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1 Foglio di attualità, costume e politica del territorio di Campo nell’Elba a cura del Centro Culturale “Le Macinelle” di S. Piero in Campo. “Facciamoci sentire per non farci seppellire” Omaggio Anno XV, Num. 3 Marzo 2018 Editoriale L’EQUIVOCO DEI BUONISTI CIRCA LA FALSA ACCOGLIENZA arzo che ci accingiamo a vivere è totalmente immerso nella Quaresima, cioè quel periodo in cui ogni buon cattolico è chiamato all’introspeszione spirituale e alla meditazione. È di grande attualità il tema dell’ACCOGLIENZA che unisce e divide la nostra Società. L’accoglienza rientra nelle opere di misericordia raccomandateci direttamente da Gesù che ci ha rivelato come in ogni pellegrino e bisognoso si rispecchia la Sua stessa Persona. Noi, che ci sforziamo di essere buoni Cristiani, peraltro riuscendoci solo a mala pena e raramente, vorremmo fermamente obbedire alle parole del Salvatore che accettiamo incondizionatamente ma con un certo spirito analitico e ci poniamo alcune domande: il pellegrino cui fa riferimento nostro Signore è di certo il vero bisognoso che fugge dalla miseria, dai soprusi di uomini malvagi, che ha fame e sete, che è nudo e deve essere rivestito, che non sa dove rifugiarsi perché ha perso ogni cosa e magari la sua intera famiglia, che cerca accoglienza con umiltà e rispetta la dimora di chi lo accoglie e magari si inchina ai suoi piedi chiedendo grazie dell’amore gratuito e disinteressato che gli viene donato; oppure pretende con arroganza e prepotenza o anche con violenza ogni sorta di privilegio? Crediamo sinceramente di no e se è nostro dovere spirituale accogliere il bisognoso lo è altrettanto difenderci dalle aggressione di stranieri che minacciano la nostra civiltà e la stessa sopravvivenza delle nostre famiglie e dei nostri figli, che delinquono spesso in maniera orrenda e bestiale. È certo che l’accoglienza poi deve essere tale da garantire il rispetto della dignità dello straniero che è alla base di ogni pacifica convivenza. Vi sono buonisti ipocriti che inneggiano all’ accoglienza per trarne profitti illeciti , al fine cioè di procurarsi una mano d’opera a basso costo, sfruttando esseri umani pressati dalla disperazione che si accontentano veramente delle briciole pur di sopravvivere e, in quest’ottica, accade che lo sfruttamento ricada a cascata poi anche sui nostri giovani che si affacciano al mondo del lavoro con le difficoltà che sono sotto gli occhi di tutti. Così si porge il fianco alla peggiore e più spregevole forma di SFRUTTAMENTO, una di quelle gravissime mancanze di cui l’uomo si può macchiare e che venivano indicate nel Catechismo di San Pio X, che tutti noi dovremmo aver studiato in preparazione alla Prima Comunione e alla Cresima, tra quei peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio insieme, tanto per citarne alcuni, all’omicidio volontario e al peccato contro natura. Vi sono sacerdoti che dal pulpito osano terrorizzare i fedeli minacciando nella loro stupidità e incautamente di eresia e di scomunica quei fedeli che non pratichino un’accoglienza incondizionata. Costoro ci farebbero sorridere se non fossero pericolosi brandendo l’arma feroce della loro stupidità. Altrettanto pericolosi ci appaiono quanti vorrebbero imporci le loro diaboliche strategie accusando di razzismo e discriminazione quanti invece propugnano il rispetto dell’altro e una giusta salvaguardia dei valori e della cultura della nostra Società richiamando a una maggiore consapevolezza dei fatti. Il Sampierese M

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Foglio di attualità, costume e politica del territorio di Campo nell’Elba

a cura del Centro Culturale “Le Macinelle” di S. Piero in Campo.

“Facciamoci sentire per non farci seppellire”

Omaggio Anno XV, Num. 3 – Marzo 2018

Editoriale

L’EQUIVOCO DEI BUONISTI CIRCA LA FALSA ACCOGLIENZA

arzo che ci accingiamo a vivere è totalmente immerso nella Quaresima, cioè quel

periodo in cui ogni buon cattolico è chiamato all’introspeszione spirituale e alla

meditazione. È di grande attualità il tema dell’ACCOGLIENZA che unisce e divide la

nostra Società. L’accoglienza rientra nelle opere di misericordia raccomandateci

direttamente da Gesù che ci ha rivelato come in ogni pellegrino e bisognoso si rispecchia la Sua

stessa Persona. Noi, che ci sforziamo di essere buoni Cristiani, peraltro riuscendoci solo a mala

pena e raramente, vorremmo fermamente obbedire alle parole del Salvatore che accettiamo

incondizionatamente ma con un certo spirito analitico e ci poniamo alcune domande: il

pellegrino cui fa riferimento nostro Signore è di certo il vero bisognoso che fugge dalla miseria,

dai soprusi di uomini malvagi, che ha fame e sete, che è nudo e deve essere rivestito, che non sa

dove rifugiarsi perché ha perso ogni cosa e magari la sua intera famiglia, che cerca accoglienza

con umiltà e rispetta la dimora di chi lo accoglie e magari si inchina ai suoi piedi chiedendo

grazie dell’amore gratuito e disinteressato che gli viene donato; oppure pretende con arroganza e

prepotenza o anche con violenza ogni sorta di privilegio? Crediamo sinceramente di no e se è

nostro dovere spirituale accogliere il bisognoso lo è altrettanto difenderci dalle aggressione di

stranieri che minacciano la nostra civiltà e la stessa sopravvivenza delle nostre famiglie e dei

nostri figli, che delinquono spesso in maniera orrenda e bestiale. È certo che l’accoglienza poi

deve essere tale da garantire il rispetto della dignità dello straniero che è alla base di ogni

pacifica convivenza. Vi sono buonisti ipocriti che inneggiano all’accoglienza per trarne profitti

illeciti, al fine cioè di procurarsi una mano d’opera a basso costo, sfruttando esseri umani pressati

dalla disperazione che si accontentano veramente delle briciole pur di sopravvivere e, in

quest’ottica, accade che lo sfruttamento ricada a cascata poi anche sui nostri giovani che si

affacciano al mondo del lavoro con le difficoltà che sono sotto gli occhi di tutti. Così si porge il

fianco alla peggiore e più spregevole forma di SFRUTTAMENTO, una di quelle gravissime

mancanze di cui l’uomo si può macchiare e che venivano indicate nel Catechismo di San Pio X,

che tutti noi dovremmo aver studiato in preparazione alla Prima Comunione e alla Cresima, tra

quei peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio insieme, tanto per citarne alcuni,

all’omicidio volontario e al peccato contro natura. Vi sono sacerdoti che dal pulpito osano

terrorizzare i fedeli minacciando nella loro stupidità e incautamente di

eresia e di scomunica quei fedeli che non pratichino un’accoglienza

incondizionata. Costoro ci farebbero sorridere se non fossero

pericolosi brandendo l’arma feroce della loro stupidità. Altrettanto

pericolosi ci appaiono quanti vorrebbero imporci le loro diaboliche

strategie accusando di razzismo e discriminazione quanti invece

propugnano il rispetto dell’altro e una giusta salvaguardia dei valori e

della cultura della nostra Società richiamando a una maggiore

consapevolezza dei fatti.

