ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... ·...

16
ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONE Corso di counseling per la riprogrammazione 2011-2014 “L’USO DEL COLORE, DEL DISEGNO E DELLA CREATIVITA’ NELLA RELAZIONE D’AIUTO CON IL METODO DELLA RIPROGRAMMAZIONE” Manuela Iurescia (per il testo completo contattare [email protected])

Transcript of ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... ·...

Page 1: ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... · Cos’è la creatività ... con la spettrofotometria, la colorimetria, ... seconda

ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONE

Corso di counseling per la riprogrammazione

2011-2014

“L’USO DEL COLORE, DEL DISEGNO E DELLA

CREATIVITA’

NELLA RELAZIONE D’AIUTO CON IL METODO DELLA

RIPROGRAMMAZIONE”

Manuela Iurescia

(per il testo completo contattare

[email protected])

Page 2: ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... · Cos’è la creatività ... con la spettrofotometria, la colorimetria, ... seconda

SOMMARIO

1. Introduzione

2. Il colore nella natura

3. La forma

4. Visione dei colori

5. Elaborazione dei colori

6. Il significato dei colori

7. Lücher

8. Cos’è la creatività

8.1 La creatività nei bambini

8.2 La creatività nell’adolescenza

8.3 La creatività negli adulti

9. Storia dell’arte

10. L’arte e il cervello

10.1 Emozione ed il sistema limbico

10.2 Cosa accade davanti ad un’opera d’arte

11. Utilizzo nella relazione d’aiuto

12. Nella Riprogrammazione

13. Il laboratorio esperienziale di “Counseling a

Colori”

14. Il caso: “La macchia”

15. Conclusioni

16. Bibliografia

Page 3: ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... · Cos’è la creatività ... con la spettrofotometria, la colorimetria, ... seconda

2

1. INTRODUZIONE

Inizio da me.

Sono giunta alla fine del percorso di formazione di

counseling. Ho studiato presso l’Accademia per la

Riprogrammazione® del dott. Mario Papadia.

Solo ora che mi ritrovo a scrivere questa tesi di

conclusione, mi rendo conto di quanto le scelte della mia vita

si possono ricollegare tra loro. Possono essere tutte riunite

da una grande passione ed un sempre rinnovato amore: la

biologia e le scienze in generale.

Mi ritrovo a fare due grandi considerazioni.

Sono cresciuta in una famiglia in cui l’istruzione non

contava poi molto. Era meglio lavorare ed essere produttivi.

Considerata un po’ la figlia ribelle, rispetto a mia sorella

maggiore, ho iniziato a cercare la mia strada già

dall’adolescenza. Sin da allora il mio unico interesse era la

biologia: riesco con ottimi risultati a diplomarmi come

tecnico di laboratorio chimico-biologico. E a quel punto il

passo verso l’università e la facoltà di Scienze Biologiche è

breve.

Mi laureo dopo cinque anni di studio, mentre lavoro

saltuariamente. Lavoro come biologo da tanti anni e nel tempo

mi sono specializzata in microbiologia e biologia molecolare.

Mi occupo di identificare, classificare e studiare batteri

responsabili di infezioni nell’uomo e negli animali da

compagnia e da reddito, per poter mettere a punto terapie

mirate su malattie e prevenzione di esse. Abituata quindi ad

un mondo invisibile all’occhio umano.

L’importanza di dare una forma e un colore ai

microrganismi è alla base della microbiologia. Partendo da

qualsiasi campione biologico il primo passo, per poter poi in

un secondo momento fare analisi sul DNA, è quello di

identificare la specie batterica. Negli anni la tecnologia ha

fatto grandi passi. Colorazioni specifiche e l’utilizzo di

microscopi prima ottici poi a scansione e trasmissione mi

permettono di “vedere” l’invisibile. E questo è il primo

punto.

Il secondo è la scelta della scuola di counseling. Di pari

passo con la biologia è diventato un autentico amore anche

questo.

