aggio 2012 M VICENZA IN MISSIONE...degli altri, ma perché Dio si è chinato e ha posato il suo...

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05 numero VICENZA IN MISSIONE Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 2 DCB Vicenza MAGGIO UN MAGNIFICAT PER OGNI GIORNO FESTIVAL BIBLICO “PERCHÉ AVETE PAURA?” SPECIALE SEMINARIO NUOVI DIACONI E NUOVI PRESBITERI MAGGIO 2012

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Anno XXXXVII

n. 05/2012Redazione: Piazza Duomo 2 • 36100 VicenzaTel. 0444 226546/7 - Fax 0444 226545Portale Internet: www.missioni.vicenza.chiesacattolica.itE-mail: [email protected]. 13548367

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MAGGIOUN MAGNIFICAT PER OGNI GIORNO

FESTIVAL BIBLICO“PERCHÉ AVETE PAURA?”

SPECIALE SEMINARIONUOVI DIACONI E NUOVI PRESBITERI

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In copertina: .....

Rivista di informazione e animazione mis-sionaria e diocesana, destinata soprattutto alle famiglie, che possono dare una offerta per le Opere Missionarie ed il Seminario (si propongono circa 10,00 euro).

Direttore responsabile: Lucio MozzoIn Redazione:Direttore: Arrigo GrendeleSeminario: Fabio OglianiPagina dei ragazzi: Massimiliano BernardiMigrantes: Mauro Lazzarato

Aut. Trib. di Vicenza n. 181 del 4/12/1964Iscr. reg. naz. della stampa n. 12146 del 9/10/1987

Progetto grafico/Impaginazione: Dilda Design - VicenzaStampa: Gestioni Grafiche Stocchiero - Vicenza

Maggio

Questo mese

“È Dio il missionario. E la fede comincia dai nostri sguardi attenti”

L'intenzione del mese

Perché Maria, Regina del mondo e Stella dell’evangelizzazione, accompagni tutti i missionari nell’annuncio del suo Figlio Gesù.

“Quello stesso giorno due discepoli sta-vano andando verso Emmaus, un vil-laggio lontano circa undici chilometri da Gerusalemme. Lungo la via parla-vano tra loro di quel che era accaduto in Gerusalemme in quei giorni. Mentre parlavano e discutevano, Gesù si avvi-cinò e si mise a camminare con loro. Essi però non lo riconobbero, perché i loro occhi erano come accecati” (Lc ...).

Torniamo di nuovo al celebre rac-conto dei due discepoli di Em-maus, ai quali il Risorto si fa vici-

no, sulla strada. Ma spostiamo stavolta la nostra attenzione sul loro volto, acce-cato dalla tristezza. Perché “i volti par-lano – ha scritto recentemente mons. Dagens, vescovo di Angouleme –, e par-lano di fatica, di lotte, di coraggio, di amicizia, di amori, di disperazioni, di speranze. La fede nel Risorto comincia dai nostri sguardi attenti. E il credente è in mezzo a tutti qualcuno attraver-so il quale Dio diventa Dio: presente, vicino, vivente e sconosciuto ai più”.

Sguardo attento, dunque, quello del credente, non solo per cogliere i segni di vittorie e di sconfitte, ma soprattutto per leggere, dentro a storie personali e collettive, le tracce di un percorso di sal-vezza che Dio continua a scrivere.

Nella lettera pastorale che il vescovo di Tunisi, mons. Lahham, ha indirizzato alla sua diocesi, dopo gli avvenimen-ti che hanno “sconvolto” il paese, egli

scrive: “... Solo Dio è missionario. Noi dobbiamo contentarci di essere «senti-nelle» dei segni del Regno che ci pre-cede e ci sorprende sempre. I semi del Verbo sono le tracce, in ogni esistenza, della presenza operante dello Spirito Santo, quando di fronte agli enigmi dell’esistenza, uomini e donne affron-tano i «passaggi» della vita, fino all’ul-timo passaggio della morte, attingendo alle fonti spirituali di cui dispongono. I semi del Verbo sono le tracce del mistero pasquale nell’esistenza uma-na. Sono anche i segni della storia di

salvezza che Dio scrive nella vita di ogni persona, di ogni paese e di ogni popolo”.

Servire il Vangelo che il Risorto ha affi-dato ai discepoli, significa allora anzi-tutto affinare lo sguardo del cuore per diventare capaci di scorgere i segni di ciò che il Signore sta facendo nella vita dell’uomo e nella nostra storia. Soste-nendoci ed incoraggiandoci a vicenda

in quest’arte, in questa paziente e amo-revole lettura di fede, tutt’altro che fa-cile nei momenti di crisi e nei passaggi più dolorosi.

Solo così potremo camminare senza farci accecare dalla tristezza e soprat-tutto senza cadere nella tentazione di credere che il destino del Vangelo sia affidato alle sole nostre mani.Solo così un piccolo “magnificat” potrà fiorire dal solco di ogni nostra giornata.

don Arrigo

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Un Magnificat… ad ogni mio passo

Quando avevo circa dodici anni, par-tecipai ad un gruppo di preghiera, che mi raccomandò vivamente di

recitare il “magnificat” ogni giorno. Allo-ra non compresi pienamente il perché di quella raccomandazione, tuttavia la presi sul serio perché le persone che me l’aveva-no fatta erano autorevoli. Da allora l’avevo sempre recitato, tanto più che l’avevo poi ritrovato nella recita dei Vespri, una volta entrato in seminario.Recentemente, in occasione della mia or-dinazione, il medesimo gruppo di preghie-ra mi donò un libricino con la medesima preghiera, ed era un momento della mia vita in cui potevo con sicurezza proclama-re: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore”.