Il Sampierese

M

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Piazza della Fonte (di Asklepios - ‘Ασκληπιός) Il Sampierese III/18

Resoconto delle attività del C. C. “Le Macinelle” di San Piero in Campo nell’anno 2017 (a cura di Fausto Carpinacci)

i seguito riportiamo il resoconto delle attività promosse dal Circolo Culturale le Macinelle

nel corso dell’anno 2017, con l’obbiettivo di valorizzare le risorse storiche, culturali,

paesaggistiche del nostro territorio:

1) Manutenzione straordinaria delle Vie del Granito consistente nella ripulitura di

alcuni tratti dei sentieri che nel tempo si erano chiusi, nello sfalcio di erbe e arbusti presenti sul

tracciato, il rinnovo della segnaletica con l’adozione di frecce indicatrici stampate in alluminio, il

rifacimento di alcune bacheche informative danneggiate. Il costo dell’intervento, completato nel

mese di Giugno, è stato finanziato per 1500 €, a oggi non ancora erogati dall’Amministrazione

Comunale e per 500 € con risorse del C.C. Le Macinelle

2) Canti sacri presso il Sepolcro la sera del Giovedì Santo 13 Aprile ore 21.30. In occasione della

registrazione del nuovo CD "Canto dell'anima - viaggio nel canto sacro della tradizione orale" Il

gruppo Passio si è esibito con i canti tradizionali della settimana Santa. I coristi hanno apprezzato i

nostri canti che sono stati loro proposti e hanno promesso di ritornare nel 2018.

3) La Festa delle Farfalle: 1 giugno ore 21,00 Saletta dei Cristalli - Piazza di Chiesa Zerythia

cassandra linnea: la più rara farfalla dell'Arcipelago Toscano che vive solo a San Piero. Le foto, i

dati, la storia di una scoperta eccezionale e le ultime novità su una farfalla che doveva essere

"scomparsa". Intervengono Leonardo Dapporto del dipartimento di Biologia dell'Università di

Firenze e Gea Ghisolfi, laureanda in Biologia all'Università di Firenze

4) Eventi organizzati in collaborazione con "Phoft Studio - Alessandro Beneforti Photo"

23 giugno - 2 luglio FOTO da URLO Mostra fotografica del corso Phoft Project; 4-16 luglio: NOX

AMANTIBUS - Mostra fotografica del corso di 3° livello "Phoft Stories"; 19-31 agosto 2017 -

Volta la carta - Tributo fotografico a Fabrizio De André realizzato da: Elba Photo Passion. Due

serate di poesie con musica dal vivo il 5 Luglio e il 2 Agosto in collaborazione con l’Associazione il

“Punto di fuga”

5) Per iniziativa del Circolo Culturale le Macinelle, è stata organizzata a San Piero la seconda

presentazione del nuovo libro di Danilo Alessi, “La Penna d’Oca”, edito dalla Persephone edizioni.

L’incontro ha avuto luogo sabato 24 giugno nella piazza della Chiesa di S. Piero. E’ presente per il

Circolo Culturale Le Macinelle Fausto Carpinacci e l’editrice Angela Galli; la serata è stata

condotta da Silvia Leone. Un libro dedicato all’amore, alla memoria e all’Elba, ambientato nel

passaggio epocale di fine Secolo. La parte romanzata racconta di due giovani amiche, Alita e Mara,

e del loro incontro a Roma

6) Venerdi 14 Luglio organizzata dal museo MUM in collaborazione con Le Macinelle si è tenuta una

conferenza del dott. Federrico Pezzotta che ricostruisce la storia dei primi ritrovamenti di tormaline

elbane a partire dalla fine del 1700 e la diffusione di campioni sampieresi nei principali musei

mineralogici mondiali

7) San Piero Giovedì 10 Agosto ore 21,30 presso la chiesa di San Niccolò serata di Poesia e Musica

con la partecipazione di Oscar Garcia “Violino “ e Graciela Garcia Svidky “Violoncello”,

musicisti-solisti Argentini-Svizzeri residenti a Zurigo dove svolgono un’intensa attività solistica in

collaborazione con Roberto Scalabrini e Susanna Mascioli per la lettura di poesie

8) 11 Agosto Piazza di chiesa a cura di Marco Righetti “NASCITA ed ESPLORAZIONE

dell’UNIVERSO”

9) 16 Agosto a San Piero, Piazza di Chiesa, Lello Tarchidia nella conferenza “Esplorazione Spaziale “

10) Il 18 Agosto è stata organizzata una seconda escursione notturna alla località Il Sasso che fu sede

di un insediamento dell’età del bronzo. Le modalità sono state le stesse della escursione ai Sassi ritti,

descrizione del sito, poesie, racconto del cielo stellato e degustazione in chiusura.

11) Martedì 29 Agosto 2017 in piazza di Chiesa serata di musica popolare Elbana con i Ravanatèra,

gruppo musicale nato con lo scopo di recuperare, riproporre e tramandare quella parte di patrimonio

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culturale della gente dell’Elba e di altri territori insulari che nei secoli si è fatta canto,filastrocca,

narrazione orale.

12) Conferenza sull’ “INFINITAMENTE PICCOLO” a cura del Fisico ing.Marco Righetti

13) 1-15 Settembre 17 Mostra pittura Ivan Dini/ Rossana Bravo.

14) Sabato 23 settembre alle 21,30 a San Piero in Campo presso la Galleria Don Milani Piazza della

Chiesa, presentazione del libro di Enrica Zinno "I LUOGHI SALVAVITA" . Presenta il dott.

Patrizio Olivi.

Cos’è un luogo salvavita? Esistono davvero dei luoghi che salvano la vita? Ognuno inventi i propri.

Catania, Roma, Torino, Isola d’Elba e Altrove: Elena, la protagonista, li percorre nel viaggio per

ritrovare se stessa verso il luogo chiave, quello con orizzonti lievi e profondi come la Vita, di cui

offre il senso, se non la soluzione.

15) Il 6 Ottobre 2017 a San Piero in Campo presso la Chiesa di San Nicolajo alle ore 16,00 un concerto

di canti sacri diretto dalla maestra svizzera Maria Rechsteiner.

16) 15 Ottobre GRANITO ADDOSSO: Quel sottile velo di sudore e polvere fatto di fatica e silicosi.

il Circolo Culturale “Le Macinelle” ha allestito una mostra fotografica sulle attività di lavorazione

del granito degli ultimi cento anni, con foto d’epoca e testimonianze documentarie che ne fanno

un’occasione davvero preziosa per conoscere una parte importante della storia economica, culturale

e sociale del versante occidentale dell'Isola d'Elba.

17) Venerdì 8 Dicembre 2017 ore 16,30 trekking urbano alla scoperta di San Piero medioevale con la

guida parco Francesca Anselmi. Ore 18 viaggio nella storia Campese con Silvestre Ferruzzi. Ore 19

aperitivo di benvenuto con strufoli e frangette. Ore21 Concerto di canto Gregoriano nella chiesa di

San Niccolò.

