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Lorenzo Costa (continua in seconda pagina) n. 77 - Marzo 2007 A M I C I N U O V O C A R L O F E L I C E Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici Nuovo Carlo Felice Autorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92 Di fronte alle scenografie di Emanuele Luzzati, si ha quasi sempre l’impressione di finire mani, piedi e pensieri dentro un sogno”. Lo aveva dichiarato anni fa Giorgio Strehler. Lele Luzzati ci ha lasciato qual- che settimana fa, all’improvviso, lasciando un vuoto incolmabile. Lele al teatro ha dato tutta la sua vita: ha creato “La borsa di Arlecchino” (1960), la Com- pagnia dei Quattro (1961), il Teatro della Tosse (1976). Innumerevoli sono i suoi spettacoli per la prosa e per la lirica in cui aveva esordito giovanissi- mo portandovi una ventata di freschezza e vitalità. Freschezza e ironia riversate nei suoi indimenticabili film d’animazione, nati sulla scia della passione per l’opera. Noi lo ricordiamo nelle sue ultime apparizio- ni al Carlo Felice, con Il flauto magico che ha aperto quest’anno la stagione e con il delizioso L’elisir d’a- more costruito con una grazia e una delicatezza straordinarie. Ci mancherà Lele per la sua arte, ma anche per il suo sorriso, per la sua modestia, per la sua disarmante semplicità. Roberto Iovino N el 1884 Le Willis, opera ballo del venti- seienne Giacomo Puccini su libretto di Fer- dinando Fontana, viene rappresentata al teatro Dal Verme di Milano. La partitura era stata concepita in realtà per il concorso del Teatro illu- strato, indetto dalla Casa Musicale Sonzogno. Per tale concorso era prescritta una cospicua parte sinfonica interna all’opera. Di qui la natura quasi du- plice del primo lavoro teatrale di Puccini. La prima stesura fu soggetta a tre successive re- visioni che portarono al risultato finale di due atti e dieci numeri. Il soggetto che Fontana, poeta scapi- gliato milanese, propose a Puccini, traeva spunto da una serie di leggende slave da cui Heinrich Heine prima e poi Teophile Gautier, avevano tratto un dramma: Giselle ou Les Willis. Adolphe Adam nel 1841 aveva già scritto il cele- bre balletto. Si tratta di un soggetto tipicamente ro- mantico, dove la protagonista è una parente stretta delle varie sirene, ondine e rusalke che avevano già stimolato l’estro creativo di Lortzing, Dargomizshky, Dvoràk ecc. La tematica delle figure femminili, ab- bandonate dai propri uomini, che vivono o le cui ani- me sopravvivono dopo morte prematura, in situazio- ni ambientali più diverse (laghi, fiumi, notti di luna piena) e che si vendicano puntualmente, anche dopo lungo tempo degli amanti fedifraghi, è comune a tut- te le opere citate. Puccini scrive quest’opera ibrida in uno stile an- cora giovanilmente ghiotto di tutte le tendenze stiliti- che possibili, inserendo tra i due atti una sezione sinfonica comprendente due parti distinte: Abbando- Addio a Lele Puccini opera prima

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Lorenzo Costa(continua in seconda pagina)

n. 77 - Marzo 2007

A M I C I N U O V O C A R L O F E L I C E

Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici Nuovo Carlo FeliceAutorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92

“ Di fronte alle scenografie di Emanuele Luzzati, si haquasi sempre l’impressione di finire mani, piedi epensieri dentro un sogno”. Lo aveva dichiarato annifa Giorgio Strehler. Lele Luzzati ci ha lasciato qual-che settimana fa, all’improvviso, lasciando un vuotoincolmabile. Lele al teatro ha dato tutta la sua vita:ha creato “La borsa di Arlecchino” (1960), la Com-pagnia dei Quattro (1961), il Teatro della Tosse(1976). Innumerevoli sono i suoi spettacoli per laprosa e per la lirica in cui aveva esordito giovanissi-mo portandovi una ventata di freschezza e vitalità.Freschezza e ironia riversate nei suoi indimenticabilifilm d’animazione, nati sulla scia della passione perl’opera. Noi lo ricordiamo nelle sue ultime apparizio-ni al Carlo Felice, con Il flauto magico che ha apertoquest’anno la stagione e con il delizioso L’elisir d’a-more costruito con una grazia e una delicatezzastraordinarie. Ci mancherà Lele per la sua arte, maanche per il suo sorriso, per la sua modestia, per lasua disarmante semplicità. Roberto Iovino

N el 1884 Le Willis, opera ballo del venti-seienne Giacomo Puccini su libretto di Fer-dinando Fontana, viene rappresentata al

teatro Dal Verme di Milano. La partitura era stataconcepita in realtà per il concorso del Teatro illu-strato, indetto dalla Casa Musicale Sonzogno. Pertale concorso era prescritta una cospicua partesinfonica interna all’opera. Di qui la natura quasi du-plice del primo lavoro teatrale di Puccini.

