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SULLa Via deL CaTai Rivista semestrale sulle relazioni culturali tra Europa e Cina ad TaRTaROS I mongoli tra Oriente ed Occidente A cura di Davor Antonucci Dicembre 2016 Anno IX - Numero 14 C ENTRO S TUDI MARTINO MARTINI

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SuLLa Via deL CataiRivista semestrale sulle relazioni

culturali tra Europa e Cina

ad tartaroSI mongoli tra Oriente ed Occidente

A cura di Davor Antonucci

Dicembre 2016 Anno IX - Numero 14

CENTRO STUDI MARTINO MARTINI

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Ragazza mongola vestita con costume tradizionali e copricapo in pelliccia, 2007, fotografia a colori, Collezione privata

CENTRO STUDI MARTINO MARTINIper le relazioni culturali Europa-Cina

Il Centro Studi intitolato a Martino Martini (1614-1661), missionario gesuita trentino che visse eoperò in Cina, autore di importanti opere in campo storico, geografico e filologico, ha sede a Trento,dove svolge attività di ricerca, studio e documentazione sulla storia, la cultura e la realtà socio-economica della Cina.Pubblica in edizione critica l’Opera Omnia di Martino Martini, la collana storico-scientifica OrsaMinore, la rivista Sulla via del Catai, semestrale sulle relazioni culturali tra Europa e Cina, e la collanaMiscellanea di testi biografici, letterari e teatrali.Promuove e organizza convegni, workshop, seminari, mostre e attività divulgative su temi di caratterestorico, economico, geografico, artistico, filosofico e linguistico.Opera in stretta connessione con l’Università di Trento e intrattiene relazioni e scambi con istituticulturali e accademici italiani, europei e cinesi.

SULLA VIA DEL CATAIRivista semestrale sulle relazioni culturali tra Europa e Cina

Direttore responsabile: Riccardo Scartezzini

Capo-redattore: Aldo Caterino

Comitato di redazione: Davor Antonucci, Michele Castelnovi (Coordinatore di redazione),Piergiorgio Cattani, Elena Dai Prà, Laura De Giorgi, Paolo De Troia,Elisa Gagliardi Mangilli, Luisa Maria Paternicò (Coordinatrice diredazione), Paolo Rosa, Wang Leilei, Yu Weiwei, Zhang Gangfeng

Comitato scientifico: Federico Masini (Presidente)Luigi Bressan, Patrizia Carioti, Lucia Caterina, Claudia von Collani, NoelGolvers, Isaia Iannaccone, Alessandra Lavagnino, Tiziana Lippiello,Giuseppe O. Longo, Renato Mazzolini, Francesco Montessoro, BarbaraOnnis, Massimo Quaini, Guido Samarani, Francesco Surdich, MarinaTimoteo, Gong Yingyan, Han Qi, Zhang Xiping

Autorizzazione del Tribunale di Trento Abbonamento annuale: 30 euron. 1321 del 5 aprile 2007 Un numero: 20 euro

Sulla via del Catai è una rivista referata a livello nazionale e internazionale. Tre membri del Comitatoscientifico operano la peer review, ricorrendo, ove necessario, anche a esperti esterni.Amministrazione, Direzione, Redazione, Acquisti e Abbonamenti:CENTRO STUDI MARTINO MARTINIVia Tommaso Gar, 14 - 38122 TRENTOtel. 0039 0461 881343fax 0039 0461 881348e-mail: [email protected]: www.centrostudimartini.it

In copertina: Figuranti vestiti come guerrieri mongoli medievali, 24 giugno 2007, fotografia a colori,Collezione privata

In alto: François Philipp, Monumento a Činggis Qan, in Mongolia, 2010, fotografia a colori, Collezione privata

In basso: Taylor Weidman, Una donna mongola munge una femmina di yak a Ikh Tamir, 3 agosto 2016, fotografia a colori, Collezione privata

In alto: Cacciatore con aquila posata sul braccio destro, 2 ottobre 2010, fotografia a colori, Collezione privata

In basso: Interno di tenda kazaka a Bayan-Olgii, in Mongolia, 21 luglio 2011, fotografia a colori, Collezione privata

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INDICE

i MongoLi tra oriente ed oCCidente: La rappreSentazione deLL'aLterità....................................................... 11Davor Antonucci – Sapienza Università di Roma

iL futuro degLi Studi MongoLi............................................................... 17Igor de Rachewiltz † - Australian National University, Canberra

i MongoLi e L’“aLtro” ai teMpi deLL’iMpero MongoLo....................... 29Volker Rybatzki - University of Helsinki

eSt VS oVeSt in terMini MongoLi: i Qan, Le Loro Corti e iL Mondo eSterno.............................................. 41Paul D. Buell - Western Washington University (Bellingham, WA)Francesca Fiaschetti - Hebrew University of Jerusalem

uoMini d’oLtreCortina inContro aLL’aLtro........................................ 67Giuseppe Buffon - Pontificia Università Antonianum (Roma)

Le fonti MedieVaLi ruSSe SuLLa SubordinazionedeLLa ruS’ aLL’iMpero MongoLo............................................................ 79Roman Hautala - Università di Oulu, Finlandia

daLu YuQuan e gLi aLtri: funzionari MongoLi aLLa Corte dei Ming............................................. 93Donatella Guida - Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”

tra Mito e reaLtà: La tartaria negLi SCritti dei SeCoLi XVii-XViii.............................. 107Davor Antonucci - Sapienza Università di Roma

gLi interSCaMbi Sino-MongoLi e L’iMpreSa MiSSionaria: La CoMunità CattoLiCa a boro baLγaSun (ChengChuan 城川)........ 121Patrick M.W. Taveirne - The Chinese University of Hong Kong

L’autonoMia buriato-MongoLae La deCoLonizzazione in aSia, 1917-1923........................................... 145Ivan Sablin - National Research University Higher School of Economics, San Pietroburgo Lama nel monastero di Gandan, a Ulan Bator, capitale della Mongolia, 1981,

fotografia a colori, Collezione privata

eSt VS oVeSt in terMini MongoLi: i Qan, Le Loro Corti e iL Mondo eSterno

Paul D. Buell - Western Washington University (Bellingham, WA)Francesca Fiaschetti - Hebrew University of Jerusalem

(traduzione dall'inglese di Davor Antonucci)

Abstract: Many influences helpedforming the early Mongols’ perception ofthe world: some did have strong connec-tions to traditional Mongolian society butothers had little to do with its values andassumptions. When the Mongols beganpenetrating territories outside of Mongo-lia, such cultural features were alreadypresent within their society, and soonbegan interacting with foreign culturesmore directly, adding new to the old. Howdid the mixture of traditional and new ele-ments, as well as their own built-in valuesystem, shape the Mongols’ representationof the world? In this paper we will look ata few examples of what happened. Introduzione

I primi mongoli non furono mai isolatidal mondo circostante, perfino quando eranoimpegnati nel loro tradizionale stile di vita,il cui modello base era l’allevamento conspostamenti regolari da un pascolo ad unaltro. L’originaria organizzazione socialemongola era basata su tale allevamento, al-l’interno di un paesaggio in gran parte con-cepito in termini tradizionali, soprattutto intermini di reali determinazioni geografiche:che cosa era un fiume, cosa non lo era, alturee pianure, e relazioni di parentela. La terra,così come gli animali che la abitavano, siconsiderava possedesse uno spirito,1 segna-lato oggi come allora da imponenti tumuli dipietra dotati di grande potere. Questi eranoposti in tutti i punti di energia, su monti, neipressi di laghi, formazioni rocciose dalleforme particolari, e ovunque la natura sifosse manifestata con una tale intensità daindicare che ci fosse qualcosa di più grandeall’opera. Ma il paesaggio non solo formavaun mondo interno: esso conduceva ancheall’esterno attraverso connessioni con di-verse realtà non-mongole.

