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1 Trasferimenti monetari e condizionalità: una review realista ALLEGATI Trasferimenti monetari condizionali per il contrasto della povertà infantile e l’inclusione sociale: una review realista sui paesi dell’area OCSE A cura di Liliana Leone Con contributi di: Silvia Ciampi, Matteo D’Emilione, Francesco Mazzeo Rinaldi, Francesca Raspanti, Laura Stopponi, Gabriele Tomei, Matteo Villa 30 Novembre 2015

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1 Trasferimenti monetari e

condizionalità: una review realista

Review realista

     

ALLEGATI

Trasferimenti monetari condizionali per il contrasto della povertà infantile e l’inclusione sociale: una review realista sui paesi dell’area OCSE

A cura di Liliana Leone

Con contributi di:

Silvia Ciampi, Matteo D’Emilione, Francesco Mazzeo Rinaldi,

Francesca Raspanti, Laura Stopponi, Gabriele Tomei, Matteo Villa

30 Novembre 2015

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Il presente studio è stato realizzato nell’ambito del Progetto NUVAL, “Azioni di sostegno alle attività del Sistema Nazionale di Valutazione e dei Nuclei di Valutazione”

a valere sul PON GAT (FESR) 2007 – 2013, attuato da Formez PA con il coordinamento scientifico del NUVAP,

Dipartimento per le Politiche di Coesione, Presidenza del Consiglio dei Ministri

PROMOTORE Paola Casavola, Dipartimento per le Politiche di Coesione, PCM NUVAP TEAM DI RICERCA Liliana Leone ha curato il testo ed è autore dell’introduzione e dei cap. 2, 3, 4, 5 Francesco Mazzeo Rinaldi è coautore del Par. 4.1 Silvia Ciampi, Laura Stopponi, Gabriele Tomei, e Matteo Villa, sono autori del Par. 1.2 Matteo D’Emilione, Francesca Raspanti , Gabriele Tomei, Matteo Villa sono autori del Par.1.3 COORDINAMENTO SCIENTIFICO Liliana Leone, Consulente SNV Sistema Nazionale di Valutazione GRUPPO INTERISTITUZIONALE Si ringraziano per la preziosa collaborazione: Valeria Aniello, Regione Campania Marco Biagetti, Dipartimento per le Politiche di Coesione, PCM NUVAP Ferruccio Biolcati Rinaldi, Università degli Studi di Milano Caterina Borrelli, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Caterina Brancaleoni, Regione Emilia Romagna Anna Maria Candela, Regione Puglia Geremia Capano, Nucleo di valutazione Regione Calabria Silvia Ciampi, ISFOL Agnese Ciulla, Comune di Palermo Silvia Cioppi, Regione Emilia Romagna Matteo D’Emilione, ISFOL Lucia Ferrara, Università di Bari Dora Gambardella, Università Federico II Napoli Rosaria Lumino, Università Federico II Napoli Francesco Marsico, CARITAS Italiana Giuseppe Moro, NVVIP Regione Puglia Silvia Martini, Regione Emilia Romagna Francesco Mazzeo Rinaldi, Università degli Studi di Catania Raspanti Francesca, Università di Pisa Rosanna Romano, Regione Campania Anna Maria Senatore, ISFOL Nicoletta Stame, Università di Roma La Sapienza Laura Stopponi, CARITAS Italiana Lucia Tardani, Consulente politiche del lavoro Gabriele Tomei, Università degli Studi di Pisa Matteo Villa, Università degli Studi di Pisa Supporto organizzativo e attività seminariali Francesca Urbani, Team progetto NUVAL Simonetta De Luca, Responsabile progetto NUVAL Silvia De Mattheis, Consulente progetto NUVAL

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INDICE

ALLEGATO  1.        RASSEGNA  DELLE  POLITICHE  DI  CONTRASTO  ALLA  POVERTÀ  IN  ITALIA  ...  4  

ALLEGATO  2.        SCHEMI  DI  PROTEZIONE  DEL  REDITO  MINIMO  IN  GERMANIA,  ITALIA,  POLONIA,  SVEZIA  E  REGNO  UNITO  .........................................................................................................  21  

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ALLEGATO 1. Rassegna delle politiche di contrasto alla povertà in Italia

 Allegato al Capitolo 1. di Matteo D’Emilione (ISFOL), Francesca Raspanti (Università degli Studi di

Pisa), Gabriele Tomei (Università degli Studi di Pisa) e Matteo Villa (Università degli Studi di Pisa)  Indennità  di  disoccupazione  ordinaria  (Anastasia,  Mancini,  Trivellato  2009;  Liso  2008;  Spattini  2012;  Mazzotta  2013;  Ministero  del  Lavoro  e  politiche  Sociali  2014a)  è  uno  strumento  di  tipo  assicurativo  che  ha  la  finalità  di  offrire  tutela  e  sostegno  al  reddito  ai  lavoratori  licenziati.    Istituita  nel  1919  come  assicurazione   obbligatoria   contro   la   disoccupazione   involontaria,   costituisce   un   diritto   soggettivo  all’assistenza  economica,  esigibile  a  fronte  del  possesso  di  alcuni  requisiti  e  attualmente  corrisposta  dall’Inps   previa   domanda   del   beneficiario.   A   partire   dal   1988   l’ammontare   dell’indennità   è   stata  calcolata   come   percentuale   delle   retribuzione   di   riferimento.   Tale   generosità   della   prestazione   è  stata  gradualmente  elevata  negli  anni,   fino  a  raggiungere,  nel  2008,  un  tasso  di  sostituzione  pari  al  60%.  Anche  le  categorie  di   lavoratori   interessati  oggetto  del  provvedimento  in  analisi,  sono  mutate  nel  corso  dell’evoluzione  dell’istituto:  ad  esempio,  dal  1999  dalla  misura  sono  stati  esclusi  i  dismessi,  mentre  dal  2005  (L.  80/2005)  sono  stati   inclusi   i   sospesi  per   i  comparti  che  non  accedono  alla  Cigo  (Anastasia,  Mancini,  Trivellato  2009:  18).    L’indennità  di  disoccupazione  ordinaria  è  prevista  in  caso  di  licenziamento  o  cessazione  del  contratto  a  termine  dei   lavoratori  con  almeno  due  anni  di  assicurazione  presso  l’Inps  e  almeno  cinquantadue  contributi  settimanali  versati  nel  biennio  precedente   la  data  di  cessazione  del  rapporto  di   lavoro.  A  partire  dal  1°  gennaio  2008  tale  indennità  spetta  per  otto  mesi  ai  lavoratori  che  non  hanno  compiuto  il  cinquantesimo  anno  di  età,  estesa  a  12  per  gli  over  50.  L’  ammontare  dell’indennità  corrisponde  al  60%  della   retribuzione  globale  media  degli  ultimi  3  mesi  per   i   primi  6  mesi,   al   50%  per   i   due  mesi  seguenti   e   al   40%   per   i   mesi   successivi.   Prima   della   c.d.   riforma   Fornero   (L.   92/2012)   la   misura  presentava   una   forma  di   condizionalità   indiretta,   poiché   per   ottenere   lo   stato   di   disoccupazione,   i  beneficiari  dovevano  rilasciare  ai  Centri  per  l’Impiego  una  dichiarazione  d’immediata  disponibilità  ad  un  lavoro  (D.lgs.  n.  181/2000).  La  normativa  applicabile  al  trattamento  di  disoccupazione  prevedeva  che  “l’offerta  di   lavoro  dovesse  essere  congrua”,  e   lasciava  alle  Regioni  definire   i  “parametri  di  tale  congruità”   (Liso   2008:174).   Pertanto,   lo   strumento  della   dichiarazione  di   disponibilità   è   condizione  per   acquisire   lo   stato   di   disoccupazione,   ma   non   comporta   automaticamente   l’accesso   alla  prestazione,   la  quale  necessita  degli  altri   requisiti  predetti.  Con   il  D.L.  185/2008   lo  strumento  della  condizionalità   è   stato   ulteriormente   rafforzato   ed   esteso   a   qualsiasi   trattamento   previdenziale:   il  lavoratore   al   fine   di   ottenere   l’indennità   di   disoccupazione   ordinaria   dovrà   rilasciare   la   più   volte  citata  dichiarazione  di  immediata  disponibilità  al  lavoro  altresì  all’Inps.  Tale  dichiarazione  diviene  così  “il  presupposto  per  ottenere  il  beneficio”.  (Spattini  2012:175).    A   seguito   della   riforma   definita   dalla   L.   92/2012   (c.d.   Legge   Fornero),   che   ha   provveduto   alla  riorganizzazione   del   sistema   degli   ammortizzatori   sociali,   l’indennità   di   disoccupazione   ordinaria   è  

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stata   sostituita   dalla   Assicurazione   Sociale   per   l’Impiego   a   decorrere   dal   1   gennaio   2013   (AspI).  Possono  essere  destinatari  della  misura  tutti  i  lavoratori  dipendenti,  compresi  gli  apprendisti,  soci  di  cooperative  di  produzione  e  lavoro,  artisti  dipendenti,  e  dipendenti  della  PA  a  tempo  determinato.      Il   requisiti  di   inclusione  prevedono   il  sussistere    dello  stato  di  disoccupazione   involontaria  e  di  aver  maturato   due   anni   di   assicurazione   e   almeno   un   anno   di   contribuzione   nel   biennio   precedente  all’inizio   della   disoccupazione.   L’ammontare   dell’indennità   ricevuta   è   calcolata   sulla   base   della  retribuzione  media  mensile  utile  ai  fini  contributivi  degli  ultimi  due  anni  (tuttavia  all’ammontare  del  trasferimento  si  applica  una  riduzione  del  15%  dopo  i  primi  6  mesi,  e  un  ulteriore  15%  dopo  12  mesi).  La   durata   dell’erogazione   è   collegata   all’età   anagrafica   del   lavoratore.   A   decorrere   dal   1°   gennaio  2016  è  stabilita  al  massimo  per  12  mesi  per  i  lavoratori  con  meno  di  55  anni  e  al  massimo  di  18  per  i  lavoratori  over  55.  In  ogni  caso,  la  prestazione  non  può  essere  erogata  per  un  numero  di  settimane  superiore  a  quelle  di  contribuzione  nei  due  anni  precedenti  la  disoccupazione.  Dal  momento  in  cui  il  beneficiario  sottoscrive  un  contratto  di  lavoro  subordinato  per  un  periodo  non  superiore  a  6  mesi  la  prestazione   viene   sospesa;   al   termine   l’indennità   riprende    ad   essere   corrisposta   per   il   periodo  residuo   spettante   al   momento   in   cui   l’indennità   stessa   era   stata   sospesa.   Nell’ipotesi   in   cui   il  beneficiario  intraprenda  un’attività  di  lavoro  autonomo  e  ottenga  un  reddito  inferiore  al  limite  per  la  conservazione  dell’indennità,  l’Inps  provvede  a  ridurla  per  un  importo  pari  all’  80%  del  reddito  che  il  lavoratore  prevede  di  percepire  dalla  propria  attività.  Successivamente  l’indennità  viene  conguagliata  al   momento   della   presentazione   della   dichiarazione   dei   redditi.   (Mazzotta   2013:637;   Spattini  2012:151;  Ministero  del  Lavoro  e  politiche  Sociali  2014a:30).    La  misura  è  espressamente  condizionale,  in  quanto  prevede  tra  le  cause  di  decadenza  dello  stato  di  disoccupazione  sia   il   rifiuto  a  partecipare  senza  giustificato  motivo  ad  un   iniziativa  di  politica  attiva  sia  la  partecipazione  irregolare.  L’indennità  è  inoltre  vincolata  all’accettazione,  pena  la  decadenza,  di  un’offerta  di  lavoro  inquadrata  in  un  livello  retributivo  non  inferiore  al  20%  rispetto  all’importo  lordo  dell’indennità,   indipendentemente   dalla   durata   del   contratto.   Le   attività   di   formazione   e  riqualificazione  e  le  proposte  lavorative  sono  considerate  congrue,  e  quindi  vincolanti,  se  si  svolgono  in  un  luogo  non  distante  più  di  50  km  dalla  residenza  del  lavoratore,  o  raggiungibile  in  80  minuti  con  mezzi   di   trasporto  pubblici   e   con  un   retribuzione   lorda  non   inferiore   alla   soglia   già   sopra   indicata.  (Spattini  2012:178)    La   Cassa   Integrazione   Guadagni   Straordinaria   (Ferrera   2012;   Anastasia,   Trivellato,   Mancini   2009;  Mazzotta   2013;   Spattini   2012)   è   una   misura   di   fronteggiamento   di   situazioni   critiche   di   tipo  strutturale   che   interviene   a   sostegno   delle   imprese   in   difficoltà   economica   istituita   dalla   legge  1115/1968.   Tale   strumento   ha   la   finalità   di   prevenire   i   licenziamenti   e   tutelare   il   reddito   dei  lavoratori   interessati  dalla   sospensione  dell’attività   lavorativa  o  dalla   riduzione  dell’orario  di   lavoro  attraverso   prestazioni   di   integrazione   salariale.     La   Cigs   è   stato   oggetto   di   numerosi   interventi  legislativi,  tra  i  più  rilevanti  che  ne  hanno  scandito  l’evoluzione  possiamo  ricordare  la  L.164/1975  che  ha   introdotto   tra   le   cause   ammissibili   la   crisi   aziendale   e     L.   223/1991   che   ha   provveduto   alla  riorganizzazione  e   riduzione  degli   interventi,  associando   la   cigs  all’istituto  delle   liste  di  mobilità  nel  caso  in  cui  non  vi  sia  possibilità  di  una  ripresa  dell’attività  produttiva.  La  più  recente  riforma  definita  dalla   L.   92/2012   ha   eliminato   il   ricorso   alla   cassa   integrazione   straordinaria   nei   casi   di   fallimento,  concordato   preventivo,   liquidazione   coatta   amministrativa   e   amministrazione   straordinaria,   a  decorrere   dal   1°   gennaio   2016,   fatta   eccezione   per   i   casi   in   cui   vi   sia   reale   possibilità   di   ripresa   o  

