ais veneto

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veneto Periodico informativo dell’Associazione Italiana Sommelier del Veneto www.aisveneto.it Anno 12 - Numero 4 - Dicembre 2010 - Periodico Trimestrale - Poste Italiane S.p.A./Sped.A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) - art.1 comma1 - DCB PD - Contiene I.P. - Prezzo di copertina 2,5 Con “Naturalmente Venezia” il biologico si presenta VINI BIO A VENEZIA Ad Auronzo la prima Coppa regionale Ais di sci SOMMELIER SULLA NEVE Grande attesa per l’evento clou di Ais Veneto VENETO 300 x 100 Il mondo enologico e le guide sul vino: un rapporto di amore e odio. Della loro reale utilità ne parliamo in un confronto fra chef, enotecari, produttori e comunicatori 04/10 Guidati dalle guide

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Periodico informativo dell’Associazione Italiana Sommelier del Veneto • www.aisveneto.it

Anno 12 - Numero 4 - Dicembre 2010 - Periodico Trimestrale - Poste Italiane S.p.A./Sped.A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) - art.1 comma1 - DCB PD - Contiene I.P. - Prezzo di copertina € 2,5

Con “Naturalmente Venezia” il biologico si presenta

VINI BIO A VENEZIA

Ad Auronzo la prima Coppa regionale Ais di sci

SOMMELIER SULLA NEVE

Grande attesa per l’evento clou di Ais Veneto

VENETO 300 x 100

Il mondo enologico

e le guide sul vino:

un rapporto

di amore e odio.

Della loro reale utilità ne

parliamo in un confronto

fra chef, enotecari,

produttori e comunicatori

04/10

Guidati dalle guide

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Il luogo dell’anima.

www. b o l l a . i t

“Soave Bolla binomio che significa vino italiano.”

Guida Vini d’Italia 1989

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l’app

untodi Dino Marchi

[email protected]

Cari amici dell’Ais Veneto, questo numero di fine anno si presenta ricco di notizie e avvenimenti, frutto di un’annata intensa e caratterizzata da molteplici attività. Segno che stiamo procedendo con grande entusiasmo e a passo spedito verso il raggiungimento dei nostri obiettivi. Un ringraziamento va a tutti i delegati, che non si sono limitati alla semplice routine del post-elezioni, e a tutti i colla-boratori che, con la loro opera, facilitano il cammino sui percorsi che ci siamo prefissati. Il 2010 si è caratterizzato come un periodo soddisfacente, in cui non ci siamo mai fermati ma abbiamo sempre proposto nuove e valide iniziative. Ed è stato anche l’anno delle elezioni nazionali, con la nomina di un nuovo nucleo dirigenziale che ha dimostrato subito la volontà di rinnovare la nostra associazione con idee moderne atte a farla crescere e a farle riconoscere il ruolo importante che le spetta. Abbiamo piena fiducia nell’entusiasmo del nuovo presidente nazionale, Antonello Maietta, del quale condivi-diamo il programma, che sarà sicuramente integrato e completato prendendo in considerazione anche le proposte dei vari presidenti regionali. A lui va il mio personale augurio di un buon lavoro, in nome della crescita di una grande realtà come la nostra. Torna anche il tradizionale e gioioso appuntamen-to della cena di Natale, che festeggeremo, com’è tipico del nostro spirito, tutti insieme.Ma in questo numero natalizio trovano spazio anche le anticipazioni relative agli appuntamenti pre-visti per il 2011, da fissare e mettere in agenda. A partire da quello proposto dalla delegazione di Venezia, che organizzerà a febbraio un evento speciale dedicato ai vini naturali. Obiettivo è quello di rivolgere l’attenzione ad un mondo che sta avanzando rapidamente e, contando sempre più numerosi estimatori attenti alle nuove evoluzioni, introdurre un settore che vuole far breccia basandosi su di una nuova filosofia, senza ricorrere per forza a forme di estremismo. “Naturalmente Venezia” rappre-senterà quindi un’eccellente vetrina, ricca di novità utili per la nostra “sete di conoscenza”.Il nostro evento clou, “Il Veneto al 300x100”, ci attende invece il prossimo 12 marzo, sempre nella sede di Susegana e del Castello di San Salvatore, con importanti novità e con una selezione curata sapientemente dai nostri degustatori ufficiali. Inoltre, offriremo uno spazio importante ai vini presen-tati durante l’anno nella nostra rubrica “Enovità”. Non dimentichiamo poi la necessità di continuare a promuovere l’immagine dell’Ais Veneto. L’uso di strumenti come il sito internet e la televisione rappresenta la soluzione più indicata per migliorare ed aumentare la visibilità dell’associazione, anche in virtù di tutto il lavoro svolto finora dal gruppo che anima la rivista. Risultato evidente di questo genere di sforzo è il fatto che siamo contattati quasi giornalmente dai vari enti istituzionali regionali che propongono di stringere rapporti di collaborazione. Ma sono tante altre le novità in serbo per il prossimo futuro, sempre all’insegna del non accontentarsi di quanto ottenuto finora.Un caro saluto e un augurio di Buon Natale a tutti voi e alle vostre famiglie e l’auspicio di un 2011 che vi possa portare le soddisfazioni che attendete. Il vostro affezionatissimo Dino Marchi.

Un 2010 ricco di avvenimenti, con le

elezioni nazionali e la rielezione del gruppo regionale. Che avrà

la sua degna conclusione con la consueta Cena di Natale. E grandi

eventi ci attendono nel 2011, da mettere

subito in agenda

Bilancio di fine anno

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venetodicembre

in questo numeroLe OpinioniL’appunto di Dino Marchi 3

AssociazioneTorna “Il Veneto al 300 x 100” 13

Sapori Italiani, vetrina di prestigio 14

5° Concorso Enologico Sapori Italiani 16

Maietta alla guida di Ais nazionale 17

Naturalmente bio 19

I nuovi consigli di delegazione 23

Bonera, il numero uno 26

FocusQuanto ci guidano le guide? di Paolo Colombo 28

Pagine AISNotizie, avvenimenti, curiosità dalle Delegazioni territoriali venete 35

Cronache del Gusto La forza del terroir: Terradeiforti Doc 60

Prosecco Superiore: tutti i numeri 62

RubricheLa bacheca 6

Enovità a cura di Marco Aldegheri 8

Mondo Olio a cura di Fabio Poli 12

Lavorincorso: Micro vinificazioni del Verduzzo Trevigiano di S. Soligo e E. Serafin 57

Il Goloso Curioso: I menù del benessere di Morello Pecchioli 59

Letto per voi 63

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IL SOMMELIER VENETOORGANO DELL'ASSOCIAZIONE

ITALIANA SOMMELIER DEL VENETO

PROPRIETARIO ED EDITOREASSOCIAZIONE ITALIANA

SOMMELIER DEL VENETOVIA ROMA, 45/2

31044 MONTEBELLUNA (TV)

PRESIDENTEE DIRETTORE RESPONSABILE

DINO MARCHI

REALIZZAZIONE EDITORIALE EDIMARCA SAS

VIALE DELLA REPUBBLICA 243/A31100 TREVISO

TEL 0422 305764 - FAX 0422 [email protected] - www.edimarca.it

COORDINAMENTO EDITORIALEROBERTO DALLA RIVA

COORDINAMENTO PUBBLICITARIOSTEFANO DALLA VILLA

IN REDAZIONE PAOLO COLOMBO

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MARIKA REGINATO

IMMAGINI FOTOGRAFICHETUTTI GLI ENTI E I CONSORZI

CITATI NEI TESTI, GARDIN&MAZZOLI,ANTONIO CAMPANELLA

LA FOTO DI COPERTINA È DI

GARDIN&MAZZOLI

STAMPAMARCA PRINT SNC

VIA DELL'ARMA DI CAVALLERIA, 431055 QUINTO DI TREVISO (TV)

ANNO 12 - DICEMBRE 2010PERIODICO TRIMESTRALE

REGISTRAZIONE TRIBUNALE TREVISO N. 1042 DEL 23 OTTOBRE 1997

ISCRIZIONE R.O.C. N. 9916POSTE ITALIANE S.P.A.

SPED. A.P. D.L. 353/2003(CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46)

ART. 1 COMMA 1 DCB PD

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LABACHECA

Premiati a Londra i sommelier più creativiA tre professionisti il premio “Innovazione nella Professione” di Villa Sandi e Ais

La decima edizione del Premio “Innovazione nella Professione”, istituito da Villa Sandi insieme all’Associazione italiana sommelier, si è tenuta il 20 settembre all’Hotel Ritz di Londra. Dal 2008, il Premio ha varcato i confini nazionali ed è esteso ai giovani sommelier che lavorano all’estero e sono quindi i promotori e comunicatori per eccellenza del vino italiano nel mondo. Il premio, costituito da una borsa di stu-dio, è stato consegnato dal presidente di Villa Sandi Giancarlo Moretti Polegato e dal presidente dell’Associazione italiana sommelier Terenzio Medri a Filippo Panciotti di Cupra Marittima (AP), Alessandra Celio, responsabile vini di un ristorante in Londra, e Carlo Ferrigno, Food and Beverage Manager a Bruxelles. Creatività, professionalità e spirito di iniziativa sono le qualità che la giuria del Premio Internazionale “Innovazione nella professione” ha voluto premiare nella scelta dei vincitori. I giovani sommelier sono sempre più con-sapevoli del proprio ruolo. Non si tratta solo di suggerire l’abbinamento migliore ad un piatto, ma di essere divulgatori della cultura del vino, comunicare la storia ed i territori che sono in ogni vino, e promuovere un modo di bere responsabile e consapevole. Alla cena di gala, accompagnata dai vini di Villa Sandi, era presente l’ambasciatore italiano a Londra, a sottolineare l’importanza delle aziende italiane e, nel caso specifico, del vino italiano in un mercato importante come quello inglese. Una presenza del tutto speciale è stata quella del capo sommelier del Ritz Thomas Sorcinelli, già premiato nel 2008, che ha presentato i vini serviti durante la cena ed ha curato il servizio.

Dopo il successo di Venezia, dove Ais Veneto aveva avuto un ruolo importante, “Gusto in Scena” diventa internazione e l’even-to ideato dal giornalista Marcello Coronini arriva a Lugano, nel Canton Ticino. Il 13 e 14 marzo il Palazzo Congressi ospiterà il primo evento enogastronomico europeo che vede l’originale for-mula “3 in 1”. La manifestazione si articolerà in tre momenti: “Chef in Concerto”, congresso di grandi chef, “I Magnifici Vini”, rasse-gna di oltre 100 cantine d’Italia e d’Europa, e “Seduzioni di Gola”, selezione di sfizi gastronomici. Presentando la tessera, i soci Ais Veneto avranno diritto all’ingresso ridotto. Informazioni per il pub-blico www.gustoinscena.it oppure allo 02/29404086.

“Gusto in Scena” si trasferisce a LuganoNella foto i tre premiati con Giancarlo Moretti Polegato,

Terenzio Medri e Alberto Schieppati, membro della giuria

Buo

n co

mpleanno Prosecco Doc

Dopo la presenta-zione ufficiale tenutasi a

Venezia il 15 ottobre scorso, il Consorzio di Tutela della Denominazione di Origine

Controllata Prosecco ha voluto festeggiare e stila-re un bilancio del primo anno di vita della Doc più

grande d’Italia, raggruppando cinque province produt-trici del Veneto (Treviso, Venezia, Belluno, Padova, Vicenza) e quattro del Friuli Venezia Giulia (Udine, Gorizia, Trieste, Pordenone). Quarantotto soci, per oltre 6.000 aziende viticole e 930.000 ettolitri di vino prodot-ti nel solo 2009: questi i principali numeri di una realtà che punta alla sfida dei mercati internazionali

e si è distinta per la decisione di adottare il con-trassegno di Stato, una scelta volontaria che

denota l’intenzione di tutelare ulterior-mente la qualità del prodotto.

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PICCOLI SORSI DI INNOVAZIONEENOVITA’

BARDOLINO CHIARETTO Spumante Brut Doc Righetti EnzoSono 9 ettari a vite sulle colline moreniche a ridosso del lago di Garda, nel comune di Cavaion Veronese. Da questi vigneti l’azienda Rigetti trae la materia

prima per una variegata produ-zione di Bardolino a cui viene dedicata di tipologia in tipolo-gia una cura maniacale nella scelta degli uvaggi e nella con-duzione delle fermentazioni.Tra le nuove produzioni azien-dali, frutto dell’intraprendenza dei fratelli Flavio e Franco, non mancano interessanti produzio-ni di cortese e di cabernet. Su tutti spicca però questo spu-mante già vincitore del Trofeo San Michele riservato ai soli Bardolino Chiaretto Spumante, che si prende pure la soddisfa-zione di accompagnare senza alcun cedimento il piatto vinci-tore dell’ultimo Concorso Chicco d’Oro di Isola della Scala, riso con zucca e tartufo per la cronaca. Ed è forse que-sta la carta migliore di questo

spumante, la versatilità con svariati cibi, anche i più ostici, forte della facilità di beva e di un corpo ben sostenuto. E’ un vino da ogni occasione, sia per chi ha sensibilità più maschie e vuole un discreto corpo, sia per i gusti più femminili che predi-ligono i profumi: è facile trova-re un motivo per stapparne una bottiglia che finisce sempre. Al naso fruttato con una nota dolce subito fermata da una vivacità maschia, una bella freschezza che sale con il fine perlage di un lungo charmat da 100 gior-ni. In bocca secco con quel giusto di morbidezza che lo rende elegante e beverino, bocca che rimane asciutta e pulita, estremamente collabora-tivo con cento cose da mangiare a tutte l’ore.Prezzo: 6,00 € + IvaIndirizzo: Az. Agricola Righetti Renzo Località Pozzoi, n°237010 Cavaion Veronese (VR)Contatti: Cell. 349 1593375 E-mail: [email protected] Website: www.righettienzo.it

MAGNI VITIS 2009 - Traminer Marca Trevigiana I.G.T. - Cantina La SaluteE’ vero che la qualità costa, altrettanto vero è che l’unione fa la forza. Questo è quanto appreso e applicato nel 1969

dai soci fondatori della Cooperativa Agricola “La Salute”.Assolutamente rilevante altre-sì la consapevolezza delle potenzialità enologiche della loro terra, ovvero Ponte di Piave, dove il sacro Fiume nel suo millenario scorrere ha cre-ato un terreno di ghiaia, sabbia e argilla. Oggi i ventiquattro soci viticoltori con i loro ottan-ta ettari, ottengono vini carat-teristici tutti da singolo vitigno, dagli autoctoni raboso, Manzoni bianco, prosecco, verduzzo agli “acclimatati internazionali”, merlot, cabernet, chardonnay e pinot grigio che sono proposti in più linee per soddisfare le diverse esigenze di una clien-tela variegata. Strutture, canti-ne e locali di affinamento in continua evoluzione, unita-mente alla collaborazione di consulenti specializzati, senza tralasciare le fondamentali valutazioni dei ristoratori, tutti elementi che mantengono vivo lo spirito di miglioramento. Proprio da questa forma mentis è proposta l’Enovità di oggi che ci porta in un vigneto di recente impianto a Biancade di Roncade. Una limitata produ-zione da uve di traminer aro-matico vinificate in purezza con breve macerazione a fred-do sulle bucce. Degustiamo quindi il Traminer 2009 dalla linea dedicata ai ristoratori “Magni Vitis” I.G.T. Marca Trevigiana, 13% di alcol. Paglierino, cristallino, di media concentrazione alla vista. L’olfatto di intensità e complessità decisamente “di collina”, nonostante l’origine sia la pianura. Frutta esotica, pompelmo, camomilla, richia-mi balsamici e di zenzero. Si presenta morbido in bocca

a cura di Marco Aldegheri

Prosegue il nostro viaggio nel variegato mondo della produ-zione veneta. Le aziende che desiderassero segnalare i propri prodotti pos-sono contattare i delegati pro-vinciali o il curatore della rubrica. Hanno collaborato a questo numero: Matteo Guidorizzi, Fabio Poli, Wladimiro Gobbo, M.Grazia Melegari, Luigi Pellicari.

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grazie alla maturità del frutto, con un taglio dissetante che evidenzia freschezza e piace-vole sapidità.Prezzo: 4,50 € + IvaIndirizzo: Cantina La Salute, Via Salute, 831047 Ponte di Piave (TV)Contatti: Tel. 0422 759298E-mail: [email protected]: www.cantinalasalute.it

BARDOLINO 2009 DOC MontefontanelliInteressante “enovità”, a cui siamo arrivati quasi per caso, questa azienda conduce 7 ettari di vigneti di proprietà più 2 in affitto sulle colline di Palazzolo di Sona. Le uve vengono vendu-te o conferite e solo da un paio di anni si è iniziato a vinificarne una piccola parte. La cantina è piccola e le attrezzature sono piuttosto artigianali, ma con quel fascino di ruspante sponta-neità accresciuta dalla gentilez-

za della titolare, la signora Raffaella Moccaldi che insieme con la figlia guida l’azienda.E’ lei che ci riceve in un pome-riggio estivo sotto il suo portico da cui si gode una splendida vista sul Garda dalla dorsale

sinistra della morena che si spinge fino a Palazzolo. Il Bardolino è un po’ chiuso nel naso, pepe fresco e bacche, verde e quasi crudo, ma dopo qualche minuto si apre ed allora diventa fruttato e riempie il bic-chiere di profumi. In bocca è maschio, secco e fresco, di pia-cevole pulizia e di carattere. Pulita e sobria anche l’etichetta curata dal figlio della signora. Ci è piaciuto anche un altro vino, il Monte Fontanelli igt (6 euro), 75% merlot + 25% rebo, bacche, pepe, bosso, sentori di pelo, ancora un po’ “imballato”, con lo stesso carattere spigoloso e verace del bardolino, anche lui vuole qualche minuto per scoprire le sue carte, anche lui ha nerbo e carattere e non segue molto il gregge, ma per questo si fa ricordare.Prezzo: 4,50 € Iva compresaIndirizzo: Az. Agricola Montefontanelli - Via Rivali 2, Palazzolo di Sona (VR)Contatti: Tel. e Fax 045 7590157 E-mail: [email protected]

RECIOTO DELLA VALPOLICELLA DOC 2007 Fattoria GarboleSono quasi 12 ettari di vigneti,

alcuni impiantati da poco, i più vecchi di sessant’anni, sulle colline dell’Est Veronese. I tre vini prodotti dai fratelli Ettore e Filippo Finetto, Valpolicella Superiore, Amarone e Recioto, provengono tutti da uve che fanno appassimento, seleziona-te per cogliere il meglio dai tre diversi siti aziendali. Il tannino e la struttura di una resa molto bassa arriva dai terreni ghiaiosi della valle, vicino al letto del torrente; l’acidità, il nerbo, i profumi e la materia colorante dalle pendici alte della collina; la maturazione fenolica e la morbidezza dalle terre più gras-se della piana di Cellore, comunque a più di 200 metri di altitudine. Pigiatura per tradi-zione aziendale il venerdì di Pasqua, poi 18 mesi di tonne-aux americano, quindi almeno 6 mesi in bottiglia. Al naso pro-fumi di frutta macerata con sen-sazione contemporanea di fre-schezza e dolcezza in competi-zione; in bocca denso, polposo, e la stessa lotta tra l’iniziale corposa dolcezza e la successi-va lunga freschezza, prima le confetture di ciliegia e prugne che finiscono poi nei frutti di bosco più aciduli, lamponi e ribes. È sicuramente un Recioto di fascia alta, di grande qualità e di piacevole beva, che espri-merà tutte le sfumature secon-darie, ora appena avvertibili, non appena il tempo porterà pace e collaborazione tra i bel-ligeranti. Da prendere e nascon-dere in cantina.Prezzo: 30,00 € + Iva (bottiglia da 375 cc)Indirizzo: Azienda Agr. Fattoria Garbole - Via Fracanzana, 6 37039 Tregnago (VR)Contatti: Tel. e Fax 045 7809020 E-mail: [email protected] Website: www.fattoriagarbole.it

PICCOLI SORSI DI INNOVAZIONEENOVITA’

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S.C. 1931 PAS DOSÉ METODO CLASSICO 2008Conegliano Valdobbiadene Prosecco Brut V.S.Q.P.R.D. - BellendaSiamo a Carpesica nel comune di Vittorio Veneto, dove mag-giormente si sente la ventilazio-ne dal Fadalto che influisce in modo significativo nell’escur-sione termica. Pensiamo altresì a terreni argil-losi e calcarei ricchi in superfi-cie di residui della morena

dell’antico ghiacciaio del Piave; aggiungiamo un costante con-fronto tra passato e presente, ovvero tra la tradizione e l’evolu-zione del gusto nonché delle tecniche di produzione ed ecco un quadro perfetto. Siamo da Bellenda dei Fratelli Cosmo, Umberto, Luigi e Domenico, fondata da papà Sergio. Un’azienda dinamica, relativa-mente giovane quindi non inges-sata dalle tradizioni. Da qui è nato il desiderio di creare un prosecco da rifermentazione in bottiglia. Me lo sono immaginato più volte con il timore di trovare le fragranze tipiche del vitigno sovrastate dai caratteristici sen-tori del metodo classico. Prima di degustarlo soffermiamoci sulle peculiarità della vinifica-zione: diraspatura e pressatura soffice per una fermentazione senza controllo della temperatu-ra in contenitore di legno. Rifermentazione in bottiglia per 18 mesi, nessun dosaggio alla

sboccatura. Eccolo quindi S.C. 1931 Pas Dosé metodo Classico 2008 Prosecco Conegliano e Valdobbiadene V.S.Q.P.R.D., Brut, 11,5% alcol. Bollicine in piena regola, fini e persistenti. Il colore è paglierino tenue sfuma-to di verdolino e brillante di vivacità. Arriviamo al tanto atte-so “naso” che anella piacevol-mente diverse famiglie: si trova-no sia la Glera, con mela e pera su prato fiorito che accompagna-no soffi di sfoglia e frutta secca. Il sorso è sicuro e non teme il dosaggio basso. C’e’ la freschez-za ben accordata con una morbi-dezza da maturazione champe-nois che ritroviamo nella piace-vole persistenza di mandorla. Prezzo: 9,00 € + IvaIndirizzo: Bellenda S.a.s. Via Giardino 90, Loc. Carpesica 31029 Vittorio Veneto (TV)Contatti: Tel. 0438 920025 E-mail: [email protected]: www.bellenda.it

CA’ COATO 2006 Amarone della Valpolicella Doc AntoliniDa azienda emergente in Valgatara a realtà ormai affer-mata, Antolini continua a rive-larsi azienda dinamica presen-tando la scorsa primavera il nuovo amarone Ca’ Coato, l’ama-rone di Negrar. Inutile ricordare che l’apporto del territorio alle qualità del vino è maggiore rispetto al lavoro dell’uomo e questo i fratelli Pierpaolo e Stefano lo hanno capito bene.

