Agorà l’educazione - TOSCANA · mento dello Spirito alla CISL, da CL all’ACI, dal Movimento...

12
Spedizione in A.P. 45%, Art. 2 comma 20/B, Legge 662/96, Dal C.M.P. Padova. Euro 2.00 la copia. Redazione: via Picardi, 6 - 00197 Roma, e-mail: [email protected] Stampa: Tipografia ADLE Edizioni SAS, Padova, [email protected]. Editore, Amministratore e Pubblicità: Strade Aperte Soc.coop.a.r.l., via Picardi, 6 - 00197 Roma, tel. 06.8077377, Fax 06.80977047. Iscritta al registro degli operatori di comunicazione al n.° 4363. NUMERO 11, Novembre 2015 - ANNO 57 Dalla “Agorà” un impegno di servizio Giovanni Morello A Caserta, con la “Agorà …l’Educazio- ne”, il MASCI ha vissuto un altro dei suoi appuntamenti significativi. La partecipazione numerosa, l’interesse con cui sono stati seguiti i lavori, le suggestioni portate dai relatori e dai testimoni, hanno fatto si che l’incontro si svol- gesse e si concludesse nel migliore dei modi. Momenti significativi, ed anche di particolare commozione, sono stati la testimonianza don Maurizio Patricello, parroco di Caivano e voce profetica della Chiesa nella “terra dei fuochi”, e la consegna della targa alla vedova di Michele Liguori, come ”Testimone del nostro tempo”: un premio nazionale istituito dal MASCI per segnalare una persona parti- colarmente significativa nel campo del sociale e della solidarietà. Ai partecipanti è stato inoltre proposto un gesto concreto di solidarietà, attraverso il gesto simpatico del “caffè pagato”, verso la Comunità MASCI Scafati 2, impegnata nella realizzazione di “Una casa per Francesco”, per l’accoglienza dei migranti e di quanti si trovano in difficoltà. Coinvolgenti e curati gli spettacoli di canzoni napoletane, presentato da un gruppo di adulti scout campani, ed il musical “I viandanti di Emmaus”, che hanno allietato le serate. Un risultato importante della “Agorà” di Caserta è stata l’occasione di fare rete con i responsabili di importanti associazioni e aggregazioni laicali, religiose e laiche, dalla Comunità di S. Egidio a Libera, dal Rinnova- mento dello Spirito alla CISL, da CL all’ACI, dal Movimento dei Focolari alla FUCI, e a tante altre. In questa rete il MASCI è sempre più presente ed apprezzato, soprattutto per le numerose e significative iniziative di servizio e di impegno solidale che si vivono a livello locale insieme a tante altre realtà impegnate nel sociale e nell’animazione cristiana della so- cietà. Un impegno da continuare e sviluppare sempre più per rendere il MASCI sempre più utile e credibile. Qui a lato, trovate un commento di Paolo Linati e, nelle pagine interne, un’ampia cronaca dell’incontro. Attendiamo ora i frutti della “Agorà”. In questo numero troverete molti articoli interessanti. Ne segnaliamo alcuni. Il primo, un vero e proprio scoop, un commento dall’in- terno del Sinodo dei vescovi sulla famiglia da parte di don Saulo Scarabattoli, parroco e Assistente ecclesiastico della Comunità di Perugia, uno dei due sacerdoti nominati padri sinodali da Papa Francesco per partecipare al Sinodo; l’altro è un intervento di Alberto Su- bioli che pone a confronto la recente enciclica “Laudato si” con il nostro Patto Comunitario, trovandovi concordanze e attinenze. Un invito ulteriore, per chi non l’avesse ancora fatto, a leggere la lettera di Papa Francesco, che pone indubbie domande ed interrogativi asl nostro modo di porci verso il Creato e verso i fratelli. Anzi penso che tutte le comunità dovrebbero fare oggetto della loro riflessione questo impor- tante documento pontificio. Non accontentia- moci delle sintesi interessate che troviamo sui mezzi di informazione, ma andiamo diret- tamente alla fonte. Non si tratta solo di un esercizio culturale, di lettura e riflessione, ma è un invito pressante al cambiamento e a vivere secondo il Vangelo. Sul cammino dell’Agorà: rete e comunità Paolo Linati Tornando dall’ “Agorà - l’Educazione”, i partecipanti hanno portato a casa un buon numero di idee, non solo le due idee dei famosi penny: anche tre, quattro idee, che troveranno matura- zione nel tempo. Fra queste, mi sof- fermo su due: fare rete; fare comunità. Fare rete. Questa espressione viene usata per i rapporti fra persone o fra organizzazioni umane che abbiano fra di loro un collegamento, in vista di un obiettivo comune, o di un proget- to. Nodi di queste reti sono le persone o i gruppi di persone che dialogano fra loro e collaborano alla realizzazio- ne dell’obiettivo - progetto. Per fare un esempio: la comunità di adulti scout, oppure il singolo adulto scout, stabilisce momenti di collabo- razione con altre realtà associative adulte, al di fuori delle organizzazioni scout, per realizzare servizi o mani- festazioni di interesse pubblico: nel settore tutela del creato a livello co- munale, o nel settore “pace e collabo- razione fra i popoli”. Elenchiamo qui alcune di queste real- tà associative: F.O.C.S.I.V. - Federazione Organismi Cristiani di Servizio Internazionale Volontario, ed altre organizzazioni di volontariato internazionale; coo- perative; Caritas parrocchiale e dio- cesana; Pax Cristi; Terre di mezzo; Beati i costruttori di pace; Tavolo del- la pace. E in genere qualunque OMI (Organizzazione a Movente Ideale). OMI è una denominazione che ini- zia a diffondersi per indicare quelle organizzazioni (associazioni, ONG, Agorà ... l’educazione imprese sociali, imprese di Economia di Comunione, ecc.), orientate non al profitto ma a un movente ideale, ad una missione, cioè ad un servizio. In Italia le comunità di adulti scout che hanno realizzato collaborazioni di rete sono numerose, particolar- mente nel Meridione. Forse è giunto il momento che questa scelta di ope- rare “in rete” venga fatta propria da ogni comunità; e che la nozione del “fare rete” entri nei momenti formati- vi del Movimento (isole ed arcipelago, convegni, assemblee ...). Questa scelta certamente rientra nella metodologia dl nostro Movimento Comunità. Quando nel MASCI parliamo di comunità, ci riferiamo alle comunità di adulti scout. In altri ambiti, si parla di comunità di lavoro, di comunità territoriali o religiose, o comunità di tutte le donne e di tutti gli uomini di un Paese. A Caserta si è riaffermato che la comunità è l’unità di base e di riferimento dello scauti- smo adulto: a queste qui ci riferiamo. Iniziative locali e nazionali, scelte di servizio, progetti e realizzazioni, passano tutte attraverso la comunità. La comunità, si è affermato, è anche strumento di formazione-educazione dell’adulto (nel “trapasso delle nozio- ni”), è lo strumento con cui si attua un servizio meno diffuso, o forse del tutto ignorato, è il servizio che l’adulto scout assume a titolo personale, cioè al di fuori della comunità a cui si ap- partiene. Ci possiamo chiedere quale debba essere il rapporto fra la comunità MASCI e IL “fare rete” con realtà as- sociative non scout, in particolare in occasione di progetti comuni di servi- zio. Mi pare di vedere due possibilità: a) La comunità si impegna nella sua totalità ad effettuare iniziative di servizio. Questa scelta rientra nel- la metodologia del nostro Movi- mento, ed è certamente adatta per comunità di recente istituzione, composte da adulti da poco en- trati nel mondo scout. b) Seconda possibilità: è quella dell’adulto scout che si impegna individualmente, a titolo perso- Una comunita’ “afona” Pio Cerocchi Adesso si guarda al Giubileo della Misericordia; il Sinodo con tutte le sue polemiche si sta allontanando nella memoria, anche se non come tanti altri eventi perché le polemiche, le tensioni nella discussione di temi “scottanti” hanno conferito a questa assemblea una dimensione di dramma che sarà dif- ficile dimenticare. E così anche se a livello ufficiale si sono dette mezze verità, la realtà dell’aula e dintorni deve essere stata differente dal clima “sinodale” (e quale altro clima - mi chiedo - ci dovrebbe essere in un Sinodo?) sbandierato nei briefing. A cose fatte l’impressione che resta di questi avvenimenti, pur potendo avere molte sfaccettature, in sostanza si riduce a una sola - ma credo importantissi- ma - considerazione: la mancanza di uno spazio ecclesiale di accoglienza delle riflessioni e dei diversi punti di vista dei fedeli. Le testate “aziendali”, infatti, non sono disponibili ad aprire le loro pagine ad un vero dibattito. Prevale il timore che si creino squilibri e che si scrivano cose sconvenienti. Ma dietro di esse (a livello nazionale), non c’è nient’altro. Un vuoto e, sappiamo, che dove c’è un vuoto, c’è anche chi lo riempie. Così si spiega l’interesse mostrato dalle grandi testate italiane per spartirsi qualche fetta di opinione cattolica. A questo punto il dibattito c’è (e a tratti è anche interessante), ma in generale non è un dibattito che vede protagonisti i credenti o le loro comunità, ma sempre più spesso - ed anche con autorevoli avalli - si tratta di commenti di persone che in premessa dichiarano di non essere credenti e ciò non di meno sono proprio le loro riflessioni quelle che orientano una comunità di credenti “afona”. E’ un punto sul quale penso che si debba richiamare l’attenzione delle associa- zioni, dei movimenti e dei semplici fedeli. Ma l’esperienza mi dice che questa attenzione a breve non nascerà. E questo, comunque, è un problema. Isole dell’Arcipelago 27-29 novembre nale o in collaborazione con altri, stabilendo reti con altri ambiti ed altre realtà associative. Questa se- conda possibilità certamente offre maggiori possibilità di valorizzare le persone. E forse è questa la scel- ta che eviterebbe tensioni e pro- blemi fra la vita delle comunità ed il lavoro di rete. E forse questa potrebbe essere la via migliore per una vera “visibilità” del movimen- to scout adulto: quella che la prof. Lazzaretto ha definito “educarsi al cambiamento mettendosi come secondi”. Infine vorrei ricordare che nello scau- tismo pensato da B.-P. l’unità di base è la squadriglia, o “pattuglia”, e non il reparto né il clan. E la vita del clan- fuoco prepara il rover e la scolta ad operare e a “fare servizio” non solo come comunità, ma a titolo persona- le, in collaborazione con tutte le realtà che dopo la Partenza si incontrano sul proprio cammino.

Transcript of Agorà l’educazione - TOSCANA · mento dello Spirito alla CISL, da CL all’ACI, dal Movimento...

Page 1: Agorà l’educazione - TOSCANA · mento dello Spirito alla CISL, da CL all’ACI, dal Movimento dei Focolari alla FUCI, e a tante altre. In questa rete il MASCI è sempre più presente

Spedizione in A.P. 45%, Art. 2 comma 20/B, Legge 662/96, Dal C.M.P. Padova. Euro 2.00 la copia.Redazione: via Picardi, 6 - 00197 Roma, e-mail: [email protected] Stampa: Tipografia ADLE Edizioni SAS, Padova, [email protected]. Editore, Amministratore e Pubblicità: Strade Aperte Soc.coop.a.r.l., via Picardi, 6 - 00197 Roma,tel. 06.8077377, Fax 06.80977047. Iscritta al registro degli operatori di comunicazione al n.° 4363.

NUMERO 11, Novembre 2015 - ANNO 57

Dalla “Agorà” un impegno di servizio Giovanni Morello

A Caserta, con la “Agorà …l’Educazio-ne”, il MASCI ha vissuto un altro dei suoi appuntamenti significativi. La partecipazione numerosa, l’interesse con cui sono stati seguiti i lavori, le suggestioni portate dai relatori e dai testimoni, hanno fatto si che l’incontro si svol-gesse e si concludesse nel migliore dei modi. Momenti significativi, ed anche di particolare commozione, sono stati la testimonianza don Maurizio Patricello, parroco di Caivano e voce profetica della Chiesa nella “terra dei fuochi”, e la consegna della targa alla vedova di Michele Liguori, come ”Testimone del nostro tempo”: un premio nazionale istituito dal MASCI per segnalare una persona parti-colarmente significativa nel campo del sociale e della solidarietà. Ai partecipanti è stato inoltre proposto un gesto concreto di solidarietà, attraverso il gesto simpatico del “caffè pagato”, verso la Comunità MASCI Scafati 2, impegnata nella realizzazione di “Una casa per Francesco”, per l’accoglienza dei migranti e di quanti si trovano in difficoltà.Coinvolgenti e curati gli spettacoli di canzoni napoletane, presentato da un gruppo di adulti scout campani, ed il musical “I viandanti di Emmaus”, che hanno allietato le serate. Un risultato importante della “Agorà” di Caserta è stata l’occasione di fare rete con i responsabili di importanti associazioni e aggregazioni laicali, religiose e laiche, dalla Comunità di S. Egidio a Libera, dal Rinnova-mento dello Spirito alla CISL, da CL all’ACI, dal Movimento dei Focolari alla FUCI, e a tante altre. In questa rete il MASCI è sempre più presente ed apprezzato, soprattutto per le numerose e significative iniziative di servizio e di impegno solidale che si vivono a livello locale insieme a tante altre realtà impegnate nel sociale e nell’animazione cristiana della so-cietà. Un impegno da continuare e sviluppare sempre più per rendere il MASCI sempre più utile e credibile.Qui a lato, trovate un commento di Paolo Linati e, nelle pagine interne, un’ampia cronaca dell’incontro. Attendiamo ora i frutti della “Agorà”.In questo numero troverete molti articoli interessanti. Ne segnaliamo alcuni. Il primo, un vero e proprio scoop, un commento dall’in-terno del Sinodo dei vescovi sulla famiglia da parte di don Saulo Scarabattoli, parroco e Assistente ecclesiastico della Comunità di Perugia, uno dei due sacerdoti nominati padri sinodali da Papa Francesco per partecipare al Sinodo; l’altro è un intervento di Alberto Su-bioli che pone a confronto la recente enciclica “Laudato si” con il nostro Patto Comunitario, trovandovi concordanze e attinenze. Un invito ulteriore, per chi non l’avesse ancora fatto, a leggere la lettera di Papa Francesco, che pone indubbie domande ed interrogativi asl nostro modo di porci verso il Creato e verso i fratelli. Anzi penso che tutte le comunità dovrebbero fare oggetto della loro riflessione questo impor-tante documento pontificio. Non accontentia-moci delle sintesi interessate che troviamo sui mezzi di informazione, ma andiamo diret-tamente alla fonte. Non si tratta solo di un esercizio culturale, di lettura e riflessione, ma è un invito pressante al cambiamento e a vivere secondo il Vangelo.

