a Rischio di Incidente Rilevante

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a Rischio di Incidente RilevanteStasera grande evento! 5 Impianti Industriali: Polimeri Europa, Basell Brindisi, Chemgas (ubicati all’interno del Polo Petrolchimico di produzione materie plastiche), Sanofi Aventis (Industria Chimica Farmaceutica nell’ex Punto Franco), Deposito Costiero Adriatico (l’imponente IPEM 1 e 2: il deposito GPL più grande d’Italia), esistenti nell’ Area Industriale di Brindisi, sono “Soggetti a Rischio di Incidente Rilevante”: (Decreto Legislativo 334/1999 e successivi Decreti attuativi delle Direttive Europee 82/501/1982, 82/501/1996, 105/2003 - Direttive Seveso I-II-III). “disposizioni finalizzate a prevenire incidenti rilevanti connessi a stabilimenti in cui sono presenti determinate sostanze pericolose ed a limitarne le conseguenze per l’uomo e per l’ambiente.“Industrie che possono causare eventi di grande entità, (emissioni in atmosfera, incendi , esplosioni) dovuti a sviluppi incontrollati, che possono dar luogo a pericolo grave, immediato o differito nel tempo, per la salute umana e per l’ambiente, sia all’interno che all’esterno dell’industria.Mi devo organizzare per mettere a letto presto i bambini, altrimenti non si capirà niente. Aggiungiamoci la coppia di Centrali Termoelettriche a carbone, capaci di alimentare Puglia e Basilicata, nuovamente rientranti nell’ “Inventario Nazionale” (tabella Ministeriale dell’aprile 2012 - “artt.6- 7-8 del D.Lgs.334/99”) quindi soggette ad obblighi maggiormente restrittivi per detenzione di sostanze pericolose: - Enel Produzione spa: “Centrale Federico II Brindisi Sud Cerano”, adiacente il Bosco omonimo ed il “Parco Regionale Saline di Punta della Contessa”; - Edipower spa: “Centrale Termoelettrica Brindisi Nord Costa Morena, insistente nel porto medio e rientrante nella “zona III di attenzione” individuata nel Piano di Emergenza Esterno al Petrolchimico (intorno al molo di attracco e sosta delle navi gasiere e petroliere).

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a Rischio di Incidente Rilevante (tratto dal Libro “agnello di dio” – viaggio nell’Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale di Brindisi)

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“a Rischio di Incidente Rilevante”

Stasera grande evento!

5 Impianti Industriali: Polimeri Europa, Basell Brindisi, Chemgas (ubicati all’interno del Polo Petrolchimico di produzione materie plastiche), Sanofi Aventis (Industria Chimica Farmaceutica nell’ex Punto Franco), Deposito Costiero Adriatico (l’imponente IPEM 1 e 2: il deposito GPL più grande d’Italia), esistenti nell’ Area Industriale di Brindisi, sono “Soggetti a Rischio di Incidente Rilevante”: (Decreto Legislativo 334/1999 e successivi Decreti attuativi delle Direttive Europee 82/501/1982, 82/501/1996, 105/2003 - Direttive Seveso I-II-III). “disposizioni finalizzate a prevenire incidenti rilevanti connessi a stabilimenti in cui sono presenti determinate sostanze pericolose ed a limitarne le conseguenze per l’uomo e per l’ambiente.” “Industrie che possono causare eventi di grande entità, (emissioni in atmosfera, incendi , esplosioni) dovuti a sviluppi incontrollati, che possono dar luogo a pericolo grave, immediato o differito nel tempo, per la salute umana e per l’ambiente, sia all’interno che all’esterno dell’industria.”

Mi devo organizzare per mettere a letto presto i

bambini, altrimenti non si capirà niente.

Aggiungiamoci la coppia di Centrali Termoelettriche a carbone, capaci di alimentare Puglia e Basilicata, nuovamente rientranti nell’ “Inventario Nazionale” (tabella Ministeriale dell’aprile 2012 - “artt.6-7-8 del D.Lgs.334/99”) quindi soggette ad obblighi maggiormente restrittivi per detenzione di sostanze pericolose: - Enel Produzione spa: “Centrale Federico II Brindisi Sud Cerano”, adiacente il Bosco omonimo ed il “Parco Regionale Saline di Punta della Contessa”; - Edipower spa: “Centrale Termoelettrica Brindisi Nord Costa Morena”, insistente nel porto medio e rientrante nella “zona III di attenzione” individuata nel Piano di Emergenza Esterno al Petrolchimico (intorno al molo di attracco e sosta delle navi gasiere e petroliere).

