'A S'*'. GIORNALE LETTERARIO SCIEIVTIF1C0 ARTISTICO · Desider o che Vitaliano. combutt a questa...

4
3 1 L _ + h. ^ A * * * . *J: v <»■■ Si pubJjlicanQ tre Numefì ed Tiu'Apjieudice ogni mese. Il pre*zo .da pogarai'îit rato 3 e me strnli nnticipate è Ji paoli rjutiulioì all' aujio «egli Stati Pomificj, e di paoli venti all'estero franco di coufin'u Si Ricevono le asgociaaioni 1 ì daU'eclitorç ALESSANDRO NATALI in Koraa, e fuori *]i Roma dai corrispoudenti del giornale. + t \ H t ^ . 1 4 i 4 V i r ;Kim di. 4 J -fi*»» * . \ K f* * H * + ■i I k t 1 + ft *{ r^ Lettere, libvi e gruppi spedirli alT^Dl RKZIONB DBL.FANPCLLA IN ROMA non »i cetono'se non franchi di apesa. Il soïa.tTonMo riceyesi anche non affrancato; le liollette degli «fficj Diligenza tengono luogo di x'îcetuti. Nel gruppetti dèi danaro sia segnato a scan»» tfi equivoci it nome di ciii spedile?. j è Fanfullai uno de* tredici $ Earietta* I 4 " i + h ^ 'A S'*'. GIORNALE LETTERARIO SCIEIVTIF1C0 ARTISTICO Tutto ciò che ha relazione cóWarte della parola e coi diversi modi d'influire tulle idee e sugli affetti degli uominU è legato di sua natura con oggetti gravimmì., MANZONI. V I* y ^ ai a ouia, ÌO Lituano Ì$4.J; 4 ^ IIODKRAIT E GLI ESALTATI h r DqW ITALIANO , uno de"* più pregevoli giornali del nostro Stato, che stampasi inBolo gna riproduciamo il seguente articolo pel quale vogliam dichiarate, alcune delle opinioni che abbiamo comuni col nostro amico Professore Montanelli. ■. Desidero che Vitaliano combutta questa filate divisióne di du& partiti il moderato <c l esaltato che si vorrebbe far credere est stente in Italia. L'italiano deve opporsi ad ogni idea che non sia nazionale , e tale è appunto questa divisione. Noi malaccorti ! che indosHiamo vesti straniere, mentre ci vantiamo d' italianità, e siamo sempre stro jnenti di chi ci vorrebbe a qualunque costo disuniii! Come i nomi di Guelfi e Ghibellì ni furono un giorno pretesto di gare perso nali, si tenterebbe ora far lo stesso con quel H di moderali e d'esaltati. Chiunrrue ha cuore italiana resista al /naie, nel suo princìpio— diamoci, diamoci strcUameute la mano quan ti cooperiamo all' Italica rigenerazione coii spirito di sacrificio, e facciamj si che quel leparole di moderazione e d' esaltazione^ che 1' imitazione stranièra ci suggeriva , siano esecrate , se hanno ad esser fomiti di di scordia. La vita pubblica dell'Italia comincia adesso perchè non esiste vita politica in una nazio n 6 , quando non è permesso al cittadino par tecipare colla parola al governo, É impossibi le che lutti abbiamo intorn.o alla cosa pubbli ca le stesse opinioui, e la varietà di queste è segno di* vita , e non distrugge la civile ar monia. Ancor noi italiani dobbiamo dunque entrare nel nuovo arringo preparati a discuter re, pacatamente le grandi questioni del nostro riordinamento ; preparati a sentirle diversa samentc risolute, e a collocarci ciascuno dove la coscienza gii dica essere la verità. Che le opinioni siseparino e si combattano nel campo della discussione, la cosa naturalmente s'in tende. Ma the prima d' aprir bocca sognino divisioni',couio se fossimo già adulti nella vita politica , questo non può essere. Ogni popolo s'avvi;* alla rigenerazione con demeuli suoi proprii: e negli anlecedonti del la sua civiltà , e nelle differenze tutte, che la fanno singolare da altri popoli, ha la neces sità di estrarre solamente dal proprio fondo i principii direttivi dell'opera rigeneratrice, Com'è possibile che quella distinzione di mo derati e d' esaltati, che convenne alla Spagna convenga all' Italia ? Come e possibile che es sa esprima davvero una differenza reale d'o pinioni pratiche > le quali siano potenze ope rative di civiltà nazionale? Qual è il program ma politico dei moderali ? Qual è quello de gli esaltati ? Generalità, e nuli' altro che ge neralità. Lasciamo il nominalismo; scendiamo alle cose; definiamo il nostro Stato; poniamo i veri problemi. Quile opinioni potranno delinc arsi nettamente, qui potremo contare i vóti per conoscere quelli della maggioranza ; ma il nora ciò non si fece. La differenza tra gli uomini politici , non può derivare, lo ripeto, se non che da diverso modo d'intendere, e di concretare 1' idea pra tica. Ma coi titoli di moderati e d' esaltati parcelle fra noi si volesse piuttosto accenna re a maggiore o minor vivacità di desiderii , a maggiore o minore assennatezza di eoudot ta politica. Oh ! non è ridicolo che gli uomi ni di giudizio vogliano fare un partito, e di Come nei nostri Governi il privalo esprime la sua opinione sulla cosa pubblica ? Solamente nei circoli privati? Anche colle petizioni 9 o ûidiviihiuli o col lettive ? Solo colla stampa? . Il diritto di manifestare le opinioni politi che apparterrà a una classe della società , o a tutto ? . Su questi e su molti altri problemi di prar tica opportunità potremo, discutendo, venire a conclusioni contrarie. Ma allora la divisione degli uomini politici sarà una verità, e.nori un prelesto sotto il quale si nascondano astii per sonali. Antica nostra sventura! ! ! Pisa 6 maggio 1847 Prof.Giuseppe MONTANELLI re tutlr irli altri non l'hanno ? Chi sa tanto orgoglioso da darsi da se il diploma d' uomo assennato ? Quanti con questo in tendimento presero a dire noi siamo modera ti non s'avvedono il male che fanno , per chè denunziano implicitamen.lc ai Governi , come cattivi cittadini , moltissimi galantuo mini, che solo per modestia non ebbero quella pretensione di chiamarsi savii al par di loro Io vorrei avere un'autorità che non Ito per proporre la cancellazione di quei nomi dal no stro vocabolario politico. Lasciamo il giudì zio della condolla morale alla coscienza , e al tremendo Minosse della pubblica opinione. Siamo tutti concordi hell' amore del vero ; tutti amanti sviscerali di questa nostra dilet tissima Italia ; e solo nel diverso modo di ri solvere le questioni pratiche nasca la differen za la quale separando gli intelletti, lasci sem pre uniti i cuori. Ma invece di staro così per aria, affrontiamo prima di tutto francamente la discussione intorno ai limili della partecipa zione dei privati al Governo , perchè di q,ui '.credo, che sin necessario prendere (e moss<\ -y® AL MIO DlLin llfe&I.UO AiìllCO PIETRO P. ... Nel maggio del 1847. _ ■_ F 1 Se nuli fossi stancò di Iflntw scocicialure poetiebo solile a slnmpollarsì por nozze ? onde baloccare i pa rasili e gli adulatori ; amlt' io nella circostanza del tuo matrimonio ti avrei indirizzato «lualche versi ed j _ avrei forse aumentata la congeriejde'poetici nient u Ma poiebò 1* animo mio rifuggiva dai cincinni e dalle fa tuili, in voga, mi tacqui \ ed oggi perchò compio l'aniiò primo delle tue sponsalizie , fra la soave memoria do* tuoi contènti ho voluto che avessi queste mie parole, . acciocché ti facessero fedo 0 della franca nroicizia che IX ti professo T e della rimemtnaûïa vmssinia ebe seçbo di Te. E perchè noii ti paia at'U^a ragione tjuento mio pen sieri, dirò ebo so »'. matrimonio «nando venne da t,e stretto fu per me giudicato de^no di essere conosciuto dai molti, ora parmi debba vienir comandato dai buoni. Questo nostro benedetto secolo non v'ha dubbio elio sia troppo içsaùrifzanlo . . * . riponga ogni suprema virtù nei danaro e più ancora in un certo orgogliuzzo mascherato 'on un'orpello di nobiltà popolana che mostrat Tiie&ntezza e leggiadria al fuori nasconden do \A putredine.di dentro. . . Non dico, ciò per ole varmj a maledire i tempi moderni come fanno per mal vezzo que 1 seccantissimi lodatori del passato, ma perchè roahnentc quesfeij; magagna e' ò. E per entrare nel nostro caso: quanti cincinnali vagheggini, io di* r mando « non si aivgiuwoo e segnano un ricco patri inowo anche con una beltà frullata? Quanti non an

Transcript of 'A S'*'. GIORNALE LETTERARIO SCIEIVTIF1C0 ARTISTICO · Desider o che Vitaliano. combutt a questa...

Page 1: 'A S'*'. GIORNALE LETTERARIO SCIEIVTIF1C0 ARTISTICO · Desider o che Vitaliano. combutt a questa filate divisióne di du& partitii il moderato

3

1

L _ +

h.

^ A

* *

* . * ­ J :

v <»■■

Si pubJjlicanQ tre Numefì ed Tiu'Apjieudice ogni mese. Il pre*zo .da pogarai'îit rato 3 e me­

strnli nnticipate è Ji paoli rjutiulioì all' aujio «egli Stati Pomificj, e di paoli venti all'estero franco di coufin'u Si Ricevono le asgociaaioni

1 ì

daU'eclitorç ALESSANDRO NATALI in Koraa, e fuori *]i Roma dai corrispoudenti del giornale.

+ t \

H t ^ . 1

4 i

4

V i

r

;Kim di. 4 J

- f i *»» *

. \ K f* * H *

+ ■ ■i I

k t 1 +

f t

*{

r^

Lettere, libvi e gruppi d» spedirli alT^Dl­

RKZIONB DBL.FANPCLLA IN ROMA non »i rï­

cetono'se non franchi di apesa. Il soïa.tTonMo riceyesi anche non affrancato; le liollette degli «fficj dì Diligenza tengono luogo di x'îcetuti. Nel gruppetti dèi danaro sia segnato a scan»» tfi equivoci it nome di ciii spedile?.

j è

Fanfullai uno de* tredici $ Earietta*

I 4 " i

+ h

^

'A S'*'.

GIORNALE LETTERARIO SCIEIVTIF1C0 ARTISTICO Tutto ciò che ha relazione cóWarte della parola e coi diversi modi d'influire tulle idee e sugli affetti degli uominU è legato di sua natura con oggetti gravimmì.,

MANZONI.

V

I *

y ^ ai a ouia, ÌO Lituano Ì$4.J;

4 ^

IIODKRAIT E GLI ESALTATI h

r

DqW ITALIANO , uno de"* più pregevoli giornali del nostro Stato, che stampasi in­Bolo­gna riproduciamo il seguente articolo pel quale vogliam dichiarate, alcune delle opinioni che abbiamo comuni col nostro amico Professore Montanelli.

■ ■.

Desidero che Vitaliano combutta questa filate divisióne di du& partiti ­ il moderato <c l esaltato che si vorrebbe far credere est­stente in Italia. L'italiano deve opporsi ad ogni idea che non sia nazionale , e tale è appunto questa divisione. Noi malaccorti ! che indosHiamo vesti straniere, mentre ci vantiamo d' italianità, e siamo sempre stro­jnenti di chi ci vorrebbe a qualunque costo disuniii! Come i nomi di Guelfi e Ghibellì­ni furono un giorno pretesto di gare perso­nali, si tenterebbe ora far lo stesso con quel­H di moderali e d'esaltati. Chiunrrue ha cuore italiana resista al /naie, nel suo princìpio— diamoci, diamoci strcUameute la mano quan­ti cooperiamo all' Italica rigenerazione coii spirito di sacrificio, e facciamj si che quel­leparole di moderazione e d' esaltazione^ che 1' imitazione stranièra ci suggeriva , siano esecrate , se hanno ad esser fomiti di di­scordia.

La vita pubblica dell'Italia comincia adesso perchè non esiste vita politica in una nazio­n6 , quando non è permesso al cittadino par­tecipare colla parola al governo, É impossibi­le che lutti abbiamo intorn.o alla cosa pubbli­ca le stesse opinioui, e la varietà di queste è segno di* vita , e non dist­rugge la civile ar­monia. Ancor noi italiani dobbiamo dunque entrare nel nuovo arringo preparati a discuter re, pacatamente le grandi questioni del nostro riordinamento ; preparati a sentirle diversa­samentc risolute, e a collocarci ciascuno dove la coscienza gii dica essere la verità. Che le opinioni siseparino e si combattano nel campo della discussione, la cosa naturalmente s'in­tende. Ma the prima d' aprir bocca sì sognino divisioni',couio se fossimo già adulti nella vita politica , questo non può essere.

Ogni popolo s'avvi;* alla rigenerazione con demeuli suoi proprii: e negli anlecedonti del­

la sua civiltà , e nelle differenze tutte, che la fanno singolare da altri popoli, ha la neces­sità di estrarre solamente dal proprio fondo i principii direttivi dell'opera rigeneratrice, Com'è possibile che quella distinzione di mo­derati e d' esaltati, che convenne alla Spagna convenga all' Italia ? Come e possibile che es­sa esprima davvero una differenza reale d ' o ­pinioni pratiche > le quali siano potenze ope­rative di civiltà nazionale? Qual è il program­ma politico dei moderali ? Qual è quello de­gli esaltati ? Generalità, e nuli' altro che ge­neralità. Lasciamo il nominalismo; scendiamo alle cose; definiamo il nostro Stato; poniamo i veri problemi. Quile opinioni potranno delinc­arsi nettamente, qui potremo contare i vóti per conoscere quelli della maggioranza ; ma il­nora ciò non si fece.

La differenza tra gli uomini politici , non può derivare, lo ripeto, se non che da diverso modo d'intendere, e di concretare 1' idea pra­tica. — Ma coi titoli di moderati e d' esaltati parcelle fra noi si volesse piuttosto accenna­re a maggiore o minor vivacità di desiderii , a maggiore o minore assennatezza di eoudot­ta politica. Oh ! non è ridicolo che gli uomi­ni di giudizio vogliano fare un partito, e di­

Come nei nostri Governi il privalo esprime­rà la sua opinione sulla cosa pubblica ?

Solamente nei circoli privati? Anche colle petizioni 9 o ûidiviihiuli o col­

lettive ? ­Solo colla stampa? . Il diritto di manifestare le opinioni politi­

che apparterrà a una classe della società , o a tutto ? .

Su questi e su molti altri problemi di prar tica opportunità potremo, discutendo, venire a conclusioni contrarie. Ma allora la divisione degli uomini politici sarà una verità, e.nori un prelesto sotto il quale si nascondano astii per­sonali. Antica nostra sventura! ! !

Pisa 6 maggio 1847 Prof.Giuseppe MONTANELLI

re tutlr irli altri non l'hanno ? Chi sa­rà tanto orgoglioso da darsi da se il diploma d' uomo assennato ? Quanti con questo in­tendimento presero a di re ­ noi siamo modera­ti­ non s'avvedono il male che fanno , per­chè denunziano implicitamen.lc ai Governi , come cattivi cittadini , moltissimi galantuo­mini, che solo per modestia non ebbero quella pretensione di chiamarsi savii al par di loro

Io vorrei avere un'autorità che non Ito per proporre la cancellazione di quei nomi dal no­stro vocabolario politico. Lasciamo il giudì­zio della condolla morale alla coscienza , e al tremendo Minosse della pubblica opinione. Siamo tutti concordi hell' amore del vero ; tutti amanti sviscerali di questa nostra dilet­tissima Italia ; e solo nel diverso modo di ri­solvere le questioni pratiche nasca la differen­za la quale separando gli intelletti, lasci sem­pre uniti i cuori. Ma invece di staro così per aria, affrontiamo prima di tutto francamente la discussione intorno ai limili della partecipa­zione dei privati al Governo , perchè di q,ui

'.credo, che sin necessario prendere (e moss<\

-y® AL MIO DlLin llfe&I.UO AiìllCO

PIETRO P. . . . Nel maggio del 1847.

_ ■_

F 1

Se nuli fossi stancò di Iflntw scocicialure poetiebo solile a slnmpollarsì por nozze ? onde baloccare i pa­

rasili e gli adulatori ; amlt' io nella circostanza del tuo matrimonio ti avrei indirizzato «lualche versi ed ­

j _

avrei forse aumentata la congeriejde'poetici nientu Ma poiebò 1* animo mio rifuggiva dai cincinni e dalle fa­

tuili, in voga, mi tacqui \ ed oggi perchò compio l'aniiò primo delle tue sponsalizie , fra la soave memoria do* tuoi contènti ho voluto che avessi queste mie parole, . acciocché ti facessero fedo 0 della franca nroicizia che

I X

ti professo T e della rimemtnaûïa vmssinia ebe seçbo di Te.

E perchè noii ti paia at'U^a ragione tjuento mio pen­

sier i , dirò ebo so »'. matrimonio «nando venne da t,e stretto fu per me giudicato de^no di essere conosciuto dai molti, ora parmi debba vienir comandato dai buoni. Questo nostro benedetto secolo non v'ha dubbio elio sia troppo içsaùrifzanlo . . * . riponga ogni suprema virtù nei danaro e più ancora in un certo orgogliuzzo mascherato 'on un'orpello di nobiltà popolana che mostrat Tiie&ntezza e leggiadria al dì fuori nasconden­

do \A putredine.di dentro. . . Non dico, ciò per ole­

varmj a maledire i tempi moderni come fanno per mal vezzo que1 seccantissimi lodatori del passato, ma perchè roahnentc quesfeij; magagna e' ò. E per entrare nel nostro caso: quanti cincinnali vagheggini, io di*

r

mando « non si aivgiuwoo e segnano un ricco patri­

inowo­ anche con una beltà frullata? Quanti non an­

Page 2: 'A S'*'. GIORNALE LETTERARIO SCIEIVTIF1C0 ARTISTICO · Desider o che Vitaliano. combutt a questa filate divisióne di du& partitii il moderato

62 .{$> tepongo'no il danaro alte buone .ed ingenue qualiU li re r i , malvezzo del nifàlcoslume , dedurrei essere le d* un'eoimo appassionato, non vantano la boria d'un stirpi moralmente scadute indebolite, e quindi aver patriziato spésso vergognoso, per is fa la re una cara germogliala la vigliocchertit di uomini flosci, slantii, M amabile verginella? Quanti ridicoli bellimbusti poi notisi fannobaUid'aggirarsi trale donne con il cuore serralo agli affetti, e rinnegando ogni sentimento squi­

fito da cui rampolla il gran vantaggio sociale? Quanti giovani infine non si gloriano di attossicare resistenza d'una qualche soave ed angelica creatura , e ridono, e si vanlano, u portano sfacciatamente in trionfo un tradimento? Ma lasciamo questo reminiscenze dolo­

rose che mostrano le' piaghe della società î molto più che noi stessi, noi tutti le mille fiate siaino testimoni quando da taluno si sono briosamente vaniate colali ïilissime vergogne... e, siamo sempre stati costretti a ta­

cere poiché riscaldandoci e parlando contro lo scostume . fummo posti ih dileggio ,* presi per collegiali, quasiché 1* attener le promesse giurale, l'amar di core, il non tradire fosse cosa da briachi o da matti. ï'rallanto di presente nel tuo ammogliamenlo io veggo che hai da esser lodalo e andarne in pura fama, come colui che ha porto esempio ai codardi dello ondar contro a quel­

l'infame moda che somiglia le donne ai fiori de?;quali ci serviamo ad ornarcene, vagheggiarli e, millupiù. Con un cuore che. ti distingue dal volgo dei eervclla'ti egoi­

eti," hai; posto in non cale W­ prave dottrine in voga, ha.l ino.Urato che non agisci pvr calcolo, hai fatto ve­

dere in che conto tieni le muffe delle carlapecore clic potevano levarli l 'animo al fumo, ai liluletli ; bat persuaso lutti die non il daiiaro , è il supremo bene da le vagheggi­alo hai alla perfine mostralo che, ceiicavi^vtrlù, alTetlo., e grazia , che la parola data è sacra per l e ; e l 'hai mantenuta! ("erto che molli ­in moltissime fogge parlarono di questa tua ri­

soluzione, e non mancò chi annunciava aver lu fatto

. ufi tonfo, il mese averli esaltalo, la passione reso cieco . . . . . . . ed in fé mia, ebbero tulli un bel cri­

Ucarel Chi non sa cosa sia potenza e vastità d1 affé­i r

xioue , chi anzi beffa queste prerogative comi' poteva giudicarli? Tu­"devi compiangerli. V ha una stolida razza di guerrieri moderni, i qnali andando in busca del vello d'oro agiscono in ragionò dirella sempre del lucro, e­mentre nutrono la smania di raunar' pecu­r

nia tra essa vivono starnazzando profanamenle auto­

malicaincnte. Or codesli polrebbevo mai valutare r e ­

stasi d'un* affetto, i desideri puri d1 un'amore inno­

cente , le gioie intime d'un felice connubio? Ma vi sono o mio Pietro dolcissimo, si" vi sono spirili ima­

colati, vi sono angeliche creature le quali vegliano e sentono ed apprezzano le dolcezze d'una vita in ­

conlaminata.. Le donne , queste buone care donne van­

tando un core meno annebbiato degli uomini, e piùpuro per viUlilà di senlimenti generosi; osse tutte ti esal­

tarono e brillando gioirono e gioiscono delle lue nozze A laliuio che parlava con femmine e parlava dì te con un po' d'uggia, io .ho inleso dire da una don­

zella che bontà di educazione, santità di costume , ingeuuilà di mente., e purezza Si core sono i preziosi doni che l'aveva recati la sposina, e , . . un fumoso còmnlò di titoli e di dovizie te T invidiali davvero .

­

A laTaltro che in aria di discolo filosofaslro senten­

ziava aver tu fatto male ; . io ho inleso altra donna ripetere : se non avendo ragioni da rinnegare un'af­

fetto gigante, avresti fallo meglio e bene a lusingare a tradire.! .Pai che coneludo doverli del tuo felice matrimonio Vodafe, sebbene il fiécolo male il.comporli. Aggiungo anzi che un lai l'alio mV stale* suggello del tuo bel core, e perciò dopo un7 anno , non per ispi­

rilo di parte né pregalo, francamente vengo a ralle­

grarmiti e a celebrare festoso il luo ammo^Hainentc InUnto pcnsao mio prezioso amico che le vino de!!;­

slombati, nijiteria di mnloiìa , uomini che formarono la cagione che ha. esautorato per ora ì! nostro terre­

no : . . . ma non Voglio procedere tant* oltre pei'chò V animo tuo bellissimo schivando questa lue sociale so conservare puri i fonti d* un santo amore , onde non t'infastidirai della coniugai vita e piutloslodiò passar le ore acculalo pej caffo , vivrai sempre colla metà dell1 anima tua, spenderai il tempo nei tuoi in­

teressi senza sprecarlo inaUamenle in follie. Quella bambina poi che of ora l ' è na ta , quella e h c l ' ò l'è­.­

spansione di tutto P affetto appagato­, quella ch'ò la gemma delle tuc'pupille, quella pensa che racchiude già un avvenire,di belle speranze. Vivilietissimo adun­, que , e nella esuIOinza di questi giorni a t<ì sacri , va glorioso d'un matrimonio che ti forma la stima di ijuanli hanno un cuore ed un pensiero reUissimo . , . .

Intanto ricordati del tuo , ' i f ,

PAOLO G. *M r

1 CAPI D'AHTI IS MESHERI IN ITAtlA ­ ­ * < V X ^

^Continuazione ­ Veggàsi il N.u Vò) ■ ■ *

I I I . Neil 'anno 476 cade l1 impero sotto i colpi d 'Odoaére capo di genti ba rba re ; ad Ódoacre sot­lentràtio i Goti, ai Goti i Greci e per 9a anni l'Ila lia ò preda combattuta (Va gli uni e gli altri. In mezzo a tanti rivolgimenti a tante 'sventure ogni citlà della ' misura penisola deve pensare a se stessa. Il pericolo i> continuo : così continuo è' i l .bisogno' di star

■■p'rouli a l l a , difesa •. In . tale cimento le .varie classi dello Stalo si aggruppano meglio tra lo­r o ; la necessità inette le ' . armi in mano ni più lurpidi ; i corpi d' arte si assodano, s' armano e asamnouo forma e disciplina militare.' Noi li iro­viaino così costituiti nel vi secolo. Per segno e sug­gello di tal mutazione, al titolo afFatto civile di cor­r;o, che .prima li designava, è­ soltenlralo qiìeJlo dì scuola; col qual tìtolo'il basso impero soleva indi­

sposa sorto i fiori più belli di cui possa vantarsi una famiglia, seudochè" quello ò olezzo di paradiso che non mai languisce. Argento, diplomi, e nastri, e chinca­

glie e ogni altra cagione di contentò è dall'ale d'oro, 0 sparisce come lampo d'estate. Le virtù solamente , l'nft'etio ò duraturo onde su quesiti raccogli ì pensieri quando Ha meglio dimenlicare I. Mollezze degli ab­

fcacbi ambulanti. Or tu vedi coloro che s'accoppiarono al di.uaro, 0 alla pigra lascivia, o al sangue purissi­

nio ì Ksd hanno il matrimonio come^giogo, come serio di spine : non come'legame di amore. Quindi è che

.ficljivano..la compagnia della moglie, e ridicoleggiano chi i elçva alle candide fantasie d 'un inleliello in­

nauiórnlQ delle virtù­ E. dall'esorbitanza di rotali pa­

v H

/

scuoia; coi quai uiuio 11 jjasso imp care una massa di genti ordinate inilitaruicnle.

Nel l ' anno 568 vengono i Longobardi in Italia e ne occupano stabilmente la parte superiore fìn'a Ravenna e a Roma, ed oltre Roma il ducalo di Bene­vento. Varia fu la sorte delle scuole delle arti se­condo tale coiKjuisln, Nelle c'illh 'tenute costante­mente dagli invasori scomparvero. Furnnvi esse abo­lite­ o si nascosero sollauto alle ricerche della sto r i a? Questione ardua, che. potrà venire iutàvu.lala solo quando si conoscerà qual fosse sotto quella do­minazione lo' stato dei popoli vìnlì.

Al contrario nelle città non locche "(la1 Longo­bardi, come Roma e Venezia, o,tocche solo inter­mitlent*?nie,nle, come Ancona e Ravenna, le­scuòle d' i<rti persistono ben ordinale e armale. Anzi sic­come il nemico non cessa di sovrastar a l d i fuori, e al di dentro' la forza del governo è quasi nulla, e il bisogno di provedere alla propria conservazione è evidente e continuo ; così , a somiglianza delle SCUOITO d' ail i , altre scuole si formano, egualmente organuizzate e armale. Nazione, professione, scopo veste od insegna le divisa. A Romanci ix'secolo, per esempio, il popolo era spartito in molle scuoio. Per rispello alla nazione eranvi quelle de* Frisoni, de ' Sassoni de* F r a n c h i : per rispetto alla prof e s | sione, quelle de' facchini de ' portatori di lampade e simili ■ per rispetto allo scopo, quelle deV/Z/evi­sort, degli stratori ecç: per rispetto finalmente al­l' insegna, erauvi le scuole del Leone, àçWAquila , Ae\.. Dragone er,­ ( Ì ) .

Codeste scuole vi durarono, e con qualche mo­dificazione traversarono le burrasche del medio evo. Per esempio in Ravenna, ancor nell'anno i545, ap­pare (gitasi nella sua interezza 1' antica scuola dei pescatori. Tre ufficiali la Veggono, un 'capitolarlo

IV. Passiamo itile ciifà dell'alt» Italia. Per pa­racchi secoli niuna traccia vi Appare di corpi d'arti . Dopo il mille spunta qualche hurt e di libertà e d'incivilimento ; bentosto vedonsi­ le arti distri­buite per conlrade (1), Al certtf la necessità pò* imi ne a ciascun bottegaio di trovare nel collega pronto appoggio nell 'esercizio della professione e nella tutela della persona e degli averi li lia in­dotti a portare a poco a poco i loro fondachi, 1« loro oflicinç nella stessa via , nello stesso qu'ar* tiere , e ha dato origine a tal divisione. Non du­bitale : sarà essa r a d i c e l i gran pianta.

Iriauguransi le crociate : sorgono Ì Comuni; de­clina il feudalisiìio ; i signorotti del contado sono astretti a giurar obbedienza alle città ed abìlarvi; dilatasi il commercio; schftutonsi le comunicazioni tra provincia e provincia, Ira regno e regno; i Co­muni trionfano dì Federigo Barbarossa; l'industria si* ravviva ; ed una novella vita si diflbnde dalle arti più nobili alle più basso; gli artigiani cre­scono di numero , d1 importanza, d* dnimo , alfine si costituiscono in corp i , e questi corpi ottengono forma legale dal comune 0 dal principe. Tutto ciò si compieva tra l'Xl e il XII secolo.

L'anno i ï 8 3 a Costanza fu accertata per liultnti l ' indipendenza 'dell'Italia. Quell'anno avrebbe do­vuto segnare il principio della costei felicità*: al contrario segnò il principio delle sue svenìuie. La vittoria partorì gare ,' le gare partorirono dissen­sioni e rovina. Sorse guèrra tra Comune e Comune fuori dalle mura delle città : sorse guerra dentro esse , tra partito e par t i lo , tra classe e classe; Guelfi contro Ghibellini , nobiltà contro popolo pòpolo contro p l e b e , famiglia contro famiglia.

Fra tale Inniulto, che avvenne de' corpi d'arti e mestieri? Ne avvenne quello che era già loro avventilo selle secoli, avanti : fecero quello che fanno i mercatanti, i quali intendono dì traversare Ì 'deserti dell' Arabia e della Tarlarla. Uomini , belve , natura innalzano contro essi terribili im­pedimenti , che ninno di per sé varrebbe a supe­rare. Ebbene! Unìscousi ; affidano a un solo il co­mando supremo: e armali procedono , sfidano le ire del clima, delle belve e de ' ladroni. L'associa­zinne così fa loro trovare forze , che separati non potevano usufrultare;

Quello ; che fauno tuttodì le caravane ne! viaggi loro commerciali •. fecero durante il* medio evo i corpi* d 'ar t i nel viaggio loro sociale. Allorché il potere upremonon ha n e r b o , non capacità per tutelare le parli dello Stato , queste par t i s i tute­lano di per loro. ~ La guerra era fuori delle porte della ciltà , la guerra era fuori dell 'uscio di casa: il poterce la in tutti, il diritto in nessuno. Ciascuna parte doveva provedere e provedeva rcahneule alla propria conservazione. 1 nobili, i ricchi serravansì nelle castella del contado, oppur nelle torri e ma­. gioni fortificate della citlà; ì partili organizzi!vansi; i ricchi popolani si spartivano in società armate : i corpi d'arti pensarono anch'essi alla tutela delle proprio pcrdonct e dei proprii interessi.

Tratlavasi di . t iovare in se stessi i mezzi , gli elemenlidi conservarsi e ingrandire, e ciò iudipen* denlemente dal pofe;e supremo che per cosi dire non esìsteva o esisteva sólo per mal fare. Bisognava adunque che la vila dei corp'i d'ar l i fosse slegata dalla vila dello stato. Spezzossi lo stato; e l 'ar t» fece slato di se medesima.

* Non basta­ Trattava$i or di difendersi , or di assalire : tratlavasi di operare insomma. Ora , la forma di reggimento che si presta di più all 'opera, è la militarci sotto la quale coniando e obbedienza,

un massaio e un cancelliere : quegli convoca e presiede le assemblee, ed ha T alla* direzione delle faccende; al massaio spetta la cura dei beni, delle entrate e delle spese comuni : .il cancelliere con­serva le carte dell 'ordine, ne autentica le delibe­razioni,­ne spedisce il cai leggio. Per venire ascritto alla scuola d'ei pescatori bisogna farne formale di­manda , ed essere approvato almeno dal suffragio di venti uomini della scuola istessa (0).

{{) Anas tas. lìibliolhec, p. .138, HT, t'7 5 '/far. Italie % Scrip, t. III. ­ ­ De laudibus lieveng* Carmen. L. IV." p­ 407 (R. L 5­ t. 11.) — Vetri Diaconi, Chron. Cassiìt.', L. IV. G. 37 (li, /• S. I. IV).

(3)­.FaDtu«i.yûrtKm, Baverinati^ t. UT» n. iS?, p, 4 ' t­

pe: siero ed esecuzione mirabilmente si umhcauo. I corpi d' ari) non solo si armarono, ma diedero alla pioprìa esistenza , che già aveva i carat ter i .d 'un reggimento quasi ìndepeudente e politico, l'aspetto e ì*ordinamento militare.

In conclusione, nel medio evo , finché dura­rono i miserabili conflitti de ' Comuni d'I tal ia , lunga e sanguinosa preparazione a meritala servitù, i corpi d' arti ebbero fornra politico­nnlitarç.

V. Volete voi accertarvene? Volete.voi misurare precisamente il valore di codesta asserzione? Pa­ragoniamo sommariamenle l 'ordinamento d'un arte, quale si trova organizzata in gue'secoli, coii una so­cietà qualunque politica, con un governo , quale si trova in lutti i tempi è paesi.

Che ' fa un governo rispetto a* sudditi suoi ? Regge, tutela.. Ebbene! questuerà appunlò lo scopo, il motore segreto deircsi.stcuza dei corpi d'arte. Un

■governo giudica. E b b e n e ! non sólo i rettori delle artr aveauo autorità coercitiva circa il buon or­

■ ' • '

fi) Tal divisione s'iucont.a per es­nell'anno l666m Milnnn. Glulini Storia di }Hl<wOi L. XXI*, , p 9Ì.

Page 3: 'A S'*'. GIORNALE LETTERARIO SCIEIVTIF1C0 ARTISTICO · Desider o che Vitaliano. combutt a questa filate divisióne di du& partitii il moderato

dìoc o quello che noi ­diretomo ovBfloìhiacórre­zionalti de* loro dipendenli J non solo avcì'aiio )a facólià eli fissWrc il prezzo alle opere iir caso di contesta­tione , e tfuella di decidere in pribin ed ulttino appellò le liti che nascessero tra i varli iiìembVi de! corpo stesso; ina il loro potere >ì esten­deva più in là. Giudicavano essi le 'cnuje yate ' tra i dipt'udenri loro e gli estranei, che non fossero nscrìlti a verun'arle; uè nel civile soltanto, ma nel criihinalc altresì, pochi e gravi casi eccettuati, pe' quali interveniva tuttavia la publica potestà (i) . Bla ancora per questi casi sovente la ragione ce­deva alla forza, e l 'ar te a bandiere spiegate ven­dicava a diritto e" a tnrb» le offese che credesse aver ricevute in sé o'iic' su'oì membri.

Proseguiamo il paragone. A conseguire que ' tre scopi' un governo sì prevale .di varii nlez/.i: ma­gîhtrati, denaro, forza, leg^i, premii e pene. Non dubitate: questi mezzi non .mancavano ueanco a' corpi d 'ar t i delle, città italiane. Vediamolo a par­te a par t e .

. i . Magistrali Un consiglio generale , presso cui risiede il potere sovrano, l'uliiino appello: un consiglio speciale compoUo di uomini più assennati, presso ì quali si trattano gli altari ordinarìi: uno o più capi, con vario 1ÌI0J0 di rettori, sindaci, gon­falonieri, caporioni, priori o consoli," ma­in sostan­za col diritto di presiedere .'ed alla deliber.­izione ed all 'esecuzione di tutte le faccende civili, politi* c h e , giudiziali e militari: cancell ier i , tesorier i , messi eperfiuo spie secrete (i); ecco i magistrati, ecco gli ulfi/.ìali d' un corpo d' arte nel xiù e nel xiv secolo. Voi lo ; Vedete. ISssi rappfeiculauo in­piccolo tutte le parti d' una pubblica ainmiuistra­ziono; essi bastano al governo dell' aisociizione.

a. Laggì, L1 arie non solo ha statuti autenticati dal comune, ma ha il diritto di (Wne.de1 nuovi e di modificar gli auli.hi. l re' tori, gli 'anziani , tutti i membri di essa hanno facoltà di proporre: il consi­glio speciale o segreto esamhia, prepara; l'assem­blea generajo delibera. ­5. Denaro. L'ar to ha rendite fisse. Sì: esse non basiano ai bisogni comuni, suppliscono le impòste che dall' assemblea generale si stabiliscono , dai vettori sì regolano,.e dai camerlenghi si riscuotono e spendono;

A. Forza Oiïni membro dell ' arte è soldato, ed lei ^ o n ­ci

venisse eletto, di non snUrarre »' collegdiì lavoVo , bottega o garzoni.

Ma l'altiv tà d' un governo noti sì restringe dentro i confini dello Stato: li varca­e Ritrova a fronte d'ai­

*

' r igovern i ,ora amici ma nemici, Ora superiori ora uguali a minóri di sé. Non diversamente l'aziona dei corpo d'arte non s'arrestavfi denlro essa: al di fuori trovava alti! corpi, con cui trattava f quasi da po­tenza a potenza ; e trovava infine il Comune , quasi potenza superiore e protettrice,­ma tuttavia sepa­rata da sé.

Con ciò, diremo noi che V esistenza di uncorpo il' arte del medio evo .fosse affatto quella di una società politica? No: erari fra kiyb gravi diiferenz.c ina di tanto il­(allò aveva sormontato e* quasi op­presso il diritto, che 'per rinvenirli? bisogna risalire alle orìgini. Uisalcudòa qùest'evcdiamo.

i. Chu, non osinole gli sforzi fallrdall 'arta per nascondere la propria dipendenza verso il Comune; questa dipendenza sussiste. Gli statuti stessi fonda­mentali dell'atee han forza di legge, perchè auten­ticati dal Comune.

it Una società polìtica'si rinnova naturalmente: ognuno­nascendo vi rimane ascritto e ' soggetto , senza pur saperlo, a diritti e ad obblighi. Il bene universale esige tal sagrìtizio, e adyesso s' immola il volere e il comodò', privato. L' individuo nato iti tale società non ne può più uscire per forza propria: le leggi, le iiislituzioni native lo seguitano dovunque , e l 'obbligano anche ren i ten te : la so­cietà politica adunque preesiste alla volontà indi,­viduale,' ed è da essa indipendente.

Al contrario i corpi d'arto si rinnovavano die­tro una scelta , dietro un alto di. libero arbìtrio , giusta un contratto, direi quasi, bilaterale. Iv.'a ne­cessario l 'assenso e dell ' individuo è del corpo perdio quegli venisse ascritto al corpU'stesso.* Dopo di' esservi stato ascritto poteva uscirne, purché ri­oùuziassc a'benefìzii deli* assoeiaziquj?. 1/ associa­zione adunque et'a fattizia a dipeudmUe dalla vo­lontà individuale.

Questi caratteri intrinseci distinguono e distin­gueranno sempre essenzialmente un ; 'associazione qualunque da una socìeiì».

(Il fine nel prossimo numero) EnCOLE R1COT71.

eotiflucntê del Bòiso nel Cantiaoo , alla primitiva situata alle falde del monte Petrano, sovversa, dai barbari . Cinta di solide mura nel!1 ampiezza di bir­

ca un miglio, la moderna Cagli ha non dispregiabili edifìzi , fra 'i quali prinieggianO il Duomo, e V Epi­

scopio. Le fazioni dei cittadini e de ' vicini luòghi ne fecero mal governo e fu dominala da' Duchi di Urbino. È inolio progredita la sua industria de ' t e s ­

suti di hma e de ' cuojamì. La cifra della ■popola­

zione non vi olfrepassa 4ooo individui. Ha la sedia Vescovile comune con citlà della Pergola. Città fondata dagli Eugubini nel seco­

lo XIII■in opportuno sito e in fertile territorio, do­

ve il Cinischio influisce nel Cesano, dello dalla cit­

tà diSuasa già esistita lungo la sua sponda. È domina la dal Catria selvoso. I Duchi di Spoleto ne contrastàro­

Ho il possesso a* fondatori; ma terminarono il litìgio i Hovereschi di Urbino che la compresero ne ' pro­

pri Siati. Quando contro essi venne il Card, Bibie­

.nn creatura de* Medici, Pergola più d' 'ogni altro luogo ebbe a­ soffrirne' guasti e orribili sinistri. Oui nacque, educato alle armi dal famoso, AlberÌco*d» Barbiauo , l ib ravo condottiero Angelo so'prauotni­

natò della Pergola. La popolazione di cótesta città émolto inferiore a quella di Cagli; ed ha buoni rp i ­

ficj animati dalle acque de'vicini fiumi.

[Continua) CARLO A f l D U l K K

al primo cenno de' capi, alto sventolar i falonc, ò al grido del banditore dee pigliar l'armi «■ nssembrarsi. I­ re'llori che presiedono all' ammi­nistrazione civile e giudiziale, comandano altresì la massa armala dell1 arte.

5, Premii e pene. L' arie pure ne ha. î premii sonòqiiali dà il tempo , quali si riuveuivatio allora presso quelle società forti e ferodi) suffràgi di lode un titolo ed il potere. Le pene pel solito si ' r idu­cevano a multe, gravi più o meno secondo il caso. Queste potevano vanire inflitte da' rettori. Al dì sopra delle multe ve n ' e r a ancora una , che non poteva venir proclamala che dall' assemblea gene­rale: questa pena era l'esclusiouc dalla società. Non crediate che fossé cosi leggiera come parreb­be a prima vista. L' individuo ascritto ­a*un1 arte traeva da essa comuneiucfUc il suo sostentamento : inoltre aveva egli "ceduto all' intiero corpo una parie della sua libertà individuale Ut compenso della proiezione e dei vantaggi che il corpo gli as­sicurava. Uscendo dal corpo perdeva la facoltà di professare 1'arte, perdeva codesta proiezione, ca­desti vantaggi T e sì vedeva gettato fra i tumulti delle fazioni, come il mercatante che venisse espulso dalla carovana , e lascialo fra deserti alla mercè delle fiere e de* ladroni.

Ecco pertanto i corpi d'ar te al, possesso dei mezzi, che son base all'azione di un governo: ma­gistrati, leggi, denaro, forza * premii e pene.

Ma uh governo deve trovare in sé le vie di rinnovarsi e perpetuarsi. Ebbene! neanche code­ste vie mancano ai corpi d' a r t i . L' arte si rinnova in due modi : o per nascita

Per nascita , succedendo

^■^IJEili^auiiVlV­ii^ *, ­

GKOIHUFICO STATISTICO KD ECOIKOM1C.O DELLA. MAÙCA O ' A P J C Ò N À

o per aflì^liazioue . Per nascita , succedendo al ge­nitore nel posto e nell' esercizio dell ' arte. Per afEgliazioue , sottomettendosi alla scrutinio e giurandole leggi 'dell'ordine. Giuravasidi obbedire a'rettori , di prestar loro man forte in ogni caso e contro chiunque, di non palesare i segreti dell 'arte di accettare e compiere qualsiasi ufficio a cui s;

w

31

(i) ,, Anche è ordinato che se nlcunooffendesse Varie ovvero T università du'dipintori in detb t> in faclo, et dennntiatq fosse a recto e sia tenuto cju l̂ medesimo re­dore di cercare e punire chi contrafaeessé secondo­ la fonna de lo statnto delà electa aite­' Saluti dt^­pi/tori sancsy cap­. XXXVXÏ. [Carteggio degli etrtistiy t' l!,)

\ì) Slatuti de\ pittori sanesr\ eh. cap, Vili

XII. ( Continua zion/t)

Fossornbrone [Forum Sempronii). A ridosso d' una collina, alla sinistra sponda del Metauro spec­

chiasi nelle sue acque. Erta e piuuita di muraglia fra i suoi non pochi edifizi si sacri che protau.i mo­

strasi di preferenza la chiesa cattedrale coli' epi­

scopio. Ha il suo teatro. Nel Palazzo del comune conservasi la ricca e celebrata biblioteca che fu del Card. Passione!, nobilissimo cittadino fossornbrone­

se. Le ben coltivate campagne del territòrio dimo­

ìlrano 1' operosità di qncllapopolazione interna e del contado che supera in. complesso la cifra di Sm. Siccome avanzata di molto evvi la coltivazione dei gelsi, così gran copia di seta se ne raccoglie ; eh* è pure la vila e Y alimento di quegli uomini.

Trae i' orieine Fossornbrone dalla dìruta città ForumSenipronii,v\ cui abitanti colassù si rifuggi­

ronoquandp i Goti incendiarono quella città della pianura verso il mare, distante circa un­miglio dal­

la novella. Quivi ne. pose le fondamenta con un Fo­

ro per i mercati della popolazione circo.slante il Console , conquistatore del Piceno nel jS.Vui Ro­

ma, Sempronio Sofo, da cui tenne il nome. In bre­

ve cresciula a città divenne romana colonia, e quin­

di ebbe un Prefetto Augus'lale. Prima ravvolta nei trambusti politici di Roma « del l ' impero; poi tra­

vagliata e taglieggiata dai* barbari e da stranieri in­

vasori, e fatta municipio marchiano, stette in guer­

ra secostesfia e coi vicini, per venire da ultimo ili podestà dei Duchi di Urbino. Cessando quel Du­

cato» entrò nei governo ponlificio della Marca di

Ancona. * ■ Ragguardevole di antichità è il suo Vescovado. Cagli [Caltiuin], Surrogata città* in una valle al

i

Velie' compagnie'delte di MUTUA ASSICURAZIONI; SULLA VITA. DELL'­IIOMO ammesse recentemente ili Toscana. »— Due memorie lette ali* I. e 8.

dì accademia de1 Geongofìli nell' adunanza del lì i i aprile 18/17 " Firenze i^B'j Pendesi iri Bòma presso J. Natali,

. *

Libretto di", piccola mole, pieno di sapienza. Il jaâbarri che nel passato Cri ugno , guardandone 'economica costituzione , avea gridato Me Società

(

1 francesi di mutua assicurazione slabìli'lé in To' scatta­ perniciose^, radicalmente viziose e non su­scettibili di riforma veruna ; con questo discorso Ietto V 11 Aprile di quest'anno risponde a un li­bello pubi) icato dall ' Equitable a confutazione della sua. Memori», In lesso dimostra quanto il sistenà di associazione sconcio , assurdo , ingiu­sto, battezzato col nome di assicuruzionc ' nmJ

Ittà sulla vita inventalo da alcuni ­speculatori ' francesi , sia diverso e lontano da quelle Società fondale sul principio della inuUialilà e Ìli tulle le guise vantaggiose per gli assicurali , che si Sono cosi prodigiosMnenle estese in Inghillcrra'. ,, Le assicurazioni mutue inglesi,'delle quali le Compa­gnie francesi si usurpano il home e si scroccano il credilo , non assomig'iHnò a queste idi e' come la Cassa di Risparnv'o somiglia a una casa da giuo­co., , Oneste compagnie dette di Equitable, di Pre­vidence­ che vennero in Toscana «d offrir larga­mente que'bènefìzi, che l'amore antiveggente d'un padre , d'un marito , d' un caritatevole uomo più desidera pé'suoi ca r i ; mentono quando si assicu­rano modellate sui principj Ì\G\\'Equitable iuglu­se; il quale se fosse erroneo, ed ingiusto.coiiie que­ste, non sarebbe sialo da più di cent'anni pruttì­câto sin'ora dalla nazione più intelligente del mou­* do in fatto d'interesso. Falle dunque conoscere W ingiustizie e gli assurdi delle Compagnie france­,

•si finisce col dimandare, die dal.seno dell'Acca­demia slessa de'Georgofìti, venga, per illuminare la pubblica opinione, nofhinata nnn'commissione, la quale ,, esamini la quesliunc in tutta la sua'pia­nezza; veda se le operazioni , che si mettono in

essere dalle Compagnie, sieno regolate da quel­le norme di rigorosa eguaglianza, che Soie p os­son render giusto uii contratto di qualunque spe­cie esso sia; verifichi , se iti ordina a questa ri­gorosa eguaglianza , dietro i retti priueipj del" calcolo delle probabilità, ç sulla scorta­delle ta­vole d'i mùrlaiilà le più esatte • possa legìttima­

lente sperarsi 41 .rcalizzainento di que* magn'i­

:i guadagni che coulinuaiuenle si offrono alla immaginazione de'stisviiiilori; osservi se elimina­lo quanto di esagerato possa riscoutrarsi' nei programmi delle Ctmipagnie, ì capitali (oceani abbiano presso di nói un itupie,'ìo più utile, più facile, più .«icuro di quello (die loro si progetta ne'fondi.'pubblici francesi, lauto njll'aspetto dì Si'inplice impiego frult^Vro, quanio in cucilo di

•ti

ìi

Ì»

M

M F

tf j

M

1 1

1 1

n

7 »

fie

Page 4: 'A S'*'. GIORNALE LETTERARIO SCIEIVTIF1C0 ARTISTICO · Desider o che Vitaliano. combutt a questa filate divisióne di du& partitii il moderato

,, çutilruUo aleatorio^ faccia le più accurate indagini j ,; sui punti più importanti del toma, propòstd, ed ' „ emetta su tutto il suo ragionato parere ^

­Ma. jii dove più gravi ed eloquenti parole si spendono dal Lambrnschini nel discorso che è primo di questo libro, è circa la relazione che ban­no tali istituzioni con la pubblica inorale, quella che più importa di eccitare ­e mantenere riei po­poli. Se si volessero segnare le più belle Sentenze di quésto discorso, farebbe d 'uopo copiarlo tutto da capo a piedi:­ tanto souo scolpite, veritiere, stu­pende le paro le , con le quali Y au to 1̂3 dissipa il prestigio, che ha cattivato i meno avveduti, e de­plora la malattia generale d ' o g g i d ì , il desiderio cioè di guadagni facili e pronti , men dipendenti dall'uòino che dalla sorte, sì. spesso e sonoramente promessi. Mi sia lecito almeno adombrare in po­che linee Y ordine tenuto nel suo ragiouatuento dall'illustre scrittore.

Veduto qual sia io scopo delle assicurazioni , •cioè di r iparare o alleggerire un grave danno mal sopportabile da uno solò o da pochi , distribueu­­donc la gravezza in molti, spendendo cioè' le leg­giere retribuzioni di molli nel sovvenire ai mali di pochi; passa a considerare se in queste Società si raggiunga o si fallisca lo scopo. Non si paga in es&e una mercede por porger soccorso alle famiglie di chi muore, non per assicurarsi da un danno: 'ma il denaro pagato dal Socio uieutr'ei 'viveva, si spar­ie fra î Soci che restano. La sorte è quella, che di­slribnéndo il denaru , to moltiplica. E non quella sorte, come Dante immagina la Fortuna, d ie per­muta i beni> e ­» prosegue Suo regno come il lo­ro gli altri Dei.,, {Inferno, Canto V i l i verso 78 4; seg. ) ; ma una improvvida e cieca sor te , che ♦dipende da un' evento, che con le spoglie d' uno arricchisce gli altri. Egli è dunque una specie di giuoco e giuoco di sorte. — E qui scrutando d'Un guardo profondo i mali, che alla Società proven­gono dai giuochi di sorte; tratteggiando i modi con cui questo veleno sconvolge da prima poi distrug­ge la vita morale dell'uomo; e l 'abbandono del la­voro , lo­scialacquamento del denaro , che sembra piovuto dal cielo, il culto superstizioso ad una cie­ca divini tà , deplorabili effetti di esso; svela qual sja l ' even to , che pone queste istituzioni al di so­pra d'ogni, giuoco di sorte. Noti è un numero trat­to dalPurna, non è una car ta , non è il volar degli ­­uccelli» o il piovere , o il far sereno l'evento che distribuisce i guadagni, è un doloroso e lagrìmevo Jfi­evento­, è la morte di un Socio, Ecco il vincolo della fratellanza. Il pianto, l'estrèmo sospiro d'un fratello» è riso e guadagno per gli altri. Quanti più accoglie iPregno della morte , tanti più qui saran lieti di malaugurate ricchezze. Né si mascheri que­sto sciagurato principio col dire che anche il bene dell 'erede vieti dalla morte del testatore. Poiché se la morie nou si può to^ligre come condizione •d* acquistar facoltà in un dato caso, sarà utile e giusto indurla in un tale altro, in cui non è neces­saria , in cui nulla ne compensa' il danno inorale?

. £ pòi. nella famiglia , il più sacro vìncolo che sia £UI[H terra­, non sì desidera, ma si piange ja nior­:tt; d'un caro. Nella famiglia vive i­amore paterno;

<$ 64 p

CENNO N £ C n o L 0 G l C 0 ^

Uno soccorsa la tenue moneta di cinque centesimi al giorno. .

Chiunque dei sottoscritti si a'minali di malattia Cabale Giuseppe Borghi yéniva da Firenze twn P r o d o t U dB «Icunorirayixio, oppure diventi

, t. . n „ • ' i impotente a uuadimuav»L u vitto coir opera uro­a Hoiuti nella scorso mag­to; e qui dove avea rfa m t m ^ 0 J,,̂ , A c i ò pe i . q£hi»[^ sperato eòn'entezze e salute era colpito da morte nel giorno 30 delTistesso mese. Vana fidanza degli uomini che­là appublo ove spe­rano l'elicila trovano , ahi troppo spesso ,

r sciagura*

.un pensièro d'amore domina negli animi e ^li uni­sce. Ma­ potrà quest' amore spargersi e penetrare in qualunque compagnia si vada stringendo per interesse fra molti sconosciuti e lontani? — Ma se nella famiglia, dove i colpevoli affetti sono dalTa­moi* soggiogati, avviene pur talvolta elle si ravvi­yiaiiV­Q­ óigiiorcggino ; come noti qui, dove il bene degli uni è contrapposto a .quello di tutti , dove la mort ti de'compagni non è una idea oscura, in* determinata , ma chiara ed esplicita coudizione , che pur siederà qual lut'iùcni.osa larva nel pen­siero di ciascuno? .L'is'lHuzione dunque nou è be­

'.ne.fica, uè morale : è un.giuoco di veutufa , „ ' i n " ,; cui l'agitatrice dell ' urna d* ond' escono i guada­

,­gni o le perdite, è la Morte/ . , '_ ISoi facciamo eco ai voti dell ' autore, pei quali

Varrebbe che s'insegnasse nelle Scuole la morale applicala all'eoonomia i concordia non meno ne­ucÂSaria nella'politica­, nelle leggi, ne'eostumi, uel­■lê istituzioni tutte o pubbliche o private. Per com­porre quest 'armonia è necessario d^r forza ali1 in­teriore virtù del popolo. Il quale (ci piace termi­. mir con le parole stesse dell'atilure) ,, sappia da ,, noi ^ che il sostentamento delist sua vita e della ., vita de'suoi cari, deve aspeUarlp dalla sua ma­

w, no operosa e pura, e da una sobrietà che pen­

9, sii al tempo avvenire, benedetta da quel Padre , ,, che veste i gigli del campo e ciba gli uccelli „ del l 'ar ia ; non dimandarlo a una infernale Divi­i­ nità, che geUa le sortì,.e le getta in mezzo alle '+, ìoiube ,,

IGNAZIO CIAMPI

Nato egli a Bibbiena nella provincia casen­tincse ranno 1790 e fallosi prete al collegio di Castiglion Fiorentino, ove dello lezioni di leUeralurae filoso (iu, si Irapiaillava a Firen­ze. ('olà soggiornalo alquanti anni, peregri­nava per altre parti d'Italia, indi a Parigi; finché ridottosi da ultimo in Toscana muove­va a questa Roma che doveva essergli l'alale.

Elegante e facile ingegno ebbe il Borghi, non di quella altezza dominatrice onde alcuni grandi italiani stampano il loro nome nei se­coli ma di quella allitudine e destrezza che sa procacciare le simpatie di ogni classe di lettori. Trattò con eguale perizia il verso e la prosa e ne lasciò a' futuri bellissimi docu­menti. ]J suo discorso sulle storie italiane è opera che sebbene non si tenga al livello dei nuovi avanzamenti della lìlosolìa storica mo­stra pure la verità di quanto accenniamo. E cosi la pregiata traduzione di Pindaro e le altre minori poesie. Fra lu quali primeggiano grami : non si pero ch'essi raggiungano o stiano sopra alla meravigliosa originalità di (lue1 del Manzoni, come alcuni signori seri­sani di esle'tieho si attentarono far credere.

Intorno al carattere morale del Borghi mol­te cose si dissero che sarà obbligo della bio­grafia raccontare; poiché deesi credere pas­sato il lempo in che fosse lectio disgiungere ti letterato dall'uomo. A noi però mancano notizie precise da recare un giudìzio in si de­licata materia. Quid che possiamo arguire da certi suol poetici lavori gli è chV si lasciasse andare troppo compiaceutumcnte alle adula­zioni de'gramli, alle consuete piaceuterie cor­tigiane e che si prendesse certe convenzionali onoranze che era bello non accettare. Peccalo che ha egli comune con indili de'lellerali no­. stri; fra quali troppo pochi riguardano l'arte della parola corne un atVar di coscienza, troppo pochi meditano ed amano i sublimi doveri dell'ingegno, troppo pochi sentono l'obbligo che alle Indie scrìtlure faccia riscontro la buona vita.

11 che sia accennato per via di scntpHce osscrvazinu generale, senz'animo di.offendere una povera vita spenta che accrebbe pur di una fronda la corona delle glorie d'Italia. Al clie aggiungiamo che l'abate Borghi ebbe do­po morte le .onorificenze di molti romani e forestieri che lo accompagnavano nella sera del 31 maggio dal monastero di S. Calisto alla chiesa di S. Maria in Trastevere, e da questa nella sera del ì." Giugno alla Basilica di S. Paolo: e che alle funebri cerimonie­non mancarono le solilo orazioni e i solili versi.

G. P.

pria matmaie o memaie , e. ciò per q cidçnle della vila funesUTalIa sua salute; ben in^ leso perù sempre dopo sei mesi continui dì effet­tualo pagamento del suddetto soldo di contr ibuto alla suddetta Cassa di vicendevole soccorso , ac­quista il diritto aìln pensione giornaliera di una lira austriaca.

Delta pensione viene pagata e corrisposta sui fondi di delta Gassa, finché duri lo «stalo di 3ua malattia ed impotenza al lavoro manuale o men» tale suddetto debitamente comprovato colta pro­duzione del l ' a t tes ta lo medico giurato , come si dirà abbasso.

Ognuno che voglia sottoscriversi a detta Cassa di mutuo soccorso, deve previamente riportare il visto per l'accettazione , che si rilascia a chiun­que si trovi munito di un attestato giurato di me­dico, o dì ­chirurgo maggiore comprovante la sa­na costituzione fisica e quindi ridouc'ilà degli as­critti .

I cronici già dichiarati tali, ed i vecchi séSSa­genarii non ottengono, il s'uddetto attestalo d ' ido ­neità, e quindi non si accettano fra glì ascritti a questa Cassa.

ì soscriltori , che una volta entrati a parte di questa Caàsa trascurano di pagare seltìinaualmeule il debito del suddo­tto idi* contributo, perdono ogni diritto alla pensione giornaliera suddeltaj e tutto quanto fosse da essi già stato pagato a questa Cas­sa di mutuo soccorso per l 'addietro, .s'intende ce­duto a favore della medesima,.senza compenso e senza restituzione al contribuente.

II contributo del soldo suddetto si pagherà da­gli ascritti nelle mani di chi s* ìudicherà in via posticipata, ed una volta sola alla settimana? cioè, ogni domenica mattina pçr l 'antecedente settiijaa­nu decorsa. '

All'atto del pagamento del contributo suddet­to, sì rilascerà dal cassiere per ogni ascritto un libretto di ricevuta portante il proprio confesso a saldo delje rispettive quote dovute.

Il cassière presterà una cauzione bene visa per la sua gestazione.

11 medesimo.terrât su di un altro libro regolare a tenore delle leggi e regolamenti di commercio, il registro di lutti i pagamenti fatti dai singoli ascritti alla cassa di mutuo soccorso.

Sopra un libro o registro inliloiata; — elenco dei soscriltori alla cassa di mutuo soccorso, — lo stesso cassiere indicherà ognuno che si sarà sottoscritto, ed ognuno che avrà prodotto Patte* stato medico.giurato e munito del visto compro­vante d 'ave r acquistato il diritto per un dato nu­mero di giorni a percepire la pensione suddelta coli' importo delle somme di credito a ciascuno spellanti pel Ùlulo d'i pensione giornaliera.

La direzione eleiaosùdera è abilitata a farsi aa­sislcre d^ nuo o più medici o chirurgi maggiori per le visitç e pratiche occorrent i , onde verifi­care e constatare lo slato di sa lu te , di convale­scenza , o di malattìa, come pure gli accidenti della vita che possono entro 1' anno accadere ai singoli sottoscritti contribuenti, e dar loro diritto

Ila suddetta pensione terrtporanea 1 in caso di medici pro­

dotti dai singoli ascritti. Il cassiere alla fine di ogni anno rende conto

della sua gestione per l'anno decorso ed il conto preventivo delle spese ed introiti per Peserciiio

;de 11' anno, susseguente.

alla suddetta pensione terrtporanea 1 dubbi suiralteudibilila desìi altestati 1

s­t

P R O G E T T O l)i ma Cama di malut soccortìo per Mil ano j \

da. aprirsi ypres­io le sìngole p irocckie.

Questo,progetto che togliamo dall ' EUGANEO ( marzo 1847 J vuoisi auòbe per noi raccomandato alle anime buone, agli amici della, pubblica bene­ficenza. Di società speciali di mutuo soccorso mol­to fu ne ' Giornali parlato ; ma di una poposta cos1

universale e di lanlo facile applicazione parmi non vi fosse esempio,. Onde speriamo sìa presa in considerazione e­recUi fruiti di educatrice utilità.

FNFLL 3

f sottoscritti alla presente si obbligano di con­tribuire per ognuno di loro a detta Cassa di mu­

1

DI ALCUNE OPERE CHE SI TROVANO PRESSO L* EDITORE i . NATALI.

j

GIUSEPPE PARINI, versi e prose con un discorso ài Giuseppe Giusti intorno alla vita e alle opere di lui. Un voi. con ritratto.

GANGAMìXU fra Lorenzo ( poi Clemente XIV } let tele, bolle e discorsi : edizióne ordinala accresciuta e illustrala da Cosimo Frertiani. Un voi­

PLUTARCO, vite parallele, versione di Girolamo Pompei con una vita dell'.autore' scritta da Silvestro Centofanti. Quattro voi.

■ TOMMASEO Niccolò sull1 Educazione. DesideYii, Un voi.

ARIOSTO Lodovico , Orlando Furioso preceduto da alcuni pensieri di Vincenzo Gioberti e corredato di noie storiche e filologiche. Due voi.

COI TIPI BELL'EDITORE ALESSANDRO NATALI