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Sete di Parola XIX Settimana del Tempo Ordinario dal 11 al 17 agosto 2013 LETTERA ENCICLICA LUMEN FIDEI La pienezza della fede cristiana La storia di Gesù è la manifestazione piena dell’affidabilità di Dio. Se Israele ricordava i grandi atti di amore di Dio, che formavano il centro della sua confessione e aprivano lo sguardo della sua fede, adesso la vita di Gesù appare come il luogo dell’intervento definitivo di Dio, la suprema manifestazione del suo amore per noi. Quella che Dio ci rivolge in Gesù non è una parola in più tra tante altre, ma la sua Parola eterna. Non c’è nessuna garanzia più grande che Dio possa dare per rassicurarci del suo amore, come ci ricorda san Paolo. La fede cristiana è dunque fede nell’Amore pieno, nel suo potere efficace, nella sua capacità di trasformare il mondo e di illuminare il tempo. « Abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi ». La fede coglie nell’amore di Dio manifestato in Gesù il fondamento su cui poggia la realtà e la sua destinazione ultima. Vangelo del giorno

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Sete di ParolaXIX Settimana del Tempo Ordinario

dal 11 al 17 agosto 2013

LETTERA ENCICLICA LUMEN FIDEI   La pienezza della fede cristianaLa storia di Gesù è la manifestazione piena dell’affidabilità di Dio. Se Israele ricordava i grandi atti di amore di Dio, che formavano il centro della sua confessione e aprivano lo sguardo della sua fede, adesso la vita di Gesù appare come il luogo dell’intervento definitivo di Dio, la suprema manifestazione del suo amore per noi. Quella che Dio ci rivolge in Gesù non è una parola in più tra tante altre, ma la sua Parola eterna. Non c’è nessuna garanzia più grande che Dio possa dare per rassicurarci del suo amore, come ci ricorda san Paolo. La fede cristiana è dunque fede nell’Amore pieno, nel suo potere efficace, nella sua capacità di trasformare il mondo e di illuminare il tempo. « Abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi ». La fede coglie nell’amore di Dio manifestato in Gesù il fondamento su cui poggia la realtà e la sua destinazione ultima.

Vangelo del giornoCommentoPreghieraImpegno

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Domenica, 11 agosto 2013Santa Chiara, vergine

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è

piaciuto dare a voi il Regno.Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!  Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.  Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

…È MEDITATAUn padrone parte e affida la sua casa ai servi. La vera fortuna di noi servi inaffidabili consiste nel fatto di avere un padrone così, pieno di

fiducia verso di noi, che non nutre sospetti, cuore luminoso. Dio ha un cuore di luce e ti affida la casa, le persone, il mondo. E ti dice: tu

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puoi. Dio ha fede nell'uomo. La fiducia del mio Signore mi conquista, in convince, mi fa dire: beato sei tu perché Dio ha fede in te. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli... non è ovvio, non è scontato stare svegli, non è un fatto dovuto o un obbligo. Quell'attesa fino all'alba ha il potere di emozionare e sor-prendere Dio, è più di quanto non si aspettasse. Genera infatti in lui una risposta quasi eccessiva, esultante. Ed è il punto commovente, sublime di questa parabola, il momento straordinario, quando accade l'impensabile: Dio da padrone diventa servitore: vi dico che si stringerà le vesti ai fianchi (è l'abbigliamento del servo) li farà sedere a tavola e passerà a servirli. Da quello stupore di Dio, viene una voce: «questi miei figli mi sor-prendono, capaci di incantarmi con un di più, un eccesso, una veglia fino all'alba, un vaso di nardo, un perdono con tutto il cuore, gli ultimi due spiccioli gettati nel tesoro del tempio, l'abbraccio e il pane dati al più piccolo. Metto ancora la mia gioia nelle loro mani!». Dio non è il Padrone dei padroni, è il servitore della vita. Non abbiamo pensato abbastanza a che cosa significhi avere un Dio nostro servitore. Il padrone castiga, il servo aiuta; il padrone giudica, il servo sostiene; il

