Guglielmo Tell, un montanaro probabil-mente realmente esistito, in un eroe straordinario e coraggioso. Anche dalle paure degli uomini sono nate le leggende. Infatti quando gli uomini hanno paura attribuiscono, con la fantasia, caratteri spaventosi alle cose che vedono o sentono, come l'ululato di un lupo o del vento, e spesso lo trasformano in un fantasma o in un essere mostruoso, amico o nemico degli uma-ni a seconda della necessità. Nascono così i giganti, gli elfi, gli gnomi, tutta una serie di personaggi mitici che interagiscono con l’umanità e spesso ne tracciano la storia. La nostra leggenda nasce proprio seguendo questo filone.

I giganti Hano e HunoTra le moltissime leggende nate nell’età eroica dell’Alta Pu-steria, solo una sopravvive, seppure in più varianti, e racconta dei giganti Hano e Huno. Siamo nell’età eroica tra la fine del VI e l’inizio del VII secolo. In quel tempo Calon, re degli Unni, invase la nostra regione e attraversò la Val Pusteria con molti uomini armati, giungendo fino nei pressi di Chiusa. Le popo-lazioni locali vennero crudelmente e quasi completamente trucidate. Trovando poco bottino da saccheggiare, gli Unni si ritirarono nel Friuli, dove continuarono ad abbandonarsi a gravi devastazioni. Una parte delle truppe unne però si fermò nel territorio che oggi corrisponde al paese di Sillian, appena dopo l’odierno confine con l’Austria, e lì costruirono il castello di Hunnenfels, esistente ancor oggi col nome di castello di Heimfels. Erano guidati dal gigante Huno, barbaro e pagano. La popolazione spaventata chiese aiuto ad un cristiano, il guerriero bavaro Hano, forte gigante anch’egli, che da qualche tempo si trovava nei pressi di Dobbiaco. Hano si dichiarò pronto a con-quistare il castello di Hunnenfels. Gli eserciti unno e bavaro si scontrarono in una sanguinosa battaglia in una notte nebbiosa. Gli aspri combattimenti durarono a lungo e provocarono numerose vittime. Per porre fine ad uno scontro che pareva non dovesse sortire né vinti né vincitori, il verdetto fu affidato ad un duello fra i due giganti Huno e Hano. Hano, il guerriero cristiano, uccise Huno, l’invasore pagano, gli Unni si sottomisero ai Bavari ed il castello di Hunnenfels, con tutto il territorio circo-stante, fu conquistato. Hano per espiare e compensare il male ed il dolore causati dalla guerra, fondò il convento dei Benedettini di San Candido (anno 769 d.C.). Egli prese parte in prima perso-na alla costruzione del convento, trasportando le pesantissime pietre che ancor oggi lo contraddistinguono. E a questo propo-sito, nella nostra vicenda si interseca un’altra leggenda: le enor-mi pietre che servirono alla costruzione del convento furono prese dalla sala del castello romano che un tempo si trovava sulle alture di San Candido, distrutto durante l’invasione degli Unni. Il gigante Huno rappresenta il popolo degli invasori slavi e per le variazioni fonetiche dell’Alto Medioevo, da Huno derivò Hauno, facendo sì che il gigante vincitore assumesse il nome del vinto. Lo spirito di Huno, divenuto Hauno, rimase a San Candido e dall’unione dei due termini – spirito=hold e Huno=nome del

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gigante – nacque il toponimo Haunold, nome che designa da allora il monte a sud di San Candido, dove pare che il suo “hold” – cioè il suo spirito - viva ancora. In realtà Haunold potrebbe es-sere stato il nome di un proprietario terriero medievale, Hunolt, trasformatosi nel nuovo alto tedesco in Haunolt. Nella leggenda viene espressa la paura dell’invasione dall’Oriente, propria del Medioevo, ma viva ancora nei nostri tempi. Gli Unni, gli Slavi, i Turchi, Gengis Khan, tutte queste orde di popoli “barbari” erano i “nemici secolari della cristianità” ed incutevano timore soprat-tutto a causa della loro fama di crudeltà verso i vinti.

Bibliografia: Egon Kühebacher – Paesaggio culturale e artistico del territorio di San Candido.

» Angela De Simine Ceconi

Giornalista, pubblicista e naturopata diplomata, vive a Dobbia-co. Pratica varie metodiche di riequilibrio psico-fisicoenergetico,quali il trattamento shiatzu, la digitopressione e la riflessologiaplantare. Ha una pluriennale esperienza in fitoterapia, aroma-terapia, floriterapia, medicina tradizionale cinese. Scrive su temidi naturopatia su testate periodiche e ha pubblicato alcuni libri.

