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Agenda 2000 •Il 16 Luglio 1997 il presidente della Commissione Europea, Jacques Santer, ha presentato al Parlamento Europeo il documento Agenda 2000. Per una Europa più forte e più ampia, che rappresenta la base programmatica per le future politiche dell’UE. Per un’Europa più forte e più ampia La sfida dell’ampliamento Pareri della Commissione Europea. Composta da tre volumi:

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Agenda 2000

•Il 16 Luglio 1997 il presidente della Commissione Europea, Jacques Santer, ha presentato al Parlamento Europeo il documento Agenda 2000. Per una Europa più forte e più ampia, che rappresenta la base programmatica per le future politiche dell’UE.

•Per un’Europa più forte e più ampia

•La sfida dell’ampliamento

•Pareri della Commissione Europea.

Composta da tre volumi:

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Agenda 2000Politiche Interne

Lo sviluppo delle politiche interne avviene secondo 4 direttrici:

•Creare le condizioni per una crescita durevole e creatrice di posti di lavoro

•Porre in primo piano la conoscenza e le nuove tecnologie

•Modernizzare i sistemi dell’occupazione

•Migliorare le condizioni di vita

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Agenda 2000Politiche Interne

Creare le condizioni per una crescita durevole e creatrice di posti di lavoro

• Il passaggio all’Euro sarà un fattore di stabilità, migliorerà l’efficienza del mercato e favorirà gli investimenti.

•Il Mercato Unico migliorerà le norme sulla concorrenza. Si attuerà una stretta vigilanza sugli aiuti pubblici.

•Miglioramento delle condizioni di funzionamento delle PMI. Migliorare l’accesso delle PMI al credito e ai capitali.

•Estensione delle reti transeuropee (RTE); risanando i sistemi di trasporto.

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Agenda 2000Politiche Interne

Porre in primo piano la conoscenza e le nuove tecnologie

•L’utilizzo delle tecnologie informatiche e della comunicazione determinano la competitività in una economia mondiale sempre più globalizzata.

•Va quindi incoraggiata la ricerca, l’innovazione l’educazione e la formazione.

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Agenda 2000Politiche Interne

Modernizzare i sistemi dell’occupazione

•Rendere più moderne le politiche del mercato del lavoro e dell’occupazione.

•L’UE fornisce il quadro di riferimento ma le competenze rimangono degli Stati membri.

•La riforma dei sistemi di pensionamento e di assistenza sanitaria.

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Agenda 2000Politiche Interne

Migliorare le condizioni di vita.

•La crescita economica deve avere come finalità quella di creare una società più solidale e accogliente.

•Problema della sanità pubblica e sicurezza degli alimenti.

•Sfide ecologiche: un’applicazione più efficace delle norme in materia di ambiente.

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Agenda 2000Coesione economica e sociale

Impegno per la coesione

•La coesione economica e sociale è considerata una priorità della costruzione europea, insieme all’Unione monetaria e al Mercato Unico.

•Il Consiglio europeo ha riservato alla solidarietà finanziaria lo 0,46% del PNL dell’Unione.

•La prima relazione sulla coesione ha evidenziato:

•le regioni dell’obiettivo 1 hanno progredito verso la convergenza (grazie al Fondo strutturale e a quello di coesione)

•la disoccupazione non è calata in modo sensibile e la disparità è in aumento in molte delle regioni svantaggiate

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Agenda 2000Coesione economica e sociale

Aspetti finanziari (periodo 2000-2006)

•Le azioni strutturali disporranno di 275 miliardi di ECU (prezzi 1997). Nel periodo 1993-1999 erano 200 miliardi

•Ai nuovi paesi aderenti verrà riservata una quota di 45 miliardi di cui 7 come preadesione.

•La percentuale di popolazione interessata agli obiettivi 1 e 2 dovrà essere ridotta dal 51% di oggi ad a una percentuale compresa tra il 35% e il 40%.

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Agenda 2000Coesione economica e sociale

:

I tre obiettivi prioritari sono•OBIETTIVO 1

•promuovere lo sviluppo e l’adeguamento strutturale delle regioni che presentano ritardi nello sviluppo

•OBIETTIVO 2

•favorire la riconversione economica e sociale delle zone con difficoltà strutturali

•OBIETTIVO 3

•favorire l’adeguamento e l’ammodernamento dei sistemi d’istruzione, formazione e occupazione (agisce sul territorio nazionale fatte salve le specificità regionali)

Gli obiettivi della politica strutturale vengono ridotti da 7 a 3, per aumentarne l’efficacia e l’efficienza

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Agenda 2000Coesione economica e sociale

OBIETTIVO 1 (Regioni in ritardo di sviluppo)

•La soglia del 75% del PIL pro-capite dovrà essere applicata scrupolosamente. Per le regioni che superano la soglia del 75% si dovrà prevedere un periodo transitorio di phasing out..

•Le regioni ammissibili all’obiettivo 1 dovrebbero essere trattate con le stesse priorità attuali, e con una forte concentrazione degli interventi. In queste regioni si hanno gravi difficoltà in fatto di reddito, occupazione, strutture produttive e infrastrutture, il tasso di disoccupazione è superiore di circa il 60% alla media comunitaria

•I programmi verranno elaborati con la massima considerazione per le priorità espresse dalle regioni stesse.

•Nel nuovo obiettivo 1 sono comprese anche le zone del vecchio obiettivo 6

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Agenda 2000Coesione economica e sociale

OBIETTIVO 2 (riconversione economica e sociale).

•Le regioni interessate sono quelle con problemi strutturali quali: disoccupazione massiccia, fenomeni di esodo rurale e/o di spopolamento. Esse comprendono aree rurali in declino, zone in crisi dalla pesca, quartieri urbani in difficoltà).

•Gli interventi a favore delle regioni che presentano difficoltà strutturali avranno come tema la riconversione economica e sociale.

•I nuovi programmi saranno finalizzati alla diversificazione economica, all’innovazione e alle risorse umane, con particolare riguardo alle PMI.

•Le zone attualmente ammissibili agli obiettivi 2 o 5b e che ne resteranno escluse dovrebbero beneficiare di un periodo transitorio.

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Agenda 2000Coesione economica e sociale

OBIETTIVO 3

(Risorse umane)•Viene applicato nelle regioni escluse dagli obiettivi 1 e 2, per modernizzare e adattare i sistemi d’istruzione, di formazione e di collocamento.•Le risorse devono essere concentrate in un insieme di misure realistiche ed efficaci, in linea con gli orientamenti politici nazionali.

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Agenda 2000come sono cambiati gli obiettivi

Ob. 1 - Regioni in ritardo di Sviluppo ( < 75 % PIL UE)

Ob. 6 - Regioni scarsamente popolate

Regioni uscenti da Ob. 1

Ob. 5b – Zone Rurali

Ob. 2 - Zone in declino industriale

Zone uscenti da Ob 2 e Ob. 5b

Ob. 3 – Lotta alla disoccupazione e inserimento giovani

Ob. 4 – Adeguamento professionale lavoratori

Ob. 1 Regioni in ritardo di sviluppo( < 75 % PIL UE)

Periodo transitorio

Ob. 2 - Zone di riconversione economica e sociale

(incluse zone urbane e pesca)

Periodo transitorio

Ob. 3 – Risorse umane

SITUAZIONE AL 1999 SITUAZIONE POST-RIFORMA

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Agenda 2000Politica Agricola Comune

•Nel quadro di Agenda 2000 si prevede la revisione della Politica Agricola Comunitaria (PAC).

• In realtà rappresenta una riconferma delle linee di riforma già proposte nel 1992 (Riforma Mc Sharry).