padrone detta ordini, il servo ascolta e apre il cuore. Questi è il solo che io servirò perché è l'unico che si è fatto mio servitore. Dov'è il tuo tesoro lì è anche il tuo cuore. Ciò che per me è più prezioso è ciò che più amo. «Ami la terra? Terra diventerai. Ami Dio? Diventerai come Dio», scrive Agostino. L'uomo diventa ciò che ama. La fede avanza per scoperta di tesori, non per doveri. La vita cresce non per obblighi o divieti, ma per una passione, e la passione nasce da una bellezza. La bellezza di un Dio così fa avanzare la mia fede. Un tesoro di persone e di speranze è il motore della vita. Sufficiente a met-tersi in viaggio verso Colui che ha nome amore, pastore delle costellazioni e pastore dei cuori, che ci metterà a tavola e passerà a servirci, con tutta la gioia di un padre sorpreso da questi suoi figli, questo piccolo gregge, coraggioso e mai arreso, che veglia sui tesori di Dio, che veglia fino alle porte della luce.-----------------------------------------------Non lasciamoci sorprendere, chiediamo che lo Spirito ci doni un cuore vigile e occhi attenti per riconoscere il passaggio dell'Atteso. Nulla possa distrarci. Nulla possa rubarci la Sua Parola. Nulla possa assopirci nella nostra veglia

…È PREGATAArda nei nostri cuori, o Padre, la stessa fede che spinse Abramo a vivere sulla terra come pellegrino, e non si spenga la nostra lampada, perché vigilanti nell’attesa della tua ora siamo introdotti da te nella patria eterna. 

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…MI IMPEGNAL'esortazione: "State pronti, tenetevi pronti!" non è un invito a pensare ogni momento alla morte, a passare la vita come chi sta sull'uscio di casa con la valigia in mano in attesa della corriera. Significa piuttosto "tenersi in regola". Per il proprietario di un ristorante o un commerciante, tenersi pronto non vuol dire vivere e lavorare in continuo stato di ansia, come se da un momento all'altro dovesse esserci una ispezione dei NAS. Significa non aver bisogno di preoccuparsi della cosa perché si tengono abitualmente i registri in regola e non si praticano per principio frodi alimentari. Lo stesso sul piano spirituale. Tenersi pronti significa vivere in modo da non doversi preoccupare della morte. Si narra che alla domanda: "Cosa faresti se sapessi che tra poco devi morire?", rivolta a bruciapelo a S. Luigi Gonzaga mentre stava giocando con i suoi compagni, il santo rispose: "Continuerei a giocare!" La ricetta per godere della stessa tranquillità: è vivere in grazia di Dio, senza pendenze gravi con Dio o con i fratelli. Padre Raniero Cantalamessa

Lunedì, 12 agosto 2013Santa Giovanna Francesca de Chantal, religiosa

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati. Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì».  Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».

…È MEDITATARientrando a Cafarnao, alcuni esattori si avvicinano a Pietro per capire se Gesù intende pagare la tassa prescritta per il tempio. Non si tratta del tributo a Cesare, ma di

quel contributo che ogni israelita doveva dare al tempio per il suo funzionamento. Gesù, sebbene "è più grande del tempio", non si sottrae e ordina a Pietro di andare

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a pescare e di prendere dalla bocca del pesce preso con l'amo la moneta d'argento da dare al tempio. Non voleva dare scandalo, e come altre volte, Gesù non accampa diritti e privilegi che pure gli sarebbero dovuti. Vuole edificare, non scandalizzare la gente. Per questo agisce anche diversamente da quello che sarebbe logico per lui. La sua prima preoccupazione resta raccogliere e custodire la gente che il Padre gli ha affidato. L'attenzione scrupolosa che Gesù ha nell'evitare lo scandalo soprattutto dei più piccoli deve informare sempre più il parlare e l'operare dei discepoli. E' una sapienza che richiede una

grande disciplina interiore soprattutto da parte chi ha responsabilità pastorali, ciascuno infatti è spinto ad agire impulsivamente e senza riflettere. Il Signore continua a mostrarci che la vera sapienza è costruire quel tempio spirituale che è la comunità cristiana.---------------------------------------------------Il cristiano deve essere seriamente impegnato nelle sue responsabilità sociali. È solo con questa fedeltà al suo lavoro e alle potenzialità di sviluppo dei suoi doni interiori, umani e religiosi, che egli prepara l’avvento del Regno di giustizia e di verità. Gianfranco Ravasi

…È PREGATAI potenti del Mondo, o Signore, lascino che la Tua luce illumini le loro menti e che il Tuo amore riscaldi il loro cuore, così da impegnarsi per la promozione e per il rispetto dei diritti di tutti gli uomini, soprattutto degli “ultimi”. Amen.

