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20 ALBUM DI IMMAGINI DEL 2013 PER AUGURARE FELICE NATALE P er augurare a tutti un Felice Natale ed un Prospero 2014 abbiamo scelto alcune immagini dell'anno che si sta chiudendo. Tra i mo- menti qui documentati: gli incontri di don Ezio Bolis, le periodiche riunioni del gruppo “Amici”, i 25 anni de “Una Nuova Via”, le attivi- tà in Ecuador dei volontari. E' un modo per ricordare il cammino trascorso e per gettare con speranza lo sguardo verso i giorni futu- ri. Buon Natale e Buon Anno! UNA NUOVA VIA - pubblicazione quadrimestrale delle: PICCOLE APOSTOLE DELLA SCUOLA CRISTIANA Direttore responsabile: ROBERTO ALBORGHETTI Redaz. e Amm.: via Albricci 4, 24128 Bergamo Tel. 035/249.273 – Fax 035/237.065 Autorizzazione: TRIBUNALE DI BERGAMO N. 36 del 4/11/1988 Coordinamento editoriale: © 2013 Editrice Velar – Gorle (BG) Grafica e stampa: Punto e Linea - Gorle, Bg Lettere e materiale redazionale vanno inviati a: PICCOLE APOSTOLE DELLA SCUOLA CRISTIANA, Via Albricci 4, 24128 Bergamo, Tel. 035/249.273 – 035/237.065 E–MAIL: [email protected]INTERNET: www.ismabg.org C AGENDA UNA NUOVA VIA 76:Layout 1 25-11-2013 16:32 Pagina 20

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ALBUM DI IMMAGINI DEL 2013PER AUGURARE FELICE NATALE

Per augurare a tutti un Felice Natale ed un Prospero 2014 abbiamo scelto alcune immagini dell'anno che si sta chiudendo. Tra i mo-menti qui documentati: gli incontri di don Ezio Bolis, le periodiche riunioni del gruppo “Amici”, i 25 anni de “Una Nuova Via”, le attivi-tà in Ecuador dei volontari. E' un modo per ricordare il cammino trascorso e per gettare con speranza lo sguardo verso i giorni futu-

ri. Buon Natale e Buon Anno!

UNA NUOVA VIA - pubblicazione quadrimestrale delle:PICCOLE APOSTOLE DELLA SCUOLA CRISTIANADirettore responsabile: ROBERTO ALBORGHETTIRedaz. e Amm.: via Albricci 4, 24128 BergamoTel. 035/249.273 – Fax 035/237.065Autorizzazione: TRIBUNALE DI BERGAMO N. 36 del 4/11/1988

Coordinamento editoriale: © 2013 Editrice Velar – Gorle (BG)Grafica e stampa: Punto e Linea - Gorle, BgLettere e materiale redazionale vanno inviati a:PICCOLE APOSTOLE DELLA SCUOLA CRISTIANA,Via Albricci 4, 24128 Bergamo, Tel . 035/249.273 – 035/237.065E–MAIL: [email protected] – INTERNET: www.ismabg.org

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AGENDA

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LO SPIRITO DEL NATALEIl mistero e la poesia della Natività

in una riflessione scritta a Buenos Aires dal futuro Papa Francesco

La Natività (1523) di Lorenzo Lotto

Anno XXV – n. 76 DICEMBRE 2013

Poste Italiane S.p.a. – spedizione in abb. postale D. L. 353/2003 (Conv. in. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 2, C.D.M. (Bergamo) • Quadrimestrale dell’Istituto S. Maria Assunta – Piccole Apostole della ScuolaCristiana – Redazione e Amministrazione: via Albricci 4, 24128 Bergamo, Tel. 035/249.273 – Fax 035/237.065 – C/C Postale n. 16503245 intestato a: Piccole Apostole Scuola Cristiana, via Albricci 4, 24128 Bergamo

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LO SPIRITO DEL NATALEPubblichiamo un testo scritto dall'allora

card. Jorge Mario Bergoglio - il futuro Papa Francesco - e pubblicato su

“La Nación” di Buenos Aires (23 dicembre 2011).

In una vignetta pubblicata di recen-te, una bimba raccontava alla suaamica che, quando per questo Na-

tale aveva chiesto ai suoi genitori chenon le regalassero i soliti giocattoli, malo “spirito del Natale”, questi erano ri-masti sconcertati, senza capire nésapere cosa fare. Il messaggio mi ésembrato molto profondo e certa-mente pone a tutti la domanda: che co-s’é lo spitiro natalizio?Credo che per rispondere bisogne-rebbe intraprendere una corsa cheprevede molti ostacoli, tra cui quelloche ci impone il consumismo accel-lerato di fine anno.Peró la domanda rimane. Nel tempol’arte ha cercato di esprimere in millemodi questo spirito natalizio ed é riu-scita ad avvicinarci abbastanza al suo vero significato. Quanti rac-conti di Natale ci offrono storie che ci avvicinano ad esso! I bellissimiracconti di Andersen, Tillich, Lenz, Böll, Dickens, Gorki, Hamsun,Hesse, Mann e di tanti altri autori sono riusciti ad aprire orizzonti disignificato che ci permettono di addentrarci nel cammino di com-prensione del mistero. E, nonostante ció, risultano insufficienti.Eppure é un racconto, una narrazione storica, quello che ci apre leporte del significato reale dello “spirito natalizio”. Un racconto sem-plice e preciso. Dice cosí: “In quei giorni un decreto di Cesare Augu-sto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primocensimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. An-davano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giu-seppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città diNazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Be-tlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era in-cinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei igiorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse infasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loronell’albergo” (Lc 2,1-7). Si tratta di un racconto storico, semplice e con marcato riferimentoal continuo camminare del popolo d’Israele. Quando Dio elesse il suopopolo e cominció a camminare con lui, gli fece una promessa; nonvendette illusioni, ma seminó speranza; la speranza in Lui, nel Dioche é fedele e non puó negare se stesso; diede agli israeliti quellasperanza che non svanisce.

Basandoci nel racconto sopra riportato, noi cristiani sosteniamo chequesta speranza si é consolidata. Si consolida e ci protende in avanti,verso il momento del reincontro definitivo. É cosí che si manifesta lo“spirito natalizio”: promessa che genera speranza, viene consolidatacon Gesú e si proietta, sempre in speranza, verso la seconda venutadel Signore.Il racconto continua narrando la scena dei pastori, l’apparizione degliangeli e il cantico che é messaggio per tutti: “Gloria a Dio nell’alto deicieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore”. La speranza con-solidata non é solo rivolta al futuro, ma trabocca nel presente attra-verso desideri di pace e fraternitá universali che, per diventare realtá,devono essere radicati in ogni cuore.Ogni volta che leggo questa narrazione e contemplo la scena cer-cando di entrare in questo spirito di speranza e di pace, penso a tuttigli uomini e le donne, credenti o non credenti, che camminano per lavita cercando qualcosa, con o senza speranza, tra i piú svariati sen-tieri, e nasce in me il desiderio di avvicinarmi a loro per augurarepace, molta pace ed anche per riceverla. Pace di fratelli, visto chetutti lo siamo, pace che costruisce.Augurare e ricevere quella pace che rende possibile, in mezzo a tantenebbie e tante notti, il riconoscerci e il rincontrarci come fratelli, il ri-conoscerci nel nostro volto che ci riflette creati a immagine di Dio.Sará questo lo spirito natalizio che quella bambina della vignetta chie-deva ai suoi genitori?

SPECIALECard. Jorge Mario BergoglioArcivescovo di Buenos Aires

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INDIMENTICABILE RIO! Due Piccole Apostole dall'Ecuador in Brasile

per partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù animata da Papa Francesco lo scorso luglio.

Alexandra ed io abbiamo parte-cipato alle giornate mondialidella gioventù, che si sono

svolte a Rio de Janeiro in Brasile. Sia-mo rimaste a Rio due settimane inte-re, la prima settimana l’abbiamo de-dicata a realizzare missioni nella cittàdi Petròpolis, precisamente nella Par-rocchia di S. Sebastiano; prima peròsiamo passate dalla Parrocchia di S.Alessandro, dove i fedeli ci hannodato il benvenuto, agitando festosa-mente palloncini colorati e rami di pal-me. Ci hanno accolto festosamentecantando in coro: “ Effondi, Signore, iltuo amore su tutti noi” e offrendoci uncaloroso benvenuto in terra brasiliana. Da questo momento mi sentii in pacee profondamente unita ai fratelli e allesorelle di tutto il mondo, poiché pensai che tale comunione era il frut-to dell’unica fede in Gesù Cristo. In questa parrocchia, dedicata a S.Alessandro, si fermarono pure i componenti del primo gruppo di ecua-doriani, circa 30 persone, tutte ospiti di diverse famiglie precedente-mente preparate ad accoglierle. Dopodiche, anche al nostro gruppo(7 persone) proveniente dalla provincia di Esmeraldas venne rivoltala stessa calorosa accoglienza, che mi piace descrivere sia pure persommi capi. Siamo stati accolti da un folto gruppo di giovani che sifacevano notare per un grande car-tellone con la scritta “Benvenuti!” in lin-gua spagnola, e per gesti di affetto cheesprimevano cordialità; ciò ha fatto sìche ci sentissimo ben accetti, come acasa nostra.Nel frattempo, nella Chiesa del luogoda noi raggiunto, erano in adorazio-ne eucaristica le famiglie che ciavrebbero ospitato per un’intera set-timana. Rendendomi conto di tantabenevolenza ho incominciato a pen-sare che in quella terra ero pellegri-na, chiamata ed inviata da Dio ad an-nunciare la buona notizia del vange-lo. I componenti delle famiglie che cihanno ospitato hanno offerto un ma-gnifico esempio di fede, di preghiera,di cordiale servizio nella carità.