Consigli di letturaTanti secoli sono trascorsi dalla nascita delle numerosis-sime leggende dell’Alto Adige, ma l’interesse intorno a queste antiche saghe non diminuisce. Oltre agli autori che nel passato si sono occupati delle leggende delle Dolomi-ti, come ad esempio Karl Felix Wolff - sue opere L´anima delle Dolomiti, I monti pallidi, Rododendri bianchi delle Dolomiti, in lingua italiana – Dolomiten sagen – in lingua tedesca – l´attenzione verso il grande crogiolo storico- culturale-linguistico-folcloristico che ha originato le leg-gende non si è mai esaurito. Altri autori, come Ulrike Kindl, propabilmente la maggior esperta al mondo di saghe e leggende dolomitiche, docente di lingua e letteratura te-desca all´Universitá Cá Foscari di Venezia, hanno scritto su questo argomento. La Kindl rivisita le leggende in for-ma di racconto nel volume: “Le Dolomiti nella leggenda, in italiano; Märchen aus den Dolomiten, in tedesco”, riportan-do in vita antiche storie ascoltate e raccolte con certosina pazienza qui e lá, magari stando seduti sulla panca che circonda una stufa di maiolica, con la schiena appoggiata alle calde ole.

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» Dove la vita scorre «…la vecchia "Stube"Da sempre, la ""Stube"" è molto più di una semplice stanza. Nel-le regioni alpine, è la quintessenza di un’accogliente intimità, e ancora oggi desta un senso di piacere e di calore. Entrare nella "Stube" è tornare a casa. La "Stube" “è” casa. Sembra quasi che nel corso dei secoli questa stanza abbia assorbito tante vicende di vita da sapere sempre restituire l’impressione di ritornare alle proprie radici. Ma in cosa consistono il fascino e il segreto della bella vecchia "Stube"?Senso di accoglienza, calore, protezione, casa. Niente riassume in sé tutti questi valori meglio di una vecchia "Stube" contadina altoatesina. Chi ha avuto la fortuna di crescere in una "Stube"

così, sa bene di cosa sto parlando. Per secoli, la "Stube" è stata il cuore della casa. Qui si svolgeva tutta la vita della famiglia. La "Stube" era il luogo del lavoro e del riposo, il luogo dell’incontro e dei ricordi, dei racconti dei tempi andati. Luogo di taciti segreti e animose discussioni. Di gioco e riflessione. Qui si festeggiava, si amava e si viveva il lutto. Qui si nasceva e si moriva e, soprat-tutto, si pregava. La "Stube" è uno spazio di vita che unisce.

Vivere la "Stube"La "Stube" è un luogo che coinvolge tutti i sensi: ha un suo odo-re, i suoi suoni, è un qualcosa di ben tangibile. Forse proprio per questo risveglia tanti ricordi.

La "Stube", cuore della casa.

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L’inconfondibile profumo del pesante tavolato in legno che si mescola con l’odore della stufa in muratura: malta di calce e calore del legno. Ma il calore del legno lo si può proprio annusare. E sono odori che non si dimenticano. E poi, il monotono ticchettio della grande pendola, così onnipresente che quasi non lo si sente più. Nella stufa il crepitio dei ciocchi che bruciano, lo scricchiolio del rivestimento in legno, e ogni tanto un leggero stropiccio.Per quanto bello fosse stare nella "Stube", non va però di-menticato che il contatto continuo con tutti gli altri non era sempre voluto e cercato. Un tempo, d’altra parte, durante i freddi mesi invernali non si poteva fare altro che riunirsi nella "Stube". Era quindi necessariamente un luogo di intimità fami-liare. Nella "Stube" non c’era spazio per la sfera privata e tanto meno per l’individualità. E poi, vi regnava una precisa gerarchia. Ognuno aveva il suo posto: il contadino sulla panca accanto alla stufa, la contadina alla ruota dell’arcolaio, i bambini in preghiera davanti all’angolo riservato alla devozione, che in ogni "Stube" trovava posto nell’angolo opposto a quello della stufa, e aveva sempre un crocifisso, immagini della Madonna e stoffe ricamate con delle preghiere. Vecchie immagini degli avi, santini dei defunti e una grande candela per la “luce eterna”.

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La "Stube" oggiAnche se la modernizzazione della vita e della casa e la diversa destinazione d’uso hanno modificato in parte il carattere della buona vecchia "Stube", spesso è comunque sopravvissuta an-che nel XXI secolo. Una cosa è comunque cambiata: da tempo ormai la "Stube" non è più l’unica stanza riscaldata della casa. Se in passato nella "Stube" c’erano due fulcri, ovvero quello spi-rituale e religioso con l’angolo dedicato alla devozione e quello profano attorno alla stufa, al giorno d’oggi ambedue debbo-no fare i conti con la concorrenza della televisione e di altre apparecchiature hightech. I tempi infatti sono cambiati. La sera non si è più costretti a rimanere nella "Stube" con tutta la famiglia: grazie al riscaldamento e alla certificazione CasaClima ci si può infatti dedicare anche ai propri interessi personali. Allora, l’essenza della "Stube" è andata persa? Non credo proprio. La "Stube" conquista ancora, risveglia i ricordi dell’infanzia e ci cul-la in un senso di calore e di protezione, tanto che si vorrebbe tornare piccoli e andare ancora a rannicchiarsi nel luogo prediletto, vicino alla stufa.

» Veronika Pfeifhofer

Si interessa da sempre di cultura e lingue e lavora come giorna-lista free lance a livello locale. Le sue passioni sono la cultura e la storia. Ha studiato scienze della comunicazione.