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Mettiamoci una Centrale Termoelettrica a turbo-gas petrolchimico (capace di alimentare un’altra Regione) residente nel Polo ENI e company. Piazziamogli un TermoValorizzatore da combustione “rifiuti industriali e sanitari” in petto all’Area Industriale. Collochiamo uno Zuccherificio con “inceneritore di rifiuti dedicati” affacciato sù Fiume Piccolo. Inseriamoci l’ombra di un rigassificatore tra i più prepotenti d’Europa, investito dalla “zona II di danno” evidenziata nel P.E.E. intorno al “molo Polimeri”. ...E la giostra è montata.

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“I gestori di Stabilimenti Industriali ... in cui sono presenti sostanze pericolose in quantità inferiori a quelle indicate nell’allegato... sono altresì tenuti a provvedere all’individuazione dei rischi di incidenti rilevanti, all’adozione delle appropriate misure di sicurezza... integrando il Documento di Valutazione dei Rischi...”. “I Gestori degli Stabilimenti... devono scambiarsi le informazioni necessarie.”

Menomale che ho rinnovato l’abbonamento, altrimenti

sarei dovuto andare a casa di un amico, per gustare

la partita.

Il Comune di Brindisi, in violazione a quanto prescritto dal Decreto del 9-5-2001, attuativo della Legge Seveso 334 (“le amministrazioni comunali... devono adottare gli opportuni adeguamenti ai propri strumenti urbanistici in un processo di verifica interattiva e continua generato dalla variazione del rapporto tra attività produttiva a rischio e le modifiche della struttura insediativa... gli strumenti urbanistici individuano e disciplinano le aree da sottoporre a specifica regolamentazione... A tal fine comprendono un elaborato tecnico R.I.R.”), non ha mai definito il “Piano R.I.R. - Rischio Incidente Rilevante”- lasciando al Comitato Tecnico Interregionale dei Vigili del Fuoco (di Bari) il giudizio di merito per ogni nuova attività da insediare, o per modifiche sostanziali di quelle esistenti. Un parere vincolante reso sulla base di quanto in possesso del Comitato, fornitogli dalle “Industrie a rischio”. Un Nulla-Osta di fattibilità - N.O.F.- espresso dai baresi, lontani dagli occhi e lontani dal cuore. L’unica bozza di piano R.I.R., quella redatta addirittura da un professionista dell’ A.S.L. (incomprensibile il nesso) su incarico del Comune, giace in qualche salone consiliare in attesa d’essere perfezionata includendo gli aggiornati “Piani di Emergenza Esterna” o “Rapporti di Sicurezza” relativi ai vari Stabilimenti. Aggiornamento necessario ad un attento e completo esame nonchè alla composizione di un quadro unitario e preciso per non incorrere in errori fatali. Vale a dire disegnare la giostra: ... la casa della paura, le “seggioline”, le macchine da scontro, il pugno, il “ta-ga-tà” ed altre attrattive che ogni personale immaginazione inserisce d’istinto.

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Speriamo indossino la maglia a strisce verticali col

nero alternato, che mi porta fortuna.

Passo successivo concordato, all’ipotetica approvazione del benedetto Piano R.I.R. in travagliata gestazione, sarebbe: “le informazioni ... sono trasmesse agli altri Enti Locali Territoriali eventualmente interessati dagli scenari incidentali, perchè possano, a loro volta, attivare le procedure di adeguamento degli strumenti di pianificazione... di loro competenza... al fine di prevenire gli incidenti rilevanti connessi... e limitarne le conseguenze per l’uomo e per l’ambiente in relazione alla necessità di mantenere opportune distanze di sicurezza tra gli Stabilimenti e le zone residenziali”.

Ovvia connessione col “Piano Territoriale dell’A.S.I.”, in atto da cinquant’anni circa e curato dal Consorzio del Porto/SISRI/ASI, e col “Piano Regolatore Portuale” la cui Autorità, autoritaria dal 1994, deve peraltro tenere conto degli elementi contenuti nel “Piano di Emergenza Esterno che prevede misure atte a proteggere i cittadini e l’ambiente”. Il P.E.E., redatto dalla Prefettura nel luglio 2006, “delimitando le zone che potrebbero essere interessate dall’evento incidentale presso gli Stabilimenti a Rischio di Incidente Rilevante”, contiene le anzidette “zone di attenzione”, in cui non mettere lo zampino. “Sono stati analizzati in maniera approfondita gli incidenti che possono interessare le aree esterne”. Certo che questo incontro è proprio importante.

Ci giochiamo la qualificazione alle fasi finali.