Sul cammino dell’Agorà: rete e comunità Paolo Linati

Tornando dall’ “Agorà - l’Educazione”, i partecipanti hanno portato a casa un buon numero di idee, non solo le due idee dei famosi penny: anche tre, quattro idee, che troveranno matura-zione nel tempo. Fra queste, mi sof-fermo su due: fare rete; fare comunità.

Fare rete. Questa espressione viene usata per i rapporti fra persone o fra organizzazioni umane che abbiano fra di loro un collegamento, in vista di un obiettivo comune, o di un proget-to. Nodi di queste reti sono le persone o i gruppi di persone che dialogano fra loro e collaborano alla realizzazio-ne dell’obiettivo - progetto. Per fare un esempio: la comunità di adulti scout, oppure il singolo adulto scout, stabilisce momenti di collabo-razione con altre realtà associative adulte, al di fuori delle organizzazioni scout, per realizzare servizi o mani-festazioni di interesse pubblico: nel settore tutela del creato a livello co-munale, o nel settore “pace e collabo-razione fra i popoli”. Elenchiamo qui alcune di queste real-tà associative:F.O.C.S.I.V. - Federazione Organismi Cristiani di Servizio Internazionale Volontario, ed altre organizzazioni di volontariato internazionale; coo-perative; Caritas parrocchiale e dio-cesana; Pax Cristi; Terre di mezzo; Beati i costruttori di pace; Tavolo del-la pace. E in genere qualunque OMI (Organizzazione a Movente Ideale). OMI è una denominazione che ini-zia a diffondersi per indicare quelle organizzazioni (associazioni, ONG,

Agorà ... l’educazione

imprese sociali, imprese di Economia di Comunione, ecc.), orientate non al profitto ma a un movente ideale, ad una missione, cioè ad un servizio. In Italia le comunità di adulti scout che hanno realizzato collaborazioni di rete sono numerose, particolar-mente nel Meridione. Forse è giunto il momento che questa scelta di ope-rare “in rete” venga fatta propria da ogni comunità; e che la nozione del “fare rete” entri nei momenti formati-vi del Movimento (isole ed arcipelago, convegni, assemblee ...). Questa scelta certamente rientra nella metodologia dl nostro Movimento

Comunità. Quando nel MASCI parliamo di comunità, ci riferiamo alle comunità di adulti scout. In altri ambiti, si parla di comunità di lavoro, di comunità territoriali o religiose, o comunità di tutte le donne e di tutti gli uomini di un Paese. A Caserta si è riaffermato che la comunità è l’unità di base e di riferimento dello scauti-smo adulto: a queste qui ci riferiamo. Iniziative locali e nazionali, scelte

di servizio, progetti e realizzazioni, passano tutte attraverso la comunità. La comunità, si è affermato, è anche strumento di formazione-educazione dell’adulto (nel “trapasso delle nozio-ni”), è lo strumento con cui si attua un servizio meno diffuso, o forse del tutto ignorato, è il servizio che l’adulto scout assume a titolo personale, cioè al di fuori della comunità a cui si ap-partiene.Ci possiamo chiedere quale debba essere il rapporto fra la comunità MASCI e IL “fare rete” con realtà as-sociative non scout, in particolare in occasione di progetti comuni di servi-zio. Mi pare di vedere due possibilità:a) La comunità si impegna nella sua

totalità ad effettuare iniziative di servizio. Questa scelta rientra nel-la metodologia del nostro Movi-mento, ed è certamente adatta per comunità di recente istituzione, composte da adulti da poco en-trati nel mondo scout.

b) Seconda possibilità: è quella dell’adulto scout che si impegna individualmente, a titolo perso-

Una comunita’ “afona” Pio Cerocchi

Adesso si guarda al Giubileo della Misericordia; il Sinodo con tutte le sue polemiche si sta allontanando nella memoria, anche se non come tanti altri eventi perché le polemiche, le tensioni nella discussione di temi “scottanti” hanno conferito a questa assemblea una dimensione di dramma che sarà dif-ficile dimenticare. E così anche se a livello ufficiale si sono dette mezze verità, la realtà dell’aula e dintorni deve essere stata differente dal clima “sinodale” (e quale altro clima - mi chiedo - ci dovrebbe essere in un Sinodo?) sbandierato nei briefing.A cose fatte l’impressione che resta di questi avvenimenti, pur potendo avere molte sfaccettature, in sostanza si riduce a una sola - ma credo importantissi-ma - considerazione: la mancanza di uno spazio ecclesiale di accoglienza delle

riflessioni e dei diversi punti di vista dei fedeli. Le testate “aziendali”, infatti, non sono disponibili ad aprire le loro pagine ad un vero dibattito. Prevale il timore che si creino squilibri e che si scrivano cose sconvenienti. Ma dietro di esse (a livello nazionale), non c’è nient’altro. Un vuoto e, sappiamo, che dove c’è un vuoto, c’è anche chi lo riempie.Così si spiega l’interesse mostrato dalle grandi testate italiane per spartirsi qualche fetta di opinione cattolica. A questo punto il dibattito c’è (e a tratti è anche interessante), ma in generale non è un dibattito che vede protagonisti i credenti o le loro comunità, ma sempre più spesso - ed anche con autorevoli avalli - si tratta di commenti di persone che in premessa dichiarano di non essere credenti e ciò non di meno sono proprio le loro riflessioni quelle che orientano una comunità di credenti “afona”.E’ un punto sul quale penso che si debba richiamare l’attenzione delle associa-zioni, dei movimenti e dei semplici fedeli. Ma l’esperienza mi dice che questa attenzione a breve non nascerà. E questo, comunque, è un problema.

Isole dell’Arcipelago27-29 novembre

nale o in collaborazione con altri, stabilendo reti con altri ambiti ed altre realtà associative. Questa se-conda possibilità certamente offre maggiori possibilità di valorizzare le persone. E forse è questa la scel-ta che eviterebbe tensioni e pro-blemi fra la vita delle comunità ed il lavoro di rete. E forse questa potrebbe essere la via migliore per una vera “visibilità” del movimen-to scout adulto: quella che la prof. Lazzaretto ha definito “educarsi al cambiamento mettendosi come secondi”.

Infine vorrei ricordare che nello scau-tismo pensato da B.-P. l’unità di base è la squadriglia, o “pattuglia”, e non il reparto né il clan. E la vita del clan-fuoco prepara il rover e la scolta ad operare e a “fare servizio” non solo come comunità, ma a titolo persona-le, in collaborazione con tutte le realtà che dopo la Partenza si incontrano sul proprio cammino.

Page 2: Agorà l’educazione - TOSCANA · mento dello Spirito alla CISL, da CL all’ACI, dal Movimento dei Focolari alla FUCI, e a tante altre. In questa rete il MASCI è sempre più presente

Novembre 2015

2 STRADE APERTE

Agorà – l’EducazioneAgorà – l’Educazione

Il lavoro educativo è opera d’amore

Sonia MondinPresidente Nazionale

Pubblichiamo l’intervento di apertura di Sonia all’Agorà, sicuri di fare cosa gradita aiu nostri lettori

C’è un caro amico, un vec-chio scout, che nel portafoglio conserva, tra le monetine in Euro, anche due piccoli Pen-ny, due centesimi di sterlina. Li conserva perché è da sem-pre memore dell’aforisma di B.-P.: Se un penny tu mi dai, se un penny io ti do, con un penny per ciascuno resteremo; ma se un’idea tu mi dai, e se un’idea io ti do, con due idee per ciascu-no resteremo. Ci si educa a vicenda, ponen-do in primo piano la relazio-ne, il rapporto tra coloro che vicendevolmente si aiutano nel processo continuo di edu-cazione e ci si aiuta a crescere, in quelle dimensioni per un adulto ancora possibili: la cu-riosità intellettuale e la sapien-za del cuore.

Ma qual’ è il contesto …

Viviamo oggi un declino del nostro modello sociale, econo-mico, politico: una società che persegue il potere, l’egoismo, il denaro, l’illegalità … non sta più in piedi! Interi popoli sono in cammino, a causa di guer-re, di persecuzioni, di povertà, di disuguaglianze. Cacciati e fuggitivi, vittime d’integrali-smi e intolleranze, ma anche di avidità, prevaricazioni ed egoismi. Siamo in un tempo di migrazioni, non solo del-le genti, dei popoli, ma anche delle culture, delle religioni. Solo se riusciremo a cambia-re strada, riprendendo come riferimento il grande “espul-so”, cioè il Vangelo, potremmo scoprire criteri non religiosi ma antropologici, etici e laici in grado di farci ripensare il nostro vivere. Il cambiamento del nostro modello economi-co è legato anche alla nostra responsabilità che possiamo esprimere attraverso nuovi percorsi d’impegno civile e politico, di cammini educativi e formazione sociale e cultu-rale. Siamo chiamati a ripensare ai fini, ripensare ai metodi, e a farlo in senso comunitario, camminando insieme, uscen-do dai nostri integralismi e ve-rità, per assumere una dinami-cità che definirei evangelica. Potremo riconoscere il futuro e ospitarlo nel presente, quel futuro che noi oggi assoluta-mente non vediamo, perché gli sbarriamo la strada, perché

ostinatamente continuiamo in queste logiche e in questa or-ganizzazione iniqua della so-cietà. C’è bisogno di Profezia, che non è un annuncio, tanto meno una previsione sul futu-ro, ma è uno stile di vita, è una vita convertita quando viene assunta la Parola del Vange-lo, che ci richiama alla nostra umanità. Quindi i profeti non sono annunciatori, sono per-sone che vivono nonostante le fatiche, nonostante il decadi-mento dei costumi, nonostante la corruzione, il degrado della politica che non dà risposte, che diventa autoreferenziale, lo squallore di un’economia che sembra impazzita. Un piccolo indizio? Nei dati del PIL sembrano abbiano messo anche i dati dell’attivi-tà criminale: la droga, la pro-stituzione, quindi noi in Italia faremo un balzo in avanti e quindi il nostro PIL avanza, ma questo che significa? Signi-fica che non siamo più capaci di distinguere tra il sudore del-la fronte, e le pratiche crimina-li, non distinguiamo più tra il lavoro che esprime l’umanità delle persone e quello che sof-foca una società intera, non siamo più in grado di distin-guere perché è venuto meno l’incontro, il confronto la vita vera di comunità aperta. Cerchiamo allora di recupera-re e coltivare la cultura dell’in-contro tema che le 19 associa-zioni che, con il MASCI, fanno parte di “Retinopera” hanno ritenuto il tema del triennio. Una cultura dell’incontro che orienti il lavoro comune, il nostro modo di prendere po-sizione anche nell’attuale mo-mento politico-sociale-econo-mico per renderci responsabili dei luoghi che abitiamo. Incontro tra di noi al servizio d’incontri di ben più ampio respiro, con tutte le persone di buona volontà, per avviare percorsi di conversione che passano tramite percorsi di educazione degli adulti.

Ma …quando si e’ iniziato a parlare di educazione degliadulti nel masci ?

