AAtttteennddiiiiiiiibbiiiiiilliiiiiiiittàà ddeellLLaa ... · che gli Elleni erano stati nomadi...

19
1 A A A t t t t t t e e e n n n d d di i i b b b i i i l l l i i i t t t à à à d d de e e l l l L L L a a a b b b i i i b b b b b b i i i a a a (Approfondimento dello studio precedente "La Bibbia: un libro ispirato", tratto da "EVIDENCE THAT DEMANDS A VERDICT" di Josh McDowell - Vol. I. Tale studio, tradotto in sintesi, è stato usato per il corso di "Introduzione al Nuovo Testamento" al Seminario Avventista di Villa Aurora, Firenze, per l'anno scolastico 1987-88. La parte relativa all'archeologia è stata invece tratta da altre fonti, di volta in volta indicate nel testo) UNICITÀ DELLA BIBBIA Il prof. M. Montiero-Williams, ex-docente di sanscrito a Boden, ha trascorso 42 anni studiando i testi orientali e, confrontandoli con la Bibbia, ha scritto: «Se volete, potete metterli in pila a sinistra sulla vostra scrivania; ma mettete la vostra Sacra Bibbia alla destra - da sola - e con una bella distanza tra di loro. Perché... c'è un abisso tra essa ed i cosiddetti libri sacri dell'Oriente che separa l'una dagli altri in modo totale, senza speranza e per sempre... un vero abisso che nessuna scienza del pensiero religioso può colmare.» (Sidney Collett, "All About the Bible", Old Tappan - Revell - pp. 314-315) F.F. Bruce, famoso studioso dei testi biblici, ha scritto che la Bibbia non è semplicemente un'antologia compilata da qualcuno, e la sua stessa diffusione nel mondo nelle numerosissime traduzioni la qualifica come un libro decisamente unico. Scritta in un arco di tempo di circa 1600 anni, attraverso 40 generazioni, da più di 40 autori diversissimi tra loro, in posti diversi, in tre lingue - Ebraico, Aramaico (la lingua comune del Vicino Oriente fino al tempo di Alessandro Magno, VI-IV sec. a.C.) e Greco (la lingua internazionale del tempo di Cristo), ha una sua unità così evidente che sorprende. Foto: L'imperatore Diocleziano Bernard Ramm specifica che i manoscritti ebraici biblici sono stati preservati dagli ebrei come mai nessun altro manoscritto: «Con le loro "massora" (parva, magna e finalis) tenevano il conto di ogni lettera, sillaba, parola e paragrafo. Avevano delle categorie speciali di uomini all'interno della loro cultura il cui solo dovere era quello di preservare e trasmettere questi documenti con praticamente perfetta fedeltà - scribi, avvocati, massoreti. Chi ha mai contato le lettere e sillabe e parole di Platone od Aristotele? Cicerone o Seneca?» (B. Ramm, "Protestant Christian Evidences", Chicago 1957 - Moody Press - pp. 230-231). Vedremo altri esempi più avanti. Risulta sorprendente inoltre che, confrontando per esempio il testo biblico con gli scritti di Shakespeare, la Bibbia fu copiata a mano molto più accuratamente degli altri testi che hanno beneficiato anche di più moderni mezzi di stampa. Stupisce ancora la resistenza che la Bibbia ha avuto di fronte a tanti attacchi e persecuzioni. Nel 303 d.C., Diocleziano emanò un editto con cui voleva impedire ai cristiani il culto e voleva distruggere le loro Sacre Scritture, minacciando la

Transcript of AAtttteennddiiiiiiiibbiiiiiilliiiiiiiittàà ddeellLLaa ... · che gli Elleni erano stati nomadi...

1

AAAAAAAAAAAAtttttttttttttttttttttttteeeeeeeeeeeennnnnnnnnnnnddddddddddddiiiiiiiiiiiibbbbbbbbbbbbiiiiiiiiiiiilllllllllllliiiiiiiiiiiittttttttttttàààààààààààà

ddddddddddddeeeeeeeeeeeellllllllllllLLLLLLLLLLLLaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbiiiiiiiiiiiibbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbiiiiiiiiiiiiaaaaaaaaaaaa (Approfondimento dello studio precedente "La Bibbia: un libro ispirato", tratto da "EVIDENCE THAT DEMANDS A VERDICT" di Josh McDowell - Vol. I. Tale studio, tradotto in sintesi, è stato usato per il corso di "Introduzione al Nuovo Testamento" al Seminario Avventista di Villa Aurora, Firenze, per l'anno scolastico 1987-88. La parte relativa all'archeologia è stata invece tratta da altre fonti, di volta in volta indicate nel testo) UNICITÀ DELLA BIBBIA Il prof. M. Montiero-Williams, ex-docente di sanscrito a Boden, ha trascorso 42 anni studiando i testi orientali e, confrontandoli con la Bibbia, ha scritto:

«Se volete, potete metterli in pila a sinistra sulla vostra scrivania; ma mettete la vostra Sacra Bibbia alla destra - da sola - e con una bella distanza tra di loro. Perché... c'è un abisso tra essa ed i cosiddetti libri sacri dell'Oriente che separa l'una dagli altri in modo totale, senza speranza e per sempre... un vero abisso che nessuna scienza del pensiero religioso può colmare.» (Sidney Collett, "All About the Bible", Old Tappan - Revell - pp. 314-315) F.F. Bruce, famoso studioso dei testi biblici, ha scritto che la Bibbia non è semplicemente un'antologia compilata da qualcuno, e la sua stessa diffusione nel mondo nelle numerosissime traduzioni la qualifica come un libro decisamente unico. Scritta in un arco di tempo di circa 1600 anni, attraverso 40 generazioni, da più di 40 autori diversissimi tra loro, in posti diversi, in tre lingue - Ebraico, Aramaico (la lingua comune del Vicino Oriente fino al tempo di Alessandro Magno, VI-IV sec. a.C.) e Greco (la lingua internazionale del tempo di Cristo), ha una sua unità così evidente che sorprende.

Foto: L'imperatore Diocleziano

Bernard Ramm specifica che i manoscritti ebraici biblici sono stati preservati dagli ebrei come mai nessun altro manoscritto: «Con le loro "massora" (parva, magna e finalis) tenevano il conto di ogni lettera, sillaba, parola e paragrafo. Avevano delle categorie speciali di uomini all'interno della loro cultura il cui solo dovere era quello di preservare e trasmettere questi documenti con praticamente perfetta fedeltà - scribi, avvocati, massoreti. Chi ha mai contato le lettere e sillabe e parole di Platone od Aristotele? Cicerone o Seneca?» (B. Ramm, "Protestant Christian Evidences", Chicago 1957 - Moody Press - pp. 230-231). Vedremo altri esempi più avanti. Risulta sorprendente inoltre che, confrontando per esempio il testo biblico con gli scritti di Shakespeare, la Bibbia fu copiata a mano molto più accuratamente degli altri testi che hanno beneficiato anche di più moderni mezzi di stampa. Stupisce ancora la resistenza che la Bibbia ha avuto di fronte a tanti attacchi e persecuzioni. Nel 303 d.C., Diocleziano emanò un editto con cui voleva impedire ai cristiani il culto e voleva distruggere le loro Sacre Scritture, minacciando la

2

perdita della libertà e dei diritti civili. Ma Eusebio registrò un altro editto emanato venticinque anni dopo da Costantino, suo successore, con il quale il governo finanziava cinquanta copie della Bibbia.

Durante tutto il Medioevo, il Papato combatté con ferocia la diffusione della Parola di Dio, al punto che bastava possederne una piccolissima porzione per essere messi al rogo. Si sa che Voltaire, che morì nel 1778, affermò che entro un secolo il cristianesimo sarebbe stato spazzato via (certo lui non conosceva che la parodia del vero cristianesimo biblico, ecco perché lo disprezzava tanto!), ma solo cinquant'anni dopo la sua morte, la Società Biblica di Ginevra usò la sua stessa stampatrice e la sua casa per stampare pile di Bibbie! Quale ironia della sorte! ATTENDIBILITÀ DEI CONTENUTI DELL'ANTICO E DEL NUOVO TESTAMENTO Un altro luogo comune riguardo alle Sacre Scritture è la certezza dei risultati dell'"Alta Critica". Per esempio, i risultati accertati dall'Alta Critica avevano dimostrato che la scrittura non era ancora diffusa al tempo di Mosè, per cui il Pentateuco (i primi cinque libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio) non poteva essere stato scritto da lui. Così i critici concepirono diverse redazioni ed arrivarono al punto da dividere uno stesso versetto in tre redazioni di differenti autori! Ma la scoperta della "stele nera" con il codice di Hammurabi che precedeva la legge di Mosè di tre secoli circa, dimostrò l'infondatezza dell'ipotesi di base. Wilbur Smith afferma che la Bibbia è un libro unico per la grande quantità di profezie che contiene relative a «nazioni specifiche, Israele, tutti i popoli della terra, certe città, il Messia. Il mondo antico aveva molti sistemi diversi per determinare il futuro, chiamati divinazione, ma nell'intera gamma della produzione letteraria greca e latina, sebbene vengano usate le parole profeta e profezia, non è possibile trovare delle vere profezie specifiche di un evento storico importante che debba accadere nel futuro e neppure una profezia di un Salvatore della razza umana che debba sorgere... L'Islam non può indicare alcuna profezia riguardante la venuta di Maometto, emessa centinaia di anni prima della sua nascita. E nessun fondatore di altre religioni può indicare dei testi antichi che predicano la sua venuta.» (W. Smith, "The Incomparable Book", Minneapolis 1961 - Beacon Publications - pp. 9-10)

