Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati...

24
SABATO 15 OTTOBRE 2011 ANNO III - N. 17 diretto da Giovanni De Cicco Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di dottor Jekyll e mister Hyde. Da un lato, “caccia” gli abusivi ed i morosi con una delibera di giunta e, dall’altro, promette in consiglio comunale una soluzione “impraticabile” al problema. Scoppia lo scandalo sulle nomine nella Stu e sull’appalto per la gestione dei tributi

Transcript of Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati...

Page 1: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

SABATO 15 OTTOBRE 2011 ANNO III - N. 17 diretto da Giovanni De Cicco

Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di dottor Jekyll e mister Hyde. Da un lato, “caccia” gli abusivi ed i morosi con una delibera di giunta e, dall’altro, promette in consiglio comunale una soluzione “impraticabile” al problema.Scoppia lo scandalo sulle nomine nella Stu e sull’appalto per la gestione dei tributi

Page 2: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 20112

FRAGOLA – Gli scontri tra le forze dell’ordine e gli abusivi del rione “Salicelle” hanno riacceso i riflettori sulla spinosa tematica delle occupazioni abusive. Quello

che salta agli occhi è innanzitutto la “politica dei due forni” attuata dall’amministrazione guidata da Vincenzo Nespoli. Da un lato, il sindaco tenta di tranquillizzare gli occupanti abusivi spiegando che tenterà di trovare una soluzione, investendo direttamente il Consiglio Regionale, dall’altro lato, rilascia un’intervista al suo giornale, “Nuova città”, e fa scrivere all’anonima giornalista, evitando di esporre la sua faccia, ma ribadendo ugualmente il concetto, che “volenti o nolenti gli abusivi saranno sgomberati”. C’è bisogno, quindi, di chiarezza. E per farla, come sempre, c’è la necessità di sgombrare il campo da qualsiasi opinione e pregiudizio nei confronti di chicchessia e partire dai fatti.Un passo indietro. Febbraio 2010, il giorno 02 delibera di giunta comunale numero 09. Oggetto: presa d’atto di indirizzo relativo alle procedure di rilascio degli alloggi Erp, nonché all’applicazione di misure di contrasto delle occupazioni abusive. L’italiano è chiaro: misure di contrasto delle occupazioni abusive. C’è scritto sulla delibera. Tutti presenti. Il sindaco Vincenzo Nespoli, e gli assessori Antonio Pannone, Aniello Baia, Angelo Capone, Domenico Polito, Tommaso Bassolino, Roberto Russo, Giuseppe Zanfardino. Unico assente Aldo Casillo. L’istruttoria è firmata dal dirigente del servizio finanziario del Comune: “Visto che l’art. 14 della L.R. n. 1/08, ed integrato dall’art. 4 commi 9 e 10 della L.R. n. 1/2009, dispone, nei confronti degli occupanti senza titolo alla data del 4/02/2008, la sospensione, per tre anni, delle procedure di rilascio alloggio di cui all’art.30 della L.R. n. 18/97 esclusivamente ai soggetti ultrasessantacinquenni, ai nuclei familiari comprendenti soggetti portatori di handicap, alle famiglie monoparentali con prole, sempre a condizione che l’uso dell’alloggio non sia stato sottratto agli aventi titolo. Tale sospensione non può essere concessa ai nuclei familiari o ai soggetti che hanno conseguito la detenzione dell’alloggio, indipendentemente da eventuali dichiarazioni degli assegnatari o detentori aventi titolo, con azioni anche associative di violenza ovvero cagionando danni a persone o cose. Constatato, altresì, che numerosi ex assegnatari dei citati alloggi risultano decaduti dall’assegnazione dell’alloggio per morosità nel pagamento dei canoni di locazione ed oneri accessori (circa 200) ed in danno dei quali sono state emesse, nel corso degli anni, ordinanze di

sgombero, allo stato esecutive, rinviando, anche per questi l’esecuzione coatta alla già citata graduatoria”. Il dirigente del settore finanziario, sollecitato dall’esecutivo, si limita a definire quello che la legge prevede in questi casi. Poi tocca all’assessore competente dettare gli indirizzi per gli sgomberi: “Occupanti abusivi l’alloggio in data successiva al 04/02/2008, data di entrata in vigore della citata L.R. n.1/08, iniziando dalle occupazioni più recenti e dando priorità ai nuclei che non comprendono ultrasessantacinquenni o soggetti portatori di handicap e famiglie

monoparentali con prole; Occupanti abusivi l’alloggio in data anteriore al 04/02/2008 che non hanno goduto dei benefici previsti dalla citata L.R. n. 1/08 e prioritariamente in danno di coloro che si sono resi morosi, da più tempo, nel pagamento dell’indennità di occupazione; relativamente ai soggetti decaduti per morosità, allo stato equiparati agli occupanti senza titolo e quindi soggetti alle citate procedure, in considerazione dell’obiettivo dell’Amministrazione di alienazione di tali alloggi, le attività di sgombero saranno subordinate alla mancata accettazione di un piano di rateizzo del debito da sottoscrivere entro il termine previsto nel redigendo regolamento di gestione degli alloggi Erp. Il mancato rispetto dei termini di rateizzo, definiti nel citato regolamento, anche di una sola rata, comporterà la riattivazione delle procedure di sgombero nell’ordine e nelle modalità sopra indicate. Le procedure di rilascio degli immobili, per motivi di ordine pubblico, verranno eseguite secondo la seguente tempistica: il Settore Finanziario, Servizio Patrimonio, procederà con cadenza non meno di una al bimestre, ad emettere un atto di intimazione al rilascio coattivo dell’unità abitativa; L’esecuzione coatta di sgombero è rimessa alla competenza del Settore di Polizia

Municipale il quale intraprenderà tutte le iniziative dirette al contatto ed al coordinamento delle forze dell’ordine ivi compreso la gestione di situazioni emergenziali implicanti interventi del Pronto Soccorso. Il Settore Assetto del Territorio -Lavori pubblici curerà la procedura per il distacco delle varie utenze nonché assicurerà il trasloco delle masserizie e la loro inventariazione e custodia oltre alla redazione del verbale di stato di consistenza dell’immobile nonché contestuale verbale di immissione del nucleo familiare avente titolo; Al fine di ottimizzare le attività di vigilanza

dirette a contrastare il fenomeno delle occupazioni abusive dei citati alloggi, il Dirigente del settore di P.M. dovrà predisporre periodiche verifiche in tali rioni ed in particolare laddove il personale appartenente al Comando dei Vigili Urbani, nel corso delle citate attività di vigilanza ravvisi una forma di occupazione abusiva di un alloggio ERP, dovrà tempestivamente procedere alla relativa segnalazione della detenzione abusiva, ai Dirigenti dei settori Finanziario e Assetto del territorio ed LL.PP., con i quali concordare le predette attività di sgombero e contestuale immissione dell’avente titolo”. Insomma, un “papiello” dell’assessore che stabilisce tutte le pratiche per “sgomberare” gli alloggi occupati abusivamente. Anzi,

al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è rimessa alla competenza del settore di Polizia Municipale il quale intraprenderà tutte le iniziative dirette al contatto ed al coordinamento delle forze dell’ordine ivi compreso la gestione di situazioni emergenziali implicanti interventi del Pronto Soccorso”. La giunta in quel preciso momento è già consapevole che ci sarebbe stato l’intervento delle forze dell’ordine e pure gli scontri visto che parla di “situazioni emergenziali implicanti interventi di pronto soccorso”. Insomma, Nespoli – dopo gli scontri – dichiara che avrebbe trovato una soluzione, ma prima, sempre Nespoli, in giunta, con i suoi assessori e dirigenti, predispone tutto quanto necessario per lo sgombero forzato. Dottor Jekyll e mister Hyde. O “la politica dei due forni”. Da un lato stringe mani agli abusivi promettendo la risoluzione della questione a loro favore, e dall’altro da precise disposizioni di come devono essere sgomberati facendosi scudo della legge e utilizzando la forza. Enzo Nespoli deve per forza fare questo. Una delibera di giunta comunale che non è stata mediata da alcuna riunione del consiglio comunale, che è stato chiamato ad esprimersi solo su un generico ordine del giorno all’indomani dei

A

La protesta dei residenti delle salicelle

AFRAGOLA • DOSSIER SALICELLE (1): NESPOLI E LA POLITICA DEI DUE FORNI

Ecco la delibera che “caccia” gli abuE’ la numero 9 del 2 febbraio 2010: “L’esecuzione coatta di sgombero è rimessa iniziative dirette al contatto ed al coordinamento delle forze dell’ordine ivi compre

Page 3: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 2011 3

AFRAGOLA • DOSSIER SALICELLE (1): NESPOLI E LA POLITICA DEI DUE FORNI

alla competenza del Settore di Polizia Municipale il quale intraprenderà tutte le so la gestione di situazioni emergenziali implicanti interventi del Pronto Soccorso”

sivi e li “accompagna all’ospedale”

disordini provocati dagli occupanti abusivi. Un consiglio comunale al quale non è giunta alcuna relazione informativa sulla “questione Salicelle”. Molti consiglieri comunali disconoscevano la portata del fenomeno e non erano stati chiamati ad alcuna riflessione sugli indirizzi dati dalla giunta, quasi come se non si volesse dare “pubblicità” a quanto si stava facendo. Un dato su tutti va riflettuto: il risultato alle ultime Amministrative nel rione “Salicelle”. Il candidato a sindaco del Pdl ha ottenuto circa il 70 per cento dei consensi in quel quartiere. Non andiamo oltre. Fatevi un giro in campagna elettorale in quella zona e osservate quali sono le modalità di reperimento del consenso in quelle case dove risiede gran parte della popolazione disagiata. Si specula sulla fame e sulla disperazione. Comprano voti con denaro o addirittura i candidati si presentano in quelle abitazioni con pacchi di pasta, olio, pelati, sale, zucchero. Viveri di prima necessità. Figuriamoci se questa gente si sente presa in giro e dopo anni di promesse fasulle si accorge che gli stanno togliendo la casa. Ecco perché ha reagito male. Per carità, la violenza va sempre condannata, senza mezzi termini. Però una riflessione politica dev’essere fatta. Mettetevi nei panni di un abusivo. Durante la campagna elettorale candidati senza scrupolo promettono che è tutto apposto. Che se vengono votati il problema è risolto. Intanto agli abusivi viene riconosciuta la residenza, gli allacciano i servizi, e in qualche gli fanno anche pagare le indennità di occupazione. Tutto come un vero assegnatario.Lui ottempera alle indicazioni di voto e si accorge dopo un paio di anni di essere stato preso per in giro. Immaginate quale potrebbe essere la disperazione di quella famiglia. E poi, dopo gli scontri, va in consiglio comunale e ascolta il sindaco che promette: “Farò di tutto per risolvere il problema”. Il consiglio comunale viene investito di una situazione senza che siano stati snocciolati dati e senza che sia stata fatta una “fotografia” della situazione esistente, e sull’onda emotiva e della disperazione di chi sta per perdere la casa è costretto a votare un generico ordine del giorno per chiedere al consiglio regionale di farsi carico del problema. Insomma si “scarica il barile” nella consapevolezza che poco o nulla potrà accadere, come se si volesse giocare sulla pelle di queste persone. Si continua a fare una sorta di “doppio gioco”. Un “doppio gioco” delle istituzioni locali che servirà solo ad aumentare l’accumulo di rabbia di un esercito di disperati. Una bomba ad

orologeria che rischia di esplodere da un momento all’altro con effetti devastanti. La linea dura è stata deliberata dalla giunta Nespoli ed è tutta spiegata in quella delibera. Allora perché il sindaco promette una cosa e ne fa un’altra? Si ha la sensazione che il “politico Nespoli” prende tempo, tenta di mantenere i voti in quel quartiere il più a lungo possibile, mentre il “sindaco Nespoli” mette in moto il meccanismo degli sgomberi, organizzando pure la gestione di situazioni emergenziali sul piano dell’ordine pubblico così come richiede la legge. Dottor Jekyll e mister Hyde. O, meglio, la squallida “politica dei due forni”. Ma qual è la situazione nel rione “Salicelle” ed in generale degli alloggi popolari? Allo stato risultano 1232 unità abitative di edilizia residenziale pubblica (ERP); di cui 940 sono

alloggi ex “Cipe”, 180 alloggi più 40 costruiti dal Comune di Afragola e 72 appartamenti nelle torri “A” e “B” ex case parcheggio, oggi Erp (edilizia residenziale pubblica). Di questi, 213 sono occupati abusivamente senza titolo con ordinanza di rilascio alloggio. Senza dimenticare le case di proprietà dell’ “Iacp” (Istituto autonomo case popolari), sempre nelle “Salicelle”, che ammontano a 150 alloggi. Di cui 100 al Corso Meridionale 99 conosciuti come i cosiddetti “Mattoni”, 20 alloggi alle spalle dei mattoni e 30 adiacenti ai 180 alloggi a ridosso dell’asse mediano. Circa 60 abitazioni “Iacp” risultano occupate abusivamente. Facendo un semplice conto, limitandosi ai soli alloggi di proprietà del Comune di Afragola complessivamente su un patrimonio di 1232 alloggi, 213 sono le unità abitative occupate sine titulo. A queste vanno aggiunti quei soggetti che pure essendo assegnatari non hanno pagato il canone regolarmente e ai quali il Comune ha inviato il cosiddetto decreto di decadenza. In sintesi dei 1019 assegnatari regolari circa 200 sono stati destinatari di decreti

di decadenza per morosità. Ossia, erano titolari di decreto di assegnazione alloggio ma non pagavano la pigione. Una riflessione degna di essere presa in considerazione, in merito a questi 200 assegnatari che per effetto del decreto di decadenza sono equiparati agli occupanti abusivi in quanto sono stati dichiarati decaduti perché da circa 15 anni non versano un solo centesimo di canone o quasi, (nonostante nel corso degli anni siano stati invitati e diffidati a regolarizzare la propria posizione debitoria sottoscrivendo un piano di rateizzo non l’hanno mai fatto o se l’hanno sottoscritto non l’hanno rispettato e molti di costoro lo hanno fatto più volte) è quella inerente l’opportunità di procedere allo sfratto di questi ultimi prima degli abusivi che hanno occupato l’alloggio

ma che pagano regolarmente l’indennità di occupazione.Ma quanto costa la pigione di un alloggio nel rione “Salicelle”? Il canone minimo sociale mensile va dalla soglia più bassa di 8,20 euro al mese fino a 21,34 euro. Tali importi sono determinati dal numero dei vani convenzionali (superficie diviso 14) dell’alloggio moltiplicato per € 2,58 e, si applica per coloro che non hanno alcun reddito o un reddito basso. Il prezzo cambia ovviamente rispetto alla tipologia dell’alloggio. Il canone per coloro che hanno invece un reddito che va oltre i 12 mila euro è leggermente più alto, ad esempio: arriva a 58,30 euro al mese per un appartamento di 86 metri quadrati circa occupato da un nucleo familiare di 5 persone con 3 minori e con

un reddito lordo intorno ai 38 mila all’anno, che diventa reddito convenzionale pari a circa 22mila euro. Chi rientra in questa casistica di sicuro non è un morto di fame. Anzi, coi tempi che corrono si tratta di un privilegiato che sicuramente può permettersi non solo i 58 euro per un alloggio nelle “Salicelle”, ma potrebbe sostenere pure una pigione più alta nel centro città. Il civico consesso ha approvato un ordine del giorno – senza alcun dibattito – indirizzato al presidente del consiglio regionale Paolo Romano. Il sindaco si è fatto fotografare mentre lo consegna al presidente della giunta regionale Stefano Caldoro. Si è messo in posa come se fosse la sua prima comunione. Una fotografia che ha il sapore di “mera propaganda”. Al momento quel che vale è il dispositivo della delibera di giunta che è chiarissima, così come sono chiare le leggi in materia che non possono essere modificate da un mero atto di indirizzo. Dottor Jekyll e mister Hyde, il sindaco Nespoli ed il politico Nespoli. Un teatro tutto per loro, per gli abusivi degli alloggi popolari. Non sarebbe più onesto essere chiari. Il problema è tutto qua: prenderli in giro sarebbe cosa da quaquaraquà.

