Acqua dalla roccia ITA - Marist...

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  • ACQUA DALLA ROCCIA

  • Direttore:Fr. AMEstaún

    Comitato Editoriale:Fr. Emili Turú, Fr. AMEstaún, Fr. Onorino Rota e Luiz Da Rosa.

    Lingua originale: Inglese

    Redattori:Inglese: Fr. Marie Kraus, SNDSpagnolo: Fr. Eduardo Navarro de la Torre, FMS

    Fr. Óscar Martín Vicario, FMS

    Traduttori:Italiano: Fr. Ezio Comiotto, Fr. Graziano Gori,

    Fr. Massimo Radicetti, Fr. Paolo Pennae Fr. Pietro Codato

    Gruppo di comunicazione:Fr. Joadir Foresti, Fr. Jean Pierre Destombes, Fr. Federico Carpintero e Fr. AMEstaún

    Fotografie:Fr. AMEstaún.Archivio fotografico dell’Istituto dei Fratelli Maristi.Archivio fotografico della “Fabbrica di San Pietro in Vaticano”.Servizio fotografico “L’Osservatore Romano”.

    Impaginazione e fotolito:TIPOCROM, s.r.l.Via A. Meucci, 28 – 00012 Guidonia (Roma)

    Redazione e Amministrazione:Piazzale Marcellino Champagnat, 2.C.P. 10250 – 00144 ROMATel. (39) 06 545 171 Fax (39) 06 54 517 217E-mail: [email protected]: www.champagnat.org

    Editore:Istituto dei Fratelli MaristiCasa generalizia – Roma

    Stampa:C.S.C. GRAFICA, s.r.l.Via A. Meucci, 28 – 00012 Guidonia (Roma)

    Novembre, 2007

  • che sgorga dalla tradizione di Marcelino Champagnat

    ACQUA DALLA ROCCIA

    SPIRITUALITÀ MARISTA

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    PRESENTAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . 6

    INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . 12

    1. CI DISSETIAMO AI FIUMIDI ACQUA VIVA . . . . . . . . . . . . . 20

    2. CAMMINIAMONELLA FEDE . . . . . . . . . . . . . . . . . 38

    INDICE

  • ACQUA DALLA ROCCIA

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    3. COME FRATELLIE SORELLE . . . . . . . . . . . . . . . . . 54

    4. ANNUNCIAMOLA BUONA NOTIZIA AI POVERI . . . 68

    ABBIAMONUOVI SOGNI . . . . . . . . . . . . . . . . 80

    PISTE DI RIFLESSIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88

    NOTE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90

    GLOSSARIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96

  • CARISSIMIFRATELLIE MEMBRIDELLA

    FAMIGLIAMARISTA...

    PRESENTAZIONE

  • 6 giugno 2007

    Carissimi Fratelli e Membri della Famiglia Marista,

    I primi discepoli di San Marcellino Champagnat amavano il Fonda-tore come il fratello maggiore e un vero padre. Ciò non deve destare me-raviglia dal momento che essi avevano molte cose in comune col giova-ne prete.

    Jean Marie Granjon, i fratelli Jean-Baptiste e Jean-Claude Audras, An-toine Couturier, Barthélemy Badard, Gabriel Rivat e Jean-Baptiste Fureterano dei semplici ragazzi di campagna che vivevano col lavoro delle lo-ro mani. Inoltre quasi tutti erano senza studi. Sappiamo anche che lostesso Fondatore, in seminario, ha dovuto combattere per superare ledifficoltà scolastiche e ha affrontato momenti difficili a causa della suadebole preparazione culturale.

    Ma le ragioni di questa generosa dedizione ai giovani che Marcellinoha raccolto attorno a sé erano molto più profonde delle somiglianze do-vute ai rispettivi contesti o alle loro esperienze comuni. Infatti il Fonda-tore era un uomo innamorato di Dio che ha fatto innamorare di Lui an-

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    PRESENTAZIONE

  • che i suoi discepoli. Essi, sotto la sua guida, hanno preso sempre più co-scienza della presenza di Dio ed hanno imparato a confidare nella suaProvvidenza.

    Marcellino ha pure insegnato loro ad imitare Maria come modello, a se-guirla come un cammino sicuro per centrare la vita nel Signore. Così facen-do essi si sono impegnati a imitare lo stile di Maria. In piena fedeltà alla vi-sione apostolica del Fondatore, questi giovani hanno condiviso la preoccupa-zione di Marcellino per i poveri di Dio, gareggiando tra di loro nell’aiutarli.

    Col passare del tempo, il loro stile di vita evangelico è diventato lospecchio del carattere e dei valori personali del loro ispiratore. Anni do-po, molti dei suoi discepoli, ancora ricordavano questo prete risoluto edeciso, come un uomo entusiasta e pratico, impegnato a realizzare i suoiideali con uno spirito impregnato di umiltà. Da lì sgorga la sorgente diquesta spiritualità semplice e ben fondata che egli ha gratuitamente con-diviso con i suoi fratelli.

    Tale spiritualità nasceva dalla personale esperienza di Marcellino disentirsi amato da Gesù e chiamato da Maria. Egli, come gli altri pionierimaristi, era convinto che Ella voleva che la Sua Società costituisse un mo-dello nuovo di Chiesa. A Fourvière essi si impegnarono a trasformare ta-le sogno in realtà.

    Noi abbiamo ricevuto la spiritualità di Marcellino Champagnat e deinostri primi fratelli come un’ eredità preziosa (Cost. 49) aggiornata dal-le varie generazioni successive, ma fedele alla sua dimensione marianaed apostolica. Spetta a noi incarnarla nelle diverse culture e situazioni incui l’Istituto è oggi presente.

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    ACQUA DALLA ROCCIA

  • I Fratelli che hanno partecipato al Capitolo Generale del 2001 hannochiesto al nuovo Consiglio Generale di elaborare una guida per rende-re la spiritualità marista condivisibile da un pubblico più vasto. I capi-tolari erano consapevoli che dopo la nascita dell’Istituto questa spiri-tualità ha affascinato ugualmente sia i fratelli di Marcellino che i laici.E’ per me un privilegio oggi potervi offrire il documento intitolato:“L’acqua dalla roccia – Spiritualità marista che sgorga dalla tradizione diMarcellino Champagnat”.

    Esso è il risultato di un lavoro a più mani e il frutto di molte consul-tazioni. E’ certo che ogni autentica spiritualità è viva e dinamica, perciòè opportuno ricordare che quello che noi vi troviamo non esprime l’ulti-ma parola in merito, ma rappresenta soltanto qualcosa che è stato scrit-to per quel concreto momento storico.

    Benché siano numerosi coloro che hanno giocato un ruolo importan-te nell’elaborazione del documento e del suo contenuto c’è, in partico-lare, un gruppo composto da fratelli, laici e altri membri maristi di di-versi paesi, che ha portato avanti questo progetto dall’inizio alla fine. Imiei ringraziamenti vanno a tutti coloro che hanno contribuito a que-sto lavoro. Soprattutto ai membri della Commissione Internazionale: fr.Benito Arbués (FMS), fr. Bernard Beaudin (FMS), fr. Nicholas Fernando(FMS), sr. Vivienne Goldstein (SM), fr. Maurice Goutagny (FMS), fr. La-wrence Ndawala ( FMS), fr. Spiridion Ndanga (FMS), fr. Graham Neist(FMS), Bernice Reintjens, Agnes Rois, Vanderlei Soela, fr. Miguel AngelSantos (FMS), fr. Luis Garcia Sobrado (FMS) e, in modo speciale, fr. Pe-ter Rodney (FMS), membro del Consiglio Generale, che ha coordinatoi lavori di gruppo.

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    PRESENTAZIONE

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    Come già detto, la spiritualità apostolica marista è un’esperienza diDio viva e dinamica, orientata contemporaneamente verso la contempla-zione e verso l’azione. Trasformati dall’amore che Gesù nutre per noi echiamati per nome da Maria, siamo inviati alla missione per annunciarela “Buona Notizia” che Dio rivolge ai bambini e ai giovani emarginati del-la società.

    A ciò si ispira il titolo del testo “L’acqua dalla roccia”. Chi conosce lastoria di Marcellino sa che egli ha costruito la casa dell’Hermitage con lesue mani, riutilizzando la roccia da lui stesso spaccata. L’acqua del Gier,ruscello che scorre attraverso la proprietà dell’Hermitage, è stata una se-conda importante risorsa per la comunità nascente. Riferendosi a questedue immagini, il documento “L’acqua dalla roccia” situa la spiritualitàapostolica marista in quell’ambito privilegiato che essa deve occuparenella nostra vita e in quella di coloro che hanno la grazia di conoscere edamare il Fondatore, ad imitazione dei suoi primi discepoli. La mia aspi-razione è che il contenuto di queste pagine vi aiuti ad approfondire lavostra esperienza personale e vi faccia crescere nella fede.

    Con molto affetto,

    Fr. Seán D. Sammon, FMSSuperiore Generale

    ACQUA DALLA ROCCIA

  • INTRODUZIONELa Spiritualità Marista.

    Caratteristiche dello sviluppo dellanostra spiritualità.

    Come affrontare questo documento.

  • INTRODUZIONE

    Il nostro mandatoNel 2001, il 20° Capitolo generale dei Fra-

    telli Maristi ha lasciato questa consegna: av-viare una riflessione sulla nostra spiritualità eprodurre un documento simile a quello sullaMissione educativa marista del 1998.1 Nell’inter-pretare questo mandato, il Consiglio generaleha voluto che il nostro lavoro rispondesse aiseguenti obiettivi: aiutarci ad apprezzare laspiritualità marista ed il nostro modo di viver-la oggi; stimolarci nella riflessione per appro-fondirne la comprensione. Questo testo nonintende essere l’ultima parola sulla nostra spi-ritualità; vuole solo essere un documento sucome la intendiamo oggi. E’ dunque impor-tante sottolineare alcuni elementi storici es-senziali: un giorno, ha avuto inizio il nostromodo di relazionarci con Dio; si è radicato inprofondità e si è sviluppato nel corso dellastoria. Questo testo ci aiuterà a riscoprire laricchezza della nostra spiritualità, permetten-doci di trasmetterla come dono alla Chiesa ed

    al mondo. Contribuirà alla crescita della vitadi fede in ognuno di noi e nelle comunitàumane in cui viviamo. Il documento è pensa-to per aiutarci a sviluppare una spiritualitàapostolica e mariana, nella nostra missione enegli impegni quotidiani.

    La Spiritualità MaristaNel corso dell’esistenza, la nostra dimen-

    sione spirituale interiore interagisce dinami-camente con le esperienze che viviamo. Dauna parte, quella che chiamiamo la nostraspiritualità si costruisce attraverso le vicendedella vita. D’altro canto essa dà vita al modocon cui ci rapportiamo con il mondo, con gliuomini e con Dio.

    Quando parliamo di spiritualità cristiana,facciamo riferimento al fuoco inestinguibileche arde in noi e che ci rende appassionati perla costruzione del Regno di Dio.2 Diventa la

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    forza della nostra vita quando ci lasciamoguidare dallo Spirito di Cristo. Il cristianoche vive in questo modo cresce nella santi-tà.3 La nostra spiritualità è mariana ed aposto-lica.4 E’ una spiritualità radicata nella storiache abbiamo ereditato da MarcellinoChampagnat * .5 Si è sviluppata nei primiFratelli che ce l’hanno trasmessa come ere-dità preziosa.6

    Sebbene condividiamo le radici comunicon altri stili di vita maristi *, la nostra spi-ritualità ha caratteristiche proprie. E’ rin-novata incessantemente dalla forza delloSpirito e dai nostri sforzi personali e comu-nitari per incarnarla nelle diverse situazio-ni e culture.7 Essa rafforza la coesione del-la nostra unità ed è un elemento essenzia-le della nostra vita e della nostra missione.8Di conseguenza, facendo uso del termine“marista”, ci riferiamo unicamente a colo-ro che, uomini e donne, vivono una spiri-tualità nel solco tracciato da Marcellino.

