“Aiutaci a rimanere nella Luce” - SALESIANI DON BOSCO · «Quali sono le persone che mi...

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Cari ragazzi e ragazze, concedetemi un minuto di attenzione, solo un minuto. Un’attenzione maggiore di quella che prestate normalmente a scuola per capire qua- le grande fortuna abbiamo di essere qui nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Adesso tutti fermi un nanosecondo e pensate: «Quali sono le persone che mi vogliono bene nella mia vita?». Prima risposta, bruttissima, che escludo a nome di tutti: «Nessuno mi vuole be- ne». Se qualcuno ha pensato questo per lui è una giornata terribile. Quindi tutti hanno pensato a persone che gli vogliono bene, davvero bene. Chi è che ha pensato a mamma e papà, tutti e due, alzi la mano. Possiamo consolarci, c’è ancora speranza per i genitori! Adesso vi faccio un’altra domanda: «C’è qual- cuno di voi che, tra le persone che vi vogliono bene, ha pensato a Gesù Cristo e a sua Mam- ma Maria?». Sì, c’è qualcuno... Ragazzi, la cosa straordinaria di questa festa è che noi credia- mo che Gesù mi vuole bene, pensa a me, mi aiu- ta a costruire il mio futuro e che sua Mamma, Maria Ausiliatrice (Maria è il suo nome, Ausi- liatrice significa colei che aiuta, che mi sostiene, che fa il tifo per me, che mi difende, che mi pro- tegge) mi vuole bene come suo Figlio, pensa alla mia vita e mi protegge tutti i giorni. Proteggere qualcuno perché costruisca un futuro bello non è semplicissimo. Per qualcu- no di voi l’Angelo Custode è già sudato fin dal mattino presto, perché proteggere qualcuno che non si metta nei guai non è semplicissimo. Maria dal cielo fa tutto questo. Don Bosco ci ha insegnato a chiamarla Ausiliatrice, cioè Co- lei che pensa a me. Basta dare uno sguardo a questo grande quadro che voi vedete qui da- vanti. Illustra quello che Don Bosco pensava di Maria e che ha fatto dipingere al pittore Lo- renzone. Gli ha detto: «Io voglio che tu dipin- ga Maria Santissima, la Madre di Dio, come una mamma». E così Lorenzone l’ha dipinta con il Bambino in braccio e la sua immagine è visi- bilissima da tutti coloro che entrano in Basili- ca perché Don Bosco ci teneva tanto che noi avessimo fiducia, speranza, confidenza con Lei esattamente come l’abbiamo con la nostra mamma terrena. Guardate il quadro: dove vedete Maria? Su una nuvola di luce. La luce è segno del Paradi- so. E Maria ha attorno una grande compagnia, hanno tutti l’aureola, segno non del mal di te- sta, ma che sono tutti in Paradiso. E in Paradi- so la cosa più evidente è che lì c’è Dio. Tutti i nostri guai e difficoltà passano perché Dio è presente. Don Bosco ha voluto proprio questa presenza di luce, cioè di Paradiso, attorno a Ma- ria. Maria è immersa nella luce, nella luce di Dio, simbolizzato dal triangolo e dalla colomba che richiama lo Spirito Santo. Tutto è immerso nel- la luce di Dio: quando noi siamo tristi, o siamo nel peccato, noi siamo al buio, c’è il buio den- tro di noi. Maria è nella luce e ci porta nella lu- ce di Dio, di suo Figlio. Guardate il quadro verso il basso: c’è un uo- mo con la barba e con la chiave in mano. Chi è? È San Pietro e l’altro con la spada in mano è San Paolo. Poi ci sono i quatto evangelisti: c’è un bel leone simbolo di Marco evangelista, un bue, simbolo di San Luca, e anche un’aquila simbolo di San Giovanni e tanti altri simboli. Maria, che è nella luce di Dio, ci aiuta a rima- nere nella luce di Dio attraverso i sacramenti. Poi in fondo al quadro c’è la collina di Superga, che era il simbolo di Torino (prima che venisse costruita la Mole Antonelliana). Don Bosco ha voluto mettere Superga, dove c’è una basilica de- dicata a Maria, perché la nostra città sia sotto la sua protezione, e sotto la sua guida che ci por- ta a Gesù. E sotto Superga, in fondo, ci siamo noi, c’è Valdocco, come era nel 1868. Quindi sotto l’Ausiliatrice, che nella prima lettura è dipinta come Colei che difende anche noi dal Maligno, dal diavolo, dal peccato, c’è Valdocco. Nel Vangelo, invece, abbiamo ascoltato co- me Maria ha aiutato suo Figlio nel compiere il primo miracolo alle nozze di Cana ridonando a tutti la gioia, la gioia di essere cristiani. Don Bosco ha fatto dipingere quello che lui stesso portava nel cuore. Fidatevi di Dio, fidatevi della Madre di suo Figlio, che vi protegge. Lasciate- vi guidare dalla presenza di Maria, come dalla presenza di una mamma, perché questa Mam- ma veglia su di voi, veglia su Torino, e ci aiuta ad andare in Paradiso. Amen. Don Stefano Martoglio, SDB 1 “Aiutaci a rimanere nella Luce” Omelia dell’Ispettore dei salesiani del Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania per le scuole di Valdocco

