Alcune riflessioni teologico-spirituali

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    TERESIANUM

    PONTIFICIA FACOLT TEOLOGICA

    PONTIFICIO ISTITUTO DI SPIRITUALIT

    SVILUPPO UMANO IN PIENEZZA,

    Alcune riflessioni teologico-spirituali

    Elaborato individuale scritto per il corso

    SP1030 Teologia spirituale: la dinamica

    del Prof. Luis Jorge Gonzlez

    Studente: ______________________Alberto Quagliaroli CM

    N matr.: 2186

    Roma - 2008

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    INTRODUZIONE

    Il presente lavoro impostato seguendo un semplice criterio a due binari: riassunto

    (sintesi) / riflessione personale.

    Il primo capitolo, un po' pi orientato verso questioni generali della dinamica

    personale e spirituale, nello specifico centrato sulla relazione. Gli altri capitoli, pur

    seguendo ovviamente lo svolgimento della terza e quarta parte del libro di Gonzalez,

    Sviluppo umano in pienezza, hanno costituito occasione di riflessione sul tema delle

    dinamiche (virt) teologali, Fede, Speranza, Carit. Il taglio ancora pi specifico che

    uscito, devo dire un po' a sorpresa anche per chi scrive, ma che credo fosse pure parte dei

    contenuti del libro di testo, quello orientato a come vivere la spiritualit 'teologale' nella

    contingenza storico-culturale dell'Occidente cristiano.

    Il capitolo 2.2 - Ascesi: processo di liberazione personale pi lungo degli altri per

    permettere di spiegare una impostazione teologica abbastanza nuova che a mio parere pu

    essere un aiuto alla liberazione interiore e una fonte di crescita spirituale.

    Ho inserito al termine del lavoro anche una Appendice per alleggerire il capitolo 1.3

    - Preghiera: dialogo in pienezza; la sequenza numerica dovrebbe facilitare la

    consequenzialit logica dell'argomentazione.

    1 RELAZIONI: VIA DELLO SVILUPPO

    1.1 Relazioni umane in pienezza1

    1.1.1 Abilit per le relazioni

    Alla base della vita del cosmo intero vi il Creatore, il Creatore per la Rivelazione

    cristiana Uno-trino ha cio un evidente carattere relazionale; di conseguenza non sorprendeche il cosmo da Lui creato sia un grandioso intreccio tra tutte le singole componenti della

    realt. Stando cos le cose, non per nulla sorprendente neppure che l'uomo sia in

    relazione, da prima della sua nascita (dal concepimento, per essere precisi), con altri esseri

    umani e che la sua stessa struttura interiore possa essere stata rappresentata da parti tra esse

    correlate e interagenti.

    La Rivelazione oltre a postulare un atto creativo alla base dell'universo e dell'uomo,

    dice che questo atto creativo libero e che l'uomo immagine di Dio.1 L. J. GONZALEZ, Sviluppo umano in pienezza - Teologia spirituale , Effat Editrice, Cantalupa (TO)

    2007, pp. 148-151; d'ora in avanti per citazioni del testo di base indicher solo il numero di pagina.

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    cos possibile fare un identikit dell'uomo che ha conseguenze e implicazioni

    veramente molto ampie:

    vive in relazione con altri uomini e col cosmo dal suo concepimento

    vive una serie di relazioni interiori tra tutto ci che compone la sua identit

    personale

    ha una Libert che gli stata conferita dal Creatore Uno-trino

    Anche solo umanamente possibile, attraverso la relazione, fondare la propria

    identit e procedere nel cammino di unificazione e di armonizzazione individuale, queste

    due fasi della vita umana sono parte integrante del cammino verso l'unione con Dio cuisiamo chiamati per Cristo e sotto la guida dello Spirito.

    La crescita umana che si pu riassumere nella fondazione dell'identit personale e nel

    cammino di armonizzazione interiore, richiede l'uso della Libert orientato all'acquisizione

    delle abilit relazionali: sentimento (cuore, volont), pensiero (testa, intelletto),

    comportamento (mani, memoria)2.

    1.1.2 Considerazioni personali: analogia della scuola, analogia dei

    sentieri e della metaSi parla talvolta dell'insostituibile apporto alla crescita offerto dalla scuola della

    vita, e nel caso specifico, parafrasando (un poco impropriamente, se si vuole), possiamo

    dire che siamo tutti alla 'scuola della nostra vita spirituale', fatta di dinamismi interiori e di

    relazioni con gli altri; se dunque richiamiamo le coordinate epistemologiche della teologia

    spirituale, potremmo dire che siamo tutti alla scuola di Cristo, che ci rivela il Padre, e

    abbiamo come tutor, per rimanere in un analogia di tipo scolastico, lo Spirito Santo. Dio,

    nel suo progetto eterno, ci ha inseriti nella vita di Cristo con-Creatore e ci ha volutiorientati a crescere, con le nostre caratteristiche strutturali, verso l'unione con Lui.

    Da una parte abbiamo la certezza di essere infallibilmente indirizzati al Padre da

    Cristo e dalla luce dello Spirito, dall'altra abbiamo cuore (sentimento), testa (pensiero) e

    mani (azione) che possiamo muovere e usare con libert per dirigerci seguendo Cristo e

    chiedendo luce allo Spirito, o per scegliere altri sentieri, altre vie che o non prendono in

    considerazione il Padre o addirittura dirigono scientemente (qualcuno direbbe

    'scientificamente') in direzione opposta al Padre.2 Dalla classica tripartizione dell'identit personale umana.

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    Ma, in realt, chi sceglie di non interessarsi al Padre, prima o poi, non potr che

    incontrarLo e si render conto di come il vero infinito, il vero universo delle possibilit pi

    belle e meravigliose, la strada che d su tutte le strade, era proprio dove non cercava. Chisceglie di allontanarsi dal Padre scientemente, in realt continuer a ripercorrere i propri

    passi finch non si stancher e alzer gli occhi per vedere quali immensi orizzonti gli si

    aprono solo se decide di abbandonare quella serie di strade o sentieri (cui si era cos

    affezionato) che tornano sempre al punto di partenza e si richiudono su se stessi nello

    stretto spazio tra la nascita e la morte.

    Chi sceglie di orientarsi a Dio, si impegner ad affinare le abilit che fanno capo al

    sentimento, al pensiero, all'azione, per trovare con facilit le strade migliori per dirigersiverso il Padre, in questo cammino potr contare sulla guida di Cristo e sulla luce dello

    Spirito che rivelano ogni momento la meta del Padre e illuminano il percorso verso la

    meta.

    1.2 Relazioni teologali per la pienezza3

    1.2.1 Metodo teologale

    Gi dai primi paragrafi del 10 capitolo si mette a confronto il cosiddetto metodo

    morale di S. Tommaso d'Aquino, con il cosiddetto metodo teologale di S. Giovanni della

    Croce.

    Metodo teologale: concentrare tutte le attivit personali o di gruppo intorno

    all'atteggiamento di fede, speranza, carit.

    Metodo morale: partire dalle virt cardinali, prudenza, giustizia, fortezza, temperanza

    per perfezionare l'io dell'uomo, quindi offrire a Dio, mediante le virt teologali, fede,

    speranza, carit, la propria perfezione.Alla pagina seguente ho collocato uno schema e una tabella riassuntiva per facilitare

    la lettura della sintesi del paragrafo sull'atteggiamento teologale.

    3 pp. 172-175.