Sì, in ogni passo della mia vita, c’è sem-pre stato un magnificat, a volte pregato un po’ distrattamente, ma sempre presente! È Maria, nostra madre, che per prima recitò questa preghiera molto tempo fa. Sono tentato di pensare che il magnificat sgorgò spontaneo dai suo cuore perché - piccola e umile come era, esposta a ogni genere di pericoli (come la lapidazione, se fosse stata trovata incinta), proveniente dalla piccola e poco nota città di Nazareth, sen-za una particolare conoscenza delle leggi e tradizioni del suo popolo; non sposata, ma solo promessa sposa di Giuseppe - Ma-ria fu profondamente meravigliata che Dio l’avesse scelta per affidarle il più grande dei suoi doni, Gesù stesso.A questa giovanissima donna veniva ri-chiesto di portare nel suo grembo, nutri-re, proteggere e allevare colui che avrebbe cambiato il corso della storia delle nazioni e dei singoli popoli, la storia di intere tri-bù, fino ai nostri giorni.S. Paolo riassume questa esperienza con una espressione meravigliosa, quando par-

la di “tesori in vasi di creta” e anche quan-do dice ai Corinzi: “Dio, invece, ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti; ciò che nei mondo è debole per confondere i forti. Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato per ridurre a nulla le cose che sono” (1Cor. 1,26 28). Considerando il suo umile stato, Maria non poté che esclamare dal profondo del suo cuore: “L’anima mia magnifica il Si-gnore... perché Egli ha guardato l’umiltà della sua serva, ed ecco ora tutte le gene-razioni mi chiameranno beata” (Lc. 1,46-

48). Maria canta, esulta di gioia e danza, non perché ha riportato qualche successo personale o ha compiuto grandi cose che gli altri ammirano; non perché è più attra-ente, intelligente o santa, più dotata o forte degli altri, ma perché Dio si è chinato e ha posato il suo sguardo su di lei.Questo agire di Dio ci ricorda una verità molto importante che riguarda anche noi e la nostra felicità. Essa non deriva, in ulti-ma analisi, dalle nostre doti esterne, dalle approvazioni che riceviamo o dai nostri successi, ma è presente in noi quando ci sentiamo capiti, quando comprendiamo che c’è qualcuno che ci ama, che ha cura di noi, che ha un progetto su di noi.

Pregare il magnificat insieme a Maria si-gnifica per me riconoscere che sono un figlio di Dio, amato, pensato e benedetto fin dal principio della mia vita: “Prima che tu fossi formato nel grembo di tua madre, io ti co noscevo” (SI. 131) e che Egli è sem-pre con me “sì, fino alla fine dei tempi!”. Pregare il magnificat significa riconoscere tutto quello che Dio ha fatto e continua a fare nella mia vita, con la certezza che Egli guiderà tutti i miei passi. Significa ri-conoscere che Egli mi ha dato molti fratel-li e sorelle con i quali condividere la mia vita e i miei talenti; significa vedere la sua mano in tutto quello che faccio, in tutte le persone che incontro, in tutti i giovani che accompagno, in tutti i poveri a cui offro il mio aiuto.È sempre magnificat quando i giovani imparano ad amare; quando studenti provenienti da famiglie povere hanno la possibilità di andare a scuola; quando i malati sono curati; quando famiglie che sono in crisi si riconciliano; quando colo-ro che sono stanchi e depressi trovano chi li ascolta e li consola. È sempre magnifi-cat quando si ricerca e si attua la giustizia; quando popoli e tribù in guerra si riconci-liano tra loro; quando le persone scoprono la loro vocazione nella vita.Sì, insieme a Maria, noi, come missiona-ri, cantiamo questo inno ogni sera, rico-noscendo tutto il bene che Dio opera nel mondo, cooperando con Lui ogni giorno nella diffusione del Vangelo, supplican-dolo di “restare con il suo popolo” e di guidarlo alle fonti della vita eterna, dove canteremo tutti l’eterno magnificat, perché Egli per sempre avrà “ricolmato di beni gli affamati e rimandato i ricchi a mani vuote”.

di p. Nicholas Musthoka, missionario della Consolata

(da “Andare alle genti”, marzo 2012)

Spiritualità missionaria

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Chiesa di Vicenza

Festival Biblico 2012: « “Perché avete paura?” - la Speranza dalle Scritture »Approfondirà il tema della speranza l’ottava edizione del Festival Biblico, in calendario dal 24 al 28 di questo mese, con moltissime e diversificate proposte in varie località della Dio-cesi.«Qualcuno si è preso la premura di contare quante volte nella Bibbia compare l’invito di Dio all’uomo di “Non temere”» ha rimarcato padre Ronchi. «Ben 365 volte, una per ogni giorno dell’anno. Come se questo appello fosse il buon giorno di Dio all’uomo».

«È geniale il modo in cui il Fe-stival Biblico utilizza le diverse espressioni artistiche per rag-

giungere un vasto pubblico e diffon-dere la conoscenza di un Libro decisi-vo per la storia della famiglia umana... Sicuramente il Festival porterà la Scrit-tura ad essere accostabile in maniera multiforme da tante persone, credenti, non credenti, “sulla soglia” della fede e anche “lontane”». Con queste parole il Vescovo di Vicenza ha salutato l’av-vicinarsi di un appuntamento che sta diventando tradizione per l’ultima set-timana di maggio. E ha aggiunto: «In questo momento di crisi il tema del Festival per il 2012, orientato alla spe-ranza, pur nella paura, costituisce uno stimolo per non smettere di guardare con fiducia al domani».La paura dell’altro e l’incertezza del futuro sembrano infatti invadere le nostre vite quotidiane. Il “negativo” sembra sopraffare il tanto “positivo” che ci circonda e che spesso trova in-capaci i nostri occhi di uno sguardo meravigliato, sorpreso, grato verso il bene che donne e uomini, in un per-corso di umanità condivisa, praticano e costruiscono. Nella vita sociale, nella cultura e nell’impegno professionale esistono vite “di speranza” che, in chiave reli-giosa o anche solo “laica”, mostrano la possibilità di un futuro di bene che si oppone ai tanti profeti della paura. E sarà proprio questa la sfida del Fe-stival, che articolerà in quattro grandi ambiti le sue proposte: «La Speranza dalla Parola» (ambito biblico-teologi-co), «La Speranza dall’Uomo» (am-bito socio-culturale), «La Speranza dalle Terre» (ambito storico-archeo-

logico), «La Speranza dalla bellezza» (ambito artistico-musicale).