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Cari ragazzi e ragazze,concedetemi un minuto di attenzione, solo un

minuto. Un’attenzione maggiore di quella cheprestate normalmente a scuola per capire qua-le grande fortuna abbiamo di essere qui nellaBasilica di Maria Ausiliatrice.

Adesso tutti fermi un nanosecondo e pensate:«Quali sono le persone che mi vogliono benenella mia vita?». Prima risposta, bruttissima, cheescludo a nome di tutti: «Nessuno mi vuole be-ne». Se qualcuno ha pensato questo per lui è unagiornata terribile. Quindi tutti hanno pensato apersone che gli vogliono bene, davvero bene. Chiè che ha pensato a mamma e papà, tutti e due,alzi la mano. Possiamo consolarci, c’è ancorasperanza per i genitori!

Adesso vi faccio un’altra domanda: «C’è qual-cuno di voi che, tra le persone che vi voglionobene, ha pensato a Gesù Cristo e a sua Mam-ma Maria?». Sì, c’è qualcuno... Ragazzi, la cosastraordinaria di questa festa è che noi credia-mo che Gesù mi vuole bene, pensa a me, mi aiu-ta a costruire il mio futuro e che sua Mamma,Maria Ausiliatrice (Maria è il suo nome, Ausi-liatrice significa colei che aiuta, che mi sostiene,che fa il tifo per me, che mi difende, che mi pro-tegge) mi vuole bene come suo Figlio, pensaalla mia vita e mi protegge tutti i giorni.

Proteggere qualcuno perché costruisca unfuturo bello non è semplicissimo. Per qualcu-no di voi l’Angelo Custode è già sudato fin dalmattino presto, perché proteggere qualcunoche non si metta nei guai non è semplicissimo.Maria dal cielo fa tutto questo. Don Bosco ciha insegnato a chiamarla Ausiliatrice, cioè Co-lei che pensa a me. Basta dare uno sguardo aquesto grande quadro che voi vedete qui da-vanti. Illustra quello che Don Bosco pensava diMaria e che ha fatto dipingere al pittore Lo-renzone. Gli ha detto: «Io voglio che tu dipin-ga Maria Santissima, la Madre di Dio, come una

mamma». E così Lorenzone l’ha dipinta con ilBambino in braccio e la sua immagine è visi-bilissima da tutti coloro che entrano in Basili-ca perché Don Bosco ci teneva tanto che noiavessimo fiducia, speranza, confidenza con Leiesattamente come l’abbiamo con la nostramamma terrena.

Guardate il quadro: dove vedete Maria? Suuna nuvola di luce. La luce è segno del Paradi-so. E Maria ha attorno una grande compagnia,hanno tutti l’aureola, segno non del mal di te-sta, ma che sono tutti in Paradiso. E in Paradi-so la cosa più evidente è che lì c’è Dio. Tutti inostri guai e difficoltà passano perché Dio èpresente. Don Bosco ha voluto proprio questapresenza di luce, cioè di Paradiso, attorno a Ma-

ria. Maria è immersa nella luce, nella luce di Dio,simbolizzato dal triangolo e dalla colomba cherichiama lo Spirito Santo. Tutto è immerso nel-la luce di Dio: quando noi siamo tristi, o siamonel peccato, noi siamo al buio, c’è il buio den-tro di noi. Maria è nella luce e ci porta nella lu-ce di Dio, di suo Figlio.

Guardate il quadro verso il basso: c’è un uo-mo con la barba e con la chiave in mano. Chiè? È San Pietro e l’altro con la spada in mano èSan Paolo. Poi ci sono i quatto evangelisti: c’èun bel leone simbolo di Marco evangelista, unbue, simbolo di San Luca, e anche un’aquilasimbolo di San Giovanni e tanti altri simboli.Maria, che è nella luce di Dio, ci aiuta a rima-nere nella luce di Dio attraverso i sacramenti.