In Mongolia esistevano molte altre in-fluenze oltre a quelle più semplici della re-altà ambientale e sociale, e questecontribuirono a formare la percezione delmondo dei mongoli. Alcune avevano fortilegami con la società tradizionale mongola,ma altre avevano poco a che fare con essae con i suoi valori e presupposti, almenodirettamente. In Mongolia, per esempio,erano presenti religioni straniere come ilnestorianesimo, e c’erano perfino alcunelontane influenze del buddismo, che diven-nero ancor più evidenti sotto Činggis Qan.2Il nestorianesimo era esistito in Mongoliaper secoli ed era ben integrato nella societàmongola, ma rimase comunque una reli-gione straniera anche dopo secoli di pre-senza nelle steppe.

Inoltre, potenze straniere si intromiseronegli affari mongoli: la dinastia Jurchen(Jin 金, 1115-1234) strinse alleanze in pro-fondità nella steppa, persino con ČinggisQan nel tardo periodo del suo governo.3

Anche le rotte commerciali attraversavanola Mongolia, sebbene le vie principali cor-ressero molto più a sud. In maniera ancorpiù significativa, l’alfabetizzazione inMongolia cominciò con una scrittura diorigine medio-orientale, la cosiddetta scrit-tura tardo uigura, già in uso presso alcunimongoli e altre popolazioni delle steppeforse già fin dalla fine del XIII secolo,tanto che l’ortografia di alcune parole neiprimi documenti ha caratteristiche tipica-mente arcaiche.

Quando i mongoli iniziarono ad espan-dersi al di fuori dell'attuale Mongolia, que-ste influenze e sfumature culturali eranogià presenti nella loro società. Ben prestocominciarono ad interagire direttamentecon le culture straniere o, più esplicita-mente, ad intensificare le influenze già pre-senti, aggiungendone di nuove allevecchie. Činggis Qan aveva molti consi-glieri stranieri, come il turco Chinqai (1169ca.-1252), che era probabilmente un ön-

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Artista persiano, Funerale di Činggis Qan, XVI secolo, disegno acquarellato, Londra, British Museum

ggüt della frontiera,4 e tra le altre cose erail capo di Yelü Chucai 耶律楚材 (1190-1244), un khitan.5

Anche il commercio si intensificò, in-cluso il commercio gestito dai musulmani,la scrittura uigura divenne di uso ordinarioe non più limitato, apparvero i rudimenti diuna forma di governo, compresi persino al-cuni elementi stranieri come i sigilli e latradizione dei documenti scritti.

Ciononostante i mongoli, pur accet-tando il nuovo, rimanevano tenacementeattaccati alle loro tradizioni e presupposticulturali. Così la corte di Qubilai Qan (r.1260-1294) e dei suoi successori mantennela tradizione della transumanza senza solu-zione di continuità: quando potevano, dor-mivano in yurte e conducevano la politicaalla maniera mongola – un grave problemaquando si trattò di mantenere il potere (adesempio le guerre civili erano spesso un pro-blema). Inoltre, proclamarono pubblicamentefino alla fine che il loro potere veniva dalCielo Eterno, e che opporsi a questo potere ea quello del sovrano universale, il qan, ren-deva gli oppositori dei ribelli (bulγa). Questoè il caso del testo nel famoso sigillo di GüyükQan (r. 1246-1248):

Möngke-Tengri-yin Küčün-tür YekeMonggol Ulus-un Dalai-yin qan-u jarliγil bulγa irgen-tür kürbesü busiretügüiayutuγai.

“By the Power of Eternal Heaven, thejarliγ [imperial order] of the UniversalQan of the Great Mongol Patrimony. If thisreaches a pacified or a rebellious people, itmust respect [it] [and] it must fear”.6

Allo stesso modo, un concetto chiaveed espressione profonda dei valori mongoliera una concezione altamente sviluppatadel modo corretto di fare le cose: töre.Ögödei (r. 1229-1241) poté infatti procla-mare in una moneta battuta a Qaraqorumche il suo governo rifletteva la giusta ma-

niera mongola di fare le cose, töre, persinousando il termine töre come sostituto peruna corretta identificazione dell’Imperomongolo, che aveva coniato la moneta.7

Questo approccio continuò in seguito sottoil qan Güyük (r. 1246-1248).

Töre è anche un termine centrale nellaStoria segreta dei mongoli (SSM), la nostrapiù importante fonte sul punto di vista deimongoli. Töre implicava sia il governo inquanto sistema, come nel caso della mo-neta di Qaraqorum ad esempio, sia inquanto sistema imposto dal Cielo, che ri-guardava eventi come il matrimonio o lealleanze matrimoniali, aspetto, questo, fon-damentale nella costruzione e nel consoli-damento politico dell’Impero mongolo.Così Činggis Qan dice ad una delle suemogli prima di cederla al suo stretto alleatoJürčedey:

Cinggis-qa’an, when he grantedIbaqa-beki to Jürcedey, when he spoke toIbaqa-beki he said: “You [have been con-ferred] not because you have no characteror because you are poor in beauty, but [be-cause] I indeed having entered the frontand foot, and gone to place myself in theproper ordering, when I granted you toJürčedey I was thinking of the great töre...(SSM, § 208).8

Nello medesimo passaggio, rivolgen-dosi allo stesso Jürcedey, e quindi a Ibaqa-beki, Činggis Qan sottolinea ancora ilconcetto di töre:

Jürčedey has his virtues: His virtue was being as a shield,On the day of battle;His virtue was that he was My protection against the enemy people;His virtue was that he unifiedThe scattered patrimony, His virtue was that he made unharmed,The dispersed patrimony.