18) La card turistica “Vie del Granito” nasce dalla collaborazione tra il centro culturale Le Macinelle e

un gruppo di operatori turistici che riconoscono come prioritari, per lo sviluppo del turismo nel

nostro territorio la tutela e salvaguardia delle risorse naturali, paesaggistiche, storiche, culturali. Nel

2017, anno di istituzione, sono state distribuite 142 Card per un gettito di € 2150 che sono stati

messi a disposizione dell’Amministrazione Comunale per la realizzazione di un progetto, presentato

da Macinelle, che prevede la riqualificazione dell’accesso alla chiesa di San Niccolò e la

sostituzione della siepe in pitosforo sotto il piazzale belvedere, che limita il panorama, con una

staccionata in legno.

19) 28 Dicembre -Conferenza presso il MUM “ Il Mistero di Piana alla Sughera e dei Sassi Ritti “a cura

di Silvestre Ferruzzi

Cucina elbana: Marzo è il mese in cui si festeggia San Giuseppe e la festa

del babbo ed è tradizione che in ogni casa sampierese mamme e nonne preparino

le frittelle di riso dette, appunto, di San Giuseppe di cui Stefania Calderara ci

propone la ricetta: Ingredienti: Riso bollito gr. 500; Farina gr. 350; 2 uova, 1 bustina di lievito, 1 bicchierino

di sassolino (o limoncello), scorza di limone grattugiata, 2 cucchiai di zucchero.

Preparazione: Preparare il riso il giorno prima, farlo bollire senza scolarlo. Aggiungere al

riso ormai freddo lo zucchero, le uova, il lievito con la farina, la buccia di limone grattugiata

e il liquore e amalgamare bene. In un tegame dai bordi alti preparare l’olio di semi

d’arachide e con 2 cucchiai formare delle cnell e buttarle nell’olio bollente. Non appena sono dorate scolarle

su carta assorbente e passarle nello zucchero semolato.

Marzo e le sue storie *

4 Marzo 1848: Carlo Alberto concede lo Statuto

15 Marzo 44 a.C.: viene assassinato Caio Giulio Cesare

17 Marzo 1861: viene proclamato il Regno d’Italia

18 Marzo 1983: muore in esilio, in Svizzera a Ginevra, re Umberto II°, ultimo re d’Italia

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L’Angolo di Minerva (prof. Aldo Simone) Il Sampierese III/18

INTERVISTA A BRUNO DI MAIO in occasione della Mostra di pittura svoltasi a Cecina dal 2 al 17 Dicembre 2017

runo Di Maio: La ringrazio per l’intervista. Le mie risposte non saranno

certamente “politically correct”, ma sicuramente sincere.

1) Maestro, entriamo subito in medias res: visto che i soggetti delle sue

opere sono spesso dei nudi femminili, e qualche volta anche maschili, Le

chiedo se per Lei l’erotismo è un valore o un disvalore. Preciso che per erotismo intendo

quella particolare “genialità sensuale” di cui parlava il filosofo danese Kierkegaard a

proposito dello stadio estetico della vita, preludio a quello etico e poi a quello religioso.

E’ indubbiamente un valore, qui però parliamo di Arte e di estetica. L’erotismo è dentro

di noi, non nell’oggetto.

2) Si può dire che nelle sue opere c’è anche un pizzico di voyeurismo, dal momento che le donne nude che Lei

ritrae sembrano ignorare il fatto di essere osservate?

Quello che lei chiama “voyeurismo” è una qualità naturale dell’uomo (da cui dipende la continuità della

specie), non della donna; non per niente esistono riviste “per soli uomini” e non per sole donne. In ogni

caso lei sta parlando con un Artista che celebra la bellezza femminile, o maschile, come tutti nella storia

dell’arte.

3) Che peso dà Lei al rito del vernissage, cioè alla presentazione delle sue opere ai critici e ai galleristi prima

dell’apertura delle sue mostre al grande pubblico?

E’ una convenzione, che ospita inevitabilmente persone che la pensano in modo positivo dell’artista, se no

non sarebbero invitate…quindi sanamente ipocrita e inconcludente, o concludente a fini meramente

commerciali, giustamente se vi sono gallerie coinvolte.

4) Ci parli più specificatamente del suo rapporto con la critica. Chi è il suo critico preferito, cioè quello che

stima di più dal punto di vista intellettuale e morale? E chi è invece quello che disistima di più e perché?

Entriamo in un argomento spinoso. I critici sono quei personaggi che, a pagamento, esprimono una propria

opinione, a volte del tutto irrilevante. Spesso, anche se non sempre, ignorano la storia dell’arte, parlano di

qualcosa che non sanno fare, attraverso fiumi di parole il più delle volte senza gran senso. L’unico

“critico” che ricordo volentieri è Mario Penelope, direttore della Biennale di Venezia dal ’72 fino alla

riforma. La sua opinione riflette abbastanza fedelmente il reale.

5) Chi sono stati, secondo Lei, i più grandi maestri del Novecento e quelli dai quali Lei ha imparato di più, sia

sul piano tecnico sia su quello tematico ed estetico?

Il Novecento è molto povero di artisti degni di stima; tuttavia, ne ricordo due (per restare in Italia): Pietro

Annigoni e, forse il più grande, Renzo Vespignani.

6) Ecco, a proposito di estetica, si è mai posta la domanda fondamentale su che cos’è l’arte? E quale risposta si

è data e pensa di poter dare ai fruitori delle sue opere?

Questa domanda se la sono posta in molti, ma la risposta è assai vaga e del tutto personale (pensi a Piero

Manzoni, quello della “merda d’artista”). Lascio a lei la risposta. Un Artista non pensa alle risposte,

pensa a creare un’opera, saranno i fruitori dell’opera a dare una risposta, si spera senza l’ausilio di un

“critico” prezzolato. (fine I° parte dell’intervista)

Il 14 Febbraio scorso, giorno in cui ricorre la festa di San Valentino

protettore degli innamorati, l’Elba è stata investita da una nevicata che

ha ricoperto di bianco l’intera Isola, dalle montagne fino al mare. Anche

San Piero, e tutta la vallata del Campese, è stato piacevolmente colpito

dall’evento atmosferico che da molti anni ormai mancava dalle nostre

parti. La durata è stata fugace ma lo spettacolo meraviglioso, e per certi

aspetti esaltante, e la neve si è ritirata ben presto dall’abitato rimanendo

a ricoprire Monte Perone, la vetta delle Calanche e del Monte Capanne.