Poi in fondo al quadro c’è la collina di Superga,che era il simbolo di Torino (prima che venissecostruita la Mole Antonelliana). Don Bosco havoluto mettere Superga, dove c’è una basilica de-dicata a Maria, perché la nostra città sia sottola sua protezione, e sotto la sua guida che ci por-ta a Gesù. E sotto Superga, in fondo, ci siamonoi, c’è Valdocco, come era nel 1868.

Quindi sotto l’Ausiliatrice, che nella prima lettura è dipinta come Colei che difende anchenoi dal Maligno, dal diavolo, dal peccato, c’èValdocco.

Nel Vangelo, invece, abbiamo ascoltato co-me Maria ha aiutato suo Figlio nel compiere ilprimo miracolo alle nozze di Cana ridonandoa tutti la gioia, la gioia di essere cristiani. DonBosco ha fatto dipingere quello che lui stessoportava nel cuore. Fidatevi di Dio, fidatevi dellaMadre di suo Figlio, che vi protegge. Lasciate-vi guidare dalla presenza di Maria, come dallapresenza di una mamma, perché questa Mam-ma veglia su di voi, veglia su Torino, e ci aiutaad andare in Paradiso.

Amen.Don Stefano Martoglio, SDB

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“Aiutaci a rimanere nella Luce”Omelia dell’Ispettore dei salesiani del Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania per le scuole di Valdocco

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Fate quello che Egli vi diràOmelia dell’Arcivescovo di Torino

L’episodio di Cana di Galilea, in cui Gesù tra-muta l’acqua in vino per la gioia di due giova-ni sposi, è molto noto e ricco di un messaggioche vede Maria, la Madre di Cristo, protagoni-sta di quella preghiera di intercessione che rap-presenta per tutti i credenti un punto fermo nel-le loro necessità materiali e spirituali.

Maria, infatti, presente con il Figlio e i suoidiscepoli al pranzo di nozze, si accorge, unicain mezzo a tanti commensali, che viene a man-care il vino. Una festa di nozze senza vino ri-schia di rovinare, agli occhi degli invitati, la re-putazione degli sposi e delle loro famiglie, met-tendoli in grave difficoltà.

Lo sguardo vigile e il cuore aperto dellaMadre, che dice al Figlio: «Non hanno più vi-no», rimedia a questa situazione. Un’espres-sione carica di preoccupazione, ma anche difiducia in ciò che Gesù può fare per risolvereil problema nel modo migliore. Maria espri-me così la sua fede nel Figlio e intercede per-ché la gioia degli sposi e il pranzo non pren-dano una piega diversa e incresciosa rispettoalle attese di tutti.

Ma Gesù sembra non accogliere questo in-vito quando risponde: «Non è ancora giunta lamia ora». Un’espressione che, nel Vangelo diGiovanni, indica il momento della glorificazio-ne di Gesù, la sua croce, il segno massimo del-la gloria di Dio nella storia dell’umanità.

Al momento dell’ingresso a Gerusalemme,prima della Pasqua, egli esclamerà: «È giuntal’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. Pa-dre glorifica il tuo nome».

Fissata dal disegno del Padre, l’ora non puòessere anticipata. Possiamo qui intuire il gran-de mistero della Maternità di Maria, che ottie-ne dal Figlio e dal Padre quello che nessunoavrebbe potuto avere. La potente intercessionedi Maria fa sì che l’ora della gloria di Dio sia an-ticipata, e il miracolo che Gesù compirà ne sa-rà l’annunzio simbolico.

La Madre, dunque, non si lascia scoraggia-re dal rifiuto del Figlio e dice ai servi: «Fate quel-lo che egli vi dirà». E il miracolo avviene. Gesùcambia l’acqua in vino, il più buono, così gustosocome mai i commensali avevano bevuto. È il vi-no buono della grazia, che porta gioia agli spo-si e a tutti coloro che credono in Cristo. Egli sirivela come lo sposo dell’umanità nuova, laChiesa, che trae gioia e ricchezza di amore dal-la sua morte e risurrezione.

Questo episodio viene ricordato in modoparticolare quando si celebrano le nozze nelsacramento del matrimonio, perché mostra laprossimità di Maria e del suo Figlio Gesù ver-so gli sposi e le famiglie che si trovano in diffi-coltà.

