AIP Chieti 2012

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A. Dakanalis 1,2,3 , V. E. Di Mattei 2 , A. Prunas 4 , G. Riva 5 , L. Sarno 2 , C. Volpato 4 , M. A. Zanetti 1 1 Università degli Studi di Pavia; 2 Università Vita-Salute, San Raffaele; 3 Università di Creta; 4 Università degli Studi di Milano–Bicocca; 5 Università Cattolica del Sacro Cuore AIP, Sezione di Psicologia Sociale Le disuguaglianze di genere nella società Italiana Speaker: A. Dakanalis Chieti, 22 Settembre 2012 L’IMPATTO DELL’OGGETTIVAZIONE SESSUALE SUL BENESSERE PSICOFISICO

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A. Dakanalis1,2,3, V. E. Di Mattei2, A. Prunas4, G. Riva5, L. Sarno2, C. Volpato4, M. A. Zanetti1

1Università degli Studi di Pavia; 2Università Vita-Salute, San Raffaele; 3Università di Creta; 4Università degli Studi di Milano–Bicocca; 5Università Cattolica del

Sacro Cuore

AIP, Sezione di Psicologia SocialeLe disuguaglianze di genere nella società ItalianaSpeaker: A. DakanalisChieti, 22 Settembre 2012

L’IMPATTO DELL’OGGETTIVAZIONE SESSUALE SUL BENESSERE

PSICOFISICO

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L’oggettivazione è una forma particolare di deumanizzazione che fa sì che un individuo venga pensato e trattato come oggetto, strumento, merce (Volpato, 2011).

«frammentazione strumentale nella percezione sociale, una divisione della persona in

parti che servono scopi e funzioni specifici dell’osservatore» (Gruenfeld et al., 2008, p. 111).

L’oggettivazione sessuale indica la valutazione di una persona esclusivamente sulla base del suo aspetto fisico e comporta che le parti del corpo siano ridotte allo stato di mero strumento e trattate per l’uso e piacere altrui (Bartky, 1990).

Oggettivazione Sessuale &

Mass Media

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La televisione e la pubblicità spesso presentano immagini di corpi femminili magri, nudi e frammentati, con scarso accenno sui dettagli del viso (American Psychological Association, [APA], 2007; Dakanalis, Caslini et al., 2012) .

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Analisi di film, annunci pubblicitari, programmi televisivi, video musicali, giornali e periodici concordano nell’indicare che il corpo femminile è il principale bersaglio dell’oggettivazione sessuale (vedi Calogero et al., 2010; Dakanalis, Di Mattei, Prunas et al., 2012; Volpato 2011).

Nei visual media, il corpo femminile è mercificato e oggettivato in modo quantitativamente e qualitativamente diverso da quello maschile (Archer et al., 1983, Baker 2005, Hatton e Trautner, 2011). Fenomeno “face-ism”, vs “body-ism” (Unger & Crawford,

1996). legame tra uomo e cultura, e donna e natura (Dakanalis,

Caslini et al., 2012)

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La proliferazione delle immagini femminili sessualizzate nei media, pur comune a tutti i Paesi occidentali (Dakanalis, Clerici et al., 2012), è particolarmente accentuata in Italia (Dakanalis, Di Mattei et al., 2012; Volpato, 2011).

Women and Media in Europe (CENSIS 2006)

L’indagine ha monitorato il contenuto dei programmi tv in 10 Paesi europei.

In Italia la maggior presenza femminile si registra nella fascia pre-serale e serale: affollamento di attrici, cantanti, modelle.

Le inquadrature si focalizzano su parti del corpo, spesso scoperte donne ridotte a puri e semplici “pezzi di carne”, da sfruttare per far salire l’audience (Zanardo, 2010).

