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1 LE FIGURE SCOLPITE SUGLI STIPITI DEL PORTALE DELL’ABBAZIA DI SAN CLEMENTE A CASAURIA Un’interpretazione esoterica? Mario Giaccio QUADERNO N° 14/2013 2013 ACCADEMIA TEMPLARE – TEMPLAR ACADEMY

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LE FIGURE SCOLPITE SUGLI STIPITI DEL PORTALE

DELL’ABBAZIA DI SAN CLEMENTE A CASAURIA

Un’interpretazione esoterica?

Mario Giaccio

QUADERNO N° 14/2013

2013

ACCADEMIA TEMPLARE – TEMPLAR ACADEMY

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AVVERTENZA

L’Autore si assume ogni responsabilità in ordine alla paternità ed alle valutazioni riportate nella memoria del presente Quaderno.

Nota dell’autore

I numeri tra parentesi riportati nel testo indicano i riferimenti bibliografici riportati alla fine della presente memoria

La presente copia non è commercializzabile. Essa è distribuita a titolo gratuito tra i soci ed i simpatizzanti

dell’Accademia Templare-Templar Academy

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LE FIGURE SCOLPITE SUGLI STIPITI DEL PORTALE DELL’ABBAZIA DI SAN CLEMENTE A

CASAURIA Un’interpretazione esoterica?

Mario Giaccio

Ludovico II, dopo essere scampato ad una congiura nel beneventano, tornò in Abruzzo e, nel luogo che lo aveva tanto colpito nell’866, decise di far costruire, in segno di ringraziamento alla SS. Trinità, una chiesa che poi diventerà l’abbazia di S. Clemente. L’atto di acquisto del terreno destinato alla costruzione, in tutto 12 moggi, riportato nel Chronicon Casauriense, è del 22 novembre 8711. Una parte della località Casa Aurea fu ceduta da Sisenando, il resto dell’insula de Piscaria fu acquistato due anni più tardi, per mezzo di una permuta, dal vescovo di Penne, Grimoaldo (1) (2). Pertanto la costruzione avvenne in anni successivi.

L’abbazia fu localizzata in quel luogo da Ludovico II per la sua posizione strategica - al confine fra il ducato di Benevento, la Marca Fermana e il ducato di Spoleto - per rafforzare, nel Ducato di Spoleto e nella Contea dei Marsi, l’influenza franca (3). Anche in funzione antibeneventana era necessario fondare una potente abbazia che fosse ad un tempo presidio politico, militare e religioso (1) (4); era situata lungo la via Claudia Valeria (importante arteria di comunicazione fra i territori del Ducato di Spoleto, del Ducato di Benevento e di quelli bizantini) e

1 Il Chronicon Casauriense è l’opera medioevale più preziosa d’Abruzzo, compilata

dal monaco benedettino Johannem Berardi. Esso narra le vicende gloriose e sfortunate del monastero Casauriense. L’originale fu ceduto dai monaci a Carlo VIII nel 1494, come “un insigne documento delle imprese dei Re di Francia”. Carlo VIII lo portò con sé a Parigi, ove trovasi oggi custodito nella Biblioteca Nazionale (cod. Lat. 5411). La Cronaca arriva fino all’anno 1182, alla morte cioè dell’abate Leonate. È reperibile la fotocopia, consistente in 34 pagine, sul sito internet: http://www.giannidimuzio.it/chronicon_casauriense.htm .

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rappresentava l’estremo caposaldo meridionale dell’impero franco (4). Il Monastero inoltre poteva costituire una sosta intermedia per quei viandanti che, provenienti da tutte le regioni dell’Occidente europeo, si dirigevano a Monte Sant’Angelo, sul Gargano, in visita al celebre santuario di San Michele Arcangelo (probabilmente del V secolo) (5).

