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Italo e Paola Mannucci, telefono e fax 02 4151880, [email protected] Mario e Santina Viscovi, telefono e fax 02 4151596, [email protected] La volta a tutto sesto produce un semicerchio perfetto, con un canone classico che è del mondo greco–romano poi di quello rinascimentale, e in ogni caso simbolo di una italianità che vuol dire semplicità e solidità. marzo 2013 a tutto sesto info e approfondimenti per gli amici del sesto piano 36 C’è voluta la recente nevicata a Milano per riscoprire con meraviglia e stupore la «voce» e l’incanto del silen- zio. Per assaporare e «sentire» che all’intorno tutto tace, tutto attende, per accorgersi quanto è eloquente il silenzio, quante cose può suggerire se noi lo sappiamo ascoltare. «L’inquietudine dell’essere umano – scrive Benedetto XVI – sempre alla ricerca della verità, nel silenzio spesso trova la risposta alla sua sete, al suo anelito d’in- finito e di pace. Nel silenzio si colgono i momenti più autentici della comunicazione tra coloro che si amano. Nel silenzio parlano la gioia, la sofferenza, le preoccu- pazioni che, proprio nel silenzio trovano una forma d’espressione particolarmente intensa». Il frequente richiamo del Papa ad ascoltare il silenzio dentro di sé è come il filo rosso del suo magistero at- tento sempre – nel frastuono del mondo – al silenzio divino. Il silenzio dunque può essere anche per noi quell’ambiente vitale dove la vita divina può farsi pre- sente tra noi. PENSIERI & PENSIERINI SU QUESTO NUMERO Paolo VI, Messaggio agli uomini di pensiero e di scienza Cinque secoli di luce accecante Conoscere Milano Forse il tempo di Quaresima può essere un’occasione per riscoprire il silenzio come un dono divino all’uomo per ritrovare se stesso e per capire qualcosa di più nel guazzabuglio del suo cuore pieno di contraddizioni e di rivolte. Quando all’intorno tutto tace è facile scoprire dentro di noi un mondo di propositi dimenticati, di pro- messe non mantenute, di generosità non vissute, di volti amati e perduti, di parole, di sogni mai realizzati e pur sempre rincorsi. Infatti, solo nella tranquillità del silenzio riusciamo a conoscere meglio noi stessi, indagare nelle profondità del nostro io, dei nostri pensieri, delle nostre inquietu- dini, per arrivare a decisioni forti, a propositi duraturi. Solo nel silenzio l’uomo è capace di decisioni grandi ed eroiche. Solo nel silenzio coloro che si amano trovano la risposta più vera e profonda al loro reciproco deside- rio d’amore. Ecco perché abbiamo bisogno di questo silenzio, ab- biamo bisogno – ogni tanto – di una bianca ed abbon- dante nevicata nel nostro cuore e nei nostri pensieri per poter scoprire la bellezza del silenzio, per «sentire» che intorno a noi tutto tace, tutto aspetta ed immergerci in questa voce silenziosa per respirare ed assorbire tutta la bellezza e l’armonia. Santina Rossi P.S. Una curiosità: esiste una «Accademia del silenzio» con sede ad Anghiari (Arezzo), aperta a tutti (www.lua.it/accademiasilenzio). Con lo stesso nome troverete anche una collana pubblicata da Mimesis Edizioni (www.mimesisedizioni.it/Accademia-del-silenzio.html) Elogio del silenzio

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periodico di approfondimenti

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Italo e Paola Mannucci, telefono e fax 02 4151880, [email protected] e Santina Viscovi, telefono e fax 02 4151596, [email protected]

La volta a tutto sesto produce un semicerchio perfetto, con un canoneclassico che è del mondo greco–romano poi di quello rinascimentale, ein ogni caso simbolo di una italianità che vuol dire semplicità e solidità.

marzo 2013

a tutto sestoinfo e approfondimenti per gli amici del sesto piano

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C’è voluta la recente nevicata a Milano per riscoprirecon meraviglia e stupore la «voce» e l’incanto del silen-zio. Per assaporare e «sentire» che all’intorno tuttotace, tutto attende, per accorgersi quanto è eloquenteil silenzio, quante cose può suggerire se noi lo sappiamoascoltare.«L’inquietudine dell’essere umano – scrive BenedettoXVI – sempre alla ricerca della verità, nel silenziospesso trova la risposta alla sua sete, al suo anelito d’in-finito e di pace. Nel silenzio si colgono i momenti piùautentici della comunicazione tra coloro che si amano.Nel silenzio parlano la gioia, la sofferenza, le preoccu-pazioni che, proprio nel silenzio trovano una formad’espressione particolarmente intensa».