La serata inaugurale si terrà giovedì 24 maggio quando, nella Cattedrale di Vicenza, il priore della Comunità

di Bose Enzo Bianchi dialogherà con Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della sera, in un omaggio al cardinal Carlo Maria Martini, grande conoscitore e «diffusore» della Scrit-tura.

Tra le innumerevoli proposte del Festival, che vuole rivolge a tutte le categorie di persone con i più diversi linguaggi, ci permettiamo di mettere in evidenza alcuni appuntamenti che in maniera più diretta potrebbero interessare le per-sone impegnate nell’attenzione e nell’animazione missionaria.

Venerdì 25 maggio• incontro sulla situazione dei Rifugiati: con Laura Boldrini (Portavoce Alto

Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) e Cristina Simonelli, teologa;

• incontro sull’urgenza di un nuovo protagonismo femminile: con Suor Euge-nia Bonetti, missionaria della Consolata, impegnata nella lotta contro la trat-ta delle donne, Marina Corradi, giornalista ed Helena Janeczeck, scrittrice;

• incontro con Mons. Gian Carlo Maria Bregantini, vescovo di Campobas-so-Bojano: una ricerca di percorsi possibili e di valori di riferimento per non lasciarci cogliere dallo scoraggiamento, ma renderci conto che ognuno di noi può fare qualcosa per costruire un futuro migliore.

• “La ragazza olandese”: recital teatrale su Etty Hillesum, giovane ebrea olan-dese che scelse di seguire volontariamente ed assistere gli ebrei concentrati dai nazisti nel campo di Westerbork. Dallo spettacolo emerge il messaggio profondo di Etty, decisa a mantenere integra la sua umanità, a non lasciarsi degradare, a non perdere la fiducia negli uomini e in Dio nemmeno di fronte alla propria morte.

Sabato 26 maggio• La fede a caro prezzo: testimonianza di Padre Leonel Narvaez Gòmez, mis-

sionario della Consolata a Bogotà (Colombia) sulla condizione dei cristia-ni in contesti di frontiera in America Latina.

Domenica 27 maggio• Incontro con Andrea Riccardi (Ministro per la Cooperazione Internazio-

nale e l’integrazione) e Antonio Sciortino (direttore di Famiglia Cristiana): dialogo sulle paure di oggi alla ricerca delle speranze per domani.

• Veri testimoni: i primi cristiani non avevano paura - Esempi di vita di Cri-stiani del Nuovo Testamento e dei martiri dei primi secoli. Relatore: Earl Laven-der, docente di spiritualità cistiana (USA).

• La fede a caro prezzo - testimonianza del Card. Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong, sulla presenza dei cristiani in Cina.

N.B.: Sarà possibile consultare luoghi e orari degli incontri nel programma completo e definitivo del Festival, o nel sito: www.festivalbiblico.it

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Agenda & Appunti

12 maggio Adorazione eucaristica per le missioni e i missionari

Villa San Carlo, Costabissara: ore 15.00 - 18.00

13 maggio Ordinazione di sei Diaconi del Seminario diocesano

In Cattedrale, ore 16.00

19 maggio Pellegrinaggio ad Aquileia, Grado e Santuario della Madonna di Barbana

24-28 maggio 8° Festival biblico: “Perché avete paura?” - La speranza dalle Scritture

Apertura il 24 maggio nella Cattedrale di Vicenza – Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, dialogherà con Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della sera, in un omaggio al cardinal Carlo Maria Martini, grande conoscitore e «diffusore» della Scrittura.

Maggio Ricordiamo con riconoscenzaMiotti LuigiaIl Gruppo missionario e la comunità tutta dell’Unità Pastorale di Sarego e Monticello di Fara ricordano Luigia, che si è spenta domenica 26 febbraio a qua-si 91 anni di età. Una lunga vita dedicata a Dio e al servizio degli altri, gli ultimi anni resi difficili dalla malattia e dalle difficoltà ma confortati dalla vicinanza

di tante persone che le hanno voluto bene. Terziaria france-scana, apparteneva all’Istituto Piccola Famiglia Francescana; a bordo del suo motorino è stata pronta ad accorrere, finché ha potuto, ovunque ci fosse bisogno, ad aiutare chiunque fosse in difficoltà, ad eseguire i lavori più umili come la pulizia e l’addobbo della chiesa parrocchiale di Sarego. Ha molto amato le Missioni e dedicato loro tempo e risorse; per lunghissimo tempo ha curato la diffusione di Chiesa Viva e, morendo, ha lasciato il poco che le era rimasto alla missione dell’Ospedale Cristo Sofferente di El Salvador.

Bellini AmeliaLa comunità di Cicogna desidera ricor-darla con riconoscenza per la sua testi-monianza di vita cristiana e per il suo lungo servizio alle Missioni, per il suo convinto impegno vissuto anche attra-verso la diffusione di Chiesa Viva.Tutti noi ci uniamo nella preghiera a questo grazie della sua Comunità.