Dopo cicli alterni di splendore e di decadenza, inizia un periodo molto interessante per la storia dell’abbazia: è quello degli anni dell’abate Leonate (1155-1182), giunto a Casauria nel 1155, e dei suoi immediati successori. Egli riuscì a far moltiplicare i benefici da parte dei Papi e dei Re Normanni, e le elargizioni da parte dei fedeli. Si consideri che ai tempi di Leonate, dell’originaria basilica di Ludovico II era rimasta soltanto la cripta (2).

Il programma iconografico voluto da Leonate sembra volto a ricordare come anche il potere civile, e non solo quello religioso, avesse garantito i privilegi dell’abbazia. In questo ambito sono compresi anche i bassorilievi sugli stipiti del portale centrale, oggetto del presente studio. A tal proposito è doveroso segnalare che riproduzioni fotografiche di alta qualità di tutto il complesso casauriense sono riportate nel volume di A. Ghisetti Giavarina (1).

Uno dei lavori più citati, a questo riguardo, è quello di Laurent Feller (6). L’analisi iconografica dei bassorilievi di S. Clemente a Casauria proposta da questo studioso, lega la storia del monastero abruzzese con quella dei rapporti tra papato ed impero, attraverso aspetti culturali che attestano una straordinaria circolazione di idee artistiche e di mano d’opera capace di realizzare tali opere (7). Benché in tale studio vi sia una descrizione dettagliatissima del timpano e dell’architrave del portale, non vi è il minimo accenno ai quattro personaggi degli stipiti del portale stesso, risalenti all’epoca dell’abate Leonate (8) (cfr. figg. 1-3).

Molti storici hanno voluto mettere in evidenza i rapporti intercorrenti tra l’illustrazione riportata nel Chronicon, esattamente al foglio129v (fig. 4), e i suddetti personaggi. Nella figura si osservano: la Chiesa stilizzata di San Clemente e i busti di Ugo, Lamberto, Lotario e Berengario II affacciati ad un loggiato, i quali corrisponderebbero alle figure degli stipiti come segue: a sinistra sotto = Berengario, a destra sotto = Lamberto, a sinistra sopra = Ugo, a destra sopra = Lotario (fig. 5).

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Figura 1 – Facciata dell’Abbazia

In effetti l’identificazione di tali personaggi è problematica per l’assenza di qualsiasi iscrizione.

Come dice Gloria Fossi, non può escludersi che raffigurino i quattro re (Ugo, Lotario, Lamberto e Berengario) che avevano contribuito con la loro protezione all’accrescimento dei beni del monastero e al suo restauro.

Si noti però che anche altri sovrani avevano aiutato l’abbazia2.

2 I beni dell’abbazia furono confermati da Ludovico II mediante due diplomi. Nell’884 Ludovico

donò al monastero molti altri beni. Carlomanno, succeduto a Ludovico, confermò i beni già dati da Ludovico e ne aggiunse altri nell’887. Verso la fine del 917 Berengario confermò al monastero tutti i benefici e le rendite già concesse dall’Imperatore Ludovico. L’Imperatore Ottone, il 23 dicembre 966, confermò tutti i beni del monastero, ai tempi dell’abate Adamo. Questi ottenne inoltre dall’Imperatore la facoltà di munire con fortificazioni i beni del monastero. Nel 981 Ottone riconfermò quasi tutti i beni e il 6 agosto il monastero venne reintegrato dei beni perduti in Forcone, Amiterno e nella Marsica. Enrico II nel 1025 si adoperò per riparare i danni del monastero e sollecitò varie donazioni. Arrigo III, Imperatore di Germania, diede all’abate Domenico un diploma con cui confermava i beni del monastero, in data 13 marzo 1047. Nel 1046 e nel 1047 vi furono donazioni rispettivamente di Adelperto e di Raimondo. L’abate Gisone, nel 1121, si recò a Roma dove ottenne, dal Papa Callisto II, la conferma dei beni appartenenti al monastero e di molte terre della regione. A Gisone succedette l’abate Oldrio; questi intercedette presso l’Imperatore Lotario, venuto in Italia nel 1137, e riuscì a farsi restituire da Conone i beni che questi aveva usurpato al Monastero di San Clemente al Vomano, che era una dipendenza di Casauria. Oldrio, morto Lotario, chiese protezione a Ruggiero, re di Sicilia; questi per dimostrare la propria devozione a S. Clemente, mise il monastero sotto la sua speciale protezione e ordinò che tutti i beni perduti fossero reintegrati (numerose chiese e castelli) (2).