Il messaggio culminante di questa settimana di attività prima che aves-sero inizio le giornate della gioventù con la presenza del Papa, è sta-to l’annuncio del vangelo di Gesù Cristo porta a porta. Siamo stati ac-colti da tutti con devozione, siamo stati invitati a pregare e a far pre-gare. Anche i non cattolici ci hanno chiesto di entrare nelle loro case,di aiutarli a pregare e di benedirli. Quando poi siamo giunti alla cittàdi Rio de Janeiro, per vivere le giornate propriamente dette, è statauna meraviglia. Lì abbiamo partecipato alle catechesi, è avvenuto l’in-

Agripina Martinez

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contro con le numerose delegazioni di lingua spagnola, per pregaree per scambiarci esperienze; insieme abbiamo partecipato alle ma-gnifiche celebrazioni eucaristiche. Abbiamo percorso lunghi tratti a piedi, aspettato con pazienza che ar-rivasse il nostro turno per utilizzare i servizi igienici, per bere acqua,per ristorarci con il cibo,… Tutti aspetti che hanno segnato nitidamentetale esperienza. Sicuramente l’entusiasmo dei giovani provenienti datutto il mondo e la presenza in mezzo a noi di Papa Francesco, suc-cessore di Pietro e rappresentante di Cristo sulla terra, è stato tra-boccante ed unico. Tale presenza ha dato un significato e un sensoa tutti gli sforzi, le stanchezze, i contrattempi dell’avvenimento: un’espe-rienza indescrivibile per la sua spiritualità, per l’intensità e la caricadi positività che ci ha donato. Ognuno di noi avvertiva profondamen-te la chiamata di Cristo, così come recitava il logo: “ Cristo ci invita,venite, amici miei!”Una delle esperienze più significative e più toccanti per me è stata laVia Crucis en Capacabana-Rio de Janeiro. A parte il fatto che, tale ma-nifestazione, oltre che sacra e religiosa, è stata anche un’apprezza-bile opera artistica, ha provocato in me un senso di maggior pene-trazione nella vita, nella realtà e nei problemi dei/lle giovani. Questa

Via Crucis ha fatto sì che interiorizzassi e sperimentassi, una volta inpiù, che Gesù Cristo si fa giovane con i giovani e prende su di sé leloro complesse realtà per redimerli, salvarli. Una salvezza che non èutopia, ma si concretizza attraverso “porte” di salvezza che Egli offreloro in continua alternativa, aperture che offrono cammini di conver-sione, nei modi più diversi, ma che portano tutti alla Vera Vita.Invece il messaggio centrale delle catechesi alle quali abbiamo par-tecipato si è basato sul concetto che i giovani sono le persone più in-dicate per annunciare la Buona Novella del Vangelo ad altri giovani.Ciò mi ha spinto a riflettere sulla responsabilità e l’impegno che dob-biamo assumerci, affinché nelle nostre Parrocchie vengano offerti aigiovani, formazione, buon esempio, spazi dove possano agire, mez-zi adeguati affinché percepiscano la Chiesa come madre premurosaed amorosa che li accompagna nella loro crescita e nella loro matu-razione.La S. Messa di chiusura è stata una celebrazione commovente, nonsoltanto per le parole che il Papa ha rivolto ai giovani: “Giovani, nonabbiate paura!”, ma soprattutto per i sentimenti e le conseguenze chetali “parole” hanno suscitato nei giovani stessi. Essi si sono sentiti in-terpellati e spronati da tali parole, nonché pieni di forza e coraggio per

rispondere, con generosità, a ciò cheCristo chiedeva a ciascuno di loro. Con-cludendo sono contenta di affermareche la ricca esperienza che queste gior-nate mi lasciano è la certezza che i gio-vani hanno bisogno di essere cercati,invitati, accolti, accompagnati, accet-tati, amati ed “offerti” a Cristo Gesù, an-che per impegno serio all’interno del-la vita consacrata-religiosa. Potreiscrivere ancora tanto sulla stupendaesperienza vissuta in queste giornate,allo stesso tempo considero di aver an-notato le più significative.

SPECIALE

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Le sorelle Agripina e Alexandra fannoparte della Comunità religiosa delle Pic-cole Apostole della Scuola Cristiana inEcuador.

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SPIRITO, DONO DI VITANell'Anno della Fede proponiamo un “viaggio”

all'interno dei significati del “Credo della Messa”.

Sviluppate già le prime due parti, con l’attenzione di mostrare chela seconda parte a sua volta prevede due momenti, cioè il Fi-glio eterno e l’incarnato, uniti in modo indissolubile per la no-

stra fede, ci rimane la parte relativa allo Spirito. Di esso si afferma cheè Signore e ciò è congruente con l’affermazione che Gesù Cristo è con-sostanziale (omo-ousios in greco) al Padre. Anche se non si usa lo stesso termine usato per Cristo, cioè della stes-sa sostanza, dello Spirito si afferma che è Santo ( la santità origina-ria si addice solo a Dio e quindi lo Spirito è Dio), che procede dal Pa-dre e dal Figlio e ha la stessa adorazione riservata al Padre e al Fi-glio. Anche questo tema dell’adorazione fa dello Spirito qualcosa didivino a pieno titolo, perché solo Dio può essere adorato. Un santo uma-no, un angelo e nemmeno la Vergine Maria possono essere adorati,ma solo venerati. Se lo Spirito è adorato significa che è uguale in di-gnità al Padre e al Figlio. Il termine procedere è molto importante, si-gnifica venire-da, uscire-da. Lo Spirito esce dal Padre, esso è il donodella vita che il Padre fa al Figlio e il Figlio restituisce al Padre que-sto dono in riconoscenza.Esso, le cui immagini naturali sono l’acqua (vita, purificazione), l’aria(soffio, vento) e il fuoco (amore), è stato mandato ai profeti, che pertale ragione sono detti ispirati, cioè pieni di spirito, invasi dallo spiri-to e quindi in grado di agire e parlare per conto di Dio. Lo Spirito ha accompagnato Gesù per tutta la sua esistenza, in modoparticolare dal suo battesimo, e dalla croce e dalla risurrezione è sta-to effuso su di noi. Noi cristiani abbiamo ricevuto, quindi, non tantolo Spirito di Dio in modo generico come i profeti, ma lo Spirito di Gesùricco della sua umanità. Lo Spirito di Gesù trasmette a noi e rende anoi possibile la forma di Gesù, la sua umanità secondo il disegno diDio, la sua umanità divina. Ecco perché si dice che lo Spirito proce-de anche dal Figlio. Potremmo dire che noi lo riceviamo dal Padre at-traverso Gesù. La modalità in cui riceviamo lo Spirito non è individuale,non ciascuno per conto proprio e isolatamente dagli altri, ma nella Chie-sa, la comunità dei credenti in Gesù. La Chiesa nel credo è detta unica, santa (oggettivamente, perché ri-ceve e trasmette la santità di Gesù e chiamata ad esserlo anche sog-gettivamente nella santità di vita) e cattolica, cioè universale, senzadistinzioni di principio per ciò che concerne l’etnia la geografia, comeinvece era di fatto l’ebraismo. La Chiesa è sacramento, cioè media-

zione. Gli uomini possono arrivare a Gesù per mezzo della missionedella Chiesa, della celebrazione dei suoi sacramenti, primi fra tutti bat-tesimo ed eucaristia, per mezzo della predicazione della memoria diGesù, che essa mantiene costantemente viva e attuale e attraversola testimonianza di vita dei santi, cioè di tutti i battezzati chiamati aquesta santità. La Chiesa media il perdono di Gesù nel battesimo e nella sua attua-lizzazione costante che è il sacramento della riconciliazione e l’eucaristiache trasmettono la misericordia di Dio giustificando il peccatore im-mergendolo nell’unica giustizia di Gesù e rendendolo abile ad una vitacoerente con il dono ricevuto.La chiusa del Credo è escatologica, cioè la risurrezione e la vita fu-tura eterna. Risurrezione di Dio significa più che contemplazione di Dioattraverso l’anima. Significa gustare anche corporalmente, attraver-so una corporalità trasfigurata ad immagine del corpo risorto di Gesù,la relazione con il Padre, ricolmi dello Spirito di Gesù e, per così dire,trasformati in lui il primogenito della creazione il modello dell’uomosecondo il disegno del Padre e il Salvatore.

TEMPI NOSTRIDon Stefano De Togni

“Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato e haparlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspettola risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen”.

Durante la prima parte della nostra riflessione (Una Nuova Via n.75, agosto 2013) abbiamo anticipato che il Credo ha una struttura trinita-ria, quindi sviluppa i tre contenuti fondamentali della fede ricevuta nel battesimo: Dio Padre, Il Figlio di Dio Gesù, lo Spirito Santo Signore (che agisce nella Chiesa e nei suoi sacramenti e che conduce la storia della salvezza al suo sviluppo finale nel regnodella risurrezione dai morti).

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6 IN MISSIONE

DA ESMERALDAS A RIOBAMBAIl 2014 segnerà nuovi traguardi e nuove sfide per la presenza

in Ecuador delle Piccole Apostole. Le novità in arrivo.

