A tutto sesto numero 17

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Italo e Paola Mannucci, telefono e fax 02 4151880, [email protected] Mario e Santina Viscovi, telefono e fax 02 4151596, [email protected] La volta a tutto sesto produce un semicerchio perfetto, con un canone classico che è del mondo greco–romano poi di quello rinascimentale, e in ogni caso simbolo di una italianità che vuol dire semplicità e solidità. a tutto sesto note di informazione per gli amici del sesto piano 17 marzo 2011 SU QUESTO NUMERO Benedetto XVI in libreria Iran, la svolta del 1979 di Michele Brunelli Il libro della mia vita di Lucetta Scaraffia EDITORIALE Le Giornate Mondiali della Gioventù sono iniziate col grande raduno del 1984 a Roma, quando Giovanni Paolo II consegnò la Croce ai giovani. Da allora la Gior- nata si è rinnovata a Santiago de Compostela (1989), Czestochowa (1991), Denver (1993), Manila (1995) e poi con Benedetto XVI a Parigi (1997), ancora a Roma nel 2000 e poi a Toronto (2002), Colonia (2005) e infine a Sydney nel 2008. Dal 16 al 21 agosto 2011 la Giornata Mondiale della- Gioventù si terrà a Madrid per affrontare il tema «Ra- dicati e fondati in Cristo, saldi nella fede» (Col 2,7). Nel messaggio di indizione di questa Giornata, il 6 ago- sto 2010, il Papa rinnova l’invito «in un momento in cui l’Europa ha grande bisogno di ritrovare le sue ra- dici cristiane.» Dopo aver sviscerato le tre parti del messaggio (radici, fondazione, fede) conclude: «Con gioia profonda at- tendo ciascuno di voi personalmente: Cristo vuole ren- dervi saldi nella fede mediante la Chiesa... Nel corso di quest’anno preparatevi intensamente all’appunta- mento di Madrid... La qualità del nostro incontro di- penderà soprattutto dalla preparazione spirituale, dalla preghiera, dall’ascolto comune della Parola di Dio e dal sostegno reciproco.» Chi come me non rientra nella categoria degli invitati perché «giovane da troppo tempo», può tuttavia dare –in tanti modi: spirituale, materiale– un sostegno ai giovani nipoti, ai ragazzi del condominio, dell’orato- rio o del campo sportivo perché a Madrid si rinnovi il miracolo della fede a vantaggio di tutto il mondo. Mario Viscovi NETIQUETTE * È ancora in programmazione uno spot televisivo che ci presenta la figura simpatica di una postina vecchio stile che ama il suo lavoro e coltiva amicizie ... professionali. Il postino era davvero un personaggio atteso: recapitava notizie, non sempre piacevoli, qualche volta in ritardo ma rappresentava comunque un legame con amici e for- nitori lontani. La sua funzione oggi è molto ridotta e si è resa anonima, senza il calore di un contatto personale, senza la sottile ansia dell’attesa: c’è qualcosa per me? Uno scenario che ormai fa parte di ricordi sbiaditi: non riesco a immaginare un mondo senza posta elettronica. Oggi usiamo l’e-mail, con grande soddisfazione ma sem- pre con tanta fretta e a volte con troppa disinvoltura. La fretta e l’abitudine ci fanno dimenticare che un mes- saggio equivale alla lettera che si compilava a mano o a macchina –sempre con molta cura– e perciò non c’è ra- gione di trascurare le principali regole di buona educa- zione, di netiquette appunto. È particolarmente scorretto, per esempio, far apparire tutti gli indirizzi quando inviamo un messaggio a un gruppo di destinatari: è una implicita violazione della pri- vacy. Dovremo inoltre fare attenzione al testo: essere sin- tetici e chiari ma anche controllare sempre l’ortografia e la grammatica. Ancora: risulta fastidioso ricevere inviti perentori a ritrasmettere un messaggio ad altri, in una sorta di catena di S. Antonio. Evitiamoli e ricordiamoci che la rete è utilizzata come strumento di lavoro da molti degli utenti. Nessuno di costoro ha il tempo per leggere messaggi stupidi o del tutto inutili. Italo Maria Mannucci * Sincrasi di Net (rete) e Étiquette (buona educazione)

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Italo e Paola Mannucci, telefono e fax 02 4151880, [email protected] e Santina Viscovi, telefono e fax 02 4151596, [email protected]

La volta a tutto sesto produce un semicerchio perfetto, con un canoneclassico che è del mondo greco–romano poi di quello rinascimentale, ein ogni caso simbolo di una italianità che vuol dire semplicità e solidità.