    Caratteristiche dello sviluppo dellanostra spiritualità

    Marcellino era animato da una profon-da relazione con Gesù e Maria. La nostraspiritualità è scaturita da questo dono. Apartire da questa prima ispirazione, sugge-rita dallo Spirito e influenzata dalle caratte-ristiche della sua personalità e dagli avve-nimenti della sua vita, il nostro Fondatore ela sua prima comunità hanno accolto e ap-profondito un carisma.* Grazie alla loro fe-deltà creativa, questo carisma è divenutouna spiritualità.

    Alla morte di Marcellino nel 1840, la spi-ritualità era già ben sviluppata, ma pocoorganizzata. Poco dopo i suoi discepoli co-minciarono a raccogliere un insieme di te-sti per definire la spiritualità. Furono im-

  • INTRODUZIONE

    portanti: La Vita di Marcellino Champagnat(1856), Biographies de quelques frères (1868),Avis, Leçons, Sentences et Instructions (1869),Annales de l’Institut (Redazione iniziata nel1884 da Fr. Avit).

    Volendo presentare una visione attualedella spiritualità marista, noi seguiamo l’e-sempio delle generazioni precedenti. Il Ma-nuale di Pietà (1855) è il primo testo che con-cretizza una comprensione della spirituali-tà di Marcellino e della prima generazionedi Fratelli, in particolare nel loro rapportocon Gesù e Maria. Illustra la loro spirituali-tà con degli esempi pratici; mette l’accentosulle virtù ritenute caratteristiche del Picco-lo Fratello di Maria, e necessarie per tende-re alla “perfezione”. Naturalmente questodocumento riflette il clima spirituale piut-tosto austero di quei tempi.

    I Superiori generali ed i Capitoli gene-rali hanno poi continuato

    a riflettere sul modo migliore di viverequeste virtù in rapporto alle situazionidei tempi, come la secolarizzazione del1903, le due guerre mondiali, le diverserivoluzioni e le persecuzioni. La letturadei segni dei tempi ha sollecitato unanuova riflessione sulla nostra spiritualitàe sul modo di manifestarla come guidadella nostra vita e della nostra missione.

    Durante il 19° secolo e nella prima metàdel 20°, si è imposta prevalentemente nellaChiesa una concezione ascetica della spiri-tualità; così è stato anche nel nostro Istitu-to. Questa tendenza ha lasciato poco spazioalle dimensioni esperienziali e mistiche.

    Il Vaticano II* ci ha incoraggiati a intro-durre questi elementi nel cuore della no-stra spiritualità. Con l’appello universalealla santità, religiosi e laici entrano nel mi-stero di Dio e nel mistero della Chiesa. Co-sì la parola “mistico”* ritrova il suo signi-

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  • ACQUA DALLA ROCCIA

    ficato originale, e diventa il modo cristia-no normale di entrare in relazione conDio. Il nostro testo attuale introduce ed ac-centua decisamente la dimensione misticadella nostra spiritualità. Il Concilio hainoltre chiesto agli istituti religiosi di pro-cedere al loro rinnovamento secondo il ca-risma della loro fondazione. Una conse-guenza pratica di questo invito è stataquella di dare impulso allo studio siste-matico del nostro patrimonio e della no-stra eredità spirituale.

    Dopo il Manuale di Pietà (1855), il testomarista ufficiale che ha presentato in sinte-si la nostra spiritualità è stato Comunità-Apostolato-Preghiera, frutto del 17° Capitologenerale (1976). Questo documento ha sot-tolineato l’integrazione delle diverse di-mensioni della nostra vita. Il Fratello Supe-riore Generale di allora (1967-1985), Fr. Ba-silio Rueda, con numerosi e profondi testiha arricchito la nostra spiritualità, armo-

    nizzando i suoi elementi carismatici congli apporti teologici e spirituali derivati dalVaticano II. Nella sua revisione delle Costi-tuzioni, il 18° Capitolo generale (1985) hapresentato la nostra spiritualità come ma-riana ed apostolica9. Da allora, i Superiorigenerali, nonché il 19° e 20° Capitolo gene-rale (1993 e 2001), hanno ampliato il signi-ficato e le implicanze di questa spiritualità“mariana ed apostolica”.10

    Come affrontare questo documento

    La novità di questo testo è che si rivolgeal tempo stesso ai maristi fratelli e laici. Ri-flette la convinzione che i due gruppi par-tecipano in comune del carisma ereditatoda Marcellino. Vivono la stessa spirituali-tà, benché in situazioni di vita differenti.

  • INTRODUZIONE

    È una sfida scrivere per entrambi i grup-pi, utilizzando linguaggio e immaginiadatti a tutti e due. Al tempo stesso, siamoconsapevoli che è importante l’impiego ditermini familiari, che fanno parte della no-stra tradizione e della nostra eredità spiri-tuale. Utilizziamo quindi parole come “fra-ternità” e “comunità” in senso lato. Quan-do scriviamo la parola “comunità”, abbia-mo in mente tutti i tipi di comunità di cui imaristi fanno parte: famiglie, comunità re-ligiose, differenti forme di comunità educa-tive o parrocchiali ecc... Cosicché non limi-tiamo questo termine solo ai fratelli. Il ter-mine “fratello” e “fraternità” sono dei sim-boli potenti di un particolare stile di rela-zione. Generalmente non sono usati per es-sere applicati unicamente ai fratelli profes-si, ma per caratterizzare un tipo di rappor-to proprio di tutti i maristi. Quando le pa-role sono seguite da un asterisco (*), sieteinvitati a verificare, alla fine del documen-to, il glossario che ne dà la spiegazione.

    Il nostro documento è composto di cin-que parti. La prima presenta gli elementidistintivi della spiritualità apostolica ma-rista, che hanno la loro origine nell’espe-rienza e nello spirito di Marcellino e dellacomunità di fondazione. Per descrivere ilpercorso spirituale, utilizziamo l’immagi-ne del viaggio o del pellegrinaggio. Le al-tre parti specificano come può essere vis-suta oggi la nostra spiritualità: nella ricer-ca di Dio e del senso della nostra vita(parte 2), nelle nostre relazioni (parte 3),nella nostra vita apostolica (parte 4). Esseindicano come ognuna di queste dimen-sioni principali possa arricchire e svilup-pare la nostra vita spirituale. L’ultimaparte ci invita a guardare al futuro consperanza, come Maria nel suo cantico delMagnificat.11 La speranza ci consente diaccogliere le sfide del nostro tempo con ilcoraggio dei santi maristi che ci hannopreceduto. Lo facciamo convinti di essereeredi di una ricca tradizione spirituale.

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  • ACQUA DALLA ROCCIA

    Per noi, membri della Commissione,presentare la nostra eredità in un testo èstato un autentico viaggio spirituale, unavera benedizione per ognuno di noi. Ab-biamo trascorso molte ore insieme, tra dinoi e con altri maristi, per riflettere suglielementi essenziali della nostra spiritua-lità, sulle fonti che l’alimentano, sul mo-do di integrare i differenti aspetti dellenostre vite. Abbiamo appreso gli uni da-gli altri, con la riflessione radicata nellapreghiera, con l’ascolto rispettoso, con lacondivisione appassionata.

    Più che un testo da leggere, questo do-cumento è pensato come un compagno diviaggio per il nostro cammino spirituale.Viene dato per aiutare la riflessione e peressere calato nella vita. Non ha la pretesadi essere una relazione definitiva sullanostra spiritualità, ma piuttosto uno sti-molo utile per il suo sviluppo. Vi invitia-mo a pregare con questo testo. E confidia-

    mo che possa, come autentica realtà mari-sta, aiutarci a vivere il nostro rapportocon Dio, con gli altri e con la missione.

    Tenendo conto delle benedizioni cele-sti e delle grazie ricevute durante la no-stra ricerca, crediamo che la riflessioneorante possa essere più efficace se condi-visa con altri maristi. A conclusione deldocumento, presentiamo alcune piste in-dicative per facilitare la riflessione dellepersone o dei gruppi che sceglieranno diutilizzarlo.

    Auspichiamo che questo documentoarricchisca la preghiera, stimoli la rifles-sione e ispiri l’azione. Possa diventare ilsentiero che ci conduce alle sorgenti d’ac-qua viva.

    Commissione internazionaledella Spiritualità Apostolica MaristaRoma, 2007.

  • 1. CI DISSET IAMO AI FIUMID’ ACQUA VIVA

  • Se qualcuno ha setevenga a me e beva.

    Fiumi d’acqua vivasgorgheranno dal cuoredi chi crede.

    Ci convertiamo in fiumi d’acqua viva.

    T IAMO AI FIUMID’ ACQUA VIVA

  • 1. La storia della nostra spiritualità è fatta di passione e compassione:la passione per Dio e la compassione per gli uomini.

    2. Le nostre origini sono segnate dal rapporto intenso tra un viceparro-co di campagna e un gruppo di giovani, vissuti in un periodo di for-ti agitazioni sociali. Il sacerdote è Marcellino Champagnat *; i giovani so-no Gian Maria Granjon, Giambattista Audras, Gian Claudio Audras, An-tonio Couturier, Bartolomeo Badard, Gabriele Rivat, e Giambattista Fu-ret. Sono essi a costituire la nostra prima comunità a La Valla*.

    3. Uomini semplici e privi di formazione, vivono nella semplicità e nel-l’unità. Passano le giornate ad imparare a scrivere, a leggere e ad in-segnare; svolgono un lavoro manuale che procura loro il sostegno econo-mico. Vivono in mezzo alla gente condividendone le condizioni.

    4. Scoprono in modo sempre più profondo la presenza di Dio in mez-zo a loro, ed imparano a fare affidamento sulla Provvidenza. Insie-me alimentano la loro sete di Gesù e il desiderio di seguirlo con lo stiledi Maria. Inoltre sviluppano la devozione a Maria come il modo più si-curo di centrare il loro cuore in Gesù. Si incoraggiano vicendevolmenteper aiutare coloro che sono nel bisogno.

    5. Come Maria, che in fretta si mette in viaggio verso la montagna,13 anch’es-si ogni settimana si recano nelle frazioni circostanti per far conoscere edamare Gesù. Si prendono cura dei ragazzi poveri e li accolgono in casa loro.14

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    CI DISSETIAMO AI FIUMI DI ACQUA VIVA

    Se qualcuno ha sete, venga a me e beva12

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  • 6. La maniera con cui il gruppo vive il Vangelo riflette il carattere, i va-lori e la spiritualità della loro guida, Marcellino Champagnat. La suaspiritualità era profondamente influenzata dalla sua personalità. I primidiscepoli ricordano con affetto il Marcellino che hanno conosciuto: aper-to, franco, deciso, coraggioso, ardente, costante, equanime.15 Tutta la suavita è stata la testimonianza di una persona di grande umiltà; era uomod’ azione e aveva un grande senso pratico. Ciò gli ha permesso di darevita ad una spiritualità semplice e concreta.16

    7. Tra le influenze formative che hanno plasmato la spiritualità di Marcellino,è fondamentale l’esperienza personale di sentirsi intensamente amato daGesù e chiamato da Maria. L’avvenimento del Ricordatevi, risalente all’inizio del1823*, è stato percepito da Marcellino e dai primi Fratelli come fortemente signi-ficativo. Marcellino e Stanislao si sono smarriti in una tormenta di neve. Quan-do il suo compagno gli cade ai piedi privo di sensi, Marcellino pensa che se Ma-

    ria non verrà in nostro aiuto, saremosicuramente perduti.17 Pone la pro-pria vita nelle mani di Dio e recitail Ricordatevi. Questa preghiera ri-volta a Maria viene miracolosa-mente esaudita. Marcellino e i pri-mi Fratelli vedono in questo epi-sodio una realtà molto profonda:Dio li ha scelti per condividere lastessa missione affidata a Maria.