La protesta dei residenti delle salicelle

Ecco la delibera che “caccia” gli abu

Page 4: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 20114

AFRAGOLA • DOSSIER SALICELLE (2): LE REAZIONI

FRAGOLA - Le reazioni politiche sulla “questione Salicelle” sono diverse. E anco-ra una volta emergono in tutta la loro gra-

vità i limiti di un’amministrazione incapace e di un sistema di governo accentrato nelle mani di un singolo soggetto, Vincenzo Nespoli, il quale non riesce a dare risposte concrete ai problemi del territorio. Alcuni dati sono indispensabili per far-si un’idea di quanto sta succedendo. Il problema dei morosi e degli occupanti esiste da anni. Si è incancrenito. Quindi, nessuno può dire che non lo conosceva. L’amministrazione, sollecitata dall’al-lora prefetto Pansa e dal magistrato che segue la vicenda delle graduatorie e degli sgomberi, ha scelto la strada da seguire. Ha scelto la linea dura. E la delibera di giunta contro quelli che Nespoli considera “illegali” è lì a dimostrarlo. Nessun pro-blema. Sono scelte politiche legittime, che seguo-no la legge. Sapete quando crolla tutto? Quando, poi, di fronte all’intervento delle forze dell’ordine e agli scontri tra polizia e manifestanti, la stessa amministrazione che ha scelto la linea dura, vuole far passare il messaggio di voler tutelare i moro-si e gli abusivi con meri ordini del giorno appro-vati in Assise. Una domanda nasce spontanea: se davvero la giunta voleva risolvere il problema e schierarsi dalla parte della popolazione, perché ha aspettato gli scontri per affrontare la questione in quei termini in consiglio comunale? Pure perché quando la giunta ha approvato la famosa delibera “anti abusivi”, non ha chiesto consiglio a nessuno. Si è mossa spedita, fregandosene dei morosi, fre-gandosene degli abusivi, fregandosene di tutti. Si è mossa in quel momento solo con l’obiettivo di dimostrare alla Procura e alla Prefettura che Enzo Nespoli è un fautore della legalità. Questo era ed è il loro obiettivo. Il resto sono “sceneggiate” de-stinate a placare la piazza e il popolo. Non è vero? Benissimo. Allora, se volevano tutelare come pro-messo i residenti della “Salicelle”, dovevano porre il problema diversamente. Non organizzando gli sgomberi con l’uso della forza e la previsione di interventi di pronto soccorso. Avevano il dovere di

spiegare a Procu-ra e Prefettura che in quel rione c’è un problema che si è incancrenito negli anni e so-prattutto che que-gli occupanti abu-sivi sono diversi da chi in altri paesi è nella loro stessa situazione. Mi spiego meglio. Il presidente della Regione Campa-nia, Stefano Cal-doro, ed il pre-

sidente del consiglio regionale, Paolo Romano, non possono varare una sanatoria. Per un semplice motivo. I rioni popolari, a Napoli e in provincia, sono nelle mani della camorra (vedi anche le re-centi inchieste de Il Mattino). I clan dominanti sul posto gestiscono le “assegnazioni”. Rispetto alle loro esigenze, “cacciano” i legittimi assegnatari e affidano gli alloggi ai manutengoli, agli affilia-ti. Ecco perché la Procura e la Prefettura hanno utilizzato il pugno di ferro. Ecco perché non c’è possibilità di una sanatoria. Sarebbe la “sanatoria della camorra”. Caldoro lo ha spiegato più volte. Il problema è un altro. Un amministratore che si ri-spetti, una volta sollecitato dalle istituzioni sovra-comunali, al posto di approvare in giunta quella delibera e varare la linea dura su Afragola, aveva il dovere di spiegare al magistrato e al prefetto che nelle Salicelle il discorso è diverso. Non c’è la ca-morra a gestire le occupazioni. Non è la camorra a gestire quelle abitazioni. Si tratta di gente dispe-rata, in difficili condizioni sociali ed economiche, che meritano un trattamento diverso. Ossia, non si deve affrontare quel tipo di emergenza sociale con l’uso dei manganelli e dei lacrimogeni. Serve una soluzione che badi all’interesse pubblico. Che garantisca legalità ma allo stesso tempo tenga pre-sente il dramma di centinaia di famiglie disagiate. Tutto qui. Invece no. Il sindaco e gli assessori di Afragola si sono prima messi al riparo e solo dopo gli sconti e l’uso della forza hanno fatto finta di tenere a cuore le sorti di quel quartiere. Hanno dimostrato ancora una volta di seguire esclusiva-mente i loro interessi, incapaci di tutelare quelli del territorio che amministrano. Una sceneggiata di pessimo gusto. E le reazioni dei politici lo dimo-strano. “Il problema andava gestito diversamente – spiega Raffaele Falco, consigliere del Pdl -. La delibera approvata in giunta è giusta, nel senso che garantisce la legalità. Ma non si doveva affrontare il problema solo in questi termini. Magari, in quel periodo, prima di votare quell’atto, se ci avessero chiamati e coinvolti sarebbe uscita una soluzione migliore. Personalmente sono stato escluso dalla gestione della vicenda. Magari coinvolgendo chi l’ha seguito da anni, gli assessori potevano ave-re dei consigli su come affrontare la tematica nel modo giusto. Nelle Salicelle non c’è la camorra a gestire le occupazioni e questo doveva essere fatto presente in modo da tentare una soluzione ad hoc. Non si può accomunare la disperazione di gente perbene all’emergenza che si è creata altrove do-vuta alle ingerenze della criminalità”. Insomma, Raffaele Falco mostra grande senso di responsabilità. Difende la delibera di giunta da esponente della maggioranza, ma fa trapelare il suo malcontento, mostrando il disagio di chi è in maggioranza, conosce il problema ma non può dare il suo contributo a causa di un sistema perver-so che impedisce la partecipazione e la risoluzione dei problemi.

Il vice sindaco di Afragola An-tonio Pannone non ha dubbi: “ La sanatoria non la può fare il co-mune di Afrago-la. E’ la Regione Campania l’ente preposto a sanare casi del genere. Siamo impegnati a creare un clima distensivo poiché gli scontri degli ultimi giorni han-no generato di fat-to un problema di ordine pubblico. In ogni caso – continua Pannone – siamo impegnati per il ri-spetto della legalità. Per il futuro, siamo in attesa delle scelte che si prenderanno durante la riunione del comitato per ordine e la sicurezza pubblica.” Dunque per il numero due della casa comunale, la possibilità di sanare l’abuso non è del comu-ne ma della Regione Campania. Stessa lunghezza d’onda di Mario Carnevale, capogruppo del Pdl, che gioca di rimessa: “Quella delibera di giunta è frutto di un pressing che gli organi sovracomu-nali hanno fatto sull’amministrazione. Il senatore Nespoli si è mosso cercando di tutelare i residenti delle Salicelle e l’ordine del giorno consegnato a Caldoro ne è la testimonianza. Siamo nelle mani della Regione”. Ha ragione. Adesso il Comune può fare poco o nulla. Ed abbiamo pure spiega-to perché la Regione non farà nulla. Il problema è sempre lo stesso: perché il sindaco e la giunta hanno consegnato l’ordine del giorno a Caldoro solo dopo gli scontri? Perché il sindaco prima di approvare la delibera di giunta sul “pugno di ferro” non ha coinvolto il consiglio comunale? A questi interrogativi nessuno del Pdl sa rispondere. Tranne Raffaele Falco, il quale ha ammesso che l’esecutivo, per scelta, non ha coinvolto nessuno. Ha deciso di proseguire spedito dimostrando di voler applicare la legge e basta. Fregandosene, come detto, dei morosi e degli abusivi. “Mi metto nei panni dei legittimi assegnatari – continua Raf-faele Falco – e capisco che è loro diritto avere un alloggio. Le istituzioni, però, allo stesso modo de-vono mettersi nei panni di chi non ha un tetto, ha occupato una casa popolare ed ha pure pagato per il reato commesso. Sono famiglie disperate, brave persone, e non si possono abbandonare. La legalità è al primo punto, non si deve procedere, a mio av-viso, dimenticando il dramma di altre centinaia di famiglie. Servono controlli seri. Magari, quando hanno approvato la delibera potevano applicare un controllo preventivo e valutare se tra gli assegna-tari o gli occupanti c’era gente che aveva apparta-menti di proprietà magari fittati. In quel caso c’era

A

Biagio Montefusco

Giovanni Boccellino

Oltre la pasta e l’olio, il sindacoFalco (Pdl): “Sbagliato l’approccio al problema e non hanno coinvolto chi conosce la Montefusco (Fli): “Una farsa. Vogliono rinviare tutto e passare la patata bollente al pr

Page 5: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 2011

il dovere di inter-venire immedia-tamente. Chi, in-vece, non ha un tetto e, ripeto, ha pagato per il reato commesso, non lo possiamo sbat-tere in strada e la-varci le mani. Le emergenze sociali vanno affrontate e risolte con so-luzioni concrete e serie”. Come dar-gli torto.

L’opposizione in-calza. Gennaro Giustino, leader del Movimento per Afragola, è schietto: “Si tratta di una questio-ne spinosa che ha messo in evidenza, ancora una volta, l’incapacità e i limiti di un’amministrazione distante dal territorio, lontana dalle esigenze del-la gente. Continuano a mortificare le istituzioni, quando poi si trovano con l’acqua alla gola chie-dono aiuto al consiglio comunale facendo appello a quel senso di responsabilità che gli esponenti del Pdl, il sindaco e gli assessori non conoscono. Qualche anno fa hanno approvato la delibera di giunta sbandierando di aver risolto il problema: volevano liberare tutte le case con l’uso della for-za. Non si sono posti altri quesiti. Quando poi si sono ritrovati di fronte alla cruda realtà, hanno fat-to marcia indietro e sono venuti in aula tentando di scaricare l’emergenza e le loro inefficienze sulle spalle di tutti. L’opposizione, nonostante tutto, non si è tirata indietro, nei limiti del possibile ha dato il suo contributo stravolgendo il contenuto dell’ordi-

ne del giorno presentato dalla maggioranza. Di più non possiamo fare, consapevoli che l’amministra-zione si è mossa in ritardo dimostrando incapacità, inefficienza ed inconsapevolezza. Sono interessati ai problemi personali, sottovalutano quelli del-la collettività. E poi si ritrovano nelle loro mani bombe ad orologeria che non sanno gestire. C’è una sola soluzione a tutti i problemi di Afragola: Nespoli e cricca sono incapaci e se ne devono an-dare via e lasciare il posto a gente competente che vuole lavorare esclusivamente nell’interesse della comunità che amministra. Ancora più incisivo Biagio Montefusco, leader di Futuro e libertà: “Enzo Nespoli e l’onorevole Pina Castiello si assumessero le loro responsabilità ed insieme a Caldoro hanno il dovere di risolvere la situazione delle Salicelle. Hanno preso i voti, così come sa tutta la città, e in periodo elettorale si sono presentati nelle case di quel quartiere coi pacchi di pasta, olio e pelati. Adesso cosa vogliono fare? Nespoli intende prendere tempo e rimandare il problema alla prossima amministrazione perché sa bene che le sue incapacità e i suoi affari sono ormai visibili e alle elezioni il popolo lo punirà senza pietà. Ammesso che avrà la faccia tosta di ripresentarsi davanti agli elettori. Ecco perché lui vuol prendere tempo e scaricare tutto sul prossimo sindaco. Inconcepibile. Se non riesce a risolvere la questione, se non ha nemmeno l’autorevolez-za e lo spessore di intervenire sul presidente della Regione Campania, il sindaco-senatore può solo presentarsi al protocollo, dimettersi e liberare la città dalla sua inutile e dannosa presenza”. Inve-ce Giovanni Boccellino del partito democratico, ritiene che l’amministrazione comunale non ha saputo gestire la situazione. “Il percorso di lega-lità è sicuramente pieno di difficoltà e non si può

tornare indietro. Questo quartiere ha la necessità di legalità propria a partire dal diritto alla casa. Questi casi di occupazio-ne abusiva delle case, e segno di guerra tra poveri. Ed è intollerabile ai giorni nostri. Vanno verifica-te le condizioni estreme di ogni singolo occupante laddove ci possono essere dei requisiti” Il consigliere del Pd lamenta inoltre la mancanza di edilizia popolare – “c’è una assenza totale di edilizia popolare a fronte di una grande domanda di case. L’amministrazione comunale preferisce la specu-lazione edilizia tra cui quella di via Sicilia a fronte di questi disagi”. Insomma, per il leader del partito democratico, questo problema sarebbe stato sotto-valutato ma che al tempo stesso nulla è stato fat-to per reprimerlo. Invoca una sanatoria definitiva l’ex consigliere comunale Pasquale Castaldo, da sempre vicino alla gente del quartiere e pronto a sostenere anche questa battaglia che non esita a definire ad alto tsso di socialità. Adesso la situazione è diventata incandescente. Gli sfratti verranno eseguiti a data da destinarsi. Certamente non sarà facile convincere chi aveva un tetto a lasciarlo per fare posto a chi lo merita. Una brutta tegola tutta da risolvere al più presto possibile.

5

AFRAGOLA • DOSSIER SALICELLE (2): LE REAZIONI

non sa cosa dire a quel rionetematica né il consiglio comunale”. Pannone (Pdl): “Siamo nelle mani della Regione”. ossimo sindaco”. Giustino (Mpa): “Nespoli e cricca devono andarsene. Hanno Fallito”

Raffaele Falco Gennaro Giustino

Caro Sindaco, sono una cittadina di afragola che vive qui da quando è nata (03-02-1992). Abito nelle salicel-le, più precisamente nei nuclei (‘e palazzine griggie dè fraulisi). Afragola non è una grandissima città ma nonostante ciò lei non si degna di prestare attenzione ai suoi cittadini che le chiedono aiuto. Fino a poco prima di essere eletto ci veniva a trovare spesso e a fare promesse elettorali per tutti, vecchi e giovani; ma come tutti i suoi predecessori una volta salito in ca-rica e sedutosi a quella bella poltrona non ci ha più neanche pensato. Ricordo benissimo quando venne la prima volta, quasi tenne un comizio per come urlava, disse: “Chiunque avrà un problema potrà bussare alla mia porta. Sarà ascoltato, consolato sopratutto preso in considerazione e aiutato proprio come un amico. Io sono il vostro amico” . Beh!?!... Dopo poco tempo devo dire che il suo valore di amici-zia vale veramente poco. Perché? Glielo dico io perché, quante volte lei è più venuto a farsi una passeggiata dalle nostre parti? Non credo di averla mai vista. In più non si è mai occupato delle continue richieste di controllo della quiete pubblica che, mi duole dirlo, non

viene più rispettata neanche di notte. In una delle sue tante visite si occupò di far togliere l’immondizia, tagliare le aiuole e piantare alberelli. A parte questi ultimi che sono ridotti a piante rinsecchite del suo passaggio non è rimasto più nulla. Siamo pieni d’immondizia caricati in posti strategici e puntualmen-te bruciata così tante volte da asfissiarci. Ci sono di tanto in tanto persone che si occupano de-gli spazi verdi ma nonostante sono giovani volentero-si nessuno fa niente per niente e così spesso bisogna aspettare l’estate per averli a nostra disposizione, que-sti giardinieri improvvisati. Le sembra bello e salutare tutto ciò? Molte volte una persona anziana e invalida è venuta in comune a chiedere se si poteva fare qualcosa per mi-gliorarle la discesa e la salita delle scale, tramite l’istal-lazione di un ascensore. Ah si perché noi qui non abbiamo neanche l’ascensore. Le sembra giusto che una signora piena di acciacchi dell’età aggravati da una invalidità permanente, obesa, debba impiegare (quando non ha una mano forte che la sostenga ) quasi un’ora a salire le scale?

A questa signora è stato risposto che l’ascensore non si poteva mettere in funzione perché non installato, perché non c’era un’ amministratore. Mi chiedo dov’e-ra lei quando questa signora e la sua famiglia hanno chiesto più volte di parlarle, quando le hanno chiamato e ancora più importante se qualcuno le ha riferito di queste lamentele, se sono state ritenute degne di essere mostrate al suo cospetto?Io credo che un qualsiasi sindaco che si ritenga degno di questo nome debba ascoltare qualsiasi fioca voce che si ode prima che essa si tramuti in grido, perché anche il più misero abitante di un’oasi del deserto ha diritto di essere ascoltato e creduto senza essere preso in giro. In nome di questi diritti, dei più fondamenta-li diritti dell’umanità, le chiedo di prestare orecchio a questa voce e di porre fine allo strazio di questa come di tante altre famiglie delle salicelle ma anche di tutt’A-fragola. Le chiedo di non fare il menefreghista e di non illudere tutti con false e grandi promesse ma di fare piccole e concrete azioni che migliorino il vivere civile. Grazie. La saluto.

Maria Brancato

UNA CITTADINA DEllE SAlICEllE DESIDEROSA DI GIUSTIZIA lettera Aperta al sindaco di Afragola

di Sissy Cantalupo

Page 6: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 20116

FRAGOLA – Tre settimane sono passa-te da quando il sindaco Vincenzo Nespoli ha creato dal notaio la Stu, società di tra-

sformazione urbana, senza comunicare nulla di ufficiale ai consiglieri e alla maggioranza. Dopo il consiglio comunale sul bilancio, gli stessi consiglieri del Pdl e gli assessori “elemosina-vano” notizie per capire cosa si celasse di così tanto imbarazzante dietro la nomina dei vertici della Stu. Soprattutto sui revisori dei conti. In aula il consigliere dell’opposizione Gennaro Giustino lo ha chiesto al sindaco diverse volte. Lo ha sfidato a più riprese: “Ci dici chi sono i nomi dei revisori dei conti della Stu?”. Nessuna risposta. Vincenzo Nespoli imbarazzato, faccia bianca, sguardo abbassato, rimasto senza voce e senza lingua. Ufficialmente non ha nemme-no comunicato al consiglio comunale l’intero organigramma. Svelato qualche ora dopo dal portale d’informazione www.napolimetropoli.it. Mettiamo insieme i pezzi del mosaico e poi capiremo pure perché Nespoli ha tentato fino all’ultimo di tenere i nomi nascosti in un casset-to. Ne scoprirete davvero delle belle. Il giorno 26 settembre 2011, presso lo studio dell’avvocato Lorenzo Lentini, alla presenza del notaio Aniello Calabrese di Pagani, il sin-daco di Afragola Vincenzo Nespoli ha costi-tuito la Stu, una società che si occuperà della realizzazione di interventi di trasformazione urbana del territorio comunale “individuati di volta in volta attraverso le delibere del civico consesso”. L’organigramma. Nunzio Boccia, fedele dirigente all’Utc di Vincenzo Nespoli, nominato direttore tecnico mentre a Carla Pi-cardi, altra figura chiave della burocrazia co-munale e pilastro del sistema, è stata affidata la poltrona di direttore generale. Tre incarichi nel Cda: Rocco Fusco, presidente, con una indennità di 1.700 euro circa al mese; Mauro Di Palo, esponente della “Destra”, è il vicepre-sidente con un mensile di circa 1.150 euro e Ferdinando Chianese, unico componente, che avrà lo stesso rimborso spese di Di Palo. Alcuni dubbi sovvengono immediatamente. Su Mauro Di Palo ci sono accertamenti in corso in quanto la sua famiglia avrebbe un contenzio-so col Municipio, arrivato fino in Procura, per alcune osservazioni al Piano dei 5 Comuni non recepite dal consiglio comunale. Un “pool” di avvocati sta verificando se sussiste l’ipotesi di incompatibilità con la carica che gli è stata af-fidata. L’opposizione dichiara che solleverà la questione anche innanzi al segretario comunale di Afragola dottoressa Lea Baron. Mauro Di Palo non parla della vicenda, spiega solo i mo-tivi alla base della sua nomina: “Il mio incarico