Il frequente richiamo del Papa ad ascoltare il silenziodentro di sé è come il filo rosso del suo magistero at-tento sempre – nel frastuono del mondo – al silenziodivino. Il silenzio dunque può essere anche per noiquell’ambiente vitale dove la vita divina può farsi pre-sente tra noi.

PENSIERI & PENSIERINI

SU QUESTO NUMERO

Verso il sogno di Star Trek?Paolo VI, Messaggio agli uomini di pensiero e di scienza

Cinque secoli di luce accecante

Conoscere Milano

Forse il tempo di Quaresima può essere un’occasioneper riscoprire il silenzio come un dono divino all’uomoper ritrovare se stesso e per capire qualcosa di più nelguazzabuglio del suo cuore pieno di contraddizioni e dirivolte. Quando all’intorno tutto tace è facile scopriredentro di noi un mondo di propositi dimenticati, di pro-messe non mantenute, di generosità non vissute, divolti amati e perduti, di parole, di sogni mai realizzati epur sempre rincorsi.

Infatti, solo nella tranquillità del silenzio riusciamo aconoscere meglio noi stessi, indagare nelle profonditàdel nostro io, dei nostri pensieri, delle nostre inquietu-dini, per arrivare a decisioni forti, a propositi duraturi.Solo nel silenzio l’uomo è capace di decisioni grandi ederoiche. Solo nel silenzio coloro che si amano trovanola risposta più vera e profonda al loro reciproco deside-rio d’amore.

Ecco perché abbiamo bisogno di questo silenzio, ab-biamo bisogno – ogni tanto – di una bianca ed abbon-dante nevicata nel nostro cuore e nei nostri pensieri perpoter scoprire la bellezza del silenzio, per «sentire» cheintorno a noi tutto tace, tutto aspetta ed immergerci inquesta voce silenziosa per respirare ed assorbire tuttala bellezza e l’armonia.

Santina Rossi

P.S. Una curiosità: esiste una «Accademia del silenzio» con sede ad Anghiari (Arezzo), aperta a tutti (www.lua.it/accademiasilenzio).Con lo stesso nome troverete anche una collana pubblicata daMimesis Edizioni (www.mimesisedizioni.it/Accademia-del-silenzio.html)

Elogio del silenzio

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Non a caso l’architetto Baccio Pontelli che operò fra il 1477e il 1481 modificando e innalzando le preesistenti strutturevolle dare alla Cappella Magna del Papa di Roma, le misuredel perduto Tempio di Gerusalemme così come ci sono indi-cate dalla Bibbia.Chi entra nella Cappella Sistina entra di fatto in una immanesciarada teologico-scritturale che è arduo comprendere alprimo sguardo. Ci sono immagini (la Creazione dell’uomo, il Peccato origi-nale) che nella memoria di chi guarda (sempre che chi guardaprovenga da Paesi di cultura cattolica) riaffiorano in disarti-colati frammenti dal catechismo dell’infanzia. Ce ne sono altre (i Profeti, le Sibille, certi episodi dell’AnticoTestamento) che il visitatore comune non conosce affatto.Chi, anche fra i visitatori credenti e praticanti, sa qualcosadella Punizione di Aman o dell’Innalzamento del serpente dibronzo o saprebbe spiegare, con un minimo di correttezza,chi erano la Sibilla Cumana o il profeta Giona?E poi c’è Michelangelo il quale, come una luce troppo forteche acceca tutto ciò che sta intorno, assorbe con la sua noto-rietà clamorosa l’attenzione di ognuno rendendo difficile l’or-dinata comprensione del sistema simbolico all’interno delquale Michelangelo è inserito.

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Ogni giorno almeno diecimila persone con punte di ventimilanei periodi di massima affluenza turistica, entrano in Cap-pella Sistina. È gente di ogni provenienza, lingua e cultura.Di ogni religione o di nessuna religione. La Cappella Sistinaè l’attrazione fatale, l’oggetto del desiderio, l’obiettivo irri-nunciabile per l’internazionale popolo dei musei, per i mi-granti del cosiddetto turismo culturale.Tuttavia la Cappella Sistina, pur facendo parte del percorsodei Musei Vaticani, non è un museo. È uno spazio religioso,è una cappella consacrata. Di più, essa è il vero e proprioluogo identitario della Chiesa romano-cattolica. Perché quisi celebrano le grandi liturgie, qui i cardinali riuniti in con-clave eleggono il pontefice. La Sistina è allo stesso tempo lasintesi in figura della teologia cattolica.La storia del mondo (dalla Creazione all’Ultimo Giudizio) viè qui rappresentata insieme al destino dell’uomo redento daCristo. La Sistina è la storia della salvezza per tutti e per ognuno, èl’affermazione del primato del Papa di Roma, è il tempo subgratia della Chiesa che assorbe, trasfigura e fa proprio iltempo sub lege dell’Antico Testamento. È l’arca della nuovae definitiva alleanza che Dio ha stabilito col popolo cristiano.

