Alfabeto Ebraico Con Significato

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ALFABETO EBRAICO Pagina alef bet ghimel dalet he vav zain che tet yod caf lamed mem nun samech ain pe tzaddi qof resh shin tau http://www.nostreradici.it/lettere/lettere_ebraico.htm Ogni lettera dell'Alef-Beit ebraico è un vettore d'energia e di luce divina, che agisce sulla consapevolezza umana in modo triplice: tramite la sua forma, nome, valore numerico. Infatti per la tradizione ebraica le lettere sono cariche di una energia trascendente che lega l'umanità alla ragione stessa del suo divenire escatologico. Ogni lettera ebraica è un canale tramite il quale vengono riversati nel mondo correnti di purissima energia, che si differenziano a seconda dell'aspetto grafico, del suono, del significato del nome, e del valore numerico della lettera in questione. Unico tra tutti gli alfabeti del mondo, quello ebraico riunisce in sé una serie di insegnamenti profondi e ineguagliabili, racchiusi nella triade: suono, forma, numero. Ogni lettera dell'Alef-Beit è un mandala, una forma capace di guidare l'attenzione di chi medita su di essa verso il centro dell'Essere e della Coscienza, verso quello stato di riposo e di silenzio dal quale proviene l'illuminazione spirituale. Lo studio dell'Alef-Beit ebraico è un esercizio altamente mistico, possibile a chiunque ricerchi con sincerità e umiltà lo sviluppo della sua parte spirituale, per giungere ad una maggior unione con la Sorgente di ogni bene. La tradizione dice unanime che Dio ha creato il mondo servendosi delle ventidue lettere dell'Alef-Beit. Tramite il loro studio possiamo ricreare in noi parte di quella novità, freschezza, bellezza e armonia che Dio ha contemplato. Conoscere i valori delle lettere dell'alfabeto è conoscere l'essenza divina dell'universo fenomenico; e la struttura stesa dell'universo fenomenico ha riscontro puntuale nelle lettere dell'alfabeto, dalle e grazie alle quali si forma, dopotutto, ogni pensiero e quindi ogni consapevolezza umana. Aleph 1 Yod 10 Koph 10 55

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ALFABETO EBRAICO Pagina

 alefbet

ghimel  dalethe vav zain che tet yod

   caf

lamed   mem      nun samech

ain    pe  tzaddi qof resh shin

  

tau

http://www.nostreradici.it/lettere/lettere_ebraico.htm

Ogni lettera dell'Alef-Beit ebraico è un vettore d'energia e di luce divina, che agisce sulla consapevolezza umana in modo triplice: tramite la sua forma, nome, valore numerico. Infatti per la tradizione ebraica le lettere sono cariche di una energia trascendente che lega l'umanità alla ragione stessa del suo divenire escatologico.

Ogni lettera ebraica è un canale tramite il quale vengono riversati nel mondo correnti di purissima energia, che si differenziano a seconda dell'aspetto grafico, del suono, del significato del nome, e del valore numerico della lettera in questione.

Unico tra tutti gli alfabeti del mondo, quello ebraico riunisce in sé una serie di insegnamenti profondi e ineguagliabili, racchiusi nella triade: suono, forma, numero.

Ogni lettera dell'Alef-Beit è un mandala, una forma capace di guidare l'attenzione di chi medita su di essa verso il centro dell'Essere e della Coscienza, verso quello stato di riposo e di silenzio dal quale proviene l'illuminazione spirituale.

Lo studio dell'Alef-Beit ebraico è un esercizio altamente mistico, possibile a chiunque ricerchi con sincerità e umiltà lo sviluppo della sua parte spirituale, per giungere ad una maggior unione con la Sorgente di ogni bene.

La tradizione dice unanime che Dio ha creato il mondo servendosi delle ventidue lettere dell'Alef-Beit.

Tramite il loro studio possiamo ricreare in noi parte di quella novità, freschezza, bellezza e armonia che Dio ha contemplato.

Conoscere i valori delle lettere dell'alfabeto è conoscere l'essenza divina dell'universo fenomenico; e la struttura stesa dell'universo fenomenico ha riscontro puntuale nelle lettere dell'alfabeto, dalle e grazie alle quali si forma, dopotutto, ogni pensiero e quindi ogni consapevolezza umana.

Aleph  1 Yod  10

Koph  100

Beth  2 Caph  20

Resh  200

Gimel  3 Lamed  30

Shin  300

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Daleth  4 Mem  40

Tau  400

He  5 Nun  50

Caph

Finale 

500

Vau  6 Samech  60

Mem Finale 

600

Zain  7 Ain  70

Nun Finale  700

Cheth  8 Pe  80

Pe Finale  800

Teth  9 Tsaddi  90

Tsaddi

Finale 

900

L'ebraico, come le altre lingue semite, si legge da destra a sinistra. Le 22 lettere dell'alfabeto ebraico servono anche da numeri; nell'ebraico

non sono state "inventate" le cifre . "la scrittura comprende il computo e il computo comprende il discorso" dice il Libro della formazione

Le sei lettere   munite di un punto (daghèsh) al loro interno hanno suono esplosivo. Nella pronuncia sefardita (attualmente in uso in Israele) la differenza di pronuncia è conservata solo nelle letterebeth, kaf e pe.

Le cinque lettere   in fine di parola modificano la loro

forma in 

Le lettere   sono  gutturali. Sono considerate "consonanti deboli", assumono suono vocalico e perciò

divengono "quiescenti e sono dette "matres lectionis" le seguenti lettere:

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PRONUNCIA:

A,E,I,O,U - a seconda della vocale

Esempio: ECHAD (uno) oppure ACH (fratello).

IL VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Alef è 1

COSA CI RIVELA

La lettera Alef rappresenta Dio, Uno, Unico ed Eterno. La forma grafica della lettera Alef simbolizza la natura infinita ed eterna di Dio. Essa consiste di tre parti: il segmento superiore destro è una Yod, quello inferiore sinistro è, ancora, una Yod, e queste due lettere sono connesse da una Vav diagonale. Ogni Yod vale 10, e la Vav vale 6. La somma è 26, che è esattamente il valore della somma delle lettere del Nome Divino formato da quattro lettere (Tetragramma Yod=10, He=5 Vav=6, He=5). Questo è il nome che rappresenta Dio come Eterno, perché con queste quattro lettere si possono formare le parole HAYA' (era) HOVE' (presente) e IHIE' (sarà).

ALEF sta anche per ADAM (Uomo), la più nobile tra le creazioni di Dio. Le tre lettere che formano la parola ADAM alludono all'unicità dell'essere umano: ALEF per ADAM (uomo), DALET per DIBUR (la capacità di parlare), MEM per MAASE' (la capacità di fare ).

Tutte le grandi cose si fanno con un primo piccolo passo. Mattone su mattone si costruisce una casa, soldo per soldo si mette su una fortuna. La ALEF (uno), cresce e diventa ELEF (mille), semplicemente cambiando una vocale.

Ma come può un medio essere umano raggiungere la saggezza della Torah, che è profonda come il mare? Come fa un principiante a partire dal riconoscere una alef per diventare un ALUF (maestro) di Torah? La risposta è data nella Torah stessa: "Perché questi precetti che io ti comando oggi non sono una cosa straordinaria oltre le tue forze né sono cosa lontana da te; non è nel cielo.. e neppure al di là del mare..questa cosa è molto vicina a te: è nella tua bocca, è nel tuo cuore perché tu possa eseguirla." (Deuteronomio 30:11) Per spiegare questo un Midrash descrive un ignorante che entra in Sinagoga. Vedendo la gente che studiava la Torah, egli chiese: "Come posso io studiare tutto questo?" Chi ascoltava gli rispose: "Comincia con l'alfabeto, continua con le Scritture, e quindi vai avanti con la Mishnà e la Ghemarà". Dopo aver sentito ciò, egli pensò e concluse: "Come farò a studiare così tanto?" e se ne andò.

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PRONUNCIA:

B o V, a seconda che nel centro della lettera appaia oppure no un puntino (daghesh).Esempio BEN (figlio), EVEN ( pietra)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Bet è 2. 

COSA CI RIVELA

La lettera BET rappresenta benedizione e creazione; dualità e pluralità. Dato il suo valore numerico (ghematria) di 2, la BET rappresenta il concetto di dualità, concetto che implica diversità in ogni parte della BRIYA' (creazione). L'unicità assoluta prevale solo nel Creatore. Letteralmente BET significa casa (BAIT), ed allude sia al punto più santo della terra, (BET HAMIKDASH, il Tempio di Gerusalemme) sia alla casa (BAYT) dell'uomo, casa che egli può trasformare in un BET HAMIKDASH  KATAN, un santuario in miniatura.La differenza tra MIKDASH (tempio, 444) e BAYT (casa, 412) è 32, ovvero il valore numero di LEV (cuore). Questo ci insegna che soltanto mettendo il proprio cuore in una casa si può trasformarla in un tempio.

Appare simbolicamente significante che AV (padre) ed EM (madre), entrambi iniziano con la lettera BET, mentre BEN (figlio) e BAT (figlia) iniziano con la lettera BET. (Metzaref Dahava)

La Torah scritta inizia con la lettera BET (Bereshit...), quella orale con la lettera Mem(Meematai...). Le due lettere insieme formano la parola BAM (di queste cose). Nella preghiera dello Shemà è scritto... vedibartà bam belechtechà baderech... - e parlerai di queste cose (e non di altre) quando camminerai per strada...(Maghid Taalumà ) BET sta per BEYN UBEYN (tra.. e tra), ovvero per la capacità di differenziazione e deduzione.. Questi sono i tratti intellettuali che generano la BINA' (comprensione). Rav Bunam di Pshitcha nota che la radice di ADAM (uomo) viene da DAMA' (confronto). L'uomo è caratterizzato dalla sua capacità di confrontare e mettere in contrasto, di distinguere e differenziare, di analizzare e comprendere. (Otzar Hachaim). BINA' (comprensione) è anche la base dell'etica. Rav Israel Salanter diceva che la mitzvà cardinale è "non essere stupido" (Michtav Eliyahu II,95). Egli comprese che un intelletto che ha nella radice la consapevolezza dei sentimenti degli altri è un prerequisito per qualsiasi relazione umana.Nella Amidà, la prima richiesta per i nostri bisogni fisici e spirituali non è la preghiera di aver successo nella nostra lotta quotidiana per il pane, ma di avere BINA' e saggezza. Dio apparve al re Salomone in sogno e gli chiese: "cosa ti dovrei dare?", e Salomone rispose: "dai al tuo servo un cuore che comprende... in modo da poter discernere tra il male ed il bene" (Re 3:9)

La forma della lettera BET rappresenta una casa con un lato aperto, per insegnarci che la nostra BAYT (casa) deve essere aperta agli ospiti, come insegna la Mishnà : " Aprite le vostre case" (Avot 1:4).

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PRONUNCIA:

G.Esempio: GAMAL (cammello)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Ghimel è 3.

COSA CI RIVELA

La lettera GHIMEL rappresenta beneficienza e culmine.L'uomo raggiunge il culmine nell'imitare le vie di Dio. Questo è dimostrato dal fatto che la BET e la GHIMEL sono affiancate. Dice

il Midrash: "Perché la BET guarda la GHIMEL, e la GHIMEL da le spalle alla BET?"Perché BET rappresenta la BAYT (casa) aperta a tutti. La GHIMEL rappresenta il GHEVER (uomo), che vede una persona

bisognosa sull'uscio e si volge verso di essa per porgerle cibo. (Otiot Rabbi Akiva)Il Midrash insegna: tre doni sono stati dati su Israele da Dio: essi sono clementi, si mettono in disparte ed agiscono con

benevolenza. (Bamidbar Rabbà 8:4).Il Talmud proclama che queste tre caratteristiche sono la caratteristica nazionale del popolo ebraico. (Yevamos 79a).

Il valore della GHIMEL è tre, numero che allude al concetto che due fattori opposti devono mescolarsi per formare una terza entità, perfetta. Maharal spiega che l'unicità della ALEF denota la perfezione che esiste solo in Dio, la dualità della BET implica diversità ed eterogeneità, molteplicità ed incompatibilità. Comunque la GHIMEL significa la capacità di neutralizzare le forze contrastanti per unirle in una unità più coesa e duratura (Gevurot 58). Alludendo a questo principio, il Re Salomone dice : " la corda a tre capi non si distaccherà facilmente " (Eccl. 4:12) L'uomo è superiore agli animali perché la sua esistenza non dipende solo dalla partecipazione del maschio e della femmina, ma dalla pertecipazione di Dio, Che da all'uomo il suo spirito e lo eleva al di sopra delle altre creature (Rashi) - come i saggi insegnano, ci sono tre partner nell'uomo: Dio, il padre e la madre (Kiddushin 30b)La GHIMEL è parente di GAMOL (svezzare), che significa nutrire sino alla maturazione, come è detto: "e maturò mandorle" (Numeri 17:23). "Il bambino cresciuto venne divezzato" (Genesi 21:8); qui GAMOL significa lo sviluppo di un infante sino al punto in cui può vivere senza l'allattamento (Rav Hirsh, Salmi 131:2). Il portare a maturità è considerata una azione benefica e costruttiva che aiuta il prossimo, cosi come il termine GMILUT CHESED (fare un gesto buono) è usato per descrivere una buona azione. La forma della GHIMEL ricorda un GAMAL (cammello) con il suo lungo collo. Il cammello si chiama così perché è come un bimbo svezzato e può andare lontano senza bere (Rav Hirsh, Genesi 21:8). Inoltre il cammello è equipaggiato fisicamente per sopportare stress prolungati, cosa che gli permette di aiutare i viaggiatori a sopravvivere nel deserto. In questo modo il cammello è un GOMEL CHESED (uno che agisce a fin di bene).