nasce da lontano – spiega Di Palo – e rientra in una promessa che Vincenzo Nespoli ha fatto anni fa a me ed al partito che rappresento. Con l’ingresso in amministrazione della Destra, spero che ci sia un nuovo slancio per garantire sviluppo al territorio”. Insomma, l’incarico a Di Palo rientra nell’accordo con gli esponenti del partito di Storace, i quali al ballottaggio alle Amministrative del 2008 hanno sostenuto il sindaco in carica nella tornata del ballottaggio. Loro hanno garantito i voti, Nespoli garantisce al rappresentante della destra visibilità e una poltrona . Il presidente del Cda, Rocco Fusco, invece, si mostra nervoso: “No comment, no comment, no comment, no comment, no comment”. E attacca il telefono senza nemmeno salutare. Senza nemmeno ascoltare la domanda. Que-stione di educazione e di imbarazzo. Il perché lo capiremo più avanti. Ferdinando Chiane-se già candidato alle ultime amministrative nel Pdl (150 voti circa) è il nome che risulta essere stato indicato dal gruppo consiliare del popo-lo della libertà. Restiamo al resto dell’organi-gramma. Il collegio dei revisori dei conti, i cui nomi sono stati tenuti in un cassetto e coperti dal “segreto di Stato”. Il mistero è stato svelato dal portale www.napolimetropoli.it. Il presi-dente è Filomena Marciello di Casoria; Pier-paolo Amiranda di Napoli, viale Colli Aminei 24, e Narciso Ciavatta, nato a Procida e resi-dente a Napoli, i due componenti. I supplenti: Enrico Fiorellinetto di Cercola e Maria Asta-rella nata a Maddaloni e residente ad Acerra. Un primo rilievo è che non c’è nemmeno un professionista di Afragola. Il Comune è una colonia del sindaco-senatore da sfruttare per i suoi “interessi politici”. Altro rilievo. Sulla car-ta risulta che il direttore tecnico e quello ge-nerale siano stati nominati da Rocco Fusco, da Mauro Di Palo e Ferdinando Chianese. Scelti e nominati, solo sulla carta, dal Cda. Direte, cosa c’è di male? Una cosa sola. Hanno fatto queste nomine ratificando le indicazioni di Vincenzo Nespoli mentre nell’atto costitutivo della Stu, l’articolo 18 recita: “Qualora sia insediato un consiglio di amministrazione, il sindaco del Co-mune di Afragola, sentita la giunta municipale inderogabilmente, elegge fra i suoi membri il presidente”. Cosa che non è avvenuta. Una set-timana dopo il 26 settembre, ossia il giorno di costituzione della Stu e delle relative nomine, né la giunta né il Consiglio sapeva nulla. Non conoscevano nemmeno i cognomi dei prescelti ad occupare quelle poltrone. Il sindaco interro-gato nella riunione dei capogruppo ha preferi-to non rispondere. E lo scenario si è ripetuto

dopo 15 giorni, a conclusione del civico con-sesso sul bilan-cio. Niente di niente. I nomi li hanno appre-si da Mosaico e dal portale napolimetro-poli.it. Ancora. L’articolo 21 dello statuto re-cita: “L’organo amministrativo è competente a nominare il direttore generale ed il direttore tecnico della società, sulla scorta del parere obbligatorio e vincolante della giunta municipale del Co-mune di Afragola. In deroga a quanto previsto in epigrafe, i suddetti potranno essere espres-samente designati dal Comune di Afragola nell’atto costitutivo, con obbligo di successiva nomina da parte dell’organo amministrativo”. Nulla di tutto questo è successo. Nello studio del notaio Nespoli ha tirato fuori i nomi e così sia. Dov’è il parere “vincolante e obbligatorio” della giunta? Magari le carte le metteranno a posto. Gli assessori non sono marionette, non può passare il principio che sono lì per lo sti-pendio, ma dopo venti giorni dalla nomina ancora non hanno tutti una comunicazione ufficiale del loro sindaco. Certo non possono dire che è tutto apposto. Nei fatti, non posso-no smentire nemmeno le loro reazioni dopo il 26 settembre. Non sapevano nulla. Anzi, si af-frettarono a gettare acqua sul fuoco spiegando che “il sindaco Nespoli ha formato la Stu ed avrebbe informato la giunta, la maggioranza e il Consiglio appena tornava da Roma con una comunicazione ufficiale”. Che non è mai arri-vata. Da Roma Nespoli è tornato diverse volte, si è presentato pure in aula ma non ha detto nul-la. Nemmeno di fronte agli interrogativi posti dal consigliere Giustino. Come detto, Nespoli si è sottratto al confronto con la testa abbassata e la lingua in gola. Mistero e tanto imbarazzo. Perché tanti misteri sui nomi di soggetti indi-viduati per amministrare soldi pubblici? Sen-za dimenticare l’articolo 22 dello statuto: “La nomina del presidente del collegio dei revisori spetta inderogabilmente al sindaco del Comu-ne di Afragola, sentita la giunta”. Nespoli ha ottemperato alla disposizione, tranne le ultime tre parole: sentita la giunta. Ha scelto lui i revi-sori dei conti e i nomi non li ha comunicai agli

A

AFRAGOLA • SCANDALO STU: PROFESSIONISTI COL “SOLITO” PEDIGREE

Si chiama Pierpaolo Amiranda. L’indagine: un commercialista finto organizza va finte operazioni chirurgiche per “clienti”, i quali sfruttavano la detrazione dal reddito pari al 19 per cento delle spese mediche sostenute. Metà finiv a nelle tasche dei finti malati, l’altra metà nelle tasche dell’organizzazione

Un revisore dei conti rinviato a giudizio in un’i

Mauro Di Palo componente CDA

Page 7: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 2011

7

AFRAGOLA • SCANDALO STU: PROFESSIONISTI COL “SOLITO” PEDIGREE

Si chiama Pierpaolo Amiranda. L’indagine: un commercialista finto organizza va finte operazioni chirurgiche per “clienti”, i quali sfruttavano la detrazione dal reddito pari al 19 per cento delle spese mediche sostenute. Metà finiv a nelle tasche dei finti malati, l’altra metà nelle tasche dell’organizzazione

assessori nemmeno dopo la seduta dal notaio. E gli assessori, mortificati a più riprese, abbassa-no la testa e ingoiano l’ennesimo rospo. Il tema comincia ad assumere i contorni di una que-stione di autorevolezza e di dignità. Il sindaco non può immaginare di aver formato un gover-no a lui ideale, con assessori che devono stare lì, ad avallare ogni tipo di scelta, quando e se ritiene di informali, consapevole che nessuno degli amministratori ha il coraggio di reagire. A proposito, tra i primi adempimenti del Cda della Stu, è previsto il ritiro dei dieci decimi del capitale presso la banca dove sono depositati i soldi. Il prelievo sarà fatto di sicuro, ad essere delegato è stato il presidente Rocco Fusco, nes-suno però sa ancora dirci dove finiranno quei bigliettoni. Per quanto grave, tutto qui lo scandalo? Se così fosse, nessuno capirebbe perché il sindaco-se-natore Nespoli ha tentato di coprire, ha tentato di nascondere il più possibile i nomi dei revisori dei conti. Perché? Nessuno lo ha ancora capito. O meglio, nessuno lo poteva capire. Lo svelia-mo in questo articolo. Prima rilevazione. Pierpaolo Amiranda: via-le Colli Aminei 24. Strano segno del destino. Viale Colli Aminei 24 è un indirizzo già noto agli afragolesi. Risulta nell’ordinanza relati-va alla “Sean immobiliare” vicino al nome di Maurizio Matacena, dottore commercialista e coinvolto nello scandalo della speculazio-ne immobiliare del sindaco Nespoli a base di bancarotta fraudolenta e riciclaggio di denaro proveniente dal fallimento dell’istituto di vigi-lanza “La Gazzella”. E’ solo uno strano segno del destino? Vedremo. Per il momento sottoli-neiamo quello che appare un dettaglio. Impor-tante ma pur sempre un dettaglio. Da solo non in grado di giustificare né l’omertà del sindaco a tenere riservati i nomi, né la reazione stizzita e maleducata di Rocco Fusco. E’ apparso subito evidente che c’era dell’altro. Chissà cosa. Nien-te paura. Un altro tassello è a posto. Pierpaolo Amiranda, componente del collegio dei revi-sori dei conti della Stu, è stato rinviato a giu-dizio in un’inchiesta di rilevanza nazionale: 17 arresti e 12 indagati. Con 900 persone coinvol-te. Di cosa si tratta? Indovinate? Truffa allom Stato e fatture false. Un sistema geniale. Un commercialista finto organizzava finte opera-zioni chirurgiche per “clienti”, i quali sfruttava-no il fisco che prevede la detrazione dal reddito pari al 19 per cento delle spese mediche soste-nute. Di questo 19 per cento incassato in manie-ra fraudolenta, metà finiva nelle tasche dei finti malati, l’altra metà nelle tasche dell’organizza-zione. Un sistema perverso smascherato dopo una lunga inchiesta dagli investigatori del Co-

mando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli (coordinati dal Generale di Brigata Gio-vanni Mainolfi). Un blitz con numeri da capogi-ro: oltre alle 17 persone portate in carcere sono indagate almeno altre 900 persone, e la mole di spese sanitarie fittizie si aggira intorno ai 14 milioni di euro solo a Napoli. Ma l’indagine si è estesa all’intero territorio nazionale. La Stu vie-ne partorita dal consiglio comunale in maniera “anomala” e nasce e cresce in maniera strana. Non si capisce ad esempio – tra l’altro – perché si è andati presso lo studio di un avvocato di Salerno alla presenza di un notaio di Pagani e, non si è previsto, invece, che il notaio venis-se presso la casa comunale di Afragola, attesa l’eccezionalità dell’evento. La Stu è la prima ed unica società di azioni del comune. Ma queste sono sensibilità che non appartengono ne al sin-daco ne a chi lo consiglia. Vi basta questo per capire perché il sindaco teneva secretati i nomi e perché Rocco Fusco ancora prima di ascolta-

re la domanda del cronista ha reagi-to con un ripetuto “no comment?”, attaccando il tele-fono senza nem-meno salutare? Hanno scelto i revisori dei con-ti della Stu. Non serviva un bando. Era inutile. A pri-ma vista si nota immediatamente che i professioni-sti incaricati hanno i curricula che il primo cittadino preferisce di più. Rocco Fusco si metta l’anima in pace: “No comment, no comment, no comment, no cm-ment”. Non c’è nulla da commentare. Bastano i fatti.

AFRAGOLA - Martedì 11. us il presidente del Collegio dei Revisori dott. Paolo Lista ha rassegnato il mandato ricevuto dal Consiglio Comunale meno di due mesi or sono. Era il 27 luglio scorso che il Consiglio Comuna-le deliberava la nomina del nuovo Collegio con l’intento di spazzare via tutti i pregiudizi precedenti. Il dott. Palo Lista, presidente del nuovo Collegio ancora fresco d’insediamen-to, si è dimesso. Il dott. Lista lascia l’incarico in procinto di adempimenti importanti quali la sottoscrizione del Certificato al Bilancio 2011, licenziato dal precedente Collegio con parere non favorevole, la sottoscrizione del Conto Annuale per la ricognizione delle spe-se del personale dell’Ente, da sempre tallone di Achille delle spese di funzionamento del Comune, ed in ultimo il Rendiconto di Ge-stione anno 2010 adempimento già postergato dall’amministrazione comunale per ragioni non ben precisate, anche in questo caso il precedente Collegio si è espresso con parere non favorevole. Forse le questioni sono tutte di merito altro che pregiudizi! L’unico parere che il Collegio presieduto dal dott. Paolo Li-sta ha licenziato, in linea con le valutazione dei precedenti Revisori, è stato quello relativo al riequilibrio con lo stato di attuazione dei

prog rammi Bilancio di P r e v i s i o n e 2011 destan-do non poche perplessità, finanche il Sindaco in seno all’ul-timo Con-siglio Co-munale del 07.10.2011 non ha omes-so di rap-p r e s e n t a r l e . Oramai è palese che la struttura burocratica dell’Ente si è distinta, in diversi momenti to-pici della gestione, più per l’arbitrarietà che per la pedissequa osservanza della norma. Le dimissioni del dott. Palo Lista sono per l’am-ministrazione comunale l’ennesima tegola, naturalmente i fatti che hanno determinato la scelta del professionista sono prettamente di ordine personale, resta il fatto però che una diversa chiave di lettura non può escludersi. Gli osservatori attenti, gli addetti ai lavori po-tranno trarre tutte le conclusioni del caso.

Si dimette Paolo lista presidente del collegio dei revisori dei conti del comune

Paolo Lista

Vincenzo Nespoli

nchiesta su truffe al sistema sanitario e fiscale

Page 8: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 2011

8

la “Geset” incassa e i cittadini le pagano i locali e le utenze AFRAGOLA - ALTRO SCANDALO SULL’APPALTO DEI TRIBUTI

Il capitolato d’appalto all’art. 19 prevede che dopo 30 giorni dalla firma del contratto l’azienda deve disporre di uffici e macchinari propri. Pena la rescissione. Dopo 90 giorni utilizza la sede e i telefoni del Comune

AFRAGOLA – Altro appalto, altro scandalo. Ciò che in altri Comuni costituirebbe uno scandalo, ad Afra-

gola ormai passa tutto sotto silenzio. Una città narcotizzata. E’ arrivato il momento dell’appalto per l’affidamento del servizio di riscossione dei tributi. La gara è stata vin-ta dalla società “Geset”, la quale si è vista aggiudicare il servizio in via provvisoria il 29 aprile 2010. Il contratto, invece, è stato sottoscritto a luglio. Insomma, la “Geset” lavora ad Afragola già da più di 4 mesi. Un elemento da non trascurare. Deter-minante ai fini della valu-tazione del caso. Leggia-mo prima l’articolo 19 del capitolato d’appalto: “Il concessionario – è scritto nel capitolato - si impegna entro 30 giorni dalla stipu-la del contratto, pena la risoluzione dello stesso, e per tutta la durata dell’in-carico, a tenere aperto nel territorio del Comune di Afragola con spese a suo carico, un idoneo ufficio di ricevimento dell’utenza… L’ufficio dovrà essere do-tato di attrezzature informatiche di tecno-logia avanzata (computers, fotocopiatrici, etc.) nonché di tutti i servizi necessari alla facilitazione delle comunicazioni (telefo-no, fax, posta elettronica)…”. Pure in que-sto caso l’italiano è chiaro: entro 30 giorni dalla stipula del contratto, “Geset” deve di-sporre di un suo ufficio ad Afragola, dotato di ogni tipo di tecnologia e utenze, al fine dello svolgimento del servizio sul territorio cittadino. Non siamo ad un mese dalla firma del contratto. Ma a quattro mesi e nulla è stato rispettato. La “Geset” sapere dove ha gli uffici? Al piano terra del Comune. Nei locali del Comune, utilizzando la luce del Comune, l’energia elettrica del Comune, le scrivanie del Comune, i telefoni del Comu-ne, le fotocopiatrici del Comune, il toner del Comune, la stampante del Comune, le linee telefoniche del Comune. E persino la carta del Municipio. La “geset” incassa i soldi e i cittadini le pagano le spese. Basta questo, ai sensi del capitolato d’appalto, per prov-

vedere con urgenza alla rescissione del con-tratto. Invece no. Sono passati, ribadiamo, 4 mesi dalla stipula del contratto, il capitolato non è stato rispettato, i costi che dovevano gravare sull’azienda ricadono sulle spal-le dei contribuenti e l’amministrazione ha messo a disposizione della “Geset” pure la ditta che si occupa delle pulizie del Palaz-zo comunale. Insomma, regalano l’ufficio, fanno risparmiare alla “Geset” il consumo di corrente elettrica, il consumo delle linee

telefoniche, gli risparmiano persino il costo del toner nella stampante e nel fax, e per di più gli puliscono e gli ordinano pure l’uf-ficio. I business è bello e pronto. Si tratta di un’operazione, l’ennesima da cifre da capogiro. Immaginate. A questa ditta spet-ta il servizio che riguarda l’accertamento e la riscossione dell’imposta comunale sugli immobili, Ici; della tassa smaltimento rifiuti solidi urbani, Tarsu; dell’imposta comunale sulla pubblicità, dei diritti sulle pubbliche affissioni, e della riscossione coattiva del canone sui consumi idrici”. Già di per sé, la scelta di esternalizzare i servizio Tributi è apparsa agli occhi di tutte le forze politiche come una follia. Non c’è agli atti un’analisi del rapporto costi-benefici. Per di più in un settore che aveva iniziato a funzionare come un orologio svizzero grazie alla sinergia tra il dirigente Marco Chiauzzi, la responsabile del servizio Giovanna Romano e Afragol@net. Inoltre, se si è deciso di esternalizzarlo e si mettono dei paletti nel capitolato che, di

fatto, escludono la partecipazione all’appal-to di altre aziende, il compito dell’ammini-strazione è di tutelare l’interesse pubblico, ossia quello di garantire nel caso specifico il rispetto dei paletti che proprio lei ha sta-bilito. Mi spiego meglio. Se nel capitolato c’è scritto che l’azienda che vince l’appal-to deve disporre di un ufficio sul territorio, magari diverse società hanno deciso di so-prassedere perché non dispongono di loca-li o perché hanno capito che con quei costi

non ne valeva la pena partecipare. Fat-ta la selezione, che cosa succede? Che si presenta la “Geset”, vince la gara ed il Comune le regala i locali, le attrez-zature e tutte le utenze per svolgere il servizio. Soldi che sborsa la comunità e che risparmia l’imprenditore. La do-manda sorge spontanea: in cambio di cosa? Perché questo silenzio omerto-so dell’amministrazione? Perché tanti favori ai privati sulla pelle dei contri-buenti? Uno scandalo che può essere annoverato nella voce di “danno era-riale”. E non è la prima volta che l’ammini-strazione Nespoli regala proprie strut-ture o le mette a disposizione di pri-vati imprenditori a cifre irrisorie. Non vogliamo parlare della solita storia,

anche questa ormai divenuta consuetudine, della spartizione politica dei posti di lavo-ro assegnati ai familiari degli assessori, dei consiglieri ed agli amici dei potenti. Ci sono però tanti lati oscuri ancora da scoprire. Par-liamo, ad esempio, del servizio affissioni. Sempre affidato alla “Geset”. Primo pun-to: nel passaggio di cantiere, gli operai che prima lavoravano per la Gosaf, sono pas-sati alla nuova società a costi ridotti e allo stesso tempo hanno inserito nell’organico un nuovo attacchino che si vanta di essere il “cumpariello” del sindaco Vincenzo Ne-spoli. Sapete cosa gli è successo alla prima uscita per le affissioni ad Afragola? Multato dai vigili urbani. Volete pure sapere perché? Svolgeva il servizio per conto della “Geset” a bordo di un’automobile sprovvista di as-sicurazione. L’opposizione annuncia una mozione finalizzata alla revoca dell’appalto nonché una lettera alla Corte dei conti. So-perchiato l’ennesimo pentolone.