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continuazione   dell’attività   produttiva   (Anastasia,   Trivellato,   Mancini   2009:9;   Mazzotta   2013:623;  Spattini  2012:63).  La   Cig   straordinaria   non   costituisce   un   “diritto   soggettivo   all’integrazione   economica”   (Ferrera  2012:138),   si   attiva   per   determinate   tipologie   di   attività   produttive   a   seguito   di   una   procedura  d’ammissione   e   nei   casi   di   sospensione   dell’attività   lavorativa   in   costanza   di   crisi   aziendale   e  ristrutturazione,   riorganizzazione   o   conversione   aziendale,   mentre,   come   predetto,   non   sarà   più  ammessa  in  caso  di  procedure  concorsuali.  I  destinatari  della  misura  possono  essere  operai,   impiegati,  quadri,  soci  e  non  soci  di  cooperative  di  produzione   e   lavoro,   lavoratori   poligrafici   e   giornalisti   con   un’anzianità   di   servizio   di   almeno   90  giorni.  La   durata   dell’intervento   straordinario   d’integrazione   salariale   è   definita   in   relazione   alle   diverse  cause  integrabili.  Nel  caso  in  cui  ricorra  una  situazione  di  crisi  aziendale  l’istituto  può  essere  attivato  per  un  massimo  di  12  mesi,  con  la  possibilità  di  un  sola  proroga.  Per  i  lavoratori  dipendenti  di  aziende  in   fase   di   riorganizzazione,   ristrutturazione   e   riconversione   l’indennità   è   concessa   per   24   mesi  prorogabile  due  volte  con  due  provvedimenti  distinti,   ciascuno  di  durata  non  superiore  ai  12  mesi.  Nell’ipotesi  di  procedure  concorsuali   l’integrazione  può  essere  concessa  per  un  massimo  di  12  mesi  ed  eventualmente  estesa  per  ulteriori  6  mesi.    L’ammontare   dell’integrazione   percepita   corrisponde   all’80%   della   retribuzione   complessiva   che  sarebbe   spettata   per   le   ore   non   lavorate   tra   0   e   40   ore   settimanali   e   non   può   eccedere   un   tetto  massimo  mensile  stabilito  di  anno  in  anno.    La   misura   ha   natura   condizionale   poiché,   in   base   all’art.   4,   comma   40,   L.   92/2012,   è   disposta   la  decadenza  della  prestazione  nel   caso   in   cui   il   beneficiario   si   rifiuti  di  essere  avviato  ad  un  corso  di  formazione  e  riqualificazione  proposto  o  non  partecipi  con  regolarità  senza  giustificato  motivo.    Tali   attività   sono  definite   congrue,   quindi   vincolanti   rispetto   alla   conservazione  del   beneficio,   se   si  svolgono   in  un   luogo  che  non  dista  più  di  50  km  dalla  residenza  del   lavoratore  o  raggiungibili   in  80  minuti  per  mezzo  del  trasporto  pubblico.    Indennità   di   mobilità   (Spattini   2012;  Mazzotta   2013)   è   uno   strumento   di   sostegno   al   reddito   per  consentire  il  superamento  dei  momenti  di  difficoltà  economica  a  seguito  del  licenziamento.  Istituito  con   la   legge   223/1991   ha   sostituito   l’indennità   di   disoccupazione   speciale   per   i   lavoratori   delle  imprese   industriali   non   edibili   prevista   dalla   legge   1115/1968.   I   beneficiari   dell’indennità   sono   i  lavoratori   assunti   a   tempo   indeterminato   con   la   qualifica   di   operai,   impiegati   e   quadri   posti   in  mobilità   dalle   aziende   che   hanno   esaurito   la   cigs   e   non   sono   riuscite   ad   evitare   l’esubero   del  personale   o   di   aziende   coinvolte   in   procedura   per   il   licenziamento   collettivo   per   riduzione   di  personale.  I  requisiti  previsti  per  avere  accesso  all’indennità,  oltre  all’iscrizione  alle  liste  di  mobilità,  prevedono   un’anzianità   aziendale   di   almeno   12  mesi   maturata   nell’ultimo   rapporto   di   lavoro   con  l’azienda   che   lo   ha  messo   in  mobilità,   di   cui   6  mesi   di   lavoro   effettivamente   prestato,   compresi   i  periodi  di  sospensione  da  lavoro  per  ferie,  festività  infortuni  e  astensione  obbligatoria  per  maternità.  L’ammontare  dell’indennità  è  corrisposto  in  misura  percentualmente  decrescente  ed  è  pari  al  100%  del   trattamento   di   Cig   straordinaria   percepito   o   dell’importo   che   sarebbe   spettato   nel   periodo  immediatamente   precedente   al   licenziamento,   per   i   primi   12   mesi,   per   poi   ridursi   all’80%   per   i  periodi   successivi.   La   normativa   originaria   (art.7,comma   5)   prevede   la   possibilità   di   ricevere  

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l’ammontare  spettante  dell’indennità  in  un’unica  soluzione  anticipata  nell’ipotesi  in  cui  il   lavoratore  intenda  avviare  un  attività  autonoma  o  associarsi  in  cooperativa.    La   durata   della   prestazione,   corrisposta   per   un   periodo   non   superiore   all’anzianità   aziendale  maturata  dal  lavoratore,  è  definita  in  relazione  all’età  del  beneficiario  al  momento  del  licenziamento  e  all’area  geografica  di  ubicazione  dell’azienda.  Il  trattamento  è  erogato  per  12  mesi,  innalzato  a  24    per   i   beneficiari   di   età   compresa   tra   i   40   e   i   49   anni   ed   esteso   a   36   mesi   per   coloro   che   anno  compiuto   i   50   anni   di   età.   Per   i   beneficiari   messi   in   mobilità   da   aziende   del   Mezzogiorno   la  prestazione  è  erogata  in  relazione  alle  fasce  d’età  per  24,  36  e  48  mesi.  Il  diritto  a  ricevere  l’indennità  di  mobilità  si  estingue  con  il  compimento  dell’età  pensionabile  o  dal  momento  in  cui  viene  maturato  il  diritto  alla  pensione  di  vecchiaia.    L’istituto  prevede  alcuni   elementi  di   condizionalità  diretta   (L.   92/2012  art   4,   comma  41)   in  quanto    definisce   come  motivo   di   decadenza   del   diritto   al   beneficio   sia   rifiuto   a   partecipare   ad   attività   di  politica  attiva  proposte  dagli  enti  competenti,  sia  la  mancata  accettazione  di  un  lavoro  inquadrato  in  un  livello  retributivo  superiore  almeno  del  20%  dell’importo  dell’indennità  a  cui  ha  diritto.  Le  attività  proposte  devono  essere  svolte  in  n  luogo  che  non  dista  più  di  50  km  dalla  residenza  del  lavoratore  e  raggiungibile  in  80  minuti  di  mezzi  di  trasporto  pubblici.  La   legge   L.92/2012   ha   definito   l’eliminazione   dello   strumento   di   sostegno   al   reddito   appena  descritto,   per   cui   i   lavoratori   licenziati   dal   31   dicembre   2016   non   potranno   più   essere   collocati   in  mobilità   ma   beneficeranno   dell’Assicurazione   Sociale   per   l’Impiego,   unica   forma   assicurativa  prevista.      I  lavori  socialmente  utili  (Mazzotta  2013;  Marocco,  Scialà,  Nardone  2001)  sono  un  istituto  di  origine  lontana  che  va  ricondotto  ai  cantieri  di  lavoro  e  ai  lavori  di  pubblica  utilità  già  previsti  nel  dopoguerra  dalla  legge  L.264/1949  in  materia  di  avviamento  al  lavoro  e  assistenza  ai  lavoratori  involontariamente  disoccupati,   definita   per   far   fronte   alla   disoccupazione   strutturale   dell’economia   post-­‐bellica.  L’evoluzione  dell’istituto  è  molto  articolata  ed  è  stata  caratterizzata  da  numerosi  interventi  legislativi  tra  cui  l.  390/1981,  la  l.451  del  1994    e  la  legge  608/1996.  La  materia  viene  a  seguito  sistematizzata  dal  D.Lgs.  468/1997    e  successivamente  riformata  con  il  D.Lgs  81/2000  che    è  intervenuti  sia  rispetto  alle  attività  oggetto  di  lsu  che  ai  destinatari.    A  partire  dagli  anni  ’90,  a  seguito  del  continuo  aumento  di  soggetti  in  trattamento  previdenziale,  gli  Lsu  sono  stati  interpretati  come  strumento  per  rendere  produttiva  l’attività  lavorativa  dei  beneficiari    di   un’integrazione   straordinaria   del   reddito   o   di   un     trattamento   di   disoccupazione   attraverso   la  realizzazione  di  opere    e  la  fornitura  di  servizi  di  utilità  collettiva.  (Mazzotta  2013:641)  Nel   corso   degli   anni   la   misura   è   stata   poi   utilizzata   come   strumento   di   politica   attiva   del   lavoro  assumendo  una  molteplicità  di   funzioni.   In  prima  battuta  gli   Lsu  hanno  rappresentato  una   fonte  di  reddito   per   i   soggetti   fuoriusciti   dal  mercato   del   lavoro   che   non   potevano   accedere   a   prestazioni  previdenziali  con  l’intento  di  promuovere  allo  stesso  tempo  percorsi  di  riqualificazione  professionale  per   mezzo   delle   attività   svolte   al   fine   di   favorire   il   reinserimento   occupazionale.   Con   il   D.lgs.  468/1997   risulta     evidente   l’intento   del   legislatore   di   utilizzare   gli   Lsu   per   creare   nuovi   bacini   di  occupazione   e   promuovere   l’occupazione   giovanile,   mutando   la   ratio   di   fondo   dell’Istituto  “trasformato  da  strumento  assistenziale  di  protezione  del  reddito,  ad  intervento  volto  alla  creazione  di  occasioni  di  lavoro”  (Marocco,  Scialà,  Nardone  2001:28).    Tale  intervento  legislativo  ha  ridefinito  i  soggetti  utilizzabili  nei   lavori  socialmente  utili   individuando  

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varie  categorie   tra  cui   i   lavoratori   in  cerca  di  prima  occupazione  o  disoccupati  da  più  di  due  anni,   i  lavoratori   inscritti  nelle   liste  di  mobilità  (percettori  o  non  della  relativa  integrazione),   lavoratori  che  godono   del   trattamento   straordinario   di   integrazione   salariale,   gruppi   di   lavoratori   espressamente  individuati  in  accordi  per  la  gestione  di  esuberi  e  altre  categorie  di  lavoratori  individuate  con  delibera  dalla  Commissione  Regionale  dell’impiego.  (D.lgs.  468/1997,  art.  4).  L’adesione  ad  un  progetto  Lsu  non  configura  un  rapporto  di   lavoro  subordinato  e  non  comporta   la  sospensione  o   cancellazione  dalle   liste   di   collocamento  o  mobilità.   La   durata   dei   progetti   di   utilità  sociale  non  può  eccedere  i  12  mesi.  Per  i  lavoratori  che  fruiscono  del  trattamento  di  disoccupazione  “non  vi  è  alcuna  corrispettività  tra  lavoro  e  retribuzione”  (Mazzotta  2013:642),  prevista  solo  nel  caso  si   impiego  orario  superiore  alle  20  ore  settimanali  e  alle  otto  giornaliere  previste.   I  disoccupati  non  percettori  di  trattamenti  previdenziali  ricevono  invece  un  sussidio  denominato  “assegno  per  i   lavori  socialmente  utili”    (D.lgs.  468/1997,  art.  4,  comma  2  e  3).    Tale   normativa   prevedeva   un   carattere   di   condizionalità,   in   particolare   per   i   beneficiari   dei  trattamenti   previdenziali,   il   rifiuto   all’assegnazione   dell’attività   determina   la   decadenza   dalla   Cigs,  dell’indennità   di   mobilità   e   la   cancellazione   dalle   liste   di   mobilità,   salvo   nel   caso   in   cui   l’attività  offerta  sia  distante  più  di  50  Km  dalla  residenza  del   lavoratore  e  non  raggiungibile  con  60  minuti  di  mezzi   pubblici   di   linea.   La   perdita   dei   benefici   e   la   cancellazione   dalle   liste   di   mobilità   è   prevista  anche   in   caso   di   frequenza   irregolare   su   richiesta   degli   enti   utilizzatori   di   lavori   socialmente   utili.  (D.lgs.  468/1997,  art.9  comma  1,  2  e  3).    Nel  triennio  1997-­‐2000  gli  Lsu  non  sono  riusciti  a  realizzare  un  reale  sostegno  all’occupazione  atteso  per   cui   a   tali   disposizioni   ha   fatto   seguito   un’ulteriore   intervento   normativo   di   riforma   (D.  lgs.81/2000)  che    ha  eliminato  numerose  tipologie  di  Lsu  e  previsto  solo  le  attività  realizzate  dalla  P.A  nelle   quali   possono   essere   utilizzati   solo   i   lavoratori   che   beneficiano   di   trattamenti   previdenziali.  (Mazzotta  2013:643)    Tab.  3  –  Caratteri  delle  misure  di  contrasto  alla  povertà  mediante  trasferimenti  monetari  (Indennità  disoccupazione)    

Misura   Categorialità   Condizionalità   Generosità   Durata   Rinnovabilità  Indennità   di  disoccupazione  

Lavoratori  con  almeno  2  anni  di  assicurazione  presso  l’Inps  e  almeno  52  contributi  settimanali  nel  biennio  precedente  la  data  di  cessazione  del  rapporto  di  lavoro  

Rilascio  dichiarazione  d’immediata  disponibilità  ad  un  lavoro  presso  CPI  (D.lgs.  181/2000)  e    Inps  (D.L.185/2008).  Previsto  obbligo  presenza  alla  convocazione  da  parte  del  CPI  

Integrazione  per  i  primi  6  mesi,  del  60%  della  retribuzione  globale  media  degli  ultimi  3  mesi,  ridotta  al%  50  per  il  settimo  e  l’ottavo  mese,  fino  al  40%  per  i  mesi  successivi.  

