AGESCI Toscana - Setore Nautico 2012

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Documento a cura della Pattuglia Nautica Regione Toscana sugli strumenti e sulla proposta educativa e metodologica in ambiente acqua per cogliere appieno le potenzialità che questo ambiente offre Non che fossimo dei veri Scout Nautici Settore Nautico AGESCI Toscana

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Documento a cura della Pattuglia Nautica Regione Toscana sugli strumenti e sulla proposta educativa e metodologica in ambiente acqua per cogliere appieno le potenzialità che questo ambiente offre.

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Documento a cura della Pattuglia Nautica Regione Toscana sugli strumenti e sulla proposta educativae metodologica in ambiente acqua per cogliere appieno le potenzialità che questo ambiente offre

Non che fossimodei veri ScoutNautici

SettoreNautico

AGESCIToscana

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el contesto nautico, dove lacomponente tecnica svolge un ruolodeterminante, talvolta si rischia di

confondere strumenti (la competenza) e fini(l’educazione), trascurando o non cogliendoappieno le potenzialità educative che l’ambienteacqua offre.“Non che fossimo veri scout nautici” esprime lasintesi che la Pattuglia Nautica Toscana hasviluppato per approfondire il temadell’intenzionalità educativa in ambiente acqua.Nel testo vengono descritte alcune attivitànautiche ed analizzate in maniera trasversale alletre branche, cercando di non perdere mai di vistale finalità educative che sono alla base dellaproposta scout.Lo scopo di questo documento non è fornire lecompetenze tecniche necessarie per svolgerequalunque tipo di attività nautica (non sonoqueste le abilità fondamentali di un capo) mapiuttosto suscitare in voi alcune riflessionisull’utilizzo intenzionale e consapevoledell’ambiente acqua e magari darvi lo slancio perpoter vivere nuovi giochi e avventureentusiasmanti con i vostri ragazzi.Chi sa che “la comune pozzanghera d’acquasporca” non si trasformi davvero, come permagia, in un Avventura speciale da giocare…anche per noi Capi scout.Adesso non rimane che augurarvi buona lettura ebuon vento!

La Pattuglia Nautica Toscana

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Contattare la Pattuglia per richiederesupporto e informazioni:[email protected]

AGESCI ToscanaSettore Nautico

Incaricati RegionaliSettore Nautico:Francesca MeloniGiovanni Forzieri

Pattuglia:Giovanni LorenziAlessio GiustiGraziano GucciniFulvia ChiappiMaurizio ChiappiLuca BolognesiEugenio RossaniMarco SaraciniAnna TorchioniAndrea SerenaJacopo BuoncristianiLorenzo FiesoliValentina Franchi

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SOM

MAR

IO«Non che fossimo dei veri scout nautici perché questi

non erano ancora stati inventati, ma avevamo una barcaa vela di nostra proprietà sulla quale vivevamo in cro-

ciera con qualsiasi stagione e con ogni tempo e ci diver-tivamo un mondo, col mare buono come quello cattivo»

Scouting for Boys - Baden Powell

1. Introduzione

pag. 4 1.1. Un banco di prova per capipag. 5 1.2. Intenzionalità educativa:

buoni skipper o buoni cittadini?

2. Dalla Teoria alla Pratica

pag. 8 2.1. Acquaticitàpag. 10 2.2. Salvataggio e norme di comportamentopag. 12 2.3. Realizzazione kayak in legno e telapag. 16 2.4. Canoa/Vela/Gozzopag. 21 2.5. Osservazione marinapag. 24 2.6. Realizzare una stazione meteorologicapag. 26 2.7. Gioco di orienteering in mare

3. Conclusioni

pag. 29 3.1. “Levate l’ancora, dritta, avanti tutta!”

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eggendo il nostro Progetto Re-gionale 2009-2012 emerge

l’importanza di “riscoprire la manualitàcome possibilità di fare concretamentequalcosa e per conoscere le proprie ca-pacità” e sulla base di tali premesse èstato individuato l’obiettivo di “aumen-tare le competenze manuali dei capiper favorirne la trasmissione ai ra-gazzi”.La Pattuglia Nautica Toscana, attra-verso gli stage nautici per capi, sta la-vorando in questa direzione,valorizzando l’ambiente educativoacqua non solo per le competenze tec-niche che possono essere sperimentatein essa ma soprattutto perché l’am-biente acqua offre “altre” possibilità -né migliori e né peggiori, semplice-mente diverse - per il conseguimentodelle finalità educative desiderate.

1.1. Un banco di prova per capiChe l’acqua sia un “esca” efficace perbambini e ragazzi è fuori dubbio, bastapensare alle tante occasioni in cui lorostessi scelgono di cimentarsi in attivitànautiche. Spesso però capita che difronte ai sogni ambiziosi dei ragazzi, ilcapo non si sente all’altezza della si-tuazione e tende a frenarne l’entusia-smo. Questo avviene in generalequando il capo ha timore di sperimen-tarsi in ambiti nuovi e le attività nauti-che ne sono un esempio evidente datala forte componente tec-nica richiesta. L’ambienteacquatico rappresentaquindi un ottimo banco diprova per stimolare i capiad acquisire e sperimen-tare nuove competenze equindi diventare “tram-polini di lancio” per isogni dei ragazzi.

