Agenda Cultura di scelta Civica - Con monti per l'italia

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AGENDA CULTURA La cultura è un diritto di tutti, il paesaggio è un bene collettivo, la tutela del patrimonio artistico un dovere costituzionale. Da molti anni, troppi, questi concetti che dovrebbero essere impliciti nell'azione e nelle valutazioni dello Stato e delle Istituzioni pubbliche di un paese civile sono stati trascurati. Il risultato di una politica sorda e assente fa della cultura una delle grandi emergenze dimenticate. Eppure basta pensare che in Francia le attività culturali contribuiscono alla formazione del 4% del Pil, contro solo il 2% in Italia, per capire quale enorme contributo le attività culturali e la valorizzazione del patrimonio nazionale potrebbero dare alla ripresa del nostro Paese e anche all’occupazione. Purtroppo la realtà è diversa: i monumenti sono privi di manutenzione ordinaria e frequentemente in uno stato che richiederebbe immediati interventi, i musei non hanno fondi per la loro attività, il paesaggio è sempre più assalito dal cemento, le infrastrutture non uniscono l'Italia della bellezza, il Ministero per i beni e le Attività Culturali soffre per una cronica mancanza di fondi, le biblioteche chiudono, i teatri e le attività musicali sono in ginocchio e nell’impossibilità di programmare la propria attività nel tempo necessario. La cultura è la nostra identità. È l’arma contro l'imbarbarimento delle coscienze. Proteggere il paesaggio significa anche opporsi all'illegalità, promuovere la cultura significa sviluppo sopratutto nelle regioni che hanno perso vocazioni produttive manifatturiere: in uno scenario di crisi in campo economico, politico e sociale senza precedenti per l'Italia, il settore della cultura ha presentato dati in controtendenza rispetto ad altri consumi. Secondo i dati dell’Osservatorio 2012 di Federculture, la spesa delle famiglie in cultura ha raggiunto nel 2011 70,9 miliardi di euro, con un incremento del 2,6% rispetto al 2010 e un incremento complessivo nel decennio 2001-2011 del 26.3% Lo Stato deve tornare a investire, a credere nella cultura e a restituire, ripensando alle sue funzioni e con una diversa organizzazione e autonomia di spesa, al Ministero per i Beni e le Attività Culturali la possibilità di esercitare un ruolo centrale nella tutela del patrimonio nazionale e paesaggistico. Nuovi criteri di valutazione e selezione devono entrare nella consuetudine dell’azione del Ministero ed essere vincolanti nell’assegnazione delle risorse pubbliche.

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L'Agenda Cultura

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AGENDA CULTURA

La cultura è un diritto di tutti, il paesaggio è un bene collettivo, la tutela del patrimonio artistico un dovere costituzionale. Da molti anni, troppi, questi concetti che dovrebbero essere impliciti nell'azione e nelle valutazioni dello Stato e delle Istituzioni pubbliche di un paese civile sono stati trascurati. Il risultato di una politica sorda e assente fa della cultura una delle grandi emergenze dimenticate. Eppure basta pensare che in Francia le attività culturali contribuiscono alla formazione del 4% del Pil, contro solo il 2% in Italia, per capire quale enorme contributo le attività culturali e la valorizzazione del patrimonio nazionale potrebbero dare alla ripresa del nostro Paese e anche all’occupazione. Purtroppo la realtà è diversa: i monumenti sono privi di manutenzione ordinaria e frequentemente in uno stato che richiederebbe immediati interventi, i musei non hanno fondi per la loro attività, il paesaggio è sempre più assalito dal cemento, le infrastrutture non uniscono l'Italia della bellezza, il Ministero per i beni e le Attività Culturali soffre per una cronica mancanza di fondi, le biblioteche chiudono, i teatri e le attività musicali sono in ginocchio e nell’impossibilità di programmare la propria attività nel tempo necessario. La cultura è la nostra identità. È l’arma contro l'imbarbarimento delle coscienze. Proteggere il paesaggio significa anche opporsi all'illegalità, promuovere la cultura significa sviluppo sopratutto nelle regioni che hanno perso vocazioni produttive manifatturiere: in uno scenario di crisi in campo economico, politico e sociale senza precedenti per l'Italia, il settore della cultura ha presentato dati in controtendenza rispetto ad altri consumi. Secondo i dati dell’Osservatorio 2012 di Federculture, la spesa delle famiglie in cultura ha raggiunto nel 2011 70,9 miliardi di euro, con un incremento del 2,6% rispetto al 2010 e un incremento complessivo nel decennio 2001-2011 del 26.3% Lo Stato deve tornare a investire, a credere nella cultura e a restituire, ripensando alle sue funzioni e con una diversa organizzazione e autonomia di spesa, al Ministero per i Beni e le Attività Culturali la possibilità di esercitare un ruolo centrale nella tutela del patrimonio nazionale e paesaggistico. Nuovi criteri di valutazione e selezione devono entrare nella consuetudine dell’azione del Ministero ed essere vincolanti nell’assegnazione delle risorse pubbliche.