Il tempo scorre continuamente, la vita è sempre in cammino, le si-tuazioni si evolvono, e quindi, se vogliono stare al passo, anche leistituzioni devono aggiornarsi e cambiare, per quanto è possibile,

ciò che è superato. Anche Gesù era spesso in cammino, e a chi vo-leva trattenerlo rispondeva: “Bisogna che io annunzi il regno di Dio an-che alle altre città, per questo sono stato mandato” (Lc. 4,43).Alla luce di tutto questo, anche noi Piccole Apostole, per più di un anno,abbiamo riflettuto sulla situazione attuale della nostra missione in Ecua-dor e, in particolare, sulla vita e sulle opere che si svolgono in Esme-raldas. Ci siamo chieste: non è forse ora di passare ad annunciare ilVangelo ad un’altra città meno fortunata di questa bellissima che ab-biamo amato e servito per 28 anni?Dopo vari incontri personali e comunitari, sia con le sorelle che vivo-no in Ecuador sia con quelle di Bergamo, e dopo gli incontri con le au-torità religiose locali, il Consiglio dell’Istituto ha deciso di lasciare, nel-la prossima estate 2014, la nostra missione in Esmeraldas, per ini-ziarne un’altra con la parrocchia di Punin, nella diocesi di Riobamba.Ma… Come si è giunti a Punin? La nostra risposta è semplice: gui-date dalla Provvidenza. La nostra sorella juniores Johanna, il giornodell’ordinazione di mons. Julio Parilla, parroco della nostra ex parrocchiadi Inaquito, a Vescovo di Riobamba, ha incontrato, casualmente, pa-dre Rafael, parroco di Punin. Egli, dopo aver chiesto chi eravamo e qualera il nostro carisma, ci ha invitato ad andare ad aiutarlo nel suo mi-nistero pastorale rivolto alle sue 23 comunità indigene. La disponibilità, la generosità, lo spirito di servizio delle due sorelle qui-tegne più giovani, con la loro partecipazione alle “Settimana in mis-sione” (per le varie ricorrenze religiose) hanno permesso di iniziare lareciproca conoscenza e valutare come possibile l’inizio di un nuovoservizio pastorale. La mia visita del giugno scorso ai Vescovi locali haavuto proprio come scopo di sondare, verificare e determinare que-sta possibilità. Il Consiglio dell’Istituto, nella sua decisione, è stato so-stenuto e confortato, anche dalla comprensione del vescovo EugenioArellano di Esmeraldas, che ha capito e rinforzato molto bene la no-

stra decisione, e l’ha interpretata come un necessario rinnovamentodelle persone e delle attività. E, non meno significativa, per interpretarei segni dei tempi, è stata la disponibilità delle Sorelle che vivono in Esme-raldas, italiane ed ecuadoregne, liete di offrire il loro servizio a chi oggiè più povero degli esmeraldegni. Il nostro grazie sincero va al Signo-re, ai Vescovi e a tutta la gente dei barrios di Esmeraldas che abbia-mo conosciuto in questi anni, per il tanto bene ricevuto in stima, inaffetto, in aiuto concreto durante questo cammino di Chiesa, compiutoinsieme. Nel nostro cuore, nel ricordo e nella preghiera gli esmeral-degni saranno sempre presenti. Un altrettanto grande grazie va a tut-ti i nostri Amici e benefattori che con il loro servizio concreto sul po-sto e/o con le loro offerte sono stati la “mano lunga” della Provvidenza;e così hanno permesso a noi di lenire le sofferenze e investire in cul-tura perchè, come diceva l’amato vescovo Bartolucci, la prima povertàda sconfiggere è quella della “cabeza”. Crediamo, anche, con fermafiducia che il Signore benedirà il nostro nuovo lavoro, come ha sem-pre fatto fino ad oggi, al di là di ogni desiderio e di ogni merito. E find’ora Lo benediciamo. Ringraziamo, inoltre, di cuore tutti quelli chesi sono fidati di noi e continueranno ad accompagnarci con la loro pre-ghiera, stima ed amicizia.

Raggiungiamo le vostre case, prima di tutto per ringraziarvi, ri-conoscenti, per la vostra vicinanza e per il generoso contribu-to che, dall’inizio della nostra attività ad oggi, non è mai venuto

meno e ci ha permesso di dare risposte in mille modi alle tante richiesteche ci sono pervenute, giorno dopo giorno.

Sono ormai più di 27 anni, che noi Piccole Apostole viviamo e condi-vidiamo la vita con tanti ecuadoriani, e, in modo speciale, il grande donodella fede, che ci fa sentire tutti “una grande famiglia”. In tutti questianni, nei limiti delle possibilità, ma costantemente sorrette dalla gran-de solidarietà vostra, Amici e Benefattori, come il buon Samaritano,

Liliana Cattaneo

PROGETTI E AIUTI “A DISTANZA”Le Piccole Apostole lanciano una nuova metodologia per il sostegno

alle opere missionarie. Per essere tutti più protagonisti.

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PISULÌ, IL SOGNO È REALTÀL’arcivescovo di Quito e Primate dell’Ecuador,

Fausto Gabriel Trávez,ha consacrato la nuova Chiesa dell’Assunta,frutto della generosità di tanta gente.

La realtá spesso supera la fantasia, non solo nel male, ma for-tunatamente anche nel bene: il sogno che l’arcivescovo di Qui-to e Primate dell’Ecuador, Mons. Fausto Gabriel Trávez, venis-

se a consacrare la nuova Chiesa dell’Assunta si é realizzato. A tre anni

dall’inizio della costruzione si puó dire che l’80% dei lavori sono con-clusi e la Chiesa, che puó accogliere comodamente quattrocento fe-deli, é ormai in pieno funzionamento. Le celebrazioni domenicali la ve-dono colma ed era quindi giusto che il 25 di agosto, a coronazione

abbiamo potuto versare sulle “ferite” di tanta gente l’olio, che lenisceil dolore e il vino della gioia, che ridona speranza.Quanti bimbi, con il vostro contributo del sostegno a distanza, hannopotuto alimentarsi, studiare, giocare, vestirsi e curarsi… Case, Cen-tri parrocchiali e Scuole sono stati costruiti o sostenuti in zone di estre-mo bisogno e povertà… Ma ancora tanto altro bene che la Provvi-denza con voi, ci ha permesso di operare a tante famiglie disagiatee prive di tutto, nel silenzio, con discrezione e rispetto, per non offenderela loro sensibilità … Ora, dopo varie e attente riflessioni, costatata ladifficoltà di seguire i vari bambini e i ragazzi affidati, sia per la mobi-lità delle famiglie, che per l’instabilità della coppia, avremmo pensa-to di adottare una nuova metodologia di “aiuto a distanza”, propo-nendo - sempre per coloro che condivideranno l’idea - di volta in vol-ta, piccoli progetti o realizzazioni, in favore di comunità, Parrocchie e

scuole povere e senza mezzi, assicurando di ognuno la documenta-zione relativa. Naturalmente, come abbiamo sempre proceduto, al dilà o meno del sostegno di un “padrino”, continueremo ad aiutare bam-bini o ragazzi che ne hanno bisogno. Siamo consapevoli di chiederea molti un sacrificio, dato che, con l’affido di un bambino, c’è spes-so un coinvolgimento affettivo, che ha riscontro concreto nella foto enelle informazioni che si ricevono periodicamente.Contiamo, però, sulla vostra comprensione, che lascia, naturalmen-te, a voi la piena libertà di aderire o meno al nuovo progetto. Rinno-viamo, riconoscenti, il grazie per il molto ricevuto e vi assicuriamo chela nostra preghiera vi accompagnerà sempre, e vi farà meritare da-vanti al Signore il titolo di “veri missionari”.Un abbraccio dalla sorelle Missionarie

Elena, Lisetta e Maria Grazia

Maria Grazia Rodigari

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8 IN MISSIONE

della festa patronale, si compisse l’atto solenne presieduto dal Vescovoche consacra questo nuovo tempio al culto e alla preghiera. I fedeli sono orgogliosi di aver partecipato attivamente nella costru-zione, dato che hanno dedicato molti sabati a lavorare come volon-tari agli ordini del nostro parroco, P. Marcelo Chicaiza, che in praticaha diretto tutti i lavori studiandosi ben benone il progetto lasciatoci dal-l’ingegnere e dall’architetto. Naturalmente tutti sono coscienti che nonavrebbero mai potuto coronare il sogno di avere una Chiesa grande,un bel sagrato e un teatro sottostante senza l’aiuto concreto della di-vina Provvidenza che ci é giunta attraverso i nostri benefattori italia-ni che non si sono lasciati vincere in generositá. Anche il Vescovo sié mostrato sorpreso e soddisfatto per l’opera che ha visto ed ha espres-so la sua gratitudine per tutti coloro che in qualche modo hanno col-laborato a realizzarla. Attualmente é ancora una cappella dipendentedalla Parrocchia S. Judas Tadeo, ma lo stesso Vescovo si é reso con-to che potrebbe essere presto eretta a Parrocchia indipendente come

“Parrocchia di S.Maria Assunta”, dato la quantitá di gente che ormaivive nel settore e che ora frequenta di piú conoscendo la capienza del-la Chiesa (nel capannone anteriore molta gente rimaneva fuori per-ché non si poteva letteralmente entrare per mancanza di spazio). Vo-gliamo approfittare di questa bella notizia per ringraziare tutti i nostribenefattori bergamaschi e la nostra Comunitá delle Piccole Apostoleche hanno risposto con tanta generositá all’appello che abbiamo fat-to alcuni anni fa: alcuni di loro sono anche venuti di persona ed han-no lavorato direttamente sul cantiere, altri ci hanno inviato il frutto delloro sacrificio e moltissimi ci hanno accompagnato con la preghiera af-finché si potesse coronare il sogno. Per tutti loro e per le loro famigliechiediamo a Dio una speciale benedizione.Ah, e se potete, continuate a collaborare perché mancano ancora mol-te cosette: la pittura esterna della Chiesa, il campanile, il pavimentoe la pittura del teatro... É una delle tante attivitá missionarie che po-tete sostenere e che ci fa sentire UNO in Cristo.

