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Padre Amantini in cammino verso gli altari DI FEDERICA CIFELLI iunge a conclusione l’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità di padre Candido Amantini, il passionista che per lungo tempo fu l’unico esorcista della diocesi di Roma, al Pontificio santuario della Scala Santa. L’appuntamento è per venerdì 25 novembre alle 12 nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense, dove l’inchiesta era stata aperta il 13 luglio 2012. Un percorso, quello alla ricerca delle “virtù eroiche” del Servo di Dio padre Amantini, che ha attraversato a ritroso i lunghi anni in cui il passionista è stato l’unico esorcista di Roma, al santuario della Scala Santa. Moltissime le persone che si mettevano in fila fin dalle prime ore dell’alba per essere accolte da lui; in tantissimi si accalcavano per partecipare alla sua Messa mattutina. Nato in provincia di Grosseto nel 1914 con il nome di Eraldo, aveva ricevuto l’abito religioso nel 1929, assumendo il nuovo nome di Candido dell’Immacolata. Arrivato a Roma, alla Scala Santa, nel 1936, per conseguire la licenza in Teologia alla Pontificia Università Angelicum, fu ordinato sacerdote il 13 marzo 1937. Dotato di una grande capacità di apprendere e con un’ottima conoscenza del greco, aveva imparato anche l’ebraico, il tedesco e il sanscrito. Insegnante molto apprezzato, di ebraico e di Sacra Scrittura, dal 1945 al 1947 insegna ai seminaristi passionisti alla Scala Santa; quindi viene trasferito nel convento dei Santi Giovanni e Paolo, per insegnare allo studio internazionale dei Passionisti, dal 1947 al 1960. Fino a quando la sua salute viene meno ed è costretto a lungo ricovero ospedaliero, in seguito al quale cambierà poi completamente attività. Inizia a fare i primi esorcismi sotto la guida del confratello Alessandro Coletti e inizia anche ad avere contatti con padre Pio da Pietrelcina. Dal 1961 fino alla morte, nel 1922, resta alla Scala Santa come esorcista. Su insistenza dell’allora cardinale vicario Ugo Poletti, nel 1986 alla sua scuola si mette anche padre Gabriele Amorth, al quale padre Candido trasmette la sua lunga esperienza. Spesso aiutava anche chi ricorreva a lui per situazioni materiali estremamente difficili. Era soprattutto il suo ministero di guida spirituale quello che lo rendeva particolarmente ricercato. I confratelli ricordano la sua parola «tranquilla e sicura», la sua vita di preghiera, e il suo amore «quantomai profondo e sentito» per la Madonna, alla quale è dedicato l’unico libro che ha scritto: Il mistero di Maria, del 1971 (ed. Dehoniane). Anche negli ultimi anni, quando la salute peggiorava e i ricoveri ospedalieri si facevano più frequenti, padre Candido si immergeva completamente nella preghiera. Il 22 settembre 1992, perfettamente lucido, muore, nella sua stanza del convento. È la festa di san Candido. I suoi resti mortali sono stati traslati dal cimitero del Verano alla Cappella del Crocifisso nel Pontificio santuario della Scala Santa. Si ricorda che di lui padre Pio diceva a quanti si recavano a Pietrelcina: «Voi venite da Roma? Cosa venite a fare da me? Alla Scala Santa avete un santo: andate da lui!». Alla sua morte disse: «Era davvero un sacerdote secondo il cuore di Dio». G Venerdì nel Palazzo Lateranense la conclusione della fase diocesana della causa di beatificazione del sacerdote morto nel 1992 a Roma ROMA SETTE On line su www.romasette.it facebook.com/romasette twitter.com/romasette a Fao donerà agli “Empori della solidarietà” della Caritas diocesana di Roma le eccedenze di prodotti alimentari, bevande, articoli di vestiario e prodotti parafarmaceutici di prima medicazione, provenienti dalla sua sede romana. È questo il frutto dell’accordo firmato lo scorso 17 novembre tra Daniel Gustafson, vicedirettore generale (Operations) dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, e monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma. Ogni anno, circa un terzo del cibo prodotto nel mondo per il consumo umano è sprecato o perso: una quantità che sarebbe sufficiente a soddisfare le esigenze alimentari globali. La Fao, da questo punto di vista, è in prima linea negli sforzi per evitare e ridurre le perdite di cibo, anche attraverso la sensibilizzazione tra industrie, commercianti al dettaglio e consumatori. Gustafson, sulla base del fatto che il cambiamento duraturo avviene in primo luogo attraverso l’impegno di ognuno a corretti stili di vita, ha sottolineato che la Fao farà la sua parte, evitando sprechi e donando le eccedenze attraverso la Caritas. L’accordo è stato realizzato su impulso della Caritas Internationalis, organismo ecclesiale – anch’esso con sede a Roma – che opera a programmi e progetti promossi dalla Fao e che nel biennio 2013–2015 ha promosso la campagna mondiale “Una sola famiglia umana, cibo per tutti”. Gli “Empori della solidarietà”, lo ricordiamo, sono dei veri e propri supermercati dove la spesa, però, può essere fatta gratuitamente, utilizzando una speciale tessera che viene rilasciata dai centri di ascolto a chi si trova in situazioni di particolare bisogno o difficoltà. Attualmente nella Capitale gli Empori sono tre: il primo si trova a via Casilina Vecchia, nella Cittadella della Solidarietà Santa Giacinta; gli altri due nelle zone di Spinaceto e di Trionfale. A questi prossimamente, annunciano dalla Caritas di Roma, se ne affiancheranno altri due, nei settori Nord e Ovest della diocesi. Chiunque può sostenere gli Empori e, attraverso questi, aiutare le famiglie in difficoltà: sul sito della Caritas – www.caritasroma.org – è infatti attivo il servizio “Fai la spesa solidale”. «Durante l’anno – spiegano dalla Caritas diocesana – riusciamo a reperire generi alimentari di primaria necessità, non deperibili, come pasta, zucchero, pelati, legumi in scatola ecc. mediante delle raccolte alimentari che organizziamo grazie al valido aiuto di centinaia di volontari davanti ai principali supermercati della città, pertanto, tramite la spesa online, abbiamo ritenuto utile proporre un ventaglio di prodotti diversi ma necessari alla dieta delle famiglie che aiutiamo, e che risultano di più difficile reperimento. Una volta ricevuta la “spesa solidale”, provvederemo a rendicontare l’operazione inviando la documentazione dell’avvenuta consegna». L La Fao sostiene gli «Empori della solidarietà» Firmato un accordo con la Caritas diocesana Supplemento di Avvenire - Responsabile: Angelo Zema Coordinamento redazionale: Giulia Rocchi Sede: Piazza San Giovanni in Laterano 6a 00184 Roma; [email protected] Tel. 06 6988.6150/6478 - Fax 06.69886491 Abbonamento annuo euro 58.00 C. Corr. Postale n. 6270 intestato a Avvenire - Nei Spa Direzione vendite - Piazza Indipendenza 11/B 00185 Roma - Tel. 06.68823250 - Fax 06.68823209 Pubblicità: Publicinque Roma - Tel. 06.3722871 E DITORIALE ANNO SANTO: I BILANCI VERI SI FANNO NEI CUORI ANGELO ZEMA n questi giorni, in sede di bilanci del Giubileo, una parola ha troneggiato su molti organi di stampa: «flop». Tra passione per i numeri (che appartiene a ogni giornalista e in special modo ai suoi capi), polemica politica, critica al Papa da parte di taluni, la parola ha preso corpo in diversi articoli che hanno messo in luce opere incompiute nella Capitale o mai avviate rispetto a quelle previste e che hanno discettato sull’interpretazione dei numeri dei pellegrini convenuti a Roma (oltre venti milioni). Intendiamoci, è assolutamente sacrosanto esprimere giudizi su qualsiasi evento o fatto, e quindi anche sul Giubileo, visto anche nell’ottica dell’impatto sulla città, ma non c’è da farsi illusioni: la modalità dei media nell’accostarsi al fatto religioso appartiene a logiche che difficilmente riescono a inquadrarlo nella sua complessità e finiscono per non facilitarne la comprensione, con considerazioni che rasentano il grottesco (cosa dire di quel titolo secondo cui quello che si conclude oggi sarebbe stato «il peggior Anno Santo di tutti i tempi»?). È del tutto riduttivo limitare il tema del Giubileo alle opere pubbliche che avrebbero dovuto modernizzare la città o anche a un dibattito sui numeri dei partecipanti (ma si dimentica forse che il Papa ha voluto che fosse celebrato in tutte le diocesi? e poi, i numeri sarebbero inferiori rispetto a quali cifre, e previste da chi?). C’è altro, certamente, e sfugge a un’analisi di questo tipo. Basta riandare al contenuto della Bolla di indizione di questo Giubileo per rendersene conto, ma anche alla testimonianza di Papa Francesco lungo questi dodici mesi. In primo luogo, l’attenzione concreta e personale ai poveri: pensiamo a eventi giubilari come quello dedicato ai carcerati e l’altro, l’ultimo in ordine di tempo, con le persone socialmente escluse; al grande segno dei “Venerdi della misericordia” nelle “periferie esistenziali” di Roma; ai viaggi animati dallo spirito ecumenico che percorre tutto il Giubileo, ultimo dei quali quello in Svezia per i 500 anni della Riforma protestante. Non c’è qui una cifra da quantificare, se non quella delle persone incontrate o dei chilometri percorsi, ma non è questo ciò che interessa. Ciò che conta è la cifra dell’incontro e del dialogo, per un verso, è la cifra della misericordia, dall’altro. Torna alla mente l’appello iniziale del Papa a «fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica». E qui i segni sono già vivi, anche a Roma, come raccontiamo spesso sulle nostre pagine, a partire dall’ostello e dalla mensa della Caritas che a via Marsala ha accolto in un anno dodicimila pellegrini speciali pronti a varcare la Porta della carità e ad accostarsi a chi soffre nello spirito giubilare. Per proseguire con i segni di carità nati o potenziati grazie all’impulso del Giubileo nelle parrocchie e nelle altre realtà ecclesiali. C’è poi, nel nascondimento, il Giubileo vissuto nei cuori delle persone. Il più importante. E lì non c’è giornale che possa trarre bilanci. È stata una preziosa opportunità di cammino che ha richiamato all’essenziale della vita. Come ha detto il cardinale Bagnasco, «l’Anno giubilare ci ha spinti a chiederci se Dio c’entra ancora con la nostra vita oppure, insensibilmente, è diventato come un soprammobile che arreda la quotidianità». È questo il vero terreno per un bilancio, che forse non è possibile stilare oggi, mentre il Papa chiude la Porta Santa di San Pietro. È di fatto il confronto con la domanda di Gesù, «Che cosa cercate?», ai due discepoli di Giovanni. La risposta e i suoi frutti non appartengono però al mondo dell’informazione. I Alle 10 chiude il Giubileo della «Chiesa in uscita» Francesco presiede il rito alla Porta Santa di San Pietro. Diretta in ultra Hd DI ANDREA ACALI Anno Santo ci ha sollecitati, da una parte, a tenere fisso lo sguardo verso il compimento del Regno di Dio e, dall’altra, a costruire il futuro su questa terra, lavorando per evangelizzare il presente, così da farne un tempo di salvezza per tutti». Dio «è un Padre fedele, è un Padre premuroso, che non abbandona i suoi figli. Dio non ci abbandona mai!». Papa Francesco chiuderà questa mattina alle 10 i battenti della Porta Santa della basilica di San Pietro a conclusione del Giubileo straordinario della Misericordia. Lo farà in silenzio. Ma nella mente e nel cuore di quanti seguiranno il rito che precede la celebrazione della Messa nella solennità di Cristo Re dell’Universo saranno presenti le parole pronunciate domenica scorsa dal Santo Padre all’Angelus. Parole che spiegano il senso di questi dodici mesi iniziati l’8 dicembre scorso, con il prologo inedito dell’apertura della Porta Santa a Bangui, nel cuore dell’Africa. Con Francesco, quel 29 novembre, c’era l’arcivescovo Dieudonné Nzapalainga, che ieri è stato creato cardinale. Il Papa ha voluto così in qualche modo legare il suo terzo concistoro all’Anno Santo e al suo messaggio universale di misericordia, di Chiesa “in uscita”, china sui sofferenti, sui poveri, sugli emarginati, che sono il cuore del Vangelo, come ha sottolineato anche con l’ultimo grande evento giubilare riservato alle persone socialmente escluse. Ieri il Papa ha consegnato la porpora ad altri 16 nuovi “principi della Chiesa”. A cominciare dal nunzio apostolico nell’«amata e martoriata Siria», Mario Zenari. Gli elettori sono in tutto 13. Uno solo è curiale: si tratta di Kevin Joseph Farrell, prefetto del nuovo Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Gli altri dieci sono residenziali. Due sono americani, Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, e Joseph William Tobin, appena trasferito dalla sede di Indianapolis a quella di Newark. Due sono europei: lo spagnolo Carlos Osoro Sierra, arcivescovo di Madrid, e il belga Jozef De Kesel, arcivescovo di Malines–Bruxelles. Tre i latino–americani: il brasiliano Sérgio da Rocha, arcivescovo di Brasilia; il venezuelano Baltazar Enrique Porras Cardozo, arcivescovo di Mérida, e il messicano Carlos Aguiar Retes, titolare L « dell’arcidiocesi di Tlalnepantla. Un cardinale ciascuno per Africa, Asia e Oceania: Maurice Piat, vescovo di Port– Louis (Isola Maurizio), Patrick D’Rozario, arcivescovo di Dhaka (Bangladesh), e John Ribat, che guida la Chiesa di Port Moresby (Papua Nuova Guinea). Altri quattro cardinali sono ultraottantenni e dunque esclusi da un eventuale conclave: sono Anthony Soter Fernandez, arcivescovo emerito di Kuala Lumpur (Malaysia), l’italiano Renato Corti, emerito di Novara, l’emerito di Mohale’s Hoek, Sebastian Koto Khoarai, del Lesotho, ed Ernest Simoni, sacerdote dell’arcidiocesi di Shkodrë–P ult (Scutari), simbolo della persecuzione subita dai cattolici nell’Albania comunista di Enver Hoxha. Il rito di chiusura sarà trasmesso in Ultra Hd sul canale 200 della piattaforma satellitare gratuita Tivùsat. Un evento che replica le trasmissioni della canonizzazione di san Giovanni XXIII e di san Giovanni Paolo II e l’apertura della Porta Santa. È stato un Giubileo intenso e ricco di eventi significativi, dai Missionari della misericordia alla prima Porta Santa della storia, quella nell’ostello don Luigi Di Liegro, che non introduceva in una chiesa. È stato il Giubileo dei “Venerdì della misericordia”, con il Papa che ha dato l’esempio di come vivere concretamente le opere di carità. È stato il Giubileo della consolazione e della speranza, con la veglia per asciugare le lacrime o l’accoglienza dei carcerati. È stato il Giubileo del rinnovamento, che si chiude ma in fondo non si conclude per quanti vogliono prolungare nel tempo il suo messaggio di evangelizzazione. L’evento con gli «esclusi» e persone socialmente escluse, i «Lazzaro di oggi», come li ha definiti il Papa, hanno riempito domenica la basilica di San Pietro nel Giubileo loro dedicato, ultimo grande evento giubi- lare prima della chiusura dell’Anno San- to. Portati da varie associazioni, hanno partecipato alla Messa del Papa: alcuni sono saliti all’ambone per le letture, al- tri per la preghiera dei fedeli, altri ver- so l’altare per l’offertorio. Francesco ha giudicato «inaccettabile» che la perso- na umana, «il bene più prezioso agli oc- chi di Dio», venga «spesso scartata». L la celebrazione Anno XLIII – Numero 37 Domenica 20 novembre 2016 Piazza San Pietro e, sotto, papa Francesco all’apertura della Porta Santa Padre Candido Amantini