    8. Marcellino è inoltre ben con-sapevole dell’amore cheGesù e Maria hanno per tutti gli

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    ACQUA DALLA ROCCIA

  • altri. Questo suscita in lui la passione di unapostolo. Egli consacra la propria vita a con-dividere questo amore. Nell’incontro con ilgiovane morente Giambattista Montagne*,vediamo a qual punto Marcellino rimanesconvolto nel costatare che un ragazzo siagiunto al termine della propria vita senzasapere niente dell’amore di Dio per lui.

    9. Questo avvenimento è per Marcellinoun segno di Dio. La sua compassione lospinge a mettere subito in atto il progettodella fondazione. Ci vogliono fratelli!18 Difronte ai bisogni dei giovani, il sogno di da-re una risposta assieme ad un gruppo dievangelizzatori consacrati viene ora confer-mato. I suoi Fratelli dovranno portare ilVangelo di Gesù alle persone emarginatedella Chiesa e della società. Marcellino è sta-to ordinato prete solamente da quattro mesi.

    10. Marcellino va incontro con disponibilità e con azioni concrete ai bi-sogni che vede intorno a lui. La risposta ai bisogni del suo tempoè anche frutto del progetto* condiviso con i primi Maristi, che sognavanoun modo rinnovato di essere Chiesa, e in vista di questo si erano impe-gnati a Fourvière*.19 Assieme a Claudio Colin *, a Giovanna Maria Cha-voin* e agli altri fondatori maristi*, Marcellino condivide la convinzioneche Dio li chiama per rispondere insieme alle necessità della Franciapost-rivoluzionaria.

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    CI DISSETIAMO AI FIUMI DI ACQUA VIVA

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  • 11. I maristi concepiscono questo loro progetto* come una partecipazionealla missione di Maria, che fu quella di offrire al mondo il dono dellavita di Cristo e farsi presente nella Chiesa nascente. Nei loro auspici, si trattadi un’opera che dovrà raggiungere tutte le diocesi del mondo, strutturando-si come un albero a più rami, che includano laici, sacerdoti, suore e fratelli.

    12. La spiritualità Marista, che ha avuto la sua sorgente in Marcellino enella prima comunità, è andata via via arricchendosi grazie alle suc-cessive generazioni di discepoli che hanno seguito le orme del Fondatore.Oggi essa è divenuta un fiume di acqua viva. Le future generazioni rende-ranno ancora più intensa questa corrente di spiritualità. Come Marcellino,siamo certi che Maria continua ad aver cura del suo sviluppo.20

    13. Crediamo che il carisma* di Marcellino è un dono fatto alla Chiesa e almondo, un dono che siamo chiamati a sviluppare e a vivere, intensifi-

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    ACQUA DALLA ROCCIA

  • cando progressivamente la nostra partecipazione ad esso. La nostra spiritua-lità traduce ed esplicita questo carisma*, incarnato in ogni luogo ed in ognitempo della storia. Come per ogni autentico carisma, si tratta di un dono elar-gito dallo Spirito Santo, per edificare ed unire la Chiesa, Corpo di Cristo.

    14. Vivendo la nostra spiritualità ci dissetiamo ai fiumi “d’acqua vi-va”. A nostra volta ci trasformiamo in “acqua viva” per gli altri.

    15. Nel cammino verso Dio, ci sentiamo ispirati dalle convinzioni edalla vita di Marcellino e dei suoi primi discepoli. Mentre proce-diamo uniti a tante altre persone, siamo tuttavia consapevoli del nostrospecifico stile che ci caratterizza. Riceviamo il dono di condividere tranoi, insieme con Maria, l’esperienza trasformante di essere amati da Ge-sù in modo incondizionato. Da qui scaturiscono le peculiari caratteristi-che del nostro essere discepoli di Champagnat.

    La presenza e l’amore di Dio

    16. Ancora oggi, quelli tra noi che seguo-no le orme di Marcellino e dei suoiprimi discepoli, sono afferrati dallo stessodinamismo interiore. Viviamo un modo diessere, di amare e di agire conformi allospirito delle nostre origini; progressiva-

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    CI DISSETIAMO AI FIUMI DI ACQUA VIVA

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    Fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal cuore di chi crede21

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  • mente, giorno dopo giorno, approfondiamo l’esperienzadella presenza amorevole di Dio in noi e negli altri. È pre-senza che si fa convinzione profonda di essere amati per-sonalmente da Dio, presenza che infonde la certezza delsuo starci vicino in tutte le nostre vicende quotidiane.

    Fiducia in Dio

    17. La relazione di Marcellino con Dio, insieme alla co-noscenza dei propri limiti, spiegano l’illimitata fi-ducia che poneva in Lui. Questa era d’ una profondità ta-le, da stupire coloro che lavoravano con lui, ma anche dascandalizzare qualcuno che giudicava temerarie le sueazioni. Con umiltà, Marcellino vedeva Dio all’opera, percui agiva con coraggio e determinazione. Non rechiamodispiacere a Dio, domandandogli poco. Quanto più grandi sa-ranno le nostre richieste, tanto più saremo a lui graditi.22 Le in-vocazioni che Marcellino spesso ripeteva – Se il Signorenon costruisce la casa23 e Tu lo sai, Dio mio24 – sono le mani-festazioni spontanee di questa sua immensa fiducia.

    18. Anche noi cerchiamo di intensificare il rapporto conDio, affinché divenga come in Marcellino la sorgen-te quotidiana di un rinnovato dinamismo spirituale edapostolico. Questa vitalità ci rende audaci, nonostante leimperfezioni e i limiti delle nostre risorse. Prendendo ispi-razione dall’esperienza di Marcellino, affrontiamo i miste-ri della vita con fiducia, apertura e dono di se stessi.

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    ACQUA DALLA ROCCIA

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  • Amore a Gesù e al suo Vangelo

    19. Marcellino ripeteva ai primi Fratelli: Far conoscere Gesù e farlo ama-re è lo scopo della nostra vocazione, l’unico obiettivo dell’Istituto. Se do-vessimo venir meno a questo fine, la nostra congregazione sarebbe inutile.25 At-traverso queste parole, emerge con chiarezza la sua convinzione: mette-re Gesù al centro della nostra vita e della nostra missione., una convin-zione crescente dei maristi di oggi.26

    20. Gesù è per noi il volto umano di Dio.27 Lo incontriamo in modo privi-legiato nei tre posti peculiari dei maristi, dove Gesù ci manifesta Dio.28

    21. Davanti al Presepe vediamo l’innocenza, la semplicità, la bontà e an-che la debolezza di Dio in grado di commuovere i cuori più induriti…Non c’è motivo di temere un Dio che si è fatto bambino.29 Qui troviamo Dioche ha piantato la sua tenda in mezzo a noi, e che possiamo chiamare“fratello”.

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    CI DISSETIAMO AI FIUMI DI ACQUA VIVA

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  • 22. Ai piedi della Croce siamo colpiti da un Dio che ci ama fino alla fine.Incontriamo lì un Dio che condivide e trasfigura le sofferenze, il tra-dimento, l’abbandono, le violenze fisiche e psicologiche provate dall’uma-nità. Entriamo qui nel mistero della sofferenza redentrice ed impariamo l’u-mile fedeltà dell’amore.30 Il Cristo crocifisso è il segno e la rivelazione piùprofonda che Dio è Amore.

    23. Sull’altare, nel Sacramento dell’Eucaristia, troviamo il luogo privilegiatoper accrescere la nostra unione con la Corpo di Cristo, per essere una co-sa sola con tutte le sue membra e per rendere sempre più profondo il nostro rap-porto con la presenza vivente di Gesù nella nostra vita. La celebrazione dell’Eu-caristia e l’adorazione davanti al Santissimo Sacramento erano per Marcellinodei momenti di intensa esperienza di Dio.31 L’esperienza dell’Eucaristia comefonte e culmine della vita cristiana ci porta al cuore della spiritualità Marista.

    24. Questi peculiari luoghi maristi, dove incontriamo l’amore di Cristo,sono anche luoghi di incontro con i poveri.32 Dinanzi al Presepe, sia-mo toccati nell’intimo dalla situazione di povertà e di fragilità dei bambini,ragazzi e giovani, particolarmente di quelli più sfortunati. Presso la Croce, cisentiamo associati alle persone sopraffatte dal fallimento e dalla sofferenza, a

    coloro che lottano per il pane, la giustizia e lapace. All’altare entriamo in comunione conl’amore di Cristo, che ci conduce ad una rela-zione profonda con i poveri. Il nostro cuore sichina verso di loro ed essi diventano per noifratelli e sorelle in un’autentica amicizia.Apriamo le nostre case ai poveri e condivi-diamo con loro la nostra presenza, il nostrotempo e le nostre risorse.

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  • CI DISSETIAMO AI FIUMI DI ACQUA VIVA

    Con lo stile di Maria

    25. La relazione di Marcellino con Maria è stata profondamente segnatada una fiducia piena e amorevole per Lei, la “Buona Madre”*, perchéera l’opera sua che egli aveva intrapreso. Scriveva al riguardo: Senza Maria

    non siamo niente, ma con Maria abbiamo tutto, perché Maria porta il suo Figlioadorabile tra le braccia o nel suo cuore.33 Questa convinzione è rimasta

    costante durante tutta la sua vita. Gesù e Maria erano il tesoro incui Marcellino aveva imparato a mettere il suo cuore. Questarelazione intima l’ha aiutato a costruire la dimensione maria-na della nostra spiritualità. Nella tradizione marista, l’espres-sione “Risorsa Ordinaria” * riassume la nostra costante fidu-cia in Maria. Il motto attribuito allo Champagnat dal suobiografo, Tutto a Gesù per mezzo di Maria, tutto a Maria per

    Gesù, sintetizza la stretta relazione tra il Figlio e la Madree la dimensione della fiducia in Maria del nostro Fonda-tore, atteggiamento che tutti siamo invitati a vivere.

    26. Noi partecipiamo alla maternità spirituale di Ma-ria34 quando adempiamo il compito di portarela vita di Cristo nel mondo di coloro con cui condi-vidiamo le nostre giornate. Alimentiamo questa vita

    nella comunità ecclesiale, rafforzandone la comunio-ne con la preghiera fervente ed il servizio generoso.

    27. Maria ispira i nostri atteggiamenti verso i giovani.35Contemplando Maria nelle Scritture, ci impre-gniamo del suo spirito. Con premura ci mettiamo in

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  • viaggio “verso la montagna” della vita dei giovani,per portare loro il Vangelo della giustizia e della fe-deltà misericordiosa di Dio”.36 Entrando in relazio-ne con i giovani, con uno stile mariano, diveniamoper essi il volto stesso di Maria.