Il prof. Albright, famoso archeologo, scrisse che «la tradizione nazionale ebraica supera qualsiasi altra nel descrivere chiaramente le proprie origini tribali e familiari. In Egitto, in Babilonia, in Assiria e Fenicia, in Grecia e Roma, cercheremmo invano qualcosa di simile. Non esiste niente neppure nella tradizione germanica. Neanche in India o in Cina esistono cose simili, poiché le loro memorie storiche più antiche sono costituite da depositi letterari di una tradizione dinastica distorta, senza alcuna traccia dei pastori o dei contadini dietro i semidei o re con i quali incomincia. Neppure nei più antichi testi storici indiani (Puranas), né nei più antichi storici greci, c'è cenno al fatto che un tempo sia gli Indo-ariani

che gli Elleni erano stati nomadi che erano giunti dal Nord. Gli Assiri certo ricordavano vagamente che i loro più antichi governanti, i cui nomi ricordavano senza collegarli a dettagli circa le loro gesta, erano stati nomadi, ma da dove erano venuti si era persa ogni traccia.» (William F. Albright, nel suo classico saggio "The Biblical Period" in L. Finkelstein, "The Jews, Their History, Culture and Religion", Vol. I, 3° Ediz., New-York 1960 – Harper and Brot hers – p. 3)

Foto: Un rotolo del Mar Morto

3

«La Tabella delle Nazioni di Genesi 10 - afferma ancora Albright - si erge assolutamente unica nella letteratura antica, senza un remoto parallelo neppure tra i Greci... Rimane un documento sorprendentemente accurato... (esso) mostra una così notevolmente moderna comprensione della situazione etnica e linguistica del mondo moderno, nonostante la sua complessità, che gli studiosi non finiscono di stupirsi per la conoscenza che l'autore dimostra della materia.» (W.F. Albright, "Recent Discoveries in Bible Lands", New-York 1955 - Funk and Wagnalls - p. 70 e segg.) Possiamo inoltre ricordare che le biografie bibliche non fanno mistero dei peccati dei grandi personaggi, elemento che non sembra essere così comune nelle biografie moderne, non proprio imparziali, che tendono a coprire, sorvolare o sfumare gli aspetti meno attraenti. ATTENDIBILITÀ DEI TESTI I materiali da scritture più usati nell'antichità erano: papiro, pergamena, vello (pelle di vitello, spesso colorata in rosso, su cui si scriveva in oro/argento), ostraca (ceramica non smaltata), tavolette di argilla e di cera... Antico Testamento

Foto: Vedute aeree delle grotte di Qumran e vasellame ritrovato

Gli autori classici scrissero su rotoli di papiro fino a circa il terzo secolo d.C. I più antichi manoscritti biblici erano scritti su papiro, che era particolarmente fragile e deperibile, per cui non durarono a lungo, salvo che in condizioni davvero eccezionali come nel clima molto secco delle grotte di Qumran, sul Mar Morto. Proprio lì infatti nel 1947 avvenne la scoperta di numerosi manoscritti che ancora oggi in parte devono essere pubblicati. Prima di tale scoperta il manoscritto ebraico più antico era datato intorno al 900 d.C., e cioè

dopo circa 1300 anni dal completamento dell'Antico Testamento (il cui canone fu completato circa nel 400 a.C.). Tuttavia, rispetto ad altri testi antichi extra biblici, non appariva fuori dalla norma. Foto: I due beduini che, per primi, rinvennero il tesoro archeologico nelle grotte di Qumran

Ma la scoperta dei manoscritti del Mar Morto da parte di alcuni beduini (40.000 frammenti scritti da cui furono ricostruiti 500 libri; vi sono brani di quasi tutti i libri dell'Antico Testamento) ha portato una vera rivoluzione, in quanto sono stati trovati dei manoscritti databili addirittura prima di Cristo, e cioè circa 1.000 anni prima del preesistente manoscritto più antico! In particolare due copie del libro del profeta Isaia provenienti dalla caverna N. 1, si rivelarono identiche al testo del 980 d.C. nella misura del 95%. Il restante 5% era costituito da variazioni di tipo filologico-fonetico o da alcune ovvie banalità di copiatura. Nessun punto di fede era minimamente coinvolto. La cura con cui venivano copiati i testi antichi ha dell'incredibile. I

4

"talmudisti" (100-500 d.C.) avevano un intricato sistema per trascrivere i rotoli sacri della sinagoga. Samuel Davidson, ripreso poi da Geisler e Nix, riporta alcune regole:

- Il rotolo doveva essere di un animale puro. - Preparato da un ebreo. - Ogni pelle deve contenere un numero uguale di colonne

per tutto il codice. - La lunghezza e la larghezza delle colonne era

predeterminata: non meno di 48 e non più di 60 righe - non più di 30 lettere di larghezza.

- L'intera copia andava prima 'rigata', e se tre parole erano scritte senza la riga, diventava senza valore. Per essere autentica doveva essere 'identica', senza deviazioni.

- Nessuna parola né lettera né uno yod (piccolo segno, paragonabile al nostro punto) doveva venir scritto a memoria.

- Tra ogni consonante doveva esserci lo spazio di un capello.

- Tra ogni nuovo paragrafo o sezione, lo spazio doveva essere di nove consonanti.

- Tra ogni libro lo spazio era di tre righe. - Il V libro di Mosè doveva finire esattamente con una riga. - Il copista doveva essere vestito sempre con un vestito integralmente ebraico. - Doveva lavare il suo corpo. - Non poteva iniziare a scrivere il nome di Dio con un pennino appena intinto nell'inchiostro. - Scrivendo quel nome non doveva distrarsi neanche alla richiesta di un re.

(S. Davidson, 'Hebrew Text of the Old Testament', 2° Ed. Londra 1859 - pag. 89; citato da Norman Geisler e William Nix, "A General Introduction to the Bible", Chicago 1968 - Moody Press - pp. 123-124) Nel periodo massoretico (500-900 d.C.), da "massora" (= tradizione), il testo fu integrato con i punti vocalici per assicurarne la corretta pronuncia (infatti i testi ebraici erano composti di sole consonanti). Anch'essi trattavano il testo con la massima riverenza, escogitando un sistema intricato di controlli:

- Contavano quante volte ogni lettera dell'alfabeto capitava in ogni libro.

- Indicavano la lettera centrale del Pentateuco e quella centrale dell'intera Bibbia ebraica.

- Contavano praticamente tutto ciò che si prestava ad essere contato ed avevano sviluppato un sistema mnemonico per ricordare detti numeri.

(F.F. Bruce, "The Books and the Parchments", Rev. Ed., Westwood 1963 - Fleming H. Revell Co. - p. 117) I manoscritti greci erano scritti senza spazi tra le parole (scriptio continua). La difficoltà di quest'ultimo tipo di testo era più apparente che reale, perché le parole originali greche finiscono solo per vocale o dittongo, oppure in una delle consonanti Nu, Rho, Sigma, per cui non era così facile commettere errori, soprattutto ad una lettura a voce alta come era soliti fare allora. Nuovo Testamento Per quanto riguarda il Nuovo Testamento, il canone fu stabilito in base a diversi criteri, tra i quali uno dei più importanti fu il legame dei testi con gli apostoli e l'autorità del loro insegnamento. In realtà i 27 libri del Nuovo Testamento non hanno trovato opposizione significativa e sia protestanti che cattolici li riconoscono come ispirati. I manoscritti oggi disponibili del Nuovo Testamento sono più di 24.000, compresi i frammenti:

- 10.000 in latino, - 5.300 in greco, - 9.300 in altre versioni.