a tutto sesto note di informazioneper gli amici del sesto piano

17 marzo 2011

SU QUESTO NUMERO

Benedetto XVI in libreria

Iran, la svolta del 1979 di Michele Brunelli

Il libro della mia vita di Lucetta Scaraffia

EDITORIALE

Le Giornate Mondiali della Gioventù sono iniziate colgrande raduno del 1984 a Roma, quando GiovanniPaolo II consegnò la Croce ai giovani. Da allora la Gior-nata si è rinnovata a Santiago de Compostela (1989),Czestochowa (1991), Denver (1993), Manila (1995) epoi con Benedetto XVI a Parigi (1997), ancora a Romanel 2000 e poi a Toronto (2002), Colonia (2005) e infinea Sydney nel 2008.Dal 16 al 21 agosto 2011 la Giornata Mondiale della-Gioventù si terrà a Madrid per affrontare il tema «Ra-dicati e fondati in Cristo, saldi nella fede» (Col 2,7).Nel messaggio di indizione di questa Giornata, il 6 ago-sto 2010, il Papa rinnova l’invito «in un momento incui l’Europa ha grande bisogno di ritrovare le sue ra-dici cristiane.»

Dopo aver sviscerato le tre parti del messaggio (radici,fondazione, fede) conclude: «Con gioia profonda at-tendo ciascuno di voi personalmente: Cristo vuole ren-dervi saldi nella fede mediante la Chiesa... Nel corso diquest’anno preparatevi intensamente all’appunta-mento di Madrid... La qualità del nostro incontro di-penderà soprattutto dalla preparazione spirituale,dalla preghiera, dall’ascolto comune della Parola diDio e dal sostegno reciproco.»

Chi come me non rientra nella categoria degli invitatiperché «giovane da troppo tempo», può tuttaviadare –in tanti modi: spirituale, materiale– un sostegnoai giovani nipoti, ai ragazzi del condominio, dell’orato-rio o del campo sportivo perché a Madrid si rinnovi ilmiracolo della fede a vantaggio di tutto il mondo.

Mario Viscovi

NETIQUETTE *

È ancora in programmazione uno spot televisivo che cipresenta la figura simpatica di una postina vecchio stileche ama il suo lavoro e coltiva amicizie ... professionali.Il postino era davvero un personaggio atteso: recapitavanotizie, non sempre piacevoli, qualche volta in ritardoma rappresentava comunque un legame con amici e for-nitori lontani. La sua funzione oggi è molto ridotta e si èresa anonima, senza il calore di un contatto personale,senza la sottile ansia dell’attesa: c’è qualcosa per me?

Uno scenario che ormai fa parte di ricordi sbiaditi: nonriesco a immaginare un mondo senza posta elettronica.Oggi usiamo l’e-mail, con grande soddisfazione ma sem-pre con tanta fretta e a volte con troppa disinvoltura.La fretta e l’abitudine ci fanno dimenticare che un mes-saggio equivale alla lettera che si compilava a mano o amacchina –sempre con molta cura– e perciò non c’è ra-gione di trascurare le principali regole di buona educa-zione, di netiquette appunto.

È particolarmente scorretto, per esempio, far appariretutti gli indirizzi quando inviamo un messaggio a ungruppo di destinatari: è una implicita violazione della pri-vacy. Dovremo inoltre fare attenzione al testo: essere sin-tetici e chiari ma anche controllare sempre l’ortografia ela grammatica. Ancora: risulta fastidioso ricevere invitiperentori a ritrasmettere un messaggio ad altri, in unasorta di catena di S. Antonio. Evitiamoli e ricordiamociche la rete è utilizzata come strumento di lavoro da moltidegli utenti. Nessuno di costoro ha il tempo per leggeremessaggi stupidi o del tutto inutili.

Italo Maria Mannucci

* Sincrasi di Net (rete) e Étiquette (buona educazione)