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Per spiegare le conseguenze psicologiche di tale fenomeno, Fredrickson e Roberts (1997) hanno proposto la teoria dell’oggettivazione

postula che l’esposizione a immagini mediatiche oggettivanti porta le donne a interiorizzare la prospettiva

dell’osservatore (“auto-oggettivazione”), ovvero a trattare se stesse come oggetto da guardare e valutare sulla base dell’aspetto fisico

Le donne imparano a pensare a se stesse come a corpi disponibili per l’uso e il piacere altrui e a definirsi in termini non di capacità e di competenze, ma di apparenza fisica.

Impatto dell’oggettivazione sessuale sul benessere psicofisico

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L’auto-oggettivazione si caratterizza per la costante e persistente sorveglianza del corpo

induce le donne a focalizzare i pensieri sul corpo e monitorare o confrontare regolarmente il proprio aspetto con quello culturalmente accettato in modo da evitare eventuali atteggiamenti e commenti negativi riguardo alle loro forme e dimensioni corporee (Calogero et al., 2010; Dakanalis, Zanetti et al., 2012; McKinley & Hyde, 1996).

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Le conseguenze del processo psicologico dell’auto-oggettivazione

1. riduzione di “flow experience”: esperienze di totale assorbimento nell’esecuzione e nello scorrere fluido di una certa attività fisica o mentale, vissute dall’individuo come momenti particolarmente gratificanti e piacevoli 2. riduzione di consapevolezza interocettiva ovvero della capacità di rilevare e interpretare accuratamente le sensazioni fisiologiche; ciò a causa della focalizzazione dei pensieri sull’aspetto fisico 3. aumento dell’ ansia legata all’aspetto fisico; quest’ultimo è infatti il potenziale bersaglio del giudizio altrui in qualsiasi contesto e momento 4. aumento delle esperienze emozionali negative legate al corpo: vergogna per l’aspetto

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Mass Media, Vergogna, Disordini alimentari

Le ricerche che indagano il ruolo dei mass media dimostrano che l’aumento dei disordini alimentari nel tempo coincide con la crescente tendenza alla magrezza (riduzione del peso ideale) delle modelle presentate sulle riviste (vedi Dakanalis, Zanetti et al., 2012)

Secondo studiosi (Garbner et al., 2002; Riva, 2011), la ripetuta esposizione ai contenuti multimediali condurrebbe gli spettatori ad accettare la rappresentazione mediatica come reale, i canoni estetici trasmessi come normativi e la deviazione da essi come anormalità.

Data la discrepanza sempre maggiore fra gli ideali di bellezza e le forme e dimensioni corporee delle donne non sorprende che anche quelle oggettivamente magre (in base al BMI) si percepiscano in sovrappeso, sorveglino ossessivamente il proprio corpo e si vergognino reputandosi incapaci di conformarsi agli standard socioculturali di bellezza (Dakanalis, Clerici et al., 2012; Dakanalis Di Mattei et al., 2012).

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Funzione adattiva della vergogna emozione che

incentiva l’individuo a riparare al fallimento percepito (Lewis, 1992)

Relazione vergogna - dieting. La restrizione alimentare permetterebbe di ridurre il gap

tra il peso attuale e quello ideale e la sottostante emozionalità negativa. Paradossalmente, però, l’impossibilità di mantenere la dieta o la perdita di peso nel tempo possono amplificare l’esperienza della vergogna (Dakanalis, 2011).

Relazione vergogna - alimentazione emozionale. E’ il predittore più robusto della bulimia e il principale

fattore di mantenimento delle abbuffate (Dakanalis, 2011; Doran & Lewis, 2011; Goss & Allan, 2009; Troop & Redshaw, 2012).

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L’oggettivazione al maschile

La teoria dell’oggettivazione, nata dall’interesse per la sessualizzazione del corpo femminile, è stata fin da subito applicata anche al genere maschile, per il quale si assiste a un incremento di modelli oggettivanti proposti dai mass media (Aubrey, 2006; Dakanalis, Di Mattei, Pagani, et al., 2012; Ricciardelli et al., 2010; Volpato, 2011)

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Ricerche dimostrano che i corpi maschili presentati dai media sono aumentati di massa muscolare nel corso degli anni (Cafri et al., 2005; Spitzer et al., 1999).

