Abc Carpet & Home esalta lo spirito del wabi-sabi

4
Abc Carpet & Home esalta lo spirito del wabi-sabi Gli arredamenti e gli accessori logori con le loro abrasioni, le cromie stinte sono un’espressione del messaggio filosofico e spirituale wabi-sabi, della contemplazione dell’imperfezione e del costante flusso delle cose OSSERVATORIO POPAI di Daniele Tirelli* marzo 2014 62 Pm

Transcript of Abc Carpet & Home esalta lo spirito del wabi-sabi

Page 1: Abc Carpet & Home esalta lo spirito del wabi-sabi

Abc Carpet & Home esaltalo spirito del wabi-sabi

Gli arredamenti e gli accessori logori con le loro abrasioni, le cromie stinte sono un’espressione del messaggio filosofico e spirituale wabi-sabi, della contemplazione dell’imperfezione e del costante flusso delle cose

OSSERVATORIO POPAI di Daniele Tirelli*

marzo 201462Pm

Page 2: Abc Carpet & Home esalta lo spirito del wabi-sabi

Nel cuore di Manhattan, all’888 della Broadway, esiste un punto di ven-dita che sfida le capa-

cità analitiche di ogni sociologo dei consumi. Ha spinto il proprio posizionamento, la complessità della sua offerta e le sue estetiche a quel punto estremo che stimola interpretazioni audaci, sebbene inficiate dall’angolazione da cui si osserva il fenomeno. È diffici-le dire, infatti, se la decodifica di Abc Carpet & Home da parte di

osservatori europei corrisponda a quella degli americani della East Coast. Il problema è che, già negli anni ’90, l’azienda scelse di ac-centuare la sofisticazione del suo contesto ambientale, mescolando le note desolanti e nostalgiche dei “White Trash Fifties” con l’incanto quasi onirico di “The Fairy King-dom”, con l’esondazione estetica di “Victorian settings” saturi di rimandi al nobile mondo anglosas-sone, fino allo stile moderno, con-temporaneo e asciutto dei tessili

sbiaditi, logori, se non addirittura maceri. E tutto questo, specie se correlato a un posizionamento di superluxury, può davvero stupire.Partiamo tuttavia dalle sue ori-gini, che risalgono addirittura al 1897. In quegli anni Sam Weinrib, immigrato dall’Austria, iniziò a spingere il suo carro di stoffe lun-go le strade del Lower East Side di Manhattan. Successivamente, come nella più classica tradizione dell’american dream, il figlio di Sam, ricevuto il testimone dal pa-dre, avviò una progressiva espan-sione dell’attività commerciale che sarebbe giunta sino ai nostri giorni. Essa fu portata avanti con esiti alterni per diversi decenni, ma è nei primi anni ’80 che arri-vò la svolta: quando cioè il nipote Jerry Weinrib trasferì con acume l’attività nel quartiere all’epoca noto come “Ladies’ Mile”. Si tratta di 28 blocchi dalla 18th alla 24th Street e da Park Avenue South alla Avenue of the Americas, oggi con-siderati patrimonio storico della città e così chiamati per la con-centrazione di antichi e rinomati department store. Sull’onda della “Reagan revolution”, che emenda-va i tristi anni di Jimmy Carter, gli Usa stavano riscoprendo il consu-mo edonistico e il piacere della moda. Così Jerry divenne artefice di un vero e proprio decollo del business di famiglia. Acquistati gli spazi dello storico department store W&J Sloane, si trattava di colmare in modo efficiente que-sta enorme superficie di vendita. Non restava dunque che allargare l’assortimento alle categorie degli accessori e dell’arredamento do-mestico.Abc si avventurava così in un ra-pido processo di diversificazione. Dal suo status di retailer di prodot-ti tessili e specializzato in tappeti, si elevava a “chic home furnishings