Decreto 9-maggio-2001: “Aree ad elevata concentrazione di Stabilimenti e Porti Industriali e Petroliferi”. “...gli strumenti di Pianificazione Territoriale ed Urbanistica tengono conto delle risultanze, ove disponibili, della valutazione dello Studio di Sicurezza Integrato dell’Area e del relativo Piano di Intervento”. “l’Autorità Portuale deve fornire alle autorità competenti in materia di pianificazione... le informazioni relative agli scenari incidentali ed in particolare quelli che coinvolgono aree esterne a quella portuale.”

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Decreto Ministeriale 16-maggio-2001 : “Per ogni Porto Industriale e Petrolifero deve essere predisposto un Rapporto Integrato di Sicurezza Portuale... contenente le informazioni di... pericoli e rischi di incidenti rilevanti derivanti dalle attività svolte nell’Area Portuale... L’Autorità competente, ai fini della predisposizione del Rapporto, richiede le informazioni... ai gestori degli Stabilimenti di cui al Decreto Legislativo n°334/1999. ... gli atti conclusivi sono trasmessi al Comando VV.F. ... al Comitato Tecnico Interregionale dei VV.F. ed agli organi competenti perchè ne tengano conto in sede di valutazione ed istruttoria tecnica dei Rapporti di Sicurezza relativi ai singoli Stabilimenti e nell’ambito di procedure previste dal Decreto Legislativo 334.” “L’Autorità competente inserisce le risultanze del Rapporto di Sicurezza nel Piano Regolatore Portuale di cui alla legge n. 84 del 1994.” “Sino all’adozione del Rapporto, l’Autorità competente adotta, nell’esercizio dei poteri di ordinanza e di regolamentazione, i provvedimenti anche interdettivi necessari ad assicurare il rispetto dei livelli di sicurezza in materia di rischi da incidenti connessi alle attività svolte dai soggetti...”

Decreto Legislativo 6-novembre-2007 : “L’Autorità Portuale provvede ad elaborare una Valutazione di Sicurezza per ciascun Porto di giurisdizione... tenendo conto delle specificità delle diverse zone e delle aree adiacenti... individuazione delle caratteristiche specifiche di ciascuna zona; individuazione degli scenari di potenziale minaccia per il Porto; focalizzazione dell’attenzione, ove appropriato, sul rapporto con altri Piani di Sicurezza; individuazione delle conseguenze specifiche di uno scenario di pericolo; Individuazione delle conseguenze dirette ed indirette prestando particolare attenzione al rischio di perdite umane; individuazione del possibile grappolo di effetti di un incidente...” “Il piano deve descrivere, dettagliatamente, l’interazione ed il coordinamento con altri Piani di Risposta e d’Emergenza.”

Sono tutto eccitato e concentrato per questo grande

avvenimento.

Chissà se la squadra farà il suo dovere.

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Composizione del Comitato Portuale: - Presidente dell’ Autorità Portuale

- Comandante del Porto

- Presidente della Regione Puglia (o delegato)

- Presidente della Provincia (o delegato)

- Sindaco del Comune (o delegato)

- Presidente della Camera di Commercio I.A.A.

- Dirigente Agenzia delle Dogane (Ministero delle Finanze)

- Provveditore Interregionale alle Opere pubbliche per la Puglia e la Basilicata

(Ministero delle Infrastrutture)

- rappresentanti di : categoria armatori, industriali, imprenditori , spedizionieri, agenti

marittimi, imprese portuali, imprese ferroviarie operanti nei porti.

Ci vorrebbe un bel pareggio lì! Così al ritorno basta

il risultato minimo per passare il turno.

I principi delle normative Europee, altresì, (Direttive varie/UE/CE) consigliano e suggeriscono la correlazione del Piano R.I.R. con l’analogo ma differente “Piano di Sicurezza Portuale” previsto dal D.M. 293/2001 e dal Decreto Legislativo 203/2007, meglio definito “Rapporto Integrato di Sicurezza Portuale” per “la determinazione dell’accettabilità del rischio e l’individuazione di pericoli di incidenti rilevanti derivanti dalle attività svolte nell’area portuale”. Un pacco da inviare, una volta incassato, agli organi competenti.

Giocheremo certamente bene e combatteremo fino alla

fine.

Ragionevolmente, un Municipio che si rispetti dovrebbe gestire a dovere la biglietteria delle giostre, essere “fulcro propositivo di ogni azione pianificatoria” e, semplicemente, redigere un “Piano Unico dei Rischi” per tutta la Città finalizzato a garantire la sicurezza degli abitanti. Impedendo, conseguentemente, altri impianti a rischio (Inceneritori di Rifiuti “vari”, Rigassificatore, ristrutturazioni di insediamenti vetusti e inquinanti) iniziando ad eseguire quanto sostanzialmente dettato in nuovi piani urbanistici: delocalizzazioni, ovvero demolizioni, di fabbriche troppo vicine alla zona abitata. ...E’ inaccettabile che certi adempimenti, di importanza vitale, siano disattesi per disattenzione, trascuratezza o intollerabile sbadatezza.