Di conseguenza non sorprende che anche gli uomini sorveglino, si vergognino del loro corpo ed incorrano in disordini alimentari (Calogero, 2009) “reverse anorexia”: comportamenti patologici finalizzati sia alla diminuzione di peso sia all’aumento della massa muscolare, quali l’esercizio fisico compulsivo, l’uso di sostanze dopanti e il controllo eccessivo dell’alimentazione (Dakanalis, Di Mattei, Pagani et al., 2012; Pope et al., 2000).

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Lo studio

Numerosi studi hanno dimostrato l’esistenza di legami tra auto-oggettivazione/sorveglianza, vergogna per la propria immagine e disordini alimentari in campioni Americani, Britannici ed Australiani di entrambi i generi (si vede Moradi & Huang, 2008).

Tuttavia, fino a questo momento, non è stato testato un modello completo che consideri l’esposizione a immagini mediatiche sessualmente oggettivanti come antecedente dei processi psicologici di auto-oggettivazione e delle loro conseguenze.

lo studio ha come scopo di colmare questo gap, soffermandosi soprattutto sulle differenze di genere.

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Considerando che: a) il fenomeno dell’oggettivazione sessuale è particolarmente accentuato nei media italiani (Volpato, 2011); b) gli studenti universitari sono considerati come una popolazione ad alto rischio per la messa in atto di restrizioni alimentari e meccanismi di compensazione per controllare il peso e le dimensioni corporee (Lavender et al., 2010; Tylka & Subich, 2002) nel presente studio abbiamo esaminato per la prima volta, in un campione di studenti Italiani, le interrelazioni tra le seguenti variabili:

H1: gli uomini riportano livelli minori di auto-oggettivazione/ sorveglianza del corpo, vergogna e, di conseguenza, di disordini alimentari rispetto alle coetanee

H2a: l’esposizione alle immagini oggettivanti, contenute nelle riviste e nei programmi televisivi italiani, ha un effetto diretto e positivo sull’auto-oggettivazione/sorveglianza del corpo che, a sua volta, suscita vergogna per l’aspetto, la quale potrebbe essere alla base di disordini alimentari

H2b: sulla base dei dati relativi all’incremento dell’ oggettivazione del corpo maschile nei media, ci aspettiamo che i legami tra le variabili precedentemente denominate (H2a) emergano anche negli uomini

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Metodo: Partecipanti 232 studenti iscritti ai primi anni dell’Università Vita-Salute San Raffaele,

di cui 113 maschi e 119 femmine, di età tra i 20 e i 23 anni (M = 20.60; DS = 1.04), provenienti dal Nord Italia (82.3%), dal Centro (7.8%) e dal Sud (9.9%).

Misure Disordini Alimentari: misurati attraverso il punteggio composito

costituito dalle tre scale comportamentali (impulso alla magrezza, insoddisfazione per il corpo, bulimia; 23 items, modalità di risposta graduata da "sempre" a "mai”) della versione Italiana di Eating Disorder Inventory-2 (EDI-2; Garner, 1995) tale procedura è stata utilizzata in numerosi studi che ne hanno

evidenziato le buone proprietà psicometriche (Adkins & Keel, 2005; Calogero, 2000)…

Nel nostro campione, è stata riscontrata un’elevata consistenza interna (alfa = .94).

La sorveglianza del corpo e la vergogna per l’aspetto: misurate attraverso le due omonime scale (ciascuna costituita da 8 items con modalità di risposta da 1=fortemente in disaccordo a 7= fortemente d’accordo) della versione Italiana dell’ Objectified Body Consciousness Scale (Dakanalis, Di Mattei, Prunas et al., 2012). L’affidabilità della scale è pari a .89 e .90.