Molti hanno approfittato per dare sfogo al proprio talento fotografico di

cui vi proponiamo due caratteristiche foto. (nevicata di San Valentino)

B

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LUCI ACCESE SU SAN PIERO Il Sampierese III/18

Il 31 Gennaio scorso è mancata all’affetto dei suoi cari, all’età di 80 anni, la nostra compaesana e

carissima amica Miranda Vai, vedova Polesi, che da molti anni risiedeva a Marina di Campo ma che

con il cuore è rimasta sempre orgogliosamente sampierese, sempre festosa e simpatica a ogni incontro

con i suoi compaesani. La salma è stata tumulata nel cimitero di San Piero il 1° Febbraio e dormirà il

suo sonno eterno accanto all’adorato marito Sandro. Porgiamo le nostre più sentite condoglianze ai figli Luca e

Catia, ai fratelli Eridana, Pier Luigi e Daniele e all’intera sua famigla.

Circolo Culturale ”Le Macinelle” di San Piero in Campo

VERBALE di ASSEMBLEA N.1 del giorno 26/Gennaio 2018

ggi alle ore 18 in seconda convocazione presso la sala don Milani della Parrocchia di San Piero in

Campo si si è tenuta l’Assemblea dei soci per esaminare il seguente ordine del Giorno :

1)Approvazione del Bilancio 2017; 2)Riqualificazione ingresso Chiesa San Niccolò e Piazzale

sottostante Facciatoia; 3)Card 2018; 4)Sostituzione Segretario; 5)Ricerca di nuove Collaborazioni

Sono presenti i soci: Carpinacci Fausto, Gian Mario Gemtini, Mazzei Mauro, Montauti Ferdinando. William

Caggiano non potendo essere presente ha delegato Fausto Carpinacci; è risultato assente Alessandro Beneforti

1) Il segretario Fausto Carpinacci ha illustrato il bilancio che riporta entrate pari a €3.620,40, spese pari a €

3.452,80 con un saldo di €2.712,54. È da rilevare che per un disguido dell’Amministrazine Comunale non è stata

rimborsata, come previsto dalla delibera n.72 del 1/06/ 2017 la spesa per la manutenzione straordinaria delle Vie

del Granito pari a €1.500, effettuata da “Le Macinelle”. Il giorno 26 Gennaio si sono recati in Comune Fausto

Carpinacci, Patrizio Olivi e Gian Mario Gentini e hanno esposto il problema alla dottoressa Landi che si è

attivata per la soluzione

2) Il Circolo Le Macinelle con lettera del 29 Gennaio 2018 ha presentato al Comune una proposta di intervento di

riqualificazione che prevede di intervenire sull’area sottostante il piazzale di Facciatoia eliminando la siepe in

pitosforo e sostituendola con staccionata in legno e inoltre di smontare e ricostruire il muro in granito e la scala

che porta all’ingresso della chiesa di San Niccolò. Le Macinelle è disposto a farsi carico del 50% dell’importo del

progetto valutato in € 11.000 ( IVA inclusa) e chiede all’Amministrazione un contributo per realizzare il restante

50%

3) Card 2018 : è stato deciso anche nel 2018 di riproporre la Card Macinelle. È da rivedere il gruppo delle

Attività convenzionate dalle quali è necessario ottenere una partecipazione più efficace, intanto Gianmario

Gentini provvederà a definire la grafica della nuova card da approvare e avviare alla stampa

4)Il segretario Fausto Carpinacci ha chiesto di essere sostituito nel ruolo di segretario in quanto non si sente più in

grado di assolvere al compito per problemi di salute. Sono in corso di valutazione opzioni per risolvere il

problema

5)Viste le iniziative che il Circolo vuole portare avanti è necessario attivarsi per ricercare tra gli iscritti, e anche al

di fuori, soggetti che possano dare una contributo allo sviluppo delle attività di preparazione e gestione di eventi.

Si dovrà fare un punto al massimo entro un mese. Alle ore 19,30 essendo esauriti gli argomenti all’O.d.G. viene

dichiarata chiusa l’Assemblea. Il Presidente: Gian Mario Gentini Il Segretario Fausto Carpinacci

omenica 11 Febbraio, dalle ore 12 fino alle 18, la Societa Sportiva di San Piero in Campo ha organizzato

magistralmente la festa di" Svuota il Palcomorto” cui hanno partecipato 35 bancarelle provenienti da vari

paesi dell'Isola. Le bancarelle hanno adornato P.za di Chiesa, P.za Umberto I°, Brunello e P.za della Fonte. Il

profumo dei dolci caratteristici del Paese, Strufoli e Frangette, come di consueto magnificamente preparati dalle

nostre giovani paesane e confezionati in sacchetti con la scritta del contenuto, e quello di salsicce, hamburger e

patatine ha riscaldato l’atmosfera del Carnevale resa ancor più gioiosa dalle urla scherzose dei bambini

mascherati e allietata dalla musica dell’intramontabile Marika. Insomma, una festa bellissima!

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ARTE, Archeologia e Scienza a San Piero (a cura di G.M. Gentini)

Nell’intento di stimolare l’orgoglio e il senso di appartenenza nei giovani sampieresi, se mai leggeranno queste

righe, riportiamo quanto scritto nella sua “Storia Conosciuta” dall’ex presidente dell’Arcipelago Toscano

Giuseppe Tanelli a proposito delle nostre meraviglie mineralogiche e di quanto interesse abbiano sempre

suscitato, e tutt’ora suscitino, negli scienziati di tutto ii mondo.

el Museo di Mineralogia e Litologia

dell’Università di Firenze, è conservata la più

importante e famosa raccolta di minerali

elbani, nota nel Mondo come: “I 5000

Elbani". Bellissime collezioni si trovano nei Musei

mineralogici dell’Ateneo pisano e dell’Università

Federico II a Napoli, uno dei più antichi, se non il

più antico, Museo mineralogico d’Europa. Aperto

nei primi anni dell’Ottocento in quella che era stata

la settecentesca biblioteca della sede dei Gesuiti, i

campioni elbani in esso conservati testimoniano

quelli che per lungo tempo furono le presenze e gli

interessi dei Borboni all’Elba e nello scacchiere

dell’Alto Tirreno.

Oltre che a Firenze, Pisa e Napoli, campioni di

minerali provenienti dalle mineralizzazioni ferrifere

di Rio e Calamita e dai filoni pegmatitico-

tormaliniferi del Capanne, sono esposti in numerosi

e prestigiosi Musei di Storia Naturale: Londra, New

York, Vienna, Parigi, Berlino, Praga, Pechino,

Buenos Aires, Tokio, Madrid, Johannesburg,

Camberra ,… . Fa una certa emozione vedere nel

Museo mineralogico di Tokio, accanto a uno dei

primi campioni di rocce lunari ed esposto quale

rappresentante di un campione terrestre, un

bellissimo aggregato di tormaline policrome

proveniente da: Grotta d’Oggi – S.Piero-Elba

Island –Italy. Questi campioni sono “ testimonial “ e

splendidi promotori di uno dei più preziosi “marker

territoriali “ dell’Isola: la natura e la cultura

geomineralogica. Un patrimonio inserito

dall’Unesco fra i grandi monumenti geologici del

Pianeta e parte integrante del Parco Nazionale

dell’Arcipelago Toscano. E' stato in particolare

nell’ottocento che si assiste al “boom” di scoperte,

collezioni, studi scientifici e commercializzazioni

dei minerali elbani. Nello scorrere le cronache

giornalistiche e i lavori scientifici del tempo si

incontrano nomi di famosi geologi, mineralogisti,

uomini di cultura, esponenti politici. Nomi elbani, o

comunque di personalità che con l’Elba avevano

profondi legami quali: Raffaello Foresi, Bista e

Nello Toscanelli, Giuseppe e Spirito Pisani, Pilade

Del Buono, Giorgio Roster, Gerard vom Rath, Igino

Cocchi, Giovanni Ammannati, Ottaviano Targioni

Tozzetti, Paolo Savi, Leopoldo Pilla, Antonio e

Giovanni D’Achiardi, Giulio Pullè, Bernardino

Lotti, Giuseppe Meneghini, Quintino Sella,

Giuseppe Grattarola, Federico Millosevich,…

citando soltanto i più conosciuti.