Infatti, pur con soli 9 ettari di cui 2 a Negrar l’azienda produ-ce 2 diversi Amarone. Oltre allo “storico” Moropio, dai vigneti di Valgatara, una vallata fredda con una buona escursione ter-mica (profumi, eleganza e media struttura), si è aggiunta questa nuova produzione a Negrar, ter-roir che dona ai vini maggiore complessità e potenza. Era da qualche anno che si bisbigliava l’uscita del nuovo Amarone e l’impressione che abbiamo avuto è che la famiglia non volesse sbagliare il colpo. Un tentativo, riuscito, di fare quel salto in più in qualità con un prodotto deci-samente diverso dal precedente, una scelta anche tattica, alla Mourinho. Scelgono di uscire con l’annata 2006 un’annata “pronta” per molti, una fortuna per i produttori che, come ampiamente detto, devono accontentare un consumatore sempre più “take away”. Non è però il caso del Ca’ Coato che comincia a rivelarsi dopo un anno di bottiglia. Si svela nel bicchiere un po’ alla volta in sinfonia e in continua evoluzio-ne, oltre ai profumi tipici dell’amarone, fiori appassiti e marasca sottospirito, anche can-nella, pepe bianco, rosmarino e note balsamiche. Il vino in bocca è caldo ed avvolgente ben sostenuto dall’acidità (6,2), da un elegante tannino e dalla sapidità. Immaginiamo sia il primo passo di un prodotto con buone ambizioni. 5000 bottiglie la produzione.Prezzo: 27,60 € + IvaIndirizzo: S.A. Antolini Pier Paolo e StefanoVia Prognol, 2237020 Marano di Valpolicella (VR)Contatti: Tel. 045 7755351E-mail: [email protected] Website: www.antolinivini.it

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NOVITÀ E APPROFONDIMENTI SULL’EXTRAVERGINE D’OLIVA

Hanno collaborato: Matteo Guidorizzi e Fabio Poli

OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA GRIGNANO - SalvagnoImportante e storica azienda olearia della Valpantena (1923), Giovanni Salvagno e le figlie Cristina e Francesca lavorano la produzione dei 5 mila ulivi di proprietà, ma soprattutto quelle degli oltre 600 conferenti agricoli per circa 30 mila quintali di olive all’anno. Due gli impianti, tra i più grandi della nostra regione, uno a pressione ed uno a decanter, entrambi a ciclo continuo. Circa il 40% della produzione va all’estero, molto nel lontano Giappone, in Italia è reperibile presso le antiche gastronomie dei centri storici e nelle catene del biologico, e questo può dare misura di una certa efficienza e capacità commercia-le nel confrontarsi con vecchi e nuovi mercati. Stanno inoltre per iniziare i lavori di ampliamento delle strutture aziendali con prevista una sala degustazione per fare infor-mazione tra i clienti consumatori. Perché per il signor

Giovanni è in questa d i r e z i o n e che bisogna muoversi per poter chie-dere ai con-sumatori un prezzo remu-nerativo che

è il doppio di quello che possono trovare nei supermercati per un qualsiasi olio extravergine. Bisogna fare informa-zione, puntare su varietà autoctone, soprattutto il Grignano per l’est veronese e la Casaliva per il lago, e farne cono-scere le precipue caratteristiche, fare dell’olio un inimita-bile ambasciatore del territorio, come il vino o altri prodot-ti di nicchia. Tre sono le tipologie di olio che vengono prodotte: il blend (8 € da 1 litro), il Biologico (8 € da 0,75) e un mono varietale di Grignano, al naso è verde di erba appena tagliata, poi note muschiate da sottobosco ed infi-

ne la mandorla dolce. In bocca è dolce con un piccante di media intensità, piacevolmente persistente.Prezzo: 10 € Iva inclusa (confezione da 1 lt)Indirizzo: Salvagno Frantoio per olive Contrada Gazzego 1, Nesente (VR)Contatti: Tel. 045 526046 - E-mail: [email protected]: www.oliosalvagno.it

OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA OP - P.O.G.“Bisogna educare il consumatore ai sapori del territorio, perché oli buoni ne fanno per tutta Italia, ma solo il nostro ha le caratteristiche di queste colline, bassa acidità, dol-cezza e leggerezza con fruttato leggero che si accompagna con tutto e che piace a tutti” questo il succo della breve intervista fatta al direttore Todeschini Giorgio. È la stessa informazione che tentiamo di fare noi. La Produttori Olio Garda (POG) è una cooperativa con sede a Caprino Veronese, conta 2200 soci su un territorio che si estende a nord fino a Malcesine ed a est fino alla vicina Va l p o l i c e l l a . 15-20.000 quinta-li/anno le olive trattate, quasi tutte da Casaliva con la comparsa di Grignano man mano che ci si allontana dal lago di Garda. Due i sistemi di estrazione, entrambi continui, che differenziano la produzione, in uno la frangitura avviene con le molazze e nell’altro a martelli. Con il primo sistema si ottiene il “Molito” più morbido e dolce, se vogliamo più vicino alla tradizione, con il secondo il “Franto” più erbaceo al naso, piccante e leggermente più amaro in bocca; con il blend di entrambi si ottiene il “classico” (l’etichetta blu) da 8 euro al litro. Si aggiungono a questi prodotti il Biologico, il Denocciolato e l’ultimo nato, l’OP. Per quest’ultimo viene richiesta maggiore attenzione da parte dei soci nella coltivazione, mentre viene assegnato al CSQA il compito della vigilanza sulla genuinità e la tracciabilità dell’intera filiera produttiva. Naso di mandorla dolce poi le note erbacee, in bocca morbido, dolce, piccante di media intensità e buona persistenza. Prezzo: 7 € Iva inclusa (confezione da 0.75 lt)Indirizzo: Frantoio P.O.G.Via Beccherle, 361 Caprino Veronese (VR)Contatti: Tel. 045 6230616 Fax. 045 6239049 E-mail [email protected]

a cura di Fabio Poli

12 il Sommelier Veneto • 04/10 “MondoOlio” è realizzato in collaborazione con AIPO www.aipoverona.it

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ASSOCIAZIONE • VENETO AL 300X100

C Si terrà il 12 marzo la seconda edizione

dell’evento ideato da Ais Veneto per fare

conoscere il meglio dell’enologia regionale

13il Sommelier Veneto • 04/10

Ais Veneto, la seconda delegazione per numero di associati in Italia, mancheranno interessanti occa-sioni per approfondire aspetti correlati al mondo dell’enologia. Fra questi i più importanti saranno il convegno ed il concorso Miglior Sommelier del Veneto, nelle due categorie professionisti e amatori. Il premio, sostenuto da Uvive, Unione Consorzi Vini Veneti Doc, ha l’obiettivo di promuovere la professionalità dei sommelier del Veneto ma è anche un modo per migliorare la conoscenza delle eccellenze enologiche della regione. Grazie al sostegno dell’Uvive, infatti, il premio diverrà un’occasione per raccontare la qualità dei vini veneti, valorizzandone e sostenendone la tra-dizione, le peculiarità e l’evoluzione. Le selezio-ni finali per il Miglior Sommelier Veneto avver-ranno alle ore 14.30 e costituiranno uno spettaco-lo emozionante non solo per i concorrenti ma anche per il pubblico. Per informazioni: www.aisveneto.it; [email protected] Tel: +39 0422 928954

Torna "Il Venetoal 300 x 100"Conto alla rovescia per “Il Veneto al 300 x 100”, che il 12 marzo tornerà per presentare tutte le aree enologiche del Veneto con 100 aziende e 300 vini, selezionati nell’ambito delle degustazioni ufficiali svolte da Ais Veneto.Ad ospitare l’evento sarà nuovamente lo splendido Castello di San Salvatore, borgo del XIII secolo nel cuore delle colline della Marca Trevigiana, immer-so in un’oasi di boschi e vigneti, che nel 2010 aveva ospitato più di 1500 visitatori. La manifesta-zione ufficiale di Ais Veneto nasce con l’obiettivo di far conoscere ad un pubblico di appassionati e di addetti ai lavori le molte espressioni enologiche del Veneto, che vanta ben 25 aree vinicole con diversa vocazione, dagli spumanti fruttati e floreali ai bianchi profumati fino ai rossi importanti e ai preziosi passiti.Dalle 11 alle 20, ogni sala del castello offrirà un vero e proprio viaggio della regione nel bicchiere, dalle aree più note a quelle emergenti. Al tavolo delle degustazioni, i produttori illustreranno le loro migliori etichette, in collaborazione con i somme-lier Ais. Non mancheranno le specialità gastrono-miche provenienti dalle singole province, che accompagneranno durante la giornata i vini degu-stati, da una selezione di formaggi e salumi ai pro-dotti da forno e di pasticceria, L’evento rappresenta un’opportunità unica per avvi-cinare al mondo Ais chi ancora non lo conosce ma ama il vino di qualità. Durante la giornata, infatti, saranno presentati in anteprima i calendari dei nuovi corsi. E come in tutti gli eventi organizzati da

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ASSOCIAZIONE • EVENTI

E'E’ stato il vicepresidente della Regione Veneto, Marino Zorzato, con il presidente di Longarone Fiere, Oscar De Bona, a dare il via alla X edizione de “Sapori italiani”, il salone dei prodotti agroalimentari tipici e della gastronomia, abbinato anche quest’anno ad “Arte in Fiera”, mostra mercato d’arte con-temporanea, che ha visto la presenza, tra l’al-tro, della stilista trevigiana Chiara Pizzinato: molti i suoi abiti apprezzati. “E’ stata una felice sorpresa riscontrare come in un’area, solo apparentemente marginale, si riescano a produrre eventi di così alto profilo che neppure in realtà più affermate riescono tanto bene”, ha detto Zorzato. La kermesse ha visto la presenza di aziende provenienti da una quindicina di regioni italiane che hanno esposto le migliori produzioni agroalimentari, con particolare riferimento all’offerta di pro-dotti tipici della montagna dolomitica, grazie alla collaborazione fra Provincia di Belluno e Camera di Commercio. Molto apprezzate le degustazioni negli stand della Regione

testo e foto di Mario De Pra

Veneto, dell’associazione Strada dei Formaggi e dei Sapori delle Dolomiti Bellunesi, della Confartigianato Alimentare, con il suo grande laboratorio di pasticceria, gelateria e pasta fresca, del nascente Consorzio del cioccolato e di Ais Veneto, sempre più coinvolta, con 15 stand per i produttori di vino presenti e un’area attrezzata per le degustazioni temati-che. Il momento saliente è legato senz’altro al quinto Concorso enologico, a cui hanno aderi-to una trentina di aziende, con 57 campioni. La rassegna, nelle tre giornate di apertura, ha registrato la presenza di migliaia di visitatori.Particolarmente apprezzati gli eventi collate-rali, come il workshop promosso dall’Associa-zione Strada dei Formaggi e dei Sapori delle Dolomiti Bellunesi, per favorire l’incontro tra produttori locali e mondo della ristorazione. Il padiglione riservato ai sommelier ha visto la presenza delle autorità intervenute, tra cui

Sapori Italiani, vetrina di prestigio

Alla tradizionale fiera di Longarone l’Ais

Veneto si conferma sempre più un partner

importante sia per il concorso enologico

che per le degustazioni

Il brindisi delle autorità al padiglione Ais

Roberto Ferro, delegato Ais di Belluno,con il neo presidente di Longarone Fiere, Oscar De Bona

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15il Sommelier Veneto • 04/10

ASSOCIAZIONE • EVENTI

Marino Zorzato, il presidente della Provincia di Belluno, Gianpaolo Bottacin, il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, il vicepresidente del Consiglio regionale, Matteo Toscani, che ha premiato le aziende vincitrici del Concorso. Sempre gradita la presenza dello scrittore Mauro Corona che, tra aneddoti e degustazioni, ha parlato del suo nuovo libro “La fine del mondo storto”, fresco di stampa.

UN MASTRO CIOCCOLATIERE IN FIERA Mirco Della Vecchia, mastro cioccolatiere, presente in Fiera con i suoi deliziosi prodotti, è uno dei promotori del nascente “Consorzio cioccolato delle Dolomiti”. La sua storia nasce poco più di 10 anni orsono e da allora ha vinto quanto era possibile. Era studente al Dolomieu di Longarone quando individuò la sua strada nel mondo della pasticceria. Laureatosi campione italiano di cioccolateria nel 2007, ha bissato il successo nel 2008 e nello stesso anno ha vinto tre medaglie di bronzo alle Olimpiadi di Erfurth in Germania. Dal 2006 si dedica particolar-mente alla produzione del cioccolato e le sue scelte sono tutte dirette alla salva-

guardia del prodotto dall’origine al consumato-re, con l’approvvigionamento dei migliori cacao direttamente dai paesi produttori. E’ presidente di “Fine Chocolate Organization”, l’associazione dei cioccolatieri che segue l’otti-ca di sviluppo sostenibile e solidale. Il suo nome risulta più volte iscritto al Guinness World Records, per la realizzazione della più grande, la più alta, la più pesante struttura di cioccolato e infine per la moka in cioccolato più grande del mondo, ad onorare la sua altra grande passione: il caffè.

Il cioccolatiere Mirco Della Vecchia

I VINI DEGUSTATI ALLO STAND AIS Degustazioni tematiche curate dai Degustatori ufficiali Valeria Zuccolin e Claudio Garna.

VINI ROSSI• Carmenere DOC Piave, 2009, 12°, azienda

Lorenzon Espedito;• Cabernet Merlot Refosco, 2008, 12,5°, az.

Valpanera;• Cheto 2007, 13°, a. Cescon Italo;• Notti di luna piena Raboso Riserva, 2006, 14,5°, az.

Cà di Rajo.

SPUMANTI • Crede Prosecco Superiore DOCG Brut, 2009,

11,5°, az. Bisiol;• Saca Extra Dry, 2009, 12°, az. De Bacco;• Prosecco Superiore Millesimato Ex Dry, 2009,

11,5°, az. La Masottina; • Altemasi Brut Metodo Classico, 2006, 12°, az.

Cavit.

VINI BIANCHI• Manzoni Bianco 6.0.13, 2009, 12°, az. Le Manzane; • Friulano, 2009, 13,5°, az. La Tunella;• 5 Terre Corniolo, 2009, 13°, az. parco Nazionale 5

Terre;• Sanrol Gewutztraminer, 2008, 14°, az. Bolognani.

VINI DOLCI• Moscato di Prosecco, 9°, az. La Masottina;• Raboso Passito, 2006, 13°, az. Casaroma;• Raboso Passito, 2006, 14°, az. Lorenzon Espedito;• Recioto di Soave Le Sponde, 2008, 12°, az.

Coffele.

I sommelier presentano i vini vincitori del concorso

»

Lo scrittore Mauro Corona al padiglione di Ais Veneto

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ASSOCIAZIONE • EVENTI

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5° Concorso Enologico Sapori Italiani

1° - Categoria Spumante: azienda Cavit, Altemasi Brut Millesimato 2006

2° - Categoria Vino bianco: azienda Kettmeir, Athesis Muller Thurgau 2009

3° - Categoria Vino rosso giovane: azienda agricola De Lorenzi, Refosco dal Peduncolo Rosso Doc 2009

4° - Categoria Vino rosso maturo: azienda agricola Antolini, Amarone della Valpolicella Classico “Ca’ Coato” Doc 2006

5° - Categoria Vino dolce: soc. agricola Coffele, Recioto di Soave Docg2008 “Le Sponde”

Prosecco Millesimato Dry - azienda Pederiva - “Miglior metodo charmat in concorso”

Raboso Riserva “Notti di luna piena 2005” - azienda agricola Di Rajo - “Per l’originale interpretazione e l’alta qualità dell’autoctono per eccellenza del Piave”

I VINI VINCITORI

MENZIONI SPECIALI

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ASSOCIAZIONE • ELEZIONI NAZIONALI

AAntonello Maietta prende il posto di Terenzio Medri alla guida dell’Associazione italiana sommelier. Il predecessore era in carica dal 2002 e per statuto, dopo due mandati, ha ceduto il posto. “E’ doveroso ringraziare tutti voi, la grande famiglia Ais che ho avuto l’onore di guidare per otto anni. So di lasciare una squadra affiatata, che ha imparato a lavorare insieme con pazienza e tenacia, cercando sempre il massimo consenso possibile su ogni decisione e ottenendolo con l’ascolto, il dialogo costruttivo, il rispetto delle diversità. Continuerò come sommelier associato a seguirvi e a sostenervi. Mi attendono nuovi impegni nel turismo e nell’associazionismo imprenditoriale della mia regione, nei quali porterò il patrimonio umano e professionale di questi otto anni”, ha detto il past president, congedandosi e dando il benvenuto alla nuova squadra.Maietta ha rivestito il ruolo di vicepresidente nell’ultimo mandato e in passato ha avuto incarichi in qualità di delegato provinciale, presidente regio-nale della Liguria e membro della giunta esecutiva nazionale. Vincitore del concorso Miglior Sommelier d’Italia nel 1990, vive a Porto Venere (SP), dov’è titolare di un’avviata enoteca, mentre a La Spezia è

Dopo due mandati, Terenzio Medri

lascia per statuto la presidenza.

Il neo presidente lo ha affiancato

come vice nell’ultimo quadriennio

proprietario di Antichi Sapori Liguri, un’azienda specializzata nella selezione e nella distribuzione di vini e specialità gastronomiche tipiche della Liguria. Profondo conoscitore del mondo enologico, il numero uno di Ais nazionale, ha partecipato alla realizzazione dei testi didattici per i corsi di forma-zione professionale per sommelier e collabora come giornalista free-lance per alcune riviste di settore. Ha offerto il suo contributo e il suo volto anche alla rubrica televisiva Gusto del Tg5.Nel novembre 2008 ha pubblicato il libro “Vini di Liguria, Vinidamare” con il quale ha vinto il Premio BancarelVino 2009, organizzato annualmente dalla Fondazione Città del Libro di Pontremoli, come miglior libro sul vino.I vicepresidenti che lo affiancheranno per i prossi-mi quattro anni sono: Renato Paglia e Roberto Bellini. Paglia ha ricoperto la carica di presidente regionale del Friuli Venezia Giulia dal 2002 al 2010. Vive a Udine ed è direttore dell’Enoteca regionale a Gradisca d’Isonzo. Ha lavorato in Italiae all’estero in ristoranti di prestigio ed è degustato-re e relatore ai corsi Ais.Bellini è stato delegato provinciale, consigliere nazionale e membro della giunta esecutiva.In passato ha diretto un’azienda vitivinicola nel Chianti prima di dedicarsi dal 1998 all’attività di libero professionista in qualità di consulente enoga-stronomico. Collabora come giornalista free-lance per diverse testate, tra cui DeVinis, Sommelier Toscana, Bibenda, Fever, A Tavola.

Maietta alla guida di Ais nazionale

Antonello Maietta, presidente Ais nazionale

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Il “Pan de Verona” è uno degli ingredienti essenziali dei “Croccainbocca”. Stiamo parlando di una pregia-ta farina che viene macinata da un molino veronese attraverso ben dodici passaggi lenti. Tale proceduta viene utilizzata per non surriscaldare il grano, facen-do in modo che le principali caratteristiche organo-lettiche del chicco restino inalterate, garantendo, così, tutto il sapore della farina macinata. Sono molti i panifici del veronese che la usano per la propria produzione, facendosi coltivare il grano. Per tutelare

Il prodotto del panificio scaligero, viene sempre più richiesto nelle fiere enogastronomiche e accompagnare le degustazioni di vino

Informazione pubblicitaria

questa farina è nata l’associazione Pan de Verona che annovera 32 fornai, fa cui il nostro panificio, che producono il pane battezzandolo con lo stesso nome della farina. Ma oltre al pane, poi, ciascuno crea specialità, dolci o salate, che possono durare anche diversi mesi. All’interno dell’associazione si è costituita una commerciale che si occupa di promo-zionare e vendita dei prodotti degli associati. Questa iniziativa ha ricevuto il plauso da parte della Camera di commercio di Verona, tanto che, attraver-so la Regione Veneto è stato possibile per i produtto-ri mettere in vetrina i loro prodotti in occasione di una prestigiosa kermesse gastronomica: il “Salone internazionale del gusto” di Torino. Alla ottava edizione, al Lingotto Fiere, dal 21 al 25 otto-bre, il pubblico ha potuto degustare anche “CroccainBocca”, nelle sue varie versioni (classica, al sesamo e al papavero). Il panificio Dalla Val e gli altri associati a Pan de Verona hanno servito il ristorante allestito presso lo stand della Regione Veneto. I prodotti sono stati molto apprezza-ti, in primo luogo per la loro bontà, quindi per il progetto di promozione e valorizzazione avviato da questo gruppo di panificatori. I “Croccainbocca”, si confermano, inoltre, sempre più vicini al mondo del vino. Infatti, oltre ad essere stati presenti al Vinitaly 2010, e lo saranno anche nell’edizione 2011, accompagnando sempre più spesso le degustazioni che Enti ed enote-che venete organizzano in prestigiose location. Il 20 e 21 novembre il panificio Dalla Val era pre-sente anche a “Ein prosit” a Malborghetto, Tarvisio.

Il titolare del panificio Dalla Val, Antonio Salvagno

Anche nella farinail segreto dei “Croccainbocca”

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ASSOCIAZIONE • EVENTI

Venezia ospita la prima edizione

di “Naturalmente Venezia”, rassegna

voluta da Ais Veneto per approfondire

l’interessante settore dei vini provenienti

da coltura biologica

Naturalmente bio

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»

che renderanno più appetitose le degustazioni. Il pubblico sarà anche coinvolto in due degustazioni guidate da esperti sommelier che li condurranno alla scoperta delle peculiarità e degli stili dei pro-duttori che hanno un grande pregio, quello di compiere lo sforzo di uscire dal rischio di “omolo-gazione” che talvolta si riscontra in diversi pro-dotti “tradizionali”. In programma anche una tavola rotonda che vuol essere un’occasione di incontro e di dibattito fra consumatori ed esperti del settore. Il costo d’ingresso, comprensivo del bicchiere da degustazione, che il partecipante si potrà portare a casa, è di 15 euro.