Oltre ad essere una professionista sono naturalmente un

essere umano, con la sua vita e le sue vicende. La separazione

traumatica da quello che fu mio marito, padre di mio figlio,

mi portò a intraprendere un percorso di “ricostruzione”

Page 4: ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... · Cos’è la creatività ... con la spettrofotometria, la colorimetria, ... seconda

3

accompagnata da uno psicoterapeuta. Quando pensavo di aver

superato tutto cominciai a soffrire di attacchi di panico. Mi

aiutò una cara amica dell’infanzia, rincontrata per caso che,

oltre ad essere infermiera, era ed è una counselor. Il lavoro

personale che mi aiutò a fare funzionò. Non mi aveva dato

nessun consiglio, mi aveva portato a riflettere, a vedere le

cose che avevo dimenticato e a farmi scoprire una forza che

non sospettavo.

Nutrii un interesse sempre più profondo per questa

professione. Cercavo sul web, leggevo, studiavo. Sentivo una

spinta forte. Ero in grado di farlo? Dovevo mettermi in gioco.

Ero indecisa e confusa: doveva fare una scelta sulla scuola da

frequentare. Volevo scegliere bene e prendevo tempo. E intanto

cresceva la passione.

Trovai così l’Accademia per la Riprogrammazione® e il

colloquio con il dott. Papadia mi tolse ogni dubbio: il suo

approccio basato sull’evoluzione, la genetica, le neuroscienze

era per me qualcosa che riconoscevo e che dava un filo logico

conduttore al mio voler essere biologa-counselor.

E finalmente arrivo al punto cruciale: la scelta della

tesi.

Da sempre attratta dal colore e dalla forma ho scoperto di

poter unire questa mia passione nel counseling.

Come nel counseling, infatti, l’individuo è un soggetto

che non può essere segmentato ma va preso per la sua totalità,

nel suo complesso esistenziale. Lo studio del colore e delle

forme, attraversa trasversalmente il sapere sotto ogni

conoscenza. Forme e colore, come l’uomo, non possono essere

decontestualizzati ma formano un complesso rapporto di saperi

e di conoscenze.

Attraverso il colore è possibile collegare tutte le

scienze ad altre discipline e creare collegamenti trasversali

tra loro.

Il colore riunisce in sé lo studio della fisica, la luce,

il fenomeno della rifrazione, della riflessione, della

polarizzazione e l’ottica in generale. Troviamo l’importanza

dei colori e delle forme in chimica, con la spettrofotometria,

la colorimetria, lo studio dei pigmenti. Ritroviamo i colori

nella mineralogia; nella matematica con lo studio dei modelli

che spiegano perché percepiamo il colore; in botanica nei

pigmenti vegetali presenti nelle piante e nei frutti; nel

colore degli animali in zoologia; nello studio dell’occhio

umano e della vista in anatomia e in psicologia riguardo

all’influenza dei colori sulla nostra psiche.

Il continuo sviluppo delle neuroscienze ci aiuta sempre

più a comprendere la funzione del cervello e la percezione

dei colori e delle forme, fino poi ad arrivare alla

Page 5: ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... · Cos’è la creatività ... con la spettrofotometria, la colorimetria, ... seconda

4

letteratura e alla genetica (studio dei disturbi legati alla

visione), alla medicina e all’arte dove è facile associare

forme e colori. In maniera più specifica, ho scoperto che i

colori e le forme fanno parte del mio DNA, sono parte di me e

la scelta è venuta naturale e spontanea.

Page 6: ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... · Cos’è la creatività ... con la spettrofotometria, la colorimetria, ... seconda

5

2. IL COLORE NELLA NATURA

L’occhio umano ha la capacità più d’ogni altro essere

vivente di vedere i colori che la natura regala.

Tra i mammiferi, solo i suoi parenti più stretti, le

scimmie, condividono con l’uomo questa straordinaria capacità.

Tutti gli altri esseri viventi sono quasi o totalmente

privi di questa abilità. Solamente alcuni pesci, insetti,

rettili e uccelli sono in grado di vedere i colori.

La capacità di vedere il colore si è evoluta perché essa

contribuisce alla sopravvivenza.

L’evoluzione della visione del colore è strettamente

connessa all’evoluzione stessa del colore sulla superficie

della Terra.