Cinque secoli diluce accecanteOgni elezione di un nuovo Papa riporta la nostra attenzione anche sulla Cappella Sistina che è, per sua natura,un’aula liturgica, è la Cappella magna del Palazzo Apostolico Vaticano. 500 anni orsono, il 31 ottobre 2012, Papa Giulio II inaugurò la volta dipinta da Michelangelo che in soli quat-tro anni, tra il 1508 e il 1512, affrescò una superficie di più di mille metri quadrati. Da quel giorno la storiadell’arte in Italia e in Europa cambia radicalmente.Niente sarà più come prima.

Cappella Sistina, ricostruzione dell'interno prima degli interventi di Michelangelo, stampa del XIX secolo

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Ci sono vari modi per entrare nel sistema Sistina, tutti ne-cessari. C’è prima di tutto quello della comprensione icono-grafica, della decodificazione simbolica. Occorre guardare eriguardare a lungo e poi tornare a guardare le scene affrescatecercando di collocarle nel tempo, nella storia, nella dottrinache ha dato loro immagine e significato.C’è poi la comprensione del messaggio stilistico, operazioneardua per chi non è provvisto di una attrezzatura storico cri-tica adeguata.Quel 31 Ottobre del 1512 quando Giulio II inaugurava con laliturgia dei vespri la volta da Michelangelo conclusa dopo unaimmane fatica durata quattro anni (1508-1512), il Papa nonpoteva immaginare che da quei più di mille metri affrescatisarebbe precipitato sulla storia dell’arte un violento torrentemontano portatore di felicità ma anche di devastazione, comescrisse il Woelfflin nel 1899 con una bella metafora.Di fatto, dopo la volta, la storia dell’arte in Italia e in Europacambia radicalmente. Niente sarà più come prima. Con la volta ha inizio quella stagione delle arti che i manualichiamano “del manierismo”. La volta — scrive Giorgio Vasari— diventerà la lucerna destinata a illuminare la storia deglistili per molte prossime generazioni di artisti.Per capire la radicalità della rivoluzione operata da Michelan-gelo, bisogna confrontare la volta con gli affreschi che tren-t’anni prima lo zio di Giulio II, Papa Sisto IV della Rovereaveva fatto affrescare dai massimi pittori dell’epoca: da Ghir-landaio, da Perugino, da Botticelli, da Luca Signorelli. Il visitatore che guarda prima gli affreschi della volta poiquelli delle pareti, avrà l’impressione che fra gli uni e gli altrici siano non trenta ma trecento anni di distanza. Basterà que-sto confronto a far intendere anche al visitatore della primavolta e di una sola ora la profondità e le dimensioni di unamutazione, quella messa in opera dal Buonarroti, che è filo-sofica, spirituale, religiosa prima di essere stilistica.C’è poi (al sapere dell’iconografo e alle competenze dello sto-rico dell’arte si sovrappone e si mescola la sensibilità del con-servatore) un tipo di approccio alla Sistina che riguarda l’usoche ai nostri giorni pesa su questo documento supremo dellaumana civilizzazione. È l’approccio che conosco bene perchétocca direttamente le mie responsabilità di direttore deiMusei Vaticani. Cinque milioni di visitatori all’anno all’in-terno della Cappella Sistina, ventimila al giorno nei periodidi punta, fanno un ben arduo problema.

La pressione antropica con le polveri indotte, con l’umiditàche i corpi portano con sé, con l’anidride carbonica prodottadalla traspirazione, comporta disagio per i visitatori e, nellungo periodo, possibili danni per le pitture.Potremmo contingentare l’accesso, introdurre il numerochiuso. Lo faremo se la pressione turistica dovesse aumentareoltre i limiti di una ragionevole tollerabilità e se non riuscis-simo a contrastare con adeguata efficacia il problema. Io ritengo però che nel breve medio periodo l’adozione delnumero chiuso non sarà necessaria. Intanto (è l’obiettivo chesta impegnando in questi mesi le nostre energie) è necessariomettere in opera tutte le più avanzate provvidenze tecnolo-giche in grado di garantire l’abbattimento delle polveri e degliinquinanti, il veloce ed efficace ricambio dell’aria, il controllodella temperatura e dell’umidità. Se ne sta occupando, conun progetto di altissima tecnologia, radicalmente innovativa,la multinazionale Carrier, azienda leader nel mondo nel set-tore della climatizzazione. Io confido che, entro un anno, ilnuovo impianto potrà entrare in funzione.Diceva Giovanni Urbani, grande maestro dei nostri studi, chealla nostra epoca non è dato avere un nuovo Michelangelo. Anoi è dato però il dominio della tecnica la quale ci permetterà,se correttamente applicata, di conservare il Michelangelo chela storia ci ha consegnato nelle condizioni migliori, per iltempo più lungo possibile.