DDomenica 13 febbraio va in scena la prima edi-zione di “Naturalmente Venezia”, rassegna di vini provenienti da agricoltura biologica e non solo. La manifestazione, che gode del patrocinio del Comune, si svolgerà nelle sontuose sale del ridot-to dell’Hotel Monaco & Gran Canal, a San Marco 1332 dalle 11 alle 19. La organizza Ais Veneto in collaborazione con la delegazione di Venezia, visto il grande interesse che sta suscitando il tema dei “vini naturali”, ovvero ricavati da uve prodotte tramite coltivazione biologica. Si è pen-sato a questo evento, proprio nel capoluogo del Veneto, una cornice estremamente adeguata per questo genere di manifestazioni, visto l’indiscus-so fascino che esercita e la consolidata fama di punto d’incontro e di promozione, per far cono-scere questa particolare tipologia di vini e la cultura che induce a produrli. Obiettivo della kermesse è, dunque, quello di approfondire e promuovere il tema del biologico nel mondo del vino per capirne anche il valore aggiunto che l’impegno di questi produttori, non solo italiani, sanno proporre all’enologia mondiale. Al momen-to di andare in stampa hanno dato adesione di circa 35 produttori. Non saranno in vetrina solo vini bio, ma anche altri prodotti biologici realiz-zati seguendo la stessa filosofia produttiva del

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ASSOCIAZIONE • EVENTI

LA SCHEDA DEL BIO-VINO Vini naturali, biologici o biodinamici. L’enologia sta scoprendo il metodo biologico e sono molte le azien-de che producono questo tipo di vini. Alcuni esempi celebri sono quelli di Angiolino Maule, fondatore del movimento Vin Natur, e il friulano Josko Gravner, veri precursori del vino biologico in Italia, prima nazione europea per bio-vigneti con i suoi 43.000 ettari di superfici (27.000 biologiche e 16.000 in conversione, fonte: Sinab), pari a circa il 4% delle aree complessi-vamente coltivate a vigneto. Zone ad alta concentra-zione in questo senso sono Sicilia, Puglia e Toscana. I vini biologici da qualche anno anche un loro concorso internazionale, il MUNDUSvini Biofach, organizzato in Germania, dove le produzioni italiane ottengono spes-so ottimi risultati. Sulla qualità dei vini biologici comunque la discussione resta aperta, anche perché per apprezzare un prodotto di questo tipo bisogna prepararsi a sapori e imperfezioni che il palato ha dimenticato, inoltre nel biologico un’annata non sarà mai simile ad un’altra, perché cambiano le condizioni meteorologiche, la quantità di pioggia, il sole. Quello che invece ancora manca davvero è una legislazione adeguata. Da un punto di vista normativo in Italia il vino biologico, infatti, non esiste, non essendoci ancora una normativa europea sulla vinificazione bio-logica. Attualmente l’unica definizione possibile è quella di “vino ottenuto (o prodotto) da uve da agricol-tura biologica”. L’ultimo tentativo, fallito, è stato lo scorso giugno, quando la Commissione europea ha ritirato la proposta di regolamento comunitario sulla vinificazione biologica per il mancato accordo tra le diverse esigenze degli Stati. Per superare questa impasse l’Aiab, l’Associazione Italiana Agricoltura Biologica assieme alle associazioni biologiche di Francia e Spagna si sono organizzate per lanciare una nuova iniziativa: la Carta Europea del Vino Biologico (CEVinBio), che trae i suoi principi fonda-mentali dalla bozza del regolamento europeo e dai dati ottenuti dalla ricerca internazionale ORWINE. Ma cosa differenzia un vino biologico da quello normale? Alcuni accorgimenti nella coltivazione delle uve. L’anidride solforosa ammessa viene utilizzata al mas-simo in una percentuale di 100 milligrammi per litro, mentre in un vino convenzionale può arrivare anche a 250 milligrammi. Inoltre, per combattere gli insetti nelle vigne sono ammessi solo zolfo e rame. E’ bandi-to poi anche l’uso di lieviti aggiunti per correggere annate particolarmente difficili, utilizzando solo quelli derivanti dalle bucce.

SPUMANTI

ETICHETTA D’ORO, Vinitaly 2010 INTERNATIONAL PACKAGING COMPETITION VINCITORE CATEGORIA SPUMANTI Graziano Merotto Cuvée del Fondatore - Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Brut Millesimato 2009 - Rive di Col San Martino

Merotto Spumanti - Via Scandolera 21, 31010 Col San Martino - TrevisoTel. +39 0438 989000 - Email [email protected] - www.merotto.it

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OBIETTIVOEvidenziare e valorizzare le migliori carte dei vini, realiz-zate dai ristoranti e dai locali veneti e segnalate dai som-melier veneti e dagli agenti di Santa Margherita Spa.Far crescere e far comprendere la cultura del vino illu-strando le scelte di cantina attraverso la corretta letturadella carta dei vini in abbinamento ai menù. Diffondere erinforzare il concetto per cui una carta dei vini corretta-mente impostata, di facile lettura e completa nell’offerta,aggiunge valore al locale.

MODALITÀ DI PARTECIPAZIONEIl concorso prevede che sommelier professionisti, pro-fessionali, soci Ais Veneto e agenti di Santa MargheritaSpa, individuino e segnalino le migliori carte dei vinirealizzate da:- ristoranti;- enoteche;- trattorie/osterie;- locali ed esercizi pubblicipresenti nel territorio veneto.

La segnalazione dei locali avverrà tramite una specificaScheda.

I segnalatori dovranno:- compilare la Scheda con i propri dati e quelli del locale

segnalato e motivare tale segnalazione;- inviarla alla redazione de Il Sommelier Veneto tramite

fax (0422 426343) o e-mail ([email protected]).

E’ possibile segnalare più di un ristorante/locale in tuttoil Veneto, indipendentemente dalla delegazione territoria-le di appartenenza.

Ai soci Ais è consentito segnalare anche il proprio localeo quello presso cui lavorano.

TEMPISTICA- Invio segnalazioni alla redazione de Il SommelierVeneto: durante tutta la durata del concorso e comunqueentro il 30 gennaio 2011; - Premiazione: in occasione del Vinitaly 2011 presso la

stand della Regione Veneto.

I CRITERI DI VALUTAZIONELa valutazione per l'assegnazione del premio terrà contodei seguenti criteri:- l’immagine;- l’impatto emozionale;- la leggibilità;- la chiarezza nell’identificazione dei vini; - la trasparenza nell’indicazione dei prezzi;- l’originalità;- professionalità;- coerenza e armonia con il locale e le sue proposte culinarie.

Di particolare rilevanza è considerata la presenza di unacarta o sezione relativa ai distillati. Il ristorante/locale con la migliore carta dei distillati rice-verà una menzione speciale da parte delle Giuria.

LA GIURIA Sarà formata da:- 3 rappresentanti di Ais Veneto;- 1 rappresentante di Santa Margherita Spa; - 1 rappresentante della Regione Veneto;- 1 rappresentante del mondo enologico;- 1 rappresentante della comunicazione eno-gastronomica veneta.

PREMIAZIONEUna Commissione di Valutazione formata da sommelier pre-selezionerà una rosa di n. 15 carte dei vini tra quelle segnalate.Tra queste, la Giuria individuerà il 1°, il 2° e il 3° classificato. La premiazione avverrà presso lo stand della RegioneVeneto durante l’edizione 2011 di Vinitaly.

I PREMI Ai 15 locali selezionati verrà consegnata una vetrofania daapplicare all’esterno del locale con la segnalazione della par-tecipazione meritoria al Concorso, unitamente ad un attestatodi partecipazione. Eventuali ulteriori riconoscimenti potrannoessere messi a disposizione dagli sponsor del premio.Ai primi 3 classificati verrà consegnata una raffigurazio-ne simbolica (statuetta), da esporre nel locale, con l’indi-cazione di classifica, oltre alla vetrofania e ad un bollinoadesivo da applicare sulla carta dei vini.

Il socio Ais che avrà segnalato il maggior numero di risto-ranti/locali che raggiungeranno la finale, riceverà un rico-noscimento in prodotti.

in collaborazione con

con il contributo di

PREMIO

“Carta dei Vini della Ristorazione del Veneto”3° EDIZIONE - 2011la

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il Sommelier Veneto • 04/1022

PREMIO

“Carta dei Vini della Ristorazione del Veneto”3° EDIZIONE - 2011

DATI DEL SEGNALATORE

Nome e Cognome_____________________________________________________ Provincia _________________

Recapito telefonico ______________________________ Indirizzo e.mail __________________________________

Socio Ais – Tessera Ais n. _______________________________________ Agente Santa Margherita Spa

LOCALE SEGNALATO (denominazione) ____________________________________________________________

Tipologia del locale: Ristorante Enoteca Trattoria/osteria

Via________________________________ CAP___________ Comune_______________________ Provincia______

Tel _____________________________ Fax ____________________________ Cell ___________________________

e-mail_________________________________________ sito internet______________________________________

Titolare o gestore________________________________________________________________________________

LA CARTA DEI VINI: valutazione- Immagine estetica e professionalità nella presentazione sufficiente buono ottimo - Completezza e aggiornamento delle proposte sufficiente buono ottimo - Originalità e impatto emozionale sufficiente buono ottimo - Chiarezza e leggibilità sufficiente buono ottimo - Coerenza e armonia con il locale e le sue proposte culnarie sufficiente buono ottimo

LA CARTA DEI DISTILLATI: - Presenza di una carta o sezione dedicata ai distillati si no

- Valutazione complessiva sufficiente buono ottimo

I VINI VENETI:

- Valorizzazione dei Vini Veneti sulla carta sufficiente buono ottimo

DESCRIZIONEDescrivere le caratteristiche peculiari della carta segnalata esprimendone chiaramente i motivi per cui è ritenuta meritevole dipremio. Si richiede di descrivere nel dettaglio gli elementi di originalità per cui la carta risulta più apprezzata rispetto ad altre edi circostanziarne le caratteristiche formali (presentazione, aspetto complessivo) e sostanziali (completezza del contenuto).

_______________________________________________________________________________________________

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_______________________________________________________________________________________________

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Data __________________________________ Firma ___________________________________________________

Da fotocopiare e inviare alla redazione de Il Sommelier Veneto tramite e-mail o fax ai seguenti recapiti: [email protected] - fax 0422 426343

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con il contributo di

in collaborazione con

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ASSOCIAZIONE • NUOVI CONSIGLI

Nel corso delle ultime elezioni regionali

sono stati rinnovati i consigli di delegazione

per il quadriennio 2010-2014.

Ecco i nuovi quadri

I nuovi consigli di delegazione

BBELLUNODelegato: FERRO ROBERTOTesoriere: PIANON MARILENASegreteria: DE PRA MARIOResponsabile Servizi: RANZATO

NICOLETTAConsiglieri: SAVIANE LARA

e DE MONTE RINO

PADOVADelegato: MANIERO BRUNOTesoriere e Segreteria: TOMA IVANACerimoniere: ROMANATO ALBERTOResponsabile Servizi: DALL'ORCO

LOREDANAConsiglieri: MARANGON DONATO

e ZAVATTIERO STEFANO

ROVIGODelegato: BRANCALEONI DANTETesoriere: TRALLI VINCENZOSegreteria: BRAGGION NICOLAResponsabile Servizi: ZANI ALDOConsiglieri: CLEMENTE ANDREA

e RIDINI MICHELE

TREVISODelegato: GALLEAZZI ARNOTesoriere: SARDI MIRCOSegreteria: TREVISAN FERDINANDOResponsabile Servizi: CAPIZZI ENZOConsiglieri: PAULON GLORIA

e PIOVESAN GIUSEPPE

VENEZIADelegato: CHINELLATO PAOLOTesoriere: RINZAFRI MARIOSegreteria: BELLATO BRUNO

Responsabile Servizi: CESTARO G.CARLOConsiglieri: BREDA G.PAOLO

e SIMONELLA LUCA

VERONADelegato: ZILIO BRUNOTesoriere e Segreteria: DANIELI SEVERINOCerimoniere: BERTOJA G. LUCA

Responsabile Servizi: MELIS GIUSEPPE

Consiglieri: NOSE' MORENO e PREMIER

GERMANO

VICENZADelegato: MORESCO ROBERTA

Tesoriere e Segreteria: BEDIN

DARIOCerimoniere: DALLE MULLE

PAOLAResponsabile Servizi:

DAL ZOTTO GABRIELEConsiglieri: BAU' NICCOLO' e MATTEAZZI EMANUELA

il Sommelier Veneto • 04/10

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il Sommelier Veneto • 04/1024

SABATO 22 GENNAIO 2011 nello splendido panorama delle Dolomiti Bellunesi, nel com-prensorio di Monte Agudo Auronzo di Cadore, la DELEGAZIONE AIS DI BELLUNO organizza la 1° COPPA REGIONALE DI SCI ALPINO con la formula della “Combinata”: Prova di discesa Specialità Slalom Gigante e Degustazione alla Cieca di 3 Bevande alcoliche.La Prova di discesa si effettuerà sulla PISTA DI MONTE AGUDO in unica manche con PARTENZA ORE 10.00, mentre la prova di degustazione si svolgerà presso il RISTORANTE BAR RIBOTTA situato ai piedi dell’impianto di risalita, a seguire premiazione e ricco Buffet.Alla competizione potranno partecipare gli associati in regola con la quota iscrizione 2011 in combinata anche con un famigliare sino al 2° grado non socio, e non competitore FISI.Il socio può effettuare entrambe le prove della combinata, oppure effettuare una delle prove e l’altra può essere fatta dal famigliare.Per l’occasione verranno procurati Ski-pass ed eventuali convenzioni con alberghi e ristoranti locali a prezzi di favore. Per tutti un’occasione di effettuare un meraviglioso Fine Settimana con gli amici ed i parenti tra le Dolomiti.Seguirà programma dettagliato, costi e preno-tazioni sul sito www.aisveneto.it.

1° Coppa Regionale Ais di Sci Alpino22 gennaio 2011

oNOVITA'

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DELEGAZIONE

BELLUNO

PADOVA

ROVIGO

TREVISO

VENEZIA

VERONA

VICENZA

1° LIVELLO

3° LIVELLO

1° LIVELLO

2° LIVELLO

3° LIVELLO

1° LIVELLO

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1° LIVELLO

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1° LIVELLO

1° LIVELLO

1° LIVELLO

2° LIVELLO

2° LIVELLO

1° LIVELLO

1° LIVELLO

2° LIVELLO

3° LIVELLO

MARTEDI’Dal 15/03/2011Al 20/06/2011Ore 15.30-18.00Ore 20.30-23.00

LUNEDI’Dal 10/014/2011Al 21/03/2011Ore 15.30-18.00Ore 20.30-23.00Es. scritto: 04/04/11Es. orale: 18/04/11

MERCOLEDI’Dal 09/02/2011Al 18/05/2011Ore 15.30-18.00Ore 20.30-23.00

MARTEDI’Dal 08/02/2011Al 10/05/2011Ore 20.30-23.00

LUNEDI’Dal 07/02/2011Al 16/05/2011Ore 20.30-23.00Es. scritto: 30/05/11Es. orale: 13/06/11

MARTEDI’Dal 22/02/2011Al 31/05/2011Ore 20.30-23.00

MARTEDI’Dal 08/02/2011Al 10/05/2011Ore 20.30-23.00Es. scritto: 17/05/11Es. orale: 31/05/11

GIOVEDI’Dal 24/02/2011Al 09/06/2011Ore 20.30-23.00

MARTEDI’Dal 15/02/2011Al 24/05/2011Ore 20.30-23.00

MERCOLEDI’Dal 16/02/2011Al 25/05/2011Ore 20.30-23.00

MERCOLEDI’Dal 09/02/2011Al 11/05/2011Ore 20.30-23.00Es. scritto: 25/05/11Es. orale: 058/06/11

MARTEDI’Dal 18/01/2011Al 19/04/2011Ore 20.30-23.00

MERCOLEDI’Dal 09/02/2011Al 18/05/2011Ore 20.30-23.00

LUNEDI’Dal 07/02/2011Al 09/05/2011Ore 20.30-23.00Es. scritto: 30/05/11Es. orale: 13/06/11

LUNEDI’/GIOVEDI’Dal 28/02/2011al 14/04//2011Ore 15.30-18.00

MARTEDI’Dal 22/02/2011Al 31/05/2011Ore 20.30-23.00

MARTEDI’Dal 01/03/2011Al 07/06/2011Ore 15.30-18.00Ore 20.30-23.00

MERCOLEDI’Dal 23/02/2011Al 01/06/2011Ore 20.30-23.00

LUNEDI’Dal 21/02/2011Al 06/06/2011Ore 20.30-23.00

MARTEDI’Dal 18/01/2011Al 19/04/2011Ore 20.30-23.00

LUNEDI’Dal 17/01/2011Al 18/04/2011Ore 20.30-23.00

LUNEDI’Dal 21/03/2011Al 13/06/2011Ore 20.30-23.00

LUNEDI’Dal 31/01/2011Al 09/05/2011Ore 20.30-23.00Es. scritto: 30/05/11Es. orale: 13/06/11

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I.P.S.S.A.R Ist. Alberghiero CORTINA(15.30-18.00)HOTEL EUROPA EXECUTIVEVia Vittorio V.,158BELLUNO (20.30-23.00)

Hotel “GALILEO”PADOVA

RIST. LA BULESCAdi RUBANOVia Fogazzaro, 2

RIST. AL BOSCOdi MONTEGROTTO TERMEVia Cogolo, 8

“AL PONTEDA LUCIANO”LUSIA

“CORTE FRASSINO”Via G. Garibaldi,52VILLADOSE

CANTINA SOCIALEDI TEZZE DI PIAVE

HOTEL“MAGGIOR CONSIGLIO”TREVISO

ALBERGO“EUROREST”CONEGLIANO

HOTEL “FIOR”Via dei CarpaniCASTELFRANCO V.TO

Rist. “LE BARUFFE CHIOZZOTTE”Piazzetta Vigo,1CHIOGGIA

HOTEL NOVOTEL MESTREVia A.Ceccherini,21MESTRE

HOTEL NOVOTEL MESTREVia A.Ceccherini,21MESTRE

HOTEL “BAIA VERDE”Via Gardesana,142Loc. Val di SognoMALCESINE

RIST. CA’ SCAPINVia Ca’ SentieriS. MARIA DI ZEVIO

HOTEL - RIST. “AL FIORE”Lungolago GaribaldiPESCHIERA DEL GARDA

HOTEL “ROXY PLAZA”Via San Matteo,4SOAVE

“GRAND HOTEL VERONA”Corso Porta Nuova,105VERONA

RISTORANTE“LA BUSA”NOVENTA VICENTINA

RISTORANTE“ALLA VENEZIANA”LONGA DI SCHIAVON

IST. SAN GAETANO(ore 20.30-23.00)VICENZA

HOTEL“DA PORTO”VICENZA

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Bruno Maniero

Dante Brancaleoni

Arno Galleazzi

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Tel. 333/5286277Fax 049/[email protected]

Tel. 0425/701307Cell. 335/[email protected]

Tel./Fax 0422/261385Cell. 349/[email protected]

Cell. 348/[email protected]

Fax 045/514168Cell. 348/[email protected]

Tel. 0424/471590Cell. 335/[email protected]

Ais Veneto. Programma Corsi 1° semestre 2011

25il Sommelier Veneto • 04/10

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il Sommelier Veneto • 04/1026

UNO DI NOI • NICOLA BONERA

IIl comunicatore numero uno del vino in Italia è un bresciano di 31 anni, dotato di grande passione e competenza, tanto da scegliere la strada professio-nale, inusuale per un sommelier, di consulente per ristoranti, cantine ed enoteche. È Nicola Bonera, vincitore ad ottobre nelle finali di Perugia del pre-mio come Miglior Sommelier professionista d’Italia 2010, dove ha preceduto Gabriele Del Carlo e Niccolò Baù. Già abituato ai grandi premi, miglior sommelier lombardo nel 2002, vincitore del Concorso Novello 2005 e del 6° Master Sangiovese 2006, Bonera si racconta in questa nostra intervista.COME HAI INIZIATO AD APPASSIONARTI DI VINO?I miei inizi risalgono a quando frequentavo la scuola alberghiera. Lì mi iscrissi al mio primo concorso, riservato ai giovani sommelier, pratica-mente andando allo sbaraglio. Arrivai ultimo, con un distacco enorme dal penultimo, però mi accorsi di essere molto bravo nelle degustazioni e di pos-sedere una buona memoria. E ho cominciato ad appassionarmi davvero. Nel 1997, a 17 anni, ho vinto il concorso come miglior sommelier junior, il cui premio era l’iscrizione ai corsi Ais. Ho comin-ciato a frequentare assiduamente la delegazione bresciana e sono diventato sommelier. Ho lavorato un po’ nel mondo del vino, ma le mura dei risto-

ranti mi stavano strette. Così mi sono inventato una professione, che è quella del wine consultant. Faccio serate a tema, degustazioni guidate, lavoro con le enoteche. La passione è cresciuta man mano, anzi, direi che sta ancora crescendo.QUANTO CONTA ESSERE MIGLIOR SOMME-LIER D’ITALIA?Molto e spero di sfruttare la notorietà di questo titolo ancora per qualche anno. Ho già ricevuto parecchie telefonate e penso che mi possa sicura-mente avvantaggiare in ulteriori contatti professio-nali. Anche se non la considero una delle mie per-formance migliori. Fra i concorsi cui ho partecipa-to quello in cui sono stato davvero perfetto è stato il premio Sangiovese 2007, che mi ha meritato una standing ovation. DI CONCORSI NE FAI PARECCHI…Essenzialmente per due motivi, primo perché c’è molta condivisone, si parla di vini che sono diffici-li da trovare, ed io credo che il mondo del vino

Bonera, il numero unoIntervista al vincitore del titolo di

miglior sommelier professionista 2010, il

wine consultant bresciano Nicola Bonera

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UNO DI NOI • NICOLA BONERA

debba essere soprattutto questo; secondo, mi piace molto lo spirito competitivo che si respira.VINI PREFERITI?Sicuramente i Riesling, declinati in tutte le salse. Tra i rossi adoro il Pinot nero di Borgogna ed il Nebbiolo, sia quello della Valtellina che il Gattinara. Per le bollicine scelgo il Trento Doc e il Franciacorta, oltre ovviamente allo Champagne.E LE DEGUSTAZIONI NEL CASSETTO?Mi mancano ancora i due “mostri sacri” del Bordeaux, il Petrus e l’Haut-Brion.A CHE LIVELLO È LA PRESENZA FEMMINILE AI CONCORSI?Molto buona, credo che lo spazio per donne som-melier ci sia sicuramente. Fra l’altro hanno vinto due titoli italiani, nel 1987 e nel 2007, e alle ulti-me semifinali erano tre su 17. Partecipano sempre con grande convinzione, ma lo fanno solo se sono sicure di primeggiare, al contrario dei sommelier maschi. COSA MANCA A BONERA PER SUPERARE LUCA GARDINI, VISTO CHE L’HAI INCONTRA-TO SPESSO IN FINALE?Luca ha dedicato tutto allo studio mnemonico. Come preparazione è assolutamente fuori portata. Dove si può lavorare, invece, è nella capacità di colpire la platea. La sua verve e la sua sicurezza sono straordinarie. Io ho ancora molto da imparare da questo punto di vista, perché sono più pacato.QUAL È IL LIVELLO DELLA SOMMELLERIE ITALIANA OGGI?I sommelier italiani sono sicuramente ad un livello importante. Quello che manca è il contatto con altre realtà, gli scambi con sommellerie internazio-nali. Inoltre resta ancora una forte difficoltà a tro-vare una sistemazione professionale, a causa di una ristorazione non certo adeguata. Gli spazi sono ancora troppo pochi per svolgere questo mestiere come una vera professione.

P. Venetosapori

(p. 67 n° 3-10)

Le specialità enogastronomiche del Veneto, tutte le feste, le tradizioni regionali e non, le puoi ascoltare soltanto su Veneto & Sapori: ogni domenica, dalle 9 alle 10, su Radio Padova, la radio del Veneto.

Veneto & Sapori è il programma di Radio Padova, la radio del Veneto che porta in primo piano le specialità enogastronomiche, le feste e le tradizioni collegate, e tutti gli elementi folkloristici e storicidel Veneto. Ogni domenica dalle 9 alle 10, Domy Grande guida gli ascoltatori in un viaggio attraverso il mondo dei sapori legati alla terra e alle tradizioni.

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focu

s

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Quanto ci

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29il Sommelier Veneto • 04/10

M

Orientano davvero il mercato? Sono utili ai consumatori?

Indirizzano le scelte nella composizione delle carte dei vini?