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L’elaborazione del “Piano Unico dei Rischi” deve essere la completa rottura delle uova nel paniere di chi vuol soltanto continuare, e tutt’oggi lo fa, ad impiantare “giostre” ad impatto ambientale adatte solo a bambini cresciuti d’età. Monelli che saltano in groppa a fabbriche chimiche complesse come Zuccherifici, Centrali a Biomasse che inceneriscono rifiuti, Depositi di scarti tossici/nocivi e via dicendo. La carenza del P.U.D.R., se è consentito inventare l’ennesima sigla, è una responsabilità gravissima che favorisce solo gli speculatori affezionati a puerili attrazioni, continuando a violentare il patrimonio territoriale collettivo. Il problema è che senza attaccante di ruolo le palle

che arrivano non vengono trasformate in azioni

incisive.

Per un esempio di civiltà e buon senso spulciamo attentamente il “Rapporto Integrato di Sicurezza del Porto di Livorno” (ma potremmo farlo con quelli di tutti gli altri Porti Industriali d’Italia con la P) scaricabile addirittura dal web. Partendo dal sommario : “Il Rapporto... previsto dal D.M. 293/01... rappresenta l’anello di congiunzione tra la normativa in tema di riordino della legislazione portuale (legge 18 gennaio 1994 n.84) e quella sui rischi di incidenti rilevanti (Decreto Legislativo 334). Nel redigere il Rapporto si è provveduto a riferirsi al Piano Regolatore Portuale ed ai Rapporti di Sicurezza delle aziende a rischio presenti... e la caratterizzazione delle aziende non rientranti nell’ambito di applicazione del D.Lgs.334”;

premesso che: “Il Rapporto di Sicurezza previsto dal D.Lgs. 334/99 ha come ulteriore sviluppo ... la sicurezza delle persone... Il Porto Industriale rientra a pieno titolo anche nella definizione dell’art.13- D.Lgs.334 – Area ad Elevata Concentrazione di Stabilimenti. La necessità della valutazione della sicurezza del Porto è stata inoltre indicata nella legge 18 gennaio 1994 n.84 – Riordino della legislazione in materia portuale – che recita: Al piano Regolatore Portuale ...è allegato un Rapporto sulla Sicurezza dell’ Ambito Portuale ai fini degli adempimenti ... sui rischi di Incidente Rilevante connessi con determinate attività industriali...

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Il Rapporto Integrato di Sicurezza Portuale deve essere recepito e coordinato in seno alla pianificazione territoriale ed urbanistica e deve fornire gli elementi pianificatori...”;

termina concludendo: “le finalità del D.M. 293/2001 sono state perseguite mediante la valutazione del rischio d’area e della compatibilità del territorio. L’analisi del rischio è stata effettuata impiegando la metodologia del Rischio d’Area (rischio locale e sociale). ...conoscere su tutta l’area di interesse il rischio a cui sono sottoposte le persone presenti ed in qualche modo anche il numero di persone coinvolte in caso di un incidente. Entrambi i metodi mettono in evidenza la criticità della zona interessata appunto da un’elevata concentrazione di attività industriali”.

Certo che dedicare il giusto tempo alla lettura dei

commenti prepartita è decisivo.

Assicurazione: la città di Brindisi, in tema di “concentrazione attività industriali”, non ha niente da invidiare a Livorno. Anzi. Se catapultassimo tutto questo come una grossa bomba scagliata sul porto cornuto ci sarebbe l’aggravante della presenza, a volte simultanea, di navi carboniere, gasiere, petroliere, per ceneri e gessi di scarto. Enormi vasconi che stagnano giornalmente in una sorta di lago artificiale, come è quasi diventato uno dei porti naturalistici per eccellenza più belli del mondo. Una donna meravigliosa, con ampi seni d’acqua, collo snello, ventre bombato che accoglie un centro storico invidia della Roma Imperiale, tanto affascinante quanto malamente sfruttata come la peggiore puttana, incolpevole, di uno stomachevole bordello in cui diverse tipologie di rettili strisciano. Ogni nave che penetra nel sangue di quella donna, stazionando, ricorda il contenuto scaduto delle bottigliette poggiate sulle mensole del “camion dei fucili”: amaro-carbone, vodka-petrolio, vov-cloroformio, whisky-gas-liquido ed altre sostanze pericolosissime gestite dalle “meraviglie in mostra” con comode spaziose banchine che prolungano il rischio di incidente conducendolo ben oltre i perimetri aziendali. Beh, prendo un bel paninone gigante ed una tre

quarti, e poi mi godo lo spettacolo in mondovisione.