Le linee della revisione sono le seguenti:

•La sostituzione progressiva del sostegno ai prezzi agricoli con misure di aiuti diretti agli agricoltori

•Lo sviluppo di una politica rurale

•Semplificazione della normativa a livello comunitario e decentralizzazione dell’applicazione delle misure politiche

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Agenda 2000Politica Agricola Comune

• Gli obiettivi fondamentali per la PAC oltre il 2000 sono:

aumentare la competitività sui mercati interni e esteri;

garantire la sicurezza e la qualità delle derrate;

assicurare un equo livello di vita per la popolazione agricola e contribuire alla stabilità dei redditi agricoli;

integrare gli obiettivi ambientali nella PAC;

creare fonti di occupazione e di reddito alternative per gli agricoltori e le loro famiglie;

•semplificare la normativa comunitaria.

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Agenda 2000Politica Agricola Comune

• Il settore dei seminativi

•fissare il prezzo d’intervento per i cereali ad un livello di sicurezza di 95,35 ECU/t (attualmente è pari a 119,19 ECU/t) in un unica tappa (il 2000);

•introdurre un aiuto specifico riferito alla superficie;

•ritirare i seminativi dalla produzione, con aiuti specifici alle superfici messe a riposo; •escludere dal regime i cereali insilati (specialmente il mais);

•dare aiuti supplementari alle piante proteiche (6,5 ECU/t) allo scopo di mantenerli competitivi nei confronti dei cereali.

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Agenda 2000Politica Agricola Comune

• Il settore della carne bovina

•La Commissione propone di ridurre gradualmente il sostegno effettivo al mercato dagli attuali 2780 ECU/t a 1950 ECU/t nel periodo 2000-2002;

•La diminuzione dei prezzi sarà bilanciata da aiuti diretti al reddito da aumentare gradualmente e da corrispondere sempre per capo di bestiame (per le vacche nutrici un versamento annuale di 215 ECU contro i 145 attuali, per i bovini maschi un versamento singolo di 368 ECU contro i 135 attuali e infine per le vacche lattifere un versamento di 70 ECU).

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Agenda 2000Politica Agricola Comune

• I prodotti lattiero caseari

•La Commissione ha optato per la strategia di prorogare il regime delle quote fino al 2006 e di rendere più flessibile e più semplice l’attuale organizzazione comune di mercato;

• Ridurre gradualmente i prezzi di sostegno, in media del 10% sull’intero periodo e di introdurre un nuovo pagamento annuo di 145 ECU per le vacche lattifere.

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Agenda 2000Politica Agricola Comune

• I prodotti mediterranei

•Tabacco e vino sono attualmente oggetto d’esame da parte delle istituzioni europee

•Per gli ortofrutticoli la Commissione seguirà da vicino l’applicazione della riforma decisa dal Consiglio nel luglio del 1996.

•Per l’olio d’oliva è stato approvato il nuovo OCM.

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Agenda 2000Politica Agricola Comune

•Un aspetto rilevante delle proposte della Commissione riguarda l’introduzione di un unico massimale per tutti i pagamenti diretti a favore dei redditi concessi nell’ambito delle organizzazioni comuni di mercato (OCM).

•Gli Stati membri dovrebbero essere inoltre autorizzati ad introdurre criteri di differenziazione secondo norme stabilite di comune accordo.

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Agenda 2000Politica Agricola Comune

In Agenda 2000 si ribadisce l’importanza delle politiche strutturali e dello sviluppo delle zone rurali che avranno un ruolo fondamentale per la salvaguardia dell’ambiente e per il tempo libero.

Politica rurale.

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Agenda 2000Quadro finanziario prospettato

Spese per il settore agricolo a carico del FEOGA nel 2000-2006 (miliardi di ECU)

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

PAC 40,1 43,1 44,9 46,3 46,5 46,4 46,5

di cui:

- Seminativi 16,8 19,1 19,2 19,2 19,3 19,3 19,3

- Frutta elegumi

1,9 1,9 1,9 1,9 1,9 1,9 1,9

- Prodottilattiero-caseari

2,9 3,2 3,6 4,1 4,5 4,5 4,6

- Carnebovina

4,7 5,7 7,1 8,2 8,0 7,9 7,9

- Misure diaccompagnamento

2,8 2,8 2,8 2,8 2,8 2,8 2,8

Misureveterinarie

0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1

Misurestrutturali

1,9 1,9 2,0 2,1 2,1 2,2 2,2

Aiuto pre-adesione

0,5 0,5 0,6 0,6 0,6 0,6 0,6

Totale UE-15 42,7 45,7 47,5 49,1 49,3 49,3 49,4

Margine 4,3 3,0 3,1 3,5 5,4 7,5 9,7

Fonte: Commissione UE.

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Agenda 2000Quadro finanziario approvato

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Agenda 2000Quadro finanziario approvato

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Agenda 2000Quadro finanziario approvato

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Agenda 2000 Calendario

•Il 18 marzo 1998 sono uscite le proposte di regolamento relative al pacchetto di riforme comprese in Agenda 2000.

•Il 24-25 marzo 1999 a Berlino sono stati definitivamente stipulati gli accordi di Agenda 2000

•Nel Maggio-Giugno 1999 sono stati approvati i regolamenti applicativi di Agenda 2000

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Agenda 2000 Finanziamento dell’UE

•La decisioni presa nel vertice di Berlino (Marzo 1999) prevede che il tetto finanziario dell’Unione europea rimarrà fissato all'1,27% del Pil.

•A decorrere dal 2002, l'apporto del contributo Iva alle casse comunitarie verrà ridotto in modo dall'1% attuale, allo 0,75% nel 2002 e allo 0,50 nel 2004. Aumenterà invece il contributo calcolato sulla base del Pil di ciascun paese (quarta risorsa).

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Agenda 2000Regolamenti orizzontali

I regolamenti orizzontali riguardano:

•la condizionalità ambientale (cross compliance)

•la modulazione degli aiuti in base a criteri legati all’occupazione

•l’utilizzazione da parte degli Stati Membri dei risparmi derivanti dall’applicazione delle due norme precedenti per misure ambientali

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Agenda 2000 Organizzazione comune del mercato

dell’olio d’oliva

•Nuovi regolamenti approvati il 20 luglio 1998 - Ce n. 1638/98 1639/98

*Già in corso di definizione prima dell’approvazione di Agenda 2000*Riforma ponte del 1998*Riforma effettiva dal 1° novembre 2001*Prima campagna interessata 1998/99

Principali caratteristiche della riforma:

-Abolizione del prezzo d’intervento e del prezzo rappresentativo del mercato -Unificazione dell’aiuto alla produzione (eliminazione dell’aiuto forfetario ai “piccoli produttori”)-riduzione dell’aiuto unitario da 142,2 a 132,25 euro/quintale di olio prodotto-tolti gli aiuti al consumo-la Qmg comunitaria è stata aumentata 1.777 milioni di tonnellate-Italia 30% Qng (Spagna 42,5%)

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Agenda 2000 Organizzazione comune del mercato

vitivinicolo

•Nuovi regolamenti approvati il 17 maggio 1999 - Ce n. 1439/99

•Per equilibrio tra domanda e offerta:*si mantiene il divieto di impianto di viti (fino al 2010) (51.000 ettari in più per tutta la comunità di cui 12.933 per l’Italia)*sistema di regolarizzazione degli impianti irregolari*istituzione degli Schedari viticoli nazionali e Inventario viticolo*aiuti per la riconversione dei vigneti*distillazione obbligatoria dei sottoprodotti*la distillazione volontaria prevede due formedistillazione per il rifornimento dell’alcole ad uso alimentare; distillazione di crisi*Scambi con paesi terzi:i mosti provenienti da Paesi Terzi non possono essere vinificati; la miscelazione di vini comunitari con vini importati è vietata; i vini importati devono essere etichettati in modo inequivocabile.