Omaggio alla donna africana attraverso una mostra fotograficaA Torri di Arcugnano, dal 18 al 21 maggio

Il premio Nobel per la Pace 2011 assegnato a tre donne – due africane e una yemenita – ha voluto riconoscere l’importanza del ruolo della donna in Africa nella costruzione di una società diversa. Le donne africane rappre-sentano il 60% della for-za lavoro in Africa, pro-ducono l’80% del cibo, e sono parte attiva nella ri-cerca di percorsi di ricon-ciliazione e di pace. Le 37 grandi immagini dei foto-grafi Bruno Zanzottera e Andrea Semplici metto-no in risalto soprattutto la bellezza della donna africana in ogni aspetto

della sua vita, e svelano un continente sorprendente, pieno di sorrisi e di grazia, dove decisivo è il ruolo della donna.

La mostra è accompagnata e arricchita da un’esposizione di acquerelli di Morena Guarnaschelli, che ritrae le donne del Sudafrica nelle loro molteplici attività di vita quotidiana, svelando la delicatezza e la bellezza dei loro volti.

MISSIONARI VICENTINIBREGANZE: GRUPPO MISSIONARIO 750,00 – CORNEDO: MAR-CAZZAN don FEDERICO 1.000,00 – FIMON: NN 40,00 – GRUMO-LO: NN 10,00 – MALO: ZAUPA DIEGO, ELENA e FELIPE 500,00 – S. STEFANO di ZIMELLA 300,00 – SAREGO: MARCHEZZOLO GRAZIELLA 300,00 – SOVIZZO BASSO: GRUPPO MISSIONARIO 1.000,00 VICENZA: CESCA ANGELA 60,00; GHIRARDI MARTA in mem. di JENIS DAL PRA’ 300,00; NN 50,00; NN 100,00. LEBBROSI S. MARIA in MAROSTICA 215,00 – S. TOMIO di MALO: BARBIERI GIANNI 100,00 – S. URBANO di MONTECCHIO MAGGIORE 380,00. BORSE di STUDIO al CLERO INDIGENO ANCONETTA: ZELATRICI MISSIONARIE 650,00 – CA’ TRENTA: CA’ TRENTA in MISSIONE onlus 520,00 – MONTECCHIA di CROSARA: GONZATO ANTONIETTA 300,00 – QUINTO: GRUPPO MISSIONA-RIO 300,00 – S. ANTONIO in MAROSTICA: NN in mem. di Giusep-pe e Clara 50,00 – SCHIO: NN 250,00 – VICENZA: NN 2.600,00; NN 50,00 – VILLAGA: MATTIELLO BERTILLA e MARIA 100,00.

OFFERTE A TUTTO MARZO 2012.

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Seminario Vescovile

Nuovi diacono e nuovi presbiteri, per una Chiesa che si rinnova

L’anno scolastico-formativo 2011-12 resterà nella “cronistoria” del-la diocesi di Vicenza come l’anno

delle ordinazioni... doppie. Gli amici lettori certo ricorderanno che nel 2011 fu deciso di attendere l’arrivo del nuo-vo vescovo mons. Beniamino Pizziol, per cui la consacrazione dei preti no-velli avvenne il 1° ottobre e quella dei diaconi il 23 ottobre. Sono trascorsi pochi mesi e abbiamo già davanti a noi un’altra ordinazione diaconale e un’altra ordinazione presbiterale, sta-volta nei tempi tradizionalmente con-sueti di fine primavera. Eccoci dunque a presentare i due grandi appunta-menti che ancora una volta ci riem-piono di riconoscenza e di gioia come per qualcosa che sa di dono e quasi di miracolo.Sono sei i giovani del nostro Semina-rio sui quali domenica 13 maggio (ore 16, in Cattedrale) il successore degli apostoli imporrà le mani e invocherà lo Spirito Santo perché siano diaconi, segno di Cristo Servo: Luigi Baldrani, Francesco Peruzzo, Stefano Porcella-to, Giovanni Refosco, Nicola Spinato e Samuele Stocco.Sono invece tre i diaconi – ordinati ap-punto lo scorso ottobre – che sabato 2 giugno (ore 16, sempre in Cattedrale) accederanno, per mano del vescovo Beniamino, al secondo grado dell’Or-dine sacro e saranno presbiteri, segno di Cristo Pastore: don Fabio Balzarin, don Davide Gasparotto e don Davide Vivian.Nel cinquantesimo anno dall’inizio del Concilio ecumenico Vaticano II (lo ricorderemo il prossimo 11 ottobre) e alle soglie dell’Anno della Fede indetto – a partire dalla stessa data – da papa Benedetto XVI, questo duplice festoso evento ci richiama provvidenzialmen-te il giusto significato del “ministero ordinato” nell’ambito di una Chiesa che è popolo di Dio, da Lui convo-cato attraverso il Battesimo, e vive in comunione con il Padre e con i fratelli nel Figlio Gesù Cristo, ricevendo con-tinuamente dallo Spirito Santo la ca-pacità e la forza di essere “tutta mini-steriale”, cioè composta e articolata in tante forme (di pari dignità anche se di grado diverso) di servizio al mondo per far crescere il Regno dell’Amore. In quanto educatori del Seminario maggiore e peraltro pienamente con-

sapevoli delle difficoltà e dei limiti del nostro compito di accompagna-mento e di discernimento, possiamo testimoniare che questi giovani hanno compiuto un cammino serio di ricerca vocazionale e di esercizio graduale del ministero pastorale. Nell’ultimo anno

in particolare, insieme con tutta la co-munità di Teologia, si è offerta loro l’opportunità di capire meglio ciò che è stato il Concilio Vaticano II, non solo apprendendone i contenuti teologici (compito soprattutto della scuola), ma anche rendendosi conto in certa misura del clima ecclesiale di fervida attesa e di forte novità rispetto al pas-sato. Oltre alla visione di un filmato “storico” e all’approfondimento delle implicanze pastorali – riguardo la Pa-rola di Dio, la liturgia, il senso della Chiesa e il rapporto con il mondo –