5

Se si pensa che i manoscritti dell'Iliade di Omero oggi sono 643 in totale e rappresentano il numero più elevato di manoscritti esistenti di un testo antico, dopo la Bibbia, e se teniamo conto che il primo testo completo di Omero è del XIII secolo d.C., appare evidente che, come dice Montgomery: «Essere scettici circa il testo attuale dei libri del Nuovo Testa-mento, significa permettere che tutta l'antichità classi-ca scivoli nell'oscurità, poiché nessun documento del periodo antico è altrettanto ben attestato bibliografi-camente del Nuovo Testamento.» (John Warwick Montgomery, "History and Christianity" - Inter-Varsity Press, 1971 - p. 29)

Foto: Busto di Omero

Sir Fredric G. Kenyon, che è stato direttore e bibliotecario principale del British Museum di Londra ed è un' autorità in materia di manoscritti, dice: «In nessun altro caso l'intervallo di tempo tra la composizione di un libro e la data del più antico manoscritto esistente è così breve come nel caso del Nuovo Testamento... I libri del Nuovo Testamento furono scritti nell'ultima parte del I secolo d.C.; i manoscritti più antichi esistenti (a parte frammenti poco significativi) sono del IV secolo - diciamo da 250 a 300 anni più tardi. Può sembrare come un intervallo considerevole, ma è nulla in confronto a quello che separa i grandi autori classici dai loro

manoscritti più antichi. Noi crediamo di avere nell'essenziale, un testo accurato dei sette drammi di Sofocle; tuttavia il manoscritto più significativo su cui si basano fu scritto più di 1400 anni dopo la morte del poeta.» (F. Kenyon, "Handbook to the Textual Criticism of the New Testament", Londra 1901 - MacMillan and Co. - p. 4) Foto: Il British Museum di Londra

Un ulteriore confronto con altre opere dell'anti-chità ha portato Greenlee a scrivere che «I manoscritti più antichi conosciuti della maggior parte degli autori classici sono datati 1.000 anni o più dopo la morte degli autori. L'intervallo di tempo per gli autori latini è forse un po' inferiore, variando fino ad un minimo di tre secoli nel caso di Virgilio. Nel caso del N.T., tuttavia, due dei più importanti manoscritti

furono scritti entro 300 anni dopo che il Nuovo Testamento fu completato, ed alcuni libri del N.T. praticamente completi come pure ampi manoscritti frammentari di molte parti del N.T. sono databili ad un secolo dopo gli scritti originali... Poiché gli studiosi accettano come generalmente affidabili gli scritti degli antichi classici, sebbene i manoscritti più antichi siano stati redatti così tanto tempo dopo gli originali ed il numero di questi manoscritti esistenti in molti casi sia così piccolo, è chiaro che l'attendibilità del testo del Nuovo Testamento appare analogamente attestata.» (J. Harold Greenlee, "Introduction to New Testament Textual Criticism", Grand Rapids 1964 - William B. Eerdmans Publishing Co. - p. 16) Ecco qui di seguito una tabella molto significativa che riporta i nomi di alcuni autori classici (da tutti gli studiosi ritenuti attendibilissimi), da cui risalta l'enorme intervallo di anni che intercorre fra la data di redazione del documento ed il manoscritto più antico in nostro possesso, nonché il numero di manoscritti disponibili. Salta agli occhi che i manoscritti più antichi del Nuovo Testamento sono largamente i più vicini all'originale di qualsiasi altro autore dell'antichità.

6

Il Nuovo Testamento risalta anche per il numero di manoscritti o di frammenti significativi che, messo a confronto con la disponibilità degli altri autori, è sbalorditivo. AUTORE DATA DI

REDAZIONE COPIA PIÙ ANTICA

INTERVALLO N° DI COPIE

Cesare 100-44 a.C. 900 d.C. 1000 anni 10 Platone (Tetralogie) 427-347 a.C. 900 d.C. 1200 anni 7 Tacito (Annali) 100 d.C. 1100 d.C. 1000 anni 20 Plinio il Giovane (Storia) 61-113 d.C. 850 d.C. 750 anni 7 Svetonio (De Vita Caesarum) 75-160 d.C. 950 d.C. 800 anni 8 Erodoto (Storia) 480-425 d.C. 900 d.C. 1300 anni 8 Sofocle 496-406 a.C. 1000 d.C. 1400 anni 193 Catullo 54 a.C. 1550 d.C. 1600 anni 3 Euripide 480-406 d.C. 1100 d.C. 1500 anni 9 Demostene 383-322 a.C. 1100 d.C. 1300 anni 2001 Omero 900 a.C. 400 a.C. 500 anni 643 Nuovo Testamento 40-100 d.C. 125 d.C. 25 anni oltre

24.000 Geisler e Nix hanno fatto un confronto con le varianti testuali esistenti nel Nuovo Testamento e nell'Iliade. Entrambi i testi sono stati considerati "sacri", ed entrambi hanno subito delle varianti. Il Nuovo Testamento ha circa 20.000 righe e l'Iliade 15.600. Del Nuovo Testamento solo 40 righe (o 400 parole) sono in dubbio, mentre per l'Iliade sono 764, i cioè il 5% per l'Iliade contro lo 0,5% per il Nuovo Testamento. La "Mahabharata", l'epica nazionale indiana, ha subito ancor più corruzione testuale. Ha circa 250.000 righe di cui 26.000 (quasi il 10%) riportano corruzioni. La conclusione degli autori è che, di fatto, il testo del Nuovo Testamento può considerarsi al 98,33% puro, anche se le varianti (1,67%) non incidono su problematiche significative di fede o di dottrina. (Geisler e Nix, o.c. - pp. 366,367,365) BIBBIA E ARCHEOLOGIA Della Bibbia è stato davvero contestato tutto il contestabile! Sotto l'aspetto storico, sono stati definiti come mitici molti luoghi e personaggi citati, ma i progressi fantastici degli ultimi decenni, nel campo della ricerca archeologica hanno sistematicamente smentito ogni contestazione. L'Alta Critica sosteneva e ribadiva, per esempio, l'inesistenza di Nazareth, quando da anni era esposta nel Museo di Gerusalemme una targa in pietra con il nome "Nazareth" inciso sopra, praticamente un cartello stradale che contraddiceva i pregiudizi di quegli studiosi. L'epoca dei patriarchi

Altro esempio: «Per quanto attiene ai rac-conti della Genesi dal capitolo 11 in avanti, fino ad una sessantina di anni fa (scritto nel 1984 - n.d.t.) pareva impossibile poterli inquadrare in una prospettiva storica, tanto era lacunosa la conoscenza che si aveva dell'antico mondo nel Vicino Oriente. In quel tempo la critica storica aveva buon gioco nel liquidare come figure ed eventi mitici i protagonisti dei racconti della Genesi e le vicende ad essi riferite. Foto: La Mezzaluna fertile

Oggi la situazione è mutata, e questo grazie alla grande abbondanza di documenti archeologici - soprattutto testi di varia indole

1 Tutte da una stessa copia

7

- che sono venuti via via affiorando dalla polvere dei millenni da sessanta anni in qua, in quella vasta area geografica che gli storici chiamano "la mezzaluna fertile" e che si estende dalla Valle del Nilo al Golfo Persico abbracciando la Palestina, la Siria, l'Anatolia e la Mesopotamia. Tale dovizia di documenti ha reso possibile ricostruire con assai maggior precisione l'ambiente politico, sociale e religioso del Vicino Oriente nel II millennio a.C., che è precisamente il mondo dei patriarchi. La maggior conoscenza che abbiamo oggi del mondo antico ha conferito dunque alle figure dei patriarchi biblici e alle loro vicende una vividezza e una concretezza che solo 50 o 60 anni fa pareva del tutto illusorio sperare. Oggi per esempio sappiamo che i nomi dei patriarchi ebrei e dei loro antenati non sono affatto, come avevano preteso certi critici della generazione precedente, i nomi di figure leggendarie o di fantomatiche divinità cananee. I nomi degli antenati di Abramo corrispondono generalmente a nomi di centri abitati dell'Alta Mesopotamia e, guarda caso, della regione di Harran, la città che divenne il luogo di residenza del clan di Terah (padre di Abramo - n.d.r.) dopo l'abbandono di Ur (Genesi 11:31) e dei parenti di Abramo, in seguito all'emigrazione del patriarca nel paese di Canaan (Genesi 27:43/28:10/29:4)...