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Agenda 2000 Organizzazione comune del mercato

delle carni bovine

•Nuovi regolamenti approvati il 17 maggio 1999 - Ce n. 1254/99

•Si è pensato di risolvere la crisi del settore con una riduzione del prezzo d’intervento per riequilibrare domanda e offerta

•Il prezzo d’intervento 3,475 euro/t per i primi 6 mesi del 2000 e a 3,013 tra il 2001 e il 2002 •Si prevedono 4 diversi tipi di premi a secondo degli allevamenti

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Agenda 2000 Organizzazione comune del mercato

dei cereali

•Nuovi regolamenti approvati il 17 maggio 1999- Ce n. 1253/99

•Questo regolamento modifica il regolamento CEE n. 1766/92 e abroga il regolamento 2731/75*Il prezzo d’intervento sarà ridotto del 15% in due tappe uguali di 7,5% dalla campagna 2000-2001 passando da 119,19 euro/t a 11,25 euro/t e a 101,31 euro/t dal 2001-2002

*gli aiuti diretti saranno invece aumentati da 54 euro/t a 63 euro/t

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Agenda 2000 Organizzazione comune del mercato

del latte e dei lattiero-caseari

•Nuovi regolamenti approvati il 17 maggio 1999- Ce n. 1255/99

•La nuova OCM entrerà in vigore dalla campagna 2005/2006

•il regime delle quote viene prorogato fino al 2006 nel 2003 si procederà ad un riesame della questione

•i prezzi d’intervento del burro e del latte scremato in polvere sono ridotti del 15% in tre tappe a partire dal 2005-2006

•l’importo dei pagamenti diretti per unità di premio sarà aumentato in 4 tappe dal 2000 da 25 Euro a 100 Euro

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Agenda 2000 Sostegno allo sviluppo rurale

•Nuovi regolamenti approvati il 17 maggio 1999- Ce n. 1257/99

•Lo sviluppo rurale sarà finanziato dal FEAOG•Modifica e abroga altri regolamenti•Le misure ammissibili dal presente regolamento sono:

*le misure di accompagnamento della riforma del 1992: prepensionamento, misure agroambientali e imboschimento, il regime relativo alle zone svantaggiate

*le misure di ammodernamento e diversificazione delle aziende agricole: investimenti nelle aziende agricole, insediamento di giovani agricoltori, formazione, sostegno agli investimenti negli impianti di trasformazione e commercializzazione, aiuto complementare alla silvicoltura, promozione e riconversione dell’agricoltura

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Agenda 2000 Disposizioni generali sui Fondi

strutturali

•Nuovi regolamenti approvati il 21 giugno 1999 -Ce n. 1260/99

•Fondi strutturali, fondo di coesione, il FEAOG, BEI che contribuiranno in modo appropriato al perseguimento dei tre obiettivi

•I nuovi obiettivi riguarderanno nel complesso il 35-40% della popolazione comunitaria

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Agenda 2000 Disposizioni generali sui Fondi

strutturali

•Criteri di appartenenza all’obiettivo 1:

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Agenda 2000 Disposizioni generali sui Fondi

strutturali

•Settore dell’industria 10%: della popolazione

•Criteri di appartenenza all’obiettivo 2 (massimo il 18% della popolazione comunitaria):

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Agenda 2000 Disposizioni generali sui Fondi

strutturali

•Zone rurali 5%: della popolazione

•Criteri di appartenenza all’obiettivo 2 (massimo il 18% della popolazione comunitaria):

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Agenda 2000 Disposizioni generali sui Fondi

strutturali

•Zone urbane: 2% della popolazione

•Criteri di appartenenza all’obiettivo 2 (massimo il 18% della popolazione comunitaria):

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Agenda 2000 Disposizioni generali sui Fondi

strutturali

•Zone dipendenti dalla pesca: 1% della popolazione

•Criteri di appartenenza all’obiettivo 2 (massimo il 18% della popolazione comunitaria):

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AGENDA 2000

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AGENDA 2000per un’unione più forte e più ampia

Il nuovo Obiettivo 1

Il nuovo obiettivo 1 include tutte quelle regioni che, caratterizzate da un PIL pro-capite inferiore al 75 per cento della media comunitaria (negli ultimi tre anni), possono essere classificate nel gruppo in ritardo di sviluppo, nonché le regioni ultraperiferiche (dipartimenti francesi d'oltremare, Azzorre, Madera a Isole Canarie), che si trovano al di sotto della soglia del 75 per cento. Inoltre rientrano nell’obiettivo 1 tutte le zone, caratterizzate da scarsissima densità di popolazione, interessate dall'obiettivo 6 durante il periodo di programmazione 1994-99. L'obiettivo 1 dovrebbe interessare al massimo il 20 per cento della popolazione totale dell'Unione.

In Italia rientrano nel nuovo obiettivo 1 sei regioni: Calabria, Sicilia, Sardegna, Basilicata, Campania e Puglia. Tra le altre regioni del Mezzogiorno italiano, il Molise viene incluso nel gruppo the beneficerà di un sostegno transitorio, mentre 1'Abruzzo esce definitivamente dall'obiettivo 1 e si affianca alle regioni del Centro – Nord. All'interno delle regioni facenti parte dell'obiettivo 1, tutto il territorio regionale è potenzialmente eleggibile al sostegno dei Fondi Strutturali: ciò in quanto tutta la regione, indipendentemente dalle sue differenze interne, viene classificata in ritardo di sviluppo.

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AGENDA 2000Il nuovo Obiettivo 2

Il nuovo obiettivo 2, con la riforma dei Fondi, consentirà di accorpare i precedenti obiettivi 2 (zone a declino industriale) e 5b (zone rurali in declino), rivedendo tuttavia i criteri di delimitazione delle aree e ampliando la tipologia di zone interessate al sostegno. Difatti, 1'obiettivo 2 viene a comprendere quattro diversi tipi di zone con problemi strutturali e con esigenze di riconversione economica:  

1.     Zone in fase di mutazione socioeconomica nel settore dell' industria e dei servizi (livello NUTS III).

2.     Zone rurali (livello NUTS III).

3.     Zone urbane densamente popolate.

4.     Zone dipendenti dalla pesca.

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AGENDA 2000Il nuovo Obiettivo 2

E' previsto un sistema di aiuto transitorio decrescente per le zone ammissibili agli obiettivi 2 e 5b nel 1999, ma che non rientrerebbero più nell’obiettivo 2 nel 2000. Tali zone beneficeranno di un aiuto transitorio del FESR fino al 31 dicembre 2005 e, dal 2000 al 2006, di un sostegno del FSE nel quadro dell’obiettivo 3 nonché di un aiuto del FEOGA e dello SFOP nell’ambito delle misure di accompagnamento delle politiche agricola e della pesca. Per la stesura definitiva dell’elenco delle zone ammissibili il testo stabilisce il sistema seguente:  

•La Commissione fissa i massimali di popolazione interessata per ciascuno Stato membro in base alla popolazione totale delle aree dello Stato che soddisfano i requisiti stabiliti dalla Comunità, nonché tenendo conto della gravità dei problemi strutturali, segnatamente della disoccupazione totale e della disoccupazione di lunga durata al di fuori delle regioni dell'obiettivo 1.

•Entro il limite dei massimali fissati, gli Stati membri propongono alla Commissione le zone che soddisfano le condizioni di ammissibilità sulla base di dati statistici pertinenti.

•Dopo avere esaminato tali proposte, la Commissione, in stretta concertazione con lo Stato membro e tenendo conto delle priorità nazionali, stabilisce l’elenco delle zone ammissibili all’obiettivo 2.

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AGENDA 2000Il nuovo Obiettivo 2

In base al principio di concentrazione dei Fondi, la popolazione beneficiaria degli aiuti nel nuovo obiettivo 2 non può superare il tetto del 18 per cento della popolazione dell'Unione. La ripartizione della popolazione per le aree dell'obiettivo dovrebbe essere: del 10 per cento per le zone industriali, del 5 per cento per le zone rurali, del 2 per cento per le zone urbane e dell'1 per cento per le zone dipendenti dalla pesca.