Antonio Paoluccida l’Osservatore Romano

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Ma non dimenticatelo: se il pensare è una grande cosa, pen-sare è innanzitutto un dovere; guai a chi chiude volontaria-mente gli occhi alla luce! Pensare è anche una responsabilità:guai a coloro che oscurano lo spirito con i mille artifici chelo deprimono, l’inorgogliscono, l’ingannano, lo deformano!Qual è il principio di base per uomini di scienza, se non sfor-zarsi di pensare giustamente?Per questo, senza turbare i vostri passi, senza accecare i vostrisguardi, noi vogliamo offrirvi la luce della nostra lampada mi-steriosa: la fede. Colui che ce l’ha affidata è il Maestro sovranodel pensiero, colui di cui noi siamo gli umili discepoli, il soloche abbia detto e potuto dire: «Io sono la luce del mondo, iosono la via, la verità e la vita».Questa parola vi riguarda. Forse mai, grazie a Dio, è apparsacosì bene come oggi la possibilità d’un accordo profondo frala vera scienza e la vera fede, l’una e l’altra a servizio del-l’unica verità. Non impedite questo prezioso incontro! Ab-biate fiducia nella fede, questa grande amica dell’intelligenza!Rischiaratevi alla sua luce per afferrare la verità, tutta la ve-rità! Questo è l’augurio, l’incoraggiamento, la speranza chevi esprimono, prima di separarsi, i Padri del mondo intero,riuniti in Concilio a Roma.

da DISF Newsletter febbraio 2013

Il Portale DISF è realizzato dal Centro di Documentazione Interdisciplinare di Scienzae Fede, associato alla cattedra di Teologia fondamentale della Pontificia Universitàdella Santa Croce a Roma e diretto da Giuseppe Tanzella-Nitti.

Un saluto tutto speciale a voi, ricercatori della verità, a voi,uomini di pensiero e di scienza, esploratori dell’uomo, del-l’universo e della storia, a voi tutti, pellegrini in marcia versola luce, e anche a quelli che si sono fermati nel cammino, af-faticati e delusi da una vana ricerca.Perché un saluto speciale per voi? Perché qui tutti noi, Ve-scovi, Padri del Concilio, siamo in ascolto della verità. Checosa è stato il nostro sforzo durante questi quattro anni, senon una ricerca più attenta e un approfondimento del mes-saggio di verità affidato alla Chiesa, se non uno sforzo di do-cilità più perfetta allo Spirito di verità?Noi dunque non potevamo non incontrarci con voi. Il vostrocammino è il nostro. I vostri sentieri non sono mai estraneiai nostri. Noi siamo gli amici della vostra vocazione di ricer-catori, gli alleati delle vostre fatiche, gli ammiratori delle vo-stre conquiste e, se occorre, i consolatori dei vostriscoraggiamenti e dei vostri insuccessi.Anche per voi abbiamo dunque un messaggio, ed è questo:continuate a cercare, senza stancarvi, senza mai disperaredella verità! Ricordate le parole di uno dei vostri grandi amici,sant’Agostino: «Cerchiamo con il desiderio di trovare, e tro-viamo con il desiderio di cercare ancora». Felici coloro che,possedendo la verità, la continuano a cercare per rinnovarla,per approfondirla, per donarla agli altri. Felici coloro che, nonavendola trovata, camminano verso essa con cuore sincero:che essi cerchino la luce del domani con la luce d’oggi, finoalla pienezza della luce!