A

Page 9: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 2011 9

FRAGOLA – Riequilibrio di bilancio in aula. Rischio scioglimento. Il sindaco supera pure quest’altro fosso, tra mille

capriole e tanta fortuna. Segno evidente che non c’è una maggioranza politica che persegue un’idea di città. Lo abbiamo scritto tante volte. Singoli consiglieri pronti a barattare il loro voto in Assise in cambio di prebende. Risultato finale della votazione, il riequilibrio passa per un solo voto. Tredici di maggioranza contro i dodici di opposizione. Quest’ultima ha dovuto soccombere per l’assenza forzata di Biagio Montefusco di Fli e Francesco Petrellese di Rinascita impegnato in un convegno medico in Sardegna. Determinante, a conti fatti, l’assenza di Aniello Silvestro dell’Api. Il quale è ancora sospeso: messo in una situazione di grande imbarazzo dall’ex sindaco di Afragola Santo Salzano e dal coordinatore del suo partito (nonché sindaco di Cardito) Peppe Barra che lo vorrebbero in maggioranza. Nel frattempo però, la sua assenza, ha permesso al primo cittadino di evitare lo scioglimento anticipato del Consiglio. Nonostante l’esito “positivo”, nella coalizione di governo, soprattutto nel Pdl, c’è grande fibrillazione. Assenti Raffaele Falco e Raffaele Iazzetta, i quali hanno posto da tempo problemi seri sulla gestione del partito a livello locale caratterizzata da una mancanza di partecipazione e guida politica. Lamentano la scarsa efficienza di alcuni dirigenti, il mancato raggiungimento degli obiettivi programmatici, ma soprattutto lo scarso coinvolgimento nelle scelte amministrative, spesso condannando i metodi utilizzati dal primo cittadino che hanno poco di politica e molto di autoritarismo. Falco e Iazzetta non sono disposti a fare da “mazza”, o a “reggere il moccolo” a chicchessia. Non sono disposti a ratificare scelte assunte altrove. Ecco perché il primo cittadino ha dovuto raccattare durante la riunione del civico consesso i consiglieri in giro per la città. Clamoroso il caso di Raffaele Fusco, sempre del Pdl, arrivato poco prima della votazione in quanto il vicesindaco Antonio Pannone lo ha recuperato, a seduta in corso, durante una cerimonia religiosa alla chiesa del Rosario. Mentre per portare in aula Cristina Acri, impegnata altrove, c’è stato un continuo pressing telefonico. Solito copione. Il sindaco, comunque, incassa il risultato grazie al voto determinante del consigliere Vincenzo De Stefano. Esterno al Pdl, è lui il tredicesimo che mantiene in vita la maggioranza e l’esecutivo. Diverse le telefonate del primo cittadino al consigliere De Stefano preoccupato per la sua assenza. Dopo un dibattito che ha visto l’assessore Angelo Capone leggere la scarna relazione in modo lentissimo, intervallando la lettura da lunghe bevute di acqua, al sol fine di permettere al sindaco di raggiungere la risicata “maggioranza” in aula e, dopo l’intervento – per niente attinente

all’ordine del giorno – del consigliere Nicola Fontanella, anch’esso finalizzato al recupero in aula dei consiglieri Fusco, Acri e De Stefano il riequilibrio passa per il rotto della cuffia. Ancora una volta senza una maggioranza consiliare di 16 consiglieri. I malumori nel partito di Berlusconi crescono sempre di più. Non solo in Consiglio, ma pure in giunta. Come ad esempio l’assessore Angelo Capone, che nonostante la brutta figura di dover leggere una relazione di poche righe in tantissimo tempo, per permettere al sindaco di recuperare i cocci della sua “maggioranza”, non riesce più ad adeguarsi al sistema. Non riesce ad inserirsi in un contesto dove a fare da collante non è la politica ma interessi singoli e di parte che mortificano le

istituzioni locali e la collettività. Stesso disagio per l’assessore vicesindaco Antonio Pannone, accusato (insieme all’assessore Angelo Capone e a qualche consigliere comunale Pdl) dal sindaco – in piena seduta consiliare – di tenere rapporti troppo stretti con il consigliere di opposizione Gennaro Giustino. Insomma il sindaco per la politica vorrebbe che i suoi assessori e consiglieri comunali mettessero in discussione finanche i rapporti di amicizia e di affetto con i componenti dell’opposizione. Ormai sono saltati tutti gli schemi e a non rendersi conto sembra sia rimasto solo il sindaco-senatore con la sua corte di “servi sciocchi”. Situazione di imbarazzo anche per il consigliere Domenico Pelliccia che i “rumors” di corridoio danno in rotta di convergenza con l’UDC di Pierferdinando Casini. Monta, dunque, sempre di più il disagio e il malumore nel partito del sindaco e dell’onorevole Pina Castiello coordinatrice degli azzurri ad Afragola. “Nel Pdl

non c’è partecipazione – spiega Raffaele Iazzetta – mi piacerebbe dare una mano alla risoluzione dei problemi, mi piacerebbe dare un contributo alla città purtroppo devo constatare che gli stessi miei colleghi di partito se ne fregano. Hanno altri obiettivi e risulta difficile fare politica o pensare agli interessi del paese. Il partito è allo sbando, ognuno tratta la propria posizione direttamente col sindaco e tira l’acqua al proprio mulino. E’ difficile giustificare o avallare certi atteggiamenti”. Raffaele Iazzetta ha pagato caro il suo dissenso: il papà, dipendente comunale, è stato subito “punito” e spostato presso la protezione civile. “Mio padre – continua Raffaele Iazzetta – non c’entra nulla con la mia attività politica. Non credo assolutamente che il sindaco abbia deciso la collocazione di mio padre come ritorsione al mio atteggiamento. Che, badate bene, non è di critica, ma si tratta di un contributo al fine di tornare alla politica, un contributo di idee che ha l’obiettivo di migliorare il quadro. Il senatore Nespoli è una figura abituata a fare politica a livello nazionale, non penso che si abbassi a certi tipi di atteggiamenti. Non penso e non credo. Non sto criticando nessuno, ho semplicemente fatto la fotografia di quanto sta succedendo nel Pdl e al Municipio”. Ma c’è ancora qualche altro problema rilevante. Il 23 luglio scorso è scaduta la nomina dell’ufficio di presidenza e del presidente del consiglio comunale, Biagio Castaldo (vicepresidenti: Aniello Silvestro e Raffaele Fusco). Lo statuto prevede a metà consiliatura la loro rielezione. Fanno finta, però, che nessuno se ne sia accorto. La segretaria comunale, Lea Baron, è stata chiamata in causa su questo argomento divenuto una vera e propria spina nel fianco di ciò che resta della maggioranza di centrodestra. Una spina nel fianco perché Biagio Castaldo non vuole “mollare la presa” ed ha concordato col sindaco la sua permanenza sulla poltrona più importante dell’assemblea cittadina. E Nespoli per garantire l’impegno deve per forza evitare la votazione in quanto quel ruolo fa gola a tanti e per di più Castaldo, se si dovesse andare alla conta, non ha i numeri per garantirsi la posizione. Salterebbe l’ennesimo equilibrio e Castaldo stavolta non perdonerebbe il Sindaco e la sua cricca. Sarebbe determinato a mandarli a casa. Quindi, l’unica soluzione per tenere a bada gli appetiti dei consiglieri comunali ed evitare di trasformare l’elezione del presidente del Consiglio in un regolamento di conti tra bande interne al Pdl, con l’implosione della stessa maggioranza; il sindaco prende tempo e rinvia la seduta. Unica eccezione: la segretaria comunale dovrebbe mostrarsi ancora una volta garante delle istituzioni, della legge e delle regole. Al di là degli interessi politici di chi governa. Di sicuro Lea Baron nelle prossime ore non resterà a guardare.

AFRAGOLA • VINCENZO DE STEFANO EVITA LO SCIOGLIMENTO

Passa il riequilibrio di bilancio: 13 voti a favore e 12 contrari. Il sindaco salvo per miracolo. L’Api non si presenta in aula. Biagio Castaldo trema: bisogna rieleggere il presidente del Consiglio e l’ufficio di presidenza

Falco & Iazzetta: ecco i Raffaele che fanno impazzire il sindaco

A

Il consigliere Pelliccia con Casini

Felice Esposito

Page 10: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 201110

Nell’aria si sente, nei bar s’inizia a discutere, i partiti sondano il terreno con i possibili futuri alleati. Ormai

tanti si dicono convinti che la consiliatura non arriverà alla scadenza ma si voterà in anticipo, presumibilmente in primavera prossima, magari unitamente alle elezioni politiche. Il destino del governo afragolese è certamente legato a doppio filo al destino del governo nazionale, giacchè Nespoli che da sindaco in carica non potrà essere ricandidato al parlamento alle prossime elezioni certamente sceglierà il seggio a Roma. Il bilancio dei tre anni di questa giunta è a mio avviso quasi totalmente fallimentare; sostanzialmente non è cambiato molto dal commissariamento, la città è amministrata esclusivamente nella quotidianità, l’elezione di questa maggioranza e della giunta Nespoli non hanno portato alcuna novità, non è stato messo in atto un disegno politico-amministrativo degno di questo appellativo, si è sopravvissuto rincorrendo il consigliere di turno disposto a salvare la baracca, disattendendo tutte le promesse del libro dei sogni con cui si raggirò una città. Con onestà intellettuale do atto di un discreto lavoro unicamente nel pattugliamento del territorio e nel settore delle politiche sociali. Oggi dunque, a distanza di soli tre anni si parla di elezioni, alleanze, liste, sindaci da candidare. Io ritengo che il paese di una cosa abbia certamente bisogno: una coalizione autenticamente politica, scevra da pregiudiziali di tipo ideologiche e men che meno personali, unita in un programma realizzabile davvero e non un catalogo di favole, che metta al primo posto gli interessi delle fasce più deboli, perché è solo cosi che si sta bene

tutti. E quando penso al programma mi vengono in mente delle priorità: il recupero del centro antico innanzitutto attraverso l’abbattimento e la ricostruzione degli edifici fatiscenti con annesso piano di edilizia residenziale pubblica, lotta alle mini-discariche abusive, un piano integrato di parcheggi senza le odiose strisce blu, un progetto per rivitalizzare il commercio locale iniziando dalle aperture domenicali, il recupero del campo “Moccia” e annessa costruzione di un palazzetto polifunzionale usufruibile per tutte le realtà sportive del territorio spesso costrette a spostarsi. La realizzazione di tutto ciò e certamente altro non può che competere a un’alleanza di forze, oltre che logicamente unite dal programma, rappresentate da personalità serie, credibili, senza ombre, che possano parlare di legalità senza rischiare di far ridere il pubblico, con alle spalle un background onesto e autorevole. Il paese desidera sana politica, c’è sfiducia ma al tempo stesso voglia di riscatto; agli afragolesi necessita una classe politica capace di risvegliare il senso civico con una narrazione bella ma non impossibile. E quando leggo di ipotetici assembramenti che si candiderebbero alla guida della città composti da trombati della vecchia politica, signorotti locali e imprenditori senza scrupoli mi vengono i brividi, sembra la riedizione di un film horror anche se mai andato in onda. La speranza per un futuro diverso deve essere riposta fortemente non meno che nelle giovanili politiche afragolesi, capaci spesso di smarcarsi dalle nomenclature e sempre pronte ad esprimere il proprio pensiero. La politica nell’ultimo decennio è mancata, dai partiti non è uscita una classe dirigente di trent’enni, motivo per

cui i ventenni che fanno politica in città dovranno inevitabilmente accorciare i tempi e competere all’amministrazione della cosa pubblica. Ma attenzione a non peccare di giovanilismo, bando ai giovani di mestiere, a chi non ha nient’altro che la giovane età, perché spesso sento dire “largo ai giovani che devono dare la scossa” senza chiarire che lo spazio deve essere concesso a giovanotti con idee e progetti da offrire. Buona fortuna, Afragola!Futuro e libertà

AFRAGOLA • RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA FUTURO E LIBERTA’

Nespoli e “maggioranza” hanno disatteso tutte le promesse del libro dei sogni col quale si raaggirò la Città in campagna elettorale. L’esperienza è ormai finita

A

Il bilancio di questa amministrazione è fallimentare di Giuseppe Cimmino*

Page 11: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 2011

11

Siamo al punto più basso della storia civile, politica, economica, e sociale di AfragolaFRAGOLA - Delineare il futuro politico di Afragola, ora che anche a gran parte della cittadinanza appare evidente che si è giunti

al punto più basso della sua storia civile, politica, economica, sociale, è impresa assai difficile. Forse impossibile. Da dove si dovrebbe cominciare? Dai partiti? Quali? Dai singoli? Per quanto di buona volontà non possono essere sufficienti. La nostra città vive una condizione drammatica. L’interesse privato, e molto spesso direi micro-privato, fa premio su tutto, sia in chi per formazione e cultura dovrebbe riuscire ad elevarsi anche solo 5 centimetri da terra, sia in chi questi 5 centimetri non potrà mai scalarli. Ormai le coscienze appaiono del tutto tacitate, esautorate; finanche quello che dovrebbe essere naturale pensare, non lo si pensa più. La motivazione più ricorrente è “così fan tutti”: si riconosce l’indecenza, ma invece di condannarla e allontanarla la si pratica. Nessuna regola, nessuna alleanza, nessuna formula politica, nessun programma elettorale potrà mai essere sufficiente se non c’è chi esercita lo sforzo, minimo, di indirizzare la propria coscienza verso ciò che in qualsiasi parte del mondo civile è normale. Era il lontanissimo 1991 quando con l’amico Camillo Manna organizzammo un convegno che intitolammo “Un salto nel buio”. L’idea fu mia, Camillo la accolse con un po’ di perplessità ma poi acconsentì. Si parlava delle prospettive politiche e di sviluppo della città quando era ancora in ballo il parco a tema; si sviluppavano appena le nuove direttrici della viabilità extraurbana; si parlava di area metropolitana e statuto comunale. A discutere chiamammo tutti i big della politica cittadina e alcuni nazionali: Gigino Bassolino, Peppino Cuccurese, Errico Forte, Mimmo Vasaturo, Gennaro Espero, Rocco Fusco, e poi, giacchè fu organizzato dal Centro studi “Progresso A”, chiamammo a concludere Michele Viscardi e Teresa Armato. L’interrogativo che ponemmo era: “quale identità per quale futuro?”; la frase di presentazione la scegliemmo da un filosofo romantico, Herder: “L’identità nasce dalla tradizione e la tradizione è la sacra catena che lega gli uomini al passato e che conserva e trasmette tutto ciò che è stato fatto da coloro che hanno preceduto”. Ad Afragola, come in molti altri contesti non si è trasmesso nulla, non si è mai pensato a formare la nuove leve, né a sostenere la loro ascesa. La sclerosi gerontocratica ha attanagliato anche la nostra città e gli effetti sono stati il vuoto e, appunto, un salto nel buio. Demmo quel titolo al convegno perché vedevamo davanti un’assenza totale di prospettiva di senso e di luoghi dove dare corpo a questa prospettiva. Nei partiti non c’era la costruzione del futuro; io stesso non riuscii in alcun modo ad ottenere la tessera della Dc quando la chiesi insieme agli amici Donato Di Palo, Leonardo Patrizio e Marco