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Esposizione a immagini mediatiche sessualmente oggettivanti. Per misurare sia la frequenza dell’esposizione sia l’intensità dell’oggettivazione sessuale delle riviste e dei programmi televisivi italiani, abbiamo seguito la procedura raccomandata da Aubrey (2006) e da Clark e Tiggemann (2006), che consta di tre passaggi separati: a) I partecipanti riferivano la loro frequenza di esposizione (in una scala a tre punti da 0 a 2) a 30 riviste e a 30 programmi televisivi popolari tra adulti di giovane età (selezionati sulla base dei dati pubblicati nel sito della rivista Prima comunicazione: primaonline.it e nel tvblog.it) b) Un campione indipendente di 10 giudici (equamente distribuiti in base al genere e all’età) dopo essere stato istruito su come concettualizzare e operazionalizzare l’oggettivazione sessuale, ha quantificato, mediante una scala a 3 punti (da 0 a 2), l’intensità della sessualizzazione di ogni programma e rivista. -Dopo l’eliminazione degli elementi che avevano ricevuto punteggi estremamente bassi o pari a zero, 16 riviste e 16 programmi sono stati utilizzati nella misurazione finale. c) Il punteggio medio fornito dai giudici è stato moltiplicato per la frequenza di esposizione a ogni programma e rivista, e i prodotti ottenuti sono stati sommati per fornire un indice globale di esposizione alle immagini mediatiche sessualmente oggettivanti.

Per determinare l’accordo inter-rater abbiamo utilizzato il coefficiente di correlazione intraclasse (Bartko, 1976), che ha raggiunto un livello soddisfacente (.89).

A supporto della validità dello strumento, viene riportata la correlazione bivariata con:

il costrutto dell’auto-oggettivazione/sorveglianza: r(232) = .56, p < .001

il punteggio composito costituito dalle subscale dell’interiorizzazione generale e atletica di Sociocultural Attitudes Towards Appearance Questionnaire-3 (Stefanile et al., 2010): r(232) = .54, p < .001.

Le analisi di fedeltà nel tempo: test-retest a intervallo di tre settimane, in un campione di 50 femmine e 50 maschi, estratti casualmente dal campione, ha mostrato una elevata stabilità (.88).

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RisultatiStatistiche descrittive delle variabili dello studio e

differenze di genere

*p < .01

Mediante i t-test condotti si è rilevato che le donne hanno ottenuto punteggi significativamente più elevati degli uomini in tutte le variabili dello studio, confermando così la nostra H1.

Uomini Donne

M (DS) Min-Max

M (DS) Min-Max

t d

Esposizione a immagini mediatiche sessualmente oggettivanti

14.8 (8.32)

1.1-36.0

24.62 (8.44)

7.1-56.1

8.96* 1.17

Sorveglianza del corpo 30.72 (11.34)

8-55 35.61 (10.87)

13-56 3.35* .44

Vergogna per l’aspetto 27.43 (14.19)

8-48 32.88 (13.86)

8-56 2.96* .39

Disordini alimentari 16.19 (14.24)

0-59 22.26 (18.39)

1-69 2.82* .37

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1. 2. 3. 4.

1. Esposizione a immagini mediatiche sessualmente oggettivanti

- .54*** .10 .16

2. Sorveglianza del corpo .53*** - .47*** .24*

3. Vergogna per l’aspetto .26** .69*** - .63***

4. Disordini alimentari .15 .60*** .71*** -

Nota. Sotto la diagonale sono riportati i coefficienti di correlazione (r di Pearson) per le donne, sopra la diagonale per gli uomini. *p < .05; **p < .01; ***p < .001.

Il pattern di relazioni tra il processo psicologico dell’auto-oggettivazione e le sue conseguenze sono coerenti con quanto postulato dalla teoria dell’oggettivazione (Fredrickson & Roberts, 1997).

Le analisi delle correlazioni bivariate fra le variabili centrali della ricerca, differenziate per genere, sono presentate nella seguente tabella.