abbiamo potuto ascoltare a viva voce l’affascinante testimonianza di alcuni protagonisti del Concilio, come quan-do, lo scorso 22 marzo, siamo andati a trovare a Ivrea il vescovo Luigi Bet-tazzi (gli ordinandi preti, in gennaio a Sotto il Monte, anche il vescovo Lo-ris Capovilla, già segretario del beato papa Giovanni XXIII) o come quando abbiamo incontrato il prof. Fernando Cerchiaro, per dieci anni presiden-te dell’Azione cattolica vicentina. In queste occasioni è stato messo a fuo-co, tra l’altro, il rapporto tra sacerdoti e laici, un tema di costante attualità e circa il quale sembra purtroppo che spesso si facciano un passo avanti e due indietro, anche nella nostra Chie-sa locale. Dice a proposito il decreto del Concilio sul ministero e la vita dei presbiteri: “Essi devono riconoscere e promuovere sinceramente la dignità dei laici, nonché il loro ruolo speci-fico nell’ambito della missione della Chiesa. Abbiano inoltre il massimo

rispetto per la giusta libertà che spetta a tutti nella città terrestre. Siano pronti ad ascoltare il parere dei laici, consi-derando con interesse fraterno le loro aspirazioni e giovandosi della loro esperienza e competenza nei diversi campi dell’attività umana, in modo da poter assieme a loro riconoscere i segni dei tempi”(Presbyterorum ordinis 9). È un auspicio fiducioso, ma anche un augurio sincero che rivolgiamo ai nostri giovani ordinandi.

Don Lucio Mozzo

Don Lucio.

Don Lucio e Mons. Bettazzi.

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Seminario Vescovile

Per Gesù “Strada dell’uomo”

rità più alta, dono ricevuto nella comunicazione diretta con il Padre, da ridistribuire con larghezza e generosità attraverso la predicazione e l’insegnamento. Stare sulla via degli uomini ha signifi-cato ancora fermarsi, non andare oltre, ma sporcarsi le mani quando gli è capitato di imbattersi in qualche po-vera vittima dei briganti dei suoi tempi, anche a costo di apparire connivente con il peccatori, rimettendoci di proprio per una solidarietà che doveva diventare l’unico vero esempio dell’amore di-vino ancora leggibile.

È questo dono di diventare testimoni di Gesù “strada per l’uomo”, sulle strade degli uomini, che noi invo-chiamo per questi nostri fra-

telli che diventano diaconi e preti. Li chiediamo per loro e nel cuore confi-diamo che il Signore li conceda anche a noi, e a tutta la sua Chiesa, in modo sovrabbondante.

don Luigino Perin

le loro angosciose domande fino alle profondità della notte, senza adontar-si del loro tergiversare quando si sen-tivano snidati nelle loro maschere e senza scoraggiarsi di fronte agli ostina-ti rifiuti. Ha significato per lui acquisi-re la consapevolezza di vivere una ve-

T utto l’anno scolastico che sta per concludersi ha orientato le no-stre riflessioni sul tema espresso

dallo slogan della Giornata del Se-minario “Andrai innanzi al Signore a preparargli le strade”. È un sincero atteggiamento di umiltà esemplifica-to in modo convincente dal Battista che si mette da parte perché il Signore Gesù prenda il primo posto nel cuore dei discepoli. È la molla che spinge i primi apostoli ad uscire dalle ristret-te mura del Cenacolo per predicare la conversione e la novità della vita nella fede del Risorto. Ed è anche l’at-teggiamento fondamentale di ogni cristiano che voglia oggi rendere ra-gione della sua speranza, soprattutto di ragazzi e giovani che vogliono per-seguire un cammino di ricerca voca-zionale.

In questi giorni mentre ci preparia-mo a coronare l’anno scolastico con le ordinazioni diaconali e sacerdotali di alcuni fratelli maggiori, ci sentiamo in dovere di aggiungere anche un al-tro tassello alle nostre riflessioni. Non solo dobbiamo preparare la via al Si-gnore nella nostra vita… (e il cammi-no di ricerca vocazionale di questi no-stri amici diaconi e preti rende questo fatto comprensibile e vero), ma dob-biamo anche ricordarci che stiamo preparando la strada a chi si è definito l’unica strada per l’uomo. Ogni cristia-no, e il prete in particolare, non è chia-mato solo a fare posto dentro di sé ai progetti di Dio, ma è chiamato anche a testimoniare Colui che si è definen-dosi “la strada” per eccellenza, ha dato un esempio di che cosa significhi sta-re sulla strada degli uomini. Gesù si è rivelato come strada quando ha detto “Io sono la via”. (Gv. 14,6). In questa immagine assai evocativa vi è anche il programma che Cristo si è dato: stare sulla via degli uomini per incontrarli lì dove essi sono, seduti al banco della gabella o nelle vie adiacenti al tempio, nei tratturi dei pascoli o nelle rotte più battute del lago di Galilea, nella strada deserta che scende a Gerico o nelle vie affollate della Gerusalemme delle fe-ste pasquali.