    28. Dai tempi di Marcellino, i suoi discepoli hannofatto conoscere e amare Maria. Oggi siamoconvinti che seguire Gesù come Maria è un modo pri-vilegiato di portare a compimento il nostro itinerariocristiano. Con il cuore pieno di compassione, condi-vidiamo quest’esperienza e queste convinzioni con i bambini, i ragazzi e igiovani, aiutandoli a fare l’esperienza del volto materno della Chiesa.

    29. Dai tempi di Marcellino, la Chiesa ha approfondito la comprensio-ne di Maria come la “Prima Discepola”. Pertanto noi maristi colti-viamo una relazione sempre più forte con Maria, nostra “Sorella nella fe-de”; una donna con i piedi per terra37, turbata e provata da Dio; una don-na che ha confidato in Dio senza conoscere tutte le risposte; una donnala cui vita di fede è stata un reale pellegrinaggio.

    Spirito di famiglia

    30. Marcellino e i primi fratelli erano uniti di cuore e di spirito. Le loro rela-zioni erano caratterizzate da calore e tenerezza. Nelle riflessioni sulla vi-ta comune come fratelli, hanno visto molto appropriato paragonare lo spiritodella loro vita comunitaria a quello di una famiglia. Come le prime comunità,anche noi ci ispiriamo al focolare di Nazaret per sviluppare gli atteggiamenti

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    1fondamentali che fanno dello spirito di famiglia una realtà: Amore e perdo-no, sostegno e aiuto; dimenticanza di sé, apertura agli altri e gioia.38 Questo tipodi relazioni è divenuto una caratteristica del nostro modo di essere maristi.

    31. A partire dallo spirito di famiglia si sviluppa una spiritualità che è for-temente relazionale e affettiva. I modi preferiti da Marcellino per met-tersi in relazione con Dio e Maria assumono espressioni di tipo familiare: Ge-sù nel suo “Sacro Cuore”, Maria come la “Nostra Buona Madre”. Le relazio-ni che incoraggiava sia dei fratelli tra di loro, che dei fratelli con gli alunni, so-no descritte con questo stesso stile fraterno e amorevole. Nei maristi di oggi,grazie alla presenza crescente delle donne, l’immagine di sorella ha arricchi-to il modo di relazionarsi tra loro e di esercitare l’apostolato. La nostra rela-zione con gli altri è essenzialmente quella di essere fratelli e sorelle.

    32. Là dove i discepoli di Marcellino sono presenti, lavorando insiemenella missione, lo “spirito di famiglia” è la caratteristica maristadella vita comunitaria. La sua sorgente è l’amore che Gesù ha per tutti i

  • suoi fratelli e sorelle, per tutti gli uomini. Attraverso questo spirito offria-mo un’esperienza di appartenenza e d’ unione nella missione.

    Spiritualità della semplicità

    33. Il cuore della spiritualità marista, ereditata da Marcellino e dai pri-mi fratelli, è l’umiltà. Questa si esprime attraverso la semplicitàdegli atteggiamenti, in particolare nel nostro modo di relazionarci conDio e con gli altri. Cerchiamo di essere persone integre, autentiche, sin-cere e trasparenti in tutte le nostre relazioni.

    34. Questa attitudine si sviluppa a partire dall’esperienza di Marcelli-no e dei primi fratelli. L’ambiente che ha formato Marcellino è quel-lo di una calorosa famiglia di un piccolo villaggio. Dalla madre (Maria Te-resa Chirat*) impara ad avere fiducia nella Provvidenza divina; dalla zia(Luisa Champagnat*) impara l’abbandono filiale nelle braccia di Dio. Dalpadre (Giambattista Champagnat*) impa-ra la sincerità e l’onestà. Attraverso le gioiee le lotte della vita imparò ad essere umilee fiducioso. Consapevole dei propri limiti,li sperimenta come una grazia quandogiunge a porsi con fiducia nelle mani diDio. La prima generazione di fratelli è co-stituita da giovani cresciuti in un ambientesimile a quello di Marcellino. Tutte questecircostanze provvidenziali hanno svilup-pato una spiritualità poco complicata e coni piedi per terra.39

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    35. I giovani si sentono attratti da questa spiritua-lità così semplice. Le immagini di Dio che pre-sentiamo, il linguaggio, le esperienze e i simbolismiche utilizziamo, divengono per loro accessibili e toc-cano il loro cuore. Quanto più l’evangelizzazione e lacatechesi sono radicate nella nostra specifica spirtua-lità marista, tanto più diventano efficaci.

    36. La spiritualità della semplicità caratterizza tut-ta la vita dei discepoli di Marcellino. Nell’umil-tà cerchiamo di conoscerci con le nostre forze e debo-lezze, accogliendo di buon cuore l’aiuto di cui abbia-mo bisogno. Ci sentiamo sempre più in pace con noistessi, conformi all’immagine che Dio ha creato.

    37. Avvicinando gli altri con apertura e gratitudi-ne, li accettiamo così come sono e accettiamovolentieri il modo con cui ci vedono. Offriamo loro dicuore il nostro perdono e facciamo il primo passoverso la riconciliazione.40

    38. Questo stesso spirito ci incoraggia a sviluppa-re uno stile semplice di vita. Pertanto evitiamoogni consumismo, l’accumulo dei beni e lo sprecodelle risorse. Vogliamo essere responsabili della crea-zione, dono prezioso di Dio per l’umanità. Questo at-teggiamento ci stimola ad unirci ad altri in vista del-le misure necessarie per conservare l’ambiente, perincrementare l’armonia dell’uomo con la natura, e

  • per collaborare con il Creatore nel portarealla piena realizzazione tutto il creato.

    39. Il nostro desiderio di essere in comu-nione con la natura si esprime inmolti modi. La tradizione marista attribui-sce un grande valore al lavoro manuale,perché esso favorisce il contatto diretto con ilcreato, con gli esseri viventi e con tutte le cose.Ci impegna ad aver cura della natura, nel con-servarla e trasformarla. Ci educa alla pazienzae alla precisione.41 Pertanto, questo compito sottolinea la validità del lavo-ro svolto con le proprie mani e ci avvicina ai popoli indigeni che vivonocon sommo rispetto una stretta relazione con la terra.

    40. L’amore per il lavoro rive-la un’ampia attitudine nelcuore dei maristi, che abbracciavalori come il saper fare, la fru-galità, il servizio, l’ingegnosità,l’abnegazione. In definitiva unostile di vita semplice. Tale mododi vivere proviene dalla tradi-zione marista che ci sollecita amantenerci attraverso il lavorodelle nostre mani. La semplicitàdi vita, liberamente scelta, gene-ra una grande capacità di fareapostolato tra i poveri.

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  • 41. Tutto questo ci offre la garanzia, come per Marcellino, che il nostrocammino verso Dio è anche un cammino di semplicità. Ci avvicinia-mo a Dio con trasparenza, con onestà, con apertura e con fiducia. Cerchiamovolontariamente mezzi non complicati che ci aiutino ad andare verso di Lui.

    42. L’epoca attuale è caratterizzata da una sete di spiritualità. Noi, disce-poli di Marcellino, crediamo che il nostro modo di andare a Dio è undono da condividere con la Chiesa e con il mondo. Siamo invitati ad unirci

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    Ci convertiamo in fiumi di acqua viva42

  • a Maria nel nostro cammino di fede. Se nella vita quotidiana siamo in gra-do di offrire una testimonianza della vitalità di questa spiritualità, la gente– in particolare i giovani, i bambini e i ragazzi – si sentiranno attratti ed in-vitati ad assumerla come il loro specifico modo di divenire “acqua viva”.

    43. La storia della nostra spiritualità è di fatto qualcosa di semplice. Èla storia di donne e di uomini che sentono una sete tale che Dio so-lo può saziare. Dopo aver bevuto intensamente, si trovano colmi del de-siderio stesso di Cristo: incarnare la Buona Notizia di Dio. Animati dal-lo Spirito, spinti dall’ardente desiderio di Dio di donare la vita al mon-do, noi diveniamo fiumi d’acqua viva, che irrigano gli spazi personali,comunitari e apostolici della nostra vita.U,.-

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  • 2. CAMMI NIAMONELLA FEDE

  • MI NIAMONELLA FEDE

  • 44. La vita è un mistero che si svela a mano a mano che si compie.Anche dopo molti anni ci sono aspetti ancora misteriosi per noi.Questo continuo movimento della nostra interiorità è dinamico, ci pro-voca e ci stimola; è un invito costante a mantenerci in ricerca.

    45. Durante i vari momenti della vita noi sperimentiamo la bellez-za e la bruttura, la certezza e il dubbio. Si alternano periodi dientusiasmo e di abbattimento. Tutto questo ci affascina e ci spaventaallo stesso tempo.

    46. I nostri cuori desiderano ardente-mente trovare la felicità; crediamosia possibile trovare l’amore e condivi-dere le benedizioni della vita. Allo stessotempo temiamo il male e il tradimentoe questo ci rende a volte esitanti di fronteai nostri impegni e alle nostre relazioni.

    47. Viviamo in un’epoca di rapidicambiamenti sociali e culturali.Le frontiere mutano continuamente, ivalori tradizionali sono contestati e ilmodo di vivere del passato sembra nonfunzionare più.

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    L’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria43

  • 48. È possibile arrivare a mettere in discussione an-che lo scopo della nostra vita: Chi sono?, A cosaserve la mia vita?, Cosa posso cambiare?, A chi apparten-go?, Di chi o di che cosa sono responsabile? Domande co-me queste possono popolare le nostre menti e i nostricuori. Nella misura in cui prendiamo maggior co-scienza della vita che è in noi e attorno a noi, percepia-mo con più chiarezza questo sentimento di malesseree di inquietudine.

    49. Desiderando qualcosa che dia un senso alla no-stra vita, cerchiamo un’idea, una persona, un’at-tività che integri tutte le differenti sfaccettature del no-stro vivere: sentimenti e desideri, relazioni e attività,sessualità e amore, diritti e doveri, speranze e sogni.

    50. In queste situazioni umane, scopriamo che Dio è colui che i nostricuori desiderano veramente. Ci rendiamo conto che questo desiderioardente non deriva da noi, ma dall’azione dello Spirito di Dio insito nel no-stro essere. Con grande fiducia quindi ci apriamo a un’esperienza di Dio.

    51. Maria è turbata dall’irruzione potente di Dio nella sua vita. Ha paura,ma ritrova subito la pace perché intuisce la presenza amorosa di Dio.Pur senza avere tutte le risposte ai suoi interrogativi, dà fiducia e si abbando-na a un Dio che ispira fiducia.

    52. Marcellino Champagnat * ha dovuto ugualmente lottare abbastanza prestodavanti all’irruzione inattesa di Dio nella sua vita. Quel Dio lo vuole - pro-nunciato dal prete reclutatore – l’ha obbligato a rivedere il suo progetto di vita.44

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    Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te45

    53. Nella vita vissuta concretamente entra Dio. Egli fa sì che Maria sipossa aprire alla verità del suo essere, della sua vocazione e le pro-pone qualcosa che può realizzare. Il modo in cui accetta la parola di Diole svela la qualità della sua persona.

    54. Le esperienze di ogni giorno sono il luogo privilegiato dell’incontrocon Dio. Troviamo la presenza di Dio nella creazione, negli avvenimen-ti quotidiani: nel lavoro e nelle relazioni sociali, nel silenzio e nel rumore, nel-le gioie e nei dolori, nei successi e nelle angosce, nella tragedia e nella morte.