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Siccome l’obiettivo primario dello studio è quello di esaminare l’applicabilità del modello rappresentato in Figura nelle femmine e nei maschi italiani, la path analysis è stata condotta separatamente.

I coefficienti di percorso associati alle frecce orientate esprimono la portata del nesso causale e corrispondono ai pesi beta, che vengono stimati dalle equazioni di regressione multipla utilizzando l’approccio dei quadrati minimi (Tabachnick e Fiddell, 2001)

Per ogni equazione la variabile viene regredita su tutte le altre variabili, che si presume siano causalmente antecedenti (Pedhazur, 1997).

Coerentemente con gli studi che hanno impiegato la medesima metodologia (Calogero, 2009; Tiggemman & Miller, 2010), al fine di esaminare gli effetti di mediazione, è stato stimato un modello completo, con tutti i possibili coefficienti di percorso diretti e indiretti.

In questa procedura l’indice di bontà dell’adattamento del modello viene descritto da R2.

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Pathway Uomini Donne

EO-SC .54** .53**

EO-VA .04 .15*

EO-DA -.03 -.05

SC-VA .43** .21**

SC-DA .01 .19**

VA-DA .42** .34**

Nota. EO = Esposizione a immagini mediatiche sessualmente oggettivanti; SC = Sorveglianza del corpo; VA = Vergogna per l’aspetto; DA = Disordini alimentari. *p < .05; **p < .001.

Nella tabella sottostante vengono mostrati i coefficienti parziali di regressione standardizzati (pesi beta), distinti per genere, mentre nelle figure successive vengono tracciati soltanto i pathway statisticamente significativi

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Uomini: R2= .428, F(3, 109) = 27.19, p < .001

L’esposizione a immagini sessualmente oggettivanti veicolate dai mass media conduce alla sorveglianza del proprio corpo, aumentando così la vergogna per l’aspetto, che a sua volta è collegata all’insorgenza di disordini alimentari, confermando cosi la nostra H2b.

La mancanza di un pathway diretto dalla sorveglianza ai disordini alimentari indicherebbe che la vergogna media completamente la relazione

Esposizione a immagini mediatiche

sessualmente oggettivanti

Auto-oggettivazione/ Sorveglianza del corpo

Vergogna per l’aspetto

Disordini alimentari.54

.43 .42

Esposizione a immagini mediatiche

sessualmente oggettivanti

Auto-oggettivazione/ Sorveglianza del corpo

Vergogna per l’aspetto

Disordini alimentari

Esposizione a immagini mediatiche

sessualmente oggettivanti

Auto-oggettivazione/ Sorveglianza del corpo

Vergogna per l’aspetto

Disordini alimentari

Esposizione a immagini mediatiche

sessualmente oggettivanti

Auto-oggettivazione/ Sorveglianza del corpo

Vergogna per l’aspetto

Disordini alimentari.54

.43 .42

.54

.43 .42

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Donne: R2= .540, F(3, 115) = 45.97, p < .001

I risultati confermano la nostra H2a. A differenza dei maschi, nelle femmine abbiamo la

presenza di pathway diretti dall’esposizione alle immagini mediatiche sessualmente oggettivanti alla vergogna e dalla sorveglianza ai disordini alimentari indicando l’esistenza di mediazioni parziali.

Esposizione a immagini mediatiche

sessualmente oggettivanti

Auto-oggettivazione/ Sorveglianza del corpo

Vergogna per l’aspetto

Disordini alimentari

.15 .34

.21

.53 .19Esposizione a

immagini mediatiche sessualmente oggettivanti

Auto-oggettivazione/ Sorveglianza del corpo

Vergogna per l’aspetto

Disordini alimentari

Esposizione a immagini mediatiche

sessualmente oggettivanti

Auto-oggettivazione/ Sorveglianza del corpo

Vergogna per l’aspetto

Disordini alimentari

Esposizione a immagini mediatiche

sessualmente oggettivanti

Auto-oggettivazione/ Sorveglianza del corpo

Vergogna per l’aspetto

Disordini alimentari

.15 .34

.21

.53 .19

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Analisi di mediazione; risultati delle regressioni (secondo la procedura di Baron e Kenny, 1986) e i di test di Sobel

Nota. X = Predittore; Y = Criterio; M = Mediatore; EO = Esposizione a immagini mediatiche sessualmente oggettivanti; SC = Sorveglianza del corpo; VA = Vergogna per l’aspetto; DA = Disordini alimentari.

