Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

16
di MARIUCCIA CIOTTA ●●●Macchina desiderante, il cinema come un corpo nuovo che dà la vertigine, doppio soprannaturale, «seconda nascita dell'umanità» come disse Jack London che insieme ai suoi contemporanei, divi della parola scritta, vide sorgere sullo schermo le prime immagini in movimento. Ed è sempre la «prima volta» dalla fine dell'Ottocento in poi, dal film di un solo rullo alla nascita del lungometraggio, cento anni fa, quando la testa gigantesca di Mary Pickford seminò il panico in una sala di Hollywood e una spettatrice disgustata affermò di aver visto «le persone fatte a pezzi», mani, piedi, volto, «niente era al suo posto». Un Automa assemblato per penetrare nell'inconscio ed estrarre materia volatile, creatura ibrida nata dalla fusione tra l'essere vivente e la sua ombra, già cyborg prima di Metropolis. Ed è al cinema che Martin Scorsese ha dedicato il suo ultimo film meraviglioso Hugo Cabret (in Italia dal 3 febbraio), Golden Globe per la migliore regia, festa in onore di Georges Méliès, il pioniere dimenticato (le sue pellicole al nitrato d'argento saranno liquefatte per costruire tacchi di scarpe) e tornato protagonista con il suo Viaggio sulla luna in un final cut ideale. Maestro di ogni trucco mirabolante, il regista francese aveva colorato la pellicola fotogramma per fotogramma, catapultato un razzo nell'occhio del satellite, provocato apparizioni e scomparse fino all'ultimo effetto speciale possibile in quel 1902. Ora Scorsese lo ha «restaurato», in linea con la sua World Cinema Foundation, regalandogli la magia suprema. Méliès in 3D. Con il suo robot-cinema, bambola meccanica che apre la scatola del mai visto, Hugo Cabret è un film per bambini, per tutti gli spettatori della «prima volta» che urleranno sorpresi come all'arrivo del treno nella stazione di La Ciotat, anno 1896. E se il cinema traccia la nostra storia, l'opera di Scorsese indica il fascio di pulviscolo che ci accompagna e intima al presente di ricordare, di inventare nuovi desideri, mentre all'opposto, superpremiato (dai Golden Globe diritto all'Oscar) un altro titolo pretende il tributo all'epoca del muto, parodia in bianco e nero, collezione di gag tanto per rimescolare «vecchi film» dagli anni Dieci ai Quaranta. The Artist, specchio deformante non solo di ieri, Hugo Cabret, prisma luminoso per ritrovare la capacità di vedere. LA RIVOLUZIONE IN EDICOLA FRIGIDAIRE n.240 IL NUOVO MALE n.4 16 pagine tabloid a colori, 2,50 24 pagine tabloid a colori, 3,00 Direttore Vincenzo Sparagna satira, politica, arte, fumetti, reportage, avventure, idee 2 MENSILI INIMITABILI www.frigolandia.eu COMPRATECI! NON CI VENDEREMO MAI CINEMA Ritorno al futuro. Scorsese in «Hugo» festeggia Méliès, pioniere perduto MUSICA » ARTI » OZIO SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE «IL MANIFESTO» SABATO 21 GENNAIO 2012 ANNO 15 N 3 .

description

Alias il manifesto

Transcript of Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

Page 1: Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

di MARIUCCIA CIOTTA

●●●Macchina desiderante, ilcinema come un corpo nuovo chedà la vertigine, doppiosoprannaturale, «seconda nascitadell'umanità» come disse JackLondon che insieme ai suoicontemporanei, divi della parolascritta, vide sorgere sullo schermo leprime immagini in movimento. Edè sempre la «prima volta» dalla finedell'Ottocento in poi, dal film di unsolo rullo alla nascita dellungometraggio, cento anni fa,quando la testa gigantesca di MaryPickford seminò il panico in unasala di Hollywood e una spettatricedisgustata affermò di aver visto «lepersone fatte a pezzi», mani, piedi,volto, «niente era al suo posto». UnAutoma assemblato per penetrarenell'inconscio ed estrarre materiavolatile, creatura ibrida nata dalla

fusione tra l'essere vivente e la suaombra, già cyborg prima diMetropolis. Ed è al cinema cheMartin Scorsese ha dedicato il suoultimo film meraviglioso HugoCabret (in Italia dal 3 febbraio),Golden Globe per la migliore regia,festa in onore di Georges Méliès, ilpioniere dimenticato (le suepellicole al nitrato d'argentosaranno liquefatte per costruiretacchi di scarpe) e tornatoprotagonista con il suo Viaggio sullaluna in un final cut ideale. Maestrodi ogni trucco mirabolante, il registafrancese aveva colorato la pellicolafotogramma per fotogramma,catapultato un razzo nell'occhio delsatellite, provocato apparizioni escomparse fino all'ultimo effettospeciale possibile in quel 1902. OraScorsese lo ha «restaurato», in lineacon la sua World CinemaFoundation, regalandogli la magia

suprema. Méliès in 3D.Con il suo robot-cinema,

bambola meccanica che apre lascatola del mai visto, Hugo Cabret èun film per bambini, per tutti glispettatori della «prima volta» cheurleranno sorpresi come all'arrivodel treno nella stazione di La Ciotat,anno 1896. E se il cinema traccia lanostra storia, l'opera di Scorseseindica il fascio di pulviscolo che ciaccompagna e intima al presente diricordare, di inventare nuovidesideri, mentre all'opposto,superpremiato (dai Golden Globediritto all'Oscar) un altro titolopretende il tributo all'epoca delmuto, parodia in bianco e nero,collezione di gag tanto perrimescolare «vecchi film» dagli anniDieci ai Quaranta. The Artist,specchio deformante non solo diieri, Hugo Cabret, prisma luminosoper ritrovare la capacità di vedere.

LA RIVOLUZIONE IN EDICOLA

FRIGIDAIRE n.240

IL NUOVO MALE n.416 pagine tabloid a colori, € 2,50

24 pagine tabloid a colori, € 3,00

Direttore Vincenzo Sparagna

satira, politica, arte,fumetti, reportage,

avventure, idee

2 MENSILI INIMITABILI

www.frigolandia.euCOMPRATECI! NON CI VENDEREMO MAI

CINEMA

Ritorno al futuro.Scorsese in «Hugo»festeggia Méliès,pioniere perduto

MUSICA » ARTI » OZIO

SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE «IL MANIFESTO» SABATO 21 GENNAIO 2012 ANNO 15 N 3 .

Page 2: Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

(2) ALIAS21 GENNAIO 2012

I SEGRETI DELLA SETTIMANA

Buon compleanno,vecchia signora

80 ANNI

RIGORE MATEMATICOLa Settimana cataloga, attraverso numeri progressivi, tutti i suoiquesiti e tutte le sue voci. La cifra che compare sulle parole crociatedella prima pagina, in alto a sinistra, indica il numero complessivo deigiochi pubblicati. Fino al 1995, la numerazione continuava nellepagine interne. A partire dal 1995, i giochi interni vengonocontrassegnati da un numero composto come segue: le prime duecifre corrispondono alle ultime due del numero della rivista, le altredal numero d’ordine che quel gioco ha nella rivista, con uno zeroriempitivo per i primi nove.

Il 23 gennaio 1932 nasceva«La Settimana enigmistica», inventataa Milano da Giorgio Sisini di Sorso,già Conte di Sant’Andrea...

di LUCIANO DEL SETTE

●●●Ottant’anni fa, 23 gennaio1932, primo decennio dell’Italiafascista. Lo stipendio di un operaioammonta a 300 lire, quello di unimpiegato tra le 300 e le 600, undirigente riscuote l’ambito salario dilire mille, che Gilberto Mazzi, nel1939, metterà in musica con Sepotessi avere mille lire al mese, sognoeconomico piccolo borghese. Ilconto della spesa è di una lira e 73centesimi per il pane, 80 centesimiper il latte, un paio di lire per unchilo di pasta. Un pollo, autenticolusso, costa dieci lire. Piccoli vizicome il caffè al tavolino di un bar sipagano 2 lire e cinquanta; un postoal cinema, una lira in meno. Letrasgressioni amorose comportanomulte severe comminate dalmoralismo di regime: 10 lire se baciin pubblico la fidanzata e persino lamoglie. Così va la vita anche quel 23gennaio 1932, ottant’anni fa,quando, chi abitualmente fa sostaall’edicola per acquistare unquotidiano, si sente apostrofare dalgiornalaio, «Guardi cosa è uscito!»,oppure nota, tra le altre messe in filasulle rastrelliere, una nuova rivistache ha in copertina un cruciverbacon il ritratto di Lupe Vélez, starmessicana di Hollywood. Sedicipagine, cinquanta centesimi, giornodi uscita il sabato, si chiama Lasettimana enigmistica, sottotitolo«periodico di giochi, enigmi, parolecrociate, scacchi, dama, bridge,sciarade, ecc.». L’ha inventata, aMilano, nella redazione di piazzaCinque Giornate, il nobiluomoGiorgio Sisini di Sorso, già Conte diSant’Andrea, che la dirigerà fino allasua morte, il 21 giugno 1972. Glisuccederanno alla direzione Raoulde Giusti, e poi un discendente dellafamiglia, Francesco Baggi Sisini. Ilsuccesso è immediato, la Settimanadiventa appuntamento fisso perdecine di migliaia di enigmisti inerba o navigati. Ogni tentativo discimmiottarla si rivelerà vano, esulla prima pagina, in alto, annidopo, compariranno a turno dueorgogliose dichiarazioni: «La rivistache vanta innumerevoli tentativid’imitazione», «La rivista dienigmistica prima per fondazione eper diffusione». Le pagineaumenteranno, fino a divenire lequarantotto che ancora oggicontinuano a scandire la sequenza

di parole crociate, giochi enigmisticivariamente complicati (alcuni apremi), quesiti basati sulla logicamatematica, rebus, quiz polizieschi(Proteus, Il signor Brando inSuspense!) e legali (Se voi foste ilgiudice), le domande di culturadell’edipeo enciclopedico, aneddotie barzellette, rubriche per i piccolilettori.

Ligia fin dalla nascita alla regola dinon accettare alcuna pubblicità, laSettimana si limita tuttora ariprodurre le immagini dei premi inpalio per giochi quali «Il quesito conla Susi» e «Il corvo parlante».Bisognerà aspettare il 1995 perché ilcolore faccia la sua comparsa,interrompendo l’egemonia delbianco e nero, comunque conmisura. Cambia, poi, anche il giornodi uscita. Dal sabato si passa alvenerdì, e infine al giovedì. Gli

inevitabili compromessi richiesti daiTempi Moderni impongono un sitointernet. Ed ecco, allora,Aenigmatica. Il Sudoku impazza. Vabene, ma a patto di essere i miglioricon Mondo Sudoku. Arrivano anchegli spot radiofonici e televisivi. Il 31luglio 2010, numero 4088, si infrangeun mito, quello dell’infallibilità. Airedattori, più maniaci che puntigliosinel leggere e rileggere le pagine,scappa un refuso, il primo dasettantotto anni. Nella barzellettadell’ultima pagina, la didascaliarecita «possono testimoniano»,anziché «possono testimoniare».Inutile dire che la svista fa il giro ditutti i blog, finisce nei notiziari tv,trova ampia eco sui giornali. Equesto non fa altro che confermarela celebrità della Settimana, ungigante in termini di vendite, tra leottocentomila e il milione di copie

ogni numero, cui soltanto FamigliaCristiana tiene testa. Ma per ilperiodico fondato dal Cavalier (e altrititoli a seguire) Giorgio, le parrocchiesono le edicole: nelle città, nei paesi,nell’unica rivendita di giornali di unborgo, nelle stazioni ferroviarie, negliaeroporti. Il giovedì, la pila dellaSettimana è in bella vista, a farsibeffe persino dei giornali dipettegolezzi più diffusi. E se arrivi ilpomeriggio, dovrai aspettare ilgiorno dopo per farla tua.Conservatrice, e involontariamentedemocratica, la Settimana. Bastamettersi su un treno per averneprova. Durante un giro lungo ivagoni, la si vede sul tavolino che stadi fronte a un’anziana signoraarmata di matita e gomma percancellare, a un giovane con l’ipodnelle orecchie, a un uomo di affariche provvisoriamente si astiene dagli

impegni di lavoro, a un capotrenoche ci si tuffa dentro fra una stazionee l’altra. Buon compleanno, vecchiasignora nata con una faccia un po’triste, che ci hai fatto combatterecon le diaboliche definizioni delleparole crociate a schema libero diPiero Bartezzaghi e GiancarloBrighenti, che ci fai dannare percolpire il centro enigmistico delBersaglio, che ci sorprendi abalbettare a mezza voce la soluzionedi un rebus, che ci spremi gli occhi

con «Aguzzate la vista», che hai fattodella Susi con il suo quesito unaDorian Gray in pantaloni neri emaglietta a righe, che non sei mairiuscita a farci ridere davvero con letue barzellette, che ci mandi in paesimediamente orribili con «Una gitaa…», che ci hai interrogato benprima di Lascia o Raddoppia condomande astruse da vecchioprofessore di liceo. Buoncompleanno, vecchia signora. Econtinua così.

CONSERVATRICEE DEMOCRATICA

UN GIOCO DI ENNIO PERES

PREPARAZIONEProcuratevi alcuni fascicoli de La Settimana Enigmistica, accertandovi chepossiedano copertine di diversa impostazione.

MODALITÀ DI ESECUZIONE1. Invitate uno spettatore a scegliere uno di questi fascicoli, senza farvelovedere.2. Fatevi comunicare il numero di edizione di tale fascicolo.3. Entro pochissimi secondi, sarete in grado di individuare quattro elementifondamentali della relativa copertina:

- il colore;- la posizione della foto inserita nel cruciverba;- il sesso del personaggio raffigurato in tale foto;- la dicitura posta sopra la testata.

ACCORGIMENTI DA SEGUIRE●●●Per individuare il colore della copertina, dovete dividere per 3 ilnumero di edizione (o, più rapidamente, la somma delle sue cifre) e, in baseal resto ottenuto, tener conto delle seguenti associazioni: 0=rosso; 1=blu;2=verde. — Ad esempio, se il numero di edizione è: 4033, potete desumereche il colore della copertina è blu, dato che: 4+0+3+3 = 10 e: 10/3 = 3 colresto di 1.●●●Per individuare la posizione della foto, dovete dividere il numero diedizione per 4 (o, più rapidamente, le sue ultime due cifre) e, in base alresto ottenuto, tener conto delle seguenti associazioni: 0=in alto a sinistra;1=in alto a destra; 2=in basso a destra; 3=in basso a sinistra. — Ad esempio,se il numero di edizione è ancora: 4033, potete desumere che la foto èposizionata in alto a destra, dato che le ultime due cifre di 4033 sono: 33 eche 33/4 = 8 col resto di 1.●●●Per individuare il sesso del personaggio raffigurato in copertina,dovete osservare il numero di edizione: se è pari, si tratta di un uomo; se èdispari, di una donna. — Ad esempio, se il numero di edizione è ancora:4033, potete desumere che il personaggio raffigurato nella foto è una donna,dato che il numero in questione è dispari.●●●Anche per individuare la dicitura posta sopra la testata, doveteosservare il numero di edizione: se è pari, si tratta di: «La rivista che vantainnumerevoli tentativi di imitazione»; se è dispari, si tratta di: «La rivista dienigmistica prima per fondazione e diffusione». — Ad esempio, se il numerodi edizione è ancora: 4033, potete desumere che la dicitura posta sopra latestata è: «La rivista di enigmistica prima per fondazione e diffusione», datoche il numero in questione è dispari.

Come si può notare, osservando la riproduzione della copertina delfascicolo numero 4033 (foto sopra, il colore è il blu), i particolariprecedentemente individuati sono assolutamente esatti.

(La spegazione del trucco sarà pubblicata su Alias del 28 gennaio)

ANNIVERSARI

Page 3: Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

(3)ALIAS21 GENNAIO 2012

GERENZA

ARTE

Tra i rebus surrealisti di Magrittee in tutte le piazze di De Chirico

di L.D.S.

●●●Finalmente il «sì». Dall'altraparte del filo telefonico, 130chilometri fra Torino e Milano, lavoce di Piero Bartezzaghi usa tonipacati e gentili per dirmi che potròvarcare la soglia della SettimanaEnigmistica. Ci sono volute moltetelefonate e un po’ di insistenza perarrivare al traguardo. Ma, forse, ciòche più ha contato è quel nome, Ilmanifesto, che aveva subitosuscitato curiosità in Bartezzaghi.«Come mai il nostro giornale viinteressa?». E io a spiegargli di unpopolo italiano fatto di viaggiatoriferroviari, sedentari in poltrona,mamme in attesa, insospettabiliprofessionisti: tutti ostinatamentefedeli al rito del venerdì, giorno diuscita della Settimana*. «Va bene,l'aspetto», acconsente Bartezzaghi,affrettandosi ad aggiungere chetante difficoltà da superare nonvanno addebitate a una suapersonale forma di snobismo, a unatteggiamento divistico. Rientranonel costume «storico» dellaSettimana: signora schiva, sdegnosadi ogni forma di pubblicità acominciare da quella tabellare. Sonopassati due anni dai colloqui, allaredazione. L’idea era nata per unapagina del Domenicale, confessoche ho difficoltà a ricordare perchénon si concretizzò. Ma poi, eccolariaffacciarsi poche settimane fa: laSettimana compie tremila numeri.Ma a imporsi è la notizia che PieroBartezzaghi, a qualche giorno didistanza da quel traguardo, eraarrivato al suo traguardo finale. Ipiccoli enigmisti si sono trovati prividi un amico-nemico che nelle sue«Parole crociate a schema libero»induceva a tirar tardi cercando dirisolvere le definizioni dotte, oppurenascoste nel sorriso di uncalambour sottinteso da tre puntini.

Palazzo Vittoria: ascensori, unportiere compito, dietro una portad’ingresso la reception e unasignorina che, prescindendo dall’etàanagrafica, è in perfetta sintonia conlo spirito del «Periodico fondato ediretto per 41 anni dal Cavaliere delLavoro Gr. Uff. Dott. Ing. GiorgioSisini Conte di Sant'Andrea» (cosi siscrive a pagina 48 e ultima). Il bustodel suddetto Sisini, scultoreo nellasua pietra e nell’ufficialità dei suoititoli, vigila sull’attesa in sala-ospiti.Bartezzaghi arriva (da dove?), agile

come i suoi cruciverba, nascostocome i tanti pseudonimi che usaper esercitare la sua scienza in ognipagina. Si sottrae all’intervista epresenta quello che saràl’interlocutore: Alessandro, giovanebiondo chiomato, al terzo posto perdifficoltà di schemi liberi crociati.«Ma con Lei non posso parlare?»,chiedo un po’deluso. Piero sorride econferma di nuovo, davvero, la suaestraneità al ruolo di divo:«Alessandro fa parte delle nuoveleve, eppure ci conosce bene. Sapràspiegarle la Settimana assai megliodi me che ci vivo da sempre».Scompare, lasciando il ricordo di unsignore in giacca e cravatta fuor diappariscenza. Alessandro, il nomenegli schemi liberi è fra parentesi enon si sa se corrisponda a quellovero, ha voglia di parlare. Domando:sempre la stessa e sempre diversa?Risponde: «È difficile da credere, maogni volta che abbiamo apportatocambiamenti a qualche sezionedella Settimana ci sono arrivate leproteste dei lettori. C’è un rapportodi affezione che impedisce, e parlodi giovani e di anziani, modifiche oripensamenti in forma esteriore e dicontenuti. Prenda i rebus. Lei dicevache i disegni sono tristi, ha ragione,ma l’enigmista è abituato adarrivare alla soluzione attraversocodici grafici precisi. Se glieli toglielo disorienta, lo offende in qualchemodo. E lo stesso vale per i quesitipolizieschi illustrati, ‘Se non lotrovate... ve lo diciamo noi’, ‘Ilbersaglio", il ‘Quesito con la Susy’.Le nostre piccole novità contanoormai molti anni: ‘Una gita a ...’,‘Strano ma vero’, ‘Perché’, chepremia secondo indici

modestamente rivalutati (15milalire, ndr) chi suggerisce unadomanda insolita, ‘Forse che sì,forse che no’, ‘Parole crociate arighe concatenate’, ‘L’aneddotocifrato’...».

Alessandro, un’occhiata dietroquelle porte chiuse, per conosceregli inventori di tutto questo e altroancora? Un sorriso dice tuttosull’impossibilità di veder realizzatoil desiderio. Ma chi e cosa sinasconde di tanto misterioso? Altrosorriso e poi la risposta: «Nessuno eniente di speciale. La Settimana èfatta cosi: non vuole occhiindiscreti». Perché? Altro sorriso,altro mistero che si aggiunge aquelli proposti ogni sette giorni:diaboliche ‘Parole senza schema’,‘Rebus stereoscopici’, ‘Quesiti per ipiccoli’, cioè infanti dotati di un Iooggettivamente superiore.Bartezzaghi com'è, come lavora, èimmerso in un mare dienciclopedie? Alessandro muta ilsorriso in un'espressione di rispetto.«È lui la sua enciclopedia.Distribuisce consonanti e vocalinello schema, poi le trasforma nelledefinizioni usando cultura efantasia. È un maestro, un grandemaestro». Mi piacerebbe saperequalcosa a proposito dellebarzellette: ‘Risate a denti stretti’,‘Spigolature’, ‘Antologia delBuonumore’, ‘Le vicende di Carlo eAlice’, versione italicadell'americano Andy Capp, ladoppia pagina ‘Per rinfrancar lospirito tra un enigma e l’altro’ con‘Le ultime parole famose’. Anche inquesto caso, il tempo sembra essersifermato: litigi coniugali, ritrattinilifestyle in odore made in Usa,suocere, pugili, uffici reclami aiGrandi Magazzini, il TeneroGiacomo che vi rimanda all'ultimapagina. Tutte vignette che solo dirado strappano alle labbra unaperto sorriso. Alessandro, magarisul filo di un equilibrismo tra la suagiovane età e quella agiata dellaSignora che rappresenta, parla dinuovo di una filosofia votata allatradizione: niente satira politica,solo qualche accenno (per carità,benevolo e sporadico!) ai frikkettoni(quanto tempo e passato!),all’inflazione vista in senso piccoloborghese. Vorrei azzardare con luil’ipotesi di un acquirenteconservatore. La contraddicel’immagine di quel pubblico cosìeterogeneo. Lui, Alessandro, sembraintuire. «Prenda il concorso ‘Questol'ho fatto io’ (disegni su uno spuntografico esilissimo, ndr). Ci arrivanovignette da gente di tutte le età e suogni tema possibile: riferimenti allaSettimana, fantasie di un’ingenuitàdisarmante, barzellette, rebus. C'èl'Italia, di ogni regione e di ogniclasse». Settimana Enigmistica comeEl Dorado. Stasera, due anni dopo,cercherò di risolvere uno degliultimi rompicapi lasciati in ereditàda Piero.

Mancheranno moltissimo a chi,ogni venerdì, chiedeva se era uscitaLa Settimana Enigmistica. E inrealtà avrebbe voluto chiedere seera già uscito Bartezzaghi.