…MI IMPEGNASostituirò il consueto giudizio negativo sui Governanti con una preghiera in loro favore.

Martedì, 13 agosto 2013LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?».  Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:  «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio

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che è nei cieli. Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

…È MEDITATAGesù, terminato il ministero in Galilea, si appresta a salire verso Gerusalemme dove lo aspetta la morte. L'evangelista nota che "in quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù". Ma la domanda che gli rivolgono manifesta la loro lontananza dal maestro. Nel brano parallelo di Marco si riporta la stessa scena: Gesù ha appena dato l'annuncio della passione e i discepoli, invece di pensare a quanto hanno ascoltato, si mettono a discutere su chi di loro fosse il più grande. Quale distanza tra le preoccupazioni del Maestro e quelle dei discepoli! In verità, è una situazione che continua a ripetersi anche oggi tra i discepoli: quante volte dimentichiamo il Vangelo perché preoccupati solo per noi stessi o per i nostri primati! Gesù non rispose subito con le parole; prese un bambino e lo mise "in mezzo", al centro della scena, e rivolto ai discepoli disse: "Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli". Con queste parole inizia il quarto lungo discorso di Gesù, ed è sulla vita della fraternità cristiana. L'inizio è sorprendente: il discepolo è come un bambino, ossia come un figlio; e figlio

bisogna sempre restare. Gesù non dice che il bambino deve crescere e diventare adulto. Nel regno di Dio si è sempre bambini, sempre figli. E aggiunge che il bambino è il più grande. Così inizia il nuovo mondo che Dio è venuto ad instaurare.  Gesù, con tono pieno di tenerezza, afferma che chi accoglie uno dei suoi discepoli accoglie lui stesso. E' un'affermazione che invita ad avere un cuore disponibile e generoso: accogliendo un discepolo si accoglie lo stesso maestro. Queste parole però richiamano anche la dignità alla quale i discepoli sono stati chiamati. Ne nasce una circolarità di attenzione e di amore che lega i discepoli a Gesù e tra di loro. La vita della comunità sta talmente a cuore a Gesù da renderlo durissimo contro coloro che la feriscono scandalizzando i discepoli. E' l'amore geloso del Signore per la sua comunità, per quel gruppo di discepoli che egli stessi cura con tenerezza e passione grande. Egli vuole trasfondere in ciascuno dei suoi questo amore, perché tutti si sentano responsabili della vita dell'intera comunità cristiana. Chiede ai discepoli di essere durissimi con se stessi per evitare lo scandalo. Invita a tagliarsi la

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mano o il piede e a cavarsi l'occhio per evitare di dividere e distruggere. La vita della comunità cristiana, vale più di qualunque altra cosa. Per Gesù, la vita della comunità, anzi di tutti gli uomini, valeva più della sua stessa vita. E' questa la via che il Maestro continua ad indicare ai discepoli.----------------------------------------------

Chiediamo la grazia della vera fiducia filiale, fonte di tranquillo coraggio. Siamo invitati a fare l'opera di Dio; chi agisce principalmente è il Padre celeste, però per amore ci dà la possibilità di collaborare con lui e di fare così un'opera bellissima, con umiltà e con entusiasmo, con speranza e con dinamismo. L'atmosfera della vita cristiana deve essere così. 

…È PREGATAVieni, Signore Gesù, donaci l'intelligenza per vagliare ogni cosa e la forza per scegliere ciò che è buono. Donaci la voce per gridare di prepararti la strada, e coraggio per essere i primi a prepararla. Donaci la capacità di essere sempre lieti anche quando la tua parola, che innalza i piccoli e abbassa i forti, ci pone contro la logica umana. Donaci di consolare chi sta peggio di noi, di confortare chi soffre più di noi, di rallegrare chi ha meno gioia di noi, di farci vicini a chi ha bisogno di noi. Amen! …MI IMPEGNACercherò di riconoscere e servire il Signore nelle persone invisibili agli occhi del mondo ma preziose agli occhi di Dio.