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    Metodo TeologaleS. Giovanni della Croce Metodo MoraleS. Tommaso d'Aquino

    Centrato in Dio Centrato sull'uomo

    Decentra la persona da se stessa Persona troppo concentrata su se stessa

    Semplifica la vita spirituale Concreto, pratico, misurabile

    Valorizza la povert spirituale Pericolo di fariseismo

    Permette di recuperare lo scoraggiamento Ascesi buona: buoni risultati nell'uomo

    Maggior facilit nell'agire bene per

    compiacere Dio

    Ascesi povera: rischio di scoraggiamento

    1.2.2 Circolo 'virt'-oso delle dinamiche teologali

    Le due prospettive dei metodi Teologale e Morale, potrebbero anche essere viste

    come complementari. Ma probabilmente oggi, tempo in cui lo sforzo ascetico ha subito dei

    notevoli cambiamenti di prospettiva, una impostazione analoga a quella qui indicata come

    'morale' potrebbe venire accettata se vista come un perfezionamento esclusivamente

    umano; tuttavia pi facile che non sia capita del tutto. L'ascesi intesa in senso classicocome sforzo dell'uomo nel cammino verso l'unione con Dio non fa quasi pi parte del

    bagaglio spirituale dell'uomo contemporaneo. Si aggiunga che le quattro virt cardinali

    hanno molte altre virt competitrici che possono assumere valore, e significato, analogo ad

    esse.

    Il metodo indicato come 'teologale' molto pi in sintonia con la visione cristiana

    personalista e relazionale ormai dominante nel cristianesimo del XXI secolo. In particolare

    la teologia odierna sempre pi spesso descritta come lo studio di Dio attraverso

    l'esperienza di fede che gli uomini credenti fanno della Rivelazione in Ges Cristo, di Dio,

    S. Giovanni della Croce S. Tommaso d'Aquino

    Virt Teologali

    FEDE SPERANZA CARIT

    Virt cardinaliPrudenza GiustiziaFortezza Temperanza

    Mediantele Virt Teologali

    Offerta a Dio dellapropria perfezione

    Conglobano leVirt Cardinali

    Richiedono per deiPresupposti di impegnoumano (8 condizioni)

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    Padre, Figlio e Spirito Santo4, non pi come lo studio di Dio in s tipico della filosofia

    scolastica e degli approcci teologici esclusivamente metafisici.

    Senza scendere nelle singole caratteristiche di Fede, Speranza e Carit, mi interessasottolineare che esse sono tutte e tre doni molto speciali di Dio, diversi dai carismi, o dalle

    abilit personali o dai pregi e difetti che costituiscono il nostro carattere. Tutti le

    posseggono tutte e tre; ci sono donate da Dio per poter entrare in relazione diretta e

    possibilmente cosciente con Lui, con la Trinit; le singole declinazioni personali di queste

    virt permettono di trarre vantaggi reciproci a chi le accoglie per farne uso nella propria

    vita personale e di relazione; innescano cio un circolo 'virt'-oso tramite il quale

    l'adesione ad esse cresce contemporaneamente in tutti coloro che le esercitano nellacomunione; ed infine, se accolte ed esercitate, sono fonte inesauribile e quasi inarrestabile

    di vita vissuta, di impegno, di azione cristiana nel senso pi pregnante e pieno della parola.

    1.3 Preghiera: dialogo in pienezza

    1.3.1 Dialogo filiale e amoroso in Fede e Speranza

    L'orazione l'espressione pi piena dell'amicizia che l'uomo offre a Dio,

    corrispondendo a Dio che per primo si offre all'uomo, in quanto creatore, rivelatore di se

    stesso, della sua creazione e dell'uomo stesso. Fondamenti dell'offrirsi di Dio all'uomo,

    sono Cristo fattosi uomo, morto e risorto, e lo Spirito mandato all'uomo dopo la

    glorificazione di Cristo.

    Per poter corrispondere, per, a questa offerta inaudita di Dio all'uomo, sono

    necessarie le cosiddette virt teologali: Fede, Speranza e Carit. Sono dinamismi, pi che

    virt, che configurano l'uomo perch possa rispondere all'inaudita offerta di Dio.

    Ma il dono di Fede, Speranza e Carit, solo la parte previa alla risposta umana;

    ciascun uomo, senza alcuna eccezione, deve poi far uso di queste dinamiche donate a tutti.La Fede la prima virt che va impiegata: ci fa accettare la Rivelazione di Dio-amore,

    attraverso Cristo e grazie alla illuminazione che mette in atto lo Spirito. Solo se ci

    affidiamo alla Rivelazione e all'Amore di Dio, possiamo entrare nella grande prospettiva

    della Speranza che ci porta a dialogare amorevolmente con Dio, Padre, Figlio e Spirito

    Santo in vista della piena comprensione e adesione a Lui.

    4 Un modo per impostare la teologia fondamentale partire dalle tre grandezze: Rivelazione, Fede,Esperienza; questo 'tipo' di teologia pu solo essere riservata ai credenti e investe i tre ambiti del vissutodell'uomo: pensiero, affettivit, azione.

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    1.3.2 Considerazioni personali: la Fede prima fonte della preghiera

    La preghiera scaturisce direttamente dalla Fede che la prima mediazione tra uomo e

    Cristo uomo-Dio. La Fede offerta all'uomo in alcune sue forme, che sono in effetti

    prospettive concomitanti:

    Fides quae, la Fede verit oggettiva e rivelata che creduta5, radicata nelle Sacre

    Scritture e nella Tradizione, formalizzata dal magistero, trasmessa, in forma anche

    culturale, dalla comunit cristiana al nuovo membro che viene battezzato.

    Fides qua, la Fede affidamento soggettivo e personale a Dio6, intesa come virt

    teologale, in termini statici, o come dinamica teologale nella spiritualit; dono di Dio

    offerto all'uomo per permettergli di accedere, anche implicitamente, alla Rivelazionedefinitiva di Dio in Cristo, come presentata da Sacre Scritture, Tradizione e Magistero.

    Fede quale strumento indispensabile per aprirsi a Dio, che diventa fruttuoso nel

    momento in cui l'uomo lo accetta come dono e ne fa uso. Questa prospettiva ben

    delineata nel gi citato Dizionario Sintetico di Teologia: Resa possibile con laiuto dello

    Spirito Santo (At 16, 14; 2 Cor 3, 16 18), la fede una risposta libera, ragionevole e totale

    (DV 4) mediante cui confessiamo la verit circa la divina auto-rivelazione compiutasi

    definitivamente in Cristo (Gv 20, 31; Rm 10, 9), ci abbandoniamo a Dio nellobbedienza(Rm 1, 5; 16, 26) e affidiamo a Dio il nostro futuro (Rm 6, 8; Eb 11, 1)7.

    La risposta, la confessione, l'abbandono e l'affidamento a Dio possono riflettere in

    modo adeguato il ruolo della preghiera che la Fede fa scaturire. La preghiera vera dialogo

    profondo e che investe tutto l'essere; ma se da parte di Dio un dialogo franco e aperto

    all'estremo, cosa possibile solo a Colui che ci ha creato, da parte dell'uomo richiede uno

    sforzo di attenzione e discernimento nella tensione sempre rinnovata verso l'Altro. Quella

    che ho chiamato 'tensione', espressa in modo perfetto dai doni della Speranza, e della

    Carit intrecciati con l'altro dono, il primo, il pi grande, il pi pericoloso, la Libert.8

    5 GERALD OCOLLINS EDWARD G FARRUGIA, Dizionario sintetico di teologia, Libreria EditriceVaticana, Citt del Vaticano 1995, voce Fede.

    6 GERALD OCOLLINS EDWARD G FARRUGIA, Dizionario sintetico di teologia, Libreria EditriceVaticana, Citt del Vaticano 1995, voce Fede.

    7 GERALD OCOLLINS EDWARD G FARRUGIA, Dizionario sintetico di teologia, Libreria Editrice

    Vaticana, Citt del Vaticano 1995, voce Fede.8 Per la sua attinenza ad altri campi della teologia, rimando ad una Appendice la spiegazione delle relazionitra Fede, Speranza, Carit e Libert.