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Ci sono dei libri – pochi – che considero brucianti:brucianti perché è così forte l’effetto della lettura su dime che posso leggerli solo per frammenti, e poi smet-tere per lasciar depositare il sapere incandescente chehanno trasmesso nel mio cuore. Ci vuole unpo’ di tempo perché possa rendermi contorazionalmente di cosa veramente mi hannodetto. Il libro della mia vita di Teresa d’Avilaè uno di questi. Penso che questo accada perché sono occa-sioni in cui misuro esattamente la mia insuf-ficienza e la mia pochezza spirituale, e ildolore mi acceca per un po’: poi, la volontàdi imparare qualcosa mi aiuta a reagire, e acapire quello che posso. Proprio per questoha trovato particolare risonanza in me ilpasso in cui Teresa (capitolo 8) parla delladifficoltà di praticare l’orazione: «infatti,anche se siamo sempre al cospetto di Dio, ame sembra che in modo speciale vi si trovino quelli chepraticano l’orazione, perché sentono che egli li guarda,mentre gli altri possono restare più giorni senza mairicordarsi che Dio li vede». Si tratta in fondo di un’esperienza semplice, che tutticonosciamo o potremmo conoscere, se solo provassimoa pregare, e che spiega perché per molti, anche cre-denti, sia così difficile pregare. Spiega perché, quandosi sa che una persona prega, tante altre, anche inaspet-tatamente, le chiedono di pregare per lei, e perché allereligiose, soprattutto, le richieste di preghiera sianocosì alte. Non tutti hanno il coraggio di mettersi al co-spetto del Signore.

E spiega anche perché per pregare siano ne-cessarie parole a cui aggrapparsi, formule daripetere come il Rosario, presenti in tutte lereligioni: sono come una corda tesa a chientra nell’abisso. È infatti proprio la preghiera mentale, soli-taria, quella che ci mette di fronte al misteroe alla nostra piccolezza, e che senza un aiutodi Dio ci fa sentire solo il senso dell’infinitadebolezza del destino umano. Ed è per questo, quindi, che Teresa insistetanto sull’importanza dell’orazione: sa che lavera conversione può avvenire solo lì, al cen-tro del nostro cuore e della nostra solitudine.

Lucetta Scaraffia

Il libro della mia vita

Nada te turbe,nada te espante,

quien à Dios tienenada le falta.

Solo Dios basta.

Nulla ti turbi,nulla ti spaventi,

chi ha Dio niente gli manca.

Solo Dio basta.

Le mura medioevali di Avila (Spagna)A destra, il ritratto di S.Teresa eseguito da Peter Paul RUBENS (1615)e conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Lucetta Scaraffia è professore di Storia Contemporanea al Dipartimento diStudi Storici dell’Università di Roma La Sapienza.Collabora con i quotidiani Il Riformista, Avvenire, Il Foglio,Corriere della Sera e l'Osservatore Romano. Ha pubblicato diversi libri.

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Vi sono anni durante i quali la Storia si manifesta inmaniera più vigorosa e preponderante rispetto ad altri,caratterizzandoli con eventi di portata mondiale e rea-lizzando quel Weltgeist di hegeliana memoria. Frazioni di Tempo nei quali gli annali registrano mu-tamenti epocali, atti ad avere conseguenze strutturalitransnazionali, sub-regionali se non anche interconti-nentali.

Il ’48 del XIX secolo, ad esempio, anno dalle rimem-branze risorgimental-nazionali, con brevi respiri euro-pei, il 1914, quale sunto e punto d’arrivo di unamoltitudine di crisi e di fratture sistemiche che inve-stirono le società e gli Stati del tempo in ogni loro di-mensione, ma che nel contempo ingenerò e si aprì ilsecolo delle ideologie. O ancora il 1989, termine fisico di quel Secolo Breve,così come venne definito da Hobsbawm,1 anno in cuiil «Comunismo morì di Comunismo»,2 primo tassellodi un domino i cui effetti generarono nuovi Stati, nuoviequilibri e che, nell’euforia di quel periodo, spinse al-cuni a preconizzare la fine della Storia3 ed un NuovoOrdine Mondiale, ma che in realtà schiuse un vero eproprio Vaso di Pandora, liberando velleità e conflitti alungo sopiti.

Ed è proprio nel complesso spazio-temporale del Se-colo Breve che, sull’onda di un monopolio detenuto dalconfronto est-ovest, tradottosi in una opposizione ideo-logico-culturale, che attrae ed attira l’attenzione deigovernanti ed imbriglia l’opinione pubblica entro unasfera di un dibattito duale, che si fa manicheo, che laStoria riversa tutto il suo peso sul 1979. Un anno i cuieventi verificatisi in alcuni paesi hanno lasciato unaprofonda traccia indelebile, che caratterizza ancora laquotidiana realtà di alcune tra le aree più sensibili delpianeta.

Molti degli accadimenti che ebbero i loro prodrominella seconda metà degli anni Settanta, trovarono com-pimento alla fine del decennio.