Foto: Tavoletta con caratteri cuneiformi

L'importanza di queste analogie onomastiche è stata opportunamente sottolineata dal professor Ernest Wright. Questo insigne studioso ha scritto: «L'identificazione di un nome di persona con una città antica potrebbe essere frutto di una semplice coincidenza ma, in questo caso, abbiamo numerose identificazioni di nomi propri con luoghi di un'area geografica nella quale si situa la patria di Abrahamo. I nomi biblici dei fratelli e degli antenati di Abrahamo sono probabilmente altrettanti nomi di clan patriarcali che questi stessi clan possono aver dato alle città da loro fondate oppure che essi assunsero dalle città e dai villaggi di cui si impadronirono durante le perturbazioni politiche che avvennero intorno al 2000 a.C.» (G.E. Wright, "Arqueologia Biblica" - p. 59)

Oggi sappiamo con certezza che i nomi dei patriarchi biblici appartenevano all'area linguistica semitico-occidentale o amorrea, ed erano comunemente in uso nel II millennio a.C. I nomi di due patriarchi su tre sono attestati in vari documenti di quest'epoca... Certo, nessuno dei personaggi nominati nei documenti a cui si è fatto riferimento può essere identificato con questo o quell'antenato d'Israele, ma è già un risultato notevole l'aver potuto accertare che i nomi di questi personaggi biblici erano nomi portati comunemente da uomini in carne ed ossa nell'area geografica e nel tempo in cui vissero i patriarchi. L'emigrazione di Abramo in Canaan deve essere avvenuta nel primo scorcio del II millennio a.C. Su questo oggi concordano la maggioranza degli studiosi. Questo avvenimento cruciale della storia di Abramo si inquadra perfettamente in quel vasto

movimento migratorio di nomadi e semi-nomadi semiti dalle steppe dell'Arabia del nord verso la Siria e la Palestina che si produsse tra il XX e il XVIII secolo a.C. e che mutò radicalmente la fisionomia di queste regioni (i documenti più importanti che ci informano sulla penetrazione dei Semiti dell'Ovest nella regione siro-palestinese durante i primi secoli del II millennio a.C. sono: i testi di Mari [XVIII sec.], i testi di Chagar-Bazar [XVIII sec.], i testi di Alalakh [XVII e XV sec.] e i testi di esecrazione egiziani [XX e XIX sec.])... Alla luce delle attestazioni concomitanti dei testi egiziani e mesopotamici dei secoli XX, XIX e XVIII a.C. e degli scavi archeologici nell'area siro-palestinese, il professor John Bright ha potuto trarre le seguenti conclusioni nella sua "Storia d'Israele": «Possiamo quindi affermare con certezza

8

che l'emigrazione dei patriarchi dalla Mesopotamia, è un fatto storico... Concludiamo perciò che i patriarchi furono figure storiche inserite in quel flusso migratorio di clan seminomadi che portarono nella Palestina una nuova popolazione nei primi secoli del secondo millennio a.C.» (J. Bright, "La Historia de Israel" - pp. 95,101) Ad analoghe conclusioni sono pervenuti molti altri studiosi che non menzioneremo per amore di brevità. I documenti antichi a cui si è fatto riferimento, ed altri ancora che non sono stati menzionati, hanno rivelato molte altre cose di estremo interesse che trovano sorprendenti parallelismi nella prassi sociale e giuridica dei patriarchi...» (A. Caracciolo, articolo dal titolo "Il mondo dei patriarchi" pubblicato nel 1984 da Il Messaggero Avventista) Ninive Foto: Una ricostruzione del palazzo del re Sargon Il libro biblico del profeta Naum (ma anche il libro del profeta Giona) parla di una città potente e sanguinaria Ninive. Questa città e questa civiltà risultavano sconosciuti agli storici; nessun documento esisteva che ne provasse l'esistenza. Voltaire citava la città di Ninive come una prova della leggendarietà del testo biblico e diceva: "Come può una città così immensa non lasciare tracce di sé?". Oggi, in qualunque enciclopedia sono disponibili molte notizie su Ninive. Con i suoi 200.000 abitanti, fu probabilmente la città più popolosa del mondo nel VII secolo a.C. Essa rimase nascosta e sconosciuta sino al 1842, quando l'archeologo francese Botta, e console di Francia a Mossul sulla riva destra del Tigri in Mesopotamia, iniziò degli scavi che portarono nel tempo a scoprire il palazzo di Sargon e quello di Sennacherib, quello di Assurbanipal e una straordinaria biblioteca con ventimila tavolette in cuneiforme… Non solo l'archeologia ha confermato in pieno il racconto biblico ma ha anche confermato il totale adempimento della profezia circa la sua distruzione. Scoperte varie

In un altro articolo (intitolato: "Nuove scoperte a favore dell'attendibilità del racconto biblico"), sempre pubblicato da Il Messaggero Avventista nel 1980, Siegfried H. Horn,

professore di archeologia e storia dell'antichità all'università avventista Andrews University, elencava alcune importanti conferme: Foto: Esdra legge la Torah al popolo - Miniatura

«1. La scoperta dei papiri di Elefantina che ci permette di difendere con prove molto valide la data del 457 a.C. per il ritorno di Esdra da Babilonia, data questa che noi avventisti abbiamo sempre considerato il punto di partenza della profezia dei 2300 giorni di Daniele 8:14. 2. La scoperta di diverse stele biografiche di Tirhaka in Nubia che indicano che il re Sennacherib di Assiria doveva aver condotto due campagne contro Ezechia di Giuda...

3. La scoperta di alcune tavolette in cuneiforme contenenti la cronaca dei primi anni di regno di Nabucodonosor fece luce sugli ultimi anni dell'esistenza dello stato di Giuda. Esse si riferiscono alla presa di Gerusalemme sotto il re Joiakin, alla sua cattività e all'intronamento di Sedekia, l'ultimo re di Giuda, il 16/17 marzo del 697 a.C. (riferito al nostro calendario). Dal momento che sugli eventi di questo tempo si conosceva molto poco da fonti non bibliche e l'attendibilità dei racconti biblici connessi con la cattività babilonese era molto discussa dagli studiosi liberali, questa scoperta è stata veramente di aiuto per gli studiosi conservatori della Bibbia.

4. Gli scavi della biblica Sichem, ai quali io partecipai come membro di un'équipe, ci presentarono nel 1960 nuove prove a favore di una data per il regno del re Abimelec, il figlio del giudeo Gedeone. Quando noi scavammo il tempio di Baalberith a Sichem, menzionato in Giudici 9, fummo in grado di datare la distruzione di quel tempio da parte di Abimelec; tale data era in accordo con la data del breve regno di tre anni di Abimelec che avevamo già pubblicato nel "Seventh Day Adventist Bible

9

Dictionary", data a cui eravamo arrivati sulla base dei dati cronologici trovati nella Bibbia. 5. La scoperta di un grosso altare di pietra fornito di corna, negli scavi di Beer-Seba nel 1973 fece luce su due versetti di Amos (5:5 e 8:14) che sembravano suggerire che in quella città esistesse un santuario.

6. Durante gli scavi della biblica Heshbon sotto gli auspici della Andrews University, presso la cima dell’acropoli venne alla luce un'enorme vasca che poteva contenere oltre mille metri cubi d'acqua. Senza dubbio è una delle piscine menzionate nel Cantico di Salomone (Cantico dei Cantici 7:5). 7. Un'altra scoperta interessante, fatta nel 1960, fu una lettera di un uomo povero che lavorava come dipendente e scritta su un pezzo di terraglia al tempo del re Giosia. Essa contiene una lamentela contro il suo sovrintendente per avergli preso il mantello con il pretesto di averlo scoperto in ozio, mentre in realtà si stava riposando legittimamente dopo aver completato il lavoro che gli era

stato assegnato. Questa lettera, datata 630 a.C., contiene la prima menzione del sabato in documenti non biblici. Foto: Tavoletta di creda da Ebla

8. Nel settembre del 1977 in un numero di "Scientific American" apparve un articolo delle scoperte fatte ad Ebla. Fu qui che lessi questa incredibile affermazione: «La lista delle cinque città della pianura, Sodoma, Gomorra, Adma, Tseboim e Bela (Genesi 14:2), è ripetuta in un testo di Ebla e i nomi appaiono nello stesso ordine.» Era troppo bello per essere vero, e io ne mettevo in dubbio l'attendibilità. Comunque due mesi dopo ascoltai una conferenza del professor Noel Freedman, direttore dell'istituto di ricerca archeologica in Gerusalemme W.F. Albright, che confermò la notizia. Fu reso noto perfino il numero della tavoletta (N° 1860) che menziona le cinque ci ttà nello stesso ordine di Genesi 14. Il prof. Freedman sosteneva anche che il re di Gomorra, menzionato nelle tavolette, ha nome Birsha, lo

stesso nome che il re di Gomorra aveva nel tempo di Abrahamo (Gen. 14:2). Si potrebbe dire molto di più su questa sensazionale scoperta che, via via che le tavolette sono lette dall'epigrafista, fornisce costantemente nuove rivelazioni. Infatti, dalla grande scoperta del 1975, quando vennero alla luce circa 15.000 tavolette, le rovine del palazzo di Ebla, durante gli scavi del 1976 e 1977, hanno continuato a fornire nuove tavolette con il risultato che il numero totale di tavolette di questo archivio è salito ora a circa 20.000… Foto: Sito archeologico di Ebla

Archeologicamente parlando, viviamo in un tempo eccitante. Nella storia moderna non c'era mai stato tanto materiale per illuminare e difendere la Scrittura.» Un funzionario di Nabucodonosor citato da Geremia Molto recente è la decifrazione di una tavoletta conservata negli archivi del British Museum di Londra che ha dato un'importantissima ulteriore conferma dell'attendibilità storica del racconto biblico. La notizia è stata pubblicata nel luglio 2007. In questa tavoletta d'argilla risalente al 595 a.C. compare il nome di un funzionario al servizio del re babilonese Nabucodonosor citato anche nell'Antico Testamento, nel trentanovesimo capitolo del libro di Geremia. La scoperta – rivoluzionaria in termini di archeologia religiosa in quanto per la prima volta un documento storico prova l'esistenza di una persona comune nominata dalla Bibbia – è stata fatta a Londra dal professor Michael Jursa dell'Università di Vienna, giunto nella capitale britannica per un viaggio di ricerca.