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» Un vademecum per chi fa vacanza in Alto Adige «

Alcuni consigli utili

Un vademecum un po’ diverso ma molto utile per i turisti in Alto Adige, perché ogni vacanza in un posto diverso riserva sempre qualche sorpresa o situazione particolare.

Come arrivo a destinazione al meglio?Beh, chi ha la risposta pronta dirà subito: “Ovviamente con l’auto, il treno o il camper”. Certo, ma un viaggio lungo, soprattut-to in inverno, può sempre riservare qualche spiacevole sorpresa. E quindi è meglio prevenire. Ci si informa sulle previsioni del traffico. Si controlla che l’automobile sia pronta ad affrontare le strade invernali. Si suddivide il tragitto in tappe in modo da gustarsi il viaggio. Così, non si sarà costretti a sprecare il

giorno successivo per riprendersi dalle fatiche del viaggio. www.provincia.bz.it/traffico

Quando sono alla guida quanto posso go-dermi il paesaggio? Davanti un panorama che allarga il cuore, dietro una coda di automobilisti che imprecano, gesticolano e strombazzano. Certo, in Alto Adige ci sono solo limiti di velocità massima, ma non si dovrebbe comunque abusare della pazienza degli automobilisti locali! Meglio parcheggiare, scendere, e godersi il panorama in tutta calma.

Il paesaggio innevato di Passo Monte Croce. Perché la vostra vacanza invernale funzioni al meglio abbiamo alcuni consigli utili per voi. ;-)

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Cosa e quando mangiare?Fare vacanza significa anche uscire dalla solita routine. Soprattutto quando si tratta di cibo, dal momento che i piatti tipici e le abitudini alimentari dei luoghi che si visitano fanno parte delle avventure più affascinanti. In Alto Adige dovreste gustare assolutamente piatti tipici come "Krapfen", "Schlutzer" e "Tirtlan". I piccoli, deliziosi spuntini in Alto Adige hanno un nome particolare: si chiamano „Neinern“ o „Marenden“.

Un caffè? Quando si tratta di caffè, gli italiani non scherzano. E in questo caso, gli altoatesini sono spesso proprio italiani. La giornata si ini-zia con una buona tazza di cappuccino o con un più leggero latte macchiato, per una piccola pausa o dopo il pranzo ci si concede un macchiato o un espresso, o magari un caffè corretto con un po’ di amaro o di cognac.

Quanti giri di grappa?In questa delicata faccenda è di regola una certa prudenza: un „no grazie“ ferisce l’orgoglio dell’oste, una grappetta favorisce la digestione, due l’amicizia, tre possono causare il ritiro della patente. E allora meglio non brindare troppo.

Come mi comporto durante una festa?Gli altoatesini amano stare in compagnia e le occasioni per festeggiare non mancano mai. Così, anche i turisti possono lasciarsi andare. Anche se difficilmente si troveranno i pazzi festeggiamenti di Colonia o i fiumi di birra dell’Oktoberfest di Monaco!

Perché la neve non è tutta uguale?Soprattutto dove è presente in grande quantità, la neve offre tante varianti diverse. Una volta è polverosa, un’altra granulosa, un’altra ancora bagnata e pesante o gelata in superficie. I bambi-ni, e anche gli adulti non ancora troppo cresciuti, la preferiscono ben compatta, in modo da poter realizzare meravigliosi pupazzi di neve o, meglio ancora, allegre battaglie a palle di neve.

Come evito di fare brutta figura o di rischiare l’osso del collo sulle piste da sci?Innanzitutto, va detto che i locali sono in un certo senso nati già con gli sci o lo snowboard ai piedi. E non deve quindi stupire se scendono le piste con eleganza e senza un briciolo di paura. Chi invece si avvicina per la prima volta agli sport alpini, si trova a fare costantemente i conti con il senso dell’equilibrio, la posizione e non da ultimo l’autocontrollo. Chi però si affida a un maestro po-

trà essere certo di fare rapidamente progressi e di appassionarsi a quella particolare sensazione che dà lo scivolare lungo i pendii innevati.

Quando è che gli occhi dei bambini dell’Alto Adige brillano di più ?Il 6 dicembre, quando arriva San Nicolò, e la sera del 24 dicem-bre, quando Gesù Bambino va di casa in casa a distribuire i regali di Natale. Se i bambini sono stati bravi e ubbidienti, i desideri espressi nelle letterine si realizzano sotto gli alberi di Natale. E poi non c’è nulla di più bello del momento in cui si intonano insieme i canti natalizi e si cena insieme alla vigilia.

Che fare se ci si imbatte nei "Krampus"?I "Krampus" sono dei diavoletti che sembrano appena usciti dall’inferno e che fanno un baccano infernale con bastoni, catene e campanacci. Tranquilli, però! Anche se possono sembrare sca-tenati, in fondo sono solo degli innocui mostriciattoli che fanno rivivere un’antichissima tradizione tirolese. Un soggetto perfetto per una bellissima foto!