Lo abbiamo chiesto ad alcuni celebri produttori, ristoratori,

enotecari ed esperti di comunicazione

“Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?” Parafrasando una delle più note battute di Nanni Moretti (dal film “Ecce Bombo”), si potrebbe dire lo stesso della presenza delle aziende nelle guide enologiche: meglio esser-ci o non esserci? mi si nota di più come produttore se ci sono o se non sono citato? Insomma la domanda è quella solita, queste guide servono davvero? Rappresentano una corret-ta fotografia della viticoltura nostra-na? Difficile dare una riposta univoca, senza scadere nelle polemiche, nelle opinioni personali. Basta andarsi a leggere uno qualsiasi dei post dedi-cati alle guide scritti dai wine-blogger per rendersi conto come l’argomento guide sia, e non da oggi, capace di scatenare accesi dibattuti soprattutto

fra gli addetti ai lavori. Tanto che molti produttori hanno preferito scegliere proprio la strada del chiamarsi fuori, ossia della volontaria non presenza sulle guide. Spesso col risultato di essere, proprio per questo motivo, ancora più richiesti. Insomma, il tema è certamente a più sfaccettature e riguarda un po’ tutti, aziende, ma anche ristoratori, enotecari e soprat-tutto consumatori, che sono i princi-pali destinatari delle guide stesse. Per capirne un po’ di più abbiamo coin-volto nel nostro focus proprio gli addetti ai lavori, dai produttori come Angelo Gaja agli chef come Massimo Bottura, dagli enotecari come Gerri Gaspari agli uomini del marketing e della comunicazione come Luciano Rappo e Claudio Di Corato. Come sempre, buona lettura.

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guidano le guide

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focus

www.cirottovini.com

Asolo DOCGL’eccellenza

a portata di tutti

C I R O T T O

“ANGELO GAJA, titolare Azienda Agricola Gaja, Barbaresco (CN)

Le bottiglie degustate nelle guide sono davvero quelle poi vendute anche sul mercato?

“Per aziende e produttori la presenza dei loro vini sulle guide eno-logiche è come quella sulle carte dei vini, significa soprattutto ottenere maggior visibilità. Le guide, quindi spronano prima di tutto i produttori a fare meglio, segnalano le annate nuove che arrivano sul mercato ed aiutano ad individuare le cantine che hanno saputo esprimerle meglio. Non credo assolutamente, invece, che indirizzino in modo diretto le scelte dei consumatori, quanto piuttosto servano ad orientare soltanto quella percentuale dei con-sumatori che sa leggerle con intelligenza. Se vogliamo parlare di affidabilità delle indicazioni fornite dalle guide, un piccolo neo è costituito dal fatto che le bottiglie giudicate vengono inviate alle guide direttamente dalle cantine. Qualche rara volta nasce il sospetto che le stesse bottiglie che sono sul mercato rivelino inve-ce una qualità diversa”.

LUCIANO RAPPO, responsabile relazioni esterne e formazione della Cavit di Trento

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“focus

»

Le guide offrono una prima scrematura. Sta poi a chi legge farsi le proprie esperienze

“Le guide sono utili soprattutto al consumato-re, perché lo possono consigliare nella scelta dei vini. Quell’1% di consumatori più eclettici, che ritengono di sapere già tutto, ma anche gli addetti al settore, delle guide invece ne fanno volentieri a meno. Direi anche che tendono a snobbarle. Servono quindi al consumatore come indicazione agli acquisti, nella Gdo oppure in enoteca. E possono fornire anche un valido aiuto quando si va al ristorante, perché fanno una scrematura sull’immensa produzio-ne delle 30 mila aziende vitivinicole italiane. Si può sicuramente discutere sulla loro affida-bilità o meno, ma resta il fatto che per me le guide servono. Dobbiamo renderci conto che le aziende non fanno i vini per gli operatori del settore o per i conoscitori, ma il loro obiettivo è quello di vendere il vino a tutte le tipologie di consumatori. Gli operatori e gli appassiona-ti rappresentano quindi solo una piccola fetta del mercato. Chi lavora nel mondo del vino le ritiene quindi utili e acquista quasi sempre le più affidabili, soprattutto per scoprire cosa c’è di nuovo. Il mercato delle guide oggi è molto vasto, ci sono quelle sette, otto affermate che credo vadano bene per chi voglia informarsi sulle novità del settore. Chi acquista quotidia-namente un certo vino, può anche verificare se la sua scelta è corretta valutando la sua pre-senza o meno sulle guide. Direi quindi che, almeno quelle più affidabili e non realizzata da singoli ma da gruppi di persone diverse, rispecchiano certamente i gusti del consuma-tore. Hanno una loro utilità anche in ristorante, pure se è presente un sommelier, perché pos-sono confermare la validità della loro carta dei

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“focus

La scelta del “no marketing”, ossia di non essere presenti nelle guide, potrebbe risultare vincente

“Le guide sono utili soprattutto per chi si avvicina al mondo del vino, per chi cerca dei parametri o dei suggerimenti per gli acqui-sti. Per chi già conosce e frequenta questa mondo, ossia per i consumatori evoluti, la consultazione delle guide può avere comun-que un’utilità fornendo conferme sulle pro-prie conoscenze ma anche perché permette di sviluppare un maggior senso critico. Esiste da sempre un rapporto conflittuale fra le guide enologiche e il mondo del vino. Per quello che riguarda la ristorazione c’è una ricerca di vini importanti, ma anche scom-messe su aziende che magari poi vengono riscoperte dalle guide. C’è quindi più un senso di sfida. Le aziende, d’altro canto, ten-dono spesso ad aumentare i prezzi in virtù della presenza sulle guide. Un ragionamento errato, ma purtroppo molto diffuso. Alcuni ristoratori, invece, utilizzano le guide come punto di riferimento per le carte dei vini, sfiorando l’eccesso a volte, e lo si vede dalle molte, troppe carte dei vini fatte su fotocopia delle guide. Cosa che alla fine può diventare davvero penalizzante. Altra tendenza è quel-la di certe aziende che si rifiutano per prin-cipio di comparire nelle guide, anzi ne fanno un punto d’onore. E spesso i loro vini alla fine risultano richiestissimi proprio per que-sto motivo. Sono scelte strategiche differen-ti: notorietà o non notorietà? Un esempio di “no marketing” è proprio quello dello spu-mante siciliano Federico II, richiestissimo pur non comparendo per scelta del produtto-

vini. La guida quindi può anche fungere da scuola, per indirizzare le scelte di ristoranti ed enoteche, dando una base concreta su cui ope-rare le proprie scelte. Ci sono tante liste vini fotocopia e la guida può aiutare ad ampliare di più la proposta, cercando qualcosa di nuovo, sia in Italia che all’estero, visto anche che oggi c’è poca ricerca delle novità. E’ anche vero che una lista di vini troppo grande spesso rischia di spaventare il consumatore. Per questo biso-gna aumentarne la consapevolezza e le guide possono servire proprio a questo. Ultimamente fra gli operatori del settore si respira un’aria di sufficienza e riluttanza verso le guide, spesso molto criticate. Certo, non sono il vangelo, ma danno un grande servizio al consumatore e di conseguenza anche al produttore. La guida va letta in un certo modo. Va analizzata, scopren-do certi vini, certe aziende, certe zone, sui quali ognuno può poi crearsi il proprio gusto personale, facendo esperienza. La guida serve quindi a fare una prima scrematura. Poi assag-giando le varie proposte ci si può fare un’idea del valore della guida stessa, fidandosene o meno in futuro. Oggi la tendenza, soprattutto da parte di alcuni piccoli produttori di nicchia, da poche migliaia di bottiglie, è quella di snob-bare le guide. Per le aziende che iniziano ad essere importanti, sia come qualità che come numeri, invece è sicuramente meglio esserci che non esserci. E non è vero che basta pagare per essere presenti, almeno nelle guide più serie ed affidabili”.

CLAUDIO DI CORATO, Direttore rivista “Chef”

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focusre nelle guide. E’ una strategia comunque che si allinea perfetta-mente con la tendenza attuale a scoprire prodotti poco noti. Il giu-dizio di base delle guide è sempre un valore interpretativo, poi bisogna saper usare la propria testa. Servono quindi solo come con-siglio su cui poi ragionare in proprio. La promozione di un vino oggi dovrebbe guardare anche ad altri canali, che non siano solo le guide. Uno molto efficace è quello dei wine-blogger, che sicura-mente sono più attenti al dibattito alla critica, ad un vero confronto. Certo in certi casi anziché la promozione si rischia l’effetto contra-rio, ossia di una sorta di “dispromozione”. Ma varrebbe la pena tentarci lo stesso. In definitiva le guide possono sicuramente essere uno strumento utile, ma non certo indispensabile. La scelta del “no marketing” potrebbe invece risultare sicuramente interessante e in certi casi più azzeccata”.

GIROLAMO “GERRI” GASPARI, enoteca Cortina di Cortina

C’è troppa confusione servirebbe una guida per orientarsi meglio nel mondo delle guide

“Certo, le guide a qualcosa servono. Ma il vero problema oggi è che c’è troppa scelta, sia sul versante guide sia su quello degli stessi vini. I produttori sono talmente tanti, che il consumatore fa fatica a scegliere. Il Veneto, ad esempio, produce 60 mila tipologie di vini, il Friuli 18 mila. La sola area del Valpolicella ha mille tipologie, spesso una diversa dall’altra. L’offerta è così vasta che appare davvero un’impresa orientarsi e ancora più complesso sce-gliere. E non è detto che le guide aiutino a districarsi davvero, anche perché è difficile scegliere fra le stesse guide. Tanto che servirebbe una guida per orientarsi fra le guide stesse. Sia chiaro, non intendo discutere sulla loro affidabilità. Il più delle volte i

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MASSIMO BOTTURA, chef Osteria Francescana, Modena

Sono utili per aziende e consumatori. Meno nelle scelte dei ristoranti, soprattutto se c’è un sommelier

“Penso che la presenza dei loro vini sulle guide dia ad aziende e produttori sicuramente grande visibilità e l’attenzione dei sommelier professio-nisti, che vedono di buon occhio la critica delle migliori guide nazionali. Inoltre sono certamente utili anche per i consumatori. Il pubblico è sicu-ramente affascinato e condizionato dall’idea dei consigli di un pool di esperti che con rigore sele-ziona meritocraticamente i vini. Meno evidente è il rapporto fra Guide e scelte dei ristoratori nella composizione della propria cantina. In alcuni locali si fa la scelta di evidenziare i premi delle principali guide. In altri, come il nostro, la pro-fessionalità di un grande sommelier come Beppe Palmieri sa guidare le scelte dei clienti nella migliore maniera. Questo senza nulla togliere all’ottimo grado di affidabilità oggi raggiunto dalle guide, che credo facciano certamente un buon lavoro”.

giudizi in esse contenuti corrispondono al vero. Ma resta il fatto che la confusione è enorme, anche perché oggi sul settore vino c’è molta ignoranza ed il mercato è estrema-mente variabile. Un esempio è la Sicilia, scoperta una decina d’anni fa come patria di vini eccellenti, ma oggi già dimenticata. Stesso cosa vale per il Chianti, che col tempo si è quasi trasformato in un Bordeaux. Un vino sicuramente più morbido, come esigono le ferree leggi del mercato, ma che non può certo definirsi un Chianti autentico. Da parte dei produttori c’è comunque anco-ra un forte interesse ad essere presenti nelle guide, soprattutto in quelle due o tre più famose. L’effetto trainate c’è sicuramente, anche se il rischio è quello di un innalza-mento del prezzo proprio in virtù dell’orgo-glio del produttore di essere citato. Un effetto che alla fine può anche essere pena-lizzante, soprattutto in un periodo di forte crisi in cui l’attenzione asl prezzo è maggio-re, poi tornare indietro può risultare molto difficile. L’attenzione piuttosto dovrebbe essere spostata sulla qualità, che è l’unica variabile che davvero conta. In Francia il prezzo del vino l’ha fatto il mercato, in Italia purtroppo continuano a farlo solo i produtto-ri. In un’enoteca come la nostra, che conta 800 etichette da tutto il mondo, ed una carta di una quarantina di vini che cambiamo ogni settimana, quindi con una grande atten-zione alla varietà, le guide possono servire a scoprire qualcosa di nuovo, di inedito da proporre. Un altro problema, da questo punto di vista, è la tendenza oggi imperante di dare ai vini nomi di fantasia. E la confu-sione aumenta, perché porta alla necessità, inedita, di dover sempre controllare la com-posizione dei vini stessi”.

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Notizie, avvenimenti, curiosità dalle delegazioni territoriali venetePagine

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AIS

BELLUNO Al lavoro il nuovo consiglio • Una serata friulana • La Carinzia alla Festa dell’uva PADOVA Eccellente “Annamaria” • I vini di Franco ROVIGO Un’assemblea con “gusto” • Di nuovo in Sicilia TREVISO Il nostro impegno continua • Il Cile si apprezza nel bicchiere • Chablis e Borgogna, proposte stuzzicanti VENEZIA Mineralità a confronto • Benvenuto Brunello • L’isola con le case colorate VERONA A cena con Giulietta e Romeo • Tai rosso in banca VICENZA L’importanza della solidarietà

• Il Calvados, questo sconosciuto

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pagine AISBELLUNO

BellunoDelegato Roberto Ferroc/o Ristorante La Buona Tavola 2 Via Martiri del XIV Settembre 1944, 2432100 Bellunotel/fax 0437/30673

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Siamo alla fine dell’anno e come sempre è tempo di bilanci che per la nostra delegazione sono di segno ancora positivo. Si attestano sui 210 gli iscritti al sodalizio, un numero di tutto rispetto per la nostra piccola provincia. Soddisfacente anche la partecipazione alle manifestazioni, che sono state il momento più importante della nostra attività. E qui in parti-colare ricordo il “Sagrantino Day”, la prima edizione di “Cortina Spumanti” e la partecipa-zione alla decima edizione di “Sapori italiani” con il sesto Concorso enologico. Di peso anche l’impegno profuso nell’organiz-zazione dei corsi da parte dei direttori Valeria Zuccolin, Angela Rech, Massimo Ballotta e Mario Conz, al quale va oggi il nostro più calo-roso abbraccio per la prematura scomparsa della moglie. Analogo impegno è stato offerto anche dagli assistenti Elsa Sto, Gianna Pedol e Maria Pia Gesiot. I degustatori ufficiali Claudio Garna e Tiziano Nesello sono stati particolarmente

“di Roberto Ferro

attivi nel Gruppo servizi i quali, sotto la dire-zione di Nicoletta Ranzato, ha raggiunto le 26 unità. A Cesare Saviane debbo un grazie par-ticolare per la costanza e la professionalità dimostrata nei grandi eventi. Tutti assieme per aiutarmi ad organizzare le manifestazioni future con dinamismo, spirito di sacrificio e, soprattutto, amicizia. In questo contesto il mio augurio va anche al Consiglio di delegazione recentemente nominato nel corso dell’Assemblea sociale. Oltre al responsabile del Gruppo servizi, sono stati confermati Marilema Pianon alla segreteria e tesoreria; Mario De Pra ai rapporti con la stampa e pub-bliche relazioni. I nuovi volti dello staff organiz-zativo sono di Lara Saviane e Rino Da Monte, entrambi già inseriti nel Gruppo servizi.Nei pochi giorni che ci separano dalle festività i nostri sforzi sono diretti all’organizzazione della prima Coppa Ais di sci alpino, che si terrà sulle nevi di Auronzo di Cadore il 22 gennaio. Auguri a tutti affinché trascorriate serene feste ed affrontiate un anno nuovo ricco di soddisfazioni. •

Al lavoro il nuovo consiglio Il 2011 si aprirà con un’entusiasmante avventura: il primo Campionato di sci organizzato da Ais Veneto

La neo consigliere Lara Saviane

Nicoletta Ranzato e Mario De Pra

Il neo consigliere Rino De Monte

EVENTI

“ALTO GUSTO”, UN ITINERARIO ENOGASTRONOMICO D’ALTO LIVELLOdi Mario De PraE’ ormai consuetudine per la provincia di Belluno l’itinerario gastronomico “Alto Gusto”, che raggruppa tra i migliori chef e ristoratori della provincia, spesso sommelier, percorrendo le Dolomiti da ottobre a giugno, sotto il segno della cucina dai sapori antichi e dei prodotti del territorio in chiave moder-na. Il 15 ottobre è stata la volta della Baita Mondeschein di Sappada della famiglia Kratter, il 29 ottobre al Capriolo di Vodo di Cadore della famiglia Gregori, il 19 novem-bre da Luca Viel, sommelier, al ristorante Al Borgo di Belluno, il 17 dicembre al Tivoli di Cortina dello chef e sommelier Graziano Prest. Gli appuntamenti a venire sono, il 29 gennaio, al ristorante A Passo Giau, mentre l’11 febbraio l’appuntamento è al Dolada di Plois d’Alpago della famiglia De Prà e il 19 marzo di nuovo a Cortina, a Baita Fraina da Adolfo Menardi, il 15 aprile a Canale d’Agor-do alle Codole dello chef Oscar e dal somme-lier Diego Tibolla. Il 6 e 7 maggio la rassegna si sposta a Sappada al Laite di Fabrizia Meroi e Roberto Brovedani. Chiusura il 10 giugno al San Lorenzo di Puos d’Alpago da Renzo Dal Farra.

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È da considerarsi una seconda puntata, un approfondimento, quanto celebrato a Belluno con la degustazione e gli abbinamenti con i prodotti del territorio del Ramandolo, grazie alla partecipazione del Consorzio rappresenta-to da Lorenzo Comelli, consigliere e titolare dell’azienda Filippon e da Luca Roccaro, pro-duttore titolare dell’azienda Merlino. Alla storia del territorio e della Docg ci aveva introdotto nel corso della recente gita in Friuli, Dario Coos, storico produttore e uno dei fauto-ri della Cooperativa che ha dato nuovo lustro a

“di Mario De Pra

I vini del Consorzio di Ramandolo in abbinamento alle gustose e rinomate produzioni della terra friulana

questo fantastico vino, conosciuto come “l’oro di Ramandolo”. Comelli ha raccontato con entusiasmo e orgo-glio la storia del Ramandolo, che dal 2001 si può fregiare della Docg. Bisogna risalire al 1988 quando venne costituito il Consorzio di tutela del Ramandolo, per arrivare al presente con la fusione dello stesso Consorzio con la Doc “Colli orientali del Friuli”. Ora i vignaio-li della Docg Ramandolo operano sotto l’oc-chio vigile del “Consorzio tutela dei vini Colli orientali del Friuli e Ramandolo” che ne

garantisce anche l’attività di promo-zione e sviluppo attraverso la “Commissione Ramandolo”. Sessanta ettari di terra, da Nimis a Tarcento, divisi in piccoli fazzoletti, danno vita a questo vino da clone “Verduzzo del Friuli”, che “meglio rappresenta il carattere della gente del Friuli”. Il caratteristico colore oro, il suo essere dolce, mantenendo una notevole freschezza e i sentori di pepe e miele che si affinano con il tempo, lo rendono indimenticabile con fichi maturi e pro-sciutto di San Daniele, con trota affumicata grana padano e gorgon-zola”. Queste le parole del Comelli, che ha pro-posto in abbinamento anche il prosciutto crudo, formai de frant, e la Gubana, il caratteri-stico dolce friulano. Il colore oro nelle diver-

se tonalità, fino ad arrivare all’ambrato da vendemmie tardive e appassimento delle uve, questo il primo denominatore comune dei vini. Gusto elegante e gradevolmente dolce, mai stucchevole, questa la caratteristica uni-tamente ai sentori intensi di miele, albicocca, frutta esotica e fichi, talvolta mineralità per un finale lungo e avvolgente che costituisce l’identità del Ramandolo sia pur con peculia-rità diverse in ogni bottiglia date dalla mano sapente del vignaiolo. •

Angela Rech, Dario Coos e Valeria Zuccolin

Una serata friulana

I VINI IN DEGUSTAZIONE

- Filippon - Ramandolo Docg 2009, azienda Lorenzo Comelli

- Merlino - Ramandolo Docg 2008, azienda Luca Roccaro

- Ronco Vieri - Ramandolo Docg 2007, azienda Pittaro

- Il Roncat - Ramandolo Docg 2006, azienda Giovanni Dri

- Polsat - Ramandolo Docg 2007, azienda Clavcigh

I produttori Luca Roccaro e Lorenzo Comelli ricevono il gagliardetto dal delegato Roberto Ferro

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clima e suolo per produrre chiedono sforzi tali da definire la coltivazione “eroica”. La Festa è la giusta vetrina dove poter esibire i frutti del lavoro di quanti si adoperano affinché tale realtà riprenda vigore. Ais Veneto affianca enti e organizzazioni che si prodigano per la realizzazione dell’importante progetto, in particolare mettendo i viti-coltori feltrini a confronto tra loro con il Concorso enologico e incontrando real-tà vinicole simili. Quest’anno, dopo Val d’Aosta, Valtellina e Val Camonica, è stata la volta dei produttori della Carinzia. Dalla regione più meridionale dell’Austria sono giunti per raccontarci delle loro realtà e per farci assaggiare i loro vini i produttori e i responsabili di cinque cantine, presentati da Erwin Gartner dell’omonima azienda. La manifestazione è risultata di grande interesse, trovando i suoi momenti salienti nella premiazione dei viticolto-ri evidenziatisi nel Concorso enologico, nel Convegno alla presenza di funzio-nari di Veneto Agricoltura della Regione, che da anni segue un interes-sante progetto per la valorizzazione della viticoltura in montagna all’interno

Con la “Festa dell’uva”, orami diventa-ta un classico dell’autunno bellunese, si può dire che il vino ha ritrovato casa a Fonzaso. Qui, dove storicamente la coltivazione delle viti era la principale attività degli agricoltori fino al secondo conflitto mondiale, oggi, grazie alle mani sapienti di alcuni viticoltori, sta tornando la produzione di vino di qua-lità. Un settore non facile, soprattutto in questi anni, in un territorio aspro, dove

“di Mario De Pra

Alla attesa kermesse di Fonzaso, anche il tradizionale Concorso enologico tra i produttori feltrini. Vini sempre più di qualità

La Carinzia alla Festa dell’uva

Premiazione dell’azienda Vieceli

Premiazione dell’azienda De Bacco Premiazione dell’azienda Di Faoro

I VINI PRESENTATI

I vini della Carinzia presentati dall’agronomo e sommelier Flavio Bin, anima della “Festa dell’uva” con degu-stazione curata da Dante Brancaleoni, delegato di Rovigo.• Rheinriesling 2009, Weinbau Familie

Gartner di St. Andra-Lavanttal• Chardonnay 2009, Weinbau Familie Janko

di St. Paul-Lavanttal• Weissburgunder 2009, Weinbau Dotschekal

di St. Andra-Lavanttal• Traminer 2009, Weinbau Dotschekal di St.

Andra-Lavanttal• Zweigelt 2009, Weinbau Familie Hriberni-

Klagenfurt• Cuvée Roesler/Zweigelt 2008, Wienbau

Gerhard Kock-Feldkirchen

I VINCITORI DEL CONCORSO Ci piace evidenziare che i vini in abbinati alla “Festa dell’Uva” hanno evidenziato un lento, ma costante miglioramento della quali-tà in generale, con qualche punta di eccel-lenza. Ecco i vincitori, suddivisi per tipologia di vino.SPUMANTI - Azienda De Bacco Pietro, con Saca 2009VINI BIANCHI - Azienda agricola Faoro Ivan, con Müller-Thurgau 2009VINI ROSSI - Azienda agricola Vieceli, con Rosso Gentile San Micel 2009

Di seguito le aziende in concorso con 36 campioni: Vieceli di Zucco Beatrice; Vieceli Bruno; Andrighetti Giacomo & F.lli; Giacomin Giorgio; Giacomin Giuseppe; Maccagnan Ezio; De Bacco Pietro & C. ; Toigo Bruno; Forlin Giuseppe; Faoro Ivan; Marcon Vannes; e Turrin Domenico.