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1. Introduzione

- l’ambiente acqua offre“altre” possibilità,

né migliori né peggiori,semplicemente diverse -

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1.2. Intenzionalità educativa: buoniskipper o buoni cittadini?Nel contesto nautico, dove la compo-nente tecnica svolge un ruolo determi-nante, talvolta si commette l’errore didare troppa importanza all’acquisizionedi competenze, trascurando o non co-gliendo appieno le potenzialità educa-tive che l’ambiente acqua offre. Ilpresente documento nasce proprio daquesta riflessione ed ha lo scopo di rie-quilibrare le priorità delle nostre attività(non vogliamo formare buoni skipperma buoni cittadini!) puntando l’atten-zione sul valore dell’intenzionalità edu-cativa nelle attività nautiche. In questo testo riportiamo una sintesidel percorso che la Pattuglia NauticaToscana ha sviluppato per approfondireil tema dell’intenzionalità educativa inambiente acqua. Il documento riportaanche i contributi degli Incaricati allebranche, del Comitato Regionale e del-

l’Incaricato Nazionale al Settore Nau-tico con cui la Pattuglia Nautica haavuto l’opportunità di collaborare in variambiti di servizio. Questo lavoro è statopossibile grazie al supporto del CentroNautico Rosignano e all’entusiasmo deicapi che hanno partecipato agli stagenautici proposti dalla Pattuglia, che, in-sieme, hanno contribuito in manierafondamentale alla realizzazione di unlaboratorio scout di “didattica nautica”in Toscana.La sintesi che riportiamo in questo testonon ha la presunzione di riuscire a co-gliere in maniera esaustiva tutto il po-tenziale educativo dell’ambiente acqua,ma vuole semplicemente mettere in evi-denza alcune possibili opportunità edu-cative, suscitare una riflessionesull’utilizzo intenzionale e consapevoledi questo ambiente e magari dare loslancio per poter vivere nuove avven-ture con ragazzi.

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2. Dalla Teoria alla Pratica

uesta sintesi comprende unaserie di attività/laboratori perciascuno dei quali viene indi-

cata la descrizione dell’attività e l’ana-lisi dei contenuti educativi. La partedescrittiva dell’attività è volutamentesintetica, anche perchè il nostro scoponon è descrivere come andare in barcaa vela o in canoa in venti righe di testo:per approfondimenti sull’organizzazionedelle attività vi suggeriamo di visitare lapagina web del settore nautico Toscanadove potete trovare i riferimenti di sup-porto tecnico (documenti scaricabili econtatti con esperti), oppure scrivere di-rettamente a:

[email protected]

La lettura dei contenuti educativi ri-chiede un’ulteriore premessa: è indi-scutibile che il metodo scout sia lostesso sia nel bosco che nell’acqua,pertanto nella sintesi dei contenuti ab-biamo voluto sottolineare esclusiva-mente gli aspetti educativi che, a nostroparere, risultano particolarmente enfa-tizzati in acqua. Ovviamente, il contri-buto metodologico proposto neldocumento deve essere letto come ele-mento integrativo agli strumenti fonda-mentali del metodo (regolamento,manuale, …) e non sostitutivo.

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- è indiscutibile che il metodoscout sia lo stesso

sia nel bosco che nell’acqua -

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I contenuti educativi che riportiamo nel-l’analisi sono da intendersi trasversali,salvo i casi in cui abbiamo esplicitato icollegamenti ad una specifica branca. Le attività descritte nei paragrafi suc-cessivi comprendono: acquaticità, sal-vataggio e norme di comportamento,realizzazione kayak in legno e tela,canoa/vela/gozzo, osservazione ma-rina, realizzazione di una stazione me-teorologica e gioco di orienteering inmare. L’acquaticità, riprende alcuniaspetti che ritroviamo anche nei labo-ratori successivi e delinea in manierasostanziale le differenze fra attivitàscout terrestri e nautiche. La parte disalvataggio è fondamentale ed è im-portante che sia affrontata prima diqualsiasi altra attività in acqua.

L’armamento delle vele, la pesca, ilvento, la burrasca, il contrasto e la ri-conciliazione a bordo di un’imbarca-zione sono solo alcune delle tantesituazioni che possiamo vivere in atti-vità nautiche come quelle descrittenelle pagine seguenti. Sono ancheesperienze fondamentali del popolo cri-stiano. Basta aprire la Bibbia per ren-dersene conto: il mare e l’acqua sonocitati circa mille volte nel Vecchio testa-mento e un centinaio nel Nuovo, a di-mostrazione che “l’elemento acqua” hauna grande importanza nella rappre-sentazione biblica. Senza bisogno di ca-dere in forzature, fiumi, laghi e marirappresentano ambienti ideali per unacatechesi occasionale e occasionata incui sperimentare attività scout.

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2. Dalla Teoria alla Pratica

2.1. Acquaticità

l laboratorio di acquaticità con-siste nel cominciare ad entrarein contatto con l’ambiente

“acqua” in maniera graduale, sperimen-tando le sensazioni di galleggiamento edi instabilità. Il gioco di gruppo sicura-mente è uno strumento vincente in que-sto caso, perché aiuta a sperimentarenuove emozioni in una dimensione co-munitaria, permette di aumentare apoco a poco la difficoltà pur restandonell’ambito del divertimento. I classicigiochi che facciamo a terra, come staf-fetta, il gatto e il topo, vanno benissimo.In più possiamo sperimentarne di nuoviin acqua, come ad esempio realizzareuna piramide umana o raccogliere og-getti sul fondo.