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    1.4 Apostolato: spinta verso la pienezza. Sviluppo

    mediante l'apostolato9

    1.4.1 Sintesi e commento

    L'apostolato (= comunicare Cristo ed evangelizzare) ordinariamente collocato tra le

    conseguenze di una vita cristiana capace di crescere (dignit di figlio di Dio, sviluppo

    umano in pienezza, pastorale dell'apostolato) che ormai ha le abilit per svolgere la

    missione nel mondo.

    In realt non c' una rigida consequenzialit tra crescita cristiana, missione e

    apostolato, e questo per vari motivi.In primo luogo, sempre possibile distinguerela missione specifica individuale, che

    individuata e resa operativa fornisce un livello di realizzazione minima della maturit/vita

    del cristiano, da altre attitudini personali, che possono essere valorizzate per ampliare la

    base di intervento nel mondo del credente in Cristo.

    In secondo luogo, la conoscenza delle proprie potenzialit come cristiano che agisce

    nel mondo per l'affermazione del Regno di Dio, passa sia attraverso la conoscenza e

    l'attivazione della propria missione personale peculiare, sia attraverso il monitoraggio delle

    forme di apostolato che gi si stanno svolgendo, cogliendone le caratteristiche e i punti di

    forza per valorizzare sempre di pi la propria configurazione spirituale.

    In terzo luogo, la stessa crescita umana (identit personale) collabora costantemente

    con la crescita spirituale per preparare il cristiano al suo ruolo nel mondo per il Regno.

    Questa collaborazione analoga a quella, interna alla crescita spirituale, tra esistenza

    personale e missione personale.

    Per non dimenticare il filo rosso che stiamo seguendo, si possono richiamare, tra i

    fattori chiave dell'apostolato (dell'apostolo esemplare): Fede che fa accedere alla Speranza

    e che permette la corrispondenza alla Carit divina nei confronti dell'apostolo, e, in

    posizione (solo di poco) inferiore alle tre dinamiche teologali, l'obbedienza. Oltre questi

    fattori, innumerevoli altri fattori sono in gioco e, dai documenti del CVII, da molti altri

    testi magisteriali e da autori spirituali, se ne potrebbe fare una antologia lunga e

    illuminante, comprendente per esempio la bont di cuore, piuttosto che la sincerit o la

    fermezza d'animo, la creativit o il distacco dai risultati.

    9 pp. 208-222

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    Merita, a mio parere, me un richiamo a parte il fattore 'obbedienza' che ho messo in

    posizione privilegiata subito dopo le 'virt' teologali. Oggi, il termine 'obbedienza' fa paura,

    in quest'epoca di pretesa, ma mal-intesa, libert. Invece, come Teresa d'Avila insegnava aisuoi tempi10, e come ancora oggi si pu dedurre dai suoi scritti: se l'obbedienza in primo

    luogo data a Dio, l'esercizio di tale obbedienza non pu altro che arricchire chi la esercita.

    E lo spiego in breve: obbedienza a Dio significa ascolto (e agire in virt di quest'ascolto) di

    ci che ci comunica attraverso i fatti, le circostanze, le persone che incontriamo (ad

    esempio, i superiori o chi ci chiede aiuto), il suo stesso silenzio, la nostra stessa preghiera.

    Lastrategia dell'obbedienza a Dio dunque, in s, semplicissima: apertura a Lui, a tutto

    ci che ci comunica attraverso il mondo intero con cui interagiamo! Questo implica che indispensabile grande cautela nel giudicare noi stessi, gli altri, il mondo (e a maggior

    ragione Dio), secondo categorie umane! In questo senso l'obbedienza un'altra faccia della

    Fede, della Speranza e della Carit: se obbedisco, perch mi fido, perch spero nelle

    conseguenze positive di questa obbedienza, e se obbedisco a Dio, altamente probabile,

    per non dire certo al 100%, che dovr esercitare, in fin dei conti, l'Amore che lui mi ha

    donato e continua a donarmi senza misura.

    2 PROCESSO DELLO SVILUPPO

    2.1 Tappe dello sviluppo umano in pienezza11

    2.1.1 Come il testo articola e delinea le tappe dello sviluppo

    spirituale

    L'insistenza del capitolo cade sulla relazione, pi stretta che di analogia, tra lo

    sviluppo umano e lo sviluppo spirituale, con un parallelo tra la psicologia dello sviluppo di

    Rogers e le tappe del cammino spirituale come sono descritte in modo sistematico nel

    Castello Interiore di S. Teresa d'Avila e in modo meno strutturato, ma a volte pi analitico

    (nella notte dei sensi e dello spirito), in S. Giovanni della Croce.

    Lo schema di base del capitolo individua 5 paragrafi: (1) conversione e primi passi,

    (2) crisi di sviluppo/notte oscura dei sensi, (3) frutti della contemplazione, (4) notte passiva

    dello spirito, (5) unione con Dio in pienezza. Le tappe del C astello Interiore sono

    distribuite in particolare: nel paragrafo della conversione (1) le prime tre mansioni (quelle

    10 S. TERESA D'AVILA,Le fondazioni 5,7, testo citato a p. 214, nota 10 del libro di Gonzalez.11 pp. 226-246.

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    che si possono considerare precedere l'attraversamento del ponte della mistica che porta

    alle mansioni interne del Castello); nel paragrafo dei frutti della contemplazione (3), dalla

    quarta alla sesta mansione; nel paragrafo dell'unione (5), la settima mansione. La notteoscura dei sensi (2), trattata a fondo da S. Giovanni della Croce, viene descritta con l'aiuto

    della Salita del Monte Carmelo e della Notte Oscura. Anche la notte oscura dello spirito

    (4), esposta principalmente con i testi dellaNotte Oscura.

    2.1.2 Dinamiche teologali e Libert nelle prime tappe dello sviluppo

    spirituale

    Mi limiter a selezionare ci che pi trovo attinente alla linea guida che sto

    seguendo. Gi ho osservato che le dinamiche teologali sono doni di Dio dati a ciascunuomo, nessuno escluso. Ma ancor prima del dono delle dinamiche teologali l'uomo ha

    ricevuto un dono pi prezioso: la Libert.

    Il pregio della Libert altissimo, ma l'uomo ha ceduto, e tende continuamente a

    cedere, alla tentazione di fare un uso improprio e degradante di questa Libert. Si auto-

    convince di poter disporre di essa per usarla contro colui che gliel'ha donata. Dio, che

    intende rimanere fedele al suo progetto sull'uomo, ha fatto di tutto nella storia della

    salvezza e fa ogni giorno con ciascun uomo di tutto, per essere accolto e accogliere le suecreature preferite; non demorde. L'uomo usa la Libert per disfarsi di Dio o per sostituirsi a

    lui? Ebbene, allora Dio, tra le altre cose, gli dona la Fede, la Speranza e la Carit. Questi

    tre doni sono altrettanti strumenti per curare la Libert. L'uso dei tre strumenti di

    redenzione della Libert mal-intesa comincia gi all'inizio del processo spirituale, nella

    conversione e poi in ogni tappa rinnovato e affinato; nelle fasi di progresso esplicito

    (segnatamente quelle che il testo mette al primo, terzo, quinto posto) premia con la

    crescita di fervore, nelle fasi di progresso implicito e pi segnato da quella che si pu

    definire sofferenza purificatrice (le due notti dei sensi e dello spirito, al secondo e al quarto

    posto), premia con crisi fortemente arricchenti spiritualmente. Cos a poco a poco la

    Libert torna ad essere riconosciuta nella sua intima consistenza di compartecipazione

    della Libert divina che nulla ha a che vedere con l'idea di universo delle possibilit che

    tanto cara al liberismo/libertarismo individualista sfrenato (che porta a varie e molteplici

    forme di schiavit) che si affermato nell'epoca contemporanea e tende a diffondersi

    ancora oggi soprattutto nelle societ pi avanzate.

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    2.2 Ascesi: processo di liberazione personale

    2.2.1 Liberazione per l'amore12

    Il paragrafo diviso in ulteriori titoli: Obiettivi dell'ascesi, mezzi e tecniche,

    discernimento e acutezza, flessibilit.