marzo 2012 63 PmPmmarzo 2014 63

Page 3: Abc Carpet & Home esalta lo spirito del wabi-sabi

emporium”: il paradigma della sua nuova missione, riscritta dalla fi-glia di Jerry, Paulette, e dal marito Evan Cole. Un ruolo cruciale in tal senso fu giocato dal repertorio di memorabilia che Paulette amava acquistare durante i suoi frequenti ed esotici viaggi in giro per il mon-do. Il clima newyorkese dell’epoca era propenso a queste estetiche e cominciò ad apprezzare il gusto e le scelte di Paulette. Il suo indub-bio talento nell’interpretare queste nuove espressioni di edonismo metropolitano le valse, ben presto, la nomea di trendspotter e di an-ticipatrice delle tendenze ancora inespresse dalla generazione dei baby boomer. Il nido domestico as-sumeva una connotazione sempre più emblematica, di luogo sacro non solo da vivere, ma da carat-terizzare attraverso una selezione di oggetti esclusivi e simbolici. Il tutto in linea con i pastiche e i me-tissage che contraddistingueranno l’incipiente post modernismo.In linea con l’incoerenza post-modernista, Abc mise in assor-

timento anche manifatture per l’arredamento domestico di de-sign raffinato: una scelta in sinto-nia con la cultura di consumo del cliente-tipo, ovvero collezionare, impossessarsi di un pezzo uni-co ed esclusivo, da custodire con cura museale nel proprio nido. In breve, si affermava una logica funzionale dei totem costituiti da oggetti domestici, che non arreda-vano semplicemente uno spazio, ma lo sacralizzavano. Il gioco fun-zionava soprattutto se l’oggetto era “antico”, perché si sa: “everybody in New York wants something ye-sterday”. Implodeva il concetto di coerenza degli abbinamenti: i gu-sti erano (e tali dovevano restare) quanto più personali e indiscuti-bili. Il buon gusto, quantomeno nell’accezione comune, doveva necessariamente cedere il passo alla singolarità e all’estrosità indi-viduale. Si trattava di un assioma estetico da cui Paulette ed Evan riuscirono a sintetizzare e fissare l’immagine e il fascino irresistibi-le di Abc.

Ovviamente, premessa indispen-sabile era il potere d’acquisto del-la clientela che Evan Cole sinte-tizzava così: “Our customer is the $100,000 family that comes here to buy quality but save money”. Na-turalmente i superricchi, tra cui Katharine Hepburn, Meryl Stre-ep, Diana Ross, Peggy Lee e Keith Richards, sarebbero stati coloro che avrebbero qualificato un’of-ferta che si spingeva sui livelli di prezzo astronomici (almeno per le classi medie) dei pezzi unici e “antichi”. Da qui la sorprendente esposizione di persiane, tavoli, canterani scrostati, di arredi in-dustriali di antica data, di oggetti d’illuminazione insoliti e recupe-rati dalla demolizione. Insomma, l’arredo che propone Abc si fonda su un sorprenden-te uso del colore, e in particolare delle superfici scabrose e della ma-teria corrosa di tanti oggetti tratti da una realtà quotidiana perduta e irripetibile. La loro funzione segnica costituisce pertanto una sorta di memento mori che vuole

L’arredo che propone Abc si fonda su un sorprendente uso del colore, e in particolare delle superfici scabrose e della materia corrosa di tanti oggetti tratti da una realtà quotidiana perduta e irripetibile.