10

"È stato molto eccitante e sorprendente – ha rivelato lo studioso, uno dei pochi al mondo a saper decifrare senza problemi la scrittura cuneiforme – trovare una tavoletta di questo genere, in cui compare una persona presente anche nella Bibbia, è veramente straordinario". La tavoletta, di proprietà del British Museum dal 1920, venne trovata a fine Ottocento nei pressi dell'antica città di Sippar, a circa due chilometri dall'attuale capitale irachena Baghdad. Secondo il professor Jursa, è stata preservata così bene che gli sono bastati soltanto pochi minuti per leggerne l'iscrizione. Le poche righe contenute nel frammento largo 5,5 cm raccontano del "capo degli eunuchi Nebo-Sarsekim" e di un suo generoso dono al tempio babilonese di Esangila: una quantità di oro pari a 0,75 kg. Lo stesso personaggio compare anche nel libro di Geremia. Secondo il profeta, il "capo dei funzionari" era presente nel 587 a.C. quando il re Nabucodonosor "marciò contro Gerusalemme con tutto il suo esercito e mise sotto assedio la città". "Questo dimostra che la Bibbia non è un'invenzione. È una scoperta interessante non solo per i credenti ma anche per gli storici" ha detto il professor emerito di Studi Ebraici all'Università di Oxford, Geza Vermes. "Una tavoletta con sopra riportato un atto mondano di commercio è diventata una testimonianza fondamentale per una nuova lettura del Vecchio Testamento. Merita decisamente di diventare famosa" ha commentato Irving Finkel della sezione del museo dedicata al Medio Oriente. La tavoletta fa parte di una collezione di oltre centomila pezzi esaminati ogni giorno da studiosi provenienti da tutto il mondo. Nonostante sia stata sotto gli occhi degli esperti per oltre ottant'anni, nessuno si era mai accorto dell'importanza storica del suo contenuto. La scoperta è già stata classificata, infatti, tra "le più importanti degli ultimi cento anni" per quel che riguarda l'archeologia religiosa Sodoma e Gomorra Ecco l'interessante resoconto di come si arrivò a capire come avvenne la distruzione di Sodoma e Gomorra e delle altre città della valle di Siddim (dal libro "La Bibbia aveva ragione" di Werner Keller). Abbiamo appena visto che le "cinque città della pianura", citate nella Bibbia, fra cui Sodoma e Gomorra, erano iscritte su una tavoletta dell'archivio del palazzo di Ebla (nella Siria del Nord) addirittura nella stesso ordine di Genesi 14:2.

Foto: La

distruzione di

Sodoma e

Gomorra –

Dipinto di

John Martin,

1852

Una conferma importante, perché si diceva che esse non erano mai esistite, perché non se ne trovavano i resti."E l'Eterno disse: Siccome il grido che sale da Sodoma e Gomorra è grande e siccome il loro peccato è molto grave, io scenderò e vedrò... Allora l'Eterno fece piovere dai cieli su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco, da parte dell’Eterno; ed Egli distrusse quelle città e tutta la pianura e tutti gli abitanti delle città e quanto cresceva sul suolo. Ma la moglie di Lot si volse a guardare

11

indietro, e diventò una statua di sale. E Abrahamo si levò la mattina a buon'ora... guardò verso Sodoma e Gomorra e verso tutta la regione della pianura, ed ecco vide un fumo che si levava dalla terra, come il fumo d'una fornace. Così avvenne che, quando Iddio distrusse le città della pianura, Egli si ricordò d'Abrahamo, e fece partir Lot di mezzo al disastro, allorché sovvertì le città dove Lot avea dimorato" (Genesi 18:20/19:24-29). «La sinistra efficacia di questo racconto biblico ha impressionato profondamente in tutti i tempi gli animi degli uomini. Sodoma e Gomorra divennero il simbolo della depravazione e dell'empietà, e si citano i loro nomi quando si parla di una distruzione completa. La fantasia degli uomini deve aver concepito le cose più spaventose pensando a quel fatto inspiegabile, come dimostrano numerose testimonianze dei tempi antichi. È certo che devono essere avvenuti fatti notevoli ed incredibili presso il Mar Morto, il "mare di sale", ove, secondo la Bibbia, si è svolta la catastrofe.

Foto: Sulle rive del Mar Morto Durante l'assedio di Gerusalemme, nell'anno 70 d.C., il generale romano Tito - così narra la leggenda - condannò a morte alcuni schiavi. Dopo un processo sommario, li fece legare con catene e gettare nel mare presso i monti di Moab. Ma i condannati non annegarono. Ogni volta che venivano gettati in mare, essi erano spinti come sugheri verso terra. Il fatto inspiegabile impressionò Tito a tal punto che egli graziò i poveri peccatori. Giuseppe Flavio, lo storiografo dell'ebraismo che passò l'ultima parte della sua vita a Roma, menziona ripetutamente un "lago d'asfalto". I greci parlarono di gas venefici, che, secondo loro, si sprigionavano da quel mare. E gli arabi riferivano che in tempi lontani gli uccelli non potevano raggiungere la riva opposta perché, sorvolando la superficie dell'acqua, tutt'ad un tratto precipitavano nel mare.

Queste ed altre simili storie di carattere leggendario erano bensì note, ma... mancava una conoscenza più precisa del singolare e misterioso mare di Palestina. Nessuno scienziato l'aveva mai visto ed esplorato. Nel 1848 gli Stati Uniti prendono l'iniziativa ed organizzano una spedizione all'enigmatico Mar Morto. Davanti alla cittadina costiera di Akka, 15 km. a nord dell'odierna Haifa (Caifa), in una giornata d'autunno del 1848, la spiaggia brulica di uomini che con vivo interesse assistono ad una manovra insolita. W.F. Lynch, geologo e capo della spedizione, ha fatto portare a terra da una delle navi ancorate al largo due canotti di metallo, che ora vengono collocati con ogni cura su carri dalle ruote molto alte. Trainati da una lunga fila di cavalli i carri si mettono in marcia. Dopo tre settimane d'indescrivibili difficoltà il trasporto è un fatto compiuto.

A Tiberiade essi vengono rimessi in acqua. Misurazioni altimetriche eseguite da Lynch nel lago di Ge-nezareth procurano la prima gran-de sorpresa di questo viaggio. Dapprima egli crede d'aver com-messo un errore, ma le misurazioni di controllo confermano il risultato. La superficie del lago di Genera-reth, a tutti noto per la storia della

vita di Gesù, è di 208 metri al di sotto del livello del Mediterraneo. Da quale altezza scaturirà il Giordano che attraversa questo lago? Alcuni giorni dopo, Lynch si trova su un fianco dell'Hermon coperto di neve... Alcuni arabi pratici del luogo lo conducono attraverso un bosco d'oleandri a una caverna mezza ostruita dal pietrame nella ripida parete calcarea dell'Hermon...

12

Dove il Giordano, 20 km. a sud, raggiunge il piccolo lago di Hule, il letto si è già abbassato a due metri sul livello del mare. Poi il fiume, per altri 10 km., scende ripido fino al lago di Genezareth. Nel suo corso dalle falde dell'Hermon in soli 40 km. si ha un dislivello di 700 metri.