La settimana perfetta?Domanda classica di chi viaggia un po’ frenetico. D’accordo, vogliamo esaudire il desiderio di chi vorrebbe vivere ogni gior-no come fosse l’avventura della vita! Lunedì: visita alle renne e alla famiglia di giganti di neve sulla Croda Rossa. Martedì: attra-versare la Val Fiscalina ammantata di neve. Mercoledì: il pieno di sole sull’idilliaco altopiano di Prato Piazza. Giovedì: un po’ di fondo presso il Centro del fondo di Dobbiaco. Venerdì: escursio-ne guidata con le ciaspole alle Tre Cime. Sabato: sci sul Monte Elmo. Domenica: un allegro giro in slitta su una delle tante piste da slittino.

Quali tradizioni tirolesi dovrei conoscere?Ce ne sono per tutti i gusti. Che ne sarebbe di un po’ di ballo folkloristico, lo "Schuhplattln", fino a quando i polpacci bruciano a forza di schiaffi? O di fare a ‘braccio di ferro’ per vedere se si è più forti dei locali? Attenzione al "Fingerhackeln", dove vince chi è più forte a tirare con il dito medio: ci si può fare male. Chi ama la compagnia, può imparare il "Paschen" o il "Watten", due giochi con le carte. E chi infine punta sulla voce, può cimentarsi nello "Jodeln". Poi ci sarebbe anche la possibilità di farsi una bella sudata spaccando la legna, di divertirsi saltando nel fieno o di praticare lo spettacolare "Goaßlschnölln", facendo schioccare lunghe fruste.

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Ma gli altoatesini sono italiani, austriaci o tedeschi?Attenzione, argomento molto scabroso. Ogni altoatesino è un po’ diverso. In base alla carta d’identità è italiano, storicamente ha spesso radici austriache, secondo una concezione più liberale è semplicemente un europeo, ma spesso si sente per lo più ap-partenente alla sua comunità di valle (Val Pusteria, Val Venosta, Val d’Isarco, Sarentino ecc.) al suo comprensorio (Badia, Oltradige) o addirittura al suo paese.

Quali sono i migliori souvenir da comperare?Beh, ad alcuni piace il kitsch, ad altri il tradizionale nostalgico e ad altri ancora il modaiolo. Comunque, con le specialità tipiche

dell’Alto Adige non si sbaglia mai: "Speck" saporito, formaggio fre-sco, vino nobile, marmellate artigianali, tre tipi diversi di canederli (sotto vuoto) o un flacone di autentica aria dell’Alto Adige.

Come evitare la depressione da rientro?Dopo avere goduto il sole, essersi rilassati e riposati a contatto con la natura e avere fatto tante belle esperienze nuove, ritorna-re alla realtà di tutti i giorni può essere decisamente duro. Si ri-schia di lasciarsi andare malinconicamente ai ricordi e di perdersi sognando. Per fortuna ci sono ancora le tante foto scattate. Basta riguardarle, metterle in ordine, e magari mandare qualche scatto agli amici su facebook. Spesso meglio di qualsiasi medicina o terapia.

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» Le bambole di Villabassa «

Mentre aspetto che mi aprano la porta noto la cassetta della posta: fatta a mano, intagliata con amore. La casa si trova sul lato più soleggiato di Villabassa, e già l’entrata rivela che qui vivono delle persone speciali. Mentre sono immersa nei miei pensieri e mi godo il posto, ecco che appare improvvisamente davanti a me: la creatrice di bambole. Un po’ timida, riservata, mi prega di entrare.

Appena oltrepassata la soglia mi mostra un grande Cristo intagliato appeso alla parete, accanto alla porta di entrata. “Non è perfetto”, dice “è pieno di errori, ma è stato il mio primo”. I suoi occhi e il suo viso si illuminano, le guance si arrossano un po’ mentre inizia a raccontare. Molto giovane, quando ha iniziato a lavora-re in ospedale, aveva un’ora libera a mezzogiorno. Ride, gli oc-chi brillano al ricordo. Irradia contentezza. Sì, è in pace con sè, con il Signore e con il mondo, il suo mondo che ora è fatto di 83 bambole, molti quadri dipinti, sculture, maschere e altre ope-re d’arte. E durante questa sua ora libera scolpiva con tutta la sua energia. Semplicemente così, perché nessuno glielo ave-va insegnato. “Sì, lo sa fare, semplicemente” dice l’uomo dagli allegri occhi scuri e vivaci che è comparso dietro a lei con due bambine per mano. Lei risponde al sorriso. E’ il marito con le due nipotine. „Pinocchio è la mia bambola preferita“ dice Antea, una delle bambine, „e Pumuckl il mio“ sussurra Marion, la più picco-lina, stringendosi al nonno. Le hanno fatte la nonna e il nonno “e sembrano proprio vere”, dicono raggianti di orgoglio.Siamo ancora sulla porta, e la signora indica verso l’alto, al grande Cristo scolpito che pare volerci proteggere abbracciandoci. “E’ il lavoro eseguito da mio marito per il suo diploma di artigiano. Ha frequentato la scuola di scultura a Berchtesgaden”, dice piena di fervore, ma non ha voluto diventare maestro artigiano, continua

Passione, pazienza e amore per i dettagli: così nascono le bam-bole di Frau Fauster.