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Figura 2 – Portale principale con lunette, timpano, architrave e stipiti con i quattro bassorilievi

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Figura 3 – Timpano ed architrave

Peraltro la stessa Autrice preferisce chiamarli “profeti”. Essi reggono

un rotulo spiegato e due anche uno scettro. Si può notare tuttavia che la mano sinistra del personaggio in basso a sinistra è coperta da un velo, indicante la sacralità del rotulo, che la mano nuda profanerebbe; in questo caso, il personaggio potrebbe rappresentare un profeta-re, come Davide o Salomone che ritroviamo nell’archivolto del grande arco centrale (5). L’ipotesi della Fossi, come si vedrà qui di seguito, sembra alquanto pertinente.

Nel 1176 si posero le fondamenta della nuova chiesa, come narra il noto brano del Chronicon. I lavori cominciarono dal frontespizio, con l’esecuzione e la messa in opera dei tre portali, di fronte ai quali venne in seguito eretto il portico. L’abate Leonate morì il 25 marzo 1182, prima che si potesse portare a compimento il suo progetto. È pertanto evidente che le strutture del portico e dell’oratorio sovrastante furono completate dai successori.

Non è stata mai chiarita una distinzione fra eventuali diversi autori, né una precisa successione cronologica, fondamentale per comprendere la diversa origine dei rilievi della facciata interna al portico e al portico stesso.

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Figura 4 – Pagina del Chronicon con i quattro re.

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Ugo Lamberto Lotario Berengario

alto sinistra basso destra alto destra basso sinistra (Ugo?) (Lamberto?) (Lotario?) (Berengario?)

Figura 5 – Le figure del Chronicon e quelle dello stipite del portale sono

messe a confronto, ma non sembra che vi siano corrispondenze.

La descrizione più completa riguardante i quattro personaggi degli stipiti è sicuramente quella effettuata dalla Fossi (5): “Credo si debba scrivere alla prima fase dei lavori (1176 -1182), per una certa uniformità stilistica, ma con interventi distinti, l’intera decorazione della facciata interna del portico, buona parte dei capitelli del portico stesso,…….

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Nonostante l’apparente uniformità stilistica, …, vanno distinti per il complesso delle sculture gli interventi di almeno due maestranze che dovettero influenzarsi reciprocamente. Alla prima fanno capo …. gli esecutori di una parte dei capitelli del portico e dei rilievi delle tre lunette e dell’architrave. …. Ad una seconda maestranza si possono attribuire invece i quattro “profeti” degli stipiti, ed i capitelli a fianco del portale. Fra questi rilievi sembra potersi distinguere ancora il maestro che eseguì i due “profeti” posti in basso (a sinistra e a destra del portale). Il maestro che ha prodotto i due “profeti” in basso si differenzia dall’altro per una maggiore sensibilità nella rappresentazione dei volti e per una tecnica più raffinata, riscontrabile, ad esempio, nei particolari del mantello che ricade dolcemente da una spalla, nella mano coperta dal velo, nell’intensità degli sguardi, non riscontrabile invece nelle figure sovrastanti, bloccate in una espressione assente ed anonima. …. è probabile che quest’artista abbia fatto solamente una breve comparsa nel cantiere di Casauria ed è anche probabile che abbia influenzato (o lasciato istruzioni) l’artefice dei due “profeti” superiori, ..…“.

La Fossi ritiene che la maestranza cui dovette far capo il “maestro dei due profeti” riveli la lontana ispirazione stilistica ai modelli francesi dei cantieri “proto gotici” delle cattedrali dell’Ile-de-France (Saint-Denis, Chartres, Angers, Saint-Loup-de-Naud, Bourges).