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In Italia l’investimento in cultura è pari allo 0,19% della spesa pubblica complessiva e allo 0,11% del PIL. Nel resto d’Europa si investe oltre il doppio. La spesa per cultura sia dello Stato che dei Comuni (2,6% della Spesa complessiva) è scesa verticalmente negli ultimi due anni. Non servono tuttavia i contributi a pioggia o finanziamenti una tantum per riparare alle situazioni più critiche dei nostri beni storici, artistici e naturalistici, e nemmeno per dare ossigeno alle attività culturali: è necessaria una nuova strategia, un nuovo patto tra le istituzioni nazionali e locali, tra pubblico, privato e terzo settore per un rilancio che non sia solo "evento" legato ad un bene o a un festival ma che abbia l’obbiettivo di un Paese capace di fare della propria identità culturale una risorsa e di nuovo una ragione di orgoglio nazionale. Un Paese capace di investire in cultura,ricerca,istruzione e ambiente per uscire dalla crisi gravissima che ci ha colpito. Per questo Scelta Civica ritiene che per dare all’Italia un futuro diverso sia prioritario dare alla cultura un rilievo centrale nell’azione del governo nella prossima legislatura. Quattro sono gli obiettivi principali: tutelare e valorizzare il paesaggio, limitando il consumo di suolo; dare nuove risorse alla conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e naturalistico; far crescere le attività culturali; promuovere lo sviluppo del turismo culturale. Perché con la cultura il futuro dell’Italia può essere diverso:  1) Tutelare prima di Valorizzare: dal paesaggio al consumo di Suolo In Italia si registra un consumo di suolo 37 volte superiore all’incremento della popolazione, il 50% del territorio é a rischio sismico o in stato di dissesto idrogeologico, assistiamo impotenti al crollo di monumenti e siti culturali storici e a una situazione generale di abbandono e degrado. Abusivismo e cementificazione assediano soprattutto le Regioni del Sud, chiudendo anche i nostri monumenti in una morsa di cemento. La tutela del paesaggio è una materia sulla quale si sono addensate norme generali e regolamenti di settore complessi ed intricati che hanno, nella sostanza, attribuito alla magistratura amministrativa, attraverso il giudizio di legittimità, i poteri di gestione propri nell’ordinamento italiano della amministrazione attiva. Le cause di tale grave crisi risiedono in due aspetti della attuale contingenza. Il

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primo deriva da una crisi di valori e da una progressiva perdita di attenzione al paesaggio e alla natura. La recente Convenzione europea del Paesaggio, pur adottata dall’Italia, che ne fu promotrice, non ha inciso nell’aggiornamento dell’assetto normativo.  

Su di un altro versante ancorché alcune regioni abbiano redatto piani paesaggistici, nessuna di esse ha poi dato efficace seguito a quelle che sono rimaste “buone intenzioni”. Modificare, anche saggiamente, le “regole del territorio” è attività che può “scompaginare” maggioranze e assetti politici troppo prossimi ai cittadini, quali sono quelli delle regioni. Proposte :

⇒ Formulare sulla base di una stretta consultazione con le associazioni ambientaliste una strategia nazionale contro il dissesto idrogeologico per mettere in sicurezza il territorio italiano, che comprenda anche misure che favoriscano la valorizzazione dei paesaggi agricoli e della loro vocazione produttiva, efficace anche contro rischi idrogeologici.

⇒ Ripresa del DDL presentato dal Governo Monti in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo di suolo agricolo, decaduto con la fine del Governo Monti e della proposta di Legge presentata per iniziativa di alcuni Parlamentari tra i quali Lanzillotta Realacci e Tabacci il 18 dicembre 2012 che prevede norme per il contenimento del consumo del suolo e la rigenerazione urbana.

⇒ Inasprimento delle misure contro l’abusivismo, che rappresenta ancora oltre il 10% delle nuove costruzioni, e delle misure di controllo sull’abbattimento dei fabbricati abusivi.

⇒ Predisporre la redazione di un “modello di piano paesaggistico” ovvero un “piano direttore tipo” per la tutela e gestione del paesaggio e dotare il Ministero dei Beni culturali di fondi adeguati al fine di attivare i poteri di sostituzione nei confronti delle regioni che non abbiano redatto ed adottato i piani in un tempo massimo di un biennio dalla norma che si suggerisce di proporre.

⇒ Restituire i comitati di settore (uno specifico per il paesaggio) ai quali affidare in prima istanza i contenziosi che si dovessero verificare.