La prima stesura fu soggetta a tre successive re-visioni che portarono al risultato finale di due atti edieci numeri. Il soggetto che Fontana, poeta scapi-gliato milanese, propose a Puccini, traeva spuntoda una serie di leggende slave da cui Heinrich Heineprima e poi Teophile Gautier, avevano tratto undramma: Giselle ou Les Willis.

Adolphe Adam nel 1841 aveva già scritto il cele-bre balletto. Si tratta di un soggetto tipicamente ro-mantico, dove la protagonista è una parente strettadelle varie sirene, ondine e rusalke che avevano giàstimolato l’estro creativo di Lortzing, Dargomizshky,Dvoràk ecc. La tematica delle figure femminili, ab-bandonate dai propri uomini, che vivono o le cui ani-me sopravvivono dopo morte prematura, in situazio-ni ambientali più diverse (laghi, fiumi, notti di lunapiena) e che si vendicano puntualmente, anche dopolungo tempo degli amanti fedifraghi, è comune a tut-te le opere citate.

Puccini scrive quest’opera ibrida in uno stile an-cora giovanilmente ghiotto di tutte le tendenze stiliti-che possibili, inserendo tra i due atti una sezionesinfonica comprendente due parti distinte: Abbando-

Addio a Lele Puccini opera prima

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no e Tregenda. La tradizione ita-liana è rispettata con l’osservan-za di numeri chiusi (arie, roman-ze, duetti), ma un certo wagneri-smo è presente sia nell’orche-strazione che nella ciclicità di te-mi che svolgono la funzione di leit-motiv. La vicenda narra la tristestoria di Anna, giovane abitantedella Foresta nera, fidanzata diRoberto (Heinrich nell’originale),la quale si deve separare dall’a-mato perché quest’ultimo deveandare a riscuotere un’ingenteeredità a Magonza. La separazio-ne dovrebbe essere temporaneama Anna è inquietata dal presen-timento che, giunto in città, Ro-berto incontrerà un’altra donna.Puntualmente ciò avviene e Annamuore di dolore. Dopo un po’ ditempo Roberto, colto da un tardi-vo rimorso, torna da Anna per in-vocarne il perdono (tutti ugualiquesti uomini) ma, giunto nella fo-resta, apprende che Anna è mor-ta. Ne incontra il fantasma il qua-le gli chiede conto del suo tradi-mento. Ben presto il dolente fan-tasma si svela per quello che è,

(segue dalla prima pagina) una Villi, misteriose creature chenelle notti di luna piena attendonoi loro “ex” traditori per vendicarsidi loro, coinvolgendoli in una dan-za frenetica che si conclude conla morte. E così tocca pure a Ro-berto. Il repechage di Le Villi haun interesse documentario inquanto il valore musicale è limita-to e diseguale. Tuttavia, pur in unlavoro di apprendistato, si scor-gono alcuni degli elementi carat-teristici del Puccini maturo. Sin-tassi musicali ricca e varia, l’utiliz-zo di temi guida, la ricerca armo-nica moderna. Le arie di Anna eRoberto conservano quell’imme-diatezza melodica tipica italiana esi inquadrano in una cornice dipezzi d’insieme e cori derivati dalmelodramma romantico italiano.Tradizione e curiosità anticipanoquella posizione un po’ strabicache Puccini assunse deliberata-mente rispetto alle sue scelte sti-listiche. Da un lato la necessità direstare ancorati ad una dimen-sione melodico lirica irrinunciabile(“Ormai il pubblico ama e subiscemusiche illogiche. La melodia nonsi fa più o se si fa è volgare. In Ita-lia si cantava e non si canta più.”)dall’altra la volontà di rendersi cu-riosi verso le novità (“Il Sacre diStravinsky: una cacofonia all’e-stremo. Nell’insieme roba da

Puccini opera prima

matti... Curiosa però e fatta conun certo talento”). Questo è Puc-cini già nella sua prima opera,che ebbe gran successo (“Suc-cesso clamoroso. Diciotto chia-mate. Ripetuto tre volte Finaleprimo. Sono felice”, scriveva il gio-vane sor Giacomo alla madre do-po la prima). Interessante quindil’occasione (rara) di ascoltarla.