8  mesi  (12  mesi  per  gli  over  50)  

 

Cassa  Integrazione  Guadagni  Straordinaria  

Lavoratori  dipendenti  di  determinate  tipologie  di  aziende  con  mansione  di    operai,  impiegati  e  quadri  che  abbiamo  una  anzianità  di  servizio  di  almeno  90  giorni  

Obbligo  di  partecipare    corso  di  formazione  e  riqualificazione  proposto.  Tali  attività  devono  svolgersi  in  un  luogo  che  non  dista  più  di  50  km  dalla  residenza  del  lavoratore  o  raggiungibili  in  80  minuti  per  mezzo  del  

Importo  pari  all’  80%  della  retribuzione  complessiva  che  sarebbe  spettata  per  le  ore  non  lavorate  tra  0  e  40  ore  settimanali.  Previsto  un  tetto  massimo  mensile  stabilito  di  anno  in  anno  

12  mesi  in  caso  di  crisi  aziendale;    12  mesi  in  caso  di  procedure  esecutive  concorsuali;  24  mesi  in  caso  di  riorganizzazione  

1  proroga  per  crisi  aziendale;  6  mesi  per  procedure  concorsuali;  2  proroghe  in  caso  di  riorganizzazione,  ristrutturazione  o  conversione  

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9 Trasferimenti monetari e

condizionalità: una review realista

Review realista

   I   diversi   tipi   di   contributi   economici   erogati   dai   Comuni   costituiscono   la   principale   misura   di  trasferimento   monetario   a   contrasto   alla   povertà   attivata   in   Italia.   Questi,   per   loro   definizione,  operano  a  livello  locale  su  base  regolamentare,  senza  alcun  quadro  di  prescrizione  né  di  raccordo  a  

trasporto  pubblico   ristrutturazione  e  riconversione  aziendale.  

aziendale    

Assicurazione   Sociale  per  l’Impiego  

Lavoratori  dipendenti  con  2  anni  di  anzianità  assicurativa  e  almeno  un  1  di  contribuzione  nel  biennio  precedente  l'inizio  della  disoccupazione  

Obbligo  partecipazione  ad  iniziative  di  politica  attiva  con  regolarità  e  accettazione  lavoro  inquadrato  in  un  livello  retributivo  non  inferiore  del  20%  rispetto  all’importo  lordo  dell'indennità.  Le  attività  devono  svolgersi  in  luogo  distante  non  più  di  50  km  dalla  residenza  del  lavoratore,  o  raggiungibile  in  80  minuti  con  mezzi  di  trasporto  pubblici    

Importo  calcolato  sulla  retribuzione  media  mensile  degli  ultimi  2  anni  ridotto  del  15%  dopo  i  6  sei  mesi,  e  di  un  ulteriore  15%  dopo  12  mesi  

12  mesi  per  i  lavoratori  con  meno  di  55  anni  e  al  massimo    18  mesi  per  i  lavoratori  over  55  

 

Indennità   di  mobilità  

Lavoratori  iscritti  alle  liste  con  un’anzianità  aziendale  di  almeno  12  mesi  maturata  nell'ultimo  rapporto  di  lavoro  con  l'azienda  che  lo  ha  messo  in  mobilita',  di  cui    6  mesi  di  lavoro  effettivamente  prestato,  con  un  rapporto  a  carattere  continuativo  

Prevista  la  decadenza  del  beneficio  in  caso  di  rifiuto  a  partecipare  ad  attività  di  politica  attiva  o  mancata  accettazione  o  di  un  lavoro  inquadrato  in  un  livello  retributivo  superiore  almeno  del  20%  dell’importo  dell’indennità.    Le  attività  proposte  devono  essere  svolte  in  un  luogo  che  non  dista  più  di  50  km  dalla  residenza  del  lavoratore  e  raggiungibile  in  80  minuti  di  mezzi  di  trasporto  pubblici.    

100%  del  trattamento  di  CIG  straordinaria  percepito  o  che  sarebbe  spettato  nel  periodo  immediatamente  precedente  al  licenziamento,  per  i  primi  12  mesi,  ridotto  all’80%  per  i  periodi  successivi  

12  mesi  per  lavoratore  un  età  inferiore  ai  39  anni  24  con  età  tra  i  40  e  i  49  anni  36  mesi  per  over50  Nelle  regioni  del  Mezzogiorno  l’indennità  è  riconosciuta  rispettivamente  per  24,  36  e  48  mesi  

 

Lavori  socialmente  utili  

Rivolti  a  vari  soggetti  tra  cui  lavoratori  in  cerca  di  prima  occupazione,  disoccupati  da  più  di  due  anni,  i  lavoratori  inscritti  nelle  liste  di  mobilità  percettori  o  non  dell’indennità,  lavoratori  in  CIGS,  lavoratori  individuati  in  accordi  per  la  gestione  di  esuberi)  

Obbligo  per  i  percettori  di  ammortizzatori  sociali  e  iscritti  alle  liste  di  mobilità  di  partecipare  ai  progetti  LSU  in  località  distante  non  più  di  50  km  dalla  residenza  del  lavoratore  o  comunque  raggiungibile  mediamente  in  60  minuti  con  i  mezzi  di  trasporto  pubblici  

Non  prevista  corrispettività  tra  lavoro  e  retribuzione  per  i  percettori  di  trattamenti  previdenziali    (  per  attività  svolte  entro  20  ore  settimanali  e  le  8  ore  giornaliere).  Previsto  “assegno  per  i  lavori  socialmente  utili”  per  lavoratori  che  non  beneficiano  di  trattamenti  previdenziali  

La  durata  dei  progetti  non  può  eccedere  12  mesi  

 

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10 Trasferimenti monetari e

condizionalità: una review realista

Review realista

livello   nazionale   e   quindi   senza   alcuna   pretesa   di   esigibilità.   Per   l’analisi   del   loro   funzionamento  utilizziamo   con   valore   esemplificativo   le   informazioni   derivanti   dallo   studio   di   caso   effettuato   sul  Comune  di  Capannori  dai   ricercatori   del   Laboratorio  di  Ricerca   sull’Inclusione  e   lo   Sviluppo  Sociale  dell’Università  di  Pisa  (Villa  2011;  Tomei,  Natilli  2011;  Matutini  2013).  In   assenza   di   livelli   essenziali   vincolanti   a   livello   nazionale   o   regionale,   nel   Comune   di   Capannori  l'erogazione   dei   contributi   avviene   sulla   base   di   criteri   approvati   dal   Consiglio   Comunale   che   sono  variabili  in  relazione  al  servizio  a  cui  si  accede  (servizio  sociale  o  sportello  povertà)  e  alla  valutazione  dell'assistente   sociale.   Non   ci   sono   pertanto   erogazioni   automatiche   e   parametri   fissi,   ma   la  generosità  e  la  durata  dell’intervento  (3  mesi  rinnovabile)  si  basa  sulla  discrezionalità  ponderata  degli  operatori.   La   brevità   del   tempo   per   cui   è   concesso   il   beneficio   probabilmente   non   permette   di  osservare  trasformazioni  radicali,  ma  garantisce  il  monitoraggio  della  presa  in  carico,  evitando  che  la  misura  venga  percepita  in  maniera  assistenziale.  La  misura  è  fortemente  selettiva  ma  non  categoriale.  La  valutazione  del  caso  definisce  l'ammissibilità  dell'intervento   sulla   base   di   soglie   di   inclusione   flessibili   e   definite   dagli   operatori   come   adeguato  rapporto   tra   situazione   di   partenza,   risultati   attesi,   durata   dell’intervento   e   vincoli   finanziari.   Il  contributo   si   accompagna   sempre   alla   definizione   di   un   progetto   individualizzato   di   attivazione   e  impegno   del   soggetto,   monitorato   dall'assistente   sociale   per   tutta   la   durata   dell’erogazione   della  misura  di  contributo.  Se  l'erogazione  è  subordinata  al  soddisfacimento  di  alcune  esigenze  importanti,  il   rinnovo   è   legato   al   raggiungimento   di   alcuni   obiettivi   negoziati   e   predefiniti   in   fase   di  programmazione   e   richiede   un   tempo   di   due  mesi   di   valutazione   da   parte   dell’assistente   sociale.    Sostanzialmente   i   limiti  all’erogazione  sono  determinati  dalla  disponibilità  complessiva  delle  risorse  che   non   permette   in   alcuni   casi   d’intervenire   secondo   quanto   è   stato   valutato   necessario  dall’assistente  sociale.  La   logica   prevalente   dell’intervento   è   quella   del   progetto   finalizzato   a   produrre   cambiamenti   nel  breve   periodo   unendo   all’erogazione   di   contributi   economici   il   sostegno   pedagogico   e   misure   di  attivazione.  Seppur  siano  stati  riscontrati  buoni  risultati  rispetto  alla  dimensione  socio-­‐relazionale,  la  dimensione   dell’attivazione   rispetto   al   lavoro   presenta   delle   difficoltà   dovute   alla   necessità   di  coinvolgere  altri  enti  competenti  in  materia  (come  i  Centri  per  l’impiego)  che  spesso  non  possiedono  risorse   e   strumenti   necessari   a   costruire   reali   opportunità   occupazionali.   Nel   breve   termine   il  recupero  della  sostenibilità  economica  dei  beneficiari  può  quindi  risultare  difficile  soprattutto   in  un  contesto   di   crisi   e   scarsa   domanda   di   lavoro,   compromettendo   l’efficacia   del   progetto   volto  all’autonomia  delle  famiglie  e  dei  singoli  soggetti.    La  Dote  è  uno  strumento  introdotto  dalla  Regione  Lombardia  nel  2007  e  destinato  allo  stesso  tempo  a  fornire  servizi  ai  cittadini  e  finanziare  gli  organismi  accreditati  pubblici  e  privati  che  li  erogano.  Solo  in   parte   simile   a   un   voucher,   la   dote   è   un   somma   di   denaro   individuale   ottenibile   attraverso   uno  specifico  accordo  con  un  ente  accreditato  e  una  procedura  consensuale  tra  le  due  parti,  seguendo  un  rigido  schema  di  domanda  on-­‐line  predisposto  dalla  Regione.  Usualmente   l'accesso   a   tale   sistema   avviene   una   volta   all'anno   e   mette   attraverso   un   accesso   al  sistema  che  mette  a  disposizione  un  numero  predeterminato  di  Doti  fino  a  esaurimento  delle  risorse.  Fatti   salvi   i   requisiti   formali   per   i   potenziali   beneficiari   e   l'accreditamento   dell'ente,   l'accesso   alla  Dote   dipende   dalla   tempistica   e   quindi   dalla   velocità   di   compilazione   della   domanda,   a   partire  