*p < .05; **p < .01; ***p < .001.

Mediazione b(YX) β ; T

b(MX) β ; T

b(YM.X) β ; T

b(YX.M) β ; T

z

SC-VA-DA Femm.

.60*** ; 8.1 .69*** ; 10.3 .56*** ; 6.3 .21** ; 2.4 4.10***

EO-SC-VA Femm.

.26** ; 2.8 .53*** ; 6.8 .21*** ; 2.3 .15* ; 2.0 3.31***

SC-VA-DA Maschi

.24* ; 2.6 .47*** ; 5.6 .48*** ; 5.1 .02 ; .0.2 3.92***

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Conclusioni

Nonostante le differenze di genere emerse, i risultati mettono in evidenza che entrambi i generi risentono dei modelli oggettivanti veicolati dalle riviste e dai programmi televisivi italiani.

Inolte confermano che l’attenzione che la nostra società riserva all’apparenza provoca conseguenze negative sul benessere psicofisico e invitano a riflettere sugli interventi necessari per contrastare le conseguenze del fenomeno.

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Limiti e sviluppi futuri

Il 1° limite è inerente alla natura correlazionale dello studio e al fatto che il modello dell’oggettivazione testato è stato basato su campioni di universitari italiani; pertanto i risultati non possono essere generalizzabili.

Inoltre la misura composita dei disordini alimentari impiegata nel presente studio, per quanto largamente utilizzata nello screening dei disordini alimentari, non tiene conto di alcuni comportamenti disfunzionali tipicamente maschili e di strategie deleterie per aumentare la muscolatura, come l’esercizio compulsivo e l’uso di steroidi (Dakanalis, Di Mattei, Pagani et al., 2012).

Le future ricerche dovranno replicare i nostri risultati, testando formalmente l’invarianza strutturale del modello fra uomini e donne su campioni più ampi (Byrne, 2011; Weston e Gore, 2006) ed estendere i dati su campioni diversi, tenendo in considerazione anche il ruolo delle altre variabili contemlate dalla teoria (ansia, flow experience, consapevolezza interocettiva).

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Implicazioni pratiche Individuare appositi strumenti legislativi che garantiscano un uso

responsabile delle immagini femminili e maschili nei mezzi di comunicazione (Pacilli & Mucchi-Faina, 2010), sottraendo spazio alle «donne dell’apparenza» a favore delle «donne della realtà» (Volpato, 2011).

l’esposizione passiva al modello mediatico porta i soggetti a preoccuparsi del loro peso/corpo, mentre l’esposizione a rappresentazioni più realistiche di bellezza non produce lo stesso effetto ed è associata a un abbassamento dei comportamenti alimentari disturbati (Posovac, et al., 1998; Vaughan & Fouts, 2003).

La promozione e la progettazione di interventi specifici che informino sui rischi dell’auto-oggettivazione e consentano ai giovani di rafforzare le loro abilità di resistenza alla persuasione e di acquisire strumenti di lettura critica dei messaggi mediatici è uno degli approcci di prevenzione più promettenti ed efficaci (Piran et al., 2000; Wilksch et al., 2006).

A livello individuale, sono anche importanti gli interventi di natura cognitivo-comportamentale, al fine di distogliere le persone dall’interiorizzazione della prospettiva dell’osservatore e da pensieri e comportamenti che aumentano il focus sull’aspetto fisico (Dakanalis, 2011; Riva, Dakanalis & Ferrer-García, 2012).

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GRAZIE PER L’ATTENZIONE

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