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il marito, gli bastava così, e questa è una copia di un Cristo che si trova al museo di Berchtesgaden. E poi, lei indica ancora i quadri che ha dipinto. Uccelli locali, appesi lungo le scale. Sempre più loquace e vivace, Frau Fauster racconta della passione sua e di suo marito. Si completano a vicenda: quello che l’uno non fa molto volentieri e non sa fare molto bene, riesce meglio all’altro. “Lei sarebbe una solitaria che preferisce rimanere da sola”, sorride il marito, e infatti è lui a fare le commissioni in paese. “Sì, anche per-ché io sono sempre piena di colore e di colla e a mio marito non importa, ma noi donne dobbiamo metterci in ordine e cambiarci, e poi io non ho tempo”. Non ha bisogno di compagnia, di fermarsi a bere un caffè in paese. La cosa che preferisce è starsene sola nel suo laboratorio, che chiama amorevolmente ‘il mio paradiso’. Già da bambina amava passeggiare nel bosco o lungo il ruscello, dove il mondo per lei era vivo. Dove un pezzo di legno non era semplicemente un pezzo di legno. Già allora vi vedeva celato l’og-getto finito. E non poteva fare altro che trarre da esso quello che i suoi occhi e il suo cuore le avevano mostrato. Animali, oggetti, bambole, bambole, bambole. In salotto ci sono bambole vecchissime, non fatte da lei, e ne prende una in mano. Le accarezza amorevolmente i lunghi capelli e il vestito blu. E’ grazie a lei che molti anni fa ha iniziato a fabbri-care bambole. E’ un po’ titubante a rivelarmi che ha compiuto i 75 anni. Sono sorpresa. Ha un aspetto così giovane, così fresco e agile, così pieno di letizia e vitalità, ma anche risoluto e appas-sionato. Insieme a quello che ora è suo marito erano andati a Bolzano. Lì aveva visto la bambola, se ne era innamorata, l’aveva comperata e riprodotta. Era stato un lavoro faticoso e di grande pazienza, perché avevano dovuto inventarsi e sperimentare tutto. E questa passione comune ha cementato negli anni l’amore della coppia.

E’ tutto fatto a mano, riprodotto fedelmente fin nel minimo dettaglio. Le proporzioni sono perfette, sento l’armonia che c’è nei colori e nelle forme. Non vi è niente di eccessivo. Le scar-pe sono in pelle, ben cucine, alcune addirittura rifinite con dei chiodini, calze, biancheria in pizzo, calzoni, cintura, fibbie, camice, vestiti in seta, cappelli di ogni foggia, scope da strega, camiciole da neonato e giacche sarner, tutto fatto a mano, tutte le parruc-che di capelli autentici che le ha dato il parrucchiere. La gente del paese sa della sua passione e le porta vecchie borsette, bottoni, stoffe, che lei poi lavora e trasforma pazientemente. Alcune cose le trova al mercato delle pulci o addirittura tra i rifiuti. Ne ha un cassettone pieno, e la scelta è ormai enorme. A volte, però, ha bisogno di materiali completamente diversi. Il suo sorriso un po’ birichino rivela che spesso è lei stessa a meravigliarsi della sua fantasia. Per il folletto Pumuckl, ad esempio, i capelli dovevano essere assolutamente ribelli. Adesso ride anche il marito. Si ricor-da quando la moglie lo ha spedito dal macellaio che doveva macel-lare una mucca dal pelo rossiccio per andare a prendere il ciuffo della coda…, come ha svuotato la testa in legno per poterci fare dei forellini e poi farci passare uno a uno i ciuffi di setole, fino a

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ottenere la capigliatura arruffata del folletto. La loro inventiva è inesauribile, le idee praticamente infinite. E così, ogni opera ha una sua storia. La cosa più pericolosa, dice lei sorridendo compiaciuta, è quando non riesce a prendere sonno, cosa che capita spesso. Quando è buio e tutto è tranquillo, la testa lavora. Nasce un’idea dopo l’altra. E non ha pace fino a quando l’opera non è realizzata.Alcune teste sono in porcellana, e vengono fuse nelle forme che hanno creato loro stessi, altre modellate, cotte e poi dipinte. E ogni dettaglio deve essere perfetto, altrimenti i due non sono soddisfatti. Sono dei perfezionisti, tutti e due. Gli arti vengono lavorati al tornio fino a quando funzionano ‘come l’originale’. Anche la postura deve infatti essere quella giusta! “Fa parte del carattere”, dice Frau Fauster, perché le sue bambole esprimono dei caratteri particolari. L’espressione del volto, gli occhi sono così vividi e naturali che fissandoli pare siano veramente pieni di vita. I personaggi sono colti in un momento autentico, nella loro vita “vera”. Sarei quasi tentata di dare istintivamente il ciuccio al bebè che piange… Il giocatore di carte che guarda sorridendo malizioso le carte dell’avversario pare che stia per gettare trionfante l’asso di cuori al centro del tavolo. E’ un mondo incantato, in cui ho il privilegio di entrare. Le bambole rimangono per lo più riposte in cantina, avvolte in teli di nylon perché non si impolverino. Solo ogni tanto escono per qualche mostra. Ma queste opere d’arte non le vogliono vende-re. No, sono solamente le loro bambole, non opere d’arte, dicono ridendo insieme. Per vivere la loro vita modesta hanno abbastanza,

il denaro non interessa loro. Fanno bambole per passione. Perché non può essere diversamente. Perché nel cuore di Frau Fauster ci sono delle bambole che vogliono essere realizzate.