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11 Trasferimenti monetari e

condizionalità: una review realista

Review realista

dall'ora  e  giorno  di  apertura  dei  termini.  Non  per  nulla  il  giorno  stesso  è  denominato  dagli  addetti  ai  lavori  con  lo  pseudonimo  di  “click  day”.  La   somma   in   denaro,   strettamente   predeterminata   dalla   Regione,   è   spendibile   in   servizi   di  formazione   e   di   occupazione.   Anche   i   contenuti   e   le   forme   dell'intervento   sono   strettamente  predeterminati  e  lasciano  limitatissimi  spazi  di  manovra  agli  enti  nella  progettazione  (che  non  incide  sulla   valutazione   del   finanziamento).   Trattandosi   di   erogazione   individuale   richiede   di   complesse  azioni   di   aggregazione   nel   caso   di   interventi   collettivi   (es.   corsoi   di   formazione),   con   alcuni   rischi  economici  per  gli  enti   in  caso  di  mancata  aggregazione  di  un  numero  sufficiente  di  doti  a  coprire  le  spese.  A   partire   dal   2009,   in   Regione   Lombardia   la   Dote   è   stata   utilizzata   come   misura   di   attivazione  condizionale  connessa  alla  erogazione  della  Cassa   Integrazione   in  Deroga   in  base  all'Accordo  Stato-­‐Regioni.   Il  meccanismo  della  Dote  è  stato   introdotto  dalla  Regione  Lombardia  al   fine  di  garantire   la  libertà  di  scelta  tra  i  cittadini  tra  diversi  fornitori,  per  favorire  un  atteggiamento  e  un  approccio  attivo  dei  primi,  e  per  migliorare   la  qualità  tramite   la  concorrenza  tra   i  secondi.   Inoltre  è  stata  creata  allo  scopo   di   evitare   lo   spreco   di   risorse,   rendendo   la   sua   distribuzione   condizionata   su   un   impegno  reciproco   formalizzato   tra   cittadini   “clienti”   e   enti   fornitori.   Le   analisi   intorno   all'attuazione   dello  strumento   rivelano   tuttavia   molti   aspetti   controversi,   connessi   al   meccanismo   dei   rapporti   tra  cittadini  ed  enti,  alla   sua  applicazione  generalizzata   in   forma  di   “equivalente   funzionale”  per   tutti   i  destinatari  e  per   tutte   le  misure  nei  campi  di  politica  del   lavoro,  della   formazione  e  dell'istruzione,  nonché  ai   limiti  di   finanziamento  e  di  accesso  che  di   fatto  escludono  una  vasta  platea  di  potenziali  aventi  diritto  (cfr.  Sabatinelli  e  Villa,  2015).      Il   Reddito   Minimo   di   Inserimento-­‐   RMI   (Spano   2009;   Ministero   della   Solidarietà   Sociale   2007;  Lodigiani,   Riva   2011;   Spano,   Trivellato,   Zanini   2013)   è   una   misura   di   contrasto   alla   povertà   e  dell’inclusione   sociale   che   opera   a   sostegno   delle   condizioni   economiche   e   sociali   delle   persone  esposte  al  rischio  di  emarginazione  sociale,  introdotta  in  via  sperimentale  il  1°  gennaio  1999  ai  sensi  del  D.Lgs   237/1998,   a   seguito  delle   linee  definite  dal   Rapporto  della  Commissione  Onofri.   Il   primo  biennio  di  sperimetazione  1999-­‐2000  è  stato  effetuato  su  39  comuni,  successivamente  con  la   legge  288/2000  all’art  80  si  è  predisposto  il  suo  prolugamento  per   il  biennio  2000/2001  e  l’estensione  ad  ulteriori  267  comuni   limitrofi  alle  39  amministrazioni  precedenti  e  appartenenti  al  medesimo  patto  territoriale.  I  comuni  prescelti  sono  stati  selezionati  sulla  base  di  alcuni  indicatori  sociodemografici  e  territoriali   definiti   dall’Istat,   con   un   netta   prevalenza   di   comuni   ubicati   nelle   regioni   meridionali.  (Spano   2009:8;   Ministero   della   Solidarietà   Sociale   2007:13).   A   seguito   delle   elezioni   politiche   del  2001,  il  nuovo  governo  di  centro-­‐destra  mette  in  discussione  l’efficacia  del  programma  Rmi  che  viene  progressivamnete   accantonato   e   sostituito   con   l’Istituzione  del   Reddito   di  Ultima   Istanza   (Rui)   che  diveterà  effettivo  con  la  Legge  Finanziaria  del  2004  (Lodigiani,  Riva:92).  La  misura  è  caratterizzata  da  un  universalismo  selettivo  dal  momento  che  si  propone  come  forma  di  integrazione   economica   per   tutte   le   famiglie   il   cui   reddito   disponibile   risulta   al   di   sotto   di   soglie  minime,  determinato  da  una  specifica  scala  di  equivalenza  che  tiene  in  considerazione  la  numerosità  e   le   caratteristiche   del   nucleo   familiare.   Tuttavia   alcuni   elementi   di   categorialità   permangono  laddove  è  stato  considerato  prioritario  il  sostegno  alle  famiglie  che  hanno  a  carico  figli  minori  o  con  handicap.    

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12 Trasferimenti monetari e

condizionalità: una review realista

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Il   reddito   percepito   dalla   famiglia   beneficiaria,   calcolato   sulla   somma   dei   redditi   riferiti   al   nucleo  composto  dal  richiedente,  dalle  persone  con  le  quali  convive  e  da  quelle  considerate  a  suo  carico  ai  fini  IRPEF  (Ministero  della  Solidarietà  Sociale  2007:69)  doveva  essere  inferiore  ad  una  soglia  stabilita(  L.  500.000  mensili  per  il  1998,  510.000  per  il  1999,  520.000  per  il  2000),  requisto  d’accesso  al  quale  si  aggiunge   l’assenza   di   patrimonio,   sia   mobiliare   che   immobiliare,   fatta   eccezione   dell’unità  immobiliare  adibita  ad  abitazione,   il   cui   valore  non  doveva   superare  alcuni   limiti  posti  dai  Comuni.  (Spano,   Trivellato,   Zanini   2013:16).   Secondo   quanto   riportato   dalla   Relazione   presentata   dal  Parlamento   sull’esito   della   sperimentazione   (Ministero  della   Solidarietà   Sociale   2007)   il   calcolo   del  reddito  ha  presentato  alcune  criticità  dovute  sia  alla  false  stime  dovute  alla  mancata  dichiarazione  di  redditi  derivanti  dal   lavoro  nero,  sia  alla  discrezionalità  con  cui   i  comuni  hanno  utilizzato   le  scale  di  equivalenza.   (Ministero  della   Solidarietà   Sociale   2007:69).   Il   contributo   integrativo,   erogato  per   12  mesi  con  possibilità  di  proroga,  ha  natura  variabile  ed  è  pari  alla  differenza  tra  il  reddito  percepito  ai  fini  Irpef  dal  nucelo  familiare  e  la  soglia  stabilita.    L’elemento   di   condizionalità   era   espressamente   previsto   all’interno   della   progettualità  personalizzata   che  prevedeva   interventi  di   integrazione   sociale  e  di   attivazione   rispetto  al  mercato  del  lavoro.  Il  disegno  della  misura  prevedeva  che  le  attività  fossero  progettate  rispetto  alle  esigenze  di  ogni  singolo  membro  della  famiglia.  Per  i  minori  era  privisto  l’assolvimento  dell’obbligo  scolastico  o   la   frequenza   a   corsi   di   formazione   professionalizzanti;   per   i   soggetti   in   età   lavorativa   era   invece  richiesta   l’iscrizione  ai  Centri  per   l’impiego,   la  disponibilità  a  partecipare  a  corsi  di   formazione  o  ad  accettare   eventuali   proposte   di   lavoro   pena   la   sospensione   o   l’esclusione   dal   programma.   (Spano,  Trivellato,   Zanini   2013:15).   Nonostante   l’attivazione   fosse   ritenuta   l’elemento   centrale   rispetto  all’efficacia   del   programma   d’inclusione,   “in   particolare   nei   territori   del   Meridione   d’Italia,   dove  risulta   concentrato   il   92,4%   dei   nuclei   familiari   inclusi   nella   sperimentazione,   le   problematiche  strutturali   legate   al  mercato   del   lavoro   non   hanno   consentito   l’attivazione   di   progettualità   basate  sull’inserimento   lavorativo   (Ministero   della   solidarietà   sociale   2007:15)”.   Nei   fatti,   le   difficoltà  nell’attuare   effettivi   percorsi   d’inclusione,   come   è   stato   messo   in   evidenza   da   diversi   contributi  (Lodigiani,   Riva   2011:86;   Spano,   Trivellato,   Zanini   2013),   può   essere   ricondotta   alla   fragilità   socio-­‐economica   e   istituzionale   dei   contesti   in   cui   è   stata   applicata   la   misura.   L’intervento   ha   risentito  fortemente   delle   carenze   della   struttura   amministrativo   e   istituzionale   e   dell’assenza   di   risorse  progettuali   e   organizzative   degli   operatori   a   cui   era   affidato   la   progettazione   dei   programmi   di  inclusione.  Rilevante  è  stato  inoltre  lo  scarso  raccordo  tra  i  Comuni  inclusi  nella  sperimentazione  e  i  livelli   superiori  di  aggregazione  territoriale  a  causa  dell’attribuzione  della   fase  attuativa  alle  singole  amministrazioni  locali.        Il   Reddito   di   Garanzia   (Schizzerotto,   Vergolini,   Zanini   2014;   Zanini,   Girardi,   Mazzarella,   Vergolini,  2011;   Lodigiani,   Riva   2011;   Spano,   Trivellato,   Zanini   2013)   è   una   misura   di   sostegno   al   reddito  introdotta   dalla   Provincia   Autonoma   di   Trento   nel   2009,   che   nonostante   gli   inteventi   normativi  apportati  sucessivamente  è  ancora  attiva  secondo   l’impianto  originario  di  reddito  di  ultima   istanza.  (Schizzerotto,   Vergolini,   Zanini   2014:   137).   A   seguito   della   crisi   avviatasi   nel   2008   la   Provicia   a  realizzato  un  intervento  stutturale  e  indipendente  dalle  limitazioni  dei  fondi  pubblici  stanziati,  mirato  a   ridurre   il   rischio   di   marginalità   sociale   ed   economica   delle   famiglie.   L’istituto   è   stato   disegnato  

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13 Trasferimenti monetari e

condizionalità: una review realista

Review realista

secondo  il  principio  di  universalismo  selettivo  in  quanto  prevede  la  prova  dei  mezzi  sulla  base  di  uno  specifico   indicatore   della   condizione   economica   familiare   (ICEF)   calcolato   sulla   base   della  composizione  del   nucleo,   dei   patrimoni  mobiliari   e   immobiliari   ai   quali   si   sommano   i   redditi   fiscali  dell’anno   precedente   comprendendo   anche   quelli   derivanti   dalla   Cig,   dall’indennità   di  disoccupazione   e  mobilità.   Al   fine   di   ottenre   una   corretta   valutazione   della   situazione   redittuale   è  stata   introdotta   un’ulteriore   forma   di   controllo   del   reddito   per  mezzo   di   una   stima   presuntiva   dei  consumi   costruita   sulla   base   di   indicatori   Istat.   (Zanini,   Girardi,   Mazzarella,   Vergolini   2011:6;  Schizzerotto,   Vergolini,   Zanini   2014:   139).   La   soglia   di   accesso   è   fissata   a   6.500   euro   di   reddito  equivalente   annuo   per   un   solo   componente     e   rispettivamente   a   20.800   euro   per   un   nucleo   di   6  persone.  Il  contributo  stanziato  in  cifra  variabile  in  relazione  alla  differenza  tra  condizione  economica  equivalente  e  soglia  d’accesso,  viene  erogato  all’inizio  delle  quattro  mesilità  previste  dal  programma  con  possibilità  si  3  rinnovi.  L’intervento  del  RG  può  quindi  essere  predisposto  per  un  totale  di  16  mesi  nell’arco  di  due  anni.  Gli  inteventi  attivati  dai  beneficiari  che  partecipano  ad  un  progetto  sociale  per  i  quali   non   sono   disposti   limiti   alla   possibilità   di   rinnovo.   (Lodigiani,   Riva   2011:   101).   Sono   inoltre  previste  possibilità  di  prorga  dell’estensione  temporale  del  beneficio  nel  caso  in  cui  il  nucleo  familare  disponga  di  un  reddito  inferiore  alla  soglia  nonostante  i  soggetti  in  età  lavorativa  stiano  svolgendo  o  siano  in  cerca  di  un  occupazione.  (Zanini,  Girardi,  Mazzarella,  Vergolini  2011:140).    La   misura,   espressamente   condizionale,   richiede   la   partecipazione   dei   beneficiari   a   misure   di  attivazione   .  Ai  soggetti  privi  di  occupazione  e   idonei  al   lavoro  si   richiede   l’impegno  nella  ricerca  di  un’occupazione   oltre   all’iscrizione   al   Centro   per   l’Impiego   e   alla   dichiarazione   di   disponibilità  immediata   ad   accettare   un   lavoro   eventualmente   proposto,   pena   l’esclusione   temporanea   dal  programma.  Il  Reddito  di  Garanzia  prevede  inoltre  che  il  percorso  di  reinserimento  nel  mercato  del  lavoro   possa   essere   favorito   attraverso   corsi   di   formazione   o   di   lingua,   proposti   direttamnte   al  singolo  beneficiario  dall’Agenzia  del  Lavoro  della  Provincia  a  seguito  della  dichiarazione  rilasciata  ai  CPI.   L’impianto  normativo  ha   inoltre   inserito  uno   strumento  di   premialità   rivolto   ai   beneficiari   che  riescono   a   trovare   un’occupazione,   finalizzato   ad   incentivare   e   sostenere   il   raggiungimento  dell’autonomia  attraverso  un  reddito  da  lavoro.  Nel  caso  in  cui  la  situazione  economica  della  famiglia  superi   la  soglia  prevista  a  seguito  del  reddito  percepito  da  una  nuova  occupazione,  allo  scadere  del  primo   anno   di   attività   lavorativa   interrotta,   è   prevista   un’erogazione   pari   a   due   mensilità   del  contributo   percepito   durante   la   partecipazione   al   programma.   (Spano,   Trivellato,   Zanini   2013:24).  Elementi  di  condizionalità  sono  presenti  anche  rispetto  all’intervento  predisposto  per  le  famiglie  con  uletriori   problematiche   sociali   e   socio-­‐   assistenziali   in   quanto   la  misura   richiede   ai   singoli  membri  l’impegno  vincolante  a  seguire  una  specifica  progettualità.        Il   Reddito   di   Cittadinanza   (Granaglia,   Bolzoni   2010;   Spano   2009)   è   stato   istituito   della   Regione  Campania  con  L.R.2/2004  in  via  sperimentale  per  3  anni  e  successivamnte  prorogato  nel  2007-­‐2008,  nel  2010  la  nuova  giunta  di  centro  destra  ne  definisce  la  sospensione  senza  disporre  della  relazione  di  valuazione  prevista  dalla  legge  stessa.  La  misura  viene  disegnata  per  rispondere  alla  difficoltà  socio-­‐economiche  del   fragile  contesto  territoriale  a  cui  si  affianca   la  volontà  di  accompagnare  per  mezzo  degli   strumenti   finanziari   regionali(   piano   straordinario   di   alienazione   della   Regione   Campania   e  Fondo  nazionale  politiche  sociali  per  i  Piani  di  zona  2002/2004)  chi  aveva  beneficiro  del  programma  nazionale  RMI  e  si  trovava  ancora  in  condizioni  di  povertà  (Spano  2009:11).  