Stare sulla via degli uomini ha signifi-cato per Gesù vivere nella disponibilità ad ascoltarli nelle loro richieste e nel-

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don Fabio BalzarinNon temere, soltanto abbi fede! (Mc 5,36)

Queste parole ripetute molte volte nella Bibbia rappresen-tano per me l’incoraggiamen-

to più grande. Sono Fabio Balzarin, 33 anni, di SS. Trinità in Montecchio Maggiore, e su questo invito del Signo-re ho deciso di giocarmi la vita. Fare il primo passo su questa strada non è stato semplice, ma in quelli successivi ho sperimentato sempre la fedeltà di un Dio che promette “io sarò con te” (Is 43). Per questo è grande il senso di lode e di gratitudine verso Dio che mi ha chiamato e verso tutti coloro

che sono divenuti suoi collaborato-ri nel mio cammino: in famiglia, nel calcio, al lavoro, a scuola, nel gruppo Myriam, in parrocchia, ma soprattut-to nell’Azione Cattolica, che anche per me è stata “la piccola Chiesa dove ho incontrato la grande Chiesa”… tante persone che avrò vicino anche il prossimo 2 giugno, altre che, come mio papà e non solo, vegliano su di me dall’alto. In questi anni ho incon-trato molti testimoni autentici di Dio, la mia speranza è di poter a mia volta trasmettere ad altri la bellezza e la pre-ziosità della vera fede, quella che non ti toglie i dubbi e le difficoltà della vita, ma che non ti fa mancare luce e forza per affrontarli.

don Fabio

commozione personale e di tanti altri colleghi, quando hai manifestato la tua decisione di entrare nella Comu-nità del mandorlo per iniziare il lungo cammino che ti ha portato fin qua. Ad essere sinceri, ai colleghi più vicini, tut-to lasciava presagire la tua scelta da ciò che usciva dal tuo cuore. Pregheremo per te caro don Fabio, perché il tuo fu-turo cammino sia sempre sulla sequela di Gesù, e tu, ricordati di noi affinché la tua scelta generosa di vita sia di esem-pio per tutti.

Maria, catechista ed ex-collega

L’amicizia con Fabio è un legame nato durante gli anni di Semina-rio, nella condivisione della vita

comunitaria, nel campo da calcio, tra i banchi della scuola… E poi, come spesso alle volte succede, và a finire che senza volerlo la vita ci riservi delle belle e simpatiche sorprese e i sentie-ri, le strade tornano ad intersecarsi, ad incontrarsi. Con Fabio infatti abbiamo iniziato così a condividere la vita di canonica, la vita pastorale a Chiampo, lui da diacono, io da giovane prete. Credo proprio che in questo tempo, frutto unicamente di un disegno di Dio, la nostra semplice amicizia sia cresciuta e maturata nella stima reci-proca, nella collaborazione e soprat-tutto nella condivisione di quelle che possono essere le gioie e le fatiche pa-storali che si incontrano come preti. L’unico scopo di annunciare, testimo-niare, accompagnare la gente a Gesù Cristo, a volte può costar fatica: ecco allora che quella vita comune può di-ventare una valida ancora di salvezza. Ancora poco e anche tu Fabio sarai “dei nostri”. Ti auguro veramente che tu possa sperimentare ogni giorno questa condivisione di vita, col Cristo prima di tutto, con la gente a cui sarai mandato e nello stesso tempo affidato, e con gli altri preti che Dio metterà al tuo fianco. Di una cosa potrai esserne sempre certo: “nella preghiera e con lo sguardo verso lo stesso crocifisso… ci incontreremo sempre!”.

don Alessio

Quando si è di fronte ad una gioia intensa, sarebbe meglio sostituire le parole con il silen-

zio. È giusto però far capire quanto il Signore sia stato generoso con la nostra piccola comunità per regalarci dopo 50 anni un novello sacerdote nella perso-na di don Fabio. Ho avuto la fortuna di essere stata la sua catechista dalla 1a elementare alle medie, pertanto ho potuto cogliere i granellini di senape che Fabio di giorno in giorno coltiva-va; granellini di bontà, disponibilità, generosità, preghiera, attenzione verso

gli altri. Non avrei immaginato di ritro-varlo come collega: impegnato, preci-so, pronto a capire, coraggioso nel dare testimonianza cristiana anche nell’am-biente di lavoro. Non dimenticherò la

Don Fabio con la famiglia.

Don Fabio con alcuni amici.

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don Davide GasparottoSiate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti (Fil 4,4)

Carissimi amici lettori di Chiesa Viva, sono Davide Gasparotto, il più giovane tra i nuovi pre-

ti che saranno ordinati il prossimo 2 giugno, compirò infatti 26 anni in ottobre. Vengo da Marostica, dal-la parrocchia di S. Antonio Abate e sono entrato in Seminario, passando dal Mandorlo, subito dopo la matu-rità linguistica incontrando proprio Fabio e Davide. Viste le mie origini, potrei parlare della mia vocazione come di una lunga partita a scacchi, dove serve una grande attenzione a

tutte le mosse dei singoli pezzi, an-che di quelli meno importanti. Posso proprio dire che nella mia vita ne ho incontrato veramente tanti, grandi e piccoli ma tutti indispensabili per il mio cammino. Tanti volti di preti, ragazzi, animatori, compagni… l’elenco sarebbe intermi-nabile e per questo mi fermo subito, non senza ricordare il mio re e la mia regina, mamma e papà, che mi han-no sempre accompagnato e sostenuto anche nei momenti più duri. Per me comincia adesso una nuova partita. Chiedo al Signore di aiutarmi a por-tare sempre la gioia e la freschezza della sua Parola a tutte le persone che incontrerò nel mio ministero. Un grazie speciale ai preti e alla gente di

Rosà, dove svolgo la mia esperienza pastorale da tre anni. Grazie a loro ho scoperto l’entusiasmo e l’amore di donare tutta la mia vita al Signo-re nell’aiuto e nell’ascolto dei fratelli. È proprio bello essere lieti nel Signo-re!!!