Nelle foto: momenti della consacrazione della Chiesa dell'Assunta al Pisulì con l'arcivescovo Mons. Fausto Gabriel Trávez; volontari al lavorosulle strutture dell'edificio.

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l’ac

cres

cain

no

i e n

ei n

ost

ri f

rate

lli.

Lo f

arem

o se

guen

do a

lcun

i bra

ni d

ella

rec

ente

Enc

iclic

a, L

umen

fid

ei, o

ffer

taci

dai

du

e ca

riss

imi P

on

tefi

ci, B

ened

etto

XV

I e F

ran

cesc

o.

LUCE

DI F

EDE

E D

I VIT

A

Trac

cia

di P

regh

iera

- I

VIII

- T

racc

ia d

i Pre

ghie

ra

acco

glie

nd

o la

su

a p

rom

essa

.A

iuta

ci a

lasc

iarc

i to

ccar

e d

al s

uo

am

ore

, p

erch

é p

oss

iam

o t

occ

arlo

co

n la

fed

e.A

iuta

ci a

d a

ffid

arci

pie

nam

ente

a lu

i, a

cred

ere

nel

su

o a

mo

re, s

op

ratt

utt

on

ei m

om

enti

di t

rib

ola

zio

ne

e d

i cro

ce,

qu

and

o la

no

stra

fed

e è

chia

mat

a a

mat

ura

re.

Sem

ina

nel

la n

ost

ra f

ede

la g

ioia

del

Ris

ort

o.

Ric

ord

aci c

he

chi c

red

e n

on

è m

ai s

olo

.In

seg

nac

i a g

uar

dar

e co

n g

li o

cch

i di G

esù

, aff

inch

é eg

li si

a lu

ce s

ul n

ost

ro c

amm

ino

. E c

he

qu

esta

luce

del

la f

ede

cres

ca s

emp

re in

no

i, fi

nch

é ar

rivi

qu

el g

iorn

o s

enza

tra

mo

nto

che

è lo

ste

sso

Cri

sto

, il F

iglio

tu

o, n

ost

ro S

ign

ore

.

Can

to f

inal

e: “

SALV

E R

EGIN

A”

Le im

mag

ini d

i qu

esta

tra

ccia

di p

reg

hie

ra d

ocu

men

tan

o la

bel

lezz

a ar

tist

ica

ed a

rch

itet

ton

ica

di u

no

dei

più

sin

go

lari

mo

nu

men

ti d

i fed

e, la

bas

ilica

di S

ant'

Ap

olli

nar

e in

Cla

sse,

Rav

enn

a.Fo

to d

i ©R

ob

erto

Alb

org

het

ti.

UNA NUOVA VIA 76:Layout 1 25-11-2013 16:32 Pagina 9

1° PARTE:

FEDE E V

ERITÀ

LETTUR

A:

225. “Rich

iamare la co

nn

ession

e della fed

e con

la verità è og

gi p

iù ch

e mai n

e-cessario

, pro

prio

per la crisi d

i verità in cu

i viviamo

. Nella cu

ltura co

ntem

-poranea si tende spesso ad accettare com

e verità solo quella della tecnologia:è vero

ciò ch

e l’uo

mo

riesce a costru

ire e misu

rare con

la sua scien

za, verop

erché fu

nzio

na, e co

sì rend

e più

com

od

a e agevo

le la vita.Q

uesta sem

bra o

gg

i l’un

ica verità certa, l’un

ica con

divisib

ile con

altri, l’un

i-ca su

cui si p

discu

tere e imp

egn

arsi insiem

e. Dall’altra p

arte vi sarebb

e-ro poi le verità del singolo, che consistono nell’essere autentici davanti a quel-lo

che o

gn

un

o sen

te nel su

o in

terno

, valide so

lo p

er l’ind

ividu

o e ch

e no

np

osso

no

essere pro

po

ste agli altri co

n la p

retesa di servire il b

ene co

mu

ne.

La verità gran

de, la verità ch

e spieg

a l’insiem

e della vita p

erson

ale e socia-

le, è gu

ardata co

n so

spetto

. No

n è stata fo

rse qu

esta – ci si do

man

da - la ve-

II - Traccia di Preghiera

Traccia di Preghiera - V

II

si con

clud

e con

il riferimen

to a co

loro

che h

ann

o so

fferto p

er la fede (cf. Eb

11,35-38), tra i qu

ali un

po

sto p

articolare lo

occu

pa M

osè, ch

e ha p

reso su

di sé l’o

ltragg

io d

el Cristo

(cf. v. 26).Il cristian

o sa ch

e la sofferen

za no

n p

esere elimin

ata, ma p

ricevere un

senso

, pu

ò d

iventare atto

di am

ore, affid

amen

to alla m

ani d

i Dio

che n

on

ci abb

and

on

a e, in q

uesto

mo

do

, essere un

a tapp

a di crescita d

ella fede e

dell’am

ore. C

on

temp

land

o l’u

nio

ne d

i Cristo

con

il Padre, an

che n

el mo

m-

men

to d

ella sofferen

za più

gran

de su

lla croce (cf. M

c 15,34), il cristiano

im-

para a p

artecipare allo

sgu

ardo

stesso d

i Gesù

. Perfino

la mo

rte risulta illu

-m

inata e p

essere vissuta co

me l’u

ltima ch

iamata alla fed

e, l’ultim

o “Esci

dalla tu

a terra” (Gen

12,1), l’ultim

o “V

ieni!” p

ron

un

ciato d

al Padre, cu

i ciconsegniam

o con la fiducia che egli ci renderà saldi anche nel passo definitivo.

PAU

SA D

I RIFLESSIO

NE

PREG

HIER

AA

Maria, M

adre ad

do

lorata, recitiam

o u

na d

ecina d

el Ro

sario, p

erché ci o

t-ten

ga la lu

ce e la forza n

e-cessarie, p

er affidarci alle

man

i di D

io n

el mo

men

tod

ella pro

va.M

editerem

o il p

rimo

miste-

ro doloroso: l’agonia di Gesù

nell’o

rto d

egli u

livi.C

on

clud

iamo

po

i l’inco

ntro

,recitan

do

la preg

hiera ch

ech

iud

e l’Enciclica:

Aiu

ta, o M

adre, la n

ostra

fede!

Ap

ri il no

stro asco

lto alla

Parola, p

erché rico

no

sciamo

la voce d

i Dio

e la sua ch

ia-m

ata.Sveg

lia in n

oi il d

esiderio

di

segu

ire i suo

i passi,

uscen

do

dalla n

ostra terra e

UNA NUOVA VIA 76:Layout 1 25-11-2013 16:32 Pagina 10

rità

pre

tesa

dai

gra

nd

i to

talit

aris

mi d

el s

eco

lo s

cors

o, u

na

veri

tà c

he

imp

o-

nev

a la

pro

pri

a co

nce

zio

ne

glo

bal

e p

er s

chia

ccia

re la

sto

ria

con

cret

a d

el s

in-

go

lo?

Rim

ane

allo

ra s

olo

un

rel

ativ

ism

o in

cu

i la

do

man

da

sulla

ver

ità

di t

ut-

to, c

he

è in

fo

nd

o a

nch

e la

do

man

da

su D

io, n

on

inte

ress

a p

iù. È

log

ico

, in

qu

esta

pro

spet

tiva

, ch

e si

vo

glia

to

glie

re la

co

nn

essi

on

e d

ella

rel

igio

ne

con

la v

erit

à, p

erch

é q

ues

to n

esso

sar

ebb

e al

la r

adic

e d

el f

anat

ism

o, c

he

vuo

leso

pra

ffar

e ch

i no

n c

on

div

ide

la p

rop

ria

cred

enza

. Po

ssia

mo

par

lare

, a q

ue-

sto

rig

uar

do

, di u

n g

ran

de

ob

lio n

el n

ost

ro m

on

do

co

nte

mp

ora

neo

.La

do

man

da

sulla

ver

ità

è, in

fatt

i, u

na

qu

esti

on

e d

i mem

ori

a, d

i mem

ori

ap

rofo

nd

a, p

erch

é si

riv

olg

e a

qu

alco

sa c

he

ci p

rece

de

e, in

qu

esto

mo

do

, pu

òri

usc

ire

a u

nir

ci o

ltre

il n

ost

ro “

io”

pic

colo

e li

mit

ato

. È u

na

do

man

da

sul-

l’ori

gin

e d

i tu

tto

, alla

cu

i lu

ce s

i pu

ò v

eder

e la

mèt

a e

così

an

che

il se

nso

del

-la

str

ada

com

un

e”

PAU

SA D

I RIF

LESS

ION

E

PREG

HIE

RA

Rec

itia

mo

co

n d

evo

zio

ne

il C

red

oap

ost

olic

o, e

pre

gh

iam

o M

aria

ch

es’

è su

bit

o a

ffid

ata

a D

io, r

ecit

and

ola

pri

ma

dec

ina

del

Ro

sari

o, p

erch

éo

tten

ga

a n

oi

e a

tutt

i i

no

stri

fra

-te

lli,

il ri

sveg

lio e

l’a

um

ento

del

lafe

de.