Il Consiglio Nazionale ha prodotto una riflessione che è stata collocata in premessa al quaderno predisposto con grande passione ed impegno dal Comitato Esecutivo. Un quaderno che recupera i la-vori delle regioni per questo evento,tutti i lavori di prepara-zione e sintesi delle esperienze delle comunità,e a volte i pro-cessi di preparazione e matu-razione che avvengono,sono più importanti dei risultati stessi. In questo documento viene fatta memoria storica circa l’attenzione che il nostro

Movimento ha posto al tema dell’educazione a partire da tempi alquanto remoti. Ufficialmente il percorso dell’ educazione degli adulti, nasce nel 1967 nell’incontro a Roma dei Magister che ha per tema: “La pedagogia scout si fonda sullo stile e sul metodo dell’edu-cazione permanente”,poi si sviluppa nella IX Assemblea Nazionale di Verona del 1970, dove Enrico Capo tiene la re-lazione da tema “Educazione permanente e coeducazione”. Vi si ribadisce che l’ educazio-ne e la formazione dell’ uomo non hanno limiti di tempo e si conclude con un impegno: “le comunità devono programma-re le attività in modo da pro-muovere la crescita armoniosa delle diverse sfere della persona, e finalizzare le attività di edu-cazione permanente anche in funzione del servizio”.Nascono così nel 1972 i se-minari di animazione su tematiche formative per scambi di idee ed esperien-ze e approfondimenti di tipo metodologico,ma con questa visione e percezione del Mo-vimento si approva il primo Patto Comunitario per“vivere i valori della legge e della pro-messa da adulti scout”.Negli anni ’80 poi si sviluppa il discorso sul metodo con il tema “la strada metodo co-munitario per il M.A.S.C.I., come?”E si istituisce un nuo-vo settore associativo proprio sull’educazione permanente. E’poi con il Convegno di Mila-no nel 1989 dal tema “Educa-zione permanente in età adul-ta tra profezia e progetto” ed il Convegno di Pompei nel 1991 dal tema “Il metodo dello scau-tismo in età adulta, dal perché al come”,si chiariscono con più precisione i percorsi di forma-zione e di educazione. Con la fine degli anni ’90,si considera quale patrimonio acquisito dal Movimento il tema dell’ edu-cazione permanente,e si punta molto di più sulla formazione. Il nuovo Patto Comunitario assume come metodo il con-cetto di “Fare strada”, meta-fora della crescita personale e comunitaria, che percorre il Cuore (Famiglia, Ecclesialità), il Creato (Natura ed Ambien-te), la Città (Politica e Mon-dialità).Nel 2005 nell’azzurra Piazza San Pietro assieme ai fratelli dell’AGESCI, Giovanni Paolo II, ormai vecchio e malato ci consegna queste parole “…Duc in altum, MASCI! Non abbiate paura di avanzare con fantasia, sapienza e coraggio sulle strade dell’educazione…Il futuro del mondo e della Chiesa dipen-de anche dalla vostra passione educativa.” “L’educazione non finisce mai!” è l’affermazione che il nostro fondatore Robert Ba-

den-Powell ci ha consegnato e che per tutti noi significa scoprire la ricchezza che ci ap-partiene nel vivere insieme i valori che sono contenuti nella Legge scout; è il continuo e av-vincente percorso educativo (pur se faticoso) per mante-nere fede ai valori della nostra Promessa. Oggi l’educazione degli adulti rimane la sfida fondamentale del nostro tempo; occorre li-berarsi dall’equivoco che l’edu-cazione serva a preparare ad un domani sempre rinviato. L’educazione dà senso all“oggi” da senso ad ogni stagione della vita!

La relazione e’ l’unica via all’educazione

Gli scritti recentemente pub-blicati del nostro Presidente della Repubblica Sergio Mat-tarella fanno emergere nella loro tesi centrale che non c’è vera crescita della persona se non in un rapporto di stretta interdipendenza con il cam-mino di crescita e di libera-zione degli altri: una tesi che coniuga l’ideale della centrali-tà della persona e del suo va-lore infinito. Da sempre mosso dalla convinzione che “si cre-sce insieme, ci si realizza se ci i realizza insieme; si è davve-ro liberi, liberi dall’ignoranza, liberi dal bisogno, liberi dalla violenza, se liberi sono anche gli altri.” Partendo da questa riflessione che Educare è Condividere, possiamo dire che la nostra vita si svolge in maniera sem-plice mettendo al centro la re-lazione umana e condividendo le esperienze più ricche. Siamo tutti coinvolti (dal bim-bo appena nato all’anziano in età avanzata) in questo proces-so educativo perché “nessuno educa se stesso, ma ci si edu-ca insieme con la mediazione del mondo” come ha scritto Paulo Freire pedagogista bra-siliano e importante teorico dell’educazione. Parlare della relazione educati-va quindi non significa analiz-zare semplicemente un aspetto dell’educazione, ma affrontare il cuore dell’educazione stessa. Inoltre la relazione è costituti-va dell’essere persona e rappre-senta lo strumento privilegiato del fare educazione, e per suo tramite ogni soggetto coinvol-to in questa dinamica si arric-chisce dell’umanità dell’altro e si apre al senso dell’esistenza che è essenzialmente un con-essere. Ma coltivare le relazioni non significa scambiare SMS – WZ – MAIL, usare Smartphone e Tablet, ma significa incontrar-si, parlarsi di persona, sentire il calore delle parole, la vibra-zione delle emozioni, darsi la

mano, sedersi accanto, abbrac-ciarsi, mostrarsi come si è con i segni degli anni che passano, impregnati da sofferenza da gioia. Per Martin Buber l’uomo di-viene veramente se stesso sol-tanto nell’incontro con il Tu: grazie al Tu, all’apertura verso l’altro, l’Io si identifica come tale. l’Io e il Tu, un luogo di in-contro e accoglienza. In que-sto spazio di riconoscimento reciproco ciascuno non teme di aprirsi all’altro per ciò che è, uscendone arricchito, trasfor-mato, migliorato. L’impegno educativo anche da adulti non può che svilupparsi attorno alle relazioni umane. Il vero bagaglio che resiste “all’al-tro della vita” si costruisce nel-la scoperta di un senso. Il sen-so libera dal vuoto, dal nulla che assedia l’esistenza umana. Questo cammino insieme è per poter conoscere in profon-dità noi stessi per tramite de-gli altri. E’ quindi all’adulto di oggi che rivolgiamo la nostra proposta educativa; un adulto presentato nell’analisi prece-dentemente fatta. Un percorso, quello educativo che non è mai lineare, è fatto di smarrimenti, deviazioni, fallimenti, crisi. Ma non c’è crescita che non passi attra-verso l’incontro e la relazione, e noi per fare questo abbiamo uno luogo che rimane il luogo privilegiato, ossia quello della comunità.

La comunità come luogo educativo.

E’ molto bella l’espressione”luogo educati-vo !”, che ritengo non sia solo un’espressione ma una nostra modalità relazionale: conser-vare il MASCI. come luogo educativo. Ma cosa significa luogo educativo? Con la parola “luogo” s’inten-dono le relazioni, interne ed esterne, di una realtà aggre-gata, sia essa una famiglia, un gruppo, una comunità, un’as-sociazione. Per “educativo” s’intende un processo conti-nuo di crescita mai un traguar-do: è la metafora del nostro fare “strada nello scautismo”. Al centro del nostro metodo c’è la comunità. Si tratta quin-di di riscrivere la relazione di riaprirla per farla diventa-re luogo di senso e di verità, luogo d’incontro con l’altro e con l’alterità, luogo ove vivere l’esperienza e la costruzione di una relazione con l’altro in quanto altro; “una relazione dialogica, cooperativa.” Vivere la comunità come luogo educativo è scoprire, rendere evidenti e svelare gli elementi comuni, quelli che ci legano. Camminare fianco a fianco nella ricerca dei per-

Page 3: Agorà l’educazione - TOSCANA · mento dello Spirito alla CISL, da CL all’ACI, dal Movimento dei Focolari alla FUCI, e a tante altre. In questa rete il MASCI è sempre più presente

3STRADE APERTE

Novembre 2015Agorà – l’Educazione

AGORA’ … la cronacaGiorgio Aresti

L’Agorà di Caserta (16-18 ottobre 2015) ha registrato la presenza di 560 A.S. provenienti da tutte le regioni d’Italia. Gli A.S. della regione Campania hanno fatto un ottimo lavoro per ospitare tutti in un unico ambiente rendendo facili e senza perdite di tempo le diverse attività in programma. Lo spirito, poi, dei partecipanti, tutti, è stato elettrizzante perché oltre alla voglia di confrontarsi sulle diverse tesi sulla ”Educazio-ne degli Adulti”, vi è stato il piacere di rincontrarsi, abbracciarsi, creare quella piacevole osmosi che ha reso più facile tutto.L’operazione di accoglienza dei partecipanti è stata perfette così come l’apertura dei lavori che sono iniziati alle ore 19,00 come da program-ma. Come di consueto le nostre assemblee iniziano sempre con l’in-tronizzazione della Bibbia che questa volta, con il sottofondo di una meravigliosa musica e le voci di Pavarotti e Zucchero, è stata preceduta dall’insediamento di una grande croce di legno, “la Croce di Lampe-dusa”, realizzata con i legni di un barcone di migranti affondato, e dalla presenza di un bell’albero di olivo, segni significativi per la nostra “spi-ritualità”.

Sonia Mondin e Luigi Cioffi, animatori dell’Agorà, salutano gli ospiti:il Prefetto della provincia di Caserta, Luigi de Felice, portando il suo saluto, ci ha fatto sapere di aver vissuto l’esperienza scout per 12 anni, di essere stato Akela e di aver fatto il campo scuola di primo tempo. Ha ricordato i problemi legati ai migranti che in questo momento rappre-sentano una vera emergenza.Il commissario prefettizio del Comune di Caserta, Maria Grazia Nico-lò, ci ha fatto sapere che Caserta è da 20 anni che è stata elevata a “Città della Pace”.In seguito don Guido – AEN – ha letto un messaggio del vescovo di Ca-serta che, essendo impossibilitato a essere presente, ha voluto portare il suo saluto e augurare la buona riuscita del convegno.

Uno degli impegni di Caserta è stato quello di scegliere dei testimoni di questa terra, che è anche “terra dei fuochi”. Così è stata assegnata una targa di benemerenza come “Testimone del nostro tempo” alla memo-ria di Michele Liguori, il maresciallo dei vigili urbani di Acerra, anche lui capo scout, che ha sacrificato la sua vita per combattere il versamen-to di rifiuti. Subito dopo la Presidente Sonia, prende la parola per dare inizio ai la-vori partendo da un aforisma di B.-P. “Se un penny tu mi dai, se un penny io ti do, con un penny per ciascuno resteremo; ma se un’idea tu mi dai, e se un’idea io ti do, con due idee per ciascuno resteremo”. “Sia-mo in un tempo di migrazioni – dice Sonia – non solo delle genti, dei popoli, ma anche delle culture, delle religioni. Solo se riusciremo a cam-biare strada, riprendendo come riferimento il grande “espulso”, cioè il Vangelo, potremmo scoprire criteri non religiosi ma antropologici, etici e laici in grado di farci ripensare il nostro vivere”.”L’educazione non ser-ve a preparare a un domani sempre rinviato, ma dà un senso all’oggi, ad ogni stagione della vita”.La relazione è l’unica via all’educazione: nessu-no educa se stesso, ma ci si educa insieme con la mediazione del mondo (Paulo Freire, pedagogista brasiliano e importante teorico dell’educa-zione). La Comunità come luogo educativo; per “educativo” s’intende un processo continuo di crescita mai un traguardo: è la metafora del nostro fare “strada nello scautismo”.In conclusione Sonia ha ricordato che “camminiamo a fianco di altri processi di crescita, e dobbiamo rispettare e riconoscere i tempi e le mo-dalità proprie di altri gruppi aggregati, di comunità ecclesiali, di realtà di volontariato, di cooperazioni, e di altre associazioni e Movimenti. Le nostre Comunità hanno il dovere di porre particolare attenzione a tutte queste realtà senza cadere nel gioco di Narciso e nell’autoreferenzialità, che poi alla fine è la tentazione grande di ogni organizzazione. Ecco che ci si apre ad una convivialità delle differenze, perché si faccia progetto sociale e dia significato a progetti in rete”. La giornata di venerdì si chiude con la cena, una prima catechesi ani-mata da don Guido e un intrattenimento musicale con canzoni appas-sionate “ca sulo Napule sape cantà”.

Dopo la recita delle lodi, la seconda catechesi e le istruzione della gior-nata, la mattinata di sabato inizia con il primo “testimone” che è stato don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano voce del “popolo inqui-nato”. “Educare è cosa del cuore – ha detto in un intervento appassio-nato -, vuol dire far toccare con mano la verità. Mentre la vera bugia è togliere la speranza. Come si è fatto nella nostra terra, perché si vuole che in certi luoghi restino ghetti, si vuole che la gente resti lì, emarginata e avvelenata. Certe cose non si cambiano se non si ha la volontà di cam-

biarle: occorre, cioè, mettere insieme “il dire e il fare”. Dopo don Maurizio è la volta di una “chiacchierata” con le relazioni di quattro esperti su temi inerenti il lavoro dei laboratori previsti per il pomeriggio, e guidata da Enzo Romeo (giornalista del TG2). “Siamo una società che non ha più bambini perché diventano presto adulti, ma il prezzo che si paga è che quando crescono diventano adulti-bambini, eterni adolescenti incapaci di diventare padri, cioè di trasmet-tere desideri e passioni”, denuncia il professore Giuseppe Savagnone. “Quali sono i valori di riferimento – si domanda padre Roberto del Riccio s.j. – per impegnarci a lavorare per la costruzione di un mon-do migliore? C’è l’inquietudine che le cose siano più grandi di noi e la nostra Chiesa è colpevole di non aver approfondito il tema della nostra debolezza, cioè la realtà che è più grande di noi. Occorre domandarsi se la situazione che ho davanti è un’occasione o un pericolo: impariamo a saper discernere. Il futuro, le possibilità nuove, ci vengono incontro per essere accolte e valorizzate”. La professoressa Monica Lazzaretto avverte che “non si diventa mag-giorenni una volta per tutte, ci vorrà tutta la vita per diventare adulti. Un’adultità che è imparare a non essere più primi, a fare per amore e non per dovere. Essere capaci di sguardi lunghi ma anche di memo-ria, non asserragliati ma sentinelle dell’aurora. Si nasce per continuare a nascere”. I suggerimenti sul come fare ce li indica l’economista Leonardo Bec-chetti: “Non basta essere vicini ai poveri ma cambiare questa realtà. Ma solo se abbiamo la forza di organizzarci possiamo cambiare, ci vuole una cittadinanza attiva che cambia. E’ l’idea del “voto col portafoglio” per spingere le aziende ad essere sostenibili da un punto di vista am-bientale e sociale. Perché hanno una paura terribile del rischio etico”.

Dopo l’intervallo del pranzo iniziano i lavori dei venti laboratori animati da un relatore esterno al MASCI e da un coordinatore, cui partecipano gli A.S.. Il contributo di tutti i laboratori sarà pubblicato prossimamente attraverso un apposito libretto.