* Nel 1989, la SettimanaEnigmistica usciva il venerdì. In

seguito, venne deciso di anticipare algiovedì il giorno di uscita

INTERVISTA ■ NELLA REDAZIONE DELLA RIVISTA

«La Settimanaè fatta così: non vuoleocchi indiscreti»

In copertina:Figurine Liebig serie «Lastoria dell’enigmistica», n.1793, Il rebus. Italia, anno1963

NOVE SETTIMANE, QUASI E MEZZOUna sola volta, il periodico fondato da Giorgio Sisini ha dovuto interrompere la suacadenza settimanale. L’increscioso fatto avvenne con il numero 694, del 14 luglio1945, che uscì due mesi e mezzo in ritardo. Chi, infatti, avrebbe trovato il tempoper fare le parole crociate in un’Italia appena liberata dal nazifascismo, e inun’Europa che soltanto il 9 maggio aveva decretato la fine del secondo conflittomondiale. Data al 15 luglio, la dichiarazione italiana di guerra al Giappone, con unatto del Consiglio dei Ministri presieduto da Ferruccio Parri. L’ambasciatoregiapponese lo rifiutò, poiché era puramente formale e di dubbia validità secondo itermini dell’Armistizio con gli Alleati.

ELEMENTARE, WATSONLa proposta di quesiti a sfondo poliziesco è da sempre una caratteristica della Settimananelle pagine che esulano dall’enigmistica pura. Molti sono stati e sono gli investigatori,ispettori, commissari, che si sono ritrovati, nel corso del tempo, alle prese con casi di variogenere: Rufus, Leo, Raf, Martin, Volponi, Pilade, il Commodoro, l’ispettore Bracco e oggil’ispettrice Bananas (nella foto). Particolarmente difficili da svelare i misteri proposti inSuspense! dal Poliedrico signor Brando. Partendo da un avvenimento a tinte gialle, occorrescoprirne la soluzione grazie agli indizi elencati alla voce «Sappiate che». C’è di chelambiccarsi il cervello. Totalmente incapace di risolvere anche i casi più palesi, era invecel’ispettore Malcivede. Ne ha preso il posto, con altrettanta goffaggine, l’agente Zero.

di ARIANNA DI GENOVA

●●●Alighiero Boetti si era divertito asdoppiare se stesso inventando ungemello solo nominale e applicava lamedesima pratica nel suo fare arte:«mettere ordine in certi disordini»,diceva elargendo rebus, enigmi e giochidi parole, compresi i cruciverba in stoffa,quei «mosaici» quadrati che divenivanoquasi delle pagine di diario, una voltadecifrate correttamente. In realtà, il suoera un divertissement: lungi, infatti, dalui l'idea che l'ars combinatoria cuifaceva ricorso con maestria potessemettere fine al caos creativo. Il mondoera e rimaneva per Boetti un fluidospecchio di geografie e identità varie, uncontenitore di germinazioni semiotiche eiconografiche. Gli indovinelli figurati poivantano una lunga storia popular che vadalle «ventarole» morali seicentesche aimotti dei volantini politicidell'’Ottocento, una storia che taglia iltraguardo del Novecento, accendendosidi umori d'avanguardia con i futuristi

fratelli Cangiullo ma attraversandoanche i mitici Sixties, con artisti qualiMambor e Tano Festa che nondisdegnarono di prelevare direttamentedalla Settimana Enigmistica alcunevignette disegnate per poi riprodurle inserie.

Enigmi in senso lato sono tutte lepiazze dechirichiane e altrettantomisteriose strade seguono gli «slogan»surrealisti dei quadri di René Magritte. Avolte, i suoi quadri sono dei veri e proprirebus visivi che necessitano – per essereinterpretati correttamente – di unaconoscenza approfondita della biografiadell'autore. Un gioco sopraffinodell'intelletto che richiede la complicitàdell'osservatore (come avviene nei giochienigmistici, dove la liaison è strettissimafra chi promuove e chi risolve) èrappresentato dal dipinto Les amants(1928). Qui, la persona che guardainquieta quell'opera così cupa devesapere che la madre di Magritte vennetrovata annegata, nel fiume Sambre, conla testa avvolta da una camicia da nottebianca. Solo così risolverà l'enigmaproposto, rimanendo in bilico frainconscio e consapevolezza. Allargandoancora un po' la lente per inquadrare irapporti fra arte e rebus ci si puòspingere fino al lettering dei graffitistispruzzato sui muri, le saracinesche e ivagoni delle metropolitane. Non sono uninvito alla lettura senza confinitipografici né griglie grafiche darispettare? E richiedono laconcentrazione del passante, sonoparole-attrazione, esattamente come iludici sentieri e labirinti di significatiinseriti negli albi dei giochi enigmistici.

Il Manifestodirettore responsabile:Norma Rangerivicedirettore:Angelo Mastrandrea

Alias a cura diRoberto Silvestri

Francesco Adinolfi(Ultrasuoni),Matteo Patrono(Ultrasport)con Massimo De Feo,Roberto Peciola,Silvana Silvestri

redazione:via A. Bargoni, 800153 - RomaInfo:ULTRAVISTAe ULTRASUONIfax 0668719573tel. 0668719549e 0668719545email:[email protected]:http://www.ilmanifesto.itimpaginazione:ab&c - Romatel. 0668308613ricerca iconografica:il manifesto

concessionaria di pubblicitá:Poster Pubblicità s.r.l.sede legale:via A. Bargoni, 8tel. 0668896911fax 0658179764e-mail:[email protected] Milanoviale Gran Sasso 220131 Milanotel. 02 4953339.2.3.4fax 02 49533395tariffe in euro delleinserzioni pubblicitarie:Pagina30.450,00 (320 x 455)Mezza pagina16.800,00 (319 x 198)Colonna11.085,00 (104 x 452)Piede di pagina7.058,00 (320 x 85)Quadrotto2.578,00 (104 x 85)posizioni speciali:Finestra prima pagina4.100,00 (65 x 88)IV copertina46.437,00 (320 x 455)

stampa:LITOSUD Srlvia Carlo Pesenti 130,RomaLITOSUD Srlvia Aldo Moro 4 20060Pessano con Bornago (Mi)

diffusione e contabilità,rivendite e abbonamenti:REDS Rete Europeadistribuzione e servizi:viale BastioniMichelangelo 5/a00192 Romatel. 0639745482Fax. 0639762130abbonamento ad Alias:euro 70,00 annualeversamentisul c/cn.708016intestato a Il Manifestovia A. Bargoni, 800153 Romaspecificando la causale

Qui in alto due opere diMichele Perfetti, collezioneCarlo Palli, Prato.In basso a destra ritratto diPiero Bartezzaghi

Questo articoloè già uscitosul manifestoil 22 ottobre 1989.Lo riproponiamoper ricordarePiero Bartezzaghie il suo cruciverbaa schema libero

Page 4: Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

(4) ALIAS21 GENNAIO 2012

Lupe Vélez, pseudonimo di María Guadalupe Villalobos Vélez (San LuisPotosí, 18 luglio 1908 – Beverly Hills, 13 dicembre 1944), è stata un'attrice eballerina messicana.

Figlia di una cantante d'opera, nel 1921 viene mandata dalla madre astudiare in un collegio di monache a San Antonio (Usa), da dove escequalche anno più tardi per aiutare economicamente la madre lavorandocome commessa in un negozio.

Grazie a Hal Roach (scopritore di Oliver Hardy e Stan Laurel), la Vélezcomincerà la sua carriera di attrice a Hollywood negli anni venti,partecipando ad alcuni corti del duo comico. Nel 1927 raggiunge il successoe la popolarità e grazie alla sua bellezza e alla sua personalità vienesoprannominata «la messicana esplosiva». Nel 1928 vinse l'edizione diquell'anno del premio Wampas Baby Stars, un'iniziativa pubblicitariapromossa negli Stati Uniti dalla Western Association of Motion PictureAdvertisers, che premiava ogni anno tredici ragazze giudicate pronte adiniziare una brillante carriera nel cinema.

La fama della Vélez arriva sino in Italia e un suo ritratto appare sul primocruciverba del primo numero de La Settimana Enigmistica (23 gennaio1932). La sua vita sentimentale è tormentata e dopo diverse storie con altriattori, tra cui Gary Cooper, nel 1933 si sposa con Johnny Weissmuller, dalquale si separerà cinque anni dopo. Nel 1944 si scopre incinta di HaraldRaymond e rifiutando di abortire, perché Raymond non è intenzionato ariconoscere la paternità del bambino, sceglie il suicidio. Dopo un party condiverse amiche a base di piatti messicani, da lei stessa organizzato, assumeuna considerevole dose di sonniferi. Viene ritrovata morta l'indomani, conla testa incastrata nel water, dove aveva battuto la testa nel tentativo diliberare lo stomaco. Tra i suoi film più famosi quelli della serie «TheMexican Spitfire», il lanciafiamme messicano.

di STEFANO GALLERANI

●●●Jonglerie, trick,portmanteau-word, anagrammi,calembour e sciarade. Ma ancheincastri, scatole cinesi,combinazioni architettonicheesasperate e semplici sovvertimentidi senso. O, di nuovo, lapsus, mottidi spirito, figure retoriche eneologismi. Non è forzando lamano, insomma, che allaletteratura si potrebbe applicare lastessa accezione ampia che ci diceessere, l’enigmistica, null’altro cheuna ars combinatoria dellinguaggio; che il fine dell’unapossa essere ben diverso da quellodell’altra, poi, è tutto da vedere enon sono certo quei testi letterariin cui l’iscrizione di rebuslinguistici in un disegno poetico oromanzesco è fortementeesasperata, quando nonparossistica, a distinguere duemodi affini di distorcere le parole e,con esse, il loro significato. Alcontrario, alcuni capisaldi dellaletteratura universale, da Rabelais aQueneau, da Sterne a Carroll, daChlébnikov a Nabokov, attingono aman bassa dalle risorsedell’enigmistica proprio peraccedere alle innumerevolipossibilità espressive del maggiorestrumento della loro arte: non èinfatti grazie alle parole che Alicevisita il Paese delle meraviglie opassa Attraverso lo specchio? E nonè la necessità di aggirare un limiteautoimposto (ovvero scrivere unlipogramma senza la lettera e) aconsentire a Georges Perec, tra ipiù celebri esponenti dell’ «Officinadi Letteratura Potenziale» (aliasOuLiPo), il dispiegarsi di unafantasia romanzesca (Lascomparsa) che non si esaurisce nelgioco ma diventa fonte di ulterioricreazioni (Le ripetizioni, in cui loscrittore francese usa solo la vocalee)? Allo stesso autore de Le cose sideve inoltre il più lungo testopalindromo che si conosca, unracconto (9691) di ben cinquemilacaratteri (sono invece quattrocentoi versi che possono essere lettianche al contrario del poema Razindi Chlebnikov), mentre nelle suepoesie abbondano eterogrammi,acrostici e altre diavolerieenigmistiche. Un arsenale nonmeno fornito si può «visitare» inTre Tristi Tigri, il romanzo cheGuillermo Cabrera Infante, comeposseduto da un demone caraibiconon dissimile a quello celtico diJoyce, licenziò nel 1965. Pagine aspecchio, pastiche e una linguainventata si aggrumano intorno auna sezione non a caso intitolataRompicapo, a definitivamentecertificare il rapporto ormaisinonimico tra creazione letterariadi un mondo e elaborazionelinguistica di un enigma.

LA MUSA

Inaugurò la serie di divi in primala bomba messicana Lupe Vélez

UNA GINNASTICAPER LA MENTE

CRUCI - S.E. (di Ennio Peres)

ORIZZONTALI1. È di 80 anni, quella della S.E. – 3. La tradizionalecollocazione, nella S.E., del cruciverba a schemalibero più impegnativo – 18. In due e in dieci – 19.Uno pseudonimo di Guido Iazzetta, ideatore delgioco dei Colibrì, della S.E. – 20. Un classico giocoenigmistico, pubblicato dalla S.E. – 22. Unopseudonimo di Alfredo Baroni, ideatore del giocodell'Imago, della S.E. – 23. Un agente,protagonista degli enigmi polizieschi della S.E. –25. Film della Walt Disney, ambientato in uncomputer – 26. Principio di uguaglianza – 27.Sono pari nello scafo – 29. La classica religiosa,raffigurata nei rebus – 30. Mi segue sulla scala –31. Non lo è certo, il prezzo di una copia della S.E.– 35. Un tempo era di rame – 37. Trascorronoliete, in compagnia della S.E. – 39. Centro diosservazione – 41. Il verso del corvo – 43. Propriocosì – 45. La S.E., per esteso – 54. Classica rubricaumoristica della S.E. – 55. Un classico giocoenigmistico, pubblicato dalla S.E. – 57. Uninvestigatore, protagonista degli enigmipolizieschi della S.E. – 58. Otorinolaringoiatria, inbreve – 59. Tipica montagna messicana – 60.Società a responsabilità limitata – 61. Bocca latina– 62. Dario, premio Nobel per la letteratura – 64.Un'emittente televisiva che si avvale dellacollaborazione della S.E. – 66. Medio Oriente – 67.Una coppia nel Bridge – 69. Divinità babilonese –70. Un classico gioco enigmistico, pubblicato dalla

S.E. – 74. Indizi di turbamento – 76. Unopseudonimo di Piero Bartezzaghi, mitico autore dicruciverba della S.E. – 79. Sono concentrichequelle di un tradizionale gioco della S.E. – 80. Unopseudonimo di Ignazio Fiocchi, storico autore direbus, della S.E. – 81. Copre li versi strani, in unaclassica rubrica della S.E.

VERTICALI1. Il luogo dove viene venduta la S.E. – 2. In genereè di Ceylon quello raffigurato nei rebus – 3. Cosìvengono definiti i rebus privi di lettere o di altrigrafemi – 4. Opera di Giuseppe Verdi – 5. Piccolodispositivo, utilizzato nell'universo fantascientificodi Stargate – 6. Mitica giovenca – 7. La classicadonna anziana, raffigurata nei rebus – 8. Dominiodegli Stati Uniti – 9. Cinghiale arcaico – 10. Ladiciassettesima lettera dell'alfabeto greco – 11.Come in Inghilterra – 12. Compagna nazionale ditelecomunicazioni giapponese – 13. Le classichecassette da frutta, raffigurate nei rebus – 14. Unacomponente sempre presente, nelle pagine dellaS.E. – 15. Uno pseudonimo dell'enigmista StefanoBartezzaghi, figlio di Piero – 16. In funzione – 17.Un’attitudine necessaria, per risolvere i giochidella S.E. – 19. Divario da colmare – 21. Si dà, inconfidenza – 23. Congiunzione avversativa – 24.Simbolo dello xenon – 28. Baggi Sisini, direttoredella S.E. – 30. La Belbelli, protagonista di una serieumoristica della S.E. – 32. Uno pseudonimo del

celebre enigmista, Giovanni Chiocca – 33. Celebrecanzone napoletana, del 1952 – 34. Energiacosmica – 36. La Banda che ha inciso la canzoneAguzzate la vista, dedicata alla S.E. – 38. Nepossiedono molto, gli autori dei giochi della S.E. –39. La forza vitale dei latini – 40. Vengono svolte,negli enigmi polizieschi della S.E. – 42. Impediscedi rispondere alla definizione di un cruciverba –44. Gelato inglese – 46. Orientali, in poesia – 47.Territorio Libero di Trieste – 48. La scimmietta cheappare nelle Imprese del Commodoro, pubblicatedalla S.E. – 49. Il fiume che bagna Berna – 50.Africa Equatoriale Francese – 51. L'associazionenazionale di basket statunitense – 52. Tradizionalefesta peruviana – 53. Unità di misura anglosassone– 56. Un classico arnese da caminetto, raffiguratonei rebus – 57. Sigla della squadra di calciofrancese, Lille Olympique Sporting Club – 62. Unopseudonimo del celebre enigmista, GianfrancoRiva – 63. I classici oggetti preziosi, raffigurati neirebus – 65. Né mio, né tuo – 66. Uno pseudonimodel celebre enigmista, Michele Gazzarri – 67. Ècomune nelle Alpi Marittime francesi – 68. Petrolioinglese – 71. In fondo al fumoir – 72. Acetile senzaetile – 73. Preposizione semplice – 75. Il prefissoche raddoppia – 76. Un pizzico di zafferano – 77.Nave senza pari – 78. Fine del cruciverba.

(La soluzione del cruciverba «Cruci-S.E.» saràpubblicata su Alias del 28 gennaio)

In alto a sinistra lo scrittore VladimirNabokovqui accanto l’attrice Lupe VélezNella pagina 5:a sinistra in alto due immagini dai film«Marathon» di Amir Naderi (2002) e «Allabout Steve» di Phil Traill (2009)a sinistra in basso: il Professor Laytona destra in basso: Alan Turing con duecolleghi e il computer Ferranti nel gennaio1951

di ENNIO PERES

●●●Se si vuole comporre uncruciverba, il primo passo dacompiere consiste nel riuscire aincasellare, all’interno delloschema prescelto, tutte le paroleche andranno a costituire lasoluzione da trovare. Solo altermine di una tale operazione,sarà possibile cominciare adattribuire un’adeguata definizionea ogni parola selezionata. Lemodalità di svolgimento di questafase sono condizionate dalladisposizione che si intende darealle caselle nere. Se si adotta unastruttura prefissata, la lunghezza diogni parola da incasellare devetener conto delle posizioniassegnate alle caselle nere; se,invece, si opta per una strutturalibera, è possibile inserire le parolein maniera meno vincolata,collocando le caselle nere, di voltain volta, nei punti ritenuti piùopportuni. In ciascuno di questidue casi, ovviamente, ogniaggregato di lettere, leggibile inorizzontale o in verticale all’internodello schema, deve corrispondere aun termine di senso compiuto o,comunque, definibile. Peragevolare il raggiungimento di untale obiettivo, è consigliabileseguire gli accorgimenti elementaririportati qui di seguito.

1. Nei limiti del possibile, èpreferibile cercare di intrecciareparole composte da un’alternanzadi consonanti e vocali (come, adesempio: SOL, DAMA, BASIC,LIMONE, e così via; oppure: UVA,IRIS, ONORE, ELISIR, e così via.).Un’indicazione del genere, però,non deve essere presa come unobbligo assoluto, ma solo come unalinea di tendenza da tener presente.

2. Se esistono più parole checonsentono di rispettare gli stessiincroci, è opportuno sceglierne unache permetta una buona quantitàdi cambi di lettere; in questo modo,è possibile mantenere una discretalibertà di azione, nel prosieguodell’elaborazione. Ad esempio,dovendo completare una sequenzadel genere: CAPI – –, è preferibileoptare per: CAPITO (cheall’occorrenza potrà flettersi inCAPITA, CAPITE o CAPITI),piuttosto che per: CAPIRE, le cuiultima lettera non è piùmodificabile.

3. Anche se può apparirecontraddittorio, è più agevolelavorare su uno schema prefissato,possibilmente costruito intorno aun nucleo di due (o più) fileparallele di caselle nere, nontroppo distanziate tra loro. Inquesto modo, man mano che, inun verso, si inseriscono delle paroledotate di una determinata strutturaortografica, nell’altro versovengono a formarsi, quasiautomaticamente, ulteriori paroledotate di un’analoga struttura.

ENIGMISTICA

Come si costruisceun cruciverba

LADRI DI POLLI E GENTE STRAVAGANTESul fronte di una malavita pasticciona e fallimentare, la Settimana ha schierato G.Dubol con le sua Malefatte; e poi il ladro Proteus, che pur dotato del potere dicambiare sembianze come il mitologico Proteo, non riesce mai a cavare unragno dal buco. Gianni Telodice mette sul piatto problemi impossibili, ilProfessor De Nuvolis lancia la sua sfida con i Viaggi nel tempo, PolicarpoChilossà invita a scoprire un personaggio celebre, Astolfo e Prestigino sicimentano con l’illusionismo, il regista Burberoni trova sempre qualcosa che nonva osservando il set dei suoi film, il Cavalier Busillis ne sa una più del diavolo, ipittori Pen e Nello si sfidano in campo aperto a proposito di arte.

LETTERATURA

L’enigma infinitodelle parole

ANNIVERSARIO

●●●Una buona parte delle definizioni di questo cruciverba riguardano La Settimana Enigmistica (abbreviata in: S.E.) o il mondo dell’enigmistica, ingenerale. Le rimanenti definizioni ricalcano il caratteristico stile dei cruciverba della S.E.

Page 5: Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

(5)ALIAS21 GENNAIO 2012

SETTIMANA A STRISCEAnche le strip sono un appuntamento costante negli spazi di alleggerimento. Lastriscia più famosa, interrotta nel 2008, era quella de «Le vicende di Carlo eAlice», versione italiana di Andy Capp, con moglie rassegnata e ironica, e maritonullafacente e bevitore. Dallo humor targato Usa arrivarono «Drabble»,trasformato nella «Famiglia Belbelli»; Renato perdente nato, da «The BornLoser»; Lillo, Fred Basset; «Willy’n Ethel», per noi «Diego e Norma, rapporto dicoppia». Il «Tenero Giacomo», doppia strip con rimando in ultima pagina, era iltedesco «Der kleine Herr Jakob», disegnato dalla penna di Hans Jürgen Press,scomparso nel 2002. Tutti italiani, «Il dispettoso Osvaldo», «La bisbeticaMartina», le «Schegge di Follia». (Nella foto: Carlo e Alice)

UNA VIGNETTA MEMORABILEUn uomo è in piedi davanti al tavolino del soggiorno di casa. Davanti a sé, ha un elencotelefonico aperto e la cornetta del telefono appoggiata a un orecchio. Il suo aspetto èscarmigliato, la camicia aperta. La didascalia recita «Pronto, signor Zuzzuzzi? Lei è lamia ultima speranza per ottenere un prestito!». C’è chi ritaglia e conserva vignettecome questa, per consolarsi di un repertorio umoristico inossidabile nel proporresuocere da strozzare, amici inopportuni, mariti e mogli esausti dal matrimonio, vicini dicasa che si odiano, camerieri impassibili di fronte alla mosca nel piatto del cliente,contribuenti in lacrime negli uffici delle tasse, sposini sull’altare o in viaggio di nozze. Evia ridendo, sempre poco. (La battuta della vignetta a sinistra dice: «Con il bambino non cisono problemi! Mangerà quello che mangiamo noi!», da «Le ultime parole famose» di Bort)

di ROBERTO SILVESTRI

●●●In Marathon di Amir Naderi(2002) Gretchen (Sara Paul), geniodelle parole crociate, attraversaManhattan convulsamente per rubareal chiassoso ritmo della subway ilcontrotempo in più e vincere un riccotorneo. Risolvere crosswords puzzle èaprirsi alla vita, buttarsi nel fuoco delsociale: non dovere, non lavoro, noncompito in classe. E produce - anchese l’agonismo spinge allamilitarizzazione, al lavoro di linea, allacatena di montaggio - suggerirebbeGramsci un maggior grado diconcentrazione: incrociando le paroleorganizzazione e rivoluzionescaturiranno prima… In All aboutSteve (A proposito di Steve) di PhilTraill (2009), Sandra Bullock, aliasMary Horowitz, fabbrica parolecrociate in provincia e travolge ilmondo con una logorrea troppo coltae inganna-tempo per chi, Cnn esimili, frettolosi trafficanti di organiinformativi e che ha la disavventura diincrociare…Finirà al New York Times.