Flavio Bin

della programmazione comunitaria transfrontaliera Interreg 3° Italia-Austria, in collaborazione proprio con il Land della Carinzia. Di contorno la festa popolare. •

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al naso con sentori di spezie, vaniglia, frutta matura tropicale equilibrato con una piacevole sapidità finale. Persistente con un legno ben dosato (acquistano il legname da 21 anni in Francia). Siamo passati alla Cuveè Prestige che presentava un bel colore paglierino con perlage fine e persistente, sentore di crosta di pane e profumi di frutta gialla matura, agrumi, lieviti e mandorla con un gusto fresco e un finale agrumato. Abbiamo proseguito con il Brut Millesimato 2005 prodotto con 55% di Chardonnay, 15% di Pinot Bianco e 30% di Pinot Nero. Gran parte del vino è affinato con pièces, infatti il colore era paglierino con un

evidente riflesso dorato e il suo perlage finissi-mo. Profumo intenso, ricco e penetrante, fresco ed evoluto. Spiccavano le sensazioni di mela, pera, albicocca, limone e arancia amara e la caratteristica nota di pane con una gradevole sottolineatura di miele e di vaniglia. Al gusto secco, ricco e fruttato e si ripetevano le stes-se sensazioni avute al naso. Il quinto vino è stato il Dosage zéro Millesimato 2005 che si presentava di un colore paglierino chiaro con riflessi verde oro antico e perlage finissimo. Il pro-fumo ricordava i fiori e la frutta fresca come la pesca e l’albicocca, la frutta

Al Gran Caffè della Terme si è tenuta una degustazione di Cà del Bosco, aperta dal tito-lare Maurizio Zanella che ha brevemente spiegato com’è nata la sua ricerca dell’eccel-lenza. Fu, soprattutto, dopo un viaggio nella regione dello Champagne che venne affascina-to dalle bollicine. Il nostro relatore Vito d’Amanti ha guidato le degustazioni. Il primo dei 6 vini è stato il Curtefranca bianco 2009 (80% di Chardonnay e 20% di Pinot bianco) dotato di buona intensità sia al naso sia al gusto, adatto a sostare in cantina almeno 3-4 anni. Il secondo è stato uno Chardonnay 2007 del colore molto vivo, dorato, lucente. Intenso

PadovaDelegato Bruno Maniero Via Malachin, 535031 Abano Terme (PD)tel/fax 049/812038Cell. 333/[email protected]

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“di Chiara Lana

Entusiasmante degustazione con i vini dell’azienda bresciana del patron Zanella che ha presenziato alla serata

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Eccellente“Annamaria”

Maurizio Zanella con Bruno Maniera, a destra

tropicale come il pompelmo e il frutto della passione e un’insolita nota di cacao. Si senti-

vano anche aromi di lievito e crosta di pane il tutto in un insieme molto ben evo-luto. In bocca era secco, sapido, con una bella acidità e molto persistente con un delicato retrogusto amarognolo. Abbiamo finito con la Cuveè Annamaria Clementi 2002, il top di Cà del Bosco: il nome è quello della madre di Zanella. Si presen-tava di un giallo dorato con perlage ovvia-

mente finissimo. Bella la nota floreale e di frutta matura che sprigionava. Una complessi-tà straordinaria sia al naso che in bocca. •

RIFLETTENDO…. di Bruno Maniero

Quello che sta per concludersi è stato un anno di grandi soddisfazioni, ma anche di qualche inatte-sa delusione. In questa società non tutti conosco-no il significato di rispetto, lealtà e amicizia. Ritengo, infatti, che prima di essere sommelier bisogna essere uomini. Ringrazio i colleghi Davide Buongiorno, vincitore del concorso miglior sommelier professionista del Veneto e Sabrina Schiavon premiata al Vinitaly, vincitrice del pre-mio Maschio Bonaventura per il loro impegno e tenacia dimostrata, nonché i tanti colleghi che con molta umiltà e in silenzio lavorano per dare immagine e prestigio alla delegazione. Soddisfazione per la buona riuscita di “Mondo Moscato”, che dalla prossima edizione si chiame-rà “Universo Moscato”, alla quale gran parte di noi ha partecipato lavorando sodo, con l’unico scopo di far conoscere un tipico prodotto dei Colli Euganei. Cari colleghi auguro a voi e alle vostre famiglie un sereno Natale, sperando in un 2011, se possibile, ancora migliore del precedente.

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Era da tempo che sommelier padovani attendevano una serata come questa.L’occasione è arrivata a novembre al Ristorante “La Bulesca” di Rubano: Franco Bernabei, enologo di fama mondiale, ci ha guidato in un viaggio virtuale “Dalla terra alla bottiglia” con la degustazione di dieci vini che portano tutti la sua firma.I vini migliori nascono da terreni vocati, ma la capacità dell’enologo di capire e far maturare al meglio il prodotto della vendemmia è condi-zione imprescindibile per ottenere prodotti di eccellenza, è il tocco che dà al vino carattere e unicità. È pro-prio questo l’intento del lavoro di Bernabei la cui filosofia produttiva, basata sul rispetto del territorio, è fondamentale premessa per ottenere vini importanti, ma mai sopra le righe, in grado di trasmettere il legame con la cultura dei luoghi.Nulla viene trascurato nemmeno in cantina dove arrivano uve perfetta-mente integre: dal controllo costante dei parametri tecnici, al monitoraggio dell’evoluzione del vino per costruir-ne la curva ideale nel tempo, alla realizzazione di un archivio di tutte le vinificazioni attraverso la registrazio-ne minuziosa dei dati mediante stru-menti avveniristici. In passato l’enologo era quasi sempre un solista, oggi le novità di cantina sono spesso il risultato di un insieme di esperienze. Il gioco di squadra piace a Bernabei che con la moglie Daniela e i figli Marco e Matteo, entrambi laureati in enologia, dirige lo studio di consulenza Enoproject al

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quale fanno riferimento una trentina di aziende sparse in tutta Italia.

LA DEGUSTAZIONE DEI VINIAbbiamo iniziato la degustazione con tre bianchi: il Pinot Bianco 2009 dei Vigneti Le Monde, azienda di Prata di Pordenone i cui terreni, pur trovando-si nella Doc Friuli Grave, sono carat-terizzati da una forte componente calcareo-argillosa che regala al vino una vena sapida e minerale.A seguire il Vespaiolo 2009 di Villa

Attesa degustazione di etichette che portano la firma del noto enologo Franco Bernabei. Dieci i vini in degustazione in un crescendo di emozioni

“di Ornella Martellato

I vini di Franco

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Angarano, cantina di Bassano del Grappa, gestita da cinque donne, le sorelle Bianchi Michiel; un Vespaiolo con radici palladiane, dotato di notevole freschezza e sorretto da una bella persistenza gusto-olfattiva su toni agrumati di pompelmo rosa e buccia di mandarino. Infine il Friulano 2008 Vigne Cinquant’anni dell’azienda Le Vigne di Zamò, ottenuto da un vecchio vigneto di Tocai (peccato non poterlo più chiamare così) dal colore dorato, luminoso, con un una gamma odorosa che dichiara la tipicità del vitigno e una complessità di profumi che ricor-dano soprattutto la frutta esotica e la pasta di mandorle. In bocca sorpren-de per il ritmo pieno e nervoso che scandisce con stuzzicante salinità.Ha iniziato a guidare la degustazione il presidente dell’Ais Veneto, Dino

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contribuito a valorizzare in modo decisivo questo grande vitigno. E’ di color rubino scuro mentre l’intensità olfattiva è ricca di spezie dolci, richiami terrosi sottolineati da una bella sapidità evidenziata da ricordi minerali. È un vino austero, equili-brato e molto elegante con un lungo finale leggermente tostato.Per finire due grandi rossi veneti, pre-sentati dai rispettivi viticoltori, il Gelsaia 2007, figlio prediletto di Giorgio Cecchetto un Raboso Piave prodotto solo nelle grandi annate (sette dal 1994). Non è facile domare il carat-tere aggressivo e molto rustico di quest’uva: Cecchetto ci è riuscito facen-do appassire un 20% dei grappoli in fruttaio per 35 giorni ottenendo un vino color rubino fitto, violaceo che regala eleganti sensazioni di amarena in con-fettura, viola appassita, spezie dolci e tabacco. Caldo in bocca, corroborato da tannini morbidi e da una lunga scia di freschezza una delle migliori annate tra quelle presenti sul mercato.Per finire l’Amarone della Valpolicella 2004 dell’azienda Trabucchi presen-tato dal titolare Giuseppe Trabucchi. Questo Amarone è prodotto per il 70% con uve Corvina e Corvinone che regalano quel colore rubino tendente al granato, quindi con Rondinella, Croatina e Dindarella. Ha una bella ampiezza di profumi che ricordano l’amarena, petali di rosa, liquirizia, spezie, vaniglia e cioccolato. In bocca è un velluto che avvolge tutto il pala-to, ma con tannini ancora presenti e una lunghissima persistenza. Una serata interessante che ricorderemo per tanti motivi: la qualità dei vini che ci hanno regalato emozioni e soddisfa-zioni; i personaggi intervenuti; tantis-simi partecipanti, centoquaranta circa tra sommelier, appassionati, curiosi, tutti con la voglia di soddisfare e di accrescere le proprie conoscenze di un mondo interessante e affascinante come è quello del vino. •

“Vigneto Bucerchiale” di Selvapiana, il vino più importante e impegnativo dell’azienda, è prodotto solo nelle annate migliori. Questo Sangiovese ancora giovanissimo rivela un rango superiore, qui ed è proprio il vigneto a fare la differenza. Color granato vivo, sprigiona una complessità olfat-tiva notevole che spazia dalla viola appena recisa al fiore essicato, dalle note quasi eteree al frutto ancora vivo, con speziature di cannella e pepe, per finire con accenni di tabac-co. In bocca dimostra classe ed equi-librio, con tannini ben integrati in un finale lungo e coinvolgente. Da qui in poi è un crescendo di classe, di potenza e di grande eleganza, qualità che ritroviamo nel Flaccianello della Pieve 2007 di Fontodi, una delle aziende più belle e meglio gestite nell’area del Chianti Classico, inser-tita in un terroir particolare, la conca di Panzano, il cru che ha guidato la riscossa della denominazione. Questo Sangiovese dal rubino compatto, quasi impenetrabile, sfoggia eleganti sfumature di mora, rosa canina, tabacco e cioccolato. In bocca è caldo e potente con tannini vellutati che

accompagnano un finale lungo, sapido e mine-rale. Il succes-sivo Sangiovese non ha bisogno di presentazio-ni, si tratta del Fontalloro di Fèlsina, in quel di Castelnuovo B e r a r d e n g a , dove territorio e azienda hanno

Marchi, uno dei numerosi ospiti inter-venuti alla serata, che ha poi passato la parola a Luigi Bortolotti, delegato Ais di Mantova, che ha condotto la degustazione dei Sangiovese.“Calistri” è stato il primo vino, un Sangiovese Igt Umbria 2007 del Castello di Corbara, grande azienda sita vicino al lago omonimo che vanta un patrimonio viticolo di gran-de pregio. Presenta un bel rubino cupo, un naso intenso di frutta scura, liquirizia, tabacco e un finale balsa-mico. Ottima tessitura tannica e bella sapidità. Solo una vendemmia ottima permette la produzione di questo vino, in un numero molto limitato di bottiglie.Diverso il Sangiovese in purezza della Fattoria di Lornano, il Chianti Classico Riserva 2006 “Le Bandite” (siamo nella zona più antica e più vocata per la coltura di questo viti-gno), che esprime la sua personalità in una veste rubino intenso e concen-trato, con sentori di amarena, viola mammola e spezie dolci. In bocca regala tannini morbidi e ben integra-ti con un finale lungo e accattivante.Il Chianti Rùfina Riserva 2006

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RovigoDelegato Dante Brancaleoni Via Carducci, 11345027 Trecenta (RO)tel/fax 0425/701307Cell. 335/[email protected]

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incarichi diversi Andrea Clemente e Michele Ridini. Numerosa la presenza dei soci in questo importante momento di vita associativa ai quali va il ringra-ziamento di tutto il consiglio. Al termine dell’assise abbiamo goduto di una cena dal tema: “Verdure Riso Pesce” a base di prodotti polesani, compreso il pesce del Delta del Po, organizzata in collabora-zione fra Ais e Provincia di Rovigo.Anche a questa seconda parte di serata, assidua è stata la partecipazione. Vi erano ospiti appartenenti alla delegazione ed ospiti esterni, ma cosa ancor più gradita al delegato Brancaleoni e, soprattutto, al pre-sidente regionale la presenza di un elevatis-simo numero di autorità locali e provinciali, incluso il prefetto, accorse all’invito per questa occasione di degustare prodotti loca-li in abbinamento a vini di elevata qualità.La promozione dei prodotti polesani è partita da Crespino, tenuta a battesimo dal sindaco Luigi Ziviani, dal prefetto di Rovigo Romilda Tafuri, dalla presidente della Provincia Tiziana Virgili e dal presi-dente di Consvipo Angela Zanellato, da un’idea dell’assessore provinciale per l’Agricoltura e Pesca Claudio Bellan, oltre ai referenti locali dell’Ais.Per la Provincia erano presenti anche il direttore generale Maria Votta Gravina e l’assessore alla Cultura e Turismo Laura Negri.

Ad ottobre la trattoria “Al pescatore da Aligi” a Crespino ha ospitato l’annuale assemblea della delegazione di Rovigo alla presenza del presidente regionale Dino Marchi.Ordine del giorno: relazione del delegato sul programma sociale; nomina dei colla-boratori; rinnovo delle cariche sociali con l’elezione di due consiglieri.Dino Marchi ha spiegato l’importanza del voto alle prossime elezioni per il rinnovo della giunta nazionale, illustrando i pro-grammi e come vorrebbe fosse l’Ais, non una forma di business, bensì un’associa-zione vera.La parola è poi passata al delegato Dante Brancaleoni che ha illustrato il programma della delegazione e la composizione del nuovo direttivo che risulta così composto: Vincenzo Trali (tesoriere); Aldo Zani (responsabile servizi); Nicola Braggion (responsabile eventi). Consiglieri eletti, con

“di Michele Ridini

Un’assemblea con “gusto”

A scandire le varie portate, i discorsi delle autorità che elogiavano la ricchezza del nostro territorio e dei prodotti locali, ma anche i discorsi del presidente Marchi che si sentiva altamente onorato di sedere al tavolo con le autorità le quali, partendo da una semplice cena, cercano con il loro operato di far sviluppare il territorio pole-sano valorizzandone i prodotti della natura, del delegato Brancaleoni che ha spiegato agli ospiti il valore dell’Ais strappando loro l’impegno di una futura collaborazione.D’ora in poi, dunque, la cultura del bere, viaggerà a braccetto con le iniziative per la promozione delle eccellenze polesane, tanto da essersi già guadagnata un suo spazio nella registrazione della prossima puntata televisiva commissionata dalla Provincia. Tra una portata e l’altra non sono mancati anche momenti di ilarità con la partecipazione di un brillante poeta, Gianni Sparapan.Sulla tavola i prodotti del mercato di Lusia, i molluschi del Consorzio pescatori del Polesine di Scardovari, i prodotti dei risicoltori del Delta, le verdure di Opo Veneto e i vini dalla cantina La Versa dell’Oltrepo Pavese. •

In prima fila, da sinistra a destra, il prefetto Romilda Tafuri, la presidente della Provincia, Tiziana Virgili, e il sindaco di Crespino, Luigi Ziviani.Sommelier rodigini e istituzioni uniti

per promuovere insieme le numerose golosità del Polesine

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ti di termoregolazione, ma ho ben pre-sente le pietre sovrapposte dei muretti a secco e le vigne ad alberello disposte a quiconce. Tutto turistico il primo giorno a spasso per l’elegante Taormina di cui non abbia-mo potuto visitare il teatro greco perché in allestimento per lo spettacolo di un

famoso cantante di musi-ca leggera.Rallegra lo spirito la breve passeggiata che facciamo per Castelmola, arroccata in cima ad infi-niti tornanti, ben conser-vata, con edifici che per-corrono tutta la storia dagli arabi, fino ad alcu-ne brutture degli anni Settanta, per arrivare nella piazzetta del Duomo, la nostra sala

ristorante, in un balco-ne naturale s o p r a Taormina. Entra nel n o s t r o campo visi-vo, in un tripudio di fichi d’In-dia, il mae-stoso Etna con i paesi aggrappati

“Il vero viaggio di scoperta non consiste nello scoprire nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” (M. Proust). L’ho sperimen-tato. Rifacendo il percorso del secondo tour, ho visto una Sicilia, soprattutto i vigneti dell’Etna, diversa, meno tecnolo-gica. Ho avvertito molto di più la presen-za del contadino, non ricordo gli impian-

“di Renato Maggiolo

Di nuovo in Sicilia

alle sue pendici, la costa ionica, il golfo di Giardini-Naxos. La domenica siamo a Caltagirone. Visitiamo i molti laboratori di ceramiche artistiche. Perfettamente a nostro agio nell’antica Tenuta del Nanfro, viticoltori biologici con piccola e cura-tissima cantina. 7 etichette formate da tre vitigni: Inzolia, Nero d’Avola e Frappato. Vini dignitosi in cui si sente il territorio. Pranziamo nell’annesso agri-turismo. Antica cucina siciliana sapien-temente innovata. Solo freschi prodotti dell’azienda con prevalenza dell’orto. Memorabile il piatto finale di “Suguli”: mosto messo a bollire per due ore con un cucchiaino per litro di cenere che serve a togliere l’acidità, schiumando in conti-nuazione; il concentrato viene addensato con farina di mais e ulteriore cottura. Al pomeriggio passeggio tra i barocchi edi-fici di Catania.Il lunedì saliamo sull’Etna. Manca il tempo per avvicinarci con la seggiovia al cratere centrale, ma anche i crateri costituitisi con l’ultima eruzione, a ridos-so della zona rifugi, sono abbastanza impressionanti. Il lungo trasferimento sul lato nord del vulcano per la visita alle cantine ci fa intravedere come l’agri-coltura sia in procinto di abbandono anche in questa fertilissima terra. Resta qualche vigneto.La corriera non passa per la stretta stra-dina che si inerpica verso il complesso vitivinicolo di Gambino. Ma i più corag-giosi che hanno disdegnato il pulmino hanno potuto godere dell’aroma e del gusto di diverse varietà di more che cre-scono lungo la stretta stradina, assapora-re e capire la differenza tra le varietà di uve autoctone che stavano maturando negli ampi e ben manutentati terrazza-menti. Siamo immersi in un grande e ben curato vigneto di montagna a 800 metri. La tipicità dei vini etnei, che crescono sulla potassica lava e sono fertilizzati dai lapilli, è ancor più esaltata dagli sbalzi termici d’alta quota che consentono una più completa maturazione fenolica e aromatica. Li degustiamo accompagnati da tipici prodotti dell’Etna tra cui salumi e formaggi. Pomeriggio all’azienda

Quarto viaggio organizzato dalla delegazione di Rovigo per i sommelier del Veneto alla scoperta di questo immenso giacimento enogastronomico

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Nei vigneti della Cantina Benanti

L’interno della Cantina Benanti

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con i quali ottiene una ventina di vini, anche spumantizzati.Serata in divisa pres-so l’enoteca “il Tocco di Vino” del presiden-te Ais regionale, Camillo Previtera, e sede di Ais Sicilia.

Prodotti tipici e degustazioni tecniche condotte da Camillo e Dante Brancaleoni, ma nelle quali vengono coinvolti anche molti sommelier.Levata antelucana il martedì per il trasferimento a Milazzo e l’imbarco sull’aliscafo che ci conduce all’isola di Salina. Il tempo buono ci permette la mirabile visione di tutte e sette le Eolie in un colpo d’occhio. La fuman-te e lunare Vulcano, la lunga e sinuosa Lipari, la doppia Salina con i due alti monti, l’alto pianoro di Panarea, il perenne pennacolo di Stromboli e le piccole Alicudi e Filicudi che chiudo-no l’orizzonte. Tutta la giornata è stata dedicata alla Malvasia. Opportunamente i locali fanno risalire questo vino al tempo delle colonie della Magnagrecia, ma più verosimil-mente quella oggi coltivata in quelle terre è un clone della Malvasia diffusa dai veneziani nel sedicesimo secolo e proveniente dalle coste greche. Prima visita alla Carlo Haunner, fon-data da un bresciano che si è invaghi-to sia dell’isola che del vino e che ha

portato innovazioni sia sulla coltivazione che sulla vinificazione. Senz’altro è stata la Malvasia che ha dato notorietà ad Haunner, ma è anche vero che Haunner ha contribuito a diffondere la conoscen-za della Malvasia delle Lipari. Assistiamo alla pigiadiraspatura della Malvasia passita che procede a rilento e

Benanti. Vigne antiche, basse, diversi appezzamenti ad alberello. I vigneti non si trovano solo presso la sede aziendale, ma anche in altre zone dell’Etna proprio per utilizzare i diversi microclimi dati da altitudine ed esposizione. Solo vitigni autoctoni etnei (Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante, Minella)

con qualche inconveniente causato dall’eccessiva pastosità del liquido spre-muto. Ce ne rallegriamo pensando a quale nettare ne risulterà dopo la fer-mentazione e l’opportuno affinamento.Iniziamo la degustazione. Le varie anna-te e i diversi procedimenti per l’otteni-mento del vino danno ovviamente delle variazioni, ma le Malvasie delle Lipari, anche quelle di altri produttori che degu-steremo in seguito, hanno in comune il colore giallo ambrato, profumo di ecce-zionale ampiezza con sentori di eucalip-to, miele, fiori spontanei, erbe aromati-che e ligustro; sapore dolce elegante, vellutato, con leggero gusto di albicocca e lunga persistenza aromatica. Alla cantina di Virgona ammiriamo da vicino molte decine di graticci ricolmi di uve in appassimento. Constatiamo i vari stadi di appassimento e assistiamo alla raccolta e messa in protezione di tutti i graticci appena inizia il tramonto.Da Giona abbiamo la consapevolezza della perfetta esecuzione di questo con-certo potente e armonico. Cura maniaca-le in cantina e in vigneto. Il risultato è emozionante.Cena in un ristorante di Santa Marina con ricette delle Eolie. L’ultimo giorno lo occupiamo interamente per tornare a Milazzo. Diruppi, anfratti, grotte e un mare limpidissimo ci fanno estasiare. Alcuni coraggiosi affrontano anche le meduse pur di immergersi in quell’ac-qua cristallina, luminosa. Pranzo a bordo con degustazioni ascoltate distrattamen-te perché il panorama attraeva di più.Mi accorgo che ho raccontato ben poco dei vini per aver steso la cronaca di un viaggio di sommelier, ma i vini della Sicilia possiamo degustarli anche a casa nostra. Là ci siamo andati per “vivere” quella terra e i suoi abitanti. •