L. C.

Teatro Carlo Felice, 7, 9, 11 marzoPuccini, Le Villi

Rappresentazione in forma semiscenicaRiccardo Frizza, direttoreFiorenza Cedolins, Anna

Josè Cura, RobertoGabriele Viviani, Guglielmo

Elena Aiello, violino e Renato Procopio, chi-tarra ci hanno offerto un concerto che spa-ziava da Gragnani (Notturno III) e Paganini(Sonate I e III, Romanza, Cantabile e Sona-tina n. 1) a Barrios (vals op.8, Una limosnapor el amor de Dios, la Catedral) e Piazzolla(Oblivion, Café 1930 e Bordel 1900). L’ec-centricità del programma e la varietà disuoni offerti agli ascoltatori hanno raggiun-to un risultato musicale di alto livello con-sentendo ai due giovani musicisti di espri-mersi al meglio delle loro possibilità. Sonostati premiati da un grandissimo successo.

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C’ è una nuova figura ad oc-cupare il posto del primoviolino nell’orchestra del

Carlo Felice. E’ Giovanni Fabris, vi-centino, arrivato nella nostra cittànel giugno scorso. “Genova è unabellissima città – dice Fabris - cosìdiversa dalla mia città natale, siacome architettura che per dimen-sioni: è più solare, è stretta tra imonti e il mare, mi piace molto”.Formatosi presso il Conservatoriodi Vicenza, perfezionatosi, poi, a Gi-nevra e in Olanda, con i tanti rico-noscimenti sono venute anche letournèe e il lavoro all’estero, so-prattutto in Spagna e in Francia,con il Quartetto Ravel di Lione. “Ve-nendo qui a Genova, ho voluto tor-nare a casa, in Italia, da cui man-cavo da troppo tempo, e che consi-dero un altro mondo. Volevo smet-tere di viaggiare senza sosta ancheperché sento molto l’attaccamentoalle mie radici che sono, poi, quelleche mi hanno trasmesso l’amoreper la musica. Mio nonno e mio bi-snonno, infatti, erano musicisti: horespirato musica fin da bambino, èuna tradizione familiare”.

- Genova è anche una nuova or-chestra, un nuovo ambiente musi-cale.

“Ho trovato un bell’ambiente,un’orchestra di grande talento(uno dei livelli maggiori in Italia) econ grandi potenzialità. Certo, unaparticolarità è che non abbia maiavuto una guida come può essereun direttore di orchestra stabile:

una figura di questo genere, se-condo me, dà identità al teatro evisibilità maggiore all’orchestra,permettendole, anche, di arrivarea sempre maggiori livelli.”

- Non solo. Una figura che all’or-chestra del Teatro Carlo Felicemancava da tempo è quella del pri-mo violino “stabile”.

“Infatti. Avere un violino di spallache non cambia ogni momento èimportante per un’orchestra. E’ unmodo per creare maggiore coesio-ne e per lavorare senza dover ri-cominciare da capo ogni volta. Lafigura del violino di spalla è impor-tante: è la “spalla” su cui si appog-gia il direttore d’orchestra, è il suo“traduttore” nei confronti degli or-chestrali. Se c’è già una conoscen-za reciproca si lavora meglio, conmeno fatica, e si possono otteneregrandissimi risultati”.

- Quali sono gli altri punti di rife-rimento principali, in un’orchestra,con cui il primo violino si rapportamaggiormente?

“Il violino di spalla è un punto diriferimento per l’orchestra in gene-rale. Le altre figure a cui gli orche-strali guardano sono il primo oboe,per la sezione dei fiati, e il primovioloncello, per quanto riguarda laparte “grave” degli archi”.

- Nelle scorse settimane il Tea-tro ha proposto un’opera splendi-da e complessa come “L’amourdes trois oranges”...

“E’ davvero un’opera bellissima emolto difficile. Ha una scrittura

complicata, in certi passaggi sem-bra non sia pensata per gli archi.La particolarità della preparazioneè consistita anche nel fatto di ave-re a disposizione due direttori d’or-chestra, Michail e Dimitri Jurow-ski. Quest’ultimo ha lavorato connoi nel primo periodo; gli è, poi, su-bentrato il padre, che ha struttu-rato un lavoro musicale unitario,dall’inizio alla fine dell’opera (cosache accade raramente!). L’allesti-mento nel suo insieme è stato digrande livello, dai cantanti al coroalle scenografie: peccato solo che,quando si è in orchestra, sembradi “essere in miniera”, ci si perdetutto quello che accade sul palco-scenico. L’orchestra ha trovatogrande motivazione, soprattutto inquesta occasione, e ha reagito inun modo molto positivo. Siamo riu-sciti ad arrivare ad una concentra-zione bellissima: si potranno faregrandi cose”.