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Padre Amantini in cammino verso gli altariDI FEDERICA CIFELLI

iunge a conclusione l’inchiesta diocesanasulla vita, le virtù e la fama di santità dipadre Candido Amantini, il passionista

che per lungo tempo fu l’unico esorcista delladiocesi di Roma, al Pontificio santuario dellaScala Santa. L’appuntamento è per venerdì 25novembre alle 12 nell’Aula della Conciliazionedel Palazzo Lateranense, dove l’inchiesta erastata aperta il 13 luglio 2012. Un percorso,quello alla ricerca delle “virtù eroiche” delServo di Dio padre Amantini, che haattraversato a ritroso i lunghi anni in cui ilpassionista è stato l’unico esorcista di Roma, alsantuario della Scala Santa. Moltissime lepersone che si mettevano in fila fin dalle primeore dell’alba per essere accolte da lui; intantissimi si accalcavano per partecipare alla suaMessa mattutina. Nato in provincia di Grossetonel 1914 con il nome di Eraldo, aveva ricevutol’abito religioso nel 1929, assumendo il nuovonome di Candido dell’Immacolata. Arrivato aRoma, alla Scala Santa, nel 1936, per

conseguire la licenza in Teologia alla PontificiaUniversità Angelicum, fu ordinato sacerdote il13 marzo 1937. Dotato di una grande capacitàdi apprendere e con un’ottima conoscenza delgreco, aveva imparato anche l’ebraico, il tedescoe il sanscrito. Insegnante molto apprezzato, diebraico e di Sacra Scrittura, dal 1945 al 1947insegna ai seminaristi passionisti alla ScalaSanta; quindi viene trasferito nel convento deiSanti Giovanni e Paolo, per insegnare allostudio internazionale dei Passionisti, dal 1947al 1960. Fino a quando la sua salute vienemeno ed è costretto a lungo ricoveroospedaliero, in seguito al quale cambierà poicompletamente attività. Inizia a fare i primiesorcismi sotto la guida del confratelloAlessandro Coletti e inizia anche ad averecontatti con padre Pio da Pietrelcina. Dal 1961fino alla morte, nel 1922, resta alla Scala Santacome esorcista. Su insistenza dell’alloracardinale vicario Ugo Poletti, nel 1986 alla suascuola si mette anche padre Gabriele Amorth, alquale padre Candido trasmette la sua lungaesperienza. Spesso aiutava anche chi ricorreva a

lui per situazioni materiali estremamentedifficili. Era soprattutto il suo ministero diguida spirituale quello che lo rendevaparticolarmente ricercato. I confratelliricordano la sua parola «tranquilla e sicura», lasua vita di preghiera, e il suo amore«quantomai profondo e sentito» per laMadonna, alla quale è dedicato l’unico libroche ha scritto: Il mistero di Maria, del 1971 (ed.Dehoniane). Anche negli ultimi anni, quandola salute peggiorava e i ricoveri ospedalieri sifacevano più frequenti, padre Candido siimmergeva completamente nella preghiera. Il22 settembre 1992, perfettamente lucido,muore, nella sua stanza del convento. È la festadi san Candido. I suoi resti mortali sono statitraslati dal cimitero del Verano alla Cappella delCrocifisso nel Pontificio santuario della ScalaSanta. Si ricorda che di lui padre Pio diceva aquanti si recavano a Pietrelcina: «Voi venite daRoma? Cosa venite a fare da me? Alla ScalaSanta avete un santo: andate da lui!». Alla suamorte disse: «Era davvero un sacerdote secondoil cuore di Dio».

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Venerdì nel Palazzo Lateranensela conclusione della fase diocesanadella causa di beatificazionedel sacerdote morto nel 1992 a Roma

ROMA SETTE

On line su www.romasette.itfacebook.com/romasettetwitter.com/romasette

a Fao donerà agli “Empori della solidarietà” della Caritasdiocesana di Roma le eccedenze di prodotti alimentari,bevande, articoli di vestiario e prodotti parafarmaceutici

di prima medicazione, provenienti dalla sua sede romana. Èquesto il frutto dell’accordo firmato lo scorso 17 novembretra Daniel Gustafson, vicedirettore generale (Operations)dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazionee l’agricoltura, e monsignor Enrico Feroci, direttore dellaCaritas di Roma. Ogni anno, circa un terzo del cibo prodotto nel mondo per ilconsumo umano è sprecato o perso: una quantità chesarebbe sufficiente a soddisfare le esigenze alimentari globali.La Fao, da questo punto di vista, è in prima linea negli sforziper evitare e ridurre le perdite di cibo, anche attraverso lasensibilizzazione tra industrie, commercianti al dettaglio econsumatori. Gustafson, sulla base del fatto che il cambiamento duraturoavviene in primo luogo attraverso l’impegno di ognuno acorretti stili di vita, ha sottolineato che la Fao farà la sua parte,evitando sprechi e donando le eccedenze attraverso la Caritas.L’accordo è stato realizzato su impulso della CaritasInternationalis, organismo ecclesiale – anch’esso con sede aRoma – che opera a programmi e progetti promossi dalla Faoe che nel biennio 2013–2015 ha promosso la campagnamondiale “Una sola famiglia umana, cibo per tutti”.

Gli “Empori della solidarietà”, lo ricordiamo, sono dei veri epropri supermercati dove la spesa, però, può essere fattagratuitamente, utilizzando una speciale tessera che vienerilasciata dai centri di ascolto a chi si trova in situazioni diparticolare bisogno o difficoltà. Attualmente nella Capitale gliEmpori sono tre: il primo si trova a via Casilina Vecchia, nellaCittadella della Solidarietà Santa Giacinta; gli altri due nellezone di Spinaceto e di Trionfale. A questi prossimamente,annunciano dalla Caritas di Roma, se ne affiancheranno altridue, nei settori Nord e Ovest della diocesi.Chiunque può sostenere gli Empori e, attraverso questi,aiutare le famiglie in difficoltà: sul sito della Caritas –www.caritasroma.org – è infatti attivo il servizio “Fai la spesasolidale”. «Durante l’anno – spiegano dalla Caritas diocesana– riusciamo a reperire generi alimentari di primaria necessità,non deperibili, come pasta, zucchero, pelati, legumi in scatolaecc. mediante delle raccolte alimentari che organizziamograzie al valido aiuto di centinaia di volontari davanti aiprincipali supermercati della città, pertanto, tramite la spesaonline, abbiamo ritenuto utile proporre un ventaglio diprodotti diversi ma necessari alla dieta delle famiglie cheaiutiamo, e che risultano di più difficile reperimento. Unavolta ricevuta la “spesa solidale”, provvederemo arendicontare l’operazione inviando la documentazionedell’avvenuta consegna».

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La Fao sostiene gli «Empori della solidarietà»Firmato un accordo con la Caritas diocesana

Supplemento di Avvenire - Responsabile: Angelo ZemaCoordinamento redazionale: Giulia RocchiSede: Piazza San Giovanni in Laterano 6a00184 Roma; [email protected]. 06 6988.6150/6478 - Fax 06.69886491

Abbonamento annuo euro 58.00C. Corr. Postale n. 6270 intestato a Avvenire - Nei SpaDirezione vendite - Piazza Indipendenza 11/B00185 Roma - Tel. 06.68823250 - Fax 06.68823209Pubblicità: Publicinque Roma - Tel. 06.3722871

E D I T O R I A L E

ANNO SANTO:I BILANCI VERI

SI FANNO NEI CUORI

ANGELO ZEMA

n questi giorni, in sede di bilanci delGiubileo, una parola ha troneggiatosu molti organi di stampa: «flop».