Dopo la cena ci si rincontra per una breve riflessione guidata da don Guido e, subito dopo, per assistere al Musical: “I viandanti di Em-maus”.

Domenica mattina, dopo la celebrazione Eucaristica, i cinque incaricati di raccogliere i contributi di tutti i laboratori hanno presentato una sin-tesi dei lavori che sarà resa pubblica al più presto. Quindi la professores-sa Chiara D’Alessio ha sviluppato il tema “Metodo scout ed educazione degli adulti”. Ha iniziato con una citazione della “Gaudium et spes” per dare significato all’educazione degli adulti e dal suo intervento ho colto queste riflessioni: “la natura è quella dimensione della realtà in cui gli esseri vengono generati e crescono secondo un ordinamento, una rego-la: è il mondo del divenire, essere che si illumina, che appare, epifania significante e significativa dell’essere. Il contatto con la natura ci riporta a noi stessi. Ogni individuo è su un sentiero di continua formazione attraverso gli eventi della vita per diventare quello che Dio ha voluto. Le molteplici comunità umane sono destinate a interagire le une con le altre: come individui o come comunità in ambito pubblico le persone sono destinate ad allearsi o a condividere la loro unicità. Vivere insieme con gli altri è una necessaria condivisione di umanità”.

Si chiude la manifestazione con saluti e ringraziamenti da parte di So-nia e Luigi, con la benedizione di don Guido, foto di gruppo e tanti abbracci.

ché, sempre più in profondità, perché emergano il desiderio di dare senso e valore alle vite, attraverso un metodo espe-rienziale che per noi è quello dello scautismo. Metodo dal greco meta-odòs che vuol dire cammino, via: un cammino per la vita intera, che non è un fai da te, ma un fare con i fratelli in una comu-nità, che si educa anche attra-verso il servizio. L’obiettivo della comunità sarà allora il bene comune. Le de-cisioni vanno assunte tenendo conto delle discussioni e del confronto, senza la fretta di creare maggioranze, ma cre-scere nel rispetto delle posizio-ni minoritarie; perché si tratta di portare avanti un processo di dinamiche tra adulti fatto di Libertà, Eguaglianza, Fra-ternità. La Libertà che cresce con la responsabilità e la cura dell’altro; l’Eguaglianza che deve rispettare le diversità e le storie personali di ogni com-ponente della comunità; la Fraternità, è un lungo proces-so, un lungo cammino nella gratuità. Solo gradualmente, nella par-tecipazione con costanza al cammino di vita della comu-nità, si scoprirà il significato e l’importanza del percorso educativo e lo “stile” di vita scout, e questo diverrà sempre più testimonianza condivisa da offrire al mondo. Infine ricordiamo che cam-miniamo a fianco ad altri pro-cessi di crescita, e dobbiamo rispettare e riconoscere i tem-pi e le modalità proprie di altri gruppi aggregati, di comunità ecclesiali, di realtà di volonta-riato, di cooperazioni, e di al-tre associazioni e Movimenti. Le nostre comunità hanno il dovere di porre particolare at-tenzione a tutte queste realtà senza cadere nel gioco di Nar-ciso e nell’autoreferenzialità, che poi alla fine è la tentazione grande di ogni organizzazio-ne. Ecco che ci si apre ad una convivialità delle differenze, perché si faccia progetto so-ciale e dia significato a proget-ti in rete. E questo è uno dei motivi prin-cipali e sostanziali per i quali abbiamo pensato di svolgere questo convegno insieme a tante altre realtà (una ventina) che sicuramente hanno molto da dirci, e con le quali possia-mo confrontarci sullo straor-dinario tema dell’educazione. Ed è così che in questa ten-sione tra passione e rispetto, tra proposta ed ascolto, fra presenza e distacco il lavoro educativo diventa a qualsiasi livello un’opera d’amore.

Page 4: Agorà l’educazione - TOSCANA · mento dello Spirito alla CISL, da CL all’ACI, dal Movimento dei Focolari alla FUCI, e a tante altre. In questa rete il MASCI è sempre più presente

Novembre 2015

STRADE APERTE4

Agorà – l’educazioneAgorà – l’Educazione

intendersi come ricchezza”, ma questo implica che ogni genera-zione si percepisca stabile ed au-tentica nella propria identità, per poi reperire elementi aggiuntivi e, quindi, complementari da “pesca-re” nelle aree generazionali conti-gue.Tutto ciò non è agevole: ci si limita, sovente, a restare arroccati nel pro-prio “particolare” perché spaventa-ti dall’impegno che una educazio-ne che si allarga, può comportare.Questo dà luogo alla “resistenza al cambiamento”: di per sé non com-pletamente deplorabile, se coinci-de con il principio di centralità nel proprio “territorio”, ma da disap-

provare senza indugio se questo atteggiamento dimostrasse il sen-so della paura verso le incognite.E’ sotto gli occhi di tutti l’atteg-giamento, intriso di spavento, che sembra oggi essersi impadronito di ogni categoria: i “ricchi” che accumulano risorse economiche perché spaventati dalla eventualità di poter vivere una realtà indigen-te, i residenti delle periferie delle città che ergono “barricate menta-li” e, in alcuni casi, anche murarie, perché spaventati dalla evenienza che gli immigrati prendano pos-sesso di spazi che considerano di loro appartenenza, ecc.Dalla “paura a cambiare”, deve far-si spazio “l’abitudine a cambiare” senza per questo tradire la pro-pria identità ( qui richiamiamo il processo di plasticità neuronale che favorisce un adattamento non inteso come “sforzo in quanto si smarrisce sé stessi”, ma “opportu-nità perché si esplorano altre situa-zioni”).Un’abitudine a cambiare che, spe-cularmente, riguarda anche l’età giovanile e, massimamente, quella adolescenziale: oggi si riscontra un fenomeno che va sotto il nome di “analfabetismo emozionale” di cui sarebbe affetta la popolazione giovanile. Una emergenza che ri-guarda massimamente lo scouti-smo che degli scenari della natura, degli entusiasmi che scaturiscono dall’aver edificato costruzioni in legno realizzate con le proprie mani, della sobrietà dei mezzi che mettono a dura prova quanto si è in grado di essere autosufficienti, ha costruito gran parte della sua ragion d’essere.Se le emozioni rischiano di inde-bolirsi per effetto di una depriva-zione nel sistema limbico, ecco che la figura del “nonno” o del “papà” (anche riscontrabile nella figura del capo presente nel mondo as-sociativo) sta lì a rigenerare un requisito che si è essenziale come il sapersi entusiasmare quando è necessario, arrabbiarsi anche quando occorre, amare quando questa energia promana dal di dentro, essere felici per aver com-piuto un’azione che ha reso felice qualcun altro.

Educare al cambiamentoErnesto Albanello

Agorà …l’educazione svoltosi a Caserta dal 16 al 18 ottobre u.s. ha certamente posto al centro della ri-flessione il tema con il quale il Mo-vimento maggiormente si esprime e manifesta la sua reale identità: il MASCI, com’è noto, è un movi-mento di educazione degli adulti e per gli adulti.Non credo però sia sfuggito che, attraverso l’appuntamento di Ca-serta, abbia preso energia e vigore un “ponte” di collegamento verso le altre stagioni della vita: non è, infatti, casuale che nei vari lavori di laboratorio sia stato ricorrente il richiamo al rapporto transgenera-zionale.Parlare, come si è fatto, di diversità generazionali in ambito educativo, ha voluto significare che gli adul-ti scout iniziano a rendersi conto che a loro compete, per ruolo e per maturità raggiunta, “buttare ponti levatoi” per agganciare le altre esi-genze educative, che in alcuni casi, com’è stato ribadito, sarebbe più appropriato definirle “emergenze educative”.Proviamo, allora, ad affrontare il tema dell’apertura “verso le diver-se età”.Se focalizziamo l’attenzione su un dato che non può essere smentito, secondo cui ogni stagione della vita necessita di una appropriata fase educativa, va da sé però che la suddivisione del processo educati-vo in diversi segmenti sia solo un artificio, un modo convenzionale per meglio connotare ogni sog-getto, anagraficamente inteso, in quanto portatore di uno specifico bisogno educativo.Chiara D’Alessio ha trattato, du-rante la conferenza domenicale, l’argomento del cervello e della non rigenerazione delle cellule in questa parte del nostro organismo: ragione questa, che alimenterebbe il fenomeno della cosiddetta “pla-sticità neuronale” e cioè della com-pensazione, attraverso l’elemento dell’esperienza, che porta la perso-na ad adattarsi a situazioni nuove, avvalendosi di apprendimenti che si riconducono a circostanze re-mote.Accade, così, che gli “emigranti digitali”, cioè noi, interagiscono con le comunicazioni di carattere informatico, in virtù di un adat-tamento che non è presente nei cosiddetti “digital natives” che, al contrario, hanno “respirato” da sempre una atmosfera della digi-talizzazione per cui ciò che ad un adolescente appare del tutto natu-rale, ovvio, spontaneo, non lo è, in egual misura, per chi porta sulle proprie spalle ancora una cultura

gutemberghiana e marconiana.Ciò che rende la nostra generazio-ne più attrezzata, è la competenza relazionale di carattere empatico ( intesa come capacità di sinto-nizzarsi sulla lunghezza d’onda delle emozioni degli altri) che cer-tamente non favorisce in chi ha una maggiore dimestichezza con uno schermo di computer o di smartphone.Ecco allora un primo “scambio” di dotazioni (e inadeguatezze) educa-tive che renderebbe la adultità me-glio equipaggiata sul piano emoti-vo affettivo e relazionale e quindi in dovere di compensare l’adole-scenza, certamente più disinvolta

nella comunicazione informatica ed in tutte le elaborazioni che per-mettono alla fantasia di tramutarsi in realtà grazie al computer, ma più carente per ciò che concerne la sfera della trasmissione mimico facciale, corporea, gestuale attra-verso cui veicolare la affettività, la sentimentalità, l’emotività.Questo è un passaggio che merita ulteriori approfondimenti al pun-to da generare in ciascuna delle diverse stagioni della vita, quella sana curiosità ad esplorare in terri-tori che non sono propri, ma pro-prio per questo idonei ad un arric-chimento e ad una completezza.In questo senso “la diversità è da

Premio nazionale “Testimoni del nostro tempo” L’Agorà … l’ educazione e’ iniziata a Caserta con la prima consegna del premio nazionale istituito dal MASCI ai “Testimnone del nostro tempo”.Michele Liguori unico vigile ambientale di Acerra “Terra dei fuochi”, soprannominato cavaliere solitario, perche’ era ed e’ stato l’unico che ha dato la caccia a coloro che per arricchirsi intossicavano la sua terra e quella dei suoi avi seminando morti.La moglie Maria commossa ha ritirato il premio e ci ha concesso una breve intervista, ricordando la sua vita di scout per seguire il marito che da buon scout andava dritto per la sua strada applicando l’ insegnamento di B.- P.Ci ha raccontato che ad Acerra si versava di tutto nelle discariche illegali, dalla pittura, all’amianto, alle scorie di industrie fuori controllo, in un territorio dove si coltivano gli ortaggi, dove pascolano le pecore e dove si costruiscono palazzi impastando il cemento con l’amianto. In localita’ Calabricito sono interrati fusti alta-mente inquinanati, dalle ciminiere dell’ex Montefibre vengono emesse ceneri cariche di diossina che hanno fatto aumentare in zona le morti per cancro del 34% negli ultimi anni. Michele Liguori imperterrito trascor-reva tutto la giornata ad inseguire la camorra che si arricchiva con il benestare delle istituzioni, a volte tornava la sera con scarpe in decomposizione e con gli abiti intrisi di esalazioni chimiche.A gennaio 2014 e’ morto Michele con due neoplasie maligne all’intestino e solo quest’anno gli è stata ricono-sciuta la causa di lavoro, ma non vengono fatti ulteriori accertamenti, per evitare altre morti e bonificare la zona inquinata.I ragazzi del gruppo scout da lui fondato ancora lo piangono perché ha dato loro un ottimo esempio, testimo-niando i valori, correndo tutti i rischi possibili e sacrificandosi anche a costo della propria vita.

Page 5: Agorà l’educazione - TOSCANA · mento dello Spirito alla CISL, da CL all’ACI, dal Movimento dei Focolari alla FUCI, e a tante altre. In questa rete il MASCI è sempre più presente

STRADE APERTE

Novembre 2015

5

Agorà – l’educazione

Foto 1: Don Maurizio Patricello, il “parroco della terra dei fuochi”, durante il suo appassionato intervento. Al suo fianco l’Assistente Ecclesiastico Nazionale, don Guido Lucchiari.Foto 2: L’albero della solida-rietà. I Segretari regionali versano nel vaso un sac-chetto di terra delle proprie regioni. L’albero è stato poi consegnato alla Comunità Scafati 2 per essere pian-tato davanti alla “Casa di Francesco”.Foto 3: Un momento dei lavori in un laboratorio.Foto 4: Si mettono in comu-ne i risultati dei laboratori.Foto 5: Gruppo-ricordo di alcuni partecipanti prima della partenza.