Salzano: quattro diciottenni che si impegnavano, altrove, a discutere della loro città. Eppure era un momento delicatissimo: lo Statuto comunale, che oggi è semplice strumento tecnico, lo immaginammo come una sorta di “Costituzione comunale”, e quindi come occasione per recuperare uno spirito di partecipazione collettiva proprio mentre l’area metropolitana minacciava di far sparire le identità comunali. Volevamo sapere, insomma, dove saremmo andati a sbattere. Oggi lo sappiamo. Questa città non ha una dirigenza politica all’altezza delle necessità. E non ce l’ha, a mio avviso, perché i detentori delle risorse intellettuali e morali che occorrerebbero per governarla, non fanno comunità e, di conseguenza, non esprimono rappresentanza. Il dopo terremoto ha fatto emergere un ceto sociale pseudo-imprenditoriale che vive i meccanismi dell’accumulazione e del profitto nel modo più materialistico possibile, senza mediarli in alcun modo con una formazione culturale e morale che faccia riferimento a entità che vadano oltre il singolo. Questo ceto, non governato e non incanalato nella dialettica democratiche e nelle dinamiche civili ha finito con l’intrecciarsi con le logiche criminali che hanno dilagato nell’ultimo quindicennio, impossessandosi del territorio. E parlo di quindicennio non a caso: a valle del percorso iniziato con quel convegno ci fu l’amministrazione di Pasquale Caccavale: era l’Ulivo nei territori. L’Ulivo nacque, a livello nazionale, come argine a difesa del Patto Costituzionale contro l’avanzata del nichilismo materialista di Forza Italia e il secessionismo leghista. Vinse, ma le radici erano assediate. Anche ad Afragola accadde qualcosa di simile. L’assedio fu forte, sulla stampa locale e anche all’interno della maggioranza che uscì dalle urne. Il Ppi e il Pds erano i partiti più forti e rappresentativi, ma in essi emersero delle leve sull’onda dell’emergenza che non avevano il necessario retroterra per leggere quanto stava accadendo. E così invece di fare da argine, si misero a picconare la diga, insieme a qualche presunto vecchio saggio che, avendo la testa troppo nel passato, non riusciva a capire cosa stava accadendo, convinto che si sarebbe continuato come era sempre stato. Questo accadeva a livello nazionale e questo accadeva a livello locale. Quello dell’amministrazione Caccavale, e la sua caduta in particolare, fu il vero momento di svolta. E credo non sia un caso che il grande picconatore sia stato l’attuale sindaco. A lui era chiaro quello che stava succedendo. Molti dei protagonisti della odierna vicenda politica portano le responsabilità di quella vicenda, di quella ferita che ha fatto da spartiacque lacerante della storia cittadina. Le conseguenze furono pesanti: sulla base di quella Amministrazione eleggemmo Mimmo Tuccillo deputato, ma una volta eletto, ci ritrovammo senza referenti al Comune e fu impossibile immaginare

o anche soltanto abbozzare una sinergia virtuosa. Il bipolarismo, e non solo, dispiegava tutta la sua valenza negativa e distruttrice. Gli anni successivi sono stati la conseguenza inevitabile di quello che accadde in quella prima parte degli anni ’90: il decadimento della dialettica politica; la crescita disordinata della città illegale; lo scadimento progressivo della rappresentanza politica; lo scambio clientelare come metodo esclusivo di governo. Il 2008 è stato, poi, la sanzione definitiva del degrado: da una parte la consacrazione territoriale della decadenza berlusconiana, dall’altra il suo scimmiottamento intrecciato alla decadenza del bassolinismo. La coalizione guidata (?) da Mimmo Moccia non aveva nulla a che spartire con l’esperienza del 1995; essa fu un enorme errore politico cui velleitariamente mi sottrassi. Sapevo che non l’avrei potuta fermare, ma almeno avevo lanciato l’allarme e potevo avere la coscienza a posto. Quella operazione non doveva passare. Ancora oggi mi chiedo se fu fatta apposta o, se chi la costruì e la avallò, non si rese conto di quello che stava facendo. Scrivo queste cose, non per amarcord, ma perché senza fare i conti seriamente, a viso aperto e senza sconti, con quello che è accaduto in questi anni, non sarà possibile costruire nessuna alternativa solida al disastro attuale. La costruzione di una colazione di governo seria e solida, se sarà possibile, lo sarà solo con la consapevolezza da parte di tutti i protagonisti che esse non potrà essere l’occasione di soddisfazioni personali, pur legittime. Tutti, di fronte a questo disastro, dovremmo pensare a dare corpo a ciò che è giusto più che a ciò che piace. Se non saremo capaci di fare questo non sapremo neanche costruire un progetto serio e soprattutto non saremo classe dirigente. Le singole buone volontà si scontreranno con le altre singole buone volontà e l’animale politico continuerà ad avere campo libero. *Coordinatore Reginale Italia Popolare - Popolari

A

AFRAGOLA • LA RIFLESSIONE DI GENNARO SALZANO

Non sarà possibile costruire nessuna alternativa al disastro attuale se non si avrà la consapevolezza da parte di tutti i protagonisti che essa non potrà essere l’occasione di soddisfazioni personali

di Gennaro Salzano *

Page 12: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 201112

Vogliono silurare i quattro “ufficiali” per favorire il farmacistaFRATTAMINORE • SPUNTA IL QUINTO CANDIDATO DEL Pd

Gli aspiranti candidati a sindaco del partito di Bersani (Tavasso, D’Angelo, Persico e Barbato) dovrebbero fare un passo indietro per Giuseppe Bencivenga. Maurizio Barbato: “Meglio un politico”

RATTAMINORE – “Et voilà”, il colpo di teatro è arrivato puntuale. Il Pd vuole silurare i 4 aspiranti candidati (Barbato,

Persico, D’Angelo e Tavasso) per tirare la volata a Giuseppe Bencivenga, farmacista lontano dal territorio e dalla scena politica cittadina. Un progetto articolato che l’altra sera è uscito allo scoperto. Riunione a Napoli con il “tutor” della locale sezione del partito di Bersani, Leonardo Impegno. La proposta è decisa: “Se i 4 non riescono a trovare una sintesi, perché non si punta su un candidato di superamento?”. Insomma, una quinta persona. Il nome, come detto, è Giuseppe Bencivenga.

Alcune frange del partito, come quella legata a Lello Topo, consigliere regionale ed ex sindaco di Villaricca, lo stanno sponsorizzando da mesi. Gli ostacoli, però, sono insormontabili. Per diversi motivi. Il primo. Bencivenga era pronto a sottoscrivere il modello interno al Pd di aspirante candidato a sindaco. Come Barbato, Persico, D’Angelo e Tavasso. Era pronto a farlo nonostante non sia un militane del Pd e non sia un politico. Non ha mai fatto nulla a Frattaminore. Lo conoscono in pochi. E chi lo conosce, lo conosce come farmacista.

All’ultimo momento Bencivenga, però, non lo ha presentato. E’ stato convinto a non sottoscrivere la sua candidatura perché il progetto era chiaro: far scontrare i “polli” e poi lui doveva essere la sintesi finale. Una “trappola” che mortifica la politica, mortifica la classe dirigente di tutto il centrosinistra, mortifica la classe dirigente del Pd. E proprio Maurizio Barbato lo ha sottolineato ieri sera, durante la riunione e ribadito stamattina al portale www.napolimetropoli.it. Una dichiarazione pacata, il momento è delicato, ma chiara e decisa: “E’ difficile se non impossibile arrivare al superamento dei 4 candidati – spiega Barbato -. Resto a disposizione del partito ma nessuno può permettersi il lusso di prenderci in giro. Abbiamo seguito l’iter che il partito ha indicato. Si può pure arrivare ad un’altra deicsione, non ho fame personale. Però, bisognerebbe che portassero un nome che aggreghi di più e soprattutto sia un politico, un politico del Pd, un militante. Seguendo le parole che il segretario Perrotta ha detto alla stampa per far capire che Massimo Del Prete non era in gara. Perrotta giustificò questa scelta spiegando che <è emersa inq uesti anni una classe dirigente che ha lavorato duro nel Pd e per il Pd. Se Del prete vuole può mettersi in carreggiata e tra 5 anni se ne potrà riparlare>. Condivido Perrotta ma le sue parole valgono per tutti. Non solo per Massimo Del Prete. Nell’interesse del Pd, ripeto, sono a disposizione per un passo indietro, ma solo davanti ad una figura politica che dimostri una leadership forte e che riesca ad aggregare di più. Altrimenti significa che siamo di fronte ad una presa in giro”. Non c’è altro da aggiungere. Una stretta di mano a Maurizio Barbato. Il Forum ha sempre detto che ha a disposizione una classe dirigente di tutto rispetto, capace, competente e ambiziosa. Sono stati messi pure dei nomi sul tavolo, quindi se

si pesca il classico coniglio dal cilindro nella cosiddetta società “civile”, significa attestare il fallimento della classe politica locale, significa che in campo, nei partiti, ci sono solo “mezze tacche” e per trovare una persona capace di fare il primo cittadino si è costretti a pescare un personaggio senza una storia politica alle spalle e senza militanza. Un fallimento, su tutti i fronti. E non l’hanno saputo nemmeno fare. Leonardo Impegno parlava di un quinto soggetto e il “trappolone” è stato chiaro nella mente di tutti. Se Giuseppe Bencivenga voleva candidarsi poteva presentare, così come si era paventato, il modello di candidatura. Se non lo ha fatto, e lo ha deciso all’ultimo momento, significa che qualcuno è intervenuto e gli ha consigliato di stare “fuori dalla rissa nella fase iniziale perché sarebbe uscito come sintesi finale”. Hanno fatto male i conti. Tavasso, Persico, D’Angelo e Barbato non sono dei bambini ai quali hanno dato i giocattoli e fatto divertire quando non serviva. Hanno fatto il giro nella giostra, adesso possono pure scendere. E poi non hanno fatto i conti con gli alleati. Qualunque partito degno di questo nome annovera tra le sue fila candidati a sindaco capaci e di livello. Se il Pd ritiene di non averlo tra i suoi militanti, sarebbe un clamoroso autogol. E comunque potrebbe fare tranquillamente un passo indietro. Ci sono i socialisti, c’è Rifondazione, c’è l’Udeur e ci sono i Popolari. Gente che ha sudato e lavorato per cinque lunghi anni. Il coniglio dal cilindro è l’ultima spiaggia per chi è consapevole di aver fallito. Una consapevolezza che non c’è nel Forum. Se, come detto, ce l’ha il Pd, lo dica chiaramente e passi il testimone a chi è pronto a far rinascere Frattaminore rilanciando il centrosinistra di governo. Con tutto l’orgoglio e la competenza possibile….

F

Andrea Perrotta coordinatore del Pd

Page 13: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 2011

RATTAMINORE – Il momento politico è delicato. Pochi giorni e si saprà definitivamente che fine farà il Forum e soprattutto si saprà il nome del candidato

a sindaco che dovrà affrontare in campagna elettorale il sindaco uscente Enzo Caso. Il Pd sta lavorando per tentare una sintesi tra i 4 aspiranti candidati a sindaco, nonostante sia spuntato fuori un quinto nome, Bencivenga, farmacista, estraneo alla vita politica e sociale del territorio. Vedremo come finirà, per il momento sul tavolo resta il nome di Sossio Liguori, esponente di spicco dei Popolari. Incontriamo il segretario del “Gonfalone”, Michele Pellino, a piazza San Maurizio, roccaforte dei Popolari. Un buon caffè e subito si entra nel vivo della discussione. Il primo punto che viene sottolineato, a scanso di equivoci, è proprio quello su Sossio Liguori.“Sgombriamo il campo da qualsiasi equivoco: Sossio Liguori è il candidato a sindaco dei Popolari. Ho ascoltato qualcuno che per mancata conoscenza della questione o in malafede ha ripetuto che Liguori è un nome da bruciare. Assolutamente non è così e lo dimostreremo coi fatti. Sossio Liguori è il candidato a sindaco dei Popolari, unico e solo. Non imponiamo nulla a nessuno. E’ una scelta politica meditata, pensata, valutata, analizzata, uscita dopo un ragionamento non solo all’interno del partito ma anche con ampi settori della popolazione”. Pellino mi sfida: “Lei è un giornalista conosciuto sul territorio. Vada senza di me in giro per le strade della città, nei negozi, davanti alle associazioni, scelga lei la location e chieda di Sossio Liguori. Vedrà che non troverà un solo cittadino che spenderà una parola negativa. E’ una persona perbene, un uomo sulla cui onestà nessuno può spendere parole negative. E’ un esempio. Di sicuro con lui al Municipio l’interesse collettivo sarà garantito al cento per cento. Non bruciamo i candidati, non siamo abituati a questo schema perché prima della politica c’è il rispetto per le persone. E Sossio è una persona che merita tantissimo, una persona che merita tutto l’affetto e tutto il sostegno di Frattaminore. Se l’è guadagnato giorno per giorno, lavorando nel sociale, nella chiesa, nel mondo delle associazioni, ha lavorato e lavora costantemente per Frattaminore. E nonostante questo non ha mai chiesto nulla in cambio. L’idea di candidarlo a sindaco è maturata in tutti i militanti dei Popolari. Ci siamo confrontati con tanti cittadini ed abbiamo ricevuto risposte incoraggianti, totalmente favorevoli. Ci siamo convinti che fosse la persona giusta e gli abbiamo chiesto un sacrificio per Frattaminore. Lui ci ha guardato negli occhi ed ha accettato dicendo: <Lo faccio innanzitutto per il mio popolo>. E così sarà”. Faccio il cattivo. L’unica cosa che Enzo Caso potrà dire su Liguori è questa: “Dietro di lui c’è Salvatore Barbato”…“Caso ha sbagliato pure questa volta. Salvatore Barbato, nostro grande presidente e leader, è al fianco di Sossio Liguori, non dietro, e ne siamo fieri perché il paese sa come sono andate certe cose, conosce le storie personali dei singoli e

delle famiglie, quindi nessuno, tranne che sia in malafede, può mettere in dubbio il grande amore che Barbato ha per la nostra terra. E per di più non è solo. Al fianco di Liguori, Caso ci troverà in tanti. Non solo Salvatore Barbato. Ci sono io, ci saranno tutti i candidati delle liste, i militanti Popolari, le famiglie, le associazioni, i giovani che credono in un futuro migliore, e spero che ci sarà tutta la classe dirigente del Forum, dai giovani di Rifondazione che hanno tantissime idee da realizzare; spero che ci sarà Raffaele Mazzoccolo e tutti i militanti dell’Udeur; spero che ci sarà Andrea Perrotta e tutti i militanti del Pd; spero che ci sarà Enzo Fausto e tutti i militanti socialisti. Saremo tutti al fianco di Sossio. Poi, entrando nello specifico, Enzo Caso sbaglia perché se comincia col fango e con la dietrologia non ne usciamo più. Anzi, capovolgo la domanda: chi c’è dietro il sistema Caso? Qual è il sistema Caso? Chi c’è dietro Enzo Caso? Chi c’è stato sempre dietro Enzo Caso? Chi sono i componenti e le famiglie del sistema Caso? Non scendo a questi livelli perché non è il mio stile e la rissa è l’arma del debole, di chi si sente in difficoltà e cerca di metterla in caciara. Non cadremo in questo trabocchetto. Sossio Liguori ha deciso che farà una campagna elettorale fuori dagli schemi politici. Vuole parlare con la gente, non deve farsi conoscere perché lo conoscono tutti. Porterà serenità e pace nelle case dei frattaminoresi e ne gioverà pure il confronto politico. Basato esclusivamente sui problemi e sulle soluzioni da proporre”.Siete motivatissimi. Ma la strada è lunga. C’è il Pd che potrebbe rivendicare il candidato a sindaco?“Giustissimo. C’è il Pd, partito che ha le carte in regola ed una classe dirigente in grado di guidare il paese e la coalizione. Così come pure nell’Udeur e nei socialisti ci sono figure di grandissimo spessore e capacità con le carte in regola per governare Frattaminore. Il problema è politico. Noi sul tavolo abbiamo messo un nome di garanzia per tutti, un uomo di sicura onestà, con un valore aggiunto, in termini elettorali, certificato e sempre dimostrato. Non il sindaco dei Popolari, ma il sindaco di tutti. Un candidato a sindaco capace di fare breccia nell’elettorato moderato che alle Comunali fa sempre la differenza. Un candidato a sindaco che si fa votare perché si chiama Sossio Liguori e va oltre gli steccati politici. Insomma, Sossio Liguori sarebbe il sindaco di Frattaminore. Il Pd sicuramente porterà sul tavolo un nome di grande spessore e qualità, e di sicuro non discuteremo sulle persone ma sull’identikit ideale tracciato da tutti e sul tipo di campagna elettorale che intendiamo fare pure rispetto al progetto di governo che vogliamo realizzare. La nostra proposta è sul tavolo. Se quella del Pd non ci convince, e se di conseguenza nemmeno Liguori dovesse convincere il Pd, non c’è alcun problema. Per noi l’alleanza è prioritaria. Proporremo uno strumento che è nel Dna del partito di Bersani, un modo democratico per far scegliere al popolo: le primarie di coalizione da organizzare entro la fine di novembre. Perché dobbiamo pensare a fare le liste e lasciare il candidato a sindaco il tempo

necessario per radicare il p r o g e t t o di governo nel paese. Se restiamo uniti, e come io spero con Sossio Liguori c a n d i d a t o a sindaco, ne vedremo delle belle. Vinceremo al primo turno tra un plebiscito di consensi”. Non ha fatto i conti col quinto nome del Pd. Bruciare i primi quattro per cacciare il coniglio dal cilindro: Bencivenga, il farmacista. Che ne pensa?“Persona rispettabilissima ma penso che non ci siano le condizioni. Serve un politico che conosca il territorio, conosca la politica, conosca la gente e si è fatto apprezzare per il lavoro che ha fatto. Sarebbe la mortificazione per tutta la classe dirigente che ha lavorato nei partiti ed ha mangiato la polvere in questi cinque anni di opposizione. Non possiamo diffondere l’idea che chi si impegna nei partiti, chi lavora per il territorio e sottraendo tempo pure alla famiglia, è penalizzato e bisogna aspettare a casa la chiamata. Preferisco lanciare un messaggio diverso: abbiamo sempre detto che il Forum ha una classe politica e dirigente di qualità. E’ ora di dimostrarlo. Non possiamo auto-bocciarci alla prima vera occasione. Bencivenga è un imprenditore di grande successo, ma la politica e l’amministrazione pubblica sono altre cose. I Popolari preferiscono un sindaco politico espressione del progetto che tutti insieme stiamo redigendo. Voglio aggiungere una cosa”.Prego.“Non credo che il Pd abbia un quinto candidato. I candidati sono quattro e stanno facendo un percorso interno per stabilire chi rappresenta la sintesi migliore, per poi confrontarsi al tavolo con gli alleati. Non accetteremo mai questi giochetti, che mortificano le persone. Non solo quelle del Pd ma bisogna avere rispetto pure per gli alleati. E la classe dirigente del Pd è sempre stata all’altezza della situazione. Non commetteranno errori da neofiti. Capisco che ci sono fibrillazioni interne e capisco pure che ci sono dall’esterno persone che vogliono condizionare la dinamica per dividerci e per garantire la vittoria a Enzo Caso. Ma hanno sbagliato i conti. Il Pd si comporterà come ha sempre fatto. Da grande partito qual è saprà sicuramente capire l’itinerario e la strada giusta da seguire per portarci tutti alla vittoria. Per Portare Frattaminore alla vittoria”. Con Sossio Liguori candidato sindaco?“Ovviamente. Lo spero per Frattaminore e sinceramente pure per Sossio. Lo merita e la popolazione dopo il decadimento degli ultimi anni merita un sindaco come Sossio”.