Costa di Salina

Lipari

Foto di gruppo alla Tenuta del Nanfro

Malvasia in appassimento all’azienda Virgona

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A Villa Braida si è tenuta l’assemblea e il rinnovo delle cariche sociali. In que-sti 4 anni abbiamo organizzato tanti eventi: degustazioni, viaggi visite e

cene. Tutti coronati dall’ospitalità delle aziende e da un posto a tavola in risto-ranti di alta classe. Anche in futuro cercheremo di avere la massima atten-

zione, per il rispetto della tradizione che sempre ci contraddistingue. Sono tante le cose da fare e tutte devono esser ben coordinate ed essere di sti-molo. So bene che tutto quello che si fa non soddisfa tutti, ma accontentare tutti non è cosa di questo mondo. Molti di noi sono in associazione per un proprio tornaconto, ma questi atteggiamenti non dovrebbero appartenere all’Ais e tanto meno alla nostra delegazione. Bisogna partecipare agli eventi di dele-gazione e del regionale, partecipazione che vale soprattutto per gli appartenen-ti al gruppo servizi, perché utile per un aggiornamento professionale e per una ulteriore crescita culturale. Al Gruppo servizi, oggi molto numeroso, non biso-gna iscriversi come fosse un ufficio di collocamento. Ci sono regole che vanno rispettate adottando consoni comporta-menti. Ricordo che non è obbligatorio far parte del Gruppo servizi e che non tutti possiedono le caratteristiche necessarie per appartenervi. Si può fare dell’altro e molto. Ricordatevi anche che viviamo in un’associazione e dob-biamo essere animati da un grande spirito associativo. Per concludere vi esorto ancora una volta ad essere leali ambasciatori del vino e del suo territo-rio, con un pizzico di umiltà e di rispet-to per quelli che lavorano per il bene della delegazione senza secondi fini, ma per passione e amore. Ecco il nuovo

“di Arno Galleazzi

TrevisoDelegato Arno Galleazzi Via Cirenaica, 13Trevisotel/fax 0422/261385

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Il nostro impegno continuaAssemblea di delegazione con nomina del nuovo consiglio e relazione del delegato che esorta ad esser leali ambasciatori del vino

Il nuovo consiglio della delegazione di Treviso

L’ACETO E IL PARMIGIANO di Arno Galleazzifoto di Visentin Marco Visentin

Ad ottobre ci siamo recati in provincia di Reggio Emilia per conoscere meglio le filosofie di produzione e le caratteristiche organolettiche di due prodotti tipici italiani Dop: l’aceto balsa-mico tradizionale e il Parmigiano reggiano. La prima tappa è stata all’Acetaia Picci a Cavriago. Ad attenderci c’erano il patron Raffaele e il figlio Marco che ci ha raccontato la lunga storia dell’aceto balsamico fatta di vendemmie e di cotture e batterie di legni diversi situati in sot-totetti. Tradizione, grande passione e tanto lavo-ro, per aver, dopo un’attesa minima di 12 mesi, queste preziose gocce. Questo aceto si sposa magnificamente in cucina: poche gocce per donare ai piatti una fragranza e un sapore agro-dolce che difficilmente si dimentica.Questi sapori unici e inconfondibili, sono stati il trait d’union del menù che abbiamo degustato durante il pranzo, assieme all’abbinamento (non facile) dei vini. Dopo il pranzo ci attendeva l’Antica Fattoria Caseificio Scalabrini di Bruno e Ugo, a Bibbiano. Anche il Parmigiano è frutto di storia, tradizione e laboriosità e ancor oggi la produzione richiede esperienza, cura, passione: è espressione del saper fare della sua gente e del legame imprescindibile con la zona di origi-ne. E anche in questo caso è l’uomo, l’artefice principale di questa produzione, dalle sue scel-te tanto semplici quanto delicate, operate ogni giorno che si avrà la qualità finale del parmigia-no reggiano. Qui la fa da padrone il motto “il parmigiano non si fabbrica, si fa”.

consiglio di delegazione per il prossimo quadriennio.Arno Galleazzi, Ferdinando Trevisan, Mirco Sardi, Enzo Capizzi, Giuseppe Piovesan e Gloria Paulon. Grazie ai consiglieri uscenti e ai nuovi l’augurio di un costruttivo e proficuo lavoro. •

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E’ in costante crescita l’interesse per le produzioni d’oltreoceano. I cosiddetti “paesi emergenti” sono sempre più pre-senti sul mercato internazionale ed è usuale trovare etichette provenienti da Stati Uniti, Sudamerica, Australia o Sudafrica.Il Nuovo Mondo si confronta con la Vecchia Europa mostrando competitività e proponendo prodotti piacevoli a prezzi molto ragionevoli. Fino a non molto tempo fa i vini provenienti da queste zone erano piuttosto anonimi, a volte accomunati da affinamenti molto spinti e privi di una propria identità. Ora la situazione è molto cambiata: selezioni clonali, ammoderna-mento tecnologico e sensibilità verso la ricerca del “terroir” hanno permesso una crescita qualitativa che si fa notare ogni qual volta si presenta l’occasione per degustarli.Di fronte a questo mondo in attesa di essere scoperto e approfondito, abbiamo organizzato una degustazione dedicata ai vini cileni creando così l’opportunità di scoprire un territorio nuovo con il quale sempre più dovremo misurarci.Il Cile è al momento tra i Paesi più avan-zati ed evoluti nell’enologia emergente con una produzione destinata in gran parte all’export.Qui, come in altre zone nel mondo, la vite è arrivata con i colonizzatori europei, in questo caso gli Spagnoli, verso la metà del 1500. Il vigneto cileno gode, come in pochi altri luoghi, di clima e stagioni miti e soleggiate, quasi perfetti, e di una

“di Marina Schmohl foto di Giuseppe Piovesan

Interessante la “Degustazione del lunedì” con i vini di uno dei paesi emergenti che si stanno imponendo in tutto il mondo

Marina Schmohl

varietà di terreni unica. Grazie al suo “isolamento geografico” è l’unica realtà dove i vitigni sono immuni da filossera, anche se in via precauzionale gli impian-ti con viti innestate sono sempre più fre-quenti.Questi fattori, uniti ad una costante modernizzazione delle aziende e ad una sempre crescente preparazione degli eno-logi, hanno innalzato in modo significati-vo il livello qualitativo dei vini. Molte aziende sono anche sensibili ad una pro-duzione ecocompatibile e un numero considerevole di investitori stranieri (californiani, francesi, italiani, ecc…) vi hanno intuito le grandi potenzialità. I vitigni per i rossi sono Cabernet sauvi-gnon, Merlot, Carmenère, mentre i bian-chi sono a base di Sauvignon blanc, Chardonnay e Sauvignonasse. A fronte di zone di antica tradizione come la valle di Maipo stanno crescendo realtà nuove come Rapel, Curicò, Maule e non ultima la fresca Casablanca val-ley, patria di gran-di vini bianchi. Il sud in particolare sarà in futuro oggetto di nuovi impianti e la superficie vitata

che ha ormai superato i 100 mila ettari ha è sicuramente destinata a crescere.I 6 vini, selezionati con cura tra le azien-de più rappresentative di zone diverse, hanno offerto una panoramica molto inte-ressante. La degustazione, condotta dalla sotto-scritta insieme al delegato, è iniziata con un Sauvignon blanc dell’azienda Veramonte che ha confermato la grande potenzialità della Casablanca valley e uno Chardonnay Los Vascos 2008, fine ed equilibrato. A seguire i rossi: un Merlot 2009 May May fruttato, speziato con una piacevole componente tannica; Primus 2006 e Erasmo 2005 due bordolesi strut-turati con note di affinamento gradevoli e contenute. Per finire Le dix de los Vascos 2004 Domaines Barons de Rothschild (Lafite) un Cabernet sauvignon in purezza di grande eleganza e persistenza. Sono emerse piacevolezze inaspettate a conferma dell’ottimo livello qualitativo raggiunto dai vini cileni, lasciando al passato quei sentori legnosi, a volte un po’ sgraziati. •

za za Il Cile si apprezza nel bicchiere

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pagine AISTREVISO

La nostra associazione è forte sosteni-trice della qualità, sapendo che alla lunga paga. Regola da sempre applica-ta anche alla degustazione mensile del lunedì a Villa Braida: qualità dei vini, filo conduttore, scelta dei relatori. Tant’è che per “Chablis e Borgogna, lo Chardonnay alla prova del legno” con l’esperto Marzio Pol i posti sono andati esauriti, obbligando gli instancabili Arno Galleazzi, il nostro delegato, Ferdinando Trevisan e Mirco Sardi a trovare nuovi posti anche i colleghi giunti dalle altre provincie venete e friulane, che sarebbero aumentati i posti. Relatore il professor Marzio Pol, amico Ais, docente in Scienze viticole ed enologiche all’Università di Padova, nonché consulente di numerose azien-de vinicole. Proprio da una sua consu-lenza, unitamente alla profonda cono-scenza dei territori francesi, è partita la provocatoria idea di inserire nella degustazione un intruso da individuare. Col senno di poi, è stato forse sbagliato annunciarne la presenza per lo “spio-naggio” e le “soffiate” che si sono sca-

tenate nelle retrovie. Eccoci comunque al protagonista, lo Chardonnay, la Borgogna e lo Chablis in particolare. Espressione vinicola che, nonostante la diffusione oramai planetaria del viti-gno, mantiene caratteristiche uniche e inimitabili. Sulle cause della sua ricer-catezza e originalità il Pol ha dato alcu-ne spiegazioni, ricordando le cause storiche, l’origine della popolazione, ovvero i tedeschi Burgundi, e in parti-colare come si sia arrivati all’estrema parcellizzazione con l’esempio del Clos de Vougeot dove ci sono proprietari solamente di alcuni filari. Curioso, quanto interessante, scoprire le parti-colarità dei terreni, soprattutto quelli dello Chablis, isolato dalla Borgogna e caratterizzato da un riaffiorare, circa 400 chilometri più a sud, del bianco calcare delle scogliere di Dover. Tant’è che questa piccola regione “prestò” per molto tempo il suo “Chardonnay del freddo” alla regione dello Champagne fino a quando, dopo la devastazione parassitaria di inizio Novecento, trovò una propria identità. Da tecnico qual è,

“di Wladimiro Gobbo foto di Ferdinando Trevisan

Chablis e Borgogna, proposte stuzzicantiTutto esaurito per una degustazione condotta da un vero esperto, Marzio Pol, profondo conoscitore dei vitigni e dei vini francesi

il relatore ha esposto le diverse vinifi-cazioni e i loro risvolti gustativi. Stiamo parlando dell’utilizzo di vasi vinari in acciaio o legno per la fermentazione o per l’affinamento che, unitamente alla gestione della malolattica, producono vini con stili diversi comunque rag-gruppabili in due zone: Chablis e restanti, ossia Cote D’or-Cote Chalonnaise, e Maconnais. E proprio con il desiderio e l’entusiasmo di sco-prire le molteplici sfumature che ci siamo tuffati nella degustazione. Quattro Chablis di annate dal 2006 al 2009, Grand Cru e Primieur Cru, un Beaune primeur cru 2007 e un Chassagne-Montrachet primeur cru 2004. Niente di più piacevole curiosare tra queste perle. Fresca e sapida bevibilità immer-se in un sorso più o meno maturo con una persistenza che si fa ricordare. Colore ricco di sfumature che lascia presagire una ricca complessità, in alcuni casi influita dalla gioventù ma sempre dal terreno e dalla diversa lavo-razione. Sfumature vegetali e balsami-che su frutta talvolta esotica e agruma-ta; in taluni soffi di spezie dolci e comunque caratteri minerali come mar-chio di fabbrica sempre presenti. •

Marzio Pol

za

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pagine AISVENEZIA

VeneziaDelegato Paolo Chinellato Via Bambane, 14/p30030 Martellago (VE)Cell. 348/[email protected]

»

Mineralitàa confronto

nella biodinamica) dove le radici che si estendono lateralmente vengono spezzate per costringere la vite a cercare l’umidità più in profondità, incontrando starti di suolo ricchi di sostanze e “leggendo” la

storia geologica dei luoghi dove sono pre-senti quarzi, porfido, silice e altri elementi. Con l’acqua vengono assorbiti ioni minera-li che vengono meta-bolizzati attraverso la fotosintesi clorofillia-na o altrimenti, se trova basi adatte, si ha un processo di salificazione in cui questi ioni fanno da catalizzatori per i lie-viti. Già nel quattor-dicesimo secolo in

E’ stata una serata davvero speciale quella che si è svolta a Mirano lo scorso ottobre. Dedicata ad un aspetto molto particolare della degustazione: la mineralità. Posti esauriti fin da subito. I motivi sono ovvi: la natura dell’argomento e l’autorevolezza del relatore, il sommelier trevigiano Eddy Furlan, noto a livello internazionale. E’ un tema non certo facile quello della minera-lità in un vino. Scientificamente tale aspet-to non è stato del tutto identificato e spesso viene legato alla sapidità con cui interagi-sce nel corso dei processi di vinificazione e dell’evoluzione in bottiglia. Alcuni viti-gni, per esempio Chardonnay, Riesling, Sauvignon, sono precursori dei sentori minerali (il cosiddetto goût du terroir), e in Italia possono riscontrarsi in vitigni quali Grillo e Lugana. Responsabile per la mag-gior parte è la particolare situazione geolo-gica e il metodo di coltivazione (più spesso

“di Andrea Lamponi

Un argomento complesso ma di grande interesse, trattato da un relatore d’eccezione: il noto som-melier trevigiano Eddy Furlan

Borgogna si “assaggiava” la terra per capi-re meglio dove piantare i vigneti. Un’altra zona molto antica per il lavoro “di zappa”

Paolo Chinellato, a destra, con il collega Eddy Furlan

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I VINI DEGUSTATI

Grillo Mozia – Tasca d’Almerita (2009), 13%

Fiano – Ciro Picariello 2008, 13,5%Prédilection – Pouilly Fumé di Didier

Pabiot (2006), 12,5%Kellerei Kaltern – Terlan, Nova

Domus Riserva (2004), 14%Shloss Johannisberger – Riesling

(2007), 12%Ammiana Igt. Rosso – Santa Cristina

(2008), 13%Marie Claude La Foy et Vincent

Gasse – Côte Rôtie (uve Petit Serine, antico nome del Syrah) (2000), 12%

L’incontro con un vino è in primo luogo il contatto con un territorio, con le per-sone e quindi con la magia e le emozio-ni che tutte queste espressioni sanno trasmettere. Tutto questo, e molto altro ancora, è stato il magico incontro con il Brunello e con il territorio di Montalcino. Riuscire ad abbinare poi le emozioni di un vino con l’incanto di un luogo “unico“ come Venezia significa cele-brare un matrimonio di eccellenze che rimarranno sempre vive e presenti nella nostra memoria. Questi sono stati i motivi che ci hanno motivati a promuo-vere l’incontro tra l’eccellenza di un vino che ha segnato la storia dell’enolo-gia italiana e la magia di una città che dell’eccellenza ha fatto la sua ragione d’essere. Il Consorzio del Brunello ha sposato con entusiasmo il progetto e ha aderito con 37 produttori e la presenza di oltre 160 splendide etichette alla manifestazione “Benvenuto Brunello a Venezia” promossa dalla delegazione Ais di Venezia nell’ambito di un per-corso che vuole ridare alla città lagunare il suo ruolo antico di riferi-mento per la Regione e di incontro di persone accumunate da interes-si comuni. Il sito scelto per la kermesse è stato quello del “Ridotto“ dell’Hotel Monaco & Gran Canal nella magni-fica sala dell’antico Teatro, certamente una

“di Paolo Chinellato

Benvenuto Brunello160 etichette di prestigio, degustate da un gran numero di appassionati alla presenza del direttore del Consorzio di tutela del noto vino toscano

è la Renania (Rheingau), mentre nella Mosella troviamo un sottosuolo ricco di ardesia e in superficie nei vigneti possiamo trovare sassi piatti e neri di questo minera-le che arricchisce il bouquet del Riesling di quella regione. In Francia sulle sponde della Loira il Sauvignon nel Sancerre e nel Pouilly Fumé si arricchisce di mineralità di pietra focaia anche in base al suolo ricco di Kimmeridge, un minerale del periodo giurassico, sentori che possiamo trovare anche in Nuova Zelanda. Anche l’Alsazia è ricca di suoli a spiccata mineralità e la Côte du Rhône presenta sottosuoli granitici che abbinati ai sassi chiari in superficie fissano i terpeni riflettendo la luce e il calore del sole. I bassi valori di PH riscon-trati in questi terreni agiscono come antios-sidanti naturali e per questo il colore non “rompe” anche a distanza di anni, in cui l’ambiente di riduzione affina i sentori minerali. Un altro tipo di mineralità è quello dovuto a condizioni di tipo marino, in zone costiere o isole. Anche questa non è disgiunta dalla sapidità a causa della presenza di ioni salmastri (cloruri) portati dalle brezze cariche di umidità; in tal modo la sapidità si deposita sulla pruina degli acini sommandosi a quella radicale. A questo punto è iniziata la degustazione alla cieca dei vini, scelti con cura e propo-sti per offrire la più completa panoramica dei sentori e delle regioni vinicole di pro-venienza. Buona mineralità a tutti. •

degna cornice all’evento. Vasta la par-tecipazione (oltre 500 persone) che hanno potuto degustare non solo i “Brunelli” di Montalcino, ma anche il Rosso sempre di Montalcino e il “raro “Moscadello”, interessante e forse poco noto vino di questo territorio. La pre-senza del direttore del Consorzio, Stefano Campatelli, e la disponibilità dei produttori hanno guidato le degu-stazioni di un pubblico attento ed entu-siasta che ha sfidato un tempo non troppo clemente ma che ha riportato uno splendido ricordo dell’evento. •

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L’isola con le case colorate

lavorazione dei merletti.Sempre nella stessa piazzetta si trova il museo del Merletto, il Municipio, il pozzo ricavato interamente in pietra d’Istria.L’unica chiesa che si erge nell’isola è quella di San Martino. Famoso il suo campanile, carat-terizzato da una forte pendenza dovuta al par-ziale cedimento dei suoi basamenti, fondati, come alcune parti di Venezia, su palafitte.L’isola fu fondata dagli abitanti di Altino che, per sfuggire alle invasioni barbariche, si rifu-giarono nelle varie isole lagunari, dando a

queste i nomi delle sei porte della città: Murano, Mazzorbo, Burano, Torcello, Ammiana e Costanziaco. Il nome Burano deriva dalla “Porta Boreana”, direzione da cui soffia la bora.Nel 1910 sbarcano a Burano i primi pittori rimanendo affascinati dall’atmosfera magi-ca di questo luogo. Ricordiamo fra i primi Gino Rossi, Umberto Mossioli, Pio Semeghini, e molti altri.La trattoria Da Romano, adiacente alla piazzetta, è, da sempre, luogo d’incontro per chi qui vi soggiorna ed è uno dei luoghi più amati e frequentati dai grandi

del Novecento, al suo interno pos-siamo ammirare una ricca colle-

Tutti i visitatori di Burano rimangono affasci-nati dai mille colori delle case che si riflettono sulle verdi acque dei canali: dal Campanile storto alla tranquillità e alla calma con cui le anziane signore ricamano con il loro tombolo.L’ultima insegnante di merletto, Memo Maria, il cui soprannome è “Calnasso” (come in altri luoghi del Veneto si utilizzano dei soprannomi aggiunti al cognome per distinguere un ramo familiare dall’altro), ci accoglie in piazzetta Galuppi, l’unica dell’isola, e inizia a racconta-re come fosse fiorente, un tempo, Burano e la

“di Maria Teresa Bettin

Burano, affascinante località a due passi da Venezia, è stata scelta quale location per degustare i vini dell’azienda Castello di Spessa

zione di quadri. “Da Romano” è gestito da sempre dalla fami-glia Barbaro che continua la tradizione con amore e capacità mantenendo il locale presti-gioso e offrendo la più accogliente ospitalità.Ed è per questi motivi che abbiamo scelto questo luogo per una degustazione davvero particolare.L’azienda Castello di Spessa, che si trova a Capriva del Friuli e si estende per circa 80 ettari, oltre a essere una rinomata azienda vinicola, possiede anche una struttura ricetti-va ideale per chi voglia scoprire le bellezze di questa terra.Il Collio è una fascia collinare della provincia di Gorizia. Questo territorio, è altamente voca-to alla viticoltura di pregio.Abilmente descritti da Paolo Della Rovere, direttore commerciale della Pali Wines, abbia-mo degustato: Pinot Bianco 2006, Pinot Grigio 2006, Sauvignon 2008, Friulano 2008.A cena abbiamo iniziato con una Ribolla Gialla 2008 in abbinamento al “risotto de go”, vera specialità della casa, poi del Pinot Bianco 2006 con risotto al nero di seppia, continuan-do con Friulano 2008 in abbinamento alla frittura di calamari e gamberi con verdure pastellate per terminare con dolcetti tipici veneziani e Verduzzo Passito.I piatti sono stati magistralmente preparati dalla signora Linda assieme alle figlie Rossella

e Anna ai rispettivi mariti, Gigi e Renzo e a tutti i collabora-tori, Roberto, Mirco, Marco, Emanuele, Daniele, Massimo e Paolo. •

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VeronaDelegato Bruno Zilio Via Betlemme, 4337060 Lugagnano di Sona (VR)Cell. 348/[email protected]

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La leggenda di Romeo e Giulietta è diventata occasione per celebrare lo scorso 13 settembre in piazza Erbe, nel cuore palpitante della città, il connubio tra cultura ed enogastronomia. Il Comune di Verona ha scelto come location dell’evento il luogo più rappresentativo della storia e della cultura della città. Piazza Erbe, già antico Foro Romano, è infatti circondata da stupendi edifici storici: Palazzo Maffei, risalente al XVII secolo con il gusto barocco di metà Seicento, la Torre del Lamberti, esem-pio di architettura medioevale e il più alto edificio di Verona con i suoi 84 metri, e Palazzo della Ragione, maestoso edificio sede del primo Comune di Verona, sono solo alcuni dei più famosi. Determinanti nella riuscita dell’evento una serie di collaborazioni eccel-lenti strette dal comune (la regia è dell’asses-sore Enrico Corsi) con la Camera di Commercio, i Ristoratori del centro storico, l’Associazione italiana sommelier del Veneto, il Teatro Stabile di Verona, l’Associazione dei

“di Gianluca Bertoja

Trionfo del territorio, dell’enogastronomia e della cultura veronese nel Gran Galà dedicato ai due celebri personaggi storici

panificatori e dei pasticcieri di Verona e l’Isti-tuto Alberghiero Berti.Per la serata del 13 sono arrivati 1200 ospiti ma a precederli fin dal primo mattino è stato un diluvio di pioggia continua, dissoltosi solo un’ora prima dell’inizio dell’evento. La fortu-na aiuta gli audaci, così tutto lo staff, per niente impaurito dalle condizioni del tempo, sfidando Giove Pluvio ha iniziato ad allestire i tavoli ed aprire le bottiglie. Alle 19 il mira-colo: 125 tavoli elegantemente preparati hanno fatto da cornice alla prima edizione del Gran Galà di Giulietta e Romeo, “favola in piazza” per festeggiare il compleanno di Giulietta con la presenza di 22 ristoratori, 33 sommelier e 300 camerieri.Il menù è stato un trionfo dei sapori veronesi: antipasto di salumi e formaggi tipici, pasticcio di radicchio rosso e Monte veronese, rotolo di patata con zucca e ricotta della Lessinia, guancette di manzo brasate nell’Amarone, sfogliatine al Recioto e torta finale. Il tutto accompagnato da prestigiose etichette dei vini veronesi, per un totale di 1100 bottiglie aperte e consumate. Durante la manifestazione si