    55. Dio lo riconosciamo in coloro che incontriamo: nei giovani e nei vecchi,nei componenti della nostra famiglia e delle nostre comunità, nell’esu-le e nel prigioniero, nel malato e nel bisognoso, nel collega di lavoro e nel vi-cino di casa. Sono tutti specchi che riflettono il Dio della vita e dell’amore.

    56. Similmente incontriamo Dio nella testimonianza delle persone chesi impegnano per la pace, per la giustizia e per la solidarietà neiconfronti dei poveri e nella testimonianza di coloro che si dedicano inte-ramente al servizio degli altri.

    57. Le persone e gli avvenimenti della vita sono l’occasione per incontra-re il nostro Dio misericordioso. A volte avvertiamo Dio più vicinoquando ci sentiamo vulnerabili o feriti nei nostri sentimenti, o quando lottia-mo per noi stessi ad ogni costo. Il rendimento di grazie per il dono della vi-ta, il miglioramento delle nostre relazioni, il perdono dato e avuto, la celebra-zione dell’Eucarestia e della Parola di Dio, sono tutti momenti di grazia in cuiincontriamo Dio.

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    58. Vivendo in pienezza questi mo-menti scopriamo la nostra veraumanità e la profondità della nostrarelazione con Dio. Quando sperimen-tiamo questa relazione giungiamo ascoprire la nostra vera identità: figlie efigli di Dio, sorelle e fratelli nella vita.

    59. La nostra vera identità è un do-no, consegnatoci come invito,come chiamata, come vocazione*. È l’o-pera di Dio in noi.46 La vocazione diMarcellino è segnata da domande edubbi. Il suo pellegrinaggio a La Lou-vesc* è un tempo di preghiera e di di-scernimento.47 Marcellino vive la ricer-ca della sua identità e della sua crescitaumana come un tempo di grazia.

    60. Dio sceglie alcuni uomini, li invitapersonalmente per condurli nel de-serto e parlare al loro cuore…Li convertecostantemente con il suo Spirito e li facrescere nel suo amore per affidare lorouna missione.48 Più conosciamo Dio,più penetriamo il senso profondo del-la nostra esistenza. Arriviamo a capi-re meglio che facciamo parte del pro-getto di Dio per il mondo.

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    61. Questo cammino di sco-perta può diventare tor-tuoso e deviante. A volte dob-biamo confrontarci con le no-stre paure e i nostri dubbi, comeMaria nell’Annunciazione. Tut-tavia, in ogni momento dellanostra ricerca, Dio rimane fede-le e sempre presente, invitando-ci continuamente a vedere le nostre vite con i suoi occhi.

    62. Le persone compiono il viaggio della vita in forme diverse, conritmi e intensità differenti. Ciascuno ha un modo personale di sco-prire il senso della vita e di scegliere la propria risposta. Poco importa iltipo di impegno affrontato in questo itineario personale, e poco importa-no le scelte secondarie che ognuno di noi compie, c’è sempre l’opportu-nità di incontrare e conoscere Dio.

    63. Marcellino vede Dio in tutte le cose ed è convinto che tutto provie-ne da Dio. Incontra Dio nella pace dell’Hermitage* o nel frastuo-no delle vie di Parigi.49 Per lui ogni luogo e ogni circostanza sono un’oc-casione d’incontro con Dio.

    64. Come Marcellino, noi possiamo trovare Dio in ogni situazione.La nostra fede non si limita all’esperienza di Dio nei momenti dipreghiera o nei “luoghi sacri”. Possiamo vivere l’amore di Dio in ognimomento della nostra vita. Per questo il mondo non è più visto come unostacolo, ma come un luogo d’incontro con Dio, un luogo di missione e disantificazione.50

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    65. Prendere coscienza della nostra identità ci permette di vedere piùchiaramente il nostro presente; quest’atteggiamento, al di là degliavvenimenti, ci indirizza verso Dio, autore della vita.

    66. In questa relazione con Dio ci sentiamo amati senza riserve. Unamore che diventa sempre più profondo con Lui e, allo stesso tem-po, ci fa gustare più intensamente la vita.52 Con Maria sperimentiamo lavita come un meraviglioso dono di Dio: Sì, d’ora in poi tutte le generazionimi chiameranno beata, perché il Potente ha fatto in me cose grandi.53

    67. Così non solo sentiamo il desiderio didare un senso alla vita, ma cerchiamouna maggiore conoscenza di Dio, per divenirenoi stessi testimonianza vivente di Dio nel no-stro quotidiano.

    68. Marcellino, con il suo stile di vita, aiuta iprimi fratelli a scoprire la presenza amo-revole di Dio. Oggi noi stessi siamo ispirati dal-la testimonianza di molti fratelli e laici maristi.Nella loro vita quotidiana scoprono Dio e gioi-scono della sua presenza. Ascoltano l’invitoquotidiano a essere l’amore di Dio per tutti e,come Maria, rinnovano il loro “sì” generoso.

    Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio51

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    69. Gesù ci mostra come Dio sia particolarmente sensibile ai bisogni eai dolori delle persone, specialmente “dei piccoli”. Quindi se lanostra vita si centra sempre più sul nostro rapporto con Dio, saremo par-tecipi della sua compassione e spinti a metterci a servizio dei bisognosi,specialmente dei giovani.

    70. Questa scelta per la vita, piena di passione per Dio e di compas-sione per i fanciulli, è la nostra spiritualità in atto. In ogni momen-to della storia essa ci chiama ad un certo tipo di presenza, ad una manie-ra diversa di essere con Dio e per Dio nel mondo.

    71. Il mondo d’oggi ha fortemente bisogno di uomini edonne che siano dei mistici, di persone che siano ca-paci di avvicinarsi al mistero che c’è in ogni vita con aper-tura e disponibilità. Toccati dall’amore di Dio, diventano te-stimoni di luce per i loro compagni di viaggio e suscitano inloro il desiderio di cercare Dio.

    72. Il mistico è convinto che lo Spirito Santo è sempre pre-sente e attivo nel mondo. Lo Spirito dà senso alla no-stra vita e alla nostra partecipazione alla missione di Gesù.

    73. Come i mistici vediamo “le impronte di Dio” in tutti gliavvenimenti della vita. Leggendo la nostra realtà in unadimensione di fede, andiamo oltre gli aspetti ed i significati

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    Lo Spirito Santo scenderá su di te54

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    apparenti e raggiungiamo il cuore delle varie situazioni. La no-stra preghiera diventa O Signore! Come è grande il tuo amore! E conuna grande fiducia, che deriva dalla certezza di essere profon-damente amati, affidiamo il nostro cuore alla volontà di Dio.

    74. Per accogliere Dio allo stesso modo, sviluppiamo unatteggiamento d’apertura. Con l’aiuto di Dio ci met-tiamo progressivamente all’ascolto attento della vita, ri-flettiamo e accogliamo tutti gli avvenimenti della nostravita. Rispondiamo con generosità agli inviti dello Spiritonei momenti concreti della giornata.

    75. Come Maria, che conservava tutte le cose nel suocuor55, manteniamo un’attenzione continua ai segni deitempi, alle richieste della Chiesa e ai bisogni dei giovani.56. In que-sto modo comprendiamo il significato sacramentale degli avve-nimenti, delle persone e delle cose che sono per noi l’occasione d’in-contro con Dio.57 Questo è quanto comprese Marcellino dell’in-contro con il giovane morente, Jean-Baptiste Montagne*.58

    76. La nostra spiritualità ci porta ad incontrare Dio intutte le cose e in tutte le circostanze della vita. La pre-ghiera è un mezzo per andare in profondità nella nostravita. Non sostituiamo la preghiera con il lavoro. L’ascoltodi Dio ci spinge a continuare a lavorare per il Regno. La no-stra preghiera parte dalla vita e ci riconduce alla vita.

    77. Nella preghiera, personale e comunitaria, siamo mo-dellati da Dio come Gesù. La nostra preghiera è apo-

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    stolica aperta alla creazione e alla storia, è l’eco di unavita di solidarietà con i nostri fratelli e sorelle, soprat-tutto con i poveri e i sofferenti.59 È una preghiera cheabbraccia le gioie e le sofferenze, le angosce e le speran-ze di coloro che Dio mette sul nostro cammino.60

    78. Nel corso della loro storia, i seguaci diMarcellino, hanno usato una grande varie-tà di mezzi per nutrire la loro vita spirituale: lapreghiera della Chiesa*, le visite al SantissimoSacramento, il rosario, l’Eucarestia quotidiana, lostudio religioso, la meditazione e le pratiche didevozione. Tutti questi mezzi hanno avuto il lororuolo di aiutare i maristi a farsi santi.

    79. Oggi ci sono alcune pratiche che sono es-senziali per nutrire la nostra vita spiritua-le marista:

    La Lectio divina*o meditazione della Parola di Dio

    80. Il contatto quotidiano con la parola di Dioci permette di rivedere la nostra vita nel-la prospettiva della storia della salvezza. Indi-rizza la nostra visione personale della vita versoun orizzonte più vasto: il cammino del Popolodi Dio.

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  • La preghiera personale

    81. Nella preghiera personale, apertae gioiosa, sintonizziamo il nostrocuore con il cuore di Dio. Apriamo a Diotutto il nostro essere – spirito, corpo,speranze, - e accettiamo che Dio trasfor-mi e integri tutte le dimensioni della no-stra vita.

    La revisione della giornata*

    82. Esaminando gli avvenimenti della nostra giornata, come i disce-poli di Emmaüs61, notiamo la presenza di Dio nel nostro cammi-no. Accogliamo gli inviti e le chiamate che Dio ci rivolge attraverso gliavvenimenti della nostra vita.

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  • La preghiera comunitaria

    83. La preghiera comunitaria ci offre l’occasione di condividere nella fe-de ciò che viviamo nella nostra missione. La presenza di ciascuno ciaiuta a costruire un senso di comunione che ci permette di portare nellapreghiera i nostri sogni, i successi, i lutti, le nostre esperienze personali e inostri progetti comunitari o familiari. I giorni di ritiro comunitario ristabili-scono l’unità interiore della nostra vita attiva.62 La preghiera comunitaria è unmomento privilegiato per discernere e decidere insieme gli obiettivi dellanostra missione. Creiamo degli spazi di vita comunitaria per aiutarci a rea-lizzare e celebrare gli atteggiamenti che Maria ispira alla nostra vita.

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  • La fede condivisa

    84. Condividiamo la nostra fede inmodi diversi: con la testimo-nianza delle nostre vite, con la pre-ghiera, con le scelte effettuate, con leazioni profetiche che esercitiamo innome dei “senza voce”. Ci incorag-giamo e sosteniamo a vicenda condi-videndo la nostra fede e dialogandosui temi essenziali della nostra vita incomune.

    L’accompagnamento

    85. Molti fra noi scelgono di condividere il loro cammino di fede con uncompagno spirituale. Questo è utile perché ci aiuta a discernere me-glio la presenza di Dio nella nostra vita quotidiana. Ciò risponde anche al

    bisogno di alleggerire il nostrocuore, di vedere più chiaro innoi stessi, e di cercare una solu-zione appropriata ai nostri pro-blemi. Per questo l’accompa-gnamento è sempre più consi-derato come uno dei migliorimezzi per lo sviluppo umano espirituale. Per essere efficace de-ve essere vissuto regolarmente.

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  • La Celebrazione Eucaristica

    86. L’Eucarestia è il centro delle nostrevite.63 E’ molto di più del rito del sa-cramento. Vivere eucaristicamente è ciòche sostiene la nostra vita spirituale e lanostra missione: accettare che il pane siaraccolto, benedetto, spezzato e dato a tut-ti. Quando ci riuniamo per celebrare que-sto dono di Gesù, siamo in comunione contutte le persone, specialmente con i pove-ri, e con tutta la creazione. Nutrendoci del-l’Eucarestia siamo spinti ad essere “il cor-po di Cristo” per celebrare e per continua-re la costruzione del Regno di Dio.

