Aids_L'Altra Storia_di Fra Luciano Checcucci

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Una pubblicazione della Società Editrice Andromeda via S. Allende 1 - 40139 Bologna · tf. ø 051. 490439 fax 051. 491356 e-mail: [email protected] - www.alinet.it/andromeda CARTA duemila Coordinamento Associazioni per la Ricerca di Terapie Atossiche centri di azione per la difesa della salute e il risanamento ambientale L’altra storia dell’Aids LUCIANO CHECCUCCI 32 gli Opuscoli di CARTA duemila

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Una pubblicazione della Società Editrice Andromedavia S. Allende 1 - 40139 Bologna · tf. ø 051. 490439 fax 051. 491356

e-mail: [email protected] - www.alinet.it/andromeda

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tale L’altra storia

dell’Aids

LUCIANO CHECCUCCI

32gli Opuscoli

di CARTA duemila

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Luciano CheccucciConvento San Francesco - Via Antonio Giacomini, 3

50132 Firenze - [email protected]

Firenze, giugno 2006

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L’altra storiadell’Aids

LUCIANO CHECCUCCI

Andromeda Edizioni

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L’altra storia dell’Aids

Questa non ha la pretesa di essere un’altra storia dell’Aidsche possa competere con quelle - di valore - che sono giàstate scritte, è solo una modesta ricerca (non ancora conclu-sa), un’esigenza interiore, maturata dopo la conferenza delDr. Heinrich Kremer a Firenze il 21 maggio 2005, organizza-ta insieme a NaturaOlistica.it, di far conoscere a chi si occu-pa di Aids in modi diversi che c’è un’altra realtà che - misembra - non sia stata ancora presa in sufficiente conside-razione, quella di autorevoli scienziati dissidenti che non ac-cettano l’ipotesi virale come causa dell’Aids e cercano didimostrarlo con una esauriente documentazione scientifica.Ma essendo l’Aids ormai universalmente considerata malat-tia virale, non c’è posto per chi non condivide. Un dibattitochiarificatore, che sarebbe un bel servizio per l’umanità, nonsembra per ora realizzabile a nessun livello. L’imperativodell’etica medica di non sottovalutare nessuna ipotesi, comecontributo a trovare una pronta soluzione a questa sindrome,a tutt’oggi è stato disatteso.

ORIGINE DELL’AIDS

Ho la speranza e insieme a me tanti altri, che quanto primavenga riconosciuto che forse stiamo percorrendo una stradasbagliata che ancora – dopo più di 20 anni dall’inizio dell’eradell’Aids – non ha portato a risultati soddisfacenti nonostan-te l’impegno di decine di migliaia di medici e ricercatori, ol-tre 100.000 lavori scientifici ed un ingente stanziamento difondi. L’Aids è l’epidemia meglio finanziata di tutti i tempi.

Ma «la risposta all’epidemia non sta nell’aumento deifondi per la ricerca. La risposta va cercata in unareinterpretazione delle informazioni già a disposizione.Se non andranno a ricontrollare l’ipotesi di partenza (non

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infettiva ndr), i ricercatori non riusciranno mai a trovareun senso nella montagna di dati disponibili. Il colossalefallimento della guerra contro l’Aids è la conseguenzaprevedibile del fatto che gli scienziati indirizzano le lororicerche partendo da una supposizione viziata alla base.Il vizio originario che ha segnato il destino della ricercasull’Aids fin dal 1984 è che questa sia una malattiacontagiosa. Dopo aver sposato questa tesi errata, gliscienziati sono stati costretti a fare molte altresupposizioni sbagliate su cui hanno poi costruito unenorme castello di idee fasulle…… La valanga di fondi stanziati dal governo edall’industria ha creato un esercito di esperti del binomioHiv-Aids, un esercito che comprende scienziati,giornalisti e attivisti e che non può permettersi di dubitaredell’indirizzo della sua crociata. Migliaia di persone sibattono per ottenere una fetta maggiore di fondi epubblicità legati all’Aids, producendo sempre più lavoriscientifici impostati sulla stessa linea. Con simili interessiin gioco, rimettere in discussione l’ipotesi iniziale sarebbedeleterio per la prosperità di troppa gente …… Il periodo in cui la ricerca sull’Aids ha preso inconsiderazione entrambe le ipotesi – infettiva e noninfettiva – è durato solo tre anni. È iniziato conl’identificazione dell’Aids nel 1981 ed è ufficialmenteterminato nell’aprile 1984 con l’annuncio del “virusdell’Aids” a una conferenza stampa convocata aWashington D.C. dal Ministro del Department of Healthand Human Services (Hhs, Ministero della Sanità eAssistenza) e dal ricercatore Dr. Robert Gallo.Questo annuncio fu fatto prima della pubblicazione diqualsiasi prova scientifica che confermasse la teoriavirale. In questo modo poco ortodosso la scoperta diGallo evitò il confronto con la comunità scientifica. Unascienza per conferenza stampa fu sostituita altradizionale processo di imprimatur scientifico, che sibasa sulla pubblicazione in giornali specializzati. Il “virus

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dell’Aids” diventò subito un dogma nazionale, e tutto ilpeso del finanziamento federale fu dirottato in un’unicadirezione: iniziò così la corsa per studiare il virus. Per iNational Institutes of Health (Nih, Istituti superiori disanità), i Centers for Disease Control (Cdc, Osservatoriper il controllo delle malattie), la Food and DrugAdministration (Fda, Ente per il controllo degli alimentie dei farmaci), il National Institute on Drug Abuse (Nida,Istituto nazionale per le tossicodipendenze) e per tutti glialtri rami dell’Hhs nonché per tutti i ricercatori chericevevano sussidi e contratti dal governo, la ricerca sullacausa dell’Aids era finita» (Dr. Peter Duesberg1, Aids. Ilvirus inventato, p. 24ss).« ... Lo stesso giorno (della conferenza stampa), Gallodepositò il brevetto per il procedimento del test oggiconosciuto come “test per l’Aids” e, il giorno successivo,The New York Times tramutò la teoria di Gallo in unacertezza, pubblicando notizie sensazionali sul “virus checausa l’Aids” ...... Annunciando ai media la propria ipotesi senza produrredei dati concreti, Gallo violò una regola fondamentaledel procedimento scientifico. Innanzitutto, i ricercatorisono tenuti a far pubblicare su un giornale medico oscientifico l’evidenza di un’ipotesi, documentando lericerche o gli esperimenti condotti per formularla. Quindi,alcuni esperti esaminano e discutono l’ipotesi, tentandopoi di ripetere gli esperimenti originari per confermare osmentire i risultati iniziali. Ogni nuova ipotesi, prima divenir considerata una teoria plausibile, deve reggereall’esame minuzioso di specialisti in quello stesso ambitoed essere verificata tramite esperimenti ad esitofavorevole.Nel caso dell’Hiv, Gallo annunciò pubblicamenteun’ipotesi non confermata e i media riportarono questasua opinione come fosse un fatto accertato, incitando ifunzionari del governo ad impegnarsi in un nuovo pianod’azione per la salute pubblica basato sull’idea, non

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comprovata, dell’esistenza di un virus dell’Aids ...»(Christine Maggiore2, AIDS e se fosse tutto sbagliato?, p.19).

Ma Duesberg alimenta anche la speranza in una svolta:«Ma ora stanno sorgendo serie perplessità sul cosiddettovirus dell’Aids. Negli ultimi otto anni decine di eminentiscienziati hanno messo apertamente in dubbio l’ipotesiHiv, e la controversia si fa più accesa con il passare deltempo. Il consenso sull’ipotesi virale sta andando in pezzi,con i suoi sostenitori che si impuntano sempre piùcaparbiamente con il crescere dei denigratori ...(Duesberg, p. 26)… Quando il pubblico verrà finalmente a conoscenza diqueste tattiche ingannevoli, l’ipotesi dell’Hiv e i suoifautori saranno giudicati con grande severità. Gli espertidi Aids faranno del loro meglio per fronteggiare lacatastrofe, accettando l’idea di cofattori e gradualmenterelegando l’Hiv a un ruolo meno importante nella genesidella sindrome, un processo che d’altronde è già iniziato»(Duesberg, p. 478).

Che possiamo fare per fermare questo «disastro in campomedico, della cui magnitudine non si hanno precedenti?»(Duesberg, p. 478).

TEST PER L’HIV

«Benché sia stato speso più denaro nella ricerca sul virusHiv che nello studio di tutti gli altri virus nella storia dellamedicina, non esiste nessuna prova scientifica checonfermi l’ipotesi che il virus Hiv esista, che sia la causadell’Aids e che quest’ultima sia una malattia virale.Centinaia di scienziati nel mondo chiedono una riva-lutazione di questa ipotesi.Non esiste un test per l’Aids. Quello che viene chiamato iltest di sieropositività non identifica l’Aids. Tanto il test Elisa

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quanto il Western Blot sono tests non specifici, nel sensoche svelano la presenza di anticorpi prodotti contro microbie batteri o di altri fattori che non hanno niente a che vederecon il virus Hiv e che si trovano spesso nel sangue dipersone sane. Una semplice influenza può rivelare un testpositivo. Anche una vaccinazione può farlo. È sufficienteche voi abbiate avuto un herpes, un’epatite o unavaccinazione per l’epatite B perché il vostro test divengapositivo. Anche alcune malattie come la tubercolosi o lamalaria possono dare risultati falsamente positivi, e lostesso vale anche per alcuni parassiti intestinali,l’alcolismo, alcune malattie del fegato o semplicementeper il fatto che il sangue sia molto ossidato per abuso didroghe. Anche la gravidanza può dare dei risultati positivi.Due noti giornali come Usa Today e Wall Street Journalhanno recentemente pubblicato dei rapporti della Fda(Food & Drug Administration) che dimostrano che conquesti metodi di diagnosi esistono numerosissimi casi difalsi positivi» (Comunicato Andromeda n. 72/1999,Società Editrice Andromeda, Bologna).

Il Dr. Heinrich Kremer3 nel suo libro La rivoluzione silenziosadella medicina del Cancro e dell’Aids spiega in manieradettagliata, ma pienamente comprensibile ai soli specialisti,per quali motivi il “test per l’Hiv” è inaffidabile. Riporto alcunibrani solo per evidenziare l’importanza dello studio, di cui siconsiglia la lettura a chi desidera una informazione più com-pleta e non unilaterale sull’Aids.

« ... La più importante delle regole standard perl’isolamento di un retrovirus in colture cellulari umaneprevede la liberazione del materiale cellulare ottenutonella coltura da tutte “le impurità”, a eccezione delleparticelle retrovirali sospette, frutto della gemmazionedalle membrane dopo la stimolazione della colturacellulare (budding). Queste particelle, presunti retrovirus,devono essere separate dal liquido cellulare tramitecentrifugazione ad altissima velocità e quindi catturate

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in una soluzione di glucosio. Basandosi su ricerchesperimentali, era ben noto che in questa procedura iretrovirus si raccolgono nella soluzione di glucosio aduna certa profondità in forma di gradiente di densità. Latecnologia di laboratorio prevede una misura di 1,16 gm/ml. Molecole, frammenti di cellule, particelle virali e nonvirali del liquido cellulare centrifugato di diverse colturesi raccolgono in questo gradiente di densità, in quanto icomponenti si distribuiscono nella soluzione di glucosionon in base al peso molecolare ma secondo la densitàdei componenti. Per garantire quindi che le presunteparticelle virali siano raccolte in corrispondenza delgradiente di densità di 1,16 gm/ml, è necessario applicareuna procedura di purificazione e di concentrazione, vistoche solamente la raccolta delle particelle incorrispondenza del gradiente di densità consente diverificare se il diametro e il volume di queste particellecorrispondono effettivamente alle particelle retroviralisospette, osservate al microscopio elettronico in fase digemmazione dalla membrana cellulare (purificazione).Le colture cellulari contengono numerose particelle nonvirali, con forma, aspetto e struttura tali da non per-metterne la distinzione con ragionevole certezza dai veriretrovirus; perciò, dopo l’effettivo isolamento tramitepurificazione, il contenuto delle particelle deve esserepreparato biochimicamente. Con una procedura diroutine della biologia molecolare, le proteine del gusciodelle particelle, compresa la proteina enzimaticacaratteristica dei retrovirus e gli acidi nucleici all’internodel guscio delle particelle, devono essere identificati conprecisione.Se le proteine e gli acidi nucleici nelle particelle isolatee purificate presentano una struttura identica e se gli acidinucleici in queste particelle formano molecole di RNAinvece del DNA, solo così c’è qualche probabilità che sitratti di particelle retrovirali delle cellule umane. Unaprova certa dell’esistenza di un retrovirus nelle cellule

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umane è possibile solo se le molecole RNA in questeparticelle costruiscono dei geni contenenti le istruzionicodificate per la biosintesi delle proteine contenute nelleparticelle stesse, e se queste proteine possonoeffettivamente essere sintetizzate in maniera identica.Una volta disponibili queste certezze, non è ancora certoche queste particelle retrovirali appartengano a virusesogeni, trasmettibili e infettivi. Infatti si potrebbe trattareanche di retrovirus endogeni, identificati in una grandevarietà nel genoma di numerosi tipi di cellule umane, eche non sono affatto infettivi. Per una differenziazionefra retrovirus esogeni ed endogeni nelle cellule umane,i retrovirus effettivamente isolati e caratterizzatibiochimicamente devono essere trasmessi a colturecellulari umane, presentare nuovamente la gemmazionedalle cellule, essere nuovamente isolati e purificati, deveessere confermato l’isolamento tramite fotografie almicroscopio elettronico, deve essere dimostrata l’identitàbiochimica delle proteine e degli acidi nucleici e l’RNAdelle particelle deve essere un genoma codificato per lasintesi proteica specifica delle particelle retrovirali ...(Kremer, p. 161)... Verso la metà del 1983, l’ipotesi irrazionale della “letaleepidemia sessuale dell’Aids” era già stata programmatanella psicologia di massa, sulla base di qualchecentinaio di casi dal 1978 fra gli omosessuali passivi conprolungata inalazione di nitriti e anni di abuso diantibiotici. In stretta cooperazione fra specialisti dilaboratorio della ricerca oncologica retrovirale, le autoritàsanitarie statali e i mass media, nel 1983 era già statodeciso che la malattia dell’Aids dovesse essere la con-seguenza di un nuovo “agente patogeno” e di una “letaleepidemia trasmessa con il sesso e il sangue”. Si trattavasolamente di decidere a chi la “mano invisibile delmercato” avrebbe concesso la commercializzazione alivello mondiale dei kit diagnostici. La squadra di Gallocon ogni evidenza doveva guadagnare tempo per