Paula Holzer

L’inverno delle Dolomiti nel DoloMythosDoloMythos, il museo delle Dolomiti di San Candido, vi conduce nel mondo arcaico delle leggende dolomitiche. Qui potrete scoprire la storia di Aurona, il paese dell’oro e delle luci, e per-ché c’era bisogno di Samblana, la regina dell’inverno. E poi c’è la leggenda dei Monti Pallidi e degli uomini di pietra. Un regno di draghi e animali leggendari vi farà entrare in un mondo antico. E non manca neppure la famosa ricerca del tesoro: in una vera caverna sotterranea, grandi e piccoli scavano alla ricerca del tesoro e possono portarsi a casa un pezzettino di oro vero.Orari di apertura: Tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19. Chiuso la domenica. Dal 26 dicembre aperto tutti i giorni, domeniche comprese.

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KULTUR Weihnachten Innichen

» Il Natale delle Dolomiti in Alta Pusteria «

Il Natale in Alta Pusteria è veramente autentico, e offre cul-tura e tanti eventi. Inoltre: valori antichi, usanze e tradizioni ancora vivi e sentiti.Soprattutto, si vuole evitare il kitsch ultramoderno degli stand all’aperto, e si preferisce proporre prodotti di qualità nei negozi, niente cianfrusaglie ma merce selezionata, niente banchetti che vendono vin brulè ma piuttosto prelibatezze particolati nei caffè, nei bar e nei ristoranti. L’atmosfera natalizia dell'Alta Pusteria viene sottolineata dalle decorazioni scelte con amore e gusto, nel segno della semplicità. Accanto alle belle chiese, grandi alberi di Natale, lanterne, candele e angeli formano un quadro delizioso. Vi è poi la pittoresca atmosfera della zona pedonale di San Candido, con i suoi musei e tanti angoli interessanti. Autenticità. Sotto Natale, nei negozi non si troverà alcun ogget-to kitsch, ma solo articoli natalizi scelti con cura e con gusto. E poi, nei caffè e nei bar si possono gustare tè, cioccolate speciali e particolari punch, e nei ristoranti specialità dell’Avvento e del Natale.

Cultura ed eventi puntano sul valore degli usi e dei costumi an-cora vivi e vissuti, e grande importanza viene data alla tradizione. Cori e concerti d’Avvento vi trasportano proprio nell’atmosfera di una volta. Il programma prevede diverse manifestazioni, con-certi e giochi antichi. La Chiesa dei Francescani e naturalmente il Duomo di San Candido sono luoghi di intimità e di raccoglimento. Il museo DoloMythos illustra antiche saghe e leggende, e pro-pone anche una vera ricerca del tesoro. Mostre e presepi viventi completano il programma. Il centro di San Candido è decorata da tanti alberi di Natale, lanterne accese e mille luci, che creano un’atmosfera magica e offrono infiniti spunti per scattare una bella foto. Le vetrine dei negozi sono un incanto con le loro decorazioni natalizie. Venti tra negozi, bar, caffè e ristoranti di San Candido propongono arti-gianato locale originale e specialità tipiche. La ristorazioni offre piatti natalizi particolari, tè selezionati e cioccolata calda in tante versioni diverse, serate con vin brulè e punch diversi.

A Natale gli occhi dei bimbi luccicano… soprattutto in Alta Pusteria.

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Lo "Zelten" dell’Alto Adige

» Un dolce di Natale tradizionale «

Il periodo natalizio è quello in cui i dolci sono più apprezzati. Tutti li preparano, per allietare la festa con golose prelibatez-ze. Un dolce tipico della cucina altoatesina è lo "Zelten", da sempre presente nella tradizione contadina del Natale. Quello che per Norimberga sono i Lebkuchen, per gli austriaci il "Weihnachtsstollen" e per gli italiani il panettone, per gli altoatesini è lo "Zelten". Ogni paese, e praticamente ogni regione, hanno la loro particolare tradizione culinaria natalizia. In Alto Adige, lo "Zelten" è da sempre una specialità natalizia molto amata. In sostanza, si tratta di un pane arricchito di tanti ingredienti diversi. Pare sem-plice, ma l’apparenza inganna. Prepararlo richiede molto tempo, e tutti i vari passaggi devono contribuire a un risultato ben riuscito e gustoso. Ma la fatica viene ricompensata: alla fine, è una vera esplosione di sapori e profumi natalizi! Per fortuna, qui c’è ancora gente che nel periodo prenatalizio si dedica con passione a prepa-

rare gli zelten. Una di loro è Charlotte Patzleiner dell’Egarterhof

di Versciaco. Molti anni fa ha imparto dalla suocera l’arte di pre-

parare il pane, e ogni anno ne realizza deliziosi piccoli esemplari,

ma anche varianti di maggiori dimensioni. Gli "Zelten", infatti,

sono anche una bellissima idea regalo per la famiglia, gli amici e

gli ospiti!