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2) Nuove risorse per conservare e valorizzare il patrimonio culturale e naturalistico L’Italia è stata definita un Museo diffuso su tutto il territorio nazionale. Una straordinaria possibilità di sviluppo se fosse tutelato e mantenuto: i dati sono sconfortanti, la manutenzione ordinaria dei nostri monumenti non viene fatta in alcuni casi da anni per mancanza di fondi, i Comuni non sono in condizione di intervenire sul proprio territorio, i siti archeologici abbandonati, i beni architettonici chiusi e lasciatati degradare, le aree naturalistiche senza risorse, i musei in difficoltà, i borghi storici svuotati. Negli ultimi dieci anni la disponibilità di fondi del Ministero per i Beni e le attività Culturali è diminuita del 36,4%, arrivando nel 2011 a uno stanziamento di 1.425 milioni di euro a fronte dei 2.120 milioni del 2001. In rapporto al bilancio totale dello Stato lo stanziamento per la cultura rappresenta oggi solo lo 0,19% e lo 0,11% del Pil (contro l’1% circa della Francia e l’1,20% dell’Inghilterra). Proposte:

⇒ Adottare una legge quadro che dia al terzo settore un ruolo riconosciuto e regolato tra lo Stato e il mercato. Il terzo settore può essere una risorsa importantissima per la manutenzione e la gestione dei beni artistici, storici e naturalistici oltre che per la promozione delle attività culturali. Dalle cooperative sociali, alle Fondazioni impegnate nella difesa della natura a quelle di tutela del patrimonio storico e monumentale, alle associazioni, molti sono i soggetti che possono affiancare lo Stato in questo ambito, dando un fondamentale impulso alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio nazionale.

⇒ Elevare i limiti di deducibilità delle donazioni sulla strada tracciata dalla Legge n.80 del 14 maggio 2005 chiamata “Più dai meno versi”e introdurre la detraibilità per i contributi a favore del mantenimento e della valorizzazione del patrimonio nazionale. L’attuale normativa prevede la deducibilità fino a un massimo del 10% del reddito dichiarato e comunque fino a un massimo di 70.000 euro per donazioni a favore di fondazioni e associazioni con attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni di interesse artistico, storico e paesaggistico. Occorre elevare la deducibilità dei privati ad almeno 250.000 euro e oltre il 10%, fino alla piena deducibilità.

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⇒ Introdurre la detraibilità dei versamenti effettuati dalle imprese soggette all’imposta sui redditi o all’imposta sulle società in favore di opere o organismi aventi carattere culturale o operanti per la valorizzazione del patrimonio artistico. In Francia, il cittadino comune può detrarre dalle tasse il 66% di quanto donato, percentuale che sale al 90% per le imprese. Questo ha portato il Louvre a raccogliere dagli “amici del Louvre” mediamente 4 milioni di Euro l’anno, più i lasciti, su cui peraltro non viene pagata la tassa di successione. In Italia non è prevista nessuna detraibilità per le erogazioni liberali effettuate da persone giuridiche, mentre per le persone fisiche o enti non commerciali la percentuale si ferma al 19% con una serie di restrizioni. Ampliare la detraibilità delle donazioni al settore della cultura, con un adeguato sistema di controlli, potrebbe portare al finanziamento pressoché autonomo di molte realtà culturali e allo sviluppo dell’occupazione.

⇒ Stabilizzare il contributo 5 per mille. Vanno definiti una volta per tutti i termini e soprattutto i tempi della pubblicazione dei possibili riceventi e della destinazione delle erogazioni. Inoltre è indispensabile introdurre per il contribuente la possibilità di scegliere gli enti destinatari nella casella dedicata ai Beni Culturali, riaffermando lo spirito e la volontà del legislatore che ha portato all’introduzione del 5xmille quale misura a favore del Terzo Settore.

⇒ Ridurre l’IVA per le attività istituzionali del Ministero e di Fondazioni, Enti, Associazioni e privati che operano a favore del patrimonio culturale. Il regime attuale dell’imposta sul valore aggiunto non prevede alcun tipo di agevolazione volta a favorire gli interventi conservativi aventi ad oggetto i beni culturali. Attualmente è prevista l’applicazione dell’aliquota ridotta del 10% solo per le prestazione di servizi dipendenti da contratti di appalto relativi alla realizzazione di interventi di restauro e risanamento conservativo. Nessuna agevolazione IVA è prevista però per gli interventi di restauro di beni culturali mobili, che quindi scontano la normale aliquota, recentemente elevata al 21%. È necessario, in previsione di maggior favore nei confronti degli interventi volti non solo alla conservazione, ma anche alla valorizzazione del patrimonio culturale, la riduzione dell’IVA al 4%/5%, che dovrebbe essere applicata anche agli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria dei beni vincolati nonché al restauro dei beni culturali mobili.