In effetti, nella cattedrale di Saint-Denis sono rappresentate, in una vetrata, figure molto simili ai quattro profeti di Casauria (fig. 6). “Non si può parlare tuttavia, come altrove proposto, di un’influenza diretta, addirittura di elementi provenienti da quelle lontane regioni. Considerando le lontane analogie con i portali francesi, i profeti degli stipiti casauriensi, frutto di una rielaborazione provinciale, possono rappresentare l’avamposto più a sud delle infiltrazioni artistiche d’oltralpe in Italia dopo la metà del dodicesimo secolo …. Si può inoltre ricordare che uno dei Maestri che lavorò ai rilievi dei “profeti” degli stipiti, dovette spostarsi a Fano nelle Marche, dove, assieme ad uno scultore locale, eseguì le lastre di un pulpito del Duomo, con “storie dell’infanzia di Cristo”, ispirandosi fortemente ai modelli casauriensi”.

Un richiamo al gotico arcaico delle sculture dell’Ile de France, di Chartres e di Amiens è stato riferito anche da F. Abbate (9).

Visto quanto sopra, e data la difficoltà di riconoscere le figure degli stipiti in mancanza di qualsiasi indicazione, è ammissibile formulare un’ipotesi di interpretazione “esoterica” dei quattro “profeti”.

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Infatti, a meno che non si tratti di una coincidenza, che sembra oltremodo insolita, si nota che tre dei quattro personaggi raffigurati mostrano chiaramente la posizione all’ordine dei tre gradi dell’attuale massoneria azzurra (del Maestro, del Compagno e dell’Apprendista); il quarto personaggio mostra la posizione del I Diacono.

Fig. 6 – Vetrata della cattedrale di Saint-Denis.

Il Maestro (fig. 7): il personaggio porta uno scettro nella mano destra.

Colui che presiede una Loggia3 è detto occupare il seggio del re Salomone, ossia siede sul trono di Salomone. Tutte le leggende inerenti il grado di Maestro vertono fondamentalmente sugli avvenimenti che hanno preceduto, accompagnato o seguito la costruzione del Tempio di Gerusalemme (10).

È una coincidenza, in questo caso specifico, che la Fossi faccia riferimento ad uno dei quattro profeti come Salomone? Gli altri tre profeti non hanno la mano velata: quindi, il loro rotulo non era sacro? Era sacro soltanto il rotulo posseduto dal profeta indicato come Salomone, proprio perché la figura rappresenta un Maestro? Oppure la mano sinistra velata “precorre” la mano “nascosta” dietro il fianco, quale è attualmente la posizione all’ordine di Maestro? 4 3 Il termine loggia indicava nel Medioevo il luogo allestito nei cantieri preposti alla

costruzione delle grandi cattedrali dove le maestranze edili, la cui alta professionalità aveva generato forme di associazionismo corporativo, consumavano i pasti in comune, si riparavano dal maltempo e discutevano dei problemi di lavoro.

4 Quest’ultima domanda ha bisogno di un chiarimento: i livelli previsti per le

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A quell’epoca che attinenza poteva esserci fra il titolo di Maestro, quello di Salomone e quello dei maestri d’arte che edificavano opere complesse (monasteri, castelli, cattedrali, ecc )? Forse un collegamento può essere trovato nell’ambito dei Cavalieri del Tempio, ossia dei “Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone”.

In tutti i documenti storici dell’Ordine templare si parla di “umile Maestro della cavalleria del Tempio di Salomone”. Tale titolo era nuovo per i religiosi. Infatti, nel monastero è un abate a dirigere, a dirigere il Tempio invece vi è un Maestro (11). All’interno delle comunità templari italiane, proprio nel corso della seconda metà del XII secolo, si era consolidata la collaborazione fra i Templari e le maestranze edili: operavano scalpellini, muratori, carpentieri e falegnami, che con i Templari, o per loro conto, erigevano - ovunque nella penisola - chiese ed ospedali (12).