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Da  un  punto  di  vista  formale  la  misura  era  caratterizzata  da  un  universalismo  selettivo,  dal  momento  che   il   diritto   all’accesso   era   garantito   sull’intero   territorio   a   tutti   i   richiedenti   con   reddito   ISEE  inferiore  alla  soglia  stabilita  di  5.000  euro,  ma  vincolato  dal  limite  finanziario  delle  risorse  disponibili.  L’ammissibilità   al   benifico   è   stata   definita   da   una   graduatoria   costruita   in   riferimento   all’Ambito  Territoriale  per  mezzo  di  dell’utilizzo  di  due   indicatori  della  condizione  economica:   il   reddito   ISEE  e  una   stima   del   reddito   familiare   calcolata   sui   consumi   documentati   delle   utenze   e   sui   consumi  presunti  dei  veicoli  e  dell’abitazione.  Nella  pratica  la  misura  non  è  stata  in  grado  di  garantire  equità  rispetto  all’ammissibilitàa  causa  di  diverse  distorrsioni:  negli  anni  l’assegnazione  del  benficio  è  stata  attribuita   scorrendo   la   lista   aperta   per   il   bando   del   2006,   con   ammettendo   tutte   le   famiglie  potenzialmente  ammissibili  che  erano    rientrate  nella  prima  ed  unica  graduatoria  (Spano  2009:12);  la  scelta  di  costruire  le  graduatorie  ripetto  all’Ambito  ha  comportato  un  enorme  variabilità  sul  territorio  delle   soglie   di   ammissione   sebbene   la   normativa   avesse   fissato   il   limite   di   accesso   ad   un   reddito  familiare  inferiore  5.000  euro;  nonostante  l’utilizzo  di  un  doppio  strumento  di  targeting  (Isee  e  stima  presunta  del  reddito)  sono  state  numerose  le  domande  presentate  con  dichiarazione  ISEE  pari  a  zero,  che  hanno  abbassato  la  soglia  di  ammissibilità  ed  escluso  famiglie  con  condizioni  economiche  migliori  ma   veritiere;   i   Comuni   con   un   numero   elevato   di   domande   presentate   con   redditi   zero   sono   stati  inoltre   favoriti   all’interno   dell’Ambito   di   appartenenza   rispetto   alla   distribuzione   delle   risorse.  (Granaglia,  Bolzoni  2010:42-­‐44)  Il   contributo   economico   aveva   un   valore   standard   per   tutte   le   famiglie   pari   a   350   euro   per   12  mensilità.   Secondo   quanto   definito   dal   testo   legislativo,   l’erogazione   monetaria   doveva   essere  affincata   da   interventi   di   accompagnamento   all’obbligo   scoalstico   e   attività   formazione   e  d’inserimento   lavorativo,   che   non   sono   mai   state   effettivamente   realizzate   (Granaglia,   Bolzoni  2010:41).  La   misura   non   prevedeva   un   obbligo   all’attivazione   dal   momento   che   il   rifiuto   a   partecipare   ad  interventi  di  inserimento  non  costituiva  motivo  di  decadenza  del  beneficio.  (Spano  2009:13).    Il  Reddito  Minimo  Garantito  (Spano  2009;  Lodigiani,  Riva  2011)  istituito  dalla  Regione  Lazio,  ha  come  riferiemnto   legislativo   la  L.R.  4/2009.  La  sperimetazione  del  programma  prevedeva  una  durata  di  3  anni  (2009-­‐2011),  nel  2012  l’esperienza  giungerà  al  termine  per  mancata  copertura  finanziaria.  Tale  dispositivo  esprime  la  volontà  si  intervenire  nel  contesto  di  crisi  avviatasi  nel  2008  e  si  pone  lo  scopo  di   “favorire   l’inclusione   sociale   per   i   lavoratori   disoccupati,   inoccupati   o   precariamente   occupati,  quale  misura   di   contrasto   alla   disuguaglianza   sociale   e   all’esclusione   sociale   nonché   strumento   di  rafforzamento  delle  politiche  finalizzate  al  sostegno  economico  e  all’inserimento  sociale  dei  soggetti  maggiormente  esposti  al  rischio  di  marginalità  nel  mercato  del  lavoro”  (art  1,comma  2).    La   misura   disposta   dalla   Regione   Lazio   era   fortemente   categoriale,   perché   individuava   nella  condizione  occupazionale   la  discriminante  principale  per   l’accesso  e   il  mantenimento  del  beneficio.  Potevano   eccedere   ai   contributi   esclusivamente   le   persone   disoccupate,   in   cerca   di   occupazione  iscritte   al   Centro   per   l’impiego   e   che   non   avevano   ancora   maturato   i   requisiti   per   il   trattamento  pensionistico.   La  misura   ammette   al   beneficio   anche   i   lavoratori   precariamente   occupati   che   non  superano  per   attività   inquadrata   in   qualsiasi   tipologia   di   contratto   la   soglia   di   reddito   prevista   per  l’iscrizione   ai   Centri   di   Collocamento   e   i   lavoratori   privi   di   retribuzione.   Il   carattere   selettivo   della  misura   consisteva  nella   sua   attivabilità   solamente   a   fronte  di   un   reddito  personale   imponibile  non  superiore   a   8.000   euro   nell’anno   precedente   e   che   non   ricevono   un   contributo   pensionistico.   La  

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misura  ha  successivamente  introdotto,  alcuni  elementi  di  categorialità  volti  ad  agevolare  l’accesso  a  donne,  disabili,   soggetti   in  dichiarata  emergenza  abitativa  e  disoccupati  di   lungo  corso  e   in  caso  di  carichi   familiari   attribuendo   un   punteggio  maggiore   in   graduatoria.   La   delibera   n.   426   del  maggio  2009,   che   definiva   criteri   e   le   modalità   di   accesso   alle   prestazioni,   prevede   inoltre   un   requisito  anagrafico  per  accedere  alle  graduatorie,  era  necessario  avere  un  età  compresa  tra   i  30  e   i  44  anni  (Lodigiani,  Riva  2011:98).    Il  contributo,  erogato  mensilmente  per  la  durata  di  1  anno,  è  previsto  per  un  massimo  di  7.000  euro  (580   euro  mensili),   per   i   lavoratori   precariamente   occupati   si   considera   che   la   somma   del   reddito  percepito   e   il   beneficio   erogato   non   possa   superare   i   7.000   euro   annui.   L’integrazione  monetaria,  secondo   quanto   definito   dalla   legge   regionale,   poteva   essere   cumulabile   con   altre   prestazioni  assistenziali   e   previdenziali,   entro   importi   stabiliti   (L.R.   4/2009   art.   3   comma   2),   e   affiancata   da  ulteriori   servizi   e   benefici   quali   al   circolazione   gratuita   sui   mezzi   pubblici   e   l’ingresso   ad   attività  culturali  e  sportive,   il  pagamento  dei   libri   scolastici  e  erogazione  di  contributi  per   il  pagamento  del  canone  di  locazione,  compatibilmente  alle  risorse  disponibili  (L.R.  4/2009  art.  3,  comma  6).  La   misura   era   stata   disegnata   secondo   un   principio   di   condizionalità   in   quanto   a   fronte   del  trasferimento  era  richiesta  l’iscrizione  del  beneficiario  al  Centro  per  l’Impiego,  mentre  la  decadenza  dell’erogazione  era  prevista   nel   caso   in   cui   il   beneficiario   avesse   rifiutato  una  proposta  di   impiego  purché   congrua.   La   legge   definiva   che   la   proposta   dovesse   tenere   di   conto   del   salario  precedentemente   percepito,   della   professionalità   acquisiti,   della   formazione   acquisita   e   delle  competenze   formali   e   non   formali   in   suo   possesso.   Il   beneficiario   perdeva   inoltre   il   diritto  all’integrazione   nel   caso   in   cui   stipulasse   un   contratto   di   lavoro   subordinato   o   avviasse   attività  lavorativa  autonoma  e  da  tali  attività  ottenesse  un  reddito  imponibile  superiore  alla  soglia  di  accesso  di  8.000  euro  annui,  senza  che  fosse  previsto  alcun  incentivo  al  lavoro.    A  causa  dei  vincoli  posti  dalle  risorse  finanziare  la  sperimentazione  non  è  riuscita  a  garantire  il  diritto  d’accesso  a   tutti   coloro   che  a   seguito  delle  domande  presentate  erano   stati  definiti   ammissibili   ed  iscritti  alle  graduatorie.  (Luminio,  Morlicchio  2013:245).    Il  Reddito  di  base  per  la  cittadinanza  (Spano  2009;  Spano,  Trivellato,  Zanini  2013;  Granaglia,  Bolzoni  2010)  è  stato  istituito  dalla  Regione  Friuli  Venezia  Giulia  dalla  L.R.  6/2006  all’art.  59  con  l’obiettivo  di  contrastare  la  povertà  e  favorire  l’inclusione  sociale  mediante  un  contributo  economico  associato  ad  altri   servizi   e   prestazioni.   Fortemente   connotato   da   un   punto   di   vista   della   competizione   politico-­‐elettorale,   il   progetto(previsto   dal   programma   elettorale   del   candidato   Riccardo   Illy   del   2003)   era  stato  inserito  nel  quadro  di  riorganizzazione  del  Sistema  integrato  dei  Servizi  Sociali  e  prevedeva  una  durata   quinquennale.   Nei   fatti   la   sperimentazione   giunge   al   termine   nell’agosto   2008   quando,   a  seguito  dell’inserimento  della  nuova  giunta,  viene  sospesa  e  sostituita  dal  Fondo  per   il  contrasto  ai  fenomeni  di  povertà  e  disagio  sociale.  (Spano  2009:17;  Spano,  Trivellato,  Zanini  201:2013).  La   misura   si   ispirava   ad   un   principio   di   universalismo   selettivo   al   momento   che   l’accesso   era  subordinato   alla   prova   dei   mezzi   rappresentata   da   un   reddito   minimo   equivalente   dal   nucleo  familiare   inferiore   a   5.000   euro   annui,   ammontare   definito   necessario   per   provvedere   ai   propri  bisogni   in   autonomia.   Per   calcolare   la   capacità   economica   familiare   è   stato   definito   un   appositivo  indicatore  delle  condizione  economica  equivalente   (CEE)  determinato  secondo   le  modalità  previste  dall’Isee   a   cui   si   aggiungono   altre   entrate   oltre   a   quelle   computate   ai   fini   Irpef   (Regolamento  attuativo  D.P.Reg  278/2007,  art  6).   I  beneficiari  che  rientrano  nel  programma  devono   inoltre  avere  

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delle  condizioni  di  vita  tali  che  permettessero  di  raggiungere  gli  obiettivi  di  autonomia  economica  e  inserimento  sociale  previsti   tra   le   finalità.   (Spano,  Trivellato,  Zanini  2013)  L’integrazione  monetaria,  erogata   per   12   mensilità   con   possibilità   di   una   solo   rinnovo   per   un   massimo   di   12   mesi,   ha   un  importo   variabile   e   pari   alla   differenza   tra   il   valore   del   reddito   minimo   equivalente   e   la   capacità  economica  del  nucleo   familiare  misurata  dall’indicatore  CEE.  A  questa   sono  cumulabili,  nell’ambito  dei  progetti  personalizzati,  altri  interventi  monetari  disposti  dai  Comuni,  Province  e  altri  enti.  L’elemento   della   condizionalità   della   misura   era   dato   dall’impegno   vincolante   del   beneficiario   a  partecipare  ad  un  progetto  personalizzato  attraverso  la  stipula  nei  primi  30  giorni  dalla  richiesta  di  un  patto  preliminare,  necessario  per  attivare  il  programma.  L’erogazione  definitiva  corrisposta  a  seguito  della  sottoscrizione  di  un  ulteriore  patto  da  definire  in  un  periodo  non  superiore  ai  3  mesi  a  partire  dalla   stipula   del   patto   preliminare.   Il   carattere   negoziale   dell’attivazione  ha   permesso   di   realizzate  una   progettualità   personalizzata   con   obiettivi   ed   impegni   variabili   in   relazione   al   bisogno   del  beneficiario   (   ricerca   occupazione,   formazione   e   riqualificazione   professionale,   percorsi   socio-­‐relazionali   e   terapeutici,   cura   e   sostegno   familiare).   Oltre   agli   impegni   concordati   con   l’assistente  sociale   era   richiesto   un   comportamento   responsabile   e   vincolante   rispetto   all’utilizzo   del   benefico  economico   ricevuto   (recupero  morosità,   saldo  di  debiti   contratti   in  precedenza,  apertura   libretti  di  risparmio)  (Granaglia,  Bolzoni  2010:34)    Lo  Strumento  di  Inclusione  Attiva-­‐  SIA  (Ministero  del  Lavoro  e  delle  Politiche  Sociali  2013;  Ministero  del  Lavoro  e  delle  Politiche  Sociali  2014b;  Pon  Inclusione  2014;  Meo,  Busso2015;  Guerra  2014)  è   la  misura   di   trasferimento   monetario   introdotta   a   livello   nazionale   (L.147/2013,   co.   216)   dopo  l’esperienza   RMI.   A   partire   dal   secondo   semestre   2013   è   stata   avviata   la   sperimentazione   della  cosiddetta   ‘nuova’   carta   acquisti   (D.l.   5/12,   art.60)   che   ha   coinvolto   12   città   con   più   di   250.000  abitanti   (Bari,   Bologna,   Catania,   Firenze,  Genova,  Milano,  Napoli,   Palermo,   Roma   ,Torino,   Venezia,  Verona)   con   un   durata   iniziale   prevista   per   12   mesi   e   un   ammontare   di   risorse   stanziate  complessivamente   di   50   milioni.   Secondo   quanto   definito   dal   decreto   Lavoro(D.L.76/2013)   la  sperimentazione   è   stata   estesa   a   tutti   i   territori   del  Mezzogiorno   a   partire   dal   1   gennaio   2015.   La  legge  di  stabilità  per  il  2014  ha  successivamente  stanziando  40  milioni  l’anno  per  un  triennio  al  fine  di  estendere   ulteriormente   l’intervento   su   tutto   il   territorio   nazionale   definendo   il   programma  Sostegno   per   l’Inclusine   Attiva.   (Pon   Inclusione   2014:8).   Nella   misura   di   contrasto   alla   povertà  proposta  dalla  commissione  istituita  dal  ministro  Giannini  sotto  il  Governo  Letta  sono  stati  individuati  i  tratti  essenziali  del  programma  che  dovrebbero  delineato  la  misura  una  volta  andata  a  regime  dopo  la   fase  di   sperimentazione.  Secondo   la   teoria  del  programma   il   Sia   caratterizza  come  una  misura  a  carattere  nazionale  “in  applicazione  del  principio  che   il   sostegno  al   reddito  deve  essere  garantito  a  tutti  e  con   le  medesime  modalità,   indipendentemente  da  dove  si   risieda  sul   territorio  nazionale”  e  universale  “perché  non  condiziona  l’intervento  al  sussistere  di  una  qualche  caratteristica  individuale  o  familiare,  salvo  l’insufficienza  di  risorse  economiche”  (Ministero  del  Lavoro  e  delle  Politiche  Sociali  2013:9).   Secondo   quanto   definito   dal   PON   inclusione   2014   la   sperimentazione   ha   la   finalità   di  individuare   i   criteri   che   permettano   di   istituire   una   misura   che   non   contenga   alcun   elemento   di  categorialità,  indipendente  dal  sussistere  da  particolari  caratteristiche    dei  soggetti  beneficiari.  Con  la  legge   di   stabilità   2014   non   è   stata   trovata   la   somma   necessaria   a   partire   con   una  misura   di   tipo  universale  per  cui  la  sperimentazione  ha  una  natura  assolutamente  categoriale  in  quanto  rivolta  alle  famiglie   in   condizioni   economiche   di   estremo   disagio,   nelle   quali   nessuno   lavoro   o   vi   sia   bassa  