Foto: Fiume Giordano

Da Tiberiade i membri della spedizione america-na percorrono nei due canotti di metallo le innumerevoli sinuosità del basso Giordano. A poco a poco la vegetazione si fa più rada e solo sulle rive cresce una fitta sterpaglia. Sotto il sole tropicale appare sulla destra un'oasi: Gerico. Poco dopo raggiungono la meta. Incassata tra pareti rocciose quasi verticali, si stende dinanzi a loro la gigantesca superficie del Mar Morto. La prima cosa è un bagno. Gli uomini che scen-dono in acqua hanno la sensazione di venire risospinti in alto, come se portassero un salva-gente. Le antiche relazioni non hanno dunque mentito. In questo mare nessuno può annegare. Il sole cocente asciuga quasi istantaneamente la pelle dei bagnanti. La sottile crosta di sale, che l'acqua ha depositato sui loro corpi, li fa apparire perfettamente bianchi. Qui non vi sono mollu-schi, né pesci, né alghe, né coralli... Le sue rive sono desolatamente nude. Enormi sedimenti di sale incrostati sul lido e sulle pareti rocciose luccicano al sole come diamanti; l'aria è satura di odori forti e acri. Si sente odore di petrolio e di zolfo. Macchie oleose di asfalto – la Bibbia lo chiama bitume (Genesi 14:10) – galleggiano sulle onde. Né il cielo azzurro e luminoso né il sole con tutto il suo splendore riescono a infondere vita a questo paesaggio ostile. Per ventidue giorni i canotti americani incrociano sul Mar Morto. Si prendono campioni d'acqua, si analizzano, e di tanto in tanto lo scandaglio scende in fondo al mare. La foce del Giordano, il Mar Morto, è a 393 metri sotto il livello del mare!...

Dal rapporto della spedizione il mondo ap-prende per la prima volta due fatti stupefacen-ti. Il Mar Morto ha 400 metri di profondità; il fondo marino giace quindi a circa 800 metri sotto il livello del Mediterraneo. L'acqua del Mar Morto contiene il 25% di componenti solidi, per la maggior parte cloruro di sodio, cioè sale comune. Gli oceani invece conten-gono dal 4 al 6% di sale. Il Giordano e molti fiumi minori sboccano nel lago, che è lungo 76 km. e largo 17 e che non presenta nessuno scarico. Sotto il sole ardente evaporano ogni giorno dalla sua superficie otto milioni di metri cubi d'acqua. Le sostanze chimiche che gli affluenti portano con sé si depositano sul fondo del lago che ha una superficie di 1292 km². Foto: Vista aerea del Mar Morto

All'inizio del nostro secolo, in seguito agli scavi già effettuati in Palestina, l'interesse si rivolge anche a Sodoma e Gomorra. Esploratori si mettono alla ricerca delle città

scomparse che nei tempi biblici dovevano trovarsi nella valle di Siddim.

13

All'estrema punta sud-est del Mar Morto vengono scoperte le rovine di un vasto abitato. Gli arabi chiamano la località, anche oggi, col nome di Zoar. Gli esploratori esultano perché Zoar (Segor) era una delle cinque ricche città della valle di Siddim che avevano rifiutato il pagamento del tributo ai quattro re stranieri (Genesi 14 narra questo fatto, mentre al cap. 19:17-23, si precisa che a Lot fu concesso di rifugiarsi nella piccola città di Tsoar, che fu risparmiata per amor suo, prima che sopraggiungesse il disastro - n.d.r.). Ma gli scavi di prova subito iniziati procurano solo delusioni. L'epoca delle rovine che vengono alla luce le indica come i resti di una città che qui fioriva nel primo medioevo. Dell'antica Tsoar (Segor) del re di Bela (Genesi 14:2) e delle residenze annesse non si trova traccia alcuna. Molteplici indizi nei dintorni della medievale Zoar fanno pensare che una densa popolazione esistesse in quel paese in tempi molto remoti. Oggi possiamo dire con certezza che qualsiasi ricerca si voglia fare in avvenire in Sodoma e Gomorra sarà completamente inutile, perché l'enigma della distruzione delle due città è stato risolto. La penisola el-Lisan, sulla sponda orientale del Mar Morto, forma una lingua di terra nelle sue acque. In arabo "el-Lisan" significa la lingua. La Bibbia fa espressa menzione di questa penisola quando parla della suddivisione del paese dopo la sua conquista. I confini della tribù di Giuda sono delimitati con precisione. Giosuè dà una descrizione alquanto caratteristica del confine meridionale: "Comincia all'estremità del mare assai salato e dalla sua penisola a mezzogiorno" (Giosuè 15:2 - il Luzzi traduce: "Il loro confine meridionale partiva dall'estremità del mar Salato, dalla lingua che volge a sud" - n.d.r.) Una relazione romana narra di questa lingua di terra una storia che a torto fu sempre accolta con molto scetticismo. Due disertori si erano rifugiati sulla penisola. I legionari che li inseguivano esplorarono a lungo inutilmente la contrada. Quando infine scorsero i fuggitivi, era troppo tardi. I disertori già si stavano arrampicando su per le rocce della riva opposta... avevano passato il mare a guado trasversalmente!

Foto: El-Lisan

Il fondo qui, sotto la superficie dell'acqua, forma inavvertitamente un grande avvallamento che è come se dividesse il mare in due parti. Alla destra della penisola il fondo precipita rapidamente fino a una profondità di 400 metri. A sinistra della lingua di terra le acque rimangono stranamente basse. Le misurazioni fatte in questi ultimi anni hanno dato solo profondità da 15 a 20 metri. Remando in una barca verso la punta meridionale del mare salato col sole in posizione favorevole, si può osservare qualcosa di sbalorditivo: a una certa distanza dalla sponda, sotto lo specchio dell'acqua, si stagliano chiari i contorni di boschi conservati dall’elevatissimo contenuto di sale delle acque.

Foto: Il Mar Morto I tronchi e i resti degli alberi nelle profondità verdastre devono essere antichissimi. Quando fiorivano, quando il verde fogliame ornava i loro rami, le greggi di Lot avranno forse pascolato sotto di essi. Quella parte piana, così singolare, del Mar Morto, dalla penisola di el-Lisan alla punta meridionale, era... la valle di Siddim! La Bibbia stessa lo dice con molta chiarezza: "Tutti questi (re) convennero nella valle detta dei boschi (valle di Siddim), dove è ora il mare di sale" (Genesi 14:3). I geologi aggiunsero a queste scoperte e osservazioni una prova conclusiva che spiega la causa e il fondamento del racconto biblico della distruzione di Sodoma e Gomorra. La spedizione americana diretta da Lynch aveva dato nel 1848

14

la prima notizia della notevole pendenza del Giordano nel suo breve corso attraverso la Palestina. Ulteriori indagini stabilirono che l'avvallamento del letto del fiume sotto il livello degli oceani rappresenta un fenomeno geologico eccezionale. "Sulla superficie di un altro pianeta potrà esistere qualcosa che somigli alla valle del Giordano, sul nostro no di certo", scrisse il geologo Adam Smith nella sua opera "La geografia storica della Terra Santa". "Nessun'altra parte della nostra terra che non si trovi sott'acqua, è situata a più di 100 metri sotto il livello del mare". La valle del Giordano è solo una piccola parte di un'immensa fenditura della crosta terrestre. Il corso di questa crepa è stato esplorato con grande precisione. Comincia a parecchie centinaia di chilometri dal confine della Palestina, molto al nord, ai piedi della catena del Tauro nell'Asia Minore. Al sud si estende dalla sponda meridionale del Mar Morto attraverso il deserto di Araba fino al golfo di Akaba e termina al di là del Mar Rosso in Africa. In molti punti di questa gigantesca fossa tettonica si possono individuare segni di attività vulcanica. Nelle montagne della Galilea, sull'altopiano della Giordania orientale, sulle rive dello Jabbok, affluente del Giordano, nel golfo di Akaba, s'incontrano basalto nero e lava. Quando si aprì questa crepa, che passa proprio di qui, s'inabissò in essa la valle di Siddim con Sodoma e Gomorra. La data di questa catastrofe si può stabilire geologicamente con sufficiente precisione. Dev'essere poco dopo il 2000 a.C.! "La distruzione catastrofica di Sodoma e Gomorra avvenne verosimilmente intorno al 1900 a.C. - scrive nel 1951 lo scienziato americano Jack Finegan - Un minuzioso esame dei documenti letterari, geologici ed archeologici porta alla conclusione che la scomparsa terra di quella regione (Genesi 19:29) era situata nel territorio attualmente sommerso sotto le acque che vanno lentamente crescendo nella parte meridionale del Mar Morto, e che la causa della distruzione fu un grande terremoto, probabilmente accompagnato da esplosioni e da fulmini, dallo sprigionamento di gas e da fenomeni ignei". Intorno al 1900 a.C.: l'epoca di Abramo! La frattura della terra liberò le forze vulcaniche che si nascondevano, lungo la crepa, nella profondità del suolo. Nella parte alta della valle del Giordano, presso Bashan, si vedono anche oggi crateri di vulcani spenti e vasti campi di lava e strati di basalto sul terreno calcareo. Da tempi immemorabili i territori situati lungo questa depressione sono soggetti a frequenti terremoti. Di molti di questi si ha notizia e ne parla la stessa Bibbia. Una conferma della spiegazione geologica della rovina di Sodoma e Gomorra si ravvisa in queste parole che il sacerdote fenicio Sanchuniathon scrive testualmente nella "Storia primitiva": "La valle del Sidimo (cioè Siddim) sprofondò e divenne un lago, eternamente fumante e senza pesci, immagine della vendetta e della morte per i malvagi". "E la moglie di Lot, essendosi voltata indietro, fu cambiata in una statua di sale" (Genesi 19:26). Quanto più ci si avvicina al limite meridionale del Mar Morto, tanto più arida e selvaggia diventa la regione, tanto più pauroso e opprimente lo scenario delle montagne che la circondano. Si ergono avvolte in un eterno silenzio: le loro pareti frastagliate cadono verticalmente sull'acqua dalla quale traspare il loro biancore cristallino. L'immane catastrofe ha lasciato un'impronta incancellabile su questa contrada. Ogni tanto si vede passare un gruppo di nomadi per queste valli aspre e dirupate, in cammino verso l'interno del paese. Dove le acque oleose terminano nel sud, cessa d'un tratto anche l'opprimente rupe rocciosa, per far posto ad una depressione salinosa e paludosa. Il terreno rossiccio è solcato da innumerevoli rigagnoli ed è piuttosto pericoloso per il viandante distratto. La depressione s'inoltra a sud verso la valle