A ciò si aggiungano i rapporti che l’Ordine del Tempio instaurò con la corporazione dei “Figli di Salomone”. Questi detenevano i segreti del gotico e si circondavano di un segreto molto più accentuato di quello con cui normalmente ogni corporazione proteggeva i segreti della sua arte5.

Vi è un’altra coincidenza, in riferimento alla “ispirazione stilistica ai modelli francesi”: dal 1163 la corporazione dei “I Figli di Salomone” iniziò la costruzione di Notre Dame di Parigi, per proseguire negli anni successivi (per circa due secoli) ad Amiens, Chartres, Laon, Reims, Rouen, Bayeux, Evereux, Etampes. Chartres fu il loro massimo capolavoro6.

Ancora un esempio geograficamente più vicino a noi a proposito di “uno dei Maestri che lavorò ai rilievi dei profeti degli stipiti, dovette spostarsi nelle Marche”: la precettoria di San Filippo de Plano, fondata nel 1167 in una contrada di Osimo, è considerata il più importante possedimento templare della regione Marche per estensione territoriale (tra i 350 e i 400 ettari) e per influenza esercitata. Ebbene la corporazione dei “Figli di Salomone”, controllata dai Templari e con a capo il maestro

maestranze medioevali erano soltanto i primi due, l’apprendista e il compagno; in effetti, mentre i segni dei personaggi degli stipiti indicati come apprendista e compagno corrispondono esattamente a quelle attuali, la posizione di maestro è leggermente diversa: invece di avere la mano sinistra nascosta dietro il fianco, essa viene nascosta da un velo.

5 Anche i Figli di Salomone furono perseguitati da Filippo il Bello, quasi al pari dei Templari, e scelsero l’esilio dalla Francia dopo la distruzione dell’Ordine del Tempio.

6 www.olintopetrucci.com/maria_di_magdala.htm .

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comacino Filippo, rimaneggiò in forma gotica il Duomo e costruì la chiesa di San Giovanni Battista, monumenti ricchissimi, sia all’esterno che all’interno, di simbologia templare7.

Si noti ancora che sui battenti lignei del portale, posti in opera per iniziativa dell’abate Gioele, successore di Leonate, sono visibili 72 formelle contenenti disegni con vari motivi simbolici; fra essi la tipica croce patente (croix pattée) che i Templari adottarono dal 1146 ed il sigillo (o fiore) di Re Salomone. Ciò potrebbe non avere un significato templare nelle formelle in cui questi sono rappresentati da soli; può assumere invece un significato in quelle in cui la croce è accompagnata dalla mezza luna islamica e in quelle in cui la mezza luna è accompagnata dalla stella a sei punte del sigillo di Salomone (vedi le figure riportate qui di seguito).

I Templari, infatti, a parte gli episodi bellici, avevano rapporti con il mondo musulmano e mostravano tolleranza verso i musulmani; così riferisce il cronista e diplomatico damasceno Usamah Ibn-Munqidh: “Quando ero in visita a Gerusalemme, ero solito andare alla moschea di al-Aqsa, dove stavano i miei amici templari. Lungo un lato dell’edificio c’era un piccolo oratorio in cui i Franchi avevano collocato una chiesa. I Templari mi misero a disposizione questo luogo perché potessi dire le mie preghiere …..” (13).

Infatti nel XII secolo i Templari avevano il loro quartier generale a Gerusalemme, sul Monte del Tempio, presso la moschea di al-Aqsa, che usarono come centro amministrativo e magazzino (per depositare armi, vestiti, cibo) fino al 1187. Teodorico, monaco germanico in pellegrinaggio a Gerusalemme, negli anni ’70 del XII secolo chiamava tutto il complesso “Palazzo di Re Salomone”. Sotto la moschea c’erano i resti di un granaio romano, da alcuni Autori ritenuti le stalle dei Templari “erette da re Salomone”, che potevano contenere diecimila cavalli (14).