don Davide

Sette anni fa non avremmo mai pensato di ritrovarci a scrivere queste righe per un amico che

avrebbe poi fatto una scelta così co-

raggiosa. Tutto iniziò tra le verdi val-li di Pieve Tesino per raggiungere le più alte cime di Daone. Durante gli anni di collaborazione nei campi-scuola parrocchiali, legati dalla voglia

di mettersi in gioco con i ragazzi, è cresciuta una profonda amicizia. Da-vide è stato fin da subito un punto di riferimento non solo per noi ani-matori ma anche per i giovani. As-sieme abbiamo condiviso momenti felici superando anche alcune diffi-coltà che ci hanno visto sempre più uniti. La sua scelta ci ha colpito ma allo stesso tempo siamo orgogliosi che un nostro amico abbia intrapreso un percorso così diverso dalle scelte dei nostri coetanei. Siamo certi che la determinazione che lo ha portato a compiere questo passo sarà la sua forza per coltivare sempre più questa vocazione. In attesa della commozio-ne e della gioia che vivremo durante l’Ordinazione, accompagniamo Da-vide con sincero affetto e con la no-stra preghiera.

Amici e animatori di Marostica

Era il lontano settembre 2009 quando Davide fece il suo ingres-so nella parrocchia di Rosà. All’i-

nizio, forse spaesato dalla nuova real-tà in cui era stato catapultato, ci sem-brava un timidone ed un tipico “bravo ragazzo”. Ma con il passare del tempo è entrato sempre più nei meccanismi della parrocchia e con la sua vagonata di esperienza in campo di animazio-ne (di cui ne è testimone il suo arma-dio pieno zeppo di magliette da cam-peggio) si è subito inserito alla grande nei nostri campiscuola estivi, e da lì è uscito anche il suo lato più burlone. A parte i suoi epici scherzi (da pre-te…), Davide si è sempre dimostrato paziente con i più piccoli, disponibile verso i giovani, un buon ascoltatore per gli adulti e un ottimo punto di riferimento per noi animatori. Sicu-ri che saprà intraprendere un valido cammino anche nella nuova comuni-tà a cui sarà destinato, a noi rimarrà di lui un bellissimo ricordo del tem-po trascorso assieme e delle amicizie create.

Gli animatori ACR di Rosà

Don Davide con la famiglia.

Don Davide con alcuni animatori di Rosà.

don Fabio BalzarinNon temere, soltanto abbi fede! (Mc 5,36)

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don Davide Vivian“Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre” (Ger 20,7)

Ci si può innamorare di Gesù? Può la fede far batter forte il cuore? Cari amici di Chiesa Viva, queste

domande così struggenti sono state per me fondamentali nel capire il disegno di Dio per me. Ora, a pochi giorni dall’Or-dinazione sacerdotale, che assieme ai miei compagni Fabio e Davide sto per ricevere dal vescovo Beniamino, ripenso con gioia e gratitudine a quei momen-ti in cui il Signore Gesù mi ha davvero sedotto, chiamandomi a seguirlo più da vicino. La mia vocazione è stata un cam-

mino durato cinque anni, dalla GMG di Roma 2000, all’anno nella comunità del Mandorlo, nel 2005, passando per una laurea in ingegneria civile a Padova e la fondamentale esperienza che ho vissu-to per otto mesi nella Comunità Ecu-menica di Taizé, in Borgogna. Ricordo nitidamente la voce di Giovanni Paolo II quando, nella Veglia della GMG a Tor Vergata (Roma) diceva a noi giovani: «È Gesù che sognate quando cercate la fe-licità.. è Lui la bellezza che tanto vi at-trae». E io, con fiducia, mi sono lasciato sedurre! Sì, di Gesù ci si può innamo-rare! Il cammino di ricerca e il percorso di formazione in seminario sono stati intensi e appassionanti ed è stato me una gioia e un conforto l’abbraccio di tanti amici preti, della mia famiglia, di numerosi amici con cui ho condiviso le emozioni del passi compiuti. Sento di dover esprimere un forte “grazie” alle due comunità parrocchiali nelle quali ho coltivato la chiamata e sviluppato

re vive le relazioni con i vecchi amici.Vogliamo affidare al Signore il nostro amico Davide, il suo cammino, la sua scelta coraggiosa, affinché tutte le perso-ne che incontrerà possano attingere alla sua ricchezza interiore, riflesso della pre-senza viva di Dio in lui.

Elisa e Gloria

“Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini” (Mc 1,17) Di quante persone, voci, esperienze si

serve Dio per farci arrivare la Sua voce … ciò che per noi è il quotidiano, quasi l’a-bitudine, per il Signore è la situazione in cui ci avvicina. Così, caro Davide, il tuo diventare prete è passato attraverso la famiglia, le relazioni che hai vissuto, la comunità cristiana, amici, persone che ti hanno accompagnato, esperienze di servizio, preghiera, dialogo spirituale, l’esempio umile e silenzioso … e chissà di quanto altro ancora. Questo è il se-greto di ogni vita: poter riconoscere che siamo chiamati e strumenti con cui Dio continua ad invitare altri a camminare dietro a Lui. Così per ogni uomo e don-na che segue il Maestro, così per ogni prete che si mette in ascolto della Pa-rola, della vita della comunità e di ogni fratello e sorella che incontra per seguire sempre più il Signore ed annunciare la Sua Parola. Buon cammino, caro Davide … per poter dire ogni giorno “Signore, sulla Tua Parola getterò le reti” (Lc 5,5).

don Giovanni

poi il percorso: la comunità di SS. Tri-nità di Angarano, a Bassano, dalla quale provengo, e la comunità di SS. Trinità di Schio, nella quale sto gustando il tiroci-nio pastorale. Sono decisamente custo-dito dalla SS. Trinità!Amici, è così bello seguire Gesù.. E c’è un segreto importante nel farlo: abban-donarsi senza timore alla dolcezza del suo amore. È proprio così: «Nell’amore non c’è timore» (1 Gv 4,18).