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PRONUNCIA:

D.Esempio: DIN (giudizio).

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Dalet è 4.

COSA CI RIVELA

La lettera DALET rappresenta le dimensioni e le relazioni.La lettera DALET ha la forma di una porta aperta ed il suo nome è parente di DELET (porta). La DALET allude anche a DAL

(povero), che bussa alla porta chiedendo l'elemosina. Nella esposizione talmudica le lettere GHIMEL-DALET stanno per GMOL DALIM (sii buono con chi ha bisogno) (Shabbat 104a). Come tali esse rappresentano uno dei due principali temi delle mitzvot, cioè i doveri dell'uomo verso il prossimo.

La forma della DALET è quella di una porta aperta vista di fronte, con l'architrave da destra a sinistra e la porta aperta dal basso verso l'alto. Maharal dice che la DALET, con il suo valore numerico di 4, simboleggia il mondo fisico che si espande nelle quattro direzioni: nord, sud, est e ovest. Anche il mondo metafisico si espande in quattro direzioni: quando il fiume dell'Eden usciva dal Giardino, si estendeva in quattro percorsi (Genesi 2:10). La letteratura Kabbalistica spiega la Creazione dell'universo come un processo nel quale vi sono quattro mondi, che rappresentano stadi differenti di santità, a partire dallo stadio più alto, quello più vicino a Dio, stadio che è oltre la comprensione dell'uomo. I quattro mondi, le cui esatte traduzioni sono probabilmente andate perse, sono: AZILUT (emanazione), BRIYA' (creazione), YEZIRA' (formazione) e ASIYA' (azione).

Perché il piede della GHIMEL si estende verso la DALET? Per insegnarci che il GOMEL (benefattore) deve sempre trovare il DAL (bisognoso) ed offrirgli aiuto. Ed il Talmud sostiene: la DALET usata nella Torah ha la gamba leggermente inclinata verso la GHIMEL. Ciò significa che il bisognoso deve rendersi disponibile al GOMEL (benefattore). Però la DALET da la schiena allaGHIMEL. Questo è perché il bisognoso non deve affrontare il suo benefattore. L'assistenza deve essere data discretamente e con grande tatto per preservare il rispetto di chi riceve. Nella più alta forma di carità, né il benefattore ne il beneficiario devono conoscere l'identità dell'altro (Shabbat 104a) . Nel Tempio c'era una stanza speciale, detta LISHKAT CHASSAIM (la camera del silenzio) in cui poteva entrare chiunque, povero o ricco, ma solo una persona alla volta. Chi poteva, lasciava un contributo al fondo anonimo. Chi aveva bisogno ne prendeva in forma discreta (Shekalim 5:6). Chi dava non sapeva a chi e chi riceveva non sapeva da chi.Dividere i propri profitti con i bisognosi preserva la ricchezza di chi dona come il sale preserva il cibo. Il Talmud insegna che se uno vuole preservare ed accrescere i propri possessi, deve costantemente ridurli facendo carità. (Ketubot 66b)

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PRONUNCIA:

H aspirata.Esempio: HAR (monte)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della He è 5.

COSA CI RIVELA

La lettera HE rappresenta divinità, distinzione, specificità.Il profeta Isaia disse : "con YAH, il Nome è la Roccia dell'universo) (Isaia 26:4). I Saggi interpretano la parola TZUR (roccia) come

derivante da YETZER (formare). In accordo a ciò, il Talmud spiega che Dio usò le lettere YOD ed HE , lettere che formano il Nome Divino YAH, pre creare l'universo. Con la lettera YOD Egli creò il Mondo a Venire, mentre con la lettera HE creò Questo Mondo (Menachot 29b) Maharal osserva che la lettera HE è formata da una DALET ed unaYOD. La DALET rappresenta il mondo fisico, che si misura nella sua espansione in larghezza ed altezza, mentre la YOD denota spiritualità ovvero il Mondo a Venire. Quindi la HE ci insegna di riempire le nostre vite combinando il fisico con lo spirituale

La HE denota Creazione in "Tali sono le origini del cielo e della terra quando furono creati" (Genesi 2:4). La parola MEHIBARAM (quando furono creati), può essere divisa in due: BEH' BARAM (Egli le creò) con la lettera He Egli le creò (Otiot Rabbi Akiva).

Abramo fu la prima persona a percepire che la natura è soggetta alla volontà di un Essere Superiore. Al suo nome originario AVRAM fu aggiunta una lettera, la HE, appunto, e fu chiamato AVRAHAM. Questo nome è un riordinamento della parola BEHIBARAM.

La lettera HE ha un suono morbido, ed indica la forma femminile di un nome, come YELED (bimbo), che diventa YALDA' (bimba). La Torah usa questa lettera per illustrare le caratteristiche distinte di una donna: femminilità, gentilezza. Poi Dio disse ad Abramo: " Sarai tua moglie non chiamarla più Sarai; il suo nome sia Sarah (Genesi 17:15). Prima di questo passo Sarai era sterile; dopo questo passo Sarah diventò fertile e concepì Isacco. La nuova lettera HE posta alla fine del nome di Sarah implicò una maggiore femminilità e la possibilità di concepire un figlio. (Yalkut Hamelitzos). La trasformazione del nome SARAI (mia principessa) in SARAH (principessa) indica un ruolo più elevato. Da quel giorno non era più solo la moglie di Abramo, ma divenne la Matriarca (principessa) di tutto il mondo. (Berachot 13a).

Il prefisso HA (il, lo, la, le, gli, i), attaccato ad un nome diventa un articolo determinativo, cioè identifica un membro ben noto di una classe. Fu sera e fu mattino il sesto giorno (Genesi 1:31).L'articolo è usato solo al sesto giorno della Creazione, cioè vi è un significato per questo giorno diverso che per gli altri giorni: il sesto giorno ha un ruolo diverso. Ed infatti i Dieci Comandamenti furono dati il sesto giorno del mese di Nissan.

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PRONUNCIA:

V oppure O (quando c'è un puntino sopra) oppure U (quando il puntino è in mezzo).Esempio: VADAI (certamente), TOV (buono), TUV (bonta’)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della VAV è 6.

COSA CI RIVELA

La lettera VAV rappresenta completezza, redenzione e trasformazioneLa sesta lettera dell'alfabeto ha il valore di sei, il numero che rappresenta il completamento: il mondo fisico è stato completato in

sei giorni e così un oggetto che si autocontiene ha sei lati: sopra e sotto, destra e sinistra, davanti e dietro (Maharal) In maniera analoga il popolo ebraico è completo, autocontenuto ed unico; al momento di ricevere la Torah, il popolo ebraico fu censito e risultarono esserci 600.000 anime, corrispondenti alle 600.000 lettere della Torah (Maharal)

La lettera VAV è la congiunzione: essa unisce concetti molteplici ed anche opposti. Essa rappresenta il legame tra cielo e terra, ed ha la forma di un gancio. La VAV unisce le parole per formare frasi, unisce le frasi per formare paragrafi, unisce i paragrafi per formare capitoli ed unisce i capitoli per formare libri. La vav implica relazione tra eventi e continuità tra le generazioni. L'assenza di una VAV all'inizio di un nuovo capitolo della Torah indica l'inizio di una nuova era o di un nuovo soggetto.

Quando si mette la VAV davanti ad un verbo nelle Scritture, essa cambia il tempo da passato a futuro o viceversa. Uno degli esempi più classici nella Torah è VAYEDABER . La parola YEDABER significa "dirà", mentre VAYEDABER significa "disse". Realizzando l'interscambio tra passato e futuro, la VAV implica assenza di tempo, portando l'uomo ad una più vicina comprensione del Divino, del Quale viene detto: "Mille anni nei Tuoi occhi sono ieri" (Salmi 90:4)

Due usi molto frequenti di questo tipo di VAV sono nella conversione di HAYA', (era - passato) in VEHAYA' (sarà - futuro); e di YEHI' (sarà - futuro) in VAYEHI' (era - passato). In questo esempio la VAV non solo cambia il tempo, ma trasforma anche il modo delle parole. Il Talmud dice: (VAYEHI', era) esprime tormento, VEHAYA' (sara’) esprime gioia. ( Meghillah 10b). Quando avviene qualcosa di piacevole nel passato e noi speriamo che si ripeta in futuro, usiamo HAYA' (era) e lo convertiamo con la VAV in VEHAYA' (sarà) (Shoresh Yshai, Ruth). Viceversa, se sappiamo che qualcosa di triste debba avvenire, qualcosa che non possiamo modificare ma che speriamo sia già avvenuto - "fai che sia gia passato!" Allora le Scritture usano il futuro YEHI' (sarà) e lo converte in passato VAYEHI' (era). (Kol Hatorah, Bereshit p. 625)

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PRONUNCIA:

Z morbida.Esempio: ZMAN (tempo)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Zain è 7.

COSA CI RIVELA

La lettera ZAIN rappresenta spirito, sostentamento, lotta.Il valore numerico di ZAIN è sette. Come tale, la lettera denota i valori spirituali che erano alla base della Creazione. Dio creò

l'universo in sei giorni, ed il settimo giorno si riposò. Lo Shabbat rimane l'eterno ricordo che l'universo non potrà durare se non sarà continuamente permeato dagli aspetti spirituali rappresentati dal numero sette, che è in sé il simbolo dell'essenza di Dio. (Maharal) Nel sistema decimale, che è il sistema di conteggio della Torah, il numero uno ed il sette sono, tra le prime dieci cifre, gli unici che godono delle seguenti due proprietà: 1. Sono numeri primi e, contemporaneamente, 2. non sono un fattore primo per nessun altro numero tra uno e dieci. (Harav Ezriel Munk)

Rabbi Shimon Bar Yochai dice: Lo Shabbat andò da Dio lamentandosi: "ogni giorno della settimana ha il suo partner (il primo col secondo, il terzo col quarto, il quinto con il sesto), mentre io sono solo". Allora Dio disse: " Israele è il tuo partner". Quindi, quando Dio pronunciò il Quarto Comandamento sul monte Sinai "Ricorda il giorno dello Shabbat per santificarlo" (Esodo 20:8), implicò con ciò il dovere di Israele di portare spiritualità nell'esistenza terrena. (Bereshit Rabbà 11:9)

Sette sono i giorni festivi nei quali il lavoro è proibito: il primo e l'ultimo giorno di Pesach e Sukkot; Shavuot, Rosh Hashanà e Yom Kippur. Ognuno dei primi sei è chiamato SHABATON (giorno del riposo). A causa delle forti restrizioni specifiche ad esso, lo Yom Kippur è chiamato SHABAT SHABATON (giorno di riposo completo) (il Gaon di Vilna, Divrei Eliyahu) Sette sono anche i giorni di Pesach, sette quelli di Sukkot, sette settimane passano da Pesach a Shavuot ("Omer"), sette anni dura il ciclo della SHMITA' (anno sabbatico della terra), e sette per sette anni portano allo YOVEL (giubileo)

Il nome ZAN significa alimenta, mentre ZAIN significa arma. Ma ciò non è casuale: la forma della lettera ZAIN ricorda un pugnale, come a dire che l'uomo ottiene il suo alimento attraverso una metaforica lotta quotidiana. Rabbi Hirsh nota che anche LECHEM (pane) è parente di MILCHAMA' , guerra).

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PRONUNCIA:

CH.Esempio: CHALA' (pane dello Shabbat)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Het è 8.

COSA CI RIVELA

La lettera HET rappresenta Trascendenza, Grazia Divina e Vita.Il numero sette simboleggia lo scopo dell'esistenza dell'uomo, combinando insieme i sei giorni di sforzo fisico con il settimo

giorno dedicato allo spirito. Andando oltre a sette, il numero otto rappresenta la capacità dell'uomo di trascendere (andare oltre) i limiti dell'esistenza fisica. (Maharal)

Otto sono i sacri vestimenti del Primo Sacerdote del Tempio (Esodo 28). Quattro sono le spezie per l'olio di unzione e quattro per l'incenso (Es. 30:23). Otto sono gli strumenti musicali (sette più il coro) che accompagnano i Leviti durante il Servizio. Otto sono i giorni della Milà. Otto sono i fili dello Tzitzit. (Rav Bachia’)

ALEF-BET Se tu studi la Torah, e GHIMEL-DALET sei buono con il povero, allora Dio HE-VA non solo ti sosterrà ZAIN, come Egli fa con tutte le Sue creature, ma ti mostrerà i suoi favori HAN OTCHA' (Shabbat 104a)

La HET scritta nei rotoli della Torah consiste di due ZAIN unite tra loro da un tettuccio. Essa deriva da CHAT (distorta), perché sembra che le due ZAIN siano state storte per formare la HET. Osservando due persone che combattono con le loro ZAIN (armi), siano esse verbali o fisiche, tutti dovremmo cercare di placare le acque e portarli ad una comprensione reciproca, unendoli sotto uno stesso tetto. (Kriat HaTorah)

Alcune lettere sono molto simili nella pronuncia, e, a determinate condizioni, si possono scambiare. Questo è il caso della HET con la HE, entrambe appartenenti allo stesso gruppo di lettere gutturali. Di Pesach è obbligatorio mangiare MATZA' (azzima), ed è proibito mangiare HAMETZ (prodotto lievitato). Tutte le lettere in MATZA' HAMETZ sono identiche, tranne la HET e la HE. La differenza tra le lettere delle due parole dipende da un minuscolo spazio sulla gamba sinistra, spazio che distingue una HET da una HE. Questa minuscola differenza indica che la mancanza di precisione nella preparazione e nella cottura della MATZA' la trasforma in HAMETZ. (Alshich)

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PRONUNCIA:

T.Esempio: TAL (rugiada)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Tet è 9.