Alcuni momenti dell’Agorà

1

3 2

4 5

Page 6: Agorà l’educazione - TOSCANA · mento dello Spirito alla CISL, da CL all’ACI, dal Movimento dei Focolari alla FUCI, e a tante altre. In questa rete il MASCI è sempre più presente

Novembre 2015

STRADE APERTE

In primo piano

6

Sinodo

Il Sinodo continua Pio Cerocchi

Nonostante gli sforzi del di-rettore della Sala Stampa della Santa Sede e già nostro assi-stente, padre Federico Lom-bardi S.J., il “clima sinodale” di quest’ultima assemblea di tutti gli episcopati del mondo sul tema della famiglia, non ha impedito che il Sinodo sia vissuto su grandi tensioni al suo interno e all’esterno. Tutti ne hanno parlato ed è inutile ripeterlo in questa sede. Oc-corre, invece, dire che le po-lemiche hanno condizionato i lavori e, di fatto, (se si può usa-re questo linguaggio poco ap-propriato, ma chiaro) nessuno è uscito pienamente vincitore. Chi voleva superare gli impe-dimenti per ammettere i di-vorziati risposati all’eucaristia, non ha raggiunto l’obbiettivo, ma neppure quelli favorevoli all’allontanamento dei divor-ziati risposati da ogni attività ecclesiale, hanno raggiunto il loro scopo.Stringendo la documentazio-ne all’essenziale confrontiamo la relazione del circolo mino-re di lingua tedesca che sem-brava aver trovato la quadra per risolvere lo stallo dagli intransigenti dottrinari e gli aperturisti. Il tema è l’integra-zione dei divorziati risposati. Ed ecco i passaggi principali del testo tedesco: “I dibattiti hanno mostrato chiaramen-te che sono necessari alcuni chiarimenti e approfondi-menti per esaminare meglio la complessità di tali questio-ni alla luce del Vangelo, della dottrina della Chiesa e con il dono del discernimento. Pos-siamo però indicare alcuni criteri. Il primo di questi vie-ne dato da Giovanni Paolo II in Familiaris consortio, quan-do al n. 84 dice: «Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni. C’è infatti differenza tra quanti sinceramente si sono sforzati di salvare il primo matrimo-nio e sono stati abbandona-ti del tutto ingiustamente, e quanti per loro grave colpa hanno distrutto un matrimo-nio canonicamente valido. Ci sono infine coloro che hanno contratto una seconda unio-ne in vista dell’educazione dei figli, e talvolta sono sogget-tivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto,

non era mai stato valido». È pertanto compito del pastore compiere con la persona in-teressata questo cammino di discernimento. A tal fine può essere utile compiere insieme, con un sincero esame di co-scienza, i passi della riflessio-ne e della penitenza. Così, per esempio, i divorziati risposati dovrebbero domandarsi come si sono comportati con i loro figli quando la comunione matrimoniale è andata in cri-si. Si è tentata la riconciliazio-ne? Qual è la situazione del partner abbandonato? Quali sono gli effetti del nuovo rap-porto sulla famiglia più estesa e sulla comunità dei fedeli? Qual è l’esempio dato ai più giovani che devono decidere per il matrimonio? Una rifles-sione sincera può rafforzare la fiducia nella misericordia di Dio, che non viene negata a nessuno che porti dinanzi a lui i propri fallimenti e i pro-pri bisogni.Questo cammino di riflessio-ne e di penitenza, esaminan-do la situazione oggettiva nel dialogo con il confessore, può contribuire, nel forum inter-num, a prendere coscienza e a chiarire in che misura è possibile l’accesso ai sacra-menti”.E questi, invece, sono i passi paralleli del documento fina-le: “I battezzati che sono di-vorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitan-do ogni occasione di scanda-lo. (...) La loro partecipazione può esprimersi in diversi ser-vizi ecclesiali: occorre perciò discernere quali delle diverse forme di esclusione attual-mente praticate in ambito li-turgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate. (...) Giovanni Paolo II ha offerto un criterio com-plessivo, che rimane la base per la valutazione di queste si-tuazioni (...) È quindi compito dei presbiteri accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vesco-vo. (...) Una sincera riflessio-ne può rafforzare la fiducia nella misericordia di Dio che non viene negata a nessuno. Inoltre, non si può negare che in alcune circostanze «l’im-putabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate» (CCC, 1735) a causa di diversi condi-zionamenti. Di conseguenza, il giudizio su una situazione oggettiva non deve portare

ad un giudizio sulla «imputa-bilità soggettiva» (Pontificio Consiglio per i testi legislativi, Dichiarazione del 24 giugno 2000, 2a). In determinate cir-costanze le persone trovano grandi difficoltà ad agire in modo diverso. Perciò, pur so-stenendo una norma genera-le, è necessario riconoscere che la responsabilità rispetto a determinate azioni o deci-sioni non è la medesima in tutti i casi. Il discernimento pastorale, pure tenendo con-to della coscienza rettamente formata delle persone, deve farsi carico di queste situa-zioni. Anche le conseguenze

degli atti compiuti non sono necessariamente le stesse in tutti i casi.“Il percorso di accompagna-mento e discernimento orien-ta questi fedeli alla presa di coscienza della loro situazio-ne davanti a Dio. Il colloquio col sacerdote, in foro interno, concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere. (...) Perché questo avvenga, vanno garantite le necessarie condizioni di umil-tà, riservatezza, amore alla

Chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca sincera della vo-lontà di Dio e nel desiderio di giungere ad una risposta più perfetta ad essa”.Nelle votazioni questi ultimi passaggi (simili, ma non ugua-li a quelli del circolo tedesco) hanno ottenuto la maggioran-za necessaria dei due terzi per un solo voto di scarto. Per papa Francesco, questo testo “non significa aver con-cluso tutti i temi inerenti la famiglia» e «sicuramente non significa aver trovato soluzioni esaurienti a tutte le difficoltà e ai dubbi». Ed ora aspettiamo l’esortazione apostolica.

Un parroco al Sinodo: non si era mai visto!Un Assistente ecclesiastico del MASCI al sino-do: nemmeno questo si era mai visto...Ecco perché, forse, suscita un po’ di curiosità.Ecco perché, quindi, qualcuno di voi mi ha chiesto di raccontare qualcosa.Ma come raccontare un miracolo? O un’alba? O un innamoramento? O una speranza?Ci proverò con tre immagini.La prima: un treno.Quando ho preso la parola la prima volta (c’era il Papa, laggiù, in fondo: una piccola e stupen-da “luce bianca”; e 269 Padri sinodali - il 270º ero io! -, Vescovi e Cardinali), ero appena arri-vato dal viaggio in treno.E quel viaggio mi ha fatto immaginare così la chiesa: un treno che attraversa la storia.Ha la sua luce, ha la sua strada da cui non si deve deviare, tutta già tracciata e sicura!Ma ai lati, c’è la vita: i prati, i boschi, fiumi e ruscelli...E soprattutto le case della gente: dietro quelle finestre, dentro quelle stanze, sorrisi e abbrac-ci, e anche silenzio o pianto...Ma il treno non si ferma: deve andare avanti per la sua strada. E tutti restano soli, sia quelli“dentro” sia quelli “fuori”...Il Sinodo è un invito a fermarsi, e “scendere dal treno”, e avvicinarsi alle persone...Gioire con chi è nella gioia, piangere con chi è nel pianto.E ascoltare e lodare per le famiglie serene; in-vocare per quelle in difficoltà; curare quelle fe-rite o spezzate.È l’attitudine che possiamo chiamare “pastora-le”, che inizia con la misericordia.La seconda immagine: una barca.Una immagine che viene dal Vangelo, nessuna originalità!È la chiesa che sta navigando nella storia.Sul cassero di prua, in alto, in questo momen-to sono stati chiamati 270 Padri sinodali, da tutto il mondo. Portano fin lassù le voci delle persone che sono “imbarcate”: la serenità di quelli che stanno lavorando sul ponte, ma an-che l’amarezza di quelli che magari sono sotto coperta, e non ce la fanno a salire...

Dall’alto si scruta l’orizzonte, si cercano punti di riferimento per navigare verso il Regno di Dio.E tutti aguzzano la vista, e ognuno racconterà quello che ha visto.Ma più in alto di tutti, il Papa, è chiamato a guardare “oltre” e a indicare alla fine la rotta.Qualcuno poi potrà scendere sul “ponte”, e scendere fin sotto coperta e nel buio di tanti, e portare una luce?La terza: un arcobaleno.Questo sinodo si celebra a 50 anni dalla fine del Concilio Vaticano II, e dalla indizione dei sinodi, pensati come una specie di prosecuzio-ne della collegialità episcopale.Nel punto dove inizia l’”arco”, Papa Giovan-ni XXIII, e nel punto dove termina, il nostro Papa Francesco.E il colore portante, per dir così, è un colore d’oro, la misericordia.Accanto ovviamente arricchiscono questo arcobaleno tutti gli altri colori - se vogliamo, tutti i Papi stupendi che il Signore ha donato alla chiesa nel secolo scorso: ognuno con una tonalità diversa.Applicando ora questa immagine al Sinodo, tutti i colori - tutti i Padri sinodali venuti dagli angoli della terra, ognuno con la sua sensibilità e le sue esperienze -, si raccolgono nel colore bianco: il Papa.Le immagini sono belle, vero?Ma la realtà contiene anche delle ombre e delle ostilità.Quando uscirà questa breve riflessione, spe-riamo che saranno sopite le amarezze suscitate da alcuni che non desiderano essere guidati da questo Papa: quando lui parla di una chiesa “tutta sinodale” che cioè cammina tutta insie-me, alcuni si sentono come insidiati nelle loro sicurezze - hanno paura di “scendere dal tre-no”, e sono infastiditi da chi vive dolorosamen-te “sotto coperta”.Ma lo Spirito, che gonfia le vele, non sarà fer-mato da queste paure.Strade chiuse, allora, o “strade aperte”?

Buona strada,

“STRADE APERTE”: titolo di un giornale, o progetto di futuro?

Don Saulo Scarabattoli

Page 7: Agorà l’educazione - TOSCANA · mento dello Spirito alla CISL, da CL all’ACI, dal Movimento dei Focolari alla FUCI, e a tante altre. In questa rete il MASCI è sempre più presente

STRADE APERTE

Novembre 2015In primo piano

7

persona del nostro Segre-tario internazionale Franco Vecchiocattivi ed e’ stato deciso il programma per il prossimo triennio.Queste nuove cariche si spera che possano dare nuova linfa all’attività di questa sub- regione, in un momento in cui nei paesi che si affacciano sul Me-diterraneo vi è un bisogno enorme di solidarietà e fra-tellanza.L’ Alto commissariato delle Nazioni Unite ha rinnovato il parteneriato all’ISGF per i prossimi sei anni per il sostegno e l’accoglienza dei rifugiati.

E’ stato edito un kit di 9 li-bretti per la diffusione in tutti i Paesi del programma dell’ ISGF ed e’ stato appro-vato un progetto ISGF a favore della popolazione di Haiti, estremamente prova-ta dopo il terremoto.Molti paesi presenti hanno illustrato l’attivita’ svolta, per l’Italia Franco Vec-chiocattivi affiancato dal nostro Presidente, Sonia Mondin, e dal nostro Se-gretario nazionale, Luigi Cioffi, entrambi presenti a Marrakech, ha presentato alcuni momenti della vita del MASCI, riscuotendo grosso successo.

Incontro del mediterraneo

Anna Maria Volpe Prignano

Il XV Incontro del Medi-terraneo ISGF si e`svolto a Marrakech, in Marocco, dal 22 al 27 ottobre 2015, in un clima di fraternità e di amicizia svolgendo un tema molto attuale: “Ener-gie rinnovabili situazione e prospettive”.Hanno partecipato 160 rappresentanti di 18 nazio-ni dei paesi del Mediterra-neo, del Golfo e dell’Asia di Sud-est, a questo momento di formazione per ricercare obiettivi comuni fra culture differenti.Nella discussione dell’ener-gia rinnovabile è emerso che la regione del Mediter-raneo e’ una delle regioni del mondo più ricca di ri-sorse per creare un pro-gramma valido per tutte le nazioni in spirito di svilup-po sostenibile, ciò potrebbe costituire una significativa orma sulla strada di B.-P.Un momento importante e’ stata la Conferenza del-la sub-regione Europa Sud che comprende Portogallo, Spagna, Francia, Svizzera (Cantoni di lingua francese ed italiana), Italia, Grecia e Cipro. E’ stato eletto all’ unanimità un nuovo Co-mitato composto dai rap-presentanti di tutte le Na-zioni partecipanti, con la presidenza dell’Italia nella

Una terra una famiglia umanaIn camminoverso Parigi

Comunità MASCI Lodi

Nel mese di luglio abbiamo ricevuto una comunicazione da Renato Fasoli che un grup-po di pellegrini provenienti da tutte le parti del mondo stava partendo per testimo-niare l’impegno, le azioni e l’interesse per l’ambiente, ac-compagnati da Yeb Sano già promotore filippino di questa bellissima iniziativa. Yeb ex ministro filippino dopo aver promosso altri pellegrinaggi, attraversato America cost to cost, Africa ed altri paesi si è ora messo in contatto con Focsiv, Federazione di ser-vizio volontari cristiani nel mondo, per organizzare que-sto pellegrinaggio da Roma a Parigi.Una tale iniziativa ha subito impegnato la nostra Comu-nità di Lodi per una possibile collaborazione verso questi amici, se non altro per dare loro accoglienza e sostegno.Ci siamo resi conto che la no-stra Base Scout poteva esse-re una valida opportunità in Lombardia.Il 21 ottobre provenienti da Castiglione d’Adda i pelle-grini camminavano diretti a Lodi. Per questa tappa diver-si gruppi: Caritas Lodigiana, Movimento Lotta Fame nel Mondo, rappresentanti auto-rità cittadine e Adulti Scout del Masci hanno collaborato per riceverli. Nel primo po-meriggio siamo andati loro incontro percorrendo con loro gli ultimi chilometri pri-

ma di Lodi. Ci hanno accolto con entusiasmo ed insieme siamo entrati in città. Sono pellegrini piuttosto giovani però la stanchezza anche per loro si fa sentire. Il loro per-corso di 1200 km. su strade italiane non è cosa semplice e non sempre le accoglienze sono state facili. Questo non limita il loro impegno e desi-derio di camminare. In città sono stati accolti da rappre-sentanti di autorità cittadi-ne in una bella sala della Bi-blioteca Laudense e dopo un caloroso saluto e scambio di interessanti proposte hanno espresso il desiderio di visita-re alcune strutture particolar-mente interessanti della città: il centro di Lodi, il Duomo, la Chiesa dell’Incoronata.Ormai si faceva sera ed il percorso per raggiungere la nostra Base Scout distava ancora più di 2 km. Abbia-mo proposto un trasporto con pullmino, ma i pellegri-ni hanno preferito in modo determinato di proseguire a piedi. A questo punto due di noi si sono uniti a loro e at-

traversando il Ponte sull’Ad-da ci siamo avviati alla Base seguendo la ciclabile lungo l’Adda. E’ stata un’altra op-portunità per conoscerli me-glio lungo il cammino. Ormai il tramonto lasciava posto al buio e la nebbia ci copriva di umidità.Giunti alla Base altri Adul-ti Scout si erano attivati per preparare una sala calda ac-cogliente con brandine, ma-terassi e docce, mentre Ser-gio, valido scout del Masci si è cimentato in una cena mol-to varia per soddisfare i pel-legrini tutti vegetariani e tutti noi compresi gli ospiti degli altri gruppi.Per completare la serata il no-stro Coro Scout ha rallegrato gli ospiti con diversi brani e canti di montagna.La sorpresa dei pellegrini è stata grande , quasi commo-vente, dopo incontri impe-gnativi, discussioni sul tema dell’ambiente, confronti di testimonianze, da noi hanno ritrovato il calore di una fa-miglia umana che ha cercato di alleviare le loro fatiche.