Mercoledì, 14 agosto 2013 San Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martireNasce nel 1894 a Zdunska-Wola, in Polonia. Entra nell'ordine dei francescani e, mentre l'Europa si avvia a un secondo conflitto mondiale, svolge un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Ammalato di tubercolosi, Kolbe dà vita al «Cavaliere dell'Immacolata», periodico che raggiunge in una

decina d'anni una tiratura di milioni di copie. Il 19 settembre 1939, i tedeschi prelevarono padre Kolbe e gli altri frati, portandoli in un campo di concentramento, da dove furono inaspettatamente liberati l’8 dicembre; ritornati a Niepokalanow, ripresero la loro attività di assistenza per circa 3500 rifugiati di cui 1500 erano ebrei, ma durò solo qualche mese, poi i rifugiati

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furono dispersi o catturati e lo stesso Kolbe, dopo un rifiuto di prendere la cittadinanza tedesca per salvarsi, visto l’origine del suo cognome, il 17 febbraio 1941 insieme a quattro frati, venne imprigionato.  Dopo aver subito maltrattamenti dalle guardie del carcere, indossò un abito civile, perché il saio francescano li adirava moltissimo. Il 28 maggio fu trasferito ad Auschwitz, tristemente famoso come campo di sterminio, i suoi quattro confratelli l’avevano preceduto un mese prima; fu messo insieme agli ebrei perché sacerdote, con il numero 16670 e addetto ai lavori più umilianti come il trasporto dei cadaveri al crematorio.  La sua dignità di sacerdote e uomo retto primeggiava fra i prigionieri, un testimone disse: “Kolbe era un principe in mezzo a noi”. Alla fine di luglio fu trasferito al Blocco 14, dove i prigionieri erano addetti alla mietitura nei campi; uno di loro riuscì a fuggire e secondo l’inesorabile legge del campo, dieci prigionieri vennero destinati al bunker della morte. Padre Kolbe si offrì in cambio di uno dei prescelti, un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. La disperazione che s’impadronì di quei poveri disgraziati, venne attenuata e trasformata in preghiera comune, guidata da padre Kolbe e un po’ alla volta essi si rassegnarono alla loro sorte; morirono man mano e le loro voci oranti si ridussero ad un sussurro; dopo 14 giorni non tutti erano morti, rimanevano solo quattro ancora in vita, fra cui padre Massimiliano, allora le SS decisero, che giacché la cosa andava troppo per le lunghe, di abbreviare la loro fine con una iniezione di acido fenico; il francescano martire volontario, tese il braccio dicendo “Ave Maria”, furono le sue ultime parole, era il 14 agosto 1941. Le sue ceneri si mescolarono insieme a quelle di tanti altri condannati, nel forno crematorio; così finiva la vita terrena di una delle più belle figure del francescanesimo della Chiesa polacca.

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

…È MEDITATAQuesto passo evangelico è assai indicativo dell’importanza che la Comunità ha per noi cristiani.

Ciascuno di noi non è un “credente solitario”, ma una parte del Corpo di Cristo, che è la Chiesa. Al

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momento del Battesimo, infatti, diventiamo figli di Dio, ma non figli “unici”, in quanto inseriti in una Famiglia che conta una sterminata quantità di fratelli. Essere in comunione significa non soltanto poter contare sulla presenza materiale e spirituale degli altri, ma anche condividere lo stesso Credo. Questo garantisce la veridicità della nostra fede. Ma questo comporta anche una grande responsabilità da parte di ciascun cristiano, perché sia il bene sia il male compiuto ricade sugli altri, a vantaggio o viceversa a svantaggio dei nostri fratelli. Spesso non pensiamo agli effetti che posso scaturire dalle nostre azioni, soprattutto da quelle sbagliate! Nella “comunione dei santi”,

nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché – come nel corpo umano – quando un membro soffre, tutte le membra ne risentono. Ogni nostra buona azione ha ripercussioni benefiche sui nostri fratelli, in virtù di una misteriosa ma reale solidarietà tra tutti gli uomini. Lo stesso accade con i peccati che lacerano questa comunione. Quale forza, allora, scaturisce dalla preghiera fatta nella comunione dei cuori!--------------------------------------------------------Due mani giunte ottengono molto di più di due pugni chiusi.