La presenza del Signore e la preghiera di Ma-ria sostengono il cammino sponsale e fanno sì

che mantenga in se stesso quell’unità e fedeltàstabilita dal patto nuziale, quell’amore spu-meggiante di gioia e carico della speranza diuna vita buona e riuscita.

Alla scuola di Maria, nostra Madre, imparia-mo a renderci attenti e solerti verso tante fami-glie che soffrono a causa di fatiche e difficoltàmateriali o morali che le affliggono.

Ci affidiamo a Lei, Madre amorevole e vigi-le, pronta a intervenire per la gioia e il bene deisuoi figli. Per questo accogliamo il suo invito, cheripete anche a noi: fate quello che il mio Figliovi dirà.

È la condizione di fede necessaria per otte-nere, mediante l’intercessione della Madre diDio, quelle grazie necessarie a dare serenità,unità e amore alle nostre case e alle nostre co-munità.

Maria ha cercato e trovato il regno di Dio nel-la fede, nel servizio di Dio e nella continua ob-bedienza alla sua volontà. Per questo sa anchepreoccuparsi, e in modo efficace, delle necessi-tà materiali degli sposi di Cana. Perché la fedee l’amore di Dio, se riempiono il cuore, lo apro-no anche all’amore degli altri fino al dono to-tale di sé.

Se nella propria casa non si ritorna a nutri-re, con la preghiera e l’ascolto della Parola delSignore, l’amore, il dialogo tra genitori e figli ela stessa vita di lavoro e di amicizia, ogni crisiche investe la realtà dell’esistenza quotidiana, siaessa di ordine economico, morale o sociale, ag-graverà anche le condizioni di stabilità e di uni-tà delle famiglie e toglierà loro ogni capacità direagire con forza e speranza.

Se il Signore non edifica la nostra casa, in-vano andiamo a lavorare di giorno e anche di

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una grande ricchezza di relazioni sincere e ve-re verso Dio e verso gli altri. Per Gesù e suaMadre Dio conta più di tutti e di tutto. E pro-prio per questo le persone valgono più di ognialtra cosa al mondo. Chi ama Dio non può non

amare il prossimo, perché dentro il suo cuorelo Spirito agisce e conduce a questa unità.

Ce lo dimostra l’episodio di Cana: la felicitàe la tranquillità dei due sposi diventa la sceltapiù importante per Maria, che per questo si im-pegna affinché esse siano assicurate alla giovanefamiglia.

Lo stesso vale per Cristo suo Figlio, che con-sumava tutta la sua giornata nell’incontro coni malati, i sofferenti, i bisognosi di cure spiritualie fisiche, nella visita alle famiglie e alle comuni-tà, per portare amicizia, dialogo, condivisione.

Gesù e Maria ci insegnano che le relazionibuone e sincere tra le persone danno gusto esperanza alla vita, sono il più bel dono che pos-siamo ricevere e donare ogni giorno a chi ci èvicino o incontriamo in famiglia, nel lavoro, nelconcreto degli ambienti e delle situazioni.

In questa visione cristiana dei rapporti reci-proci, l’altro, fosse anche il nemico, lo stranie-ro, l’avversario, è sempre considerato un fratel-lo, non una minaccia alla propria libertà. La di-versità non è considerata una barriera che chiu-de dentro un cerchio ristretto di relazioni conchi è dei “nostri”, ma un’opportunità per cre-scere e costruire assieme nuove forme di vita,anche sociale, rendendo possibile per tutti unfuturo migliore, solidale e pacifico.

Chiediamo alla Madonna Ausiliatrice di aiu-tarci a vivere e testimoniare, come ha fatto lei,il nostro servizio in casa e verso chi è nel biso-gno, con fede nel Signore e spirito di attenta cu-ra e fraternità così da stupirci, come è succes-so al Maestro di tavola della casa di Cana, del-le opere compiute dal Signore grazie alla nostrapiccola ma forte fede in Lui.

✠ Mons. Cesare Nosiglia

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notte: prima o poi, infatti, la casa andrà in ro-vina, perché sarà come edificarla sulla sabbia.

Per questo Gesù ci dice: «Che vale all’uomopossedere il mondo intero, se poi perde se stes-so?», «La vita vale più del cibo e del vestito...perché dunque vi affannate per accumulare te-sori sulla terra dove i ladri li rubano e la tigno-la li consuma? Chi di voi può aggiungere ancheun’ora sola alla sua vita? Cercate dunque anzi-tutto il regno di Dio e la sua giustizia e il restovi sarà dato in aggiunta».