Da Lupe Velez a QuentinTarantino, in copertina nell’ultimaSettimana Enigmistica, il rapportocon il cinema - la festa, l’ozio, losberleffo politico e il mistero fertileche il volto di un divo nasconde - è dasempre privilegiato. L’enigmistica èl’arte del tempo libero che scioglieenigmi, sciarade (indovinelli a piùstrati), rebus, rompicapo e simili.Risolvere un cruciverba dà lo stessopiacere di comprendere e anticiparesnodi e perché di un thriller. E spessol’assassino seriale dissemina i suoisentieri di quiz da sfinge escioglilingua. Siamo nel dadà e nelpostmoderno, si rimette in libertàogni parola umiliata e addomesticata.E dunque nei dialoghi eccentrici diuna commedia hollywoodianaclassica che incastra parole avulse,incrocia concetti non omogenei emescola emozioni lecite o illecitecome fa la Settimana enigmistica.Addomesticare il perturbante in unordine superiore (o viceversa, se ilcinema è sovversivo) è il gioco a duein progress tra produzione ericezione, merce e cliente, possibilesolo quando parole e concetti,comportamenti e gestualità, sonobene comune. Il cinema el’enigmistica hanno così l’interessereciproco a svilupparsi in una societàaperta e estroversa che strappi isegreti feudali della casta e delle classidominanti. Certo i segreti delmestiere vanno protetti e saràimpossibile introdursi nei laboratoriMgm per rubare la formula chimicadi quei lussureggianti musical, cosìcome curiosare nelle stanze di chiscodella rebus, l’«indovinello configure» che nacque come uncarnascialesco piacere da chierici.Quando satireggiavano «dalle coseche accadevano», de rebus quaegeruntur, con malcelata malizia.

di FLAVIANO DE LUCA

●●●Lo scrittore Dave Eggerssostiene che ogni buona canzone èaccompagnata da un mistero, dauna curiosa magìa che ce la faascoltare decine di volte di seguitoquasi come se fosse un’operazioneda risolvere. E solo ogni volta chel’ascoltiamo - sebbene sia unmotivetto pop lungo solo tre oquattro minuti - ci avviciniamo dipiù alla comprensione completa,alla dinamica del piacere, allasoluzione dell’enigma. Nonarriveremo a indagare tutti queidischi che suonati all’incontrario (ilnoto reverse speech, da HelterSkelter dei Beatles a Stairway toheaven dei Led Zeppelin)manderebbero messaggi satanici oaltre amenità. Tra arcani, segreti,sciarade e rebus, insomma tuttol’armamentario classico del mondoenigmistico, si sono avventuratiprotagonisti del rock e del jazz.Dall’Enigmatic Ocean del violinistafrancese Jean Luc Ponty, fortementeinfluenzato dalle follie sonore diFrank Zappa, al Jigsaw Puzzle deiRolling Stones da barricata, rockblues aggressivo dei tempi di

Beggars Banquet, 1968 o giù di lì. Gliinglesi Jethro Tull decisero dimettere delle parole crociateautentiche sulla copertina di Thickas a Brick, più che altro si trattavadei giochi di parole e dei cruciverbache si trovavano abitualmente suiquotidiani del Regno Unito, come illoro immaginario St.Cleve Chronicledel 7 gennaio 1972. Qualcosa disimile fecero i Nomadi con CorpoEstraneo, mentre la Banda Osiris hafatto un tributo «al settimanale chevanta centinaia di tentativid’imitazione» nel brano Aguzzate lavista, una delle rubriche tipiche diquel giornale, dove bisognavaindividuare le minime differenze trauna vignetta e un’altra simile quasiin toto. Nel pezzo il gruppo dicomici musicisti ambulanti citanaturalmente alcune rubricheindimenticabili: il quesito con laSusi, Risate a denti stretti, Unendo ipuntini qualcosa apparirà, ecc. Ealtre rock band hanno descritto laloro passione per i giochi dicomposizione, dei puzzle con pezzidi varia grandezza, ad esempio iFleetwood Mac di Jigsaw PuzzleBlues, o i più elettrici e visionariFaith no More col loro nebulosoFalling into pieces. Né si puòdimenticare la grande dedizione pergli anagrammi che percorretrasversalmente la cultura giovanile,da Jim Morrison che si fa chiamareMr.Mojo Risin’ nel brano L-A.Woman dei Doors al brano King’sLead Hat di Brian Eno, risalente alperiodo di Before and After Science,quando lavorava coi Talking Heads.E ovviamente il più criptico di tutti,Bob Dylan alias RobertZimmermann, coi versi dellecanzoni pieni di riferimenti letterari,curiose citazioni e cultura hassidica.

di FEDERICO ERCOLE

●●●Dobbiamo camminare piano,in alto, sulle travi sospese sulsoffitto di un lungo corridoio,alcuni corvi appestati da un virusmutante potrebbero strapparci gliocchi dal viso, se li eccitiamo conuna corsa o con dei movimenticonvulsi. Potremmo uscire, maoltre l’uscio c’è di peggio: mortiviventi e altri orrori. Inoltre non è ilmomento di sparare ne’ di fuggire,dobbiamo risolvere un contortoenigma e accendere nella giustasequenza i lumi posizionati sottouna serie di quadri. L’eserciziodella logica interrompe l’azione maamplifica la suspense. Dallacorretta interpretazionedell’indovinello dipende la nostrasopravvivenza virtuale. Si tratta diResident Evil, 1997, un gioco chedimostra l’importanzadell’enigmistica nei videogame, unelemento determinante per creareatmosfera e trasformarel’esperienza ludica in qualcosa dipiù sottile e sofisticato del soloesercizio di dita e occhi.

Gli enigmi di Resident Evil non

sono mai stati un «mostro» didifficoltà, neanche lontanamenteparagonabili a quelli di avventuregrafiche come Myst o a quelligeniali di Legend of Zelda, basatisull’interpretazione dell’ambientecircostante e sulle risorse a nostradisposizione in quel momento. Masono notevoli proprio per la lorocaratteristica intrusiva, per lavariazione di intrattenimento a cuisottopongono il giocatore e percome ribadiscono, in un luogo chepuò sembrare improprio, unaparentela tra l’enigmistica ingenerale e i videogiochi.

Nei videogiochi capita dicomporre puzzle, di rispondere adindovinelli o di risolvereanagrammi attraverso lemeccaniche proprie del mediumelettronico che si scoprono essere,assai simili a quelle utilizzate su unperiodico cartaceo dedicatoall’enigmistica: osservazione,memoria, fantasia e logica.

Con l’avvento del Ds, la consoleportatile a due schermi Nintendo,l’enigmistica digitale ha trovato ilsuo re: il Professor Layton,protagonista di diverse avventure,l’ultima è appena uscita e siintitola Il Richiamo dello Spettro,che fa leva sull’affascinantecontrappunto tra narrazione instile «anime» e risoluzione dienigmi. Ce ne sono decine, di ognitipo e difficoltà, e quasi tuttiintriganti. Sviluppato daigiapponesi di Level 5, ma diambientazione inglese allaSherlock Holmes, Il ProfessorLayton ha inaugurato un nuovogenere, una splendida chimera traun cartone animato e un volumede la Settimana enigmistica.

di SILVIA VEROLI

●●●Quando è nata La SettimanaEnigmistica, Alan Turing, tra i padridell’informatica e primo studiosodell’intelligenza artificiale, avevavent’anni e già era a Cambridge astudiare meccanica quantistica, logicae teoria della probabilità, attrezzandola sua mente colorata per quello chesarebbe stato il suo lavoro dicrittografo. Sempre nel 1932,contemporaneamente alla rivista chea giorni alterni si vanta degliinnumerevoli tentativi di imitazioneche la riguardano, nasceva anche laprima idea embrionale di«cryptological bombe», meglio notacome Bomba, la macchina usata dalcontrospionaggio prima inglese e poipolacco per decifrare i messaggisegreti dei tedeschi durante laseconda Guerra mondiale:l’antagonista di Enigma, insomma, lamacchina dei bad guys, di tecnologiatedesca, l’autore era ArthursScherbius di Francoforte, e lontanaascendenza italica; l’ingegneretedesco pare infatti aver presoispirazione dai dischi cifrantipolialfabetici di Leon Battista Alberti,gli stessi a cui pensò il Presidente Usae autore della Dichiarazione diIndipendenza americana Jeffersonquando ideò il suo Cilindro, metododi cifratura meccanico .

Turing girava in pigiama per ilCollege, come Mark Zuckerbergciabattava per Harvard (anche se, alcontrario del nerd americano, Turingera anche un atleta di successo),andava male a scuola, come si è solitiraccontare anche di Einstein (la cuiTeoria della Relatività venne riassuntain un saggio da un Turingquindicenne a beneficio della propriamadre); purtroppo non è leggenda lapersecuzione omofoba ai danni delmatematico ateo, la cui storia ebbeun epilogo assai più doloroso diquello toccato ad altri illustri, primadi lui: se Wilde finì due anni incarcere a Turing, reo confesso diomosessualità, venne inflitta lacastrazione chimica, con effettidevastanti su fisico e psiche.

La morte fu da romanzo gotico, peringestione di mela avvelenata (concianuro di potassio), e dichiarata dagliinquirenti suicidio; di contro lamadre, Ethel Sara Turing, destinatariaoltre che di trattati scientifici giovanilianche di molta corrispondenza delfiglio, sostenne sempre la versione diuna morte accidentale durante unesperimento di preparazione di sali dipotassio destinati alla doratura di uncucchiaino.

Rimane la perplessità, anche suireali motivi del terribile accanimentoper l’omosessualità (in fondo non cosìsempre mal tollerata nel contestostorico e sociale in cui Turing viveva eoperava) oltre che sulla scomparsa delmatematico; aleggia inevitabile odoredi mistero, insieme a quello di

mandorle amare, nel laboratorio diTuring e nelle vicende umane eprofessionali, ridotte a silenzio eombra, dei crittoanalisti ecrittoanaliste, moltissime erano ledonne, al servizio del Governo inglese(che li assoldava sottoponendogli,come test, i cruciverba del DaylyTelegraph) riuniti dal 1939 a BletchleyPark, residenza a nord-ovest diLondra, dal nome(ovviamente) incodice di Stazione x, dove oggi sonoesposti esemplari delle macchineEnigma, Bomba e Colossus, oltre aduna mostra permanente diattrezzature cinematografiched’epoca. Bletchery Park ospita ancheun minuscolo cinema anni 40 (ilnome? Enigma. Elementary my dearWatson), dove sono ancora proiettatepellicole d’epoca (nel book shop,coerentemente, si vendono foulardcon segni cifrati in luogo delmonogramma da stilista e mug chesvelano messaggi nascosti a contattocon l’acqua bollente).

Ce ne è abbastanza per saghe dispy-story e film,e infatti molto si èprodotto attorno alla figura di AlanTuring (opere teatrali, sceneggiature,romanzi, saggi) ufficialmenteriabilitata tre anni fa da GordonBrown e incorniciata in unfrancobollo in un questo 2012 deicento anni dalla nascita. Tutto moltolontano eppure imparentato allacrittografia domestica che LaSettimana Enigmistica offre acondizioni popolari da ottant’anni, inun albero genealogico che affonda leradici in Erodoto e Plutarco, interessai geroglifici egiziani, conosce unrigoglioso Rinascimento con GiovanBattista Della Porta e Leonardo,invade la letteratura di Doyle, Poe eVerne. Il più recente saggio tematicosulle scritture segrete è quello diCaterina Marrone, studiosa del testoletterario e figurativo e docente diFilosofia del Linguaggio, con I segnidell'inganno– semiotica dellacrittografia edito da StampaAlternativa – Graffiti, vincitore

dell’ultimo premio Castigliocello perla comunicazione. Vi si legge, tra lemolte cose, una riflessione diparticolare interesse, a partire daun'analisi compiuta da Wittgenstein,sul «leggere» e su come la scrittura incodice possa essere classificataproprio come uno degli innumerevolimodi di usare la lettura e di giocarecon essa. I messaggi cifrati cheallignano impudenti dentro i testiscompigliati nelle sequenzegrafemiche del piano espressivo,spesso con esiti di sorprendentebellezza iconografica (un anno fa lamostra «Ah, che rebus», curata daAntonella Sbrilli e Ada De Pirro, haportato a Roma meravigliose opered'arte enigmatica ancora apprezzabilinel catalogo di Mazzotta) sottostannoa regole e caratteri tipologici di alcunecasistiche che si mostrano,scompaiono e magari ricompaionoaltrove «come fenomeni carsici».Compito di Sherlock Holmes, AlfredDupin, Alan Turing e del lettore dellaSettimana Enigmistica è di leggere trai sorrisi da cruciverba evocati ancheda De Andrè (Parlando del naufragiodella London Valor) e derivare,leggere e svelare. Leggere e amare (daintendersi anche come: leggère-comepiume e amare-come il cianuro),come da imperativo delplurisignificante titolo di una raccoltadi racconti della pubblicitaria ecreativa Annamaria Testa,professionista delle parole, che fadell'equivoco tra infiniti e aggettivi lachiave della curiosa storia di unasuicida per avvelenamento da gassolutrice di cruciverba.

Il computer governa oggi anche iprocedimenti di composizione earrangiamento della musica. Da quil’omaggio del musicista FabrizioDirotti e del direttore del Teatro Boncidi Cesena, Franco Pollini:l’esecuzione in concerto dell’operaSuite in cinque movimenti per AlanTuring. Prima assoluta il 25 febbraio,alle 21, al Bonci (vj Luca Ravaioli,scene di Gabriele Marchesini).

CRITTOGRAFIA ■ L’ALBERO GENEALOGICO

Codici e segreti,da Erodoto e Plutarcofino ad Alan Turing

CINEMA

Cruciverba,la merce marcia

MUSICA

Puzzle, anagrammi, sciaradee rebus a ritmo di jazz e rock

VIDEOGAMES

Gli enigmi videoludicihanno un re assoluto

Un ricordo di Alan M. Turing (1912–1954), grandematematico, logico e crittanalista britannico,morto in circostanze misteriose dopo essere statoa lungo perseguitato per la sua omosessualità

Page 6: Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

(6) ALIAS21 GENNAIO 2012

DOCUMENTARI CONTRO

Cinema cinesesorpreso entromargini visuali

di DIEGO GULLOTTAPECHINO

●●●Avviato nel 2007, ilChongqing IndependentFilm&Festival (Cifvf) ha chiuso,dal 20 al 26 Novembre, i due mesiche in Cina vedono susseguirsi ilBeijing Independent Film Festival(Biff arrivato alla sesta edizione) eil China Independent Film Festivaldi Nanchino (Ciff all’ottava). Ilcinema indipendente in Cina èuna realtà sempre più viva, letematiche che ne emergono sonotanto più centrali e vitali quantopiù marginali e marginalizzati iregisti e i luoghi di proiezione edibattito. Marginalizzazione datadalle politiche dello Stato e dalleregole del Mercato, due attoripercepiti come sempre più falsi inuno scenario che diviene semprepiù complesso da interpretare e,orribile dictu, da trasformare. Ilcinema indipendente costruisce ilinguaggi migliori per addentrarsiin questa complessità. Il dibattitocritico sul cinema indipendente siè concentrato sulla questione dellosguardo e la posizione dell’autore,sulla subalternità di chi è guardatoe sulla cultura urbana da cuiprovengono i registi, mettendo inquestione la presunta oggettivitàdella maggior parte deidocumentari; recentemente iltaglio soggettivo è emerso piùmarcatamente, in particolaretramite la memoria. Memoriaindividuale e collettiva insieme,basta fare i nomi ormai affermatidi Hu Jie e Wu Wenguang, maanche, in piccolo, il primo doc diapertura del Cifvf, My Mother’sRaphsody di Qiu Jiongjiong.Documentario leggero e ironiconell’affrontare, da una dimensioneprivata, temi collettivi. La nonna efamiglia del regista non sono latipica famiglia cinese, vengono dauna compagnia teatralesichuanese fin dalla fondazionedella Nuova Cina, nel raccontodella nonna le vicissitudinistoriche prendono corpo in tuttala loro contraddittorietà. Il Cifvf,animato come sempre da YingLiang (Taking Father Home, 2005,The Other Half, 2006) hapresentato anche in questaedizione quasi 90 doc.

Inaugurato dalle parole Li Yifan,regista locale autore del magistraleBefore the Flood (Yan Mo, 2005)che ha sottolineato l’importanzadel digitale nella nascita di unanuova sensibilità nel campo degliindipendenti, ha visto diversesezioni affollare le tre sale sparseattorno alla apocalittica Piazzadelle Tre Gole. Cominciamo con la

sezione Being Thai, 15 tra film ecorti dalla Thailandia. Nessunesotismo, ma sguardo fra Asiedifferenti e comunicanti. AgrarianUtopia di U. Raksasad, aChongqing si fa allegoriageneratrice di dibattito fra ilpubblico. Girato dopo la cacciatadi T. Shinawatra e primadell’arrivo della sorella, mentre lemagliette rosse e quelle gialle siconfrontano in città, il film,

volutamente indefinibile trafinzione e documentario, seguedue famiglie di contadiniimpossibilitate a ripagare i debiti,tanto facili da ottenere quantoimpossibili da estinguere nelcontesto della globalizzazione, cheobtorto collo vanno a lavorare perun proprietario. Fotografiabellissima, toni non tragici madomande puntuali sul mondoagricolo, sull’impossibilità peresso di godere di qualsivogliafrutto dell’ideologia della felicità.Una famiglia emigrerà in città,maglietta rossa in cerca di lavoroma consapevolezza che i «partitigiocano a fare gli eroi sulla nostrapelle». L’allegoria in Cina è forte, aChongqing è ovvia. Da qualcheanno dibattuta sullaprivatizzazione della terra, la Cinasperimenta, come sempre,modelli. Quello di Chongqing vede«città e campagna una sola cosa»,in pratica un ribaltamento dellapolitica che negli anni ’50 divisenettamente in due sistemicontesto urbano e contestoagricolo. Finita la materia primadell’autocolonizzazione cinese (imigranti contadini), la metropoliespande i suoi confini all’infinito efagocita la campagna limitrofaconcedendo il diritto dicittadinanza in cambio della terra.Insieme a condizioni di favore perle multinazionali che decidono diinvestire lontano dalla costa, ilsegreto del Modello Chongqing ètutto qui. Municipalità autonomadal ’97, aspira a sostitutiresimbolicamente, economicamentee politicamente la provincia diGuangdong e Shanghai.

La sezione che certamente hadifferenziato il Cifvf dagli altrifestival è After Life, 5 documentariche, oltrepassata a forza la morte,mettono la fragilità e la resistenzaumana di fronte all’inumanapresenza delle istituzioni. 12Maggio 2008, un terremotodevasta il Sichuan, epicentro aWenchuan, vicino Chengdu. Imorti si aggirano intorno ai70.000. E il problema sono i vivi,come sempre. Il 2008 è un annoparticolare, iniziato con lenevicate al sud che hannobloccato il capodanno cinesequando tutti ritornano nel propriopaese per stare con la famiglia, poicon le sommosse in Tibet,prosegue con il terremoto, poi leOlimpiadi e infine lo scandalo dellatte. Il 2009, anno pieno disimboli ufficiali da commemorare,ne risulterà svuotato. Lesommosse di Lhasa e i tentativi dibloccare la torcia olimpicastringono la popolazione cinese in

forme di appartenenzanazionalistica, tramite mediavecchi e nuovi, il terremotostimola l’impegno e lapartecipazione, un paese intero simobilita anche fuori dalleorganizzazioni ufficiali, e poi,veloce come la comunicazionestessa, tutto ciò svanisce dagiugno. Basta lacrime, invisibili leproteste, ci si prepara alleolimpiadi e dunque ci vuoleottimismo. Si prova a ribaltare latragedia e a capitalizzare lacoesione nazionale. Partita persa,Liu Xiang, l’atleta idolo delleolimpiadi, fa due passi e deveritirarsi dalle gare per problemi aitendini. Metafora della relazioneStatoPartito e popolo. La notiziadel latte alla melamina,posticipata per due mesi, farà ilresto. Il Partito può solocomprarsela la fiducia. JiaYuchuan, oltre ad esseregiornalista e fotoreporter del JingBao di Shenzhen, è anchedocumentarista. Il suo Yin si ersheng, nascere dalla morte, a unaprima visione è eccessivo,strappalacrime. La prima visione èquella del pregiudizio che ci siamoformati a forza di troppe soapopera cinesi dove il gusto dellalacrima è l’ingrediente piùriconoscibile per il pubblico. È laconversazione e il dibattito cheabbiamo con Jia dopo laproiezione che fissa quelle lacrimein atti d’accusa indelebili. Il primocapodanno cinese dopo ilterremoto andò per fare undocumentario sulle famiglieterremotate, spinto dalla voglia diindagare la famiglia cinese vistoquello che era accaduto ilcapodanno precedente. Ma lasituazione qui è più complicata,non è paragonabile a disservizi enemmeno a un disastro. Qui è ingioco il senso stesso dell’esistenza:individuale, familiare, sociale.Fece scalpore il crollo delle scuolecon i bambini dentro laddove

●●●Colpita da un ingiustificato eccessosloganistico nel pezzo della scorsa settimanaauspicavo ad una «industria bene comune»sull'onda della «cultura bene comune»coniata dagli occupanti del teatro Valle, mal'industrializzazione selvaggia ha sconvolto ilnostro paese negli ultimi cinquant'anni ed èdifficile considerarla genericamente unpossibile bene comune, penso a quello chepotrebbe essere oggi un viaggio attraverso il«bel paese» di stendhaliana memoria tra lerovine della scellerata politica industriale daporto Marghera a Seveso a Bagnoli,Sant'Anastasia, Gioia Tauro, Taranto, Gela,Termini Imerese fino alle discariche tossichenel fertile parco del Vesuvio in unafantascienza avverata che non ha ilromanticismo di Asimov ma lacontemporaneità rovinosa, malata emutante di Ballard. Rovine industriali chehanno enormi difficoltà ad essere bonificate, territori avvelenati fino alle falde acquifereprofonde, disastri annunciati ed ignorati chetuttora provocano tumori e morti. Eppurec'è stato proprio nel nostro paese unrarissimo, se non unico, esempio di utopiaindustriale applicata, un caso così atipico darestare inimitato, così peculiare daspaventare destra e sinistra, quello delgrande Adriano Olivetti , socialista dieducazione valdese, che perseguì tutta la vitaun progetto pilota di laboratorio sociale, diumanesimo laico, rendendo realtà il suosogno di un'industria socialista in cui glioperai potevano lavorare in un ambientecostruito a propria misura. Olivetti riunìattorno a sé architetti, intellettuali, filosofi,musicisti e poeti trasformando la sua Ivrea inuna nuova Atene per realizzare la suafabbrica modello luminosa e gradevoleperché la bellezza, l'arte, la luce, servono albenessere di chi in fabbrica è sottopostocomunque al gesto ripetitivo, ai tempiscanditi dalle macchine, alla fatica. I suoistabilimenti erano progetti d'avanguardiaingegneristica, grandi vetrate che davano aglioperai la possibilità di sentirsi immersidentro un paesaggio loro familiare, conpause flessibili e biblioteca interna e corsi diaggiornamento, abitazioni confortevoli evicine alla fabbrica costruite per i lavoratorie date in affitto a costi minimi con possibilitàdi essere riscattate, asili gratuiti e dotati diambulatori medici per i bambini,retribuzione totale (senza restrizioni) alledonne in gravidanza per la durata di novemesi al posto dei cinque che ci spettanoadesso, stipendi che raggiungevano il 20% inpiù della media del tempo perché lacosiddetta utopia applicata dava i suoi fruttie la crescita dell'azienda Olivetti raggiungevalivelli mai visti altrove sfiorando il 500% in undecennio e quando si trattò di ampliarla ilgrande Adriano si spinse a sud e costruì unaltro stabilimento nella Pozzuoli ancoradevastata dalla guerra; l'intera popolazionedel paese si affannò per farsi assumere, cifurono scontri e scoppiò perfino una bombasenza far danni. Purtroppo Olivetti morì perinfarto nel febbraio del '60 e nessuno fu ingrado di raccoglierne l'eredità anzi quandonel '63 l'azienda ebbe qualche problema e fucostretta a ricorrere all' aiuto, tra gli altri,della Fiat guidata da Valletta perse il suofiore all'occhiello: la ricerca nel settoreelettronico che aveva messo a punto ilprimo elaboratore completamentetransistorizzato del mondo, l'Elea, rilevatodall'americana General Electric. Dopo lamorte di Olivetti nessun industriale si è maipiù avventurato in progetti utopici diideologia comunitaria né in esperimenti dilaboratori sociali. Siamo fermi al rapporto diforza con i padroni, sempre più ricattati,vessati e senza diritti.