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A cena con Giulietta e Romeo

sono esibiti figuranti in costume medioevale, gli Archi Moderni Veneti e gli attori del Teatro Stabile di Verona. La serata ha avuto la pre-senza di molti personaggi famosi e si è chiusa con la consegna di una formella commemora-tiva, rappresentante un appassionato bacio di Giulietta e Romeo, a tutti gli ospiti per mano del Sindaco di Verona Flavio Tosi e dell’As-sessore Enrico Corsi. Alla fine tutti entusiasti della serata e già pronti a ripeterla il prossimo anno, visto lo stupendo scenario e il trionfo del connubio vino, gastronomia e cultura. •

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Tai rosso in banca

panel di esperti ha potuto degustare tre microvinificazioni del 2009, provenienti dai tre cloni ricavati da selezione massale di vecchie vigne di tre diverse zone di produzione: Brendola, Barbarano Vicentino e Toara di Villaga. Dalla prossima vendemmia saranno disponibili anche le microvinificazioni ricavate dai tre cloni selezionati dall’Istituto sperimen-tale per la viticoltura di Conegliano. Lo scopo dell’iniziativa è senz’altro lodevole: salvaguardare la biodiversità, difendendo i cloni più antichi dei Colli Berici che sono a rischio di estinzione. Lo studio sulle diverse rese e sull’adattamento ai terreni e all’ambiente permetterà di ricavare dati utili al miglioramen-to produttivo. “Sarà anche interessante valutare – aggunge l’enologo Domenico Frigo – le diffe-renze tra cloni selezionati da vecchie vigne e quelle prodotte dai vivaisti e presenti sul mer-cato”. Anche se è ancora prematuro estrarre dati certi, dalla degustazione abbiamo ricavato impressioni molto positive: evidenti le affinità tra i campioni nel colore e nella struttura (mar-cate da un basso grado di polifenoli e antociani e da un estratto secco medio di 24 g/l), diverse invece le risultanti gusto-olfattive in termini di freschezza, note verdi, fruttate o speziate, ele-ganza e mineralità. Nessun giudizio, ovviamen-

Non pensate ad un investimento in costose bottiglie da collezione. “La Banca del Tai Rosso” presentata qualche settimana fa dall’azienda Agricola Le Pignole di Brendola (Vicenza) è un progetto d’investimento “coltura-le e culturale”, vale a dire un progetto di ricerca che vuole individuare le varietà clonali di tocai rosso che meglio possano esprimere il territorio dei Colli Berici, dove questa varietà autoctona è presente con vari biotipi da diversi secoli. “A partire dal 2008 – spiega Paolo Padrin – in un vecchio vigneto di Brendola abbiamo creato una “collezione” innestando su vecchi ceppi di cabernet franc sei diversi cloni di tai rosso”. Durante la serata “Tai Rosso da collezione” un

“di Maria Grazia Melegari

Serata dedicata ad un progetto di salvaguardia della biodiversità, con vini da micro vinificazioni di antichi cloni di tocai rosso dei Colli Berici

te, se non il plauso ad un’azienda che in tempi sicuramente non facili scommette su un proget-to di ricerca con l’obiettivo non solo di miglio-rare la propria produzione, ma anche di salva-guardare il patrimonio ampelografico del terri-torio, che è davvero un “tesoro comune” su cui investire e scommettere.Una verticale di cinque annate di “Torengo” (dal 2004 al 2008), il Tai Rosso prodotto dall’azienda secondo le regole restrittive del protocollo Qualithos, ha chiuso in bellezza la

serata confermando le grandi potenzialità dell’antico Tocai, quand’è prodotto con grande cura, nel rispetto del vitigno e dell’anna-ta. Ricordiamo in particolare il promettentissimo, fine e complesso 2008 e il fine e speziato 2006, espressioni di spessore e ottima sorbevolezza. •

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Per i Sommelier del Veneto, e per tutti coloro che desiderano diventarlo, c’e un indirizzo indispensabile per entrare nel mondo del vino: www.aisveneto.it. News in evidenza, programma dei corsi, iniziative delle delegazioni, aggiornamenti costanti sugli eventi e sulle manifestazioni territoriali. Ais Veneto è on-line, clicca il taste giusto!

Clicca il taste giusto.www.aisveneto.it

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pagine AISVICENZA

Il 21 giugno scorso a Villa Cordellina di Montecchio Maggiore si è tenuta una cena di beneficienza a favore dell’Aisla (Associazione italiana scle-rosi laterale amiotrofica), organizzata dalla Confraternita e dai ristoratori del Baccalà alla vicentina.La serata ha avuto la visto la nutrita partecipazione di circa 200 persone fra cui personalità del mondo politico e dello spettacolo, in particolare era presente il cantante Ron, da anni testimonial nazionale del sodalizio. La Sla, Sclerosi laterale amiotrofica, è una malattia che colpisce le cellule nervose cerebrali e del midollo spi-nale, rendendo vani i movimenti di qualsiasi muscolatura. Per saperne di più e per donare aiuti contattare il sito dell’associazione www.aisla.it.L’associazione sommelier è anche

L’Ais a servizio della ricerca scientifica. Un’indimenticabile serata con il cantante Ron, testimonial dell’Aisla

“di Roberta Moresco

VicenzaDelegato Roberta Moresco Cell. 393/[email protected]@aisveneto.it

»

L’importanza della solidarietà

questo: attenzione verso il sociale, verso la ricerca, verso il futuro. Ritengo sia un’esigenza per tutti noi, cari colleghi, ad impegnarci non solo nel campo enogastronomi-co e culturale, ma anche in quello filantropico. La cena di beneficienza a favore dell’Aisla ne è stata la dimostrazio-ne. Abbiamo messo il nostro servizio di sommelier a disposizione dei risto-ratori e con loro abbiamo condiviso l’impegno di raggiungere un impor-tante obiettivo.E’ stata una serata molto particola-re, diversa per lo stile, per la convi-vialità, per il clima. Si percepiva l’importanza dello scopo di ritrovar-ci, tutti assieme, per condividere un nobile scopo. Abbiamo servito dei vini del territo-

rio abbinati a piatti tipici vicentini. Gli ospiti hanno tenuto un atteggia-mento molto familiare: ho ancora il ricordo di un signore seduto ad un tavolo a me assegnato il quale, chia-mandomi per nome, mi chiedeva informazioni sul vino che gli servivo. Per me è stato un vero piacere dare quelle nozioni necessarie per com-prendere al meglio il vino che si tro-vava nel suo bicchiere.E poi quei “grazie” che ci venivano rivolti: devo dire che ad un certo punto siamo stati noi a dire grazie per questa bella opportunità, per questo modo di sentirci utili per un obiettivo così importante. Concludo con una frase che prendo a prestito dal mitico Oscar Wilde: “Le cose vere della vita non si studiano né si imparano, ma si incontrano”. •

Ron al centro fra i sommelier vicentini

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Alla scoperta di un vino che risale ai tempi dei Normanni con un ospite d’eccezione e l’ex delegato che ha guidato la degustazione

“di Rosanna Dal Santo

Il Calvados,questo sconosciuto

Druin ha ripercorso la storia del Calvados che risale ai tempi dei Normanni quando, però, la bevanda non era ancora così buona.Sono stati il sedicesimo e il diciassette-simo secolo a dare la giusta connotazio-ne a questo distillato tanto che ne

venivano esportati gran-di quantitativi in Inghilterra, fino a quan-do un editto del Re Luigi XIV ne vietò l’esporta-zione. Per numerosi anni, perciò, solo all’in-terno della Francia fu possibile degustare que-sto prodotto così insolito e solo negli ultimi trent’anni è stato possi-bile ricostruirne la sua esportazione.Esistono centinaia di varietà di mele da sidro, ciascuna con le sue caratteristiche, tuttavia le varietà legalmente consentite per la produ-zione del sidro sono qua-rantotto: Bisquet, Marin Onfray, Cimetière de Blangy, Joly Rossa, Pot de Vin e la Mela di Rouen giusto per citarne alcune. Fondamentalmente le mele vengono classificate in quattro gruppi: dolci, amare, dolci/amare e aci-

Interessante e intrigante la serata che si è tenuta all’Hotel Corte Quadri di Lonigo lo scorso ottobre. Ospite d’eccellenza Christian Druin del Domaine Coeur de Lion a Coudray-Rabut, presso Pont l’Evêque nella Bassa Normandia.

»La delegata di Vicenza, Roberta Moresco, con Christian Druin

Niccolò Baù e Mariucia Pelosato

dule. Per ottenere un sidro di buona qualità bisogna saper utilizzare varietà diverse in modo da ottenere un risultato armonioso. Talvolta si ricorre anche all'utilizzo delle pere in modo da accre-scere o raggiungere l’acidità desiderata.Anche per le mele, come per l’uva, sono importanti i terreni che conferi-scono profumi e aromi al frutto che rimbalzano poi nel prodotto distillato.A seconda del prodotto che si vuole ottenere viene effettuata o la distillazio-ne singola continua con alambicchi a colonna o la doppia distillazione con alambicchi tradizionali, ‘l’alambic à repasse’ o ‘charentaise’.Come ha ricordato il nostro ospite, nel 1942 il Calvados ha ottenuto la deno-minazione AOC rivista poi in maniera rigorosa negli anni successivi.Sette sono stati i prodotti che la Domaine Coeur de Lion ha messo a disposizione per la degustazione, una degustazione sicuramente superba, interrotta solo da un piatto di ravioli ripieni al Castelmagno con mele al Calvados, che aveva lo scopo di riportare le papille gustative al massimo della recettività in vista dei prodotti d’eccellenza.A guidare la degustazione sono stati la nostra Mariucia Pelosato con Niccolò Baù che hanno saputo estrapolare tutte le caratteristiche organolettiche dei diversi distillati, stimolando i presenti a trovare e definire i profumi e gli aromi più nascosti.Il Blanche de Normandie è stato il primo prodotto degustato, che però, come ha sottolineato Christian Druin, é un’eau de vie de cidre (acquavite di sidro) in quanto per essere commercia-lizzata come Calvados deve avere mini-mo due anni d’invecchiamento ed esse-re di colore bruno. Si presenta subito elegante, pulito con sentori fruttati di mela e pera, origano, fungo secco, con

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ricche note aromatiche con rispondenza di legno e un buon equilibrio.Il quarto campione, l’Hors d’Age, è quello che colpisce di più per la com-plessità aromatica che evolve con il passare del tempo. Christian Druin lo consiglia in abbinamento agli Avana, in quanto è grasso, avvolgente, elegante, ha sentori di canditi, miele, mandorla tostata, cioccolato bianco, scorza d’aran-cia amara, ma quello che lo rende più accattivante è la corrispondenza dei profumi a livello gusto olfattivo.Segue il Pays d’Auge 1988, un Calvados più austero, dove l’alcol vuole essere protagonista, presenta si note vanigliate

e della frutta secca, ma rivela la sua personalità quasi maschile.Il Pays d’Auge 1985 è più o meno sulla stessa linea, a n c h e s e i n quest’annata l’alcol è meno imponente, vi sono sentori di sottobosco, tabac-co, china, frutta

secca che si ritrovano anche a contatto con il palato.Infine il Pays d’Auge 1973 che ha ricevuto numerosi riconosci-menti e medaglie. Viene definito classico proprio per la comples-sità dei suoi sentori che cambia-no continuamente. Lo si può considerare un prodotto davvero

un alcol avvolgente e morbido.E’ seguito il Calvados Selection dove spiccano il melone, la banana, l’uva spina, il miele di castagno, le spezie in particolare lo zenzero. In bocca avvolge le mucose con una leggera tostatura e sentori vanigliati, ampiezza di profumi e una maggiore eleganza.Il terzo, il Pays d’Auge 2003 che viene prodotto in quantità molto limitata, solo 235 bottiglie nel 2010, è stato denomina-to Expression. Si pone in una posizione di transizione fra i primi due e i succes-sivi, presenta sentori di burro, incenso, vaniglia, fiori di camomilla, note eteree, tabacco e pepe. In bocca si espande in

interessante, da degustare, come ha consigliato Mariucia, davanti ad un caminetto acceso, meglio ancora se in buona compagnia.Per capire fino in fondo le tipologie di questo prodotto, ricordiamo che viene classificato in: Calvados AOC, che comprende circa il 70% della produzione totale e Calvados AOC du pays d’Auge che prevede un severo controllo sulla qualità e un invec-chiamento minimo di due anni in barili di quercia.Ci sono, poi, i millesimati e gli assem-blati. Per millesimato si intende un Calvados prodotto da una sola e mede-sima distillazione. Nei Calvados assemblati, prodotti con diversi bran-dy, l’età indicata in etichetta rappre-senta l’età del distillato più giovane.In base all’invecchiamento invece il Calvados viene riconosciuto in: Trois Etoiles (tre stelle), oppure Trois Pommes (tre mele), indica un invec-chiamento minimo di due anni in fusti di legno; Vieux (Vecchio), oppure Réserve (Riserva), indica un invec-chiamento minimo di tre anni in fustidi legno. E ancora Vieille Réserve, (Vecchia Riserva, oppure V.O.), indica un’acquavite con un invecchiamento minimo di quattro anni in fusti di legno; VSOP, indica un Calvados con un minimo di cinque anni di invec-chiamento in fusti di legno, ed Extra, XO, Napoléon, Hors d’Age (fuori età), Age inconnu (età ignota), sei anni e oltre di invecchiamento. •

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lavori in corso

di Stefano Soligo e Emanuele SerafinVeneto Agricoltura

Micro vinificazionidel Verduzzo Trevigiano

I risultati di un lavoro di più micro vinifi-

cazioni a partire da uve di Verduzzo

Trevigiano del biotipo “Motta”, che

dimostra la valenza di questa varietà

come “jolly” per l’enologo, prestandosi

molto bene ad ogni forma di vinificazione

GGià nel 1870 si hanno notizie della presenza nella pianura Trevigiana del “Verduzzo Bianco”, descritto da Carpenè e Vianello nell’Ampelografia generale della Provincia di Treviso come “vitigno di antichissima coltivazione”. Anche per questa varietà, ampiamente diffusa prevalentemente nel distretto del Piave, si è assistito ad una diminuzione delle aree coltivate, che ha interessato diversi vitigni loca-li, con l’introduzione delle varietà cosi dette “internaziona-li” e, di recente, del successo del vino Prosecco. Già da alcuni anni è iniziato un percorso di rivalutazione di que-sto vecchio vitigno specialmente nella zona di Motta di Livenza, grazie all’azione di appassionati viticoltori e della Società Cooperativa Agricola Livenza (Coal). Dal 2004 è iniziata la selezione massale del Verduzzo Trevigiano col-

tivato nella zona e denominato biotipo “Motta”. Dal 2008 si è sviluppato presso Veneto Agricoltura–Centro vitivini-colo di Conegliano un lavoro di caratterizzazione e con-fronto fenologico, produttivo ed enologico tra due popola-zioni denominate Verduzzo “Motta” e Verduzzo “Marcello” e su tre biotipi di Verduzzo Trevigiano, isolato nella zona di

Conegliano. I rilievi sono stati effettuati presso un vigneto situato in una’azienda del territorio di Motta di Livenza. Le caratteristiche organolettiche del biotipo manifestano un colore giallo dorato più o meno intenso, talvolta giallo paglierino verdognolo con odore vinoso e delicato, e sapore sapido, armonico, molto gradevole ed asciutto.

LE MICRO VINIFICAZIONISi è poi deciso, in collaborazione con il Coal, di condurre delle micro vinificazioni con diversi protocolli enologici al fine di valutare gli aspetti sensoriali finali ed i risultati enologici potenziali del Verduzzo Trevigiano, i protocolli sono stati applicati anche da alcuni produttori della zona di diffusione del vitigno. Le tecniche utilizzate sono state:

iper-riduzione (nessun contatto in nessuna fase con l’ossi-geno), iper-ossidazione (vinificazione con eccesso di ossi-geno nella fase pre-fermentativa), crio-macerazione (con-tatto a freddo con le vinacce per 12 ore prima della chiari-fica), alzata di cappello (ovvero come nelle vinificazioni tradizionali in bianco di un tempo ove dopo la pigiatura si

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LAVORINCORSO • VERDUZZO

lasciava il mosto a contatto con le vinacce fino ad una separazione statica), appassimento e vinificazione in iper-riduzione (dopo l’appassimento del 30% vinificazione in bianco senza nessun contatto con l’ossigeno) e appassi-mento e vinificazione in iper-ossidazione (dopo l’appassi-mento del 30% vinificazione in bianco a contatto con l’ossigeno in pre-fermentazione). La “chiave” per la vinifi-cazione del Verduzzo Trevigiano si concentra nella fragilità della buccia al momento della maturazione, che permette la cessione di composti sensoriali molto raffinati, e la faci-le estrazione dei suoi importantissimi componenti dall’eno-logo al momento della vinificazione. Non dobbiamo dimen-ticare la lieve nota talvolta amarognola quasi a ricordare la mandorla; i pigmenti flavonici, in particolare la quercitrina dal colore giallo e dal sapore amarognolo, vengono ceduti facilmente al mosto, che idrolizzandosi da luogo alla quer-citrina dal colore aranciato e responsabile del tono talvolta amarognolo nel retrogusto. Le cellule dell’epidermide e dei sottostanti 6-8 strati, cedono facilmente il potassio che da solo costituisce il 50% della carica cationica della buccia. Questa forte cessione ha ripercussioni non indifferenti nella chimica e nella biologia del vino, con implicazioni nelle diverse scelte tecnologiche nel vino.

I RISULTATIIl Verduzzo Motta vinificato “tradizionalmente” in bianco, con un brevissimo contatto con le bucce a freddo, ha esal-tato caratteristiche di freschezza e giovinezza legate all’esplosione delle sensazioni di mela verde e banana,

che tanto entusiasmano l’enologo, a fine fer-mentazione alcolica. Queste note sensoriali durano solamente qualche mese per lasciar spazio, in un secondo momento, alla frutta acerba e floreale in genere e a note speziate. Si manifesta lineare, semplice, leggero, ideale per vini frizzanti e/o spumanti con residui

zuccherini leggermente bassi. Nella prova di vinificazione con alzata di cappello, invece, dopo una separazione stati-ca delle bucce dal mosto in 24 ore, si è ottenuto un prodot-to capace di distinguersi da subito per robustezza senso-riale con note speziate e di frutta matura più spiccate, intense e precise. In bocca si contraddistingue per struttu-ra e corposità superiori al precedente oltre ad una confer-ma retro-olfattiva di mela Golden matura. Nella vinifica-zione condotta in assenza totale di ossigeno si ritrova un’esaltazione olfattiva della freschezza quali mela acerba, frutta tropicale con marcate note agrumate ed un’esaltante acidità ben sposata ad una giusta sapidità, piuttosto che nel vino derivante dalla vinificazione condotta in situazio-ne di iper-ossidazione ove predominante è la sensazione di frutta candita, frutta matura vaniglia e dolce in genere, molto più voluminoso e strutturato. Nelle prove di appas-simento piuttosto che il passito “tradizionale”, condotto in ossidazione, è da sottolineare la prova condotta in iper-ri-duzione. Il vino si caratterizza per il colore dorato sma-gliante, il fruttato fresco, l’acacia ed il floreale bianco in genere, e per una lieve nota vegetale con una corposità e dolcezza naturale molto equilibrata e non stucchevole. Il prodotto apre l’immaginazione ad una nuova forma di vino passito del Piave, molto più fresco, immagine “autoctona” dei vini di fine pasto. In un’analisi attenta e dettagliata si nota insomma come il Verduzzo Trevigiano biotipo “Motta” può rispondere a tutte le esigenze dei consumatori moder-ni, soddisfacendo la flessibilità e dinamicità di viticoltori ed enologi odierni.

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Il Goloso Curioso I menù del benessere

di Morello Pecchioli - foto di Davide Ortombina

CCosa nasce di buono dall’incontro tra scienza, gusto, raffi-natezza, gioco e sensualità? Tanti buoni piatti. A Padova, ristorante “Ai Navigli”, dalla collaborazione di una nutri-zionista e di uno chef sono nati i “Menu dedicati”. Dedicati a chi è stressato e vuol combattere il disagio; a chi vuol mangiare bene senza ingrassare; a chi vuole una pelle serica e ben disposta all’abbronzatura; e a chi ha program-mato una serata d’amore e chiede rinforzi al cibo. Ma è davvero possibile farsi del bene a tavola? Claudia Sbrenna, medico chirurgo di Abano Terme specializzata in medicina omeopatica, omotossicologia e nutrizione, Massimo Biale, chef dei Navigli, ed Elena Bernardi, titolare del raffinato ristorante di Riviera Tiso, dicono di sì.Sono quattro i menu studiati per rispondere a determinate esigenze. Li rendono particolari le materie prime usate per confezionare i vari piatti. Che devono, sì, essere utili allo scopo finale, ma anche di primissima scelta per rispondere alle esigenze del palato. Ecco che i piatti “antistress” sono fatti con ingredienti che alzano il livello di contentezza: contenenti tanto magnesio e L-triptofano aminoacido che stimola il buon umore. Ecco il menu: insalata di arance con salmone marinato e grissino al pistacchio; risotto al branzino in fior di ginestre; filetti di rana pescatrice ai frutti di bosco e tortino di patate dolci; banana flambé.Il “Menu light” è altrettanto godurioso, ma di basso conte-

nuto calorico (circa 900 kcal): piatti

Quattro menù studiati per offrire

qualcosa in più oltre al semplice

gusto, da quello antistress al menù

afrodisiaco, da quello per non

ingrassare al menù che fa bene alla

pelle. Li propone Massimo Biale del

Ristorante “Ai Navigli” di Padova

con tanta fibra, abbondanti di antiossidanti, senza grassi: fantasie dell’orto; sformato di radicchio e mozzarella in salsa di soia; tortino di farro all’inglese con filetto di bran-zino in scrigno di salgemma e grigliata di verdure (stra-or-di-na-rio); torta di pere e zenzero. Nel “Menu del sole”, dedicato a chi tiene alla propria pelle, domina il beta caro-tene di frutta e verdura gialla e le vitamine C ed E conte-nute in agrumi, frutta a guscio, acidi grassi essenziali (Omega 3 e 6). Il percorso è questo: tartare di frutta, scam-pi sfumati al lime e cuori di palma; tortino di carnaroli allo zafferano con code di gamberi e fiori di zucca caramellati; tagliata al tonno alla mediterranea; panna cotta all’arancia. Ultimo menu, ma non per importanza, è il “Menu dell’Eros”. Vi abbondano alimenti d’azione vasodilatatoria o che agi-scono sull’asse endocrino. Piatti, insomma, che stimolano la libido o afrodisiaci per le allusioni sessuali o che, per storia o leggenda, si sono fatti la fama di alimenti-cupido: asparagi, cozze, ostriche… Naturalmente è un menu ricco di spezie, molluschi, champagne e cioccolato: capesante al pepe verde su sablè alla paprika dolce; risotto, ostriche, champagne e peperoncino; concassè di aragostella alla vaniglia su letto di rucola e frutto della passione; tortino di cioccolato, peperoncino, zenzero e cannella. I vini, infine. A parte lo champagne, d’obbligo con l’eros, anche gli altri menu si prestano a raffinati abbinamenti. E poi-

ché la cantina dei Navigli ha una carta interessantissima, fatevi consigliare da Biale.