È una parola forte, che va certamente con-trocorrente, perché pone una scala di valori chenon corrispondono a quelli reclamizzati e indottidai messaggi dominanti della cultura e del mon-do che ci circonda, dove spesso la cura dello spi-rito conta molto meno di quella del corpo e laricerca dei beni spirituali ed eterni è considera-ta un’astrazione rispetto alla concretezza deibeni materiali e quotidiani, di cui pure abbiamobisogno.

La ricerca e l’incontro con Dio, la preghiera,l’osservanza dei comandamenti, la vita spiri-tuale sono visti come una fuga dal reale e po-co produttivi per l’esistenza quotidiana, tutta ri-volta a dare risposte concrete ai problemi cheassillano le persone nei loro bisogni materiali esociali.

Alla luce della crisi economica in atto, gene-rata dall’esasperazione del principio che «i sol-di si fanno con i soldi e i bilanci devono sem-pre crescere», anche a costo di sacrificare im-prese e lavoratori all’idolo di un profitto illimi-tato, questo riferimento evangelico può daresperanza e coraggio per costruire un mondonuovo e diverso. Occorre nutrire fiducia nel be-ne e nella forza della verità e dell’amore di Dio,che guida le azioni degli uomini retti e che, pri-ma o poi, ripaga sempre chi affida alla sua gui-da la propria coscienza e il proprio agire.

Il criterio evangelico del cercare prima di tut-to il Regno non significa uscire dal mondo, maoperare dentro di esso per indirizzarlo al bene,al vero e al giusto, pagando anche il prezzo del-la coerenza alla propria coscienza e ai principiche la fede ispira.

Significa soprattutto inserire il proprio agirein quell’orizzonte del bene per tutti, che è ancheil bene di ciascuno. Si può anche essere ricchi dasoli, ma per esser felici occorre essere almeno indue. La ricchezza, infatti, può essere usata no-nostante e anche contro gli altri, ma la felicità,se non è di tutti, non è di nessuno. Si può esse-re ricchi tra i poveri, ma non felici tra gli infelici.

La sobrietà fa parte della virtù cristiana del-la penitenza e del sapersi accontentare del po-co, di ciò che è utile per se stessi e la propriafamiglia, mentre la ricerca di uno status socia-le sempre più elevato spinge al desiderio di ap-parire, di essere più belli, più forti, più felici...perché più ricchi. Mentre in realtà si diventaschiavi delle cose e dipendenti da esse, fatican-do e vivendo in funzione di una crescita delpossesso di beni e di un continuo rincorrere lemode di turno.

La sobrietà, infine, riguarda anche il sapien-te uso del danaro e delle risorse, puntando al-l’essenziale ed educando le nuove generazionia fare altrettanto. L’educazione a stili di vita so-bri e buoni è oggi uno dei primi impegni dei ge-nitori e degli educatori nei confronti dei ragaz-zi e dei giovani.

Lo stile di vita di Gesù e di Maria, che ci vie-ne descritto nel Vangelo, è caratterizzato dallasemplicità e dalla povertà di mezzi, ma anche da

In senso orario:– La statua di Maria Ausiliatrice, dopo la pro-cessione, rientra in Basilica.– Al termine della processione, l’Arcivescovo diTorino mons. Cesare Nosiglia propone la rifles-sione conclusiva.– Attorno all’Arcivescovo alcuni dei molti sacer-doti presenti alla processione.– Un gruppo di giovani presenti alla festa.

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Un’ampia fotocronaca

della festa è sul sito:

www.donbosco-torino.it

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Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,sono molto contento di celebrare con voi

questa eucaristia nella Festa di Maria Ausiliatri-ce, proprio qui a Torino, in Valdocco, dove ilnostro amato padre Don Bosco ha vissuto elavorato, dove ha voluto lasciare questa splen-dida Basilica come espressione della sua rico-noscenza alla Madonna, che considerava la ve-ra fondatrice della sua opera a favore dei gio-vani, della Congregazione e di tutta la FamigliaSalesiana. L’eucaristia è il momento più signifi-cativo per presentare il nostro “Grazie” al Si-gnore ed è bello che questo ringraziamentopassi per le mani di Maria Ausiliatrice.