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Gli unici adempimenti a cui si è appunto adempiuto sono, paradossalmente, i seguenti elaborati: - “Documento Provinciale di previsione e prevenzione della Protezione Civile” del 2008; - “Manuale Comunale di informazione ai cittadini – Gestione del Rischio Industriale” del 2007.

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Il primo documento, dopo aver descritto le peculiarità straordinarie del variegato territorio (“la penisola Salentina, l’altopiano delle Murge, l’area costiera brindisina, la vegetazione, la fauna, la struttura degli insediamenti”, ecc.), procede con le “analisi dei rischi”, lo “scenario del rischio industriale”, “classificazione degli eventi incidentali”, “rilascio di sostanze pericolose”, “effetto domino” ed altre preoccupazioni varie come “mitigare i danni di un incidente rilevante sulla base di scenari che individuano le zone a rischio ove presumibilmente ricadranno gli effetti nocivi dell’evento stesso”. “Gli scenari incidentali considerati nel Piano di Emergenza Esterno sono quelli validati dal Comitato Tecnico Regionale della Puglia nell’istruttoria del Rapporto di Sicurezza Unico di Sito”. Il secondo manuale “-incidenti possibili e loro effetti- porta a conoscenza della popolazione, che può essere colpita da un incidente rilevante, le informazioni fornite dal gestore ed informa gli stessi delle misure di sicurezza da adottare e norme di comportamento da osservare... Sollecitare un maggior livello di consapevolezza del rischio nella comunità interessata”. Due pozzi Internet a cui attingere preziosissime informazioni sul Piano di Emergenza Esterno vigente. Un elaborato grafico sintetico, contenuto quale “planimetria in allegato”, che non si può non riportare. Con quelle magliette così fosforescenti non si può

non vederli.

L’ampia e ben visibile Area Portuale a Rischio è l’intorno dei moli Portuali 1-2-3 in cui quotidianamente sostano “Navi di Prodotti PetrolChimici”. Proprio lì, ribadiamo, nella “zona III di attenzione”, esiste da circa quarant’anni una soffocante Centrale a Carbone. E proprio lì, ricalchiamo, in piena “area II di danno”, qualche scienziato ha pensato bene di piazzare la mole del Rigassificatore gas metano, con tanto di metaniere a servizio in transito e sosta. Ed ancora lì qualche discreto mezzo navale della Marina Militare a “propulsione nucleare”, da centinaia di MegaWatt, passa occasionalmente per una passeggiata.

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Speriamo che gli arbitri non commettano ingiustizie

altrimenti sarà solo colpa loro se dovesse finire

male.

Per ultimare il giro di giostra, trasformando la storia in umiliante storiella, dalla stampa, e dalla rivista specializzata “Il Nautilus”, frasi che lasciano esterrefatti: “ci sono stati intanto cambi nel Comitato Portuale... un’ondata di concessioni tra le quali... una riguarda le navi da crociera, l’altra le gasiere del terminalista Coperoil, che lavora per il deposito di GPL della IPEM. L’Autorità Portuale ha sempre ritenuto superfluo che il Porto di Brindisi si dotasse di un Rapporto Integrato di Sicurezza Portuale malgrado la presenza di un Petrolchimico, di una Centrale Termoelettrica, di un traffico di Navi Gasiere con sostanze altamente esplosive come etilene, propilene, gas propano liquido, benzina. Secondo il Presidente... non sussisterebbero, per il Porto brindisino, le condizioni di legge per l’elaborazione del Rapporto Integrato di Sicurezza... Inoltre la movimentazione di sostanze pericolose avviene tramite condotte (non fissate stabilmente e quindi da considerarsi temporanee), espressamente escluse dall’ambito di applicazione della Seveso II. Per fortuna la faccenda è venuta a galla il 13 ottobre 2010, quando Capitaneria di Porto e Vigili del fuoco hanno partecipato ad una riunione tecnica sullo Studio di Sicurezza presentato da Coperoil per potenziare la fornitura del GPL al Deposito Costiero Adriatico -ex IPEM- (praticamente una grossa bomba a poche centinaia di metri dal Lungomare Regina Margherita e quindi dal centro abitato) ... hanno sollevato il problema. Notoriamente nel Porto di Brindisi ci sono insediamenti industriali la cui pericolosità è comprovata... Solo recentemente il Ministero dell’Ambiente, a seguito di sollecitazioni giunte dalla Capitaneria di Porto e dai Vigili del Fuoco di Brindisi, ha ritenuto applicabile la normativa di cui al D.M. n.293/2001 (attuativa della Direttiva Europea 96-82-CE) anche al Porto di Brindisi”.