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individuare il trucco di laboratorio decisivo chepermettesse di isolare una quantità sufficiente di “Hiv”per produrre le “proteine Hiv” in numero sufficiente per itest di massa. La “produzione di Hiv” in provetta non erasufficiente a questo scopo ... (Kremer, p. 162)... La richiesta di brevetto di Montagnier per un “testantiHiv” venne rifiutata negli Stati Uniti; la richiesta dibrevetto dell’Istituto Nazionale del Cancro degli USA peril test di Gallo venne approvata in tempi record, primaancora che lo stesso Gallo avesse pubblicato una solariga sull’“isolamento dell’Hiv” e sullo sviluppo di un “testantiHiv” sulla base delle proteine dell’“Hiv” da lui isolato.Solo dopo anni di contenzioso giuridico fra gli Stati Unitie la Francia, i diritti di brevetto per il “test antiHiv” furonoriconosciuti a Gallo e Montagnier in occasione di unvertice fra l’allora presidente Reagan e l’allora sindacodi Parigi Chirac; in un gesto apparentemente nobile,questi diritti vennero conferiti alla Fondazione mondialeantiAids di cui Montagnier divenne presidente. In realtàquesta assurda controversia permetteva di distoglierel’attenzione dal problema vero: e cioè il fatto che né Gallo,né Montagnier avevano mai “isolato” un retrovirus umanoe l’origine retrovirale delle proteine del “test Hiv” non eramai stata dimostrata. Per l’opinione pubblica mondiale,il fatto che due specialisti di famosi istituti di ricerca comel’Istituto Pasteur e l’Istituto Nazionale del Cancro degliUSA combattessero per il riconoscimento degli onoridella scoperta, doveva per forza significare che il “nemiconumero uno dell’umanità” (presidente Reagan 1984)esisteva realmente e quindi doveva essere la causa della“più tremenda epidemia del XX secolo” (Gallo 1991) e il“test dell’Aids” doveva proteggere la popolazionemondiale da questa “epidemia di massa letale” ...(Kremer, p. 163)... Ma nel periodo dal 1983 al 1997, le immagini almicroscopio elettronico dei componenti proteici delgradiente di densità non sono mai state pubblicate né

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da Montagnier e Gallo né da alcun altro retrovirologo.Le prime immagini al microscopio elettronico delgradiente di densità in fase di “isolamento dell’Hiv” sonostate pubblicate da due gruppi di ricerca nel marzo 1997,vale a dire 14 anni dopo la prima pubblicazione delpresunto “isolamento dell’Hiv” a cura di Gallo eMontagnier (Bess 1997, Gluschankof 1997). A detta diuno dei pionieri della microscopia elettronica per ilcontrollo dell’isolamento retrovirale in cellule dimammiferi, il professore di medicina De Harven, questeimmagini al microscopio elettronico presentano “risultatidisastrosi” (De Harven 1998a). Le prime immagini almicroscopio elettronico, a comprova del materialecellulare del gradiente di densità dopo “l’isolamentodell’Hiv” da cellule umane, mostrano “praticamente solodel materiale citologico” delle cellule umane nella coltura(Papadopulos-Eleopulos 1998a). Quindi, 14 anni dopoil presunto “primo isolamento dell’Hiv” e 13 anni dopol’applicazione del “test Hiv” viene messo in evidenza chei retrovirologi e oncologi Montagnier e Gallo avevanosemplicemente simulato “l’isolamento dell’Hiv” e che leproteine alla base degli antigeni per il “test Hiv” non sonoaltro che proteine residuali e di scarto delle colturecellulari umane. Il risultato di “sieropositività” perciò nonsignifica altro che la reazione di un livello di anticorpinaturale, seppure aumentato, nel siero dei probandi ...(Kremer, pp. 164-165)... Se i protagonisti dell’“isolamento Hiv”, nonché detentoridel brevetto del “test Hiv” Montagnier e Gallo non furonoapparentemente in grado di produrre una foto almicroscopio elettronico specifica dei rifiuti cellularipurificati, presentando invece per 17 anni la foto almicroscopio elettronico aspecifica del budding acomprova dell’identikit dell’“Hiv”, ciò dimostra che isistemi di controllo nella ricerca medica non funzionanopiù: “Nella misura in cui riguarda la politica scientifica,la ricerca sui potenziali virus oncogeni era dominata

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dall’ipotesi retrovirale. I finanziamenti pubblici alla ricercapresero la stessa strada, stimolati dall’ideaincredibilmente ingenua secondo cui il successodipendeva essenzialmente dai soldi. Il l ivelloinsolitamente alto di finanziamenti pubblici aveva portatoalla creazione di un establishment della ricercaretrovirale. Nell’ambito di questa grande impresa vennecreato un grandissimo numero di posti di ricerca. Lalibertà intellettuale che permettesse di riflettere su viealternative della ricerca oncologica scomparivarapidamente, soprattutto quando i grandi gruppifarmaceutici iniziarono a offrire lauti contratti per la solae unilaterale ricerca retrovirologica. La priorità era quelladi dimostrare a ogni costo che i retrovirus hanno unqualche legame con il cancro nell’uomo, pur trattandosidi un’ipotesi mai confermata nel corso degli anni Settanta.Uno sforzo di ricerca di questo tipo, seppure orientato inuna direzione sbagliata, sarebbe senza conseguenze ovenon toccasse la sanità pubblica. Sfortunatamente, apartire dal 1981, l’insorgenza della Sindrome diImmunodeficienza (Aids) diede all’establishmentretrovirale la possibilità di trasformare quello che fino adallora si era rivelato un semplice insuccessoaccademico, in una tragedia della sanità pubblica” (DeHarven 1998b) ... (Kremer, pp. 170-171)... Il primo “test Hiv” si chiama “Elisa”. Successivamentefu dichiarato che il test Elisa produrrebbe una falsapositività nel 90% dei casi. In realtà, tutti i test Elisa sonoerroneamente positivi, in quanto senza il realeisolamento di un retrovirus non è pensabile costruire untest in grado di segnalare la formazione di anticorpi controun retrovirus. In seguito le proteine del campione ciecodel brodo colturale vennero inviate attraverso un campoelettrico, definendo “proteine HIV” quelle proteine che sievidenziano marcatamente sulla base di determinati pesimolecolari. Questo procedimento tecnico di laboratorioè chiamato “Western Blot”. Il “test Elisa” venne così

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dichiarato “test di ricerca”, il “test Western Blot”, invece,“test di conferma”. Se il “test Elisa” risulta positivo perdue volte, in seguito viene effettuato il “test Western Blot”.Se anche quest’ultimo è positivo, il paziente viene ritenuto“sieropositivo”. In realtà anche il “test Western Blot” nonmisura alcuna formazione di anticorpi contro un“retrovirus Hiv”, ma solamente una reazione di anticorpicontro quello che è stato inserito nel substrato di test:vale a dire proteine non definite, emesse da immunocitiumani sottoposti a stress ripetuti.Il “test di ricerca” quindi non sarà mai in grado di trovarequello che cerca, e cioè gli anticorpi umani contro un“retrovirus Hiv”, mai trovato nemmeno dal dott. Gallo edal dott. Montagnier. Anche il “test di conferma” non èaffatto in grado di confermare la formazione di anticorpicontro un “retrovirus Hiv”, in quanto il dott. Gallo e il dott.Montagnier avevano individuato solamente delle“caratteristiche aspecifiche”, mentre con ogni evidenzanon erano disposti ad investire “due giorni di tempo equalche centinaio di dollari” per individuare l’unicacaratteristica specifica in grado di confermare l’esistenzadel “retrovirus Hiv”, vale a dire il controllo al microscopioelettronico dopo la purificazione del liquido cellulare ela sedimentazione dei retrovirus eventualmente presentinel gradiente di densità (De Harven 1998b) ... » (Kremer,p. 175).

È opportuno riportare qui quanto è accaduto allo stessoKremer:

«Quando nel 1984 escono i primi test Hiv e il suo ospedaledeve sperimentarli, analizza il funzionamento del test e lo ri-tiene non specifico. Esprime i suoi dubbi al Ministero dellaSanità ma non viene ascoltato e gli viene confermato l’obbli-go di utilizzarlo. Accetta a patto che il test sia anonimo. Pre-para quindi le provette numerate col sangue dei pazienti eaggiunge altre provette numerate col sangue suo e dei me-dici dell’ospedale. Mentre non tutti i pazienti risultarono po-

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sitivi, sia lui che tutti i medici risultarono positivi. Tutti i me-dici erano stati sottoposti al vaccino dell’epatite B comecategoria a rischio dato che operavano in un ospedale pertossicodipendenti, e ciò era sufficiente a produrre abbastan-za anticorpi per fare risultare positivo il test. Si rifiuta quindidi applicare un test chiaramente falso ai suoi pazienti, tan-to più che ciò rappresenta una condanna a morte con pe-santi conseguenze sui livelli di stress e quindi sullo statopsicofisico. In più rifiuta di somministrare farmaci altamen-te tossici a persone che invece avevano bisogno di tratta-menti per stimolare la rigenerazione cellulare, soprattuttoper danni epatici. Si licenzia e fa una previsione: nelle car-ceri tedesche (l’unico posto in cui le persone vengono si-stematicamente testate all’Hiv all’entrata e all’uscita) non cisarebbe stata nessuna sieroconversione, nonostante lapresenza di ventimila tossicomani che scambiano siringhee hanno rapporti sessuali non protetti. Dopo 10 anni taleprevisione venne confermata. Nonostante numerosi con-tagi di epatite e malattie veneree, non ci furonosieroconversioni per “l’Hiv”, tutti coloro che erano negativiall’entrata del carcere lo erano all’uscita. Ciò fu la confermache gli anticorpi che danno risultato positivo ai test Hiv sonoendogeni, indicano uno stato di metabolismo personale,non trasferibile perché si è formato nel tempo e che puòessere o no patologico» (www.macroedizioni.it/speciali/heinrich-kremer).

In Duesberg, a pag. 269 del suo libro citato, si legge:

«La professoressa Eleni Papadopulos-Eleopulos4 ha seridubbi sull’ipotesi dell’Hiv fin dal 1988. Nel giugno del 1993lei e i suoi colleghi della University of Western Australia aPerth pubblicarono un articolo in “Bio/Technology” che la-sciò scioccati anche i dissidenti dell’Hiv. Il loro articolo di-mostrò che il test per l’Hiv è del tutto inaffidabile, perchéproduce fino al 90% di “falsi positivi” e si basa su standardche differiscono da nazione a nazione e anche da un labo-ratorio autorizzato all’altro all’interno dello stesso paese.

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Anche i fedelissimi dell’ipotesi Hiv hanno trovato immoraleche il destino di migliaia di vite, ogni giorno, sia determina-to da un test di cui non ci si può fidare. Da allora il gruppodella Papadopulos è diventato l’équipe medica più esplici-ta nel formulare dubbi sull’ipotesi dell’Hiv».

Sull’isolamento dell’Hiv, confrontando il pensiero di Duesberge quello di Kremer, si nota una sostanziale differenza. Men-tre Kremer, e altri, sostengono che non si può parlare di iso-lamento di un virus patogeno responsabile dell’Aids in quan-to non sono state applicate le regole standard della virologia,Duesberg invece ammette l’isolamento dell’Hiv e afferma,dopo averlo in precedenza motivato, che poiché “l’Aids nonsi comporta affatto come una malattia infettiva ... l’Hiv è soloun latente e perfettamente inoffensivo retrovirus di cui molti,ma non tutti, i malati di Aids, possono essere portatori. Direche l’Hiv è la causa dell’Aids significa mettere da parte tuttociò che sappiamo sui retrovirus ... La teoria dell’Hiv è incon-sistente, assurda e paradossale”. Le conclusioni alle qualigiungono per vie diverse sono le stesse: l’Aids non è unamalattia infettiva.Duesberg fa una proposta:

«...A parte tutte le prove circostanziali, il testepidemiologico definitivo per l’Hiv sarebbe un confrontodi casi controllati. In tale studio, un grande numero dipersone infette dovrebbero essere seguite nel tempo econfrontate con un uguale numero di persone non infette.I due gruppi dovrebbero essere scelti in base agli stessiparametri: stessa età, sesso, reddito e tutti gli altri rischiper la salute, uso di droga compreso. L’emofilia e altrecomplicazioni mediche verrebbero escluse. Se l’Hivfosse davvero pericoloso, il gruppo di infetti svilupperebbel’Aids quello dei non infetti no. Ma nessuno studio delgenere si trova negli oltre 100.000 lavori scientifici chesono stati pubblicati finora su questo virus!» (Duesberg,p. 232)

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Fa riflettere un’osservazione di Harvey Bialy, Ph.D., redatto-

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re scientifico di “Biotechnology”, biologo nucleare, espertodi malattie tropicali, tratta dal “romanzo” di Luca Rossi SexVirus, Feltrinelli Editore, Milano 1999, p. 26:

«Tutto ciò che riguarda questa malattia è unico e bizzarro:ogni cosa è rovesciata. Dicono che l’infezione da Hiv siadocumentata dal test degli anticorpi. Cioè: unsieropositivo è tale perché ha gli anticorpi al virus, equesto dimostra che è malato. Ma non esiste unamalattia al mondo preceduta, nel cento per cento dei casi,dai suoi anticorpi. Mai sentito. ... In più, gli anticorpi nonsono soltanto la prova dell’infezione: sono anche unaprotezione, inibiscono la replicazione del virus. Esseresieropositivi significa, sostanzialmente, essere vaccinati.Ma, nel caso dell’Hiv, ti dichiarano morto ancor prima diessere ammalato» (Quella sporca storia dell’Aids,Società Editrice Andromeda, Bologna, p. 6).

TEST PCR

Il test per la misurazione della carica virale (PolymeraseChain Reaction o PCR – reazione a catena della polimerasi)viene considerato da molti come metodo sicuro per rilevarela presenza dell’Hiv. Ma lo stesso inventore Kary B. Mullische nel 1993 ha ricevuto il premio Nobel per la chimica conquesta scoperta, che consiste in un metodosorprendentemente semplice per fare copie illimitate di DNAper facilitare all’osservatore la sua individuazione, lo giudicaun test non adatto:

« … il problema è l’efficacia della tecnica PCR chearricchisce ogni DNA presente nel campione,indipendentemente dal fatto se questo DNA appartieneall’Hiv oppure a un altro DNA presente contempo-raneamente. Come si intende decidere quale parte delmateriale arricchito possa essere il DNA Hiv ricercato equale parte invece possa rappresentare le sequenze diDNA contemporaneamente presenti, se non è possibile

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provare la presenza dell’Hiv nel campione senzal’impiego della tecnica PCR? (Johnson 1996)» (Kremerp. 312-313).