UTOPIAINDUSTRIALE

Il motto del festival indipendente di Chongqingè «Dianyng er yi» («solo Cinema») a indicare,tra le altre cose, la critica verso le pratiche siadel cinema ufficiale sia di mercato

Page 7: Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

(7)ALIAS21 GENNAIO 2012

SUNDANCEE «GRANDE CRACK»●●●L’immaginario del cinema «madein Sundance», quasi sempre realizzatocon tecnologie leggere che permettonouna lavorazione più veloce dei film,risponde spesso tempestivamente allesuggestioni del presenteeconomico/politico e sociale checirconda ogni anno i rituali dieci giorni difestival, qui a Park City.

Non è stata una sorpresa, quindi, cheuno dei quattro film che ha apertogiovedì sera l’edizione 2012 dellamanifestazione di Robert Redford fossededicato a un soggetto del giorno comequello dei mutui subprime. Menoprevedibile era la scoperta che la famigliaprotagonista del documentario (inconcorso) fosse quella di unplurimiliardario e che la casa cherischiava di essere confiscata un«mostro» di 90.000 piedi quadratibattezzata Versailles.

Filmare la grande recessione come èvissuta dall’1% dei nordamericani nonera l’idea di partenza della regista LaurenGreenfield, quando, nel 2007,fotografando Donatella Versace per larivista Elle aveva conosciuto una suacliente, Jackie Siegel, bionda, solare,rinforzata al silicone, moglie del padronedella più grossa compagnia dimultiproprietà del mondo, la Westgate.Jackie e suo marito David (trentaquattroanni più vecchio di lei), insieme al lorosette figli avevano accetatto di essereoggetto, prima di un servizio fotografico,e poi di un film di Greenfield sulla lorofamiglia e la costruzione dellafantasmagorica Versailles, la residenzaprivata più grande d’America. Nessunoavrebbe potuto prevedere che, entropochi mesi, il crollo a Wall Streetavrebbe trasformato il documentario dauna versione estrema di Life-style of theRich and Famous a un racconto moralesulla dissoluzione del sogno americanovissuto dal punto di vista dei superricchi.

Affabili, ospitali, piacevolmentedisordinati e immortalati come reali inuna serie infinita di enormi, orribili,quadri incorniciati d’oro, i Siegel sonopiù Beverly Hillbillies (la famiglia di cafonidel Sud che eredita una mansion aBeverly Hills, nella famosa serie TV annisessanta) che classici miliardari allaRockefeller o Mitt Romney.

Sia David che Jackie, si sono fatti dasè. Lui deducendo dalle spedizioniregolari che i suoi genitori middle classfacevano a Las Vegas ogni anno, l’idea diun impero di lussuosi appartamenti da

affittare a rotazione. Lei studiando perun po’ ingegneria informatica, poifacendo la modella, la cameriera, lacommessa e, per un breve periodo,lavando cadaveri in un ritiro per anziani.La casa pseudoneoclassica in cui abitano,sulla riva di un lago di Orlando, sembragià sterminata ed eccessivamentelussuosa. Quella «dei sogni», a pochichilometri di distanza, sarà un mix traVersailles (come disegnata su untovagliolo, durante un viaggio in Francia)e l’hotel-casino di Las Vegas «Paris», convista dalla camera da letto sui fuochiartificiali di Disney World. Persino ibambini sembrano perplessi quando nevisitano il cavernoso, immenso, cantiere.Ma Jackie ha già ammucchiato un interodeposito di mobile in stile Luigi IV perriempirla. Il crollo delle banchenewyorkesi, nell’autunno 2008, sembralontano da quel paradiso tropicale dikitch. Ma erano quelle stessse bancheche alimentavano regolarmente ilbusiness di David Siegel, giocato anchequello – come il ménage famigliare dimilioni di americani «qualunque» - suprestiti a catena che non avrebbero maidovuto essere fatti. E, una volta chiusi irubinetti su a Wall Street, il cartello «inliquidazione» davanti a Versailles non èmolto diverso da quello di una casettamonofamigliare di Queens.

I Siegel – che da diciannove domesticipassano a quattro e lasciano morire perinetittudine i rettili preziosi che hannocollezionato - la versione de luxe degliamericani nullatenenti e disoccupatinello spot anti-Mitt Romney, King ofBain. Il «gotico» docu-kolossal diGreenfield riflette bene il paradosso.

«Stiamo attraversando tempi duri ecupi» aveva detto Robert Redfordgiovedì mattina in conferenza stamparispondendo a una domandasull’abbondanza di titoli a sfondo«grande crisi americana» che,effettivamente, appaiono in programma-documentari che raccontano deiproblemi del sistema sanitario, della crisidella manifattura a stelle e strisce, diviolenza sessuale nell’esercito, delfallimento della guerra contro la droga epersino della fame sampre più diffusa trai poveri d’America. «È chiaro che ilpaese sta attraversando una sorta dicrisi di mezza età» aveva detto al NewYork Times di mercoledì il direttore dellaprogrammazione Trevor Groth.

«Se c’è un momento cruciale perguardare con onestà quello che stasuccedendo nel nostro paese è proprioquesto. Non c’e dubbio che abbiamotoccato il fondo di un barile molto buio.La velocità con cui, grazie alle nuovetecnologie, i filmmakers sono in grado dilavorare oggi permette a molti artistifare proprio quello», ha detto ilfondatore di Sundance ai giornalisticontrapponendo la vivacità e la fertilitàdella contemporanea scena del cinemaindipendente alla paralisi dell’economia edel Congresso, a Washington. Redfordha anche ricordato che, aldilà dei diecigiorni del festival qui a Park City, il cuoredella attività della sua creaturarimangono i «laboratori» (di regia,scrittura, teatro, documentario…), chesi tengono tutto l’anno presso ilSundance Institute, dall’altra parte dellamontagna. Sono ventisette quest’anno ifilm in programma al festival realizzaticon l’assistenta del Sundance Lab.

«In ventotto anni di festival è statodifficile e frustrante, a volte, doverricordare la vera ragione del perché citroviamo qui ogni anno, il motivo dellanostra missione», ha detto ancoraRedford durante le conferenza stampa,tornando a uno dei suoi leit motivpreferiti, e cioè la necessità di separareSundance dall’hype legato alla calata disponsor, operatori di settore e star cheogni anno invadono Park City.

E poi, in un’inaspettata parentesiautobiografica, ha rivelato che laconcezione iniziale del Festival edell’Istituto si deve in parti uguali alla suavoglia di preservare «l’eredità rustica eantica di questa parte del Westamericano» e all’amore per l’arteimparato grazie ai suoi studi in Francia ein Italia quando aveva diciotto anni.

moderati arabi < 159 160 161 >

volti di sahrawi scomparsi dal 1975 ad oggi - www.afapredesa.org - www.arso.org

TUTTO IL MONDO RIDE●●●Alessandro Faccioli, che insegna cinema all’Università di Padova, pubblica perKaplan «Leggeri come in una gabbia-L’idea comica nel cinema italiano1930-1944» (20 euro) occupandosi di un genere che, nostante i tanti protagonisti«eccentrici» (scrittori, attori, registi, da Musco a Macario a Totò, da Achille Campanile aCesare Zavattini) fu marginale (rispetto alla commedia brillante e sentimentale) epiuttosto «embedded». Ridere a crepapelle nelle dittature è permesso solo nel fuoricampo... Il libro è diviso in capitoli, e il più interessante è quello che si occupa delconfronto con la macchina comica hollywoodiana di Lloyd, Keaton e i Marx. Iltiranno-merce istiga perfino alla forma sovversiva, purché lo spettacolo dia profitti.

invece palazzi adiacenti esoprattutto quelli governativierano rimasti in piedi. Ordinariestorie di mazzette e costruzioni ditofu. I più deboli ci lasciano lapelle. Le proteste dei genitorivengono azzittite, come quella diTang Zuoren imprigionato persovversione contro lo Stato soloper aver fatto una inchiestaindipendente e, come noto,aiutato da Ai Weiwei che saràbloccato mentre andava atestimoniare a favore di Tan,picchiato tanto da essere operatoin Germania nel settembre 2009.Le famiglie che Jia Yuchuanintervista piangono a dirotto,piangono il proprio bambinomorto mentre hanno in braccio onel pancione il replacement son(da qui il titolo del doc) piangonoperché non possono avere ragionedallo Stato. Non è il morto cherivogliono dallo Stato, magiustizia, provare a dare un po’ disenso alla morte. Le intervistesono quasi tutte a filo di luce, dinotte, la polizia ha minacciato iresidenti dicendo di non parlarecon estranei e giornalisti. Alcunidegli intervistati sono dibattuti,chiedere giustizia ma anche starezitti per avere i risarcimenti. Eccocome il Partito compra la fiducia.Altre famiglie telefonano quandovedono giornalisti parlare conun’altra famiglia. Jia ne intervista35, ogni notte cambia albergo eanche paese. «Nessuno dimentica,certo, ma come ricordiamo?».«Non è la catastrofe ad essereorribile, ma il fatto che non laaffrontiamo». Il video non vuolestrapparci lacrime, precisa Jia, macreare coscienza e mobilitazione.Il video stesso vuole essere ancheuna forma di conforto, quellonegato dallo Stato contro laFamiglia, un modo per esprimerela rabbia, per esempio di un padreche è stato imprigionato perchémolti anni prima era stato multatoper aver sottratto alla propriafabbrica una sbarra di ferro.Imprigionato dopo il terremoto inrealtà perché voleva andare a fareuna petizione a Pechino.

Nella stessa sezione One Day inMay, The next Life, Red White, trebellissime narrazioni sempre neldopo terremoto, tre bellissimiesempi di costruzione di sensocontro la sragione dello Stato.Buried di Wang Libo (Yan Mai,2009) conclude la sezione,documentario sul terremoto diTangshan del ’76, fa vedere comemolte vittime si sarebbero potuteevitare ma a causa dei conflittidentro il Partito, delle gerarchieche reggono il mondo accademico

e della ricerca si aspettò ilterremoto senza poter avvisarenessuno, per non mettere in crisil’idea che la Verità raramentetrova posto con l’Autorità.

Non nella stessa sezione,troviamo due film che aprono unosquarcio sulla relazione fra lo

Stato e ciò che esso consideracome minoranza. Il primo film èOld Dog del tibetano PemaTseden. Non è il Tibet del nostroimmaginario, ma strade chevengono battute e quindi bloccatepiù che dalla polizia o da militari,da camion che portano progresso

e ricchezza di grandi e piccoleopere pubbliche e private, cinesi.Le strade, le vie di comunicazione,come ci dice il tibetologo FabrizioTorricelli, sono un modo percapire quanto il controlloprecedente sul Tibet sia statodifferente da quello che si staimponendo negli ultimi decenni.In Old Dog i percorsi che iprotagonisti fanno sono, a dispettodegli spazi infiniti, pochi e segnati.Il protagonista tenta di vendere ilmastino del padre ai cinesi, c’è lamoda di questo tipo di cane. Ilpadre va a riprenderselo. Quelcane rappresenta la culturatibetana, nel senso del modo divivere. Modo di vivere che il figlionon riesce o non sa avere a suavolta. La moglie del protagonistanon ha figli. La «colpa» è però delmarito. Anche sul campo deldominio della donna, il Tibet èchiuso, bloccato. La versionecinese censurata del film, lasciache il mastino venga liberato fra lemontagne. Quella di Tseden, lo fauccidere dal suo stesso padrone.Non è dunque esaltazione etnica,ma critica dello sviluppo, di questosviluppo che in Tibet devasta emortifica. È seguito un insperatodibattito al film, siamo in Cina daparecchi anni e per la prima voltasentiamo un dibattito che esuladalle solite posizioni. Certo, oltre ilnazionalismo, ciò che è più duro amorire è l’esotismo, di cui lacultura e religione tibetana sonoun elemento della classe mediacinese: a sinistra come a destral’Altro non può essere riconosciutonella propria differenza. Stessoprocesso in The Opaque God, (ShenYi,2011) dove il regista Gu Taosegue l’ultima sciamana degliOroqen, etnia della MongoliaInterna. Gli elementi per la solitaantropologia museale&digitaled’accatto ci sarebbero tutti. Losguardo dei registi è inveceimpietoso nel rintracciare le causedella fine non tanto dellosciamanesimo, quanto di unacultura non egemonica schiacciatadallo Stato che tramite il turismo sifa mercato. Esotizzare l’ultimasciamana per attrarre turismo, ilPartito aiuta la sciamana aorganizzare il rito che da moltidecenni non veniva fatto, e sarà unflop dovuto alle telecamere, alcontrollo politico di mercato, secosì si può dire. La sciamana nonfa in tempo a passare il propriosapere alla figlia, perchéquest’ultima muore. Fine probabiledi una cultura, agli occhi del registache da lì proviene e che evita diconfondersi con le telecamere delloStatoMercato ed evita di rendere lasciamana uno dei tanti oggettidelle Indie di quaggiù.

(Versione completa dell’articolo suwww.disorientamenti.wordpress.com)

Accanto: manifesto del festivalal centro Ying Liang presentasotto: il regista Ja Yuchuan e scene del suofilm «Tears in the Ashes»» con locandinaa destra scena dal film «One Day in May»sotto scena di «The Opaque God» e laregista di «One Day in May»a sinistra locandine di film in programma

Tra il festivaldi Pechinoe di Nanchino, èChongqing il puntodi vistaprivilegiatoper l’analisi deiconti in sospesodel paese

Page 8: Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

(8) ALIAS21 GENNAIO 2012

INTERVISTA ■ AMIR E KHALIL PRESENTANO IL LORO «ZAHRA’S PARADISE»

Dal cimitero al sogno.Viaggio «verde»nell’Iran che urla

di LINDA CHIARAMONTE

●●●È diventata un libro, lacoraggiosa avventura editoriale afumetti di Zahra’s Paradise. I figliperduti dell’Iran, pubblicata in rete acadenza bisettimanale e tradotta inmolte lingue. Un racconto a striscedella ricerca disperata della famigliadel giovane Mehdi, scomparso nellecarceri della Repubblica islamicadopo la manifestazione del 15giugno 2009 che portò in piazzamilioni di iraniani. La protesta eraper rivendicare il voto dopo leelezioni truffa, per chiederne dinuove e contestare il presidentesfidando i severi divieti governativi.Una storia di finzione che traespunto da storie vere, scritta edisegnata da due autori, Amir eKhalil, attivista per i diritti umani,giornalista e documentarista ilprimo, disegnatore e artista ilsecondo, entrambi di origini iranianeche vivono in California, e che persfuggire alla repressione del regimehanno dovuto nascondere le lorovere identità. Il libro, edito in Italiada Rizzoli Lizard, è un racconto forte,duro, in cui si tratteggiano in biancoe nero le torture, i morti, le sevizienelle carceri del regime. Zahra’sParadise, dal nome di un grandecimitero alla periferia di Tehran, è unimportante strumento per un paesecostretto a vivere in un clima di forterepressione che dimostra il ruolodecisivo giocato dalla rete, capace disfuggire alla censura della dittaturafacendo circolare notizie, denunce eimmagini. Com’è accaduto perNeda, la ragazza morta per strada aTehran colpita da un proiettiledurante una manifestazione contro ibrogli e che ha fatto il giro delmondo, diventando suo malgrado ilsimbolo della rivolta dei giovaniiraniani disposti a tutto pur di urlareil loro dissenso al presidenteAhmadinejad. Un graphic novel chesembra una discesa agli inferi comein un girone dantesco. Il volume sichiude con un glossario,un’appendice, e alcune pagine conl’elenco di 16.901 nomi, le personeuccise nel corso di dimostrazioni odopo l’istituzione della repubblicaislamica dell’Iran, fra gli anni ’79 e’89 e dal 2005 al 2009. Le tavole dellibro sono state in mostra inanteprima nei mesi scorsi a Ravennadurante il festival Komikazen.Abbiamo contattato gli autori, cheper ragioni di sicurezza non hannopotuto essere presenti allamanifestazione.

●Dove eravate durante ledimostrazioni del 2009?Amir: Non ero lì, ma ho parenti eamici che c’erano. Ho lasciato l’Irana 12 anni, poco dopo la rivoluzionedel 1979. La mia scuola era vicinaalla prigione di Evin, l’Abu Ghraibiraniana, un buco nero in cuisparivano i prigionieri politici.Circolavano molte storie sugli orroriche si consumavano nella prigione.Dall’esilio in Francia l’ayatollahKhomeini ha ripetutamentecondannato lo scià per i crimini dellasua polizia segreta. Ha fatto appelliper la liberazione dei prigionieripolitici e la fine delle torture. Fusalutato come un liberatore, leaderspirituale, paragonato a Gandhi.Dopo poche settimane al potere,Khomeini ha rivelato la sua veranatura. Ha istituito tribunalirivoluzionari con a capo l’ayatollahKhalkhali. È seguito un regime diterrore e arresti arbitrari, esecuzionisommarie e la sistematicaepurazione di dissidenti politici ereligiosi. La rivoluzione ha tradito ilpopolo iraniano e ha iniziato adistruggere i suoi figli. Il fantasma diKhomeini continua a occupare l’Irana Evin, Kahrizak e altre prigioni.Zahra’s Paradise è uno strumentoper esorcizzare il fantasma diKhomeini, abbattendo i cancelli diEvin nella speranza che nessun altrosparisca in quelle celle delladisperazione. Il cambiamentocomincia immaginando alternativealla realtà. L’inizio della protesta è

stato un momento importantissimo,volevamo descrivere la gioia, c’erauna grande energia, la volontà diconnettersi con il resto del mondoattraverso Skype, Facebook, Twitter,la censura in Iran è tale che controllatutti i canali di comunicazione. Perquesto la gente comune prova a fareda sola giornalismo.

●Com’è nato il soggetto dellastoria?Khalil: Abbiamo visto un video suYoutube in cui una madre piangevail figlio durante la sepoltura alcimitero di Zahra, ma abbiamoraccontato una storia di finzione pernon far rischiare la donna. In quellafase la censura è stata moltorepressiva, era straziante non saperecosa fosse successo ai propri cari,cercati fra ospedali e obitori. Moltiparenti manifestavano fuori dalle

prigioni mettendo in pericolo lapropria vita. La loro resistenza è statauna lotta. Il paese ha la volontà e laforza di reagire. L’Iran migliore ora èin prigione, ma ha sentito il sostegnoe il calore del mondo e questo puòtrasformare in luce il buio delleprigioni. Zahra’s Paradise serve aricordare i caduti, per nondimenticare. C’è chi vuole rimuoverela memoria e nascondere tutto. Lascelta del bianco e nero rende ilrealismo del dramma e documenta ilsenso di realtà.

●Come avete seguito l’onda verdedall’estero?A: Attraverso i resoconti della gente ela magia di internet. A tutti igiornalisti è stato proibito di seguirele manifestazioni, ma moltidimostranti coraggiosi hannoscattato foto e realizzato video, come

quello che ha mostrato l’uccisione diNeda. Sono stati diffusi su Facebooke altri social media. Anche i leaderdell’opposizione si sono fatti sentiresu ciò che stava accadendo dopo ilvoto farsa. Karroubi, che ha avuto ilcoraggio di denunciare lo stupro el’omicidio di alcuni prigionieripolitici, ha avuto gravi ripercussioni.Se un primo ministro, una figurapubblica che rappresenta milioni dielettori, può essere spogliato delleelementari protezioni legali, religiosee politiche, figuriamoci quale puòessere il trattamento riservato afigure più oscure come MajidTavakoli, leader studentesco,Bahareh Hedayat, attivista per idiritti delle donne, e centinaia di altridetenuti a Evin, Vakilabad e in altreprigioni. Difenderli non è questionedi amicizia. Loro custodiscono lechiavi delle porte del futuro dell’Iran,

la promessa di libertà che il supremoleader dell’Iran cerca di distruggere.Proteggere questi Mehdi è undovere. Dove sarebbe il mondo seavesse dimenticato e abbandonatoun altro Mehdi, Nelson Mandela?

●Cosa vi ha dato il coraggio discrivere «Zahra’s Paradise»nonostante i rischi che avrestepotuto correre a causa di questoregime?A: Da studente, poi da attivista deidiritti umani, ho provato in tutti imodi a demolire la prigione di Evin,facendo luce sui crimini che sicommettevano lì dentro. Lettereall’Onu, petizioni al presidenteKhatami, articoli sui giornali,conferenze. È stato tutto inutile,come un urlo muto. È come se unlupo, travestito da religioso, avessefatto irruzione a casa mia, l’Iran,senza che nessuno sembrasseaccorgersene o interessarsi dellatragedia che si stava consumandonel paese. Zahra’s Paradise è unospecchio. Attraverso il libro lettori ededitori hanno mandato unmessaggio forte. Dall’Italia allaCorea, dalla Germania alla Turchiastanno mettendo allo scoperto i lupi.Il mondo si occupa della sorte e delfuturo dell’Iran. C’è un vero senso diunità. Presto o tardi i cancelli dellaprigione di Evin crolleranno come ilmuro di Berlino.

●A quali pericoli potevate andareincontro?K: Da quando è iniziata la serie distrisce sul web, nel febbraio 2010,abbiamo ricevuto molti messaggiminatori, pensiamo che il mittentesia il governo, come le tantedichiarazioni per screditare il nostrolavoro in Iran. Per noi questi sonocomplimenti, indicano che la nostragraphic novel non sta lasciandoindifferenti le autorità. Siamospaventati per la nostra sicurezzapersonale e dei nostri cari, perquesto abbiamo nascosto le nostreidentità. Il governo iraniano è moltospietato con chi osa denunciarlo.Grazie all’anonimato siamo statiliberi di dire la verità senzaautocensurarci.

●Cos’è cambiato dopo l’ondaverde? Che segni ha lasciato nellasocietà iraniana?A: La vita in Iran è imprevedibile eparadossale come sempre. Gliiraniani sanno che il cambiamento èin cammino. Il leader supremo,l’ayatollah Khamenei, ha distrutto lasua legittimità religiosa e politica.

Come altri califfi prima di lui, èdiventato schiavo del suo esercitopiuttosto che servitore del suopopolo. Corrompe le guardierivoluzionarie in cambio diprotezione. L’ayatollah governa ilpaese in virtù dei voti di un brancodi amici, i cosiddetti esperti religiosi.Ha anche un’altra dozzina di amicinel consiglio dei guardiani, unpolitbureau religioso specializzatonel manipolare le elezioniscreditando i candidati allapresidenza e al parlamento. Questointero edificio è sostenuto dalla frodee dalla forza. È solo questione ditempo prima che l’interomarchingegno cominci a crollare.L’ayatollah ha usato Ahmadinejadcome cane da guardia contro i suoinemici riformisti, il precedenteestablishment rivoluzionario, e orasta cercando di sbarazzarsene primache gli si rivolti contro.