    La Riconciliazione64

    87. Camminando insieme affronteremomomenti in cui percepiremo i limitidelle nostre relazioni. Altre volte ci rende-remo conto che il nostro cuore e il nostrospirito non sono in sintonia con il lavorodello Spirito. Dovremo riconciliarci non so-lo come individui, ma come comunità.Avremo bisogno di riconciliarci con i fratel-li e con Dio conformemente alla nostra vo-cazione e alla nostra missione condivisa.

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    88. Noi preghiamo in ogni circostanza, con creatività e generosità. Po-co importano le difficoltà e le lotte della vita quotidiana, poco im-portano i limiti e le ingiustizie con cui conviviamo; continuiamo a vederele benedizioni di Dio su noi e su quanti amiamo. Come Maria, nella pre-ghiera del Magnificat, siamo riconoscenti verso Colui che ci ha benedetto. 66

    89. Nei momenti di raccoglimento coltiviamo una vita interiore cherafforza il nostro amore e la nostra comunione con gli altri. In que-sto modo diveniamo più sensibili alla vita. Pur sperimentando la pover-tà dei nostri limiti e fallimenti, riconosciamo ugualmente le meravigliedell’umanità e della creazione intera.

    90. Giorno dopo giorno ci sentiamo chiamati ad impegnarci nel mon-do per contemplarlo con gli occhi e il cuore di Dio. La nostra spi-ritualità ci porta ad approfondire il nostro rapporto con Cristo e, pieni difiducia, a dedicarci al sevizio della comunità e della missione.

    Beata tu, che hai creduto65

    Ecco la serva del Signore, avvenga per me come tu hai detto67

  • 3. CO ME FRATELLIE SORELLE

  • O ME FRATELLIE SORELLE

    Vi doun comandamento nuovo:che vi amiate gli uni gli altri.

    Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati.

    Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli.

    Guardate come si amano!

  • 91. Nel loro testamento spirituale, Gesù e Marcellino Champagnat* han-no scelto di invitare i loro discepoli alla comunione e alla fraternità.69Gesù ha lanciato questo invito durante l’ultima cena. La mensa del Signore daquel momento è diventata, per tutti i cristiani, il simbolo della comunione edel dono di sé.

    92. Oggi, per la comunità che Marcellino ha fondato, la tavola di La Valla*è un forte simbolo di famiglia e di servizio. Fabbricata con le sue stessemani può essere considerata come l’incarnazione dei suoi sforzi per creare unacomunità consacrata al Signore.70 Inoltre, per condividere più profondamentela vita dei suoi primi fratelli, il Fondatore decide di abbandonare la relativa co-modità della casa canonica per andare ad abitare con loro.71 La vita comune, in-centrata sullo spirito di famiglia, diventa parte integrante del suo progetto.

    93. Nel nostro intimo desideriamo amare ed essere amati. Aspiriamo adun sentimento d’appartenenza e di solidarietà; vogliamo avere la pos-sibilità di condividere con altri la nostra vita e la possibilità di cambiare ilmondo che ci circonda. Ci raduniamo insieme per creare delle famiglie, peraiutarci vicendevolmente neinostri progetti, per cambiare lasocietà. Ogni gruppo, famigliao comunità è contraddistinto,in modo speciale, da ciò che lounisce, da ciò che lo lega alcuore del gruppo.

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    Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri68

    COME FRATELLI E SORELLE

  • 94. Le famiglie cristiane e le comunitàsono unite in Cristo. In Lui ci sentia-mo in comunione con gli altri e con il crea-to.72 In questa unità con gli altri, rafforzia-mo il nostro rapporto con Cristo.

    95. Il messaggio di Cristo è semplice estimolante: Amatevi gli uni gli altricome io vi ho amati. Gesù non predica so-lo la comunione, la vive. 73 Il fulcro dellavita cristiana è la comunione di vita chesi realizza nell’amore del prossimo. InCristo scopriamo che una stessa missio-ne ci unisce nella comunità e, allo stessotempo, la comunità ci spinge verso lamissione.

    96. Per costruire delle comunità e del-le strutture vitali viviamo e condi-vidiamo una spiritualità. 74 La spiritualità marista considera la comuni-tà un luogo privilegiato dove Dio si rivela attraverso gli altri.

    97. Una tale spiritualità celebra il mistero della Trinità che vivein noi e nel cuore degli altri. Ci permette di “sentirci uniti” aifratelli e sorelle, di condividere la loro vita e di essere loro amici.Questa spiritualità ci aiuta a riconoscere la bellezza e il bene chec’è negli altri e ad essere accoglienti con loro. A poco a poco, ungruppo di persone diventa comunità con un solo cuore e un solospirito.75

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    ACQUA DALLA ROCCIA

  • 98. Marcellino ci indica come viverein comunità di missione. Nel no-me scelto, Piccoli Fratelli di Maria*, Mar-cellino riassume l’identità fondamentaledella sua comunità: la virtù evangelicadella semplicità, l’invito alla fraternità ela contemplazione di Maria.

    99. Questa identità si esalta nella pra-tica delle Piccole Virtù.* Per Mar-cellino la loro pratica è un modo per vi-vere gli atteggiamenti di Maria nellaquotidianità. E’ convinto che queste vir-tù o atteggiamenti sono manifestazioniviventi d’amore.

    100.Marcellino è convinto che co-struendo una casa crea una co-munità.76 E’ contento di passare l’estateall’Hermitage con i fratelli che tornanoper un ritiro, un periodo di riposo, diformazione e d’incoraggiamento vicen-devole. Vivendo il ritmo della vita co-munitaria, prima a La Valla* e poi all’-Hermitage*, Marcellino la anima e larinvigorisce con il suo esempio, con illavoro manuale e con la preghiera co-munitaria.

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    COME FRATELLI E SORELLE

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  • 101. In un mondo desideroso di relazioni e di senso di appartenenza,la casa è un simbolo forte. Le famiglie e le comunità diventanoluoghi importanti dove tutti possiamo crescere, essere aiutati, guariti edincoraggiati. 77

    102. La rete delle nostre relazioni si arricchisce quando è vissuta conMaria, l’ispiratrice del nostro stile di vita. Con Maria impariamoad irradiare, nelle relazioni personali e comunitarie, l’amore di Dio poi-ché da lei apprendiamo come bisogna amare gli altri e, a nostra volta, diventia-mo dei segni viventi della tenerezza del Padre.78

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    ACQUA DALLA ROCCIA

  • 103. La spiritualità marista illumina la nostra comprensione su ciòche Gesù ci chiede: essa è il sogno di Marcellino per noi e nellaquale ci immedesimiamo. Contemporaneamente essa fa crescere e svi-luppare, in modo aperto e semplice, il nostro amore vicendevole nelle fa-miglie e nelle comunità.

    104. L’Eucarestia è il centro della no-stra vita comunitaria e delle no-stre relazioni. In ogni situazione e con per-sone differenti ci troviamo sempre accolti,benedetti, spezzati, condivisi.

    105. La nostra spiritualità è comunita-ria e la viviamo meglio quandosiamo riuniti come famiglia o comunità. In-tratteniamo relazioni profonde e siamo vi-gilanti per essere presenza fedele nelle no-stre comunità e nelle nostre famiglie. Cosìnoi sperimentiamo la certezza di amare edi essere amati nel nostro quotidiano.

    106. Qualunque sia l’occupazione deimembri della comunità - lavoro,impegno per la giustizia, servizio sociale,preghiera o condivisione dei pasti e deglisvaghi - noi vi scorgiamo la bontà di Dioper noi. Dio ci ha dato il dono della vita e ci

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    COME FRATELLI E SORELLE

    Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato79

  • ha dato dei compagni di viaggio che condividono la nostra missione e lanostra vita. Diciamo, ad alta voce, non solo ciò che Dio ha fatto per noi, maanche ciò che costantemente fa per noi tutti come famiglie e comunità.

    107. La vita comunitaria ci sostiene e incoraggia ad essere una comu-nità in missione. Ascoltiamo gli inviti di Dio nella nostra vitacondivisa e nel discernimento delle nostre risposte alla chiamata. Soste-nuti da una medesima fiducia in Dio, offriamo le nostre vite per il servi-zio. Nel nostro apostolato, come Gesù, ci dedichiamo totalmente al ser-vizio dei fratelli e delle sorelle. Siamo veramente pane di vita per gli al-tri come Gesù lo è stato per noi.

    108.Donando e ricevendo amore, siamo invitati a combattere ciò che ciporta all’individualismo, all’egoismo e al rifiuto della generosità. Lacreazione di uno spirito di famiglia è impegnativa. Dobbiamo essere attentiagli altri, saper ascoltare e dedicare il nostro tempo. In questo ambito, giova-ni e vecchi, sono davanti alla stessa sfida:il dono di sé non è una questione d’età.

    109. Dio ci ha create persone sessua-te perché possiamo scoprirenelle nostre relazioni con gli altri la no-stra vera natura umana e spirituale.80 Lenostre pulsioni sessuali sono l’espres-sione di un profondo desiderio umanodi essere uniti agli altri e finalmente conDio. Le relazioni di Gesù con i discepo-li ed i suoi amici ci mostrano la naturacristiana di un’intimità e di un’amicizia

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    ACQUA DALLA ROCCIA

  • significativa e matura. Con la grazia di Dio c’impegniamo nel cammino esi-gente di crescita verso quest’armonia interiore che attraeva le persone a Ge-sù mite e umile di cuore.81 Non possiamo raggiungere il nostro potenzialeumano se non ci impegniamo con gli altri e non prendiamo parte alle sfidedi coloro che condividono la nostra missione.

    110. Come Fratelli e Laici maristi cerchiamo di sviluppare una qualitàdi comunione che permetta alle famiglie, alle comunità religiosee ad altre forme comunitarie, di essere dei focolari dove si aiutino i giova-ni fratelli a crescere, dove ci si prenda cura degli anziani, dove si manifesti un af-fetto particolare verso i più deboli; dei focolari dove abbondi l’olio del perdono percurare le ferite, e il vino della festa per celebrare l’abbondante vita condivisa.82

    111. Nella nostra vita comuni-taria creiamo un legamefra la nostra storia personale equella vissuta insieme. Condivi-diamo ciò che abbiamo realizzato,le nostre lotte, i nostri successi e inostri fallimenti. Tutto questo raf-forza i legami di fraternità. Acqui-stiamo una maggiore stima e ungrandissimo rispetto per le molte-plici e svariate storie delle diffe-renti generazioni.

    112. Il senso dell’umorismo èun dono meraviglioso. Ciaiuta a sopportare noi stessi, i con-

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    COME FRATELLI E SORELLE

  • fratelli e ad affrontare con gioia le sfi-de della vita comunitaria. Nella nostravita, sicuramente, desideriamo rendere fe-lici gli altri; di certo non con manifestazio-ni di gioia rumorose e vuote, ma con sen-timenti profondi di chi crede che la vita ab-bia un senso, uno scopo e di chi sa condi-viderla con dei compagni di viaggio.83

    113. È così per Marcellino e i primi fratelli, ed è così per noi. Ma-ria ispira lo stile delle nostre relazioni personali. Alle nozzedi Cana si dimostra sensibile ai bisogni che sorgono improvvisi e or-ganizza con discrezione quello che bisogna fare.84 Ci invita a esercita-re l’autorità in uno spirito di servizio per la comunità, e ci mostra chele nostre azioni possono provocare uno scossone nella fede degli al-tri. Allo stesso tempo, le parole rivolte a suo Figlio non hanno più vinoesprimono la sua preoccupazione per i più bisognosi.