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In alto: Rashid al-Din Hamadani, Jāmiʿ al-tawārīkh (Storia universale). Sovrano in viaggioattraverso il suo regno, XIV secolo, disegno acquarellato, Berlino, Staatsbibliothek

In basso: Artista persiano, Siyah Qalam (Penna nera). Scena di accampamento, XV secolo, disegno acquarellato, Istanbul, Topkapı Palace Museum

Thinking of töre I conferred this onyou. After this time our uruq [lineage] willbe sitting on our throne. And they will bethinking of töre that such a benefit has beenconferred [by Jürčedey]. And if nothing iscontrary to my words, from uruq to uruqIbaqa’s throne must not be cut off. Thussaying he issued a jarliq. Also, Cinggis-qan, when he spoke to Ibaqa said: your fa-ther Jaqa-gambu has given you twohundred as bridal dowry, and the twocooks,9 Ašiq-temür and Alčiq. Now, as yougo to the Uru’ut, as a parting gift, I say goand take with you, from the dowry peoplegiven to me, Ašiq-temür and a hundredwhich I have given. Also, when Cinggis-qa’an spoke to Jürčedey, saying, my IbaqaI have given to you. Will you not takecharge of four chiliarchies of Uru’ud?Thus he did him a favor and issued ajarliq.10

Questi riferimenti alle tradizioni mon-gole come elementi di legittimazione in-fluenzarono la rappresentazione del potereimperiale e della regalità divina durantel’intero corso della dinastia Yuan 元 (1260-1368), poiché Qubilai cercò, durante la suaintera vita, di mantenere la legittimazionecome imperatore dei mongoli e, allo stessotempo, come imperatore della Cina.11

Egli cercò anche di mantenere la pace,ma sta di fatto che, sebbene la Cina Yuan eperfino Qaraqorum nel periodo imperialeabbondassero di stranieri, e ci fosse persinoun “albero della vita” che combinava ideemongole e cristiane, e dal quale zampilla-vano fiumi di liquori allettanti per tutti, dalkumiz al vino all’idromele,12 c’era semprela possibilità che questi stessi stranieri en-trassero in conflitto con i loro padroni dicasa mongoli. Questo poteva accadere percose in apparenza di poco conto, come, adesempio, per aver calpestato la soglia dellayurta, o per cose più importanti: per le tra-dizioni di magia nera del mondo musul-

mano sotto Töregene-qatun, per il modo incui gli animali venivano macellati sottoQubilai, o per il ruolo preferenziale datoalle giovani donne coreane molto apprez-zate come spose nel contesto della yeketöre,13 sebbene i coreani non la vedesseronecessariamente in questo modo: ma comediscutere con la propensione dei mongoli adividere il bottino. Al di fuori degli am-bienti mongoli, per esempio, la parola perindicare una parte del bottino, sauγat, ac-quisì il significato di tangente e nulla dipiù, da un capo all’altro dell’Eurasia, per-fino nel Portogallo medievale.14

Il modo di rapportarsi con gli stranierie con le influenze esterne fu per i mongolianche una questione di familiarità con certecose rispetto ad altre che lo erano di meno.

Le culture dell’Asia orientale eranoloro più familiari per via di legami storicipiù antichi; quelle dell’Asia occidentale edeuropee lo erano di meno. Sebbene i qanatioccidentali si fossero sviluppati in un am-biente islamico, e allo stesso modo moltimusulmani fossero presenti in Cina,l’Islam non fu mai interamente familiarealla grande maggioranza dei mongoli bud-disti dell’Asia orientale. In parte questo fudovuto a ragioni politiche, a chi fosse o po-teva diventare un nemico, inclusi queigruppi mongoli dell’Asia centrale che sem-pre di più si convertivano all’Islam e razzia-vano i domini di Qubilai, e tentavano persinodi creare problemi facendo opera di proseli-tismo, mentre i mongoli dell’Asia orientalepreferirono, col passare del tempo, che que-ste conversioni non avvenissero.

I mongoli in Asia orientale non solo di-vennero buddisti, ma scelsero una varietàdi buddismo molto simile al loro sciama-nesimo, permettendo al buddismo mongolodi radicarsi profondamente sin dal princi-pio. Inoltre, il qanato della Cina, diversa-mente da quelli occidentali, non fu maicircondato da stati musulmani che avreb-bero reso la conversione quasi inevitabile.

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In alto: Artista persiano, Siyah Qalam (Penna nera). Guerrieri turkmeni a cavallo, XV secolo, disegno acquarellato, Istanbul, Topkapı Palace Museum

In basso: Rashid al-Din Hamadani, Jāmiʿ al-tawārīkh (Storia universale). Battaglia di Yehuling traguerrieri mongoli e jurchen, Herat, 1430, disegno acquarellato, Parigi, Bibliothèque nationale de France

Perciò la Cina poté godere di una certa li-bertà nella tolleranza verso gli altri. Nono-stante questo, ciò che poteva apparire unconflitto minore, avrebbe potuto finirefuori controllo, come nella disputa sul me-todo musulmano di macellazione degli ani-mali che – sebbene in realtà l’antefatto fosseil conflitto con un potente principe, Ananda,divenuto musulmano – non fece che peggio-rare una situazione già difficile.15

In conclusione, in che modo la combina-zione di elementi tradizionali e nuovi, non-ché il loro inerente sistema di valori,influenzò la visione del mondo dei mon-goli? Cosa era considerato familiare, e per-ché? Vi era una differenza nel loroapproccio all’Oriente e all’Occidente, overso tutte le culture nel mezzo? Tramiteselezionate aree di indagine – l'argomentoè troppo vasto per essere coperto intera-mente – vedremo in dettaglio alcuniesempi di ciò che accadde.Geografia spirituale e rappresentazionedel mondo

Uno dei più importanti risultati dellaconquista mongola dell’Eurasia fu l’incre-mento della circolazione di conoscenzegeografiche e la produzione di appositeopere etnografiche. Così, ad esempio, nellaCina Yuan la comparsa di tali opere è le-gata a necessità militari (ad esempio loYunnan zhilüe 雲南誌略 , Breve trattatosullo Yunnan, compilato nel 1304 o 1305 èil risultato di una missione di esplorazioneper l’invasione della Birmania),16 alla reli-gione (la missione inviata da Qubilai pertrovare le sorgenti del Fiume Giallo riflettegli ideali di una geografia spirituale se-condo la tradizione cinese),17 o alle biogra-fie personali degli individui coinvolti nelcommercio su vasta scala. Esempi inclu-dono Wang Dayuan 汪大淵 (c. 1311-?) au-tore del Daoyi zhilüe 島夷誌略 , Breve

trattato sui Barbari delle Isole, e tra glialtri Marco Polo e Francesco Balducci Pe-golotti. Importanti erano anche i resocontidi missioni diplomatiche (ad esempio loZhengla fengtuji 真臘風土記, Note suicostumi della Cambogia [e aree limitrofe]di Zhou Daguan 周达觀).18

L’aspetto politico della geografia è te-stimoniato al meglio nel progetto di inclu-dere il mondo intero in mappe edescrizioni. Questo progetto, il Dayuandayi tongzhi 大元大一統誌, Gazzetta uni-ficata dei Grandi Yuan, compilata tra il1285 e il 1294, fu commissionata da Qubi-lai al geografo e astronomo musulmanoJamāl al-Dīn insieme ad altri.19 La compi-lazione di questo lavoro evidenzia come isistemi di conoscenza e le competenze oc-cidentali e orientali furono unite sotto imongoli.20