Paolo VI, Messaggio del Concilio agli uomini di pensiero e di scienza, 8 dicembre 1965Nella cerimonia di chiusura del Concilio Vaticano II, i Padri conciliari consegnarono alcuni messaggi rivolti a specifici gruppi sociali, quale gesto simbolico al termine dei lavori cominciati l’11 ottobre del 1962.Il filosofo Jacques Maritain (1882-1973), che era stato ambasciatore di Franciapresso la Santa Sede nel delicato periodo successivo alla II Guerra Mondiale (1945-1948), ricevette dalle mani di Paolo VI, di cui era amico personale, il messaggioche riportiamo, indirizzato agli uomini di cultura e agli scienziati. Pur nella suabrevità, il messaggio pone in luce un aspetto centrale del rapporto fra fede escienza, a sottolineare la convergenza fra ricerca della verità e ricerca di Dio. Ilgiorno 11 ottobre 2012, al ricorrere dei 50 anni dell’inizio del Concilio VaticanoII e data di inizio dell’ Anno della Fede, Benedetto XVI ha nuovamente consegnatoil messaggio in piazza san Pietro. A ritirarlo, tre intellettuali: la ricercatrice italianaal CERN di Ginevra, Fabiola Gianotti, il filosofo tedesco Robert Speamann e il biblista Gerhard Lohfink.

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CONOSCERE MILANO

El Tredesìn de marsLa primavera a Milano incomincia il 13 marzo, con una settimana di anticiposul calendario. Questo giorno, il Tredesìn de mars, è la festa milanese che ricorda l’annuncio del cristianesimo alla città da parte di san Barnaba che,secondo la leggenda, arrivando da Roma si fermò nella boscaglia al di fuori di porta Orientale: al suo passaggio la neve si scioglieva e miracolosamentesbocciavano i primi fiori. Quando decise di entrare in città, fino al luogodove oggi c’è sant’Eustorgio, tutte le statue degli dei pagani caddero in pezzie Barnaba piantò la Croce in una pietra rotonda. Ancor oggi si può vedere questapietra, ritenuta di origine celtica, con le sue tredici scanalature radiali, incastonata a metà dellanavata centrale della chiesa di Santa Maria del Paradiso, a porta Vigentina.Milano diventò Diocesi e primo vescovo fu Anatalone, discepolo di san Barnaba.Eco di questi eventi, che confondono storia e leggenda, è la tradizione popolare meneghina che ha continuatoper secoli a festeggiare il 13 marzo (nel 1583 verrà riconfermata da san Carlo Borromeo come dies festivus) eil fatto che l’ingresso dei vescovi di Milano è sempre avvenuto, e tuttora avviene, appunto dalla Basilica di sant’Eustorgio.

La Chiesa AmbrosianaDiocesi di Milano

Figura principe della Chiesa milanese è sant’ Ambrogio(c. 340–397), dottore della Chiesa. Assieme a san CarloBorromeo e san Galdino è patrono della città, dellaquale fu vescovo dal 374 fino alla sua morte e nella

quale è presente la basilica a lui dedicata che ne conserva le spoglie.Egli introdusse molti elementi tratti dalle liturgie orientali, in particolare canti e inni. La chiesa ambrosiana haun proprio rito tramandato dai primi secoli, che si è stabilizzato in epoca carolingia, nel IX secolo, e che è semprestato riconosciuto e confermato dalla Chiesa romana.L’arcidiocesi di Milano per storia, estensione e struttura ecclesiale è oggi tra le più importanti del mondo ed èla prima diocesi in Europa per numero di cattolici: comprende tutta la provincia di Milano e di Lecco, quasitutta la provincia di Varese, gran parte di quella di Como, e alcune parrocchie nella provincia di Bergamo; il ritoambrosiano viene seguito anche da alcune enclavi del Canton Ticino e della provincia di Novara, oltre che in al-cune parrocchie in diocesi di Bergamo.La differenza del rito ambrosiano dal romano divenne più palese, dopo le riforme introdotte nel rito romano daGregorio Magno. Nonostante parecchi tentativi (secoli IX e XI) fatti contro di esso, nonostante il tramonto de-finitivo di altri riti, durante i secoli, il rito ambrosiano si mantenne saldo fino ai giorni nostri. Ebbe approvazioniufficiali, nel 1145 da Eugenio III, e nel 1153 da Anastasio IV. Strenui difensori, sebbene non sempre fortunati,ebbe in S. Carlo Borromeo, in Federico Borromeo, negli arcivescovi Monti e Pozzobonello. L’ultimo importante avvenimento nella storia del rito ambrosiano è la pubblicazione, tipica, del Messale ambro-siano, nel 1902, per opera di Antonio Ceriani, il cui lungo lavoro di preparazione venne reso di pubblica ragioneda Achille Ratti (papa Pio XI), nel 1913.

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sopra, san Barnaba a destra, sant’Ambrogio, raffiguratonel mosaico conservato nella basilicadi Sant’Ambrogio a Milano