Corporeità.Il bambino/ragazzo impara a conoscereil proprio corpo in un ambiente nuovo at-traverso nuove emozioni. I sensi (udito,olfatto, gusto, vista e tatto) sperimentanonuove percezioni: l'odore del mare e delvento (ogni vento ha il suo odore), dellealghe ecc, la sensazione del bagnato, ilsole o il salmastro sulla pelle, il saporedell'acqua o anche del pesce. Ma ai noticinque sensi se ne aggiunge un sesto, la"cenestesi" ovvero la percezione delcorpo in movimento, l'equilibrio sta-bile/instabile (es. quando si sale incanoa o si incontrano onde) e le reazioni,consce o riflesse relative (art.7 IB – Re-golamento Metodologico).

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Il corpo scoperto.Durante le attività in acqua il corpo è sco-perto e mostrato di solito in costume dabagno. Per noi adulti può essere un pro-blema relativo, ma per ragazzi (specie inetà pre-adolescenziale), il corpo sessuatoe la comunicazione non verbale (e magarinon intenzionale) possono essere motivodi vergogna o comunque un elemento de-licato e quindi da affrontare con la giustasensibilità per educare a stare bene conil proprio corpo (art. 11 IB – RegolamentoMetodologico).

Gestire nuove paure.In acqua, dove tante emozioni sono piùrapide e intense, il bambino/ragazzo sco-pre nuove paure, impara a riconoscerle ea dargli un nome (“Intelligenza emo-tiva”);. In questo contesto è importanteprestare attenzione affinché il primo ap-proccio con l’acqua non sia traumaticoma al contrario risulti giocoso e diver-tente. Questo consente al bambino/ra-gazzo di imparare a gestire meglio leproprie paure e superarle (art. 24 IB – Re-golamento Metodologico).

- il corpo sessuato e lacomunicazione non

verbale possono esseremotivo di vergogna -

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Servizio.Servizio. Saper aiutare una persona indifficoltà in acqua può essere consideratauna splendida occasione per donarsi al-l’altro, mettendo al servizio degli altri leproprie competenze di salvataggio. “Lafase della responsabilità è la rispostaconcreta (servire), con le conoscenze ecompetenze che si sono acquisite (delmio meglio), data con prontezza (siipreparato) nelle situazioni di bisogno chesi presentano qui e ora […]” (art. 29 IB –Regolamento Metodologico).

2. Dalla Teoria alla Pratica

2.2. Salvataggio e norme di comportamento

el laboratorio di salvataggio si imparano i fondamenti per salvare un uomoin mare: come gestire la paura, la tecnica di nuoto, le attrezzature e le pro-

cedure operative di pronto soccorso. È importante che prima dell’esperienza praticavengano anche definite le norme di comportamento da tenere in acqua(mare/fiume/lago). Queste non comprendono solo le buone abitudini da tenerequando andiamo in acqua (ad esempio evitare di mangiare 1 kg di lasagne prima difare il bagno!), ma anche regole e normative che le autorità di salvaguardia hannodefinito per la sicurezza delle persone e dell’ambiente. La guardia costiera è l’entepiù adatto a svolgere questo incarico di formazione ed è sempre molto disponibile acollaborare per iniziative di questo tipo. In maniera trasversale possono essere af-frontati anche aspetti legati al consumo sostenibile dell’acqua, inteso come beneprimario per la vita.

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- una splendida occasioneper donarsi all’altro,mettendo al servizio deglialtri le proprie competenze -

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Rispetto dell’ambiente,degli altri, delle regole.Si impara che ci sono dei limiti, che l’uomonon è padrone degli ambienti, ma si deveinserire nell’ambiente acqua in modomeno invasivo possibile rispettandone lecaratteristiche. E’ responsabilità di cias-cuno salvaguardare la tutela dell’acqua,come bene primario per la vita e comeambiente naturale. Le nostre azioni in-fluenzano chi ci sta accanto, in acqua piùche mai.

Per questo dobbiamo avere particolareattenzione alle persone che ci circondanoed averne cura. Rispetto per l’ambiente eper le persone sono regolamentati danorme che è bene conoscere prima disvolgere attività in mare, lago o fiume. Leregole rappresentano “i limiti invalicabili”entro cui la nostra azione deve realizzarsi,all’interno di questi confini ciascuno im-para come realizzarsi come uomo/donnaper il bene della comunità.

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l laboratorio prevede la realizzazione diun kayak biposto in legno e tela. Il progetto può essere acquistato pressola rivendita scout di Firenze “Stella Alpina”. La realizzazione può essere

suddivisa in cinque fasi sequenziali ben definite:

1) montaggio delle centine (strutture ad anello che costituiscono la struttura por-tante del kayak);

2) assemblaggio: partendo dalla chiglia, fasciame e centine vengono assemblati in-sieme. Il fasciame viene unito anche con elementi predisposti a prua e poppa perchiudere lo scheletro del kayak;

3) copertura: lo scheletro del kayak (che adesso appare come una vera e propriagabbia) viene ricoperto con strati di stoffa (tende vecchie vanno benissimo) e fer-mate con colla e puntine;

4) impermeabilizzazione: la superficie del kayak viene impermeabilizzata con piùmani di flatting;

5) realizzazione accessori: si realizzano i pianali interni da posizionare in corrispon-denza delle sedute del kayak, le pagaie, e con bottiglie vuote si creano dei galleg-gianti da posizionare nei gavoni a prua e poppa.