L’opera mostra anche che i mongolimantennero una visione altamente ideolo-gica del mondo, inteso come impero uni-versale sotto il loro controllo. Il risultato fuche i popoli e i territori al di fuori dellaMongolia venissero percepiti attraversouna visione militare del mondo: ossia comepopoli che erano già stati sottomessi o chedovevano essere sottomessi a breve. Que-sta divisione, espressa nella frase il bulγairgen, “popolo pacificato o ribelle”, si trovagià nel sigillo di Güyük menzionato in pre-cedenza.21 In seguito nel Jāmiʿ al-tawārīkhdi Rashīd al-Dīn troviamo una descrizionesimile dei confini dell’impero in termini di“popolazioni ostili”. Tra i territori conside-rati “ribelli”, Rashīd al Dīn menziona il ĐạiViệt (Vietnam del Nord) e il Giappone.22

Questo fatto ha una corrispondenza nellefonti cinesi dato che nella Storia della di-nastia Yuan (Yuanshi 元史, 1370), la se-zione sui “barbari stranieri” (waiyi 外夷)contiene riferimenti relativi per la granparte alle campagne militari e alle ribellioninelle aree marittime ad oriente (Corea eGiappone) e nel sud-est (Vietnam del

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Madu Thulsi, Chingiznama (Storia di Činggis Qan). Toda Möngke e la sua orda mongola, 1596,disegno acquarellato, Collezione privata

Nord, Champa e Giava).23 Perfino il prece-dente Jingshi dadian 經世大典, Grandeenciclopedia delle ere, un compendio uffi-ciale dei documenti di epoca Yuan, che ri-flette in profondità l’ideologia di governomongola, contiene un’intera sezione suquesti “territori ribelli” (zhengfa 征伐).24

Un ulteriore esempio dell’importanzadi questo tipo di rappresentazione geogra-fica si trova in un altro frammento dellaGrande enciclopedia delle ere, in questocaso le sue mappe (ditu 地圖) fornirono lebasi per una successiva sezione del trattatodi geografia che si trova nello Yuanshi.25

Queste mappe rappresentano alcune tra lemigliori fonti sulla comprensione dell’Oc-cidente da parte della dinastia Yuan.26 Sianella resa dei toponimi che nella descri-zione delle regioni (una semplice succes-sione di nomi di luoghi strategici), questemappe mostrano un profondo legame conla concezione della geografia in terminimongoli, come anche delle sue funzioni so-ciali e politiche.27

Come per le regioni (sud) orientali,l’aumento delle esplorazioni comportò laproduzione di un grande numero di nuovegazzette locali, e l’adozione di un genereletterario cinese per questioni amministra-tive mongole. Anche l’incontro dei mongolicon il mare, pure questo un argomentotroppo vasto per poter essere trattato in que-sta sede, comportò la necessità di adottareconoscenze geografiche straniere, e nellospecifico idee e terminologia cinese. Tutta-via la mescolanza di tradizioni “altre” emongole favorì in definitiva l’introduzionedi innovazioni, inclusa una nuova rappre-sentazione e una nuova nomenclatura pergli oceani, ora divisi in “piccoli” (xiao小)e “grandi” (da 大), “Oceano occidentale”(xiyang 西洋) e “Oceano orientale” (don-gyang 東洋 ). Qual’era il significato di que-sta divisione tra Est ed Ovest, di quello cheera essenzialmente un unico oceano? Nellefonti Yuan – più chiaramente nel Daoyi zhi-

lüe – esso è principalmente associato a que-stioni amministrative, a vie commerciali ea luoghi dove i contatti avevano origine.28

Tutte queste opere mostrano il ruolo ela funzione della geografia secondo i mon-goli: legittimazione del potere politico (i.e.la rappresentazione dell’impero universale)e la sua attiva suddivisione in termini diprodotti, responsabilità amministrative, ecc.Un tale approccio appare evidente, adesempio, in molte parti del Dade Nanhaizhi 大德南海誌, Monografia dell’Oceanomeridionale del periodo Dade (1297-1308).29

La percezione dell’ “altro” in Oriente eOccidente

Questi erano i leitmotiv della visionedella geografia sotto i mongoli. E cosa pos-siamo dire di altri ambiti, come ad esempiol’etnografia e i processi di formazione del-l’identità? Durante l’espansione del loro im-pero i mongoli si trovarono spesso nellanecessità di definire se stessi e “l’altro” concui venivano in contatto. Questo processo dicostruzione dell’identità variava in rapportoalle differenti culture? E in particolare, eradifferente l’approccio nei confronti del-l’Oriente e dell’Occidente? E in quale mi-sura? Nella Storia segreta un’importanteclassificazione del diverso avviene quandoAlan Go’a parla dei qaracu, qui tradottocome “persone comuni”. Il termine appare instretto contrasto con il lignaggio dei suoi trefigli che hanno origine nel Cielo:

How can you speak vain words?If you understand how it is,Their sign is that they are certainly the sons of Heaven. How can you say that they are like the black-headed people?If they become qan of the Total People,The common people will certainly understand (SSM § 21).30

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In alto: Scena di caccia con elefante proveniente dal sito di Afrasiyab, VII-VIII secolo, dipinto murale, Samarcanda, Afrasiyab Museum

In basso: Artista giapponese, Seconda spedizione mongola in Giappone (1281), distrutta da untifone (kamikaze = vento divino), XVI secolo, disegno acquarellato, Collezione privata

Perciò la metafora già presente altrovedelle “ossa nere” può essere intesa come ri-ferimento alle persone normali in contrastoa quelle di lignaggio imperiale, il cosid-detto lignaggio “d’oro” o “ossa bianche”(altan / čaγan yasun). Questi termini, aloro volta, si ricollegano alla rappresenta-zione dell’identità attraverso le relazionifamiliari.31 Tale retorica riguarda la forma-zione di un’élite separata dalle persone co-muni e legittimata dal Cielo, con unmandato, a governare.32 Tuttavia le strate-gie di legittimazione passavano non soloattraverso la separazione, ma anche attra-verso l’assimilazione, specialmente du-rante l’espansione dell’impero e dunque inseguito al bisogno sempre maggiore diforze militari. Questo processo d’integra-zione ebbe come risultato una categorizza-zione dell’“altro” relativamente piùflessibile e ad un alto livello d’integrazionenell’“identità mongola”. Sulla base delleprestazioni militari gli stranieri potevanoinfatti diventare mongoli o, come suggeri-sce Weiers, “mongoli stranieri”.33 Questoprocesso è particolarmente evidente nelcaso delle popolazioni occidentali, comequelle coinvolte nelle campagne nell’Eu-ropa occidentale, oppure, ad est, nel casodei khitan.34 Successivamente, anche se ipopoli più ad oriente non potevano diven-tare “mongoli stranieri”, discorsi retoricisulla lealtà caratterizzarono l’approccio deimongoli anche nei confronti delle popola-zioni sottomesse della Cina e del sud-estasiatico.35 Questa percezione era influen-zata persino dalla modalità con cui i mon-goli si confrontavano con i giapponesi ealtre popolazioni insulari. Le descrizionidelle spedizioni fallimentari a Giava, nelChampa o nel Vietnam del Nord sonopiene di riferimenti alla “mancanza di le-altà” dei governanti locali di questi paesi.36