13

“Se non ci sarà accordo sul nome, proporremo le primarie”FRATTAMINORE • I POPOLARI BLINDANO L’ALLEANZA

Michele Pellino, segretario del “Gonfalone”, lancia Sossio Liguori: “E’ lui l’unico candidato Popolare, non siamo abituati a bruciare nomi ed a mancare di rispetto alle persone”. Sul Pd: “Si comporterà da grande partito qual è”

F

Page 14: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 201114

CRISPANO

FITTASI 2 VANI+ ACC

€ 350,00

CARDITO

VENDESI 3 VANI+ 2 ACC + BOX AUTO COMPLETAMENTE RISTRUTTURATO € 150.000,00

CARDITO

VENDESI MONOLOCALE + ACC

€ 50.000,00

CARDITO,

VENDESI PORZIONE DI FABBRICATO SU 2 LIVELLI DARISTRUTTURARE € 110.000,00

CARDITO

VENDESI MONOLOCALE + ACC

€ 45.000,00

CRISPANO

VENDESI SOL. IND. CON GIARDINO E SEMINTERRATO € 295.000,00

Page 15: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 2011 15

AIVANO - La situazione è a dir poco paradossale. A metà settimana si è scoperto che non tutta la vecchia giunta si è dimessa.

I partiti litigano tra governo tecnico e politico, mentre in carica resta un esecutivo espressione di un centro che non c’è più. Impazzimento collettivo e attaccamento spregiudicato alla poltrona e allo stipendio. Poi, c’è la novità dell’ultim’ora. Quali sono i partiti di maggioranza che dovrebbero siglare un accordo e di conseguenza nominare l’amministrazione? Direte, Api, Udc, Pd e Popolari. Risposta sbagliata. Il perché lo spiega il coordinatore regionale dei Popolari per l’Italia, Gennaro Salzano: “I Popolari a Caivano sono all’opposizione, siamo estranei a questo teatrino che non ha nulla di politico ed è estraneo alla nostra cultura. Tocca al sindaco Falco fare chiarezza ma ribadisco che la forza politica che rappresento è all’opposizione”. Quindi, se il “Gonfalone” non fa parte del nuovo accordo, come faranno a definire la nuova coalizione una “maggioranza politica” composta da tanti singoli consiglieri che rappresentano solo se stessi? Quella dei Popolari è una novità che ha scompaginato ancora una volta i giochi. Emione, Serrao, Carofilo e chi la pensa come loro, non rappresentano più il “Gonfalone”. A questo punto il simbolo è saldamente nelle mani di Marsico e Lanna, i quali hanno ufficialmente preso le distanze dalla maggioranza. Come farà il primo cittadino ad uscire da questa situazione? Intanto, il paese paga gli assessori, ufficialmente in carica, ma la città in realtà resta senza un governo e senza una maggioranza. Chiara la posizione del segretario dell’Udc, Alfredo Porcaro: “Abbiamo chiesto al sindaco di non ritirare le dimissioni perché abbiamo verificato che non c’era la possibilità di un accordo politico – spiega Porcaro – ma Tonino Falco ha lo stesso ritirato le dimissioni. Dopodiché, lo abbiamo incontrato così come abbiamo parlato con i vertici regionali e nazionali del partito. La nostra proposta è chiara: esecutivo politico. Restituire le deleghe nelle mani del primo cittadino e lui, autonomamente, si sarebbe preoccupato di redistribuirle ai partiti della maggioranza. Bocciando a chiare lettere e senza ripensamenti la proposta di giunta tecnica. Il sindaco ci disse che ci avrebbe fatto sapere. Dopo quella riunione non l’abbiamo più rivisto. Non si è fatto più vivo. Anzi, qualche volta che ci siamo incontrati per caso c’è stato giusto il tempo di qualche diverbio. La posizione del partito Popolari non è una cosa che ci riguarda, è un problema del primo cittadino che deve prendere atto di quello che l’Udc ha capito qualche giorno prima: non ci sono le condizioni per un accordo politico. Tocca a lui prenderne atto”. Porcaro risponde senza peli sulla lingua anche in merito alle mancate dimissioni degli assessori. “Perché si devono dimettere – spiega il segretario locale dell’Udc -? Il Pd ha chiesto ed ottenuto le dimissioni del sindaco e non della giunta. Il sindaco, nonostante il nostro invito a non ritirarle alla scadenza dei 20 giorni, ha deciso di proseguire quindi tocca a lui farci capire

cosa vuole fare ed in che termini. L’Udc resta sulle sue posizioni inamovibili”. Altro punto. Il Partito democratico ha presentato la “giunta tecnica” come ultima spiaggia per salvare la consiliatura. Proprio Iuri Bervicato, coordinatore del Pd, ha spiegato che “se il sindaco non riusciva nemmeno a fare questo, si chiudeva l’esperienza”. Ebbene, l’Udc ha categoricamente bocciato la proposta; il sindaco non l’ha presa in considerazione perché si è accorto che il “governo dei professori” non avrebbe superato l’esame dell’aula, insomma sarebbe nata un’amministrazione senza il supporto di una maggioranza consiliare. E il Pd cosa fa? Aspetta non si sa cosa e chi. Il sindaco, dal canto suo, non ha i numeri per governare, non è espressione di una coalizione di governo, resta, però ugualmente in carica e non si sa per fare cosa e con chi. In tutta questa vicenda il Pd rischia di rimetterci ulteriormente la faccia. Ufficialmente è ancora all’opposizione, si è “sputtanato” proponendosi ai partiti di maggioranza come alleato per sostituire quelle forze che hanno deciso di passare all’opposizione e come premio ha ricevuto dagli stessi alleati e dal primo cittadino solo calci in faccia senza mai reagire.Iuri Bervicato non ci sta a questa lettura e decide di uscire allo scoperto per fare chiarezza: “Il Pd resta all’accordo politico che è stato firmato dal sindaco e da 15 consiglieri comunali, dove il partito di Bersani è stato l’unico che si è preoccupato di inserire dei punti programmatici prioritari per il paese. Un accordo che prevede una giunta tecnica. Se poi a Caivano nemmeno la firma è sinonimo di garanzia rispetto ai patti sanciti, è un altro discorso. Non ce ne frega niente di quello che succede in maggioranza e all’opposizione, noi vogliamo svolgere la nostra parte di tutela dell’interesse collettivo. E’ chiaro che non si può andare avanti in queste condizioni. Se entro il riequilibrio di bilancio non si chiarirà definitivamente il quadro e se non ci dovesse essere una soluzione politica, si va tutti a casa. Ma badate bene, non metteremo mai le nostre firme sulla sfiducia accanto a quelle di soggetti con i quali non vogliamo avere nulla a che fare oggi per tutto quello che hanno combinato. Se non c’è una soluzione, il riequilibrio di bilancio non passa e si va tutti a casa. E’ assurdo l’atteggiamento dell’Udc. Non può dettare le condizioni e aspettare dal sindaco una risposta al suo ultimatum. E non voglio esprimermi sulla qualità dell’ultimatum e sui veri motivi delle singole posizioni. Politicamente è assurdo, un atteggiamento che rappresenta la negazione della politica. E’ come se loro stessero facendo quello che, invece, potrebbe fare il Pd. Inoltre, vogliamo capire chi è l’Udc, se il partito è nelle mani del sindaco o dei consiglieri. La verità e che noi del Pd siamo gli unici che vogliono impegnarsi per il bene del paese. Lo abbiamo ripetuto anche in riunione agli altri partiti. Andiamo avanti e affrontiamo i problemi. Prendetevi tutte le poltrone del mondo,

a noi non interessano, vogliamo solo pensare ai problemi del territorio”. Bervicato, inoltre, attacca l’opposizione: “Valutiamo i fatti. Ad oggi, dopo tanti proclami, le firme dal notaio dei famosi 13 consiglieri non sono mai state presentate e non hanno avuto nemmeno il coraggio di protocollare una mozione di sfiducia. Sapete perché? Perché i consiglieri di minoranza sono i primi a non voler andare a casa. L’hanno detto chiaramente. Non hanno presentato nulla perché hanno il timore che la sfiducia possa passare sul serio. La presenteranno quando avranno la certezza che esiste una maggioranza e che, di conseguenza, non ci saranno i numeri per far cadere il sindaco”. Il leader dell’opposizione, coordinatore dell’Mpa, rispedisce le accuse del Pd al mittente: “Sono dei pagliacci. Non abbiamo presentato la mozione di sfiducia perché la legge consente 30 giorni di tempo per metterla all’ordine del giorno e noi non vogliamo allungare l’agonia di un malato terminale che sta affossando Caivano. Il tempo è scaduto. Tonino Falco ha tradito il mandato elettorale e se ne deve andare a casa. Sfidiamo il Pd. I tredici consiglieri dell’opposizione sono pronti a dimettersi in aula, al protocollo, davanti al segretario comunale e chiudere questo vergognoso e sconcertante teatrino. Li sfido pubblicamente. Bervicato pensasse ai problemi di casa sua, visto che il presidente del Pd Antonio Centore si è dimesso perché non condivide la linea di salvare il malato terminale voluta solo da Bervicato e dai consiglieri del Pd. Sono i fantasmi del vecchio grande partito, il Pci”. Inoltre, si sono dimessi al protocollo il vicesindaco Raffaele Del Gaudio e l’assessore tecnico Tonino De Rosa. Restano, però, in carica gli assessori dell’Udc ed il coordinatore locale dello “scudocrociato” ha spiegato pure perché, e restano in carica anche Carofilo e Emione, due esponenti ex Popolari rimasti orfani del partito. Loro aspettano che sia il sindaco a revocarli, il sindaco Falco non ha il coraggio di farlo ed ha chiesto ai consiglieri di riferimento dei due assessori di invitarli alle dimissioni. Ricevendo un secco diniego. “Sei tu il sindaco, sei hai il coraggio li devi revocare”. Il coraggio non c’è e tutto resta come prima. Lo stipendio arriva puntuale a fine mese, l’amministrazione nei fatti non c’è e i problemi del paese si aggravano di giorno in giorno. I tredici consiglieri sono pronti alle dimissioni ma il Pd, nei fatti, tiene in vita l’intero teatrino.Il Municipio rischia di diventare come un motel, con porte girevoli. Chi entra e chi esce, un mega mercato delle vacche dove la trattativa è ad personam: un baratto. Altro che bene del paese. In questi casi, il peggiore commissario è meglio di un sindaco solo, isolato, imbrigliato tra mille contraddizioni interne, sfiduciato dal suo partito, e con una corte di singoli soggetti, scaricati dai partiti di appartenenza, che hanno un solo obiettivo. Quello di non perdere la poltrona ed i privilegi. Questo nessuno lo può chiamare bene del paese.

CAIVANO • POLITICI TRAVESTITI DA PULCINELLA

Gennaro Salzano, coordinatore regionale dei Popolari: “A Caivano siamo all’opposizione”. Bervicato (Pd): “C’è un accordo sulla giunta tecnica”. Porcaro (Udc): “Non è vero, l’abbiamo bocciata. Il sindaco è assente”. Vanacore al Pd: “Pagliacci”

C

Se ne cantano di tutti i colori, ma non vogliono andare a casa

Page 16: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 2011

Page 17: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 2011

Page 18: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 201118

ARDITO – Il Partito democratico si è opposto sempre alla vendita di uno dei suoli nella “Slai” di proprietà del Municipio.

L’amministrazione, quando il partito di Bersani era all’opposizione, voleva renderlo edificabile e lo mise sul mercato. Sit-in e catene in aula bloccarono l’affaire. Poi altro tentativo: venderlo e soffocare il Comune di debiti per realizzare la caserma. Nulla da fare. Il Pd si è ancora opposto. La proposta era migliorabile. Ed infatti è stata migliorata. Il sindaco Giuseppe Barra ha trovato la soluzione per accontentare tutti. L’amministrazione farà un bando di gara sui due lotti della “Slai”. Gli imprenditori che parteciperanno dovranno presentare un’offerta per il suolo edificabile, dotato di regolare concessione edilizia, e descrivere nei dettagli il costo relativo alla costruzione della caserma dei carabinieri. Il bando, ancora in fase embrionale, ovviamente darà precedenza a chi offre di più per l’acquisto del lotto e chi riuscirà a garantire la costruzione dello stabile da destinare all’Arma al prezzo più basso. Il Municipio, dal canto suo, è pronto a contrarre un mutuo trentennale di due milioni di euro con una rata semestrale di 75mila euro, salvo ribasso previsto in gara e salvo plusvalenze del suolo. Però, badate bene. La rata partirà dal giorno in cui la caserma sarà consegnata chiavi in mano. In quanto il lotto edificabile che l’amministrazione dà all’imprenditore equivale ad un anticipo cash sul lavoro da eseguire. A conti fatti, con un investimento di duemilioni di euro, il Comune si ritroverà un immobile dal valore di 5 milioni di euro (calcolando pure il terreno). Lotti che, attualmente, sono stati stimati dall’ingegnere Amedeo Di Fratto, appena un milione e 200 mila euro cadauno. E non è tutto. Infatti, dopo i primi 5-6 anni, con la pigione che il Ministero garantirà all’Ente locale per il fitto dei locali, l’amministrazione riuscirà a pagare la rata del mutuo ed a fine anno si ritroverà pure un gruzzoletto liquido da spendere. Insomma, ci guadagnerà nel breve periodo garantendo un tesoretto per il futuro. Unico rammarico non aver perseguito questa strada qualche anno fa. Un piano da vero manager. La necessità dell’operazione è definita da un altro dato: il Comune paga dai 25 ai 30mila euro l’anno per bonificare tutti i suoli, incluso quelli della Slai, inutilizzati. Terreni che nel migliore dei casi rappresentano un posto dove una decina di cittadini portano il cane a fare pipì. E le famiglie pagano 30mila euro, senza calcolare i costi degli Lsu, per bonificarli ogni 12 mesi. Soldi che, ovviamente, andranno risparmiati. “Ecco perché abbiamo già messo in vendita altri suoli di proprietà del Municipio che non servivano a nulla e costituivano esclusivamente un peso morto per le casse e per le famiglie di Cardito – spiega il sindaco -, nel rispetto del programma elaborato dalla coalizione di governo e votato dai cittadini. Sul piano che ho redatto in merito alla costruzione

della caserma sfido chiunque, atti e conti alla mano, a dire che non è conveniente sul piano economico. Dato per certo che tutti vogliono sul territorio la caserma dei carabinieri. E’ un’operazione vantaggiosa per la comunità sul piano economico e aumenta la sicurezza dei cittadini e la certezza di legalità”. Ancora una volta, sull’amministrazione Giuseppe Barra si è dimostrato il migliore. Di sicuro poteva pensarci prima, su questo aspetto è stato già “bacchettato”, ma meglio tardi che mai. Altro aspetto da mettere in evidenza: se non ci pensa lui, il sindaco, nessuno si è dimostrato in grado di trovare una soluzione. Se il progetto va in porto, sarà il fiore all’occhiello del “decennio”. Insomma, si è riusciti a trovare una mediazione e ad evitare un’inutile e ulteriore cementificazione del territorio nel cuore di un quartiere di periferia da sempre abbandonato la proprio destino. Uno sguardo al rione “Slai”: c’è lo stadio “Vittorio Papa”, unica struttura funzionante. Mentre la villa comunale e ciò che resta del campo di basket sono aree degradate, anguste, non vigilate, divenute negli anni proprietà privata di chi vuole consumare una dose di droga immerso nel verde e lontano da occhi indiscreti. Nessuno può dire che quei due polmoni di verde, villa comunale e campo di basket, siano a disposizione del rione. Inoltre, il campo da basket è solo un ricordo. La cancellata è stata divelta, l’inferriata l’ha smontata il Comune non si sa seguendo quale criterio logico, il muro di recinzione cade a pezzi, i tabelloni e i canestri sono stati divelti, così come il campo da gioco risulta devastato in più parti. Gli “scugnizzi” hanno trasformato quello spazio in un campo da calcetto, improvvisando le porte con alcun resti di fioriere. Uno spazio che a periodi alterni diventa una “piazza” per lo spaccio di sostanze

stupefacenti. Vai sul posto, compri la droga e puoi consumarla senza il timore di controlli e senza il timore di essere “beccato”. I vigili urbani non si vedono in quella zona da diversi anni.