Ed ancora:«Se ci fosse la prova che l’Hiv provoca l’Aids, dovrebberoesserci documenti scientifici che, singolarmente ocollettivamente, lo provino, per lo meno con un’altaprobabilità. Non esiste alcun documento del genere!»(Sunday Times of London, 28 novembre 1993).«Dov’è la ricerca che dimostra che l’Hiv è la causadell’Aids? Di questo virus ormai sappiamo tutto.Attualmente sono 10.000 i ricercatori al mondo che sisono specializzati in Hiv. A nessuno di loro interessa lapossibilità che l’Hiv non provochi l’Aids, perché se cosìfosse, la loro specializzazione sarebbe inutile» (S.Francisco Chronicle, 21 ottobre 1993).

C’è dissenso anche nell’ortodossia:«I risultati ripetutamente ed erroneamente positivi dellacarica virale sono un fenomeno ben recepito; questo loammettono perfino i medici ortodossi dell’Hiv (Weber1997)» (Kremer, p. 323).

MALATTIE INDICATRICI DELL’AIDS

«L’Aids è una sindrome che comprende una trentina dipatologie diverse, non è un’unica malattia. Clinicamente,viene identificata dalla diagnosi di specifici malanni notialla scienza medica da decenni o da secoli. Il Cdc haparecchie volte aumentato - mai diminuito - la listaufficiale di patologie-marker dell’Aids, l’ultima risale al1° gennaio 1993. La lista ora comprende la demenza, ladiarrea cronica, tumori come il sarcoma di Kaposi eparecchi linfomi, e infezioni opportunistiche come lapolmonite da Pneumocystis carinii, l’infezione dacytomegalovirus, l’herpes, la candidiasi e la tubercolosi.

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Anche un basso livello di linfociti T nel sangue si puòora chiamare “Aids”, accompagnato o meno da sintomiclinici reali. Di recente è stato aggiunto alla lista anche ilcancro della cervice, la prima malattia legata all’Aids chepuò colpire solo un sesso (nel caso specifico, le donne).La ragione dietro quest’aggiunta è solo politica: è statadichiaratamente inserita per aumentare il numero difemmine malate di Aids, creando così l’illusione che lasindrome si stia “diffondendo” nella popolazioneeterosessuale. Originariamente le patologie da Aidserano legate insieme perché erano tutte in aumentoall’interno di certi gruppi a rischio, ma oggi si pensa chederivino dalla base comune dell’immunodeficienza. Lasovrapposizione fra l’Aids e certi gruppi a rischio è ancoravera ma un numero significativo di queste malattie nonsono conseguenti all’indebolimento del sistemaimmunitario.Secondo Blattner, Gallo e Temin, “La definizione di Aidsformulata dal Cdc è stata revisionata già varie volte, manmano che erano disponibili nuove nozioni, e senzadubbio sarà modificata di nuovo”. Comunque, né il Cdcné altri difensori dell’ipotesi Hiv identificano mai le “nuovenozioni” che rendono necessarie queste revisioni. Èanche piuttosto curioso che tali “nuove nozioni” faccianosempre aumentare, mai diminuire, la lista di patologieche definiscono l’Aids. Una cosa è chiara: i ripetutiaggiustamenti in senso quantitativo della definizione diAids hanno fatto aumentare le statistiche americane diAids, mentre le infezioni da Hiv sono rimaste semprecostanti dal 1985.L’aumento di nuovi casi Aids fino al 1993 è stato in granparte il risultato delle artificiose definizioni di Aids. Ognialterazione nella definizione ha aggiunto, non sottratto,patologie alla lista diagnostica. Ogni volta che il Cdc habisogno di percentuali più alte di nuovi casi, allargaancora la definizione in modo da comprendere nellasindrome altre malattie. Basta un tratto di penna a creare

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l’illusione del diffondersi dell’Aids: noti studiosi spieganoche le revisioni sono frutto del progredire della scienza,e il grande pubblico si sente rassicurato dagli sforzifederali che sono del tutto giustificati ... o forse solo unpo’ lenti» (Duesberg, pp. 224-227).

PERIODO DI LATENZA DELL’HIV

«Quel che è peggio è che gli esperti hanno scoperto,con molto imbarazzo, che le loro stime e proiezionidell’epidemia erano sballate. Il cosiddetto periodo di la-tenza - l’intervallo di tempo fra il momento in cui una per-sona si infetta con l’Hiv e quello in cui manifesta sintomiclinici di Aids - nel 1984 si calcolava fosse di 10 mesi.Da allora ogni anno si ritocca verso l’alto la durata di que-sto periodo di incubazione: siamo ormai arrivati ai 10anni e passa (siamo nel 1996, ndr)» (Duesberg, p. 22).«... Inoltre vi è il famoso discorso sulla presunta in-cubazione per l’Aids, che ha subito sostanziali modifichenel tempo: da 10,4 mesi nel 1984, è aumentata di unanno all’anno fino agli attuali 16 anni» (ricerca scientifico-politica a cura di AnOK4U, del Collettivo “Il Mondo Ca-povolto” di Chieri-Torino, 2001).

Alla conferenza del Dr. Kremer a Firenze ho incontrato unuomo e una donna, da più di 20 anni diagnosticatisieropositivi, che sono vissuti sempre insieme. Con ama-rezza mi hanno detto che un medico disse loro, 20 anni fa,che dovevano rinunciare ad avere figli per la loro siero-positività e gli hanno creduto.Fino ad oggi, senza fare nessuna cura, hanno goduto sem-pre di ottima salute, come tanti altri.

CAUSE DELL’AIDS

Sulle cause dell’Aids, Duesberg, Kremer e tutti gli altri dissi-denti sono concordi. Queste le principali:

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Droghe

« ... Oggi (1996), a più di dieci anni dalla sua comparsa,la sindrome viene diagnosticata in omosessuali,tossicodipendenti ed emofiliaci nel 95 per cento dei casi,esattamente come dieci anni fa. Nove su dieci malatisono maschi, proprio come all’inizio. L’esistenza stessadi un “periodo di latenza” sta a suggerire che anni dipratiche contrarie alla salute sono necessarie perché sisviluppino queste patologie letali. Nella maggior partedei malati di Aids in America e in Europa è statoidentificato un rischio comune: l’uso a lungo termine didroghe pesanti (Duesberg, p. 233) ...... I tossici che si iniettano in vena la droga, gliomosessuali maschi e i figli di madri tossicodipendenticostituiscono il 94 per cento di tutti i casi di Aids. Quindi,la correlazione fra uso di droghe pesanti e Aids è moltopiù marcata della correlazione fra Hiv e Aids. Le droghehanno un’attività biochimica, e quindi anche psichica,ogni volta che vengono assunte ... ciascuna delle droghepiù implicate nell’Aids ha una tossicità che potrebbedistruggere il sistema immunitario o causare altrepatologie correlate con l’Aids ... » (Duesberg, p. 284).

Nitriti

«Pochi prodotti chimici sono più tossici dei nitriti. Inoltre,i poppers (stimolanti sessuali inalanti) producono grossereazioni quando vengono a contatto con qualsiasi altrasostanza. Mischiandosi all’acqua, come accade nel corpoumano, danno luogo all’acido nitroso, che è un compostoinstabile che a sua volta distrugge qualunque molecolabiologica gli venga a tiro. I nitriti e i loro derivati sono notida tempo agli scienziati per la loro capacità di mutare ilDna, un processo verificato di recente con esperimentidiretti. Inoltre i nitriti sono fra le sostanze chimiche piùcancerogene che esistano.I nitriti inalanti sono citotossici, il che significa che

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avvelenano o uccidono le cellule, comprese quelle dicui è composto il sangue e quelle epiteliali chetappezzano i polmoni ... Questa è la ragione per cui initriti causano anemia, immunodeficienza e polmonitenegli animali da laboratorio e nell’uomo ... Entro il 1986un “legame statistico” fra Aids e nitriti inalanti eradiventato così evidente per le autorità sanitarie che lavendita dei nitriti fu vietata dal Congresso nel 1988 esuccessivamente dal Crime Control Act nel 1990 ... Alcontrario, i medici trascurano la tossicità di queste drogheperché sono troppo occupati a raccomandare sessoprotetto e aghi puliti come prevenzione per l’Hiv»(Duesberg, pp. 285-286).

Antibiotici

«Ci sono altri due potenziali fattori di rischio cheandrebbero studiati. Man mano che lo stile di vita degliomosessuali usciva allo scoperto e diventava freneticonegli anni Settanta e Ottanta, le infezioni da virus, batteried altri parassiti crebbero esponenzialmente. Gliantibiotici diventarono la panacea per la comunità gay,bastava inghiottire qualche pillola e si poteva tornare arischiare un’altra infezione ...... La tetraciclina era in cima alla lista dei farmaci preferiti,e veniva usata come cura ma anche come prevenzione... In alcuni casi questa abitudine raggiungeva deglieccessi ... La tetraciclina interferisce con il normalemetabolismo di una persona. Usata per lungo periodo,può causare anche immunosoppressione.Lo stesso si applica agli steroidi e all’eritromicina, altridue farmaci spesso prescritti per curare o preveniremalattie veneree. L’effetto collaterale peggiore degliantibiotici è forse quello di distruggere batteri utili ... chiusa antibiotici scopre a sue spese che il posto dei batteriuccisi viene preso da micosi o infezioni da lieviti»(Duesberg, pp. 297-298).

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Medicazione con farmaci citotossici

L’AZT è il farmaco antiAids più prescritto nel mondo per ilpresunto bloccaggio selettivo del “retrovirus Hiv”.Per avere alcune indicazioni sulla tossicità del farmaco ri-porto alcuni brani tratti dal “Dossier AZT – la verità sul farma-co più tossico mai utilizzato per una terapia a lungo termine”(Ed. Andromeda, Bologna, 1994), basato sulle pubblicazio-ni di John Lauritsen5, in cui sono esposte dettagliatamentetutte le sue critiche.

«Il Dr. Lauritsen fino dal 1985, con instancabile tenacia,contesta le teorie ufficiali sull’Aids ed è probabilmente,fra i dissidenti, il maggior esperto sull’AZT. Lauritsen haesaminato e criticato, con eccezionalità e competenza,tutti gli articoli scientifici su cui si basano le indicazioniper l’uso dell’AZT e le autorizzazioni alla sua immissionein commercio. Egli conclude che:1) l’AZT è un farmaco altamente tossico, il cui uso a lungotermine è incompatibile con la vita;2) l’AZT è stato autorizzato ad essere immesso incommercio sulle basi di studi fraudolenti;3) non esiste prova scientifica credibile che l’AZT sia diuna qualche utilità per i malati di Aids o per i sieropositivi.

Natura e storia dell’AZT

L’AZT o azidotimidina o zidovudina (nome commercialeRetrovir), è un analogo nucleosidico cioè una sostanzache viene incorporata nella catena del DNA, sfruttandola sua similitudine, al posto di un componente “normale”di questa (appunto un nucleoside), interrompendo cosìla sintesi del DNA stesso. Una specie di “boicottaggiochimico” del DNA. L’AZT fu sintetizzato nel 1964 a Detroit,in un laboratorio del Nci (National Cancer Institute, IstitutoNazionale dei Tumori), dal Dr. Jerome Horwitz. Esso fusviluppato nella speranza che fosse utile nel trattamentodel cancro, ma fu ben presto abbandonato, poiché non

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era efficace: non riuscì infatti a prolungare la vita deglianimali affetti da leucemia. Esso non fu mai sperimentatosull’uomo poiché si era dimostrato completamenteinefficace negli animali di laboratorio. Il Dr. Horwitzappare seccato quando gli si chiede della sua “creatura”e oggi sostiene che l’AZT fu abbandonato esclusiva-mente per la sua inefficacia. Alcuni reporters, però,riferiscono che Horwitz ha affermato, in alcune intervistepassate, che l’AZT era stato messo da parte soprattuttoper la sua estrema tossicità (oltre che per l’assolutainefficacia e per l’elevato costo di produzione): esso nonsolo non curava il cancro, ma addirittura lo causava!In ogni caso, qualunque sia la verità sugli studi di tos-sicità per l’AZT, resta il fatto che esso venne abbandonatocome chemioterapico antitumorale senza neppureprovarlo sull’uomo. Questo significa che nessun essereumano lo aveva mai assunto prima dei volontari nel testper la sua registrazione verso la metà degli anni ’80. Nel1987 l’AZT venne approvato per il trattamento di pazientiportatori del virus Hiv sia sintomatici che asintomatici,con una delle più rapide registrazioni di un farmaco nellastoria dell’Fda (l’agenzia americana che controlla e regolail mercato dei farmaci).

Tossicità

Nel dicembre del 1989 la Wellcome, produttrice dell’AZT,comunicò che il farmaco si era rivelato cancerogeno pergli animali da laboratorio. Esso, in un ampio studio, avevaprovocato tumori della vagina in femmine di ratti e topima il potenziale cancerogeno, secondo la portavocedella Wellcome Kathy Bartlett, non doveva essereinterpretato come limitato solo alla vagina o solo alledonne. La stessa Wellcome si è affrettata però aprecisare, come è annotato anche nel foglietto illustrativodel farmaco, che il valore predittivo di studi dicancerogenesi nei roditori, rispetto alla specie umana, è

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incerto e pertanto il significato clinico di tali osservazioninon è chiaro”.Ma se è così, come mai questi studi vengono fatti primadi tutti gli altri? Se non hanno valore predittivo, perchèsono compresi in tutti i protocolli di studio per la tossicitàdei nuovi farmaci?Ma già prima del 1989 c’era motivo di preoccuparsi perla cancerogenicità dell’AZT. Nel 1987 la Fda fu costrettaa consegnare, sotto il “Freedom of Information Act” (leggesulla libertà d’informazione), una gran quantità didocumenti relativi all’approvazione dell’AZT. Fra questic’era il “Review & Evaluation of Pharmacology &Toxicology Data” (NDA 19-655 del 29-12-86) per ilfarmaco Retrovir, elaborato dal tossicologo dell’FdaHarvey I. Chernov, Ph. D. Chernov aveva controllatodecine di studi sia in vitro che sugli animali di laboratorio(ratti, topi, conigli, cani) e sugli uomini. Il dato più evidenteera che l’AZT era tossico per il midollo osseo, e causavaquindi anemia. Inoltre, il “Test di TrasformazioneCellulare” indicava che l’AZT era probabilmentecancerogeno; infatti Chernov affermava: “... un aumentostatisticamente significativo nel numero dei ‘foci’ aberrantifu notato a concentrazioni di 0.5 mcg/ml. Questocomportamento è caratteristico delle cellule tumorali esuggerisce che l’AZT possa essere un potenzialecancerogeno. Esso sembra essere almeno attivo quantoil materiale di controllo positivo metilcolantrene” (un notoed estremamente potente cancerogeno ndr). Il Prof.Chernov era inoltre preoccupato che nella fretta diapprovare l’AZT, la Fda violasse le sue stesse regole eprocedure sulla base di informazioni inadeguate, econcludeva il suo esame dei dati tossicologici efarmacologici raccomandando che l’AZT non fosseapprovato per la commercializzazione: “ ... In conclusionel’intero profilo tossicologico preclinico è lungi dall’esserecompleto, con i dati a 6 mesi disponibili ma non ancoraconsegnati, gli studi a un anno che devono ancora ini-