La sua presenza materna è un grande donoper il Mondo, per la Chiesa, per l’Istituto delleFiglie di Maria Ausiliatrice, per tutte le Comuni-tà Religiose, per le Comunità Educative deglioratori e dei collegi, delle case di accoglienza edi tutte le presenze che sparse nel mondo svol-gono la missione di rendere presente, visibile edefficace l’amore preveniente di Dio attraversol’educazione, l’evangelizzazione, la promozio-ne umana, l’impegno sociale.

Questa missione apostolica sorge dall’eser-cizio di sovranità del Signore Risorto, che ci haassegnato il mondo, tutto il mondo e non so-lo il mondo giovanile, come terra di missione.È questa missione, che Don Bosco ha iniziatoe sviluppato qui a Valdocco, che ci situa nelcuore della Chiesa e ci pone interamente al ser-vizio della sua missione.

«Solo se Gesù è risorto, è avvenuto qual-cosa di veramente nuovo che cambia il mon-do e la situazione dell’uomo. Allora Egli, Gesù, diventa il criterio del quale ci possiamofidare. Poiché allora Dio si è veramente ma-nifestato».

Questa citazione dall’ultimo libro di JosephRatzinger, Papa Benedetto XVI, sul significatodella Risurrezione di Gesù, fondamento dellafede cristiana e del suo impegno nella trasfor-mazione del mondo, oltre ad essere il caposal-do della nostra vita cristiana e consacrata e l’ori-gine della nostra missione nel mondo, è parti-colarmente illuminante nel momento storicoche stiamo vivendo.

Innanzitutto stiamo assistendo alla cosid-detta “primavera araba”, che come vento impe-tuoso scatenato il 25 gennaio in Egitto si è pro-pagato rapidamente nel Nord Africa e nel Me-dio Oriente. Il movimento, iniziato da giovani de-siderosi di avere più libertà, più rispetto dei di-ritti umani e più opportunità di lavoro, ha su-scitato la speranza che le proteste potesseroportare alla caduta di governi dittatoriali e au-tocrati e facessero fiorire la democrazia. Oggi,dopo quattro mesi, il futuro continua ad esse-re incerto: le rivolte in Egitto non si fermano el’esercito non è tanto disposto a cedere il po-tere reale; la Tunisia non riesce a trovare una viadi governo accettabile e rispondente alle aspet-tative; aumenta il numero dei morti in Siria, Ye-men e Bahrein; la guerra civile in Libia si pro-lunga senza che l’intervento internazionale gio-vi a trovare una via di soluzione. Nel frattempo

i gruppi musulmani divengono più assertivi, cer-cando di strappare dalle mani dei giovani il ten-tativo del rinnovamento sociale, e la situazionedelle minoranze cristiane torna ad essere pre-caria e potrebbe peggiorare.

Poi il fortissimo terremoto, seguito da un de-vastante tsunami, che l’11 marzo ha colpito ilNord Est del Giappone, lasciando dietro di sédistruzione e migliaia di morti. Esso ha pure ca-gionato una grave preoccupazione per il con-trollo delle centrali nucleari, che rende necessarionon soltanto lo spostamento di migliaia di per-sone, ma che conduce pure a una riflessione sul-l’energia nucleare e il suo rapporto con i fabbi-sogni della società, la sicurezza dell’umanità ela salvaguarda del creato.

Cari fratelli e sorelle, Dio ci parla attraversola creazione e la storia, anche se la loro paroladeve essere decifrata dalla Rivelazione, in par-ticolare dalla Risurrezione del Signore Gesù. Ineffetti, come dice il Papa: «Solo se Gesù è risor-to, è avvenuto qualcosa di veramente nuovoche cambia il mondo e la situazione dell’uomo.Allora Egli, Gesù, diventa il criterio del quale cipossiamo fidare. Poiché allora Dio si è vera-mente manifestato».

La nostra vita, intesa come testimonianza emissione, deve portare speranza, salvaguardiadel creato, rinnovamento del mondo, pace e ri-conciliazione, libertà. Ciò è possibile a condizionedi porre al centro l’uomo e la sua dignità, diaprire le porte alla partecipazione nelle struttu-re della società, di educare alla diversità, all’ac-coglienza, alla giustizia, al perdono. Le attese dicambiamento, le aspirazioni e gli ideali degliuomini e delle donne del nostro tempo, non

possono essere né procrastinati e meno chemeno traditi o sequestrati da coloro che vor-rebbero ad ogni costo mantenere il potere o im-piantare nuovi regimi, sotto il pretesto di curadella stabilità sociale.