L’indomani, dopo un altro in-contro presso il Centro Mlfm per la consegna anche del pranzo a sacco, si sono diret-ti a Melegnano per una visi-ta all’Abbazia di Viboldone e raggiungere Milano in serata.Dopo il territorio italiano si recheranno attraverso Gine-vra e Germania a Parigi per rappresentare le istanze del-le istituzioni locali e società civili incontrate lungo tutto il pellegrinaggio ed essere un veicolo per esprimere un messaggio pacifico di preoc-cupazione verso gli effetti dei cambiamenti climatici sul fu-turo del nostro Pianeta. Alla 21esima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima a Pa-rigi nel mese di dicembre, tut-ti i Capi di Stato e di Governo saranno chiamati a sottoscri-vere un accordo vincolante e universale sul tema a 20 anni dagli accordi di Kyoto.

Ai cari amici pellegrini Buona Strada.

Page 8: Agorà l’educazione - TOSCANA · mento dello Spirito alla CISL, da CL all’ACI, dal Movimento dei Focolari alla FUCI, e a tante altre. In questa rete il MASCI è sempre più presente

Novembre 2015

STRADE APERTE

Vita AssociativaIn primo piano

8

L’Enciclica e il patto comunitario

Alberto Subioli

E’ probabile che appena si sono conosciuti alcuni passi signifi-cativi dell’Enciclica “Laudato sì”, qualche scout sia rimasto piacevolmente sorpreso dal rilevare alcune assonanze tra Enciclica e Patto Associativo degli Adulti Scout.Per questo motivo è sem-brato utile stendere un breve promemoria per tentare di mostrare almeno alcune di quelle che sono sembrate le più evidenti similitudini.

La comune fiducia nella speranza Pur muovendosi in una vi-sione realistica della condi-zione umana storica ed attua-le, nei due documenti viene affermato che l’umanità non è perduta; anzi si deve con-servare e migliorare.La speranza viene affidata anche a noi.

Il bene comunePer l’esistenza solitaria e per la pratica del solo bene per-sonale non c’è un futuro ac-cettabile.Occorre ricercare e lavorare per il bene comune. Nei progetti della società che non investono tutti gli esseri viventi non c’è spazio per la speranza.

Camminare insiemeCamminare insieme agli al-tri, fare strada, costruire pon-ti che aiutino ad incontrare il prossimo sono valori fonda-mentali.Essi devono costituire un tra-guardo costante anche per una crescita personale.

Un futuro vivibileIn entrambi i documenti compare il doveroso impe-gno di assicurare alle gene-razioni future, anche a quelli che non sono nati, un mondo vivibile riguardo a tutto ciò che oggi consideriamo valori.

La responsabilità dell’uomo. In entrambi i documenti è forte il recupero della tra-

dizione giudaico-cristiana che esalta la responsabilità dell’essere umano nei con-fronti della creazione.

Indirizzi politiciL’Enciclica ed il Patto conten-gono l’invito ad esercitare la politica che è considerata un valore primario.I due documenti contengono anche indicazioni su alcune priorità operative.

EcologiaNella Enciclica assume un significato molto ampio; la natura (cioè l’ambiente abita-to dall’uomo) viene definita nostra madre e nostra sorella; inoltre un rapporto corretto con la natura presuppone an-che una relazione pacifica e giusta tra tutti gli uomini.Nel Patto Comunitario la natura viene considerata un bene prezioso e la vita all’a-perto un aspetto irrinuncia-bile dell’educazione perma-nente. E tuttavia l’espressione ecologia conserva il significa-to tradizionale.Dunque l’espressione ecologia nei due documenti assume un significato diverso pur trasfe-

rendo alcuni importanti carat-teri molto simili tra loro.

Il Vangelo della CreazioneIl comune riconoscimento della necessità della religio-ne e l’inclusione nella Chiesa Cattolica.Tali posizioni però non escludono la convivenza pa-cifica con fedi (o con chi non ha alcuna fede) diverse, e sin-cere collaborazioni nei campi comuni.

Il servizioNel Patto il servizio agli altri ed all’ambiente è considerato fondamentale ed è un carat-teristico segno di apparte-nenza al Movimento. Nell’Enciclica è sottolineato il messaggio di Gesù e quindi il servizio come attitudine ad occupare l’ultimo posto nella scala sociale.Il servizio nei due documen-ti ha definizioni diverse ma rimane il comune atteggia-mento alla disponibilità ver-so il prossimo,la natura ed ai loro bisogni.

La gratuitàL’Enciclica ed il Patto Comu-

nitario esortano a donare gratis. Gratis il servizio, gra-tis il dono.Non ci sarebbe alcuna neces-sità di precisare che questo scritto non è un tentativo di mettere a confronto l’Enci-clica “Laudato sì” ed il Patto Comunitario del MASCI ma, a scanso di ogni equivoco, conviene aggiungere qualche considerazione.I due documenti sono incon-frontabili per le diverse fina-lità, i contenuti, e la ricchezza di espressione.Lo scopo di questa breve me-moria è quello di confrontare alcuni valori che appaiono esprimere significati simili.Dunque il Patto Comunita-rio degli Adulti Scout scritto molti anni fa, già elencava una serie di valori che sono stati espressi insieme ad altri, nell’Enciclica “Laudato si” con ben diversa struttura e con forte autorevolezza.I destinatari veri dello scritto sono gli Adulti Scout che sa-ranno ben lieti di aver firma-to un Patto del quale possono essere orgogliosi.

Questa biografia, la cui uscita è prevista all’inizio di ottobre 2015, illustra per la pri-ma volta compiutamente la figura di Ma-rio di Carpegna (1856-1924). Si tratta di una delle più nobili personalità del mondo dell’educazione cattolica del periodo a ca-vallo tra Ottocento e Novecento. Di antica famiglia aristocratica di origine marchigia-na, ma saldamente impiantata a Roma da generazioni, fu il quarto figlio di un uffi-ciale di carriera dell’esercito pontificio. Egli stesso fu personaggio di spicco della corte pontificia e familiare di quattro Pontefi-ci (Leone XIII, Pio X, Benedetto XV, Pio XI), dai quali ebbe importanti incarichi. Fu pubblicista e giurista di valore, e consi-gliere comunale e assessore del Comune di Roma. Il suo nome è peraltro soprattutto legato alla fondazione e guida di due opere giovanili, la FASCI (Federazione Associa-zioni Sportive Cattoliche Italiane), nata nel 1907, e l’ASCI (Associazione Scautistica Cattolica Italiana), fondata il 16 gennaio 1916.Per quanto riguarda lo scautismo, il presti-gio da cui la figura di Mario di Carpegna

era circondato fu decisivo nel fare accettare il nuovo movimento e metodo pedagogico nel mondo cattolico. Lo scautismo era sta-to infatti accolto, all’inizio, da notevoli pre-venzioni, critiche ed opposizioni, di natura sia ideologica che di costume. Molti tra gli ambienti cattolici gli erano del tutto con-trari, altri, data la forte attrazione che esso esercitava sui giovani, erano disposti ad ac-cettarlo, ma solo con profonde modifiche. Il conte di Carpegna non sposò mai questo atteggiamento difensivo: egli si convinse fin dall’inizio che lo scautismo originario di Baden-Powell (di cui tradusse il ma-nuale Scautismo per Ragazzi) era del tutto compatibile con l’educazione cattolica, e ne comprese pienamente la dimensione inter-nazionale di educazione alla pace.Questo libro – intessuto da citazioni delle lettere e scritti di Carpegna – ci restituisce una figura a tutto tondo, di un personaggio di alto spessore che può a buon diritto esse-re considerato il fondatore dello scautismo cattolico italiano (di cui ricorre nel genna-io prossimo il centenario) e la cui eredità è tuttora viva tra gli scout cattolici in Italia.

Mario di Carpegna (1856-1924), pioniere del movimento cattolico,

soprattutto di quello sportivo ed educativo, fu personaggio di

primo piano della corte pontificia e interlocutore di quattro Pontefici, in particolare di Benedetto XV e Pio XI. Le vicende della sua vita, che questa

biografia ricostruisce accuratamente, vanno dall’impegno politico a livello

comunale, sullo sfondo del contrasto tra cattolici e laicisti, alla fondazione

e guida della federazione sportiva cattolica (FASCI), alla fondazione nel

1916 dell’Associazione Scautistica Cattolica Italiana, che egli seppe

far accettare dal mondo cattolico e difendere nella sua autonomia e

contro le prime violenze fasciste.Questo libro ci restituisce una figura a tutto tondo, di un personaggio di alto

spessore la cui eredità è tuttora assai viva tra gli scout cattolici in Italia.

La collana tracce intende offrire ai capi scout e agli educatori indicazioni metodologiche e sussidi pratici per lasciare le tracce che servono ad orientare il cammino dei loro ragazzi.

€ 26.00

“Lo scautismo è una gran bella invenzione. Chi lo coltiva se ne entusiasma ogni giorno di più.Ma senza spirito scout lo scautismo vale zero, e forse anche meno.Lo spirito scout non è mica una cosa facile. Su per giù, poco più poco meno, esso è lo spirito cristiano, lo spirito evangelico.Scusate se è poco!”

Mario di Carpegna Mario Sica M

ario di Carpegna Mondo cattolico e scautismo

Mario Sica

Mario di CarpegnaMondo cattolico e scautismo

Mario Sica nato a Roma nel 1936 è entrato nella carriera

diplomatica nel 1962, ha prestato servizio, oltre che

al Ministero degli Esteri, nelle sedi di Saigon, Parigi,

Canberra, Berna e Mosca. Nello scautismo è entrato

nel 1947 ed è stato dirigente di unità e di gruppo a Firenze tra il 1956 e 1960 e a Berna

tra il 1978 e il 1982, in un gruppo scout fondato tra gli

emigrati italiani.A Roma ha collaborato

nei settori della stampa e

dei rapporti internazionali dell’ASCI e poi dell’AGESCI,

di cui è stato il primo responsabile internazionale

(1975- 78). Più volte Consigliere generale

dell’AGESCI, attualmente membro del Gruppo

scout di Follonica e di una Comunità MASCI romana, è curatore delle edizioni delle

opere di Baden-Powell in italiano e in inglese

Dal 1973 è autore di una Storia dello scautismo in

Italia che ha raggiunto, nel 2006, la quarta edizione.

Questo libro – intessuto da citazioni delle lettere e scritti di Carpegna – ci restituisce la figura a tutto tondo di un personaggio di alto spessore che può a buon diritto essere considerato il fondatore dello scautismo cattolico italiano e la cui eredità è tuttora viva tra gli scout cattolici in Italia. Con quest’opera, Mario Sica descrive con maestria una delle personalità più nobili dell’educazione cattolica a cavallo tra Ottocento e Novecento.