COSA CI RIVELA

La lettera TET rappresenta bontà.La prima TET che appare nella Torah è nella parola TOV (buono) (Genesi 1:4). Ciò dimostra che la TET è un simbolo per il bene.

Il Talmud insegna: se uno vede una TET in sogno, è un buon segno. (Baba Kamma 55a; Rashi)Il mondo che Egli creò è buono - durante i sei giorni della Creazione, Dio effettuò un giorno di lavoro e pronunciò un giudizio su di

esso: "Dio vide che era cosa buona" (Genesi 1:12)Le prime Tavole della Legge (Esodo 20:2-14) sono in versione differente dalle seconde (Deuteronomio 5:6-18). Nella prima

versione appaiono tutte le lettere dell'alfabeto tranne la TET. Nella seconda versione, appare la TET, nel quinto comandamento:ULEMAAN YITAV LECHA' (e tu abbia bene). I saggi spiegano: Dio sapeva che Mosè avrebbe rotto le prime Tavole. Se esse avessero contenuto la parola TUV (bontà), ciò avrebbe significato che si sarebbe spezzato tutto il bene della terra. Per togliere all'uomo questa preoccupazione, Dio tolse la TET dalla prima versione. (Baba Kamma 55a). Inoltre la seconda versione delle Tavole conteneva diciassette lettere più della prima. La ghematria di TOV (bontà) è proprio diciassette. (Baal HaTurim)

Tra le lettere che formano i nomi delle dodici tribù, non vi sono né HET né TET, lettere che attaccate, formano la parola CHET (peccato). Questo insegna che i figli di Giacobbe erano senza peccato e seguivano la Torah sebbene non fossero ancora stati comandati di farlo. (Shoresh Ysshai, Ruth). Quindi, i nomi delle tribù intagliati nelle pietre del Pettorale del Giudizio dei vestimenti del Sommo Sacerdote, non contenevano la parola peccato. (Zohar)

Le altre due lettere che mancavano dai nomi delle tribù sono la TZADIK e la KUF, lettere che insieme formano la parola KETZ (la fine dei giorni). Prima della sua morte, Giacobbe voleva rivelare ai suoi figli la fine dei giorni, cioè il giorno in cui sarebbe arrivato il Mashiach, ma la volontà di Dio era che tale giorno non doveva essere rivelato, e così le lettere TZADIK e KUF non appaiono nei nomi delle dodici tribù. (Rashi)L'espressione GHET (atto del divorzio), non si trova nell'ebraico biblico, ma fu adottato ai tempi del Talmud per indicare il documento del divorzio ebraico (Melechet Shlomò, Gittin 1:1). In tutta la Torah le due lettere TET e GHIMEL non appaiono mai una accanto all'altra, nemmeno in parole adiacenti. Dato che sono sempre separate, esse sono un ottimo nome per uno strumento che separa marito e moglie. (Il Gaon di Vilna)

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PRONUNCIA:

Y.Esempio: YOM (giorno)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Yod è 10.

COSA CI RIVELA

La lettera YOD rappresenta la Creazione ed il metafisico.La decima lettera dell'alfabeto ebraico è la YOD, appena più grande di un puntino; non si può dividere in componenti. Essa allude

al Nome, che è Uno ed Indivisibile. La YOD rappresenta il metafisico: l'essenza delle cose sta nel piccolo, che è privo di zavorre quali spazio, tempo o materia. Questo implica che la grandezza si raggiunge con l'umiltà. (Maharal)

YOD è la prima lettera nel Tetragramma h-w-h-y. Il popolo ebraico ha quattro nomi, che iniziano tutti con YOD: YAAKOV , ISRAEL, YEHUDA' e YESHURUN. Ciò indica che, sebbene questa nazione sia perseguitata e dispersa nel mondo, essa non smette mai la propria missione, che è quella di santificare il Nome di Dio sulla terra.

Il sistema numerico dell'alfabeto ha natura decimale; le lettere dalla ALEF alla TETrappresentano le unità da uno a nove. Le prossime dieci lettere, da YOD a TZADIK, rappresentano le decine, le ultime quattro, da KUF a TAU, i primi quattro multipli interi di cento. I numeri dieci e cento possono essere visti come membri di due diversi gruppi, cioè il dieci è l'ultimo delle unità ed il primo delle decine. Ecco perché a MEA (cento) ed ELEF (mille) sono stati dati nomi diversi, cioè per indicarle come unità di base. (Ibn Ezra, Esodo 3:15)

La parola Yod può essere letta come YAD (mano), e denota potere e possesso. Figurativamente, una mano chiusa denota possesso - come in "e porterai il denaro con le tue mani" (Deuteronomio 14:25) e in "apri la tua mano al tuo fratello povero" (Deuteronomio 15:11). Per questo il neonato ha le mani chiuse alla nascita, come a dire: "il mondo intero è mio"; quando si muore, invece, le mani sono aperte, ad indicare che non ci si porta dietro niente di fisico da questo mondo. (Mechiltà, Esodo 17)

Per preparare il ruolo, così importante nella storia dell'uomo, di Abramo, al suo nome originario AVRAM, fu aggiunta una HE, formando così una parola che significa "padre delle nazioni". Ed a sua moglie Sarai, fu sostituita la YOD con una HE, per diventare Sarah. La YOD, il cui valore è dieci, è stata divisa in due HE, ognuna delle quali vale cinque, una fu data ad Abramo, e l'altra restituita a Sarah, madre dell'umanità. (Berachot 13a)

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Page 13: Alfabeto Ebraico Con Significato

ALFABETO EBRAICO Pagina

 

PRONUNCIA:

K o CH, a seconda che ci sia o meno un puntino in mezzo (daghesh).  Esempio: KETER (corona) o TOCHEN (contenuto)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Kaf è 20.

COSA CI RIVELA

La lettera KAF rappresenta la corona e la realizzazione. La sequenza talmudica dell'alfabeto insegna: se fai ciò che ALEF    BET  GHIMEL  DALET dice, cioè se studi la Torah ed agisci a fin di bene, allora HE VAV, Dio, ti darà ZAIN HET TET YOD,sostentamento, accettazione, bontà e successione. Infine, Egli ti metterà una KETER (corona). (Shabbat 104a)

Ci sono tre corone: KETER TORA', KETER KEHUNA' e KETER MALCHUT; la corona della Torah, la corona del sacerdozio e la corona reale, ma la quarta corona, KETER SHEM TOV (la corona del buon nome), è superiore a tutte e tre. (Avot 4:17)

Il valore numerico di KETER (corona) è 620, e rappresenta la totalità delle mitzvot - 613 ordinate dalla Torah e sette mitzvot rabbiniche. (Guray Haari’)

k come KAF (contenitore) ha un doppio simbolismo. Esso sta per il palmo della mano che serve da contenitore ed, allo stesso tempo, identifica la misura di quanto esso contiene. KAF quindi definisce la produttività e la realizzazione che risultano da uno sforzo mentale o fisico, così come la YOD, che sta per YAD (mano), indica potere e possesso. (Ibn Ezra)

La benedizione della Havdalà, che separa la conclusione dello Shabbat dal passaggio al giorno lavorativo, si esegue aprendo e chiudendo le mani di fronte alla luce della candela. La mano aperta simboleggia il riposo dello Shabbat, mentre la mano chiusa simboleggia l'essere pronti per l'azione ed il ritorno al mondo del lavoro e della realizzazione. (Maharam Rotenburg)

Nel primo capitolo dello Shemà siamo comandati di "recitare lo Shemà e studiare Torah durante la vostra permanenza in casa" (Deuteronomio 6:7). Il suffisso -CHA vostro, ci insegna che l'obbligo di imparare la Torah è valido sin quando sei occupato con i tuoi affari. Comunque, se sei già occupato a fare una mitzvà, sei dispensato dall'osservare le altre, in quel momento. (Berachot 11a)

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Page 14: Alfabeto Ebraico Con Significato

ALFABETO EBRAICO Pagina

PRONUNCIA:

L.  Esempio: LEV (cuore)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Lamed è 30.

COSA CI RIVELA

La lettera LAMED rappresenta l'insegnamento e l'intenzione.La LAMED è una lettera grandiosa che si innalza sopra le altre dalla sua posizione in mezzo all'alfabeto. Per questo essa

rappresenta il Re dei Re. Da un lato della LAMED siede la KAF, che allude al KISSE' HAKAVOD (il trono glorioso di Dio), dall'altro lato si trova invece la MEM, che allude all'attributo MALCHUT (regno di Dio). Queste tre lettere insieme formano la parola : MELECH (Re) (Otiot Rabbi Akiva)

Il nome LAMED, deriva da LAMAD, che significa sia insegnare che imparare. L'uomo ha il dovere di insegnare la Legge e la Volontà di Dio, ma non può farlo sino a quando non ha acquisito conoscenza. Per questo la l è la più alta lettera dell'alfabeto, suggerendo che il vero talento dell'uomo sta nella sua capacità di imparare ed insegnare.

Nell'alfabeto, le lettere BET e  LAMED, formanti la parola LEV (cuore), sono precedute dalle lettere ALEF e KAF, che formano, a loro volta, la parola ACH (ma). Il termine "ma" indica, generalmente, una limitazione. Ma le stesse BET e LAMED sono seguite dalle lettere GHIMEL eMEM, che insieme formano la parola GAM (anche), un termine che indica un di più a quanto appena detto. Ciò conferma il detto dei Saggi : non importa se si fa troppo poco o si esagera, l'importante è fare con il cuore. (Berachot 5b)

La lettera LAMED indica direzione, moto a luogo, scopo. Il Talmud dice: uno che saluta un amico non dovrebbe dirgli "LECH BESHALOM" (vai in pace)", ma "LECH LESHALOM" (vai verso la pace). Una persona di successo va avanti in direzione dei suoi scopi e delle sue intenzioni. (Berachot 64a)

La LAMED è la più alta lettera dell'alfabeto, mentre la più bassa è la YOD. Insieme formano la parola LI (a me). Come è scritto: VEHAYTEM LI SEGULLA' (e sarete per Me un tesoro) (Esodo 19:5), dove la relazione tra Dio ed il popolo ebraico è simboleggiata dal termine LI, a Me. (Pesiktà Rabatì)La Torah inizia con la lettera BET e finisce con la lettera LAMED. Si può leggere LEV (cuore) o lBAL (non). Dio ha detto ad Israele: "Figlio mio, se sei guidato da questi due termini - cuore, che rappresenta la sincerità, e non, che rappresenta la coscienza di ciò che si deve evitare, allora hai ubbidito a tutta la Torah" (Otiot Rabbi Akiva)

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Page 15: Alfabeto Ebraico Con Significato

ALFABETO EBRAICO Pagina

PRONUNCIA:

M.Esempio: MAYM (acqua)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Mem è 40.

COSA CI RIVELA

La lettera MEM rappresenta il Rivelato ed il Nascosto: Mosè ed il Messia.La MEM ha due forme: una aperta ed una chiusa. La MEM aperta è usata dovunque tranne che in forndo alla parola. Lì si usa

solo la MEM chiusa (finale). La MEM aperta indica la Gloria rivelata delle azioni di Dio. La MEM chiusa indica quella parte delle regole Celesti che è nascosta dall'uomo. Agli aspetti rivelati e nascosti del Suo Regno si allude anche nel Suo Nome MAKOM (Onnipresente - Luogo) (Rashi, Esodo 16:32) Dio è chiamato MAKOM dato che Egli impregna i luoghi del mondo. (Psiktà Rabbati 21:1). Il Nome MAKOM inizia con una MAKOM aperta e finisce con una MEM chiusa. La MEM aperta indica il fatto che Egli è percepito attraverso il funzionamento meraviglioso dell'universo. Ma, in ultima analisi, Egli resta Ignoto, Invisibile e Nascosto, come indicato dalla MEM chiusa. (Isaia 6:3)

La storia del popolo ebraico è caratterizzata da esilio e redenzione. Il primo esilio fu in MIZRAIM (Egitto). La MEM iniziale dice che il paese era inizialmente aperto e che gli ebrei potevano entrare ed uscire liberamente dal paese e dalle loro case. La MEM finale simboleggia il fatto che alla fine il paese era per loro chiuso, trovandosi così schiavi intrappolati senza via di uscita. (Sifsei Kohen)

Ogni lettera della parola MAMON (denaro) ha la caratteristica di avere la prima e l'ultima lettera uguale (MEM -  VAV   - NUN). Questo allude ad una triste fatto della natura umana: non importa quanto denaro uno abbia, egli ne vorrà sempre di più. (Midbar Kdeimot)

Il Diluvio durò 40 giorni. (Genesi 7:4) Mosè stette 40 giorni e 40 notti sul monte Sinai. Mosè visse 40 anni nel palazzo del Faraone, 40 anni a Midian e 40 anni come leader di Israele. Sono passate 40 generazioni da quando Mosè ricevette la Torah Scritta a quando Rav Ashi compilo la Torah Orale, nel Talmud Babilonese.

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ALFABETO EBRAICO Pagina

PRONUNCIA:

N.Esempio: NOACH (Noè)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Nun è 50.

COSA CI RIVELA

La lettera NUN rappresenta lealtà, anima ed apparizione.La NUN appare in due forme: quella normale e quella allungata che si usa solo alla fine di una parola. La parola AMEN, sta per

EMUNA' (fede). Quando si risponde Amen, ciò sta a significare che riconosciamo di credere nella manifestazione di Dio posta in ciò che abbiamo appena sentito. (Shabbat 110b).