Ciascun colore ha una o più funzioni ben precise e spesso

riconducibili alla riproduzione e al comportamento.

I colori della natura possono essere di origine fisica,

ossia il risultato, come vedremo più avanti, della rifrazione

e dell’interferenza della luce sulle superfici e di origine

chimica, cioè dovuti a particolari sostanze dette pigmenti che

gli animali sono in grado di sintetizzare da sé o direttamente

collegati all’alimentazione.

In natura esistono svariati pigmenti naturali che sono

riconducibili al mondo vegetale e animale.

I Pigmenti sono distinguibili in base alla loro natura:

naturali e artificiali.

Quelli naturali possono essere inorganici od organici, a

seconda che la loro origine sia minerale o vegetale e animale.

I colori inorganici costituiti da minerali si trovano nei

terreni, nei fossili, nei marmi sotto forma di silicati,

carbonati, ossidi, solfuri e sali di vari metalli. Per quanto

riguarda i pigmenti organici, invece, essi si trovano

distribuiti ovunque. Ne sono un esempio i fiori, la frutta, la

corteccia degli alberi, l’erba. Anche il mondo animale è

riccamente colorato. Possiamo quindi dedurre che il colore

porti in sé un significato preciso.

I carotenoidi sono i responsabili del colore rosso. Nel

mondo animale questo colore è associato a diversi significati:

Avvertimento – la preda ricorda ai possibili

predatori le conseguenze dell’ingestione con

conseguente effetto deterrente (1).

Seduzione – alcuni uccelli marini, e ne è un esempio

il maschio della Fregata minor, utilizzano questo

colore (presente sulla gola) per attrarre la femmina.

Mettersi in mostra – alcuni animali assumono questa

colorazione che è dovuta all’alimentazione : i

Page 7: ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... · Cos’è la creatività ... con la spettrofotometria, la colorimetria, ... seconda

6

fenicotteri mangiano gamberetti e piccoli pesci di

questo colore che colora loro le penne e le piume.

I pigmenti verdi sono il risultato dell’associazione dei

colori blu e giallo. E’ il colore che maggiormente si ritrova

in natura e rappresenta, per questo motivo, un importante

vantaggio per tutti quegli animali che adottano il mimetismo

criptico per nascondersi, siano essi prede o predatori. E’ il

caso di alcune rane e serpenti. In natura invece il colore

verde è dato dalla clorofilla.

Il giallo è un colore che viene ben distinto da tutti gli

animali ed ha per questo la funzione di richiamare

l’attenzione o è utilizzato come segnale di avvertimento. Il

colore giallo dei fiori attira gli insetti con conseguente

aumento della possibilità di essere impollinati, mentre alcuni

insetti velenosi lo usano per dissuadere i predatori (api e

vespe). Per i leoni della savana è un colore mimetico: essi

si nascondono facilmente nell’erba secca e alta.

Il colore blu è un colore che difficilmente si trova in

natura e non dipende da alcun pigmento. E’ dovuto, invece, ad

effetti fisici di rifrazione della luce della pelle di alcuni

animali. E’ un colore di avvertimento, ad esempio, per le rane

velenose del Sud America o può essere utilizzato per messaggi

sessuali come avviene per i pappagalli.

Nella maggior parte degli animali troviamo un pigmento

responsabile del colore nero che prende il nome di melanina.

E’ il colore che permette agli animali di mimetizzarsi al buio

o nelle foreste fitte, rinforza il pelo ed il piumaggio (molto

spesso, infatti, la melanina si lega con la cheratina

contenuta nel becco o nelle piume degli uccelli) e protegge

dai raggi ultravioletti del sole.

Infine il colore bianco, cioè l’assenza di pigmento,

funziona per alcuni animali per mimetizzarsi. Ne sono un

esempio le zebre: muovendosi sempre a branchi creano una sorta

di confusione visiva ai leoni, che vedono solo in bianco e

nero, impedendo a questi ultimi di identificare una singola

preda (2).