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intensità  di   lavoro,  siano  presenti  minori  e  siano  a  maggior  rischio  di  esclusione.  Nel  dettaglio  sono  potenziali  beneficiari  della   sperimentazione   i  nuclei   familiari   con   figli  minorenni   che  hanno  un   ISEE  pari  a  3000  euro,  un  patrimonio   immobiliare   inferiore  a  8000  euro,  ed  una  situazione  patrimoniale  inferiore   a   8000   euro.   Secondo   quanto   riportato   dal  Ministero   del   Lavoro   e   delle   Politiche   Sociali  (Quaderni   della   Ricerca   Sociale   flash   n.29)   sulla   base   delle   dichiarazioni   Isee   era   evidente   che   il  numero   dei   beneficiari   della  misura,   date   le   risorse   disponibili,   sarebbe   stato   inferiore   rispetto   ai  soggetti   ammissibili   per   cui   sono   stati   inseriti   ulteriori   requisiti   relativi   alla   condizione   lavorativa:  l’assenza   di   lavoro   per   tutti   i   componenti   in   età   attiva   del   nucleo,   l’avvenuta   cessazione   di   un  rapporto   di   lavoro   nei   36   mesi   precedenti   per   almeno   uno   dei   suoi   componenti   e   un   reddito   da  lavoro  dei  6  mesi  precedenti  non  superiore  a  4000  euro.  Tali  criteri  mirano  a  indirizzare  l’intervento  verso  un   target  di   beneficiari     più   facilmente   reinseribili   all’interno  del  mercato  del   lavoro   (Guerra  2014).   In  alcuni  casi  ulteriori  criteri  di  accesso  sono  stati   introdotti  dai  singoli  comuni  per  evitare  di  raccogliere  un  numero  eccessivo  di  domande  impossibili  da  soddisfare.  (Ministero  del  Lavoro  e  delle  Politiche   Sociali   2014b).   La   commissione   istituita   dal  Ministero   del   Lavoro   e   delle   Politiche   Sociali  propone  un’integrazione  al  reddito  pari  alla  differenza  tra  le  risorse  economiche  del  nucleo  familiare  e  il  livello  di  riferimento  definito  come  “il  costo  di  un  paniere  di  consumo  di  beni  e  servizi  di  mercato  e  di  fruizione  di  beni  pubblici  ritenuto  decoroso  in  relazione  agli  stili  di  vita  prevalenti”.  (Ministero  del  Lavoro   e   delle   Politiche   Sociali   2013:12).   La   commissione   ha   inoltre   ritenuto   che   la   fruizione   del  beneficio  non  dovesse  essere  sottoposta  ad  una  durata  prestabilita  e  ha  propone  che  l’integrazione  sia   erogata   fintanto   che   sussista   lo   stato   di   bisogno,   sottoponendo   i   beneficiari   a   riconsiderazioni  periodiche.  Nella  fase  di  sperimentazione  l’integrazione  monetaria  è  pari  a  231  euro  per   le  famiglie  con   2   componenti   e   404   per   nuclei   di   5   più   persone   che   viene   assegnata   per  mezzo   di   una   carta  elettronica  prepagata  utilizzabile  esclusivamente  nei  negozi  e  negli  uffici  convenzionati  (Meo,  Busso  2015:516).    La  misura  è  espressamente  condizionale  dal  momento  che  l’erogazione  del  sussidio  è  accompagnata  da  un  progetto  di  attivazione  che  i  beneficiari  stipulano  con  i  servizi  locali,  il  cui  rispetto  è  vincolante  per  la  fruizione  del  beneficio.  Il  patto  d’inserimento  è  rivolto  ai  singoli  componenti  ed  è  differenziato  a   seconda   delle   caratteristiche   individuali.   Le   attività   preposte   possono   prevedere   sia   esperienze  formative  e  di  riqualificazione  professionale  volte  a  favorire  la  partecipazione  al  mercato  del  lavoro,  sia   attività   di   cura   verso  minori   e   anziani   non   autosufficienti,   l’esercizio   attivo   delle   responsabilità  genitoriali   e   prassi   di   prevenzione   per   la   salute.   (Ministero   del   Lavoro   e   delle   Politiche   Sociali  2013:11).  Come  già  emerso  a  seguito  della  sperimetazione  RMI  l’obbligo  all’attivazione  definito  dalla  misura,  nella  fase  di  attuazione,  si  scontra  con  alcune  criticità  relative  sia  alla  carenza  dell’impianto  amministrativo  e  organizzativo  degli  enti  locali  e  degli  operatori  che  alla  assenza  di  reali  opportunità  occupazionali  dovute  alla  struttura  del  mercato  del  lavoro.  (Meo,  Busso  2015).  

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18 Trasferimenti monetari e

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 Tab.  4  –  Caratteri  delle  misure  di  contrasto  alla  povertà  mediante  trasferimenti  monetari  (Contributi  economici)  

Casi   Selettività   Categorialità   Condizionalità   Generosità   Durata   Rinnovabilità  Contributo  economico  Comune  di  Capannori  

Soglie  di  inclusione  flessibili  definite  dagli  operatori  

  Impegni  negoziati  con  l’operatore  volti  all’attivazione  

Ammontare  variabile  stabilito  degli  operatori  in  base  alla  valutazione  della  situazione  di  partenza  e  ai    risultati  attesi  

3mesi   Definita  dagli  operatori  in  base  al  raggiungimento  degli  obiettivi  negoziati  in  fase  di  programmazione  

La  Dote  (Regione  Lombardia)  

  La  somma  di  denaro  è  spendibile  esclusivamente  in  servizi  di  formazione  e  occupazione  

Prevista  attivazione  condizionale  connessa  all’erogazione  della  Cassa  Integrazione  in  Deroga  (dal  2009)  

Importo  definito  dalla  Regione  

   

RMI      

Famiglie  con  reddito  non  superiore  alla  soglia  stabilita.  I  destinatari  debbono  essere  privi  di  patrimonio  sia  mobiliare  che  immobiliare,  fatta  eccezione  per  l’unità  immobiliare  adibita  ad  abitazione  principale  se  posseduta  a  titolo  di  proprietà,  il  cui  valore  non  può  eccedere  la  soglia  indicata  dal  Comune  

Priorità  a  famiglie  che  hanno  a  carico  figli  minori  o  con  

handicap  

A  soggetti  idonei  a  lavoro  e  non  occupati  è  richiesta  iscrizione  ai  CPI  e  disponibilità  ad  accettare  un  eventuale  lavoro  o  a  frequentare    corsi  di  formazione  professionale.  Per  i  minori  previsto  l’obbligo  scolastico  e  successivamente  corsi  di  formazione  professionale.  

Contributo  integrativo  pari  alla  differenza  tra  reddito  e  la  soglia  minima  

12  mesi  

Possibilità  di  rinnovo    

Reddito   di  Garanzia  (Provincia  Autonoma  di  Trento)    

Prevista  la  prova  dei  mezzi  sulla  base  di  uno  specifico  indicatore  ICEF  con  soglia  di  accesso  fissata  a  6500  euro  di  reddito  equivalente  annuo  per  un  solo  componente      20.800  €  per  6  componenti.  

  Per  componenti  privi  di  occupazione  e  idonei  a  lavoro  è  richiesta  iscrizione  ai  CPI,  la  dichiarazione  di  immediata  disponibilità  all’accettazione  di  un  impiego  e  l’adesione  a  corsi  di  riqualificazione  professionale  proposti  dal  CPI.  Per  famiglie  con  particolari  situazioni  sociali  e  problematiche  socio-­‐assistenziali  prevista  l’adesione  ad  uno  specifico  progetto  personalizzato    

Contributo  integrativo  pari  alla  differenza  tra  la  soglia  stabilita  e  l’ammontare  annuo,  reso  equivalente  dall’indicatore  ICEF  

4  mesi.    

Rinnovabile  per  un  massimo  di  3  volte,  anche  non  consecutive,  nell’arco  di  24  mesi.  L’intervento  subordinato  all’adesione  a  un  progetto  sociale  non  è  sottoposto  ai  limiti  di  rinnovo.  Prevista    estensioni  del  periodo  

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19 Trasferimenti monetari e

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massimo  se  condizione  reddituale  familiare  permane  sotto  la  soglia  di  povertà  nonostante  tutti  i  suoi  componenti  idonei  al  lavoro  risultino  occupati  o  in  cerca  di  lavoro  

Reddito   di  Cittadinanza  (Campania)    

Famiglie  con  reddito  ISEE  inferiore  alla  soglia  stabilita  di  5.000  euro  

  Non  previsto  obbligo  all’attivazione  

350   euro  mensili  

12  mesi  

 

Reddito  Minimo  Garantito  (Regione  Lazio)    

Reddito  personale  imponibile  non  superiore  a  8.000  €.  La  somma  tra  il  reddito  percepito  l’anno  precedente  e  beneficio  non  può  essere  superiore  a  7.000  euro.    

Rivolto  a    disoccupati,  inoccupati,  precariamente  occupati  (percepiscono  un  reddito  che  non  supera  la  soglia  prevista  per  la  cancellazione  dalle  liste  di  disoccupazione),  o  privi  di  retribuzione  (in  aspettativa  non  retribuita),    Prevista    l’attribuzione  di  punteggi  ulteriori    per  i  carichi  familiari,  le  donne,  per  i  disabili,  per  i  soggetti  in  dichiarata  emergenza  abitativa  e  per  i  disoccupati  di  lungo  corso  

Richiesta  l’iscrizione  ai  Centri  per  l’Impiego  e  previsto  l’obbligo  ad  accettare  una  proposta  di  impiego  congrua  pena  decadenza  del  beneficio      

Importo  previsto  al  massimo  per  7.000  euro  in  un  anno.  Riduzione  dell'importo  proporzionalmente  alla  presenza  di  altri  redditi  per  i  lavoratori  precariamente  occupati  

12  mesi  

 

Redito   di  Base   per   la  Cittadinanza   (Regione  Friuli  Venezia  Giulia)  

Famiglie  con  indicatore  della  condizione  economica  equivalente  (CEE)  inferiore  a  5.000  euro  annui.  

  Stipula  di  un  patto  preliminare  e  successivamente  definitivo  che  prevede  un  programma  personalizzato  d’intervento  il  cui  rispetto  è  condizionante  rispetto  alla  fruizione  del  beneficio.  Per  i  soggetti  in  stato  di  disoccupazione  o  che  svolgono  lavori  precari    è  prevista  l’attivazione  di  un  percorso  di  inserimento  lavorativo  tramite  CpI.  Possono  essere  previsti  impegni  di  carattere  sociale  e  

Contributo  integrativo  variabile  pari  alla  differenza    tra  il  valore  del  reddito  minimo  equivalente  e  la  capacità  economica  del  nucleo  misurata  con  indicatore  CEE  

12  mesi  

1  rinnovo  per  massimo  12  mesi  

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terapeutico.    Richiesto  un  comportamento  responsabile  riguardante  la  specifica  destinazione  d’uso  del  beneficio  (pagamento  regolare  di  affitti  e  utenze,  il  recupero  delle  morosità)  

SIA-­‐Strumento  di  Inclusione  Attiva    

Famiglie  con  una  soglia  ISEE  pari  a  €3000,  un  patrimonio  mobiliare  inferiore  a  €8000,  ed  una  indicazione  della  situazione  patrimoniale  inferiore  a  €8000.  Ulteriori  criteri  sono  stati  inseriti  da  alcuni  Comuni.  

Nuclei  familiari  con  figli  minorenni  in  cui  nessuno  svolga  attività  lavorativa.  È  richiesta    per  almeno  uno  dei  componenti  della  famiglia    la  cessazione  di  un  rapporto  di  lavoro  nei  36  mesi  precedenti  e  un  reddito  da  lavoro  dei  6  mesi  precedenti  non  superiore  ai  €4000.  

