Tecniche di private equity: le operazioni di leveraged buy out (di Daniele Pilchard)
AIFI Corso 2013 Daniele Pilchard
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23° corso A.I.F.I.
per investitori istituzionali nel capitale di rischio
La ricerca e la selezione delle
opportunità di investimento
Milano, 22 ottobre 2013
presentazione di:
Daniele Pilchard
Came Consulting
Global PE capital raised
fonte: Preqin, Bain & Company
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($ bn)
According to the
2013 Preqin Global Private Equity Report
$ 900 billion (*)
were available at year-end 2012
for investment world-wide
(*) global stock of available committed but as yet uncalled capital (“Dry Powder”)
The buyout dry powder could translate
into 3.1 years’ worth of investment
fonte: Preqin, Dealogic, Bain & Company
The mid market(1) euro zone index
fonte: Argos Soditic & Epsilon Research(1) acquisition of a majority stake, equity value in the €15-150m range
The mid market(1) euro zone index
EV / EBITDA, strategic buyers vs LBO
(1) acquisition of a majority stake, equity value in the €15-150m range fonte: Argos Soditic & Epsilon Research
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Funds raised
Investment
New funds raised and investment in Europe(«industry statistics» / source: EVCA - European Venture Capital Association)
(€ million)
Il mercato italiano:
portafoglio e liquidità del sistema al 30 giugno 2013(AUM - € mln)
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al 30/6/2013
Fondi disponibili perinvestimenti (*)
Portafoglio al costo
~ 29300 ���� tot. ammontare gestito (*)
(*) esclusi gli operatori internazionali, gli investitori captive e gli operatori regionali/pubblici
(n. 1173 società)
fonte: AIFI - PwC
Private Equity e ricambio generazionale.
Il passaggio generazionale in Italia
� Caratteristiche delle imprese familiari
In Italia le imprese a controllo familiare sono:
�90% delle aziende con meno di 10 dipendenti
�68% delle aziende con più di 50 dipendenti
�46% dei primi 150 gruppi industriali
Fonte: Aidaf
Characteristics of Italian family-owned companies
� Distribution of entrepreneurs by age (%)
�20.7% are older than 70
�32.0% between 60 and 70
�26.8% between 50 and 60
�15.3% between 40 and 50
�5.2% between 30 and 40
� Mortality rates of Italian family-owned companies
�67.0% during second generation
�85.0% during third generation
Source: Osservatorio Asam, AIdAF
Tipologia di investitori istituzionali nel
capitale di rischio
• Società di gestione di fondi chiusi
• Banche e finanziarie di emanazione bancaria
• Holding di partecipazione (investment company) iscritte negli elenchi artt. 106, 107 o 113 T.U.B.
• Investment companies quotate in borsa al MIV (Mercato degli Investment Vehicles)
• SPAC (Special Purpose Acquisition Company)
• Società finanziarie per l’innovazione e lo sviluppo (S.F.I.S. – Art. 2 Legge 317/1991)
• Finanziarie pubbliche e soggetti dell’area pubblica
• Organismi comunitari (strumenti di intervento della U.E. attraverso la BEI, il FEI e la Commissione Europea)
• Gruppi industriali (corporate venturing)
Le fonti del deal flow per gli investimenti nel
capitale di rischio:
• canali “istituzionali”
• fonti esterne (rete di corrispondenti)
• marketing diretto (proprietary deal flow)
La gestione delle fonti esterne
• fonti esterne: operatori di M&A, intermediari, consulenti, commercialisti, avvocati, altri investitori istituzionali (coinvestimenti, secondary buy-out), la rete commerciale della banca, ecc.
• flusso di opportunità proveniente spontaneamente e disordinatamente dal mercato
• approccio necessariamente di tipo opportunistico
Rappresentano la fonte principale di nuove
opportunità, caratterizzata però da:
• casualità
• qualità generalmente scadente
• operazioni spesso già note tra gli addetti ai lavori
• su quelle buone (poche) c’è bagarre
La qualificazione e la gestione della rete di
corrispondenti può avvenire:
• informandoli sulle tipologie/priorità di operazioni interessanti per gli investimenti (griglia di selezione)
• garantendo, se è il caso, un coinvolgimento professionale (non solo “segnalatori/intermediari”)
• dando comunque riscontro sollecito alle loro segnalazioni (anche in caso di non interesse)
• effettuando un follow-up sistematico sui professionisti più qualificati
• attuando azioni promozionali mirate (seminari, convegni)
• cercando di stabilire un rapporto preferenziale (far sì di essere “i primi della lista”)
Il marketing diretto
• l’attività di marketing diretto è finalizzata a
generare un proprietary deal flow di qualità
e, per quanto possibile, esclusivo
• le strategie di marketing devono essere
coerenti con le politiche di investimento
I vantaggi del marketing diretto
• possibilità di identificare “a tavolino” in modo selettivo una rosa di aziende target potenzialmente interessanti
• flusso di opportunità (deal flow) generalmente di buona qualità
• consente di scoprire opportunità interessanti prima che siano visibili anche dalla concorrenza (scouting)
• consente di stimolare l’interesse di imprenditori che altrimenti autonomamente non avrebbero contattato un investitore istituzionale (l’imprenditore si sente “scelto”)
I vantaggi del marketing diretto (segue)
• permette di scavalcare gli intermediari e di evitare il meccanismo delle “aste competitive”
• è quindi più facile stabilire una relazione personalizzata e costruire un rapporto di fiducia con l’imprenditore/proprietà
• è una semina di medio-lungo periodo che consente di consolidare il proprietary deal flow
• è indispensabile per implementare progetti specifici (approccio sistematico)
• permette il cross-selling di altri servizi (corporate finance, M&A, consulenza aziendale, ecc.)