15

desertica d'Araba, che arriva fino al Mar Rosso. Foto: Il deserto del Neghev

Ad ovest della riva meridionale, in direzione del biblico paese del Mezzogiorno, il Negev, si stende da nord a sud un dorsale collinoso alto 45 metri e lungo 15 km. Sui suoi pendii sotto la luce del sole si osserva uno sfavillio come di diamanti. È un raro fenomeno della natura. La maggior parte di questa piccola catena di alture consiste di puri cristalli di sale. Gli arabi la chiamano Gebel Usdum, nome antichissimo nel quale si è conservata la

parola Sodoma. Molti blocchi di sale, lavati e staccati dalla pioggia, sono precipitati in basso. Hanno forme strane, alcuni stanno ritti come statue. Nei loro profili sembra a volte di scorgere all'improvviso figure umane. Foto: Formazioni di sale sulle rive del Mar Morto

Queste singolari colonne di sale ci ricordano vivamente la rappresentazione biblica della moglie di Lot, che fu trasformata in una statua di sale. La scintillante montagna di sale si trova nelle immediate vicinanze della sprofondata valle di Siddim. Anche chi poté fuggire dall’epicentro della catastrofe difficilmente riuscì a salvarsi dai vapori di gas venefici che si stendevano su gran parte

della regione. E tutto ciò che si trova in prossimità del mare salato anche oggi si ricopre in breve tempo di una crosta di sale.» (o.c. - pp. 68-75) La cronologia dei re ebrei Edwin R. Thiele, professore avventista, uno dei massimi esperti di cronologia biblica al mondo, racconta in un suo articolo comparso su Il Messaggero Avventista del 1985, qual era - quando lui era ancora uno studente universitario - l'atteggiamento degli studiosi riguardo all'apparente disordine della cronologia dei re ebrei. C'è da tener presente che, dopo la morte di Salomone, figlio del re Davide, a sua volta successore di Saul, primo re d'Israele, ci fu una scissione:

- A sud il regno di Giuda (comprendente le tribù di Giuda e Beniamino) con capitale Gerusalemme;

- A nord il regno d'Israele che raggruppava le altre dieci tribù con capitale Samaria.

16

Le vicissitudini di questi regni paralleli, con re propri, sono narrate dalla Bibbia nei libri dei Re e delle Cronache; e proprio nei libri dei Re sembra esserci una terribile confusione nelle date d'inizio dei regni dei vari re di Giuda e d'Israele. Ma ecco le parole del prof. Thiele:

Foto: Ricostruzione grafica del Tempio a Gerusalemme

«"Non si può fare. Se, tanto per co-minciare, i numeri fossero stati corret-ti, sarebbe stato possibile, raddriz-zando la cronologia ebraica, realizza-re qualche cosa, ma i numeri concer-nenti i re non furono riportati corretta-mente al principio: così oggi noi non possiamo farci nulla". Era la voce del mio docente W.A. Irwin, preside della facoltà di Antico Testamento all'Oriental Institute della Università di Chicago, che respingeva

la mia richiesta di fare della cronologia dei re ebrei il tema della mia tesi di laurea. All'inizio della sua discussione in aula sui libri dei re (I e II Re), il professor Irwin aveva richiamato l'attenzione sulle contraddizioni e sugli errori costanti che si riscontrano nei dati riguardanti l'assunzione al trono dei monarchi. Al termine della lezione gli parlai della necessità di fare qualcosa circa i problemi da lui menzionati, il che m'indusse a richiedere che questo fosse l'argomento della mia tesi di laurea. Così mi decisi per un altro argomento. Allorché ebbi terminato il mio corso e cominciavo a darmi da fare per la mia laurea, andai di nuovo dal professor Irwin per chiedergli che il soggetto della mia dissertazione fosse la cronologia dei sovrani ebrei. Egli tornò a rifiutare, asserendo che sarebbe stato del tutto impossibile riportare in qualche modo un po' d'ordine nello stato caotico della cronologia dei sovrani ebrei. Il professor George Cameron, mio docente di scrittura cuneiforme, quando gli parlai si mostrò della medesima opinione del professor Irwin. Quando tentai con il professor A.T. Olmstead, famoso as-siriologo ed ebraista, questi affermò che da più di duemila anni i più competenti studiosi biblici lottavano con questo problema senza alcun costrutto. Se essi non avevano potuto farci nulla, neanch'io ci sarei riuscito. Aggiunse che egli stesso aveva lavorato per tutta la vita sulla cronologia dei sovrani ebrei, ma senza esito. Tuttavia non riuscivo a capacitarmi che i numeri biblici vertenti sui monarchi ebrei contenessero un mucchio d'errori: stimavo che la difficoltà risiedesse nel fatto che quelli che avevano lavorato intorno al problema non comprendevano i metodi cronologici originali adoperati dai primi scrittori. Qualora questi fossero stati messi in luce, l'ordine avrebbe preso il posto del caos apparente. Il tema mi affascinava, sicché io gli prestai molta attenzione. Con il maturare del tempo le difficoltà più consistenti vennero risolte e riscontrai che le dichiarazioni bibliche cominciavano ad armonizzare.

17

All'Oriental Institute i professori rimasero incantati. Il professor Irwin mi chiese allora di fare della cronologia dei re ebrei il soggetto della mia dissertazione di laurea e il professor George Cameron, redattore del Journal of Near Eastern Studies, il periodico professionale dell'Oriental Institute, mi propose di pubblicare tale tesi qualora l'avessi approntata per la pubblicazione. Si agì precisamente in tal senso. Appena gli addetti al lavoro tipografico dell'Università di Chicago ne ebbero sentore, mi dissero che se l'avessi stesa in forma di libro l'avrebbero pubblicata. L'elaborato uscì dalle stampe nel 1951 con il titolo "The Mysterious Numbers of the Hebrew Kings" (I misteriosi numeri dei re ebrei).

Foto: re Salomone

Nell'introduzione il professor Irwin scrisse: «Le incon-gruenze apparenti e le contraddizioni aritmetiche" non erano in realtà "nulla di tutto questo: si trattava invece d'elementi integrativi in un sistema cronologico valido ed esatto... Certi brani visti comunemente come palesi manifestazioni di negligenza, se non proprio d'ignoranza" risultavano "sorprendentemente degni di fiducia... È una faccenda di primaria importanza apprendere ora che i libri dei Re meritano fiducia precisamente in quell'aspetto che prima suscitava solo derisione... Il professor Thiele ha recato un contributo rilevante alla nostra comune ricerca della verità.» Queste parole provenienti da uno studioso che una volta si era fatto beffe delle cifre bibliche segnarono una svolta e da quel momento in poi l'insegnamento e gli scritti del professor Irwin mutarono direzione. Egli giunse a considerare con fiducia e rispetto ciò che in passato aveva

deriso. Foto: Re Davide

Ma che cosa bisogna pensare dei dati cronologici che avevano prima provocato diffidenza? Visti dall'esterno, i numeri si presentano in una situazione di disordine ininterrotto. Per esempio, in II Re 9:29 ci viene detto che "Ocozia (altrove tradotto Acazia)... era diventato re di Giuda l'anno undecimo di Ioram", invece in II Re 8:25 ci riferisce che questo avvenne nel dodicesimo anno. La differenza è d'un anno solo, ma ciò ha un certo peso in quanto rivela un cambiamento nel metodo di calcolo cronologico da poco introdotto nella Giudea. In II Re 3:1 ci viene narrato che "Ioram figlio di Acab, divenne re d'Israele in Samaria l'anno diciottesimo di Giosafat, re di Giuda". Ma, conformemente a quanto si legge in II Re 1:17 questo avvenne "l'anno secondo di Ioram, figlio di Giosafat". Ambedue le dichiarazioni sono veritiere, poiché dipendono da una reggenza in comune di Ioram con suo padre Giosafat. Ioram si trovava al secondo anno della reggenza in comune allorché Giosafat era nel diciottesimo anno del proprio regno. Se, come si afferma in II Re 1:17, Ioram d'Israele incominciò a regnare nel secondo anno di Ioram di Giuda, quest'ultimo come avrebbe potuto iniziare il regno durante il quinto anno di Ioram d'Israele, secondo quanto leggiamo in II Re 8:16? Una interpretazione di questo genere farebbe incominciare a regnare ciascuno di questi re prima dell'altro. Eppure l'affermazione risulta esatta, poiché nel momento in cui Ioram d'Israele diventò re, Ioram di Giuda si trovava nel secondo anno della sua reggenza in comune con Giosafat! Allorché alla morte di Giosafat Ioram cominciò a esercitare il potere regale da solo, Ioram d'Israele era al quinto anno del proprio regno.