Tra passione per i numeri (cheappartiene a ogni giornalista e inspecial modo ai suoi capi), polemicapolitica, critica al Papa da parte ditaluni, la parola ha preso corpo indiversi articoli che hanno messo in luceopere incompiute nella Capitale o maiavviate rispetto a quelle previste e chehanno discettato sull’interpretazione deinumeri dei pellegrini convenuti a Roma(oltre venti milioni). Intendiamoci, èassolutamente sacrosanto esprimeregiudizi su qualsiasi evento o fatto, equindi anche sul Giubileo, visto anchenell’ottica dell’impatto sulla città, manon c’è da farsi illusioni: la modalitàdei media nell’accostarsi al fattoreligioso appartiene a logiche chedifficilmente riescono a inquadrarlonella sua complessità e finiscono pernon facilitarne la comprensione, conconsiderazioni che rasentano il grottesco(cosa dire di quel titolo secondo cuiquello che si conclude oggi sarebbe stato«il peggior Anno Santo di tutti itempi»?). È del tutto riduttivo limitareil tema del Giubileo alle operepubbliche che avrebbero dovutomodernizzare la città o anche a undibattito sui numeri dei partecipanti(ma si dimentica forse che il Papa havoluto che fosse celebrato in tutte lediocesi? e poi, i numeri sarebberoinferiori rispetto a quali cifre, e previsteda chi?). C’è altro, certamente, e sfuggea un’analisi di questo tipo. Bastariandare al contenuto della Bolla diindizione di questo Giubileo perrendersene conto, ma anche allatestimonianza di Papa Francesco lungoquesti dodici mesi. In primo luogo,l’attenzione concreta e personale aipoveri: pensiamo a eventi giubilaricome quello dedicato ai carcerati el’altro, l’ultimo in ordine di tempo, conle persone socialmente escluse; algrande segno dei “Venerdi dellamisericordia” nelle “periferieesistenziali” di Roma; ai viaggi animatidallo spirito ecumenico che percorretutto il Giubileo, ultimo dei quali quelloin Svezia per i 500 anni della Riformaprotestante. Non c’è qui una cifra daquantificare, se non quella delle personeincontrate o dei chilometri percorsi, manon è questo ciò che interessa. Ciò checonta è la cifra dell’incontro e deldialogo, per un verso, è la cifra dellamisericordia, dall’altro. Torna allamente l’appello iniziale del Papa a «farel’esperienza di aprire il cuore a quantivivono nelle più disparate periferieesistenziali, che spesso il mondomoderno crea in maniera drammatica».E qui i segni sono già vivi, anche aRoma, come raccontiamo spesso sullenostre pagine, a partire dall’ostello edalla mensa della Caritas che a viaMarsala ha accolto in un annododicimila pellegrini speciali pronti avarcare la Porta della carità e adaccostarsi a chi soffre nello spiritogiubilare. Per proseguire con i segni dicarità nati o potenziati grazieall’impulso del Giubileo nelle parrocchiee nelle altre realtà ecclesiali. C’è poi,nel nascondimento, il Giubileo vissutonei cuori delle persone. Il piùimportante. E lì non c’è giornale chepossa trarre bilanci. È stata unapreziosa opportunità di cammino che harichiamato all’essenziale della vita.Come ha detto il cardinale Bagnasco,«l’Anno giubilare ci ha spinti achiederci se Dio c’entra ancora con lanostra vita oppure, insensibilmente, èdiventato come un soprammobile chearreda la quotidianità». È questo ilvero terreno per un bilancio, che forsenon è possibile stilare oggi, mentre ilPapa chiude la Porta Santa di SanPietro. È di fatto il confronto con ladomanda di Gesù, «Che cosacercate?», ai due discepoli diGiovanni. La risposta e i suoi fruttinon appartengono però al mondodell’informazione.

IAlle 10 chiude il Giubileodella «Chiesa in uscita»

Francesco presiede il rito alla Porta Santa di San Pietro. Diretta in ultra Hd

DI ANDREA ACALI

Anno Santo ci ha sollecitati, dauna parte, a tenere fisso losguardo verso il compimento del

Regno di Dio e, dall’altra, a costruire ilfuturo su questa terra, lavorando perevangelizzare il presente, così da farne untempo di salvezza per tutti». Dio «è unPadre fedele, è un Padre premuroso, chenon abbandona i suoi figli. Dio non ciabbandona mai!». Papa Francesco chiuderàquesta mattina alle 10 i battenti della PortaSanta della basilica di San Pietro aconclusione del Giubileo straordinariodella Misericordia. Lo farà in silenzio. Manella mente e nel cuore di quantiseguiranno il rito che precede lacelebrazione della Messa nella solennità diCristo Re dell’Universo saranno presenti leparole pronunciate domenica scorsa dalSanto Padre all’Angelus. Parole chespiegano il senso di questi dodici mesiiniziati l’8 dicembre scorso, con il prologoinedito dell’apertura della Porta Santa aBangui, nel cuore dell’Africa. ConFrancesco, quel 29 novembre, c’eral’arcivescovo Dieudonné Nzapalainga, cheieri è stato creato cardinale. Il Papa havoluto così in qualche modo legare il suoterzo concistoro all’Anno Santo e al suomessaggio universale di misericordia, diChiesa “in uscita”, china sui sofferenti, suipoveri, sugli emarginati, che sono il cuoredel Vangelo, come ha sottolineato anchecon l’ultimo grande evento giubilareriservato alle persone socialmente escluse.Ieri il Papa ha consegnato la porpora adaltri 16 nuovi “principi della Chiesa”. Acominciare dal nunzio apostoliconell’«amata e martoriata Siria», MarioZenari. Gli elettori sono in tutto 13. Unosolo è curiale: si tratta di Kevin JosephFarrell, prefetto del nuovo Dicastero per iLaici, la Famiglia e la Vita. Gli altri diecisono residenziali. Due sono americani,Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, eJoseph William Tobin, appena trasferitodalla sede di Indianapolis a quella diNewark. Due sono europei: lo spagnoloCarlos Osoro Sierra, arcivescovo di Madrid,e il belga Jozef De Kesel, arcivescovo diMalines–Bruxelles. Tre i latino–americani:il brasiliano Sérgio da Rocha, arcivescovo diBrasilia; il venezuelano Baltazar EnriquePorras Cardozo, arcivescovo di Mérida, e ilmessicano Carlos Aguiar Retes, titolare

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dell’arcidiocesi di Tlalnepantla. Uncardinale ciascuno per Africa, Asia eOceania: Maurice Piat, vescovo di Port–Louis (Isola Maurizio), Patrick D’Rozario,arcivescovo di Dhaka (Bangladesh), e JohnRibat, che guida la Chiesa di Port Moresby(Papua Nuova Guinea). Altri quattrocardinali sono ultraottantenni e dunqueesclusi da un eventuale conclave: sonoAnthony Soter Fernandez, arcivescovoemerito di Kuala Lumpur (Malaysia),l’italiano Renato Corti, emerito di Novara,l’emerito di Mohale’s Hoek, Sebastian KotoKhoarai, del Lesotho, ed Ernest Simoni,

sacerdote dell’arcidiocesi di Shkodrë–P ult(Scutari), simbolo della persecuzionesubita dai cattolici nell’Albania comunistadi Enver Hoxha. Il rito di chiusura saràtrasmesso in Ultra Hd sul canale 200 dellapiattaforma satellitare gratuita Tivùsat. Unevento che replica le trasmissioni dellacanonizzazione di san Giovanni XXIII e disan Giovanni Paolo II e l’apertura dellaPorta Santa. È stato un Giubileo intenso ericco di eventi significativi, dai Missionaridella misericordia alla prima Porta Santadella storia, quella nell’ostello don Luigi DiLiegro, che non introduceva in una chiesa.È stato il Giubileo dei “Venerdì dellamisericordia”, con il Papa che ha datol’esempio di come vivere concretamente leopere di carità. È stato il Giubileo dellaconsolazione e della speranza, con la vegliaper asciugare le lacrime o l’accoglienza deicarcerati. È stato il Giubileo delrinnovamento, che si chiude ma in fondonon si conclude per quanti voglionoprolungare nel tempo il suo messaggio dievangelizzazione.

L’evento con gli «esclusi»e persone socialmente escluse, i«Lazzaro di oggi», come li ha definiti

il Papa, hanno riempito domenica labasilica di San Pietro nel Giubileo lorodedicato, ultimo grande evento giubi-lare prima della chiusura dell’Anno San-to. Portati da varie associazioni, hannopartecipato alla Messa del Papa: alcunisono saliti all’ambone per le letture, al-tri per la preghiera dei fedeli, altri ver-so l’altare per l’offertorio. Francesco hagiudicato «inaccettabile» che la perso-na umana, «il bene più prezioso agli oc-chi di Dio», venga «spesso scartata».

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la celebrazione

Anno XLIII – Numero 37 Domenica 20 novembre 2016

Piazza San Pietro e, sotto, papa Francesco all’apertura della Porta Santa

Padre Candido Amantini

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PECI

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DI ROBERTA PUMPO

i chiude oggi questa Porta Santa, ma non sichiude mai la porta sempre aperta dellamisericordia di Dio né scompare la compagnia

dolce della Madre della Misericordia. Con questacertezza e questo valido aiuto diventiamo anche noitestimoni credibili di misericordia in mezzo al nostromondo». Queste le parole dell’arciprete della basilicapapale di Santa Maria Maggiore, il cardinale SantosAbril y Castelló, che nel pomeriggio di domenica 13novembre ha chiuso la Porta Santa aperta da PapaFrancesco il 1 gennaio scorso, solennità di MariaSantissima Madre di Dio. Una lunga processione haaccompagnato il rito solenne della chiusura della PortaSanta la cui chiave è stata portata all’altare. La stessasarà poi chiusa nella capsa, la cassetta di zinco nellaquale sarà anche contenuto il verbale di chiusura dellaPorta Santa: il tutto sarà inserito nel muro che chiudela porta dall’interno e che sarà eretto lunedì 5dicembre.«Si chiude la Porta Santa ma il nostro cammino diChiesa pellegrina continua, nel nostro cuore e nellenostre comunità», ha affermato l’arciprete durante laMessa solenne concelebrata, tra gli altri, dai cardinaliJavier Lozano Barragán e Dario Castrillón Hoyos, dagliarcivescovi Rino Fisichella, presidente del PontificioConsiglio per la promozione della nuova

evangelizzazione, Francisco–Javier Lozano Sebastián eFrancesco Canalini.«Dio viene incontro a noi come un Padre che perdonaper poter recuperare in noi l’atteggiamento dicorrispondenza alla sua volontà salvifica – haaffermato il cardinale Santos Abril y Castelló –. Questanostra risposta al suo amore deve dimostrarsinell’amore fraterno. Adesso, verso la fine dell’Annodella Misericordia, Gesù ci esamina sul nostro amore

verso Dio e verso i fratelli. È vero che durante questotempo santo ci siamo sforzati per riedificare il tempiodel nostro cuore e della nostra comunità come “pietrevive”. Ma precisamente il fatto di salire verso il montedella carità di Dio, l’orizzonte della nostra vita si èaperto di più e siamo diventati più coscienti anchedella nostra povertà che il Signore è sempre pronto acolmare». «In questo itinerario di santità, che è sempredi umiltà, fiducia e carità – ha concluso il cardinale –abbiamo bisogno di una guida, cioè della mano

materna di Maria, la “Odigitria”.L’icona della Vergine nella basilica diSanta Maria Maggiore è nello stileiconografico orientale dell’Odigitria,cioè di colei che indica la via versoCristo».La Porta Santa della basilica di SantaMaria Maggiore è opera dello scultorebolognese Luigi Enzo Mattei, unicovivente tra gli artisti autori delle PorteSante a Roma. Offerta alla basilicadall’Ordine Equestre del SantoSepolcro di Gerusalemme, fubenedetta da Papa Giovanni Paolo IInel pomeriggio dell’8 dicembre 2001.Fino al 1° gennaio 2016 non era maistata aperta. La Porta, alla qualel’artista ha dato il nome di “Gesù risorto appare allaMadre” è stata realizzata in bronzo, è larga 173centimetri e altra 334,50 centimetri.Alla sinistra è scolpita l’immagine di Maria ispirata allaMadonna Salus Populi Romani conservata in basilica,in alto è rappresentata una scena dell’Annunciazione ela scritta sottostante “Mater Dei”. Nell’anta di destra èscolpito Gesù Risorto con i segni della Passione, in altola scena della Pentecoste e la scritta “Mater Ecclesiae”.Nel basamento, invece, ci sono le raffigurazioni delConcilio di Efeso e del Vaticano II, che definirono

rispettivamente Maria Madre di Dio e Madre dellaChiesa. La Madonna e Gesù sono rappresentati con lemani protese verso il fedele.Caratteristica di questa Porta Santa è che i battenti nonsi possono spingere allo stesso tempo: si deve aprireprima quello che raffigura la Vergine. Lo scultore l’hacosì concepita per sottolineare che è Maria che apre lastrada verso Gesù, unica via di salvezza. Con le dueante aperte le figure del Cristo e della Madonnacontinuano a guardare i fedeli che passano e, con laparticolare posizione delle mani, li invitano ad entrare.