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ziare, ecc. I dati disponibili sono insufficienti persupportare l’approvazione da parte dell’Fda”.Nonostante questo autorevole parere contrario, l’Fdaapprovò in gran fretta la commercializzazione delfarmaco.Gli effetti collaterali dell’AZT riconosciuti anche uffi-cialmente sono: anemia (che spesso richiede trasfu-sioni), neutropenia e leucopenia (cioè diminuzione deigranulociti e leucociti, che fanno parte dei globulibianchi), nausea, cefalea, esantema, dolori addominali,febbre, mialgie, parestesie, vomito, insonnia e anoressia.Altri, giudicati meno frequenti, sono: astenia, malessere,sonnolenza, diarrea, vertigini, sudorazioni, dispepsia,dispnea, flatulenza, dolore toracico, perdita di acutezzamentale, ansia, pollachiuria, depressione, dolorigeneralizzati, brividi, tosse, orticaria, prurito e sindromeparainfluenzale.Ma altri effetti collaterali, anche se non vengono riportatinella scheda tecnica dell’AZT, sono stati riscontrati e fraquesti:- atrofia muscolare e polimiosite, dovuta ad inibizionedella sintesi mitocondriale- linfoma (tumore maligno delle linfoghiandole) in circail 9% dei soggetti entro un anno dall’inizio della terapia- epatite acuta (non virale)- discromia delle unghie.(…)

Il “Dossier AZT” continua con un esteso resoconto diLauritsen sulle irregolarità dello studio controllato in doppio-cieco, condotto nel 1986 dalla Fda in dodici centri medicisparsi negli Stati Uniti, che consentì la registrazione dell’AZT.Lauritsen inoltre critica e mette a nudo, in tutta la loro pochezzascientifica, anche altre importanti pubblicazioni utilizzatedall’establishment dell’Aids per giustificare l’uso del farma-co, in particolare: lo studio che confermò l’efficacia dell’AZT;lo studio su cui si basò la Fda per raccomandare l’uso

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dell’AZT nei sieropositivi asintomatici; il comunicato del Niaid(National Institute of Allergy and Infectious Disease, Istitutonazionale di malattie allergiche e infettive) da cui si dedussel’utilità dell’AZT nei sieropositivi con lievi sintomi dicompromissione del sistema immunitario.Il Dossier termina con queste parole di Lauritsen:

«Io ho sostenuto, e continuo a sostenere, che non c’èuna sola prova scientificamente credibile che l’AZTarrechi un qualche tipo di beneficio. Questa è una sfidaaperta, ed io sarò grato a chiunque fra i fautori dell’AZTmi saprà citare un solo studio - soltanto uno - che dimostrii benefici dell’AZT e che nel contempo meriti di esseredefinito “scientificamente credibile”. Fino ad ora questasfida o è stata elusa completamente, oppure sono statisnocciolati una dozzina di “studi” assolutamente inutilicol commento che la prova è “schiacciante”.È legittimo parlare di un rapporto “rischio-beneficio”, maprima il “beneficio” deve essere stabilito. Non servesostituire la quantità alla qualità. Una dozzina di studiinutili non provano niente, neppure se tutti concordanofra di loro.In questo dossier abbiamo visto come siano stati utilizzatitutti i mezzi (anche i più illeciti) per presentare l’AZT comeun farmaco efficace (cosa che assolutamente non è) edalla tossicità quasi trascurabile. La tossicità dell’AZT èin realtà severa e ben stabilita, compresa la suacarcinogenicità. (…) Ma ora è più importante salvaredelle vite. Oltre 200.000 persone (affette da ARC6, da Aidso semplicemente sieropositive) si stanno avvelenandocon gli analoghi nucleosidici AZT e ddI. Dobbiamoaiutarli, dobbiamo dare l’allarme prima che sia troppotardi, dobbiamo informarli che essi non hanno nulla daguadagnare e tutto da perdere utilizzando l’AZT”».

Anche il Dr. Kremer nel capitolo dedicato alla medicinadell’Hiv/Aids, ma anche in quello sull’Africa, mette in chiarotutto quello che è opportuno conoscere sui farmaci contro

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l’Aids. Quanto segue è solo un accenno:

« ... Il meccanismo effettivo dell’AZT è conosciuto al dilà di ogni ragionevole dubbio: l’AZT blocca certi enzimidella catena di respirazione di immunociti e altre cellulenon immunitarie.La conseguenza è lo svilupparsi di un’infezioneopportunistica (Aids), di determinati tumori e ladegenerazione delle cellule muscolari e nervose ...(Kremer, p. 412)... Perfino il produttore Burroughs Wellcome (ora GlaxoSmith Kline), che commercializza l’AZT con la siglachimica di Zidovudine e con il nome commercialeRetrovir, si vide costretto a tutelarsi giuridicamente controeventuali richieste di risarcimento: “Il Retrovir(Zidovudine = AZT) può essere associato a danni tossicigravi delle cellule blutbildend (cellula del sangue amaturazione rapida), compreso il blocco dellamaturazione dei globuli bianchi (granulocitopenia) e ilgrave blocco della maturazione dei globuli rossi(anemia), in particolare nei pazienti con malattia Hivprogredita (...) La degenerazione e i processi infiammatoridelle cellule muscolari con alterazioni patologiche(miopatie e miositi), simili a quelli prodotti dalla malattiaHiv, sono associati alla medicazione prolungata conRetrovir” (Glaxo Wellcome 1998).

Nulla più della confessione del primo gruppofarmaceutico mondiale è in grado di provare la perditadi ogni etica medica, secondo cui una sostanza - chesecondo numerosi referti sperimentali indiscutibili nonè in grado di sviluppare l’integrazione selettiva dell’AZTnella catena DNA di un “DNA provirale del retrovirus Hiv”- produce invece dei gravi danni tossici nelle cellule delsangue e dei muscoli. Questa constatazione delproduttore giustifica l’accusa penalmente rilevante dilesioni aggravate dall’esito fatale. Nessuno ha realmenteisolato un “DNA provirale del retrovirus Hiv” (Papa-

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dopulos-Eleopulos 1993a, 1998a) e, nonostante il piùgrande investimento di capitali nella storia dellamedicina e intensi sforzi di ricerca, nessuno ha potutoprovare un meccanismo patogenetico del “DNA proviraledel retrovirus Hiv” (Balter 1997). Al contrario, i gravidisturbi di maturazione delle cellule immunitarie e nonimmunitarie, espressi da Glaxo Wellcome, sono statidiagnosticati con assoluta regolarità in milioni di casi disomministrazione di AZT nel mondo. La constatazionedi Glaxo Wellcome, secondo cui i danni cellulari gravi siverificano nelle cellule del sangue a maturazione rapida,soprattutto nei “pazienti con malattia Hiv avanzata” dopola medicazione con AZT, non significa altro che l’AZTaggrava ulteriormente il predominio delle citochine di tipo2 (tabella in Lucey 1996), documentato nella prima fase“dello stadio di sieropositività” da numerosi studi, a causadelle proprietà chimiche della sostanza. “Fase avanzatadella malattia Hiv” significa che le capacità didisintossicazione delle cellule immunitarie e nonimmunitarie vengono meno, a causa di una esposizioneprolungata a stress nitrosativi e/o ossidativi.Somministrare una sostanza altamente nitrosativa eossidativa a un paziente in questa situazione diagnosticaunivoca, invece di migliorare la capacità didisintossicazione dei sistemi cellulari del paziente,corrisponde giuridicamente a un’azione di avvelena-mento, che prima o poi condurrà alla morte del pazientegià avvelenato ... ” (Kremer, pp. 241-242)

... Secondo gli esperti è possibile “che nel giro di 10 annivi sarà un’incidenza massiccia di infarti tra gli infetti Hiv;e anche le neoplasie potrebbero diventare problema-tiche, a causa dell’indebolimento del sistema immunitario(dovuto agli effetti collaterali della terapia)”» (Der Spiegel:“Il futuro dei morituri”, 10/7/2000) (Kremer, p. 419).

L’AZT negli anni immediatamente successivi alla sua appro-vazione veniva prescritta in dosi talvolta letali di 1000/1500

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mg giornalieri, finché nel 1996 fu introdotta la terapia combi-nata HAART (terapia antiretrovirale altamente attiva o “tera-pia cocktail”) che unisce all’AZT gli inibitori delle proteasi7 eche - secondo le promesse dei medici dell’Hiv/Aids - avreb-be dovuto, entro tre o quattro anni, con un trattamento per-manente e aggressivo, eliminare completamente i virus Hi. IlDr. Kremer nell’opera citata, dopo avere nei dettagli spiega-to magistralmente il funzionamento e gli effetti tossici deglianaloghi nucleosidici della transcriptasi inversa (AZT) e de-gli inibitori delle proteasi Hiv, spiega come la promessa nonsi è realizzata perché - fra l’altro - :

« ... indipendentemente dalla presenza o meno deicosiddetti virus Hi, l’HAART provoca una selezione diimmunociti TH2 helper che non sono in grado di produrrel’NO8 citotossico contro funghi intracellulari, parassiti,micobatteri, citomegalovirus, ecc. In altri termini, con iltrattamento HAART e con interleuchina-2 ... l’organismoviene reso incapace di difendersi contro i patogeniopportunisti intracellulari (Aids) ... Poiché HAART +inibitori delle proteasi causano notoriamente gravissimidanni mitocondriali e alterazioni metaboliche (tabellaBrinkman 1999), l’affermazione secondo cui gli inibitoridelle proteasi inibirebbero esclusivamente la proteasiproteolitica dei cosiddetti virus Hi, perfino se questiesistessero davvero, è oggettivamente sbagliata ...(Kremer, pp. 322-323 )

... Il trattamento HAART combatte con una chemio-terapia aggressiva i processi naturali di guarigione dellecellule immunitarie e non immunitarie, squilibrate acausa del deficit di glutatione9, mentre tralascia lenecessarie terapie di ripristino della carenza di protoniliberamente convertibili ...... I gruppi di ricerca Hiv ortodossi avevano presentatodati che già nel giugno 1999 diedero luogo alla seguenteaffermazione: “Due studi clinici evidenziano il fallimentodella terapia HAART convenzionale nella sua intenzione

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di giungere alla completa eliminazione dell’Hiv. Siritengono necessari da dieci a sessant’anni perl’eliminazione dell’Hiv” (Saag 1999).Nel 2000 durante il Congresso mondiale dell’Aids inSudafrica i pazienti interessati e l’opinione pubblicamondiale non seppero nulla di questi risultati dai mediainternazionali. In caso contrario non sarebbe statopossibile vendere l’AZT, ecc. ai paesi in via di sviluppo»(Kremer, p. 325).

Carenze alimentari e di igiene

Sono descritte più avanti nella situazione in Africa.

INTERRUZIONE DELL’ASSUNZIONE DELL’AZT

A questo punto sarà molto utile vedere cosa avviene quandosi smette di prendere l’AZT. Nel libro citato di Christine Mag-giore sono riportate molte testimonianze di sieropositivi chequando hanno interrotto l’assunzione dell’AZT le loro condi-zioni di salute sono prontamente migliorate; altri, invece, chedopo tanti anni dalla sentenza di morte imminente perchésieropositivi non hanno mai preso AZT, sono tuttora in ottimasalute. Non è possibile riportare tutte le testimonianze: il li-bro è disponibile nelle librerie. Christine Maggiore così intro-duce le testimonianze:

« ... Il nuovo grido di battaglia nella guerra all’Aids,Trattamenti=vita, viene considerato da più parti come unaverità assoluta, una regola senza eccezioni. Le personesieropositive che rimangono in vita senza utilizzaremedicinali, compaiono solo occasionalmente nellecronache dei media, vengono considerate come ungruppo molto ristretto e si pensa che la loro sia solo unatemporanea ed inspiegabile questione di fortuna.Una visione così limitata rispetto all’Aids lascia il granpubblico totalmente ignaro del fatto che, in tutto il mondo,

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ci sono migliaia di uomini, donne e bambini cherimangono naturalmente sani anche molti anni dopoessere risultati sieropositivi. Fra tutti gli interrogativisull’Aids che sono ancora senza risposta, il più urgenteè forse quello in cui ci si chiede come mai le personeche sono vive e in salute sfidando completamente ilparadigma Hiv=Aids=Morte, siano state del tuttoignorate. Quelle che seguono sono soltanto alcune dellevoci che vanno ascoltate se desideriamo davvero capiree risolvere l’Aids … » (Maggiore, p. 156).

Ecco alcune rassicuranti comunicazioni di Duesberg (qui nonsono riportate le fonti dei tre studi, da lui citate):

« ... Alcuni piccoli studi hanno tentato la strada inversa,cioè hanno descritto cosa succede ai pazienti chesospendono l’AZT. Di quattro malati che avevanosviluppato una forte anemia dopo qualche settimana ditrattamento, tre si sono ripresi dopo che il medico avevasospeso l’AZT. In un altro gruppo di cinque pazienti si èriscontrata atrofia muscolare, sintomo regredito in quattrocasi a distanza di sole due settimane dalla sospensionedell’AZT; due di questi pazienti hanno accusato di nuovolo stesso sintomo dopo aver ripreso il trattamento. Il piùdrammatico di questi studi descrive la situazione di 11malati di Aids in via di peggioramento a cui il medicoaveva tolto l’AZT: il sistema immunitario di dieci di lorosi è subito ripreso e per alcuni il miglioramento ècontinuato nel tempo …» (Duesberg, p. 342).

CURE

Per i rimedi è necessario eliminare le cause e gli stili di vitache hanno originato la sindrome di immunodeficienza e se-guire opportune terapie non tossiche di sostegno e riequilibriodel sistema immunitario. Il Dr. Kremer nell’opera citata trattaquesto argomento, ma è impossibile riferirne il complessocontenuto in poco spazio. Di nuovo se ne consiglia la lettura

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a chi è interessato.Nella pubblicazione Aids una questione aperta, della Socie-tà Editrice Andromeda di Bologna - www.alinet.it/andromeda,sono presentate alcune proposte terapeutiche alternative chehanno dimostrato di beneficiare i malati di Aids. Ne vengonoelencate solo le più note. Fra queste, in una breve sintesi:l’Omeopatia, che agisce stimolando le capacità di difesa edi autoguarigione dell’organismo; la Medicina TradizionaleCinese con l’agopuntura e i rimedi fitoterapici; la Fitoterapia,con un elenco di piante immunostimolanti e antinfettive e al-cuni rimedi costituti dalle miscele di varie piante. Fondamen-tale è una corretta nutrizione oltre ad una integrazione di vi-tamine, minerali, acidi grassi essenziali, aminoacidi. Si sonorivelate molto importanti le Terapie di ormoni naturali perristabilire l’equilibrio delle ghiandole endocrine e TerapieBiofisiche che utilizzano differenti energie (elettriche, magne-tiche, radioonde, ecc.) e le applicano al corpo umano in modidiversi.Ma prima delle cure è opportuno liberarsi dallo stresspsichico della paura di morire perché “sottoposta a stresspsichico, qualunque persona sviluppa uno stato diipercortisolismo, cioè secerne continuamente ormoni distress, con la conseguenza che la immunità cellulare peg-giora a favore della immunità umorale, con la conseguenzache i globuli bianchi si ritirano dal flusso sanguigno” (dr. Hässiget al. 1995).