18

In questo modo notiamo che i numeri che a prima vista appaiono discrepanti si dimostrano giusti quando vengono compresi correttamente, anzi essi rivelano elementi d'un certo rilievo circa i regni dei monarchi ebrei. In aggiunta a questi punti relativamente semplici si presentano problemi maggiori seguendo i metodi originali cronologici utilizzati dai primi scrittori ebrei. Se li ignoriamo, non sarà possibile sincronizzare la durata dei regni in un complesso armonioso. Un elemento importante consiste nel metodo di computo cronologico per gli anni di regno. Si usavano ordinariamente due metodi: uno era chiamato il resto dell'anno del calendario in cui un re saliva al trono. Il primo anno aveva inizio ufficialmente soltanto a partire dal capodanno successivo. Questo viene chiamato il metodo di conteggio dell'anno d'incoronazione. Secondo questo sistema le somme degli anni di regno concordano con il periodo di tempo assoluto. Questo era il sistema di cui si servivano nel regno di Giuda quando la monarchia unitaria di Davide e di Salomone fu dimezzata. Però secondo un altro sistema il resto dell'anno civile durante il quale un re dava inizio al proprio regno veniva conteggiato come il suo primo anno e il suo secondo anno partiva dal capodanno successivo. Questo viene definito il calcolo dell'anno della non intronizzazione (ossia il sistema di calcolo che tiene conto dell'anno o parte di esso anteriore alla cerimonia ufficiale d'incoronazione - n.d.t.). Perciò un re che utilizzava questo sistema si trovava nel suo secondo anno, nello stesso tempo in cui un monarca che si serviva dell'altro sistema era al primo anno del proprio regno... Israele all'epoca dello scisma utilizzava il conteggio basato sull'anno anteriore all'incoronazione ufficiale... Nondimeno qualche anno più tardi, all'epoca dell'alleanza fra Giuda e Israele, la Giudea passò dal metodo basato sull'anno d'incoronazione al sistema in vigore in Israele, imperniato sull'anno anteriore all’intronizzazione ufficiale. Questo avvenne allorché Ioram, figlio di Giosafat, si sposò con Atalia, figlia di Acab e di Iezebel d'Israele...

Foto: Un villaggio palestinese alla periferia di Gerico. Sullo sfondo le brulle montagne della Giudea

Tuttavia in Giudea, dopo aver utilizzato per quattro regni il computo che prendeva in considerazione l'anno che veniva prima dell'incoronazione, si ritornò al calcolo fondato sull'anno d'incoronazione e ci si attenne sino alla fine. Poi anche Israele adottò tale sistema e lo seguì fino al termine. Inoltre nel periodo in cui Giuda seguiva il sistema dell'anno d'intronizzazione applicava il metodo anche per il re israelitico, benché Israele allora adoperasse il conteggio partendo dall'anno che precedeva l'incoronazione. Per contro, Israele quando si atteneva al calcolo partendo dall'anno anteriore all'incoronazione e presentava un anno simultaneo concernente un re di Giuda, ove si faceva uso dell'altro sistema, non computava con il sistema giudaico bensì con quello vigente in Israele. Solamente dopo aver capito questo procedimento saremo in grado di far collimare i dati cronologici della sincronia e della durata del regno. Ha anche un peso considerevole il mese in cui un sovrano incominciava il proprio anno di regno. Nella Giudea l'anno di regno aveva inizio nel mese di Tishri, in autunno. In Israele invece cominciava nel mese di Nisan, in primavera. Talvolta nel corso della storia d'Israele e di Giuda vi erano delle coincidenze: tale era il caso nelle co-reggenze, come quando Iotam fu insediato sul trono in compagnia di Azaria allorché questi fu colpito dalla lebbra (II Re 15:5).» CONCLUSIONE La fede cristiana si differenzia dalla fede di altre religioni e filosofie per il fatto determinante che è caratterizzata dal suo oggetto che è Gesù Cristo. È la fede nella sua persona, e non è solo un fatto intimo e personale senza riscontro con la realtà esterna. Dobbiamo ricordare il testo di I Corinzi 15:14: "Se Cristo non è risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione, e vana pure è la vostra fede".

19

John Warwick Montgomery ha scritto che «se il nostro "Cristo della fede" si scosta dal "Gesù della storia" nella Bibbia, allora, nella misura di questa deviazione, noi perdiamo anche il genuino Cristo della fede. Come un grande storico cristiano del nostro tempo, Herbert Butterfield, ha detto, "sarebbe un pericoloso errore immaginare che le caratteristiche di una religione storica sarebbero mantenute se il Cristo dei teologi fosse separato dal Gesù della storia".» (J.W. Montgomery, "The Shape of the Past" - Edwards Brothers 1962 - p. 145) S. Estborn illustra tale concetto citando Anath Nath, il quale ha studiato sia la Bibbia che gli "Shastras". «Due temi biblici in particolare hanno impegnato la sua mente: primo, la realtà dell'Incarnazione; secondo, l'Espiazione per i peccati dell'umanità. Ha cercato di armonizzare queste dottrine con le Scritture Indù, ed ha trovato un parallelo con il sacrificio di Cristo nella figura di Prajapati, il Dio-creatore dei Veda. Ha anche visto una differenza vitale. Mentre il Prajapati vedico è un simbolo mitico, che è stato applicato a diverse figure, Gesù di Nazareth è una persona storica... è il vero Prajapati, il vero Salvatore del mondo...» (S. Estborn, "Gripped by Christ", Londra 1965 - Lutterworth Press - p. 43) Comunque, anche Gesù è stato definito da molti un "mito" che sarebbe stato inventato da Giudei frustrati dalla dominazione romana, pieni di desiderio di riscatto almeno nella fantasia. I Vangeli sarebbero nati così, appunto per diffondere questo mito. Ora, basterebbe ragionare un attimo sull'assurdità di questa ipotesi per rendersi conto che i Vangeli non possono che essere storici: Tenendo conto del fortissimo orgoglio nazionale che separava la nazione giudaica dagli altri popoli, a quale giudeo sarebbe mai venuto in mente, essendo frustrato ed oppresso dalla dominazione romana, d'inventarsi un mito che, lungi dal riportare la vittoria sull'odiato nemico, venga al contrario da quest'ultimo fatto morire nella maniera più infamante, più vergognosa che il mondo antico conoscesse??!

Per quanto riguarda poi i suoi seguaci, gli orgogliosi giudei si sarebbero inventati, non degli eroi - si badi bene -, ma dei vigliacchi, fra cui troviamo nel momento più cruciale uno che tradisce per denaro, poi s'impicca, un altro che rinnega perfino di conoscerlo per paura di fare la stessa sua fine, e tutti gli altri che fuggono a gambe levate, tranne il più giovane (Giovanni) e le donne!! L'ipotesi del mito non sembrerebbe davvero molto intelligente! Spesso si sente dire che "seguendo l'approccio storico moderno, non si potrebbe mai scoprire la resurrezione". McDowell è d'accordo. Ma vediamo perché. Per molti oggi, lo studio della storia incorpora l'idea che non esiste un Dio, che i miracoli non sono possibili, che viviamo in un sistema chiuso e che non esiste il soprannaturale. Con questi presupposti, si inizia la cosiddetta "indagine critica, aperta ed onesta della storia"! Leggendo di Cristo, dei Suoi miracoli e della Sua resurrezione, si conclude (non storicamente, ma filosoficamente) che

tutte queste cose non sono possibili, per cui bisognerà trovare delle altre spiegazioni. Tali presupposti razionalistici non permettono di cominciare dai dati storici stessi, ma li negano "a priori". «La prova dell'esistenza di Dio e del Suo dono è più che convincente, ma coloro che insistono nel dire di non aver bisogno di Lui o di esso, troveranno sempre il modo per lasciar cadere l'offerta.» (Blaise Pascal, "Pensées" N° 430)