A questo punto dobbiamo solo assicuraci che galleggi per davvero!

2. Dalla Teoria alla Pratica

2.3. Realizzazione Kayak

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Impresa.Il laboratorio sintetizza diverse opportunitàeducative, specialmente per le impresenelle branche EG ed RS (soprattutto novi-ziati). Di seguito non stiamo ad elencare tutte lefinalità pedagogiche dell’impresa comestrumento educativo, ma ci limitiamo soloa sottolineare quelle che vengono mag-giormente valorizzate da questo tipo di at-tività. (Impresa – Manuale della brancaEG; Art. 27 E/G).

Dimensione comunitaria.Ogni singolo contributo è fondamentale al-l’interno del progetto comunitario.Questo è vero per ogni impresa ma nelcaso del kayak questo concetto è partico-larmente enfatizzato perché ogni singolopezzo realizzato da ciascuna persona viene“fisicamente” assemblato per realizzareun’unica imbarcazione. Ecco quindi che ilprogetto del singolo, che sia una centina ouna chiglia, si inserisce all’interno del pro-getto comunitario: il kayak.

Protagonismo.Spesso capita che vengano vissute im-prese in cui le persone hanno ruoli poco de-finiti; non sanno bene cosa fare… e quindisi sentono poco protagonisti di una realiz-

zazione importante. Ciascuno invece do-vrebbe sentirsi parte fondamentale del pro-getto e percepire che il suo contributo èunico. La realizzazione del kayak aiuta a la-vorare sul protagonismo dei ragazzi inquanto offre tanti posti d’azione che cia-scuno può scegliere in base alle personaliattitudini e curiosità in maniera funzionaleal proprio percorso di crescita.

Responsabilità.Attraverso la realizzazione del kayak il ra-gazzo/a sviluppa un senso più concreto diresponsabilità: sia la responsabilità versogli altri (Capo Sq.-Novizio) sia verso sestesso (lavorare in sicurezza). Inoltre si svi-luppa la responsabilità dell’attrezzaturache ci viene affidata e l’attenzione parti-colare al proprio incarico (se il pezzo chedevi costruire non combacia con il pro-getto, non si può realizzare l’imbarcazione!).

Entusiasmo.Come ogni impresa che si rispetti, anche larealizzazione di un kayak rappresenta unavera avventura da vivere con grande entu-siasmo … non si tratta di una sempliceesercitazione pratica, che dopo poche set-timane rischia di annoiare. Realizzare unkayak può davvero rappresentare ungrande sogno!

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Sfidante.Realizzare un kayak non è affatto sem-plice, anche se ci si avvale di un progettogià pronto. Cimentarsi in questa impresarappresenta un bel banco di prova, unareale sfida su cui misurarsi con i propri limitie i talenti.

Competenza/Manualità.Sono tante le abilità che vengono acquisitedurante la realizzazione, in particolarequelle legate alla falegnameria (utilizzo diseghetti, trapani, tipologie di legname e diutensileria da ferramenta, …), sartoria (cu-cire i teli di copertura) e, una volta varate lenostre imbarcazioni, le competenze di ca-noista e nuotatore faranno sicuramentecomodo!

Essenzialità.Il kayak è realizzato quasi interamente conpezzi di recupero. Questo abbatte quelluogo comune che per fare attività nautichebisogna necessariamente spendere moltisoldi o disporre di attrezzature costose!

Avventura.Spesso capita di affrontare imprese che,per quanto originali e ingegnose, rischianodi essere un po’ fine a se stesse … ri-schiano di non lasciare un segno concretonell’ambiente che ci circonda. Il kayak noncambia il nostro territorio ma sicuramenteè un mezzo che ci aiuta a conoscerlo e adesplorarlo. Lo stagno o il fiume dietro casao al campo estivo assumono tutta un’altraprospettiva se visti da dentro una canoa.Flora e fauna fluviali possono diventarenuovi elementi per conoscere l’ambiente incui viviamo … una pozza d’acqua sporcapuò trasformarsi davvero in avventura!

Puntare in alto.Non dobbiamo porre li-miti alla fantasia. Unavolta che siamo riusciti arealizzare degli splendidikayak possiamo provarea fare qualcosa di ancorapiù bello e avventuroso emagari l’anno successivole imbarcazioni potrannotrasformarsi in catama-rani o canoe a vela, mettendo a frutto lecompetenze acquisite l’anno precedente eimparando le nuove nozioni per il dimen-sionamento e la fabbricazione di vele e ti-moni.

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2. Dalla Teoria alla Pratica

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ATTENZIONI PER L’USO!!La realizzazione di un kayak comporta un intenso lavoro ed è probabile che richiedapiù dei due o tre mesi che nel “Manuale della Branca Esploratori e Guide” vengonoindicati come tempo limite per un impresa. Il numero di kayak e il tempo dipendonoanche ovviamente dalle competenze di partenza dei ragazzi ed è difficile quindiquantificare con esattezza il tempo di realizzazione. Per dare un’idea indicativa unreparto di quattro squadriglie, con poche competenze in falegnameria nell’arco di unanno può realizzare anche otto kayak. Lo staff non deve necessariamente essereesperto di falegnameria, ma alcuni fondamenti sono indispensabili e se non carat-terizzano lo staff devono essere ricercati al di fuori di esso, da persone più espertein grado di aiutare a leggere il progetto del kayak (è un progetto a tutti gli effetti) esaper utilizzare vari strumenti di falegnameria.I “maestri di specialità” possono essere cercati e contattati direttamente dai ragazzi,questo consente di sviluppare un senso di comunità più ampia in relazione al pro-prio territorio.