Possono essere ricordati altri esempi: in alcuni casi i Templari avevano libertà di commercio con i musulmani; l’Ordine doveva dare il consenso

7 www.tradizionalmentemarche.it/osimo.html .

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per le tregue con l’avversario. Spesso negoziavano con il sultano senza consultare il re; la setta sciita degli Assassini era stata presa in considerazione per un’alleanza con i Franchi e pagava un tributo annuo di 2000 bisanti ai Templari di Tortosa “per essere lasciata in pace” (Read, cit. pag. 143). La presunta amicizia fra Templari e musulmani fu addirittura utilizzata da Nogaret, ma precedentemente anche dall’imperatore Federico II, per le accuse lanciate contro i Templari, ovviamente in modo totalmente infondato (15).

Non sembra che all’epoca vi fossero altre organizzazioni aventi per simbolo la croce patente e nello stesso tempo avessero rapporti con il mondo musulmano. La stella a sei punte con la mezza luna musulmana dovrebbe avere lo stesso significato: l’emblema di Salomone è spesso presente nell’iconografia templare, per significare una linea diretta fra il Tempio di Gerusalemme e la Francia dei Templari. In questo caso l’emblema è accompagnato dalla mezza luna in quanto simboleggia i rapporti fra Tempio di Salomone-Templari e Islam ?

Come si è potuto constatare dai pochi esempi sopra riportati, il nome di Salomone si ritrova spessissimo abbinato a quello dei Templari. Si può immaginare che il personaggio rappresentato sul portale sia Salomone come simbolo di collegamento con i “Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone”.

Il Compagno (fig.8): il gesto all’ordine del compagno (la mano destra sul cuore) vuol dire «che il mio cuore venga strappato se tradisco i segreti». Per andare oltre il «sapere» comune occorre sbarrare le porte dei sensi e ritrarre le proprie potenzialità nella «camera segreta del cuore», vale a dire nel punto simbolico che tutte le tradizioni, compresa quella Greca, indicavano essere la dimora dell'Intelligenza universale. Rappresenta simbolicamente la separazione della Ragione e del Sentimento dalle parti basse e fisiche del Corpo. Il cuore, nella simbologia ermetica, è “la porta dei cieli”. Si noti che la figura ha la mano sinistra alzata fino all’altezza della spalla; non può trattarsi, quindi, di un segno di benedizione o di saluto, che viene fatto alzando la mano destra e comunque mai al di sopra dell’altezza delle spalle.

L’Apprendista (fig. 9): il gesto all’ordine dell’apprendista era già praticato nell’ambito delle più remote civiltà ed è stato tramandato da storie leggendarie: la leggenda risale al principio dei tempi, quando gli Dei avevano giurato obbedienza a Merduk, il dio vincitore delle tenebre, che aveva trasformato il Caos in Cosmo. Tale giuramento veniva sigillato dal

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toccamento della gola, col significato che chi avesse tradito la parola data avrebbe avuto la gola tagliata. Non si è potuto stabilire in qual modo sia stato trasmesso codesto gesto simbolico dalla Mesopotamia preclassica all’Occidente medioevale.

Il Primo Diacono (fig. 10):il quarto personaggio raffigurato, oltre i tre gradi, sembra essere, dai segni, il I° diacono (e non il II°, in quanto si trova vicino al Maestro). Egli rappresenta l’uomo come fine dei lavori, rappresenta il tramite fra la materia e lo spirito al fine di unirli armoniosamente; occupa l’apice e la base della piramide ideale, il punto più sacro e quello più profano del Tempio simbolico (16).

Fig. 7 Fig. 8 Fig. 9 Fig. 10 Il Maestro Il Compagno L’Apprendista Il I° Diacono Questo simbolismo attribuito al Diacono è congruente con il sogno

templare di realizzare l’uomo-uno, di fondere i due poteri sulla terra: il Papa e l’Imperatore. La chiave per risolvere il problema fu vista nella disciplina ferrea che già costituiva il perno della primitiva Regola Benedettina “capace di tenere a freno la Materia fino a renderla amica e collaboratrice dell’Anima” (17).