giudicando e rimproverando». Il Signore citratta «come il padre misericordioso cheaspetta fiducioso il ritorno del figlio equando lo vede da lontano gli corre incontro,lo abbraccia, lo riveste di dignità di figlio e fafesta».Come noi siamo stati degni di misericordia,ha continuato il cardinale, così dobbiamoessere misericordiosi verso gli altri.Dobbiamo «raccogliere l’impegno adaccrescere la nostra attenzione, la nostra curae premura verso i sofferenti e i poveri: farsiprossimi, accorgersi di chi soffre, interessarsi,impegnarsi a fare quanto ci è possibile peraiutare, sollevare, consolare». Il «popolo deisofferenti», che a Roma è «ormai così visibilee numeroso nei nostri palazzi, quartieri,parrocchie, ci appartiene, ce lo ha lasciato ilSignore». A loro sono dedicate le cure e iservizi della «nostra Caritas diocesana, leCaritas parrocchiali e tante altre generoseassociazioni ecclesiali e di volontariato», ma«curare le ferite dei poveri, lenirle con l’oliodella consolazione, fasciarle con la solidarietà

e l’attenzionedovuta è dovere ditutti, secondo lepossibilità diciascuno». Perquesto, ha conclusoil cardinale Vallini,«impegniamoci anon rimanereindifferenti». Poil’appello finale, asuggello dell’annodella misericordia:«Risvegliamo lanostra coscienzadavanti alle pene ditante famiglie che civivono accanto, etestimoniamo inuna società semprepiù cinica chel’unicarealizzazione dellavita sta nel donareamore e viveresecondo giustizia lenostre relazioniumane».

ella basilica di San Paolo fuori le Mura, apresiedere i vespri per la chiusura della

Porta Santa, nel pomeriggio di domenica scor-sa, è stato il cardinale arciprete James MichaelHarvey, su mandato del Papa. «Durante que-st’Anno Santo – ha affermato Harvey, come ri-ferisce L’Osservatore Romano – molta gente èvenuta per “fare il giubileo”, con l’entrata dal-la Porta Santa, le preghiere e soprattutto lagrazia dei sacramenti della riconciliazione e

dell’Eucaristia», per esprimere «il desiderio del-la conversione, cioè di diventare ciò che il Si-gnore vuole per noi». Ma ora, «chiusa la portasanta», ci sarà comunque la porta paolina – a-perta in occasione dell’anno dedicato a sanPaolo – proprio per far comprendere che «Dioè sempre accessibile».Durante il Giubileo, ha proseguito l’arciprete,la basilica «ha accolto molti gruppi, cattolici ecristiani di altre tradizioni». E anche persone

«lontane dalla Chiesa, chehanno potuto trovare nell’ac-coglienza divina del sacra-mento della riconciliazioneun nuovo inizio e impeto nelloro cammino di fede».L’Anno Santo, ha detto anco-ra Harvey, ha suscitato «nonpochi miracoli di guarigionespirituale e di sollievo inte-riore: l’impulso profetico e pa-storale del Papa, che l’avevaspinto a indire il Giubileostraordinario della misericor-dia, ha in seguito trovato unarisposta entusiastica da partedei fedeli, e molti hanno po-tuto contemplare il misterodella misericordia».La Porta Santa della basilica diSan Paolo è stata realizzata inbronzo dorato dallo scultoreEnrico Manfrini, e qui collo-cata in occasione del Giubileodel 2000. Misura 3,71 metri inaltezza e 1,82 in larghezza, eillustra il tema della Trinità.Reca alla base un distico in la-tino: “Ad sacram Pauli cunc-tis venientibus aedem – sit pa-cis donum perpetuoquae sa-lus” (”A quanti vengono nelsanto tempio di Paolo sia con-cesso il dono della pace e del-la salvezza eterna”). (R. S.)

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«La Chiesa pellegrina continua a camminare»

L’Anno Santovera lezionedi misericordia

L’arciprete Abril y Castelló a Santa MariaMaggiore: «Coscienti della nostra povertàche il Signore è pronto a colmareCon l’aiuto di Maria diventiamotestimoni credibili dell’amore nel mondo»

La basilica di Santa Maria Maggiore

DI CHRISTIAN GIORGIO

e mani del cardinale vicario AgostinoVallini si posano vicino alla scritta incisanel 2000 dal maestro Floriano Bodini:

«Christus heri, hodie, semper». Sotto laspinta, i cardini si muovono su se stessi, nelsilenzio dell’intera basilica. Alle 17.41 del 13novembre, un rumore sordo annuncia lachiusura della Porta Santa della cattedrale cheè madre e capo di tutte le chiese di Roma edel mondo. Una volta terminato il breve rito,il cardinale, con il vicegerente FilippoIannone e l’arcivescovo Rino Fisichella,presidente del Pontificio Consiglio per lapromozione della nuova evangelizzazione, ivescovi ausiliari, il vicario del cardinalearciprete Luca Brandolini, i canonici, icoadiutori del Capitolo lateranense e decinedi sacerdoti romani, si sono recati inprocessione all’altare papale di San Giovanniin Laterano, accompagnati dal corodiocesano diretto da monsignor MarcoFrisina. Quasi a consuntivo di un intensoAnno Santo, il cardinale Vallini hasottolineato nell’omelia (testo integrale apagina 4) come nel corso del Giubileo, laChiesa abbia «imparato nuovamente che lasorte finale del mondo non è in mano gliuomini, ma alla misericordia di Dio, di cuiGesù è il volto visibile». Una misericordia chenon è «segno di debolezza o di rinuncia, maforza, magnanimità, irradiazionedell’onnipotenza amorevole del Padre cheguarisce le nostre infermità, risana le fragilità,ci rialza dalle nostre cadute e ci sprona albene».Il pensiero del cardinale è andato poi aipoveri, ai malati, agli esclusi. Tanti di lorohanno passato la porta santa della basilicalateranense. «Se ci soffermiamo a considerarel’amore di Gesù» nei loro confronti, «esoprattutto se contempliamo il Redentorenella passione e morte in croce, noi nontroveremo altra spiegazione che lamanifestazione della sua misericordia versodi noi. Perché tuttoin Lui parla dimisericordia. Nullain Lui è privo dicompassione». Nelcorso dell’AnnoSanto, il Papa, haproseguito Vallini,«ci ha invitato avivere piùconsapevolmente leparabole dellamisericordia»:quella della pecorasmarrita, dellamoneta perduta, delpadremisericordioso.Parabole che ci«offrono un grandeinsegnamento»,proprio a noi «cheper le nostredebolezze spessorestiamo inattivispettatori verso chisbaglia o pensiamodi far bene

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San Giovanni in Laterano: lachiusura della Porta con Vallini«Risvegliamo le coscienze»davanti al «popolo dei sofferenti»

La Porta Santa ormai chiusa (foto Gennari)

il rito con Harvey

San Paolo, resta la porta paolina

Il cardinale arciprete James Michael HarveyLa Messa a San Giovanni (foto Gennari)

2 Domenica20 novembre 2016

Vallini alla Messa di chiusura della Porta Santa

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DI ALBERTO COLAIACOMO

n percorso inverso, in uscita versol’esterno, per passare la Porta Santa eandare nella città «a incontrare l’uomo,

perché solo in esso è presente Cristo». Unalunga processione, al termine dellacelebrazione eucaristica presieduta dalcardinale Agostino Vallini, ha varcato l’usciodella mensa e dell’ostello Don Luigi Di Liegrosormontato dalla scritta “Lo avete fatto a Me”(Mt, 25): ospiti dei centri Caritas, volontari,

operatori pastorali e molti sacerdoti e religiose.Così si è concluso sabato 12 novembre ilGiubileo della Misericordia che la diocesi diRoma ha vissuto, in modo straordinario, nelcentro di accoglienza per senza dimora allaStazione Termini. Una Porta giubilare – laprima nella storia che non introduce abasiliche o chiese – aperta da Papa Francesco il18 dicembre 2015 nel primo venerdì dellaMisericordia, gli appuntamenti mensili chehanno caratterizzato l’Anno Santo delpontefice vicino alle persone sofferenti. Una

Messa che il cardinale vicario ha presiedutoconcelebrandola con monsignor Enrico Feroci,direttore della Caritas romana, padre SebastianVazhakala, superiore generale dei Missionaridella Carità, alcuni parroci, i sacerdoti delCollegio Lombardo, alla presenza deglistudenti del Seminario Maggiore. La liturgia – icanti, le letture e le preghiere – è stata animatadagli ospiti dei diversi centri di accoglienzapromossi dall’organismo pastorale. Durantel’omelia, il cardinale Vallini ha spiegato laprocessione di uscita – «senza che la PortaSanta venga chiusa» – con il coraggiodell’azione alla città, perché il Giubileo «in cuiabbiamo sperimentato un tempo di grazia e dimisericordia» possa essere un punto d’inizio.Ricominciamo nella gioia e nell’impegno – hadetto il vicario del Papa –, per far respirare allacittà lo spirito che respiriamo qui nell’ostello».Durante l’Anno Santo, ha aggiunto, «la parolamisericordia, che è rivelazione di Dio stesso, èentrata nel cuore di tante persone, adessodobbiamo viverla». Commentando il vangelodel Buon Samaritano, il porporato ha dettoche la domanda da porsi è «cosa posso fare ioper gli altri?» e la risposta è «farsi prossimi eagire, stare vicini e ascoltare chi soffre».Un’azione che deve ripartire propriodall’ostello diocesano alla Stazione Termini,quest’anno “visitato” da 12mila pellegrini cheprestando volontariato hanno chiestol’indulgenza giubilare, perché si tratta di «unascuola di carità», da cui ci si augura parta «unaluce di misericordia che invada tutta la città».Perché, ha aggiunto Vallini, «è vero che lepovertà sono in aumento, ma grazie a Dioabbiamo anche la straordinaria opera di tantivolontari e tante persone di buona volontà dicui non si parla mai abbastanza». Ecco perché,anche se il Giubileo si conclude, ha spiegatomonsignor Enrico Feroci, «la porta deve esseresempre aperta, nell’animo ma soprattuttoattraverso la disponibilità fattiva a favore deglialtri. Dobbiamo uscire – ha spiegato ildirettore Caritas – perché solo incontrandol’uomo troviamo Cristo».