CA

NTO

: “M

AR

IA,

TU C

HE

HA

I A

TTES

O”

n.

340

di C

anta

e C

amm

ina.

2° P

ART

E:

FED

E E

AM

OR

E

LETT

UR

A:

“Se

l’am

ore

ha

bis

og

no

del

la v

erit

à,an

che

la v

erit

à h

a b

iso

gn

o d

el-

Trac

cia

di P

regh

iera

- II

IV

I - T

racc

ia d

i Pre

ghie

ra

CA

NTO

:“C

OM

’È B

ELLO

, SIG

NO

RE, V

IVER

E D

A F

RATE

LLI”

N. 1

07 D

I CA

NTA

E C

AM

MIN

A.

4° P

ART

E:

UN

A F

OR

ZA C

ON

SOLA

NTE

NEL

LA S

OFF

EREN

ZA

LETT

UR

A

56. S

an P

aolo

scr

iven

do

ai c

rist

ian

i di

Co

rin

to d

elle

su

e tr

ibo

lazi

on

i e d

elle

sue

soff

eren

ze m

ette

in r

elaz

ion

e la

su

a fe

de

con

la p

red

icaz

ion

e d

el V

an-

gel

o. D

ice

infa

tti

che

in lu

i si c

om

pie

il p

asso

del

la S

crit

tura

: “H

o c

red

uto

,p

erci

ò h

o p

arla

to”

(2 C

or

4,13

).L’

apo

sto

lo s

i ri

feri

sce

a u

n’e

spre

s-si

on

e d

el s

alm

o 1

16, i

n c

ui i

l sal

mi-

sta

escl

ama:

“H

o c

red

uto

an

che

qu

and

o d

icev

o: s

on

o t

rop

po

infe

li-ce

(v.

10).

Parl

are

del

la f

ede

spes

so c

om

po

rta

par

lare

an

che

di

pro

ve d

olo

rose

,m

a ap

pu

nto

in e

sse

san

Pao

lo v

ede

l’an

nu

nci

o p

iù c

on

vin

cen

te d

el v

an-

gel

o, p

rch

é è

nel

la d

ebo

lezz

a e

nel

-la

so

ffer

enza

ch

e em

erg

e e

si s

cop

rela

po

ten

za d

i Dio

ch

e su

per

a la

no

-st

ra d

ebo

lezz

a e

la n

ost

ra s

off

eren

-za

. L’a

po

sto

lo s

tess

o s

i tro

va in

un

asi

tuaz

ion

e d

i m

ort

e, c

he

div

ente

ràvi

ta p

er i

cri

stia

ni

(cf,

2C

or

4,7-

12).

Nel

l’ora

del

la p

rova

la

fed

e ci

illu

-m

ina,

e p

rop

rio

nel

la s

off

eren

za e

nella

deb

olez

za s

i ren

de c

hiar

o co

me

“no

i…n

on

an

nu

nci

amo

no

i st

essi

,m

a C

rist

o G

esù

Sig

no

re”

(2 C

or

4,5)

.Il

cap

ito

lo 1

1 d

ella

Let

tera

ag

li Eb

rei

UNA NUOVA VIA 76:Layout 1 25-11-2013 16:33 Pagina 11

IV - Traccia di P

reghiera Traccia di P

reghiera - V

l’amo

re. Am

ore e verità n

on

si po

sson

o sep

arare. Senza am

ore, la verità d

i-ven

ta fredd

a, imp

erson

ale, op

pressiva p

er la vita con

creta della p

erson

a. Laverità ch

e cerchiam

o, q

uella ch

e offre sig

nificato

ai no

stri passi, ci illu

min

aq

uan

do

siamo

toccati d

all’amo

re. Ch

i ama cap

isce che l’am

ore è esp

eriem-

za di verità, ch

e esso stesso

apre i n

ostri o

cchi p

er vedere tu

tta la realtà inm

od

o n

uo

vo, in

un

ion

e con

la perso

na am

ata. In q

uesto

senso

, San G

rego

-rio

Mag

no

ha scritto

che “am

or ip

se no

titia est”, l’amo

re stesso è u

na co

-n

oscen

za, po

rta con

sé un

a log

ica nu

ova.

Si tratta di un modo relazionale di guardare il m

ondo, che diventa conoscenzaco

nd

ivisa, vision

e nella visio

ne d

ell’altro e visio

ne co

mu

ne su

tutte le co

se.G

ug

lielmo

di Sain

t Thierry, n

el med

ioevo

, segu

e qu

esta tradizio

ne q

uan

do

com

men

ta un

versetto d

el Can

tico d

ei cantici in

cui l’am

ato d

ice all’amata:

I tuo

i occh

i son

o o

cchi d

i colo

mb

a (cf. Ct 1,15).

Qu

esti du

e occh

i, spieg

a Gu

glielm

o, so

no

la ragio

ne cred

ente e l’am

ore, ch

ed

iventan

o u

n so

lo o

cchio

per g

iun

gere a co

ntem

plare D

io, q

uan

do

l’intel-

letto si fa “in

telletto d

i un

amo

re illum

inato

PAU

SA D

I RIFLESSIO

NE

PREG

HIER

A

Poich

é no

i “abb

iamo

credu

to al-

l’amo

re che D

io h

a per n

oi”, recitia-

mo gli A

tti di fede, di speranza e di ca-rità, ch

e abb

iamo

imp

arato d

a bam

-b

ini, p

erché il Sig

no

re ci con

ceda d

i“am

are ciò ch

e com

and

a e desid

era-re ciò

che p

rom

ette” così ch

e tenia-

mo

semp

re alto il p

rimato

di D

io n

el-la n

ostra vita.

CA

NTO

: CA

NTO

: “IL SIGN

ORE È IL M

IO PA

-STO

RE” N. 53 D

I CAN

TA E CA

MM

INA

.

3° PARTE:

UN

A LU

CE PER

LA V

ITA IN

SOC

IETÀ

LETTU

RA

54. Assim

ilata e app

rofo

nd

ita in fam

iglia, la fed

e diven

ta luce p

er illum

inare

tutti i rap

po

rti sociali. C

om

e esperien

za della p

aternità d

i Dio

e della m

ise-rico

rdia d

i Dio

, si dilata p

oi in

camm

ino

fraterno

. Nella “m

od

ernità” si è cer-

cato d

i costru

ire la fraternità u

niversale tra g

li uo

min

i, fon

dan

do

si sulla lo

rou

gu

aglian

za. A p

oco

a po

co, p

erò ab

biam

o co

mp

reso ch

e qu

esta fraterni-

tà, privata d

el riferimen

to a u

n Pad

re com

un

e qu

ale suo

fon

dam

ento

ulti-

mo

, no

n riesce a su

ssistere. Occo

rre du

nq

ue to

rnare alla vera rad

ice della fra-

ternità. La sto

ria di fed

e, fin d

al suo

inizio

, è stata un

a storia d

i fraternità,

anch

e se no

n p

riva di co

nflitti. D

io ch

iama A

bram

o a u

scire dalla su

a terrae g

li pro

mette d

i fare di lu

i un

’un

ica gran

de n

azion

e, un

gran

de p

op

olo

, sul

qu

ale ripo

sa la ben

edizio

ne d

ivina (cf. G

en 12,1-3).

Nel p

roced

ere della sto

ria della salvezza, l’u

om

o sco

pre ch

e Dio

vuo

l far par-

tecipare tu

tti, com

e fratelli, all’un

ica ben

edizio

ne, ch

e trova la su

a pien

ez-za in

Gesù

, affinch

é tutti d

iventin

o u

no

.L’am

ore in

esaurib

ile del Pad

re ci viene co

mu

nicato

, in G

esù, an

che attraverso

la presen

za del fratello

. La fede ci in

segn

a a vedere ch

e in o

gn

i uo

mo

c’èu

na b

ened

izion

e per m

e, che la lu

ce del vo

lto d

i Dio

mi illu

min

a attraversoil vo

lto d

el fratello.

Qu

anti b

enefici h

a po

rtato lo

sgu

ardo

della fed

e cristiana alla città d

egli u

o-

min

i per la lo

ro vita co

mu

ne!

Grazie alla fed

e abb

iamo

capito

la di-

gn

ità un

ica della sin

go

la perso

na, ch

en

on

era così evid

ente n

el mo

nd

o an

ti-co

.

PAU

SA D

I RIFLESSIO

NE

PREG

HIER

ARecitiam

o una decina del Rosario a Ma-

ria, Mad

re della C

hiesa e d

ell’um

anità,

perché ottenga, finalmente, che gli uo-

mini, alla luce della fede, si sentano tut-

ti fratelli e vivano

nella p

ace.M

editerem

o il 5° m

istero g

lorio

so:

Maria R

egin

a del C

ielo e d

ella Terra.

UNA NUOVA VIA 76:Layout 1 25-11-2013 16:33 Pagina 12

13

ECUADOR, IMMAGINI E RICORDI Un gruppo di volontari di Cenate Sopra ad Esmeraldas

e Quito in visita alle comunità delle Piccole Apostole.

“La fe cresce cuando se vivecomo experiencia de un amorque se recibe y se comunica”.