Eventi che ebbero come scenari privilegiati il Vicino eMedio Oriente, giungendo a lambire le due superpo-tenze. Nel Vicino Oriente saranno tre gli eventi cardineche scompagineranno lo status quo regionale: la rivo-luzione iraniana (febbraio), il repentino cambio al ver-tice del potere in Iraq, ad opera del ba‘thista SaddamHussein (luglio), ed il tentativo di Mosca di realizzarel’antico sogno prima zarista, poi sovietico di marciareverso i mari caldi dell’Oceano Indiano che vedrà l’inva-sione dell’Afghanistan da parte dell’Armata Rossa (di-cembre). Eventi in territori che, tutt’oggi, fanno sentirein modo preponderante i loro effetti.

Così come suggerisce il modello di «rivoluzione»,questa si compie su base popolare, è caratterizzata daforti connotazioni ideologiche, e monta in apparenzaspontaneamente (sebbene la dietrologia controrivolu-zionaria attribuisca spesso alle sue origini una longamanus allogena), ma è sempre il frutto di un percorsopolitico-sociale composito, che si sviluppa e matura nellungo periodo.

La rivoluzione iraniana del 1979 non si sottrae alleregole di tale paradigma e, sebbene mostri connota-zioni del tutto originali quali, ad esempio, la parteci-pazione attiva della componente religiosa, come unodegli attori comprimari, esso contribuisce a riaffer-marne il modello.4

Il 15 marzo abbiamo ascoltato la conversazione tenuta dal prof. Michele Brunelli (Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università di Bergamo) sul tema Iran e diritti umani.Vi proponiamo ora un suo testo introduttivo sull'Iran.

IranLa svolta

del 1979

1 Eric John Hobsbawm, Il Secolo Breve, Rizzoli, 1995.2 Enzo Bettizza, 1989. La fine del Novecento, Mondadori, 2009.3 Francis Fukuyama, La fine della storia e l’ultimo uomo, Rizzoli, 1992.4 Per un’analisi comparata della rivoluzione iraniana si vedano: Said A. Arjomand, «Iran’s Islamic Revolution in a comparative perspective»,in World Politics, vol. 3, n. 3, 1986, pp. 383-414; Mehdi Parviz, Amineh Shmuel, Noah Eisenstadt, «The Iranian Revolution.The multiple contexts of the Iranian Revolution», in Perspectives on GlobalDevelopment and Technology, n. 6, 2007, pp. 129-157.

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Secondo alcuni studiosi, iprodromi della crisi che sfo-cerà nella rivoluzione iranianasono da farsi risalire al 1949,ovvero quando MohammadReza Pahlavî, diede il via allungo processo per la crea-zione di uno stato autocratico.Se, infatti al momento dell’in-vasione alleata del 1941 ed allaconseguente ascesa al Tronodel Pavone di Mohammad Reza, questi mantenne unbasso profilo nella politica del paese, e pur conservandoil controllo sulle forze armate, permise al Parlamentodi operare in maniera indipendente, consentendo uncerto livello di pluralità partitica, fu proprio a partiredal 1949 che iniziò a cercare una via per divincolarsidai dettami costituzionali e per imporsi quale indi-scusso leader del paese.5

La causa occasionale di tale svolta autoritaria fu il ten-tativo di assassinio, messo in atto nel febbraio di quel-l’anno da Fakhr-Arai. Benché non si fossero trovateevidenze empiriche di qualsiasi forma di collegamentotra l’attentatore ed una particolare forza politica,6 loShah dichiarò la legge marziale, chiuse quei giornaliche si erano mostrati particolarmente critici nei con-fronti della famiglia reale, fece arrestare diversi dissi-denti politici (tra cui anche Mossadeq) e mise al bandoil Tudeh, il partito comunista iraniano. In particolare quest’ultima decisione fu forse dettataanche da motivazioni di ordine internazionale, sullaspinta della Dottrina Truman, e dal flusso di aiuti eco-nomico-finanziari che questa prevedeva verso i paesiparticolarmente esposti alle mire espansionistiche diMosca.Si consumò allora una frattura sistemica tra la Coronae tra alcune delle forze portanti e maggiormente dina-miche della società iraniana quali: i liberali di Mossa-deq, i religiosi, facenti capo a quell’epoca all’AyatollahKashani, rappresentante della parte predominante dellaclasse media del Bazar, i nazionalisti secolari ed i com-ponenti dei partiti social-democratici, con il loro se-guito delle masse salariali. Si tratterà di una fratturache assumerà i contorni di una costante metastorica di