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La celebrazione di Vallinialla struttura Caritas di viaMarsala. «Far respirare allacittà lo spirito che si vive qui»Feroci: «Nell’uomo troviamoCristo». La liturgia animatadagli ospiti dei vari centri

Ostello,porta sempre apertaper incontrare chi soffre

DI MICHELA ALTOVITI

ono statimigliaia, nelGiubileo

straordinarioindetto da PapaFrancesco, ipellegrini chehanno varcato laPorta Santa delDivino Amore,ubicata sotto la

storica torre del primo miracolo, e tantissimi erano ifedeli che l’hanno attraversata per l’ultima voltasabato 12 novembre, in occasione del rito di chiusuraofficiato dal cardinale Agostino Vallini. Il porporato,che aveva presieduto anche il rito di apertura lo scorsogennaio, ha poi celebrato la Messa solenne nel nuovoSantuario. «Nel buio della sera – ha detto – la Porta diCristo è illuminata e a proteggerla c’è l’immagine dellaMadonna. Noi la attraversiamo per giungere all’altaredove fare esperienza della misericordianell’Eucarestia». Nel sottolineare come l’Anno Santosia stato un tempo straordinario di grazia, il vicariodel Papa ha voluto fare una sintesi di quanto ilGiubileo ha lasciato e insegnato a ciascuno; in primoluogo, ha spiegato, abbiamo imparato che cosa sia lamisericordia: «Non è debolezza o fragilità, è inveceforza, è il segno della bontà di Dio che ci rialza dallenostre cadute». È solo in virtù dello sguardoamorevole del Padre che noi siamo salvi e il Vangelo

stesso «ci ricorda che tutta la vita di Gesù non è statache misericordia fino alla croce, quando haabbracciato il mondo intero» e ha perdonato il buonladrone. Vallini ha anche ricordato a questo propositocome il Papa, in uno dei primi Angelus del suopontificato, abbia esortato a «non stancarsi di chiedereperdono». Un secondo aspetto evidenziato dalcardinale rispetto ai lasciti del Giubileo è la miglioreconoscenza delle parabole della misericordiadell’evangelista Luca, in particolare quella del Padremisericordioso «che dà un grande insegnamento: Dioè per noi quel padre che riconosce da lontano il figlio,gli corre incontro e non gli fa una lezione sul peccato,

nemmeno gli lascia pronunciare tutto l’atto di dolore,ma lo abbraccia e prepara la festa». Spesso, haevidenziato Vallini, «siamo noi che giudichiamo econdanniamo le miserie altrui mentre Dio ci chiede diaccompagnare l’altro per far prendere coscienza delmale». Da questo deriva anche il terzo e ultimoinsegnamento del Giubileo: «Dobbiamo accrescere ilnostro impegno verso le persone sole facendociprossimo del povero, dell’ultimo», alla luce dellaparabola del Buon Samaritano. L’anno giubilare,infatti, ci ha spinto a riflettere su chi sia il nostroprossimo, ha sottolineato il cardinale Vallini: «È lapersona a cui tu ti fai prossimo come il Buon

Samaritano ha fatto». Il porporato ha affidato l’ereditàdel Giubileo alla Madonna perché «ispiri in noi buonipropositi, specie quello di non chiudere la porta delnostro cuore a nessuno. Maria – ha continuato – èstata modello in tal senso fin dall’Annunciazione,facendosi serva, poi con la Visitazione, andandoincontro ad Elisabetta, e ancora a Cana, conl’intercessione per il primo miracolo; infine, con lavicinanza ai discepoli dopo l’esperienza del Calvario».Il vicario del Papa ha invitato a pregare la Madonna«affinché ci aiuti a rinnovarci perché cominciamodavvero una vita nuova. Solo così sapremo che ilGiubileo ha portato frutto».

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«Chiusura»alla torree al nuovoSantuario

La Porta Santa dell’Ostello Caritas con il mosaico di Rupnik (tutte le foto in pagina sono di Cristian Gennari)

La Porta della carità all’Ostello Don Luigi Di Liegro I partecipanti alla Messa di Vallini all’Ostello

Il cardinale Vallini si appresta a chiudere la Porta Santa del Divino Amore La Messa al Santuario Nuovo del Divino Amore

Al Divino Amore affidata a Maria l’eredità del Giubileo

3Domenica20 novembre 2016

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Pubblichiamo il testo integrale dell’omeliapronunciata dal cardinale vicario Agostino Vallininella celebrazione per la chiusura della PortaSanta della basilica di San Giovanni in Laterano,lo scorso 13 novembre.

ari fratelli e sorelle!Sta per concludersi l’anno liturgico –domenica prossima celebreremo la

solennità di Cristo Re dell’universo – e laParola di Dio appena proclamata ci invita ariflettere e a pregare sulle realtà ultime dellanostra vita. Il Vangelo ci parla della fine delmondo, prefigurata nella distruzione diGerusalemme. Gesù e i discepoli si trovanovicino al tempio, che era stato riedificato dalre Erode, e il Signore ne annuncia ladistruzione come punizione della condottainfedele del popolo eletto; del tempio nonrimarrà pietra su pietra. E poi aggiunge:«Guardate di non lasciarvi ingannare. Moltiverranno sotto il mio nome dicendo: Sonoio, e il tempo è prossimo; non seguiteli».Cristo mette in guardia i discepoli e li invita anon perdersi d’animo: si troveranno nelmezzo di guerre, rivoluzioni, pestilenze,sollevazioni di popoli contro altri popoli,saranno perseguitati, ma non devonoterrorizzarsi. Tutto ciò è frutto del peccatodegli uomini, ma chi rimane fedele, chi ponela sua speranza nel Signore non deve temerenulla; anzi, avrà occasione di daretestimonianza di un amore più grande enella perseveranza salverà la sua anima.L’attesa di Cristo – ci ammonisce san Paolo

nella seconda lettura – non deve avvenirenell’ozio e nella pigrizia, ma nell’impegnogeneroso di costruire il Regno di Dio.In questo Giubileo della Misericordia – di cuila Porta Santa che abbiamo appena chiuso èstata un segno – abbiamo imparatonuovamente che la sorte finale del mondonon è in mano agli uomini, ma allamisericordia di Dio, di cui Gesù è il voltovisibile. Avere fede in Lui vuol direcomprendere il nostrodestino, attingere alla fontedella luce, della serenità edella pace: Cristo–misericordia «è l’atto ultimo esupremo con il quale Dio civiene incontro».Il Giubileo è stato per laChiesa il «tempo favorevole»che ha reso più forte edefficace la nostratestimonianza di credenti.Siamo grati al Signore e daoggi intendiamo impegnarci acontinuare a vivere conmaggiore consapevolezza eresponsabilità il dono dellamisericordia. Che cosa ci ha insegnato inquesto anno la meditazionedella misericordia di Dio?Anzitutto che la misericordianon è un segno di debolezza odi rinuncia, al contrario, èforza, magnanimità,irradiazione dell’onnipotenza amorevole delPadre che guarisce le nostre infermità, risanale nostre fragilità, ci rialza dalle nostre cadutee ci sprona al bene. «La misericordia di Dio –ha affermato il Papa – non è un’idea astratta,ma una realtà concreta con cui Egli rivela ilsuo amore come quello di un padre e di unamadre che si commuovono fin dal profondodelle viscere per il proprio figlio. È... amore[che] proviene dall’intimo come unsentimento profondo, naturale, fatto ditenerezza e di compassione, di indulgenza edi perdono».Ciò vuol dire che se viviamo sotto lo sguardomisericordioso del Padre, noi saremopersone realizzate e felici. A ben vedere tuttala storia della salvezza fino ad oggi, e lo saràin futuro, è stata una economia dellamisericordia. Se ci soffermiamo a considerarel’amore di Gesù verso i peccatori, i poveri, imalati, gli esclusi, e soprattutto se locontempliamo nella passione e morte in

croce, noi non troveremo altra spiegazioneche la manifestazione della sua misericordiaverso di noi. Fissando lo sguardo orante suGesù Crocifisso ci sarà più facile seguirlo eimitarlo nelle nostre vicende umane, anchein quelle dolorose. «Tutto in Lui parla dimisericordia. Nulla in Lui è privo dicompassione». Con il Giubileo il Papa ci ha invitato ameditare e a cercare di vivere più

consapevolmente le parabole dellamisericordia: quella della pecora smarrita,quella della moneta perduta e quella delpadre misericordioso (cfr Lc 15,1–32), nellequali il Signore «viene sempre presentatocome colmo di gioia, soprattutto quandoperdona. In esse troviamo il nucleo delVangelo e della nostra fede, perché lamisericordia... tutto vince, ... riempie il cuoredi amore e... consola con il perdono». Cari fratelli e sorelle, che grandeinsegnamento per noi, che per le nostredebolezze spesso restiamo inattivi spettatoriverso chi sbaglia o pensiamo di far benegiudicando e rimproverando! Mi ha semprecolpito l’atteggiamento del padre dellaparabola che aspetta fiducioso il ritorno delfiglio e quando lo vede da lontano, gli correincontro, lo abbraccia, lo riveste della dignitàdi figlio e fa festa, perché quel figlio eraperduto ed è stato ritrovato. Il Signore cosìtratta noi, non ci mortifica, non ci umilia, ci

accoglie e gioisce del nostro ritorno a Lui.Pensando che a noi per primi è usatamisericordia, dobbiamo essere misericordiosiverso gli altri.«Il perdono delle offese – ci dice il Papa – [è]l’espressione più evidente dell’amoremisericordioso e per noi cristiani è unimperativo da cui non possiamoprescindere…. è lo strumento posto nellenostre fragili mani per raggiungere la serenitàdel cuore». La misericordia diventi un «idealedi vita e criterio di credibilità per la nostrafede».Infine, un altro tratto distintivo dellamisericordia vogliamo raccogliere e custodirecome frutto dell’Anno Santo: è l’impegno adaccrescere la nostra attenzione, la nostra curae premura verso i sofferenti e i poveri. Nellaparabola del Buon Samaritano Gesù ciinsegna che non dobbiamo sentire lontanoda noi nessuno, ma al contrario farciprossimo a tutti. Accorgersi di chi soffre,interessarsi, impegnarsi a fare quanto ci èpossibile per aiutare, sollevare, consolare,cercando di farlo con i sentimenti di Gesù, èun dovere di ogni discepolo di Cristo cheoggi vogliamo rinnovare. Il popolo deisofferenti, ormai così visibile e numeroso

anche a Roma, nei nostripalazzi, quartieri eparrocchie, ci appartiene, celo ha lasciato il Signore.Domandiamoci se abbiamogià raggiunto quel grado disensibilità che muove adagire o se rimaniamoancora dispiaciuti, mainattivi.Come Chiesa di Roma,siamo grati al Signore perquanto opera la nostraCaritas diocesana, le Caritasparrocchiali e tante altregenerose associazioniecclesiali e di volontariato,ma «curare le ferite deipoveri, lenirle con l’oliodella consolazione, fasciarlecon la solidarietà el’attenzione dovuta» èdovere di tutti, secondo lepossibilità di ciascuno. Cari fratelli e sorelle,

impegniamoci – come ci dice il Santo Padre– «a non rimanere indifferenti». PapaFrancesco ci dice ancora: «Le nostre manistringano le mani [dei poveri], tiriamoli a noiperché sentano il calore della nostrapresenza, dell’amicizia e della fraternità. Cheil loro grido diventi il nostro e insiemepossiamo spezzare la barriera di indifferenzache spesso regna sovrana per nasconderel’ipocrisia e l’egoismo». Risvegliamo dunque la nostra coscienzadavanti alle pene di tante famiglie, che spessoci vivono accanto, e testimoniamo in unasocietà che sembra diventare sempre piùcinica che l’unica vera realizzazione della vitasta nel donare amore e nel vivere secondogiustizia le nostre relazioni umane. La Vergine Maria, Salus Populi Romani,interceda per noi e ci accompagni sulle viedel vero bene.

Cardinale Agostino Vallini

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i intitola “Misericordiosi come ilPadre” ed è la guida che haaccompagnato la Chiesa di Roma

lungo tutto il Giubileo straordinariodella Misericordia. Grazie a questosussidio (consultabile per tutto l’annosul sito www.romasette.it) comunitàparrocchiali, realtà associative esingoli fedeli hanno potuto vivere almeglio gli eventi giubilari della diocesie accostarsi a un cammino intessutodalla misericordia. A prepararlo, ilComitato diocesano appositamentecostituito per l’Anno Santo, guidatodal cardinale vicario, che presentava ilsussidio proprio un anno fa, con unalettera datata 9 novembre 2015,solennità della dedicazione dellabasilica lateranense. E proprio labasilica di San Giovanni in Laterano,cattedrale di Roma, è stata il cuore delGiubileo per la diocesi, come hannotestimoniato pellegrinaggi di settori,parrocchie e altre realtà ecclesiali.Ampio il contenuto delle 82 paginedella guida: brani scelti della Bolla diindizione, la Misericordiae vultus, unascheda sulle Porte Sante e unasull’indulgenza giubilare, la preghieradi papa Francesco per il Giubileo, leindicazioni per vivere al meglio l’AnnoSanto con i suoi momenti privilegiati

(la catechesi, il sacramento dellariconciliazione, la testimonianza dellamisericordia e l’esperienza delpellegrinaggio), le opere dimisericordia previste in diocesi, leiniziative dell’Opera romanapellegrinaggi per l’accoglienza deipellegrini, il calendario degli eventicon il Papa. E ancora, il calendariodegli appuntamenti promossi dai variUffici diocesani al servizio di tutta lacomunità diocesana: per il cleroromano, i diaconi, i consacrati, iseminaristi, i catechisti, gli animatoridi adolescenti e responsabili dioratori, gli adolescenti, i giovani, gliuniversitari, gli insegnanti, lecomunità etniche, gli ammalati e glioperatori sanitari, gli uomini e ledonne delle istituzioni politiche eamministrative, gli operatori dellacarità, gli operatori dellacomunicazione sociale e gli artisti,quelli impegnati nel settore delturismo. La Porta Santa, insomma,anzi le Porte Sante sono rimaste aperteper tutti, come ha tante volte spiegatopapa Francesco. Il suo desiderioesplicito è che nessuno fosse esclusoda questo «fiume di grazia» e che pertutti potesse essere luce e forza di vitanuova.