    Fissare obiettivi e mezzi per raggiungerli una prassi sempre molto conveniente.

    2.2.1.1 Obiettivo/i

    Nel testo l'obiettivo chiave la liberazione per l'amore, sono poi elencate mete

    separate che si possono suddividere in gruppi di 'Libert per' e 'Libert da'.

    Libert per: obbedienza a Padre, Figlio e Spirito Santo, crescita personale (sentire,

    pensare, agire), esercizio dell'amore.

    Libert da: concupiscenza e inclinazione al peccato --> peccato, dipendenze e

    imperfezioni.

    2.2.1.2 Mezzi e tecniche

    I mezzi sono chiamati mediazioni, e comprendono: la/le rivelazione/i nella storia

    della salvezza, gli atteggiamenti (virt) teologali (Fede, Speranza, Carit), pratiche umane

    peculiarmente volte a perseguire la 'Libert da'.

    2.2.1.3 Discernimento, fattore di controllo e misura del cammino

    ascetico

    Va prevista qualche forma di analisi personale, per quanto possibile oggettiva, per

    essere in grado di controllare se il cammino procede, poich fermarsi, nella vita spirituale

    quasi come retrocedere.

    2.2.1.4 Flessibilit

    quella capacit, acquisibile in certo grado da tutti, di modificare il proprio

    cammino in funzione delle condizioni interne ed esterne alla persona in cammino. In

    sostanza ammettere che: se i risultati non vengono, prendere in considerazione altri

    metodi, strumenti per ricominciare a crescere.

    2.2.2 Fede, Speranza e Carit nella liberazione individuale

    L'efficacia degli strumenti/ mediazioni elencati indubbia, ma, la rivelazione, la

    storia della salvezza, le pratiche pi spiccatamente umane, hanno bisogno, in special modo

    nei cristiani, di una chiave che introduca nella prima e indispensabile mediazione: Cristo. E

    12 pp. 248-251.

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    questa chiave non pu essere che la Fede; nel momento in cui ci si comincia a fidare

    seriamente di Dio e della sua rivelazione definitiva, Cristo, acquistano senso profondo tutti

    gli obiettivi e tutti i mezzi che Dio ci mette a disposizione: da quelli pi direttamenteprovenienti da Lui a quelli che sembrano essere tipicamente umani.

    2.2.2.1 Il legame con il mondo in Cristo e nell'uomo

    Non ripeto le relazioni tra Libert e 'virt' teologali di cui ho gi dato una breve

    descrizione13. Voglio qui fare alcune osservazioni di ordine pi cristologico, che si possono

    trarre da un nuovo approccio che sta avendo una buona fecondit teologica 14. Cristo

    giustamente indicato come il Figlio di Dio, l'uomo-Dio, che attraverso la sua croce, ha

    redento il mondo. La croce, , ovviamente il sacrificio costituito da passione, morte(seguite dalla resurrezione) di Ges Cristo, per pu essere vista come una sofferenza

    anche in altro senso. Gi con l'incarnazione di Cristo si pu parlare di sacrificio:

    Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Ges Cristo: da ricco che era, si fatto

    povero per voi, perch voi diventaste ricchi per mezzo della sua povert (2 Cor 8,9).

    Cristo, nella sua obbedienza al Padre, ha accettato di essere posto dal mondo, nel mondo,

    ha accettato di dipendere da una madre, da una famiglia, di dipendere dai bisogni umani,

    dai pi basilari, il mangiare, il bere, ai pi caratteristici della natura umana, il bisogno diessere ascoltato di essere riconosciuto come persona, di essere capito, amato; Cristo ha, in

    tutto questo, riconosciuto che Dio a nutrire, a dare consistenza alla realt, accettando

    l'insufficienza dell'umanit di fronte al bisogno della fame e di fronte a tutti i bisogni. Ha

    sofferto la mancanza di soddisfazione di questi bisogni; ma li ha affrontati, ha assunto su di

    s i limiti umani, dalla nascita, alla morte ignominiosa, e non si ribellato ad essi, non li ha

    combattuti, li ha semmai in un certo senso trasfigurati, assumendoli in s e riconoscendo

    attraverso di essi l'indispensabilit della mano del Padre.

    Cristo non ha cercato di appropriarsi del mondo in una sorta di bulimia spirituale.

    Invece, non infrequente che, chi ha patito la fame di amore nella sua vita e si ritrova ricco

    e potente, cerchi di comprare l'amore e l'amicizia degli altri col denaro; oppure che chi non

    13 Solo per fare qualche puntualizzazione riesprimo quanto ho gi detto in altre parole. La Fede scelta edesercitata perch la persona ha la Libert di sceglierla ed esercitarla. A sua volta la Libert usata peresercitare la Fede, trae dalla Fede le occasioni di Speranza che portano ad aderire a ci che la Speranza faintravedere, il regno dell'Amore, e sorge il desiderio di far affermare questo regno della Carit con il

    proprio impegno personale nutrito, come ci si rende subito ben conto, dell'indispensabile apporto divino.

    Eccoci ancora al circuito 'virtu'-oso, descritto in precedenza.14 Cfr. anche G. C. PAGAZZI,In principio era il legame, Cittadella Editrice, Assisi 2004; F. MANZI G.C.PAGAZZI,Il pastore dell'essere, Cittadella Editrice, Assisi 2001.

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    stato mai riconosciuto nella sua dignit, se gli capita l'occasione, voglia essere elogiato e

    incensato in tutte le occasioni possibili; oppure ancora, chi non riuscito a godere

    dell'amore vero di un tu, si getti a fare tutte le esperienza possibili immaginabili,cambiando amanti e gettandosi sul sesso senza contenersi, provando droghe, alcool.

    Cristo non ha rifiutato i limiti umani e la realt di essere stato dipendente dalla

    creazione (cui tra l'altro ha contribuito lui stesso come con-creatore) in una forma di

    anoressia spirituale. Altro caso di difficolt vissuta dagli uomini , appunto, il rifiuto dei

    limiti che la natura umana porta con s: credendo di non poter avere l'Amore, lo si rifiuta

    del tutto; non potendo essere riconosciuti si rifiuta sprezzantemente qualsiasi relazione

    profonda o contatto amichevole col prossimo, convinti di non aver bisogno di nulla dalmondo; e si arriva a tentare di gettare via la propria stessa vita in un delirio di smodata

    autosufficienza.

    Cristo invece, soffrendo i limiti della natura umana, accettando il contatto profondo

    col mondo, oltre a riconoscere al Padre il dominio premuroso su di essi, li ha rivalutati,

    perch non si opposto ad essi, non si voluto distinguere da essi. Conscio di essere

    dall'origine Signore di tutto il creato, lo ha mostrato nella sua bellezza e nella sua

    intrinseca e profonda valenza spirituale; ha riconosciuto la reciprocit tra S e il mondo, e

    riconoscendo questa reciprocit, ha mostrato quale grandiosit ha la stessa realt fisica

    dell'universo; certo, una grandiosit che tale perch Dio l'ha voluta per S e per l'uomo,

    ma che, dopo essere stata toccata con le mani dal Figlio di Dio ha la possibilit di essere

    elevata, divinizzata anch'essa con coloro a favore dei quali cui essa sussiste.

    2.2.2.2 Uno strato dell'inconscio spirituale da far emergere nell'ascesi

    Ho ritenuto necessario fare la precedente lunghissima serie di considerazioni per

    inquadrare un aspetto dell'ascesi che meriterebbe una certa attenzione, perch opera, a mio

    parere, a livello di inconscio spirituale su molte persone anche cristiane e influisce

    negativamente sulla Libert, bloccando inoltre l'esercizio delle dinamiche teologali.