«Tutte le terapie naturali riconoscono l’uomo come untutto inscindibile fatto di corpo e psiche, e riconosconole profonde intersecazioni ed interrelazioni fra queste dueparti. Nei pazienti è quindi fondamentale la ricerca di unequilibrio psicologico. Vanno ricercati una riduzione dellostress, delle migliorate relazioni umane, unatteggiamento positivo verso la vita ed una reale volontàdi guarire. Alcuni autori hanno riportato risultati positivida terapie di supporto psicologico, esercizi dimeditazione e tecniche di rilassamento. Utile si è

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dimostrata anche la psiconeuroimmunologia, che sibasa sui collegamenti fra gli stati mentali e le funzionidell’organismo (immunità, ecc.).Michael Ellner, psicoterapeuta, uno dei responsabili diHEAL10 (New York) sostiene che i sieropositivi siano“programmati per morire”, su di loro cioè, l’equazioneHiv=Aids=Morte ha l’effetto di un voodoo. Egli quindi, conopportune tecniche psicologiche, “riprogramma” questipazienti, togliendo loro il terrore dell’Hiv e la certezza dimorire di Aids. Questo gli ha permesso di ottenere risultativeramente interessanti, ed ha consentito una miglioreefficacia delle terapie alternative da loro utilizzate» (Aidsuna questione aperta, a cura di Raul Vergini, p. 26).

VACCINI PER L’AIDS

Robert Gallo nella citata conferenza stampa dell’aprile del1984, dopo l’annuncio che “l’Hiv è probabilmente la causadell’Aids”, promise con sicurezza un vaccino entro due anniper bloccare l’epidemia di Aids.

«Come si intendesse sviluppare un vaccino contro unaprobabile causa, rimane un mistero ancora oggi ... ildifetto congenito della medicina dell’Hiv/Aids è ladomanda di brevetto avanzato dagli inventori delcosiddetto test Hiv prima ancora di ogni pubblicazionescientifica. La rapida commercializzazione ha portato allacorruzione precoce della medicina dell’Hiv/Aids ... »(Kremer, p. 420).

Per quanto riguarda il vaccino italiano, attualmente nella se-conda fase, nonostante le dovute perplessità per quanto sinqui esposto, prima di esprimere un giudizio è opportuno at-tendere il termine della sperimentazione, che si protrarrà perqualche anno.La stessa considerazione dovrebbe essere usata per le ipo-tesi dei dissidenti di cui si parla in questa ricerca.

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LA SITUAZIONE IN AFRICA

Diversamente da quanto avviene in altre Nazioni, in Africal’Aids può essere diagnosticata semplicemente in caso difebbre, diarrea, perdita del 10% del peso corporeo e tossepersistente. Ma questi sintomi sono associati alle malattiepresenti da decenni in Africa, come la tubercolosi, la mala-ria, una lunga serie di infezioni ed altre, tutte conseguenza dipovertà, carenze alimentari, mancanza di igiene, ecc. Primadell’avvento dell’Aids tali patologie venivano chiamate colloro nome, ora sono Aids, senza che sia cambiato niente.Ma lasciamo parlare chi è bene informato.

« ... Nei paesi africani, gli standard clinici per la diagnosidi “Aids” e gli standard dei protocolli per accertare il livellodi anticorpi contro i cosiddetti virus Hiv non sono affattocongruenti con gli standard dei paesi occidentali.Indipendentemente dalla razza e dalle procedure didiagnosi specifiche di ogni paese, sono invece identichein tutti gli esseri umani le risposte programmate nellabiologia evolutiva delle cellule immunitarie e nonimmunitarie agli stati di stress nitrosativo e ossidativo.In Africa si tratta soprattutto di processi infiammatori einfettivi cronici, mancanza di proteine e carenzenutrizionali (nutritional Aids), inquinamento delle acquepotabili da batteri nitrificanti e contaminazione con glialimenti con nitrosamine; fattori questi che possonoportare a una sintomatologia clinica di infezioniopportunistiche (Aids) come conseguenza dello switchindotto TH1-TH2 (con conseguente dominanza deilinfociti TH2).Le infezioni croniche causate da micobatteri, come latubercolosi cronica o la forma lepromatosa della lebbra;da batteri spirocheti, come la forma terziaria della sifilide;dall’agente della malaria, da tripanosomi, toxoplasma ealtri parassiti; da funghi come il Pneumocystis, da formedi Candida, istoplasma, criptococchi e molte altre, sono

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sempre il frutto di una risposta immunitaria TH1 troppodebole e di uno spostamento dell’equilibrio immunitariocellulare TH1-TH2 verso uno status immunitario TH2 conun aumento nella produzione di anticorpi. Le infezionicausate dai vermi scatenano sin dall’inizio una rispostaimmunitaria TH2 che può diventare cronica. In Africa, isintomi clinici cronici di tipo e durata aspecifici, dal 1985vengono diagnosticati come Aids in base alla definizionedi Bangui, e inoltre senza fare il test dei cosiddettianticorpi antiHiv ...» (Kremer, p. 394).

TESTIMONIANZE DALL’AFRICA

Duesberg racconta alcuni episodi che fanno un po’ di lucesulla realtà africana (si tratta di notizie dei primi anni ’90, maugualmente significative; più avanti sono riportate informa-zioni più recenti nell’articolo di Sam Burcher).

«L’Africa, d’altra parte, è stata reclamizzata come teatrodi una tragedia già in atto, l’esempio più drammatico diciò che può accadere nel mondo industrializzato se nonsi seguono le raccomandazioni del Cdc. In un continentecon 6-8 milioni di sieropositivi, si racconta che interivillaggi sono scomparsi mentre economie già debolivengono ridotte al collasso dalla mortalità dilagante.Secondo i resoconti, gli ospedali scoppiano perl’eccessivo carico dei malati di Aids.Un esame più approfondito della situazione dà un quadrodiverso. Tanto per cominciare, in Africa la crescita dellapopolazione è più alta che in qualsiasi altro continente -3 per cento all’anno - una cifra che smentisce la suppostadevastazione causata dall’Aids. Da quando è iniziatal’epidemia, tutto il continente africano ha denunciato solo345.000 casi di Aids fino al dicembre 1994, meno chenegli Stati Uniti. Questo significa che gli Hiv-positivi chesviluppano Aids sono circa lo 0,5 per cento, mentre iltasso negli Stati Uniti è dieci volte tanto. Né la cifra bassa

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è dovuta a un sistema di denuncia lacunoso, inferiorealla realtà. Il sistema di sorveglianza per l’Aids in Uganda,considerato in tutto il mondo un modello per il restodell’Africa, fornisce dati similari. Gli ambulatori checontrollano molti sieropositivi di solito scopronopochissimi casi di Aids. Un’altra conferma viene da FelixKonotey-Ahulu, un medico-scienziato del Ghana chelavora al Cromwell Hospital di Londra. All’inizio del 1987il medico visitò decine di città in tutta l’Africasub-sahariana, cercando di valutare le dimensionidell’epidemia. Al suo ritorno scrisse un editorialeindignato per il “Lancet”, dove criticava i resoconti datidalla stampa:Se si giudicasse la diffusione dell’Aids in Africa secondouna scala arbitraria da 1 (problema limitato) a 5(catastrofe), io le assegnerei il grado 2 solo in cinquedelle nazioni dove è stata segnalata (o forse sei, datoche non ho ottenuto il visto per lo Zaire).La frase “probabilmente si tratta di una sottostima” èapparsa spesso sulla stampa, accoppiata alle cifreiperboliche dell’epidemia in Africa...Se decine di migliaia di persone stanno morendo di Aids(e gli africani non cremano i loro morti), dove sono letombe? 11.Konotey-Ahulu si sentì in dovere di visitare proprio quegliospedali che la stampa occidentale presentava come i“lazzaretti” dell’epidemia, ma anche lì trovò pochissimicasi di Aids. Eppure, i medici stessi in Africa si sonoprestati a costruire il mito della pandemia di Aids. CeliaFarber, giornalista di “Spin”, ne ha scoperto la ragionedurante un viaggio recente in Africa:Molti credono che le statistiche siano state gonfiateperché l’Aids porta molti più soldi nel Terzo mondo daparte delle organizzazioni occidentali di qualsiasi altramalattia infettiva. Lo abbiamo constatato con i nostriocchi: dove c’era l’“Aids” c’era denaro - una clinica nuovadi zecca, una Mercedes nuova parcheggiata all’esterno,

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laboratori moderni, posti di lavoro ben pagati, congressiinternazionali -. Un noto medico africano ... ci ha avvertitodi non farci illusioni su quel viaggio. “Non avete idea inche ginepraio vi siete messi”, ci ha detto alla vigilia dellanostra partenza. “Non riuscirete mai a farvi dire la veritàda questi medici. Quando vengono inviati a questicongressi sull’Aids all’estero, ricevono una diaria pari aquanto guadagnano in tutto l’anno in patria”.In Uganda, per esempio, l’Oms ha stanziato per l’Aids 6milioni di dollari per un solo anno, il 1992-1993, mentretutte le altre malattie infettive insieme - esclusa latubercolosi e l’Aids - hanno ricevuto solo 57.000 dollari12.Il mito di un’epidemia africana di Aids è nato in buonaparte da un rapporto della fine degli anni Ottanta intitolatoVoyage des Krynen en Tanzanie (Viaggio dei Krynen inTanzania). Scritto da due volontari francesi, Philippe edEvelyne Krynen, riassumeva a tinte drammatiche ciò cheavevano trovato: villaggi devastati, case abbandonate,numero degli orfani in continuo aumento e un’epidemiadi Aids trasmessa sessualmente che minacciava dispopolare la provincia di Kagera, nel nord dellaTanzania. Come membri di Partage, la più grossa asso-ciazione di beneficenza per l’Aids a favore dei bambinidella Tanzania, i Krynen raccontavano una storia irresi-stibile per la stampa. Le loro vivide descrizioni aiutaronoa creare in Occidente l’impressione di un’epidemiaincontrollabile.Ma dopo aver passato qualche anno a lavorare con lepopolazioni locali, i Krynen cambiarono idea. Stentandoa crederci loro stessi, scoprirono che nella regione nonc’era alcuna epidemia di Aids. La malattia “sessualmentetrasmessa” lasciava misteriosamente indenni leprostitute, mentre falcidiava i loro clienti; ancora oggiquelle stesse prostitute battono le strade delle città. Poi iKrynen scoprirono che oltre la metà dei loro pazienti“Aids” risultavano negativi per l’Hiv. Le abitazioni vuoterisultarono essere seconde case di tanzaniani trasferiti

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in città. E il colpo finale arrivò proprio dagli “orfani”, chealtro non erano che una conseguenza della strutturasociale del Paese: di norma i genitori si trasferivano incittà per guadagnare, lasciando ai nonni la cura dei figli.“Non c’è Aids”, afferma ora Philippe Krynen senza mezzitermini. “È qualcosa di inventato. Non ci sono le basiepidemiologiche per un’epidemia. Per noi non esiste”. Edescrive anche come l’epidemia venga creata a uso econsumo dei media:Le famiglie portano (i bambini) come fossero orfani, ese chiedi come sono morti i genitori ti rispondono di Aids.Oggi è di moda dirlo, perché porta soldi e aiuti.Se dici che tuo padre è morto in un incidente di macchinaè una sfortuna, ma se è morto di Aids c’è subito un entebenefico pronto ad aiutarti. Gli indigeni hanno vistoarrivare tanti di questi organismi che non vogliono altroche unirsi al gruppo delle vittime. E chi lavora con leorganizzazioni per l’Aids è diventato ricco.Oggi qui vengono tutti, la Banca mondiale, le varieChiese, la Croce Rossa, il Programma per lo sviluppodelle Nazioni Unite, la Fondazione per la ricerca medicain Africa, circa 17 organizzazioni con lo scopo dichiaratodi fare qualcosa per l’Aids a Kagera. Questo porta postidi lavoro, automobili; il giorno in cui non ci sarà più l’Aids,se ne andrà una fetta di benessere ...Non c’è bisogno di avere malati di Aids per avereun’epidemia di Aids al giorno d’oggi. Nessuno controlla;l’Aids esiste in sé e per sé13 ... » (Duesberg, pp. 305-308).

Nessun giornale, ad eccezione del “Sunday Times of London”riportò queste affermazioni di Philippe Krynen, nemmeno il“Washington Post” che, in precedenza, nel marzo del 1992riprese ed amplificò il rapporto dei coniugi Krynen quandopresentarono il continente africano flagellato dalla piagadell’Aids.

« ... In una lettera al “Lancet” del 1989, quattro medicitanzaniani denunciarono un’altra fonte di confusione, e

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cioè il diabete erroneamente diagnosticato come Aids:Alcune delle ragioni per cui il diabete può essere confusocon l’Aids sono illustrate nei seguenti casi. La perdita dipeso è spesso ragguardevole in malati con un diabeterecente in Africa, l’affaticamento può essere un sintomoimportante, le visite frequenti alla toilette possono essereinterpretate come conseguenza di diarrea... Lesioni allapelle, soprattutto micosi, foruncoli e ascessi sono spessopresenti, e possono contribuire a ingannare l’osservatore.Nell’Africa tropicale le sindromi febbrili sono frequen-temente attribuite alla malaria. Ora in certe zone è di mo-da fare diagnosi di Aids. Così molti pazienti con patologiecurabili possono essere condannati senza i giustiaccertamenti. Le autorità sanitarie dovrebbero sottoli-neare che sintomi come quelli descritti prima non sonoesclusivi dell’Aids, e che se anche una persona presentauna sintomatologia da Aids la possibilità che abbia altriproblemi di salute come il diabete non andrebbetrascurata14 … » (Duesberg, pp. 309-310).