Marketing diretto:schema del processo di origination
1. Chiara comprensione della
strategia di investimento *
griglia di selezione
Marketing diretto:schema del processo di origination
(segue)
2. Raccolta di informazioni “a tavolino”
e individuazione dei target potenziali
Fonti:
analisi di settore (es. Prometeia, Databank), articoli di stampa,
riviste specializzate, manifestazioni e fiere di settore, classifiche
(Mediobanca, ecc.), annuari (Duns 50.000, Kompass, ecc.), banche
dati su cd-rom, banche dati on-line (Il Sole 24 Ore, Cerved,
mergermarket), anagrafe clienti interna, centrale rischi, Internet, ecc.
Elementi per la selezione del target
• Analisi storica bilanci ultimi due/tre esercizi
• Sito internet, brochure, rassegna stampa
• Settore e posizionamento competitivo
• Struttura azionaria (soci)
• Valutazione di massima (Ev/Ebitda)
• PFN e calcolo leva teorica (per LBO)
• Business plan (se disponibile in questa fase)
• Rating
Marketing diretto:schema del processo di origination
(segue)
3. Selezione del target
controllo banche dati interne per verifica contatti in essere
Marketing diretto:schema del processo di origination
(segue)
4. Identificazione del “decision maker”
chi incontrare ?
5. Ricerca contatto e
richiesta appuntamento
dove ?
Marketing diretto:schema del processo di origination
(segue)
6. Incontro
• cosa e come comunicare (chi siamo noi)
• cosa chiedere (saper ascoltare)
• verifica della realtà aziendale e societaria
• verifica delle potenzialità (business plan)
• profilo dell’imprenditore/management
• individuazione delle opportunità di cross-selling
• concordare i passi successivi
Marketing diretto:schema del processo di origination
(segue)
Operazioni di expansion capital:
principali dubbi e timori dell’imprenditore
• valutazione dell’azienda inferiore alle aspettative (*)
• timing della way out (exit dopo 3-5 anni) considerato troppo breve
• cessione della partecipazione ad un concorrente
• scalata ostile
• drag along option (**)
(**) definito anche “diritto di trascinamento”: diritto dell’investitore nel capitale di rischio di obbligare
gli altri soci alla vendita del controllo dell’impresa qualora le previste modalità di disinvestimento
(way out) da parte dell’investitore non siano state perseguibili entro un termine concordato
Marketing diretto:schema del processo di origination
(segue)
7. Nota interna e follow-up
marketing “interno”
Principali fattori chiave di successo nell’attività
di investimento nel capitale di rischio
• Capacità e qualità
dell’imprenditore/management
• Settore e posizionamento dell’azienda target
• Prezzo di ingresso
• Modalità/tempestività del disinvestimento
(way out)
La selezione delle opportunità di investimento
nell’esperienza degli Stati Uniti si stima che su
100 business plans sottoposti per proposte di investimento
60% delle proposte sono scartate quasi subito
25% sono scartate dopo un’analisi più approfondita
15% sono analizzate in dettaglio, ma il 10% di queste
sono scartate a causa di dubbi e perplessità riguardanti il business plan
e/o la qualità del management, quindi solo
5 business plans su 100 rappresentano interessanti opportunità di investimento, e solo
3 business plans su 100 sono oggetto di effettivo investimento
La selezione delle opportunità di investimento(un caso italiano)
Pratiche esaminate:
n. 522(100 pratiche/anno circa)
Investimenti realizzati:
n. 16(3,2 investimenti/anno)
Percentuale di investimenti realizzati rispetto alle pratiche esaminate:
3,07%
La selezione delle opportunità di investimento
fonte: Capital IQ, Bain & Company Global PE Report 2013