L’ultimo blitz imponente, durante i primi anni del “decennio” Barra, fu simbolico: macchine dei caschi bianchi e consiglieri comunali arrivarono in quel luogo per mostrare i muscoli e far capire ai residenti che la musica era cambiata. Fumo negli occhi. Col tempo si è tornati alla normalità. Anzi, quel blitz fu accompagnato, per chi se lo ricorda, da sonori fischi dei giovani fermi davanti alla pizzeria, alla sala giochi ed al bar, indirizzati agli amministratori e ai caschi bianchi. Un’iniziativa, per quanto positiva, isolata. Che non è servita a nulla. Ecco perché quello che vale per Cardito in generale, vale ancora di più per il rione “Slai”: non c’è bisogno di nuove case e basta. Eco perché ha fatto bene il Pd, mesi fa, a schierarsi contro la vendita del lotto di terra. Così come il Pd ha fatto bene a fermare l’altra idea sul tavolo, ossia quella di contrarre un mutuo di 4milioni di euro per costruire la caserma. Troppo oneroso. Avrebbe messo in difficoltà le casse dell’Ente, se non in ginocchio. Allor quale migliore soluzione di quella pensata da Giuseppe Barra? Ossia, si mette in vendita il lotto e allo stesso tempo si garantisce la costruzione della caserma, restituendo ai residenti la villa comunale ed il campo di basket. Bisogna ristrutturarli, un “maquillage” necessario. Disponendo un servizio di apertura e chiusura, utilizzando gli Lsu, ed affidando la sicurezza ai caschi bianchi. Non sulla carta, ma sul serio. Basta farsi vedere per pochi minuti più volte al giorno e la situazione migliorerebbe di sicuro. Anche quella legata agli scippi e alle rapine.

CARDITO • ACCORDO VICINO IN MAGGIORANZA

La vendita del lotto nella “Slai” servirà a finanziare la casermaSacrificano un terreno di proprietà del Municipio utilizzato da poche persone per portare i cani a fare pipì. Pronto il bando: chi acquista il suolo dovrà costruire lo stabile dell’Arma. Il piano nei dettagli

C

Il sindaco Giuseppe Barra ha trovato la soluzione per costruire la caserma dei carabinieri

Il lotto di terreno dove sorgerà la caserma

Page 19: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 2011 19

ARDITO – La maggioranza (Api, Pd e Idv) ha superato le difficoltà dopo un periodo vissuto da separati in casa e l’aggressione che il partito di Bersani ha subito da settori

dell’Api e dall’Italia dei valori. E’ tornato il sereno pure perché il sindaco Giuseppe Barra ha richiamato tutti all’ordine e fatto capire che sena i “democratici” si “bruciava” la consiliatura e si metteva a repentaglio il risultato delle prossime Amministrative. Infatti, dato certo è che la partita tra due diversi schieramenti si giochi a patto che l’attuale coalizione di governo si spacchi. Diversamente, il verdetto è già scritto. Bisognerà votare per scegliere i consiglieri e chi si schiererà contro l’attuale alleanza, sarà consapevole di concorrere per la divisione dei seggi all’opposizione. I problemi comunque restano. E quello principale è la successione a Peppe Barra. Seguendo una logica politica, la leadership sarebbe del Partito democratico. E’ la forza politica più votata sul territorio ed è l’unico vero partito organizzato in città. L’Api vive di luce riflessa del sindaco Giuseppe Barra. Se il sindaco cambia partito e si iscrive a Forza Nuova, l’Api scompare e gli attuali militanti si iscriveranno a Forza Nuova. Non si fa vita di partito. C’è n leader, forte e carismatico, che decide per tutti, pur ascoltando Francesco Pisano e Franco Castaldo. Non ne parliamo dell’Italia dei valori. Un partito per due: Andrea Falco e Pasquale Barra. Falco è il segretario. Chi lo ha nominato? Un congresso? Assolutamente no. Erano in tre. Mariagrazia Romano si è dimessa dal civico consesso, sono rimasti in due. Falco si è dimesso dal Consiglio e per non restare fuori si è autonominato, con l’avallo di Pasquale Barra, segretario. Tutto qui. Non c’è una sezione (la apriranno tra poco a ridosso delle elezioni al corso Daniele nei locali dove Pasquale Barra aprì il comitato alle Regionali per De Mare, candidato dell’Mpa, ndr), non ci sono militanti e in cinque anni mai un congresso. Partiti virtuali. A differenza del Pd. Ecco perché, se vogliono mettere da parte i voti, la leadership toccherebbe sempre al partito di Giuseppe Cirillo. Questa è la politica. Poi, ci sono le ambizioni personali. E in maggioranza in molti aspirano. Pasquale Barra, Biagio Auriemma, Luigi Fusco, Francesco Pisano. Più avanti capiremo chi riuscirà a tenere unita la coalizione e chi avrà la maturità di mettere da parte le ambizioni personali e privilegiare il progetto politico. Il ruolo determinante sarà sempre di

Giuseppe Barra. L’unico in grado di incidere sulle scelte dei singoli. Insomma, l’alleanza si spaccherà solo se il primo cittadino non vorrà accettare l’idea di consegnare il paese ad un sindaco del Pd ed utilizzerà come testa d’arieta Pisano o Pasquale Barra. Diversamente, i giochi sono fatti. L’alleanza c’è e si può solo rafforzare coi partiti che decidono di salire sul carro del vincitore. Bisogna capire solo chi saranno i nuovi interpreti. All’opposizione Rocco Saviano è alla finestra. E’ l’unico che può contare su un partito strutturato e radicato, una sezione operativa ed un pacchetto di consensi che hanno superato pure la fase delicata della scissione coi “riformisti” (Fusco, Romano, Lago e D’Anna ndr) passati col Pd. Saviano ha la lista e uomini di fiducia a sua disposizione. Ha davanti a sé uno scenario molto ampio, tocca a lui decidere qual è la strada migliore da seguire. Restando all’opposizione troviamo quei consiglieri che il sindaco ha bollato come il “popolo delle partite iva individuali”. Parlano a nome di un partito ma non hanno mai fatto una lista e probabilmente millanteranno di averla fino all’ultimo momento per tentare di incidere sulle coalizioni e la scelta dei candidati a sindaco, salvo poi trovare rifugio in liste altrui. Chiacchiere e distintivo. Antonio Giangrande dell’Udeur, Enzo Amirante dell’Udc e Francesco Desimone di Noi Sud. Mai una proposta nell’interesse del paese, avranno difficoltà a giustificare l’incoerenza e la pochezza politica e intellettuale che li ha resi sconosciuti all’intera comunità dopo 10 anni di civico consesso. Per l’inaffidabilità dimostrata, se non fanno la lista rischiano di trovarsi senza dimora in quanto nessuno, col taglio dei consiglieri, è disposto a creare un contenitore politico, a fare 15 candidati ed alla fine dare ospitalità ad un soggetto che porta 300 voti, che ruba il seggio e poi si comporta in maniera individuale tentando di garantire solo ed esclusivamente i propri interessi. Da questo punto di vista, è finito il tempo delle vacche grasse. Costretti tutti a tornare sotto l’ascella di Peppe Barra. Gennaro Vicale e Vincenzo Soritto, invece, consiglieri indipendenti, hanno scelto di sostenere la causa del Partito democratico. Passiamo al centrodestra. Dopo dieci anni Rocco Dinardo ha portato a compimento la sua missione: ha cancellato prima Forza Italia dal panorama politico locale, poi An, il Pdl ed infine il centrodestra. Lo stesso Sabatino Delle Cave, ex consigliere comunale di An e candidato a sindaco non eletto alle ultime Amministrative per il partito di Fini, dovrebbe candidarsi al Consiglio nella lista di Saviano o a sostegno della candidatura a sindaco dell’avvocato penalista Vincenzo Mormile. Il quale ha scelto la strada delle liste civiche. Fermento nella sinistra radicale. Rifondazione comunista è stata commissariata ed un gruppo di giovani sta tentando di ricostruire la sezione locale dopo la “svendita” dei valori e degli ideali messa in atto da Del Gaudio e Guardabascio. Finché avevano l’assessore e lo stipendio hanno avallato il sistema “cemento e stipendi”. Solo quando sono stati “cacciati” dall’esecutivo, hanno

iniziato per un brevissimo periodo a contestare il sistema con parole al vetriolo. Hanno seminato vento e raccolto tempesta. Il Prc è da rifondare. E in quest’opera di ricostruzione prende sempre più corpo la possibilità di una federazione di sinistra con i “compagni” di Sel: Romano, Franco e Gragnaniello. Con una serie di figure storiche della politica locale in attesa di costruire un’alternativa seria all’attuale maggioranza. Almerindo Santucci, Luigi e Vincenzo Campanile, Franco Gragnaniello, Mimmo Avanzo ed altri cognomi storici legati alla sinistra. Delusi coloro che pensavano in un’azione decisa del Pd, così come promesso da vertici locali. Prima del riequilibrio di bilancio, così come avevano fatto capire i consiglieri comunali ed il nuovo segretario, Elia Schiavo, bisognava chiarire la posizione di tutti i partiti della maggioranza sul futuro. Insomma, non era un ricatto ma una posizione coerente. Se c’è la volontà e l’intesa di stare insieme sul presente e sul futuro bene, altrimenti sarebbe inconcepibile approvare il Puc, restare incollati alla poltrona e alla gestione fino all’ultimo giorno utile e poi presentarsi divisi alle elezioni. Come si potrebbe giustificare la divisione? In nessun modo. Quindi, l’obiettivo era quello di sgombrare il campo da ogni equivoco. Con impegni seri e concreti. Una sorta di ultimatum. Il sindaco, invece, ha dimostrato che comanda lui. E’ sceso in campo, ha dettato i tempi, ha messo in archivio le fibrillazioni sui possibili candidati a sindaco e dettato l’itinerario da seguire: via libera al riequilibrio, poi il Puc ed alla fine si deciderà il candidato alla sua successione. Fino a marzo li farà giocare e divertire. Quando il gioco si farà serio saprà lui come fare e risolvere ogni controversia. A quel punto nessuno può tirarsi indietro. Le ambizioni del Pd rischiano di entrare in una morsa pericolosa. Il tempo dirà chi ha avuto ragione. Solo Peppe Barra può decidere di spaccare e nessun’altro. Lo decide lui, se lo vuole, quando vuole, con chi vuole.

C

CARDITO • LO SCENARIO IN VISTA DELLE ELEZIONI

In maggioranza tanti pretendenti. Il Pd fa marcia indietro: vota il riequilibrio, il Puc e poi si parlerà del futuro. Dinardo ha compiuto la missione: distrutto il centrodestra. Il “popolo delle partite iva individuali” elemosina un posto in lista

Tutti vogliono la corona del re, ma sarà il re a decidere a chi donarla

Pasquale Barra ha chiesto al sindaco la candidatura a primo cittadino

Page 20: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 201120

ARDITO – Eccoci qua per un’altra valutazione alla luce degli ultimi avvenimenti. Non soffermiamoci sulle

dinamiche quotidiane o sugli ultimi mesi del “decennio”. Nulla di nuovo sotto al sole. Gli ultimi cinque anni come sono cominciati, così finiranno. Stessi attori, stessi valori, che in gran parte ho combattuto e non condiviso. Bisogna andare oltre. E’ il momento di andare oltre. Perché criticare è semplice, lo possono fare tutti. L’aria non si paga, la libertà di espressione è garantita dalla Costituzione, quindi tutti possono esprimere giudizi, soprattutto se negativi, su altri. Invito a comporre un’analisi dalla prospettiva opposta. Non quella di passare ai raggi x, nei dettagli, cosa è successo nel “decennio” e gli autori del “decennio”. La riflessione da fare è un’altra: cosa c’è oltre quello che ha prodotto il “decennio”? Il sindaco Giuseppe Barra lo ha ripetuto più volte: “C’è il nulla”. Personalmente non sono d’accordo. C’è qualche cosa di buono come l’impegno in prima persona dell’avvocato Vincenzo Mormile che di sicuro, in qualsiasi ruolo l’elettorato lo relegherà, riuscirà a dare un contributo positivo e di qualità alla comunità; e c’è tanto, caro Peppe Barra, di negativo. Un esercito marcio di accattoni, di “professionisti della pagnotta”, di gente che predica il perbenismo e una volta a cavallo riesce a fare peggio del peggiore esponente del “decennio”. E lo ha già dimostrato. E’ gente senza dignità e senza orgoglio. Con l’occhio orientato al profitto e con le mani a tessere ragnatele, trappole invisibili per alleati e avversari. Ecco perché sono i peggiori. Sono quelli che hanno “azzuppato” senza dare nulla alla comunità e tradito. Pugnalando tutti alle spalle. Poi, dopo aver “azzuppato”, hanno criticato chi li ha sostituiti nella “zuppa”. Sono quelli che cambiano versione sul “decennio” e sui protagonisti rispetto all’interlocutore o al contesto. Magari riescono a cambiare versione nella stessa giornata da piazza Garibaldi a Cardito a pizza Giovanni XXIII a Carditello. Di buono c’è una sinistra radicale, una sparuta minoranza, ma fiera della sua diversità. Bisogna rispettarla ed apprezzarla. Poteva fare scelte più redditizie come hanno fatto i vecchi “compagni” di Rifondazione che riuscirono a svendere un patrimonio di idee per una pigione. Invece no. L’attuale sinistra ha una storia alle spalle che difende a testa alta e con grande dignità. Spero che l’elettorato riuscirà a premiarla. Un consigliere significherebbe davvero tanto. Di cattivo ci sono i dinosauri in agguato, con un piede nei partiti del “decennio” ed uno nelle liste dell’alternativa che non ci sono: puzzano di vecchio. Puzzano di muffa. E sinceramente sono peggiori del “decennio”. Lo hanno già dimostrato i padri e i figli non saranno da meno. Anzi, sono più pericolosi. I loro cognomi sono certificati. A pochi mesi dalla fine, il mio giudizio è uguale a quello di Rocco Saviano: il migliore sindaco col peggiore consiglio comunale possibile. Le analisi sul perché siamo arrivati a questo le ho fatte e sarebbe inutile ripeterle. Mi interessa il futuro. A me ed alla gente. Interessa il futuro. Capire come si può migliorare. Il dato di partenza, però, che piaccia o meno, è il “decennio”. Non

significa modificare i giudizi sul passato. Le cose positive restano e le abbiamo raccontate. Così come restano quelle negative. Peppe Barra ha dichiarato, in un’intervista rilasciata al sottoscritto, che vuole portare via con sé tutto quanto non è andato; “mezze tacche”, affaristi e “pagnottisti” inclusi. Ed allo stesso tempo continuare a fare politica nel suo paese come il “padre” della nuova era. Se lo fa, chiuderà in bellezza. C’è una classe dirigente che è cresciuta e bisogna a questo punto riconoscerla: Nunzio Raucci, Pasquale Barra, Francesco Pisano, Giuseppe Cirillo, Luigi Fusco, Eugenio Lago, Franco Castaldo, Pierpaolo Garofalo, Giovanni Aprovidolo, Raffaele Miele e Luigi Iorio. E c’è un altro saggio che li ha guidati: Rocco Saviano. Sono cresciuti in maggioranza e all’opposizione. O chi addirittura è riuscito a fare politica e ad impegnarsi senza ricoprire cariche istituzionali. Esempio di passione. Il resto rappresenta il nulla. Rappresentano quel cancro da estirpare. Quei “professionisti della pagnotta”, come raccontato, che riescono a stare ovunque giocando su tutti i tavoli. Cambiano versione, gente senza spina dorsale, senza dignità; chi si vende per 400 euro, chi per l’affare della vita. Il male del “decennio” è questo. “Mezze tacche”, “pagnottisti” e “tengofamiglia” da pensionare alle prossime elezioni. Poi con i veri leader della nuova classe dirigente si ragionerà di sviluppo sperando che abbiano imparato la lezione. Voglio credere che le perversioni del “decennio” siano scaturite dall’elezione di “mezze tacche” e gente improvvisata, imprenditori legati a fenomeni criminali, che hanno condizionato il quadro. Ed hanno avuto gioco facile perché c’era un altro obiettivo da perseguire: pensionare la vecchia classe dirigente. Un passaggio di testimone avvenuto in maniera traumatica. La vecchia classe dirigente sepolta. Quella classe dirigente che ha fatto affari sulla pelle della comunità portando, però, la giacca e la cravatta. Loro pilotavano ugualmente i concorsi. Lottizzavano ugualmente gli incarichi. Sull’edilizia avevano lo stesso sistema e pure quello dei tecnici era lo stesso. Con una sola differenza: ne privilegiavano uno solo. Lo stesso che col “decennio” ha fatto comunque affari, ma al suo fianco sono cresciuti tutti i tecnici e gli imprenditori. Non dico questo per giustificare i “dieci anni”, proprio io che li ho sempre combattuti. Così come combatterò sempre qualsiasi tipo di sistema, e nella cronaca quotidiana continuerò a mettere in luce tutto quello che non va. Alla fine, però, è doveroso e necessario analizzare quanto successo con serenità. La storia serve per capire e per programmare il futuro. Serve, per chi è in buona fede, a capire cosa non è andato, perché non è andato, quali sono stati gli errori commessi e come si deve fare per non ripeterli. Rilancio l’ipotesi che lanciai prima del “decennio”. Un’ipotesi che proprio Pasquale Barra colse al volo, salvo poi tradire l’idea e la missione strada facendo: un patto generazionale tra giovani che hanno a cuore le sorti del paese. Che vogliono rimboccarsi le maniche per cambiare il paese. Per migliorarlo e tenere fuori aspetti deviati. Per riportare al centro del dibattito i problemi,

cancellare le perversioni, per quanto possibile, di un sistema che nel “decennio” è uscito allo scoperto grazie alle inchieste della stampa. Ma si tratta di un sistema che a Cardito esiste da sempre, solo che nessuno ne ha mai parlato. Riportare al centro della selezione della classe dirigente la meritocrazia e collocare ognuno nel posto che merita. Tanto i “professionisti della pagnotta” resteranno a casa. Non hanno gli attributi per uscire allo scoperto. Leccano il culo a tutti , a secondo della piazza, sperando che i governanti di domani gli riconoscano qualche “incaricuccio”. Il problema non è questo e non si deve confondere perché sta passando un brutto messaggio, un messaggio distorto. Chi lavora per l’Ente locale non è un venduto. La questione è un’altra: bisogna selezionare i migliori sulla base di quello che possono dare al paese. Non gente che non fa nulla, che ruba 400-500 euro al mese e fa finta di sputarci pure sopra. Predicano bene e razzolano male. Intascano il possibile e per intascarlo hanno svenduto valori, dignità, idee e soprattutto hanno svenduto la loro faccia, trasformando i loro cognomi in offese. Sono dentro e fuori l’attuale maggioranza. Sono tra i sostenitori e gli accusatori dell’attuale maggioranza. Ecco perché, caro sindaco, bisogna stare attenti. C’è da fare pulizia all’interno della tua coalizione ma pure all’esterno. Consapevole che serve un patto generazionale che ti veda in prima linea ad evitare che si scateni una guerra fatta di personalismi e gelosie, una guerra capace di trasformare Cardito come i paesi limitrofi. Basta guardare cosa è successo a Crispano (scioglimento per camorra e faide che hanno bloccato la nuova amministrazione) e Caivano (il sindaco si è dimesso dopo pochi mesi e si ritrova senza maggioranza con un paese senza governo) per capire di cosa parlo. Gli aspetti che non vanno devono essere corretti, alcuni cancellati. Le “mezze tacche” non saranno elette perché sono ditte individuali, come dici tu, gente senza valori, senza idee e senza storia. Saranno bocciati dall’elettorato e se non riescono a fare la lista, nessuno se li deve caricare. Sono il cancro, insieme ai “tengofamiglia”, da estirpare. Però, fai attenzione a quello che c’è fuori. Non c’è il nulla. C’è qualcosa di peggiore. Infine, tocca ai nuovi esponenti della classe dirigente intervenire su questo dibattito. Gli spunti di riflessione ci sono. Auspico che Cirillo, Fusco, Barra, Pisano, Castaldo, Raucci, Saviano, Aprovidolo e così via intendano intervenire con loro scritti. Per cominciare a parlare dei problemi, per aprire un dibattito, per tentare di volare alto e di metterci alle spalle il “decennio”, ripartendo dal “decennio”, da quei pochi aspetti positivi emersi. Ripartiamo dalle cose positive. Ripartiamo da un patto generazionale che può costituire il primo passo verso il salto di qualità. Pure perché dopo le elezioni si ripristinerà un quadro democratico: una maggioranza che governa ed un’opposizione che controlla e quando, e se, ce ne sarà bisogno, sarà pronta a denunciare. Se il “decennio” è il prezzoo che si doveva pagare per il cambio generazionale, lo abbiamo pagato. Adesso si cambi registro. giovanni de cicco