Si tratta di una riduzione non trascurabile, se si considera che, nella fase 1994-99, la popolazione degli obiettivi 2 e 5b ammontava al 25 per cento del totale dell'UE. Perché tale sforzo di concentrazione sia effettivo e distribuito equamente tra tutti gli Stati membri, l'accordo di Berlino prevede che la riduzione massima di popolazione non superi, in ogni stato membro, il 33 per cento della popolazione interessata dagli obiettivi 2 e 5b della fase 1994-1999.

Nel luglio del 1999 la Commissione ha fissato i massimali di popolazione per paese; all’Italia è stato assegnato un ammontare di 7,4 milioni di abitanti, pari al 13 per cento delle popolazioni interessate compreso l’Abruzzo. Alcuni paesi sono interessati dall’obiettivo 2 per livelli di popolazione ben al di sopra del 18 per cento medio fissato per l’ UE, è il caso di Francia (31 per cento), Regno Unito (24 per cento) e Spagna (22 per cento).

Il negoziato successivo tra Commissione, governo italiano e Regioni ha consentito di allocare il massimale di popolazione assegnato tra le regioni interessate. Nel caso italiano, la popolazione degli obiettivi 2 e 5b ammontava nella fase 1994-99 a 11.145.000 abitanti, dislocata nelle regioni del Centro - Nord. Le riduzioni più consistenti di popolazione sono registrabili in Toscana, Veneto, Liguria (sia in valore assoluto the in percentuale: oltre il 50 per cento della popolazione) e Piemonte (42 per cento della popolazione, ma ben 960.000 abitanti in valore assoluto).

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AGENDA 2000Il nuovo Obiettivo 2

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AGENDA 2000le prime applicazioni di Agenda 2000 e la

revisione di medio-termine

Il reddito degli agricoltori non crescerà in seguito alle misure di Agenda 2000, ma risulterà inferiore del 12% rispetto a quello del periodo 1992-96, mentre sarà compensato dagli aiuti diretti. Ne beneficeranno i consumatori a cui la riduzione dei prezzi produrrà un risparmio complessivo di 18-20.000 miliardi di lire (9-10.000 milioni di Euro), ed una riduzione dei prezzi al consumo stimata nel 2005 dello 0,25%. Questi sono i risultati emersi da tre diversi studi commissionati a due Istituti statunitensi e al Centro studi mondiali sull’alimentazione di Amsterdam dalla Commissione Europea. Riguardo alle produzioni invece si prevede un aumento della superficie a seminativi a causa della riduzione del set aside e quindi vi sarà un surplus dei seminativi destinati alle esportazioni. Mentre per le produzioni bovine si prevedeva il mantenimento dello status-quo, che però è stato stravolto dall’evento BSE i cui effetti strutturali sono tutti da valutare.Nel giugno 2000 la Commissione Europea ha approvato i Piani di Sviluppo Rurale per Lazio, Umbria, Emilia-Romagna e Abruzzo, mentre nel mese di luglio quelli di Lombardia, Trento, Bolzano, Toscana, Marche e Piemonte e nell’autunno del 2000 i rimanenti, Veneto, Liguria e Valle d’Aosta. Le regioni italiane potranno quindi distribuire i fondi Feoga per gli interventi di sviluppo rurale (4.165 milioni di Euro) attribuiti per il periodo di programmazione 2000-2006.

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AGENDA 2000le prime applicazioni di Agenda 2000 e la

revisione di medio-termineLe performance di spesa pregresse e l’avanzamento fisico ed economico degli interventi nel precedente periodo di programmazione hanno portato la Spagna ad ottenere la maggior quota di Fondi Strutturali da Bruxelles, 42.309 milioni di Euro, di cui 3.213 destinati ai Piani di Sviluppo Rurale. Aggiungendo a questi i fondi nazionali e quelli regionali, la Spagna prevede un impatto di 84 miliardi di Euro di investimenti e 120.000 posti di lavoro in più ogni anno per il periodo di programmazione 2000-2006.Molto articolate e numerose sono le misure adottate nel corso del 2000 per la revisione di alcune OCM. Nel novembre 2000 i ministri dell’agricoltura hanno approvato una proposta di modifica relativa all’OCM ortofrutta (Com(2000) 433). Dall’applicazione della riforma ad oggi, la quota commercializzata dalle organizzazione dei produttori è ancora la stessa e andrebbe elevato il grado di rappresentatività delle OP. La PLV dell’ortofrutta nell’Unione Europea è 65.819 Euro e le OP commercializzano 22.680 Euro e chiedono 832 miliardi di finanziamento. Le novità introdotte nell’accordo sono un incremento del sostegno alle OP per i programmi operativi, raggiungendo il 4,1%; aumenta anche il contributo alla trasformazione del pomodoro a quota 34,5 Euro la tonnellata. Un’altra importante novità è l’introduzione delle soglie nazionali che comportano per l’Italia un consistente aumento della produzione di pomodori a 4.350.000 tonnellate, mentre per le arance si passerà da 536.161 a 584.907 tonnellate. .

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AGENDA 2000le prime applicazioni di Agenda 2000 e la

revisione di medio-termine

La proposta di riforma dell’OCM riso (COM (2000) 278) che prevede la cancellazione del prezzo plafond e l’inserimento a tutto titolo del riso nell’OCM dei seminativi, è stata avanzata per fronteggiare le gravi eccedenze produttive che nel luglio 2000 ammontavano a circa 700.000 tonnellate, il problema della deperibilità del riso del quale una minima parte viene usata come aiuti alimentari ai paesi emergenti.E’ stato approvato il 16 giugno 2000 il regolamento attuativo, 1227/2000, della nuova OCM vino con voto contrario dell’Italia. Il regolamento, formato da 26 articoli, disciplina in modo completo tutta la questione riguardante l’impianto dei vigneti, i premi per l’abbandono della produzione e la ristrutturazione e riconversione dei vigneti. L’attuale OCM per l’olio d’oliva verrà prorogata fino al 2003, perdendo così il carattere di transitorietà che l’aveva caratterizzata. Il motivo è che nei tre anni di applicazione (1998-2001), non si sono fatti reali progressi nella determinazione statistica dell’effettivo ammontare del patrimonio olivicolo e del potenziale produttivo. Con la proroga vengono anche introdotte nuove denominazioni dell’olio che vanno a scapito della qualità.

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AGENDA 2000le prime applicazioni di Agenda 2000 e la

revisione di medio-termine

La seconda metà del 2001 è stata caratterizzata dalla discussione sulla revisione a medio termine di Agenda 2000 che implicherà un’ulteriore riforma della Politica agricola comunitaria. L’approvazione delle riforme contenute in Agenda 2000 avvenuta nel marzo 1999, conteneva già in sé il germe di un nuovo dibattito: riforme troppo blande e all’insegna della riconferma dello status quo non potevano evitare ma solo rimandare la presa di coscienza di un cambiamento radicale come quello dell’allargamento. Nel capitolo 13 di questo volume si affronteranno in dettaglio le problematiche relative all’agricoltura e all’ingresso nell’UE dei paesi candidati. Le discussioni e le deliberazioni per la revisione di medio termine dovranno avvenire entro il 2002. Sempre entro lo stesso anno dovranno concludersi le decisioni in merito ai criteri per l’ingresso dei paesi candidati. La riforma complessiva della PAC prevista per il 2006 non potrà questa volta non tener conto del nuovo assetto geografico e questo influirà in modo sostanziale su quella parte di agricoltura dell’UE che attualmente dipende maggiormente dal sostegno ai prezzi e dagli aiuti al reddito.