SLa guida tra gli eventi

Il testo integrale dell’omeliadel cardinale vicario allaMessa per la chiusura dellaPorta Santa della basilicadi San Giovanni in Laterano«Accrescere l’attenzione, lacura e premura verso i poveriLa vera realizzazione della vitasta nel donare amoree nel vivere secondo giustizia»

«Vivere con responsabilitàil dono della misericordia»

I fedeli che varcano la Porta Santa in San Giovanni in Laterano

Il cardinale Vallini (foto Gennari)

La basilica gremita per la Messa di chiusura della Porta Santa (foto Gennari)

4 Domenica20 novembre 2016

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La “Casa della misericordia”a Santa Maria della Fiducia

he bello sarebbe se, come un ricordo, dicia-mo, un “monumento” di quest’Anno della Mi-

sericordia, ci fosse in ogni diocesi un’opera struttura-le di misericordia». Questo l’invito rivolto da PapaFrancesco ai presbiteri durante la veglia giubilare perla festa della Divina Misericordia, il 2 aprile scorso. Epoche settimane fa un’opera del Giubileo è nata fasu iniziativa della XVII prefettura, che comprende 12parrocchie del quadrante est, all’estrema periferiadella Capitale, tra Giardinetti e Pantano. Si tratta del-la “Casa della Misericordia”, inaugurata il 27 ottobredal vescovo ausiliare per il settore Est, Giuseppe Mar-ciante. Si trova in via Casilina 1799/M e rientra nel ter-ritorio di competenza della parrocchia Santa Mariadella Fiducia, guidata da don Gerardo Di Paolo. È composta da ampi locali che la parrocchia ha pre-so in affitto con la Cooperativa Santi Pietro e Paolo,che il pomeriggio svolge attività di accoglienza gio-vanile. I volontari, in realtà, sono all’opera già da lu-glio e, coadiuvati da don Gerardo e dal vice parroco,don Luca Centurioni, offrono assistenza a quanti vi-vono situazioni d’indigenza, senza distinzione di na-zionalità, religione, età. Il 40% sono italiani, il restostranieri, tra cui la comunità più numerosa è quellarumena. Si distribuiscono viveri e indumenti lunedì,martedì, giovedì e venerdì dalle 9 alle 11 e ogni per-sona bisognosa può usufruirne 2 volte a settimana.Nelle stesse giornate, dalle 19 alle 21, per chi ha gra-vi difficoltà economiche, è attiva la mensa solidale:ne beneficiano dalle 60 alle 80 persone, molte dellequali senza fissa dimora, ma anche intere famiglie.La sera prima della distribuzione, i volontari, un cen-tinaio, fanno la colletta alimentare in panifici, su-permercati, macellerie disponibili a donare le ecce-denze che altrimenti andrebbero sprecate.

«Purtroppo c’è ancora poca sen-sibilità da parte dei supermer-cati, in particolar modo delle pic-cole attività commerciali, a ce-dere qualcosa ai poveri – affer-ma don Luca –. In tanti non ca-piscono quanto sia bello farequalcosa per gli altri e non co-noscono la legge, non sanno cheavrebbero diritto a sgravi fiscali».Per essere accolti nella “Casa del-la Misericordia” bisogna esseremuniti di una tessera di parteci-pazione ottenibile dopo un col-loquio con il responsabile della

parrocchia di appartenenza. Viene obliterata ad ogniaccesso e ha validità semestrale ma può essere sem-pre rinnovata. «Dal 1 agosto abbiamo compilato 760tessere – spiega il viceparroco –. Le famiglie sono com-poste mediamente da 4 persone. Non poche, soprat-tutto quelle straniere, composte anche da 7 persone». La fila dietro i cancelli della “Casa della Misericordia”è lunga già alle 8 del mattino. Uomini e donne, tan-te con bimbi piccoli nel passeggino, provenienti dadiversi quartieri, anche al di fuori della XVII prefet-tura. «Le porte non si chiudono a nessuno – aggiun-ge don Luca –. Questo è il quadrante più povero diRoma. Gli abitanti sono 550mila, il 30% vive al di sot-to della soglia di povertà». Disponibile anche un ser-vizio medico con visite gratuite e distribuzione di far-maci dietro presentazione di ricetta.

Roberta Pumpo

Pastorale giovanile, l’Avvento per i gruppi adolescentiUn itinerario sui Vangeli e un incontro a San MelchiadeDI GIULIA ROCCHI

n sussidio e un incontro perprepararsi al Natale: ecco laproposta del Servizio diocesano per

la pastorale giovanile per il periododell’Avvento. «Si tratta di un itinerario diaccompagnamento per il tempo forte,valorizzando la pagina evangelica diciascuna delle quattro domeniche diAvvento – spiega don Antonio Magnotta,incaricato del Servizio diocesano –. Neigruppi c’è il rischio di dimenticare iltempo forte della liturgia della Chiesa, dicontinuare i cammini avviati riducendo iltempo forte a qualche superficialerichiamo occasionale senza un condurre iragazzi dentro la sapienza pedagogicadella maternità della Chiesa, che ci vuoleaccompagnare alla grotta di Betlemme pervivere davvero il Natale. Non abbiamoalcuna pretesa e ci permettiamo di offrire

delle schede semplici e facilissime dautilizzare». Il sussidio, come sottolinea ilnome La Parola agli adolescenti, partedunque dal brano del Vangelo inprogramma per ciascuna domenica, e poioffre agli animatori tracce di riflessione,suggerisce un’attività o un segnoparticolari da legare a quel testo. Nonmancano, poi, lo spazio per la preghiera ela meditazione personale. «Sappiamo –riflette ancora don Magnotta – che ognischeda potrà essere, in effetti, il luogo dipartenza da cui far scaturire altre idee oaltre modalità di utilizzo: per noi è unsemplice segno per ricordare a tuttiquanto i ragazzi aspettano la Parola ehanno diritto di essere accompagnati avivere il Natale. Crediamo – conclude –che la Parola può essere messa nel cuoredei ragazzi al punto che sanno diventarneprotagonisti, capaci di donarla alla loroquotidianità e alla loro ferialità». Proprio

la liturgia della Parola di Avvento, pensataappositamente per i ragazzi, è inprogramma il 3 dicembre, nellaparrocchia di San Melchiade (viaCostantiniana, 19); seguirà la Festadell’accoglienza dei nuovi gruppi didopo–Cresima. Il Servizio diocesanoorganizza i pullman per facilitare lospostamento. Tutti comunque sonoinvitati a segnalare la presenza entro il 25novembre. E dopo la Parola, i testimoni:in chiusura, ormai dopo Natale, il 28dicembre, i giovani sono invitati a unagiornata in giro per Roma sulle tracce disant’Agnese e san Luigi Gonzaga, convisite ad alcuni luoghi legati alla vita deidue santi e ai presepi del Colle Vaticano.Previsto anche un momento di riflessionee gioco al Pontificio Seminario Minore. Leadesioni vanno comunicate entro il 16dicembre: 06.69886447,[email protected].

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Sostentamento del cleroGenerosi, ma non basta

Padre Claudio Santoro, pavoniano, vicario parrocchiale a San Barnaba, è uno dei testimonial della campagna “Chiediloaloro”

a dato alloggio nella suaparrocchia a una famiglia dirifugiati: è don Grzegorz Piotr

Mrowczynski, parroco dei SantiCirillo e Metodio a Dragoncello. Haaperto un bar in parrocchia peravvicinare tanti giovani senza puntidi riferimento nella periferia Est diRoma: è don Fabio Fasciani, exparroco di San Patrizio. Ha messo inpiedi una struttura per l’accoglienzae l’educazione dei bambini di strada:è padre Claudio Santoro, vicarioparrocchiale di San Barnaba a TorPignattara. «Sono alcune storie di“Chiesa in uscita” che vedono comeprotagonisti i sacerdoti della nostradiocesi. Ma sono tante le realtàromane in cui i sacerdoti sispendono per la loro gente essendopadri, fratelli, amici». Lo raccontaPierluigi Proietti, incaricatodiocesano del Servizio “Sovvenire”,evidenziando l’importanza dellagiornata di oggi, dedicata in tuttaItalia alla sensibilizzazione per ilsostegno alla missione dei sacerdoti.Nella nostra diocesi le offerte per isacerdoti coprono soltanto il 3,7%del fabbisogno per i loro stipendi,che vanno da circa 900 euro mensiliper i preti appena ordinati fino apoco meno di 1.400 euro per ivescovi vicini alla pensione. Bisognacosì attingere anche ai fondi 8xmilleper coprire il divario, infatti oltre il50% della quota diocesanadell’8xmille è destinata alsostentamento del clero. Oltre 200parrocchie romane si sonoorganizzate oggi per sensibilizzare ifedeli a sostenere i nostri sacerdoti,con locandine promozionali, tavoliinformativi, messaggi. Il momentopiù importante sarà l’offerta durantele Messe: «In molte parrocchie unlaico come me ci metterà la faccia –continua l’incaricato diocesano –chiedendo ai fedeli di dare il loropiccolo contributo: non importaquanto, un segno di appartenenza aquesta famiglia che è la Chiesa, dicui i sacerdoti sono un pernoinsostituibile. Non chiediamo quindidi essere generosi, perchéconosciamo bene le tante difficoltà

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di questo periodo. Invitiamo tutti,però, a sentirsi vicini ai nostrisacerdoti e per farlo basta anche uneuro, un piccolo–grande segno: tantegocce fanno il mare!».Il ricavato della colletta verràripartito tra la parrocchia e l’Istitutocentrale per il sostentamento delclero. In molte parrocchie lo scorsoanno è stata svolta questa giornata disensibilizzazione con l’impegnodecisivo degli incaricati parrocchiali.«I risultati – sotolinea Proietti – sonostati a volte davvero sorprendenti: ilsacerdote sta a cuore al popolo diDio, alla sua gente, più di quanto avolte si possa pensare. A Roma laraccolta in questa domenica è

cresciuta dai 20mila euro nel 2012 ai50mila euro nel 2015. Ma c’è ancoratanto da fare!».Anche le diverse realtà ecclesiali sonoinvitate a dare il loro contributo conuna raccolta dedicata. «Così –afferma Proietti – collaboriamodavvero insieme a costruire la Chiesa“in uscita, inquieta e libera” chechiede Papa Francesco». Contribuireal sostentamento dei sacerdoti perl’anno 2016 è possibile fino al 31dicembre (informazioni:www.sovvenirediocesidiroma.it). Ladonazione per i sacerdoti èdeducibile dal proprio redditoannuale nella dichiarazione deiredditi (modello Unico o modello

Giornata di sensibilizzazioneLa raccolta di questa domenica più che raddoppiata in tre anni

grazie agli incaricati parrocchialiLe offerte però coprono finorasoltanto il 3,7% del fabbisogno

Universitaria Siena:oltre 3.500all’iniziativadiocesana

«È la quarta volta chepartecipo a questopellegrinaggio. Per me èun momento moltobello, perché èun’occasione per fermarsi e condividere lavita e la fede con i miei coetanei». Marildastudia Medicina all’Università La Sapienzae sabato 12 novembre, insieme ad altri3.500 ragazzi, ha partecipato a Siena al XIVpellegrinaggio degli universitari promossodall’Ufficio diocesano per la pastoraleuniversitaria e guidato dal vescovoausiliare Lorenzo Leuzzi. La figura di santaCaterina ha accompagnato le varie tappedella giornata. I ragazzi, al loro arrivo nelduomo, sono stati accolti dal sindacoBruno Valentini, dal rettore dell’Universitàdegli Studi Francesco Frati, edall’arcivescovo Antonio Buoncristiani, cheli ha invitati a visitare la città, fondata suun disegno teologico, e in particolare la

basilica di san Francesco, dove sonoconservate alcune ostie consacrate che nel1730 furono rubate e ritrovate, e da alloracustodite miracolosamente intatte. Unmessaggio del ministro dell’IstruzioneStefania Giannini è stato letto aipartecipanti al pellegrinaggio. E la giornatasi è conclusa proprio a San Francesco.«Caterina – ha spiegato don MauroMantovani, rettore della PontificiaUniversità Salesiana, che ha guidato lafiaccolata attraverso le strade della città –si è affidata al Signore, che ha cambiato lasua vita e non è rimasta delusa.Prendiamola d’esempio soprattutto neimomenti difficili della nostra vita».