    Dagli inizi dell'epoca moderna si affermata una visione materialistica della realt

    che sappiamo essere molto diffusa oggi, soprattutto nel mondo Occidentale. La

    conseguenza pi rilevante di questo radicalismo materialistico il rifiuto di preoccuparsi e

    di discutere dell'origine della vita e di quanto accade dopo la morte, nel singolo essere

    umano.

    C' chi osserva che il rifiuto materialistico di trattare di ci che precede o che segue

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    la vita dell'uomo, possa avere una contorta spiegazione interiore che in un ipotetico dialogo

    tra s e s potrebbe suonare cos: Io, uomo del XX-XXI secolo, capace di destreggiarmi

    tra le difficolt di una natura che per secoli mi aveva fatto faticare, penare, pensare a straneidee alienanti di divinit supreme cui inchinarmi e chiedere piet e salvezza, ho ancora un

    problema che non mi lascia tranquillo. Da dove vengo, dove vado, e perch continuo a

    dover nascere ove non voglio e continuo a dover morire quasi sempre quando non

    voglio?.

    In questo modo si rifiuta di parlare di Dio, e si costretti a non poter rispondere agli

    interrogativi radicali della vita e della morte. Cos in una sorta di rivincita verso questa

    ovvia impossibilit di afferrare una verit che si rifiuta, ci si auto-convince che la vitapossa essere creata e fatta crescere senza la partecipazione dell'uomo e della donna, oppure

    distrutta se non piace, quando ancora ai suoi inizi, e che la morte possa essere invocata e

    cercata da chiunque lo voglia con la massima libert. In fondo sembra talvolta che questi

    atteggiamenti siano desideri di rivalsa nei confronti di un mondo, di una storia, di un

    destino che, privati del loro senso profondo, sono visti come nemici dell'uomo, ultimi

    residui di quella opposizione di una realt naturale che l'uomo riuscito a manipolare gi

    in buona parte a proprio favore. Peccato che questi 'residui' siano alla radice dell'esistenza e

    continuino a interrogare miliardi di persone sul senso da dare alla vita e alla morte.

    Gettandosi sulla manipolazione degli altri esseri umani, a partire dagli embrioni, e

    approvando e invocando la 'dolce morte' dell'eutanasia, l'uomo spera di riempire un vuoto

    di senso che egli stesso ha creato.

    Per concludere, non infrequentemente anche noi cristiani vediamo la vita come

    qualcosa che ci domina e da cui malvolentieri dipendiamo; in questo modo diamo, senza

    volere, voce all'inconscio spirituale che coltiva un desiderio di assurda rivalsa verso il

    mondo perch non pu disporne a suo piacimento e che, in pratica, vuol fare a meno anche

    di Dio perch lo vede come un altro ostacolo alla propria aspirazione all'onnipotenza. Ecco

    una occasione di ascesi per la nostra crescita e per la liberazione della nostra Libert: un

    esame di coscienza che cerchi di scendere nel pi profondo di noi stessi per cercare

    nell'inconscio spirituale le ragioni per cui siamo insoddisfatti della nostra vita, della nostra

    condizione umana. Se si rintraccia questo atteggiamento, bisogna per avere cura non di

    affrontarlo per sconfiggerlo ( virtualmente impossibile che lo possiamo fare con le nostre

    forze), ma di affrontarlo per accettarlo come risultato dei nostri limiti creaturali

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    spazio/temporali, solo cos potremo guardare, con l'occhio limpido e libero di Ges in noi,

    il mondo che ci precede, ci circonda e ci sopravanza, un mondo che alla fine dei tempi, in

    Cristo, sar completamente ricapitolato a nostro favore.2.2.2.3 Fede liberata che libera

    Per non perdere il filo del discorso, faccio un breve cenno al vantaggio di guardare in

    modo positivo al mondo, allo spazio e al tempo, realt di cui non possiamo liberarci in

    questa vita terrena. Guardando, certe volte anche con 'fatica ascetica', a ci che ci precede e

    ci sopravanza come a qualcosa di radicalmente positivo, pi facile trovare i segni che Dio

    ha voluto lasciare nel creato per persuaderci che tutto stato fatto per il nostro esclusivo

    bene. Non c' niente di meglio che uno sguardo ottimistico sul creato, per accoglierel'ulteriore dono (oltre a quello del creato) che il Padre ci d, la Fede in Ges Cristo. Alla

    Fede, poi, segue l'esercizio degli atteggiamenti (le dinamiche, le virt) teologali Speranza e

    Carit15, indispensabili contribuiti alla crescente liberazione della Libert e al cammino

    verso l'unione con Dio.

    2.3 Processo di integrazione personale16

    2.3.1 Pensiero al servizio dell'amore17

    2.3.1.1 Integrazione cerebrale e Fede

    Il nostro cervello stato concepito da Dio per essere capace di percepire, mediante la

    Fede, il volto di Dio.

    Il cervello umano pu anche essere suddiviso in tre livelli con funzioni differenziate:

    cervello e sensi, cervello ed emozioni, cervello creatore di modelli di condotta e capace di

    progettare a media e lunga scadenza. Tutte e tre queste dimensioni (livelli) sono per

    ordinate a cogliere il volto di Dio, e in questo senso fanno capo al terzo livello e sono

    integrate dalla Fede. In ogni caso anche il terzo livello, il pi elevato, non pu fare a meno

    dei primi due, l'integrazione personale si realizza anche in questo intreccio tra i livelli

    cerebrali.

    15 La Carit, ben pi che contributo alla Libert umana, la chiave di volta della creazione, dellaredenzione, dei rapporti intratrinitari e della relazione uomo - Dio, ma qui s'intendeva evidenziare ladimensione teologale dell'Amore come dono all'uomo.

    16 pp. 261-276.

    17 Mi sono permesso di aggiungere liberamente alla sintesi del paragrafo anche elementi che mi derivanodalla mia esperienza personale, li si consideri anticipi della parte del capitolo corrente costituita dalle mieconsiderazioni personali.

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    2.3.1.2 Purificazione

    La Fede, per, pu agire se accolta. C' invece, addirittura, chi si fa un punto

    d'onore a rifiutarla come alienazione, come superstizione, come fantasia per risolvere iproblemi dell'uomo. Pi semplicemente, anche chi si dichiara credente ed anche chi

    religioso o sacerdote, all'atto pratico, si ostina a ragionare in modo esclusivamente umano:

    nessuna fiducia nella Provvidenza, concentrazione su dinamiche di predominio e di

    rapporti di forza, valutazione di vantaggi e svantaggi egoistici, giudizi sulle persone e non

    sui singoli comportamenti o fatti, visioni pessimistiche della realt, concezione

    materialistica di uomo e donna e cos via. La purificazione consiste nell'abbandonare

    questo eccesso di 'mondanit'.2.3.1.3 Sviluppo delle capacit mentali

    Tra i metodi umani per accrescere le capacit mentali, gi i pi antichi pensatori della

    storia dell'umanit hanno usato fruttuosamente il farsi, e fare, domande, Socrate alle

    radici della filosofia greca, ma anche in Estremo Oriente la domanda era uno dei pi

    frequenti strumenti per educare ad esempio gli aspiranti monaci. Ancora oggi si attribuisce

    alla capacit di farsi domande giuste la capacit di accrescere la stessa scienza

    sperimentale. Al contrario farsi domande che nessuno pone considerato nella pedagogiaun grave handicap dell'educazione.

    A cavallo tra la realt umana terrena e la realt umana spirituale si trova il metodo

    dello stabilire mete elevate, per la propria speculazione, ma anche per rispondere alle

    esigenze sempre nuove della vita e, ancora di pi, per rispondere alle domande sul senso

    profondo della vita stessa.

    Ad un livello ancora pi alto (e profondo), la riflessione sulla Parola di Dio, e

    l'apertura allo Spirito nella meditazione e nella contemplazione sono straordinari metodiper sviluppare le capacit mentali, o, almeno, chi crede veramente, convinto che sia cos.