Attività sicure.La costruzione di un kayak presupponel’utilizzo di tecniche e strumenti talvoltaspecifici e pericolosi (seghetto alternativo,trapano …) e questo sviluppa decisamenteil senso di lavorare in sicurezza, di tenere ef-ficiente ed ordinato il materiale, di orga-nizzare gli spazi per lavorare bene fianco afianco con gli altri.

Servizio.Le competenze acquisite durante la realiz-zazione del kayak potranno essere messea frutto in molti contesti al servizio degli al-tri.Ad esempio un’affinata manualità potràaiutarci nella realizzazione di strumenti egiochi in legno da utilizzare in ambiti diversidi servizio (associativo, disabilità, etc. ).

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l laboratorio è strutturato in treparti che caratterizzano pri-

ma, durante e dopo l’uscita in acqua.Nella prima fase si imparano le nozioni disicurezza in acqua, come valutare lecondizioni meteo-mare, saper indossarei giubbotti salvagente, come comportar-si in caso di ribaltamento.È anche l’oc-casione per avere una “infarinatura” sualcune nozioni teoriche sulle imbarcazioni,ad esempio per la barca a vela saper ar-mare e disarmare, conoscere le principaliandature; per la canoa saper usare la pa-gaia, idem per i remi nel gozzo.Nella seconda parte del laboratorio, fi-nalmente si esce in mare (fiume o lago)!

Si affrontano i temi trattati a terra nella pra-tica, formando equipaggi e facendo at-tenzione che ciascuno abbia la possibili-tà di cimentarsi nella tecnica di condu-zione. Disponendo di più imbarcazioni èpossibile anche prevedere di passaread esempio dalla canoa alla vela diret-tamente in acqua effettuando lo scambioin tempi prestabiliti. Per la barca a vela èessenziale dare a tutti la possibilità di al-ternarsi ai posti di manovra, riconoscen-do così l’importanza di ognuno all’inter-no dell’equipaggio.La terza fase, una volta rientrati a terra,consiste nel riordino del materiale utiliz-zato e nella sua manutenzione.

2. Dalla Teoria alla Pratica

2.4. Canoa/vela/gozzo

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Avventura.Durante un’attività su imbarcazione (ca-noa/vela/gozzo) si vive un senso specialedi avventura, come modo di scoprire ilmondo e provare se stessi in rapporto conesso e con gli altri. Con speciale non si in-tende maggiore ma particolare. Pensia-mo ad esempio ad un uscita di squadri-glia in barca. In mezzo ad un bosco se pio-ve basta trovare un riparo ed aspettare,ma in mare bisogna lottare per attende-re che cessi. L’ambiente è più attraenteperché presenta la precarietà, il rischio,la difficoltà e quindi avventura vera.Quando il ragazzo è a bordo di un’im-barcazione non fa finta di essere marinaio… e’ un marinaio!

Gioco.Su imbarcazioni è possibile allargare gliorizzonti della fantasia e sperimenta-

re/inventare nuovi giochi (es. canoa polo,staffette in acqua, …).

Natura.Il contatto con la natura è agevolato, è pos-sibile immergersi in un ambiente insolitoche facilita il rapporto con il Creato sen-za distrazioni … immaginiamo il silenzioin mezzo al mare, lago o fiume. Su delleimbarcazioni come la canoa, la barca avela o il gozzo, possiamo scoprire nuovimodi per osservare l’ambiente: il parco die-tro casa assume tutto un altro aspetto sevisto da dentro il guscio di un natante. Pos-so scoprire flora e fauna di cui non sapevol’esistenza, comprese le pantegane del-l’Arno!

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Autonomia.Le imbarcazioni (specie se monoposto)sono un ottimo strumento per vivere au-tonomia e protagonismo.Ciascuno si troverà a condurre da solo lapropria canoa (nel vero senso del termine)e non si dovrà far trasportare dalla corrente(il conformismo) altrimenti rischierà di an-dare a finire sugli scogli o alla deriva. Do-vrà sempre guardare dritto in che direzioneva e valutare come prendere le onde perevitare di venire ribaltato.

Senso del limite invalicabile.L'utilizzo della canoa/vela/gozzo insegnaa relazionarsi con l'ambiente anche nellavalutazione dei limiti rispetto alle condizionimeteo climatiche e fisiche.Si impara che ci sono dei limiti, che l’uo-mo non è padrone dell’ambiente, ma sideve inserire in esso rispettandone gli ele-menti. Non possiamo fare tutto come equando vogliamo. Le attività in acqua han-no regole ferree per la propria sicurezza equella degli altri.

Scoprire nuovi talenti/limiti.In un ambiente nuovo come l’acqua è pos-sibile scoprire nuovi limiti da superare e ta-lenti da valorizzare.L’andare in canoa (vela o gozzo) è ancheun’ottima occasione per educare in modonon emarginante: mettersi “in gioco” in una

maniera diversa, non c’è da correre ma dapagaiare (es. in questa prospettiva i ragazzicon problemi alle gambe, possono gioca-re “alla pari” con gli altri).