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⇒ Realizzare la digitalizzazione del patrimonio culturale, non solo per favorirne la diffusione ma per salvare e rendere fruibile, per esempio, il patrimonio conservato nelle biblioteche e negli archivi.

3) Far crescere le attività culturali

Il settore dello spettacolo occupa circa 250.000 persone tra teatro danza, musica e cinema, con un fatturato complessivo di circa 3,5 miliardi di euro. Il Fondo Unico per lo Spettacolo è stato istituito nel 1985 con una dotazione di 1.000 miliardi di lire. Tale cifra oggi ammonta a 400 milioni di euro, mai rivalutata alla luce dell’inflazione ma stabilizzata e messa al riparo dai tagli delle manovre finanziare grazie al suo agganciamento alle accise sui carburanti.

Proposte

⇒ Adottare una legge quadro sullo spettacolo dal vivo. È improrogabile una cornice legislativa che individui i principi e definisca gli strumenti dell’intervento pubblico anche alla luce della riforma del Titolo V della Costituzione e in particolare al dettato dell’art. 117, prevedendo una maggiore partecipazione delle Regioni e degli Enti Locali alle realtà del territorio.

⇒ Fiscalità di vantaggio. Estendere l’introduzione del credito d’imposta per gli investimenti nella produzione cinematografica che hanno permesso al cinema italiano, nonostante la carenza di fondi pubblici, di crescere. È auspicabile l’estensione ad altre forme di spettacolo di una fiscalità vantaggiosa come quella per il cinema.

⇒ Una nuova legge per il diritto d’autore e la riforma della Siae. Il lavoro di autori, editori e produttori è tutelato dalla legge 633 del 1941. Oggi la pirateria provoca un danno di 500 milioni di euro al settore audiovisivo e dell’editoria. Sono necessarie misure urgenti che, adeguando l’Italia a quanto avviene negli altri paesi europei, contrastino la pirateria digitale.Una nuova legge per il diritto d’autore non potrà prescindere dalla riforma della Siae.

⇒ Dare maggior autonomia gestionale e amministrativa per i soggetti che operano nelle cultura, liberandoli da vincoli burocratici e non utili, e sottoponendo la loro attività a criteri di valutazione trasparenti ai quali vincolare l’assegnazione di fondi pubblici e l’accesso alle agevolazioni fiscali.

⇒ Adottare misure per favorire la lettura e valorizzare il ruolo della produzione editoriale.  

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4) La crescita del turismo culturale come obiettivo per lo sviluppo e l’occupazione Il nostro Paese concentra il maggior numero di beni culturali a livello mondiale e, stando alla classifica del Country Brand Index, si classifica al primo posto per l'attrattiva legata alla cultura. Tuttavia, abbiamo la metà dei visitatori annuali della Francia (80 milioni contro i nostri 40 milioni) e siamo solo al decimo posto per capacità di attrazione di visitatori. La motivazione risiede nell’incapacità dell’Italia di trasformarsi in un “sistema turistico”: non solo abbiamo perso l'occasione recente di sfruttare la risorsa in espansione del turismo culturale e naturalistico, ma manca una precisa individuazione dei soggetti preposti al coordinamento delle politiche nazionali e locali per una strategia a medio e lungo termine. Come nel caso della tutela del paesaggio e dei beni culturali, anche per il turismo culturale, che ha una ricaduta sul territorio del 20% più alta del turismo per esempio balneare, il rafforzamento del ruolo delle regioni ha finito per sovrapporre i diversi livelli di competenza e creato un aggrovigliato reticolo di norme e uffici nazionali e territoriali, tutti teoricamente deputati a promuovere il Paese senza una politica condivisa. E’ inoltre necessario aggredire i punti deboli del sistema infrastrutturale e dei sistemi di accoglienza, in particolare nelle regioni del Sud, come identificati nel Piano Strategico per il Turismo presentato dal Governo Monti. Proposte:

⇒ Adottare una programmazione a lungo termine per il turismo culturale basata su uno stretto coordinamento dei Ministeri coinvolti il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Ministero dello Sviluppo Economico, dei Trasporti e Infrastrutture e il Ministero del Turismo per riportare il nostro Paese tra i primi in numero di visitatori: le parole chiave devono essere infrastrutture, accoglienza, sostegno alla cultura e ai beni culturali e promozione coordinata.

⇒ Privilegiare le infrastrutture e le politiche di sostegno del miglioramento dell’accoglienza turistica nelle regioni prive di vocazioni produttive ma ricche di beni culturali.

⇒ Creazione di una piattaforma digitale per le azioni di promozione turistica.