Questa frase è dipinta all’interno della Chie-sa dedicata a Maria Assunta in Cielo, chesi trova a Quito Ecuador e più precisamentenel quartiere Pisulì, uno dei più poveri del-la capitale, dove le Piccole Apostole dellaScuola Cristiana operano e testimoniano conlo stesso spirito e carisma della loro fon-datrice Maria Elisabetta Mazza. “La fede cre-sce quando è vissuta come esperienza diun amore ricevuto e comunicato (=dona-to). È la traduzione della frase sopra, fra-se che mi ha colpito e mi sembra che rias-suma ciò che ho vissuto nella breve per-manenza in Ecuador a settembre. Doponove anni sono ritornata a far visita a suorLisetta, approfittando dell’opportunità chedon Mauro offriva come comunità: anda-re a visitare la missione di suor Lisetta e lacappella che la nostra parrocchia, in oc-casione dei 400 anni della sua nascita, hasostenuto, finanziandone la costruzione.Cosa rimane di quest’esperienza? Per pri-ma cosa la gioia per riaver incontrato e riab-bracciato persone che avevo conosciuto inprecedenza; aver visitato luoghi sconosciutidi immensa bellezza e luoghi già noti, main una luce differente. Ma quello che mi por-to nel cuore sono alcune emozioni e ri-flessioni che vorrei condividere. Con MariaGrazia siamo andati a trovare Nonna Rosa,una sua parrocchiana del quartiere di Pi-sulì, che a causa delle sue condizioni fisi-che non riesce più a scendere in parroc-chia per andare alla Messa e non solo. Nelfarle una breve visita per un saluto le ab-biamo portato alcuni viveri. Non ci sono pa-role per descrivervi dove vive, bisogna ve-dere…. Il suo volto solcato da rughe pro-fonde si è illuminato al nostro arrivo e ci haaccolto con gioia: la sua semplicità e la suapovertà sono state toccanti…ma è stato almomento del congedo che, nonostante lafatica a camminare, ci ha accompagnati sulsentiero in terra battuta a tratti pericolosoe scivoloso, fin che ha potuto e poi ci ha se-guito con lo sguardo agitando la mano e ripetendo “grazie per la vi-sita” con autentica gratitudine. Sono istanti commoventi che scalda-no il cuore e l’anima. Ho ricevuto più di ciò che ho dato. Sarà bana-

le, ma profondamente vero, e il suo gestomi accompagna ancora! Poi vorrei condi-videre le parole che il Vescovo di Esmeral-das ha pronunciato in occasione della be-nedizione della cappella dedicata alla Ma-donna del Carmine e al nostro S. Leone Ma-gno. Ringraziandoci della nostra presenzain mezzo a loro, ha ricordato che noi pur ar-rivando da un paese lontano, dall’Italia, sia-mo parte della stessa Chiesa; non è il co-lore della pelle, o la lingua parlata, o ciò chesi possiede che conta, ma quello che è dav-vero importante è che siamo tutti figli del-lo stesso Dio, abbiamo un unico Padre edè questo che ci unisce! Il Vescovo ha poi det-to che l’aiuto che abbiamo donato per la co-struzione della cappella è importante per ciòche la cappella rappresenta: è molto più cheun’opera sociale; è una testimonianza difede; è un segno della devozione degli uo-mini per la Madonna a cui affidare la vitacon le sue gioie e fatiche, dolori e speran-ze. Le parole del Vescovo sono per tutti co-loro che hanno creduto, lavorato, donato perfar sì che nel Barrio Lindo in Esmeraldas lacappella non rimanesse solo un progetto,ma si potesse realizzare: sono come semiche portano frutto con il dono della fede.Merita di essere ricordata anche l’anima-zione delle Messe a cura di un gruppo dinon più giovani donzelle, che con musicae canti hanno reso ancora più gioiosa la so-lenne celebrazione: la fede può essere con-tagiosa! Ringrazio di cuore tutte le Picco-le Apostole: Maria Grazia, Adriana, Giovannae Alessandra a Quito, mentre Elena, Pinae la mitica Lisetta ad Esmeraldas nonostantei loro mille impegni si sono prese cura dinoi in modo accogliente e affettuoso e cihanno fatto “sentire a casa”, facendoci co-noscere una parte di Chiesa ecuadoregna.E infine, ma non ultimo per importanza, ri-suonano le parole del Credo che in Ecua-dor vengono professate con solennità:“Credo nella Chiesa, una, santa, apostoli-ca, romana”. Spero mi aiutino e rafforzinola mia fede, e il sentirmi sempre più partedella Chiesa, anche chi con me ha condi-

viso questa significativa esperienza di vita e di fede, augurando cheognuno possa, in prima persona, nella propria vita sperimentare il donodella fede, vissuta come esperienza di un Amore ricevuto e donato.

IN MISSIONEPaola Carminati

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14 ESPERIENZE

I BAMBINI CI GUARDANOEssere attenti a loro è un dovere primario. Il compito

della scuola dell’infanzia che si ispira ai valori cristiani.

Essere attenti al mondo dei piccoli,non è soltanto una opportunità, maun dovere primario di tutta la co-

munità, per un futuro di serenità, di giu-stizia e di pace. E’ un compito, questo, incui tutti siamo impegnati in prima perso-na. La questione educativa è una delle sfi-de principali di una società che guarda adun futuro aperto alla speranza. Senza edu-cazione non c’è progresso. La sfida al-l’educazione deve tradursi in una vera pas-sione per i nostri bambini, ai quali va sem-pre trasmessa la proposta del Vangelocome risposta alle attese della ragione edel cuore.Il percorso educativo deve formare l’”uomonuovo” e offrire un senso di speranza allavita. Il fine dell’educazione è scoprire, co-noscere e seguire il Maestro Buono per di-ventare sempre più simili a Lui. R. Guar-dini ha scritto; ”Educare significa: io do aquesto uomo coraggio verso se stesso e lo aiuto a conquistare la li-bertà sua propria”.Come credenti diciamo che si educa quando si aiuta la persona a tro-vare la sua strada verso Dio. Nella nostra società si sta assistendo aduna specie di eclissi dell’educazione dovuta alle relative difficoltà, maanche alla mancanza di riconoscimento dei valori comuni. Tanti fat-tori oggi inducono ad un atteggiamento negativo nei confronti del-l’educazione. Insegnanti, genitori, educatori, a volte oppressi dal la-voro subito più che amato, nella vita quotidiana faticano a trovare lagiusta direzione in cui muoversi.Oggi più che mai, i nostri ragazzi hanno bisogno di educatori che com-prendano le loro fragilità e insicurezze. Essi senza un sostegno cre-dibile e competente si sentono incapaci di fare scelte giuste di fron-te a vari stili di vita che osservano negli adulti, nei compagni e negliamici. Sentendosi soli, possono cadere facilmente nella trasgressio-ne o peggio ancora nella depressione.Il primo luogo di crescita è la famiglia. Il legame che si instaura al suointerno, fin dalla nascita, lascia una impronta indelebile. L’apporto dipadre e madre, nella loro complementarietà, ha un influsso decisivonella vita dei figli. Spetta ai genitori assicurare loro la cura, l’affetto el’orientamento sul mondo. E’ determinante la responsabilità educa-tiva di entrambi. E’ proprio la differenza e la reciprocità tra il padre ela madre a creare lo spazio fecondo per la crescita piena del figlio.La crisi che oggi colpisce la famiglia si riflette direttamente sui figlifino a compromettere la loro formazione umana e spirituale. Bisognadire che non mancano genitori uniti ed impegnati per la crescita deiloro figli, ma ve ne sono altri che guardano soltanto al benessere fi-sico e al successo, creando nei figli insicurezza e dubbi. La famiglia

va dunque amata, sostenuta e resa protagonista attiva dell’educazionenon solo dei figli, ma anche dell’intera comunità.Il luogo previlegiato per l’educazione è la scuola che ha il compito dieducare e di istruire : ecco la necessità di una piena collaborazionetra scuola e famiglia. La mancanza di valori condivisi riduce l’inse-gnamento ad apprendimento e l’insegnante non è più “Maestro” cheindica un percorso, ma un allenatore che si adegua ai gusti degli alun-ni/studenti. Come conseguenza gli educatori perdono autorevolezzae si sentono scoraggiati di fronte ai problemi complessi di cui sonoportatori gli alunni, le cui famiglie, spesso divise, hanno rinunciato alfaticoso compito di educare e che per questo facilmente giustificanotutti i comportamenti dei figli.Oggi più che mai l’educatore o il diseducatore sovrano è l’ambientecon tutte le sue forme espressive, a partire dai mass-media e daglieducatori elettronici, la tv, il computer, internet, il telefonino. Ma l’edu-cazione deve orientare ai valori fondamentali come la centralità del-la persona, l’amore, la giustizia, la libertà, la verità, la pace.I bambini infatti non mancano di porre le grandi domande esistenziali:perché il bene, la giustizia, i doveri, i diritti e su Dio, sul senso dellavita, della morte, sulla gioia e il dolore, sulle ingiustizie e sulla pace.Gli adulti, tutti, ma specie gli incaricati, devono sentire perciò, la re-sponsabilità delle loro risposte e delle loro proposte, e prima ancoradella loro testimonianza.I bambini ci guardano, giudicano a modo loro, e sappiamo tutti che,più che le parole, gli esempi trascinano. E sarà necessario anche pre-gare, per noi e per loro, perché sappiamo che l’educazione è una que-stione del cuore, la cui chiave, Dio solo tiene in mano, pur rispettan-do la nostra libertà.

Emilia Magoni

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SULLE ORME DI PAPA GIOVANNIIn pellegrinaggio in Bulgaria e ad Istanbul nei luoghi

che videro la presenza del futuro Papa Roncallicome Visitatore e Delegato Apostolico.