    Dal punto di vista strettamente logico, se si presuppone l'esistenza di Dio creatore,

    Salvatore e Redentore, e si ritiene che questo Dio cerchi sempre la relazione con la sua

    creatura prediletta, l'uomo, ovvio che, se l'uomo cerca di aprirsi e si apre effettivamente a

    questa relazione non pu che ricavarne maggiore conoscenza della realt poich attinge

    alla fonte stessa della realt.

    2.3.1.4 Dilatare il pensiero mediante la Fede

    Se si aderisce alla Fede, e la si esercita, allora si accoglie la convinzione che Dio non

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    offre notizie contrarie alla ragione e che possibile vedere sotto la luce positiva e

    amorevole di Dio tutto ci che capita, tutto ci e tutti coloro che si incontrano nella propria

    vita. Scoprire ci che buono nella realt fa vedere anche nelle cose negative qualcheaspetto positivo, questo atteggiamento quello che Dio ha avuto di fronte alla creazione:

    E Dio vide che era cosa buona 18. Anche quando non sembra di trovare nulla di positivo,

    la Fede pu far esercitare una forma di ascesi spingendo il cristiano a imparare anche dalle

    situazioni pi drammatiche, al punto di imparare anche dai peccati pi gravi o dalle

    sofferenze pi pesanti. La Fede permette di convincersi che Dio capace di utilizzare

    anche i peccati e le realt drammatiche del mondo per trarne il bene19, un esempio

    paradigmatico quello di Giuseppe nell'Antico Testamento, i suoi fratelli volevano la suamorte e lui sar la salvezza loro e di tutta la trib di Giacobbe.

    2.3.2 Fede e Amore: motori della crescita e dell'integrazione

    personale, e inneschi di un circolo virtuoso

    La Fede strumento di ampliamento di conoscenza per il pensiero umano, ed in

    grado di spingere la mente oltre la conoscenza puramente razionale e scientifica, ma

    anche strumento di amplificazione della dimensione affettiva, in qualit di porta verso

    l'Amore. La Fede infatti fa accedere alla conoscenza di Dio, creatore, salvatore e redentore,conoscenza infinitamente pi alta, anche se mai conclusa in s su questa terra, della

    conoscenza scientifica o esperienziale. La Fede, poi, facendo accedere alla conoscenza di

    Dio (che gi in noi, ma come occultata, senza l'esercizio della Fede), rende possibile

    assumere da Dio l'Amore che Egli dona, questo Amore a sua volta congloba e supera

    qualsiasi genere di affetto, emotivit, contribuendo anche ad elevarli verso Dio.

    Una volta aperti a Dio, la conoscenza e l'Amore nelle sue espressioni umane

    ricevono da Dio continua linfa che si riversa nell'uomo e lo abilita ad arricchire la propriavita, la propria personalit, le proprie relazioni con gli altri uomini, con il mondo e con Dio

    stesso.

    2.4 Mistica: esperienza della pienezza20

    2.4.1 Attualit dei mistici21

    I mistici offrono una esperienza e non solo una dottrina. La loro esperienza una

    18 Gen 1,10

    19 Si veda CCC n 331 ove compare anche una citazione da S. Agostino a sostegno di questa convinzione.20 pp. 277-294.21 pp. 287-291.

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    esperienza del mistero, un toccare, vedere, udire il mistero.

    Oggi, almeno nel mondo occidentale, si possono elencare quattro linee guida in

    relazione con la vita spirituale e con la vita mistica: il vedere nella propria esperienza lamassima autorit; un diffuso risveglio spirituale, non di rado orientato a esperienze

    esotiche e spesso pregiudizialmente chiuso alla ricchissima tradizione spirituale cristiana;

    un diffuso ateismo, agnosticismo, secolarismo, frutto della mentalit positivistica,

    economicistica, 'te-cnologicistico'-consumistica del XX secolo; tendenza generalizzata, e

    in continua crescita, all'individualismo.

    Le esperienze mistiche e la mistica nella sua accezione pi ristretta di realt offerta

    da Dio, offrono occasioni di illuminare le motivazioni e di valorizzare queste linee guidaper aiutare l'uomo contemporaneo a ritrovare la strada verso Dio.

    2.4.2 Spunti per valorizzare la situazione dell'uomo

    contemporaneo, attraverso la Fede, la Speranza e la Carit come

    doni mistici

    Il testo di Gonzalez22 distingue il significato di mistica in senso lato da quello in

    senso ristretto, quest'ultimo quello utilizzato per definire l'esperienza mistica: esperienza

    cosciente della presenza di Dio. Inoltre sono citati due teologi William James e Martn

    Velasco, che elencano le caratteristiche delle esperienze autenticamente mistiche, Velasco

    elenca le caratteristiche di Williams e ne aggiunge altre che precisano meglio: carattere

    olistico, totalizzante e inglobante, passivit, esperienza immediata da contratto con la realt

    sperimentata, esperienza fruitiva (portatrice di godimento), sincerit o semplicit,

    ineffabilit, certezza e oscurit; l'Amore l'elemento unificatore di tutte queste

    caratteristiche. IlDizionario di Mistica23 d la seguente definizione di fenomeno mistico: I

    f. possono essere definiti come eventi fuori della normale quotidianit che avvengono intalune anime che prendono coscienza dell'azione diretta di Dio nella loro vita spirituale, se

    ci limitiamo a queste definizioni non corretto fare uno stretto parallelo tra fenomeni

    mistici e dinamiche teologali (Fede, Speranza, Carit).

    Se tuttavia usiamo l'espressione pi generica 'esperienze mistiche' o non intendiamo

    'fenomeni' o 'esperienze' sottintendendo 'straordinari/e' (anche nelle caratteristiche di

    Velasco la straordinariet traspare dal carattere totalizzante), mi pare che sia giustificabile

    22 pp. 279-281.23 L. BORRIELLO - E. CARUANA M. R. DEL GENIO - N. SUFFI, Dizionario di Mistica, LibreriaEditrice Vaticana, Citt del Vaticano 1998, voce Fenomeni Mistici.

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    tentare di mettere a confronto le dinamiche (virt) teologali e ci che sperimentano in

    modo evidente certi mistici.

    Le 'virt' teologali sono doni di Dio dati a tutti per il raggiungimento dell'unione conLui, le esperienze mistiche sono anch'esse offerte da Dio e ordinate alla santificazione

    dell'uomo e della comunit umana, molti mistici riconosciuti dalla Chiesa cristiana hanno

    almeno in qualche occasione fatto presente che la loro esperienza, straordinaria o meno,

    era stata voluta da Dio per il beneficio della comunit cristiana. Esperienze mistiche

    particolari, di fatto, sono riscontrate soltanto in alcuni esseri umani, ma dalle esperienze dei

    mistici cristiani emerge anche che Dio ha voluto donarle ad essi per beneficarne tutta

    l'umanit e questo fatto le avvicina pi di quanto non si pensi normalmente alle virtteologali, perch la vita del credente per l'altro un fattore chiave di qualsiasi esistenza

    cristiana. Inoltre, si sta sempre pi affermando nella teologia spirituale la convinzione che,

    a parte i casi eclatanti dei grandi santi mistici, in realt si possa parlare di una esperienza

    mistica molto pi diffusa e capillare di quanto si pensi, nel testo di Gonzalez si richiama,

    per esempio, la famosa frase: L'uomo religioso di domani sar un 'mistico', una persona

    che 'ha sperimentato' qualche cosa, o non potr continuare ad essere religioso24.