Massimo Biale con la dottoressa Claudia Sbrenna

il Sommelier Veneto • 04/10

Massimo Biale con una sua “creazione”

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Enantio e Casetta, le due Doc di

Terradeiforti, hanno un legame inossidabile

con il territorio e con la gastronomia della

zona, a cavallo fra Veneto e TrentinoS

Solo dal 2006 “Terradeiforti” è diventata una Doc, ma i suoi vini sono sempre più apprezzati e il Consorzio Tutela Terradeiforti-Valdadige fa di tutto per valorizzare prodotti e territorio, un binomio inscindibile. La denominazione comprende i territori dei comuni scaligeri di Dolcè, Rivoli Veronese e Brentino Belluno e Avio in Trentino. Terradeiforti è una perla incastonata tra Veneto e Trentino sulle sponde dell’Adige. Enantio è il principale vitigno della Doc. E’ autoctono e sa di storia e cultura. Casetta è un vitigno su cui si sta scommettendo, sem-pre a autoctono e sempre a bacca nera. La Doc pro-duce anche Pinot Grigio. Enantio significa un nuovo modo di fare viticoltura, risorsa conosciuta in questa valle fin dal I sec d.C. Oggi si propone in purezza, raccogliendo riconoscimenti dai palati più esperti. Molti ceppi di Enantio, ormai ultracentenari, sono sopravvissuti alla fillossera, devastante malattia della vite, che a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento eli-minò in pochi anni pressoché tutto il vigneto europeo: la ricostituzione di questo vitigno, tramite innesto su piede americano (la fillossera aggredisce, infatti, solo la vite europea), non ha interessato l’Enantio che

cresce nei terreni sabbiosi della valle, perché la com-ponente silicea a scaglie taglienti lo difende dal parassita. Pertanto, ancor’oggi, è possibile degustare un vino al 100% europeo, con un gusto, altrove ormai scomparso. Il resto lo fa la sua rusticità che assicura resistenza anche ad altre fitopatie e alle avversità atmosferiche come i rigori del freddo, potendolo ven-demmiare ad autunno inoltrato. L’altra varietà autoc-tona della Terradeiforti è Casetta. Una produzione di nicchia di un’uva scura e sapida, ma dolcissima, che dà un vino di grande affinità col territorio, anch’esso rustico e selvaggio; alla sapiente coltivazione in vigna segue l’affinamento in cantina con opportuno invec-chiamento in fusti di rovere per domarne il carattere prima di affrontare il giudizio dell’intenditore: esatta-mente come si è abituati a fare con le altre varietà “nobili”. Enantio e Casetta hanno personalità partico-lari: un colore rosso rubino intenso e profondo che rimane stabile anche dopo anni di invecchiamento; il profumo ricorda quello dei frutti di bosco speziati, talvolta l’incenso ed il tabacco. Aromi di torba e legno fresco ne contraddistinguono il carattere rustico. In gioventù, questi intensi vini rossi, appaiono spigolosi

La forza del terroir

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CRONACHE DAL GUSTO • ALLA SCOPERTA DI…

Grappoli di Enantio

La valle dell'Adige dal Forte di Rivoli Veronese, con i vigneti Terradeiforti

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per la presenza di tannini forti, ma con l’invecchia-mento in rovere acquisiscono rotondità di gusto e tono suadente. Grazie alla pienezza del corpo e alla soste-nuta acidità, la serbevolezza è assicurata per molti anni. E ove l’affinamento avviene in barrique o in botte più grande, può piacere il delicato sentore di vaniglia e di cacao tanto apprezzato dal gusto interna-zionale. Sono vini dal carattere speciale non riscon-trabile in altre tipologie: cioè veri autoctoni. Il Casetta è la scommessa di questo territorio: da vitigno “in via di estinzione” è passato in poco più di un decennio ad essere iscritto al Registro Nazionale delle Viti fino ad arrivare al riconoscimento della doc Terradeiforti, nel 2006. Sta andando in bottiglia la prima annata a denominazione, il 2007, e alte sono le aspettative, che certamente non andranno deluse.“Terradeiforti è soprattutto un progetto territoriale

condiviso da produttori viticoli, operatori dell’acco-glienza e della ristorazione, produttori del tipico e amministrazioni. “Da frontiera a cerniera” è il titolo dell’ambizioso progetto messo in atto da qualche anno dal Consorzio — ha affermato il presidente del Consorzio Stefano Libera. — Se ne stanno raccoglien-do i primi frutti: dal riconoscimento della Doc Terradeiforti (prima si trattava di una sottozona della più ampia doc Valdadige), alla creazione della Strada del Vino e dei Prodotti Tipici Terradeiforti, all’idea-zione di manifestazioni dedicate al mondo vinicolo, fino alla più tangibile realizzazione della pista cicla-bile che unisce questi territori, divisi da confini regionali, provinciali e comunali. Molti sono gli obiettivi che il progetto si è posto, raggiungibili se continuerà il duro lavoro di collaborazione e confron-to fin’ora impostato” ha concluso il presidente.

TERRADEIFORTI A TAVOLAQuesti vini da giovani ben si accompagnano agli stu-fati di carne, formaggi d’allevo, pesce alla griglia aromatizzato con timo e rosmarino. Dopo una più lunga maturazione sono, invece, il compagno ideale della selvaggina e della cacciagione, degli arrosti di manzo e dei formaggi saporiti del territorio. Prodotti amorevolmente cucinati nei ristoranti e agriturismi aderenti alla Strada del Vino e dei Prodotti Tipici della Terradeiforti. E’ un sodalizio che si snoda attra-verso la bassa Vallagarina, la Terradeiforti, appunto, lungo il quale insistono valori naturali e culturali ai quali si ispirano le cantine, le aziende e le strutture ricettive associate. Costituisce uno strumento attra-verso il quale il territorio a vocazione vinicola e le produzioni tipiche e artigianali possono essere pub-blicizzati e proposti sotto forma di offerta turistica.

TERRADEIFORTI IN CIFREIl Consorzio riunisce 12 aziende vitivinicole impe-gnate nella produzione di vini a denominazione di origine controllata Terradeiforti: Enantio, Casetta e Pinot Grigio. L’area comprende 700 viticoltori con undici cantine e una cantina sociale, Superficie vita-ta: 1250 ettari spalmati su un territorio lungo circa 25 km e largo mediamente 2,5. Produzione media: 187.500 q.li d’uva e 140.600 hl di vino.

CRONACHE DAL GUSTO • ALLA SCOPERTA DI…

Polenta con trota dell'Adige abbinata al Pinot Grigio Terradeiforti

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Stracotto con polenta abbinato all'Enantio Terradeiforti

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CRONACHE DAL GUSTO • PROSECCO SUPERIORE

A un anno dal riconoscimento a Docg,

il Conegliano Valdobbiadene si conferma

in ascesa soprattutto nel mercato

internazionale. E il case history si

confronta con lo Champagne

E'E’ il vino che in questi anni ha creato un vero e proprio fenomeno di successo. Il Conegliano Valdobbiadene, il volto superiore del Prosecco, dal 2009 Docg, ha presenta-to tutti gli ultimi dati durante un convegno tenuto a Pieve di Soligo (TV) nei giorni scorsi. Grazie all’indagine del Centro Studi del Distretto Conegliano Valdobbiadene anche quest’anno è stato ha analizzato il trend della deno-minazione, che si conferma in crescita, attestandosi su 60.840.000 bottiglie, di cui 51.656.000 spumante, e un giro d’affari di 380.000.000 di euro, anche alla luce dei cambiamenti introdotti con la Docg e nonostante una crisi strutturale del mondo del vino. In particolare, l’indagine ha evidenziato una forte ascesa dell’export a dimostrazio-ne che questo vino, sempre più, sta divenendo un amba-sciatore dello stile italiano nel mondo, capace di compe-tere persino con le grandi denominazioni internazionali. Durante l’evento, infatti, è stato analizzato il panorama spumantistico mondiale con un focus sulle performance del Conegliano Valdobbiadene e quelle delle bollicine di eccellenza.All’incontro, cui sono intervenuti, accanto al presidente del Consorzio di Tutela Franco Adami e al direttore Giancarlo Vettorello, Vasco Boatto, responsabile del

Centro Studi, Paolo Anselmi, vice presidente di GFK Eurisko, Eugenio Pomarici, docente dell’Università Federico II di Napoli e Giancarlo Gramatica, Sales & Planning Director di Iri Infoscan, si è parlato di dati eco-nomici e di trend di mercato, grazie all’analisi degli ultimi sette anni condotta dal Centro Studi ma anche di come l’area storica di Conegliano Valdobbiadene potrà esaltare sempre più il valore differenziale del Superiore, garanten-do così la giusta remunerazione alla viticoltura di collina, che in questi secoli ha mantenuto un ambiente straordina-rio tanto da renderlo oggi oggetto del progetto per il rico-noscimento a Patrimonio Unesco. Il successo del Conegliano Valdobbiadene è, infatti, dovu-to a due elementi: la capacità imprenditoriale delle azien-de, che hanno saputo penetrare i mercati internazionali, e la forte identità, che ha mantenuto questo vino fortemente radicato al territorio. “La denominazione è un valore di squadra, dato dalla somma del lavoro di tutti i produttori. – ha detto Franco Adami. - Grazie al Centro Studi, da sette anni, questa ricchezza è ancora più grande perché viene gestita in modo razionale e con strategie di medio e lungo periodo. Oggi la sfida non è tanto l’incremento delle vendite ma dare sempre maggiore valore alla viticoltura eroica che caratterizza Conegliano Valdobbiadene. Il ter-ritorio è il vero elemento differenziale e in questa direzio-ne va la scelta di introdurre le Rive, vini prodotti con uve provenienti dalla singola località, che viene riportata in etichetta. In questo modo avremo una nuova opportunità per comunicare il valore della nostra terra”.

Prosecco Superiore: tutti i numeri

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letto per voi

Moltissime e gustose ricette raccolte in un volume per esaltare le inimitabili caratteristiche del pre-giato ortaggio trevigiano che, primo fra tutti, ha ottenuto l’Igp nel 1996. Secondo gli storici la col-tivazione del radicchio veneto è iniziata intorno alla metà del 1500, probabilmente a Dosson, in provincia di Treviso, diffondendosi rapidamente dopo aver scoperto che poteva essere mantenuto fresco durante l’inverno e che, se conservato in un ambiente ideale e sottoposto a particolari tecni-che, poteva produrre un nuovo germoglio.Il capostipite dei radicchi veneti è il Rosso di

Treviso, successi-vamente distinto in “precoce” e “ t a r d i v o ” . Quest’ultimo viene sottoposto alla particolare tecni-ca della forzatura-imbianchimento. Tutti gli altri radicchi derivano d a l l ’ i n c r o c i o (spontaneo o gui-dato) con la scaro-la, che nel XVIII secolo ha dato ori-gine al Variegato di Castelfranco. Il

LE RICETTE CON IL “FIORE D’INVERNO”

Il Radicchio Rosso di TrevisoIllustrazioni di Andrea TichTerra Ferma Editore - Pagine: 96Prezzo di copertina: 5 euro

libretto fresco di stampa, pubblicato in coedizione con il Consorzio tutela Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco, raccoglie 26 ricette “casalinghe e tradizionali” e 25 ricette “gourmet”. Dopo aver acquistato un radicchio di qualità, garantito dal marchio del Consorzio, aver mondato i mazzetti, avendoli privati della parte esterna della radice (quella scura) e lavati in acqua cor-rente, siamo pronti a degustarlo semplicemente crudo, magari leggermente condito con una salsa a base di olio e limone, o anche come ingrediente principale per insalate miste, arricchite con sca-glie di grana padano e acciughe sciolte nell’olio.Un altro classico è il radicchio ai ferri, ma un piccolo accorgimento può aiutarci a ottenere un contorno perfetto nella sua preparazione: sarà suf-ficiente condire i cespi di radicchio, tagliati a metà o a quarti, con olio, aceto, sale e pepe e pas-sarli per qualche minuto nel forno a microonde prima della grigliatura vera e propria. In questo modo il radicchio rimarrà morbido e non si sec-cherà come spesso succede cuocendolo diretta-mente sulla piastra o sulla griglia. Infine, un sug-gerimento: dopo l’acquisto se non viene consuma-to subito è importante conservare il radicchio in frigorifero correttamente, e cioè nella parte più bassa del frigorifero, inserito in sacchetti di carta non plastificata così da permettergli una traspira-zione che consente di non far marcire le foglie.

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territorio di cui fa parte, è l’azienda agricola di Graziano Merotto a Col San Martino, una zona vocata per la produzione del Valdobbiadene Docg, che conosce la vite da oltre due-mila anni. Per questo forse l’amore per la terra scorre nelle vene dei viticoltori così come la linfa nella vite. Per questo Graziano Merotto lavora personalmente e a mano da oltre quarant’anni le sue vigne seguendo una

Il territorio è un valore pro-fondo. La sua forza si nutre di terra e infinite stagioni. I suoi frutti sono cultura. Indissolubilmente unita al

L’obiettivo è accrescere la migliore produzione dell'azienda agricola sulle colline del Prosecco Superiore

Ampliamento del vigneto di Graziano

Merotto

tradizione ricca di storia e conoscenze trasmessa di padre in figlio. Ma ha anche ricevuto dalla natura, attra-verso le vie miste-riose della perce-zione, il talento di sentire la terra e i suoi poteri, di intuire ad ogni stagione lo sviluppo della vigna, la maturazione delle uve, il gusto del primo sorso del Superiore. Con queste premesse la qua-lità è la più naturale delle conseguenze. Qualità che distingue ad esempio il Valdobbiadene Docg Prosecco Superiore “La Primavera di Barbara” o la Cuvée del fondatore “Graziano Merotto”. Entrambe le referenze, la prima un dry, la seconda un brut, oltre al “Colmolina” millesimato dry, fanno parte della nuova definizione del Prosecco Superiore cioè sono classificate come “Rive” di “Rive di Col San Martino”. Le “Rive” sono la massima espressione della tipicità delle singole microzone all’interno

della Docg.Ricca di significato quindi la nuova sezione del vigneto dell'azienda Merotto presen-tata ufficialmente lo scorso 2 agosto alla presenza del governatore del Veneto, Luca Zaia. L’estensione della Particella 86 è un risultato grandioso e un grande sim-bolo. La massima eccellenza si fa infatti visione “concre-ta” nel desiderio di un uomo, Graziano Merotto, di ampliare la sua zona di massima qualità da cui pro-vengono i suoi fiori all'oc-chiello.

l e a z i e n d e i n f o r m a n ol e a z i e n d e i n f o r m a n o

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Graziano Merotto, titolare dell’omonima azienda

Il Governatore Luca Zaia inaugura Particella 86

La Champagne ed i suoi

differenti sguardi

rio, visto come mezzo di conti-nuità di un Mito raggiunto gra-zie al lavoro dell’uomo. Lavoro che ha condotto a scelte attive tra i filari ma ancor più incisive nel creare le cuvées. Il tempo necessita di luoghi nascosti e silenziosi. Illuminati solo da quella necessaria manualità che ne forgia la definizione. Così il saper attendere pazientemente soddisfa delle fatiche, degli investimenti profusi da chi nel settore ricopre ruoli importanti. E il risultato ripaga le aspettati-ve, visto anche gli ultimi premi assegnatici a Londra nel maggio scorso. Si tratta del P.D.S. Millesimo 2004, vincitore della Medaglia d’Argento “Best in Class” all’International Wine &

Spirit Competition 2010 e della Medaglia di Bronzo al Decanter World Wines Awards 2010 e del P.D.S. Cuvée Prestige Alienor Mill. 2002) vincitore della Medaglia d’oro “Best in Class” ottenuta all’International Wine & Spirit Competition 2010. Con una flute trasparente si può accedere per questo champagne Millesimo 2002 alla prima sensazione di spuma morbida e perlage fine e quindi alla complessità olfattiva, alla gentilezza della percezione aro-matica ed alla lettura del retro-gusto. In questo periodo dell’an-no diviene ancor più piacevole la condivisione con le persone care di un prodotto che già allo sguardo parla di festa.

limite del cinquantaseiesimo parallelo ne caratterizza quel suo esser vino unico al mondo. Per noi di Villa Elena è impor-tante il rispetto di quel territo-

La regione dello Champagne è un luogo ostile alla coltivazione della vite, con vigneti situati appena al di sotto del confine delle aree vitabili. E così, il

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il Sommelier Veneto • 04/1066

Il Giv e il lambrusco

nazionali. L’azienda vanta un fatturato di oltre 25 milioni di euro, del quale il 20% dall’export. “La mia famiglia – afferma Cavicchioli - continuerà l’attività con spumanti e lambruschi a metodo clas-sico con le aziende Bellei a Sorbara e Castelfaglia in Franciacorta e gestendo i vigneti di proprietà, le cui uve continueranno ad esse-re destinate alla produzione dei vini a marchio Cavicchioli”. Corrado Casoli, presidente di Giv, sottolinea che “il Lambrusco di qualità è oggi una grande opportunità di sviluppo su tutti i mercati. Il Gruppo Italiano Vini, gra-zie alla grande esperienza che vanta nella produzione e commercializzazione di alcuni tra i più storici mar-chi dell’enologia italiana, saprà cogliere al meglio tale potenzialità e raggiungere nuovi e prestigiosi traguardi

per il vitigno Lambrusco e per il marchio Cavicchioli. In tale ottica – aggiunge Casoli – Sandro e Claudio Cavicchioli continueranno a collaborare al consolida-mento dell’azienda rispetti-vamente per la parte tecnica e commerciale”. Negli ultimi anni il Lambrusco di qualità ha rafforzato la propria posi-zione tra i vini della grande tradizione enologica italia-na; ottenendo il favore del mercato e la sua piacevo-lezza viene sempre più apprezzata dal consumato-re. Questo successo è stato sancito anche dai prestigio-si riconoscimenti consegui-ti dalle guide dei vini. Il Gruppo veronese saprà valorizzare sia questo cele-bre prodotto che lo storico marchio Cavicchioli. E’, infatti, la più importante realtà vitivinicola italiana con un turn over di oltre 300 milioni di euro che possiede vigneti e cantine nei territori italiani più vocati alla vitivinicoltura. Le tenute del Gruppo hanno nomi noti che rievo-cano la storia e la tradizio-ne del vino italiano: Formentini nel Collio, Bolla, Santi, Galtarossa e Lamberti in Veneto, Nino Negri in Valtellina, Ca’ Bianca in Piemonte, Melini nel Chianti, Bigi in Umbria, Fontana Candida nel Frascati, Terre degli Svevi in Basilicata; Castello Monaci in Salento e Tenuta Rapitalà in Sicilia. Un patrimonio di 1250 ettari di vigneto. Il 2010 è stato importante per il Gruppo che, dopo l’ac-cordo di commercializza-zione degli spumanti a marchio Carpenè Malvolti firmato in aprile, ora chiu-de l’anno con l’“operazione lambrusco”.

l e a z i e n d e i n f o r m a n ol e a z i e n d e i n f o r m a n o

66 il Sommelier Veneto • 04/10

continuità, della valorizza-zione e dello sviluppo dello storico marchio e dei suoi prodotti”. La cantina Cavicchioli dal 1928 è un nome di presti-gio nella produzione del Lambrusco di qualità e un punto di riferimento nella viticoltura del territorio della provincia emiliana. Cavicchioli, fin dalla nasci-ta, ha saputo valorizzare e diffondere i Lambruschi a marchio modenesi Doc sul mercato nazionale, dove detiene la posizione di lea-dership, e su quelli inter-

La cantina di San Prospero (MO) e il marchio Cavicchioli dal primo gen-naio apparterranno al Gruppo Italiano Vini di Verona. Per Sandro Cavicchioli, presidente della omonima società, tale accordo “va nel segno della

Il Gruppo Italiano Vini acquisisce il prestigioso marchio Cavicchioli

Corrado Casoli, presidente Giv

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67il Sommelier Veneto • 04/10

Amorim Cork ItaliaIL FUTURO, UN PO’ PRIMA.di Carlos Santos*

Amorim. Il sughero del futuro, un po’ prima

Dimenticatevi il sapore di tappo. L’industria del sughero ha segnato un passo importante nella ricerca della perfe-zione sensoriale, segnando un punto decisivo nella sfida alle chiusure alternative. Un risultato determinante, che avvalora ancor più la visione prevalentemente diffusa in Italia: tappo in sughero = qualità di prodotto e che forni-sce (insieme alla questione ambientale) un importante motivo di riflessione anche ai mercati esteri.Artefice di questo fondamentale risultato è Amorim Cork, la più importante Azienda al mondo nella produzione e distribuzione di tappi in sughero, che fonda la sua crescita industriale su una logica di modernità e innovazione con cospicui investimenti nella ricerca e sviluppo: ogni anno circa 6 milioni di euro a cui si sommano altri elevati contributi destinati a attrezzature manifatturiere e allo sviluppo di nuovi pro-dotti e processi.È infatti grazie a un Reparto di Ricerca & Svi-luppo all’avanguardia, che Amorim Cork ha sconfitto l’odore di tappo, quel difetto dovuto alla presenza nel su-ghero del TCA (Tricloroanisolo), servendosi di misure di prevenzione e cura che partono dalla raccolta del sughero e arrivano al trattamento del singolo tappo.Il primo step è quello della strategia preventiva: la filiera della qualità inizia con la gestione attenta delle plance, che vengono stagionate in piazzali di cemento o di asfal-to, provvisti di sistemi drenanti e mai a terra, in modo da limitare il più possibile lo sviluppo dei microrganismi re-sponsabili della formazione del TCA.Le parti delle plance vicine alle radici, a maggior rischio di contaminazione, sono poi tagliate e allontanate dal

sughero sano. Successivamente il sughero è sottoposto a bollitura in un processo innovativo, il Convex – VCT, ad acqua circolante, continuamente filtrata e purificata per eliminare le sostanze volativi.Il sughero esce dalla bollitura con un livello di umidità re-sidua dimezzato rispetto al sistema tradizionale e basta-no 72 ore, invece che 3 settimane, per l’asciugatura. Viene

così evitato il rischio di formazione di muffe.In seguito avviene la vaporizzazione delle

plance in contenitori senza pressione a una temperatura compresa tra 105 e i 115 gradi

centigradi, secondo un sistema, introdot-to dal 5 gennaio 2009, che ha permesso di ridurre il TCA da 2,46 a 1,45 ngr/litro (validazione industriale).Il secondo step è quello della strategia

curativa: è proprio nell’ambito della cura che Amorim ha vinto la sfida, con la realiz-

zazione del sistema ROSA (Rate of Optimal Steam Application), un processo di rimozione in

un’ora del TCA da granuli, basato sul principio della distillazione a vapore controllata. Novità assoluta, intro-dotta nel gennaio 2009, è il sistema ROSA Evolution, che ha consentito, attraverso un processo di quattro ore, di rimuovere il TCA anche dai tappi in sughero, riducendo dell’80% il livello della sostanza e spostando la soglia di percezione al di sotto del livello di accettabilità interna Amorim. Non manca un rigoroso sistema di controlli, 7 giorni alla settimana, 24 ore al giorno, con oltre 14.000 analisi in ga-scromatografia al mese, che garantisce che il TCA sia pra-ticamente azzerato e che si collochi ben al di sotto della soglia di percezione umana.

Amorim ha sconfitto il “sapore di tappo”

* Amministratore Delegato Amorim Cork Italia

Amorim Cork Italia S.p.A. Via C. Bianchi Z.I. Scomigo 31015 Conegliano (TV) Tel. 0438.394971 www.amorimcork.com E-mail: [email protected]

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