A Tokyo mostra di acquarelli che rappresenta l’Elba

rosegue il viaggio della nostra Isola nel Mondo

immortalata da un artista giapponese approdando,

niente-popò-di-meno-che a Tokyo, come ci viene

rivelato da Chiara Mazzarri in un breve ma pregevole nota

su Massinger. Il 5 Febbraio ha aperto a Tokyo una mostra

pittorica di acquarelli dal titolo "Album da Disegno" dove

sono esposte numerose opere riproducenti squarci

dell’Elba. Yoichi Sugiyama, un insegnate e pittore di

acquarelli che ha trascorso un mese nella nostra isola lo scorso ottobre, insieme a sua moglie Toschyko.

Girando per i vari paesi, Yoichi ha colto, con l’occhio dell’artista, e ha dipingere le bellezze dei paesaggi

elbani. Tra questi uno scorcio che coglie e immortala la caratteristica bellezza di Sant’Ilario di cui

riportiamo la foto. Gli acquarelli saranno esposti nella Galleria Kubota, una delle dieci gallerie più belle

da visitare a Tokyo, nei pressi della Stazione Centrale della città, fino al 2 Marzo. Un' occasione unica per

chi volesse vistare la mostra e anche farsi un bel giro per Tokyo la città più sicura al mondo. Yoichi e la

moglie Toschyko sono rimasti così affascinati dalla bellezza dei nostri scorci che hanno promesso di

rivisitare presto l'Elba portando con loro anche degli alunni del corso di pittura. Dopo le tormaline di San

Piero, la metropoli giapponese si arricchisce di meraviglie elbane in una sorta di ideale gemellaggio con la

nostra terra.

N

P

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Orizzonti di Edel Rodder Il Sampierese III/18

CI VEDIAMO A MAKRAMEE …

llora a domani! Ci vediamo a Makramee…”

“Si, okay, a domani. Ciao.” “No, io vado a

ginnastica, non posso.” Tre amiche si sono

incontrate al mercato e organizzano i loro

appuntamenti per il giorno successivo. Dov’è che si

vedono le prime due? A Makramee? pensa la

involontaria ascoltatrice. In Turchia? In Francia?

Sta arrivando una quarta Signora: “Hai sentito

queste? Dove vanno? Da nessuna parte. Makramee è

un laboratorio che fanno adesso all’Università del

Tempo Libero a Portoferraio. Fanno dei lavori a

intreccio con filo e spago che annodano con speciali

nodi. Viene fuori una specie di tessuto, come un

pizzo un poco più ruvido, più grezzo del pizzo fatto

a tombolo.” L’involontaria ascoltatrice si illumina.

L’aveva già visto. L’amica Gloria di Porto Azzurro

mi aveva fatto vedere un suo lavoro che doveva

diventare una borsa. Era fatto in quella maniera.

Gloria e altre amiche fanno parte di un gruppo che si

chiama Makramee o Macramé e imparano l’una

dall’altra questa tecnica. Da tutte le parti si formano

gruppi di persone per fare questi piccoli lavori

insieme, soprattutto di donne, dato che in molte di

noi è ancora ancorato il modello della casalinga che

non deve mai stare senza un lavoro di rammendo o

cucito nelle mani. Ma credo che l’accento sia

piuttosto sull’INSIEME, e non tanto per fare

qualcosa di utile nel tempo libero ma per sedere tutte

in cerchio, aiutarsi a vicenda in eventuali difficoltà,

imparare e, chiacchierare. Soprattutto questo:

Chiacchierare. Non so, nel Makramee, quanto sia

necessario la concentrazione. Se bisogna disfare

quando si sbaglia, esporsi alle critiche. Si faranno

delle pause per chiacchierare. So per esperienza che

in queste riunioni c’è un gran bisogno di parlare.

Quando si entra con ritardo in una stanza dove è già

riunito un bel numero di donne, già salendo le scale

si sente un intenso brusio di voci. Non finirebbero

mai di parlare. Talvolta ho pensato di proporre un

pomeriggio con tè e biscotti soltanto per

chiacchierare e avere finalmente tempo di esaurire

tutti i racconti che alla fine rimangono sempre per

aria. Per raccontarsi una volta tutto quello che nel

tempo in cui non ci si è visti è rimasto non

raccontato. Fiumi di parole, “cominciando da

Adamo ed Eva”. Credo che la ragione per cui questi

piccoli circoli creativi di lavori femminili diventino

veramente anche ricreativi perché c’è questo

scambio di racconti infiniti della propria vita, una

forma di ricrearsi parlando. Alcuni anni fa era di

moda il Quilting chiamato anche Patchwork, parola

ora passata ad altro settore. Una famiglia patchwork

può essere composta da vari matrimoni con figli di

diversi genitori, come lo era una coperta patchwork

confezionata artisticamente con tanti piccoli pezzi di

stoffa di varia forma e diverso colore. Adesso è

l’ora del Makramee. Francamente ancora non mi ci

sento portata. Ho imparato a lavorare a maglia e a

uncinetto e nella vita avrò finito una decina di

maglioni. Mi hanno anche insegnato a ricamare con

vari punti, ero brava a punto croce e ho ricamato un

grande grembiule blu con fili di vario colore. Ho

fatto un orlo con finissimo pizzo a uncinetto a

minimo 3 fazzoletti bianchissimi in tempi in cui i

fazzoletti Tempo non erano ancora stati inventati. E

nello stesso periodo ho rammendato e rattoppato

mutande e calzini miei e dei miei fratelli, e mia

madre esigeva perfezione. Certo, è più bello e

poetico lavorare il pizzo al tombolo, e altrettanto il

Makramee. É giusto che gli antichi mestieri siano

mantenuti in vita. Ma oggi non saprei che fare con

uno di quei bellissimi centrini sul sofà o di un

colletto candido sul vestitino della domenica che mia

nipotina non ha mai avuto. No, credo che il

Makramee non mi vedrà. Però c’è qualcosa di

nuovo. C’è la Scrittura Creativa. Ne abbiamo avuto

un primo assaggio un pomeriggio di quasi due anni

fa nel cortile del Centro DeLaugier a Portoferraio.

Francesca Ria ci leggeva i primi scritti. Si tratta di

un laboratorio che è partito da un gruppo di

psicologhe e psicoterapeute e ultimamente si è esteso

anche alla Biblioteca del Comune di Campo.