    A mio parere anche gli elementi che caratterizzano l'esperienza mistica descritti da

    Williams e Velasco non sono necessariamente assenti dalla vita di ogni uomo e di ogni

    cristiano, e questo per almeno due fattori: tutte le persone fanno esperienza di Dio nella

    loro vita perch Dio le ha create, le fa sussistere e soprattutto non cessa di interpellarle con

    mozioni interiori e con tutto l'insieme di circostanze, incontri, fatti, accadimenti che esse

    colgono nella loro vita; ma quasi sempre ogni persona soffre di deficit di sensibilit

    spirituale, di mancanza di attenzione ai segni che Dio colloca attorno e dentro loro, e oggi,

    per colpa della velocit di trasformazione e degli stimoli infiniti che la societ moderna

    getta sull'uomo, questo deficit fortemente accentuato.

    La Fede dota l'uomo di occhiali per vedere i segni della Provvidenza, l'unica cosa da

    fare indossarli con fiducia; quando si fa questo, a poco a poco, come la vista del cieco

    che cominciava a vedere gli uomini come alberi che camminano 25, si colgono i particolari

    dell'azione di Dio e man mano che si scoprono questi segni, cresce la Speranza di vederne

    altri gi presenti e che si faranno presenti nel futuro, e il ringraziamento che sorge

    nell'animo per questa gran copia di segni di Dio fa scoprire l'Amore che Dio aveva

    24 p. 290.25 Cfr. Mc 8,24.

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    preventivamente messo nel cuore. L'Amore a sua volta spinge ad amare il mondo anche nei

    suoi aspetti pi tetri e dolorosi per virt della Grazia di Cristo Figlio di Dio incarnato,

    morto e risorto che ci ha donato lo Spirito come fonte della conoscenza 26 di Dio e del suoprogetto.

    Quanto ho appena esposto, non pu essere visto come una esperienza mistica?

    Dischiude a cose prima sconosciute, apre al Mistero trinitario, incide sulla vita, diventa

    testimonianza per gli altri uomini, pu essere fonte di profezia per il mondo, non di rado

    provoca moti di affascinante sorpresa tra gli altri uomini...

    Prendiamo le linee guida elencate a proposito dell'evoluzione dell'umanit nel mondo

    contemporaneo (cfr. paragrafo 2.4.1), vedremo che: Se l'esperienza illumina, anzi, addirittura vista come l'unica realt degna di

    fiducia, un'educazione di questa esperienza a far emergere i segni della Grazia di

    Dio, fornisce una garanzia della bont del progetto di Dio.

    Se vi questa aspirazione ad una vita pi alta e spirituale, perch andare in cerca di

    esotismi fuori luogo o fuori tempo, e spesso illusoriamente efficaci? Lo Spirito del

    Padre con noi, in noi, cerchiamo con fiducia di ritrovarlo o meglio di lasciarlo

    emergere, sgomberiamo il nostro pensiero, il nostro animo dai troppi veli che vi

    abbiamo accumulato, credendo di nasconderci in noi stessi magari per proteggerci

    dal mondo; se riscopriamo lo Spirito, Lui sar dispostissimo a condurci nel mondo

    e nella nostra interiorit verso la Verit tutta intera27, e non mancher di renderci

    coscienti partecipi di questo cammino verso la verit.

    Se siamo vessati, sociologicamente, psicologicamente e spiritualmente dal

    secolarismo, dall'ateismo positivistico, dall'agnosticismo indifferentista,

    riscopriamo la Libert che, pur minacciata e offuscata, rimane un'inalienabile

    ricchezza. Se ci fidiamo della Rivelazione possiamo vederci consegnare da essa

    l'attrezzatura per tornare liberi dai lacci della carnalit, della pressione di chi taccia

    il cristianesimo di irrazionalit e propone una tragico e disperato determinismo,

    dagli inganni di quello che chiamato diavolo, che divide gli uomini tra loro e nel

    loro intimo disintegrando l'armonia possibile della persona e la comunione tra le

    persone.

    Se infine l'individualismo ci travolge trasformandosi in egoismo radicale, e

    26 In senso biblico, mi sento di sottolineare.27 Gv 16,13.

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    trasformandoci in homines hominibus lupi, cogliamo le occasioni che la vita, sotto

    la guida e il patrocino della Provvidenza, non manca di offrirci per ritornare in noi

    stessi. Come capitato al Figliol Prodigo, un ritorno al Padre nelle condizioni in cui(finalmente) possiamo accorgerci di essere perduti senza pi sicurezze e appigli

    lontano dal Solo che ci d vita, ci propizier l'accoglienza misericordiosa e gioiosa

    da parte di Dio. Da Padre Buono non si far scrupoli nel ridonarci quello che

    abbiamo sperperato, dopo che lo abbiamo preteso da lui arrogandoci il diritto di

    disporre della nostra vita rifiutando la nostra origine e il nostro fine; e quello che ci

    dar sar ancora di pi di quello che avevamo prima; accaduto cos anche a

    Tommaso per esempio, lui, che dubitava dell'apparizione di Ges, dopo averassistito alla seconda visita di Ges ricever la forza di proclamare: Mio Signore e

    mio Dio28; non si pu assimilare questa affermazione piena di felicit e gioia ad

    una esperienza mistica?

    Concludendo, mi pare di poter confermare la mia ipotesi di convergenza tra

    l'esperienza mistica e le 'virt' teologali: sono doni offerti a tutti, hanno un'origine

    essenzialmente divina, sono strumenti per testimoniare il Vangelo di Dio di fronte a chi non

    li ha voluti, o potuti, prendere in considerazione, innescano un circolo virtuoso di crescita

    interiore che spinge all'azione esterna e che, a sua volta, rinfocola le dinamiche teologali e

    il fervore apostolico contribuendo in modo sensibile all'armonia e all'integrazione della

    persona e tra le persone. Se esiste una differenza, che le esperienze mistiche sono intese

    quasi esclusivamente come fenomeni eclatanti, concentrati nel tempo e descritti con

    dovizia di particolari (anche se in forme simboliche) da chi li ha sperimentati; mentre le

    dinamiche teologali e le loro conseguenze, di norma, nascoste nelle piccole esperienze di

    ogni giorno, diluite lungo tutta la vita, agiscono nelle forme, ed emergono nelle persone,

    pi disparate. Ma in tal caso la distinzione deriva pi da un modo di intendere i fenomeni

    mistici che da una differenza oggettiva.

    In ogni modo, vorrei che queste mie considerazioni fossero valutate quali ipotesi da

    sottoporre ad accurate verifiche nelle esperienze concrete dei cristiani. In considerazione

    anche del fatto che queste ipotesi non sono complete novit, sar pure certamente possibile

    ampliare, con la consultazione di studi gi compiuti, il ventaglio di esperienze in grado di

    fornire riscontri o smentite ad esse.

    28 Gv 20,28.

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    CONCLUSIONE

    Questo elaborato mi ha dato l'occasione di approfondire pi di quanto normalmente

    possibile, gli argomenti di un libro di testo di un corso.

    Inoltre devo dire che lo svolgimento del lavoro in contemporanea con numerosi corsi

    di spiritualit dotati di contenuti nuovi e stimolanti, oltre a contribuire ad aprire gli

    orizzonti che il saggio di Gonzalez propone, mi ha permesso di applicare le nuove

    competenze acquisite e di trarre dalla mia stessa esperienza e cultura personale stimoli per

    continuare ad approfondire la teologia spirituale e a cercare nuove prospettive.

    Mi auguro di aver evidenziato alcune piste di indagine in grado di offrire a me, in

    primo luogo, e a chiunque altro avr occasione di leggere questo breve lavoro di ricerca e

    approfondimento, qualche tematica, intuizione, puntualizzazione da cui trarre occasioni, di

    ricerca teorica, di applicazione pratica nel campo della teologia spirituale e di stimolo

    pastorale.

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    APPENDICE: FEDE, SPERANZA, CARIT E LIBERT

    Cerco di spiegare pi ampiamente le relazioni che intercorrono a mio parere tra Fede,

    Speranza, Carit e Libert.