Questo fattore, nelle descrizioni delle zonemarittime, si confonde con altri stereotipidella tradizione cinese, come ad esempio il

mettere in buona luce i popoli lontani coni quali la dinastia Yuan aveva scarsi contattidiretti. Un esempio sono Malabar e Quilonnell’India meridionale, a proposito deiquali lo Yuanshi riporta che “tra tutti i bar-bari stranieri dei mari, solo Malabar e Qui-lon sono sufficienti a guidarli”.37

Alla ricerca di un terreno comune: lareligione

Tra i conflitti culturali da una parte, eil consolidamento dall’altra, il contrastopiuttosto violento che sorse sui metodi dimacellazione halal verso la fine del regnodi Qubilai è un esempio dei primi. Esso di-mostra che cosa poteva accadere quando imongoli ritenevano una qualche praticastraniera inaccettabile, sebbene chiara-mente in questo caso questioni politiche,ossia la posizione ribelle del principeAnanda (m. 1307), un musulmano, aves-sero giocato un ruolo particolare. Le que-stioni politiche divennero così importantiper i mongoli che la normale tolleranza re-ligiosa, che così tanti avevano notato, fu inquesto caso messa da parte. Un esempioopposto, dove le somiglianze costituironoun rinforzo, fu la lenta conversione deimongoli dell’Asia orientale al lamaismo,sebbene monaci lamaisti fossero attivianche in Iran e nell’Orda d’Oro. I tibetanicompirono uno sforzo quasi universale,riuscendo persino ad ottenere che la linguatibetana fosse presente su un set di monetedell’Il-khan.

Fin dagli anni Venti del XIII secolo, oanche prima, i missionari lamaisti furonomolto attivi tra i mongoli. Fin dall’inizioessi agirono come se fossero religiosi delluogo, praticando attività come la divina-zione per determinare i giorni fausti o in-fausti, e i riti magici legati alle condizionimetereologiche, o meglio, ciò che dai lo-cali erano considerati tali. Tra questi vierano anche i mTshal-pa bLa-ma, che pa-

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In alto: Arrivo in Terrasanta di pellegrini nestoriani provenienti dall’Asia centrale, XIV secolo,miniatura su pergamena, Parigi, Bibliothèque nationale de France

In basso: Il Beato Odorico da Pordenone entra a Khanbaliq (Pechino), capitale della Cina mongola,XIV secolo, miniatura su pergamena, Parigi, Bibliothèque nationale de France

scolavano le greggi per i mongoli, forse daprigionieri. Quando un’alluvione improv-visa portò via le pecore pascolate da altrima non le proprie, il leader puntò sempli-cemente il dito al Cielo quale responsabile.In seguito, i Sa-sKya come ‘Phagspa bLa-ma e suo zio, il Sa-sKya Pandita, non soloutilizzarono la medicina tibetana per cu-rare i malati, ma rivendicarono anche po-teri sciamanici. Un missionario, ilbKar-ma Bakshi, della scuola dei bKar-ma-pa, praticava la levitazione ed altri ritimagici simili, e cadeva in trance per recupe-rare le anime perdute, proprio come un buonsciamano mongolo. Il suo soprannome, bak-shi, divenne un termine popolare mongoloutilizzato persino per gli sciamani, come at-testato nelle fonti coeve. Il mix tra mongolie tibetani fu in ogni caso positivo e divenneun importante canale di diffusione culturalenel campo scientifico (medicina, matema-tica, ecc.), letterario e così via. Vista la pro-fondità di questa interazione, laconversione fu quasi inevitabile, almenonell’Asia orientale.38

Che i tibetani tuttavia non fossero i solimissionari (erano molto attivi anche i taoisti,i quali, però, ebbero meno successo), si puòvedere dalle interazioni del mago Chan-gchun (1148-1227), del quale si diceva fosseimmortale, con niente di meno che ČinggisQan in persona. Quantunque i taoisti aves-sero acquisito una certa influenza, non ci fualcuna conversione, anche se Činggis Qansembra andasse d’accordo con loro. Ancheun monaco zen fu coinvolto, Haiyun 海雲(1201-1256), il quale in un documento an-tico – una lettera – viene definito come“colui che parla con il Cielo”. Lo stesso ter-mine fu utilizzato anche per i missionari dialtre confessioni religiose.39 I nestoriani ave-vano un proprio termine, erkaud, dal grecoarkon, “leader”, come anche i confuciani conjinsheng (先生), “gentiluomini”, tutte va-rianti al “colui che parla con il Cielo” vene-rato dai mongoli.

La cultura materiale: la comparsadell’arte culinaria e di altre cose

Come tutto ciò si esplicitasse nella pra-tica, da un punto di vista culturale lo si puòosservare in diversi ambiti, ma forse me-glio di tutti in quello del cibo. Su questo ar-gomento abbiamo dovizia di particolarigrazie ad un manuale dietetico imperialedel 1330, lo Yinshan zhengyao 飲膳正要,Cose appropriate ed essenziali per il ciboe le bevande dell’imperatore;40 un’opera incinese ma probabilmente scritta da unturco. Sono presenti anche influenze tibe-tane come si può osservare più avanti. Imongoli amavano il brodo cotto con sem-plici ingredienti, ma il cuoco di corte delloYinshan zhengyao lo trasformò in un capo-lavoro culinario, creando un piatto che sidiffuse in tutta l’Eurasia, anche nell’Indiamoghul. I mongoli avevano poche proibi-zioni alimentari, ma ciònonostante non eratutto così semplice.

Un chiaro esempio è la zuppa bal-po:una classica shülen mongola, o zuppa dabanchetto, con spezie molto simili al curry(il primo esempio al mondo ancor prima diColombo e di altri, quindi senza chili),nella quale il gusto piccante è ottenuto conaltre spezie ugualmente pungenti. Bal-po èil nome tibetano per Nepal e Kashmir:

Bal-po Soup It supplements the center and bringsdown qi 氣. It extends the diaphragm. Mutton (leg; bone and cut up), tsaokocardamoms (five), chickpeas (half asheng 升 ; pulverize and remove theskins), Chinese radish.Boil the ingredients together to make asoup. Strain [broth. Cut up meat andChinese radish and put aside]. Add tothe soup [the mutton cut into sashuq[coin]-sized pieces, [the] cooked Chi-nese radish cut up into sashuq-sizedpieces, 1 qian 錢 of za’faran [saffron],

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In alto: Marco Polo, Livre des merveilles. Conversione al cristianesimo e battesimo del principemongolo Chagatai, ca. 1410, miniatura su pergamena, Parigi, Bibliothèque nationale de France

In basso: Marco Polo, Livre des merveilles. Estrazione di pietre preziose in Afghanistan, ca. 1410,miniatura su pergamena, Parigi, Bibliothèque nationale de France

2 qian of turmeric, 2 qian of Black[“Iranian”] Pepper, half a qian of kasni[asafoetida], cordiander leaves. Evenlyadjust flavors with a little salt. Eat overcooked aromatic non-glutinous rice. Adda little Vinegar. (YSZY 1, 27A-27B).41