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AGENDA 2000le prime applicazioni di Agenda 2000 e la

revisione di medio-termineIl dibattito sugli strumenti utilizzati nella gestione della PAC si possono sintetizzare in tre punti principali: mantenimento o meno delle politiche accoppiate e cioè il sostegno ai prezzi agricoli (mediante dazi all’importazione e meccanismi di interventi pubblici sul mercato); riduzione dell’importanza della politica dei mercati (attualmente primo pilastro della PAC) a vantaggio di un consistente incremento della politica di sviluppo rurale; il mantenimento dell’attuale livello di budget agricolo comunitario che attualmente assorbe il 46% delle risorse dell’UE-15. Questi sono i tre punti fortemente connessi tra loro ed hanno risvolti internazionali notevoli (WTO e allargamento ai PECO) Le proposte di revisione intermedia e di riforma di Agenda 2000 che, riguardano principalmente la PAC come principale politica comunitaria, si stanno indirizzando in tre possibili ipotesi e percorsi. Il primo si basa sul mantenimento dello status quo, cioè una linea politica di proseguimento graduale delle riforme stabilite in Agenda 2000, con la difesa delle strategie adottate nell’Accordo di Berlino. Con tale ipotesi si vuole conservare un modello agricolo di tipo europeo in cui si vorrebbero conciliare due aspetti, non particolarmente in sintonia, quali quelli di un’agricoltura competitiva e vocata alle esportazioni e la “multifunzionalità”. Gli unici strumenti per ottenere questi obiettivi sono un’azione sulle protezioni alle importazioni e le restituzioni alle esportazioni e un contemporaneo rafforzamento degli aiuti “disaccoppiati”.

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revisione di medio-termine

La seconda ipotesi pone l’accento sulla liberalizzazione degli scambi, nel senso di un mercato sempre più aperto e di un potenziamento della politica dello sviluppo rurale, ma anche nella direzione di un aumento della sicurezza alimentare e di un maggior benessere degli animali e della protezione dell’ambiente. E’ una posizione piuttosto radicale, che va nel senso dello smantellamento dei sostegni alla produzione con un evidente rafforzamento della politica di sviluppo rurale a discapito della politica dei mercati. In questo caso gli agricoltori dovranno accettare una maggiore variabilità dei prezzi e i consumatori sostenere una maggiore spesa per le compensazioni.La terza ipotesi è di segno opposto alla precedente per quanto riguarda la liberalizzazione dei mercati. Se l’obiettivo, generale, di un’agricoltura multifunzionale e rispettosa dell’ambiente viene perseguito con maggior forza, cambiano però gli strumenti per raggiungerlo. Infatti ogni Paese ha diritto alla sovranità alimentare ed ad un’autosufficienza sui prodotti agricoli di base che si ottengono solo tramite una forte protezione alle importazioni. Si elimina così il rischio di assoggettare gli agricoltori alla volatilità del mercato mondiale e il sostegno dei prezzi garantisce il reddito degli agricoltori nel mercato interno. Bisogna però nello stesso tempo avere un rigido controllo dell’offerta in modo da evitare sovrapproduzione e quindi aumento dei costi per sovvenzioni alle esportazioni.

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revisione di medio-termine

Il Commissario per l’agricoltura dell’UE, Fischler, presenterà nel corso del 2002 le proposte di revisioni da apportare ad Agenda 2000 sulla base anche dei risultati delle discussioni già avviate nei singoli Stati membri. Sembra probabile che il commissario insisterà a chiedere una diminuzione degli aiuti (degressività) o il trasferimento allo Sviluppo rurale di parte dei fondi per gli aiuti diretti tramite la modulazione obbligatoria, anche nell’attuale periodo di programmazione.

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SECONDA PARTE: LA SFIDA DELL’AMPLIAMENTO

“Agenda 2000” costituisce il “documento d’insieme” che il Consiglio europeo di Madrid aveva chiesto alla Commissione di preparare relativamente alla sfida dell’ampliamento. Le conclusioni e raccomandazioni si basano su diversi criteri definiti dal Consiglio europeo di Copenaghen del giugno 1993.

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SECONDA PARTE: LA SFIDA DELL’AMPLIAMENTO

I CRITERI DI ADESIONE DEI NUOVI PAESI

1. I CRITERI POLITICI

La democrazia e lo stato di diritto

Diritti umani

Rispetto delle minoranze

2. I CRITERI ECONOMICI

Economia di mercato funzionante

Sistemi concorrenziali

Capacità di rimanere all’interno dell’Ue

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SECONDA PARTE: LA SFIDA DELL’AMPLIAMENTO

L’appartenenza all’Unione richiede che il paese:

•abbia raggiunto una stabilità istituzionale

che garantisca la democrazia, il principio di legalità, i diritti umani, il rispetto e la protezione delle minoranze;

l’esistenza di un’economia di mercato funzionante

che consenta di rispondere alle pressioni concorrenziali e alle forze di mercato all’interno dell’Unione;

la capacità di assumersi gli obblighi di tale appartenenza,

inclusa l’adesione agli obiettivi di un’Unione politica, economica e monetaria.

•Intensificando gli sforzi attuali, l’Ungheria, la Polonia e la Repubblica ceca dovrebbero essere in grado a medio termine di adottare l’essenziale dell’“acquis” comunitario e di predisporre le strutture amministrative per la sua applicazione concreta.

• La Slovacchia, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania e la Slovenia potrebbero essere in grado di aderire solo con un’intensificazione notevole e sostenuta dei loro sforzi.

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SECONDA PARTE: LA SFIDA DELL’AMPLIAMENTO

I PRINCIPALI PROBLEMI SULLA VIA DELL’AMPLIAMENTO

•L’ampliamento dell’Unione a circa 25 paesi e 475 milioni di abitanti apporterà considerevoli vantaggi sul piano economico e politico e promuoverà le politiche dell’Unione, purché vengano rispettate certe condizioni.

L’ampliamento porterà però anche un’Unione più eterogenea, con conseguenti problemi di aggiustamento settoriale e regionale che potrebbero limitarne i benefici e rendere più difficile l’ulteriore sviluppo dell’acquis in assenza di adeguati preparativi.

•Risulta fondamentale utilizzare al massimo il periodo di preadesione

per assicurare un’adeguata preparazione dei paesi candidati.

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SECONDA PARTE: LA SFIDA DELL’AMPLIAMENTO

1. Agricoltura• I prezzi agricoli sono molto inferiori nella maggior parte dei paesi candidati

dal 10-30% circa per i cereali, e proteaginoseal 40-50 % per la barbabietola da zucchero dal 30-40 % per i prodotti lattiero-caseari al 35-45 % per le carni bovine. relativamente modeste per suini e pollame notevoli per i prodotti ortofrutticoli (80% per i pomodori).

Prima dell'adesione si prevede un aumento dei prezzi, ma senza eliminare i divari. Per lo zucchero, i prodotti lattieri e certi prodotti ortofrutticoli sono ancora prevedibili scarti dell’ordine di 20-30 %.

L’introduzione di quote potrebbe servire per contrastare l’aumento della produzione di barbabietola e di latte, indotta dall’esistenza di prezzi alla produzione più elevati.

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SECONDA PARTE: LA SFIDA DELL’AMPLIAMENTO

1. Agricoltura

Le aziende agricole nei paesi candidati hanno dimensioni medie relativamente ampie.

Nel settore dei seminativi, si hanno minori problemi di integrazione nel mercato Nel settore zootecnico l’integrazione richiederà più tempo, considerati gli investimenti di capitale, il lavoro di ristrutturazione e la riorganizzazione della gestione tuttora necessari.

In alcuni paesi candidati le strutture agricole sono caratterizzate da una maggiore debolezza dovuta alle dimensioni in media molto minori delle aziende.