Certo che bisogna cominciare ad allenarsi da bambini

per finire due tempi a quel ritmo dissennato.

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Che ventura. Che ricorrente sventura tocca sempre accollarsi. Che ironica sorte, in uno scenario di inadempienze, rischi, sovrapposizioni di competenze (la legge Regionale 6/08 individua altri aspetti procedurali), accettare passivamente che il Comitato Tecnico Regionale di Bari, in cui siede sempre un rappresentante “scelto” dal Comune di Brindisi, continui a narrare prescrizioni nei pareri favorevoli a ripetizione, che vuol dire addolcire caffè molto amari serviti in sequenza per far innervosire. L’Autorità Portuale di Brindisi, caso unico in Italia, si è conseguentemente rimangiata ogni fantasiosa interpretazione normativa, del tutto infondata: “ha provveduto ad esperire apposita procedura di evidenza pubblica a conclusione della quale, in data 10-01-2011, è stato affidato incarico alla Società EIDOS srl di Cavenago d’Adda” (comune italiano di 2.000 abitanti della provincia di Lodi – Lombardia) “che dovrà consegnare il Rapporto Integrato di Sicurezza Portuale entro 120 giorni”. La beffa, molto grave, rasente il confine tracciato dalle leggi, è che in un parere Ministeriale del novembre 2002, reso su una variante al Piano Portuale proposta d’Autorità, oltre un decennio fa un Ente insindacabile prescriveva: “dovrà essere elaborato un Rapporto Integrato di Sicurezza dell’intera area portuale ed un Piano di Emergenza, come richiesto dal D.M. 293/2001”. Se fra quindici giorni potessimo festeggiare la

grande vittoria per le vie del centro, mi farei un

bel bagno nel Porto come si faceva una volta.

L’ansiosa attesa, dopo un ritardo pesantissimo, è in via di soddisfacimento. Anzi, stante l’incarto bomba presentato in piena estate come le peggiori leggi che si rispettino (fine luglio nello specifico) ed ampiamente riscontrato e contestato da chi tiene veramente alla città e fa osservazioni, di insoddisfazione. Ditemi, se qualcuno avesse dovuto incaricare un perito per stabilire cosa piantare ancora per profittare della terra assegnatagli in “diritto di godimento”, che interesse avrebbe avuto a sapere di dover piantare colture necessarie all’avvicendamento? Per poi reimpiantare “rapicauli e muluni sarginischi”, che da quelle parti scoppiavano rigogliosi come siluri salutari per i banchi di tutte le Piazze Mercato?

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A quali esperti si sarebbe affidato quel qualcuno, che poi non è nessuno, per consentire spremiture finali prima di inaridire completamente il fondo in concessione? Di cosa è fatto il succo al nero di seppia spruzzato per nascondere calamari giganti nel sugo artificiale ben condito? Il “Rapporto Integrato di Sicurezza Portuale”, almeno il primo ufficialmente presentato, altro non è stato che un abito sconcio cucito su misura per il Rigassificatore. Per il golia che vuol calpestare la volontà di piccoli guerrieri, musicisti e poeti, tentando di tappare la bocca con provocatorie intimidazioni. Quel “rapporto”, buttato lì preliminarmente celando la mano, è paragonabile ad un calzascarpe perfetto prodotto per tentare di infilare il piede di una creatura ciclopica in una scarpetta ad imbuto che avrebbe dovuto squarciarsi, per ospitarlo. Nelle intestazioni il nome della Società, EIDOS, viene sovrapposto ad una specie di omonimo d’origine greca: “EIΔOΣ”. Il “futuro rigassificatore”, pur non essendo un impianto esistente, quindi non comportante rischio attuale di incidente rilevante (“è noto che un tale rapporto deve prendere in considerazione solo l’esistente”), veniva riportato in evidente “rendering” su ogni frontespizio d’elaborato ed in molte righe interne agli atti. Proprio come fosse convivente, diciamo così, con tutti gli altri Impianti. “Puro esercizio accademico”, è stato dichiarato sghighiazzando. Mi ricordo il tuffo nella fontana di Piazza Cairoli

quando l’Italia era Campione del Mondo.