Fiducia.La collaborazione in canoa a 2 posti - me-glio se "a forbice" - (capo-novizio, vice-2°anno, ...), è un’ottima occasione per im-parare a fidarsi dell’altro, imparare ad an-dare al ritmo dell’altro e non a viaggiareda singolo.

Responsabilità.Il timone della barca a vela in mano al ra-gazzo rende bene l’idea della responsabilitàche il ragazzo ha nei confronti della squa-driglia. I vari incarichi in barca esprimonoil compito - unico e fondamentale - che cia-scuno ha per riuscire bene nella naviga-zione.

Dimensione comunitaria.La vita in barca, la condivisione delle dif-ficoltà e le gioie unisce e crea legami po-sitivi che fanno emergere il lato miglioredelle persone: è vero che in barca si litiga,ma il fatto di essere sulla stessa barca ren-de poi inevitabile la costruzione di siner-gie positive.Ciascuno impara a lavorare non per il pro-prio beneficio, ma per il vantaggio di tut-to l’equipaggio.

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Rispetto per le cose.Si impara a gestire e curare il materiale.Se non siamo stati attenti a riporre con curail materiale dopo l’ultima uscita in mare po-tremmo trovare le vele rovinate, o le cimein una matassa di nodi.

Essenzialità.In un’attività in canoa (vela o gozzo), qua-lunque essa sia, sei obbligato a lasciareil superfluo, il posto sull’imbarcazione è li-mitato e deve essere ottimizzato. Solo il ne-cessario e l’essenziale farà parte del ba-gaglio.

Competenza.Andare in canoa (vela o gozzo) richiede del-le competenze. Non ci si improvvisa ma-rinai. Ci sono delle competenze di base ne-cessarie, come ad esempio il saper nuo-tare! Il condurre un’imbarcazione non è af-fatto banale, specie se con le onde delmare o in acqua mossa di un fiume, anzipuò essere molto pericoloso. Anche la pre-parazione dell’equipaggiamento (baga-glio, abbigliamento, …) richiede delle com-petenze che non devono essere lasciateal caso. Sembra scontato ma scarpe dascoglio, cappello per il sole, maglietta, oc-chiali scuri … spesso vengono trascurati,eppure dopo una giornata senza ne sen-tirete la mancanza!

Conoscere il meteo è fondamentaleprima di qualsiasi attività, più chemai nel caso di attività nautiche.Anche questo aspetto presuppo-ne di conoscere quali sono i ca-nali di informazione per le con-dizioni meteo-marine …o per i più bravi saper interpre-tare i venti e le nuvole.

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2. Dalla Teoria alla Pratica

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Strada.In canoa è possibile organizzare dellevere e proprie route RS e hike, vivendoquindi la strada in una dimensione com-pletamente nuova. Una route in canoapuò avere alcuni svantaggi, quali adesempio una più ridotta comunicazionedurante il percorso o l’incontro, ma ne pri-vilegia altri: rende maggiormente co-scienti del proprio corpo, ci si confrontacon nuove difficoltà, ci fa sperimentare uncontatto con il Creato in maniera profondae senza distrazioni (deserto), aiuta a vi-vere l’autonomia e l’avventura in unanuova dimensione.

Servizio.Le competenze acquisite nel condurreun’imbarcazione potranno essere sfrut-tate nel contesto di servizio comerover/scolte a supporto dei Centri Nautici.

ATTENZIONI PER L’USO!!

Non ci si improvvisa marinai, la sicurezzapropria e delle persone che ci circondanoviene prima di tutto. Per questo è impor-tante prima di partire per qualsiasi av-ventura in acqua assicurarsi di avere lecompetenze per poterla vivere al meglio.Se la staff non dispone di queste compe-tenze è fondamentale affidarsi ad espertiche possano aiutare a supportare le atti-vità (Pattuglia Nautica, Centro Nautico oaltre istituzioni non AGESCI, quali circoli eleghe navali).

- aiuta a viverel’autonomia e l’avventura inuna nuova dimensione -

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l laboratorio, pensato per LCma applicabile anche per lealtre branche con alcune ac-

cortezze, aiuta a capire come approcciarsiper esplorare l’ambiente marino. Si iniziacon un gioco per imparare a classificarei vari tipi di animali e le loro somiglianze.A ciascun bambino/ragazzo viene con-segnata una fotografia di organismo ma-rino e viene chiesto a tutti quanti di rag-grupparsi in base alla tipologia (pesci, mol-luschi, echinodermi, celenterati, poriferi).Con l’aiuto di un capo esperto si inizia aconoscere le caratteristiche generali e/ocuriosità degli animali in foto e la corret-ta suddivisione dei gruppi. Si centra l’at-tenzione sugli animali che più facilmen-

te possiamo incontrare nel nostro habitatacquatico, si elencano le caratteristichetipiche del mare (fiume o lago) che an-dremo a vedere (fondale, alghe, profon-dità, ecc ). Successivamente inizia l’os-servazione diretta guidando inizialmentei bambini/ragazzi nell’esplorazione. Im-mergendosi in acqua con maschera, boc-caglio e una buona dose di attenzione epazienza si può riconoscere i vari orga-nismi viventi (o resti di essi) visti prece-dentemente in foto. Anche l’osservazionedell’ambiente duna, può essere altrettantoentusiasmante. Possono essere raccoltimateriali naturali con cui realizzare oggetti,come ad esempio splendidi scacciapen-sieri di conchiglie.