Nel mese di agosto ho avuto l’opportunità di compiere un pel-legrinaggio nei luoghi dove visse e svolse con amore, dedizionee passione, il ministero pastorale mons. Angelo Giuseppe Ron-

calli, come Visitatore e Delegato Apostolico in Bulgaria e ad Istanbul.Ho letto questa possibilità come Provvidenza, come uno dei tanti se-gni di amore che il Signore ha verso di me, perché, casualmente, epochi giorni prima della partenza, ho saputo che le tre parrocchie diStezzano, Azzano e Zanica con un gruppo di amici e di conoscenti didon Ezio andavano in pellegrinaggio. Grazie alla benignità dei Sacer-doti, mi sono aggregata.L’itinerario iniziò la mattina del 19 agosto. Non conoscevo nessuno deipartecipanti. Ma, dal semplice scambio dei saluti, dalle normali pa-role di cortesia, mi sono sentita subito accolta e parte del gruppo. Unaconoscenza e una cordialità che si sono allargate in aeroporto, dovesi sono incontrati i partecipanti delle tre parrocchie con i relativi sa-cerdoti. L’ “atmosfera” che ho respirato immediatamente era questa: voleva-mo camminare sulle orme di Papa Giovanni per chiedere il suo aiu-to, la sua protezione e la sua intercessione sulla nostra vita, propriovisitando quei luoghi, così diversi rispetto ai nostri, dove il Papa buo-no aveva testimoniato quotidianamente l’amore per Gesù e per la suaChiesa, con la sua ricca personalità e profonda spiritualità. Il nostroviaggio naturalmente, era accompagnato anche dalla curiosità culturale,soddisfatta dalla buona organizzazione e dalla scelta di luoghi signi-ficativi dal punto di vista storico – religioso, come ad esempio: la Chie-sa di Boyana, la cattedrale Alekander Nevski,, il monastero di Rila, S.So-fia ad Istanbul…. Un ricordo particolare merita la commovente cele-brazione eucaristica di domenica 25 agosto nella basilica cattolicadi Calcedonia, che ricorda la definizione, da parte dei Padri concilia-ri nel 451, del Credo niceno-costantinopolitano, simbolo della nostrafede, che ancora, ogni domenica, preghiamo.Ho vissuto questi giorni, come un corso di esercizi spirituali. La pre-ghiera comunitaria, la riflessione guidata, la meditazione individualesui testi del Concilio Vaticano II e di mons. Roncalli, avevano ogni gior-no un tema specifico che ci permetteva di approfondire la grandez-za umana e spirituale di questo Papa. Da essi traevo, quindi, inse-gnamenti e stimoli per rispondere alla mia vocazione religiosa con piùradicalità. Ma non solo da essi; anche dal clima di fraternità che c’eratra i pellegrini, tra loro e i sacerdoti e tra i Sacerdoti stessi. Sicura-mente durante l’anno pastorale in parrocchia avevano riflettuto e cer-cato di tradurre in atteggiamenti le indicazioni del nostro Vescovo sul-la fraternità cristiana. Si percepiva che l’amicizia era solida e il desi-derio di perseguire uno stile di condivisione era forte. Io, da osserva-trice esterna, ho toccato con mano come sono vere le parole del sal-mo 133: “Ecco quant’ è buono e quant’è piacevole che i fratelli vi-vano insieme….” E’ proprio bello ed è motivo di lode riconoscere che

l’amicizia e la fraternità sono una grande grazia del Signore, sono unsegno di benedizione e di gloria, ma anche frutto della risposta ge-nerosa delle persone.Un’ultima nota su questo mio viaggio. La visita ai luoghi dove abitò esvolse il ministero mons. Roncalli con le relative meditazioni, alimentarononel mio cuore la stima, l’affetto e la devozione verso Colui che iniziaia conoscere nella mia giovinezza frequentando la Casa del Pellegri-no a Sotto il Monte e dove in seguito maturò la mia vocazione religiosa.I tratti di paternità, di saggezza, di equilibrio, di attenzione a non ur-tare nessuno, di amore cordiale, la ricerca dell’unità a tutti i costi, chesempre mostrò il card. Roncalli durante il suo ministero, mi insegna-rono, ancora una volta, come il discepolo di Gesù deve camminare sul-la via della vita indossando il grembiule del servizio e coltivando gliatteggiamenti del rispetto e dell’umiltà. Solo così, ci dice il Papa buo-no, Gesù e il suo vangelo possono essere annunciati.Un grazie di cuore a tutti i partecipanti per la cordialità, la simpatia ela condivisione di questa esperienza; in particolare un grazie di cuo-re a don Ezio, don Mauro, don Alberto, don Gianangelo e don Fran-co per la loro saggia parola e la loro testimonianza di fraternità.

Liliana Cattaneo

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16 IN COMUNITÀ

IL PAPA BUONO E BETTINAI percorsi e le esperienze comuni tracciate da don Ezio Bolis

nell'incontro degli “Amici” del 7 settembre.

Sabato 7 settembre scorso, era unagiornata “speciale”: il Papa avevaindetto per quel giorno una giornata

di digiuno e di preghiera, per ottenere lapace, in pericolo a livello mondiale. I no-stri “Amici” erano stati precedentementeinvitati ad un incontro in Casa “Maria E.Mazza” per celebrare il 63° anniversariodi morte della Fondatrice e l’inizio del nuo-vo anno scolastico e sociale. Nonostante le diverse cerimonie pro-grammate nelle parrocchie per la pace, gliAmici sono accorsi molto numerosi in CasaMazza, con nostra dolce sorpresa. Il pro-gramma dell’incontro prevedeva una con-versazione del prof. don Ezio Bolis, sullesomiglianze e interferenze tra la spiritua-lità di Papa Giovanni XXIII e Maria Elisa-betta Mazza.La relazione fu molto interessante e at-tentamente seguita, dettagliata e precisa.Disse della conoscenza tra i due, fin dal-la loro giovinezza e nel tempo successi-vo; dei Vescovi cui facevano riferimento;dei tratti comuni della loro spiritulità e del-le loro devozioni; dei sacerdoti da loro co-nosciuti e che hanno interferito nella lorovita. Le affermazioni erano sostenute an-che da citazioni delle loro lettere e dei loroDiari spirituali. Molte le novità emerse, spe-cie per chi non è addentro in simili argo-menti. I partecipanti hanno gradito assail’esposizione e si augurano d’aver tra lemani il testo.È seguita la Santa Messa, concelebratadall’Assistente dell’Associazione, donStefano De Togni, da don Bolis e da Mons.Belotti, con omelia sui testi della domenicaXXIII del Tempo Ordinario. In ottempera-za poi, all’invito del Papa per la giornatadi preghiera e di digiuno, si è omesso il so-lito buffet e si è sostituto con una mezz’oradi adorazione eucaristica per implorare lapace. La decisione presa dalla Direttriceè stata da tutti ben accolta e approvata,ed ognuno è tornato poi a casa soddisfattoed arricchito di quanto l’incontro ha offerto.È stato un buon rifornimento che ci ac-compagnerà nell’anno che ci attende.

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TOMMASO, FUOCO D'AMOREL'umile frate cappuccino di Olera beatificato lo scorso settembre nella

Cattedrale di Bergamo. Una vita alla sequela di Francesco d'Assisi.

Sabato 21 settembre scorso, con stori-ca concelebrazione, nel Duomo diBergamo è stato beatificato il Cap-

puccino Fra Tommaso da Olera. Era la primavolta che la Diocesi viveva un evento del ge-nere. Nato nel 1563 e morto il 3 maggio 1631,a Innsbruck, al suo paese d’origine non è maistato dimenticato. Anzi, a lui è stato innalza-to un monumento, come fosse già stato di-chiarato santo. L’omelia del Cardinal AngeloAmato, prefetto della Congregazione dei San-ti, che presiedeva la concelebrazione, è sta-ta l’occasione per ripercorrere i tratti della san-tità del frate cappuccino questuante, eppur mi-stico, predicatore, padre spirituale e consiglieredi sovrani. Si santificò nell’esercizio della fede,della carità, dell’umiltà e della povertà, ha ri-cordato il cardinale, e nella pratica continuadella misericordia, capace di chinarsi sugli uo-mini e testimoniare loro la premura, la vici-nanza, il “fuoco d’amore” (come scriveva FraTommaso) di Dio e per Dio. All’indomani, do-menica 22, è stato festeggiato a Olera. In unpaese addobbato come non mai, in una

Chiesa altrettanto rivestita, il Vescovo di Ber-gamo, Mons. Francesco Beschi, ha celebra-to la Santa Messa di ringraziamento, per il donodi quest’umile frate, “il mistico illetterato, l’idio-ta sapiente, come è stato definito”, padre spi-rituale e consigliere del principe Vescovo diTrento, dell’arciduca del Tirolo e dell’impera-tore austriaco. E ha invitato a riceverne unostimolo alla santità, seguendone gli esempi diapertura alla grandezza del cuore e all’incontrodi tutte le persone, anche le più lontane. Nondubitiamo che dal Cielo continerà a proteg-gere il suo paese e l’intera diocesi, perchécamminino nell’unità, nella comunione e nel-la pace, per le quali Fra Tommaso ha dedicatol’intera vita. La vita e le opere di Fra Tomma-so da Olera sono raccontate da Roberto Al-borghetti in un agile ma documentato testo chefa parte della popolare “collana blu” di Velar-Elledici. La pubblicazione reca una prefazio-ne prestigiosa, quella del cardinale Sean Pa-trick O' Malley, arcivescovo di Boston, unicocappuccino al mondo a portare la berretta car-dinalizia.

MONS. GERVASONI VESCOVO A VIGEVANOLa parrocchia di Santa Lucia è ora in attesa della nomina del nuovo parroco.