Marta Musso

Fabris, il lavoro del violino di spalla

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N ell’autunno del 1710 lacorte del Principe diHannover sembrava non

soddisfare più le esigenze di Haendel:desiderando una sede più consona alproprio talento, il compositore comin-ciò a mostrar interesse verso altri pae-si, in particolare per l’Inghilterra che,orfana del sublime Purcell e terra diconquista per i musicisti stranieri, of-friva numerosi motivi di richiamo: se l’o-pera italiana, alla stregua di un intrat-tenimento esotico, costituiva un’attra-zione sicura per l’aristocrazia inglese,non mancavano le occasioni per fami-liarizzare con nuove possibilità espres-sive musicali, come i masque teatrali,gli anthems o le odi; non si trascuri poicome, rispetto al panorama europeo,si trattasse di una nazione sufficiente-mente liberale, una qualità che Haen-del dimostrò sempre di ricercare. Il Ri-naldo, andato in scena nel febbraio del1711, fu un autentico trionfo e spianòla strada tanto alla sua carriera quan-to alla fortuna stessa dell’opera seria inInghilterra poiché Haendel, stabilitosidefinitivamente a Londra, impose que-sto genere, componendo senza inter-ruzione partiture per la scena. Fra que-ste spicca il Giulio Cesare, sesto titolocomposto per la Royal Academy of Mu-sic su un libretto di Nicola FrancescoHaym. Haendel non fu certo il primo aoccuparsi delle vicende di Giulio Cesa-re, ma entrava a far parte di una tra-dizione che si estende fino ai giorni no-stri, comprendendo titoli come La pro-sperità infelice di Giulio Cesare dittato-re di Francesco Cavalli (1646), Antoni-no e Pompeiano di Antonio Sartorio(1677), Cleopatra e Cesare di CarlHeinrich Graun (1742) o, in epoca mo-derna, le opere di Malipiero, Giulio Ce-sare (1936 in scena, im prima assolu-ta proprio al Carlo Felice di Genova) eAntonio e Cleopatra (1938). Nella ver-sione haendeliana il condottiero, dopoaver sconfitto Pompeo nella battaglia diFarsalo, lo insegue fino alle sponde delNilo, ma apprende della sua mortecausata dall’infido Tolomeo. Al centrodell’opera sono due gruppi distinti econtrapposti: da una parte Giulio Cesa-re, Cornelia e Sesto (rispettivamentemoglie e figlio di Pompeo), dall’altra To-lomeo e il suo generale, Achilla. A muo-vere le figure maschili sono principal-mente la sete di potere (Tolomeo) e lapassione amorosa (Achilla), ma alla fi-ne Sesto riuscirà a vendicare la mortedel padre uccidendo Tolomeo, mentreCleopatra verrà incoronata regina d’E-

gitto per volere di Cesare in un tripudiodi folla. Con il Giulio Cesare, andato inscena al King’s Theatre di Haymarket il20 febbraio del 1724, Haendel sbara-gliava la rivalità dei compositori italiani,soprattutto di Bononcini, messo fuorigioco dall’esito infelice di due sue ope-re date nella medesima stagione. Unadelle ragioni del successo fu sicura-mente la strepitosa composizione dellacompagnia di canto; al Royal Theatre siavvicendavano artisti provenienti ingran parte dall’Italia: castrati, primedonne, una costellazione di personaggiche facevano la gioia del pubblico londi-nese. Fra questi il celebre castratoFrancesco Bernardi, detto il Senesino,cui fu affidato il ruolo di Cesare e Fran-cesca Cuzzoni, altra star italiana famo-sa per l’estensione vocale e la ricchez-za dei virtuosismi. Il compositore rivol-se una cura particolare nel tratteggia-re i personaggi femminili dell’opera,Cleopatra e Cornelia: se la prima domi-na inizialmente gli eventi con astuzia,per poi poter elargire i suoi tesori di se-duzione e sensualità, la seconda è unmodello di nobiltà e espressività, am-mirevole nella sua disperazione e nelsentimento che prova per Pompeo(Son nata a lagrimar, il duetto con il fi-glio Sesto che chiude l’Atto I, è, oltreche uno dei momenti più emozionantidell’opera, anche uno dei punti più altinell’itinerario artistico del compositorestesso). Il personaggio di Cesare assu-me importanza per via del titolo, sceltodal librettista contro il parere del com-positore e, pur presentandosi ricco disfaccettature psicologiche nel suo es-sere guerriero, eroe ed amante, nonraggiunge il grado di complessità deicaratteri femminili. Fra gli altri perso-naggi maschili emergono il giovane evaloroso Sesto, descritto con la spon-tanea semplicità che si associa alla suaetà, e i due malvagi, Achilla e Tolomeo,trattati musicalmente con una certadose di caricatura, affidati rispettiva-mente alle voci di un castrato e di unbasso. Come avvenne a quasi tutte le