Mario Sica

Mario di Carpegna Mondo cattolico e scautismo, Ed. Fiordaliso, Roma, 2015

Page 9: Agorà l’educazione - TOSCANA · mento dello Spirito alla CISL, da CL all’ACI, dal Movimento dei Focolari alla FUCI, e a tante altre. In questa rete il MASCI è sempre più presente

STRADE APERTE

Novembre 2015Vita Associativa

9

Ero straniero e mi avete accolto…Alberto Albertini

Per preparare Rover e Adulti Scout come “Operatori nelle Case di Ac-coglienza” si è tenuta in Veneto la prima “Isola dell’Accoglienza”. L’idea è stata quella di trascorrere un fine settimana insieme a consulenti, me-dici e operatori e sopratutto con gli ospiti stranieri, con lo stile e il meto-do scout (learning by doing). Il campo si è articolato presso la casa di accoglienza San Raffaele a Mira,Venezia, sulla riviera del Bren-ta. Il tempo del campo è stato così scandito:Venerdì pomeriggio Abbiamo fatto base al Santuario della Mdaonna di Borbiago. Intervento di apertura di mons. Angelo Centenaro, già vi-cario episcopale per la carità della diocesi di Venezia e vicario per la terraferma. Introduzione su “Chi è il Prossimo” di Luciano Manicardi monaco di Bose. Intervento di Fran-cesco Vendramin responsabile della Casa di accoglienza dello straniero a Mira. Intervento di geopolitica

di Carlo Rubini accompagnato da Chiara Farina, (registrazione su We-bradio Scout dell’intervento)Sabato. Attività in preparazione dell’esperienza alla Casa di acco-glienza San Raffaele, Incontro con gli ospiti delle casa. Chiaccherata sulla condizione africana attuale con il giornalista della RAI Silvestro Montanaro (registrazione su Webra-dio Scout dell’intervento). Incontro con Anna, giovane volontaria della casa, “testimone credibile”. Attività pratica: inserimento di nuovi arrivi nella casa registrazione e trattamen-to dei dati personali. Cena etnica condivisa alla casa San Raffaele con gli ospiti. “Chiacchierate attorno al fuoco”: fuoco da campo sui temi e le cose che abbiamo vissuto e visto.Domenica. Chiaccherata comune sulla proposta del MASCI: Cosa è il Patto Comunitario. Verifica isti-tuzionale come prevista dal nostro regolamento. Verifica emozionale attorno al pozzo miracoloso del san-tuario di Borbiago. Preghiera finale “Amici miei”Alcuni dei partecipanti hanno espresso alcune considerazioni, che riportiamo di seguito.R.- Ritengo che l’esperienza abbia evidenziato come sia necessario farsi interpellare dai problemi del

nostro tempo. Mi è sembrato che le chiacchierate con le persone che ab-biamo incontrato siano state fonda-mentali perché non banali o fatte di luoghi comuni, ma di persone atten-te e coraggiose nello svelare il vero problema: gli immigrati sono tali solo perché a questo nostro mondo opulento fa comodo sia così. Queste sono parole che ha detto il Papa più volte in questi tempi. Credo che sul-la falsa riga di quello che abbiamo cercato di vivere sia riproponibile questa esperienza. Che dire dell’in-contro con gli ospiti e operatori del-la casa, non sarebbe stata un’espe-rienza così fondamentale se fosse stata solo teorica, non si può parlare delle persone si deve parlare con le persone, non si può parlare di pro-blemi si devono vivere i problemi, farli nostri per quanto sia possibile.A.- Quando è che entrando in casa da un’ uscita ci viene da dire : è an-dato tutto bene, sono contento, ho imparato un sacco di cose ? Quan-do arrivi e trovi il responsabile che ti accoglie con un sorriso e vedi che tutto è preparato, il libretto, il pro-gramma, la logistica; tutto predi-sposto per un soggiorno piacevole e confortevole, e così è stato . Pas-siamo a cosa ho imparato, prima di tutto che è bello essere accolti ed in

un campo sull’accoglienza mi sem-bra importante: è quello che fa Fran-cesco, il responsabile della casa San Raffaele con i suoi ospiti, li accoglie con dolcezza ma con fermezza; l’ab-biamo visto in diretta, per così dire, con un ragazzo accompagnato dai carabinieri e destinato lì. Accoglie anche noi e ci rende partecipi del clima della casa e della situazione, ci racconta tutto l’iter burocratico ed i rapporti con le autorità; impa-riamo quando si diventa profughi e quando si è migrati, veniamo a co-noscenza delle regole della casa, co-nosciamo gli operatori e quali sono i rapporti con i ragazzi, parliamo con Anna, una giovane operatrice , e con capi scout che prestano servizio, capiamo quanta psicologia occorra per intessere buoni rapporti con gli ospiti e gli ospiti tra di loro; trascor-riamo un po’ ti tempo con questi ragazzi e alla fine i veri accolti sia-mo noi, con il cibo che parla di terre lontane, le loro terre, con il chiac-chierare con loro, con il condividere le loro attese, i loro sogni. Sorrisi e “ lunghi“ sguardi negli occhi, una stretta nel cuore nell’ultimo abbrac-cio. Questa la parte esperienziale del campo. Poi la parte informativa: la geopolitica, i problemi dell’Africa, la realtà di queste migrazioni. Lo spiri-

to si è rallegrato: le Lodi, Compieta , la Messa della domenica al Santua-rio: liturgia curata e coinvolgente, la preghiera che mette in rilievo il grande dono che riceviamo nell’ac-cogliere e nell’essere accolti, grazie Signore. Bisognerebbe cantare spes-so “ amici miei “, ti rende docile ed in armonia con il creato .D./L.- Il titolo del campo “Ero stra-niero e mi avete accolto” ci ha molto incuriosito sia perché il tema è per-sonalmente sentito, che per gli even-ti noti che sollecitano una maggior conoscenza e consapevolezza. Abbiamo quindi aderito all’inizia-tiva con entusiasmo e convinti di porre nei nostri zaini alla fine del campo molti stimoli e molte provo-cazioni utili a fare”strada “.L ‘intervento del responsabile della Casa di accoglienza, Francesco Ven-dramin, del geografo Carlo Rubini e del giornalista Montanaro sono stati determinanti per completare le co-noscenze del problema emigrazione ed accoglienza. La condivisione della cena con gli ospiti della Casa San Raffaele e l ‘ascolto delle loro testimonianze hanno prodotto emozioni forti e hanno lasciato tracce indelebili nei nostri cuori.

I 40 anni del MASCI Spezzino

Carlo Grasso

In città nei giorni 2 – 3 – 4 ottobre si è svolta la celebra-zione dei 40 anni della comunità Masci della Spezia.Nel settembre del 1975 su iniziativa di un capo Fran-co Cimma nacque anche a La Spezia il MASCI. I soci fondatori furono in prevalenza genitori di ragazzi scout affascinati dall’esperienza dei figli, ai quali si affiancaro-no ex capi sia dell’ASCI che dell’AGI. Oggi assistiamo ad uno sviluppo del movimento con la conseguente presen-za sempre più capillare nella vita della chiesa locale, nel mondo del volontariato con la partecipazione al “Buon Mercato”, alla raccolta di medicinali, nei supermercati con la raccolta di materiale per la scuola, di generi ali-mentari nella campagnaDi particolare interesse la pre-senza costante a tutte le edizioni degli Olympic Games nel servizio di refezione ai partecipanti. Di pari passo, e con uguale importanza negli anni hanno trovato spazio anche occasioni di riflessione spirituale e di vera e pro-pria “Formazione Permanente “.L’evento è iniziato venerdì 2 nel Convento delle suore Benedettine di Santa Maria del Mare, sulle colline della città, con una Veglia alle stelle itinerante. Immersi nel si-lenzio della natura circostante nella chiesa del convento

si è riflettuto sul Cantico delle creature di San Francesco. Sabato 3, alle ore 16,30, prima di entrare nel cuore delle celebrazioni con il convegno al Centro Salvador Allende sul tema: “Educazione evoluzione senza età”, si è osser-vato un momento di silenzio per ricordare la prematu-ra scomparsa di Paolo figlio di Catia e Pietro due nostri adulti scout.Italo Lunghi direttore di TLS ha coordinato il dibattito fra autorevoli relatori quali il giudice per le indagini pre-liminari del Tribunale della Spezia Diana Brusaca, l’inse-gnante e vice presidente nazionale del Volontariato Vin-cenziano Gabriella Raschi, Massimiliano Costa già vice presidente della Regione Liguria e presidente del Centro Studi Mario Mazza. Il tema di grande attualità ha posto l’accento sulla situazione del mondo degli adulti, soffer-mandosi sulla preoccupante diffusione di un relativismo educativo dal quale consegue una scarsa testimonianza nei confronti delle giovani generazioni. La ricchezza professionale ed umana dei relatori ha fatto emergere un interessante dibattito fra i partecipanti, adulti scout delle comunità liguri e toscane capi dell’AGESCI del CNGEI, degli operatori del volontariato e del mondo della scuola.Domenica 4 con inizio alle ore 15,00 nella chiesa di No-stra Signora della Neve il nostro Vescovo Mons. Ernesto Paletti e l’Assistente Don Carlo Brizzi hanno concele-brato la S. Messa. Durante la celebrazione un momento toccante è stato il ricordo di Adulti Scout tornati alla casa del Padre e il rinnovo della Promessa vissuto come im-pegno educativo permanente nel mondo. Per ringraziarlo della sua preziosa presenza è stato con-segnato il foulard del Masci anche al nostro vescovo.

La luce, ponte di pacePer il 14˚ anno gli Adulti Scouts dell’Austria, della Croazia, della Slovenia e dell’Italiasi incontrano per lo scambio della Luce Della Pace. Per la prima volta però saremo in Trentino Alto Adige, il 20 dicembre 2015, a Rovereto (TN), luogo significativo dove si trova la Campana della Pace chiamata “Maria dolens”( la 4^ campana al mondo per peso tra quelle che suonano a distesa) forgiata con i bronzi dei cannoni delle 19 nazioni coinvolte nella Grande Guerra 1914/18.Per quanto riguarda l’Italia, la maggioranza degli adulti scouts parteci-panti proviene dal Veneto, dal Trentino Alto Adige e dal Friuli Venezia Giulia, regioni che facevano parte dell’antico Patriarcato di Aquileia as-sieme ai territori di Austria, Slovenia e Croazia, ma, negli ultimi anni, agli incontri della Fraternità Alpe Adria Scout, hanno aderito e aderi-scono sempre più adulti scouts provenienti da varie regioni italiane, dal Piemonte alla Sicilia, dalla Lombardia all’Umbria e all’Emilia Romagna. Così infatti è avvenuto negli ultimi Campi mobili e nella Route della Pace dello scorso anno a Tolmino – Caporetto, come nel 3° Jamborette che si è svolto nel giugno di quest’anno nel castello di Limberg bei Wies (Stiria-Austria) che ha visto la partecipazione di 96 AS di cui ben 60 italiani. Lo scambio della Luce della Pace è una bella occasione per vivere e so-prattutto condividere un momento così significativo di fraternità inter-nazionale scout in un clima gioioso sempre più testimone di volontà di Pace tra i popoli. L’invito dello Scambio della Luce è esteso a tutti gli Scouts, adulti e non, che desiderano creare, con i fratelli delle altre Nazioni partecipanti, un ponte di pace! Per informazioni chiamare il 333 1130059.

Page 10: Agorà l’educazione - TOSCANA · mento dello Spirito alla CISL, da CL all’ACI, dal Movimento dei Focolari alla FUCI, e a tante altre. In questa rete il MASCI è sempre più presente

Novembre 2015

STRADE APERTE

Commento alle LettureNotizie

10

RAVENNAIl giglio della Comunità MASCI è rifioritoPaolo Tazzari

Nella giornata di domenica 11 ot-tobre, nella splendida cornice della Ravenna dantesca, uno degli angoli più suggestivi della città, all’interno dell’antica basilica di San Francesco (eretta tra V-VI sec.d.c. e frequenta-ta in vita dal sommo poeta-Dante, e dove furono celebrati i suoi funerali nel 1321), si è svolta una delle tappe più importanti e toccanti per la Co-munità MASCI Ravenna 1 “Lucio Figini”.Con grande entusiasmo e soddi-sfazione si sono ufficializzate con le Promesse, le tante nuove entrate nella nostra comunità:4 nuove promesse e 8 rinnovate, di diversa età ma con la stessa emozione.Il momento della promessa, sotto-linea l’importanza di un cammino e un’ avventura non solo personale ma dell’intera comunità, e come ogni cerimonia, non sono solo le parole ma i gesti e i simboli a valorizzarla,ed renderla ancor più solenne e impor-tante è stata la gioia e la partecipazio-ne di tutti.La cerimonia, emozionante per qual-siasi gruppo e per chiunque abbia avuto l’opportunità di viverla, è sta-ta ancor più intensa e attesa perche da tanto tempo non si registrava un numero così importante di persone che hanno scelto di unirsi a noi e far crescere il nostro gruppo rendendo ancor più vivo e rigoglioso il nostro amato fiore: “il giglio”.Sono stati invitati a vivere con noi questo evento e abbiamo avuto l’o-nore di averli come ospiti che han-no presieduto la cerimonia: Claudio Bissi, Consigliere nazionale MASCI, Vanda Sansovini, Segretaria regio-nale dell’Emilia Romagna, Valeria e i capi dei 4 gruppi dell’ AGESCI di Ravenna.Mandiamo un abbraccio a Luciano Gavardi, (Responsabile regionale dell’ Emilia Romagna AGESCI) che per motivi di salute non ha potuto partecipare. E’ stata invece una piace-volissima sorpresa, che ci ha riempiti di gioia, la presenza di Roberto Figi-

ni, figlio di Lucio, a cui e’ intitolata la nostra sede, perché 30 anni fa fu il promotore del gruppo MASCI Ra1. Emozionato, ricordo che Roberto fu mio lupetto negli anni 60-70 e a sua volta è divenuto Akela di mia figlia. Da allora non l’avevo mai più visto, perché per lavoro si era trasferito a Lecce, e da Lecce è venuto a salutarci e a passare insieme a noi questa gior-nata di festa.All’interno di un’antica cappella af-frescata, dopo un breve discorso del nostro assistente padre Germano, (siamo ospitati durante le nostre at-tività nel convento dei frati minori francescani, che furono per molto tempo unici custodi del sepolcro di Dante Alighieri) si è svolta l’investi-tura, consegna del fazzolettone che ci lega e ci unisce e del giglio, a tutti gli ex scout che son tornati a far parte di questa grande famiglia. Io, loro magi-ster, non nego l’emozione con la qua-le ho chiamato uno alla volta i nuovi che hanno scelto di divenire scout ora e che non essendoci mai stati prima hanno recitato la propria promessa, la cerimonia non poteva che conclu-dersi con il Canto della Promessa e le note di Madonna degli scout.La commozione negli occhi e nella voce di chi recitava la Promessa non poteva che farmi tornare alla mente i ricordi delle emozioni provate quan-to come capo reparto davo le pro-messe ai miei scout (un lungo elenco di ragazzi).Ognuno di noi è sceso, attraverso una scalinata posta sotto l’altare, per scorgere e salutare l’antica cripta del X sec. il cui pavimento con fram-menti musivi antichi, e’ costante-mente sommerso dall’acqua, e che proprio la nostra comunità, pochi giorni prima , insieme ai Vigili del fuoco, ha aiutato a svuotare e ripuli-re (come avviene ogni 2 anni) e rac-cogliere le tante monete che i turisti lanciano nell’acqua. Il ricavato verrà donato in parti uguali a Caritas par-rocchiale e Associazione papa Gio-vanni XXIII.Al termine della cerimonia abbiamo concluso la festa insieme ai confra-telli francescani e ai familiari con un ottimo e abbondante pranzo comunitario. Approfitto di questo spazio per ringraziare un amico, storico capo scout di Ravenna, che mi assiste, mi sostiene nelle difficol-tà, condivide e mi incoraggia nelle proposte: Guido Miserocchi, da tutti

ALGHERO.