Obbligatoria  la  stipula  di  un  patto  d’inserimento  con  i  servizi  sociali  locali,  il  cui  rispetto  è  condizionante  per  la  fruizione  del  beneficio.  Differenziato  in  base  alle  caratteristiche  personali    può  comprendere  attività  di  riqualificazione  professionale,  di  inserimento  occupazionale  e    l’impegno  in  attività  di  cura  verso  minori  e/o  familiari  non  autosufficienti  

Il  contributo  economico  è  di  entità  prestabilita  in  base  al  numero  dei  componenti  del  nucleo  familiare  (231  euro  per  le  famiglie  con  2  componenti  e  404  per  nuclei  di  5  o  più  persone)  

   

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ALLEGATO 2. Schemi di protezione del redito minimo in Germania, Italia, Polonia, Svezia e Regno Unito

Allegato al Capitolo 4.1 di Francesco Mazzeo (Università degli Studi di Catania)

Tutti  gli  Stati  membri  dell’Unione  europea  a  27  (con  l‘eccezione  della  Grecia  e  dell’Italia)  godono  di  una  qualche  forma  di  schema  di  reddito  minimo  a  livello  nazionale.  Tutti  questi  schemi  si  presentano  essenzialmente   come   delle  misure   di   sostegno   al   reddito   che   forniscono   una   protezione   di   ultima  istanza   per   quanti   non   hanno   accesso   a   prestazioni   sociali   di   tipo   assicurativo   o   per   quelli   che  abbiano  esaurito  il  diritto  a  fruirne.  Essi  sono  in  effetti  schemi  di  ultima  istanza,  intesi  a  prevenire  la  povertà  e  ad  assicurare  un  standard  minimo  di  vita  per  gli  individui  e  i  loro  familiari  che  non  abbiano  altri  mezzi  di  sostentamento”  (Frazer  e  Marlier  2009,  15).    Le  sfide  comuni  in  materia  di  protezione  del  reddito  minimo,  che  negli  ultimi  anni  si  manifestano  in  Europa,   assumono   connotazioni   piuttosto   diverse   nei   casi   della   Germania,   Italia,   Polonia,   Svezia   e  Regno  Unito,  vista  l'eterogeneità  colturale,  politico-­‐economica  e  delle  tradizioni  di  welfare  state    che  caratterizzano  i  singoli  stati.  Negli  ultimi  decenni,  d’altronde,  in  tutti  e  cinque  i  casi  studio  esaminati  si  sono  riscontrati  notevoli  cambiamenti  nei  sistemi  familiari.  In  particolar  modo,  nel  lungo  periodo,  si  è   registrato   un   incremento   del   numero   di   famiglie   monoparentali   legato   all’aumento   dei   tassi   di  divorzio  e  al  crescente  numero  di  nascite  avvenute  fuori  dal  matrimonio.  La  maggior  parte  di  queste  famiglie   è   caratterizzata   dalla   presenza   di   madri   single.   Naturalmente,   nei   diversi   paesi,   queste  tendenze   sono  mediate   dalle   specifiche   differenze   culturali   e   religiose,   per   cui   si  manifestano   con  diversi  gradi  di   incidenza.  Tutti  e  cinque  i  paesi  sono,  inoltre,  caratterizzati  dalla  presenza  di  tassi  di  povertà  significativamente  più  elevati  tra  le  famiglie  monoparentali  rispetto  agli  altri  modelli  familiari  riscontrabili.   Tuttavia,   la   dimensione   di   tale   gap   è   chiaramente   mediata   da   fattori   specifici   che  agiscono  a   livello  nazionale,  tra  cui  sicuramente  assumono  una  certa  rilevanza   le  modalità  con  cui   i  genitori  single  hanno  accesso  al  mercato  del  lavoro.  I  governi  di  questi  paesi  si  sono  trovati  negli  ultimi  anni  a  dover  rispondere  ad  analoghi  cambiamenti  intervenuti   a   livello   superiore,   che   hanno   investito   gli   strumenti   di   protezione   sociale,   i   modelli  familiari,  la  regolamentazione  e  il  funzionamento  del  mercato  del  lavoro.    Le   differenze   più   significative   sono   riconducibili,   da   un   lato   alla   misura,   struttura,   generosità   e  modalità   di   gestione   delle   prestazioni;   dall’atro   lato   alla   varietà   delle   tradizioni   delle   politiche   nel  settore  dei  servizi  a  cui  questi  sono  legati.    SVEZIA  La  caratteristica  principale  del  coinvolgimento  attivo  in  Svezia  è  l'accesso  universale  ai  servizi  sociali  e  ai   servizi   per   l’impiego,   insieme   ad   un     elevato   livello   di   decentramento   e   un   alto   grado   di  discrezionalità     a   livello   locale,   per   quanto   riguarda     la   fornitura   delle   misure   di   reddito   minimo  (Heidenreich  et  al.,  2014).  

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La  legislazione  svedese  in  materia  di  assistenza  sociale  è  disciplinata  da  una  Legge  quadro  nazionale  che   espone     in   termini     molto   generali   intenzioni,   obiettivi   e     requisiti     di   ammissibilità.   La  responsabilità   riguardo   all’implementazione   e   il   finanziamento   delle   misure   di   reddito   minimo  dipende  dal  potere  discrezionale  di  cui  godono  le  autorità  operanti  a  livello  locale  (Heidenreich  et  al,  04:37,  2014).  La  Svezia  prevede,  inoltre,  uno  schema  di  reddito  minimo  destinato  ai  richiedenti  asilo  e   ai   rifugiati   che   non   possono   soddisfare   il   requisito   della   residenza,   necessario   per   accedere   ai  programmi   generali   di   assistenza   sociale,   e   uno   destinato   ai   soggetti   over   65   con   un   reddito   da  pensione   basso.   Per   il   resto,   l’assistenza   sociale   (Ekonomist   bistand)   interviene   attraverso   uno  schema  multi-­‐funzionale  destinato  a  tutti  i  soggetti  che  versano  in  condizioni  di  povertà,  inclusi  quelli  in  età  lavorativa  (Clegg,  2013).  I   Comuni   e   le   autorità   locali,   infatti,   hanno   la   possibilità   e   la   responsabilità,   allo   stesso   tempo,   di  modificare   in   modo   dettagliato   le   proprie   regole.   Agli   operatori   sociali   spetta   il   controllo  sull’avvenuta  erogazione  dei  servizi  di  assistenza  sociale,  sulla  durata  delle  prestazioni,  circa  la  misura  dei  sussidi  supplementari  e  sul  rispetto  degli  obblighi  a  cui  sono  sottoposti  i  beneficiari1  (Heidenreich  et  al.,  2014).    La  Svezia  presenta  una  struttura  duale  dei  servizi  per  il  mercato  del  lavoro:  da  un  lato  vi  sono  i  Servizi  per   il   Pubblico   Impiego   (PES)   regolati   e   finanziati   secondo   gli   stessi   standard   in   tutto   il   paese,  dall’altro   i   Comuni   che   forniscono   i   servizi   di   supporto   complementari   al   mercato   del   lavoro2.  Tuttavia,   il   coordinamento   tra   gli   uffici   locali   dei   PES   organizzati   centralmente   e   i   Comuni   risulta  debole.   In   linea   di   principio,   i   beneficiari   di   assistenza   sociale   hanno   accesso   ai   servizi   pubblici   di  social   welfare   e   ai   servizi   dei   PES   come   qualsiasi   altro   cittadino,   tuttavia,   in   pratica,   parte   dei  beneficiari  dell’assistenza  sociale  è  coperta  da  programmi  di  attivazione  comunali  e  ricevono  meno  assistenza   dai   PES,   che   operando   secondo   la   logica   della  mercatizzazione   abbracciata   dal   governo  centrale,  evitano  l’iscrizione  di  soggetti  che  incontrano  numerose  barriere  nell’accesso  al  mercato  del  lavoro  (Heidenreich  et  al.,  2014).  Nel  sistema  svedese  i  modelli  e  i  gradi  di  cooperazione  tra  i  fornitori  pubblici  e  quelli  privati  variano  a  livello  locale,  ma  nel  complesso  il  ruolo  dei  fornitori  privati  è  aumentato  dal  Gennaio  2008,  sotto  la  spinta   del   governo   per   accrescere   il   ruolo   dei   privati,   al   fine   di   supportare   i   disoccupati   con   più  efficaci   attività   di   coaching   (Lundin,   2011;   Lundin   &   Thelander   2012).   Anche   le   autorità   locali  ricorrono   a   providers   for-­‐profit   per   i   servizi   di   attivazione   come   ad   esempio   l'apprendistato   e   la  formazione  per  disoccupati  (Heidenreich  et  al.,  2014).  Si  possono  trovare  provaider  privati  in  materia  d’istruzione,  salute,  assistenza  agli  anziani  e  assistenza  all’infanzia  (ibid.,  04:37,  2014).  Infine,   un   insieme   di   leggi   garantisce   l’accesso   universale   ai   servizi   sociali   come   il   social   work,  counselling   per   i   tossicodipendenti,   istruzione   primaria   e   secondaria   e   assistenza   all’infanzia   e   agli  anziani.   Tali   servizi   sono   forniti   e   coordinati  dai  Comuni.   I   beneficiari   non  godono  di   alcun  accesso  privilegiato  a  tali  servizi,  ma  possono  farvi  richiesta    presso  gli  uffici  di  assistenza  sociale  locali,  come  tutti  gli  altri  cittadini.    

1 This weakens the prediction of individual entitlements (Billquist, 1999; Byberg, 2002; Minas, 2005; Puide, 2000), which also increases non-take-up (Gustafsson, 2002; Mood, 2004). 2 Nel 1990 il numero dei disoccupati è aumentato rapidamente, incentivando l’incremento dei programmi di attivazione gestiti dai Comuni per integrare l’offerta dei PES (Johansson & Hornemann Møller, 2009; Thorén, 2012).

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Non  vi  è  dunque  un  collegamento  automatico  tra   le  strategie  di   inclusione  redistributiva    e   i  servizi  sociali 3 .   Tuttavia,   in   linea   con   il   principio   svedese   dell’universalismo,   i   servizi   di   qualità   sono  largamente  accessibili  a  tutti.      GERMANIA      In   Germania   si   riscontra   un’ampia   varietà   di  misure   d’assistenza   sociale   che   prevedono   una   vasta  gamma  di   schemi   formulati   in  base  alle  esigenze  di  particolari   categorie  di  attori.  All’interno  di   tali  programmi,  due  sono  rivolti  ai  soggetti  considerati  non  in  grado  di  lavorare  (reduci  di  guerra,  anziani  e  disabili)  mentre  un  terzo  intervento,  introdotto  nel  1993,  è  rivolto  ai  rifugiati  e  ai  richiedenti  asilo.    Un   programma   di   vasta   portata   è   lo   schema   di   assistenza   ai   disoccupati,   denominato   ALG   II,  introdotto   con   la   riforma   Hartz   nel   20034.     Il   programma   si   presenta   come   sistema   generale   di  protezione   del   reddito  minimo  per   tutti   i   soggetti   in   grado  di   lavorare   (Clegg,   2013)   e   copre   il   9%  della   popolazione   che   riceve   un   reddito  minimo.   Obiettivo   della  misura   è  migliorare   la   situazione  occupazionale   dei   beneficiari,   individuando   le   barriere   che   si   pongono   come   ostacolo   a   un   pieno  accesso  al  mercato  del  lavoro  e  procedendo  attraverso  l’azione  integrata  delle  politiche  attive  per  il  mercato  del  lavoro  e  i  servizi  sociali.    Dunque,   oltre   a   fornire  un   reddito  minimo,   il   programma  è   strettamente   connesso   al  mercato  del  lavoro  e  ai   servizi   sociali.  Possono  accedere  alla  misura   tutti   i   soggetti   che  vivono   in   famiglia,   il   cui  reddito  e  patrimonio  si  pongono  al  disotto  della  soglia  di  reddito  minimo  definita  a  livello  nazionale.  Il  beneficio  non  è  attribuito  su  base  discrezionale  ma  viene  considerato  un  “diritto  legale”,  anche  se  possono  essere  imposte  sanzioni  volte  a  ridurre  l’ammontare  del  beneficio.  I   beneficiari   godono   di   un   accesso   privilegiato   ai   servizi   per   l’impiego   e   ai   servizi   sociali.   Fatta  eccezione    per   il   job  counselling  e   il  collocamento,   tali  servizi  sono  discrezionali   (Heidenreich  et  al.,  2014).    L’ALG  II  è  amministrato  dall’Agenzia  Federale  per  l’Impiego  (Federal  Employment  Agency-­‐  FEA)  e  dai  Comuni.    Al   fine   di   organizzare   la   fornitura   di   tutti   i   trasferimenti   e   dei   servizi   ALG   II   in   modo   coerente,  l’amministrazione  degli  enti  comunali  e  delle  agenzie  per  l’impiego  è  stata  fusa  in  410  organizzazioni  locali   integrate,   i   cosiddetti   “Job-­‐centre”   che   funzionano   come   sportelli   “one-­‐stop   shops”.   Ad  eccezione  del  25%  dei  Comuni  che  gestisce  per  conto  proprio  l’organizzazione  dei  Jobcentre,  la  FEA  regola   i  servizi  del  mercato  del   lavoro  che  sono   implementati  a   livello   locale.  Gli  outcome  vengono  misurati  in  un  continuo  processo  di  monitoraggio  (Heidenreich  et  al.,  2014).    Secondo   alcuni   intervistati   i   Job-­‐center   sono   orientati   al   rispetto   degli   obiettivi   di   integrazione   nel  mercato  del  lavoro  stabiliti  dalla  FEA,  e  ciò  si  traduce  in  un  orientamento  al  primo  lavoro  (work-­‐first)  che  cerca  di  collocare  il  maggior  numero  di  persone  possibili  in  breve  tempo,  generando  i  cosiddetti  effetti   "creaming  and  parking”   (scrematura  e  parcheggio)   in  quanto     risulta   sempre  più  complicato  fornire  un’occupazione    alle  persone  lontane  dal  mercato  del  lavoro.    Secondo  un  rappresentante  della  Free  Welfare  Association  (  FWA):    

3 In Svezia i servizi sociali sono sotto la responsabilità e la discrezionalità del Ministero della Salute e degli Affari Sociali, mentre le politiche del lavoro (compresa l’organizzazione dei PES) sono responsabilità del Ministero del Lavoro. In alcune città svedesi invece si è sviluppata a livello locale una forma d’integrazione tra gli uffici di assistenza sociale ed i PES (personal or claimant advisors) ma non esiste alcun quadro nazionale per la cooperazione tra il sostegno sociale ed il sostegno al mercato del lavoro(Clegg, 2013). 4 Ha incrementato di 80 volte il numero di beneficiari coperti dallo schema generale Sozialhilfe.