Sempre di più il nostro amore al creato e al-la storia, come espressione del nostro amore aDio e all’umanità, deve cercare di toccare il cuo-re della cultura e trasformarla con l’energia delVangelo.

Non sono tempi facili questi che viviamo, manon siamo soli. Gesù ci ha lasciato come ma-dre la sua propria Madre, che ci cura, guida eprotegge.

Maria, Madre della Chiesa eAusiliatrice dei Cristiani

La Madonna infatti è stata per Don Boscouna presenza assai viva dal momento del “so-gno dei nove anni”, nel quale Egli la accolse co-me Madre e Maestra sotto la cui disciplina siandò modellando il suo cuore di pastore deigiovani.

Egli era solito dire: «Non possiamo errare: èMaria che ci guida».

In lui erano radicate alcune chiare convin-zioni.

Che Maria gli era stata sempre vicina.Che come ispiratrice e guida, lo aveva ac-

compagnato, con segni visibili di benevolenzae di protezione, nella fondazione e nello svi-luppo della Congregazione, dell’Istituto delleFMA e di tutta la Famiglia salesiana. «Tutto èopera della Madonna», esclamava. Essa è «fon-

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«La Madre dice: “Fate quello che vi dirà”»Omelia del Rettor Maggiore dei salesiani

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datrice e sostenitrice delle nostre opere», no-stra «guida» sicura.

Che come Madre e Maestra lo aveva sempresostenuto con la stessa premurosa bontà, giàmanifestata nell’episodio di Cana (cf. Gv 2, 1-11).

Che era stata Lei a guidarlo, passo dopo pas-so, ad elaborare un progetto educativo univer-salmente valido per la formazione della gio-ventù: il Sistema Preventivo (cf. Costituzioni sa-lesiane 20).

Maria nostro modelloA Maria noi ci riferiamo anche come “popo-

lo in cammino”, come cristiani che ogni giornoaffrontano il combattimento della vita cercan-do di interpretare la propria esistenza secondoil cuore di Dio. In questo Maria ci è di grandeaiuto e si propone a noi come modello da imi-tare. Vorrei qui richiamare alla vostra attenzio-ne quattro lineamenti tipici che caratterizzanoMaria come “Donna di Dio”. Atteggiamenti checostituiscono la sua bellezza più vera e che noisiamo chiamati a coltivare ed imitare:– la sua vita di fede, come capacità di apertu-ra e di accoglienza della volontà di Dio, ben te-stimoniata nei Vangeli, specialmente dall’An-nunciazione; la sua sollecitudine per i bisogno-si, coloro che proprio a causa della loro pover-tà o abbandono hanno più bisogno di speri-mentare che Dio li ama, come Essa fece visitandosua cugina o stando attenta a quanto succede-va nel banchetto di Cana;– la sua fedeltà nella prova, che è allo stessotempo rivelazione che la salvezza si trova nellacroce e partecipazione alla sofferenza, che Ma-ria apprese e visse stando ai piedi della croce;la sua gioia per le meraviglie operate dal Padre,avendo constatato la fedeltà di Dio alle sue pro-messe e le meraviglie realizzate in noi e, permezzo nostro, nei giovani, che Maria plasmò nelcanto del “Magnificat”.

A cosa ci chiama Maria?Abbiamo appena ascoltato il Vangelo di Ca-

na. Questa parola del Vangelo così ricca di sim-boli e segni messianici è, oggi, un appello deltutto particolare per tutti noi, per sapere cosadobbiamo fare nel momento storico che ci toc-ca vivere.

Il racconto evangelico ci presenta Maria che,da vera donna, piena di bontà, è attenta ai mi-nimi dettagli, si rende conto della mancanza delvino e capisce che la gioia è a rischio. Tutta lascena è ricolma di evocazioni bibliche carichedi simbolismo. Si deve ricordare che la salvez-za è dipinta in più di un testo profetico comeun banchetto abbondante di vini raffinati (cf. Is25, 6), per un popolo privato del vino della fe-licità e della sapienza (cf. Is 55, 1-3), e che lo stes-so Gesù riprenderà l’immagine in una parabo-la in cui paragonerà la felicità con la partecipa-zione al banchetto del Regno di Dio (cf. Mt 22,1-10; Lc 14, 15-24).

Tuttora, la grandezza di Maria consiste – perl’evangelista – nella sua capacità di scoprire, as-sieme al disagio di quella coppia sprovvista, lapresenza di Gesù e di orientare verso di Lui:«Fate quello che vi dirà» (v. 5).