3. LA FORMA

“Il libro della natura è scritto in lingua

matematica ed i suoi caratteri sono triangoli,

cerchi ed altre figure geometriche, senza i quali

mezzi è impossibile intenderne umanamente

parola; senza questi è un aggirarsi vanamente

per un oscuro labirinto.” Galileo Galilei

Page 8: ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... · Cos’è la creatività ... con la spettrofotometria, la colorimetria, ... seconda

7

Osservando la natura possiamo renderci conto di quanto sia

ricca di forme. Ne esistono di svariate nel mondo vegetale,

nei minerali e negli animali. Alcune di esse si presentano con

maggior frequenza e per questo appaiono all’occhio umano più

immediate, più distinguibili e più familiari. Le forme

geometriche più frequenti, dette primarie, dalle quali si

possono ricavare tutte le altre, sono il quadrato, il

triangolo equilatero ed il cerchio.

A queste figure semplici l’uomo ha dato sin dall’antichità

significati simbolici universali che si possono ritrovare

nelle espressioni culturali e artistiche dei popoli.

Il quadrato è, per l’uomo, simbolo di perfetto equilibrio

geometrico. Esprime stabilità, immutabilità e rappresenta la

concretezza. Nelle culture orientali e nell’antica Grecia il

quadrato rappresenta la realtà terrena e i quattro elementi

della natura. Nelle prime forme di scrittura prende il

significato di recinto, di campo, di casa. Molte città antiche

erano edificate partendo da una base quadrata, derivante dalla

necessità di mantenere simmetria e proporzioni.

Il triangolo equilatero è simbolo di equilibrio. In natura

lo troviamo nei cristalli ma anche in alcune piante. Nella

tradizione religiosa è il divino. Nell’architettura si ritrova

nelle piramidi egizie. Questa figura geometrica si associa

alle montagne, base solida che tende al cielo.

Il cerchio è la forma geometrica perfetta, poiché ogni

punto è equidistante dal centro, non ha angoli. In natura il

cerchio porta numerosi vantaggi: ad esempio il mantenimento

del calore in quanto la forma sferica a parità di volume ha

superficie minore. E’ il simbolo del sole nelle civiltà

antiche e simboleggia la fonte della vita. Come non pensare

all’ovulo da cui inizia la vita?

Lo ritroviamo nella natura sotto forma di polline, ad

esempio, che facilita la dispersione nell’aria. E’ la forma di

molti batteri; del nucleo delle cellule e dell’atomo!

La figura del cerchio è, inoltre, associata al movimento.

Si pensi alle danze o, semplicemente, alle ruote di un mezzo

di locomozione.

4. VISIONE DEI COLORI

Page 9: ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... · Cos’è la creatività ... con la spettrofotometria, la colorimetria, ... seconda

8

La visione è un processo di trasformazione e di

interpretazione del mondo esterno in un mondo percettivo che è

caratteristico di ogni individuo.

L’obiettivo della visione è, tra le altre cose, quello di

individuare colori e forme delle cose che ci circondano.

Infatti, grazie alla luce che viene riflessa dagli oggetti

intorno a noi riusciamo in qualche modo a dare un senso al

mondo complesso che ci circonda.

La luce, come vedremo, è costituita da energia

elettromagnetica emessa sotto forma di onde. Le onde finiscono

contro gli oggetti e vengono assorbite, disperse, riflesse e

deviate. Grazie alla natura delle onde elettromagnetiche e

della loro interazione con l’ambiente, il sistema visivo può

estrapolare informazioni del mondo circostante grazie ad un

complesso lavoro di meccanismi neuronali. Nel corso

dell’evoluzione la visione ha fornito nuovi modi di

comunicare, ha dato origine a meccanismi cerebrali che

consentono di intuire la traiettoria degli oggetti ed eventi

nello spazio e nel tempo, ha provveduto a nuove forme di

immaginazione mentale ed ha portato alla creazione del mondo

dell’arte.

Il significato della visione è probabilmente meglio

dimostrato dal fatto che circa la metà della corteccia

cerebrale umana è dedicata all’analisi del mondo visivo (3).