C

Un patto per il paese e per legittimare la nuova classe dirigenteCARDITO • IL DIBATTITO

Il “decennio” è stato il prezzo da pagare per sancire il passaggio di testimone e seppellire la vecchia classe politica che in termini di affarismo e clientele era peggio degli attuali governanti. Si riparta dal meglio che c’è, correggendo gli errori

Page 21: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 2011 21

RISPANO – Se ne fregano pure dei morti. L’immobilismo dell’amministrazione di Crispano e l’isolamento del sindaco Carlo

Esposito, influisce, ovviamente in negativo, pure sui lavori del consiglio d’amministrazione del Consorzio cimitero Cardito-Crispano. Alle porte c’è la ricorrenza dei defunti e il Cda si è riunito per varare importanti provvedimenti, in modo da garantire il perfetto funzionamento di ogni servizio e accogliere l’utenza senza sbavature. Sapete cosa è successo? Che il presidente dell’organo, Nunzio Raucci, si è accollato da solo ogni tipo di responsabilità perché il Cda non riesce a funzionare a dovere. Perché? Basta guardare gli atti e le assenze. Le colpe sono tutte dei componenti Crispano. Assenteisti, fannulloni e incompetenti. L’unica che si è presentata alla riunione è Pina De Luca del Pd. Un solo componente su tre di Crispano. Carlo la Sala si è dimesso e Carlo Esposito non ha nominato il suo sostituto. Quindi, la casella è da tempo vuota. Marina Cennamo, sempre del Pd, invece, ha battuto ogni record possibile. Sistematicamente assente. Non la si vede e non la si sente. Così, nonostante la presenza costante dei componenti di Cardito, con la supervisione del sindaco Giuseppe Barra, molto attento ai problemi del camposanto, la riunione è andata deserta. E le decisioni sono state assunte, come detto, con decreto del presidente Raucci. Da solo si è accollato tutte le responsabilità di ogni singola decisione. Ricapitoliamo: De Luca si presenta alle riunioni e non dice nulla, avulsa da quelle che sono le tematiche del camposanto e le possibile soluzioni. Un figurante. Non apre mai bocca. Marina Cennamo, invece, è riuscita a fare di meglio: non si presenta mai. L’altra poltrona affidata ad un componente di Crispano, dopo le dimissioni di La Sala non è stata assegnata perché Carlo Esposito non è riuscito nemmeno a nominare un altro componente. Il primo cittadino di Crispano o si è dimenticato oppure non riesce a trovare un consigliere disponibile. Vergognoso. Quindi il governo del cimitero è paralizzato a causa dell’immobilismo della classe dirigente di Crispano. Anche di fronte ad una ricorrenza molto sentita dalla cittadinanza, se ne sono fregati, ancora assenze su assenze. Dai banchi della maggioranza nessun commento. Lo stesso sindaco Carlo Esposito non parla del cimitero e di tutte le problematiche, anche gravi, legate al camposanto, come quella relativa alla costruzione dei nuovi loculi impantanata in una guerra giudiziaria con la ditta appaltatrice. E’ come se fossero problemi solo dei cittadini, degli amministratori e del sindaco di Cardito Giuseppe Barra. E’ mai possibile continuare su questa strada?Alcune domande che non trovano risposta: come mai Carlo Esposito non riesce nemmeno a nominare il componente del Cda che tra l’altro spetta all’opposizione? Come mai Carlo Esposito non riesce a garantire mai la presenza nel Cda del cimitero dell’esponente del Pd Marina Cennamo, figlia del superdirigente del Comune e del Pd Salvatore Cennamo? Marina risponde così: “Le mie assenze sono tutte giustificate perché agli atti ci sono una serie di certificati medici. Tutte giustificate tranne una. Sul perché il sindaco Esposito non riesce a nominare un

altro componente al posto di La Sala non dovete chiedere a me. Non so nulla. Io posso parlare per la mia situazione. Le assenze sono tutte giustificate dai certificati medici”. Per carità. Un malanno di stagione può capitare a tutti. Così come tutti possono avere dei guai fisici. Ci mancherebbe. Ma se le condizioni fisiche dell’esponente del Pd non sono adeguate a reggere un incarico di vitale importanza come il governo del cimitero, il sindaco Carlo Esposito perché l’ha nominata? Se i problemi fisici sono arrivati dopo la nomina e sono così forti da impedire a Cennamo di presentarsi sistematicamente in riunione, perché non si dimette e si da spazio a chi, invece, ha tempo, voglia, idee e salute per affrontare un’incombenza del genere? Domande, ancora una volta, senza risposta. Marina Cennamo si è giustificata: “Ho presentato i certificati medici”. Ben detto. MA dovrebbe capire che i certificati medici, da soli, non riescono ad affrontare e risolvere i problemi del cimitero. Ad esempio, non è possibile far saltare il servizio delle lampade votive e di fronte alle proteste della popolazione presentare, il primo novembre, i certificati medici di Marina. La gente non ha l’anello al naso. Siamo al paradosso. Si rischia di diventare ridicoli.Il primo cittadino di Crispano scarica sempre la colpa sui giornalisti senza mai entrare nel merito delle questioni. Agli atti ci sono le assenze. Chiunque cittadino può verificare: i rappresentanti di Crispano si sono comportati da fannulloni, assenteisti ed incompetenti. Carlo La Sala spiega l’immobilismo così: “Mi sono dimesso per problemi politici. Ho portato tante proposte ed il nuovo piano regolatore del camposanto è agli atti da 4 anni. Tante belle proposte ma non si è mai deciso nulla. Pure sui loculi non hanno voluto ascoltare i miei consigli ed ora chissà quando risolveranno la questione e se la risolveranno. Su ogni decisione importante bisognava sistematicamente ascoltare i due sindaci, di Cardito e di Crispano. A questo punto mi sono detto: a cosa serve la mia presenza? Non sono il tipo da fare la <mazza>. Così mi sono dimesso. Il sindaco Esposito non ha nominato nessun’altro? Non so perché. Non è una domanda da fare a me”. La Sala per certi aspetti può avere pure ragione, ma deve comunque capire che lui rappresenta l’opposizione, tra l’altro rappresentante del paese di minoranza nel Cda del cimitero. Quindi, a La Sala spetta il compito di controllo. E deve sapere che ha di fronte una maggioranza, nel caso specifico di Cardito, capace di affrontare e risolvere i problemi. Tocca a lei fare proposte. Infatti, il sindaco Giuseppe Barra si è speso molto per realizzare i nuovi loculi e per trovare la soluzione giusta che portasse tutti fuori dal tunnel. Il problema è un altro: senza la collaborazione di Crispano non si può fare nulla. Se Marina Cennamo continua con le sue continue e costanti assenze, se il sindaco si ostina a non voler sostituire La Sala e quindi a lasciare vuoto quel posto, ogni sforzo diventa vano. I fatti non lasciano spazio a giustificazioni. Possibile che nemmeno con la ricorrenza dei morti alle porte, i componenti del Pd e della classe dirigente e politica di Crispano abbiano avvertito la necessità e la responsabilità di dare il loro contributo per

garantire che tutto filasse liscio? E’ successo pure questo. Non c’è limite al peggio. Nel Partito democratico c’è grande imbarazzo. Così come nel paese. Una situazione di immobilismo totale, caratterizzata da una serie di assessori che pensano esclusivamente al loro orticello. Licenze, incarichi, stipendi. Una guerra frontale di tutti contro tutti all’interno del Partito democratico che sta logorando il sindaco ed affossando il paese. Sull’assenteismo nel Cda del cimitero sono stati fortunati perché il presidente Nunzio Raucci è un giovane moderato, pacato, tranquillo, che tenta sempre di evitare polemiche e divisioni. Ma sui comportamenti dei rappresentanti della classe politica di Crispano servirebbe davvero una presa di posizione forte, decisa, senza mezzi termini. Si può operare e sbagliare. L’assenteismo, l’essere fannulloni, invece, sono comportamenti che non si possono accettare. Che non hanno alcuna giustificazione. Carlo Esposito concepisce gli incarichi del Cda come semplici posti di potere da lottizzare e utilizzare per garantirsi l’equilibrio interno. Insomma, le prime “scelte”, e che prime scelte, in giunta, ed il resto accontentati con la nomina nel Consorzio. A cosa serve se poi non ci vanno mai e quelle volte che De Luca ci va resta in silenzio, muta come un pesce, senza idee e senza soluzioni? Ci dice il sindaco cosa ha prodotto Marina Cennamo occupando quell’incarico? Sulla competenza della giovane consigliera del Pd, nessuno può metterci bocca. Ma oltre una serie infinita di certificati medici e qualche assenza ingiustificata, agli atti, al nome di Marina Cennamo del Pd di Crispano, non risulta nulla. Come detto, solo certificati medici e assenze ingiustificate. Intanto, la vertenza dei loculi non trova soluzione e qualsiasi tipo di problema ricade solo sulle spalle dei consiglieri di Cardito e nel caso specifico, in vista della ricorrenza dei morti, è stata necessaria un’assunzione di responsabilità da parte del presidente Nunzio Raucci. La politica di Crispano può solo vergognarsi.

C

Se ne fregano dei vivi... e pure dei morti CRISPANO • I CONSIGLIERI DEL PD? ASSENTEISTI E FANNULLONI

Salta la riunione del Cda del cimitero in vista del primo novembre. Tutto ok grazie ad un decreto di Nunzio Raucci. Marina Cennamo assenteista cronica: “Ho i certificati medici”. E Carlo Esposito non sostituisce il dimissionario La Sala

Nunzio Raucci, presidente del Cda del cimitero

Page 22: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 201122

V F, C

T. ...

Scuola Superioredi Lingue Straniere

IngleseFranceseSpagnoloCinese

Page 23: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è

MOSAICO15 OTTOBRE 2011

23

SATIRA

“o pazzo ‘a casa tornaNa ze f i ra e ‘ v i en t

MOSAICO

…’u rialo ‘e Berta ‘a nepota: arapette ‘a cascia e le dette ‘na noce…! Cari amici eccoci quà, a narrar le gesta ‘e Sua Maestà, “Cenzino à…rresta”.!Gesù, Gesù, oramai ò popolo nùn ne po’ chiù…! Che confusione, ovunque c’è mise-ria e disperazione. Signori miei sta pè scup-pià ‘a RIVOLUZIONE…!E come spesso accade, in certe situazioni, ecco farsi avanti i soliti vecchi furbacchio-ni…?Che emozione…! tempi belli quelli della “Cantina dò Nasone”, quando per essere felici bastava sùl nà canzone; cù “ò Gnum-mat” e “Millelire”…ed è quel che dire, a soddisfare ogni capriccio del giovane “Mim-milluccio”..hi..hi..hi.!Poco più in là “ò Saracin”, cà una nè fa e ciènt né cùmbin, in cerca di clemenza per propria convenienza…evviva Sua Eccellen-za…! Quando all’improvviso, veloce come il ven-to, giunge la notizia di un tragico avveni-mento…? Infatti, nello stesso momento è in atto l’ammutinamento; potete immaginare lo sgomento dell’intero reggimento…sic!Chi poteva creare tanto scompiglio se non “i Chiochioro” pat’è figlio, che con l’appog-gio ‘e “Paneran” puntano dritto ‘a vott cò gran…sic!Ed ecco, che l’intero reame, stremato dalla fame, si prepara a dare guerra al nemico della propria terra: pè ”Cenzino à…rresta”, non è più tempo di fare festa;…chi semina vento…raccoglie tempesta! Aveva ragione la buonanima di nonno “Fi-lippo”, sempre pronto ‘a malignà alla vista ‘e Sua Maestà:<<Giggin, bello dò nonno, ricordati che…chi vo’ mettere pede a ogni preta, nun arriva a la casa.>>Quando il RE oramai è perduto, ecco giunge-re un disperato aiuto…?

“Fuijte, fuijte, jammo ‘a ffa ‘mpressa, ar-rivano e guardie”…! Grande è la sorpresa quando dal nero furgoncino spunta lui…”ò Bambino” cù ‘o solito carrozzino, a fare sfoggio di lealtà a servizio e Sua Maestà…sic! Pernacchi e fischi per i poveri fuggiaschi; una brutta delusione che pagano con una dura lezione. E fù a questo punto che spuntò n’anema fu-reste e brutta comm’à peste…”ò Minotau-ro”; per il principe del foro, per metà uomo e metà toro, troppo ghiotta è l’occasione per tentar la promozione; e così senza nessuna pietà per il servo di Sua Maestà, con uno sfo-go appassionato aggredì lo scellerato. La cornacchia, gelosa del corvo, il quale dà auspici agli uomini, prevede il futuro ed è perciò da essi invocato come testimonio, si mise in testa di fare altrettanto. Vedendo passare dei viandanti, volò su un albero e piantatasi là, cominciò a gracchiare a tut-ta forza. Al suono della sua voce, quelli si volsero spaventati, ma uno disse subito:<< Niente, niente, amici, andiamo pure avanti. E’ soltanto una cornacchia, e le sue grida non significano nulla >>.Morale della favola: Così anche tra gli uo-mini, chi si mette a gareggiare coi più potenti di lui non solo non riesce ad uguagliarli, ma si guadagna anche le beffe.Con l’ennesima e saggia novella, volge al termine la nostra consueta puntatella…!Ma niente paura, continua l’avventura…! E’ già in arrivo la nuova storia dò Re sen-za gloria. Per l’intera popolazione è vici-na l’ora della LIBERAZIONE. In preda alla follia…a palazzo tutti scappano via. Tranne il vostro umile servitore, “Giggin ò scumbinat”, che resterà ad allietare le vostre ore perché, se parlano tutti allora…parlo pure io.!

Nascette ‘o millenoveciento e diece,ha fatto cient’anne ’o duimila e diece,è uno tra ‘e cchiù antiche r’‘e mistiere,ve sto parlanno, amice, r’‘o barbiere.Stu salone ‘o rapette Don Gennaroe è stato sempe ‘mmiezz’ ‘o piscinaro,po ‘o lassaie ‘o figlio ‘on Ferdinandoe tutti quanti sapimmo fin’a quando.Doppo ca Biase buono s’è mparato,Dio a’ on Ferdinando s’ha chiammato.Biase pur ’isso sta addiventanno anzianocomme’ o pate e fra poco passa ‘a mano.Già sta scritto ca ho lassa stu cumandope trasferi ‘o salone o figlio Ferdinando,accùssi, tra rasule, pennielle e ’o proraso,cuntinua sta storia r’ ‘a dinastia Di Maso.Oggi vedite tutti ca int’ a stu salonestanno alliniate lavandine e pultrone,paricchia ggente’ ncoppo s’è assettatafacennese ‘e capille e ‘a barba rasata,a me ricordo pure ‘ e chillu cavallucceusato p’‘e criature ca facevano ‘e capricce.Io so’ cliente vuosto ‘a cinquant’annee ve faccio ll’augurio pe sti cient’anne,auguri sinceri p’ ‘ a storia ‘e stu saloneve fa cu tutt’ ‘ o core

Peppe Perone

Centenario Salone Di Maso 1910 - 2010

Page 24: Afragola. Il sindaco sul rione “Salicelle” fa la parte di … 25 giugno...alloggi occupati abusivamente. Anzi, al punto 4, sancisce che “l’esecuzione coatta di sgombero è