La definizione di Bangui

Sam Burcher (The Institute of Science in Society di Londra)in “Aids in Africa: si tratta davvero di un’epidemia?” ci fa co-noscere altre utili e più recenti informazioni per una migliorecomprensione della situazione in Africa:

«Essere Hiv positivo è il presupposto normalmenterichiesto per una diagnosi di Aids, ma testare per l’Hivnon è proprio quello che avviene in Africa dove nessuntest per l’Hiv è richiesto per fare una diagnosi di Aids.Questo perché nell’ottobre del 1985 un gruppo di espertisanitari, tra cui i rappresentanti del Cdc (Centri per ilControllo della Malattia) e dell’OMS (OrganizzazioneMondiale della Sanità) si sono incontrati in Bangui, AfricaCentrale, per accordarsi su cosa si dovesse intendereper diagnosi di Aids in Africa. Un accordo avrebbe per-

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messo ai medici di identificare i pazienti con Aids e anchedi classificare in modo serio tutti i malati. La definizionedi Bangui è la seguente15: “febbri prolungate per un mese o più, perdita di peso oltre il 10% e diarreapersistente”. Essere stati d’accordo con questadefinizione ha significato semplicemente far rientrarenell’ambito della diagnosi di Aids le tradizionali malattiedell’Africa dovute alla miseria, alle guerre, alla fame, alclima tropicale, alle fogne a cielo aperto e all’acquacontaminata. Il consenso generale sulle direttive diBangui è dovuto al fatto che “si sono dimostrati utili inaree dove nessun test era disponibile”. Ma come hasottolineato nel 1991 Charles Gils sulla rivista dimedicina BMJ (British Medical Journal)16, “la diarreapersistente con perdita di peso può essere associata anormali enteriti batteriche e parassitiche”. Inoltre, “neipaesi in cui l’incidenza della TBC è alta, un numeroconsistente di persone a cui è stata fatta diagnosi di Aids,potrebbero invece non avere questa malattia”.  Dal 1993, malattie epidemiche come la TBC sono stateincluse tra le malattie definite “Aids”, e nel 2002, l’OMSdecise di mettere l’Aids al primo posto delle malattie piùmicidiali e di retrocedere la TBC. L’Istituto di Statistica(STATS) affermò: “Questo è un tentativo di spostare diqua e di là i casi di morte”17. Il cancro cervicale è statorecentemente aggiunto alla lista delle malattie definite“Aids”, che peraltro risponde bene alle cure se preso intempo. Il Professor Charles Geershetker, della California StateUniversity, che spesso viaggia in Africa per via delle suericerche, ha scoperto che alcuni clinici stavanoraccogliendo dati sulla positività da Hiv testando donnegravide. Il problema è che la gravidanza è una dellenumerose condizioni che può dare falsi positivi con i teststandard “Elisa”. Altre malattie che notoriamente sono ingrado di dare falsi positivi sono le epatiti, l’influenza, lamalaria, la TBC e le vaccinazioni recenti. Pertanto,

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l’annuale statistica della positività all’Hiv è basata su4000 donne gravide e viene  estrapolata dai computerdell’OMS per rappresentare l’incidenza dell’Aids a livellodi tutta la popolazione, compresi uomini, donne, giovanie anziani. 

Le statistiche sull’Aids

Il Professor Jens Jerndal, del Group For The ScientificReappraisal of The Hiv Causes Aids Hypothesis (ungruppo di scienziati a livello mondiale che contestanol’ipotesi che il virus dell’Hiv sia la causa dell’Aids) affermache le statistiche sono giochi di prestigio per gonfiare icasi di Aids e infondere terrore e panico tra lapopolazione generale e così motivare interventi mediciobbligatori, o interventi atti a limitare la libertà dimovimento della gente da parte di chi detiene il potere18.Per questo motivo, presentare il dato totale di coloro chesono affetti da Aids ha un effetto maggiore rispetto alpresentare il numero relativo ai nuovi casi annuali, chedarebbe un’immagine più accurata dell’epidemia.  Anche la pratica di ampliare i criteri per la diagnosi diAids preoccupa il Prof. Jerndal. Almeno 29 differentimalattie che sono preesistite all’Aids sono considerateoggi come Aids, quando sono associate ad un testdell’Hiv. Ma ci sono oltre 60 differenti condizioni chepossono dare un risultato positivo ai test dell’Aids, mache non hanno nulla a che fare con l’Hiv o l’Aids. Ilmessaggio di Jerndal è che al mondo è stata venduta lanon dimostrata teoria che l’Hiv causa l’Aids e assieme aquesta tutto il tossico arsenale di farmaci convenzionaliche ne segue. Una diagnosi errata può avere un effettodevastante sulla vita di un paziente, ma a partel’inaccuratezza dei risultati, un test positivo all’Hiv nonsignifica assolutamente che poi si svilupperà l’Aids19. Mafino ad ora non è mai stata veramente fatta unadistinzione tra i due20. (…) 

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A quali interessi può far comodo la creazione di così tanticasi di persone affette da una malattia mortale diepidemiche proporzioni? Nel 2000, negli USA, sotto lapresidenza Clinton, l’Aids in Africa e non negli USA fudichiarata una questione di sicurezza nazionale. Fuaffermato che negli USA, l’Aids era confinata tra lecomunità di omosessuali  e quindi era controllabile. Mauna volta che in Africa si fosse dimostrata la trasmissioneeterosessuale, allora veramente ognuno avrebbe avutoragione di aver paura. Gli stanziamenti aumentaronovertiginosamente. 

Tutti gli africani furono ingiustamente etichettati comesconsiderati, sessualmente insaziabili e promiscui,mentre il loro principale problema legato alla povertàignorato. Le statistiche riportano che i tassi di infezionein Africa raggiungono il 25% in alcune regioni dell’Africae che le donne sono più colpite degli uomini21. Lestatistiche della Banca Mondiale riferita all’Africa sub-sahariana parlano di 29,4 milioni di persone affette daAids, mentre al Cairo, in Egitto, i casi riscontrati sonosolo 215 su una popolazione di 65 milioni22. Secondo il Cancelliere britannico Gordon Brown, il pianoantipovertà dell’ONU che si prefiggeva di dimezzare ildebito dei Paesi sub-sahariani entro il 2015,probabilmente subirà uno slittamento al 2047. Sotto gliauspici della Banca Mondiale e del Fondo MonetarioInternazionale, 2,5 miliardi di dollari vengono ogni annotrasferiti dalle banche dei paesi sub-sahariani a banchee creditori stranieri. Il proposito del presidente Bush ditagliare il grosso dei fondi stanziati per l’Africa costituisceun ulteriore duro colpo23.

Il solo invio di farmaci non può risolvere il problema Aids

La gente in Africa muore per malattie legate allecondizioni di vita inadeguate e ha bisogno di potercontare su acqua pulita e buon cibo. Un aiuto costruttivo

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come l’agricoltura sostenibile potrebbe aiutarli a sfamarsida soli24. Anche l’incoraggiamento ad utilizzare insetticidifacilmente reperibili potrebbe risultare utile per i milionidi bambini che ogni anno muoiono per la malaria25.Questo tipo di assistenza potrebbe sostituire i discutibiliinterventi attraverso i quali il governo USA impone benitassati agli stati africani. Mentre milioni morivano di fame, le compagniefarmaceutiche facevano assurde “donazioni” di farmacistimolanti l’appetito al Sudan e protesi di silicone alMalawi. Poi, queste stesse compagnie, richiedevano ilpagamento delle tasse per i loro inutili regali, altrimentiquei paesi non avrebbero potuto utilizzarli26.  È improbabile che assimilare nuove e vecchie malattiealla definizione di Aids sia utile per contrastare i problemidi sanità e malnutrizione in Africa, piuttosto potrebbeincoraggiare l’impiego di farmaci. I costi per i farmaciufficiali sono ancora proibitivi per molti africani e i governiche li acquistano vedono ulteriormente aumentare i lorodebito nei confronti della Banca Mondiale. Affinché unqualsiasi farmaco sia veramente efficace deve essereutilizzato parallelamente ad una adeguata alimentazionee a buone condizioni sanitarie. Una delle più recenti combinazioni terapeutiche sichiama Nevirapina: un inibitore della trascrittasi inversanon-nucleotide (NNRTI), che riduce il carico virale nellainfezione da Hiv. Questo farmaco sta causando effetticollaterali neuropsichiatrici nei pazienti affetti da Hiv, chenon avevano mai avuto problemi mentali prima27. Trepazienti sotto trattamento hanno sviluppato reazionipsicotiche ai farmaci. Altri due pazienti hanno tentato ilsuicidio dopo episodi allucinatori, mentre un altro ancoraha sofferto di fenomeni di paranoia e depressione subitodopo l’inizio della terapia. Gli effetti fisici includonoepatotossicità, sintomi gastrointestinali e reazionicutanee. Il Dr. David Rasnick, un importante esponente degli

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scienziati “dissidenti dell’Aids” e ideatore degli inibitoridella proteasi (PI), uno dei farmaci usati nella curadell’Hiv, è sicuro che i PI sono capaci di ridurre il caricovirale ma non è convinto che l’Hiv sia veramente la causadell’Aids. In una intervista sull’Herald, dell’ottobre 2000,ha affermato: “Infatti, sono piuttosto sicuro che non esistanessuna epidemia di Aids in Africa, dove sono stato loscorso maggio e nel giugno di quest’anno. La ragioneper cui affermo questo è che, in sintesi, abbiamo visto einterrogato parecchia gente, tra cui i ministri dei governi,il direttore del ministero della salute del Sud Africa, iresponsabili del Centro per il Controllo delle Malattieamericano. A tutti abbiamo fatto la domanda: “Quale è ilnumero di casi di Aids in Sud Africa e quanti i decessidovuti a questa malattia?”, ma nessuno ha mai risposto.Fino ad ora non abbiamo nessuna risposta a questadomanda.La mia convinzione è che non c’è nulla che si chiamiAids in corso nel Sud Africa. Sono sempre i soliti motiviche affliggono gli africani da generazioni e per cui inAfrica si muore: povertà, malnutrizione, mancanza diigiene e acqua inquinata. Adesso chiamiamo Aids quelloche prima più onestamente chiamavamo con altri nomi”. Il professor P. Addy, direttore della Clinica diMicrobiologia dell’Università di Scienze e tecnologia diKumasi, in Ghana, appoggia le opinioni dei “dissidentidell’Aids”. Afferma: “So da tempo che l’Aids non è unproblema critico in Africa, come invece il mondo è statoportato a credere. L’Occidente è venuto fuori con quellestatistiche così terribili riguardo all’Aids in Africa perchénon si rende conto di certe condizioni cliniche e sociali.Nella gran parte dell’Africa le infezioni sono comuni,soprattutto quelle parassitarie. Ed è noto che le infezionipossono compromettere o influenzare il sistemaimmunitario.” Egli conclude28: “Inoltre, è il semplice fattodi dire a qualcuno che ha l’Aids che uccide. Cosa chesta facendo”» (Traduzione del Dr. Francesco Perugini Billi).

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Alcune considerazioni sulle statistiche dell’UNAIDSe dell’OMS

Nel maggio del 2000, tre mesi prima dell’apertura del Con-gresso mondiale dell’Aids a Durban, nell’ambito della Con-ferenza Internazionale di specialisti convocata a Pretoria dalPresidente della Repubblica del Sudafrica, Thabo Mbeki, perun dibattito aperto sugli effetti tossici dell’AZT e sulle alterna-tive terapeutiche di trattamento dell’Aids, lo stesso Duesbergcosì illustrava la situazione demografica in Africa:

« ... A tutti noi che siamo stati confrontati con la retoricaamericana sull’Aids e con le falsità espresse in occasionedel nostro primo incontro nel maggio di quest’anno aPretoria sulle “dimensioni catastrofiche” dell’Aids africano(Washington Post del 30 aprile 2000), i sani tassi dicrescita della popolazione africana (dal 2,4 al 2,8%annuo rispetto all’1% negli USA e allo 0,5% in Europa,USAIDS febbraio/maggio 1999) appaiono moltosorprendenti. Prendete come esempio di questa retoricail presidente Clinton (in risposta alla lettera del presidenteMbeki ai leader politici del mondo in relazione all’Aids inAfrica, Mbeki 2000), che recentemente ha definito l’Aidsuna delle “minacce alla sicurezza nazionale degli USA”(…) sull’onda dei rapporti delle autorità americane checonsiderano le conseguenze più estese della pandemia(...) soprattutto in Africa (...) e proiettano la probabilità cheun quarto della popolazione sudafricana sarà destinataa morire di Aids (Washington Post del 30 aprile 2000).

(...). Altrettanto sorprendente, considerate le informazionia disposizione, è il rapporto allarmante redatto dal-l’organizzazione delle Nazioni Unite (UNAIDS) insiemeall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), cheannuncia che in Africa dai “primi anni Ottanta” il numerodi persone che “vivono con l’Hiv/Aids” e “ritenuti” portatoridi anticorpi contro l’Hiv, è salito a 23 milioni (United Na-tions Programme on Hiv/Aids-UNAIDS, “Aids epidemic

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update: December 1999”, WHO, Weekly EpidemiologicalRecords n. 73,1998, pp. 373-380). Né l’OMS, né leNazioni Unite fanno presente che, durante lo stessoperiodo in cui il continente doveva essere flagellato dauna nuova epidemia di Aids, la popolazione africana èaumentata di 147 milioni di individui.Allo stesso modo il Sudafrica ha avuto una crescitademografica di 17 milioni di unità per raggiungere i 37milioni entro il 1990 (United Nations EnvironmentProgramme, 5 giugno, 2000) e i 44 milioni nel 2000 (“Hiv/Aids in the Developing World”, U.S. Agency forInternational Development and U.S. Causus Bureau,maggio 1999). (...) Benché i 23 milioni di “ritenuti”sieropositivi secondo l’OMS vivano “con Hiv/Aids”,l’organizzazione non porta alcuna prova che la morbilitàe la mortalità superino cifre basse, e cioè 75.000 casiall’anno (ciò significa lo 0,012% della popolazioneafricana segnalata dall’OMS (WHO, WeeklyEpidemiological Records, n. 73, 1998, pp. 373-380).(...) I dati effettivamente rilevati nei rapportiepidemiologici dell’Organizzazione Mondiale dellaSanità, relativi alla morbilità e mortalità complessive negliStati africani, sono di poco superiori a quelli dei paesioccidentali; lo 0,012% della popolazione africanacomplessiva, cioè, si ammala e muore ogni anno di Aids(WHO, Weekly Epidemiological Records, dal 1991),rispetto allo 0,001-0,002% della popolazionecomplessiva nei paesi occidentali (Cdc 1999, IstitutoRobert-Koch 1999). Le assurde affermazionipropagandistiche sulla “pandemia in Africa”, servitedall’OMS ai mass media, si basano su estrapolazioniarbitrarie, ottenute con l’abuso della “biotecnologiaamericana” (Duesberg 2000)» (Kremer, pp. 362-363).« ... L’Aids, intanto, non è “esploso esponenzialmente”,come avevano previsto con anticipazioni drammatichee terroristiche molti virologi e infettivologi (l’OMS avevaad esempio affermato nel 1987 che “entro il 1990 saranno

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stati infettati dal virus Hiv 100 milioni di persone”, unaprevisione dimostratasi largamente infondata)(Duesberg, p. 13).