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<<There   is   the  group  of   the   so-­‐called  distant   from   the   labour  market   (…),  who  often  have  physical  disabilities,  mental   health   problems,   or   low   qualifications.   The   focus   cannot   be   on   “labour  market  integration   as   quickly   as   possible”,   but   that   is   what   a   Jobcenter   is   monitored   on,   the   socalled  integration  rate  which  is  set  as  a  target  by  the  FEA:  “Well,  accomplish  an  integration  rate  of  let’s  say  five  percent  or  let’s  say  10  percent”>>  (Heidenreich  et  al.,  2014).  Un  ruolo  centrale  nella  fornitura  dei  servizi  del  mercato  del  lavoro  è  svolto  dai  provider  privati,  che  forniscono  misure   individualizzate  di  attivazione  e   formazione  alle  persone  disoccupate.   (Eichhorst,  Grienberger-­‐Zingerle,  &  Konle-­‐Seidl,  2008,  p.  44).  Nel  segno  dei  principi  dell’efficacia  e  dell’efficienza  gli  appalti   sono  assegnati  a   fornitori  privati  che  offrono   servizi   a   basso   costo,   garantendo   un   rapido   successo,   ma   generano   altresì   gli   effetti   di  “scrematura”  e  "parcheggio”.  Entrambi  i  servizi  del  mercato  del  lavoro  (pubblici  e  privati),  pertanto  si  rivolgono  principalmente  alle  persone  vicine  al  mercato  del  lavoro  (Heidenreich  et  al.,  2014).  Dove  la  gestione  dell’ALG  II  è  demandata  esclusivamente  ai  comuni,  continua  ad  esistere  un  sistema  parallelo  di  servizi  per  l’occupazione  per  chi  è  in  cerca  di  lavoro  e  per  I  destinatari  delle  disposizioni  di  reddito  minimo  (Clegg,  2013).    REGNO  UNITO  Nel   Regno  Unito   il   regime   di   reddito  minimo   è   regolato   a   livello   nazionale,   escludendo  margini   di  manovra  “intra-­‐nazionali”  per  quanto  riguarda  la  determinazione  dei  livelli  delle  prestazioni.  I   criteri   di   eleggibilità   sono   specificati   nelle   normative   di   dettaglio   e   i   benefici   vengono   prestati  direttamente  dalle  autorità  competenti.  Tuttavia,   spetta  comunque  agli  operatori   locali  verificare   il  rispetto   delle   condizionalità   stabilite   nei   contratti   individuali   stipulati   dai   beneficiari,   la   cui   firma   è  obbligatoria   al   fine   di   ottenere   i   benefici.   Il   finanziamento   avviene   mediante   le   imposte   statali   e  l’erogazione  è  demandata  a  un  ufficio  locale  dell’ente  centrale  (Jobcentre  Plus).  Nel  Regno  Unito  è  stato  introdotto  un  programma  speciale  di  supporto  del  reddito  minimo  rivolto  ai  pensionati   (1999)  e  un  altro  per   i   richiedenti  asilo   (2000).  Mentre  per  quanto  riguarda   le  misure  di  protezione   per   i   soggetti   in   età   lavorativa,   si   possono   individuare   una   serie   di   programmi  differenziati:  

• Means-­‐tested  unemployment  assistance  (JSA-­‐I)    • Working  Tax  Credit   (WTC):   le  prestazioni  di  assistenza  vengono  fornite  attraverso   il  Sistema  

fiscale  •  Employment  and  Support  Allowance  (ESA-­‐I)  • Flexible  New  Deal  (FND),  2010  • Universal   Credit   (UC):   Prevede   quattro   livelli   di   condizionalità,   tre   dei   quali   (“full  

conditionality”,   “work   preparation”   e   “no   conditionality”)   rispecchiano   le   condizionalità  preesistenti   nei   programmi   JSA-­‐I,   ESA;   sarà   poi   introdotto   un   livello   intermedio   tra  “preparazione  al  lavoro”  e  “  assenza  di  condizionalità  ”,  definito    “keeping  in  touch  with  the  labour   market”,   esteso   ai   genitori   single   con   figli   di   età   inferiore   a   5   anni.   Il   programma  prevede  l’obbligo  di  partecipare  a  interviste  periodiche  per  discutere  dei  futuri  piani  di  lavoro.  Sono  inoltre  previste  condizionalità  per  le  coppie  e  le  coppie  con  figli.    Queste  sono  applicate  tenendo  conto  di  una  certa  soglia  di   reddito,   spingendo  così   i   soggetti  occupati,  ma  con  un  

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reddito   inferiore   a   quello   stabilito,   a   chiedere   un   aumento   delle   ore   o   a   cercare  un’occupazione  alternativa.  

 Per  quanto  riguarda  l’integrazione  tra  servizi  sociali  e  politiche  attive  del  mercato  del  lavoro,  il  Regno  Unito   ha   adottato   un   approccio   one-­‐stop-­‐shop   attraverso   i   JCP   ma   limitato   all’erogazione   delle  prestazioni  e  alle  politiche  del  lavoro,  entrambe  regolate    a  livello  nazionale.  La  Gestione  dei  servizi  sociali  è  affidata  alle  autorità  locali,  che  utilizzano  risorse  del  governo  centrale.  Un  esempio  di  scarsa  integrazione  nel  Regno  Unito  è   rappresentato  dal   caso  del  <<Tax   credit   system   for  working  people  with   low   incomes   >>   separato   dalle   altre   politiche   dell’area   sociale,   e   dalle   politiche   del   lavoro.   Il  programma   è   gestito   e   stanziato   direttamente   dal  Ministero   britannico   delle   Finanze   (Treasury)   e  dalle  agenzie  di   riscossione  dei   tributi.   La  divisione  organizzativa   tra  mercato  del   lavoro  e  politiche  sociali,   in  UK  appare  pronunciata  quanto,  o  forse  più  che  in  Svezia,  con  la  differenza  che,  mentre  in  Svezia   le   prestazioni   legate   al   reddito   sono   integrate   nel   sostegno   sociale,   in   Uk   sono   legate   al  mercato  del  lavoro(Clegg,  2013).    POLONIA  La   Polonia   ha   adottato   un   sistema  misto   per   ciò   che   concerne   la   gestione   delle  misure   di   reddito  minimo,   in   cui   sia   il   governo   centrale   che   gli   enti   locali   hanno   un   ruolo   nel   finanziamento   e  nell’erogazione  del  beneficio.  Si  riscontra,  tuttavia,  un  ampio    margine  di  manovra  per  gli  operatori  sociali   coinvolti   a   livello   locale   nell’amministrazione   delle   prestazioni   di   assistenza   sociale,   i   quali,  infatti,  godono  di  un’ampia  discrezionalità  sulle  decisioni  circa  le  modalità  di  erogazione  dei  benefici  e   ciò   comporta   l’emergere   di   trattamenti   differenziati   all’interno   dello   stesso   paese.   La   Polonia  dispone  di  due  grandi  misure  di  reddito  minimo:  l’indennità  permanente  e  l’indennità  temporanea:  la  prima  è  destinata  ai  soggetti  che  non  sono   in  grado  di   lavorare  per  ragioni  di  vecchiaia,  disabilità  e  responsabilità   familiari.   La   seconda  è  destinata  a  quei   soggetti  per  cui   la  povertà   si  presenta  come  una  condizione  temporanea,  quest’ultima  misura  è  finanziata  dal  governo  centrale  ed  erogata  dalle  autorità  locali  (gminas),  che  possono  eventualmente  integrare  la  dotazione  finanziaria  con  le  proprie  risorse  (Clegg,  2013).    ITALIA  Il  regime  di  inclusione    italiano  è  caratterizzato  da:  

- assenza    di  misure  di  reddito  minimo  per  i  soggetti  in  età  lavorativa;    - una  legge  quadro  non  vincolante  per  i  servizi  sociali,  -  un’elevata  diversificazione  territoriale  in  termini  di  beneficiari  e  servizi  offerti.  

Ad  eccezione  di  un  breve  programma  sperimentale  attuato  fino  al  2002,  in  l’Italia  non  si  riscontra  una  misura  di  reddito  minimo  destinata  all’intera  popolazione  nazionale.  La  crisi  economica  del  2008  ha  favorito   l’introduzione   di   una   nuova  misura:   la   Carta   Acquisti   (Social   Card   SC)5.   Tuttavia,   i   ristretti  criteri   di   ammissibilità,   la   scarsa   generosità   del   sussidio,   l’assenza   di   condizionalità,   nonché   la  mancanza   di   servizi   di   supporto   alla  misura,   hanno   fatto   si   che   la   SC   fornisse   solo   limitate   risorse  aggiuntive  per  l’acquisto  di  generi  alimentari  e  il  pagamento  delle  utenze.    

5 Prevede il pagamento di 40 € al mese per I cittadini che hanno più di 65 anni, o con figli a carico che non hanno compiuto tre anni.

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Per  far  fronte  a  tali  limiti,  nel  2013  è  stata  introdotta  una  nuova  misura  in  via  sperimentale  (la  NSC),  che   fa   un   passo   avanti   rispetto   all’orientamento   passivo   e   caritatevole   della   precedente  misura   di  reddito   minimo.   La   Nuova   Social   Card   ha   una   portata   universale,   anche   se   alcuni   gruppi   hanno  priorità  di   accesso;   l’importo  del   sussidio  appare  più  generoso   (€  231-­‐404  al  mese  a   seconda  della  tipologia  di  famiglia),  si  basa  su  un  mix  di  trasferimenti  monetari  e  servizi  sociali  e  comporta  diritti  e  doveri  definiti  nei  contratti  personali  stipulati  dai  beneficiari.    La  misura  si  caratterizza  attraverso  un  sistema  di  governance  in  cui   i  comuni  e   le  organizzazioni  del  terzo  settore  svolgono  un  ruolo  chiave,  insieme  alle  Poste  Italiane  e  all’ente  nazionale  di  previdenza.  Alcune  regioni  prevedono  misure  di  reddito  minimo,  finanziate  attraverso  risorse  regionali  e  gestite  in  collaborazione  con  i  Comuni  ma  in  assenza  di  un  quadro  normativo  nazionale,  queste  misure  sono  solitamente  discrezionali.  I  Comuni,  inoltre,  offrono  misure  di  sostegno  al  reddito  soggette  ai  propri  vincoli  di  bilancio,  con  la  conseguenza  che  la  qualità  dei  benefit,  i  criteri  di  ammissibilità  e  la  durata  delle  prestazioni  differiscono  da  Regione  a  Regione.  I   servizi   pubblici   per   l’impiego   (PES)   in   Italia   sono   gestiti   in   modo   centralizzato,   attraverso  un’organizzazione  gerarchica  e  sono  giudicati  frammentari  e  insufficienti  (anche  se  con  le  riforme  del  1997   sono   stati   creati   i   centri   per   l’impiego   gestiti   dalle   regioni   e   degli   enti   di   orientamento  professionale  e  di  formazione  a  gestione  privata  (Heidenreich  et  al,  04:37,  2014).    I  processi  di  decentramento  hanno  intensificato   il   ruolo  delle  Regioni  e  delle  Province   in  materia  di  inclusione   attiva   (Borghi   &   van   Berkel,   2007).   Tra   il   1997   e   il   2003,   le   riforme   sono   state  accompagnate   dall’implementazione   di   programmi   mirati   a   superare   il   predominio   delle   politiche  passive  del   lavoro   (Graziano,  2012).   Inoltre   sono   stati   attivati  programmi   locali   in  partenariato   con  soggetti  privati.  Tuttavia  le  sostanziali  lacune  nell’implementazione  dei  programmi  e  le  disparità  delle  prestazioni  offerte  dai  centri  per  l’impiego  persistono.    Le   misure   di   attivazione   sono   state   finanziate   principalmente   dal   FSE   ed   hanno   avuto   luogo  principalmente  a  livello  regionale  e  nei  comuni  del  Nord  Italia,  generando  enormi  disparità  regionali  -­‐  ancora  una  volta  a  causa  della  mancanza  di  un  quadro  nazionale  (Heidenreich  et  al,  04:37,  2014).  Tra  i  progetti  nazionali  e  regionali  che  hanno  completato  l’iter  legislativo,  oltre  alle  già  citate  misure  della   Social   Card   e   della   Nuova   Social   Card,   tre   risultano   particolarmente   rilevanti,   in   quanto  adottano  come  criterio  di  ammissibilità   l’universalismo  selettivo  e   sono  affiancati  dalla  presenza  di  Interventi  di  integrazione  sociale  e  attivazione  nel  mercato  del  lavoro:  

ü Il  Reddito  minimo  di  inserimento  (RMI)  (d.l.  237/1998);  ü Il  Reddito  di  base  (RdB)  della  Regione  Friuli  Venezia  Giulia  (l.r.  6/2006);  ü Il   Reddito   di   garanzia   (RG)   della   Provincia   autonoma   di   Trento   (Delibere   della   Giunta  

Provinciale  n.  2216  del  11  settembre  2009  e  n.  1524  del  25  giugno  2010)   (Spano,  Trivellato,  Zanini  2013)  .