Chiunque può iscriversi per partecipare e

sperimentare con le parole, scrivendo quello che

vorrebbe raccontare e che con tecniche, che si

possono imparare, riuscirà poi a esprimere in un

primo componimento. Tenersi problemi e importanti

pensieri dentro, non bisogna. E non sempre è

disponibile un orecchio amico. A questo punto

ricordiamoci che anche un diario può essere un

valido ascoltatore.

A

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La nostra Storia Battaglia del Salicastro (IV° parte)

4. LA BATTAGLIA DI PROCCHIO i tratta dello scontro senz’altro più

importante dell’intera insorgenza elbana,

ma esso viene così «liquidato» da una

storiografa odierna. «I francesi sbarcarono

in forza ed ebbe luogo nell’isola una prolungata e

feroce guerriglia tra reparti francesi, inglesi, toscani

e borbonici, a cui si unì la plebe dell’isola,

probabilmente aizzata dal clero contro i francesi.

Presso Procchio i marcianesi riportarono una

vittoria sulle milizie repubblicane»: un rapido cenno,

nulla più. Ben diversa fu la realtà, che, seguendo le

memorie storiche di Vincenzo Mellini Ponçe de

Leon , è possibile far emergere dall’oblio. Il 10

giugno 1799, verso sera, sei bastimenti provenienti

dalla Corsica sbarcarono a Portoferraio, in mano ai

francesi e ai giacobini, truppe francesi fresche

ammontanti a circa 850 uomini. I napoletani si erano

ritirati a Porto Longone e gli elbani presidiavano

Procchio e i punti rilevanti del territorio. Dall’alto

delle grotte all’Annunziata chiudevano l’accesso alla

piazza fortificata di Portoferraio dal lato di terra, sì

«...da non lasciarvi uscire alcuno, senza correre il

rischio di rimanere ucciso o di essere fatto

prigioniero». I rinforzi francesi restavano così

bloccati all’interno della piazzaforte assediata. Gli

insorgenti avevano saputo da alcuni prigionieri di

possibili sbarchi francesi a Marina di Campo per

tentarne il saccheggio ed erano dunque in guardia

perché «... stavano in continuo timore di essere

aggrediti dai francesi». Un pericolo ancor più serio

però li minacciava: «...una parte della popolazione

di Marciana Marina, che manteneva segrete

corrispondenze coi giacobini di Portoferraio, si

mostrò disposta a entrare in trattative di pace coi

francesi», rischiando così di incrinare la compattezza

degli insorgenti. Ci furono, dunque, giorni di

trattative, con la richiesta di ostaggi da parte

francese, mentre questi tentavano di rompere il

blocco di Portoferraio. Ma i popolani di Marciana

Marina, convocati dal Governatore di Marciana e di

Poggio Antonio Sardi, «...ravvisando nella consegna

degli ostaggi un tranello per averli in piena balia, a

voti unanimi sdegnosamente la respinsero». Essi,

insieme agli insorgenti di Poggio, Sant’Ilario e San

Piero, ordinarono «... di far massa prima che

cadesse la notte, a Procchio, per ributtare una

possibile aggressione del nemico; e quest’ordine

venne eseguito subito con entusiasmo

indescrivibile». Alla fine i francesi ruppero l’assedio

di Portoferraio e iniziarono a muovere contro gli

insorgenti. Gli elbani ignoravano che in quei giorni

(13 giugno 1799) il cardinale Fabrizio Ruffo (1744-

1827) era entrato in Napoli alla testa dell’Armata

della Santa Fede cacciandone i francesi, e che questi

erano in una situazione generale di estrema

debolezza. Quando il 16 giugno videro i francesi «...

in numero di 1500 a 1700, formate in tre colonne,

con alla testa alcune guide prese a Portoferraio, a

bandiere spiegate ed a Tamburo battente», «...

aspettandosi un numero inferiore di nemici,

capirono che sarebbe stata una follia affrontarli a

campo aperto, e, quindi, silenziosamente lasciarono

Procchio, protetti dalle macchie e dalle

accidentalità del terreno e si disposero occupando le

posizioni più atte alla difesa, a impedirgli il passo

verso i loro paesi, determinati a vincere o a morire».

Arrivate alla piana di Procchio le tre colonne

francesi si diressero, rispettivamente, la prima, forte

di 450-500 uomini, verso i paesi di Campo; la

seconda, forte di 600-700 uomini, verso Poggio e

Marciana; la terza infine, con un effettivo di 450-500

uomini, verso Marciana Marina. La popolazione,

terrorizzata dall’avanzata dei francesi, che era

evidente marciassero in direzione dei tre paesi per

sottometterli con le armi e con la violenza, si rifugiò

sui monti, mentre tutti gli uomini e i giovani validi

furono chiamati a raccolta al suono delle campane a

stormo e delle tufe per raggiungere chi si era già

mobilitato: chi, forse comprato dall’oro nemico,

voleva arrendersi, veniva isolato. La prima colonna

francese, arrivata alle Piane del Solicastro, nella

piana di Marina di Campo, fu assalita dai campesi e

dagli abitanti di Capoliveri «...che sbucarono dalle

boscaglie circostanti ..., l’assalirono ferocemente di

fronte, ai fianchi e alle spalle e la costrinsero

affermarsi, in poco tempo la sgominarono e la

travolsero in fuga verso Procchio». Vi è qui un

contrasto fra lo storico filo-giacobino Giuseppe

Ninci e il legittimista Vincenzo Mellini Ponçe de

Leon: il primo asserisce che le guide reclutate dai

francesi, essendo dalla parte degli insorgenti,

avrebbero favorito questi ultimi, mentre il secondo,

invece, sostiene che «sventuratamente per i francesi

le prime a cadere furono le guide, a tal che trovatisi

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disordinati in quel labirinto di viottoli frastagliati da

macchie, e da fossati e non sapeva più ove dirigersi,

furono in breve tempo quasi tutti o uccisi o fatti

prigionieri». «Coloro che più si distinsero in questo

fatto d’armi furono, stando alla tradizione, un

Francesco Magi, detto Francescone e Giovan

Domenico Nuti, ambedue di Sant’Ilario. Il primo

dotato di una forza erculea e di un coraggio a tutta

prova, non lasciò mai le prime file: fu sempre nel più

folto della mischia a incuorare i suoi e quantunque

bersagliato più che gli altri, per la sua alta statura e

per il berretto rosso che portava, dal fuoco nemico,

uscì incolume da quello scontro: lo che venne

attribuito a miracolo e ne fu fatto un quadro votivo

che ancora si conserva, nel quale venne raffigurato,

col berretto frigio in capo, in atto di fulminare il

nemico col suo archibugio. Il secondo che ancor lui

aveva fatto prodigi di valore; sul finire del

combattimento, nonostante che fosse affranto dalla

sin’allora sostenuta; pure desiderando di mandare

un’ultima palla ai fuggitivi; mentre, caricato dietro

uno scoglio l’archibugio, si faceva avanti,

scuoprendosi, per assestare il tiro, colpito da un

proiettile nemico, cadde fulminato al suolo,

suggellando col suo sangue la vittoria». La seconda

colonna marciava con sicurezza, convinta che gli

insorti di Poggio e Marciana fossero ancora

impegnati nel blocco di Portoferraio, ma quando

giunse «...ai magazzini pogginchi in Consummella fu

accolta da un fuoco di moschetteria, così ben

nutrito, così ben diretto così micidiale, sostenuto da

bersaglieri invisibili, perché nascosti dalle

boscaglie, dai muri a secco e dagli scogli che

rendevano quel terreno quasi impraticabile, che la

costrinse ad indietreggiare sino al punto di partenza

per riordinarsi». La terza colonna poi, «pervenuta

sino al Bagno, ove era l’arsenale della Tonnara;