don Davide

Conosciamo Davide praticamente da sempre perché con lui abbia-mo condiviso il cammino di cre-

scita tra scuola, animazione e parroc-chia. Le esperienze vissute insieme sono state tante, sono vive nei nostri ricordi e tuttora, nonostante le strade intraprese siano diverse, l’amicizia con lui è un pi-lastro importante nelle nostre vite. Davi-de è un ragazzo serio (a volte troppo!), sincero, disponibile e particolarmente attento ai valori; l’amico su cui si può sempre contare e con il quale confron-tarsi per prendere importanti decisio-ni. Davide ha in dono una intelligente ironia con la quale riesce ad alleggerire momenti di tensione e negli anni ha sa-puto superare la sua timidezza trasfor-mandola in apertura e accoglienza. Una caratteristica che apprezziamo molto in lui è la semplicità con cui apre le por-te della sua casa (e speriamo in futuro della canonica) per creare occasioni di ritrovo che ci permettono di mantene-

Don Davide con la famiglia. Don Davide con gli amici all’Ordinazione Diaconale.

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don Davide Vivian“Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre” (Ger 20,7)

Seminario Vescovile

Diaconato: maturare un cuore allargato che sa accogliere gli altri

Passo dopo passo, tra scatti, in-ciampi, salti di gioia e piedi ben piantati per terra arriva il nostro

momento di dire un sì speciale. Il 13 maggio diremo un sì che sigilla tanti altri importanti piccoli sì quotidiani. Molte domande, molte provocazioni: c’è un senso di vertigine che accom-pagna questo progetto d’amore messo in cantiere qualche anno fa. “L’opera completa” si vedrà alla fine e il testo del progetto non è immediato da comprendere, ci vuole pazienza, de-dizione e buone indicazioni da chi è più avanti. Sono importanti le fonda-menta di quest’opera ma più impor-tante è che i lavori siano sostenuti dal Massimo Esperto in progetti d’amore. Preghiamo e camminiamo incontro ai fratelli chieden-do la grazia di rimanere fe-deli al Suo disegno e non perder tempo a faticare per costruire altre torri d’or-goglio. Varie volte ci viene chiesto di spiegare cos’è il diaconato e ogni volta sorgo-no parole nuove per dipinge-re questo modo di vivere il battesimo. Prima di tutto è un ministero: significa sce-gliere liberamente di servire e abbracciare la vita di altri fratelli, fare posto fra i nostri bisogni e maturare un cuore allargato, che sa farsi acco-gliente. Fin dai primi tempi la Chiesa è preoccupata di fare proprie le gioie e le spe-ranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono (Gaudium et Spes n°1). Anche noi ci impe-gniamo a fare nostra questa preoccupazione in modo più dedicato, consapevoli che non riusciremo mai a dare la risposta definitiva attesa dal grido degli ultimi, però ci impegniamo per il bene possibile.Siamo Luigi Baldrani, della parroc-chia di S. Tomio di Malo in tirocinio pastorale a Nove; Francesco Peruzzo, della parrocchia di Rosà in tirocinio pastorale a Dueville-Vivaro; Giovanni Refosco, della parrocchia di Trissino, proveniente dall’esperienza dell’O-perazione Mato Grosso; Stefano Por-

cellato, della parrocchia di Bosco di Nanto, anch’egli appartenente all’O-perazione Mato Grosso e destinato alla diocesi di Huari, in Perù; Nico-la Spinato, della parrocchia di Isola Vicentina in tirocinio presso l’unità pastorale Trissino, Lovara, Selva e S. Benedetto; Samuele Stocco, della par-rocchia di Paviola in tirocinio pasto-rale a Ponte di Barbarano e Mossano. Una vita intera non basterà per fi-nire di imparare. Più ci si immerge nel ministero e più ci si rende conto che le nostre sole forze umane sono fragili e vanitose. Il Signore compi-rà il miracolo di seminare gesti di bontà nei solchi delle nostre vite, gesti dei quali la fonte è l’Eucaristia

alla quale siamo chiamati a servi-re e ad alimentarci di Pane e Paro-la per poi ritornarvi riconoscenti.In questi anni abbiamo ricevuto una formazione fatta di vita comunitaria, preghiera e studio. Attraverso i mo-menti semplici di vita quotidiana, ripercorrendo l’eredità lasciata da chi ha vissuto da cristiano prima di noi

e celebrando il tempo nel Signore ab-biamo ricevuto molto. Ormai si av-vicina il tempo di restituire qualcosa del molto ricevuto.La storia di ognuno di noi è un tessu-to fatto di incontri, volti, attese, ferite, speranze, ma soprattutto di perso-ne care che ci hanno accompagnato, corretto e sostenuto. Pertanto ringra-ziando il Signore per la benevolenza e il sostegno con i quali ogni giorno ci sentiamo circondati, confidiamo nel-la preghiera e nell’accompagnamento delle nostre famiglie, delle comunità parrocchiali di provenienza e di ti-rocinio, dei cari amici che ci hanno a cuore fuori e dentro il Seminario, perché riusciamo ad avere sempre, in

tutto ciò che viviamo, un cuore docile alla Sua volontà.Cari amici, aiutateci a crescere nel servizio perché possiamo credere ciò che proclamiamo, insegnare ciò che abbiamo appreso nella fede e vivere ciò che insegniamo.

Stefano Porcellato e Francesco Peruzzo

Da sinistra i novelli diaconi: Luigi Baldrani, Nicola Spinato, Giovanni Refosco, in primo piano Samuele Stocco, Francesco Peruzzo, Josè, (compagno di classe) e Stefano.

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