“Il caso del verbale della conferenza di servizi del 26 luglio sulla bozza del Rapporto Integrato di Sicurezza Portuale in cui non sono state inserite le osservazioni e le richieste avanzate dai rappresentanti del Comune...” “... praticamente tutti gli attori della conferenza, a cominciare dall’ Autorità Marittima (la Capitaneria di Porto) per finire ai Vigili del Fuoco e all’ARPA, passando per il Comune di Brindisi, avevano chiesto ed ottenuto lo stralcio, dal RISP, della parte, a dire il vero predominante, dedicata al rigassificatore della British Gas. Trattandosi di un impianto assente dal contesto reale del Porto... non poteva essere preso in considerazione come entità già presente ed operante.” (da un articolo di Brindisi Report del 19-11-2011)

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A voi la doccia ghiacciata con l’Impianto L.N.G., mostrato tipo realtà esistente, vicino le altre navi in rosso pericolosamente attraccate.

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Dopo la faziosa descrizione della storia delle autorizzazioni rilasciate ed in corso (NOF-VIA-MAATM-CTR-pag.32), qualche frase di cucina tipica lombarda: “Il Terminale risulta soggetto all’applicazione del D.Lgs.334/99 e s.m.i. in quanto si realizzerà lo stoccaggio di 320.000 metri cubi, pari a circa 155.840 tonnellate di GNL. Il Gas vaporizzato dal GNL (boil-off) sarà trattato con un sistema di compressione e ricondensazione per evitare di bruciarne in fiaccola quantità eccessive. L’accesso in porto delle gasiere avverrà secondo le apposite corsie di traffico. ... si suppone che i piloti destinati alla manovra delle navi gasiere accedano alla nave gasiera allo scopo di avere più tempo per conoscere la nave... ... si suppone che venga emanata una apposita Ordinanza di interdizione all’ingresso in porto di altre navi durante i movimenti delle gasiere; in tal modo si ritiene trascurabile il rischio collisione.” “L’area in concessione alla società Coperoil-Ipem si estende su 6000 metri quadri... A seguito della richiesta di ampliamento della concessione demaniale si prevede che la quantità approvvigionata sia al massimo pari a 40.000 tonnellate ... rifornimento GPL tramite navi gasiere nei serbatoi di stoccaggio del deposito... tramite il gasdotto di collegamento... Propano e Butano stoccati nei serbatoi vengono miscelati in un medesimo serbatoio per la formazione della miscela desiderata. Non sono previsti effetti indotti da altre realtà industriali sull’intera area data in concessione alla società Coperoil. La realizzazione del Terminal LNG non altera la situazione attuale. L’ipotesi di trasferire l’area in concessione a Coperoil presso un nuovo pontile posto nel mezzo del pontile Polimeri e quello che Brindisi LNG intende realizzare è attualmente in fase di attenti studi.” “Effetti indotti da Polimeri Europa sulle altre realtà industriali nelle vicinanze: i soli effetti domino sono limitati alla distanza massima di 120 metri dall’origine del top-event...pool fire... Tale distanza è tale da non coinvolgere alcuna realtà industriale limitrofa. La realizzazione del Terminal LNG non altera quanto indicato in precedenza. Il progetto per la realizzazione del Terminal LNG prevede l’adozione di adeguate distanze di sicurezza. Le distanze previste sono tali da non introdurre effetti indotti da altre realtà industriali sull’intera area data in concessione alla Società Polimeri Europa”.

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“Il limite della Zona II (di danno) interessa la parte più a sud del Terminale e sostanzialmente l’area che ospita gli edifici del Terminale.”

Cosa volete che se ne freghi un minuscolo Comune lombardo, con appena duemila anime, di Brindisi. Cosa volete che sia se è soltanto l’area uffici, o meno, ad essere in pericolo. Cosa volete che importi se, per chissà quale benedizione apocrifa, tutto il rischio venga convogliato verso il mare, ove l’acqua spegnerebbe qualsivoglia fiamma eccetto quella ridicola da “fornellino da campeggio” appiccata sul capitello della colonna romana ridicolizzata. Cosa volete che ne sappiano del vento dominante di maestrale e tramontana (nord-nordovest) i settentrionali. Da chi di ambiente se ne intende, le scomode osservazioni che, usando un brutto eufemismo, hanno fatto saltare tutto: “Il rischio massimo accettabile andrà stabilito dalla comunità anche valutando il peggior scenario possibile.” “... attivare i processi amministrativi di consultazione popolare.” “La procedura adottata e soprattutto la mancata consultazione popolare non rispondono minimamente a quanto disposto dalla Direttiva Europea 96/82/CEE (non contemplata nella bibliografia) ed al D.Lgs.334/1999 e gli elementi formativi del Rapporto Integrato di Sicurezza non risultano affatto aggiornati... I RIS interni ed esterni agli stabilimenti industriali sono stati acquisiti acriticamente e senza valutare rischi specifici ed interconnessi, effetti diretti e sinergici...” “... doveroso segnalare come si siano fatte proprie le considerazioni e conclusioni della società costruttrice Brindisi LNG, non tenendo in alcun conto la relazione tecnico-scientifica della Commissione VIA Regionale nè la considerazione della mancanza dell’aggiornamento del N.O.F. – Nulla Osta di Fattibilità – già affidato a Commissione Pubblica ed in attesa di consegna”.

“... procedimento autorizzativo, evidentemente viziato”.

Superate le supposizioni e le supposte evidenti contenute nelle copertine e nelle presentazioni, siccome “nel porto di Brindisi non si movimentano arance e granaglie, ma etilene, propilene, prodotti petroliferi liquidi, gas propano”, a gennaio 2012 viene presentato il R.I.S.P. riveduto e corretto.

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“La bozza del RISP… non contiene più la previsione del Rigassificatore British Gas di Capo Bianco, ma non ha effettuato alcuna stima del livello del fattore di rischio per la popolazione, parte imprescindibile dello stesso Rapporto. Il rilievo dell’assenza della previsione del fattore di rischio è stato avanzato dal Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Brindisi, uno degli Enti maggiormente interessati allo studio.” A parte le “fesserie”, che per l’Europa devono essere necessariamente accettate dalla collettività, il documento, ovviamente, conclude: “si ritiene accettabile il rischio valutato in quanto paragonabile a quello generalmente associato a fenomeni non oggetto di particolari preoccupazioni.” “L’accettabilità del rischio delle installazioni Seveso è demandato alle Autorità preposte dalla normativa Seveso.” …Nel garage si possono mettere tutte le bombole che si vogliono, tanto chi verrà mai a controllare, in un quartiere periferico. In attesa dell’approvazione, si può fare con calma, permangono altri dubbi circa la provenienza delle fonti citate in “Bibliografia” (Documento Aziendale, Rapporto di Sicurezza, N.O.F., valutazione di non aggravio del rischio, V.I.A., Rapporto Finale), l’eventualità di scoppio (la tav.9 richiama la “zona II di danno” del Piano di Emergenza Esterno vigente che interessa l’area del Rigassificatore), la necessità di riportare, in un report di genere, il tombamento di S.Apollinare (evidenziato in viola nella tav.B2), o il completamento della cementificazione del mare a ridosso delle “Isole Pedagne” (tav.B4). Io, da brindisino, anche dal riporto di foto d’epoca in simili documenti, comprese quelle del porto interno completamente inutilizzato, mi sento preso per culo. Ed ho l’impressione che qualche bimbo faccia ripetizioni di pianoforte a pagamento, in piccole stanze con tasti, recitando poi che lo strumento, probabilmente, non stonerebbe per la presenza di un’altra nota dissonante. Cambiando lo spartito, il suono delle prove sarà rimasto nelle orecchie di chi proprio si affeziona a certe melodie che rapiscono i deboli di morale.

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Pragmaticamente, comunque vada a finire, resteranno macchie, impronte indelebili sul foglio musicale. Tracce di accordi che si tenta disperatamente di trovare incantando i serpenti.

Sarebbe un sogno se un giorno, allo sguardo del

giornale, mi accorgessi che abbiamo vinto la coppa.

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Nota

La ricca poltronissima dell’Autorithy, attraverso il più temporaneo nababbo di rivestimento, espresse sbrigativamente un’inclemente parere scientifico da sedile inerente l’ “elefante nella cristalliera”, animale carezzato come un possente mammut per farsi fare la pipì addosso e sentirne il tepore. Ironicamente, gli elefanti possono respirare “GPL o LNG smile” usando il “molo martello” per colpire nelle parti basse. Il contraddittorio nuovo Piano Operativo Triennale dell’Authority di Brindisi - P.O.T. 2012/2014 - (“non può essere taciuto il progetto di realizzare un terminal di rigassificazione in grado di ospitare navi da 160.000 tonnellate di GNL”- pagg.15 e 16) si spinge a suggerire l’utilizzo delle “frigorie derivanti” ad una città che ha manifestato chiaramente, a stragrande maggioranza, contro. Inoltre, siccome “il tema della sicurezza portuale sarà posto ai primi posti nell’agenda dell’Autorità Portuale”, viene previsto lo “spostamento del traffico gasiero da Costa Morena ovest a Capo Bianco” (quello gestito dalla Coperoil che serve il gpl alla IPEM), proprio attaccato al “Molo Polimeri” (quello che di per sè genera le “aree di danno”) verso la colmata in concessione alla Brindisi LNG. …Ho letto che la scienza è una conoscenza esatta che esclude possibilità d’errore e, secondo alcuni filosofi, corrisponde alla logica. ...Ho appreso anche, studiando, che “chi è incapace di costruire ipotesi non sarà mai uno scienziato”.

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