mentre credeva di continuare senza ostacoli la via

per Marciana Marina, giacché riteneva che i

pogginchi e i marcianesi fossero impegnati colla

seconda; si vide tutto a un tratto sbarrata la strada

da un reparto di essi che l’avvilupparono in un

cerchio di fuoco, ed ancor essa indietreggiò,

inseguita dal nemico, verso Procchio». Intanto i

campesi, sbaragliati i francesi e sentito il rumore del

combattimento presso Procchio, si divisero in due

gruppi, il primo, «...tutti giovani dalle scarpe

leggere, con una marcia rapidissima, per viottoli da

essi solo conosciuti», raggiunse il luogo della

Lamaia, sopra il Golfo della Biodola, al centro della

costa settentrionale dell’isola, per chiudere da quel

lato la ritirata dei francesi. L’altra, formata dagli

uomini adulti, «...al suono formidabile delle tufe e

dei tamburi, emettendo grida di vittoria, corse a

Procchio ad assalire sul fianco sinistro il nemico»

che stava cercando di riordinarsi. «Impegnatosi un

fuoco micidiale su tutta la linea da ambo le parti; i

francesi, stretti da due lati, cominciarono a piegare

ed una porzione di essi si ritrasse, in buon ordine,

verso la spiaggia di Procchio, ove erano giunte in

loro soccorso due bombarde, colla speranza di

salvarsi sulle molte barchette rimorchiate da queste:

e l’altra, visto libero lo stradale per Portoferraio,

credendo più agevole salvarsi per la via di terra che

per quella di mare, vi si gettò a tutta corsa. Se non

che giunta alla Lamaia, escirono dall’imboscata i

capoliveresi ed i santilariesi a chiuderle il passo e

cominciarono da quelle boscaglie, che ancora

oggidì ingombrano quella località, un fuoco così

vivo che la costrinsero a gettarsi a rompicollo verso

la spiaggia della Biodola, ove parecchi poterono a

stento salvarsi nelle barchette mandate in loro aiuto.

I marcianesi e i pogginchi, resi più audaci per la

doppia vittoria dei campesi, al suono delle tufe, i

reboati delle quali erano ripetuti dagli echi dei colli

e delle vallate dei dintorni, fecero un nuovo sforzo:

si gettarono animosi sul nemico; lo sgominarono e

lo costrinsero a fuga precipitosa verso la spiaggia,

alla quale erano già approdate alcune barchette,

mandate dalle bombarde a salvarlo. Quivi appunto

non trovarono scampo e vi seguì la strage maggiore,

aumentata dal fuoco a mitraglia delle bombarde.

Molti soldati francesi, incalzati dagli elbani,

gettando via le armi, si slanciarono in mare: alcuni

annegarono prima di giungere alle barche; ed altri

montati in troppo numero in una scialuppa, perirono

miseramente nelle onde, essendo questa colata a

fondo per il carico soverchio. Oltre gli uccisi ed i

feriti nelle macchie e nei fossi al Salicastro, a Re di

Noce ed alla Lamaia e non contando gli annegati, si

numerarono circa 240 cadaveri sulla spiaggia di

Procchio e vennero fatti 120 prigionieri, compresi

cinque uffiziali; oltre una grande quantità d’armi

cadute in potere dei vincitori. A confessione degli

stessi francesi le perdite da essi fatte in quella

giornata, sommarono da 400 a 500 uomini tra morti

e feriti e sarebbero state di gran lunga maggiori, se

la mitraglia delle bombarde non avesse tenuto

indietro la massa degli elbani: parecchi dei quali

non si peritarono di gettarsi in mare ed inseguire il

nemico. Anche gli elbani ebbero morti e feriti, ma le

memorie dell’epoca non ne determinarono il

numero» (fine IV° parte)

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Lettere al Direttore

Caro Patrizio, La polemica in corso a Portoferraio sull’intitolazione della piazzetta Pietro Gori

/ Dott.Ageno mi fa ricordare il mio caro zio Petri Stefanino (1875-1965), nonno di Imperia e Pier Luigi e fratello

di mia nonna paterna Clementina, il quale mi raccontava spesso di aver assistito alle “Orazioni” dell’anarchico

Pietro Gori (1865-1911) quando da Sant’Ilario veniva a San Piero e, per declamarle, saliva sul muretto sotto “il

Cantone”. Ne fu così affascinato da cominciare a leggere un libro dopo l’altro tanto da crearsi una notoria cultura

vastissima ed insaziabile fino alla morte, da ateo, con la Bibbia sul comodino. Ricordo in particolare quando,

avrò avuto 9/10 anni e mi trovavo a letto per l’influenza, mi venne a trovare e, dopo avermi illustrato a lungo gli

ultimi libri letti e la sua vita, alla mia conseguente domanda <<zio perché non credete?>> (all’epoca si dava

ancora del Voi alle persone anziane) mi rispose pacatamente <<sarebbe troppo facile credere!>> e ad una

seconda <<zio perché non Vi siete mai occupato attivamente di politica?>> replicò sempre prontamente

<<bisognerebbe fare troppi compromessi ed io non ci sono portato!>>. Non ci fu bisogno di ulteriori spiegazioni

perché capii subito, sebbene fossi un bambino, che si trattava di una risposta frutto di un profondo meditato

convincimento e, al di là di una condivisione o meno, l’ho sempre considerata una lezione da non scordare

proveniente da un uomo il quale, da semplice contadino, aveva raggiunto – proprio attraverso la cultura – una

piena e autonoma libertà di pensiero e di azione costituendo un esempio di serietà e coerenza (questo in fondo era

stato l’insegnamento di Pietro Gori). In un momento in cui si assiste, per convenienza, al cambiamento di

opinione in un “batti baleno” (ma forse oggi ci sono poche idee e troppi slogan) sarebbe opportuno che tutti

riflettessero sull’insegnamento del mio caro zio Stefanino. Ciao, Fernando B.