Quando lo Shemà è recitato senza il minyan, è preceduto dalla frase EL MELECH NEEMAN (Dio Re Fedele). Le iniziali delle tre parole formano la parola Amen, che sta per: ALEF (primo) MEM (Re) AHARON (infinito oltre il tempo) , perché quando tutto è andato, Dio rimane. (Maharal)

Aggiungendo la NUN alla fine della radice, si può formare un aggettivo, esprimendo così la differenza tra una qualità occasionale ed una abituale: LEZ (lez) è uno che di tanto in tanto beffa, un LEIZAN è un clown. Un SHAKAR mente saltuariamene, un SHAKRAN è un bugiardo cronico. GANAV è un ladro, ma un GANVAN ruba sempre. Un ZECHER è un ricordo, ma lo ZIKARON è memoria perpetua.

NUN in sé e per sé implica speranza, redenzione ed, eventualmente, la Futura Risurrezione: la NUN sta per NEFILA' (caduta), ma, allo stesso tempo, implica i concetti di NER (candela) luce nel buio e NESHAMA' (anima), spirito del corpo. Il termine NUN (pesce in aramaico) rappresenta propagazione; NIN (discendente) sta per il futuro del nostro popolo e YNNON (Messia) nomina il Redentore.

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PRONUNCIA:

SEsempio: SFARAD (Spagna)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Samech è 60.

COSA CI RIVELA

La lettera SAMECH rappresenta sostegno, protezione e memoria.Il perimetro della SAMECH denota Dio, il Protettore; il suo interno denota Israele, il dipendente. Il centro della SAMECH allude al

MISHKAN (Tabernacolo), il luogo dove la Presenza Divina dimorava durante il viaggio nel deserto. (Otiot Rabbi Akiva)Le scritte dei Dieci Comandamenti erano scavate in maniera che le Tavole erano completamente forate da una parte all'altra.

(Esodo 32:15) Conseguentemente le aree centrali delle lettere SAMECH e MEM FINALE non avevano un supporto fisico ed avrebbero dovuto cadere. Il Talmud ci racconta che avvenne un miracolo: "Nelle tavole, i centri delle SAMECH e delle MEM FINALE erano sospesi." (Shabbat 104a)

La SAMECH e la MEM finale o chiusa sono simili, in quanto chiuse entrambe. I valori numerici delle due lettere stanno per le due parti della Torah: MEM (40) indica la Torah Scritta, che è stata data a Mose’ in 40 giorni e 40 notti; e SAMECH (60) per la Legge Orale, che consiste di sessanta trattati talmudici. (Otiot Rabbi Itzchak). Le due lettere hanno forma simile per dimostrare che la Torah Scritta e quella Orale sono tra loro complementari ed indivisibili. La Torah dice: "insegnatelo ai figli di Israele e ponetelo nelle loro bocche" (Deuteronomio 31:19). (Shima befihem, ponetelo nelle loro bocche) allude a SIMAN (marchio distintivo) ed indica che la Torah può essere acquisita solo per mezzo degli ausili allo studio. (Eruvin 54b)

Tra i migliori ausili vi sono: Le ghematrie, o equivalente numerico, Gli acronimi ed iniziali, Gli acrostici alfabetici, I proverbi, le parabole e le allegorie, Il notarikon.Nel pronunciare il nome di una lettera, la prima lettera si chiama NIGLE' (rivelata), mentre le altre sono NISTAR (nascoste). Ci sono 4 lettere in cui la ghematria della lettera rivelata è eguale a quella delle nascoste: la SAMECH (SAMECH= 40,MEM=40, KAF=20), la YOD (YOD=10,VAV=6,DALET=4), la VAV (VAV=6,VAV=6) e la MEM (MEM=40,MEM=40). Queste quattro lettere formano la parola SIUM (conclusione). Un fenomeno simile avviene nel Tetragramma. (Gaon di Vilna).

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PRONUNCIA:

muta, leggermente gutturale. Esempio: EZ (albero)

 

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Ain è 70.

COSA CI RIVELA

 La lettera AIN rappresenta visione e percezione.La parola AIN (occhio) fa sì che la lettera AIN significhi percezione e visione. Tra tutti gli organi, l'occhio è quello che rivela

all'uomo più di tutti. E i Saggi dicono: "l'udito non è comparabile alla vista" (Mechiltà, Esodo 19:9)La parola AIN (correlata a MAAYAN - fonte) significa anche sorgente di acqua (Genesi 16:7). Esattamente come una sorgente

porta l'acqua dalle profondità della terra alla luce del sole, così l'occhio porta la percezione del mondo nella mente dell'uomo. (Rav Hirsh, Genesi 3:5)

L'organo della vista rappresenta tutto l'essere dell'uomo (Nedarim 64b). Così come ogni uomo è un OLAM KATAN (mondo in miniatura), in confronto all'universo (More Nevuchim 1:72), l'occhio è il microcosmo dell'universo. (Tanna Shmuel Akatan). L'occhio è il mondo: il bianco rappresenta l'oceano, l'iride la terra, la pupilla è Gerusalemme e l'immagine che vede chi osserva è il Tempio. (Derech Erez Zuta).

Così come AIN significa occhio, la parola MEEIN (come) è usata per descrivere l'essenza o la somiglianza a qualcosa. AIN (occhio) che identifica primariamente l'organo della vista, rappresenta anche la luce, ovvero il veicolo che rende possibile la visione. La Luce Primordiale era spirituale nella sua natura, e fu rivelata nella prima azione della creazione menzionata nella Torah. ( Zohar). Questa luce pesante era 60075 volte più potente della luce del sole (Zohar Chadash), ed è riservata ai giusti nella vita futura. (Sefer Habair) Alcuni invece sostengono che la luce del sole sia un settimo della Luce Primordiale. (Magen David).

Rav Hirsh sostiene che, data l'intercambiabilità tra ALEF e AIN, anche OR (luce) è intercambiabile con UR (risveglio); così la luce è l'elemento che risveglia la creazione e la porta allo sviluppo. Così come la luce fisica aiuta le piante a crescere, la luce spirituale ed intellettuale spinge l'uomo a raggiungere il suo potenziale.

Nella calligrafia della Torah, la AIN è formata da una YOD allungata ed una ZAIN. (Beit Yossef). La ghematria delle due lettere è 17, così come il valore di TOV (bene). Questo insegna che si deve sempre guardare la gente con AIN TOVA' (buon occhio), e giudicare gli altri favorevolmente, come dice il Salmo: "possa tu vedere il bene di Gerusalemme" (Salmi 128:5)

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ALFABETO EBRAICO Pagina

PRONUNCIA:

P o F, a seconda che ci sia o meno un puntino nella lettera (daghesh).Esempio: PURIM oppure SHAFAN (coniglio)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Pe è 80.

COSA CI RIVELA

La lettera PE rappresenta parola e silenzio.La PE sta per PE (bocca), l'organo della parola. Dio creò l'uomo e "gli ispirò nelle narici il soffio vitale, e l'uomo divenne essere

vivente". (Genesi 2:7) Onkelos sostiene che il termine essere vivente è da interpretare come "anima che parla". Rashi commenta che ciò che differenzia l'uomo dagli animali è la capacità di fare un discorso intelligente. La capacità di parlare porta l'uomo in cima alla graduatoria delle quattro categorie di esistenza: DOMEM (silente): TZOMEACH (germogliante); HAI (vivente) e MEDABER (parlante). (Maharal)

La Kabbala nota che la PE è formata da una KAF ed una YOD. La KAF rappresenta KLI' (contenitore), che contiene la YOD, ovvero la spiritualità. La YOD nella KAF rappresenta lo spirito contenuto nel corpo umano, oppure un uccello in gabbia (il Messia), oppure, ancora, i Dieci Comandamenti nell'Arca. (Magen David)

Nell'alfabeto, la AIN precede la PE, dato che l'occhio percepisce e poi la bocca esprime il pensiero. C'è comunque un luogo dove la posizione di queste due lettere si inverte. In Eicha (Libro delle Lamentazioni sulla distruzione del Tempio di Gerusalemme) i versi dei primi quattro capitoli sono formate da parole in ordine alfabetico ("acrostico"). In tre capitoli su quattro la AIN precede la PE. L'anomalia allude al fatto che a quel tempo si era deviato dalla via di Dio. La PE senza daghesh (puntino in centro) ha un suono morbido (F), la PE con il daghesh ha invece un suono duro (P). La radice RAFE (curare) è usata nella Torah con la forma morbida, quando chi cura e’ Dio "Io, il Signore sono colui che ti dà la salute" (Esodo 15:26), e con la forma dura, quando chi cura è il dottore "le cure mediche" (Esodo 21:19) La differenza sta nel fatto che il medico cura con dolore, mentre Dio cura naturalmente. (Baal Haturim)

La PE (bocca) è data all'uomo per servire lo scopo morale di usare la parola al servizio di Dio (Tefillah Zaka’). Il lutto è il momento del silenzio. Al silenzio si allude mangiando uova e lenticchie, che sono cibi rotondi che non hanno "bocca". (Baba Basra 16b)

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ALFABETO EBRAICO Pagina

PRONUNCIA:

TZ.Esempio: TZAVA' (esercito)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Tzadi è 90.

COSA CI RIVELA

La lettera ZADIK rappresenta giustizia e umiltà.Ogni ebreo ha l'obbligo di donare MACHAZIT ASHEKEL (mezzo shekel) al Tabernacolo, a fine di espiazione. La ZADIK  in

mezzo alla parola mezzo indica ZEDAKA' (beneficenza). Accanto ad essa vi sono due lettere: la HET e la YOD. Insieme esse formano la parola HAI (vita). Le lettere all'inizio ed alla fine della parola sono invece la MEM e la TAU, che insieme formano la parola MET (morte). Questo indica che facendo beneficenza la persona si tiene vicina la vita e lontana la morte (il Gaon di Vilna)

ZADIK sta per ZADIK, Il Giusto, riferendosi al Signore, Che è chiamato ZADIK VEYASHAR il Giusto e Retto - Deuteronomio 32:4. La vera giustizia esiste solo in Dio ed è Sua parte integrante. Il termine ZADIK (giusto) è anche usato per definire l'uomo che emula la giustizia di Dio, conducendo una vita intrisa di integrità e verità. (Tosafot Yom Tov). Non tutti i tzaddikim sono sempre giusti. Quando Abramo perorò con Dio per salvare Sodoma grazie ai giusti che in essa vivevano, la parola è scritta ZADIKIM (giusti), senza la seconda YOD (Genesi 18:14). Questo indica che i giusti che vivevano in Sodoma non erano giusti in assoluto, ma solo confrontati con la popolazione locale. (Kol Hatora’).

Sebbene la via di mezzo sia sia prescritta per molti casi, nel caso dell'umiltà ci è insegnato di andare all'estremo: (sii molto molto di spirito umile) (Avot 4:4)

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ALFABETO EBRAICO Pagina

PRONUNCIA:

Q, KEsempio: KATAN (piccolo)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Kuf è 100.

COSA CI RIVELA

La lettera KUF rappresenta santità e ciclo di crescita.La lettera KUF allude alla KEDUSHA' (santità) (Shabbat 104a). Il termine "Santità di Dio" porta il messaggio che Egli è illimitato,

non è legato a nessun altro essere, non assomiglia a nient'altro o nessun altro, è senza limiti e senza forma. (Rambam, Ikkarim). Dato che è illimitato, Egli permea di sé l'universo intero. (Bahir). La santità implica che l'oggetto in discussione sia separato dalle altre faccende. Se un oggetto è sacro, significa che ha un grado di santità che ci proibisce di usarlo per i nostri piaceri quotidiani. Se una persona è santa, essa è ad un livello superiore delle altre. Dio è santo nel senso che nessun altro essere o cosa può essere comparata a Lui. (Kuzari)

Il valore di KUF è 186, lo stesso di MAKOM (luogo - onnipresente), uno dei Nomi Divini. La lettera rivelata, KUF, consiste di una KAF ed una VAV, due lettere che hanno una ghematria di 26, la stessa del Tetragramma YOD-HE-VAV-HE. La parte nascosta, VAV-PE, vale 86, la ghematria del Santo Nome ELOHIM (Dio) (Magen David)

KUF sta anche per KORBAN (offerta al Tempio). (Magen David). Il termine KORBAN deriva dalla radice KAREV, avvicinarsi. Quando c'era il Tempio, le offerte al Tempio portavano chi le faceva più vicini a Dio, e le Sue benedizioni erano portate a tutto il mondo. (Magen David).

La più ovvia manifestazione della maestà di Dio è espressa nella natura e nei suoi cicli. Ecco perché i Saggi relazionano il nome KUF a HEKEF (andare intorno) ed a HAKAFA' (ciclo). I cicli della natura - le stagioni, le lune, il ciclo solare di 28 anni - insegnano all'uomo che nell'universo c'è un modello ed uno scopo. Esattamente come a Simchat Torah, si finisce di leggere la Torah e si riprende da capo.

La parola KUF significa anche scimmia. Il fatto che questa lettera rappresenti sia la santità che un animale, è una parodia dell'umanità ed offre un importante spunto sul ruolo dell'uomo. L'uomo è creato ad immagine di Dio, ed è solo un po’ più in basso degli angeli. (Salmi 8:6). L'uomo deve emulare Dio, anche se non potrà mai raggiungere la Sua santità. Se l'uomo agisce in immagine di Dio il suo potenziale è illimitato. Ma se egli è solo una povera imitazione di ciò che l'uomo può fare, allora egli è solo un primate. Così come una scimmia assomiglia ed imita l'uomo, meglio di qualunque altro animale, non potrà mai raggiungere il livello di un essere umano.