Ma questo piatto è già un compromessoculinario all’interno di un altro compro-messo. L’origine è chiaramente indiana (no-nostante le indicazioni sulle proprietàmediche cinesi), ma ci sono anche traccedell’influenza turca, incluso il riferimento inturco a piccole monete per indicare la quan-tità di ravanello cinese e di montone da ag-giungere; un termine arabo per lo zafferanoe l’asafetida indica l’influenza della culturairaniana. Il cardamomo tsaoko, tra l’altro,può sì essere di quella varietà, ma qui si trattadi quello grande e affumicato. Questa è unameravigliosa zuppa speziata dal sapore ine-quivocabilmente molto indiano, sebbenequesti cardamomi fossero usati in tutta la re-gione. Da notare i ceci sbucciati, un toccomedio-orientale. Il riso è del tipo basmati.Conclusioni

Questi sono solo alcuni esempi dicome i mongoli dialogassero con i popolivicini a vari livelli e in diversi ambiti. Avolte questo processo portò all’inclusionee a favorire pratiche straniere. Altre volteportò all’imposizione del modo mongolodi fare e di percepire le cose. I contatti conl’Oriente e l’Occidente furono diversi intermini di cronologia, e anche perché imongoli si adattarono a contesti sociali eculturali differenti. Tuttavia, attraverso ilmantenimento di una solida identità impe-riale, e conservando il legame con le lorotradizioni pre-imperiali e la loro visione delmondo, i mongoli costituirono un elementodi continuità fornendo la cornice per la co-municazione tra le differenti regioni del-l’Eurasia.

bibliografia Buell, Paul D., Historical Dictionary of theMongolian World Empire, Lanham, Md.,and Oxford, The Scarecrow Press, Inc.,2003.Buell, Paul D., “Tibetans, Mongols andCultural Fusion”, in A. Akasoy, C. Burnette R. Yoeli-Tlalim (eds.), Islam and Tibet,Interactions along the Musk Route, Alder-shot, Hants, Ashgate, 2011, pp. 189-208.Buell, Paul D., Anderson, Eugene N.,Perry, Charles, A Soup for the Qan: Chi-nese Dietary Medicine of the Mongol Eraas Seen in Hu Sihui’s Yinshan Zhengyao,introduction, translation, text, notes, sec-ond revised and expanded edition, Leidenand Boston, Brill, 2010.Fiaschetti, Francesca, “The Borders of Re-bellion: The Yuan Dynasty and the Rheto-ric of Empire”, in F. Fiaschetti, and J.Schneider (eds.), Political Strategies ofIdentity Building in non-Han empires inChina, Wiesbaden, Harrassowitz, 2014, pp.127-146.Ligeti, Lajos, Histoire Secrète des Mon-gols, Budapest, Akadémiai Kiadó, 1971.Rossabi, Morris, Khubilai Khan: His Lifeand Times, Berkeley, University of Califor-nia Press, 1988.Roux, Jean-Paul, Faune et flore sacréesdans les sociétés altaïques, Paris, A.Maisonneuve, 1966.Roux, Jean-Paul, La Religion des Turcs etdes Mongols, Paris, Payot, 1984.note1. Jean-Paul Roux, Faune et flore sacrées dansles sociétés altaïques (Paris, A. Maisonneuve,1966), dello stesso autore anche, La Religiondes Turcs et des Mongols (Paris, Payot, 1984).2. Paul D. Buell, “Tibetans, Mongols and Cul-tural Fusion”, in A. Akasoy, C. Burnett e R.Yoeli-Tlalim (eds.), Islam and Tibet, Interac-tions along the Musk Route (Aldershot, Hants,Ashgate, 2011), pp. 189-208.

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In alto: Marco Polo, Livre des merveilles. Pastori nomadi nella regione di Qiemo, ca. 1410,miniatura su pergamena, Parigi, Bibliothèque nationale de France

In basso: Marco Polo, Livre des merveilles. Veduta della città di Khanbaliq (Pechino), capitale dellaCina mongola, ca. 1410, miniatura su pergamena, Parigi, Bibliothèque nationale de France

3. Paul D. Buell, “The Role of the Sino-Mon-golian Frontier Zone in the Rise of Cinggis-qan”, in H. G. Schwarz (ed.), Studies onMongolia, Proceedings of the First NorthAmerican Conference on Mongolian Studies(Bellingham, Wash., Western Washington Uni-versity, Center for East Asian Studies, 1979),pp. 63-76.4. Paul D. Buell, “Chinqai (1169-1252): Archi-tect of Mongolian Empire”, in E. H. Kaplan, D.W. Whisenhunt (eds.), Opuscula Altaica, Es-says Presented in Honor of Henry Schwarz,(Bellingham, Wash., Western Washington uni-versity, Center for East Asian Studies, 1994),pp. 168-186.5. Igor de Rachewiltz, “Yeh-lü Ch’u-Ts’ai, Yeh-lü Chu, Yeh-lü His-liang” in I. de Rachewiltz,Hok-Lam Chan, Hsiao Ch’i-ch’ing. P. W. Geier(eds.), In the Service of the Khan: Eminent Per-sonalities of the Early Mongol-Yüan Period(1200-1300) (Wiesbaden, Harrassowitz, 1993),pp. 136-175.6. “Per la forza dell’Eterno Cielo, jarliγ [l’ordineimperiale] del sovrano universale del Grande Pa-trimonio Mongolo. Se questo raggiunge un po-polo pacificato o ribelle, esso deve essererispettato e temuto”. La traduzione inglese è trattada: Paul D. Buell, Historical Dictionary of theMongolian World Empire (Lanham, Md., and Ox-ford, The Scarecrow Press, Inc., 2003), p. 293. Leforme di trascrizione sono in mongolo classico.7. Paul D. Buell, and Judith Kolbas, “The Ethosof Sate and Society in the Early Mongol Empire:Chingiz Khan to Güyük”, in T. May (ed.), Papersfor the Padishah: Exploring Histories Touched bythe Mongols in the Wake of David Morgan,Festschrift for David Morgan, special issue ofJournal of the Royal Asiatic Society, 26, 1/2(2016), pp. 43-64.8. “Činggis-qa’an, quando concesse Ibaqa-beki[in sposa] a Jürcedey, quando si rivolse a Ibaqa-beki disse: “Tu [sei stata assegnata] non perché timanchi il carattere o sia di poca bellezza, ma [poi-ché] io, essendo entrato fronte e piede, ed avendopreso io stesso posizione nell’ordine consono,quando ti concessi a Jürčedey avevo in mente lagrande töre…”. Tutte le citazioni della Storia Se-greta sono tratte da Lajos Ligeti, Histoire Secrètedes Mongols (Budapest, Akadémiai Kiadó, 1971)(Tradotte in italiano dagli Autori). 9. “Cuoco” è una denominazione impropria.