Il procedimento che stabilisce quanti sono i sieropositiviin Africa

Anche Roberto Cappelletti – medico del Cuamm/Medici conl’Africa, con una buona esperienza di lavoro in areesubsahariane – è tra coloro che sostengono che l’Hiv sia solouno dei fattori che portano alla malattia conclamata. In unaintervista a cura di Raffaello Zordan indica come si procedenel calcolo delle stime dei sieropositivi:

« ... Per farsi un’idea esatta del problema Aids bisognaragionare sui casi concreti di malattia. I dati che l’OMSpubblica ogni anno alla fine di novembre ci dicono chenell’Africa subsahariana i casi di Aids erano 553.291 nel1996, 617.463 nel 1992, 706.318 nel 1998, 794.444 nel1999 e 876.009 nel 2000. Si tratta di casi cumulativi:significa che i nuovi casi si aggiungono a quelli deglianni precedenti, per cui c’è sempre un incremento.Ma guardiamo i nuovi casi di Aids anno per anno: 64.172nel 1997, 88.855 nel 1998, 88.126 nel 1999, 81.565 nel2000. Da questi dati non sembra esserci nessunaepidemia in atto in Africa, ma piuttosto una situazioneendemica abbastanza stabile con circa 80.000 casiall’anno negli ultimi tre anni …… L’OMS fa commenti fuorvianti quando afferma che al15 novembre 2000 nell’Africa subsahariana c’è stato unaumento del 10% rispetto al dato cumulativo dell’annoprecedente. Mentre se guardiamo i nuovi casi anno peranno, risulta l’opposto: nel 2000 c’è stato un calo del 7%dei casi …… Il campione di popolazione sul quale si eseguel’indagine sono le donne gravide che si recano negliambulatori che dovrebbero individuare le gravidanze arischio e dare terapie di supporto. A queste donne viene

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fatto un solo test anticorpale (senza test di conferma). Idati delle percentuali di sieropositività vengono poiallargati alla popolazione generale con calcoli non resipubblici. Ma sappiamo che nessun test anticorpale èsicuro al 100%; che c’è sempre la possibilità di falsirisultati positivi; che in Africa molte malattie parassitariepossono dare una falsa positività al test; che ingravidanza si crea temporaneamente una situazioneimmunologica simile all’Aids …

Quali interventi?

… Oggi nel mondo della cooperazione c’è grandedisponibilità di fondi per combattere l’Aids, a fronte dellascarsità di fondi per la lotta alla povertà e alle malattie ingenerale. E alcune statistiche dell’OMS, ma anchedell’UNAIDS, legittimano questa distorta allocazione difondi.Faccio inoltre notare che ci sono enormi interessicommerciali in gioco per l’estensione all’Africa delmercato dei farmaci contro l’Aids. La decisione dei G8 difinanziare il Fondo mondiale per l’Aids, che verràimpiegato quasi esclusivamente per l’acquisto deifarmaci, è un affare multimiliardario. Già da anni le casefarmaceutiche cercano di allargare il loro mercatoall’Africa. Ci sono prestiti già pronti per gli stati africaniche vogliono acquistare i farmaci contro l’Aids. …… Specialmente in Africa per l’impiego dei farmaci control’Aids c’è la necessità di criteri sicuri. Questi comprendonoalcuni esami di laboratorio che sono troppo costosi perle strutture sanitarie africane. Senza questi test come sipotrà iniziare un trattamento o monitorare l’efficacia deifarmaci? Esiste quindi il rischio di un abuso, esicuramente ci saranno molte morti per gli effetti tossicidei farmaci, fra il resto molto difficili da rilevare. …… Oggi sappiamo che molti sieropositivi ormai da unventennio non sviluppano la malattia. Perché dunque

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non aiutare il sistema immunitario a raggiungere lasituazione dei sieropositivi sani piuttosto che cercare didistruggere il virus? (ammesso che ci sia o, se c’è, chesia patologico, ndr), si chiedono molti immunologi, comeil prof. Mario Clerici di Milano. I farmaci attuali non sonoin grado di eliminare completamente il virus e soprattuttonon migliorano le funzioni immunitarie, ma tamponanotemporaneamente la situazione in attesa del crollo finale.È incredibile anche come la medicina moderna abbiaabdicato al primo principio di non nuocere. Recentiesperienze dall’India indicherebbero che si possonoottenere migliori risultati con un approccio integratoall’ammalato (nutrizionale, psicologico e sociale). Lalogica ci indica che è più utile seguire questa strada. InAfrica si stanno sottovalutando aspetti importanti qualila nutrizione (la malnutrizione proteico-calorica è datempo riconosciuta come la principale causa dellaimmunodeficienza T cellulare) e le condizioni di vitaparticolarmente dure.Nel World Health Report 2000 dell’OMS, con 2,6 milionidi morti stimate nel 1999, l’Aids è al primo posto comecausa di mortalità per malattie infettive nel mondo, lamalaria è quarta con un milione circa di morti, dopodiarree (2,2 milioni) e tubercolosi (1,6 milioni).Non c’è però corrispondenza con l’esperienza medicadiretta maturata in Africa. In Uganda, all’ospedale diLacor, le prime cause di mortalità ospedaliera nel periodo1992-97 sono state: malnutrizione (821 morti), malaria(717), meningite (437), Aids (431), polmonite (430),morbillo (416), diarrea (387), tubercolosi (373). Tutti imedici con recenti esperienze in Africa sono concordinel dire che la malaria è il principale killer. Pur essendoun problema serio, l’Aids non è ritenuto da alcuno ilprincipale problema.Dai dati di Lacor emerge che per ogni morto di Aids cisono ben otto morti per condizioni potenzialmente curabilio prevenibili, con costi che sarebbero certamente di gran

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lunga inferiori ai farmaci antiretrovirali. Tutti gli ospedaliregionali e distrettuali, ad esempio in Uganda e Tanzania(i paesi che conosco meglio), sono in condizioni precarie.Sono altrettanto necessari fondi per riportare questestrutture a un livello minimo accettabile».

A questo punto è doveroso chiederci – se vogliamo davveroaiutare l’Africa – se sia opportuno dare maggior impulso al-l’invio di contraccettivi e farmaci antiretrovirali – non senzaprima aver verificato con sicurezza i benefici e i danni - op-pure intervenire prevalentemente con oculate campagnenutrizionali e sanitarie (come molte organizzazioni stannofacendo).

Considerazioni conclusive

A conclusione di quanto detto finora ed omettendo molti altriimportanti aspetti, in modo particolare la cosiddetta trasmis-sione Hiv madre-figlio, per rimanere in uno spazio contenu-to:

« ... Dal 1984 in poi, sulla base della teoriaoggettivamente sbagliata “dell’Hiv responsabiledell’Aids”, nell’ambito del maggiore investimento dicapitali della storia della medicina abbiamo assistito aun’immensa distruzione di risorse. I paesi poveridifficilmente potranno permettersi il lusso di far prevalereil terrore del sesso e della morte al desiderio disopravvivenza delle proprie popolazioni, invece diinvestire le proprie risorse, comunque esigue, nelmiglioramento delle condizioni generali di vita, fra cuiuna formazione del personale medico secondo lo statodelle conoscenze del 2000, invece di quello del 1984.La storia della medicina occidentale ha dimostrato chela prevalenza di processi infiammatori e infettivi ha potutoessere drasticamente e costantemente ridotta fino allametà del secolo scorso, prima dell’introduzione deichemioterapici, degli antibiotici e delle vaccinazioni di

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massa (L.A. Sagan, The Health of Nations. True Causesof Sickness and Well-being, Basic Books, New York,1987). Le conoscenze fondamentali della ricerca sull’NO,della simbiosi cellulare e di altri settori di ricerca dellamedicina occidentale hanno nel frattempo acquisitogrande importanza, al di fuori della medicina dell’Hiv/Aidsufficiale, in altri importanti settori della medicinapreventiva o terapeutica. Prima o poi le conoscenzeacquisite saranno in grado di affermarsi nellaprevenzione e nella terapia dell’Aids nel senso più vasto.Gli scienziati, i medici e altri operatori, soprattutto fra imass media, che per 16 anni si sono avvantaggiati deglienormi flussi di capitali per la ricerca e la lotta contro ilcosiddetto Hiv/Aids e che si scandalizzano davanti alledomande critiche del governo sudafricano, agiscono inquesto modo per ignoranza o volontà di non sapere.Parlare di dissidenti Aids, discriminando medici escienziati che non fanno altro che adempiere i propriobblighi e procedere secondo scienza e coscienza pertrarre conclusioni razionali dai risultati indiscutibili dellericerche mediche, è una violazione inaccettabile dei dirittigenerali dell’uomo, in particolare per i pazienti colpiti. Oveil governo sudafricano mantenesse la teoria “dell’Hivresponsabile dell’Aids”, ormai scientificamente obsoleta,acconsentendo alla raccomandata intossicazione dimassa con AZT e farmaci tossici analoghi, ci troveremmoeffettivamente di fronte a una catastrofe annunciata,causata da medici e mass media interessati, da politicie gruppi farmaceutici e dal grande esercito di approfittatoriche continuerà fino a quando continueranno a circolarei capitali per lo sfruttamento di questo terrore arcaicoartificiosamente indotto. Il governo sudafricano avrà lamissione storica, dopo il superamento della folliadell’apartheid, di resistere alla follia della pandemia Hiv,sviluppando un percorso africano proprio per migliorarele condizioni generali di vita e gli standard dellaprevenzione e della terapia ... » (Kremer, p. 407).

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E, più in generale:

« ... Ove le conoscenze fondamentali della ricerca sulgas NO e in altri campi della medicina e della biologiafossero già stati noti agli inizi degli anni Ottanta, nessunoavrebbe ritenuto necessaria una spiegazione sullosviluppo di infezioni opportunistiche (Aids) attraverso icosiddetti virus Hi, nessuno avrebbe ritenuto necessarioun cosiddetto test Hiv e nessuno avrebbe potuto motivarel’esauriente verifica degli effetti e dei potenziali rischidelle sostanze immunotossiche, paradossalmenteutilizzate per il trattamento di pazienti affetti da immu-nodeficienza acquisita.Si sarebbe analizzato lo stato degli antiossidanti di per-sone a rischio e malate e provato che le carenze di an-tiossidanti e l’inibizione del gas NO delle celluleimmunitarie erano presenti molto prima della mani-festazione delle infezioni opportunistiche. Si sarebberoriconosciuti i rischi specifici di pazienti a rischio e affettida immunodeficienza, sia nei paesi occidentali che inquelli in via di sviluppo, e si sarebbe cercato di intervenirepreventivamente, e di ripristinare l’equilibrio immunitariocon una terapia mirata di compensazione del deficit diantiossidanti e con l’inibizione delle controregolazionicitobiologiche ... » (Kremer, pp. 418-419).

LA STORIA SI RIPETE

Non è la prima volta nella storia della medicina che i virologiinsistono a lungo nel considerare infettiva una patologia chepoi non è risultata tale. Il contrario non è mai avvenuto.Pochi conoscono la vicenda dello Smon (iniziata in Giappo-ne nel 1959 e risolta nel 1973), della pellagra, dello scorbuto,del beriberi e di altre malattie che con ostinazione furonoaddebitate a dei microbi prima di scoprirne la vera causadovuta a un deficit vitaminico nella dieta, a un farmaco tossi-co, alla droga.

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Riporto alcuni brani del lavoro di Duesberg:

«Oggi la maggior parte degli scienziati e del pubblico ingenerale non ha mai sentito parlare della controversiasul virus dello Smon. La storia che la ricerca avevatrascurato le prove di un agente tossico per quindici annie aveva così sacrificato migliaia di vite umane perun’ipotesi virale errata è troppo imbarazzante perché lacomunità dei virologi ci tenga a tramandarla ...... Seguendo il modello dello Smon, anche l’Aids sipresentò come una malattia contagiosa per una serie diprove indiziarie, con casi che continuavano a registrarsifra gli emofiliaci e altri politrasfusi, e focolai segnalatinegli ambienti omosessuali. In altre parole, si potevaidentificare la potenziale via di trasmissione di un virussconosciuto. Ma c’erano altre prove che indicavano cheentrambe le sindromi non erano infettive: mentre lo Smoncolpiva di preferenza le donne di mezz’età, l’Aidsprediligeva maschi nella fascia d’età tra i venti e iquarant’anni, per lo più tossicodipendenti o omosessuali.I fatti dimostrarono che lo Smon era causato da unfarmaco prescritto per curarne i primi sintomi, unapossibilità così spaventosa che i medici la respinseroogni volta che emergeva una prova in questo senso. Puòdarsi che anche l’Aids sia causato da una medicina: l’Azt,proprio quella che si usa per curarlo. Ancora una voltauna simile possibilità viene respinta con raccapriccio damedici e scienziati ...

... L’epidemia dello Smon è finita perché Reisaku Kono(virologo, Presidente della Commissione di ricerca perlo Smon) e altri scienziati giapponesi hanno avuto lasaggezza di indirizzare i loro sforzi anche in ricerche nonvirologiche e di prestare ascolto a quei ricercatori cheavevano trovato delle risposte. Ma le autorità e gliscienziati che guidano la nostra guerra contro l’Aidshanno dimostrato scarsa tolleranza per qualsiasialternativa. Ignorando la lezione dello Smon e di altre

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malattie, l’establishment biomedico blocca oggi prati-camente qualsiasi ricerca che non sia in linea con lavisuale di un Aids infettivo ... (Duesberg, pp. 44-46)... Quando comparve l’epidemia di Aids, i risultati dellaricerca sulla nuova sindrome erano stati predeterminati.Sia negli Stati Uniti che in Europa, l’Aids presenta tuttele caratteristiche di una patologia non infettiva e per varieragioni è probabilmente la conseguenza dell’enormediffusione nel consumo di droga che si è registrata negliultimi anni. Eppure, i cacciatori di virus non si lasciaronosfuggire l’occasione e riuscirono a far dichiarare unretrovirus, l’Hiv, responsabile ufficiale della sindrome.L’Hiv non soddisfa nessuno dei postulati di Koch, ma ilsolo fatto di trovarlo era prova sufficiente per i virologi»(Duesberg, p. 475).