●Come sono arrivati i giovaniiraniani alla «green wave»?K: I brogli elettorali sono stati lagoccia che ha fatto traboccare il vaso.Dopo gli insulti e le umiliazionisubiti per oltre trent’anni, è arrivatoil momento in cui la paura el’intimidazione non sono statiabbastanza per tenere sottomessoun intero popolo. Lo testimonia ciòche sta accadendo in Medio Orientee in Nord Africa. La tirannia e lacorruzione del governo non possonodurare ancora per molto dopo lerivolte della gente.

●Ci sarà un seguito a «Zahra’sParadise»?K: Abbiamo in progetto di seguire ilprotagonista, Hassan, il blogger chescappa in Turchia, come tantiblogger e attivisti reali costretti afarlo per sopravvivere. Vorremmovedere attraverso i suoi occhi cosafanno gli iraniani in esilio a Istanbul,esplorare le possibili ripercussionidella Rivoluzione dei gelsomini el’evoluzione della Primavera arabasul destino dei nostri personaggi inIran. Un modo per raccontare ladiaspora degli iraniani, una nuovaetnia mischiata agli europei.

GRAPHIC NOVEL

TEHRANAlcune strisce di «Zahra’s Paradise. I figliperduti dell’Iran», adesso un volume editoin Italia da Rizzoli Lizard

Le strisce sul web,poi il libro. Oragli autori temonoper la loroincolumità. «È soloquestione di tempo,il marchingegnodel potere crollerà»

Page 9: Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

(9)ALIAS21 GENNAIO 2012

IL FESTIVAL

LA RIVISTA

LO STORYTELLER

A CURA DIFILIPPO BRUNAMONTI,ANTONELLO CATACCHIO, MARIACIOTTA, GIULIA D’AGNOLOVALLAN, MARCO GIUSTI, CRISTINAPICCINO, ROBERTO SILVESTRI,SILVANA SILVESTRI

FILMCRITICADICEMBRE 2011, N.620Nel numero appena uscito diFilmcritica grande spazio teorico èdedicato dalla rivista (e da AndreaInzerillo che ne cura i tagli e ilmontaggio), all’intervista di SergeDaney, tratta dal video a cura di RégisDebray, una sorta di testamento apochi mesi dalla morte, oltre a variestratti dalla trasmissione che lostesso Daney, per il quale l’intervistaera un laboratorio non menoimportante della critica, curò perFrance Culture dal titolo Microfilms, dacui si trarranno vari estratti da interviste a Rohmer, Van Der Keuken, Assayas,Duras. Da questo numero la rivista inizia la pubblicazione dei vari testi. Tra gliinterventi critici grande spazio è dedicato a Spielberg (Le avventure di Tintin - Ilsegreto dell’Unicorno), al Faust di Aleksandr Sokurov, a Un Héritier di Jean MarieStraub, a Pina 3D di Wim Wenders. Il regista Oliver Hermanus, autore diSkoonheid (Bellezza, presentato a Cannes) svela a Valeria Caravella le chiavi perinterpretare il vecchio e il nuovo Sud Africa, attraverso la storia diun’omosessualità celata. E poi ancora Cronenberg (A Dangerous Method) e GusVan Sant di Restless a cui era dedicato in gran parte il numero precedente. (s.s.)

MAGICO

IL FILMTHE HELPDI TATE TAYLOR, CON EMMA STONE, VIOLADAVIS. USA INDIA EMIRATI ARABI 2011

0Dopo il college una ragazza dellabuona società torna a casadeterminata a fare la scrittrice.

Siamo a Jackson, nel Mississippi anni ’60e lo sconcerto da parte del suo giro diamicizie è grande quando si scopre chel’oggetto del libro ha come protagonistele domestiche delle più importantifamiglie. Da ricordare che La calda estatedell’ispettore Tibbs è del ’67.

L'ORA NERA 3DDI CHRIS GORAK, CON EMILE HIRSCH, DATOBAKHTADZE. USA RUSSIA 2011

0Due informatici americani sirecano a Mosca per offrire unabuona idea, ma scoprono di

essere stati anticipati da colleghi svedesie in più il pianeta diventa l’obiettivo diun devastante attacco extraterrestre.Terribili entità aliene, inizialmenteinvisibili agli esseri umani, voglionoimpadronirsi della Terra, assorbirnetutta l’energia e distruggere così ogniforma di vita esistente. Oltre alleambientazioni, alla partecipazione diinterpreti russi, ucraini come il famosoattore di teatro Yuri Kutsenko,georgiani come Dato Bakhtadze. E c’èanche l’occasione di ascoltare hip hopmoscovita. Il regista è stato art directortra gli altri di film come Paura e delirio aLas Vegas, Minority Report.

SETTE OPERE DIMISERICORDIADI GIANLUCA DE SERIO, MASSIMILIANO DESERIO; CON ROBERTO HERLITZKA, OLIMPIAMELINTE. ITALIA 2010

0Presentato al festival di Locarno.Una clandestina che vive aimargini di una baraccopoli si

barcamena per uscire dalla suasituazione con un piano ben preciso incui vorrebbe coinvolgere ancheAntonio, anziano malato e misterioso.

SLEEPING AROUNDDI MARCO CARNITI, CON ANNA GALIENA, DARIOGRANDINETTI. ITALIA 2008

0In un mondo dove si è persa lacapacità di amare, diecipersonaggi tra i venti e i

quarantacinque anni intrecciano i lorodestini tra sesso, droga, solitudine.Commedia amara e avveniristica. DarioGrandinetti è un famoso attoreargentino che lavora abitualmente anchein Spagna (interprete di Parla con lei diAlmodovar).

SUCCHIAMIDI CRAIG MOSS, CON DANNY TREJO, NICNOVICKI. USA 2011

0Parodia di Twilight dal regista di40 anni vergine. Stella (AlissaKramer) è costretta a scegliere

fra l’egocentrico vampiro Edward e illicantropo Jacob.

UNDERWORLD: IL RISVEGLIO(3D)DI BJÖRN STEIN, MÅNS MÅRLIND; CON KATEBECKINSALE, STEPHEN REA. USA 2011

0Quarto capitolo diretto da dueregisti svedesi specializzati inthriller. Dodici anni dopo

l'eccidio che il genere umano haoperato contro vampiri e lycan, Selenesi risveglia dalla lunga ibernazione con laquale era tenuta prigioniera dall'aziendabiotecnologica Antigen e scopre di averdato alla luce una figlia e condurrà unabattaglia contro l'umanità.

AGUASALTAS.COMDI LUÍS GALVÃO TELES, CON JOÃO TEMPERA EMARÍA ADÁNEZ. PORTOGALLO 2011.

7Pedro, un ingegnere inviato daLisbona al villaggio Aguas Altasper costruire una strada, decide

di creare un sito web dedicato al paese.Però a Madrid una multinazionale haregistrato lo stesso dominio percommercializzare un’acqua minerale e

richiede il pagamento di 500 mila eurocome risarcimento. Inizia una battaglia:gli abitanti del borgo difendono il sitononostante non sappiano neanche cosasia internet e cominciano a cambiaremodo di pensare, con un meccanismoda commedia che coinvolge sentimenti,stampa, televisione e governo. Come inaltre commedie rurali (da «SvegliatiNed» di Kirk Jones a «Holy Water» diTom Reeve) anche le zone più isolatecambiano grazie alla tecnologia o aeventi imprevisti. (s.s.)

ALMANYA - LA MIA FAMIGLIAVA IN GERMANIADI YASEMIN SAMDERELI, CON VEDAT ERINCIN,FAHRI OGÜN YARDIM. GERMANIA 2011

7Lontano dal «drammadell'emigrazione» e dallatemibile commedia etnica è una

sophisticated comedy di una registatrentenne, Yasemin Samdareli, tedescadi origine turca, fan di Lubitsch e diGuney, dai quali distilla humourdissacrante e memoria storica per il suofilm d'esordio. Successo all'ultimaBerlinale, Almanya ha registrato inGermania un record d'incassi (11 milionidi dollari). (m.c.)

E ORA DOVE ANDIAMO?DI NADINE LABAKI, CON CLAUDE MSAWBAA,LEYLA FOUAD. FRANCIA LIBANO 2011

7La regista di Caramel si sposta inun villaggio arroccato tra imonti che anni di guerra hanno

devastato riempiendo di morti ilcimitero. Siamo in Libano mapotremmo essere in un luogoqualunque in cui religioni ed «etnie»diventano alibi per una guerra. Ma grazieanche a un prete e un imam sembra cheora si viva in pace, ma in paese arriva latelevisione e con essa la notizia di nuoviscontri tanto da accendere gli animi.Labaki usa la leggerezza di battute,canzoni e colori accesi per affrontare untema complesso e doloroso. Le donne,quando la guerra sembra inevitabile,decidono di fermare gli uominichiamando bionde «signorine» e in lorotroveranno splendide alleate. E se ilsesso non basterà ci penserà l’hascisc astordire gli uomini. Il sensodell’umorismo che è la dote più belladella regista le rende capaci di prenderein mano il destino del loro paesemettendo in ridicolo la voglia dicombattere dei loro uomini. (c.pi.)

L'ERA LEGALEDI ENRICO CARIA; CON PATRIZIO RISPO,CRISTINA DONADIO. ITALIA 2011

7Da parcheggiatore abusivo,Nicolino Amore (interpretatoda Patrizio Rispo attore ma

anche militante a tempo pieno) diventail sindaco di Napoli e rende (nel 2020) lacittà ricca e famosa nel mondo: con lalegalizzazione della droga siinterrompono i guadagni di mafia ecamorra, ridotti ormai in miseria.Mockumentary (finto documentario)satirico, con la partecipazione di illustripersonaggi: Giancarlo De Cataldo,Pietro Grasso e Vincenzo Macrìmagistrati dell’antimafia, Tano Grassodell’antiracket, i giornalisti Bill Emmottdell’Economist e Marcelle Padovani,Carlo Lucarelli, Francesco Ferrante diLegambiente, Fabio Granata. Collegatianche Renzo Arbore e IsabellaRossellini. (s.s.)

LE IDI DI MARZODI GEORGE CLOONEY, CON RYAN GOSLING,PAUL GIAMATTI. USA 2011

7Incursione di profonditànell'immaginario americano diun cineasta che ha stile, George

Clooney (qui scrive, dirige e interpreta):è Mike Morris, governatoredemocratico candidato alle presidenziali,l’«uomo nuovo», pacifista, fautore dellostato sociale, spudoratamente ateo. Manello staff covano corruzione e brama dipotere. Thriller bipartisan dedicato al

più appassionante dei giochi, la politica,Ma finisce per ridurre tutta la storia Usa(Kennedy, Nixon, Clinton/Levinsky...) aisuoi moventi più «bassi», oscuri,patologici e casuali, rompendo con lasensibilità «liberal» se non proprioradical, che rese indimenticabile il filone«elettorale» new Hollywood anni '60 e'70 (r.s.)

IMMATURI. IL VIAGGIODI PAOLO GENOVESE, CON RAOUL BOVA,AMBRA ANGIOLINI. ITALIA 2011

6Se il primo Immaturi poggiava suuna ideuzza debole, ma efficace,quella dei quarantenni obbligati

a ripetere la maturità, arrivati al(troppo) rapido sequel, la trovata sidimostra fragile e non trova nellasceneggiatura, che prevede un viaggiotutti insieme in Grecia, il modo persviluppare ulteriormente caratteri esituazioni. La partenza èparticolarmente buona, ritmo serrato,battute giuste, gli attori funzionanti.Appena si parte per Paros gli immaturisi scontrano con la tragica realtà dellacommedia italiana e delle sue macchinedi scrittura non così perfette. Quandoscivola nel film di viaggio e si affaccial'effetto cinepanettone o l'effetto deiviaggi in Grecia dell'epoca Muccino, lasceneggiatura fa acqua da tutte le parti ela regia, pur attenta e veloce, non riescea rimettere le cose a posto. Tutto affoganella noia. (m.g.)

L'INDUSTRIALEDI GIULIANO MONTALDO, CON PIERFRANCESCOFAVINO, CAROLINA CRESCENTINI. ITALIA 2011

7Il proprietario quarantenne diuna fabbrica nella Torino colpitadalla crisi economica cerca di

evitare la chiusura. Il lucido interventodi Montaldo porta a scoprire il verovolto del capitalista legato a interessipersonali messi in scena sotto forma dicrisi coniugale, più che ad autenticapreoccupazione verso la sua forzalavoro. Ritratto che smaschera conprecisione una classe padronale gretta ein ogni caso ben attenta al suo interessepersonale, sia di piccolo cabotaggio chedi antiche tradizioni. Film politico nelcuore (Torino) del vecchio capitalismoin bancarotta. (s.s.)

KABOUMDI GREGG ARAKI; CON THOMAS DEKKER, HALEYBENNETT. USA 2010

7Tra il college movie e lafantascienza lisergica, omaggiodichiarato al cinema di John

Waters che il regista califoriano, iconadel cinema indie più irriverente adorafin da ragazzo, Kaboom ritrova lepassioni dei primissimi film di Arakiperò dentro una visione nuova,scatenatissima e di totale libertàespressiva. Immagini e storia mischianoallegramente umorismo, commedia,complotti mistici, beach movie,stravolgimenti in rete, premonizioni dasocial network. Un film da non perdere.(c.pi.)

MIRACOLO A LE HAVREDI AKI KAURISMÄKI con ANDRÉ WILMS, KATIOUTINEN, FRANCIA - 2001

8Marx, scrittore bohémien inesilio volontario al suobanchetto di lustrascarpe, in una

Francia perfetta per il poemettodedicato a Idrissa (Blondin Miguel) unragazzino africano sbarcato da uncontainer. Kaurismaki disegna lecoordinate dell'avventura«extracomunitaria», Idrissa nascostonell'armadio, dentro un carretto, dietrouna porta mentre il lustrascarpe,malvisto fino a quel momento dalvicinato, diventa la primula rossa di LeHavre e come in un musical orchestral'opera di soccorso corale. Il film lievitanel suo esilarante tocco. Con i trattileggeri di matita, Kaurismaki disegna ilsuo presepe laico - il miracolo è tuttoumano - e dà il via a un thriller

emozionante, gioco di equivoci etranelli, «realismo poetico» conhumour. (m.c.)

NON AVERE PAURA DEL BUIODI TROY NIXEY, CON KATIE HOLMES, BAILEEMADISON. USA 2011

6Alcuni anni orsono, 1973, lateleplay con protagonista KimDarby (Don’t Be Afraid of the

Dark) incantava (o traumatizzava) unbambino di appena dieci anni, GuillermoDel Toro che ha continuato a sognare ilprogetto di un remake espanso finoall’incontro con Troy Nixey dalbackround fumettistico. Con la sua regiae la sceneggiatura di Del Toro eMatthew Robbins fanno diquest’oggetto filmico una piccolaimbarcazione sperimentale. In unmaniero vittoriano il padrone nutrediaboliche creature. Un secolo dopoarriva una coppia con la piccola Sally. Ilsuo essere «molto piccola» strega lecreature che infestano ancora laresidenza. Ma Nixey non è Del Toro: gliocchi sono per intero fanciulleschi ma lafantasia di Sally è sostanzialmenteimpotente. (fi.bru.)

SHAMEDI STEVE MCQUEEN; CON MICHAELFASSBENDER, CAREY MULLIGAN. USA 2011

6Secondo approfondito studiodark dell’artista nero britannicoMcQueen (dopo Hunger) sulle

prigioni, questa volta un carcereautoimposto, duetto tra imprigionaticonsanguinei, fratello e sorella suldisagio di vivere che non si incontranomai. Brandon è prigioniero dellasessuomania, Sissy ha passato la vita atagliuzzarsi le braccia. Alle loro spalle siimmagina un terrificante passato dimolestie in famiglia. Fino a un tuffo gayanni ’70 nei vicoli della metropoli,rendendo comsumistica la visioneomosessuale del mondo. Fassbender èall’altezza di questo personaggio eaggiunge tonalità inedite allo yuppy incrisi. Il film in fondo ci rassicura: il malesi vince sempre. (r.s.)

SHERLOCK HOLMES: GIOCO DIOMBREDI GUY RITCHIE, CON ROBERT DOWNEY JR.,JUDE LAW. USA 2011.

7Ispirato al fumetto di LionelWigra, ecco il sequel semi-gaydelle neoavventure di Holmes e

Watson, questa volta control'arcinemico, il prof. Moriarty. Siamo nel1891. La misoginia di Doyle,incolpevole, ma sempre ispiratore, hatravolto la nuova coppia di sceneggiatori(Kieran Mulroney e sua moglie Michele)che si sbarazzano di donne, zingare omeno, con nonchalance. Ritmo esviluppo visuale sono da videogame.L'aspetto più divertente è neitravestimenti di Sherlock Holmesmagnifici quando si mimetizzanell'ambiente circostante. Bisognaabbandonarsi al flusso Guy Ritchie e alduetto giocoso Downey jr-Law, piùStephen Fry l' imperturbabile fratello diHolmes. (a.ca.)

LA TALPADI TOMAS ALFREDSON; CON GARY OLDMAN,COLIN FIRTH. USA 2011

6John Le Carré, borghese ingleseche ha passato la vita aproteggersi dai germi del

comunismo dittatoriale (e non piùproletario) diventa tra le mani di TomasAlfredson il più estenuante, ripetitivo ecomplicato, opaco nei colori e indigestofilm di spionaggio. Ambientato nel ’73, lacupola dei servizi segreti di sua maestàha una pericolosa talpa al suo interno. ASmiley (Oldman) il compito di trovarloe sarà molto difficile perché tra doppi etripli giochi la Cia sta organizzando lamossa Allende per non parlare delVietnam. I cultori di spy storyapprezzeranno lo stile recitativo, tutto atogliere di Hurt, Oldman e Firth. (r.s.)

SINTONIEBENVENUTI AL NORDDI LUCA MINIERO, CON CLAUDIO BISIO, ALESSANDRO SIANI. ITALIA 2012I sequel, si sa, hanno raramente la stessa forza dell'originale, Certo, Benvenuti al Nordnon è quel piccolo capolavoro di freschezza e di commedia che era Benvenuti al Sud,sempre diretto da Miniero. Era difficile mettere in piedi il sequel di un remake con lostesso tipo di meccanismo. Fabio Bonifacci, che ha scritto questo sequel assieme aMiniero indirizza il film verso i modelli della commedia Cattleya (Amore, bugie e calcetto,C'è chi dice no) piuttosto che verso qualcosa che mescoli commedia e sguardo sullarealtà italiana. Detto questo per tutta la prima ora si ride parecchio. Miniero ha dalla suaattori meravigliosi. Dai protagonisti Bisio e Siani, ormai del tutto a proprio agio, allemogli, una Finocchiaro che fa ridere con uno sguardo e una Valentina Lodovini bellissimae credibile come napoletana, ai caratteristi che rinforzano ogni scena del film e neformano la grande risorsa comica. Nando Paone, Giacomo Rizzo, la mamma NunziaSchiano oltre ai nuovi venuti milanesi che ben si amalgamano alla situazione. Alla fineMiniero porta a casa un sequel che non era affatto una riuscita scontata e gioca intrasferta (Milano). Con alcune notevoli trovate: Bisio che si liscia davanti allo specchio ilciuffo che non ha, Paone che gioca con lo stecchino assieme a Giacomo Rizzo come lagrande coppia che hanno formato (sembrano Beniamino Maggio e Alberto Sorrentino oPietro De Vico e Franco Sportelli che erano dei grandi negli anni '50), Siani che siprende sempre qualche secondo prima di rispondere ai milanesi, come a far capire chesta decifrando. E non c’è neanche un comico romano. (m.gi.)

INTERNATIONAL FILMFESTIVAL ROTTERDAM25 GENNAIO - 5 FEBBRAIOAl festival di Rotterdam, a cui daremomaggiore spazio nel prossimo numerodi Alias, è stato selezionato per ilconcorso il film di Stefano Manuli Laleggenda di Kaspar Hauser. Altri filmitaliani in programma: Il silenzio diPelesjan di Pietro Marcello, L’estate diGiacomo di Alessandro Comodin,L’ultimo terrestre di Gianni Pacinotti,presentato a Venezia e si vedranno glistorici film Anna di Grifi e Sarchielli,Pasolini un delitto italiano di Marco TullioGiordana, Franco e Ciccio, come inguaiammo il cinema italiano di Ciprì e Maresco. Inprogramma 250 film da tutti i continenti, film d’apertura 38 témoins di LucasBelvaux, tra gli altri autori Michel Gondry, Wang Xiaoshuai, , Miike Takashi,Rasoulof, Tsukamoto, Kaurismäki, Andrea Arnold, Steve McQueen, Bressane,Kobayashi, Peter Kubelka. Un omaggio a Raul Ruiz è Copia imperfecta del registacileno José Luis Torres Leiva che rimase folgorato da La ville de pirate. Del registascomparso quest’estate si vedrà Ballet acquatique, uno dei suoi ultimi lavori (2011) eun ritratto del pittore francese Miotte (2001). In programma anche una personaledel regista e storico finlandese Peter von Bagh. (s.s.)

JOHN BERGER

A CURA DI MARIA NADOTTI. MARCOS Y MARCOSEURO 25Di John Berger, nato a Londra nel 1926,da tanti anni trasferitosi in Svizzera, ormaiviene tradotto tutto, saggi, romanzi,interviste, pamphlet e diari fotografici,dopo qualche anno di eclissi (gli 80 e iprimi anni 90). Critico d’arte, poeta,giornalista, romanziere, sceneggiatore(«Jonas che avrà 20 nel 2000», peresempio), viaggiatore, «cantastorie»come piace definirsi, perfetta sintesi ditalento, mestiere, umanità, sensibilità esguardo rivoluzionario, Berger viene adesso festeggiato da quaranta scrittori e amici,scrittori, filmaker, fotografi, uomini e donne di teatro di tutto il mondo che, coinvoltivolentieri da Maria Nadotti, ne spiegano la grandezza pubblica e la magia privata inpagine preziose e impreziosite da un corredo fotografico «intimo» e inedito chedobbiamo alla figlia Katya, scrittrice e acuta critica d’arte anche lei. Come scrive GeoffDyer, e come può sottoscrivere Alias che lo ebbe tra i suoi collaboratori, «chiunque loabbia visto in azione avrà osservato la sua inesauribile capacità di dare». E tra quelli chelo frequentarono ricordiamo Togliatti («Il Contemporaneo»), il subcomandanteMarcos, i palestinesi, Rusdhie, Arundhati Roy, i cineasti Robert Kramer, DavideFerrario e Isabel Coixet, Elena Poniatowska, gli emigranti italiani in Svizzera...(r.s.)

I FILM

Page 10: Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

(10) ALIAS21 GENNAIO 2012

Amiri,la rivoltaè un’arte

di LUIGI CINQUE

Amiri è un piccolo marziano. Nondà l’idea d’essere ancora scesodall’astronave. Continua a viaggiare.Sorride. «Il passato e il futuro - midice - sono solo una speculazionedel presente». Viene da lontano. Nel1961 con il nome di LeRoi Jonesscrive Preface to a Twenty-VolumeSuicide Note (Prefazione a una notasuicida in venti volumi). È la suaprima collezione di poesie. Da pocoha fondato insieme alla moglie laTotem Press, casa editrice chepubblica, tra gli altri, opere di AllenGinsberg e Jack Kerouac. Siamo inuno dei periodi più complicati dellastoria sociale Usa. LeRoi è un nero diNewark. E i neri sono in gioco per idiritti civili, quelli veri. Si agitano.Bruciano. Aderiscono in massa, neighetti, alla religione islamica.Un’Islam blues, si capisce,metropolitano, con spazi per ilsolista, ma quel che conta è avere undio diverso dai bianchi, dai padroni,un dio affidabile che li riconoscacome fratelli neri, separati e uguali,anzi più belli, dal resto del mondo.Siamo nell’America di Malcolm X.