Bawurci deriva da bawur, “fegato”, e significa“colui che dispensa prelibatezze”.10. “Jürcedey ha le sue virtù:La sua virtù fu farmi da scudo nei giorni di battaglia,La sua virtù fuEssere il mio rifugiocontro i popoli nemici;La sua virtù fu riunireil patrimonio sparso.La sua virtù fu mantenere intattoil patrimonio disperso”.“Pensando a töre ti conferisco ciò. Dopo questotempo, il nostro lignaggio [uruq] siederà sul no-stro trono. Saranno memori di töre, che un talebeneficio sia stato concesso [da Jürčedey]. E seniente è contrario alle mie parole, di uruq inuruq il trono di Ibaqa non dovrà essere inter-rotto. Così dicendo, promulgò un jarliγ. Inol-tre, Činggis-qan, rivolgendosi ad Ibaqa disse:tuo padre Jaqa-gambu ti ha dato duecento[schiavi] come dote di nozze, e i due cuochi(bawurci) Ašiq-temür e Alčiq. Ora che tu vaipresso gli Uru’ut, come dono d’addio, ti dicovai e prendi con te, dal personale della [tua]dote che fu dato a me, Ašiq-temür e cento[schiavi] concessi da me. Inoltre Činggis-qa’an,rivolgendosi a Jürčedey, disse, ho dato a te lamia Ibaqa. Non prenderai forse il comando diquattro chiliarchie degli Uru’ud? In questomodo lo favorì, e promulgò un jarliγ”.11. Si veda, tra gli altri: Herbert Franke, FromTribal Chieftain to Universal Emperor andGod: The Legitimation of the Yuan Dynasty(München, Verlag der Bayerischen Akademieder Wissenschaften, 1978).12. Si veda il resoconto di Guglielmo di Ruys-broeck come riportato in: Paul D. Buell, Eu-gene N. Anderson, Charles Perry, A Soup forthe Qan: Chinese Dietary Medicine of the Mon-gol Era as Seen in Hu Sihui’s YinshanZhengyao, introduction, translation, text, notes,second revised and expanded edition (Leidenand Boston, Brill, 2010), pp. 33-34:“At theentrance of this great palace, because it wouldbe unseemly to introduce skins with milk andother drinks, master William of Paris made forhim [Ögödei] a great silver tree, at the roots ofwhich are four silver lions each having a chan-nel spurting out white mare’s milk. And pourpipes are led into the tree leading to the summit

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In alto: Marco Polo, Livre des merveilles. Raccolta di pietre preziose nella provincia del Sichuan,ca. 1410, miniatura su pergamena, Parigi, Bibliothèque nationale de France

In basso: Marco Polo, Livre des merveilles. Animali mostruosi nella provincia dello Yunnan, ca.1410, miniatura su pergamena, Parigi, Bibliothèque nationale de France

of the tree and the tops of the pipes are bentback downwards and over each of them is agilded serpent, the tails of which envelop thetrunk of the tree. And from one of these pipespours forth wine, from another caracosmos,that is, clarified mare’s milk, from another boal,that is, a honey drink, and from another ricebeer, called terracina. And for each drink therehas been prepared at the foot of the tree its ownsilver vessel for receiving the drink, betweenthe four pipes. At the very top master Williamhas made an angel holding a trumpet and belowin the tree he made a crypt in which a personcan hide. And a channel ascends through themiddle of the heart of that tree as far as theangel. At first master William made a bellowsbut it did not provide enough wind. Outside thepalace there is a room in which the drinks arestored and there stands three officers ready topour them whenever they hear the angel trum-peting. And the tree has silver branches andleaves and fruits.Therefore, whenever there is need of drink, themaster of the waiters calls to the angel to soundthe trumpet. Whereupon, the one who is hiddenin the crypt, hearing this, blows strongly intothe channel leading to the angel, and the angelputs the trumpet to its mouth and the trumpetsounds extremely loudly. Whereupon, the offi-cers in the room, hearing this, each of thempours out his drink in the appropriate channeland the pipes pour them from above and belowinto the vessels prepared for that purpose, andthereupon the waiters draw them and bear themthrough the palace to the men and women”.13. Jahyun Kim Haboush, Epistolary Korea:letters in the communicative space of theChoson, 1392-1910, (New York, ColumbiaUniversity Press, 2009), pp. 46-49.14. Si vedano gli esempi in Gerhard Doerfer,Türkische und mongolische Elemente im Neu-persischen, vol. III (Wiesbaden, F. Steiner,1963), pp. 345-47.15. Il conflitto ed il suo contesto sono discussiin dettaglio in Morris Rossabi, Khubilai Khan:His Life and Times (Berkeley, University ofCalifornia Press, 1988), pp. 200-225 [trad. it.:Qubilay Khan: imperatore dei Mongoli,Milano, Garzanti, 1990].16. Per informazioni sull’autore e sul testo siveda: Jacqueline M. Armijio-Hussein, Sayyid

‘Ajall Shams al-Din: a Muslim from CentralAsia, serving the Mongols in China, and brin-ging “civilization” to Yunnan, Ph. D. disserta-tion (Harvard University, 1997), pp. 127-129 ela traduzione a pp. 131-149.17. Si veda: Emilio Bottazzi, “Un’ esplorazionealle sorgenti del Fiume Giallo durante la dina-stia Yüan”, Annali dell’Istituto UniversitarioOrientale, Nuova Serie, Vol. XIX (1969), pp.529-546, ed Herbert Franke “The Explorationof the Yellow River Sources under EmperorKublai in 1281”, in G. Gnoli (ed.), OrientaliaIosephi Tucci Memoriae Dedicata (Roma, Isti-tuto italiano per il Medio ed Estremo Oriente,1985), pp. 401–16.18. Si veda la traduzione di Paul Pelliot, Mé-moires Sur Les Coutumes Du Cambodge deTcheou Ta-Kouan (Paris, Libr. d’Amérique etd’Orient, 1951).19. Rossabi, Khubilai Khan, pp.125, 136.20. Si veda Hyunhee Park, Mapping the Chi-nese and Islamic Worlds. Cross-Cultural Ex-change in Pre-Modern Asia (New York,Cambridge University Press, 2012).21. Un altro termine importante che merite-rebbe un’analisi più approfondita è qari, dinorma tradotto come “straniero”, ma che im-plica l’idea di subordinazione. SfortunatamenteDoerfer non discute questo termine.22. “The Qa’an has no enemies in the South-east, for all the countries lying in that directionare included in his Empire as far as the Ocean-Sea, except the near the coast of Jürche andGoli there is a large island called Jimingu[Japan], which is nearly 400 parasangs in cir-cumference. There are many towns and villagesthere; it has its own ruler and it is still now, asbefore, in rebellion. From the East to the shoresof the Ocean and the borders of the Qïrqïzcountry he has no enemies”. Rashīd, Al-dīn.The Successors of Genghis Khan, translated byJohn Andrew Boyle (New York, Columbia Uni-versity Press, 1971), p. 284.23. Si veda Francesca Fiaschetti, “The Bordersof Rebellion: The Yuan Dynasty and the Rhet-oric of Empire”, in F. Fiaschetti and J. Schnei-der (eds.), Political Strategies of IdentityBuilding in non-Han empires in China (Wies-baden, Harrassowitz, 2014), pp. 127-146; eMichael C. Brose, “Realism and Idealism in theYuanshi Chapters on Foreign Relations”, Asia

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In alto: Marco Polo, Livre des merveilles. Scambi commerciali in una città lungo il Fiume Giallo,ca. 1410, miniatura su pergamena, Parigi, Bibliothèque nationale de France