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ALFABETO EBRAICO Pagina

PRONUNCIA:

REsempio: ROSH (capo)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Resh è 200.

COSA CI RIVELA

La lettera RESH rappresenta scelta tra grandezza e degradazione.Il Talmud sostiene che la RESH sta per RASHA' (malvagio). Nella Hagadà di Pesach uno dei quattro figli è il malvagio. Gli altri tre

chiedono spiegazioni ai genitori "quando tuo figlio domanderà" (Deuteronomio 6:20), mentre il malvagio dice a suoi genitori "e quando i vostri figli vi diranno" (Esodo 12:26), in modo da disconoscere i comandamenti di Pesach. Quando vi è fede, non ci sono più domande, quando non vi è fede non ci sono più risposte. (Chafetz Haim)

Il Midrash nota che la parola HATZUR (la roccia), parola che allude ad una natura tenace e forte, si può leggere alla rovesca come ROTZE' (vuole). Così come la TZUR (roccia) si può trasformare in ROTZE' (volontà), il rifiuto si può trasformare in propensione.

Sebbene la RESH allude al RASHA' (malvagio), essa contiene in sè la speranza per la sua redenzione. La lettera RESH si può comparare ad un tubo piegato sul proprio asse, come una porta appoggiata al cardine. Questo insegna che la persona malvagia si può girare verso la KUF - che rappresenta la santità - trovandosi così faccia a faccia con Dio. La parola RESH (resh) significa ereditare, come disse Mosè ad Israele ALE' RESH (vai ed eredita la terra - Deuteronomio 1:21). Ma le stesse lettere si possono leggere come RASH (povero) come in VELARASH EN KOL (il povero non ha niente - Samuele II 12:3). La Kabbala dice che questi due termini contrastanti sono simboleggiati dalla forma della lettera RESH. La lettera è come un corridoio attraverso il quale l'uomo può raggiungere il cielo. Se lo gestisce bene, ottiene il grado di elevazione spirituale, portando così benedizioni sulla terra. Se invece è così legato alle cose terrene da non poter fare il grande passo, egli diventerà povero di benedizioni. (Magen David)

La RESH e la DALET sono molto simili. L'unica differenza tra le due lettere sta nell'angolo superiore destro: nella DALET esso è acuto, sporgente verso sinistra, mentre nella RESH è arrotondato. La DALET simboleggia stretta fedeltà ai valori di Dio, mentre la RESH simboleggia idolatrie antiche e moderne, che si piegano facilmente alle mode.

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PRONUNCIA:

SH o S, a seconda che il puntino sia in alto a destra o in alto a sinistra. Esempio: SHIR (canto) oppure SADE' campo)

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Shin è 300

COSA CI RIVELA

La lettera Shin rappresenta il potere divino ma anche la corruzione.La SHIN è una delle più importanti lettere, perché rappresenta due Nomi di Dio: SHEDAI (Illimitato) e SHALOM (Pace).La forma della lettera ricorda fenomeni naturali che sembrano sollevarsi verso il cielo, come a cercare Dio. Ad esempio i rami di

un albero, le fiamme del falò, o un campo di fiori. Questo simbolismo si trova anche quando Mosè prega mentre Israele combatte Amalek. La Torà ci dice che Israele prevaleva quando Mosè teneva alzate le sue mani - Esodo 17:11). La SHIN è una silouhette di Mosè, con le due braccia larghe e la testa in mezzo. (Magen David). Quindi, non erano i supposti poteri magici di Mosè a dare la vittoria, ma la EMUNA' (fede) con la quale egli ispirava il popolo di Israele a rivolgere i propri occhi verso HASHEM (il Nome). (Mishnah; Rosh Hashanà 3:8)

Il nome della vocale SHURUK (U) è formato dalle stesse consonanti di SHEKER (falso). Quindi questa vocale non appare in nessuno dei Nomi Divini che non può essere cancellato. (Shavuot 35a). La vocale non appare nemmeno nella prima frase della Genesi, che è stata completamente basata sulla verità, nè nei Dieci Comandamenti, che sono chiamati TORAT EMET (l'insegnamento della verità), e neppure nei nomi dei padri e delle madri di Israele, che sono chiamati ZERA EMET (il seme della verità) (Geremia 2:21, Rav Bachià)

Nonostante il fatto che la lettera SHIN denota i Nomi Divini, quando essa si lega a KOF(scimmia - mimo stupido) ed a RESH di RASHA' (malvagio), forma insieme ad esse il SHEKER (falso). (Shabbat 104a)

Sebbene nell'alfabeto la SHIN compaia dopo la KOF e la RESH, essa (la SHIN) appare all'inizio della parola SHEKER (falso). perchè anche la più nefanda menzogna cerca sempre di travestirsi da verità, (Rashì, Numeri 13:27) dato che una affermazione completamente falsa - come per esempio "l'uomo è una pietra" - sarà sempre rifiutata per il suo stesso non-senso. (Zohar, Maharal)SHIN è correlata a SHEN (dente). (Otiot Rabbi Akiva) La forma della SHIN ricorda un molare, che macina il cibo con le sue punte accuminate. La parola SHIN (dente) è, a sua volta, legata a SHANAN (acuto). Quindi VESHINANTAM LEBANECHA (ripeterai queste cose ai tuoi figli) - Deuteronomio 6:7), significa "insegna ai tuoi figli così intensamente che essi capiscano la Torah chiaramente e le sue parole saranno acutamente definite, oltre ogni dubbio. (Kiddushin 30a)

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ALFABETO EBRAICO Pagina

PRONUNCIA:

T.Esempio: TORAH

VALORE NUMERICO (GHEMATRIA)

Il valore numerico della Tau è 400

COSA CI RIVELA

La lettera TAV rappresenta verità e perfezione.Le lettere SHIN e TAV sono vicine nell'alfabeto, nonostante esprimano concetti opposti: SHIN sta per SHEKER (falso) e TAV sta

per EMET (verità). (Shabbat 104a) Contrariamente a molti altri casi, in cui è la prima lettera del nome a dare il significato, nel caso di EMET (verità), l'ultima lettera, TAV lega il nome al significato. Questo allude alla natura della verità: anche se all'inizio essa pare essere meno attraente della falsità, alla fin fine la verità prevale.

La verità è eterna, ma quando le viene tolta la ALEF, che è il più piccolo valore di EMET (verità), allora rimane la MET (morte). (Maharal).

Tutte le lettere della parola EMET (verità) poggiano su basi solide, mentre le lettere della parola SHEKER (falso) - nella Torà scritta - poggiano su un punto solo, risultando così molto instabili. L'idea espressa è che SHEKER EN LA RAGLAIM (le bugie non hanno gambe) (Tikunei zohar 475). Da questo probabilmente derviva il proverbio "Le bugie hanno le gambe corte".

Al serpente, prima creatura al mondo a dire le bugie, furono tolte le zampe, e fu condannato a strisciare. (Rashi, Beresht 3:14)Il Midrash racconta di una conversazione tra il Creatore e gli angeli: Prima di creare Adamo, Dio, nella Sua modestia,si consigliò

con gli angeli. L'angelo chiamato HESSED (bontà) disse: "Crea l'uomo, così che possa fare buone azioni". EMET (verità) replicò : "Non creare l'uomo, perchè egli sarà pieno di distorsioni". TZEDEK (giustizia) disse : "Crea l'uomo, affinchè egli sia giusto". Per ultimo, SHALOM (pace) si oppose: "L'uomo sarà pieno di conflitti". I Salmi descrivono questo dibattito con: "bontà e verità si cozzarono, giustizia e pace si incontrarono" (Salmi 85:11). Dio decise a favore di chi appoggiava la creazione. (Rashi) Egli prese EMET (verità) e la buttò a terra (Daniel 8:12). In questo gesto le Milizie Celesti videro una degradazione della Verità. Esse dissero che l'esposizione ai mortali avrebbe messo in pericolo la Verità, e richiesero quindi nei Salmi (85:12) "la Verità germoglierà dalla terra verso il cielo". La verità è così potente che prevarrà anche sulla terra, nonostante tutte le avversità. (Bereshit Rabbà 8:5)

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CIRCA GEMATRIA ED LE LETTERE EBRAICHEED I VALORI NUMERICI

Gematria è la sostituzione dei numeri, o altre lettere, perle lettere dell' alfabeto Ebraico, secondo un sistema dell'insieme. Lo scopo è di derivare le comprensioni nellescritture sacre, o ottenere le interpretazioni del testo. 

"Ragil" (Normale)

Delle venti due lettere nell' alfabeto Ebraico, le priminove sono numerate consecutivamente 1 - 9, le nove10 seguenti - 90 negli intervalli di dieci, mentre le ultimequattro lettere sono uguali rispettivamente 100, 200, 300e 400. Questo metodo è la base per tutti i altri metodi. Ogni lettera dell' alfabeto ha il relativo proprio valorenumerico. Il valore numerico d'una parola o d'una fraseè la somma del valore numerico di tutte le relativa lettera. Per esempio שלום Shalom è uguali 376, 

40=  ם ,6=  ו ,30=  ל ,300=  ש ,300 + 30 + 6 + 40 = 376

"Mispar Gadol" (Numero Grande)

In "Mispar Gadol" il metodo conta la forma finale dellelettere dell' alfabeto come continuazione dell' alfabeto ( 900=  ץ ,800=  ף ,700=  ן ,600=  ם ,500=  ך ).In tutte le altre lettere avere lo stesso valore del loronormale (per esempio  40=  מ ,20=  כ ). 

"Millui" (Riempiendosi)

Ogni lettera ha il valore numerico della somma dei valoridi "Ragil" di tutte le lettere che compongono i nomi dellalettera. Per esempio א Alef  (אלף) ha il valore di 111, perché  111 = 80 + 30 + 1, 80=  פ ,30=  ל ,1=  א .

א = אלף aleph = 1 / 111

ב = בית beit = 2 / 412

ג = גימל gimel = 3 / 83

ד = דלת dalet = 4 / 434

ה = הא he = 5 / 6

ו = וו vav = 6 / 12

ז = זין zayin = 7 / 67

ח = חית chet = 8 / 418

ט = טית tet = 9 / 419

י = יוד yod = 10 / 20

כ = כף kaf = 20 / 100

ל = למד lamed = 30 / 74

מ = מם mem = 40 / 80

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נ = נון nun = 50 / 106

ס = סמך samech = 60 / 120

ע = עין 'ayin = 70 / 130

פ = פא pe = 80 / 81

צ = צדי tsadi = 90 / 104

ק = קוף kuph = 100 / 186

ר = ריש reish = 200 / 510

ש = שין shin = 300 / 360

ת = תו tav = 400 / 406

ך=

כף סופית

kaph sofit

= 500 / 656

ם=

מם סופית

mem sofit

= 600 / 636

ן=

נון סופית

nun sofit

= 700 / 662

ף=

פא סופית

pe sofit = 800 / 637

ץ=

צדי סופית

tsadi sofit

= 900 / 660

Salmi 34:2-22:

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"L'alfabeto ebraico, protoplasma del creato"  di  Rav Luciano Caro

 http://www.keshet.it/rivista/sett-ott-03/pag9.htm

L'ebraico appartiene al ramo nordoccidentale delle lingue semitiche, ramo che comprende il cananaico, l'aramaico e l'ugaritico. Gli studiosi sostengono che l'ebraico fa parte del ceppo cananaico assieme al fenicio e al moabitico. Tutti questi linguaggi derivano dal cosiddetto protosemitico.

Ebraico e aramaico sono i tradizionali veicoli linguistici della cultura rabbinica dei primi secoli dell'era volgare e godono di uno statuto simbolico di eccezionale dignità: per entrambe queste lingue si usa infatti l'alfabeto ebraico, le cui lettere sono, per il mistico, cifra conoscitiva dell'intero cosmo. Essendo l'idioma con cui è scritta la Bibbia, l'ebraico è considerato lingua sacra. Secondo la tradizione, l'ebraico era lingua parlata da tutta l'umanità fino a quando, dopo la costruzione della Torre di Babele, si suddivise in settanta linguaggi.

In quanto strumento adoperato dall'Eterno per creare l'universo, l'ebraico possiede qualità soprannaturali. Addentrarsi nella tradizione segreta dell'ebraismo significa, dunque, in primo luogo prestare ascolto a un pensiero che costruisce sulle lettere il fondamento stesso della conoscenza. Le lettere ebraiche sono depositarie della potenza divina e convogliano nel reale l'impulso della creazione: un legame indissolubile le unisce ai diversi nomi di Dio che con esse sono composti ed è da tale vincolo che esse traggono il loro sovrannaturale vigore. Questa nozione di potenza della lettera riveste, nella tradizione ebraica, un valore assoluto che coinvolge tutti i gradi dell'esperienza umana, sino a scendere nel livello più profondo dell'essere.

L'esistenza di un collegamento tra i diversi livelli della realtà ci introduce in un dominio di carattere magico che non cessa, lungo i secoli, di esercitare la propria attrazione sui mistici ebrei. All'interno di questa struttura simbolica sono possibili vari livelli di lettura e di approfondimento, dalla più astratta riflessione mistica sino alla concreta operatività della magia. Una lettera ebraica può assurgere alla funzione di icona di meditazione, diventando lo spunto per esperienze estatiche, oppure può essere utilizzata nel suo immediato valore pratico, poiché magia e mistica della scrittura sono entrambe espressioni di quel meccanismo di attrazione e repulsione che coinvolge ogni cosa.