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1. Agricoltura

•Nei settori a valle e nell’industria di prima trasformazione, resta necessario un intenso lavoro di ristrutturazione e ammodernamento.

Si prevedono forti pressioni all’adeguamento sull’industria alimentare dei PECO all’atto dell’adesione al mercato unico, particolarmente nelle industrie esposte ad aumenti dei prezzi delle materie prime e nei paesi in cui è debole il settore primario.

Il periodo di transizione potrebbe variare da un paese all’altro per la debolezza dell’agricoltura e del settore agroalimentare.

Questi paesi dovrebbero poter beneficiare di aiuti allo sviluppo delle loro strutture agricole e di trasformazione che li preparino progressivamente alla piena integrazione nel mercato comune agricolo.

In ogni caso non sarebbe opportuno prevedere la concessione di aiuti diretti al reddito quali risultano dalla riforma della PAC del 1992.

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2. Politica di coesione

Sin dalla data di adesione i nuovi Stati membri devono beneficiare progressivamente - in base alle loro capacità di assorbimento  del cofinanziamento dei Fondi strutturali dell’Unione.

Verso la fine del prossimo periodo di prospettive finanziarie (2000 - 2006) sarà così possibile che i trasferimenti finanziari dai Fondi strutturali risultino paragonabili a quelli concessi agli Stati membri dell’Unione che manifestano ritardi di sviluppo.

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3. Realizzare il Mercato unicoUn mercato unico pienamente funzionante è d’importanza cruciale per i nuovi Stati membri in quanto fonte potenziale di crescita e di posti di lavoro. Occorre applicare prima ancora dell’adesione tutti gli elementi del Libro bianco sul mercato unico tramite una procedura specifica.

Eventuali difficoltà relative agli scambi di prodotti agricoli o alla libera circolazione dei lavoratori e delle persone non dovrebbero impedire la piena realizzazione delle misure previste nel Libro bianco.

Soltanto allora sarà concepibile la piena applicazione di un Mercato unico senza controlli alle frontiere.

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4. Applicare le norme ambientaliL’ambiente rappresenta una sfida di grande importanza per il processo di ampliamento

adozione delle norme e dei livelli di tutela ambientale vigenti nell’Unione,

non è realistico attendersi la piena osservanza dell’acquis nel prossimo futuro, dati gli attuali problemi ambientali e la necessità di massicci investimenti

5. TrasportiSaranno necessari investimenti molto considerevoli nelle infrastrutture di trasporto per evitare le strozzature dovute all’aumento dei flussi

Il fabbisogno di investimenti in questo campo sarà molto elevato e una quota significativa dovrà essere finanziata attingendo a fonti diverse dai bilanci nazionali..

Sarà necessario un notevole sostegno da parte dell’Unione per i corridoi connessi alle reti transeuropee.

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6. Sicurezza nucleareL’industria nucleare rappresenta, in media, il 30% della produzione di elettricità nei paesi candidati e fino all’80% in alcuni di essi.

La maggioranza delle centrali sono state costruite con tecnologie sovietiche e non sono conformi alle norme di sicurezza internazionali.

La soluzione non può consistere nella chiusura pura e semplice, in quanto non tutte le centrali comportano lo stesso grado di rischio e il costo delle fonti di energia alternative sarebbe estremamente elevato.

Vari paesi candidati hanno già iniziato a costruire nuove centrali nucleari, soluzione che essi ritengono economicamente la più idonea a soddisfare la domanda di energia indotta dalla crescita e ad acquisire l’indipendenza nel settore energetico.

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7. Libertà, sicurezza e giustizia

•Giustizia e Affari interni sono entrati a far parte dell’ambito di responsabilità dell’Unione con l’entrata in vigore del trattato di Maastricht.

•Il trattato di Amsterdam trasferisce alcuni di questi settori alla competenza comunitaria e rafforza la cooperazione nelle restanti aree del terzo pilastro, oltre ad integrare gli accordi di Schengen nel trattato dell’Unione europea.

•Tutti i paesi candidati si trovano a fronteggiare, in maggiore o minore misura, la sfida rappresentata dalla lotta alla criminalità organizzata, al terrorismo, al traffico di donne e di droga.

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III. Una strategia per l’ampliamento

I negoziati stabiliranno per ciascuno degli Stati candidati le modalità di adesione all’Unione.

Come in passato, alla base dell’adesione si situerà l’acquis comunitario esistente all’atto dell’ampliamento.

l’obiettivo dell’Unione dovrebbe essere quello di vedere applicato l’acquis da parte dei nuovi Stati membri fin dal momento dell’adesione.

L’ampliamento deve combinare una strategia di preadesione rafforzata, volta ad assicurare che tutti i paesi candidati assumano quanto più possibile dell’acquis prima dell’adesione.

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1. Negoziati d’adesione

La posizione dell’Unione nei confronti dei paesi candidati dovrebbe basarsi sui seguenti principi:

i nuovi membri assumeranno i diritti e gli obblighi derivanti dall’adesione in base all’acquis esistente

fin dal momento dell’adesione dovrebbero essere immediatamente applicabili le misure necessarie per l’ampliamento del mercato unico

in casi debitamente giustificati, è possibile concordare disposizioni transitorie ma non deroghe, entro un periodo di tempo limitato

durante i negoziati d’adesione, si procederà, ad una verifica dei progressi compiuti nell’adozione dell’acquis e negli altri aspetti della preparazione all’adesione.

•I negoziati inizieranno con l’esame del diritto derivato da parte della Commissione e di ciascuno dei paesi candidati. In questa fase preliminare saranno individuati i principali settori problematici in vista dei negoziati successivi.

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2. Rafforzare la strategia di adesioneSu richiesta del Consiglio europeo di Dublino, la Commissione propone il rafforzamento della strategia di preadesione per tutti i PECO candidati, qualunque sia la fase raggiunta nel processo di transizione.

orientare l’assistenza verso le esigenze specifiche di ciascun candidato, in vista dei negoziati, in una strategia complessiva coerente.

L’Unione sarà così in grado di fornire sostegno per il superamento di problemi particolari individuati nei pareri, senza bisogno di lunghi periodi transitori che metterebbero in discussione l’acquis e la coesione economica e sociale dell’Unione nel suo complesso.

Via via che adottano l’acquis per preparare l’adesione, i paesi candidati dovrebbero avere l’opportunità di partecipare ai programmi comunitari.

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SECONDA PARTE: LA SFIDA DELL’AMPLIAMENTO

•Due sono gli obiettivi principali della strategia di preadesione rafforzata descritta :

fondere le diverse forme di sostegno fornite dall’Unione in un unico quadro di riferimento,

i Partenariati d’adesione, entro cui lavorare con i paesi candidati, sulla base di un programma ben definito di preparazione all’adesione, che prevede il loro impegno verso una serie di priorità specifiche e il relativo calendario di realizzazione;

familiarizzare i paesi candidati con le politiche e le procedure dell’Unione, offrendo loro la possibilità di partecipare ai programmi comunitari.

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SECONDA PARTE: LA SFIDA DELL’AMPLIAMENTO

L’attuale strategia di preadesione si fonda sugli Accordi europei, il Libro bianco sul mercato unico, il dialogo strutturato e Phare.

•Gli Aiuti preadesioneOltre a PHARE (1,5 miliardi di ECU all’anno), l’aiuto preadesione a favore dei PECO candidati comprenderà, a partire dall’anno 2000, altri due elementi:

un aiuto allo sviluppo agricolo di 500 MECU all’anno

•un aiuto strutturale pari a 1 miliardo di ECU, destinato principalmente a favorire il ravvicinamento di questi paesi alle norme comunitarie in materia di infrastrutture, - analogamente agli interventi attuali del fondo di coesione - nei settori dei trasporti e dell’ambiente.