Carissimo Fernando, È sempre un piacere ricevere le tue preziose note. Anch’io ho conosciuto

il tuo zio Stefanino che ricordo con nostalgia e simpatia come un uomo fiero e gentile e che il

mio babbo, e anche il mio nonno, mi indicavano con ammirazione come un uomo colto e

assetato di sempre nuove e maggiori conoscenze, un agricoltore nobile d’animo e aristocratico

nel senso etimologico della parola. Ricordo che ogni volta che lo incontravo lo salutavo

rispettosamente ed egli mi rispondeva ogni volta con sincera cordialità. È stato una persona che rende a

tutt’oggi onore al Paese e che ci da’ la misura di quanto valore siamo deficienti oggi che tutti si ammantano di

presunzione. Sono certo che, anche se non credente a parole, il suo nobile animo non poté mai essere troppo

lontano da Dio. A margine voglio osservare in maniera critica come sia concettualmente sbagliato dedicare una

piazza già intitolata a un prestigioso protagonista della storia elbana, quale fu Pietro Gori, al dottor Ageno, di

cui ho sempre nutrito una schietta stima sia come uomo che come collega, cui potrebbe essere intitolato, senza

difficoltà, qualsiasi altro spazio pubblico. Purtroppo, però, ancora dobbiamo prendere atto dell’antistoricità che

caratterizza l’intera politica italiana e la miserrima ambizione culturale di quella nostrana in particolare.

Nel giorno in cui nella nostra Isola si celebra l’avvento della Primavera in mare (21 Febbraio) è sbocciato per San Piero un fiore colorato di rosa: è nata Diana per la gioia della mamma Elisa e del babbo Gian Luca Perìa. Auguriamo alla piccola “dea della caccia” una vita lunga, libera come gli spiriti del bosco, ricca dei delicati e decisi profumi del mirto e dei lentischi. Ci complimentiamo con i genitori e estendiamo i più fervidi auguri ai nonni materni Antonella e Lamberto Dini, alla nonna paterna Mirella, allo zio materno Luca e a quello paterno Federico.

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L’Angolo di Esculapio ‘Ασκληπιός Il Sampierese III/18

Il numero chiuso d’ingresso alla facoltà di Medicina è limitazione di libertà e del diritto

allo studio e un pericoloso attentato alla sanità pubblica Tratto da un articolo di Luca Paolucci, studente di medicina, rilevato su Unternet

i recente nelle Università italiane si sono

svolti i test d’ingresso alle facoltà di

Medicina in virtù dei quali hanno accettato

nuovi 9100 studenti di medicina e 908 di

odontoiatria. Rispetto agli anni precedenti i posti

sono diminuiti mentre i candidati sono aumentati:

praticamente quest’anno verrà ammesso circa il 15%

degli studenti, mentre i restanti avranno contribuito,

con la tassa di accesso alla prova, a rimpinguare le

casse degli atenei. Il numero chiuso nella facoltà di

medicina viene giustificato molto spesso con

l’assunto per cui in Italia esisterebbero troppi

medici. Ma è davvero così? Il numero chiuso nasce

nel 1999 durante il governo D’Alema, a opera del

ministro dell’università e della ricerca scientifica

Ortensio Zecchino. Questa legge rappresentò un

adeguamento dovuto da parte del governo italiano

alla normativa CEE, emanata 6 anni prima dalla

Comunità Economica Europea (CEE). Con questa

disposizione, l’Unione Europea di fatto richiedeva

che i paesi membri attuassero tutte le procedure

volte a favorire la circolazione dei medici. Ancora

oggi ci viene propinata la tesi banale che non tutti

possono fare il medico. Come se la nostra

generazione avesse avuto la maledetta sfortuna di

formarsi in un periodo in cui non c’è più bisogni di

dottori, perché ci bastano quelli che abbiamo. Ciò

indurrebbe a supporre l’esistenza di una forma di

programmazione nazionale che regoli gli accessi alle

facoltà di medicina valutando annualmente le

effettive necessità del S.S.N. Ma tutto questo è pura

scusa. La stessa legge che introdusse il numero

chiuso riporta quali devono essere gli indicatori che

regolino la quantità di studenti ammissibili, e sono

tre: a) numero di posti nelle aule; b) numero di

tirocini e attività obbligatorie previste

dall’ordinamento; c) capacità organizzative degli

atenei. Non si parla di programmazione sanitaria,

non si parla di ricambio generazionale dei medici. Si

parla esclusivamente della capacità di assorbire gli

studenti nelle strutture; un discorso del pari

irricevibile, perché al contrario si dovrebbe parlare

di investimenti e ampiamenti strutturali laddove

necessari. Ma a smentire questo fantomatico

accumulo di dottori sono i numeri reali. Secondo

rilievi ufficiali dell’ottobre scorso, in Italia nel 2004

vi erano 115.206 medici, di cui il 17,4% con più di

55 anni. Dopo 10 anni, nel 2014, i medici erano

112.742 con un calo di circa 3.000 unità. Oltre

all’effettivo calo dei medici, quello che colpisce è il

dato dell’età: al 2014 il 48,9% è over55. Quello che

sta succedendo è che l’immissione da parte delle

università di nuovi medici non copre quelli che

stanno andando in pensione, con un saldo negativo e

l’invecchiamento della popolazione medica. Questo

trend tra l’altro è in aumento con una perdita annuale

di circa 800 medici. Questi sono dati che nella

grande maggioranza dei casi provengono dalla

ragioneria di Stato, e quindi sono noti al Ministero

della Sanità. È sempre più evidente che allora lo

scopo del numero chiuso non è garantire il giusto

apporto di medici nei nostri ospedali, ma sembra

piuttosto votato alla riduzione dei professionisti della

salute, nell’ottica di favorire la privatizzare e

svendere il Sistema Sanitario. Quello che emerge da

questi dati è che la sanità pubblica è sotto attacco e

che il numero chiuso così come implementato è uno

strumento coerente, sicuramente non l’unico, di

politiche volte a regalare la salute dei cittadini

all’interesse dei privati. La privatizzazione crescente

del sistema sanitario, che passa anche attraverso la

dequalificazione della sanità pubblica, è volontà

esplicita di tutti i governi degli ultimi decenni e ha le

proprie radici nelle direttive della stessa Unione

Europea. Per questa ragione la lotta contro il numero

chiuso oggi è sì una lotta per il diritto allo studio,

contro un’università sempre più inaccessibile a chi

non può permettersela, in cui la selezione di classe

viene giustificata con lo slogan del “merito”. Ma è

anche una lotta in difesa della sanità pubblica, cioè

per la difesa di un diritto inalienabile, che è quello

alla salute.

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Il Canto di Apollo Il Sampierese III /18

"PICCOLE PAROLE!" (Veronica Giusti)

Una piccola parola...

può scaldare il cuore..

e trasformare un broncio...

in un lucente sorriso...

Una piccola parola...

può esser dono d'amore...

e illuminare di speranza l'anima..

Mensile di attualità, costume e politica del territorio di Campo nell’Elba.

Direttore responsabile :

Direttore esecutivo: Patrizio Olivi

Redattore: Vito Giudice

Responsabile della Distribuzione: Vittorio Mauro Mazzei

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Livorno il 27 febbraio 2004, n. 6 Stampato in proprio:15 2,150

copie ; disponibile sul web : www.sanpiero.com/nuova_pagina_1.htm

Hanno collaborato a questo numero: F. Bontempelli, S. Calderara, F. Carpinacci, G.M. Gentini, V. Giusti, V.M.

Mazzei E. Rodder, A. Simone.

Per le lettere al giornale, e-mail:[email protected]