Nella Chiesa Greca primitiva, i Diaconi sono i portieri. Nella Chiesa

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Cattolica, fin dalle origini, il Diacono è uno dei gradi dell’Ordine Sacro ed è considerato il primo grado nel cammino del sacerdozio ministeriale. Nel medioevo il Diacono era anche un ufficiale di un Consiglio dei Cavalieri Templari (18). Il Primo Diacono prende posto all’Oriente, sullo scranno sito ai piedi dei tre gradini del Trono, alla destra del Venerabile; egli tiene la “misura” con la mano sinistra, come appunto si osserva nella fig. 7. Differenza dalla fig. 4 del Maestro che porta lo scettro nella mano destra.

Vi è un ulteriore elemento che vale la pena di segnalare: esso è

rappresentato dall’incisione della triplice cinta dietro la porticina situata a sinistra della facciata. La triplice cinta è presente, per motivi tutt’ora poco spiegati, specialmente presso i monasteri benedettini. Quando ad essa è associata, come nel nostro caso, la presenza di altri simboli, come la croce patente, le raffigurazioni di Re Salomone e i fiori della vita, vi è un chiaro collegamento con l’Ordine templare (19) (cfr. figg. 11-13).

Figura 11 – Posizione della triplice cinta

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Figura 12–Triplice cinta

Figura 13 – Triplice cinta evidenziata

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Osservazioni conclusive Non sappiamo di quale associazione o corporazione o altro facevano

parte il maestro e gli allievi che scolpirono i quattro profeti degli stipiti e perché la loro cultura includeva, come simboli, le espressioni che si ritrovano ancora oggi nei rituali massonici (20). Può trattarsi addirittura soltanto di un caso, ma sta di fatto che tali segni corrispondono al saluto del Maestro, del Compagno, dell’Apprendista e alla postura del Diacono.

Sembra, quindi, che alcuni gesti simbolici, che ancora oggi si usano, risalgano ad un costume medievale.

Poiché non sono state finora formulate spiegazioni accettabili delle figure riportate sugli stipiti del portale dell’abbazia di San Clemente, sembra che una interpretazione che faccia riferimento ad un’antica tradizione esoterica possa essere presa in considerazione.

* * * * * * *

BIBLIOGRAFIA

(1) A. Ghisetti Giavarina, San Clemente a Casauria - L'antica abbazia e il territorio di Torre de' Passeri, Carsa Edizioni, Pescara 2001.

(2) G. Meaolo, “Il Chronicon Casauriense nel suo contenuto storico”, Bollett. della Dep. Abruzzese di Storia Patria 1973, anno LXIII , L’Aquila 1974, 283 – 318.

(3) M. R. Berardi, “Introduzione a Civiltà Medioevale negli Abruzzi”, a cura di Sofia Boesch Gajano e Maria Rita Berardi, vol. II, pp. V-XXVIII. Edizioni Libreria Colacchi, L’Aquila, 1990.

(4) A. Clementi, “La transumanza nell’Alto Medioevo”, Bollettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria 1984, LXXIV, p. 44.

(5) G. Fossi, “L’Abbazia di S. Clemente a Casauria. Il Monumento dal IX al XII secolo. Leonate e la decorazione plastica dei portali”, Quaderni dell’Istituto di Archeologia e Storia antica 1981, n. 2, Chieti, 161 – 186.

(6) L. Feller, “La fondation de San Clemente a Casauria et sa représentation iconographique”, Mélanges de l’Ecole Française de Rome”. Temps

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modernes T.94, n. 2, 1982, 711 – 728. Il lavoro è stato tradotto in Italiano e pubblicato in Civiltà Medioevale negli Abruzzi, “La fondazione di S.Clemente a Casauria e la sua rappresentazione iconografica”, a cura di Sofia Boesch Gajano e Maria Rita Berardi, vol. I pp.217-236. Edizioni Libreria Colacchi, L’Aquila, 1990.