Helder Càmara

…È PREGATASii con noi Signore, per renderci tutti uno in te e idonei, per Tua virtù, a trasmettere al mondo la Tua pace e la Tua salvezza. Amen. Paolo VI…MI IMPEGNACome Dio ci perdonerà i nostri peccati nella misura in cui noi avremo perdonato gli altri, così anche lui ci giudicherà nella misura in cui avremo giudicato gli altri. Non dobbiamo, quindi, né insultare né ingiuriare coloro che peccano, ma dobbiamo avvertirli. Non bisogna dirne male e diffamarli, ma consigliarli. Dobbiamo correggerli con l'amore, e non insorgere contro di loro con arroganza. Giovanni Crisostomo

Giovedì, 15 agosto 2013 ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

LA PAROLA DEL SIGNOREDal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel

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tempio l’arca della sua alleanza. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva:«Ora si è compiutala salvezza, la forza e il regno del nostro Dioe la potenza del suo Cristo». …È MEDITATA La prima lettura della Messa presenta una scena drammatica: una donna – figura di Maria e della Chiesa – viene perseguitata da un Drago - il diavolo - che vuole divorarne il figlio. Ma la scena non è di morte, ma di vita, perché Dio interviene e mette in salvo il bambino. Quante difficoltà ci sono nella vita di ognuno, nella nostra gente, nelle nostre comunità, ma per quanto grandi possano apparire, Dio non lascia mai che ne siamo sommersi. Davanti allo scoraggiamento che potrebbe esserci nella vita, in chi lavora all’evangelizzazione oppure in chi si sforza di vivere la fede come padre e madre di famiglia, vorrei dire con forza: abbiate sempre nel cuore questa certezza: Dio cammina accanto a voi, in nessun momento vi abbandona! Non perdiamo mai la speranza! Non spegniamola mai nel nostro cuore! Il “drago”, il male, c’è nella nostra storia, ma non è lui il più forte. Il più forte è Dio, e Dio è la nostra

speranza! È vero che oggi un po’ tutti, e anche i nostri giovani sentono il fascino di tanti idoli che si mettono al posto di Dio e sembrano dare speranza: il denaro, il successo, il potere, il piacere. Spesso un senso di solitudine e di vuoto si fa strada nel cuore di molti e conduce alla ricerca di compensazioni, di questi idoli passeggeri. Cari fratelli e sorelle, siamo luci di speranza! Abbiamo uno sguardo positivo sulla realtà. Incoraggiamo la generosità che caratterizza i giovani, accompagniamoli nel diventare protagonisti della costruzione di un mondo migliore: sono un motore potente per la Chiesa e per la società. Non hanno bisogno solo di cose, hanno bisogno soprattutto che siano loro proposti quei valori immateriali che sono il cuore spirituale di un popolo, la memoria di un popolo. In questo Santuario, che fa parte della memoria del Brasile, li possiamo quasi leggere: spiritualità, generosità, solidarietà,

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perseveranza, fraternità, gioia; sono valori che trovano la loro radice più profonda nella fede cristiana. (Papa Francesco)-----------------------------------------------La festa dell'Assunta ci chiama ad aver fede nell'esito buono,

positivo della storia: la terra è incinta di vita e non finirà fra le spire della violenza; il futuro è minacciato, ma la bellezza e la vitalità della Donna sono più forti della violenza di qualsiasi drago.

…È PREGATADio onnipotente ed eterno, che hai innalzato alla gloria del cielo in corpo e anima l’immacolata Vergine Maria, madre di Cristo tuo Figlio, fa’ che viviamo in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni, per condividere la sua stessa gloria. 

…MI IMPEGNAIl segno della donna nel cielo evoca anche l'intera umanità, la Chiesa di Dio, ciascuno di noi, anche me, piccolo cuore ancora vestito d'ombre, ma affamato di sole. Contiene la nostra comune vocazione: assorbire luce, farsene custodi (vestita di sole), essere nella vita datori di vita ( stava per partorire): vestiti di sole, portatori di vita, capaci di lottare contro il male ( il drago rosso). Indos sare la luce, trasmettere vi ta, non cedere al grande ma le .

Venerdì, 16 agosto 2013San Rocco, pellegrino e taumaturgo - Le fonti su di lui sono poco precise e rese più oscure dalla leggenda. Nasce tra il 1345/50 a Montpellier (Francia), in una famiglia benestante, forse nobile, cristiana. All'età di 20 anni resta orfano di padre e madre e decide, forse spronato dalle ultime parole del padre morente, di seguire Gesù. Entra nel terz'ordine francescano, quindi lascia tutti i suoi