Il sistema visivo parte dall’occhio. Sul lato posteriore

dell’occhio si trova la retina che contiene fotorecettori

specializzati nel convertire l’energia luminosa in attività

neuronale. L’occhio, spesso paragonato ad una macchina

fotografica, ha la capacità di seguire gli oggetti in

movimento e di mantenere la sua superficie trasparente pulita.

L’occhio si adatta automaticamente ad illuminazioni

differenti e mette a fuoco automaticamente gli oggetti

interessanti.

La retina è in realtà una parte del cervello. Ciascun

occhio possiede due retine sovrapposte: una specializzata per

bassi livelli di luminosità (che utilizziamo dal crepuscolo

all’alba) e un’altra specializzata per livelli di luminosità

più elevati e per la detenzione del colore (che utilizziamo

dall’alba al tramonto). L’elaborazione dell’immagine è già

molto ben sviluppata a livello retinico, prima ancora che

qualsiasi informazione visiva raggiunga il resto del cervello.

Gli assoni dei neuroni retinici si uniscono a formare i

nervi ottici i quali trasmettono l’informazione visiva a

diverse strutture cerebrali.

Page 10: ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... · Cos’è la creatività ... con la spettrofotometria, la colorimetria, ... seconda

9

I fotorecettori convertono, o più esattamente traducono,

l’energia luminosa in modificazioni di potenziale di membrana.

Questo processo è, per molti versi, analogo alla traduzione

dei segnali chimici in segnali elettrici che avviene durante

la trasmissione sinaptica.

Senza entrare troppo nello specifico nel fotorecettore,

sia esso un bastoncello o un cono, la stimolazione luminosa

attiva le proteine G che a loro volta attivano un enzima

effettore capace di modificare la concentrazione plasmatica

della molecola. I canali del sodio si chiudono, stimolati e

dipendenti anche da altre molecole che fungono da messaggeri,

ed il potenziale di membrana diventa più negativo. Si dice

perciò che i fotorecettori si iperpolarizzano.

La risposta di iperpolarizzazione alla luce è innescata

dall’assorbimento di radiazioni elettromagnetiche da parte del

pigmento che prende il nome di rodopsina nei bastoncelli.

La luce del sole provoca nei bastoncelli, che sono

responsabili della visione dal crepuscolo all’alba,

trasformazioni tali da far diventare satura la risposta alla

luce. Per questo la visione durante il giorno dipende

interamente dai coni. I coni contengono tre diversi pigmenti

che conferiscono ai fotopigmenti sensibilità spettrali

diverse. Possiamo quindi parlare di coni “blu”, che sono

attivati da luce con lunghezza d’onda di circa 430nm, di coni

“verdi”, attivati da luce con lunghezza d’onda di circa 530nm,

e di coni “rossi”, attivati da luce con lunghezza d’onda di

circa 560nm.

La percezione del colore è determinata dall’attivazione

relativa dei coni blu, verdi e rossi del segnale della retina.

Questo sistema di rilevazione dei colori è stato proposto

intorno al 1802 dal fisico inglese Thomas Young e

successivamente supportato dal fisiologo Hermann von

Helmholtz.

Essi dimostrarono che tutti i colori dell’arcobaleno,

compreso il bianco, possono essere creati mescolando le giuste

quantità di luce rossa, verde e blu. Inoltre ipotizzarono,

Page 11: ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... · Cos’è la creatività ... con la spettrofotometria, la colorimetria, ... seconda

10

idea che si rivelò abbastanza corretta, che in ciascun punto

della retina esistesse un gruppo di tre tipi di recettore,

ognuno sensibile a luce di diverso colore: blu, verde e rosso

(teoria tricomatica di Young-Helmholtz). Secondo questa teoria

il cervello attribuirebbe i colori in base al confronto tra le

risposte dei tre tipi di coni. Quando sono tutti e tre attivi

in uguale misura, percepiamo il bianco.

I tre colori principali che siamo in grado di percepire,

quindi, sono il rosso, il verde e il blu (RGB - Red, Green,

Blue). Questi tre colori sono rappresentati concettualmente dalla sintesi additiva del colore. Dei colori si parlerà

dettagliatamente più avanti.