L'alfabeto ebraico è certamente parte rilevante della vita quotidiana dell'ebreo. È attraverso l'alfabeto che avviene il primo impatto con molteplici forme di coinvolgimento con la cultura e la tradizione, a partire dal mondo della preghiera e dello studio del testo biblico.

L'alfabeto ebraico (Alef - Bet) è composto di ventidue lettere a cui vanno aggiunte cinque lettere finali. Il carattere quadrato attualmente in uso è diverso dall'antica scrittura ebraica. La tradizione sostiene che Ezra abbia adottato la forma attuale al ritorno dall'esilio babilonese, mentre i caratteri più antichi avevano connotazioni diverse. Non tutti accettano questa opinione giacché la forma delle lettere, in quanto sacra, è considerata originaria.

C'è chi ricava messaggi dall'allitterazione dei nomi di ogni singola lettera e chi, partendo dal fatto che ogni lettera possiede un valore numerico, interpreta ogni parola rilevando il valore dalla somma delle lettere che lo compongono. Si possono così mettere in relazione parole o locuzioni che hanno lo stesso valore numerico (ghematrià). L'energia racchiusa

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nelle lettere è il legame nascosto della molteplicità dell'esistere e la ragione ultima del divenire. La dottrina ebraica dell'alfabeto rappresenta un vero e proprio progetto di conoscenza, un metodo dinamico per rendere ragione del fluire dell'esperienza e dell'infinito comporsi e scomporsi delle realtà individuali.

L'idea che l'alfabeto sia non solo uno strumento di denominazione ma anche il mezzo per controllare la realtà e intervenire su di essa, testimonia una riflessione linguistica che affonda le radici in un'epoca assai remota. Un gran numero di reperti materiali - provenienti dal bacino del Mediterraneo, da tutta l'area vicino-orientale e persino dalle zone più remote dell'Impero romano - testimonia la straordinaria diffusione dell'uso apotropaico e magico dell'alfabeto a partire dal 2° secolo E.V. Questo orientamento culturale mantenne il proprio vigore fino al 7° secolo E.V., quando il progressivo affievolirsi della tradizione aramaica in Oriente, a seguito della conquista islamica, tolse alla mistica dell'alfabeto un importante sostegno linguistico. Allo stesso modo, vennero a mancare alcuni fondamentali riferimenti teorici a causa dello spegnersi, in Occidente, dell'eredità gnostica ed ermetica, soffocata dalla drastica avversione cristiana. Solo l'esoterismo musulmano e la Cabalà mantennero una fedeltà ininterrotta all'antica speculazione sull'alfabeto.

La pratica di intervenire sul reale mediante il ricorso agli appellativi sacri e a combinazioni di frasi o di singole lettere tratte dalla Scrittura, rappresenta un aspetto rilevante quanto controverso della speculazione ebraica. Già il Talmud babilonese determina con meticolosità i casi in cui è lecito svelare i diversi nomi di Dio. Nel testo biblico non si fa cenno alla denominazione di ogni singola lettera. È nel Talmud che si cerca di attribuire un significato al nome delle lettere, spesso in relazione alla loro forma e all'ordine in cui sono collocate nell'alfabeto. Alla successione delle lettere sono attribuiti significati di valore etico (Shabat 104).

Il Talmud (Menahot 29) attribuisce a Rabbi Akivà (2° secolo E.V.) lo studio della scienza delle lettere, che è il cardine simbolico del pensiero ebraico e trova nell'Alfabeto da lui scritto l'esposizione narrativa forse più compiuta. Questo testo è noto anche come Lettere(Otiot) di Rabbi Akivà e apparve per la prima volta a stampa a Costantinopoli senza data, ma questa edizione viene fatta risalire probabilmente al 1516 o al 1525. Ogni lettera dell'alfabeto è raccontata nei suoi aspetti sonori e formali con grande ricchezza di particolari: l'espediente dell'acrostico, al quale il testo largamente ricorre, consente di ampliare in maniera straordinaria le combinazioni dei versetti della Scrittura, aprendo la prospettiva di inesauribili significati e nessi allusivi, non solo per quanto attiene agli aspetti fonetici, ma soprattutto per la loro valenza metafisica. Rabbi Akivà si soffermò altresì nella disamina dei cosiddetti ornamenti delle lettere dell'alfabeto e formulò osservazioni sul significato delle curve, degli apici e dei singoli elementi attinenti alla forma. Pare che questa scienza abbia tratto origine da una tecnica pedagogica usata per l'insegnamento della scrittura ai bambini.

È stato osservato che l'alfabeto ebraico ha caratteristiche che lo differenziano da tutti gli altri. Infatti, gli alfabeti relativi ai vari linguaggi sono costituiti da una raccolta di segni grafici disposti o casualmente o secondo convenzioni derivanti da considerazioni di comodità o utilità, per cui, al loro interno, sarebbe possibile variare la successione delle singole lettere. La tradizione attribuisce all'alfabeto ebraico un valore non riscontrabile in altre culture. In esso ogni lettera, oltre alla forma grafica e al valore numerico, ha una specifica collocazione. L'Alef - Bet non è tanto una sequela di segni grafici quanto piuttosto rappresentazione della realtà che, ove avvenisse la più lieve variazione della

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rappresentazione delle lettere, potrebbe modificarsi o alterarsi. Da questa considerazione deriva la normativa per cui, nella scrittura del testo biblico, occorre procedere con particolare cautela.

Ogni variazione nella scrittura di ciascuna lettera, ogni aggiunta o sottrazione di un singolo elemento, può rendere inutilizzabile il testo, in quanto ne deforma il significato. Si legge nel Talmud: "R. Meir raccontava: Quando incontrai R. Yshmael questi mi domandò: 'Qual è la tua occupazione?' Risposi: 'Lo scriba'. E il Maestro: 'Fai bene attenzione al tuo lavoro che è opera divina. Se tu aggiungessi o togliessi una sola lettera dal testo, potresti causare la distruzione dell'universo'" (Eruvin 13).

Il Libro dei Proverbi termina con un brano (31,10-31) nel quale viene esaltata la donna virtuosa. Il passo comprende ventidue versi disposti in ordine alfabetico, segno di ordine e di completezza, quasi a sottolineare che la donna, più facilmente dell'uomo, può pervenire ad alti livelli di vicinanza con Dio. È significativo il fatto che, secondo alcuni Maestri, il brano può essere riferito non solo alla donna ma alla Provvidenza, al Sabato o all'anima dell'uomo.

Come si è detto, la prime considerazioni su ogni singola lettera possono derivare da esigenze di carattere pedagogico o mnemonico. Così, per esempio, la lettera alef è collegata al toro (la forma può evocarne le corna) o alla radice allef che ha il significato di insegnare. La seconda lettera dell'alfabeto, bet, esprime il concetto di casa (bait) anche in relazione alla sua forma di struttura chiusa da tre parti; e così via.

Questa tecnica, è stata poi sviluppata in chiave mistica soprattutto nel Sèfer Yetzirà (Libro della Formazione), una delle prime opere mistiche della tradizione del Maasè Bereshit (Opera della Creazione). Si tratta di considerazioni sulla creazione ispirate al primo capitolo della Genesi, in relazione alle modalità con cui la volontà divina ha prodotto l'esistenza del cosmo. Nei sei capitoli del Sèfer Yetzirà, un'opera risalente al 3° secolo, sono descritti i trentadue sentieri della saggezza che sono alla base del mondo. Questi sono costituiti dalle dieci Sefirot e dalla ventidue lettere dell'alfabeto nelle loro diverse combinazioni.

La struttura di ogni singola lettera riflette tre dimensioni: quella dello spazio, quella del tempo e quella dell'anima umana. L'uomo, considerato un microcosmo, possiede poteri creativi che possono essere impiegati utilizzando una appropriata tecnica di combinazioni delle lettere dell'alfabeto. Il pensiero ebraico oscilla continuamente tra la necessità di attenuare le pretese teurgiche di questa pratica e lo straordinario fascino che essa esercita. Come in molte altre tradizioni culturali, le speculazioni sull'occulto si considerano lecite solo quando sono volte a operare il bene e a favorire le creature, non a danneggiarle. Nel novero delle azioni benefiche rientrano naturalmente la protezione dagli influssi negativi di ogni genere (astrali, demoniaci e umani) e i rimedi alle malattie.

L'usanza di curare le infermità attraverso l'invocazione dei nomi divini conoscerà un'ampia diffusione in epoca post-talmudica, durante il Medioevo e, in alcune aree geografiche, fino alla piena età moderna.

I Maestri della mistica ricavano da ogni dettaglio grafico delle lettere ebraiche molteplici significati, giungendo ad attribuire a esse qualità pressoché umane tanto da riconoscere in ogni lettera la proprietà di possedere un corpo, uno spirito, un'anima (Shabat 104). Le lettere dell'alfabeto sono dunque ideogrammi che esprimono le energie primordiali, il

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protoplasma del creato o, secondo un'altra definizione, i mattoni della costruzione del cosmo, e l'alfabeto è fonte di energie dinamiche e cosmogoniche. Viene anche proposta una rispondenza tra le lettere dell'alfabeto e le articolazioni del corpo umano. Si sostiene che la conoscenza delle diverse modalità con cui si possono combinare le lettere consente l'avvicinamento dell'uomo a Dio, che ha creato appunto il cosmo attraverso la parola e, pertanto, rende l'uomo capace di realizzare a sua volta forme di creazione. La richiesta dell'Eterno ad Adamo di provvedere a dare una denominazione agli animali creati (Genesi 2,19) può essere vista come conferma del ruolo attribuito all'uomo di prendere parte alla creazione per ciò che attiene a elementi collegati con il linguaggio.

L'approfondimento della conoscenza del valore della parola può portare a meglio comprendere il progetto divino della creazione e spingere l'uomo a comportamenti corretti. Di Bezalel, l'artigiano che fu chiamato da Mosè a sovrintendere alla costruzione del Tabernacolo (Mishkhan) nel deserto, si afferma che: "Sapeva disporre le lettere dell'alfabeto con le quali furono creati il cielo e la terra" (Berachot 55). Il Midrash sostiene che la saggezza di Salomone derivava dal fatto che "Conosceva le lettere divine" (Midrash Mishlè). Questa considerazione può essere accostata a quanto detto a proposito di Bezalel. Infatti, il primo era preposto alla costruzione delMishkhan e il secondo edificò il Santuario di Gerusalemme.

Un'opera più recente, risalente al secolo 18°, sostiene che: "Se le lettere dell'alfabeto si allontanassero e facessero ritorno alla loro sorgente, tutti i cieli tornerebbero al nulla" (Tanya, Shaar Haichud, 1). Un'eco di questa dottrina è riscontrabile nel Talmud: "Diceva Ravà: 'Se i giusti volessero, potrebbero creare il mondo. Infatti è scritto: "Sono i vostri peccati a tenere separati voi dal vostro Dio" (Isaia 59, 2). Pertanto, senza peccato non vi sarebbe separazione tra uomo e Dio'" (Sanhedrin 65). Il passo può indicare che l'uomo è in grado di pervenire a elevatissimi livelli, ove sappia liberare le forze spirituali di cui dispone dalle scorie del peccato. Lo stesso passo talmudico aggiunge che Ravà riuscì a creare un essere umano. E, secondo Rashì lo poté fare per mezzo del Sèfer Yetzirà, che indica come ci si possa servire delle ventidue lettere dell'alfabeto per agire sul creato. L'uomo può utilizzare le energie divine se conosce come servirsene e non si contamina con il peccato.

Le lettere dell'alfabeto svolgono un ruolo centrale anche in un altro tema classico dell'immaginario ebraico, cioè nella figura del golem, che si pone come punto di incontro tra magia e misticismo. La tradizione vuole che il Maharal di Praga (Yehuda Liva ben Bezalel, 1525-1609) sia riuscito a dare vita a un umanoide fatto con l'argilla affinché lo servisse, ma che in ben presto mostrò di possedere poteri straordinari, talvolta pericolosi e malefici.

Lo Zòhar rileva che il termine Israel può essere letto come acronimo della locuzione Yesh Shishim Ribò Otiot laTorà (la Torà contiene seicentomila lettere) (Shir Hashirim). Orbene, seicentomila era il numero degli ebrei usciti dall'Egitto che ricevettero la Torà. È come se ognuno di essi fosse collegato a una specifica lettera del testo. Pertanto a ogni ebreo e a ogni lettera è affidato un compito determinato. Tutti assieme vengono a formare un corpo ricco di potenzialità. Si dice che ogni lettera possiede la facoltà di ridare la vita ai morti e sono molte le tradizioni secondo cui, grazie all'uso delle lettere ebraiche, è possibile guarire e riportare in vita i defunti. Questa affermazione trae forse origine dalla tradizione secondo cui le lettere dei testi sacri sono pressoché immortali. Allorché Mosè spezzò le tavole: "Le lettere si dispersero nell'aria" (Pesachin 87). Analogamente, "Se un Sèfer

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Torà viene bruciato, le lettere volano nell'aria" (Ozar Hamidrashim).

Il pensiero divino si adorna di ventidue lettere celesti. Nella tradizione cabalistica questo pensiero si sviluppa fino a vedere nelle parole della Torà soltanto uno dei possibili modi di aggregazione delle lettere che la compongono. L'atto creativo si esplica nel misterioso susseguirsi delle lettere che formano l'insegnamento (Torà) dato a Israele, mentre le parole rappresentano solo il primo e più esterno livello di lettura.