lungo periodo e che accompa-gnerà lo Shah lungo tutti isuoi successivi trent’anni diregno. La parentesi del Governo Mos-sadeq (1951-1953) che co-stringerà Reza Pahlavî ad unbreve esilio (dorato) a Roma,contribuirà ad accentuarequesta frattura sistemica ma,nel contempo, infonderà agliiraniani un forte sentimentodi appartenenza e di fiducianelle potenzialità e nelle capa-cità economico-produttive del

paese, soprattutto all’indomani della nazionalizzazionedella Anglo-Iranian Oil Company. Tuttavia, unico labile collante all’azione univoca di que-ste forze ostili alla Corona fu la Corona stessa ed essedimostrarono, quasi profeticamente che, una volta ve-nuto meno il nemico comune (lo Shah e, in secondabattuta la Gran Bretagna), non avrebbero esitato a con-frontarsi anche aspramente, ora per il mantenimentodei propri privilegi, ora per una più incisiva partecipa-zione al potere. Così fu nel 1953, quando le riforme di Mossadeq furonoviste soprattutto dalla componente religiosa come ele-menti strumentali all’imposizione di una dittatura so-ciale, ravvedendo un vero e proprio tradimentodell’Islam.7

Così sarà all’indomani della rivoluzione del 1979.

Michele Brunelli

5 Rapporto dello State Department to the US Embassy in Iran, 1 February 1949, US Department of State, Foreign Relations of the UnitedStates (FRUS), 1949. The Near East, South Asia, and Africa, Washington DC, 1949, vol. VI, p. 476.6 Le prime indagini sommarie relegarono l’attentatore entro la sfera del Tudeh, sebbene altre lo facessero gravitare attorno alla componentereligiosa. L’attentatore fu subito ucciso dalla scorta dello Shah e quindi non fu possibile alcun tipo di interrogatorio. Per la cronaca dell’evento si veda: Gholam Reza Afkhami, The Life and Times of the Shah, University of California Press, 2008, p. 116.7 Le riforme introdotte da Mossadeq sin dal luglio del 1952, quali l’estensione del voto alle donne, l’elaborazione della riforma agraria, un allentamento dei controlli sulla vendita di alcolici, la nomina di intellettuali anticlericali al Ministero della Giustizia e dell’Istruzione e l’alleanza, tacita e tattica con il Tudeh faranno emergere tutte le contraddizioni e le differenze di carattere ideologico tra l’ala nazionalista e quella religiosa del Fronte Nazionale. Differenze e contraddizioni che saranno alla base dell’interruzione del supporto dato sino ad alloradalle forze religiose a Mossadeq.

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a latoMohammad Reza Pahlavi -1977 sottoMohammad Mossadeq

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È nelle librerie il secondo volume, Gesù di Nazaret,di Benedetto XVI. Con il sottotitolo Dall’ingresso inGerusalemme fino alla risurrezione, il Papa affronta innove capitoli i temi cruciali della fede cristiana e ri-scrive gli eventi della Settimana Santa. La Passione, la Morte e la Resurrezione di Cristo sonolo spunto per una approfondita riflessione sulla dot-trina cattolica e sulle più importanti questioni della so-cietà moderna.

«Solo in questo secondo volume – scrive il Papa nellapresentazione del libro – incontriamo i detti e gli eventidecisivi della vita di Gesù. Spero mi sia stata concessaun’introspezione nella figura di Nostro Signore, chepossa essere d’aiuto a tutti i lettori che cercano di in-contrare Gesù e di credere in Lui»

Il secondo volume della trilogia che il teologo JosephRatzinger dedica al Nazareno, e alla quale manca an-cora un fascicolo sull’infanzia di Gesù, visto il grandeinteresse suscitato, è di fatto già un bestseller, con laprima tiratura di un milione e 200 mila copie già an-date esaurite.

Luce del mondo è il titolo del libro che raccoglie laconversazione di Benedetto XVI con il giornalista escrittore tedesco Peter Seewald.Seewald ha intervistato già due volte Joseph Ratzingerquando era cardinale: da quei dialoghi lo stesso gior-nalista uscì trasformato, ritrovando la propria fede.

La nuova opera, edita dalla Libreria Editrice Vaticana,ha come sottotitolo Il Papa, la Chiesa e i segni deitempi. Nei 18 capitoli che lo compongono, BenedettoXVI risponde alle più scottanti questioni del mondo dioggi.

Da notare che è la prima volta che un papa accetta dirispondere direttamente alle domande senza prima leg-gerle. Come ci tiene a sottolineare Seewald, si tratta diun’assoluta novità per il Vaticano, un moderno facciaa faccia.

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Benedetto XVI in libreria