•Tale aiuto permetterà inoltre ai paesi candidati di familiarizzarsi con le modalità di attuazione delle azioni strutturali..

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•Due sono gli obiettivi principali della strategia di preadesione rafforzata descritta più avanti:

fondere le diverse forme di sostegno fornite dall’Unione in un unico quadro di riferimento, i Partenariati d’adesione, entro cui lavorare con i paesi candidati, sulla base di un programma ben definito di preparazione all’adesione, che prevede il loro impegno verso una serie di priorità specifiche e il relativo calendario di realizzazione;

familiarizzare i paesi candidati con le politiche e le procedure dell’Unione, offrendo loro la possibilità di partecipare ai programmi comunitari.

L’attuale strategia di preadesione si fonda sugli Accordi europei, il Libro bianco sul mercato unico, il dialogo strutturato e Phare.

•Gli Aiuti preadesione

Oltre a PHARE (1,5 miliardi di ECU all’anno), l’aiuto preadesione a favore dei PECO candidati comprenderà, a partire dall’anno 2000, altri due elementi:

un aiuto allo sviluppo agricolo di 500 MECU all’anno

•un aiuto strutturale pari a 1 miliardo di ECU, destinato principalmente a favorire il ravvicinamento di questi paesi alle norme comunitarie in materia di infrastrutture, nella fattispecie - analogamente agli interventi attuali del fondo di coesione - nei settori dei trasporti e dell’ambiente. Tale aiuto permetterà inoltre ai paesi candidati di familiarizzarsi con le modalità di attuazione delle azioni strutturali..

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•Partenariati d’adesione•Il nuovo strumento costituirà l’asse portante della strategia rafforzata, per consentire ai paesi candidati l’attuazione di programmi nazionali di preparazione all’adesione.

Il Partenariato d’adesione si articolerà negli elementi illustrati qui di seguito:

impegni precisi da parte dello Stato candidato, in particolare relativamente alla democrazia, la stabilità macroeconomica, la sicurezza nucleare e un programma nazionale di recepimento dell’acquis.

una mobilitazione di tutti gli strumenti disponibili dell’Unione per la preparazione degli Stati candidati all’adesione.

In particolare il programma Phare potrebbe fungere da catalizzatore di operazioni di cofinanziamento con la BEI, la BERS e la Banca mondiale, con le quali la Commissione concluderà accordi quadro.Dato l’enorme fabbisogno, soprattutto nei settori dell’ambiente e dei trasporti, la Commissione suggerisce di impiegare il 70% circa dei fondi Phare per gli investimenti.Altre risorse potrebbero provenire da istituzioni finanziarie internazionali per gli sforzi nel campo della normalizzazione e dello sviluppo delle PMI.

Il Partenariato d’adesione avrà la forma di una decisione della Commissione adottata previa consultazione con il paese candidato e alla luce del parere dei comitati di gestione degli aiuti fino a quel momento erogati.

SECONDA PARTE: LA SFIDA DELL’AMPLIAMENTO

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V. La Conferenza europea

L’ampliamento è un processo a lungo termine che interessa tutta l’Europa. È opportuno riunire in un unico quadro gli Stati membri dell’Unione e tutti i paesi europei che abbiano una vocazione all’adesione e che siano legati all’Unione da un accordo di associazione. La Commissione propone di istituire a tal fine una conferenza.

La Conferenza europea offrirebbe un’opportunità di consultazione su un’ampia gamma di temi collegati alla politica estera e di sicurezza comune (PESC) nonché alla giustizia e agli affari interni.

Per quanto attiene alla PESC, la Conferenza costituirebbe una sede di dialogo su problemi internazionali di interesse comune, come le relazioni con la Russia, l’Ucraina ed altri paesi della CSI o la sicurezza europea.

Nel settore della giustizia e degli affari interni, l’Unione e gli altri partecipanti alla conferenza hanno interessi comuni in relazione a temi quali: lotta alla criminalità organizzata, terrorismo, corruzione, traffico di stupefacenti, commercio illegale di armi, riciclaggio di denaro sporco e immigrazione clandestina. La Conferenza europea faciliterebbe la cooperazione con Europol e tra le autorità nazionali, comprese quelle giudiziarie e di polizia.

La Conferenza si riunirebbe ogni anno a livello di capi di Stato o di governo e di presidente della Commissione nonché, all’occorrenza, a livello ministeriale.

SECONDA PARTE: LA SFIDA DELL’AMPLIAMENTO

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SECONDA PARTE: LA SFIDA DELL’AMPLIAMENTO

VI. Relazioni con la Turchia

L’ammissibilità della candidatura della Turchia all’adesione, sollevata per la prima volta nell’accordo di associazione di Ankara del 1964, è stata ribadita nel parere della Commissione del 1989 sulla domanda d’adesione presentata dalla Turchia nel 1987.

Il 29 aprile 1997 il consiglio di associazione UE/Turchia ha riaffermato l’ammissibilità della candidatura e ha confermato che la Turchia sarà giudicata in base ai medesimi criteri obiettivi degli altri paesi candidati.

L’entrata in vigore dell’unione doganale il 31 dicembre 1995 ha segnato un importante passo avanti nelle relazioni fra UE e Turchia. L’unione doganale sta funzionando in modo soddisfacente e costituisce una solida base per il futuro sviluppo delle relazioni fra UE e Turchia. Tuttavia, le circostanze politiche non hanno finora consentito di perseguire la cooperazione finanziaria e il dialogo politico, come concordato allorché era stata adottata la decisione relativa all’unione doganale il 5 marzo 1995.

L’economia turca ha conosciuto una crescita rapida negli ultimi dieci anni. A seguito dell’entrata in vigore dell’unione doganale, gli scambi complessivi fra UE e Turchia sono passati da 22 miliardi di ECU nel 1995 a 27 miliardi di ECU stimati per il 1996 (con un’eccedenza per l’UE stimata attorno ai 9 miliardi di ECU).

L’unione doganale ha dimostrato che l’economia turca è in grado di far fronte alla sfida concorrenziale del libero scambio di prodotti finiti e alle componenti dell’acquis comunitario relative al commercio, alla concorrenza e alla proprietà intellettuale. È l’instabilità macroeconomica che continua invece a destare preoccupazione.

Nel corso dell’ultimo decennio, la Turchia non è riuscita a uscire dal ciclo di inflazione, disavanzo della spesa pubblica e svalutazione valutaria. Devono essere affrontate le cause strutturali dell’instabilità macroeconomica, ad esempio migliorando l’efficienza della riscossione delle imposte, ristrutturando e privatizzando le imprese pubbliche, riformando il sistema della sicurezza sociale o modificando la spesa pubblica. Occorre inoltre compiere degli sforzi per promuovere la coesione economica e sociale, ammodernare l’agricoltura e stimolare maggiormente gli investimenti nelle infrastrutture e nel capitale umano.

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SECONDA PARTE: LA SFIDA DELL’AMPLIAMENTO

VII. Raccomandazioni finali1. La Commissione invita il Consiglio ad avallare per la sfida dell’ampliamento l’approccio definito nella presente comunicazione.

•L’ampliamento è un processo che abbraccia tutti i paesi candidati. Il processo nel suo insieme comprende:

•da un lato, l’apertura di negoziati d’adesione con i singoli paesi, a seconda della fase che ciascuno di essi ha raggiunto nel preparare l’adesione e nel soddisfarne i requisiti di fondo;

•dall’altro lato, un quadro di riferimento complementare che consiste nel rafforzamento della strategia di preadesione per i PECO e nella costituzione di una istanza multilaterale di cooperazione sotto forma di Conferenza europea.

2. Per quanto attiene all’apertura di negoziati d’adesione, il Consiglio europeo ha già stabilito che dovranno essere avviati con Cipro sei mesi dopo la conclusione della Conferenza intergovernativa.