«Se ti trovassi mai in unposto/perduto e circondato dainemici/che non vogliono/che tuparli la tua lingua/che màcerano letue statue e gli attrezzi/cheproibiscono il tuo um bum ba bum(…. )/be’! Probabilmente ti civorranno diverse centinaia d’anniper venirne fuori!» (Amiri Baraka.Saggio 1).

C’è da correre per venirne fuori. Èvero. Ma gli afroamericani vannoveloci. Soprattutto in quella che è laloro storia, la loro possibilità: lamusica. Sono gli anni in cui OrnetteColeman con sette angeli musicanti- come qualcuno disse - incide FreeJazz: A Collective Improvisation.Siamo alla rottura del tonalismo, alflusso di coscienza in musica, allacreazione istantanea, al martirioedipico del compositore. E il bello èche, per altre vie, i neri si ritrovanonelle stesse acque dell’avanguardiabianca dell’emisfero settentrionale.Non a caso la copertina di Free Jazzè un’opera (White Light) di JacksonPollock vate dell’action painting,morto solo quattro anni prima.Intanto Miles Davis, con altri angeliche osavano avere nomi tipo JohnColtrane e Cannonball Adderley oBill Evans, incide (nel ’59) illeggendario Kind of Blue che nellabreve e intensa storia del jazzpossiamo già definire una questioneneoclassica, ovvero, il recupero di

antiche scale modali applicate allatecnica e all’alchimia del jazz. LeRoiin quegli anni partecipaall’avventura della «beatgeneration». È il movimento artisticoche esalta, tra l’altro, il rapporto traletteratura e jazz; cheindipendentemente da colore, razza,sesso e simili, interpreta - on theroad - il disadattamento vero; chesvela alla poesia quell’Americapatinata, razzista, mafiosa, puritana- ancora maccartista - capace dicombattere i movimentibombardando i ghetti (e i giovani) di«roba pesante», eroina; un’Americapronta (come spesso Amiri scriverà)ad assassinare, tra gli altri, JFK e suofratello, Malcolm e Luther, e cosìtantissimi altri fino a Lennon, finoalle Twin Towers, tra una guerra el’altra. Verso il neoliberismopetrol/bancario, spietato, di oggi.

Nel 1963 LeRoi scrive il saggio Ilpopolo del blues. È il raccontodell’intreccio che lega il blues e iljazz alla vicenda umana dei neriamericani. In poco tempo BluesPeople: Negro Music in WhiteAmerica diventa un manifestoletterario-musicale. E pone (non è ilsolo) la questione dell’estetica nera.Scriverà Amiri in una recenteintroduzione alla ristampa delvolume (Shake edizioni, in Italia):«Non vogliamo più nessun Nietzchea dirci che la sensazione ostacola ilpensiero. Per noi neri ciò che nonpuò sentire non può pensare. Lamassima intelligenza sta nel ballo,non nella pubblicità delle scuole diballo. Il pensiero massimo èconcreto, vivo, non astratto». Mi dicedurante il nostro incontro:«Attraverso la musica si può diremoltissimo, forse tutto, di unpopolo». Fa un piccolo salto logico eaggiunge: «Io vedo l’arte comeun’arma… forse, oggi, l’unica veraarma di cambiamento e dirivoluzione. Anche per unarivoluzione in senso marxista». Dopol’assassinio di Malcolm X (’65), LeRoiprende il nome di Amiri Baraka eabbraccia la causa estrema delNazionalismo nero. Ma il suosguardo sarà sempre sostenuto daprofonda intelligenza critica. Alpunto che il radicalismo diventametodo filosofico, cambia laprospettiva, inverte la logica, guardadalla parte degli esclusi, di tutti i«nigger» del mondo.

Del resto, senza la «negritudine» eil meticciato dell’«emisferosettentrionale», senza quellacapacità di trasfusione, senza quellaenergia e istinto con la quale hanno

INCONTRI ■ L’AUTORE DE «IL POPOLO DEL BLUES»

Baraka è tra gli scrittori, poeti,critici afroamericani più influentidella storia. «I miei testi aiutanoa difendersi dai guai del mondo»

Page 11: Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

(11)ALIAS21 GENNAIO 2012

Ha bisogno di agganci con l’attualità Amiri Baraka? Sì e no. Comeintellettuale, performer, poeta, scrittore, saggista, critico jazz, editore,uomo politico, agitatore la sua figura si è sempre stagliata all’interno di undeterminato (e cogente) tempo storico, fin dagli ultimi anni ’50 in un arcoche va dalla Beat Generation a Barak Obama. Eppure Baraka - soprattuttonei suoi reading con musicisti - mette in circolazione un potere sciamanicopalpabile, un potere della parola e della musica che scuote e travolgel’ascoltatore. In lui la parola si fa suono e viceversa, il tempo assume unadimensione circolare e la lotta contro lo strapotere della finanza si salda conla drammatica vicenda della schiavitù. Allora andiamo a risentirlo, AmiriBaraka, negli album con il percussionista Sunny Murray (Black Art, 1965), ilNew York Art Quartet (Black Dada Nihilismus, 1970), il tenorista David Murrayed il batterista Steve McCall (New Music New Poetry, 1980), nel sestetto conArchie Shepp, Roswell Rudd, Grachan Moncur III, Reggie Workman edAndrew Cyrille (nel cd We Are the Blues), nel progetto di William Parker «TheInside Songs of Curtis Mayfield» (in Live in Rome, 2007), con il settettoDinamitri Jazz Folklore (Akendengue Suite, 2008). Una goccia nell’oceano delleperformance di Baraka che si possono vedere in www.amirimusic.com (TheAmiri Baraka Discography Project). (luigi onori)

BIOGRAFIA DI UN MARZIANO DEL JAZZ

IL SUONO INVINCIBILE DELLE PAROLE.FUORI I DISCHI DELL’ETERNO SCIAMANO

rinnovato la tecnica e la chimica delritmo, dell’armonia, del racconto,dell’astrazione, senza tutto ciò, ilNovecento - in arte, soprattutto –sarebbe stato molto più povero etriste.

Amiri è arrivato a Roma da tre ore.Siamo in una stanzetta della Casadel Jazz. È in tournée Europea. Frapoco assisteremo a unastraordinaria lettura. Loaccompagna Dave Burrel al piano.Nel reading, la sua vocedall’intonazione perfetta(l’intonazione è tutto per un oralpoet) correrà per lo spazio sideraletra il canto di Congo Square (loslargo dove si riunivano la sera e igiorni di festa gli schiavi dellapiantagione, ndr) e il blues, il bebop,il rap, l’atonale. Beve un caffè.Silenzio. Ho in mano alcune suepoesie. La traduzione italiana è diRaffaella Marzano. Leggo unframmento: «Supponete, di esservisvegliati una mattina/E c’era ilvampiro alla televisione/Intervistatoda un negretto scemo/Un bel sorcio,per il quale l’idea di cervello era soloun’idea,/che non pensava, se ce lafaceva a pensare, fosse cattiva./E loscemo era un assassino che ancoranon si era laureato/alla scuola degliassassini /così adorava il dente delvampiro/le due succose zanne chependevano ai lati delle labbra/ilnegro pensava fosse figo e sognavadi avere denti come quelli/cosìavrebbe potuto essere un sorcio,/erastanco di essere un semplicestronzo» (da Fashion this.)

●Oggi sei autore di più di 40 libridi saggi, poesia, teatro, storia dellamusica e critica, e sei un’icona eun attivista politico e sei anche, atuo modo, un rapper. Come tidescriveresti?Se hai una visione, diciamo,africana, del mondo puoi ancheconsiderare di essere molte cosecontemporaneamente. Moltisguardi diversi. Ogni cosa sullaterra è viva e ogni cosa esistente èparte della stessa realtà. Anche losguardo, dunque, può mutareforma a seconda che guarda unarana o il presidente degli StatiUniti che beninteso sono simili

perché parte di un tutto.

●Visione africana?Quelli del rock and roll (così Amiridefinisce la cultura borghesedell’emisfero settentrionale, nda),hanno chiamato «selvaggio» chicredeva che «ogni cosa è tutte lealtre». Invece sia la ciambella sia ilbuco sono la stessa cosa, sonosemplicemente spazio. Ed io sono lospazio che occupo.

«Chi ha ammazzato Malcolm,Kennedy e suo fratello/Chi hainventato l’Aids/... (…) Chi campa suWall Street (…) Chi sapeva che labomba stava per esplodere (…) Chisa perché i terroristi impararono a

volare a San Diego in Florida (…)Chi sapeva che il World TradeCenter sarebbe stato bombardato,Chi fa soldi con la guerra, Chi fagrana su paura e menzogne, Chivuole il mondo così com’è (…)(daSomebody Blew up America,Qualcuno ha fatto saltare l’America,Amiri Baraka 2001). Somebody Blewè un testo caldo. Tra l’altro, quel chi,ripetuto, ci ricorda qualcosa difamiliare. Ha la stessa misura dell’Ioso di Pasolini (lettera al Corriere dellaSera, 14 novembre 1974): «Io so inomi dei responsabili (…) Io so ilnome del vertice che hamanovrato(…). Ma bisognaascoltare Somebody Blew, cantata da

Amiri, come un blues, per ritrovarel’analogia con il poeta friulano. Lapagina non basta. Glielo dico. Amirisorride. Sorride, finisce il caffè eaggiunge: «L’idea di fondo dellapoesia civile è di aiutare la gente acomprendere davvero il mondo incui viviamo, di promuovere unarivoluzione che cambi la società.Quanta gente oggi si trova nei guai acausa dei mercati borsistici o pagaper le logiche di una societàimperialista?».

●Com’è il rapporto tra musica eparola… per un poeta?La musica rende le parole piùaccessibili, più efficaci. I cantanticonoscono bene la questione. Epoi… è la nostra storia diafroamericani. Bisogna valorizzarla.Oggi le parole della poesia hannobisogno di essere pronunciate adalta voce, di essere declamate,cantate, amplificate, hanno bisognodi riprendersi tutta la loro sacralità.E anche nello scrivere dobbiamoessere coscienti che quando si scrivepoesia, si scrive musica. Ci sono iregistri, le scale, le tonalità possibili,le sillabe che richiamano certeintonazioni, parole che di per séhanno socialmente un loro suono.

●Tornando al blues c’è unaaffermazione di Alan Lomax, unodei più importanti ricercatori estudiosi del mondo afroamericanoe soprattutto delle radici del blues,che dice: «L’hanno chiamata l’etàdell’ansia ma forse sarebbe megliodefinire il Novecento, il secolo delblues. Il blues è diventato il generemusicale più familiare allamodernità perché oggi tutto ilgenere umano comincia asperimentare la stessa malinconiadei neri della terra del blues, quel

senso di anonimia e alienazione,l’assenza o la precarietà delleradici, la sensazione di esseremerci più che persone…».Il blu è il colore dei vestiti che siusavano nelle feste dell’Africaoccidentale, in Guinea; negli Usadiventa il colore della perdita, ilcolore della memoria, capisci cosavoglio dire? Blues viene dal (colore)blu, cioè dalla bellezza perduta dellavita africana. Come non potevaquesto adattarsi al disagio socialedella modernità… delneocapitalismo selvaggio di oggi…del furto di identità e del futuro deigiovani?

●Come lo dobbiamo definire illegame tra blues e jazz?C'è una canzone cantata da JulieWilson che dice, ’Se non era per ilblues non esisteva il jazz’. Questo è illegame più chiaro e semplice.

●Due figure simbolo del jazz:Louis Armstrong e Miles Davis.Louis Armstrong… penso che tantagente ha sbagliato a considerarlouna persona sottomessa. Non è così.E se hai mai ascoltato le sueinterviste, puoi capire che era moltoconsapevole di essere in unaposizione sottomessa, capisci? Malui, non era stupido, pensava che erameglio sottomettersi perché questogli permetteva di fare quello chevoleva fare: suonare. E non c'èdubbio che Louis Armstrong era ilpiù grande musicista del suo tempo,senza dubbio. Quando era giovane,lui era il migliore.

●Quando il Movimento nerodiventa più antagonista, cosapensa di Armstrong? Unintrattenitore di bianchi, uncattivo esempio, uno zio Tom?I più giovani si risentivano del fattoche Armstrong era ritenuto tropposottomesso agli Stati Uniti. Ma nonera vero. Lui era nato in un'epocacosì, era nato nel 1900, capisci?Mentre negli anni ’50 e ’60 c'era unaestetica diversa e un atteggiamentopolitico più consapevole. Certo loronon capivano Louis, perché Louissorrideva sempre, era sempregradevole. Ma penso che due cose

hanno risvegliato la gente sul veroLouis Armstrong. La prima fuquando i bambini neri provavano aentrare - contro la segregazione chedi fatto ancora esisteva - a LittleRock High School e il presidenteEisenhower faceva delledichiarazioni, allora Louis gli risposepubblicamente, dicendo, ’Lei sidovrebbe alzare in piedi da uomo edovrebbe andare a portare queibambini a scuola’. In questareazione fu molto diverso da quelloche si pensava di lui. Questo haaperto gli occhi a tanti. Anche aiPanthers. Durante un'intervista chelui fece con Willis Conover(produttore jazz e conduttoreradiofonico) a Washington allapresenza del suo manager, JoeGlazer, seduto accanto, Conover glidiceva, ’Louis, sei nel mondo dellamusica da più di 60 anni, dimmicome sei diventato cosìimportante?’. E Louis rispose senzafreni, ’Beh, quello che devi fare ètrovare un uomo bianco e diventareil negro di quell’uomo bianco, non èvero Joe? Ha, ha, ha’. E lo dissedirettamente al suo manager. Eranoprobabilmente 50 anni che volevadire questa cosa! (ride, nda) Alla finela gente ha capito chi era LouisArmstrong. Era tuo nonno che nonpoteva dire quello che puoi dire tu.

●E Miles Davis?Miles aveva una sua personalitàparticolare. Quando ero giovane hoprovato a fargli un'intervista e nonme l'ha concessa. Avevo circavent’anni. Quarant’ anni dopo, l'hointervistato per il New York Times.Lo aspettavo nel ristorante dell'hoteldelle Nazioni unite e bevevoCourvoisier. Finalmente entrò Milescon quegli occhiali da sole da 500dollari e mi disse, ’Ehi… l'uomo delmistero’. E io gli risposi, ’Tu seil'uomo del mistero’. Ho sempreamato Miles, era il mio eroeculturale anche quando erobambino. Quando provavo aimparare la tromba imitavo lui. Permolti di noi, della mia generazione,Miles era il simbolo della musica.Abbiamo perduto un po' di tempoad apprezzare Louis Armstrong matutti apprezzavamo Miles.

L’UOMO CHE RESE CIECHI BACH E HÄNDEL

Due immaginidi Amiri Baraka,accanto John Taylor

La storia di John Taylor è incredibile. Vissuto dal 1703 al 1772 è stato uno deiprimi chirurghi oculari britannici (e della storia). O meglio fingeva di esserlo;così come si era autoproclamato Cavaliere, chirurgo personale di re Giorgio II,del papa e di altre famiglie reali europee. In realtà era solo un imbonitore, ungran donnaiolo, un pubblicitario ante-litteram; annunciava la sua visita nelleprincipali città europee facendo affiggere manifesti e distribuendo volantini.Viaggiava in una carrozza decorata da enormi bulbi oculari e sopra l'iscrizione:

«Qui dat videre dat vider», colui che dà la vista, dà la vita. Era «specializzato» ininterventi - anticipati da lunghi sermoni autoincensatori - per l'eliminazionedelle cataratte, il processo di opacizzazione del cristallino, la lente naturaledell'occhio che con il tempo perde trasparenza, si oscura e toglie la vista. Sotto iferri di Taylor - che si allontanava dalle città prima che i pazienti togliessero lebende - caddero anche Johann Sebastian Bach e Georg Friedrich Händel, resiciechi dal chirurgo che confesserà di aver contribuito alla perdita della vista dicentinaia di persone. Inoltre, sanguinamenti e lassativi - le cure del tempo edello stesso Taylor, per far fronte alle infezioni post-operatorie - debilitavano inmaniera terminale i pazienti. (fonte Richard H. C. Zegers, «The Eyes of JohannSebastian Bach», http://archopht.ama-assn.org/cgi/content/full/123/10/1427)

«Il blu è il colore dei vestiti che si usavanonelle feste dell’Africa occidentale; negli Usa diventail colore della perdita e della memoria. Blues vieneda lì, e si adatta al disagio sociale della modernità»

di FRANCESCO ADINOLFI

Page 12: Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

(12) ALIAS21 GENNAIO 2012

INTERVISTA ■LA BAND DI «MOLLY’S LIPS» PER LA PRIMA VOLTA LIVE IN ITALIA

The Vaselines,quei timidi scozzesialla corte di re Cobain

10 PEZZI ANTI-UFFICIO

Mollo tutto!Il lavorodebilitail rocker

LENNON, GATTO DA LEGARE

Meglio a casa con un animaletto da accudireche una vita con un capoufficio da odiare. Eallora i Beatles ci danno la linea. Se PaulMcCartney amava i cani tanto da dedicare«Martha My Dear» alla sua cagnolina, JohnLennon stravedeva per i gatti. Ne ebbe molti.

A partire da Elvis il cui nome era un omaggioal mito del giovane John e di sua madre Julia.I due capirono di aver sbagliato nome soloquando Elvis si rivelò essere una gattina,partorendo una nidiata di micetti. Ma per iLennon rimase per sempre Elvis... Tra ifavoriti ci fu un randagio trovato nella neve.Ogni giorno John andava con la sua biciclettada un pescivendolo per rimediare un po’ dipesce per il suo persiano, ma anche una volta

famoso non mancò mai di chiamare, da ogniparte del mondo, per informarsi sullo statodel suo amato gatto. Tim, questo il suo nome,ha vissuto una vita felice e lunga più divent’anni. Anche la vita assieme a Yoko Onofu caratterizzato da alcuni felini. Tra questice ne furono due, uno bianco e uno nero, cheLennon battezzò, ironicamente, Salt (Sale,nella foto) il nero, e Pepper (Pepe) il bianco. Eche dire di Jesus? Nel ’66 Lennon scandalizzò

di CHIARA COLLI

Nel caso non vi fosse arrivata voce nel1990, è certo che l’informazione,nell’ultimo anno, non può esservisfuggita: i Vaselines erano la bandpreferita di Kurt Cobain. Il fancelebre, che ha reso l’allorasemi-sconosciuto duo una band diculto grazie alle cover dei Nirvana diMolly’s Lips e Jesus Don’t Want Me fora Sunbeam, è come un tormentone inogni trafiletto dedicato al ritorno dellacoppia di Glasgow. Un come-backsegnato nel 2010 dall’album Sex withan X, uscito per Sub Pop (al 1989risaliva il loro unico ellepì, DumDum) e in questi giorni con il primopassaggio dal vivo in Italia - a Roma,Torino, Pisa e Ravenna, dal 25 al 28gennaio. Eppure, è con il candore disempre che Eugene Kelly e FrancesMcKee ammettono di aver avutopochi legami «dietro le quinte» con iNirvana, seppur accogliendo con unsorriso la puntuale allusione alla banddi Aberdeen. «Non sappiamo cosaabbia colpito Kurt Cobain, forse ilmodo di scrivere melodie, conun’energia positiva, o forse ilmiscuglio di voce maschile efemminile - racconta con tono pacatoe un velo di timidezza Eugene -. C’eraqualcosa di fanciullesco in noi,un’immediatezza, un’onestà, checredo apprezzasse». Ma diciamolo:quello di Cobain è solo unescamotage dei media per attirarel’attenzione (dei più). Perché, che ilmodo di fare musica indie - conmetodi fai-da-te, leggerezza, ironia eun gusto pop irresistibile - di quellaseconda metà degli Eighties britannicie, in particolare, con il pigliomalizioso e a due voci dei Vaselines,abbia fatto scuola, è sotto gli occhi ditutti. I Vaselines sono, sì, una band unpo’ più famosa di molte di quellecontenute nella gloriosa C-86compilation (di cui non fanno parte),ma se ne distaccano per ambizioniprofondamente più rumorose. «Noneravamo tanto influenzati da quellache divenne la C-86 compilation, acui eravamo sostanzialmente affiniper questioni temporali e geografiche.Piuttosto, guardavamo a band comePussy Galore, Dinosaur Jr., SonicYouth e Velvet Underground. Nonsapevamo suonare come loro, mavolevamo quell’energia primitiva».

Un percorso, quello dei Vaselines,da sempre guidato dalla spontaneità.Ai tempi della rottura - nel 1989, pocoprima di diventare celebri grazie aldiscepolo grunge - come oggi. «Allafine degli anni Ottanta era difficile,per una band indipendente come noi,andare avanti. La nostra etichetta53rd & 3rd era fallita, la scenascozzese pop era come implosa, stavaprendendo sempre più forma la raveculture e noi eravamo un po’scoraggiati sul nostro futuro musicale.Sembrava non ci fosse via d’uscita,non riuscivamo a tirare avanti con laband. Ci siamo riuniti solo per un livenel 1991, in apertura ai Nirvana, ma ilfatto che abbiamo avuto successodopo esserci sciolti non ci ha maidato rimpianti. Allora ci sembravadavvero impossibile tornare insieme,volevamo fare dell’altro. Ci è andatabene così». Senza forzature, esicuramente grazie alla forte affinitàtra Eugene e Frances, la storiariprende le fila a metà degli anni Zero,

proprio quando l’indie lo-fi cominciaa fare capolino nei blog di mezzomondo. «Tutto è ricominciato percaso, nel 2006, mentre Frances ed iopromuovevamo i nostri album solistie, in un tour fatto insieme, citrovammo a suonare qualche pezzodei Vaselines, per puro divertimento.Poi, in una serie di live come TheVaselines nel 2008 (per beneficenza, oin occasione del ventennale della SubPop a Seattle, ndr), ci siamo accorti diavere poche canzoni da suonare dalvivo. Abbiamo provato a scriverne dinuove, cercando di capire se fosseroancora brani nel nostro stile. Ed èvenuto tutto naturalmente. Del restosiamo sempre rimasti in contatto, equella sensibilità ironica nel faremusica, è riaffiorata con facilità».