2.5. Esplorazione marina

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2. Dalla Teoria alla Pratica

Spirito di osservazione.Nell’esplorazione di un ambiente l’osser-vazione rappresenta una tappa fonda-mentale. Di un qualunque ambiente èdeterminante conoscere, oltre alle ca-ratteristiche fisiche (orografia, altitudine,orientamento, presenza di acqua, etc),anche le caratteristiche biologiche. Perosservare gli animali e le piante che vi-vono in un ambiente acquatico è neces-sario un occhio attento e “diventareparte” di quell’ambiente, è importante

saper cogliere le piccole differenze nellaforma di una alga o di un frutto e sononecessarie doti di pazienza e curiosità:osservare un pesce nel suo ambiente na-turale è altra cosa rispetto allo zoo o al-l’acquario e assicura sensazioni dirispetto e di ammirazione, il bambino/ra-gazzo diventa parte del Creato.

Educazione non emarginante.si possono fare bellissime attività inacqua senza escludere nessuno. In un’at-

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tività come questa l’abilità nel nuoto (chepuò essere un elemento discriminante) èfattore secondario dal momento che pos-siamo vedere molte varietà di organismianche in uno stagno o vicino a riva.

Natura e rispetto per l’ambiente.Nel laboratorio di osservazione marinaimpariamo a conoscere un ambientenuovo e a valutarne il suo stato di saluteche è tanto migliore quanto maggiore èil numero delle specie viventi. Il fatto di

trovarsi in un ambiente chenon è il solito a cui siamoabituati aiuta a svilupparela pazienza e la consape-volezza che “siamo ospiti”non padroni dell’ambientee che dobbiamo rispettarloe conservarlo.

Manualità e essenzialità.La costruzione degli scac-ciapensieri consente albambino/ragazzo: di pro-gettare un oggetto, di rea-lizzarlo con materialinaturali raccolti superandoalcune difficoltà, di avereun simbolo che richiamaun’esperienza, di conse-guire alcune abilità/spe-cialità che possono essere

messe a disposizione degli altri. Questefasi aiutano il bambino/ragazzo a diven-tare protagonista attivo e non più solospettatore di un gioco creato da altri.

Ambientefantastico.La rielaborazionedell’attività è affi-data come “tesoro”al bambino.Le esperienze chelo stesso ha saputovivere con i proprisensi sarannopunto di partenzaper la sua crescita.Non ci turbi il fatto di poter giocare in rivaal mare con lupetti e coccinelle.Senza bisogno di forzare i nostri raccontiper inglobare un ambiente nuovo, ricor-diamoci che Bosco e Jungla sono già po-polati da episodi che accompagnano larielaborazione di esperienze nuove inposti sconosciuti.

ATTENZIONI PER L’USO!!

La competenza e la passione del caponell’aiutare a decifrare l’ambiente ac-quatico sono elementi fondamentali pertrasmettere al bambino/ragazzo curiositàe stimolarne lo spirito di osservazione.

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Scouting.Non è indispensabile avere delle enormiconoscenze di meteorologia, questo è unlaboratorio molto esperienziale dove ven-gono valorizzati anche osservazione e de-duzione.I ragazzi vengono stimolati a notare le va-riazione meteo e le relative variazioni deiloro strumenti così da trarre in maniera as-solutamente autonoma delle conclusionidi come cambia il tempo.

Manualità ed essenzialità.In questo tipo di laboratorio è centrale il la-voro manuale. Tutto è realizzato comple-tamente in maniera autonoma e ponendomolta attenzione ad economicità ed es-senzialità, dato che i materiali necessarialla costruzione degli strumenti sono fa-cilmente reperibili in qualunque abita-zione.In sintesi, ogni ragazzo avrà un rapportopersonale ed attento con la natura rispet-tandola e imparandola a conoscere (inparticolare per gli aspetti climatici), con lapropria manualità (nel sapere costruireaccuratamente i propri strumenti) e conl’economia spicciola provando a “recupe-rare” i materiali necessari “qua e la”.

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2. Dalla Teoria alla Pratica

La meteorologia è una scienzacomplessa che al giorno d’og-gi è studiata con strumenti di

alta tecnologia che hanno una estrema ac-curatezza, ma non è assolutamente dif-ficile riuscire a costruire una piccola sta-zione meteorologica per delle previsioni“fai da te” con semplici materiali quoti-diani. Ecco quindi che partendo da sem-plici oggetti come un cilindro graduato in

plastica, cartoncino, una cannuccia, unamatita con gomma … un capello abba-stanza lungo e poco altro saremo in gra-do di costruire una stazione meteo per-fettamente funzionante costituita da plu-viometro, barometro, anemoscopio e igro-metro in grado di rilevare le variazioni cli-matiche in corso.

2.6. Realizzare una stazione meteorologica

L

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- ogni ragazzo avrà un rapportopersonale e attento con la

natura rispettandola eimparando a conoscerla -

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2. Dalla Teoria alla Pratica

2.7. Gioco di orienteering in mare

orienteering consiste nell'ef-fettuare un percorso predefinito,

caratterizzato da punti di controllo chia-mati "lanterne" (paletto con punzone), conl'aiuto esclusivo di una bussola e di unacartina topografica. Solitamente il luogodi svolgimento di questo tipo di garasono i boschi ma dato che volevamo va-

lorizzare l’ambiente acqua abbiamo decisodi adattare il gioco alla costa situando al-cune lanterne anche in mare, raggiungi-bili solo con imbarcazioni. Per rendere tut-to ancora più coinvolgente, stimolante, av-venturoso (e coreografico!) il gioco è sta-to svolto dopo il tramonto, con la magiadell’atmosfera notturna.