beni, veste l'abito da pellegrino e parte per Roma. Durante il suo pellegrinaggio si dedica alla assistenza e guarisce molti malati di peste in modo miracoloso e la sua fama di guaritore si diffonde. A Piacenza si ammala anche lui: resta solo in un bosco dove verrà salvato da un cane che gli porterà pane tutti i giorni. Il padrone del cane, Gottardo, incuriosito dal suo comportamento, lo seguirà e così conoscerà e diventerà poi suo discepolo. Ripartito verso Montpellier, in un località non nota (probabilmente in Italia) viene fermato e sospettato di spionaggio. Verrà messo in prigione perché si rifiuterà di dire il suo nome, in quanto aveva fatto voto di non rivelarlo per non godere dei benefici derivanti dalla sua nobiltà. Lì rimarrà, per 5 anni, morendovi il 16 agosto tra il 1376 ed il 1379. Dopo la sua morte,

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rapidamente si diffuse la fama dei suoi miracoli e delle guarigioni ottenute per la sua intercessione. La sua iconografia: uomo in età adulta, il vestito da pellegrino, con il cappello a larghe falde, il cane che gli porta il pane, un segno della peste da lui contratta.

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi". Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?". E il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". 

…È MEDITATA La scena è grandiosa: Gesù, nella funzione regale, è seduto sul trono con "tutti i suoi angeli". Davanti a lui, come in un immenso scenario, sono raccolte "tutte le genti". Tutti: cristiani e non cristiani, credenti e non credenti. C'è una sola divisione tra loro: il rapporto che ognuno ha avuto con il Figlio dell'uomo che è presente in ogni povero. Il giudice stesso, infatti, si presenta come l'assetato, l'affamato, il nudo, lo straniero, il malato, il carcerato. "Ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere." Il dialogo tra il Re egli interlocutori dei due gruppi mette a fuoco questo aspetto sconcertante: il giudice

glorioso della fine dei tempi, che tutti gli interlocutori riconoscono come "Signore", aveva il volto di quel barbone che chiedeva l'elemosina lungo i marciapiedi delle nostre città, di quell'anziano sbattuto nel cronicario, di quegli stranieri che bussano alle nostre porte, e così oltre. L'elenco potrebbe essere prolungato da ognuno di noi, magari solo descrivendo gli incontri che ci capitano lungo una giornata. La monotona ripetizione delle sei situazioni di povertà (si ripetono per ben quattro volte, in pochi versetti), con il rispettivo elenco delle opere prestate o negate, sta forse a

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indicare il frequente ripetersi di tali situazioni nella vita di ogni giorno. Questo Vangelo viene a dirci che il confronto decisivo (decisivo perché su questo saremo giudicati in maniera definitiva) tra l'uomo e Dio non avviene in una cornice di gesti eroici e straordinari, bensì negli incontri di tutti i giorni, nel porgere aiuto a chi ne ha bisogno, nel dare da mangiare e da bere a chi ha fame e a chi ha sete, nell'accogliere

e proteggere chi è abbandonato. L'identificazione di Gesù con i poveri - li chiama anche suoi fratelli - non dipende dalle loro qualità morali o spirituali; Gesù non si identifica solo con i poveri buoni e onesti. E' un'identità oggettiva; essi sono il Signore perché poveri. --------------------------Alla sera di questa vita saremo giudicati sull'amore (S. Giovanni della Croce).

…È PREGATAUn giorno ci nutrirà solo il pane che abbiamo dato da mangiare; ci disseterà solo l'acqua che abbiamo dato da bere; ci vestirà solo il vestito che abbiamo donato; ci rallegrerà solo il pellegrino che abbiamo ospitato. Ci consolerà solo la parola che abbiamo detto per confortare; ci guarderà solo l'ammalato che abbiamo assistito; ci visiterà solo il prigioniero che abbiamo visitato. 

…MI IMPEGNAIl messaggio paradossale del brano evangelico di oggi è che Cristo ha bisogno di noi. Egli si fa presente nel povero, in chi ha bisogno, e il giudizio finale riguarderà proprio l'amore fattivo e operoso verso chi ha fame, chi ha sete, chi è nudo, chi è forestiero, chi è malato, chi è incarcerato... La semplicità di queste parole può essere facilmente fraintesa, ma va mantenuta nella sua forza devastante, che abbatte i nostri pregiudizi e le barriere protettive che costruiamo attorno alla nostra vita comoda.

Sabato, 17 agosto 2013LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli». E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.