A sua volta, Gesù – che prima aveva reagitoun po’ duramente con sua Madre – intervienee distribuisce effettivamente il “vino migliore” diquella felicità promessa per la fine dei tempi,

come segno della pienezza della vita, della gio-ia e della felicità che lui ha portato al mondo. Ilvino nuovo dell’alleanza è l’amore, ma questodipende dalla glorificazione finale del messia, daquella “ora” che, attraverso la morte, porterà acompimento il mistero della manifestazione de-finitiva di Dio: «Gesù, sapendo che era giunta lasua ora di passare da questo mondo al Padre,dopo aver amato i suoi che erano nel mondo,li amò sino alla fine» (Gv 13, 1).

Maria appare a Cana come credente e comegeneratrice di fede, come educatrice della fededei discepoli in virtù della propria fede che l’haportata a indurre Gesù a compiere segni che ri-

velano la presenza di Dio, la sua salvezza. Di-ce, infatti, il testo di Giovanni che, grazie al mi-racolo operato per sua intercessione, i discepolicredettero in lui.

Alla scuola di Cana, Maria ci insegna, da Ma-dre e Maestra, quattro atteggiamenti importantiper la nostra vita di credenti:– In primo luogo, a condividere le vicissitudi-ni degli uomini e delle donne. Nella sua sem-plicità, è eloquente la forma con cui comincia ilracconto: «Ci fu uno sposalizio a Cana di Gali-lea e c’era la Madre di Gesù». Significa farsi so-lidali con le angosce e le tristezze, con le spe-ranze e le gioie dei nostri contemporanei. Dun-que nel momento presente non possiamo man-tenerci indifferenti alla immane sofferenza o al-le speranze di milioni di persone nel mondo.– In secondo luogo, a essere attenti ai bisognidegli altri, a vivere non incentrati su noi stessima sugli altri. Il fatto che venisse a mancare ilvino e che Maria se ne preoccupasse: «La Ma-dre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”» èuna prova della sua capacità di osservazioneper notare quello che manca. Significa conoscerela realtà e le implicazioni: la mancanza di vinopone a rischio la continuità della festa e signi-fica la fine della gioia.– In terzo luogo, a scoprire la presenza di Ge-sù e a orientare verso di Lui, come l’unico chepuò rispondere ai nostri bisogni più profondie ai problemi esistenziali. Maria quasi spariscedalla scena dopo aver detto ai servi: «Fate quel-lo che vi dirà». Significa lasciare a Gesù il postoche gli corrisponde: è lui il messia, il Cristo, co-lui che fa abbondare il vino buono, il senso del-la vita e la sua pienezza nell’amore.– In quarto luogo, ad essere credenti e credi-bili, così che sia la nostra propria fede quella cherende possibile la fede di altri. Il testo di Gio-vanni mette una piccola nota che sembrerebbemeramente redazionale, ma che ha una forza ca-techistica: «Così Gesù diede inizio ai suoi mira-coli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloriae i suoi discepoli credettero in lui». Significa col-laborare con la propria fede perché gli altri pos-sano accedere alla fede.

Tutto questo è una chiamata, ancora una vol-ta mediata da Maria, all’ascolto di Gesù: “Fatequello che Egli vi dirà”. Ed è pure un invito adessere noi stessi nel mondo il “vino nuovo” delRegno.

Tutti noi, cari fratelli e sorelle, che abbiamoavuto il dono di una formazione ed educazio-ne ricca di valori autenticamente umani e cristia -ni, siamo chiamati ad essere questo vino nuo-vo. Persone nuove, capaci di propagare il beneche ha toccato e formato la nostra vita e farpercepire la fede che illumina i nostri cuori. Co-sì saremo, se accoglieremo in noi il “modo di es-sere e di vivere di Maria”.

In questa festa di Maria Ausiliatrice voglia-mo accogliere tutte le gioie e le speranze, le sof-ferenze e le angosce dell’umanità, e portarle al-l’altare e per intercessione della nostra dolceMadre presentarle al suo Figlio, appunto comefece nelle nozze di Cana.

Maria è la donna che portandoci a Gesù cirioffre poi al mondo, come il vino nuovo cheporta la letizia, come testimoni nuovi della vitapiù vera e della gioia più profonda.

Invoco su tutti voi la benedizione di Maria Au-siliatrice. Sia Lei a continuare a guidare, ac-compagnare e proteggere l’Umanità, la Chiesae l’intera Famiglia Salesiana. Amen.

Don Pascual Chávez Villanueva, SDB

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