opere serie del primo Settecento, an-che il Giulio Cesare fu pressoché di-menticato nel XIX secolo per essere ri-scoperto a Göttingen (Svezia) nel1922. Non avendo a disposizione deicastrati, in quella circostanza (ma an-che successivamente) il personaggiocentrale fu affidato a un baritono, o aun basso con predisposizione per gliacuti, mentre oggi la scelta avviene ge-neralmente fra un controtenore e unmezzosoprano. Anche se la successio-ne di arie con da capo, raramente in-tervallate da un duetto o da un coro,rappresenta una sfida per il pubbliconon specialista, l’opera è oggi moltoapprezzata per la raffinata scritturavocale e l’efficace orchestrazione: ibrani in stile recitativo e le arie si al-ternano in assoluta armonia, resti-tuendo tutta la forza necessaria al col-laudato schema drammatico in uso altempo, uno schema in grado di intrec-ciare amore e politica, gelosia ed eroi-smo, sete di vendetta e ricerca dellagloria. Questo non impedì al pubblicocontemporaneo ad Haendel, estrema-mente volubile, di orientarsi progressi-vamente verso nuove forme di spetta-colo: la Beggar’s Opera di John Gay,andata in scena nel 1728 con un tra-volgente successo, andava diametral-mente all’opposto dello stile dell’operaseria e si rivolgeva alla classe media,con una spietata satira nei confrontidel teatro musicale italiano e dei suoieccessi. Haendel, le cui fortune artisti-che ed economiche dipendevano dalgradimento del pubblico londinese,seppe abilmente riconquistarlo con glioratori in lingua inglese, mentre assi-steva forse inconsapevole alla fine diun’epoca gloriosa, un’epopea immorta-lata solo alcuni anni prima dai versi concui Joseph Mitchell celebrava le duestelle della musica inglese: Chi non losa: quando Handel suona e Senesinocanta, le nostre anime si abbandone-ranno all’estasi, mentre gli angeli stu-piti richiudono le loro ali dorate…

Aureliano Zattoni

Giulio Cesare, l’opera seria italiana secondo Haendel

Teatro Carlo Felice, 23, 25, 27, 30 marzo, 1° aprileG.F. Haendel, Giulio CesareDiego Fasolis, direttoreHerbert Wernicke, regia, scene e costumiSonia Prina (Giulio Cesare), Vittorio Prato (Curio), Marina DeLiso (Cornelia), Laura Polverelli (Sesto), Carmelo Remigio (Cleo-patra), Max Manuel Cencic (Tolomeo), Mirco Palazzi (Achilla),Josè Maria Lo Monaco (Niereno)

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Omaggio a RietmannNel maggio del 2005, nel primo

centenario della nascita, Casa Pa-ganini ha ospitato una articolatacommemorazione di Carlo Marcel-lo Rietmann. Rietmann, nome caroai melomani, nato appunto a Geno-va nel 1905, morto nel 1981, unasolida formazione di musicista, èstato compositore, musicologo,drammaturgo, penna fra le più ce-lebri e chiare del giornalismo liguredel dopoguerra. Dopo aver lavora-to in vari giornali, nel 1948 era ap-prodato al “Secolo XIX” dalle cui co-lonne, per decenni, ha elegante-mente informato i lettori sugli even-ti musicali, teatrali, cinematografi-ci. A ricodarlo a Casa Paganini dueanni fa erano convenuti diversi ami-ci e colleghi di un tempo. Segnalo,fra le varie testimonianze, quella diAldo Viganò e, con particolare af-fetto, quella di Mauro Manciotti, al-tro grande esponente della criticagenovese che purtroppo ci ha la-sciato improvvisamente qualchemese fa. Nell’occasione il pubblicoaveva potuto ascoltare anche alcu-ne composizioni di Rietmann, oraconfluite in un CD edito dallaPhilharmonia. Il CD comprendequattro liriche (“Pianto” e “Il passa-to” da Pascoli, “Immagine” da Roc-catagliata Ceccardi e “Ninna nan-na” da Bicci), affidate alla intensavocalità di Susanna Kwon accom-pagnata con gusto dal pianistaGiorgio De Martino; poi “Strutture”per violoncello (solista l’ottima Chia-ra Alberti) e gruppo strumentale(Adriana Marino e Alessandra Dal-labarba, violini, Fabio Francia, viola,Valentina Giacosa e Arve Petrj, vio-loncelli); infine, “Intermittenze” regi-strata negli anni Settanta con l’Or-chestra del Teatro Comunale dell’O-pera di Genova.