L’

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Scouting e Avventura.Questo tipo di attività racchiude moltiaspetti educativi.L’atmosfera di avventura è l’esca chespinge gli esploratori e le guide al-l’azione; è l’avventura di scoprire ilmondo e riorganizzare la conoscenza, diprovare se stessi in rapporto al mondo eagli altri. In questo contesto diventa al-lora determinante l’esercizio dello scou-ting: l’arte di osservare la realtà vissuta,di interpretarla e di agire conseguente-mente ad essa.

La parola scouting (dall’inglese = perlu-strare, ricercare) è l’atteggiamento diproiezione verso l’ignoto animato dalgusto di esplorare che spinge ad andareoltre la frontiera.I bambini, i ragazzi ed i giovani imparanofacendo, privilegiando l’esperienza at-traverso l’esercizio continuo dell’osser-vazione, della deduzione e dell’azione.Questo atteggiamento si realizza preva-lentemente attraverso l’acquisizione diabilità e di tecniche scout. (RegolamentoMetodologico I.B., Art. 25).

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Attenzione, non possiamo svilire questotermine riconducendolo solamente aduna mera conoscenza nozionistica, mapiuttosto ad un uso intenzionale delletecniche: un modo di affrontare l’esi-stenza che favorisce lo sviluppo di unostile progettuale. Facendo l’orienteering infatti si osserva ilterritorio, si valuta qual è il percorso mi-gliore da svolgere e in base a quello siagisce, sfruttando anche le competenzenautiche apprese (che quindi sono unostrumento e non il fine!). Un’ attività diquesto tipo ti obbliga a dover decidere,spesso anche in tempi rapidi e cercandola soluzione migliore. Devi scegliere daquale parte cominciare, se affrontareprima le lanterne in mare o sulla terra…rafforza quello che Baden Powell defini-sce formazione del carattere: “Essa com-prende tutta una serie di virtù umanecome lealtà, fiducia in se stessi, corag-gio, senso della gioia, ottimismo, rispettodei diritti, autodisciplina, elevazione del

proprio pensiero e dei propri sentimenti”(Regolamento Metodologico I.B., Art. 7).Purtroppo è luogo comune credere cheun’attività di questo tipo non possa es-sere proposta in tutte le branche. Non ècosì. L’orienteering risulta molto accatti-vante per qualunque fascia d’età perchési svolge in un clima di gioco e come tale“consente al ragazzo e alla ragazza di vi-vere e conoscere la realtà, di esprimerese stessi, di sviluppare creativamente leproprie doti, di acquisire il senso del gra-tuito, di cogliere capacità e limiti perso-nali, di comunicare e collaborare con glialtri” (Regolamento Metodologico I.B.,Art. 23).È evidente che dobbiamo porre molta at-tenzione a calibrare il livello di difficoltàe le competenze richieste in base alleabilità dei ragazzi. Infine l’orienteering esercita al gusto perl’avventura, allo spirito di osservazione,al senso del concreto, al valore positivodella fatica e del sacrificio.

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Ancora due righe prima di salutarci … Con questo documento speriamo di essere riusciti a suscitare in voi la voglia di speri-mentare e sperimentarvi in ambiente acqua consapevoli di non poter esprimere inqueste poche pagine l’enorme potenziale educativo insito nelle attività nautiche. Ci piace inoltre condividere le motivazioni che ci hanno spinto alla scelta del titolo diquesto testo.Abbiamo deciso di utilizzare la citazione “Non che fossimo dei veri scout nautici” (Scou-ting for boys, Baden Powell) per fare ironicamente leva sul preconcetto, del tutto in-fondato, che solo gli esperti lupi di mare possono vivere attività scout in ambienteacqua.Sicuramente possedere delle competenze nautiche aiuta… ma con buonsenso e in-gegno comunque si possono sperimentare avventure decisamente entusiasmanti.

3. Conclusioni

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3.1 Levate l’ancora, dritta, avanti tutta!!

Ciò che è fondamentale nelle attività nautiche (come per qualsiasi altro tipo diattività) è aver sempre presente la finalità educativa. Rubando una frase a Se-neca, potremmo anche dire “Non esiste vento favorevole per il marinaio che nonsa dove andare”… non esiste attività ben fatta, per il capo che non ne sa coglierele potenzialità educative.

Certo, è capitato a tutti di trovarsi di fronte ai sogni ambiziosi dei ragazzi - cosìcome di fronte alle grandi sfide della vita di tutti i giorni di uomini e donne - e sen-tirsi come una zavorra, aver paura si sbagliare o credere di non essere all’altezzadel ruolo… spesso la soluzione per vivere l’avventura è proprio quella di levarel’ancora e scegliere di giocare!

“domani andrò giù al porto e gli dirò che sono pronto a partiregetterò i bagagli in mare studierò le carte

e aspetterò di sapere per dove si parte quando si partee quando passerà il monsone diròlevate l'ancora, diritta avanti tutta

questa è la rotta, questa è la direzione, questa è la decisione”.Jovanotti - La linea d’ombra

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“Non esiste vento favorevole

per il marinaio che non sadove andare”

- Seneca -

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