La Torà è concepita non solo come raccolta ordinata di prescrizioni rituali e di narrazioni storiche, ma anche come un'ininterrotta serie di nomi divini, quasi un unico Nome di inimmaginabile potenza, dal quale trae origine tutto il portento della creazione: nel suono arcano di questo Nome, le lettere trascendono il limite provvisorio delle parole e mostrano intatta tutta la loro forza creativa. Un Sèfer Torà da cui manchi una sola lettera, o anche una parte di questa, è pasul cioè non adatto all'uso. Ove venisse a mancare una lettera nel testo o un singolo individuo venisse meno alla sua funzione, ne verrebbe compromesso l'equilibrio del cosmo.

Lo stesso Maimonide (1135-1204) noto per la sua visione razionalistica dell'ebraismo, scrive: "Nella Torà sono contenute espressioni che paiono irrilevanti, quali: 'I figli di Cam erano Cush, Mizraim, Put e Canaan' (Genesi 10,6); 'La moglie di Hadar era Mehetavel figlia di Matred' (Genesi 36,39) o 'Sorella di Tuval Cain era Naamà' (Genesi 4, 22), assieme ad altre ritenute di importanza fondamentale quali: 'Io sono l'eterno tuo Dio' (Esodo 20,2); 'Ascolta, Israele' (Deuteronomio 6, 4). In realtà non c'è differenza per quanto attiene all'importanza dei passi: 'Tutto è parola divina, tutto è insegnamento divino, integro, puro, sacro e veritiero'" (Commento alla Mishnà Sanhedrin X, 1).

In un contesto diverso, quello liturgico, Haim Josef Adulai (1724-1806), cabalista vissuto a Livorno e noto come Hidà, nel rilevare che nella preghiera è importante pronunciare correttamente le singole parole, sostiene: "La giusta pronuncia della parola promuove spiritualità e muove l'energia delle lettere determinando nuove forme di luce" (Shem Haghedolim). Di un altro cabalista, Yitzhak Luria (1534-1572) noto come l'Arì, si riferisce questo aneddoto: gli fu rivelato che, per quanto le sue preghiere del giorno di Kippur avessero effetti nei mondi superiori, quelle di un altro ebreo risultavano più efficaci e maggiormente gradite a Dio. Dopo molte ricerche, riuscì a trovare quell'uomo ed ebbe la sorpresa di trovarsi di fronte a un semplice contadino. Gli domandò: "Con quali modalità reciti le preghiere?" E questi: "Io sono ignorante e conosco solo le prime dieci lettere dell'alfabeto. Nel giorno di Kippur recito queste lettere dicendo: "Signore del mondo! Prendi queste lettere e provvedi Tu a formare la parole che Ti sono più gradite!".

Dunque, nel testo biblico, ogni parola al di là del suo significato letterale, ogni lettera e ogni più piccolo dettaglio di questa, possiedono valenze solo intuibili dall'intelletto umano."Ogni lettera può essere vista come la materializzazione di concetti astratti, come rivestimento di valori metafisici e strumento per rivelare la vera essenza del creato; una molteplicità di significati il cui numero corrisponde alle possibili combinazioni delle ventidue lettere dell'alfabeto" (Shem Tov B. Shem Tov, cabalista spagnolo del secolo 14°).

"Biancore superiore" è l'espressione con la quale gli antichi testi cabalistici designano lo stato antecedente alla creazione, allorché questa esisteva solo nella mente divina. L'espressione è tratta dalla locuzione "La parte scoperta del bianco" di cui si parla relativamente a Giacobbe (Genesi 30, 37). Le lettere dell'alfabeto, generalmente di colore nero (Midrash Shemuel 5), costituiscono l'inizio dell'intervento di Dio sul biancore

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primordiale. Questo concetto, difficile da spiegare, si è andato sviluppando nella letteratura cabalistica a partire dal Sèfer Yetzirà. Prima della creazione esisteva nel vuoto assoluto una situazione (il biancore) chiamata ancheachdut hashavè (l'unicità di ciò che è uniforme), vale a dire che non esisteva nessun elemento dotato di specificità. Si trattava di una situazione primordiale nella quale il cosmo esisteva solo in potenza, in quanto ancora soltanto immaginato nella mente di Dio. Poi è sopravvenuta l'esplosione della luce: la volontà creatrice trasformò in atto quanto era stato solo immaginato. Tutto ciò si è realizzato per mezzo di lettere non ancora di consistenza materiale e chiamate le "forme dell'utero dell'eternità". Queste hanno dato vita a una Torà primordiale dalla quale sono scaturiti il tempo, il cosmo e la Torà vera e propria. La scrittura ha assunto così aspetti figurativi, acustici ed emozionali caratteristici dell'alfabeto ebraico e solo di questo.

È stato osservato che pressoché tutte le kinot, vale a dire le elegie liturgiche recitate nei giorni di lutto, sono redatte in forma di acrostico alfabetico. Ma, allorché si realizzerà la redenzione dei tempi messianici, questa scaturirà dall'Alef - Bet. Allora l'umanità intera riprenderà a usare la lingua ebraica: tutti gli uomini faranno uso di un unico linguaggio, quello di cui Dio si è servito per creare il mondo.

Rav Luciano Caro, rabbino capo della Comunità Ebraica di Ferrara e delle Romagne.

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ALFABETO EBRAICO BIBLICO

Dario Giansanti

 

SOMMARIO

Lingua e letteratura ebraica Lessico fondamentale L'alfabeto ebraico Fonetica Dāgeš   lene Dāgeš   forte Consonanti finali Schema generale Sistema vocalico Vocali brevi Vocali medie Vocali lunghe Vocali brevissime Assenza di vocale Vocale furtiva Il maqqef Accentazione Il   meteg   o "freno" L' errata corrige   dei massoreti Segni d'interpuntizione Valore numerico delle lettere Il Nome di Dio Patriarchi e re biblici Bibliografia e letture consigliate

 

LINGUA E LETTERATURA EBRAICA

L'ebraico è una lingua appartenente al ramo semitico della grande famiglia afroasiatica. È inoltre la lingua della Bibbia, e solo per questa ragione meriterebbe di essere studiata al di fuori dei circoli dei filologi e dei teologi. Lingua dalle origini remotissime, le prime tracce dell'ebraico si trovano in antiche iscrizioni rinvenute dagli archeologi nella regione dell'odierna Palestina. In

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epoca classica rimase ancora come lingua del culto, allorché la lingua della Palestina era l'aramaico. Dopo la Diaspora degli Ebrei e la loro dispersione tra i gentili, per quasi due millenni l'ebraico postbiblico rimase relegato nelle sinagoghe, oppure usato come lingua letteraria nelle opere rabbiniche. Dopo la fondazione dello stato d'Israele, l'ebraico è tornato a nuova vita, caso quasi unico nella storia delle lingue, sviluppandosi nell'odierno neoebraico.

Lingua semitica, dunque affine all'arabo, l'ebraico presenta tutte le principali caratteristiche di questo grande gruppo linguistico. Foneticamente, uno stop glottale, una serie di aspirate e faringali, varie consonanti faringalizzate. Dal punto di vista grammaticale predomina il triletterismo: ogni parola è caratterizzata da tre consonanti radicali, e declinazione e coniugazione sono affidate alle variazioni interne delle vocali. Assai simile all'arabo nel consonantismo, l'ebraico presenta però uno sviluppo mirabile del sistema vocalico.

 

LESSICO FONDAMENTALEUOMO ĀDĀM CIELO ŠĀMAYĪM ACQUA MAYĪM

DONNA IŠŠĀH TERRA ERES ALBERO ĒS

PADRE ĀB SOLE ŠEMEŠ CANE KELEB

MADRE ĒM LUNA YĀRĒAH GATTO HĀTÛL

 

L'ALFABETO

Come la maggior parte delle scritture semitiche, l'alfabeto ebraico è di tipo abjad, cioè esclusivamente consonantico. Consta infatti di 22 lettere, tutte consonanti, il cui numero e ordine si trova già nelle Lamentazioni di Geremia e in altri carmi alfabetici della Bibbia, quali i Salmi. La scrittura procede da destra a sinistra. Le lettere sono caratterizzate da una o più tozze linee orizzontali dalle estremità oblique o arrotondate, connesse da linee verticali più sottili, dalle caratteristiche estremità tracciate a forma di clava. Molto lettere hanno forme molto simili, ragione per cui è necessario fare attenzione alla presenza di grazie e al tipo di connessione tra elementi orizzontali o verticali.

Nelle antiche scritture, le parole non potevano essere spezzate per andare a capo (tra gli Ebrei la parola scritta assumeva una particolare sacralità che ne impediva di fatto la frammentazione); alcune lettere venivano peròe opportunamente allungate finché la parola non arrivava alla fine del rigo. Negli stampati odierni quest'uso è ormai scomparso.

L'alfabeto ebraico viene ancora usato, praticamente immutato, per scrivere l'odierno neoebraico. Nel corso dei secoli è stato anche usato per scrivere le parlate dei luoghi di residenza degli Ebrei, come ad esempio il ladino (il dialetto spagnolo degli Ebrei di Spagna) e lo jiddisch (la parlata tedesca degli ebrei dell'Europa centro-orientale).

 

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IL SISTEMA CONSONANTICO

Le 22 lettere dell'alfabeto ebraico sono tutte consonanti:

Il sistema presenta le tipiche classi di suoni (aspirate, glottidali e faringali) delle lingue semitiche. In particolare notiamo l'importante lettera segnata in trascrizione con lo spirito dolce del greco:

Si tratta della famosa ālep, l'importante consonante muta tipica delle lingue semitice, compreso l'antico egiziano. All'inizio di parola funge semplicemente da aggancio vocalico (in questo caso viene omessa in trascrizione), mentre nel mezzo della parola corrisponde invece a un colpo di glottide, praticamente ad un istantaneo arresto nell'emissione del suono.

La lettera h [hē] rappresenta la fricativa glottale sorda. Corrisponde all'aspirazione iniziale della parola inglese "house".

Queste due lettere sono rispettivamente la faringale sorda e sonora, quest'ultima resa in trascrizione come lo spirito aspro del greco. Il loro punto di articolazione è più arretrato di

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quanto non sia per h. Consistono in una sorta di raschio ottenuto col passaggio forzato dell'aria attraverso la gola. In particolare, la sorda h [hēt] suona come una specie di hfortemente strozzata, mentre la sonora ´ [´ayin] si ode come un curioso schiacciamento della vocale successiva.

È una consonante uvulare, una sorta di k articolata in fondo al velo palatino, simile alla c italiana di "cubo". La lettera q [qōp] va tenuta ben distinta da k che è invece il normale suono velare di "china".

Le consonanti faringalizzate formano un gruppo tipico delle lingue semitiche. Tale gruppo si era piuttosto ridotto nell'ebraico biblico, dove rimanevano soltanto le consonanti t e s [tēte sāde] a costituire le rispettive forme faringalizzate delle normali dentali t ed s.

Ricca la serie delle sibilanti. In particolare, z [zayin] corrisponde alla s sonora italiana di "rosa" e s [sāmek] si pronuncia come la s sorda di "sole".

La penultima lettera, anch'essa una sibilante, consiste in realtà in due lettere. Sta a distinguerle la posizione di un punto posto sopra la lettera, anteriormente o posteriormente: ś [ śīn] si pronuncia ancora come la s sorda di "sole", mentre š [ šīn] corrisponde al suono sc(i) dell'italiano "sciocco".

Per concludere, w e y [waw e yod] sono semiconsonanti, come la u e la i delle parole italiane "uovo" e "ieri".

 

DĀGEŠ LENE

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Un punto posto nel corpo della lettera, chiamato dāgeş serve a distinguere l'intensità della pronuncia delle consonanti, in diversi modi, come ora vedremo.

Un asse di opposizione, nella fonetica ebraica, gioca sul contrasto tra consonanti occlusive e fricative. Essa riguarda le sei consonanti b g d k p t [bēt, gimel, dālet, kap, pē e tāw], le quali possono presentare sia la pronuncia occlusiva che quella fricativa.

Si chiama dāgeş lene il punto, posto nel corpo della lettera, che attua la distinzione:

Quando le consonanti b g d k p t sono dotate del dāgeş lene, hanno suono occlusivo, pronunciandosi come da trascrizione.

Quando tali consonante sono prive del dāgeş lene, la durata del loro suono si prolunga nel tempo e da occlusive si trasformano nelle rispettive fricative. In trascrizione vengono talvolta segnate bh gh dh kh ph th (o utilizzando v ed f in luogo di bh ed ph), ma più correttamente si usa porre una lineetta sotto la lettera per indicarne l'avvenuta trasformazione:

Nel caso delle occlusive labiali p e b, il loro suono viene adesso soffiato tra le labbra, arretrando contemporaneamente in posizione labiodentale, sicché le rispettive fricative pe b vengono a udirsi come la f italiana di "faro" e la v italiana di "vento".

Nel caso delle occlusive dentali t e d, le rispettive fricative t e d finiscono per rassomigliare al th sordo e sonoro dell'inglese "thing" e "that".

Nel caso delle occlusive velari sorda e sonora k e g, le rispettive fricative k e g corrispondono al ch tedesco di "Bach" e alla g spagnola di "general".

 

DĀGEŠ FORTE

Al contrario del lene, il dāgeš forte riguarda tutte le consonanti tranne ` h h ´ r [ ālep, hē, hēt, ´ayin e rēš].

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Come il lene, il dāgeš forte consiste anch'esso in un punto posto nel corpo della lettera, ma in questo caso nota la geminazione della consonante, che viene ad avere un suono rafforzato.