Di conseguenza, a casa Patzleiner ancora oggi le settimane

prima di Natale si accende il forno già alle cinque di mattina. I pani

che aspettano di essere cotti sono molti, e fra questi anche la ver-

sione dolce, ovvero gli zelten di Natale. Per un autentico "Zelten"

contadino si utilizza in realtà farina di segale, anche se oggi molti

ricorrono a quella di farro o di frumento. Anche la pasta acida vie-

ne sempre più spesso sostituita dalla pasta lievitata. Dopo aver

riposato circa una mezz’ora, alla massa vengono aggiunti frutta

Un classico natalizio dell’Alto Adige è lo zelten, una specialità a base di noci e frutta secca, la cui origine si perde nella notte dei tempi.

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secca e noci, che insieme a varie spezie natalizie sono stati prima lasciati ammorbidire nel rum. La quantità esatta è naturalmente a discrezione. Un tempo l’abbondanza degli ingredienti era un indi-catore del benessere economico della famiglia: i contadini bene-stanti avevano infatti nei loro zelten più noci e più frutta rispetto alla popolazione più povera. L’impasto viene poi lasciato riposare un’altra mezz’ora, per venire infine decorato con creatività e spen-nellato con acqua e miele o caffè dolce, che rendono la superficie più lucida. Fantastico, no? Se a qualcuno fosse venuta l’acquolina in bocca, può senz’altro cimentarsi in cucina!

Ricetta per ca. 14 piccoli "Zelten" (diametro ca. 10 cm)

Ingredienti:> 1,5 kg di fichi> 100 g di mandorle (metà tritate, metà intere)> 300 g di nocciole (metà tritate, metà intere)> 500 g di uva sultanina> 100-200 g di chicchi d’uva> 150 g di datteri, pere e albicocche secche (o canditi)> ev. un po’ di pinoli> succo e buccia di un limone e un’arancia> ¼ l di rum> 1/8 l di vino bianco> 2 cucchiaini da caffè di cannella> ½ cucchiaino da caffè di chiodi di garofano in polvere

Per la guarnizione utilizzare frutta candita, mandorle e nocciole; dopo la cottura (per ca. un’ora a 180°) spennellare più volte con acqua e miele o caffè ben dolce; lasciare infine riposare per 24 ore e avvolgere nel cellophane.

Ricetta di Charlotte Patzleiner

» Judith Steinmair

Laurea in giurisprudenza; dal 2002 libera professionista di project management; nell’ambito di questa attività vari lavori di pubblicistica: fino al 2010 coordinatrice e responsabile di re-dazione dell’Almanacco Alta Pusteria.

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» un mio momento per la famiglia «

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Proprio nel momento più intimo dell’anno è una

gioia poter celebrare le tradizioni all’interno della

famiglia: quando accendiamo il nostro vecchio forno

per cucinare il pane e lo "Zelten", si preannuncia

l’imminente festa del Natale che tutti attendiamo

con trepidazione ... «

Charlotte PatzleinerContadina dell’Egarterhof

di Versciaco

»

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» Tris di canederli «canederli al formaggio, agli spinaci e alle rape rosse

Versare il latte sul pane e lasciare che si assorba mantenendo il tutto coperto. Sbucciare la cipolla (per i canederli agli spinaci anche l’aglio), tagliarla a dadini e farla rosolare leggermente nel burro. Aggiungere a seconda del caso le rape rosse o gli spinaci e proseguire un po’ la cottura. Per i canederli al formaggio tagliare il formaggio a dadini. Aggiungere poi al pane. Aggiungere anche la farina, salare e pepare e lasciare riposare coperto per circa mezz’ora. Cuocere un piccolo canederlo di prova, ev. aggiungere farina o sale, pepe e noce moscata. Dare forma ai canederli con le mani bagnate e lasciarli sobbollire lentamente per 15 minuti.

Canederli al formaggio:

225 g di pane raffermo

150 ml di latte tiepido

1 piccola cipolla

175 g di formaggio

prezzemolo

3 uova

Sale, pepe, noce moscata

2-4 cucchiai di farina

1 cucchiaio di burro

Canederli alle rape rosse:

200 g di pane raffermo

150 ml di latte

300 g di rape rosse

passate al mixer con il succo

2 uova

2–4 cucchiai di farina

1 piccola cipolla

Sale, pepe

1 cucchiaio di burro

Canederli agli spinaci:

225 g di pane raffermo

150 ml di latte

200 g di spinaci bolliti

1 piccola cipolla

1 spicchio d’aglio

2 uova

Sale, pepe, noce moscata

3–4 cucchiai di farina

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Gustatevi il tris di canederli nel Rifugio Pendio Monte Elmo di Sesto! Il nostro Gasthof di montagna, a conduzione familiare dal 1972, è aperto estate e inverno e si può raggiungere sia a piedi che in auto! Il posto ideale sia per gli sciatori che per gli escursionisti!