Il nervo ottico trasmette i segnali al cervello, dove le

zone preposte alla visione ricostruiscono l’immagine,

producendo il fenomeno fisiologico soggettivo che chiamiamo

visione del colore(4).

Lo studio scientifico della percezione visiva iniziò con

Sthephen Kuffler, medico ungherese fondatore del primo

Dipartimento di neurobiologia degli Stati Uniti (1967). Egli

dimostrò che l’aspetto di un oggetto dipende sostanzialmente

dal contrasto tra l’oggetto e lo sfondo e non dall’intensità

della luce. Inoltre intuì che le cellule gangliari della

retina non rispondono a livelli assoluti di luce ma al

contrasto tra luce e buio.

Ulteriori studi, questa volta applicati alle aree della

corteccia cerebrale, portarono poi alla comprensione di come

il cervello costruisce le linee e i contorni necessari per il

riconoscimento degli oggetti.

Il riconoscimento visivo può essere descritto anche come

corrispondenza tra l’immagine retinica di un oggetto e la sua

Page 12: ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... · Cos’è la creatività ... con la spettrofotometria, la colorimetria, ... seconda

11

rappresentazione nella memoria. L’analisi corticale delle

informazioni visive inizia nell’area della corteccia visiva V1

con l’analisi dei bordi e contorni. I principi responsabili di

questo possono essere ritrovati nel pensiero della gestalt

(dal tedesco “forma”) sulla visione che propone una serie di

regole per la definizione dei contorni. Secondo il “principio

della buona continuità” un bordo è percepito come continuo se

gli elementi che lo compongono possono essere congiunti da una

linea retta o curva, originando così illusioni. E’ il caso del

famoso vaso di Ruben.

Secondo la regola della “prossimità” o vicinanza gli

elementi del campo percettivo vengono uniti in forme con tanta

maggiore coesione quanto minore è la distanza tra loro.

Per la regola della “somiglianza”, invece, gli elementi

vengono uniti in forme con tanta maggiore coesione quanto

maggiore è la loro somiglianza.

Per regola della “chiusura”, infine, si ha la tendenza a

percepire come uniti bordi che sono molto vicini tra loro. La

nostra mente è predisposta a fornire le informazioni mancanti

per chiudere una figura, pertanto i margini chiusi o che

tendono ad unirsi si impongono come unità figurativa su quelli

aperti (5)

.

Page 13: ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... · Cos’è la creatività ... con la spettrofotometria, la colorimetria, ... seconda

12

5. ELABORAZIONE DEI COLORI

“Agli uomini il colore dona, in genere, grande diletto.

L’occhio ne ha bisogno come ha bisogno della luce” J.W.Goethe

Cos’è il colore?

Per rispondere a questa che sembra essere una semplice

domanda, bisogna studiare la luce ed il processo di visione.

Mi sembra perciò utile e doveroso fare un piccolo excursus

storico.

Partendo dagli studi di Newton (1966) con il suo ben noto

esperimento di dispersione della luce (6) egli dimostrò che il

colore non è una proprietà dei corpi, bensì dovuta ad una

proprietà della luce.

Newton usò un prisma per scomporre la luce del sole (luce

bianca) nello “spettro dell’iride”. Distinse diversi colori: ”

il rosso, il giallo, il verde, l’azzurro e il violetto che

tende al viola, insieme all’arancione e all’indaco e ad

un’indefinita varietà di gradazioni intermedie” (trattato

Optiks).

Nel tempo Newton formulò la teoria corpuscolare: i corpi

luminosi emettevano corpuscoli che viaggiando su via retta e a

velocità elevatissime producevano raggi, i quali colpendo gli

occhi davano la sensazione di luce. Secondo quest’ipotesi il

colore degli oggetti è legato al modo di reagire delle

superfici alla luce. L’ipotesi corpuscolare di Newton ha

influenzato la fisica per più di 100 anni.

La teoria corpuscolare fu poi integrata dall’ipotesi

ondulatoria formulata da Thomas Young, medico e fisico, e da

Christiaan Huygens, fisico, astronomo e matematico olandese.