3 Riguardo ai PECO, la Commissione ritiene che attualmente nessuno di essi soddisfi appieno la totalità dei criteri.

Ungheria, Polonia, Estonia, Repubblica ceca e Slovenia potrebbero a medio termine essere in grado di soddisfare tutte le condizioni dell’adesione, a condizione che proseguano e sostengano con vigore i loro sforzi di preparazione.

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SECONDA PARTE: LA SFIDA DELL’AMPLIAMENTO

4. In considerazione di tali elementi, la Commissione raccomanda al Consiglio di aprire i negoziati con i seguenti paesi (elencati in base all’ordine cronologico delle rispettive domande d’adesione):

Ungheria

L’Ungheria presenta le caratteristiche di una democrazia, dotata di istituzioni stabili che garantiscono lo stato di diritto, i diritti umani, il rispetto e la tutela delle minoranze. Il paese può essere considerato come un’economia di mercato funzionante e dovrebbe essere in grado, a medio termine, di fronteggiare la pressione concorrenziale e le forze di mercato in seno all’Unione. A medio termine, l’Ungheria dovrebbe avere la capacità di assumere l’acquis comunitario, soprattutto in relazione al mercato unico, a condizione di proseguire gli sforzi di recepimento e attuazione. Tuttavia, saranno necessari sforzi particolari nei settori dell’ambiente, delle dogane e dell’energia. Occorreranno inoltre riforme supplementari per dotare il paese delle strutture che gli permettano di applicare e far rispettare l’acquis.

Polonia

La Polonia presenta le caratteristiche di una democrazia, dotata di istituzioni stabili che garantiscono lo stato di diritto, i diritti umani, il rispetto e la tutela delle minoranze. Il paese può essere considerato come un’economia di mercato funzionante e dovrebbe essere in grado, a medio termine, di fronteggiare la pressione concorrenziale e le forze di mercato in seno all’Unione. A medio termine, la Polonia dovrebbe avere la capacità di partecipare appieno al mercato unico, a condizione di proseguire gli sforzi di recepimento dell’acquis e intensificare il relativo lavoro di attuazione. Tuttavia, saranno necessari sforzi e investimenti particolari per integrare l’acquis in settori quali l’agricoltura, l’ambiente e i trasporti. Occorreranno inoltre riforme supplementari sul versante amministrativo per dotare la Polonia delle strutture che le permettano di applicare e far rispettare l’acquis in maniera efficace.

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SECONDA PARTE: LA SFIDA DELL’AMPLIAMENTO

EstoniaL’Estonia presenta le caratteristiche di una democrazia, dotata di istituzioni stabili che garantiscono lo stato di diritto, i diritti umani, il rispetto e la tutela delle minoranze. Si impone, tuttavia, la necessità di misure volte ad accelerare la concessione della cittadinanza ai residenti di lingua russa, così da permettere loro di integrarsi meglio nella società estone. Il paese può essere considerato come un’economia di mercato funzionante e dovrebbe essere in grado, a medio termine, di compiere i progressi necessari a fronteggiare la pressione concorrenziale e le forze di mercato in seno all’Unione. L’Estonia ha realizzato notevoli passi avanti nel recepire ed attuare l’acquis comunitario, soprattutto in relazione al mercato unico. A medio termine, con qualche sforzo supplementare, il paese dovrebbe essere capace di partecipare appieno al mercato unico. Saranno necessari sforzi particolari, ivi compresi investimenti, per applicare l’acquis fino in fondo in settori quali l’ambiente. Occorrerà inoltre rafforzare la struttura amministrativa per dotare l’Estonia delle strutture che le permettano di applicare e far rispettare l’acquis in maniera efficace.

Repubblica ceca La Repubblica ceca presenta le caratteristiche di una democrazia, dotata di istituzioni stabili che garantiscono lo stato di diritto, i diritti umani, il rispetto e la tutela delle minoranze. Il paese può essere considerato come un’economia di mercato funzionante e dovrebbe essere in grado, a medio termine, di fronteggiare la pressione concorrenziale e le forze di mercato in seno all’Unione. A medio termine, la Repubblica ceca dovrebbe avere la capacità di applicare completamente l’acquis, a condizione di proseguire gli sforzi di recepimento dell’acquis e intensificare il relativo lavoro di attuazione. Tuttavia, saranno necessari sforzi particolari, ivi inclusi investimenti, per integrare l’acquis in settori quali l’agricoltura, l’ambiente e l’energia. SloveniaLa Slovenia presenta le caratteristiche di una democrazia, dotata di istituzioni stabili che garantiscono lo stato di diritto, i diritti umani, il rispetto e la tutela delle minoranze. Il paese può essere considerato come un’economia di mercato funzionante e dovrebbe essere in grado, a medio termine, di fronteggiare la pressione concorrenziale e le forze di mercato in seno all’Unione. Saranno tuttavia necessari sforzi notevoli per l’assunzione dell’acquis, soprattutto per l’applicazione efficace del mercato unico. Occorreranno progressi importanti in settori quali l’ambiente, l’occupazione, gli affari sociali e l’energia. Saranno inoltre indispensabili riforme supplementari per dotare la Slovenia delle strutture amministrative che le permettano di applicare l’acquis in maniera efficace.

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SECONDA PARTE: LA SFIDA DELL’AMPLIAMENTO

La Commissione presenterà una relazione periodica al Consiglio europeo sui progressi rilevati: la prima alla fine del 1998 e quelle successive con scadenza annuale.

Le relazioni saranno incentrate sui progressi compiuti dai paesi candidati nell’adempimento degli obiettivi stabiliti in ogni singolo Partenariato d’adesione.

La Commissione, una volta considerate soddisfatte da parte di un paese candidato le condizioni necessarie all’avvio dei negoziati d’adesione, senza che ciò sia ancora avvenuto, invierà una raccomandazione al Consiglio perché avvii i negoziati d’adesione.

6 La Presidenza e la Commissione potrebbero organizzare una serie di riunioni multilaterali con i PECO candidati, al fine di esaminare le questioni relative all’adesione diverse da quelle emerse nei singoli negoziati.

7.Il quadro complessivo dovrebbe essere completato dall’istituzione di una Conferenza europea, che si occupi di temi collegati alla cooperazione nel campo della politica estera e di sicurezza comune e in quello della giustizia e degli affari interni. La Conferenza europea riunirebbe gli Stati membri dell’Unione e tutti i paesi europei che abbiano una vocazione all’adesione e che siano legati all’Unione da un accordo di associazione.

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SECONDA PARTE: LA SFIDA DELL’AMPLIAMENTO

NEGOZIATI APERTIA marzo 1998 sono stati avviati i colloqui per l’ingresso di cinque nuovi paesi:

Repubblica Ceca UngheriaCipro SloveniaEstoniaLa data fissata per la loro entrata nella UE è Gennaio 2003

A Febbraio 2000 sono stati avviati i colloqui per l’ingresso del secondo gruppo di aspiranti:

Romania Bulgaria Lituania LettoniaRepubblica slovacca MaltaSul loro accesso sono necessarie verifiche ci ordine economico, politico e sociale

I paesi in lista di attesa sonoTurchiaUcraina

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PARTE TERZA:IL NUOVO QUADRO FINANZIARIO (2000-2006)

I. La problematica d’insieme •Dal 1988 l’evoluzione del bilancio comunitario si inserisce in un quadro finanziario definito a medio termine e accettato congiuntamente dal Consiglio, dal Parlamento e dalla Commissione.

Rispettando i limiti di un massimale garantito delle risorse proprie, tale sistema ha consentito una crescita ordinata delle grandi categorie di spese, in conformità delle priorità definite per lo sviluppo delle politiche comunitarie.

Il nuovo quadro finanziario dovrà rispondere essenzialmente a tre esigenze: