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Sapienza Università di Roma CF 80209930587 PI 02133771002 Capo Ufficio Stampa: Alessandra Bomben Addetti Stampa: Christian Benenati - Marino Midena - Barbara Sabatini - Stefania Sepulcri Addetto Comunicazione: Danny Cinalli Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma T (+39) 06 4991 0035 - 0034 F (+39) 06 4991 0399 [email protected] [email protected] www.uniroma1.it
A spasso con il Daily. In Iraq con il mezzo donato da Iveco la missione archeologica della Sapienza restaurerà il primo arco della storia e la famosa Ziqqurat di Ur Martedì 15 luglio 2014 si terrà l’Iveco&Iraqi Culture Day per raccontare le fasi del progetto attraverso le immagini dei tesori iracheni e i rilevamenti aerei effettuati con un drone. Esposto in prossimità della scalinata del Rettorato il Daily 4x4 di Iveco martedì 15 luglio 2014 ore 11.30 aula degli Organi collegiali - palazzo del Rettorato piazzale Aldo Moro 5, Roma Martedì 15 luglio 2014 presso il Rettorato della Sapienza saranno presentate le attività di scavo e di ricerca che gli archeologi della Sapienza stanno portando avanti nell’Iraq meridionale e che troveranno nuovo impulso grazie al contributo diretto di Iveco, con la donazione di un Daily 4x4 alla Missione di Abu Tbeirah. Il veicolo sarà utile per rendere più agevoli ed economici gli spostamenti degli archeologi e della strumentazione in loro possesso: infatti, alle campagne di scavo a sud di Nassiryia che la missione svolge da quattro anni, si è ora aggiunta l’attività di mantenimento e restauro di molti tesori dell’area, dal Tempio di Dublamakh nei pressi della biblica città di Ur, famoso perché conserva il primo arco della storia ancora intatto, alle Tombe Reali e soprattutto alla famosa Ziqqurat. “Per un archeologo del vicino oriente “mettere le mani” sulla Ziqqurat di Ur è un po’ come per un archeologo classico trovarsi a restaurare il Colosseo, praticamente uno degli impegni più emozionanti della carriera” spiega con entusiasmo Licia Romano, una delle ricercatrici che era già in Iraq nel 2010 quando lo scavo Sapienza si stava trasformando da progetto in realtà e lei stava finendo il suo dottorato di ricerca. Ora è la giovane vice-Direttore della Missione, e ci mostra con orgoglio la sua nuova patente internazionale che le consentirà – forse l’unica donna in Iraq? – di guidare nel deserto il nuovo veicolo in dotazione. Un mezzo in grado di trasportare fino a 3 tonnellate di carico. Il supporto essenziale del ministero degli Affari esteri italiano, dell’Ambasciata d’Italia a Baghdad e della Cooperazione allo sviluppo ha reso possibile al team coordinato dall’assiriologo Franco D’Agostino della Sapienza di intraprendere il progetto di mantenimento e consolidamento dei più importanti monumenti di Ur. L’antica città, che ospita la casa-missione del gruppo, rappresenta l’area archeologica più importante dell’Iraq meridionale, dove si trovano i principali monumenti del periodo sumerico che necessitano di interventi tecnici urgenti per non deteriorarsi definitivamente.
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Durante la giornata del 15 luglio saranno illustrati con immagini, video e musica dal vivo, i tesori iracheni che stanno venendo alla luce, nonché le immagini ottenute dal drone, che per la prima volta nella storia archeologica dell’Iraq ha effettuato rilevamenti e fotografie aeree. In questa occasione sarà presentato l’Iveco Daily 4x4, donato dall’azienda ai tecnici della missione. “L’interesse dimostrato per il nostro lavoro da parte di una delle più importanti industrie italiane nel mondo, come Iveco” - enfatizza Franco D’Agostino – “oltre a essere un onore straordinario in sé, dà un senso nuovo al concetto di cooperazione italo-irachena e mostra l’importanza della sinergia tra settore privato e pubblico per gestire progetti importanti. Riteniamo che la generosissima donazione di Iveco rappresenti al meglio quanto sia possibile raggiungere quando si riesce, come in questo caso, a “fare sistema”. Prenderanno parte alla cerimonia di consegna e alle attività correlate i due Ambasciatori Saywan Barzani, presso lo Stato italiano, e Habib Al-Sadr, presso la Santa Sede, in rappresentanza della Repubblica dell’Iraq. Saranno presenti inoltre i vertici della Sapienza e il responsabile Africa & Middle East Region di Iveco, Luca Sra nonché il Ministro Plenipotenziario del MAE Alessandro Gaudiano e l’Ambasciatore italiano a Baghdad Massimo Marotti. La presentazione sarà riproposta a Nasiriyah nel mese di ottobre presso la città di Ur in presenza del Governatore del Dhi Qar e delle autorità della provincia meridionale irachena. Focus – Le attività di restauro e conservazione (FOTO) I lavori consistono nella mappatura dell’area di interesse, nella elaborazione del piano di mantenimento e nella fase di intervento diretto, un insieme di attività che impegneranno i ricercatori all’incirca per i prossimi tre anni. Avviate dall’autunno 2013, le prime fasi, cioè quella di ricognizione e quella progettuale, sono state già realizzate, anche grazie all’uso di un drone e di tecnologie italiane innovative per la documentazione e il rilievo, come il 3D photo-based scanning. In seguito alla consegna dei lavori, il Governatore della provincia del Dhi Qar, SE Dr Yahya Al-Nasri, ha già attribuito i fondi necessari per la realizzazione del progetto del team italiano. I lavori di restauro affidati alla Sapienza comprendono la Ziqqurat, la cui torre con scala cerimoniale al centro, i contrafforti e i terrazzamenti laterali, in origine superava i trenta metri d’altezza: si può bene immaginare l’effetto che poteva produrre su chi giungesse a Ur alla fine del III millennio a.C., quando fu costruita! Nell’assolata e piatta distesa alluvionale tra Tigri ed Eufrate dove sorgeva la capitale sumerica, quel tempio a gradoni – alla cui sommità viveva Nannar (in sumerico) o Sin (in accadico), e cioè il dio-Luna, cui era dedicata la città – doveva apparire chiaramente all’orizzonte, mostrando la potenza di Ur, una delle più ricche e fortunate città di Sumer. Di tutto questo erano ben coscienti i suoi costruttori, se si considera che il nome sumerico della torre è “e-temen-ni-guru”, cioè ‘il tempio le cui fondamenta ispirano il terrore (reverenziale)’. Il tempio di Dublamakh è situato sull’acropoli dell’antica città di Ur, patria del profeta Abramo e meta da sempre di pellegrinaggi mussulmani, di recente riaperta anche ai pellegrini Cristiani dell’Opera Romana. Il monumento è celebre perché conserva ancora in posto il
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primo arco della storia umana, visibile adesso come ricostruito dal sovrano cassita Kurigalzu nel XIV sec. a.C., ma che nasconde una storia iniziata già nel III Millennio a.C. Focus – Le attività di scavo e i ritrovamenti (FOTO) Nel 2011 la Sapienza è stata la prima missione archeologica straniera ad essere ammessa in Iraq dopo le Guerre del Golfo, ed è tuttora presente con il team coordinato da Franco D’Agostino. Le campagne di scavo precedenti a questa risalivano agli anni ’60, quando i sistemi di datazione e le tecnologie applicate alla ricerca archeologica erano di tutt’altra precisione rispetto a oggi, e questo contribuisce all’eccezionalità dei risultati raggiunti. Siamo a sud-ovest della città di Nasiriyah, nell’Iraq meridionale. Il cuore della Missione è il sito di Abu Tbeirah, un’area di 42 ettari a circa una ventina di chilometri dalla città caldea di Ur, nel cuore della regione che è stata la culla della civiltà sumerica, cioè la Mesopotamia in cui si affermò il primo impero “universale” nella storia dell’umanità. L’arco temporale (all’incirca 2450-2350 a.C.) abbraccia essenzialmente il periodo di passaggio dal Proto-dinastico alla successiva Epoca accadica. Lo scenario è quello di un importante insediamento del III millennio a.C., datato grazie ai ritrovamenti ceramici, e ricco di oggetti in bronzo, rivelatori dell’ambiente storico e culturale. Tra i più significativi ritrovamenti delle campagne di scavo si contano circa 15 sepolture alcune con ricco corredo di oggetti, tra cui spiccano un vaso di bronzo a forma di nave, strumenti per la toletta e perle di cornalina di inestimabile valore. È stato inoltre rinvenuto un sigillo cilindrico di squisita fattura realizzato in conchiglia su cui è raffigurata la scena di un banchetto; ancora tra le sorprese più interessanti, il rinvenimento di una stuoia di 4200 anni fa, ancora perfettamente conservata in cui sono visibili sia la trama delle canne intrecciate che i fori praticati per ospitare i pali della copertura dell’abitazioni. Sono emersi poi molti reperti – compresi i resti di un pasto a base di pesce straordinariamente conservato nella sua scodella - che per la prima volta documentano la vita quotidiana del mondo sumerico e che attestano sorprendenti analogie con pratiche ancora correntemente in uso presso gli abitanti della zona.
Info Franco D’Agostino Istituto di Studi Orientali T (+39) 06 4456644 [email protected] Licia Romano Istituto di Studio Orientali [email protected]
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Il Daily 4x4: il veicolo adatto a ogni tipo di missione
Il Daily 4 x4 è un veicolo adatto a ogni possibile impiego, anche per i terreni più impervi, grazie alla
sua estrema robustezza. Il suo telaio rialzato assicura al guidatore un eccellente campo visivo, un
vantaggio fondamentale nelle situazioni in cui fuoristrada può significare totale assenza di strada.
L’angolo di attacco di 50°, l’angolo di rampa fino a 30°, l’angolo di uscita fino a 41° e la capacità di
guado di 660 mm confermano che il veicolo è davvero in grado di arrivare ovunque. La sua cabina si
contraddistingue per comfort; i comandi principali e i comandi della scatola di rinvio sono posizionati
in modo ergonomicamente ottimale.
Il cuore del Daily 4x4 è costituito dal motore F1C con 4 cilindri in linea per un totale di 3 Litri di
cilindrata, 146 cavalli e 350N/m di coppia da 1400 a 2600 giri/min.
Il Daily 4x4 è realizzato in due versioni per massa totale a terra (3,5 t e 5,5 t) e passo (corto da 3050
mm e lungo da 3400 mm) ed è disponibile con cabina corta o doppia. Le versioni da 3,5 t hanno un
carico utile di 2250 kg sull’asse anteriore e 2800 kg sull’asse posteriore, mentre le versioni da 5,5 t
sono concepite per carichi da 2450 kg sull’asse anteriore e 3700 kg su quello posteriore.
Il Daily 4x4 si colloca in una nicchia di mercato molto importante: i veicoli commerciali 4x4
rappresentano infatti un mercato che è cresciuto negli anni, a conferma dell’aumento d’interesse
della trazione integrale professionale, con veicoli in grado di arrivare ovunque, utilizzati
prevalentemente per applicazioni speciali.
Iveco
Iveco è un brand di CNH Industrial N.V., un leader globale nel settore dei capital goods, quotato al New York Stock Exchange (NYSE: CNHI) e sul Mercato Telematico Azionario, organizzato e gestito da Borsa Italiana (MI: CNHI). Iveco progetta, costruisce e commercializza un’ampia gamma di veicoli commerciali leggeri, medi e pesanti, mezzi cava/cantiere, autobus urbani e interurbani e veicoli speciali per applicazioni quali l’antincendio, le missioni fuoristrada, la difesa e la protezione civile. Con oltre 27.000 dipendenti, Iveco produce veicoli dotati delle più avanzate tecnologie in 11 paesi del mondo, in Europa, Asia, Africa, Oceania e America Latina. Cinquemila punti di vendita e assistenza in più di 160 Paesi garantiscono supporto tecnico ovunque ci sia un veicolo Iveco al lavoro. Per maggiori informazioni su Iveco: www.iveco.com Per maggiori informazioni su CNH Industrial: www.cnhindustrial.com
Per maggiori informazioni contattare:
Ufficio Stampa Iveco – EMEA Region
www.ivecopress.com
Telefono +39 011 00 72122
1
Data
Pagina
Foglio
15-07-20147
Codic
e a
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:
Sapienza
059844
Quotidiano
Iraq: 4 ruote motrici per la missione della Sapienza
Iveco dona un mezzo nuovo al progetto di restauri nell'antica città di Ur, tra cui quello della Ziqqurat mesopotamica
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ROMA – Probabilmente sarà la prima (e unica?) donna in Iraq a guidare nel deserto, o almeno a guidare un
mezzo di trasporto così innovativo. È Licia Romano una delle ricercatrici che era già in Iraq nel 2010 quando
lo scavo dell’Università La Sapienza di Roma si stava trasformando da progetto in realtà e lei stava finendo il
suo dottorato di ricerca. Ora è la giovane vice direttrice, e, appunto, guiderà un nuovo mezzo di trasporto, il
Daily, che Iveco ha donato alla missione archeologica di Abu Tbeirah della Sapienza, la missione che
restaurerà il primo arco della storia e la famosa Ziqqurat di Ur. E, per raccontare le fasi del progetto,
martedì 15 luglio 2014 si terrà l’Iveco&Iraqi Culture Day, ospitato dal Palazzo del Rettorato della Città
universitaria: attraverso le immagini dei tesori iracheni e i rilevamenti aerei effettuati con un drone si
presentano le attività di scavo e di ricerca degli archeologi dell’Università. La presentazione sarà riproposta
a Nasiriyah ad ottobre, nella città di Ur in presenza del Governatore del Dhi Qar e delle autorità della
provincia meridionale irachena.; inoltre, accanto alla scalinata del Rettorato, è esposto il Daily 4×4 di Iveco,
che presto solcherà le dune del deserto dell’Iraq mediorientale.
Il veicolo, che può trasportare fino a tre tonnellate di carico, renderà più agevoli ed economici gli
spostamenti degli archeologi e della strumentazione in loro possesso: alle campagne di scavo a sud di
Nassiryia che la missione svolge da quattro anni infatti, si è ora aggiunta l’attività di mantenimento e
restauro di tanti tesori dell’area, dal Tempio di Dublamakh nella zona della biblica città di Ur, la quale ospita
la casa‐missione del gruppo, ed è l’area archeologica più importante dell’Iraq meriudionale. Qui si trovano
infatti i principali monumenti del periodo sumerico, che necessitano di interventi tecnici urgenti per non
deteriorarsi definitivamente. Il Tempio di Dublamakh poi, è famoso perché conserva il primo arco della
storia ancora intatto, quello che verrà presto restaurato; il Tempio conserva anche le Tombe Reali e,
soprattutto, la famosa Ziqqurat. Per un archeologo del vicino oriente “mettere le mani” sulla Ziqqurat di Ur
è un po’ come per un archeologo classico trovarsi a restaurare il Colosseo, praticamente uno degli impegni
più emozionanti della carriera», racconta Licia Romano.
«L’interesse dimostrato per il nostro lavoro da parte di una delle più importanti industrie italiane nel
mondo come Iveco, oltre a essere un onore straordinario in sé, dà un senso nuovo al concetto di
cooperazione italo‐irachena e mostra l’importanza della sinergia tra settore privato e pubblico per gestire
progetti importanti», dice Franco D’Agostino, assiriologo della Sapienza. «Riteniamo che la generosissima
donazione di Iveco rappresenti al meglio quanto sia possibile raggiungere quando si riesce, come in questo
caso, a “fare sistema”».
Per ciò che riguarda le attività di restauro e conservazione, i lavori consistono nella mappatura dell’area,
nell’elaborazione del piano di mantenimento e nella fase di intervento diretto, un insieme di attività che
impegneranno i ricercatori per i prossimi tre anni. Avviate nell’autunno 2013, le prime fasi, cioè quella di
ricognizione e quella progettuale, sono state già realizzate, anche grazie all’uso di un drone e di tecnologie
italiane innovative per la documentazione e il rilievo, come il 3D photo‐based scanning. In seguito alla
consegna dei lavori, il Governatore della provincia del Dhi Qar, SE Dr Yahya Al‐Nasri, ha già attribuito i fondi
necessari per la realizzazione del progetto del team italiano.
I lavori di restauro affidati alla Sapienza comprendono la Ziqqurat, la cui torre con scala cerimoniale al
centro, i contrafforti e i terrazzamenti laterali, in origine superava i trenta metri d’altezza: si può bene
immaginare l’effetto che poteva produrre su chi giungesse a Ur alla fine del III millennio a.C., quando fu
costruita. Nell’assolata e piatta distesa alluvionale tra Tigri ed Eufrate dove sorgeva la capitale sumerica,
quel tempio a gradoni – alla cui sommità viveva Nannar (in sumerico) o Sin (in accadico), e cioè il dio‐Luna,
cui era dedicata la città – doveva apparire chiaramente all’orizzonte, mostrando la potenza di Ur, una delle
più ricche e fortunate città di Sumer. Di tutto questo erano ben coscienti i suoi costruttori, se si considera
che il nome sumerico della torre è “e‐temen‐ni‐guru”, cioè ‘il tempio le cui fondamenta ispirano il terrore
(reverenziale)’.
Il tempio di Dublamakh è situato sull’acropoli dell’antica città di Ur, patria del profeta Abramo e meta da
sempre di pellegrinaggi mussulmani, di recente riaperta anche ai pellegrini Cristiani dell’Opera Romana. Il
monumento è celebre perché conserva ancora in posto il primo arco della storia umana, visibile adesso
come ricostruito dal sovrano cassita Kurigalzu nel XIV sec. a.C., ma che nasconde una storia iniziata già nel
III Millennio a.C.
Nel 2011 la Sapienza è stata la prima missione archeologica straniera ad essere ammessa in Iraq dopo le
Guerre del Golfo, ed è tuttora presente con il team coordinato da Franco D’Agostino. Le campagne di scavo
precedenti a questa risalivano agli anni ’60, quando i sistemi di datazione e le tecnologie applicate alla
ricerca archeologica erano di tutt’altra precisione rispetto a oggi, e questo contribuisce all’eccezionalità dei
risultati raggiunti.
Fondamentale il supporto del ministero degli Affari esteri italiano, dell’Ambasciata d’Italia a Baghdad e
della Cooperazione allo sviluppo ha reso possibile al gruppo coordinato da D’Agostino della Sapienza di
intraprendere il progetto di mantenimento e consolidamento dei più importanti monumenti di Ur.
Fulvia Palacino
Pubblicato il 15 luglio 2014 alle 18:17 | Ultima modifica 22 luglio 2014 alle 17:13
Un Daily 4x4 donato da Iveco all’università Sapienza di Roma
Archeologi restaurano
il primo arco della storia
e la Ziqqurat di Ur
Il tempio di Dublamakh situato sull’acropoli dell’antica città di Ur che sarà restaurato
dai ricercatori della Sapienza. Composto di mattoni cotti, conserva ancora in posto
il primo arco della storia umana (foto uniroma1.it)
Presentate al Rettorato dell’università Sapienza di Roma le attività di scavo e di ricerca che gli archeologi della
Sapienza di Roma stanno portando avanti nell’Iraq meridionale e che troveranno nuovo impulso grazie al contributo
diretto di Iveco, con la donazione di un Daily 4x4 alla Missione di Abu Tbeirah. Il veicolo sarà utile per rendere più
agevoli gli spostamenti degli archeologi e della strumentazione dato che alle campagne di scavo a sud di Nassiryia in
corso da quattro anni, si è ora aggiunta l’attività di mantenimento e restauro di molti tesori dell’area, dal Tempio di
Dublamakh nei pressi della biblica città di Ur, famoso perché conserva il primo arco della storia ancora intatto, alle
Tombe Reali e soprattutto alla famosa Ziqqurat.
«Per un archeologo del vicino oriente “mettere le mani” sulla Ziqqurat di Ur è un po’ come per un archeologo classico
trovarsi a restaurare il Colosseo, praticamente uno degli impegni più emozionanti della carriera» spiega con entusiasmo
Licia Romano, una delle ricercatrici che era già in Iraq nel 2010. L’antica città di Ur, dove si trova la casa-missione del
gruppo, rappresenta l’area archeologica più importante dell’Iraq meridionale, dove sono concentrati i principali
monumenti del periodo sumerico che necessitano di interventi tecnici urgenti per non deteriorarsi definitivamente.
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La missione archeologica italiana in Iraq restaurerà il primo arco della storia umana
CULTURA - LAURA GOBBO Grazie a un drone e a un furgone sarà ripristinata anche la famosa Ziqqurat di Ur
Le attività di scavo e di ricerca che gli archeologi della Sapienza stanno portando avanti nell’Iraq meridionale nei due siti di Abu Tbeirah e Ur troveranno nuovo impulso grazie al contributo diretto di Iveco, con la donazione di un Daily 4×4 alla Missione. La mappatura dei due siti è stata appena fatta con un drone telecomandato in dotazione agli studiosi. Questi ed altri progressi della missione archeologica italo-irachena sono stati illustrati al pubblico nell’Aula degli Organi Collegiali dell’Università la Sapienza di Roma.
Il nuovo furgone potrà rendere più agevoli ed economici gli spostamenti degli archeologi e della strumentazione scientifica da un sito all’altro: infatti, alle campagne di scavo a sud di Nassiryia che la missione svolge da quattro anni presso il sito di Abu Tbeirah, si è ora aggiunta l’attività di mantenimento e restauro di molti tesori dell’area di Ur, dal Tempio di Dublamakh, famoso perché conserva il primo arco della storia umana ancora intatto, alle Tombe Reali e soprattutto alla famosa Ziqqurat.
“Per un archeologo del vicino oriente mettere le mani sulla Ziqqurat di Ur è un po’ come per un archeologo classico trovarsi a restaurare il Colosseo, praticamente uno degli impegni più emozionanti della carriera – spiega con entusiasmo Licia Romano, una delle ricercatrici che era già in Iraq nel 2010 quando lo scavo europeo si stava trasformando in realtà e lei stava finendo il suo dottorato di ricerca. Ora è la giovane vicedirettrice della Missione e ci mostra con orgoglio la sua nuova patente internazionale che le consentirà (probabilmente unica donna in Iraq) di guidare nel deserto il nuovo veicolo. Un mezzo molto potente, con quattro ruote motrici e in grado di trasportare fino a tre tonnellate di carico.
Il supporto del ministero degli Affari Esteri italiano, dell’Ambasciata d’Italia a Baghdad e della Cooperazione allo sviluppo ha reso possibile al team coordinato dall’assiriologoFranco D’Agostino della Sapienza di intraprendere il progetto di mantenimento e consolidamento dei più importanti monumenti di Ur. L’antica città rappresenta l’area archeologica più importante dell’Iraq meridionale, dove si trovano i principali monumenti del periodo sumerico che necessitano di interventi tecnici urgenti per non deteriorarsi definitivamente.
Durante la mattinata del 15 luglio sono stati illustrati con immagini, video e musica araba dal vivo, i tesori iracheni che stanno venendo alla luce, e sono state proiettate le immagini ottenute dal drone della missione, che per la prima volta nella storia archeologica dell’Iraq ha effettuato rilevamenti e fotografie aeree.
I lavori ad Ur consisteranno nella mappatura dell’area di interesse, nella elaborazione del piano di mantenimento e nella fase di intervento diretto, un insieme di attività che impegneranno i ricercatori all’incirca per i prossimi tre anni. Avviate dall’autunno 2013 le prime fasi, cioè quella di ricognizione e quella progettuale, sono state già realizzate, anche grazie all’uso di un drone e di tecnologie italiane innovative per la documentazione e il rilievo, come il 3D photo-based scanning. In seguito alla consegna dei lavori, il Governatore della provincia del Dhi Qar, SE Dr Yahya Al-Nasri, ha già attribuito i fondi necessari per la realizzazione del progetto del team italiano.
I lavori di restauro affidati alla Sapienza riguardano innanzitutto l’enorme Ziqqurat, la cuitorre con la sua scala cerimoniale al centro, i contrafforti e i terrazzamenti laterali, in origine superava i trenta metri d’altezza. Alla fine del III millennio a.C., quando fu costruita, nell’assolata e piatta distesa alluvionale tra Tigri ed Eufrate dove sorgeva la capitale sumerica, quel tempio a gradoni – alla cui
sommità viveva Nannar (in sumerico) o Sin (in accadico), e cioè la Luna, cui era dedicata la città – doveva stagliarsi chiaramente all’orizzonte, mostrando a tutti la potenza di Ur. Di tutto questo erano ben coscienti i suoi costruttori, se si considera che il nome sumerico della torre è “E-temen-ni-guru”, cioè ‘il tempio le cui fondamenta ispirano il terrore reverenziale’. La seconda tranche di restauro riguarda il tempio di Dublamakh, che si trova sull’acropoli della città.Ur è stata la patria del profeta Abramo, ma anche da sempre meta di pellegrinaggi musulmani. Di recente è stata anche riaperta ai pellegrini Cristiani dell’Opera Romana. Il tempio in questione è celebre perché conserva ancora il primo arco della storia umana, visibile adesso come ricostruito dal sovrano cassita Kurigalzu nel XIV sec. a.C., ma originario del III Millennio a.C.
Nel 2011 quella della Sapienza è stata la prima missione archeologica straniera ad essere ammessa in Iraq dopo le Guerre del Golfo. Le campagne di scavo precedenti risalivano addirittura agli anni ’60, quando i sistemi di datazione e le tecnologie applicate alla ricerca archeologica erano di tutt’altra precisione rispetto a ora, e questo contribuisce all’eccezionalità dei risultati raggiunti oggi.
Siamo a sud-ovest della città di Nasiriyah, nell’Iraq meridionale. Il centro della Missione è il sito di Abu Tbeirah, un’area di 42 ettari a circa una ventina di chilometri da Ur, nel cuore della regione che è stata la culla della civiltà sumerica, quella Mesopotamia in cui si affermò il primo impero universale nella storia dell’umanità. L’arco temporale (all’incirca 2450-2350 a.C.) abbraccia essenzialmente il periodo di passaggio dal Proto-dinastico alla successiva Epoca Accadica, che prende il nome dal Re Sargon di Accad. Lo scenario è quello di due importantissimi insediamenti del III millennio a.C. collegati fra loro e ora datati grazie ai ritrovamenti ceramici, e ai ricchi di oggetti in bronzo. Il nome originale del sito di Abu Tbeirah non è ancora conosciuto. L’attuale nome arabo di Ur è invece Tell Al-Muqayyar.
Tra i più significativi ritrovamenti delle campagne di scavo ad Abu Tbeirah c’è il palazzo centrale, costruito attorno a una coorte e avente presumibilmente una funzione istituzionale e circa quindici sepolture, alcune con un ricco corredo di oggetti tra cui spiccano un vaso di bronzo a forma di nave, strumenti per la toletta, vasi e giare di ceramica e perle di cornalina di inestimabile valore. Alcune sepolture presentano anche resti di bambini e animali, soprattutto asini e cani.
È stato inoltre rinvenuto un sigillo cilindrico di squisita fattura realizzato in conchiglia su cui è raffigurata la scena di un banchetto; ancora tra le sorprese più interessanti, una stuoia di 4.200 anni fa, ancora perfettamente conservata in cui sono visibili sia la trama delle canne intrecciate che i fori praticati per ospitare i pali della copertura dell’abitazioni. Fra i reperti, che documentano per la prima volta la vita quotidiana del mondo sumerico ed attestano sorprendenti analogie con pratiche alimentari e di vita ancora attuali, sono emersi addirittura i resti di un pasto a base di pesce ancora conservato nella sua scodella. Il pesce era molto consumato dai popoli di queste due città, che all’epoca distavano davvero poco dal mare. Ur si trovava infatti alla foce dell’Eufrate ed Abu Tbeirah era collegata al Golfo Persico da una fitta rete di fiumi e di canali. Ma la grande importanza di questi due scavi risiede soprattutto nel fatto che contengono i primi esempi
di tavolette cuneiformi scritte di tutta la storia dell’umanità. Tutte le altre civiltà del mondo antico si sono infatti ispirate a quella Sumerica nello sviluppo della scrittura.
“L’interesse dimostrato per il nostro lavoro da parte di una delle più importanti industrie italiane nel mondo, come Iveco – ha detto Franco D’Agostino – oltre a essere un onore straordinario in sé, dà un senso nuovo al concetto di cooperazione italo-irachena e mostra l’importanza della sinergia tra settore privato e pubblico per gestire progetti importanti. Riteniamo che la generosissima donazione di Iveco rappresenti al meglio quanto sia possibile raggiungere quando si riesce, come in questo caso, a fare sistema”.
Alla cerimonia di consegna del furgone alla missione hanno preso parte i dueAmbasciatori dell’Iraq Saywan Barzani, presso lo Stato italiano, e Habib Al-Sadr, presso la Santa Sede, oltre ai vertici della Sapienza, al responsabile Africa & Middle East Region di Iveco, Luca Sra nonché al Ministro Plenipotenziario del MAE Alessandro Gaudiano e all’Ambasciatore italiano a Baghdad Massimo Marotti.
La presentazione sarà riproposta a Nasiriyah nel mese di ottobre presso la città di Ur in presenza del Governatore del Dhi Qar e delle autorità della provincia meridionale irachena.
Le foto sono della Missione Archeologica della Sapienza in Iraq:
- La foto dell’arco è l’arco più antico della storia dell’umanità mai rinvenuto
- Le altre foto sono gli scavi dall’alto e il drone e il furgone 4×4 in dotazione alla missione