“Mille stelle, un Festival” è il tito-lo di un interessante documentariodedicato ai Balletti di Nervi, realiz-zato in DVD dalla Devega (con ilcontributo della Fondazione Carigee il patrocinio della Provincia di Ge-nova e del Dams) e realizzato conintelligenza da tre studose genovesidi danza, Elvira Bonfanti, MonicaCorbellini e Simona Griggio con laregia di Claudio Maccagno. Le treautrici raccontano il Festival Nerviattingendo all’Archivio della Rai, maanche a quello privato di Mario Por-cile cui si deve, nell’ormai lontano1955, la coraggiosa invenzione del-la manifestazione diventata nel girodi pochi anni, il punto di riferimentofondamentale per la danza mondia-le. Le immagini raccolte (moltequelle inedite) raccontano un Festi-val ufficiale, ma anche i dietro lequinte. E fanno tornare alla memo-ria figure straordinarie che a Nerviportarono la loro incredibile classe:basta ricordare nomi come quelli diRudolf Nureiev, Vladimir Vassilev,Ekaterina Maximova, Luciana Savi-gnano, Carla Fracci, Alicia Marko-va, Yvette Chauvirè, Erik Bruhn… el’elenco potrebbe continuare.

L’organo di San MatteoDocente di storia della musica al

Conservatorio di Spezia, GiancarloBertagna è da anni un attento stu-dioso del patrimonio organario ligu-re. Recentemente ha pubblicato perDe Ferrari “L’organo Alari dell’Abba-zia di San Matteo a Genova”, pre-sentato mesi fa nell’ambito di un in-contro di studio patrocinato dallaProvincia di Genova per il restaurodell’organo costruito da Antonio Ala-ri nel 1773 appunto in San Matteo.Il libro offre una rigorosa analisi sto-rica relativamente ai precedenti or-gani, alla costruzione dell’organoAlari e alle vicende biografiche degliAlari stessi. Poi, attraverso varicontributi, è raccontato il restaurodell’organo che viene documentatoanche con una ricca iconografia.

Il rifugio, i ricordi di Meriana“Pensa un po’ – riflettevo – se

l’aereo cade in mare tu che in ac-qua sei come un pesce pietra vai afondo in meno di un minuto, men-tre quell’accidente galleggia nellasua culla e può essere recuperatoanche se l’aereo cola a picco…”.L’accidente citato era il violino di Pa-ganini, il Cannone e l’osservazioneè di Giovanni Meriana che ha dapoco pubblicato una serie di rac-conti per De Ferrari, “Il rifugio e al-tri racconti”. Sono pagine scritte daMeriana nel corso di diversi anni egià pubblicate su giornali o riviste,ma qui raccolte in una articolataantologia. Emerge la passione del-l’autore per la musica protagonistadi alcuni dei racconti. In particola-re, “In Russia col Cannone”, adesempio, rievoca il viaggio di Meria-na (allora assessore alla cultura delComune) con il celebre strumento.Una trasferta entusiasmante, maanche con tante paure per l’incolu-mità del prezioso strumento.

Mille stelle, un festival

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L’appetito di HaendelDedichiamo a Haendel, autore

del “Giulio Cesare” tra poco inscena al Carlo Felice, una anno-tazione umoristica. Compositoregeniale, intraprendente impresa-rio, Haendel era di robusto appe-tito. Lo dimostrano i due seguen-ti aneddoti. Si racconta che ungiorno l’illustre artista tedescotrapiantato a Londra, si fermò inuna locanda e ordinò un pastoper tre persone. Dopo un po’ ditempo si lamentò con l’oste per ilritardo con cui veniva servito e ilristoratore si scusò spiegandoche attendeva l’arrivo degli altridue commensali. Al che Haendel,ridendo: “I commensali sono io.Portate la cena e fate presto!”.

In un’altra occasione, Haendelriunì, una sera, attorno alla pro-pria tavola, vari amici tra i quali ilcelebre storico e musicofilo Char-les Burney cui si debbono prezio-se informazioni sui costumi musi-cali in Italia e in Germania nel Set-tecento. Haendel, di tanto in tan-to, si alzava da tavola ed escla-mando “Mi è venuta un’idea”, spa-riva per qualche minuto. Poi ri-compariva più allegro che mai. Aun certo momento, però, i com-mensali, incuriositi da questi fre-quenti e misteriosi allontanamen-ti, spiarono Haendel mentre si ri-tirava nella stanza accanto e sco-prirono che le idee erano in realtà“ispirate” da una allettante cas-setta di vino di Borgogna…(in R.Iovino, I.Mattion, Sinfoniagastronomica, Viennepierre, 2006)

Ashkenazy alla GOGAppuntamento da non perdere il

2 aprile alla Giovine Orchestra Ge-novese che ospita il grande Vladi-mir Ashkenazy nella doppia veste dipianista e di direttore sul podio del-la European Union Youth Orche-stra. Artista dalla lunga e straordi-naria carriera, Ashkenazy regaleràun programma di indubbio interes-se. Al pianoforte proporrà il Con-certo in mi bemolle maggiore K271 di Mozart. E sul podio pas-serà dall’“Incantesimo del VenerdìSanto” del Parsifal a due pagine diRichard Strauss: “Don Juan” e ilValzer da “Der Rosenkavalier”.

Il concerto del Venerdì SantoIl Carlo Felice riprende la sua

attività sinfonica con il Concertodi Pasqua programmato per il Ve-nerdì Santo, 6 aprile.

Pietari Inkinen, sul podio deicomplessi stabili, dirige un artico-lato programma sacro compren-dente pagine di epoche diverse: ilmottetto di Johann Sebastian Ba-ch “O Jesu Christ, Mein’s Lebenslicht” BWV 118b, lo “Stabat Ma-ter” di Poulenc (solista il sopranoAdriana Kucerova), “Threnody tothe Victims of Hiroshima” di Pen-derecki e la Sinfonia n.3 “Liturgi-que” di Honegger.

Gli appuntamenti musicali

Vladimir Ashkenazy

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L’eredità del sapore

Dario Bonuccelli ha inaugurato il 2007 con un concertoaccattivante e di grande valore musicale. Il programmaprevedeva, infatti, la Ciaccona per sola mano sinistra diBach-Brahms, la Sonata n. 12 op. 26 di Beethoven, TreRomanze op. 28 di Schumann e Tre Lieder di Schubert-Liszt. Conosciamo Bonuccelli da parecchi anni quandoprecocissimo talento si avviava alla carriera solistica e, nelcorso degli anni, ne abbiamo potuto apprezzare la rag-giunta maturità espressiva e la limpida musicalità. Concer-to applauditissimo dal folto pubblico dei soci.

Il concerto di martedì 6 febbraio vedeva impegnati Matteo Brasciolu (nella suanuova veste di violista) e Giovanni Piana (che all’ultimo momento ha sostituitoun’altra collega) con un programma inconsueto e non privo di difficoltà: Sonatain Re minore di Glinka, Capriccio n. 4 di Hermann, Capriccio n. 20 di Paganini(trascritto per viola) e Sonata op. 147 di Shostakovich. In tutti i brani, i due gio-vani hanno raggiunto un ottimo livello espressivo evidenziato, soprattutto, nel-l’interpretazione della Sonata di Shostakovich.

Dopo quindici giorni, Giovanni Piana è tornato come solista e come da pro-gramma. Partita in Sol magg. BWV 829 di Bach, Sechs kleine Klavierstüke op.19 di Schönberg, Sonata op. 109 e Fantasia op. 77 di Beethoven, Vers la Flam-me op. 72 di Skrjabin erano le composizioni in programma.Giovanni Piana le ha interpretate con grande musicalità e sensibilità confer-mando le più che positive impressioni rilasciate nelle sue precedenti esibizio-ni. Grande successo.