Un’attitudine fanciullesca, che nonpuò non fare i conti con i venti annipassati. «Ai tempi di Son of Gun e

Dum Dum, c’era più leggerezza,anche perché non avevamo unpubblico, facevamo tutto solo per noistessi. Con Sex with an X c’è stata piùpressione, ma eravamo anche piùconsapevoli di cosa volevamo ecoinvolti in tutto il processo diregistrazione - rigorosamenteanalogico - e di produzione». Ventianni in cui l’influenza dei Vaselines siè fatta sentire dai Nirvana alle DumDum Girls, sebbene la band ne abbia(vagamente) preso coscienza solonegli ultimi tempi: «Quando abbiamosuonato in alcuni festival è statoincredibile, perché non eravamo più iragazzini inesperti. Ma la bandadulta!». E un’eredità, quella di certaGlasgow degli anni Ottanta - «c’era undiscreto numero di band in queglianni, noi ci sentivamo vicini aiPastels, ma è stato solo nei primi anniNovanta che il concetto di scena,intesa come condivisione degli stessispazi, è affiorato nella nostra città» -raccolto dalle generazioni successive.Un nome a caso? Gli amici Belle &Sebastian, legati a doppio filo conEugene e Frances. Già musicisti in Sexwith an X, infatti, Steve Jackson eBobby Kildea dei B&S saranno suipalchi italiani insieme ai Vaselines,rinforzandone la versione live. «Cidivertiamo molto con loro e, in verità,tutta l’esperienza di questo ritorno,dall’essere headliner dei festivalall’avere un pubblico molto variegatofino al concetto di band e non più diprogetto solista, è stata estremamentepositiva». Nel tono di Eugene, ci sonocalma e stupore allo stesso tempo.Chissà se si è già reso conto che il loroprimo passaggio in Italia, qui, èpercepito come un evento.

di ROBERTO PECIOLA

La disoccupazione è sopra i livellimassimi. I licenziamenti faciliavanzano. L’inflazione è alle stelle, lostipendio finisce rapidamente.Eppure, non c’è nulla di peggiodell’odiare il proprio lavoro. Quandoil capo diventa l’incubo peggiore eun impiego decente un sognotroppo lontano, talvolta licenziarsinon è un’eventualità strampalata.Ma una soluzione necessaria.L’argomento, ricco di implicazionicon la popular culture, non è nuovoin ambito rock. Di musicisti chehanno cantato la noia e l’effettostraniante di un lavoro malretribuito o avvilente ce ne sono abizzeffe. E qualcuno, nei tre minutidi una canzone, è anche riuscito aliberarsi di quel mestiere tantoinsopportabile. Magari, diventandouna rock star. Uno che appartiene aquesta categoria, è Elvis Costello. InWelcome to the Working Week iltema non è esplicitamente quellodel lasciare il lavoro. Piuttosto, c’èqualcosa di allusivo che riconduce altema di un impiego che «puòuccidere». Dal canto suo,l’occhialuto cantautore londinese silimita ad accogliere il malcapitato diturno nella routine della settimanalavorativa. Abbondando disarcasmo. Non fosse altro perché ilbrano è proprio l’aperturadell’esordio che lo allontanerà persempre dalla dimensionedell’impiegato d’ufficio. Ironia aparte, è la rabbia il comunedenominatore di molti brani scrittisu questo tema. In Take This Job andShove It - cover di David Allen Coedel 1978 -, i Dead Kennedystrasformano in furia punk l’originalecountry già di per sé piuttostoacceso nel testo. «Riprenditi questolavoro e ingoialo», suonerebbe initaliano. E poi giù con frasi secche erabbiose. Di quelle che tutti hannosognato, almeno una volta, di dire alproprio capo.

In questa ipotetica classifica, WeGotta Get out This Place degliAnimals rappresenta addiritturaqualcosa in più del gridoinsofferente del singolo verso ilproprio lavoro. Brano iconico pertutta la generazione che ha vissuto laguerra in Vietnam, il singolo datato1965 è un inno che comincia con lastoria della working class inglese esfocia nel bisogno di cambiamento

di un intero popolo. Idonea perquando non è solo un mestiere astare stretto, ma tutto un paese.

Meno riottoso e più amareggiato èinvece il Rush-pensiero, espressonella b-side datata 1974, WorkingMan. «Mi sveglio alle sette, vado alavorare alle nove. Non ho tempoper vivere, sì lavoro tutto il tempo»:lenta e straziante, la consapevolezzacantata da Geddy Lee sarebbeperfetta come mantra di finegiornata del working class hero, ilcui unico svago risiede in unbicchiere di vino, una sigaretta e unassolo di chitarra lungo oltre treminuti. L’attitudine di Working Manricorda quella dello Strummer del «itis what it is» e in effetti, gli anni acavallo tra Settanta e Ottanta, nonpossono che essere il periodo dimassima disillusione verso il lavoro.Ci sono i Clash di CareerOpportunities, senza speranza, senzaprospettive e con una comprensibileavversione verso tutte le mansioni(di guerra) che la regina, in quelgrigio 1977, promette di offrirgli.

E poi, dall’altra parte dell’oceano,c’è la (futura) poetessa rock delCbgb. Nell’indimenticabile esordiosu 7” di Piss Factory, unagiovanissima Patti Smith mette atacere tutti, cantando la meschinitàdel lavoro in una fabbrica diprovincia e della voglia di scappare.Un brano indimenticabile. Un pezzodi storia, a metà tra realtà e poesia.

Ancora a New York, molti annidopo (il 1992), ma con lo stessospirito di quell’ultimo scorcio deiSettanta, i Ramones nonnascondono la propriainadeguatezza verso il concetto dilavoro comunemente inteso. «Nonposso tenere questi ritmi, stodiventando un caso mentale. Sì, è illavoro che odia il mio cervello»,cantano sui soliti tre accordi e lafaccia da schiaffi in Job That Ate MyBrain. Tutt’altro piglio, quello delsongwriter più introspettivo e snobdegli Eighties britannici. I suoi sognisono ben più grandi, Mr. Shankly, el’ispiratissimo Morrissey di TheQueen Is Dead non resterà qui a farsicorrodere l’anima dal suo miserolavoro. Un’ambizione mai negata,quella del Moz, che insiemeall’arguzia e alla nostalgia di sempre,trasformano Frankly, Mr. Shanklynell’ennesima filastrocca dallavalidità universale.

Coerentemente con l’indoleonirica della band, la soluzione alproblema che propongono i FlamingLips è quella di spaccare la faccia delproprio capo nei sogni. Gli stessi incui si può avere una vita migliore,aspettando con fiducia giorni piùlieti di questi Bad Days. Ma lo scettroper il brano più «straight to thepoint» della lista, va a Beck. SoulSucking Jerk (verme succhia anima)è l’appellativo che dà al proprioboss. O meglio, ex boss, perché trauna rima e l’altra, il camaleonte delrap si è fatto dare tutti i soldi che glispettano. E ha cambiato aria.

La formazionebritannicaha pubblicatoda poco un nuovoalbum, «Sex withan X». L’influenzasul leaderdei Nirvanae sulla scena indie

Qui sopra Frances McKee e Eugene Kelly, in arte The Vaselines. In alto a destra The Clash

RITMI

Page 13: Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

(13)ALIAS21 GENNAIO 2012

Matt ElliottDai trascorsi elettronici con la sua exband, Third Eye Foundation, l'artistainglese Matt Elliott è passato al folkcontemporaneo.Valeggio sul Mincio (Vr) SABATO21 GENNAIO (VILLA ZAMBONI)Forlì DOMENICA 22 GENNAIO (DIAGONAL)Sant'arcangelo di Romagna(Rn) LUNEDI' 23 GENNAIO (LIVE IN THEGROTTO)Torino MARTEDI' 24 GENNAIO (BLAH BLAH)Segrate (Mi) MERCOLEDI' 25 GENNAIO(MAGNOLIA)

The VaselinesPer la prima volta in Italia la cult bandscozzese, molto amata da Kurt Cobain.Per l'occasione il duo si presenta in unaformazione allargata e della quale fannoparte Bobby Kildea e Stevie Jackson deiBelle & Sebastian.Roma MERCOLEDI' 25 GENNAIO (ANGELO MAI)Torino GIOVEDI' 26 GENNAIO (SPAZIO 211)Pisa VENERDI' 27 GENNAIO (CARACOL)Madonna dell'Albero (Ra) SABATO28 GENNAIO (BRONSON)

Chicks on SpeedIl combo femminile, tra i più interessantidella scena electroclash, è di nuovo inItalia.Bolzano VENERDI' 27 GENNAIO (HALLE28)Foligno (Pg) SABATO 28 GENNAIO(SERENDIPITY)

Band of SkullsIl trio indie rock di Southampton,Inghilterra.Segrate (Mi) SABATO 21 GENNAIO(MAGNOLIA)

Ben FrostL'elettronica industriale e sperimentaledel musicista australiano di stanza inIslanda.Parma VENERDI 27 GENNAIO (AUDITORIUMDEL CARMINE)Roma SABATO 28 GENNAIO (CHIESAEVANGELICA METODISTA)

MastodonUna sola data per la band metal progamericana.Milano GIOVEDI' 26 GENNAIO (ALCATRAZ)

The Musical BoxIl nome della band prende spunto da unbrano storico dei Genesis. La formazionecanadese riporta sul palco costumi, luci escaletta originali di quegli anni. Perquest’anno ripropongono il tour di TheLamb Lies Down on Broadway, l'ultimo conPeter Gabriel.Roma GIOVEDI' 26 GENNAIO (AUDITORIUMCONCILIAZIONE)Milano VENERDI' 27 GENNAIO (TEATRO DEGLIARCIMBOLDI)Padova SABATO 28 GENNAIO (GRAN TEATROGEOX)

GalapaghostUn lungo tour nel nostro paese per lagiovane promessa del cantautoratostatunitense.Lecce SABATO 21 GENNAIO (I SOTTERRANEI)Taranto DOMENICA 22 GENNAIO (GABBAGABBA)Firenze MARTEDI' 24 GENNAIO (GLUE)Roma MERCOLEDI' 25 GENNAIO(BLACKMARKET)Sarno (Sa) GIOVEDI' 26 GENNAIO (KEYDRUM)Cassino (Fr) VENERDI' 27 GENNAIO(OFFICINE GENERALI)Perugia SABATO 28 GENNAIO (LOOP CAFE')

Anthony Joseph& Spasm Band«Afrodisia» presenta il poeta, romanziere,musicista e docente. Fra afrobeat, freefunk e jazz africano.Roma SABATO 21 GENNAIO (ANGELO MAI)

The Bevis FrondTorna, e fa tappa anche in Italia, lapsichedelia del cinquantottenne NickSaloman e della sua band.Brescia SABATO 21 GENNAIO (VINILE 45)Roma DOMENICA 22 GENNAIO (INIT)

Is TropicalIl trio electro inglese in Italia perpresentare l'ultimo album, Nativ to.Torino GIOVEDI' 26 GENNAIO (ASTORIA)

We Were PromisedJetpacksArriva la band scozzese, promessadell'indie rock britannico.Madonna dell'Albero (Ra) SABATO21 GENNAIO (BRONSON)

Liz GreenSulle orme di Edith Piaf...Faenza (Ra) LUNEDI' 23 GENNAIO(CLANDESTINO)Milano MARTEDI' 24 GENNAIO (ROCKET)

Mo’ HorizonsIl duo tedesco propone un mix di latin, nujazz, funk, soul, dub...Roma VENERDI' 27 GENNAIO (RISING LOVE)

David RodiganProbabilmente il sound system pereccellenza del reggae contemporaneo.Roma SABATO 28 GENNAIO (CSBRANCALEONE)

The Wild BeatMassacreA Milano il «Rap & Dubstep BloodyShow» con gli olandesi Dop D.O.D., inapertura il nostro Noyz Narcos e altriesponenti della scena hip hop e dubstepitaliana.Milano SABATO 28 GENNAIO(CS LEONCAVALLO)

Milano in jazzProsegue la rassegna «Aperitivo inConcerto» che si affida al tentettoKingdom of Champa, forte delsassofonista Michael Blake e della flautistaNicole Mitchell. Per «Atelier Musicale» discena il pianista e compositore EnricoIntra (con J. Yuille, L. Terzano e T. Arco).Milano SABATO 21 E DOMENICA 22 GENNAIO(TEATRO MANZONI; AUDITORIUM G.DI VITTORIO)

Parco della MusicaSi infittiscono gli appuntamentiall’Auditorium con Danilo Rea e PieroAngela, John Abercrombie e MarcCopland, i soli di Joey DeFrancesco,Baptiste Trotignon e Hiromi. Il 25 serataspeciale della Parco della Musica Recordscon il progetto sulle musiche di StanleyKubrik Ears Wide Shut, di MauroCampobasso e Mauro Manzoni, e ilpluripremiato Giovanni Falzone Quintet(F.B earzatti, B. Caruso, P. Dalla Porta, Z.De Rossi) nel repertorio Around Ornette.Roma DA LUNEDI' 23 A SABATO 28 GENNAIO(AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA)

Jazz Club FerraraIl ricco cartellone del Torrione vedeMichael Blake Quintet, MaurizioGiammarco Quartet, Ligia Franca & Rodade Samba, Ellery Eskelin Trio nonchéHugo Aisemberg & Novi Tango.Ferrara SABATO 21, DOMENICA 22, VENERDI'27 E SABATO 28 GENNAIO (IL TORRIONE)

Venticinque minuti di allusioni, in cui lavoce tace e sono le dita che pizzicandole dodici corde di una chitarra acusticaraccontano più di quanto GionataMirai scelga di dire con parole, lontanoda Super Elastic Bubble Plastic e dalTeatro degli Orrori. Allusioni (LaTempesta Dischi/Venus) è il titolo diquesto debutto solista, in cui Miraicondensa un'opera d'arte difingerpicking ispirata alle immagini delrecente disastro giapponese, che aparlare lascia solo qualche riga incopertina, tradotta in cinque lingue:«Anche l'immobilità sarà scegliere, comepure il silenzio». Il resto sta a chi ascolta.Il resto sta a chi vive. Stop. Eject. Unaltro cd sulla piastra e l'atmosferacambia radicalmente, già nei primi istantiche seguono il Play: un coro e unukulele saltellano subito nelle orecchiedell'ascoltatore del debutto di LaurexPallas. L'ultima Liegi-Bastogne- Wembley(Rodeo Dischi) è il titolo di questo discodi Carlo Pinzi e Fabio Alessandria, che sigode con lo stesso gusto di un pranzodella domenica in trattoria tra amici.È tutto un piacere e l'atmosfera è lastessa. (Serena Valietti)

ON THE ROAD

l'America benpensante e si attirò l'ira dei fand'Oltreoceano con la frase «i Beatles sono piùfamosi di Gesù», è molto probabile che ilnome dell'animale fu proprio dovuto a quellacontroversia. Ad ogni modo si dice che quelloa cui si affezionò maggiormente, fu una gattachiamata Alice. Un giorno Alice si lanciò dallafinestra del suo appartamento del Dakota diNew York e si schiantò al suolo. Secondo ilfiglio Sean fu l'unica volta che «papà pianse».

L’ESTASIDI KING CHARLES

A CURA DI ROBERTO PECIOLA CON LUIGI ONORI ■ SEGNALAZIONI: [email protected] ■ EVENTUALI VARIAZIONI DI DATI E LUOGHI SONO INDIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONTÀ

ULTRASUONATI DASTEFANO CRIPPAGIANLUCA DIANAGUIDO FESTINESEMARIO GAMBAROBERTO PECIOLAPATRIZIO ROMAN

MARCO COLONNATHE MOON CATCHER (Short Fermata)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Il sax baritono e soprano, ilclarinetto basso: ecco gli strumenti diquesto musicista romano. Che è anchecompositore. Noto fin qui per una certapropensione alla free improvisationpreparata. In questo cd suona in solitudinetutti i suoi strumenti e col metodo dellasovraincisione ottiene nove bozzettipolifonici, le cui basi scritte sono tutteoriginali. Molto lirici, molto cantabili,molto rapsodici. Gli echi di certi lavori diJohn Surman sono fin troppo evidenti. Mamanca la felicità inventiva delle melodie edelle variazioni, mentre è buona egradevole la delicatezza timbrica. (m.ga.)

FIELD MUSICPLUMB (Memphis Industries/Self)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ I fratelli Brewis ci riprovano. Lalinea è sempre la stessa, alla ricerca dellaperfetta canzone pop. Dopo il doppioMeasure (20 brani per oltre 70 minuti)eccoli con un disco che in 15 canzoniarriva appena a 35 minuti... la metà. Comegià scritto con loro si trova tutto il popbritannico dai Beatles in poi, e ogginotiamo una new entry, un occhio a BrianWilson e ai suoi Beach Boys... Forse ilmeglio l’hanno dato nei primi due lavori,ma un disco dei Field Music è sempremolto piacevole da ascoltare. (r.pe.)

FREDDOCANEFREDDOCANE (Autoproduzione)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Buon esordio per questo triobergamasco, che, onorando il proprionome, esce nel pieno dell'inverno. 15canzoni che comprendono diversi stilimusicali, ma su una base grunge/stonerabbastanza marcata fin dalla prima traccia,Insane. L’album procede spedito e siprende una pausa melodica con Neve eNebbia. Sorprende la cover di Such aShame, (una delle due, insieme a Walk onthe Wild Side), mentre è da segnalare lapsichedelica Se non lo sai. (p.ro.)

THE GRATEFUL DEADEUROPE '72 VOL. 2 (Grateful Dead/Rhino)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Lo tsunami di pubblicazionidiscografiche tratte dall'archiviosterminato dei Grateful Dead nonconosce requie. Qualcuno potrebbeoptare per un saggio minimalismo,tenendosi solo le registrazioni entrate nel«canone rock» della band di Jerry Garcia.Cotanta saggezza priverebbe però diperle aggiuntive colte in particolarimomenti di grazia, com'è (notoriamente,ma a ragione) il tour europeo del '72.Questa raccolta, di nome e di fatto, è il«secondo capitolo» di un leggendariotriplo ellepì, fatta salva l'esaustivapubblicazione dei nastri inglesi coevi.Solida, pacifica, smagliante psichedelia dajam band. Imitata, mai raggiunta. (g.fe.)

LEGENDA❚❚❚❚❚ NAUSEANTE❚❚❚❚❚ INSIPIDO❚❚❚ ❚❚ SAPORITO❚❚❚ ❚❚ INTENSO❚❚❚❚❚ UNICO

Un progetto che pesca in più direzioni e chesi alimenta soprattutto a funk & bossa.Kojato and The Afro Latin Cougaritasè un collettivo tedesco che ruota intornoagli arrangiamenti del tastierista AndréNeundorf e alla voce spettacolare delliberiano Kojo Ebenezer Samuels, noto peraver collaborato con Fela Kuti e CecilTaylor. Kuti è ovunque in All about Jazz(Buyù rec. BUCD 010), disco appena uscitodel gruppo che aveva già debuttato (con ilpezzo Afro Shigida) in Bossa Nova Just SmellsFunky, titolo dei Bahama Soul Club, altraperla del giro Buyù. Oliver Belz, produttore,leader dei Bahama, proprietariodell'etichetta, dispensa consigli e direzionaanche i Kojato, quasi una filiazione deiBahama ma con un piglio più black eafrobeat. Merito di Kojo che omaggia Felaovunque nei pezzi e in particolare inEverywhere You Go now, che ne rimanda incircolo i vezzi improvvisativi, il coraggio, leistanze civili e democratiche. Scatenate eultra bossa le tastiere di Neundorf.

APPENA uscita l'ultima raccolta dellaFreestyle, tra le etichette inglesi soul/newfunk più prolifiche in circolazione. Si intitolaSounds from the SoulUnderground-A Fresh Mix fromContemporary Soul, Funk, Jazz, Latin& Afrobeat from around the World(Freestyle FSRCD 086). All'interno cose giàedite e brani mai apparsi: da Dj Format cheremixa gli Speedometer a Hey Girl!, pezzoirresistibile dei Jo Stance, nuovo progettofinlandese della cantante Johanna Försti e delbatterista-produttore Teppo ’Teddy Rok’Mäkynen. E ancora inediti di Nick VanGelder, Jessica Lauren Four e The AndyTolman Cartel. Occhio anche agli ungheresiQualitons il cui album Panoramic Tymes(Tramp Records) è tra le produzioni piùazzeccate e coinvolgenti in ambito beat &soul uscite di recente.

IMPOSSIBILE resistere a King Charles,dandy di base a Londra, clone di Carlo IIStuart, anche noto come il monarca allegro,colui che a metà Seicento impose inInghilterra un regime di edonismo diffuso(per chi poteva permetterselo, ovviamente,cioè molti pochi). King Charles, che guidavain origine una band che rieseguiva pezzi deiKiss, con i suoi video ipercurati post-indie eil suo irresistibile folk pop psichedelico conaspersioni dance. Ascoltare in rete BamBam, Mississippi Isabel e Love Lust. In arrivol'album. Occhio anche alla WilliamsburgSalsa Orchestra, collettivo di 11 artisti diBrooklyn dedito a travolgenti versionisalsa-funk di pezzi di gruppi indie come TVOn The Radio, Peter, Bjorn & John,Santigold, Arcade Fire ecc. Guidati da GianniMano, percussionista/arrangiatore già con ilatin funkster Radio Mundial, hannodebuttato a giugno con un album omonimo;di recente sono tornati con due pezzi trattida quel disco: Wolf Like Me (Tv On TheRadio)/Young Folks ( Peter, Bjorn & John)(Nonames rec. 03). Esplosivi.

Esiste una parte del giovane jazz cherecupera la forma-canzone, guardandoanche ai recenti songbook, dall’etichettaCat Sound, ecco improvvisare su temipop, rock, folk e via dicendo. IreneFrezzato in Jazzando viaggiando, convarie formazioni (totale 24 musicisti!),oltre Ellington o Gershwin, rifà CaroleKing, Sting, Elisa, Vasco, Concato, ’O solemio e Fever, piegando la potente voce adarrangiamenti eterogenei, mai scontati,anche quando insiste sull’electro-funk.Eloisa Atti con Love Signs s’avvale delsolo Marco Bovi alla chitarra in unrepertorio bluesy, spesso trattato constile fingerpicking: undici classici tra swing,country e r’n’r, da Moon River a Skylark, daCorrine Corrina a Me and Bobby McGhee:l’intonazione è sottile per un ruolo alcontempo vivace e melodizzante.Federica Baccaglini in Daydreams conpiano jazz trio (Francesconi, Ghetti,Nanni), notturna cool vocalist (Alfie, BlackCoffee), ha un tocco di solare brasilianitàcon Ivan Lins (Acalanto e Madalena) cheaprono e chiudono, in mezzo a unmainstream (più title track di MartaRaviglia) dalla sensuale improntaballadistica. (Guido Michelone)

INDIE ITALIA

La scelta allusivadel silenzio

POP

Se la tecnicaè essenziale

JAZZ ITALIA

All’improvvisogiorno e notte

ROCK ITALIA

Una maturitàin bianco e nero

DIUNNA GREENLEAFTRYING TO HOLD ON (Blue Mercy Rec)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Ritorna la grandissima vocalisttexana. Un disco bello, maturo e denso dicontenuti sonori e sociali. Nei 14 brani c'èposto oltre che per la sua solida band,anche per ospiti come B. Branch, B.Margolin, A. Funderburgh ecc. Ci sonoincisioni scanzonate e allegre (BeautifulHat), Chicago Blues (I Can't Wait), tributi aKoko Taylor (I'm a Little Mixed Up) e allanonna (He's Everything to Me 1 & 2). E poila conclusiva 'Cause I'm a Soldier: branofantastico che quasi azzera il resto. (g.di.)

CHRISTIAN MCBRIDECONVERSATION WITH CHRISTIAN (MackAvenue/Egea)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ Quotatissimo in ambito jazz ilgiovane contrabbassista Usa porta il suostrumento a confrontarsi con ambientimusicali diversi. Ora si sottopone allaprova del duo. Si va da Bach riletto con lacomplicità del violino di Regina Carter(Fat Bach and Greens) a Sting che loaffianca in un'intima versione di ConsiderMe Gone. Alta scuola e grande qualità, ungradino sopra tutte le infinite TangoImprovisations con Chick Corea. (s.cr.)

LIVIO MINAFRA 4ETSURPRISE (Enja/Egea)❚ ❚ ❚ ❚ ❚ 4 «Un jazz mediterraneo chemescola stili e sentimenti. Ecco lo spartitoduro e dolcissimo di Livio Minafra»:rubiamo le parole al conterraneo NichiVendola per introdurre questo bel disco,che marca anche la nascita del nuovoQuartetto con chitarra elettrica, sax,batteria e piano: niente basso, dunque.Quasi a conservare uno spigolo in più aquesta musica palpitante e viva, figlia deitempi dispari balcanici come li rilessero igloriosi Area di Demetrio Stratos. (g.fe.)