In basso: Marco Polo, Livre des merveilles. Convalida della cartamoneta da parte dei funzionariimperiali, ca. 1410, miniatura su pergamena, Parigi, Bibliothèque nationale de France

Maior, 19, 1/2 (2006), pp. 327-347.24. Sul rapporto fra questa sezione dello Jing-shi dadian ed i capitoli waiyi dello Yuanshi siveda Wang Shenrong 王慎荣, Yuanshi zhuzhiyu Jingshi dadian《元史》诸志与《经世大典》 , Shehui kexue bianji 社会科学辑刊 ,1990年, 02期, pp.70-76. 25. Song, Lian 宋濂 [et al.], Yuanshi 元史(repr. Beijing, Zhonghua shuju, 1976), juan 63,pp. 1567-1570.26. Si veda, fra gli altri, il recente studio diquesta mappa da parte di Hyunhee Park,“Cross-Cultural Exchange and GeographicKnowledge of the World in Yuan China” in M.Rossabi (ed.), Eurasian Influences on YuanChina (Singapore, Institute of Southeast AsianStudies, 2013), pp. 125–54. 27. Paul D. Buell, “Early Mongolian Geo-graphical Connections,” Journal of Asian His-tory (Special Issue “Chinese and AsianGeographical and Cartographical Views onCentral Asia and its Adjacent Regions”), 49,1/2 (2015), pp. 19-29. 28. Questa nomenclatura appariva anche inopere del periodo Song, ma in epoca Yuan ladivisione fra Oceano orientale ed occidentalesi fece più netta e la parte orientale assunsemaggiore importanza. Si veda Roderich Ptak,“Quanzhou: At the Northern Edge of a South-east Asian ‘Mediterranean’?”, in A. Schotten-hammer  (ed.), The Emporium of the  World:Maritime Quanzhou, 1000-1400 (Leiden, Brill,2001), pp. 415-416; e anche il suo “Images ofMaritime Asia in two Yuan Texts: Daoyi zhilueand Yiyu zhi”, Journal of Song-Yuan Studies, 25(1995), pp. 55-56.29. Per uno studio dei dati contenuti nel Dadenanhai zhi si veda Gao Rongsheng高荣盛 ,Yuandai haiwai maoyi yanjiu 元代海外贸易研究 (Chengdu, Sichuan Remin Chubanshe,1998), e specialemente pp. 126-143. La rappre-sentazione dello spazio marittimo in epocaYuan è stata analizzata in dettaglio in diversepubblicazioni di Ptak. Si veda in particolare:Roderich Ptak “From Quanzhou to the Suluzone and beyond: Questions Related to theEarly Fourteenth Century”, Journal of South-east Asian Studies, 29, 2 (1998), pp. 269-294.30. “Come potete proferire parole vane?Se capite come stanno le cose,il Loro segno

è che di certo sono figli del Cielo.Come potete dire che siano come la gente dalleossa nere?Se diverranno qan del Popolo Totale,Le persone comuni capiranno di certo”.31. Si veda Alice Sarközy, “Inner Organs as aSeats of Feelings and Emotions in the SecretHistory of the Mongols”, in V. Rybatzki (ed.),The Early Mongols: Language, Culture andHistory; Studies in Honor of Igor de Rachewiltzon the Occasion of His 80. Birthday (Bloom-ington, Indiana, Denis Sinor Institute for InnerAsian Studies, 2009), pp. 155-162, e il già ci-tato F. Fiaschetti “The Borders of Rebellion”,p. 135.32. Gongor ha mostrato che un altro elementoin questo caso è l’esogamia. I mongoli pote-vano sposare quegli individui identificati come“ossa bianche” o “d’oro”, ma non i qaracu,troppo strettamente correlati secondo le regolematrimoniali mongoli. Si veda la discussionenella storia della società mongola in D. Gongor,Khalkh tovchoon, (Ulaanbaatar, BNMAU shin-zhlekh ukhaany akademiyn tüükhiyn khüree-len, 1970-78, 2 vols).33. Michael Weiers, Geschichte Der Mongolen(Stuttgart, Kohlhammer 2004), pp. 67-68.34. Si veda ad esempio Michal Biran, “TheMongols and Nomadic Identity: The Case ofthe Khitans of China”, in R. Amitai e M. Biran(eds.), Eurasian Nomads as Agents of CulturalChange (Honolulu, Hawaii University Press,2015), pp. 152-181.35. Per una recente analisi si veda Mark Elliott,“Hushuo: The Northern Other and the Namingof the Han Chinese”, in T. Mullaney, J. P. Lei-bold, S. Gros, and E. A. Vanden Bussche, Crit-ical Han Studies, The History, Representation,and Identity of China’s Majority (Berkeley,University of California Press, 2011).36. Yuanshi juan 209 per Đại Việt, juan 210,pp. 4660-4664 per Champa e juan 210, pp.4664-4667 per Giava.37. 海外諸蕃國,惟馬八兒與俱藍足以綱領諸國 (Yuanshi juan 210, pp. 4669). La rappre-sentazione positive di popoli distanti è rintrac-ciabile nelle fonti cinesi già dal periodo Han,come suggerito da Bertuccioli, che descrivequesto stereotipo in termini di “major ex longi-quo reverentia”. Giuliano Bertuccioli, FedericoMasini, Italia e Cina (Roma, Laterza, 1996), p. 3.

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Al Firdusi, Shahnameh (Libro dei re). Bahram Gur combatte contro l’unicorno-lupo, ca. 1335,disegno acquarellato, Harvard (MA), University Art Museum

38. Si veda Paul D. Buell, “Tibetans, Mon-gols...” che riassume anche le principali fontitibetane.39. P. D. Buell, “Tibetans, Mongols...” 40. Tradotto ed analizzato in: Paul D. Buell,Eugene N. Anderson, Charles Perry, A Soup forthe Qan.41. Zuppa bal-po: rafforza il centro e fa calareil qi 氣; amplia il diaframma. Carne di mon-tone (zampe; ossa e carne tagliuzzata), carda-momo tsaoko (5), ceci (mezzo sheng升 ,polverizzare e rimuovere la buccia), ravanello

cinese. Bollire gli ingredienti insieme e fareuna zuppa. Scolare [tagliare la carne e il ra-vanello cinese e mettere da parte]. Aggiun-gere alla zuppa [il montone tagliato a pezzicircolari sashuq], tagliare anche il ravanellocinese alla maniera sashuq, 1 qian di za’faran[zafferano], 2 qian di curcuma, 2 qian di pepenero iraniano, mezzo qian di kasni [asafoe-tida], foglie di cilantro. Aggiustare di sale.Mangiare con del riso aromatico non colloso.Aggiungere un pò di aceto. (YSZY, 27a-27b)”.

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Al Firdusi, Shahnameh (Libro dei re). Afrasiyab uccide Naudar, ca. 1335, disegno acquarellato, Kansas City (MI), Nelson-Atkins Museum of Art

Rashid al-Din Hamadani, Jāmiʿ al-tawārīkh (Storia universale). Sovrano in groppa a un elefante indiano, Tabriz, XIV secolo,

disegno acquarellato, Berlino, Staatsbibliothek