in store

SPAZI

64Pm marzo 2014

Page 4: Abc Carpet & Home esalta lo spirito del wabi-sabi

evadere dai meandri del consu-mismo griffato e da tutto ciò che non è essenziale. In questo senso sembrano voler riproporre il mes-saggio delle nature morte che da sempre furono amate soprattutto dalle borghesie mercantili. L’oggettualità e la fisicità de-gli arredi di Abc Carpet & Home identifica, si è detto, una nuova dimensione creativa dell’abitare, una dimensione che si vuole li-bera dai vincoli stilistici imposti dalla filosofia della felicità come fine naturale (eudomonismo) del-le élite newyorkesi. È un invito a concentrarsi sulle cose che hanno senso poiché davvero utilizzate, vissute, e sopravvissute, alle ca-sualità dell’esistenza. L’usura e il tempo che le hanno inesorabil-mente segnate le rendono imper-fette, ne accentuano la fragilità e le rendono assolutamente uniche e irriproducibili. La loro presenza in casa, dunque ne sostituisce altre che appaiono consumisticamente peccaminose, inducenti alla vani-tà e dunque indecenti. Percorrendo i grandi saloni di Abc

dalle pareti scrostate, i pavimenti logori, le tubature scoperte, le co-lonne screpolate, si coglie l’espres-sione più esplicita e polemica di quella cultura del riuso che ricer-ca il contatto con oggetti di scarto, salvati da un anonimo annichi-limento. In questo senso il tutto si ricollega alla durezza estetico-ambientale di New York City esibi-ta senza remore come antitesi del nuovissimo, della perfezione di altri suoi luoghi che non tollerano incrinature, imperfezioni o sinto-mi di vecchiezza in una metropoli che vive nel mito di una perenne, aggressiva giovinezza.In breve, ci sembra di riconoscere in questo un recupero del wabi-sabi, una forma di creatività legata alle filosofie mahayana e taoista, che insegnano a esercitare il di-stacco dall’idea di perfezione asso-luta, per riscoprire la bellezza di una creazione intuitiva e sponta-nea, forse incompleta, ma sicura-mente ricca di originalità. Si tratta di un modo di vedere gli oggetti, di viverli secondo un ideale estetico che nelle cose dismesse ravvisa un

peculiare genere di bellezza triste.Un aiuto a capire ci viene dal cri-tico Andrew Juniper, che afferma: “se un oggetto o un’espressione può provocare dentro noi stessi una sensazione di serena malinco-nia e un ardore spirituale, allora si può dire che quell’oggetto è wabi-sabi”. “Wabi” allude alla solitudi-ne della vita; “sabi” significa pove-ro o logoro, appassito. Ne dovrebbe discendere la serenità con cui ac-cettare la vecchiezza e la caducità della vita, testimoniata appunto dalle patine degli oggetti e dalla loro trasformazione. In altre paro-le, tutto ciò che invecchia acquista una bellezza speciale, evidenziata dall’usura o da eventuali visibili riparazioni. Si potrebbe affermare allora che questo minimalismo po-trebbe essere semplicemente una moda oppure nascondere disagi e sensibilità profonde nella cultura materiale americana. Gli arreda-menti e gli accessori logori con le loro abrasioni, le cromie stinte, le ferite del tempo diventano par-te di un percorso esistenziale. La qualcosa non deve sorprendere se si è a conoscenza appunto del mes-saggio filosofico e spirituale wabi-sabi. Contemplazione dell’imper-fezione e del costante flusso delle cose, una vita vissuta con mode-stia, aspirando a rimuovere tutto ciò che non è necessario. Godere nel momento ed eliminare l’osses-sione del futuro sono i dettami del wabi-sabi intesi come utopico an-tidoto al “Greed Is Good”, ovvero all’urlo trionfante dei manhattani-tes stressati dal loro successo. Per questo Abc Carpet & Home costi-tuisce un riferimento imperdibile che la Grande Mela ci offre per ca-pire ancor meglio stili e tendenze di consumo.* Presidente di Popai ItalyAlla concezione e alle ricer-che necessarie per l’articolo ha contribuito Marco Tirelli

Percorrendo i grandi saloni di Abc dalle pareti scrostate, i pavimenti logori, le tubature scoperte, le colonne screpolate, si coglie l’espressione più esplicita e polemica di quella cultura del riuso che ricerca il contatto con oggetti di scarto, salvati da un anonimo annichilimento.

in store

SPAZI

65 Pmmarzo 2014