    114. Maria ha ispirato ai primi fratelli un nuovo modo di essereChiesa sull’esempio dei primi cristiani. Questa Chiesa maria-na ha un cuore di madre: nessuno è abbandona-to.85 Una madre crede alla bontà del cuore diuna persona e perdona volentieri. Rispettiamoil percorso di ognuno. C’è un posto per tutti,per i dubbiosi e per coloro che vivono nell’in-certezza spirituale. C’è ascolto e dialogo. Si af-frontano le sfide e i confronti con chiarezza eapertura.

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    ACQUA DALLA ROCCIA

  • 115. Chi condivide la spiritualità di Cham-pagnat è pratico e concreto. Siamocoscienti che non è sempre facile vivere inuna famiglia o in una comunità. Ogni tantosperimentiamo le nostre fragilità, i nostri limi-ti, le nostre differenze e ne restiamo offesi. Ri-schiamo di inquietarci contro noi stessi e con-tro gli altri o di sentirci soli ed amareggiati.

    116. Per sostenere la vita delle nostrefraternità è necessario vivere unprocesso continuo di riconciliazione. Essoci permette di rimettere al centro della co-munità: Gesù. Ci sentiamo amati e capacidi crescere nonostante le difficoltà. Graziealla compassione e al perdono di Dio tro-viamo l’energia e la grazia di lavorare perla riconciliazione.86

    117. La fede condivisa ci permette divedere oltre i problemi e le diffe-renze. La comunità è un dono dello Spi-rito. Per nutrire questa vita nello Spirito

    e per incoraggiarci e sostenerci spiritualmente, cerchiamo di fare delle no-stre comunità delle scuole di fede per noi, per i giovani, per tutti quelli checercano Dio. La nostra esperienza di Dio è pane da condividere.87

    118. La condivisione e la celebrazione della nostra fede per mezzo dellapreghiera comunitaria è un mezzo privilegiato per creare comunio-

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    COME FRATELLI E SORELLE

  • ne.88 Ogni volta che ci riuniamo per pregare e per celebrare l’Eucarestia, lanostra unione con Gesù ci spinge a una piena comunione con noi stessi, congli altri e con il creato. Se viviamo profondamente gli attimi della nostra vi-ta quotidiana e le relazioni con gli altri e con il creato, allora la nostra pre-ghiera e le nostre celebrazioni liturgiche avranno una grande importanza.

    119. I termini fratello e sorelle esprimono con grande ricchezza il ca-rattere specifico delle relazioni mariste.90 “Un fratello o una so-rella è qualcuno che è accessibile, modesto, autentico, attento e rispetto-so. Le relazioni fra fratelli e sorelle sono l’espressione dei legami chedanno sicurezza agli altri e suscitano in loro fiducia e speranza”.91

    120. Il nostro mondo e i popoli necessitano di speranza. Possiamo es-sere ammirevolmente creatori o stupidamente distruttori. Pos-siamo avere paura “dell’altro”. Se ci consideriamo il centro dell’univer-so e il nostro modo di vivere come “l’unico possibile”, allora sorgerannoi conflitti nelle famiglie, nelle comunità e contemporaneamente fra le na-zioni. La vita in comune, come fratelli e sorelle, è un mezzo sicuro e benaugurante attraverso il quale le nostre differenze arricchiscono la nostracomunione. La Fraternità Marista diventa un segno di speranza per ilmondo che ha un disperato bisogno di tolleranza e di pace.

    121. In un mondo multiculturale e multireligioso è necessario sviluppa-re strutture interculturali che aiutino a vivere la realtà in modo co-

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    ACQUA DALLA ROCCIA

    Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli89

  • struttivo. Le comunità mul-ticulturali ci invitano a con-dividere le ricchezze di al-tre tradizioni, di altre fedi, asviluppare il rispetto e latolleranza e a celebrare lagrandezza della presenzaaffettuosa di Dio. Sono unatestimonianza specifica con-tro le tendenze al fonda-mentalismo, alla xenofobiae all’esclusione. 92

    122. Come fratelli e so-relle che condivi-dono la stessa vita, tenia-mo a cuore la salvaguardiadel pianeta e del creato. In-sieme agli altri abbiamo lasperanza che l’umanitàpossa considerare il mon-do come la nostra casa, do-ve la natura è protetta concura. Questo comportauna vita in comune im-prontata a un’atmosfera divenerazione, di rispettomutuo, di giustizia e dipartecipazione.

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    COME FRATELLI E SORELLE

  • 123. Come compagni di strada, chiamati a costruire comunità vitali,siamo incoraggiati dalle parole di Marcellino Champagnat: Vi supplico pure, Fratelli carissimi,con tutto l’affetto dell’anima miae per tutto il bene che mi volete, di fare in modo che la santa caritàregni sempre in mezzo a voi. Amatevi gli uni gli altri come GesùCristo vi ha amati. Non vi sia tra voi che un cuore solo ed uno spi-rito solo. Che si possa dire dei Piccoli Fratelli di Maria, come dei pri-mi cristiani: “Guardate come si amano...!” E’ il desiderio più arden-te del mio cuore in questi ultimi momenti di vita. Si, miei cari fra-telli, ascoltate le ultime parole del vostro Padre: sono quelle del no-stro Salvatore: amatevi gli uni gli altri. 93

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    ACQUA DALLA ROCCIA

    Guardate come si amano94

  • 4. ANNUNCIA MO LA BUONANOTIZIA AI POVERI

  • A MO LA BUONAA AI POVERI

    Lo Spirito del Signoreè sopra di me.

    Mi ha consacrato per annunziare la Buona Notizia ai poveri.

    Andate, dunque, e fate discepolitutti i popoli.

  • 124. La spiritualità marista è apostolica ed è vissuta in una dimensionemissionaria *. La missione degli apostoli maristi è nata dall’esperien-za dell’amore di Dio per noi e dal nostro desiderio di partecipare attivamentealla missione di Gesù. Dio ama il mondo e le persone. Gesù esprime quest’a-more attraverso il ministero dell’insegnamento e della guarigione. Io sono ve-nuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.96 Come Gesù noi accettiamogli inviti dello Spirito che ci spingono a essere testimoni di questa Buona No-tizia. E’ da questi slanci interiori che è nata la missione della Chiesa: procla-mare il Regno di Dio come un nuovo modo di vivere per l’umanità, un nuo-vo modo per entrare in contatto con Dio. Noi realizziamo questa missione del-

    la Chiesa poiché guardiamo ilmondo con compassione.

    125. Ciò che vediamo nelmondo ci stupisce e cispaventa allo stesso tempo. Dauna parte esaltiamo la bellezza ela diversità della natura e dellasua meravigliosa armonia. Ci ral-legriamo anche per la grande va-rietà dei doni dell’umanità… Maabbiamo anche di fronte agli oc-chi le violenze e l’insicurezza, lapovertà e la disperazione, l’aids egli abusi sessuali sui bambini, ildegrado ecologico e la fame, l’a-nalfabetismo e l’ignoranza.

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    ANNUNCIAMO LA BUONA NOTIZIA AI POVERI

    Lo Spirito del Signore è sopra di me95

    4

  • 126. È incoraggiante vedere molte perso-ne, ivi compresi molti giovani, cheaffrontano queste situazioni apparentementedisperate e che cercano di porvi rimedio conpassione e determinazione. Impegnati neigruppi lavorano nella solidarietà per rendereil mondo migliore. Cercano compagni chenon solo condividano la loro passione, maanche la sapienza del cuore per non perderela speranza di fronte a quelle sofferenze e mi-serie. Sono uomini e donne che vivono unaspiritualità di compassione e di missione. Leloro scelte sono per noi fonte d’ispirazione.

    127. Le grida dell’umanità, soprattutto quelle dei poveri, toccano ilcuore di Dio e anche il nostro. La profonda compassione di Dioper gli uomini ci spinge ad essere uomini e donne con un cuore senzafrontiere poiché nel suo amore infinito Dio continua a essere sempre so-lidale con gli uomini e le donne. Dio, ancora oggi, ama con un amore appas-sionato l’umanità e il mondo con i suoi drammi e le sue speranze.97

    128. Il nostro carisma marista* ci invita ad essere attenti ai segni deitempi, alle speranze e preoccupazioni delle persone, soprattuttodei giovani. Al di là delle frontiere religiose e culturali, noi affermiamola medesima dignità per tutti: diritti umani, giustizia, pace e ridistribu-zione equanime delle ricchezze della terra.

    129. La risposta compassionevole ai bisogni dell’umanità nasce dal-la nostra spiritualità. La spiritualità ci invita alla missione che,

    71

    ACQUA DALLA ROCCIA

  • vissuta, si fortifica sempre più e si trova rinvigorita. Dà unsenso alle nostre esperienze umane e ci permette di vedere lavita con gli occhi di Dio. Così la nostra missione diventa par-te integrante del progetto di Dio.

    130. L’esperienza di Dio è il centro dello zelo apostolico diMarcellino Champagnat *. Ha la ferma convinzione cheogni momento della sua vita è pervaso dalla presenza di Dio.98 Lavolontà di Dio la vede negli atti quotidiani della vita. Se è con-vinto che un determinato progetto è voluto da Dio, questo di-venta subito parte integrante della sua missione e si dedica sen-za riserve alla sua realizzazione. Continua comunque a ripetereche questa è l’opera di Dio, non la sua. Crede fermamente chese il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori.99

    131. Maria ha ispirato lo stile missionario di Marcellino.Lei ha ricevuto lo Spirito Santo il giorno dell’Annun-ciazione ed è venuta incontro ai bisogni di Elisabet-

    ta.100 In questo modo ci dimostra che contemplazio-ne * e azione sono due elementi indispensabili dellaspiritualità. Lo stile di Maria è il fondamento diogni azione apostolica: ascolto attento e paziente, vi-

    ta interiore e disponibilità alla volontà di Dio.

    132. Confermata nella sua vocazione * dall’invi-to dello Spirito, Maria sente la necessità diabbandonare la sua casa per entrare in quella diun’altra. Ci addita il senso della missione: incon-

    trare gli altri là dove sono.101

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    ANNUNCIAMO LA BUONA NOTIZIA AI POVERI

    4

  • 133. Maria, sensibile e compassionevole, parte “in fretta” e si adegua cosìa coloro che hanno bisogno di lei.102 Ella parte rapidamente per an-nunciare con la sua gioia la buona notizia di un Dio che ama e la sicura pro-messa di un regno di giustizia e di fedeltà che sta per instaurarsi. A Elisabettaoffre i suoi servigi e contemporaneamente la sua esperienza dello Spirito. 103

    134. Come Maria nel cenacolo in mezzo agli apostoli - con gioia, sem-plicità e umiltà - noi annunciamo la Buona Notizia mediante lanostra presenza e la nostra fede.

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    ACQUA DALLA ROCCIA

    Mi ha consacrato per annunziare la Buona Notizia ai poveri104

    135. Tutti i maristi condividono la stessa missione: Fare conoscere eamare Gesù.105 Come Apostoli centriamo appassionatamente lenostre vite su Gesù.106 Ci lasciamo sedurre da lui e dal suo vangelo.