In largo San Francesco nel-le immediate adiacenze della torre di san Joan, l’AVIS (As-sociazione Volontari Italiani del Sangue) in collaborazione con il MASCI, ha organizzato la 25 donazione di sangue. Pre-sente l’autoemoteca provincia-le con il supporto della équipe medica. L’iniziativa dell’AVIS e del MASCI, oltre che motiva-ta dai fini istituzionali, si pone l’obiettivo di dare adeguate risposte alla forte richiesta di sangue che giunge dai repar-ti operatori degli ospedali del territorio. (g

NOMINE

Il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italia-na, riunito a Firenze dal 30 set-tembre al 2 ottobre scorso, ha

proceduto, tra l’altro, alla no-mina degli Assistenti ecclesia-stici dell’AGESCI e degli Scout d’Europa.In particolare ha nominato padre Davide Brasca, barnabi-ta, assistente ecclesiastico dei gruppi Monza 1 e Monza 4 e componente della redazione di “RS-Servire”, Quale Assistente Ecclesiastico Generale dell’A-GESCI, nominando anche come Assistente Ecclesiastico per le branche Esploratori/Guide, fr. Adriano Apollonio, ofm, e Assistente Ecclesiastico Nazionale per le branche Lu-petti/Coccinelle, don Andrea Della Bianca, della diocesi di Concordia-Pordenone.Il Consiglio Permanente ha al-tresì nominato Assistente Ec-clesiastico Generale dell’Asso-ciazione Italiana Guide e Scout d’Europa Cattolici (FSE), Don Paolo La Terra, della diocesi di Ragusa, già Capo Gruppo del Ragusa 3 FSE.

conosciuto come “Napoleone”. AUGURANDOMI E AUGURANDOVI DI VIVERE PRESTO EMOZIONI E GIORNATE COSI’ RICCHE E BELLE... A TUTTI BUONA STRADA IL TAZZO magister del gruppo M.AS.C.I Ra 1 Ravenna)

LA SPEZIAUn’ecografo per il KeniaCome comunità Masci di La Spezia siamo ( da alcuni anni ) impegnati ad aiutare una nostra amica Gianna a raccogliere medicinali che inviamo in molti presidi nel mondo tra cui il Kenia. Gianna, da oltre 30 anni, visita periodicamente più di 100 medici sul territorio e rac-coglie medicine. Viene così a conoscenza che un me-dico ginecologo non solo cambierà il proprio ecografo ancora in ottimo stato ma è anche disponibile a rega-larci il vecchio. Beata Provvidenza . Gli occhi di Gian-na incominciano a brillare: quale stupenda notizia. Un presidio dove inviamo medicine a Watamu in Kenia è da anni che ci chiede una macchina del genere, far fronte ai bisogni delle pazienti che per la maggior parte sono giovani donne in stato di gravidanza , o meno.Pieni di entusiasmo lo preleviamo e lo depositiamo in parrocchia presso il nostro A.E. Don Carlo in attesa di trovare i soldi per la spedizione. Subito dopo scopria-mo che la spedizione e lo sdoganamento quasi costano quanto un ecografo nuovo e di nuovo la Provviden-za interviene ci aiuta e veniamo in contatto con uno spedizioniere che ci offre gratuitamente imballaggio e consegna dell’ecografo al porto di Monbasa ( qui entra

a pieno titolo il movimento )Ma le peripezie non sono ancora terminate: la dottores-sa CHRISTINE NKATHA incaricata al ritiro ci comu-nica via mail che l’ecografo è fermo alla dogana in porto. Per sbloccarlo è necessaria una firma di un responsa-bile che attesti che l’ecografo è un dono per il presidio medico altrimenti viene sequestrato e non sdoganato. Beate le email, beato internet; in pochi minuti prendia-mo la carta intestata della comunità e dichiariamo che l’ecografo è usato e ci è stato donato e non verrà quindi venduto. In poche ore tutto si chiarisce e finalmente l’ecografo può arrivare al presidio di Watamu. Nel tempo intercorso fra lo scambio di email le abbia-mo pensate tutte: in Kenia come in tutta l’Africa gli eco-grafi debbono arrivare nuovi o magari si preferisce farli comprare sul posto da fornitori internazionali; prima la colonizzazione e ora sotto altra forma se vogliono curarsi devono pagare….i macchinari da noi prodot-ti. Comunque l’avventura è finita bene la dottoressa ci ha scritto una lettera commovente ringraziandoci ed augurandoci ogni bene e inviandoci foto di momenti dell’ecografo già operante.

Carlo GrassoMagister Comunità Masci La Spezia

Page 11: Agorà l’educazione - TOSCANA · mento dello Spirito alla CISL, da CL all’ACI, dal Movimento dei Focolari alla FUCI, e a tante altre. In questa rete il MASCI è sempre più presente

STRADE APERTE

Novembre 2015Commento alle Letture

11

battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispo-se loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». In altre parole la preparazione a Na-tale va inserita nella quotidianità!

Tra le varie letture voglio farvi notare ancora le seconda della IV domenica dalla Lettera agli Ebrei. L’anonimo autore mette in bocca a Gesù alcuni versetti del Salmo 40:Entrando nel mondo, Cristo dice:«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai pre-parato.Non hai gradito né olocausti né sacri-fici per il peccato.Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o

Dio, la tua volontà”».Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il pecca-to», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santifica-ti per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.

Quando ci saremo preparati a Na-tale, facendo anche noi al meglio la volontà di Dio e andremo la notte a partecipare al nuovo sacrificio, sen-tiremo dagli angeli un annuncio di gioia.«Ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo:… è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Si-gnore». «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

L’Avvento del SignoreDon Lucio Gridelli

Ci si apre un nuovo anno liturgico e ci fa da portale la prima domenica d’Avvento con un brano del “discorso escatologico” di Gesù. È insieme la proposta ad un esa-me di coscienza per il passato e l’invito ad un rilancio per il futuro.Il discorso è contenuto nel capitolo 21 di Luca. Leggetelo per intero. La fine di Gerusalemme e la fine della storia uma-na si appiattiscono una sull’altra creando difficoltà di comprensione. Il testo che si legge nella liturgia è 25-28 e 34-36.

Luca, rispetto a Marco che abbiamo letto due settimane fa, ha due varianti: «la sto-ricizzazione e la dimensione ecclesiale.Egli richiama sia i fanatici che attendo-no la fine sia i delusi che non aspettano più nulla all’impegno presente nel tempo della chiesa.Questo è il tempo della testimonianza in mezzo alle persecuzioni, della fiducia e della speranza perseverante in attesa del-la liberazione con la venuta gloriosa del Signore risorto: del Figlio dell’uomo.»Ed ho citato Rinaldo Fabris, mio caro amico, andato alla Casa del Padre poche settimane fa.

Fa da introduzione Geremia: Ecco, verranno giorni nei quali io realiz-zerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germo-gliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. Quando i profeti usano l’espressione ver-ranno giorni si riferiscono all’età messia-nica.Vegliate in ogni momento pregando, per-ché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire da-vanti al Figlio dell’uomo, ci ha detto Gesù.Banalizzando, oserei dire che è solo cu-riosità voler sapere come finirà la storia umana su questa terra ed è vitale invece per noi essere pronti per il nostro incon-tro personale col Signore!

Ad una cosa e all’altra sembra alludere Paolo (1 Tess 3,12-4,2) .Fratelli, il Signore vi faccia crescere e so-vrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irrepren-sibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.

Questa prima domenica ci aveva invitati a guardare lontano fin dall’inizio dell’an-no. Ora le altre ci introducono nel clima natalizio.

In realtà le domeniche seconda e terza danno voce a Giovanni il Battista (Lc 3, 1-6 e 10-18).Giovanni, voi lo sapete, prepara la strada alla manifestazione pubblica di Gesù, ma la liturgia se ne serve per darci dei sug-gerimenti validi per un avvento di con-versione, per una preparazione prossima alla vicina festa di Natale. Aggiungo solo che Luca inizia con un’in-troduzione solenne: Nell’anno quindi-cesimo dell’impero di Tiberio Cesare, … Egli vuole collocare la manifestazione di Gesù in un punto ben preciso della storia umana.Più natalizie sono la festa dell’Imma-colata, tra la II e la III domenica, con il

vangelo dell’annunciazione e la IV do-menica con la visita di Maria alla cugina Elisabetta.

Nella festa dell’Immacolata sentiremo che l’angelo le disse: «Non temere, Ma-ria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davi-de suo padre e regnerà per sempre sul-la casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non cono-sco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spi-rito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua om-bra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. … nulla è impossibile a Dio».La realizzazione della promessa comu-nicata da Natan a Davide (2 Sam 7), la divinità di Gesù, la verginità di Maria. A fronte di tutto questo, la disponibilità di Maria, modello per ciascuno di noi.

«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

L’importante è che l’avvento sia tempo di preparazione, un’occasione per ap-profondire e vivere più intensamente il rapporto con Gesù.Ai bambini dico: quando aspetti a casa tua un amico che non vedi da tanto tempo, cosa prepari per accoglierlo bene?Giovanni dice a noi:Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato;le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate.Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!Nella domenica III il vangelo (Lc 3,10-18) ci racconterà che le folle interro-gavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi

Orazio Gentileschi, Annunciazione

Page 12: Agorà l’educazione - TOSCANA · mento dello Spirito alla CISL, da CL all’ACI, dal Movimento dei Focolari alla FUCI, e a tante altre. In questa rete il MASCI è sempre più presente

Novembre 2015

STRADE APERTE

Controcorrente

12

STRADE APERTE. N. 11, Novembre 2015 Anno 57.Periodico mensile del M.A.S.C.I. (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani).Spedizione in A.P. 45%, Art. 2 comma 20/B, Legge 662/96, Dal C.M.P. Padova. Euro 2.00 la copia.Direttore responsabile: Pio Cerocchi. Direttore: Giovanni Morello. Redazione romana: Giorgio Aresti, Carlo Bertucci, Paola Busato Bertagnolio, Matteo Caporale, Manlio Cianca, Franco Nerbi, Anna Maria Volpe Prignato. Collaboratori: Lorena Accoltellati, Carla Collicelli, Paola Dal Toso, Romano Forleo, Dora Giampaolo, d. Lucio Gridelli, Paolo Linati, Mario Maffucci, Nando Paracchi-ni, Vittorio Pranzini, Mario Sica.Redazione: via Picardi, 6 - 00197 Roma, e-mail: [email protected] Stampa: Tipografia ADLE Edizioni SAS, Padova, [email protected] Editore, Amministratore e Pubblicità: Strade Aperte Soc. coop. a.r.l., via Picardi, 6 – 00197 Roma, tel. 06.8077377, Fax 06.80977047. Iscritta al registro degli operatori di comunicazione al n.° 4363.Abbonamento ordinario a 11 numeri: Euro 20.00, da versare sul ccp. n. 75364000, intestato: Strade Aperte Soc. coop. a.r.l., via Picardi, 6 – 00197 Roma.ASSOCIATO USPI. Tiratura. 5.000 copie. Chiuso in redazione: il 2 Novembre 2015QUESTO NUMERO È STATO SPEDITO DALL’UFFICIO POSTALE DI PADOVA CENTRALI IN DATA

ItalianoMamma e Papà

TedescoMama e Papa

GrecoMamà e Mpampàs

IngleseMom e Dad

SamoanoMama e Tama

RussoMama e Nana

ZuluUmama e Ubaba

SwailiMama e Baba

TurcoAnne e Baba

CineseMama e Paa

IndiMaa e Pipà

SingaleseAmma e Tatta

CaucasicoNana e Daa

EskimoAnana e Atata

VietnamitaMe e Cha

FranceseMaman e Papa

Isole FigiNana e Tata

SamoaMama e Tama

SpagnoloMamá e Papa

PortogheseMamãe e Papa

Eccetera ...

Mamma e Papà. Due parole uguali in tutte le lingue

Forse non lo sapete ma le parole “mamma” e “papà” sono quasi uguali in tutte le lingue. Alcuni studiosi so-stengono che ciò derivi dalle prime sillabe pronunciate dal bambino, che poi vengono associate alle immagini per lui più ricorrenti, appunto quelle della mamma e del papà. Quale sarà la ragione resta il fatto, su cui non si riflette molto, che in tutte le lingue queste parole suon-nano eguale. Ci sarà un motivo ?

Ne diamo qui di seguito un breve elenco