La pellagra fu descritta per la prima volta nel 1700 e un agentepatogeno che ne fosse la causa fu cercato invano per oltreun secolo, nonostante l’evidenza che si diffondeva unicamen-te nei ceti poveri che si cibavano solo di granturco.Cito ancora Duesberg. È interessante vedere che l’atteggia-mento della classe medica di allora è identico a quella dioggi:

«Dopo poche settimane dal suo insediamentoGoldberger (direttore del laboratorio per le ricerche sullapellagra per il Public Health Service nel South Carolina)notò un fatto che era sfuggito all’intera classe medica,ossessionata com’era dai microbi: recandosi nelle zonerurali e negli istituti psichiatrici per vedere con i suoi occhile vittime, si accorse con stupore che, anche dove c’eraun’alta concentrazione di malati, medici e infermiere nonprendevano la pellagra. Osservò anche la dieta diversadei due gruppi, quella dei medici ricca di carne e verdure,quella dei contadini a base di granturco. Goldberger tiròle inevitabili conclusioni: la causa doveva stare in unaqualche carenza alimentare.Dopo aver raccolto prove a conferma di questa ipotesi

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con una serie di esperimenti in cui guarì la pellagrasemplicemente cambiando la dieta in orfanotrofi,ospedali e prigioni, Goldberger annunciò i suoi risultatinel 1915. Il “New York Times” riprese la notizia, ma nellepagine interne. A un congresso medico dove i membridella Commissione Thompson-McFadden(Commissione ufficiale del governo federale, perstudiare la malattia negli Stati del sud) presentaronoulteriori scoperte sul carattere infettivo della malattia,Goldberger suscitò rabbia e polemiche criticandoapertamente quei risultati. Quando salì lui sul podio apresentare la sua ricerca, l’effetto fu elettrizzante. Duesostenitori della teoria infettiva, tra cui il capo dellaCommissione Thompson-McFadden, fecero marciaindietro e annullarono il loro intervento al congresso. Maquando i mezzi di comunicazione cominciarono a darepubblicità ai risultati di Goldberger, i microbiologireagirono allarmati e indispettiti. Medici eminenti siriunirono a un crescente coro di protesta contro l’ipotesinutritiva, sostenendo che era pericolosa e fuorviante peril pubblico. A un simposio scientifico un medico ricevetteapplausi quando descrisse come “perniciosa”l’informazione data dai giornali alla gente che non c’erapericolo di contrarre la pellagra se non dal cibo e dallacottura.Nel 1916 la Commissione Thompson-McFadden siprese la sua rivincita, reiterando sulle pagine di giornaliscientifici e del “New York Times” le sue precedenticonclusioni, compreso il pericolo dovuto agli insetti. Conpazienza Goldberger affrontò i suoi detrattori e risposealle loro obiezioni, ma alla fine si lasciò prendere dal-l’esasperazione e decise di condurre un nuovo espe-rimento per dimostrare che la malattia non eracontagiosa. Lui, la moglie e 14 collaboratori si iniettaronoin vena campioni di sangue, feci e muco e altri fluidiorganici prelevati a pellagrosi. Come lui aveva previsto,nessuno contrasse la pellagra. Anche questo

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esperimento ebbe poco impatto sull’opinione della classemedica. I colleghi continuarono ad attaccarlo o ignorarloancora per molti anni. La pellagra intanto mietevasempre più vittime, fino a quando le diete finalmentecominciarono a cambiare, comprendendo maggiorevarietà alimentare negli anni Trenta. Goldberger continuòa studiare la malattia fino alla sua morte, nel 1929. Laniacina, la vitamina carente nelle diete dei pellagrosi, fuisolata alla metà degli anni Trenta» (Duesberg, pp. 66-68).

Io non intendo insegnare niente a nessuno, non sono unesperto in materia, ma desidero partecipare ad altri leacquisizioni di scienziati autorevoli che per dire ciò che se-condo loro è giusto, hanno rinunciato alla notorietà, alla car-riera, allo stipendio e ai finanziamenti per le loro ricerche.L’establishment dell’Aids ha steso intorno a loro una cortinadi silenzio a tutto danno di coloro che sono veramente malatidi infezioni opportunistiche (Aids).

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SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI

• Peter Duesberg, AIDS. Il virus inventato, Baldini Castoldi Dalai Edito-re, Milano 1998.• Christine Maggiore, AIDS e se fosse tutto sbagliato?, Macro Edizioni(www.aliveandwell.org). Questo libro è particolarmente interessante per-ché contiene molte testimonianze di sieropositivi. In appendice si trovaun ricchissimo indirizzario di Associazioni e Gruppi che si occupano diAids da punti di vista alternativi e una lista di siti internet su cui è reperi-bile una grande quantità di informazioni.• Comunicato Andromeda n. 72/1999, Società Editrice Andromeda, Bo-logna.• Heinrich Kremer, La rivoluzione silenziosa della medicina del cancro edell’Aids, Macro Edizioni, Diegaro di Cesena 2003.• Quella sporca storia dell’Aids, Società Editrice Andromeda, Bologna1999.• Ricerca Scientifico Politica a cura di AnOK4U, del Collettivo Il MondoCapovolto di Chieri-Torino.• Aids una questione aperta, a cura di Raul Vergini, Società EditriceAndromeda, Bologna 1995.• Dossier AZT – la verità sul farmaco più tossico mai utilizzato per unaterapia a lungo termine, Società Editrice Andromeda, Bologna 1994.• Peter Duesberg, L’Aids è causato dall’uso di droghe e da altri fattori dirischio non contagiosi, Inediti n. 78, Società Editrice Andromeda, Bolo-gna 1993.Questo libro è la versione italiana integrale del più recente e completoarticolo pubblicato dal Prof. Duesberg su una rivista medica “ufficiale”.Duesberg “smonta” pezzo per pezzo, con l’ausilio di dati scientificiinequivocabili, tutta l’ipotesi ufficiale virus Hiv-Aids. Inoltre propone lasua ipotesi sull’origine non infettiva dell’Aids, anche questa suffragata danumerose ricerche scientifiche.• Milly Schar-Manzoli, Manuale di difesa immunologica - Come curare eprevire l’Aids, Casa Editrice MEB, Padova, 1988.L’autrice offre una panoramica di metodi naturali, che vanno dallafitoterapia, come la cura con erbe giapponesi e siberiane ... all’oligoterapiafino alla ozonoterapia ed altre. Il libro, sostenuto da una rigorosissimadocumentazione scientifica, presenta anche - nella prima parte - la verastoria dell’Aids: come è nata, come si è diffusa.

In internet:Intervista Eleni Papadopulos-Eleopulos

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NOTE

1 Dr. Peter Duesberg è docente di Biologia molecolare e cellularepresso la University of California a Berkeley. A lui si devono l’isolamentodel genoma retrovirale, la prima analisi della sequenza dei geni retroviralie la scoperta del primo gene oncologico retrovirale. 2 Christine Maggiore. Nel 1992 la sua vita è stata improvvisamente scon-volta dal risultato positivo ad un test dell’Hiv. I medici le avevano dato unmassimo di 5-7 anni di vita con un peggioramento costante del suo statodi salute. Le avevano indicato l’AZT, il farmaco dell’Aids per eccellenza,come unico rimedio per rallentare gli effetti devastanti della malattia. Leiha scelto un’altra soluzione: una ricerca che l’ha condotta oltrel’establishment dell’Aids. Nel frattempo ha conosciuto un uomo meravi-glioso e dalla loro unione è nato un bimbo sanissimo.

3 Dr. Heinrich Kremer, dal 1981 all’88 è direttore medico della clini-ca specializzata per tossicomani della regione di Berlino, Brema,Amburgo, Schleiring-Holstein e Bassa Sassonia. Le sue specialità prin-cipali sono: riabilitazione psicosomatica, ricerca clinica di base e profi-lassi di infezioni. Nell’ottobre dell’82 effettua la prima prova clinica delvaccino dell’epatite B. Nel settembre la prima prova clinica in Germaniadei test di anticorpi dell’Hiv.Nel 1988 si dimette per disaccordo sulla politica per le droghe, i vaccinie l’Aids. E’ perito, professore e redattore indipendente in medicina so-ciale e conduce ricerche su droghe e Aids e medicina dell’Aids. Dal ’95al ’99 è stato membro del “gruppo di studio su immunità e nutrizione”diretto dal Dr. Alfred Hässig.

4 Dr. Eleni Papadopulos-Eleopulos è biofisica e leader di un grup-po di ricercatori nel campo dell’Hiv-Aids a Perth in Australia. Per più di15 anni lei e i suoi colleghi hanno pubblicato molti lavori scientifici chemettono in dubbio l’ipotesi Hiv-Aids.

5 Dr. John Lauritsen (New York – USA), dottore in scienze sociali,esperto di statistica, giornalista e scrittore, collabora alla rivista NewYork Native: ha pubblicato: Death Rush: Poppers and Aids (New York,1986); Poison by Prescription – the AZT Story (New York, 1990); TheAids War (New York, 1993). Alcuni suoi articoli appaiono anche sul bol-lettino Rethinking Aids.

6 ARC, Aids related complex; secondo lo schema di classificazio-ne per l’Hiv/Aids del Cdc, definita come pre-Aids.

7 Le proteasi sono proteine enzimatiche in tutte le cellule umaneche fungono da forbici per tagliare in segmenti idonei le catene proteichemolto lunghe. Ai nuovi inibitori delle proteasi venne attribuita la proprietà

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esclusiva di inibire le proteasi che il cosiddetto virus Hi richiederebbe perconfezionarsi un nuovo involucro proteico, dopo la replicazione nella cel-lula ospite (Kremer, op. cit., p. 306).

8 NO (monossido di azoto), gas citotossico prodotto dalle celluleimmunitarie TH1, e da altri immunociti e non, per l’eliminazione deipatogeni intracellulari (parassiti, funghi, micobatteri e virus).

9 Glutatione: principale antiossidante all’interno delle cellule uma-ne, in prevalenza nei simbionti cellulari mitocondriali. La biosintesi delglutatione negli immunociti dipende essenzialmente dall’approvvigiona-mento extracellulare di cisteina.

10 HEAL (Health Education Aids Liaison - [email protected])fornisce le informazioni necessarie affinché la scelta di sottoporsi ai testper l’Hiv o ai trattamenti si basi su una conoscenza effettiva; proponealternative naturali e non tossiche alle cure tradizionali e una visioneintrospettiva e illuminante dell’ampio contesto sociale in cui si verifical’insieme dei rischi per la salute che causano l’Aids e che non sono dinatura infettiva.

11 F.I.D. Konotey-Ahulu, Aids in Africa: Misinformation andDisinformation, in “Lancet”, 25 luglio 1987, pp. 206-207.

12 C. Farber, Out of Africa, Part I, in “Spin”, marzo 1993, pp. 61-63,86-87.

13 N. Hodgkinson, African Aids Plague “a Myth”, in “Sunday Timesof London”, 3 ottobre 1993; N. Hodgkinson, The Plague that Never Was,in “Sunday Times of London”, 3 ottobre 1993.

14 F.I.D. Konotey-Ahulu, What is Aids?, Watford, England, Tetteh-A’Domeno Co., 1989, pp. 56-57.

15 World Health Organisation (OMS), Weekly EpidemiologicalRecord no. 10 March 7, 1986, page 71. 

16 Gilks CF., What use is a clinical case definition for Aids inAfrica. BMJ 303:1189-90. November 9, 1991.  

17 Bethell T., Inventing an Epidemic. The Traditional diseases ofAfrica are called Aids. The American Spectator. April 2000.  

18 Jerndal J., Smoke and Mirrors. The great illusionist number calledAids statistics. Health Counter News. © Easter 2002.  

19 Duesberg, Peter H. 1995, Infectious Aids: Have We Been Misled,ISBN 1-55643-204-6.  

20 Papadopulos-Eleopulos E., Turner VF., Papadimitrious JM.,Bialy H., Aids in Africa: distinguishing fact and fiction. World Journalof Microbiology & Biotechnology (1995) 11,135-143.  

21 Geshetker C., A critical reappraisal of African Aids research andWestern Sexual Stereotypes. Prepared for Presentation to GeneralAssembly Meeting Council for the Development of Social ScienceResearch in Africa (CODESRIA) Dakar, Senegal 14-18 December 1998,revised - May 5, 1999. 

22 www.worldbank/.org/afr/aids  

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23 Denny C., Brown and Bono appeal for doubling of aid cash. TheGuardian, 17th February 2004.  

24 Corporate Watch. Newsletter issue 6. April-May 2002. 25 Ho MW., Ethiopia to feed herself. Science in Society 2002, 16

Autumn.  26 Burcher S., Rolling back malaria. Science in Society 2002, 13/

14.  27 Wise J., Mistry K., Reid S., Neuropsychiatric complications of

nevirapine treatment. BMJ 2002 April 13: 324 (7342): 879.  28 Hodgkinson N., Cry, Beloved Country. How Africa Became the Victimof a non-existent Epidemic of Hiv/ Aids.  http://www.virusmyth.net

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SOMMARIO

ORIGINE DELL’AIDS.............................................................. 5TEST PER L’HIV ...................................................................... 8TEST PCR............................................................................... 18MALATTIE INDICATRICI DELL’AIDS................................. 19PERIODO DI LATENZA DELL’HIV ...................................... 21CAUSE DELL’AIDS ............................................................... 21Droghe .................................................................................... 22Nitriti ...................................................................................... 22Antibiotici ............................................................................... 23Medicazione con farmaci citotossici ....................................... 24Carenze alimentari e igieniche ................................................ 32INTERRUZIONE DELL’ASSUNZIONE DELL’AZT ............. 32CURE ...................................................................................... 33VACCINI PER L’AIDS .......................................................... 35LA SITUAZIONE IN AFRICA ............................................... 36TESTIMONIANZE DALL’AFRICA....................................... 37La definizione di Bangui ......................................................... 41Le statistiche sull’Aids ............................................................ 43Alcune considerazioni sulle statistiche dell’Unaids

e dell’Oms .......................................................................... 47Il procedimento che stabilisce quanti sono i sieropositivi in

Africa ................................................................................. 49Quali interventi? ..................................................................... 50Considerazioni conclusive ...................................................... 52LA STORIA SI RIPETE .......................................................... 54

SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI ....................................... 59

NOTE ...................................................................................... 60

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CARTAduemila, attraverso i suoi associati, siain forma individuale che di Associazione,opera per:

• il diritto di libertà di scelta terapeutica• una scelta libera e consapevole sulle vaccinazioni• porre fine alla sperimentazione sugli animali• la promozione, lo sviluppo e la sperimentazione

delle terapie atossiche e naturali• una corretta e completa informazione sull’intera

ricerca scientifica (nei campi della medicina,delle energie, dell’ambiente in generale)

OPUSCOLIdi CARTAduemila

n. 32Una pubblicazione della

Società EditriceAndromeda

direzione editoriale paolo brunetti

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