Tempo di cambiamenti e novità in Santa Lucia, parrocchia nella quale risiede la comunitàdelle Piccole Apostole. Il Parroco, Monsignor Maurizio Gervasoni è stato nominato Vesco-vo di Vigevano dal Papa (il 20 luglio scorso) ed è stato ordinato nella cattedrale di Berga-mo (il 28 settembre scorso) durante una solenne concelebrazione eucaristica, presiedutadal cardinale Dionigi Tettamanzi, con il nostro Vescovo Monsignor Francesco Beschi e il Ve-scovo ausiliare emerito, monsignor Lino Belotti. Il mattino della domenica seguente, ha celebrato a Sarnico, suo paese natale, e la sera, pres-so la parrocchia di Santa Lucia, alle ore 19,00, dove è poi seguito un rinfresco, per un caloroso saluto. Ha fattol’ingresso nella sua nuova diocesi di Vigevano il 5 ottobre scorso, accompagnato dai sarnicesi, e da molti fedelidi Santa Lucia. Inutile dire il nostro rimpianto. Tutti conoscevamo la sua preparazione culturale e pastorale. Co-nosceva i problemi di tutta la diocesi, essendo stato per molti anni tra i delegati episcopali. Lo seguiamo con lapreghiera, perché il Signore accompagni la sua persona e il suo lavoro apostolico. E l’esperienza fatta giovi a il-luminare il suo cammino, nell’annuncio della verità, della giustizia e della carità, che ha voluto evidenziare anchenel suo stemma.Nell’attesa della nomina del nuovo Parroco, accompagniamo il tutto con la preghiera, perché il Signore, che solopossiede la chiave dei cuori, ci aiuti a non interrompere il cammino verso di Lui, che è l’autore primo dell’avven-to del suo Regno.

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L’Associazione “Amici di Ma-ria Elisabetta Mazza”, cheha anche il compito di offrire

i mezzi per una formazione per-manente, ha deciso – in questoanno scolastrico – di aderire ai per-corsi di formazione spirituale pro-posti dalla Diocesi sulle figure disanti educatori – tra i quali ancheMaria Elisabetta Mazza - incontricoordinati dall’assistente spiri-tuale degli “Amici”, don Stefano DeTogni. Gli incontri – che si tengo-no presso la parrocchia S. Mariaal Bosco, via Madonna del Bosco58, in Bergamo – si svolgono il se-condo lunedì del mese dalle 18,30alle 21,30 e prevedono: riflessione e preghiera comunitaria, adorazione eucaristi-ca personale, pausa buffet, condivisione e compieta. Si sono già tenuti gli incontridel 14 ottobre 2013 (figura di riferimento: PADRE LEON DEHON; Sacerdote gui-da: P. Renzo Zambotti), dell’11 novembre 2013 (figura di riferimento: SANTA TE-RESA BENEDETTA DELLA CROCE; Sacerdote guida: P. Tommaso Reali). Questo ilcalendario dei prossimi appuntamenti:

TESTIMONIANZE DA CONOSCEREUna serie di percorsi di formazione spirituale

proposti dalla Diocesi sulle figure di santi educatori.

“AMICI”: COME RINNOVARE L’ADESIONEÈ tempo di ripetere l’iscrizione all’Associazione che si ispira

al carisma educativo di Maria Elisabetta Mazza

IN COMUNITÀ

9 dicembre 2013Figura di riferimento: SERVA DI DIO MARIA ELISABETTA MAZZAGuida: Liliana Cattaneo13 gennaio 2014figura di riferimento: S. GIOVANNI BOSCOSacerdote guida: don Luciano Manenti10 febbraio 2014Figura di riferimento: SANT’AGOSTINO D’IPPONASacerdote guida: don James Organisti10 marzo 2014Figura di riferimento: SANTA GERTRUDE COMENSOLISACERDOTE GUIDA: don Valter Pinessi14 aprile 2014Figura di riferimento: SANTE VINCENZA GEROSAE BARTOLOMEA CAPITANIOSacerdote guida: don Ernesto Vavassori12 maggio 2014Figura di riferimento: GESUALDO NOSENGOSacerdote guida: Don Mario Della Giovanna

Èsempre tempo per rinnovare l’adesione all’Associazione “Amici di Ma-ria Elisabetta Mazza. Ma lo è ancor più in questo mese, visto che sista approssimando un nuovo anno sociale. L’Associazione “Amici di

Maria Elisabetta Mazza” - ne è presidente il dott. Giovanbattista Sertori - siispira al carisma educativo della Serva di Dio Maria Elisabetta Mazza, mae-stra bergamasca, della quale è in corso il processo di Beatificazione. E’ pos-sibile aderire all’Associazione, o rinnovarne l’iscrizione annuale, versando lasomma di 10 Euro indicando le proprie generalità, indirizzo compreso (ciòservirà anche ai fini dell’invio postale del periodico “Una Nuova Via”). Le adesioni possono essere consegnate presso la sede dell’Associazione(Villa S. Maria Assunta, via Albricci 4, Bergamo); possono essere comuni-cate via fax (035/237065) o per posta (Piccole Apostole Scuola Cristiana,Villa S. Maria Assunta, via Albricci 4, Bergamo); il versamento può esse-re effettuato sul c/c Postale n. 16503245 intestato a Piccole Apostole Scuo-la Cristiana

GRAZIE RICEVUTE: COME SEGNALARLE Chi ottenesse grazie per intercessione della Ser-va di Dio Maria Elisabetta Mazza è gentilmenteinvitato a darne notizia alle Piccole Apostole del-la Scuola Cristiana. La sede dell’Istituto è al se-guente indirizzo: Istituto S.Maria Assunta, via Al-bricci 4, Bergamo. I riferimenti telefonici sono:035/249.273; fax 035/237.065; e-mail:[email protected]. Un sentito ringraziamento aquanti intendono collaborare diffondendo ilmessaggio e la testimonianza di Bettina Mazza.

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LA SCUOLA SI DÀ UN PROGRAMMALe Indicazioni Nazionali per il curricolo

della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione.

Le Indicazioni per il curricolo emanate nel 2012 e da attuarea partire dall’anno scolastico 2013/14, sono il risultato di un’at-tenta revisione di quelle del 2007, rilette attraverso un appo-

sito monitoraggio che ha impegnato molti docenti a restituire os-servazioni costruite sull’applicazione in aula delle stesse. Le Indica-zioni hanno il compito di “indicare” dei percorsi e delle mete da farraggiungere agli alunni, tutelando sia la libertà di insegnamento, comesancito dall’art. 33 della Costituzione,che l’autonomia delle scuole,come sancito dall’art.8 del D.P.R 275/99. Le scuole sono quindi chia-mate ad elaborare il proprio curricolo,esercitando così una parte de-cisiva dell’autonomia che la normativa attribuisce loro.E’ importante che lo Stato emani le Indicazioni perché deve garanti-re a tutti i cittadini pari condizioni di accesso all’istruzione ed un ser-vizio di qualità. Le Indicazioni costituiscono le norme generali cui de-vono attenersi tutte le scuole, siano esse statali che paritarie.Tali norme comprendono diversi contenuti e si articolano in vari am-biti quali:la fissazione degli obiettivi generali del processo formativoe degli obiettivi di apprendimento relativi alle competenze degli stu-denti e i relativi traguardi; le discipline di insegnamento e gli orari ob-bligatori; i sistemi di valutazione e di controllo del servizio stesso.Le Indicazioni non sono solo un documento tecnico, ma sono un do-cumento molto importante anche per i genitori perché aiutano a co-gliere i nuovi bisogni formativi dello studente e il significato e le fun-zioni della scuola nel nostro attuale contesto sociale, in vista delle fi-nalità generali. Le finalità generali sono il riferimento costante che valeper i curricoli di ogni ordine e grado di scuola. Tali finalità generali si

riconducono all’orizzonte verso cui tendere,delineato dal quadro del-le competenze –chiave (le 8 competenze europee) per l’apprendimentopermanente,definite dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’UnioneEuropea (raccomandazioni del 18 dicembre 2006).Esse sono: comunicare nella madrelingua, comunicare nelle linguestraniere, competenza matematica e di base in scienze e tecnologia,competenza digitale, imparare a imparare, competenze sociali e ci-viche, spirito di iniziativa e imprenditorialità, consapevolezza ed espres-sione culturale. Ecco quindi ben indicato il punto di arrivo del curri-colo scolastico,a partire dalla scuola dell’infanzia e tenuto presenteper tutti gli ordini e gradi di scuola. La maturazione delle competen-ze sopra citate è fondamentale per la crescita personale e per la par-tecipazione sociale di ogni persona. In riferimento all’entrata in vigo-re di queste Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’in-fanzia e del primo ciclo di istruzione,lo Stato ha emanato delle Cir-colari ministeriali indicanti misure di accompagnamento, adempimentie scadenze per supportare le scuole sia nella revisione dei documentiformali ( Pof, progettazioni didattiche, curricolo, repertori di prove diverifica), che nella riflessione sui compiti formativi della scuola di base.La scuola di base comprende quella dell’infanzia,la primaria e la se-condaria di primo grado; essa richiede la definizione di un curricolounitario, cioè un percorso che dai 3 ai 14 anni, si svolga in modo gra-duale, progressivo, a partire dal prezioso ruolo della scuola dell’infanzia.In tal modo la scuola di base può essere sempre più inclusiva e in gra-do di garantire ad ogni alunno lo sviluppo massimo delle sue poten-zialità, attitudini e talenti.

IN MISSIONEAnna Maria Persico

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