Page 8: Addio a Lele Puccini opera prima N · PDF fileLa partitura era stata ... a Barrios (vals op.8, Una limosna por el amor de Dios, la Catedral) e Piazzolla (Oblivion, Café 1930 e Bordel

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Periodico d’informazione musicaleDirettore responsabile

Roberto IovinoAssociazione

Amici Nuovo Carlo FelicePresidente: Giuseppe IsoleriSegretaria: Adriana Caviglia

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Stampa: Genova

Si ringrazia

per la concreta collaborazione

ATTIVITA’ SOCIALE DAL 3 MARZO ALL’11 MAGGIO 2007La nostra attività si svolge prevalentemente presso il Salone di Rappresentanza del Circolo Ufficiali via S. Vincenzo, 68 – Genova, agli orari indicati, tranne le seguenti manifestazioni:- Audizioni discografiche: Auditorium “E. Montale” del Teatro Carlo Felice- Storia del Melodramma: Biblioteca Berio, Sala dei Chierici- Concerti nei Musei: Museo di Palazzo Reale e/o Galleria Nazionale di Palazzo Spinola.

Sabato 03 marzo, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHELE VILLI di G. Puccini - Relatore Lorenzo Costa,

Martedì 06 marzo, ore 16CONCERTO DI MATTEO COSTA, pianoforteMusiche di Haydn, Mendelssohn, Schubert, Chopin,

Venerdì 09 marzo, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: TANNHAUSER di R. WagnerA cura di Adolfo Palau,

Martedì 13 marzo, ore 15,30VIAGGI DI EROI (II) - A cura di Lorenzo Costa,

Sabato 17 marzo, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHEGIULIO CESARE di G.F. Haendel - Relatore Lorenzo Costa,

Martedì 20 marzo, ore 16CONCERTO DEL QUARTETTO AUREAMusiche di Boccherini, Mendelssohn, Glazunov,

Sabato 24 marzo, ore 16INCONTRI ALLA BIBLIOTECA BERIO: STORIA DEL MELODRAMMALE SCUOLE NAZIONALI: RUSSIA. ALEXSANDR SERGEEVICDARGOMYZSKIJ - Relatore Paolo Rossini,

Martedì 27 marzo, ore 15,30FACCIA A FACCIA TRA OFFENBACH E J. STRAUSS Jr.A cura di Dario Peytrignet,

Giovedì 29 marzo, ore 16,30* CONCERTO ALLA GALLERIA DI PALAZZO SPINOLAJENUA ENSEMBLE - Musiche di Mozart, Beethoven,

Sabato 31 marzo, ore 16,30* CONCERTO ALLA GALLERIA DI PALAZZO SPINOLAFRANCO BOGGERO e IVETTA MARTOS, soprano“Dai Lieder alla canzone d’autore”

Martedì 03 aprile ore 16CONCERTO DI ELENA GRASSIA mezzo-soprano e NINO SCARBACI tenoreMusiche di Puccini, Tosti, Granados, Montsalvatge,

Giovedì 05 aprile, ore 16,30* CONCERTO ALLA GALLERIA DI PALAZZO SPINOLALUCA PIRONDINI, viola

Martedì 10 aprile, ore 15,30INTERAZIONE TRA GRANDE MUSICA E POESIAA cura di Sebastiano Zerbino,

Venerdì 13 aprile, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: ATTILA di G. VERDIA cura di Maria Luisa Firpo,

Martedì 17 aprile, ore 16I RAGAZZI DI NEVIO ZANARDI - Scuola di violoncello,

Sabato, 21 aprile, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHELA FORZA DEL DESTINO di G. Verdi - Relatore Lorenzo Costa,

Martedì 24 aprile, ore 15,30LA MUSICA DOGALE: DA “FALIERO” A “BOCCANEGRA”A cura di Claudia Habich,

Venerdì 27 aprile, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: ADRIANA LECOUVREUR di F. CileaA cura di Sebastiano Zerbino,

Sabato 28 aprile, ore 16INCONTRI ALLA BIBLIOTECA BERIO: STORIA DEL MELODRAMMALE SCUOLE NAZIONALI: RUSSIA. ALEKSANDR PORFIRIEVIC BORODIN Relatore Edwin W. Rosasco,

Venerdì 04 maggio, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: PORGY AND BESS di G. GershwinA cura di Alfredo Pettenello,

Martedì 8 maggio, ore 16CLASSE DI CANTO DI CARMEN VILALTAConcerto lirico,

Venerdì 11 maggio, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: IL MATRIMONIO SEGRETO di D. CimarosaA cura di Dario Peytrignet e Eugenio Carlisi.

* in collaborazione con l’Associazione Amici del Conservatorio N. Paganini