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» Paesaggi invernali in Alta Pusteria «» Consorzio Turistico Alta PusteriaVia Dolomiti 29, I-39034 Dobbiaco e-mail: [email protected]

Da inviare entro: 01/04/2012

Allora, buon divertimento a tutti!!!Consorzio Turistico Alta Pusteria

I primi fiocchi di neve, i ghiaccioli sulle case, le Dolomiti coperte da un candido manto nevoso o i primi crocus che spuntano in primavera. L'inverno presenta infinite sfacettature in Alta Puste-ria e per qualche nostro ospite è la più bella stagione dell'anno. Pertanto abbiamo deciso di dedicare ai paesaggi invernali il con-corso fotografico di questa edizione. Anche quest'anno abbiamo riservato splendidi premi alle tre foto vincitrici.

Regolamento:Sono ammesse al massimo 3 foto per famiglia. Partecipando al concorso, il fotografo dà il proprio consenso a che il Consor-zio Turistico Alta Pusteria utilizzi tutte le foto inviate per scopi pubblicitari indicandone l'autore o le pubblichi sull'Almanacco dell'Alta Pusteria. La giuria, composta da rappresentanti del Consorzio Turistico, delle singole associazioni turistiche e della redazione della rivista, valuterà e premierà le foto. Potete inviare le vostre foto per posta o e-mail (max. 2 MB) al seguente indirizzo:

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Camminare con vista sulle vette, gustare specialità altoatesine, trascorre-re del tempo con la propria famiglia: sono tanti i momenti indimenticabi-li dell'estate trascorsa nelle montagne dell'Alta Pusteria. Numerosi sono stati gli ospiti che hanno partecipato anche questa volta al nostro concor-so fotografico e ci hanno messo a dura prova nella scelta delle tre foto vincitrici. Ci congratuliamo con i primi tre classificati, le cui foto sono pubblicate a sinistra, mentre a tutti gli altri partecipanti rivolgiamo un vivo ringraziamento.Siccome ci sono piaciute tutte le foto inviate, abbiamo predisposto sulla pagina destra un collage delle immagini pervenute, anche se non premiate.Trovate inoltre una selezione delle migliori foto nel nostro Fotostream su Flickr: www.flickr.com/photos/altapusteria

Vincitori estate 2011:

Primo premio: Weekend per due persone in Alta Pusteria

Secondo premio: Cena per due persone in Alta Pusteria

Terzo premio: Plaid da picnic dell'Alta Pusteria

1° Premio 2° Premio 3° Premio

Concorso fotografico...

» Il momento più bello delle mie vacanze in Alta Pusteria «

Bernagozzi Daniela Pefano Riccardo Masotti Marco

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Concorso fotografico...

» Il momento più bello delle mie vacanze in Alta Pusteria «

» Le vostre foto «

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Anteprima » estate 2012 «

» Care lettrici, cari lettori,

per non mettere a dura prova la vostra pazienza nell'attesa del numero estivo

dell'Almanacco Alta Pusteria, vi presentiamo in anteprima una breve sintesi.

Anche la prossima estate vi aspetta un gran numero di curiosità, fatti quotidiani

e storie interessanti, di cui l'Alta Pusteria è particolarmente ricca. Personaggi

particolari da presentarvi, idee stravaganti, situazioni interessanti, vecchi ricor-

di e interessanti progetti per il futuro che meritano il vostro interesse. Intanto

possiamo anticiparvi che la prossima estate vi attende un bouquet variopinto

di tematiche: siamo andati a trovare Stefan Gruber a Braies, il fondatore della

azienda manifatturiera “Alpe Pragas”, assistendolo durante la sua attività, con cui

riscuote grande successo. Nella sua azienda il giovane imprenditore crea eccel-

lenti prodotti con frutta fresca locale e ingredienti selezionati, sfruttando la forza

della natura e dando importanza non solo alla genuinità, ma anche alla realizza-

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zione di prodotti nuovi e innovativi, grazie al suo grande coraggio. Sarà una bella

sorpresa! Vi presenteremo inoltre il nuovo libro dell'autrice Adelheid Wanninger

“Kraft der Alpen” (Forza delle Alpi), una pubblicazione con tante idee per immer-

gervi in un wellness autentico nell'arco alpino. La prossima estate riserva qualche

sorpresa anche per i piccini: nell'ambito dell'iniziativa “Sulle tracce della natura”

adulti e bambini potranno partecipare al programma avventura “Dolomiti Ran-

ger”, offerto dal Consorzio Turistico Alta Pusteria in collaborazione con l'Ufficio

Parchi naturali della Provincia autonoma di Bolzano. C'è sempre da scoprire qual-

cosa di nuovo nei boschi dell'Alta Pusteria. Come ormai d'abitudine, nel prossimo

numero troverete anche i nostri suggerimenti speciali per una vacanza riuscita e

indimenticabile nell'Alta Pusteria. «

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