    1. La Fede vissuta spinge ineluttabilmente alla preghiera, dialogo con Dio.

    2. Questo dialogo con Dio franco, aperto e arricchente a tutti i livelli quando l'uomo,

    oltre a fidarsi di Dio, spera di incontrarLo e intende donarsi a Lui (Speranza e

    Carit).

    3. Ma la condizione dell'uomo ha un tratto caratteristico che parte della sua

    immagine di Dio e che, per sua stessa natura, dopo essere stato accolto dall'uomo

    pu provocare, per colpa dell'uomo, una frattura tra l'uomo e Dio Creatore e

    Salvatore: la Libert.

    4. La Libert certo fatta per scegliere Dio, il Creatore, Colui che ci ha voluti per

    l'unione con Lui (causa e fine della creazione dell'uomo), Colui che Amore; ma in

    quanto possibilit di scelta, la Libert coinvolge la volont di chi la possiede.

    5. L'uomo immagine di Dio, ha una struttura intima ontologicamente costituita da

    Cristo, Figlio di Dio e con-Creatore; ma e rimane creatura, che sente di essere

    altro rispetto a Dio. Per quanto abbia fatto, e faccia, tutto ci che possibile perrivelare all'uomo la sua intima struttura, la sua causa e il suo fine, Dio ha dovuto, e

    deve, anche rispettare la propria decisione originaria di lasciare la Libert nelle

    mani della sua creatura tanto amata.

    6. Ecco allora che l'uomo ha intravisto, e continua purtroppo a intravedere, in quanto

    altro da Dio almeno per il fatto di essere creatura, una strana possibilit: io sono

    altro da Dio in un qualche modo; lui mi ha creato, ma mi lascia libero, e allora ho

    un grande potere! Ho il potere di cercarmi un destino, un progetto, una vita, unangolo del cosmo tutto mio. Posso diventare arbitro assoluto del mio destino!.

    7. La possibilit intravista di diventare arbitro esclusivo del proprio destino, se

    perseguita con insistenza, porta, prima o dopo, a mettere in dubbio la reale

    consistenza dell'interesse di Dio per le proprie creature, e di conseguenza a ritenere

    che Dio sia indifferente all'uomo, o sia paradossalmente geloso delle proprie

    prerogative di Creatore, e via via, un colosso da abbattere per non avere nessuno

    cui dovere qualcosa, fino a pensare di poter concludere che questo Dio creatore non

    esista.

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    8. A questo punto anche la preghiera non ha pi alcun senso; la storia dell'uomo si

    potrebbe vedere proprio come una parabola discendente che si conclude con la

    negazione di Dio. Ma in effetti, quella prospettata al punto 7, non la conclusioneinesorabile della ricerca dell'uomo (per quanto sembri si sia verificata nella storia

    per molti uomini e intere generazioni); fondamentalmente solo un pericolo, una

    spada di Damocle, sotto la quale possiamo finire per nostra scelta e verso la quale

    ci sentiamo sempre in qualche grado attratti.

    Ecco la 'tensione' di cui ho parlato: la Fede ci spinge verso la preghiera e verso Dio,

    ci apre la strada alla Speranza di incontrarLo e all'impegno per accogliere l'Amore che ci

    offre, ma il dono della Libert in mano nostra ci rende possibile rifiutare sia la Fede, sia laSperanza, sia la Carit; e purtroppo noi, ogni momento della nostra vita, siamo in grado di

    arrogarci il diritto di appropriarci della Libert dono di Dio e farne un uso egoistico, con

    due risultati principali: snaturare la Libert29 trasformandola in schiavit del nulla e

    snaturare la nostra struttura, ontologicamente fondata in Cristo, pretendendo di poterla

    negare radicalmente (cio, annullare ci che , e non pu non essere)30.

    29 Di solito questo snaturare comincia equiparando la Libert dono per scegliere di Dio ad una inesistenteschiavit, il risultato , se vogliamo, paradossale: trasformiamo veramente la Libert attribuitaci da Dio in

    sudditanza verso noi stessi o verso il cosmo!30 Anche in questo caso cominciamo con il negare la nostra dipendenza ontologica da Cristo, massimaespressione dell'Amore di Dio, e finiamo con tentativi assurdi di gettarci nel nulla.

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    BIBLIOGRAFIA

    BORRIELLO L. - CARUANA E. - DEL GENIO M. R.- SUFFI N., Dizionario diMistica, Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 1998.

    GIOVANNI PAOLO II, Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice

    Vaticana, Citt del Vaticano 1992.

    GONZALEZ L. J., Sviluppo umano in pienezza - Teologia spirituale, Effat Editrice,

    Cantalupa (TO) 2007.

    MANZI F. . PAGAZZI G.C,Il pastore dell'essere, Cittadella Editrice, Assisi 2001.

    OCOLLINS G.. FARRUGIA E. G., Dizionario sintetico di teologia, LibreriaEditrice Vaticana, Citt del Vaticano 1995.

    PAGAZZI G. C. ,In principio era il legame, Cittadella Editrice, Assisi 2004.

    TERESA D'AVILA,Le fondazioni.

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    Indice generale

    INTRODUZIONE..................................................................................................................21 RELAZIONI: VIA DELLO SVILUPPO...........................................................................2

    1.1 Relazioni umane in pienezza.................................................................................21.1.1 Abilit per le relazioni...............................................................................21.1.2 Considerazioni personali: analogia della scuola, analogia dei sentieri e della

    meta.....................................................................................................................31.2 Relazioni teologali per la pienezza........................................................................4

    1.2.1 Metodo teologale.......................................................................................41.2.2 Circolo 'virt'-oso delle dinamiche teologali.............................................5

    1.3 Preghiera: dialogo in pienezza...............................................................................61.3.1 Dialogo filiale e amoroso in Fede e Speranza...........................................61.3.2 Considerazioni personali: la Fede prima fonte della preghiera.................7

    1.4 Apostolato: spinta verso la pienezza. Sviluppo mediante l'apostolato...................81.4.1 Sintesi e commento....................................................................................8

    2 PROCESSO DELLO SVILUPPO......................................................................................92.1 Tappe dello sviluppo umano in pienezza...............................................................9

    2.1.1 Come il testo articola e delinea le tappe dello sviluppo spirituale............92.1.2 Dinamiche teologali e Libert nelle prime tappe dello sviluppo spirituale10

    2.2 Ascesi: processo di liberazione personale............................................................112.2.1 Liberazione per l'amore...........................................................................112.2.1.1 Obiettivo/i.............................................................................................11

    2.2.1.2 Mezzi e tecniche...................................................................................112.2.1.3 Discernimento, fattore di controllo e misura del cammino ascetico....112.2.1.4 Flessibilit.............................................................................................112.2.2 Fede, Speranza e Carit nella liberazione individuale.............................112.2.2.1 Il legame con il mondo in Cristo e nell'uomo.......................................122.2.2.2 Uno strato dell'inconscio spirituale da far emergere nell'ascesi....... ....132.2.2.3 Fede liberata che libera.........................................................................15

    2.3 Processo di integrazione personale......................................................................152.3.1 Pensiero al servizio dell'amore................................................................152.3.1.1 Integrazione cerebrale e Fede...............................................................152.3.1.2 Purificazione.........................................................................................16

    2.3.1.3 Sviluppo delle capacit mentali............................................................162.3.1.4 Dilatare il pensiero mediante la Fede...................................................162.3.2 Fede e Amore: motori della crescita e dell'integrazione personale, e inneschi di

    un circolo virtuoso.............................................................................................172.4 Mistica: esperienza della pienezza.......................................................................17

    2.4.1 Attualit dei mistici..................................................................................172.4.2 Spunti per valorizzare la situazione dell'uomo contemporaneo, attraverso la

    Fede, la Speranza e la Carit come doni mistici................................................18CONCLUSIONE..................................................................................................................22APPENDICE: FEDE, SPERANZA, CARIT E LIBERT...............................................23BIBLIOGRAFIA..................................................................................................................25