Vediamo qualche esempio di raddoppiamento:

Anche una delle sei consonanti occlusive b g d k p t [bēt, gimel, dālet, kap, pē, tāw], già dotata di dāgeš lene, può essere geminata dal dāgeš forte: in tal caso i due dāgeš si fondono in un unico punto nel corpo della lettera. Solo la pratica può aiutare il lettore a distinguere la presenza del dāgeš forte in una consonante già naturalmente dotata di dāgeš lene; si tenga comunque presente che una consonante geminata è sempre preceduta da una vocale breve.

Come abbiamo visto il dāgeš può interessare tutte le consonanti, tranne ` h h ´ r [ ālep, hē, hēt, ´ayin e rēš]. Le gutturali h e h [hē e hēt] possono però essere pronunciate rafforzate senza che la geminazione venga rappresentata graficamente dal dāgeš: si parla in tal caso di "geminazione implicita" o "virtuale". Ne è segno, ancora una volta, la presenza di una vocale breve precedente.

Le consonanti senza dāgeš venivano un tempo contrassegnate da una lineetta orizzontale posta sulla lettera, chiamata rape, segno che la consonante andava pronunciata debolmente. Nelle Bibbie moderne lo si omette come superfluo o lo si adoperta solo per evitare ambiguità.

 

CONSONANTI FINALI

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Le cinque consonanti k m n p s [kap mēm nûn pē sāde] hanno una forma specifica da utilizzarsi quando la lettera cade alla fine della parola:

 

SCHEMA GENERALE

Ed ecco uno spaccato generale dell'alfabeto ebraico, con le forme alternative e la loro pronuncia:

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SISTEMA VOCALICO

L'ebraico, al contrario dell'altra grande lingua semitica, l'arabo, che è piuttosto povera di vocali, presenta uno spettro vocalico insolitamente ricco e variegato. Le vocali fondamentali sono sette:

Qui, e ed e sono rispettivamente la e aperta e chiusa dell'italiano "pèsca" e "pésca"; o ed o sono rispettivamente la o aperta e chiusa dell'italiano "però" e "pero".

Vi è inoltre la vocale neutra schwa, che in trascrizione è segnata con una piccola e posta in esponente.

In ebraico le vocali possono essere brevissime, brevi, medie e lunghe. Tra i vari gruppi vi è differenza non solo di lunghezza, ma anche di colore, essendo le vocali brevi e brevissime generalmente aperte, mentre le medie e le lunghe sono chiuse. Tra medie e lunghe, inoltre, non v'è differenza di lunghezza, essendo entrambe le classi pronunciate ugualmente lunghe; la differenza piuttosto è etimologica, essendo le lunghe derivate da antichi dittonghi. Non tutti i gruppi comprendono le sette vocali, come ora vedremo.

Le brevissime vengono contrassegnate con un accento breve:

Le brevi non presentano diacritici:

Le medie sono contrassegnate con un macron:

Le lunghe con un circonflesso:

VOCALI BREVI

La scrittura tradizionale ebraica non segna le vocali, e quando si leggevano le Scritture bisognava evitare al massimo le ambiguità. Le notazioni vocaliche vennero introdotte soltanto verso il VII secolo dai "puntatori" [naqdanîm]. Costoro idearono e applicarono al testo consonantico tradizionale un sistema di punti e lineette, da disporre sopra o sotto le lettere, allo scopo di facilitare e assicurare la retta pronuncia del libro sacro.

Ne sortì un sistema assai preciso e complicato, per quattro serie di vocali: lunghe, medie, brevi e indistinte.

I diacritici posti a indicare le vocali brevi sono: patah, segōl, hîreq, qāmes e qibbûs.

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Vediamo qualche esempio:

VOCALI MEDIE

Le vocali medie sono distinte dai seguenti diacritici: qāmes, sērê, hîreq e hōlem.

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Si sarà notato che ci sono due segni in comune tra la serie delle brevi e quella delle medie; il qāmes indica qui la ā media e là la o breve, l'hîreq indica qui la ī media e là la i breve. In pratica, però, non esiste confusione perché le vocali medie e brevi càpitano in contesti diversi (ma qui il discorso si fa complicato giacché entra in gioco la posizione dell'accento tonico e il tipo di sillaba). In caso di ambiguità si usa un segno chiamato meteg "freno", il cui compito è di rallentare la velocità di pronuncia del qāmes o del l'hîreq, distinguendo così le brevi dalle medie.

Vediamo alcuni esempi di vocali medie:

Quando un punto hōlem (cioè una ō media) è seguito da una šīn palatale, oppure quando è preceduto da una śīn sorda, il punto hōlem si fonde col punto della šīn.

VOCALI LUNGHE

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Le vocali lunghe si compongono delle medie più la semivocale yōd o wāw. Questo perché le lunghe derivano da antichi dittonghi (ay, ey, ow, etc.) il cui secondo elemento si è perso. La pronuncia è in ogni caso indistinguibile da quella della vocale media. Alcune di queste vocali lunghe, come â lunga, sono usate solo raramente.

Esempi:

VOCALI BREVISSIME

L'ultimo gruppo di vocali dell'ebraico è quello delle brevissime o indistinte.

Queste sono caratterizzate da un segno chiamato šewa mobile, costituito da due puntini verticali posti sotto la lettera.

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Lo šewa mobile è due specie: lo šewa "semplice", indicato per segnare la vocale semimuta (la e francese di "petit"), e lo šewa "composto", così chiamato perché combinato conpatah, segōl e qāmes forma una serie di tre semimute colorate rispettivamente con le vocali a e o e pronunziate assai rapidamente.

Esempi:

ASSENZA DI VOCALE

Identico nell'aspetto allo šewa mobile, che nota la vocale semimuta, è lo šewa quiescente, che indica in realtà assenza assoluta di suono vocalico.

Vediamo qualche esempio:

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Di norma lo šewa quiescente non viene mai segnato nelle consonanti finali di parola, tranne che nella kap (si vedo l'esempio precedente).

A distinguere lo šewa quiescente dallo šewa mobile interviene in certuni casi il segno meteg, "freno", che cade sulla sillaba precedente qualora la vocale sia lunga o breve. Ma vedremo meglio in seguito l'uso del meteg.

 

VOCALE FURTIVA

Quando il diacritico patah, che normalmente segna la vocale a breve, si trova sottoposto ad una consonante gutturale in fin di parola, allora assume il timbro di una "a" piuttosto vaga, pronunciata prima della consonante e fusa con la vocale precedente in una specie di rapido dittongo. Si tratta del cosiddetto patah furtivo:

Vediamo qualche esempio:

 

IL MAQQEF

Il maqqef è una linea grassetta posta in alto tra due parole per formarne un gruppo fonetico. In tal caso la parola che precede il maqqef perde l'accento, diviene proclitica e spesso è costretta ad abbreviare qualche sua vocale.

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ACCENTAZIONE

Il sistema di accenti dell'ebraico biblico è straordinariamente complesso e concettualmente diverso da quello delle lingue basate sull'alfabeto latino. Gli accenti usati nella Bibbia hanno una triplice funzione:

1. Funzione musicale, per indicare il tono recitativo con cui il testo sacro doveva venir letto. Col tempo però la nozione melodica è andata perduta.

2. Funzione tonica, in quanto indicavano la sillaba su cui poggiava l'accento tonico delle singole parole (e questo un po' come in italiano).

3. Funzione pausale, per correlare le parti del periodo e guidare all'esatta comprensione del testo. Gli accenti pausali potevano essere sia disgiuntivi per separare gli elementi del periodo (e in questo erano analoghi ai nostri punti d'interpuntizione), sia congiuntivi per indicare il nesso esistente tra una parola e la seguente.

La bizzarria di questo sistema, almeno dal nostro punto di vista, sta nel fatto che in pratica nella scrittura ebraica il "punto" e la "virgola" non vanno messi alla fine del periodo, ma come accenti sulla sillaba tonica dell'ultima parola.

Vi erano inoltre accenti non tonici, che venivano applicati alla lettera iniziale o finale della parola (si parla dunque di accenti prepositivi o pospositivi) senza riguardo alla sillaba tonica.

Gli accenti disgiuntivi erano:

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Gli accenti congiuntivi:

Si tenga comunque presente che nei tre libri poetici della Bibbia (Salmi, Giobbe, Proverbi), il sistema di accenti era differente. Se nel verso vi erano due grandi pause, queste erano segnate dai seguenti accenti:

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Attenzione. In certi casi, alcuni accenti (come zāqēp) venivano disposti su una qualunque lettera, senza riguardo alla reale accentuazione, ma semplicemente per distinguere quella parola da un'altra omofona.

 

IL METEG O "FRENO"

L'accento meteg ["freno"] è una linea verticale simile al sillûq che, posta sotto una vocale media o lunga, indica che su quella vocale cade un accento secondario.

Il meteg è molto utile perché, per una serie di motivi legati al fonetismo degli accenti, aiuta a fare molte importanti distinzioni.

Una vocale col meteg è spesso separata dalla tonica da uno šewa mobile: il meteg è dunque un indizio sicuro per identificare lo šewa mobile; in assenza del meteg si ha invece lo šewa quiescente.

Inoltre, cadendo soltanto su vocali medie o lunghe, il meteg aiuta a distinguere quelle mozioni vocaliche che possono essere facilmente confuse, per esempio la ā media dal la o breve (indicate entrambe dal qāmes) o la ī media dalla i breve (indicate entrambe dall'hîreq).

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L'ERRATA CORRIGE DEI MASSORETI

In certi punti sembrava ai massoreti che il Testo Sacro fosse errato, e quindi fu creato un apposito diacritico per l'errata corrige. Questo segno, chiamato qerê (un cerchietto posto sulla parola sbagliata), rimanda infatti alla lettura corretta che veniva scritta al lato del testo. Vi era il segno di modificazione, dove la parola andava sostituita con un'altra, il segno di inserzione di una parola mancante, il segno di soppressione di una parola superflua.

Vi era infine il qerê perpetuo per alcune parole più frequenti, in cui la parola stessa veniva corretta direttamente nel testo.

 

SEGNI D'INTERPUNTIZIONE

L'unico vero segno d'interpuntizione nell'ebraico biblico è il cosiddetto sôp pasûq, due punti che venivano posti a segnare la fine del verso.

 

VALORE NUMERICO DELLE LETTERE

L'ebraico (come del resto il greco) attribuiva alle lettere dei particolari valori numerici, sicché in ebraico si potevano esprimere numeri usando appunto le lettere. Il sistema di numerazione era puramente addittivo.

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Il fatto di poter convertire le lettere in numeri e viceversa ha portato, nella mistica ebraica, all'importante metodo divinatorio detto "gematria", dove si cercavano relazioni tra parole e nomi della Bibbia correlandone i valori numerici e viceversa. Si tratta di un campo d'indagine affascinante, che presenta molti addentellati con le più complesse teorie cabalistiche. Il poco spazio a disposizione impedisce di approfondire questo interessante discorso.

 

IL NOME DI DIO

Normalmente per indicare "Dio" si usano in ebraico varie espressioni come:

Ădōnāy ["Signore"] è chiaramente un appellativo.

Ēl ["dio"] è un termine generico, valido tanto per Dio quanto per qualunque divinità pagana. Stupirà sapere che la Genesi usa anche, nei confronti di Dio, il termine Ĕ|lōhîm, che altri non è che il plurale di Ēl; il verbo però viene sempre messo al singolare.

In Esodo (3: 14), Dio stesso parlando a Mosè si nomina Ĕhyeh ["Io sono"], da cui il termine derivato Hāyāh ["È", "Colui che è"].

In quanto al vero Nome Divino, esso non veniva mai pronunciato. Nel citarlo, le copie della Bibbia usavano il nudo scheletro consonantico YHWH, tralasciandone volutamente le vocali. È il cosiddetto Tetragramma, che tanto importanza avrebbe avuto in seguito nella mistica ebraica:

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I massoreti introdussero nel testo biblico un qerê perpetuo e fecero in modo che, al fine di poter leggere i versi, alle consonanti del Nome venisse data la vocalizzazione di Ădōnāy.

Fu così che, con alcuni passaggi fonetici, il Tetragramma assunse la pronuncia di Yehōwāh, che in realtà è solo una lettura convenzionale, ma non è la vera pronuncia del Nome. Quale che sia, la vera pronuncia è dimenticata. È inutile riferire qui le argomentazioni dei biblisti, che pretendono di ricostruire il Nome Sacro da sottili analisi filologiche e fonetiche, aiutandosi dagli accenni degli scrittori classici. Per quel che mi riguarda, se gli Ebrei hanno voluto nascondere il nome del loro Dio, avranno avuto le loro buone ragioni.

 

PATRIARCHI E RE BIBLICI

Concludiamo il nostro lavoro, dando la forma originale del nome di alcuni dei più noti patriarchi e re biblici:

 

BIBLIOGRAFIA E LETTURE CONSIGLIATE

Carrozzini P. Antonio: Grammatica della lingua ebraica. Marietti 1960 [1984]. Schölem Gershom: Il Nome di Dio e la teoria cabalistica del linguaggio. Adelphi 1970

[1998].

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Schölem Gershom: La Cabala. Mediterranee 1992.

UN MONDO DI SCRITTURE

Le scritture ebraiche: Alfabeto Ebraico Biblico

Le scritture ebraiche: Alfabeto Neoebraico

Le scritture arabiche: Introduzione

Le scritture arabiche: Alfabeto Sudarabo

Le scritture arabiche: Alfabeto Arabo

Le scritture arabiche: Alfabeto Persiano

L'ANGOLO DI DARIO

 

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