Marina Tomarro

solidarietà

730). Va effettuata a favoredell’Istituto centrale per ilsostentamento del clero–Erogazioniliberali, via Aurelia 796, Roma00165, con causale “erogazioneliberale art. 46 L.222/85” e puòessere compiuta attraverso quattromodalità: versamento su contocorrente postale n. 5780300;bonifico bancario (Banca PopolareEtica, filiale di Roma, via Parigi,Iban:17IT15V0501803200000000161011);carta di credito, sul sitowww.insiemeaisacerdoti.it; versamentopresso l’istituto diocesanosostentamento clero in Vicariato(secondo piano). (R. S.)

DI LORENA LEONARDI

iamo una comunità con ungrande senso dell’accoglienzae della misericordia, non

potremmo desiderare di meglio, c’ètanto bisogno di carità in questomomento». Il mercedario padreGiuseppe Celano è il parroco di SantaMaria della Mercede e Sant’AdrianoMartire, che ha ricevuto ieri la visitadel cardinale vicario Agostino Vallini.«Conosco questa comunità moltobene, negli anni è cambiata ed è

cresciuta», spiega padre Celano, chenella parrocchia di viale ReginaMargherita è stato anche viceparroco:«Qui al quartiere Coppedè vivonopersone colte, ma gli affitti costosifanno sì che moltissimi appartamentisiano adibiti a studi medici e legali.Oltre 200 invece sono abitati dastudenti, dal momento che ciaffacciamo sul viale ReginaMargherita, a due passi da Luiss, LaSapienza e Policlinico. Ma tuttosommato giovani ce ne sono pochi, edal 2000 sono sempre meno. I 6–7mila abitanti che gravitano attorno anoi ormai sono sempre più personeanziane e, troppo spesso, sole». Èquesta una delle ragioni che hannoportato all’attivazione del “Telefonod’argento”: «Era già operativo nellacontigua parrocchia di San Roberto

Bellarmino, ma dal 2008 è partitoanche da noi. Si tratta – spiega ilparroco – di un luogo di ascoltotelefonico rivolto prevalentementeagli anziani emarginati e soli.Cerchiamo di ascoltare i loro bisogni,offrire un’occasione di dialogo espesso anche di incontro. È accadutorecentemente, con la Festa dei nonni,dove erano presenti oltre centopersone, e avviene periodicamente,con il cosiddetto “angolodell’amicizia”, che riunisce gli anzianioffrendo momenti di condivisione».Molto forte anche «l’attenzione versoi poveri. Grazie alla Caritas, con ilCentro di ascolto, e al volontariatovincenziano, abbiamo potenziato lapresenza sul territorio, offrendo tutti ivenerdì la colazione a numerosiavventori, fornendo vestiario ma

anche ciò di cui le persone hannobisogno, che sia uno spazzolino ouna mano a trovare lavoro. Nell’Annodella Misericordia abbiamo aperto lasede della Misericordia di RomaCentro, per assistere i senzatetto egarantire visite di primo soccorso».Oltre alle attività di catechesiordinaria, la parrocchia di SantaMaria della Mercede ospita unacomunità dell’Azione Cattolica, «dasempre l’anima di questa chiesa –confida padre Celano – se si pensache negli anni ’90 era addirittura lapiù numerosa di Roma», e due gruppineocatecumenali. «In passatoavevamo parecchi scout, ma oggi igiovani scarseggiano. In quest’otticastiamo lavorando per un rilancio,mettendo l’accento sulla pastoralefamiliare».

Il Telefono d’Argento accanto agli anzianiOpportunità di dialogoa S. Maria della Mercede eS. Adriano, dove è alta anchel’attenzione verso i poveri

5Domenica20 novembre 2016

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6 Domenica20 novembre 2016

olonia, 1945. Mentre èimpegnata ad assisterei feriti della seconda

guerra mondiale, Mathilde,giovane medico francesedella Croce Rossa, vede ilconcitato arrivo in ospedaledi una suora in cerca diaiuto. Allora la segue inconvento dove alcunesorelle incinta, vittima distupri da parte dei soldatisovietici, vengono tenutenascoste... Comincia così ilrecupero di una vicenda

realmente accaduta e affidata ora al film Agnus Dei (nellafoto una scena), una coproduzione tra Francia e Poloniadiretta dalla francese Anne Fontaine. Madeleine Pauliac(è il nome della vera dottoressa) ha 27 anni quando,medico in un ospedale francese, partecipa alla liberazionedi Parigi e, all’inizio del 1945, in qualità di ufficialemedico, si occupa di dirigere la missione di rimpatriofrancese da Mosca. Solo alcune notizie essenziali per far

capire che la storia poggia su fatti autentici sui quali (cosadi decisiva importanza) dalla fine della guerra era calatoun totale, colpevole silenzio. Finalmente Anne Fontaine,regista finora di film diversissimi (Il mio migliore incubo,2011; Two mothers, 2013; Gemma Bovery, 2014) riprende inmano l’episodio e lo affronta con le opportunemodifiche utili a ricostruire il momento storico, il clima,l’ambiente. Tutti aspetti che possono risultare inediti e,appunto, quasi di finzione, mentre rimandano ad unevento atroce e terribile: quello degli stupri di guerra,ossia perpetrati nel momento della follia più feroce,scatenatasi durante il conflitto e in situazione di totalemancanza di controllo. Il gesto subito senza possibilità didifendersi innesca conseguenze differenti nelle suore. Ilcopione le mette a fuoco con efficacia secondo unagamma di sfumature che vanno dalla vergogna, allacomprensione, alla pietà per la creatura che sta pernascere. Linea di raccordo tra le “sorelle” e l’esterno (cuiuna di loro è costretta a rivolgersi, anche se la regola delconvento vorrebbe che tutto si svolgesse in silenzio) èMathilde, che mette professionalità e spirito di servizionell’opera di soccorso e affronta anche incertezze,indecisioni, rifiuti legati alla promessa religiosa. Grazie a

lei, le suore ritrovano un equilibrio e la forza per superarequell’ostacolo e le sue pesanti conseguenze. Laricostruzione è corretta e plausibile, forse non emergecome dovrebbe il dolore vissuto dalle suore e lalacerazione del loro conflitto spirituale. Ma l’approccio èvigoroso, e aiuta a tornare in modo giusto dentro queimomenti e quelle situazioni, immaginando oggi (masolo immaginando) i terribili istanti che hanno segnatola Seconda guerra mondiale, eventi dove comprensione epietà erano scomparsi e nemmeno indossare il velobastava a respingere la più bieca violenza. Il film puòservire a riflettere sul tema delicatissimo della violenza diguerra sulle donne, ieri e oggi, in situazioni certo diversema con altrettanta ferocia. Sulle atmosfere del film, laregista ha spiegato: «Volevo descrivere il passaggio ditempo lento e meditativo di un convento, mantenendoin ogni momento la tensione drammatica. È stato unequilibrio difficile da trovare, sia durante la fase discrittura della sceneggiatura che nel corso delle riprese. Misembrava importante si sapesse che nei momenti di paceogni “sorella” si dedica ad un’attività di “formazione”:leggere, cucire, conversare».

Massimo Giraldi

PIn «Agnus Dei» il dramma degli stupri di guerracinema

SABATO 26Alle ore 9.30 incontra gli operatoridella pastorale familiare nella SalaTiberiade del Seminario RomanoMaggiore. Alle ore 17 incontra gli operatoripastorali e celebra la Messa nellaparrocchia di Santa Emerenziana.

DOMENICA 27Alle ore 10.30 incontra gli operatoripastorali e celebra la Messa nellaparrocchia di Santa Gemma Galgani.

Al Circo Massimo aprel’area archeologica

pre per la prima vol-ta al pubblico l’area

archeologica del più gran-de edificio per lo spetta-colo dell’antichità: da gio-vedì 17 novembre l’areadel Circo Massimo è statainfatti aperta con ingressoda piazza di Porta Capena.I visitatori potranno acce-dere alle gallerie e ammi-rare resti di antiche latri-ne e botteghe, nonché im-portanti frammenti archi-tettonici e lapidei rivenu-ti alla luce dopo i lavori direstauro.

A

arte

Veglia d’Avvento alla Sapienza per gli universitari degli atenei romani - Caritas, corso su rifugiati e migrantiInaugurazione della mostra 100 presepi - Presentazione di un restauro a Santa Maria in Montesanto

celebrazioniVEGLIA DI AVVENTO PER GLIUNIVERSITARI DEGLI ATENEI ROMANI.Sabato 26 alle ore 19 la cappella dellaSapienza in piazzale Aldo Moro 5ospita la veglia di preghiera perl’Avvento per gli studenti universitaridegli atenei romani, dedicata a “Sagginell’attesa”.

FESTA DELLA MEDAGLIA MIRACOLOSA ASANT’ANDREA DELLE FRATTE. Domenicaprossima a Sant’Andrea delle Fratte(omonima via al civico 1) il correttoregenerale dei Minimi padre FrancescoMarinelli celebrerà, alle 18.15, laMessa in occasione dell’aperturadell’Anno Mariano, nel 175moanniversario dell’apparizione dellaMadonna del Miracolo ad AlfonsoRatisbonne. Nella stessa giornata, alle17.30, processione aux flambeaux conil quadro della Madonna del Miracolofino a piazza di Spagna.

incontriGIORNATA DI STUDIO SULL’ARCHIVIODELLA PENITENZIERIA APOSTOLICA. Unagiornata di studio su “L’Archivio dellaPenitenzieria Apostolica: stato attualee prospettive future” si terrà il 22novembre, dalle 9, al Palazzo dellaCancelleria. L’incontro intende offrireun bilancio delle attività a distanza di5 anni dell’apertura dell’archivio allaconsultazione degli studiosi.Interverranno, tra gli altri, il cardinaleMauro Piacenza, penitenzieremaggiore, e monsignor AlessandroSaraco, direttore dell’Archivio dellaPenitenzieria apostolica.

UNIVERSITA’ EUROPEA: RADICI DELMONACHESIMO. Martedì 22, alle 16,all’Università Europea di Roma, (viadegli Aldobrandeschi, 190), si terrà latavola rotonda “Il monachesimo alleradici della società di oggi”.Nell’occasione sarà presentato ilvolume “San Benedetto e l’Europa nel50° della Pacis nuntius. Materiali perun percorso storiografico”, a cura diPierantonio Piatti e Renata Salvarani(Lev). Intervengono: padre PedroBarrajon, rettore dell’UniversitàEuropea; padre Juan Javier FloresArcas, rettore del Pontificio AteneoSant’Anselmo, e gli autori.

INAUGURAZIONE DELL’ANNOACCADEMICO AL CAMILLIANUM.Mercoledì 23 si terrà l’inaugurazionedell’anno accademico delCamillianum. La cerimonia prenderàil via alle 9 con la Messa presieduta dapadre Léocir Pessini, moderatoregenerale del Camillianum; seguirà larelazione annuale di Palma Sgreccia,preside dell’istituto. La lectiomagistralis, dal titolo “Amoris Laetitia.Riflessioni sull’educazione esull’amore”, sarà tenuta dal vescovoEnrico dal Covolo, rettoredell’Università Lateranense.