Questa teoria pose le basi della spiegazione fisica del

colore: la luce come onda di energia. Huygens contribuisce

ulteriormente fornendo un apporto importante sulla percezione

dei colori dell’occhio umano. “Se la sensazione che chiamiamo

colore possiede delle leggi, ci deve essere qualcosa nella

nostra natura che determina la forma di queste leggi. La

scienza del colore è dunque una scienza della mente”.

Page 14: ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... · Cos’è la creatività ... con la spettrofotometria, la colorimetria, ... seconda

13

Questa è una frase pronunciata da James Maxwell, uno dei

più grandi fisici di tutti i tempi. Egli dimostrò, attraverso

i suoi studi, che la luce visibile all’occhio umano è un’onda

elettromagnetica e che i diversi colori dello spettro

corrispondevano a frequenze di oscillazione differenti. Nel

1859 Maxwell fece conoscere la sua “Teoria sulla visione dei

colori”.

Secondo Goethe, poeta, narratore e drammaturgo tedesco

(1749-1832) un fenomeno naturale come il colore, capace di

dare grandi emozioni estetiche ed emotive, non poteva essere

legato solo a teorie meccanicistiche. A lui si deve la teoria

che pone al centro della fenomenologia del colore l’uomo ed i

suoi sensi, che ebbe molto seguito nell’ambito artistico (7).

Se immaginiamo la luce come una frequenza emessa da un

corpo che vibra, possiamo affermare che se la vibrazione è

costituita da poche oscillazioni, il colore corrispondente è

rosso; aumentando la frequenza il rosso si trasforma mano a

mano in giallo, per poi diventare verde, blu e violetto.

Ad oggi sappiamo che se un oggetto ci appare verde, ad

esempio, ciò è causato dal fatto che la superficie riflette

verso di noi solo quel colore e trattiene tutti gli altri.

Il nero assorbe tutte le lunghezze d’onda mentre il

bianco, in contrapposizione, le riflette.

Lo spettro della luce visibile mostra tre bande di colori

predominanti: il rosso (R), il verde (G) e il blu (B), i

colori primari additivi. Se sovrapponiamo tre fasci di luce di

questi tre colori (RGB) si ottiene la luce bianca (W). Dalla

sovrapposizione di due luci colorate si ottiene il ciano (C),

il magenta (M) e il giallo (Y): i colori primari sottrattivi.

Page 15: ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... · Cos’è la creatività ... con la spettrofotometria, la colorimetria, ... seconda

14

I colori secondari sono i colori derivabili dai primari.

Variano secondo il tipo di sintesi del colore, se additiva o

sottrattiva.

I colori terziari sono i colori derivabili dalla miscela

dei secondari (8)

.

Gli attributi dei colori sono:

La tonalità, che dipende dalle variazioni nella

lunghezza d’onda della luce che colpisce l’occhio;

La luminosità, che si riferisce alla quantità di

chiaro o scuro del colore e che dipende dal grado di

riflessività della superficie che riceve la luce;

La saturazione, che si riferisce all’intensità del

colore.

Per comprendere meglio perché un oggetto ci appare di un

colore piuttosto che di un altro dobbiamo considerare la curva

di riflessione della superficie dell’oggetto colpito dalla

luce. Sostanzialmente è una funzione matematica che

definisce il grado combinato di eccitazione dei tre tipi di

coni della retina, come abbiamo già visto. Questa curva può

essere tradotta in un grafico diviso in tre parti:

Il colore percepito sarà, quindi, un verde tendente al

QuickTime™ e undecompressore

sono necessari per visualizzare quest'immagine.

Page 16: ACCADEMIA PER LA RIPROGRAMMAZIONEcms.riprogrammazione.it/files/files/48204TESI_Iurescia_area... · Cos’è la creatività ... con la spettrofotometria, la colorimetria, ... seconda

15

giallo.

Esiste una classificazione dei colori sulla base di una

reazione, che possiamo definire di natura psicologica: I

colori caldi e i colori freddi.

I colori che tendono al rosso e al giallo sono considerati

caldi perché evocano il fuoco ed il sole; quelli che tendono

al blu e al verde sono considerati, invece, freddi perché

evocano acqua e cielo.