Il cantautorato italiano abbraccia il talento diClaudio Domestico, in arte Gnut, autore,chitarrista e cantante partenopeo che per ilsecondo disco della carriera solista (è anchemembro del progetto Arm on Stage), haincontrato sulla sua strada Piers Faccini,apprezzato omologo anglo-francese, che si èmesso alla produzione artistica di questo Ilrumore della luce (Metatron/Audioglobe).Folk e pop sulla scia di Ben Harper e unricordo dei piemontesi Perturbazione. APescara sono nati e cresciuti i buenRetiro,che con In penombra (DeAmbula), prodottoda Amaury Cambuzat, giungono al quartocapitolo del loro rock cupo e oscuro. Postrock e indie italico à la Marlene Kuntz sono isegni distintivi del gruppo e di un album chene mette in luce la faccia più matura.Picchio dal Pozzo è stato uno dei gruppipiù importanti, sebbene poco conosciuti, delprog italiano degli anni Settanta. Oggi la GFPop con Goodfellas ripubblicano il primo,omonimo, album del quartetto ligure, uscitoper la Grog Records nel 1976. Il riferimentomusicale era chiaramente alla scuolacanterburyana dei Soft Machine e dei Gong,ma con quella italianità che, allora, faceva sìche i nostri gruppi fossero riconoscibili eapprezzati anche all’estero. (Brian Morden)

Un disco di gran classe, si intitola ThirteenLost & Found (Chemikal Underground/Audioglobe) e ne è autore RM Hubbert,chitarrrista di Glasgow. La produzione diAlex Kapranos dei Franz Ferdinand ecollaborazioni illustri (Aidan Moffat, EmmaPollock, Alasdair Roberts tra i tanti) dannoun ulteriore tocco di gusto a composizioniacustiche e delicate basate sulle dotitecniche di Hubbert, che qui sono rivolteall’essenza anziché volare verso uno sterilevirtuosismo. Davvero un bell’album! Dopo ilritorno con i suoi Mission, Wayne Husseysi unisce alla vocalist degli All About Eve,Julianne Regan per un album, Curios(Cherry Red/Audioglobe), di cover. Si va daiDuran Duran di Ordinary World ai DepecheMode di Enjoy the Silence, dal Bowie di Ashesto Ashes ai Pretenders di I Go to Sleep, daCave/Minogue di Where the Wild Roses Growa Björk di Unravel fino all’inno You’ll NeverWalk Alone. Non tutto funziona, ma le vocisono splendide. Un ritorno, dopo 18 anni,quello dei Cardinal, paladini del chamberpop. Il nuovo lavoro si intitola Hymns (Fire/Goodfellas) e dà il meglio di sè nei branicentrali, General Hospital e Kal, e nei finali,Surviving Paris e Radio Birdman. Per il resto,normale amministrazione... (Roberto Peciola)

Page 14: Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

(14) ALIAS21 GENNAIO 2012

EVOLUZIONI

I gol dalla bandierina del mitico Palancae la mano subbuteista de dios maradoniana

di GIOVANNI FELICE

●●●Fu un inglese, manco a dirlo, ainventare il gioco del calcio datavola in miniatura. Peter Adolph, diprofessione ornitologo, volevachiamarlo «The Hobby», termineche in lingua anglosassone designaanche una specie di falco, illodolaio. Per l’ufficio brevettiinglese, però, non era registrabile inquel modo e così Adolph decise diusare parte del nome scientificodell’uccello: Falco Subbuteo,appunto.

Era il 1947 e nessuno avrebbe maiimmaginato il successo che ilSubbuteo, o «calcio in punta didita», avrebbe avuto a partire daglianni settanta, quando si diffuseoltremanica diventando unfenomeno sportivo, sociale ecultural-popolare in grado di unireappassionati di ogni età ecollezionisti in tutto il mondo, e inparticolare in Italia, fino ai giorninostri. Ora un documentariointitolato Subbuteopia, ripercorre letappe di questa passione diffusa etrasversale, che attraverso i decenniè riuscita a resistere all’avvento dellenuove tecnologie e anzi a crescereulteriormente, tenendo in vita unmarchio che è rimasto impressocome un sogno di eternafanciullezza nella mente dellegenerazioni di mezzo secolo.

Selezionato per gli EuropeanDays 2011 e in fase dicompletamento, il film è diretto dal45enne bergamasco Pierr Nosari,che nel 2008 ha diretto OfflagaDiscoPax, un «rockumentario»sull’omonima band di EnricoFontanelli, grande appassionato diSubbuteo, assieme al quale è natal’idea di realizzare un viaggioattraverso i diversi mondi racchiusidal mitico panno verde e diraccontare le tante inaspettatestorie, muovendosi in Italia eall'estero, che in questo «non luogo»sono nate e continuano adintrecciarsi. «Il titolo è un gioco diparole con la parola utopia, intesacome un non luogo ma anche comeun buon luogo – spiega il regista - iltratto che unisce i personaggi cheabbiamo incontrato è la volontà divivere in un mondo migliore, fattodi nostalgia di un’infanzia più felicedel presente, ma anche di unsistema di valori solidi in cui ci siritrovava di più».

Prodotto dalla casa di produzionebolognese Popcult di Giusi Santoro,il progetto ha un budget moltoridotto, circa 170.000 euro, ma hal’ambizione di rivolgersi al grandepubblico, visto che tratta un tema ditradizione popolare caro a piùgenerazioni. «Il documentario èsolitamente inteso come un generedi nicchia - spiega Santoro - lanostra sfida è aver scelto di trattareun argomento popolare attraversouno strumento narrativo di grandequalità, con l’intento di coinvolgereil maggior numero di appassionatipossibili». Un coinvolgimento anchepratico, dato che la post-produzionedel film avverrà tramitecrowdfunding, il sistema difinanziamento dal basso chepermette di supportare progetticreativi come questo. Subbuteopiaha scelto il sito Verkami per

raggiungere il goal dei 15.000 euroche permetterebbero al progetto diandare in porto. Sul sitowww.verkami.com/projects/1168-subbuteopia sono indicate tutte lemodalità per aderire (entro finegennaio) acquistando magliette,Dvd in edizione limitata, con lapossibilità di vedere il proprio nomeinserito fra i titoli di codaall’anteprima ufficiale del film,prevista per il 5 maggio incontemporanea a Genova (a VillaBombrini nella sede diGenova-Liguria Film Commission,che sostiene il progetto) e a RoyalTunbridge Wells, la città in cui ilSubbuteo fu inventato.

«Non abbiamo aspettative, ma fapiacere vedere che il pubblico èdisposto a pagare il biglietto primaancora che il film sia finito -prosegue Giusi Santoro - c’è ungrande entusiasmo che ci haaccompagnato da quando abbiamoiniziato a lavorare sul progetto nel2010, che è cresciuto tantissimostrada facendo, man mano chesiamo venuti a contatto con lediverse storie dei protagonisti delfilm che ci hanno trasmesso unapassione vera e genuina per questogioco». Una passione come quellache spinse i fratelli Parodi, titolari diuna piccola ditta a Manesseno, unpiccolo paese nell’entroterra diGenova, a intentare un’eroica causacontro la multinazionale deigiocattoli americana Hasbro, dopoche questa nel 2000 aveva deciso diinterrompere la produzione,convinta che l’avvento deivideogiochi avrebbe relegato insoffitta il celebre panno verde. Percontinuare l’attività del padre Edilio,mitico distributore del gioco inEuropa sin dal 1971, i Parodi hannoottenuto la concessione dellalicenza fino al 2003 vincendo lasfida di tenere in vita il Subbuteo(che hanno ribattezzato Zeugo, cioègioco, in genovese) che tuttora

CALCIO & WEB

●●●I primi ad avere l’idea furono quelli di«Cocktail d’amore», il programma Rai dedicatoagli anni ottanta (era condotto da Amanda Lear)che nel 2003 mise il mitico bomber del CatanzaroMassimo Palanca davanti a un tavolo di Subbuteoe gli disse: «ci faccia vedere come segnava dallabandierina del calcio d’angolo» (e dopo di luiNela, Galderisi, Vignola...). Quindi qualche annofa è spuntato il sito www.super-subs.co.uk, messoin piedi da un papà che voleva iniziare il figlio di 8anni alla magia del Subbuteo. Insoddisfatto dei

nuovi calciatori in miniatura con tanto di figurina, il papà ha acquistato suebay l’Inghilterra originale degli anni ’70, poi il Brasile dell’82, poi la Franciae per renderle un po’ più accattivanti agli occhi del bambino ha provato aripitturarle. Troppa fatica e poi quel giocatore francese coi capelli naturesembrava pelato e ricordava tanto Zidane... Così padre e figlio hanno decisodi pitturare un Materazzi azzurro e inscenare la famosa testata del 2006. Neè nata una serie subbuteista che comprende la mano de dios maradoniana,lo sputo di Rijkaard a Voeller, la danza di Roger Milla alla bandierina, la testainsanguinata di Butcher. Tutte acquistabili online sotto forma di maglietta.

Subbuteo, l’utopiain punta di dita

Un documentariofinanziatodal basso raccontala passionetrasversale peril calcio da tavolain miniatura.Tra eterni bambinie piccoli artigiani

Page 15: Alias de il manifesto 21 gennaio 2012

(15)ALIAS21 GENNAIO 2012

COMMUNITY

«Old Subbuteo», il gioco vecchio stile che unisceappassionati, collezionisti e nostalgici in tutta Italia

conta milioni di giocatori dilettanti ecompetizioni ufficiali in più di 30differenti Paesi nel mondo (Europa,Usa, Singapore, Argentina, Canada,Sudafrica).

La vicenda dei Parodi dà l’avvio aldocumentario ma la storia proseguee si intreccia con quelle di altriprotagonisti, che della dedizione alSubbuteo hanno fatto una vera epropria malattia, come l’ingleseStephen Moreton, che nel suosalotto di casa ha costruito «Thestadium of fingers», un’arena di100.000 persone in miniatura(costruite a mano) assiepate suglispalti, comprese quelle di amici econoscenti, con effetti sonori dastadio e illuminazione per le partitein notturna.

Nel film spesso il concetto dicompetizione viene sostituito daquello di socialità e il Subbuteodiventa un pretesto per fare, perchèno, anche politica. L'Unione deiSubbuteisti Socialisti Rivoluzionari èun gruppo di militanti politici, contanto di Manifesto per diffondere gliideali del socialismo anche nelSubbuteo, che organizza tornei neiluoghi della Resistenza, come quelloa Villa Cervi, nel reggiano, ogni 25aprile per mantenere viva lamemoria storica. L’U.S.S.R. oltre adavere un proprio regolamento,considera il Subbuteov un ottimostrumento per superare«l'individualismo e la falsa morale»della società moderna.

Ma c’è anche chi, pur con unpresente di tutta rispettabilità, alSubbuteo ha legato i ricordi di unpassato glorioso. Andrea Piccaluga,ora docente accademico a Pisa, inpassato è stato una delle leggendedegli appassionati di questadisciplina. Nel 1978 vinse ilCampionato del Mondo Juniores enel documentario raccontal’incredibile storia del suo dito dibambino assicurato per cifreesorbitanti.

Passando per la MaidenheadSubbuteo Fair, un evento nei pressidi Londra a cui partecipano migliaiadi appassionati per scambiarsisquadre o altri gadgets, si arriva aiconiugi Mark e Mary Parker,artigiani che campano realizzandole pedine dipinte a mano evendendole in tutto il mondo,anche via internet, e che hannotrasformato quella che era unpassione in un lavoro e in unafilosofia di vita.

Tante pagine per raccontare di uninteresse ancora vivissimo per ilcalcio in miniatura, con un trattocomune. «Quello che unisce tutti gliappassionati che abbiamoincontrato è la ricerca di unasituazione esistenziale migliore -spiega ancora il regista Nosari -ciascuno di noi, in qualche modo, èalla ricerca delle proprie radici e colSubbuteo le può proiettare nelfuturo in maniera un po’ piùsolida».

FUGAPER LA TOILETTE

di G.FE.

●●●«Compagno, giocare aSubbuteov è molto più salutare chestare seduti a discutere di socialismo,specialmente quando la sedia si trovaalla Lubjanka... ». La riflessione,inoppugnabile, proviene dal forumdell’U.S.S.R., l’Unione dei SubbuteistiSocialisti Rivoluzionari, un gruppo dimilitanti politici che ha deciso dicostituirsi con un obbiettivo ardito:unire la politica al Subbuteo. Nataintorno ad un forum, nel quale sipossono leggere il Manifesto e ilregolamento ad hoc in cirillico delSubbuteov (che stigmatizza il ricorso«a termini poco sovietici come back,automatick flick, eccetera»), l’Unioneè partita da alcuni amici del club «ICento Passi» di Fidenza, e si è via viaingrandita, coinvolgendoappassionati e miltanti di altre zoned’Italia. Per capire di cosa si occupaesattamente abbiamo intervistato«Ferro», uno dei due Presidenti elettidal Comitato dell’U.S.S.R., che ècomposto in tutto da altri duemembri.

●Quando avete deciso di fondarel’Unione?Tutto è partito da questo forum, cheera gestito da persone sulla stessalinea d’onda politica e chepartecipavano alle iniziative socialidel circolo, oltre che giocare aSubbuteov. La nostra idea è diutilizzare il momento del gioco nonsolo per lo svago ma anche pertrasmettere determinati valori legatialla storia della nostra terra, anche secon un taglio assolutamente ironico.

●Cosa sono il «Torneo Patto diVarsavia» e la «Coppa della

Rivoluzione»?Sono alcuni dei nostri tornei:partecipano squadre di provata fedesocialista, l’iscrizione si paga in rubli eil ricavato viene devoluto adEmergency. Il primo toneo è stato«Subbuteov e radici», quello che daqualche anno organizziamo allavigilia della Festa della Liberazione: visono 16 squadre, intitolate alle cittàresistenti delle province di Parma e diReggio che si liberarono primadell’arrivo degli americani. Giochiamoa Subbuteov ma facciamo anche unaretrospettiva storica per mantenereviva la memoria del nostro passato.

●Nei tornei di Subbuteov cambiaqualcosa rispetto a quellitradizionali?Non giochiamo mai con la stessasquadra, perchè ciascuno vienesorteggiato, così chi vince non è lapersona ma è sempre la squadra. Nonè un campionato selettivo, mainclusivo: tutti possono giocare.Anche chi non lo hai mai fatto, puòvenire da noi e provare a dare duepinghelle, se vuole.

●Oltre ad avere un taglio politico,l’Unione organizza anche iniziative

di carattere sociale?Sì, ad esempio in giugno abbiamocollaborato con il Comune di ReggioEmilia per un’iniziativa intitolata«Tutti i colori del Subbuteov», in cuiabbiamo organizzato un torneo per ibambini di un quartiere difficile aridosso della stazione ferroviaria, lamaggior parte dei quali immigraticinesi e di altre etnie. E’ statoun’occasione di incontro e diintegrazione e abbiamo dato loro lapossibilità di confrontarsi con questogioco e di passare una giornatadiversa dalle altre. Sono piccole coseche per noi hanno un grandesignificato.

●Perchè pensate che il Subbuteopossa trasmettere alcuni idealirispetto ad altri giochi?Perchè è un gioco un po’ particolare,con determinati valori che vannodalla lealtà in campo al rispettoregole, al cercare di vincere senzafregare l’avversario. Sono cose legatea un’idea del calcio che ormai èpassata, cancellata dalle pay tv, e chevanno in netto contrasto con lasocietà contemporanea. Forse ilSubbuteo può aiutarci a ricordarle piùspesso.

●●●In Sicilia c’è una squadra dipromozione che viene da due campionativinti di fila ed è ben piazzata anche inquesto. Si chiama «Scommettendo»,ognuno è legittimato a pensare ciò chevuole. Soprattutto di questi tempi.

Il Comprensorio Valdianese(Campania) ha presentato ricorso dopo lagara, giocata e persa in casa dell’Ogliarese.Il tutto perché dal 39’ al 43’ del primotempo, un guardalinee pressatodall’urgenza di andare alla toilette haabbandonato il terreno di gioco ed èrientrato negli spogliatoi. Poi è tornato ela partita è continuata. Per ilComprensorio, quella «fuga» avrebbealterato il senso della partita. L’arbitro haricordato però di aver sospeso per unpaio di minuti la gara, l’assenza è stata talesolo per poco più di un minuto e l’azionedi gioco era sempre nell’altra metà campo.

Cinque anni di squalifica per MauroSeddone, centrocampista del Bardia(Sardegna) che ha letteralmente messo aterra l’arbitro, con una testata al viso, dueviolentissimi pugni alla guancia sinistra eall’orecchio destro «che provocavanodolori fortissimi, senso di stordimento enausea», per chiudere in bellezza con untentativo di calcio allo sterno andato avuoto per l’intervento di alcuni compagnidi squadra. E’ finita invece con un doppio0-3, cioè partita persa per entrambe lesquadre, il match tra Belvdere e San Fili,per via di una maxi rissa che coinvolgevatutti i presenti, al punto – scrive unosconsolato giudice sportivo – «che nonera più possibile distingue gli aggressoridagli aggrediti».

Stefano Milazzo, del Sacro CuoreMilazzo (ovviamente Sicilia) ha minacciatocosì l’arbitro: «Figlio di buttana, vengo aPalermo e ti ammazzo se mi dai più di duegiornate, tanto so come ti chiami». Glihanno dato cinque turni di stop, sitemono omicidi. Un anno invece resteràfermo Francesco Campora, attaccante delFiera (Calabria). A fine partita, quandotutti si stavano salutando, si è avvicinatoall’arbitro e da distanza minima ha tiratouna pallonata terrificante «che colpiva alviso il direttore di gara, facendogli perdereconoscenza per dieci secondi e causandolacrimazione da un occhio per 25 minuti».Pasquale Aurelio, presidente dell’Albidona(sempre Calabria) ha minacciato l’arbitronell’intervallo («vigliacco, qui ci giochiamoil campionato, guardami in faccia quando tiparlo»), poi a fine gara lo ha inseguito inmacchina fino all’autostrada«inseguendolo a distanza ravvicinata,usando i fari abbaglianti e, più volte,tentando di tagliargli la strada con l’intentodi farlo fermare».

Un custode-massaggiatore del PonteRonca (Emilia Romagna) ha accoltol’arbitro – una ragazza – arrivata al campoin motorino e le ha indicato doveparcheggiarlo. Alla fine della partita,purtroppo, lo scooter aveva gli specchiettirotti e vistose rigature sulle scocche. Allarimostranza dell’arbitro, il custode hacercato di ridurre il danno proponendo dirimediare da uno sfasciacarrozze duespecchietti seminuovi, ma invitandola poi amontarseli da sola. La squalifica per duemesi è per mancata cavalleria.

Uno dice: ma quante tocca sentirne,meglio allora il calcio che si giocava untempo, quello per intenderci degli oratori.Grave errore. Arriva dalla Lombardia lanotizia dei nove mesi di squalifica eobbligo di risarcire le spese mediche per ilterzino della Virtus Oratorio Cazzaniga(Lombardia) reo di aver, con un pugno,buttato giù tre denti all’allenatoredell’Oratorio Leffe.

Le foto del subbuteodi queste pagine sono statescattate da Andrea Dalpiandurante le ripresedi «Subbuteopia»

LA NUOVA FOTOGRAFIA SPORTIVA DI 2.8●●●E’ in edicola da dicembre ma anche online e in libreria «2.8», una nuova e bellissimapubblicazione trimestrale di fotografia sportiva. 100 pagine di immagini a colori e in biancoe nero, dal pugilato alla scherma, dal calcio al nuoto, dal triathlon allo snowboard, campionie dilettanti, tifosi e appassionati. E’ un progetto coraggioso e ambizioso quello didueeotto.com che nasce dal basso e guarda verso nuove frontiere. «Siamo una ManifatturaFotografica italiana - si legge nelle loro note di presentazione - che vuole fare entrare incamera oscura la tensione e l’agonismo degli atleti e la gioia dello sport di tutto il mondo.Per questo chiamiamo a raccolta i fotografi dell’intero globo che vogliano tradurre inimmagini la concentrazionei dell’atleta, la sua capacità di superare il limite, i suoi sogni, la

sua forza,le sue paure, il suo sudore... Noi li pubblichiamo! Abbracceremo le librerie chenon fanno parte delle grandi catene perchè non snobbano sulla base dei numeri di venditama consigliano sulla base della qualità. Usciremo in edicola perchè crediamo che insieme aun buon quotidiano di notizie, il nostro spirito abbia bisogno di immagini di eroi. Di atletiche ricordino Ulisse oppure Robinson Crusoe o ancora i tre moschettieri. Senzapresunzione ci permettiamo di presentarveli. Usciremo online perchè amiamo le letterescritte con la migliore stilografica e le mail che raggiungono il mondo in un istante. Siamouna Manifattura Fotografica italiana orgogliosa di abbracciare i diversi colori del mondoattraverso lo sport, la fotografia, la vita. Non siamo presuntuosi, solo pazzi.Concedetecelo». Ogni numero contiene un racconto curato dalla Scuola Holden di Torino.Nel prossimo è annunciato un reportage sul velista Alex Bellini.

●●●Nella riscoperta del Subbuteo, un ruolo importante l’ha giocato laCommunity Old Subbuteo che nasce nell’agosto 2006 in un momento incui questo splendido gioco sembrava destinato all'oblio o alla suatrasformazione in attività prettamente agonistica . Attraverso una fittarete di contatti e amicizie, il suo forum - oldsubbuteo.forumfree.it - èpresto diventato il principale luogo di aggregazione degli appassionati delgioco «old style» in Italia. Il primo club, l’Osc Longobardo, si formò alloranella Torre Colombera di Gorla Maggiore (Varese), cinque anni e mezzodopo ce se sono ovunque sparsi in tutto lo stivale, dagli Uforobot diVerona all’Osc Molfetta di Bari. La Community è rivolta ai giocatori, aicollezionisti, ai nostalgici e a tutti tutti gli appassionati che non hanno maidimenticato il significato del gioco e del divertimento e che voglionoritrovare lo stesso spirito riscoprendo il Subbuteo degli anni '70 e '80. Perchi vuole giocare o semplicemente curiosare, Old Subbuteo organizzaeventi a livello locale e nazionale, vere e proprie feste dedicate al mondodel Subbuteo, ai suoi giocatori e ai collezionisti. L’attività Old Subbuteo, ilforum, le serate nei vari club e gli eventi nazionali promuovono la passioneper il Subbuteo, vivendola con spirito old, dove la serietà ed il rispetto perle regole del gioco si sposano a momenti di amicizia, aggregazione edivertimento. Trovate tutto su www.oldsubbuteo.it (carlo riccardi)

FIDENZA ■ L’UNIONE DEI SUBBUTEISTI SOCIALISTI RIVOLUZIONARI

Politica e panno verde,due pinghelle in nomedel Patto di Varsavia

Nata intorno a un forum, l’U.S.S.R. organizzatornei di «Subbuteov». Il regolamento è scrittoin cirillico, l’iscrizione si paga in rubli. «Giochiamocon la storia per ricordare il calcio di una volta»

Un manifesto dell’Unionedei subbuteisti socialistirivoluzionari. A sinistra,il poster del TrofeoPatto di Varsavia

Page 16: Alias de il manifesto 21 gennaio 2012