APRA: “DIALOGARE CON LA CULTURA”CONTRO LA CRISI. Quest’anno l’Ateneopontificio Regina Apostolorum offriràun ciclo di conferenze “In dialogo conla cultura” che partiranno il 24novembre per chiudersi il 18 maggio2017. Si tratta di un percorsoformativo che mira ad arricchire ipartecipanti offrendo anche esperienzeesistenziali. Tutte le conferenze siterranno dalle ore 17 alle ore 18. Laprima in calendario è prevista per il 24novembre, “La cultura dello scarto” acura di padre Michael Ryan.

INAUGURAZIONE DEI “100 PRESEPI”. Ibambini della scuola dell’infanziaGiuseppe Mazzini inaugureranno, conun presepe vivente, la 41maesposizione “100 presepi” giovedì 24alle 11 (Sale del Bramante: vialeGabriele D’Annunzio – piazza delPopolo). Parteciperà monsignorVincenzo Paglia, presidente dellaPontificia accademia per la vita.

LECTIO DIVINA A SANTA MARIA INTRASPONTINA. Nella chiesa di SantaMaria in Traspontina (via dellaConciliazione, 14/c), il 25 alle 18.30,padre Bruno Secondin, teologocarmelitano, parlerà di “Vigilantinell’attesa. Matteo 24, 37–51”.

WELFARE E FLESSIBILITA’, RIPENSARE ILLAVORO CON VALUE@WORK. Il 25 alle 9si terrà al Palazzo Massimo alle Terme(largo Villa Peretti, 2), il primo eventoorganizzato da Value@Work, il“gruppo di condivisione per lariorganizzazione valoriale del mondo”dell’Ateneo Regina Apostolorum. Tra ipartecipanti, Maurizio Sacconi,presidente Commissione lavoro alSenato, e Giorgio Ambrogioni,presidente Cida.

CONVEGNO DEI GIURISTI CATTOLICI SUVANONI. ”Ezio Vanoni, giuristacattolico e politico: dal Codice diCamaldoli alla Riforma tributaria” è iltitolo del convegno, organizzatodall’Unione giuristi cattolici italiani,che si terrà il prossimo 26 novembrealle 9.30 presso l’Istituto dellaEnciclopedia italiana (piazzaomonima).

formazioneCARITAS, CORSO UNIVERSITARIO SURIFUGIATI E MIGRANTI. Sono aperte leiscrizioni al Corso multidisciplinare diformazione su rifugiati e migrantipromosso dalla Caritas di Roma incollaborazione con l’Università LaSapienza, l’Alto Commissariato Onuper i Rifugiati, il Consiglio italiano peri rifugiati e l’Associazione per lo studiodel problema mondiale dei rifugiati.Possono partecipare le persone inpossesso del diploma di scuolasecondaria superiore o di titoloequivalente. Il corso ha duratasemestrale: incontri il venerdì a partiredalle ore 16. Informazioni:[email protected].

culturaPRESENTAZIONE DEL RESTAURO DELLAPALA D’ALTARE A SANTA MARIA INMONTESANTO. Oggi, nella chiesa diSanta Maria Montesanto, a piazza delPopolo, al termine della Messa chesarà celebrata alle 12 in suffragio diGigi Magni, alla presenza di moltiartisti sarà presentato il restauro dellapala dell’altare maggiore raffigurantela Madonna di Monte Santo (olio sutela, prima metà sec. XVII) dellapittrice Plautilla Bricci (prima metàsec. XVII).

UNA COMMEDIA PER L’ONCOLOGIAMEDICA DEL GEMELLI. La Compagniadell’allegria “Il cenacolo dei teatranti”si esibirà nella commedia brillante“Ma non è una cosa seria” a favoredell’Oncologia Medica delPoliclinico Gemelli oggi alle ore 18,al teatro parrocchiale di Gesù DivinMaestro (via Vittorio Montiglio, 18).I biglietti possono essere acquistatipresso il Day hospital di Oncologiamedica del Gemelli (8° piano ala Edalle 9 alle 13).

CONCERTO IN ONORE DI SANTA CECILIA.Si terrà oggi il concerto in onore diSanta Cecilia diretto da AntonioRendina con il soprano Elena Zevini el’orchestra La Galleria Armonica.Appuntamento alle 17 alla chiesaevangelica valdese di piazza Cavour,32.

UNA MOSTRA PER DIRE “AUGURI” AIDOMENICANI. L’Ordine Domenicanoconclude le celebrazioni del suoottavo centenario con una mostrad’arte contemporanea ospitata nelcomplesso della basilica di SantaSabina, sede della Curia generaliziadell’ordine. Dal 23 novembre – coninaugurazione ufficiale il 22 alle 18.30– al 24 gennaio 2017, sarà cosìpossibile ammirare le opere piùsignificative dell’artista di famainternazionale Kris Martin.

PRESENTAZIONE LIBRI/1: “ALLA RICERCADI GESU’ DI NAZARETH”. Saràpresentato martedì 22 alle 11.15all’Università Lateranense il libro acura di Nicola Ciola (Liup editrice) daltitolo “Alla ricerca di Gesù di Nazarethe altri scritti”. La presentazione avverràin occasione della commemorazionedel sacerdote Vladimir Boublik. Oltreall’autore, interverranno i professoriKarel Skalicky e Giuseppe Lorizio. Nelpomeriggio, alle 17.30, incontro sullostesso tema al Collegio Nepomucenodi via Concordia 1.

PRESENTAZIONE LIBRI/2: “LA LETTERA ELO SPIRITO”. Ambrogio MariaPiazzoni, viceprefetto della Bibliotecaapostolica vaticana, presenterà ilvolume “La lettera e lo Spirito. Studidi cultura e vita religiosa (secoli XII–XV) per Edith Pasztor” nell’aula A delDipartimento di Storia, Culture,Religioni de La Sapienza. All’incontro,il 25 novembre alle 17,parteciperanno i curatori e padreAlvaro Cacciotti, decano della facoltàteologica della Pontificia UniversitàAntonianum.

DONARE IL SANGUE CON CROCE ROSSA EAVIS. La Croce Rossa Italiana saràpresente, domenica 27 dalle 8 alle 11,nella parrocchia Sacro Cuore di CristoRe (Viale Mazzini, 32). L’Aviscomunale, sempre domenica 27,raccoglierà il sangue a Santa MariaStella dell’Evangelizzazione (viaAmsterdam, 5).

DI ROBERTA PUMPO

ono 484 mila le persone, appartenenti a65 nazionalità diverse, sbarcate sullecoste italiane dal 2014 al 1 novembre

2016 così suddivise: 170 mila nel 2014, 154mila nel 2015 e 160 mila nel 2016. Di queste,una su tre rimane sul nostro territorio. Unflusso migratorio continuo che non deve«impaurire». A fronte di questi arrivi ognianno si registra un calo di 250 mila italianitra quelli che si trasferiscono all’estero e idecessi. A Roma su 8 nascite si registrano 10morti ed ecco che i migranti «possonorappresentare un valore aggiunto, investire sudi loro vuol dire costruire il futuro». È quantoha sostenuto monsignor Giancarlo Perego,direttore della Fondazione Migrantes, sabato12 novembre, nel corso dell’incontro

promosso dal Centro missionario diocesanoe dall’Ufficio per la pastorale dellemigrazioni, rivolto a sacerdoti, animatori emissionari delle parrocchie. Tema dellaconferenza, al Seminario Maggiore, “Unmondo in movimento. Gli spostamentimigratori perché e verso dove”. Oggi imigranti nel mondo sono 244 milioni, nel1965 erano 75 milioni. Per Laura Zanfrini,docente di sociologia delle migrazioniall’Università Cattolica delSacro Cuore di Milano,«oggi è difficile distinguerele categorie di migranti.C’è la migrazione forzata,quella economicavolontaria e quella di chilascia la propria terra su“mandato familiare” peroffrire alle famiglierimaste nel Paese diorigine un futuromigliore». Perego ha lettola storia di due ragazziafricani di 25 e 29 anniora accolti in una

parrocchia di Firenze. Nessuno dei due volevavenire in Italia. Il primo, proveniente dalMali, è stato aiutato dalla madre a fuggireperché destinato a morte certa: nel suo Paese,infatti, c’è l’usanza di sacrificare il figlio piùpiccolo di una famiglia scelta dal capovillaggio. Il secondo, invece, è statotrasportato al porto dal suo ultimo datore dilavoro ed è stato costretto a partire. «In questedue storie c’è un filo sottile che separa la

migrazione economicada quella forzata – haaffermato monsignorPerego –. Sono storieche vanno raccontateper tutelare la dignitàdelle persone, per capirecome poterle accoglierenelle nostre città. Nellenostre parrocchie sonoospitati 30 milarichiedenti asilo mabisogna fare in modoche ci siano servizistrutturali in ogniComune».

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L’appello di monsignor Peregoall’incontro al Maggiore suglispostamenti migratori. Flussi«che non devono impaurire»

Monsignor Perego

«La sfida della crisi»:accoglienza inclusiva

a storia di una famiglia è solcata da crisi di ognigenere, che sono anche parte della sua dramma-tica bellezza» (Amoris Laetitia 232). La crisi è sem-

pre espressione di una fragilità che viene impietosamen-te alla luce. Tuttavia non è scontato che la crisi sia solo unfenomeno negativo: «Una crisi superata non porta ad u-na relazione meno intensa» (AL 232), ma va considerata u-na tappa verso la felicità.Certo, la fragilità necessita di una analisi attenta, compe-tente ed efficace. Quella che Papa Francesco chiama «lasfida della crisi» (AL 232–238) è una pagina appassionatae un appello intenso: «In nessun modo bisogna rassegnarsiad una curva discendente, a una mediocrità da sopporta-re» (AL 232). Ed ecco il punto centrale: «Se tutte fossero per-sone maturate normalmente, le crisi sarebbero meno fre-quenti e dolorose» (AL 239).La Chiesa è ben consapevole del peso di ferite psicologi-che (AL 239–240) e dei condizionamenti e delle difficoltàche le persone possono subire al di là di quanto esse pro-clamano (AL 301). Tra questi condizionamenti vi sono fat-tori psichici e sociali (AL 302; AL 308), che se non consi-derati ci porterebbero a sviluppare «una morale fredda,da scrivania» (AL 312).Invece Papa Francesco invita tutti a curvarsi sulla realtà:ciò significa offrire una accoglienza inclusiva a tutte le «si-tuazioni critiche», restituendo la giusta dignità a ogni con-dizione difficile. A questo punto lo sforzo pastorale assu-me la necessità di comprendere e capire le ragioni profon-de di ogni condizione, anche grazie all’ausilio delle com-petenze psicologiche.La fragilità dunque deve essere riconosciuta e può essereconsiderata come una opportunità perché se adeguata-mente compresa, accompagnata e sostenuta, essa è unasorta di trampolino verso la pienezza. La pienezza e il li-mite sono in tensione fra di loro: nessuno dei due, avver-te Papa Francesco, possono essere negati.È dunque opportuno favorire e integrare nei processi pa-storali inerenti la famiglia la partecipazione di esperti concompetenze psicologiche. Ma questo non basta. Nel per-corso di accoglienza, di accompagnamento, di discerni-mento e di integrazione diventano fondamentali le fami-glie stesse: famiglie che aiutano altre famiglie.In questo senso le famiglie dei diaconi permanenti in mo-do particolare sono chiamate ad assumere con coraggiole nuove sfide che impongono il rinnovamento della pa-storale famigliare oggi. E nella diocesi di Roma ci sono ol-tre 100 diaconi! Famiglie, esperti, presbiteri possono co-stituire quella rete che risponda all’appello di Papa Fran-cesco di aiutare le famiglie, tutte le famiglie, a percorre-re il cammino di «graduale sviluppo della propria capa-cità di amare» (AL 325), consapevoli che «nessuna famigliaè perfetta» (Al 325) e che ogni crisi deve essere vissuta co-me una opportunità.

Pianeta famigliaa cura di Tonino Cantelmi

«Investire sui migranti per creare futuro»

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