  • Vogliamo formare i nostri cuori seguendo le sue orme e conoscere da lui ilcammino del Regno. Testimoniamo il suo messaggio e il suo modo di esse-re e d’agire con la nostra presenza, le nostre parole i nostri atteggiamenti.

    136. Gesù compie la sua missione con l’insegnamento e la testimo-nianza. Nel suo modo di fare supera le frontiere religiose e cul-turali.107 Durante i suoi incontri dà valore alla vita mediante la sua testi-monianza e invita il suo uditorio a rischiare.

    137. Per le persone che incontriamo ogni giorno, cerchiamo di essere unriflesso di Dio. Cerchiamo di essere visibili e memoria permanentedella presenza amorevole e compassionevole di Dio in mezzo al suo popolo:segni viventi della tenerezza del Padre.108 In una maniera misteriosa, Dio agisceper mezzo nostro e in noi stessi. Nonostante i nostri limiti, che conosciamobene, possiamo riuscire. Con Dio, impariamo il modo di essere come Lui: pa-store, amico e compagno fedele.

    138. Marcellino ha scelto dichiamare i suoi primimaristi di La Valla* “Fratelli”.109Egli crede alla forza dell’amoreche costruisce la fraternità eguarisce le ferite. Animato daun amore senza frontiere, si sen-te spinto ad essere fratello ditutti. La sua visione si estendeoltre il suo tempo e la sua pa-tria: Tutte le diocesi del mondo fan-no parte della nostra missione.110

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    ANNUNCIAMO LA BUONA NOTIZIA AI POVERI

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  • 139. Poco importa dove svolgia-mo la nostra missione o conchi; essere “Fratello” significa avererelazioni semplici, calorose, dinami-che per la gioia, la comprensione e lagentilezza. Siamo fratelli e sorelle ditutti coloro che incontriamo sul no-stro cammino. In questo modo vivia-mo la nostra spiritualità apostolicamarista e concretizziamo la nostramissione.

    140. Il nostro apostolato è comunitario.111 La comunità apostolica ma-rista ci sostiene e ci incoraggia. Nei diversi incontri maristi noiverifichiamo l’autenticità della nostra fede e delle nostre intuizioni apo-stoliche. Quando viviamo con persone che condividono lo stesso spirito,le nostre attività apostoliche ritrovano una nuova vitalità.

    141. Gli apostoli maristi compiono la loro missione creando delle co-munità, spazi privilegiati dove si può trovare Dio e dare un sen-so alla propria vita. Noi accogliamo volentieri i giovani in cerca di rela-zioni costruttive con persone che ispirano loro fiducia. Così, insieme, sia-mo seminatori di speranza e mostriamo ai giovani che loro sono i predilet-ti del Signore.112

    142. Animati da questo amore cerchiamo occasioni e motivazioni perstare con i giovani, per entrare nel loro mondo e per camminarecon loro. Per molti di loro noi saremo il solo Vangelo che leggeranno113. Li spin-giamo ad essere creativi sviluppando la loro identità, proponiamo nuo-

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    ACQUA DALLA ROCCIA

  • ve sfide alla loro vita e li aiutiamo ad avere una maggiorecomprensione di se stessi, degli altri, del mondo, di Dio.

    143. Cercando di essere presenti nel mondo deigiovani troveremo a volte l’ingiustizia, la sof-ferenza e perfino il male. Gesù ci invita a fare nostrequeste esperienze come parte integrante del suo miste-ro pasquale: è l’unione del Venerdì Santo e della Do-menica di Pasqua, il paradosso del fallimento che ge-nera vita, la vita che nasce dalla sofferenza.

    144. Seguendo Gesù e vivendo appassionatamentela nostra missione ci ispiriamo alla visione diMarcellino. Con il cuore rivolto ai bambini e ai deboli,gli apostoli maristi cercano delle risposte concrete allaloro realtà di dolore.

    145. Portiamo a buon fine questa missione conmolti mezzi. Cerchiamo sempre di rivitalizza-re la fede delle persone e poniamo una cura particola-re alle iniziative che favoriscono la vita e la giustizia.

    146. Per noi l’educazione è un ambito privilegiatoper l’evangelizzazione e la promozione uma-na.114 Il ventaglio del nostro lavoro educativo è moltoampio in risposta ai mutevoli bisogni dei giovaniovunque essi vivano. Concentrandosi su questi ultimil’apostolato marista mostra una preferenza per coloro chenon sono mai stati i preferiti. 115

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    ANNUNCIAMO LA BUONA NOTIZIA AI POVERI

  • 147. Voler essere con i giovani nelle loro situazioni concrete ci obbli-ga a inventare nuove pratiche educative e di evangelizzazione. Imaristi sono implicati in molti ruoli pastorali con altre persone impegna-te, e danno un volto alla compassione, offrendo mani e voce per favori-re la giustizia.

    148. Lo Spirito parla dell’amore di Dio sempre presente nel mondo.116 Come Champagnat noi ci sforziamo di essere sempre disponibilialle sue richieste e ai suoi inviti. Giambattista Montagne * morente ha moti-vato Champagnat; così egli ha dato forma al suo progetto di fondare dei fra-telli insegnanti per i bambini privi di istruzione nelle zone rurali. 117 Chi so-no i nostri Montagne oggi? Chi suscita in noi delle risposte apostoliche?Questi sono i principali argomenti per il nostro discernimento quotidiano.

    149. Noi orientiamo la nostra azione verso ambiti dove altri preferi-scono non andare, per essere a contatto con la sofferenza, comeMaria ai piedi della croce, e per essere una presenza e un servizio che ri-

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    ACQUA DALLA ROCCIA

  • mane fedele nonostante i rischi. Quest’esperienza c’invita ad andare con au-dacia verso altre frontiere, verso settori emarginati, verso ambiti inesplorati, do-ve la diffusione del Regno è più necessaria.118 Quando abbiamo finito la no-stra missione dirigiamoci verso luoghi che reclamano la nostra presenza.

    150. È questa dimensione della spiritualità marista che ha ispiratomigliaia di maristi a rispondere con generosità all’invito dellaMissione Ad Gentes. La loro disponibilità e la loro fedeltà creativa sonoessenziali al rinnovamento e alla vitalità della vita e della missionemarista.

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    ANNUNCIAMO LA BUONA NOTIZIA AI POVERI

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  • 79

    ACQUA DALLA ROCCIA

    151. La nostra spiritualità, mariana e apostolica, ci invita a guardareMaria come prima discepola di Gesù. Ella è per noi un modellodi ascolto, di amore per i poveri e d’accettazione del messaggio di Dio.Il suo modo di vivere la parola di Dio c’ispira e c’indica la via da percor-rere. Come Maria magnifichiamo il Signore non solo a parole, ma c’im-pegniamo a servire la giustizia di Dio mediante la nostra vita.120

    152. Nelle sue ultime parole, riportate nei vangeli, Maria ci insegna:“Fate ciò che Lui vi dirà”.121

    Andate, dunque, e fate discepoli tutti i popoli119

  • ABBIA MON UOVI SOGNI122

  • A MON UOVI SOGNI122

    Portati sulle sue spalle,

    Pieni di gioia.

    Avremo nuove visioni e nuovi sogni.

    Le nostre animeglorificheranno il Signore.

  • Portati sulle sue spalle123

    153. La statua di Marcellino Champa-gnat, in una nicchia della facciataesterna della Basilica di San Pietro, rap-presenta il nostro Fondatore mentre portaun ragazzino sulle sue spalle. In questaespressione artistica, noi vediamo un sim-bolo della grande forza ispiratrice dellaspiritualità marista per il mondo d’oggi.Quella statua rappresenta la convinzionedi noi maristi, coscienti di essere sostenu-ti da una tradizione spirituale vigorosa, ingrado di condurci verso un avvenire pie-no di promesse, di vitalità e di speranza.

    Pieni di gioia124

    154. Pieni di gioia per un progetto rinnovato, confermiamo di nuovocon i nostri fratelli e le nostre sorelle le vigorose convinzioni chemanifestano il cuore della tradizione spirituale marista:

    Siamo coscienti di essere profondamente amati da Gesù; questaè l’esperienza su cui si fonda la nostra missione. La missione èchiara: far conoscere e amare Gesù Cristo.

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    ABBIAMO NUOVI SOGNI

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  • Maria ci accompagna sempre nel nostro pellegrinaggio di fe-de, sia quando procediamo con grande fedeltà, sia quando citroviamo nel dubbio.

    Dio rinnova costantemente il dono dei martiri e dei santi ma-risti, per additarci i nuovi orizzonti dell’impegno appassio-nato per Gesù Cristo e per il suo Vangelo.

    I Maristi dell’Africa, dell’America, dell’Asia, dell’Europa edell’Oceania sono un regalo meraviglioso gli uni per gli altri,come una presenza significativa di Maria nel mondo d’oggi.

    Le Comunità e le famiglie ispirate dalla spiritualità maristasono un lievito che trasforma la società in modo umile ed efficace.

    La persona e la spiritualità di Marcellino Champagnat costi-tuisce il senso e lo scopo della vita di numerosi fratelli e laicimaristi, oggi; questo soffio spirituale risveglia con forza nuo-vi modi di essere maristi.

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    ACQUA DALLA ROCCIA

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  • Avremo nuove visioni e nuovi sogni125

    155. Sostenuti dalla fede e dall’esempio di Marcellino e dei primi fra-telli, la spiritualità marista ci invita a muoverci verso orizzontiancora sconosciuti:

    Come San Marcellino con Giovanni Battista Montagne*, noi oggi sia-mo chiamati ad essere veri maristi, educatori efficaci della fede: apria-mo nuovi spazi e creiamo nuove modalità d’approccio che permetto-no ai giovani di venire trasformati dall’esperienza della conoscenza diGesù e del suo amore.

    Come San Marcellino si recava divillaggio in villaggio sulle collinedel Pilat*, portiamo con decisioneil dono dell’educazione e della pre-senza marista nei luoghi e nelle si-tuazioni che esigono talvolta l’ab-bandono delle nostre sicurezze, eanche il rischio della nostra vita.

    Come San Marcellino, umilmenteancorato alla roccia dell’amore in-condizionato di Dio, ci impegnia-mo sollecitamente, inventandonuovi percorsi di dialogo intercul-turale e interreligioso.

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    ABBIAMO NUOVI SOGNI

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  • Le nostre anime glorificheranno il Signore126

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    ACQUA DALLA ROCCIA

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    156. Con la Madonna del Magnificat, i nostri cuori sono colmi di gra-titudine per il dono della spiritualità marista. In questo momen-to della nostra storia, ci associamo alla visione profetica del suo Magni-ficat, e insieme con Marcellino le rivolgiamo la nostra preghiera:

  • Maria, ci rivolgiamo a te come nostra Madre per dirti quanto dobbiamo rendere grazie a Dio; tu ci hai chiamati, dietro il tuo esempio,ad essere piccoli fratelli e piccole sorelle per gli altri; tu sei il nostro modello, tu la prima e perfetta discepola di Gesù.

    Maria, vogliamo fare del tuo Magnificat la nostra preghiera.Ti chiediamo di aiutarci a raggiungere una sempre maggiore comprensionedell’amore di Dio nelle nostre vite; vogliamo prendere coscienza che nella vita tutto è dono, che tutto viene dall’amore, e che dobbiamo seguire Gesù incarnando quest’amore. Rendici fratelli e sorelle di tutti, con un’attenzione particolare per i giovani, soprattutto i più abbandonati.

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    ABBIAMO NUOVI SOGNI

  • Sei la nostra Risorsa Ordinaria,perciò ti chiediamo di pregare per noi e con noi, perc