(7) S. B. Gajano, Introduzione a Civiltà Medioevale negli Abruzzi, a cura di Sofia Boesch Gajano e Maria Rita Berardi, vol. I pp.9-17. Edizioni Libreria Colacchi, L’Aquila, 1990.

(8) A. Pratesi, “Dalla Cronaca del Monastero di S. Clemente a Casauria”, Civiltà Medioevale negli Abruzzi, a cura di Sofia Boesch Gajano e Maria Rita Berardi, vol. II pp.181-215. Edizioni Libreria Colacchi, L’Aquila, 1990.

(9) F. Abate, Storia dell’arte nell’Italia meridionale Dai Longobardi agli Svevi, Roma 1997, pag.236.

(10) A. Reghini, Numeri Sacri e Geometria Pitagorica. Editore I Dioscuri, Genova 1988, pp.288.

(11) A. Demurger, I Templari, Garzanti Libri, Milano 2006, pag.144. (12) F. Bramato, “I templari nel mondo italiano del XII secolo. Alcuni risultati

di una ricerca”, Atti del IV Convegno di Ricerche Templari, L’Aquila 24-25 maggio 1986, pp. 29-37, a cura della LARTI: Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani, Edizioni Librarie Federico Capone, Torino, II a Ed. 2008.

(13) A. Maalouf, Le crociate viste dagli arabi, SEI, Torino 1993. (14) P. P. Read, La vera storia dei Templari, Newton Compton Editori, Roma

2006, p.128. (15) A. Demurger, Vita e morte dell’Ordine dei Templari, Garzanti Libri,

Milano 2005, p.128, p.271. (16) V. Tartaglia, La chiave dell’esoterismo massonico, Bastogi Editrice

Italiana, Foggia 2000. (17) G. Malvani, “Motivazioni del fascino dell’Ordo Militiae Templi”, Atti del

IX Convegno di Ricerche Templari, San Quirino (PN) 18-19 maggio 1991, pp.55-66, a cura della LARTI: Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani, Edizioni Librarie Federico Capone, Torino, IIa Ed. 2010.

(18) A.G. Mackey, “Lessico della Libera Muratoria”, in Ps Rewiew of FM & Luca Ferruzzi, 2006. http://www.freemasons–freemasonory.com .

(19) M. Uberti e G. Coluzzi, I luoghi delle Triplici Cinte in Italia, Ed. Eremon, Cisterna di Latina, 2008, 320 pp.

(20) S. Farina, Il Libro completo dei Riti Massonici, Gherardo casini Editore, Santarcangelo di Romagna, 2009.

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Mario Giaccio. Ha vinto il concorso di Professore Ordinario in Chimica Merceologica nel 1980. Ha ricoperto la Cattedra di Tecnologia dei Cicli Produttivi presso l’Università di Bari e, dal 1982, la Cattedra di Merceologia della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara.

Ha insegnato nelle Università di Modena, Bologna, Ancona e Milano Bicocca, tenendo corsi di Merceologia; Tecnologia dei Cicli Produttivi; Tecnologia ed Economia delle Fonti di Energia; Tecnologia, Innovazione e Ricerca e di Chimica degli Alimenti presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Chieti. Fa parte del collegio dei docenti del Dottorato Internazionale di Ricerca in “Salubrità degli Alimenti”, presso l’Università degli Studi di Perugia.

È stato Preside della Facoltà di Economia di Pescara per nove anni e Preside della Facoltà di Scienze Manageriali per cinque anni.

Dirige la rivista scientifica “Journal of Commodity Science, Technology and Quality”, avente un comitato scientifico e referees internazionali. È responsabile scientifico del “Research Centre for Evaluation and Socio-Economic Development”, sotto il patronato dell’ONU. Ha pubblicato oltre 100 lavori scientifici.

ACCADEMIA TEMPLARE – TEMPLAR ACADEMY Associazione di Promozione Sociale

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