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…È MEDITATAE' un'immagine bella e tenera quella di Gesù attorniato dai bambini. I discepoli - ancora una volta – non comprendono lo spirito di Gesù e cercano di allontanare i bambini che accorrono verso di lui. Evidentemente lo considerano un disturbo. Gesù, invece, rimprovera i discepoli che sgridano i bambini. Egli non solo li accoglie ma "impone loro le mani", ossia li protegge, come protegge e aiuta tutti i deboli e gli indifesi. Vengono in mente i milioni di bambini abbandonati, che muoiono per la fame, o quelli che muoiono per la guerra, o coloro che sono sfruttati e violentati anche nelle società del mondo ricco. Questi bambini spesso sono soli e abbandonati senza che alcuno imponga sulla loro testa le mani in segno di protezione. Tutti questi piccoli non sono solamente piccoli amici da difendere e da amare, sono anche l'esempio di come essere per entrare nel regno dei cieli. Gesù afferma che non si entra nel regno dei cieli da adulti, ossia con il proprio orgoglio e la propria autosufficienza. E' necessario

essere come i piccoli che si affidano in tutto al Signore per essere accolti nel regno.-------------------------------------------------Che bello essere accolti con amore, con generosità, con gioia! è importante saper accogliere; è ancora più bello di qualsiasi abbellimento o decorazione. Lo dico perché quando siamo generosi nell’accogliere una persona e condividiamo qualcosa con lei - un po’ di cibo, un posto nella nostra casa, il nostro tempo - non solo non rimaniamo più poveri, ma ci arricchiamo. Non è, non è la cultura dell’egoismo, dell’individualismo, che spesso regola la nostra società, quella che costruisce e porta ad un mondo più abitabile; non è questa, ma la cultura della solidarietà; la cultura della solidarietà è vedere nell’altro non un concorrente o un numero, ma un fratello. E tutti noi siamo fratelli! Papa Francesco

…È PREGATASignore, è nato un uomo,come pagina tutta bianca ! Nessuno vi scarabocchi sopra:non i compagni, non la scuola,non la televisione, non.... E' nato con il viso pieno di anima:nessuno gli rubi il sorriso. E' nato originale, unico, irripetibile:conservi sempre la sua mente per pensare e il suo cuore per amare. E' nato pieno di voglia di vivere,è nato aperto a Te:nessuno gli sbarri la strada, nessuno gli rubi la bussola. E' nato prezioso

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perché è più figlio Tuo che nostro: custodiscilo, amalo...come sai amare Tu. Amen!…MI IMPEGNANon lasciamo, non lasciamo entrare nel nostro cuore la cultura dello scarto! Non lasciamo entrare nel nostro cuore la cultura dello scarto, perché noi siamo fratelli. Nessuno è da scartare" Ricordiamolo sempre: solo quando si è capaci di condividere ci si arricchisce veramente; tutto ciò che si condivide si moltiplica! Pensiamo alla moltiplicazione dei pani di Gesù! La misura della grandezza di una società è data dal modo con cui essa tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà! Papa Francesco

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FESTA DI ACCOGLIENZA DEI GIOVANI

Giovani amici,«È bello per noi essere qui!»: ha esclamato Pietro, dopo aver visto il Signore Gesù

trasfigurato, rivestito di gloria. Possiamo ripetere anche noi queste parole? Io penso di sì, perché per tutti noi, oggi, è bello essere qui insieme attorno a Gesù! E’ Lui che ci accoglie e si rende presente in mezzo a noi, qui a Rio. E nel Vangelo abbiamo ascoltato anche le parole di Dio Padre: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!». Se da una parte, allora, è Gesù che ci accoglie, dall’altra anche noi vogliamo accoglierlo, metterci in ascolto della sua parola perché è proprio accogliendo Gesù Cristo, Parola incarnata, che lo Spirito Santo ci trasforma, illumina il cammino del futuro, e fa crescere in noi le ali della speranza per camminare con gioia .Ma che cosa possiamo fare? “Bota fé - metti fede”. La croce della Giornata Mondiale della Gioventù ha gridato queste parole lungo tutto il suo pellegrinaggio attraverso il Brasile. “Metti fede”: che cosa significa? Quando si prepara un buon piatto e vedi che manca il sale, allora tu “metti” il sale; manca l'olio, allora tu “metti” l'olio... “Mettere”, cioè collocare, versare. Così è anche nella nostra vita cari giovani: se vogliamo che essa abbia veramente senso e pienezza, come voi stessi desiderate e meritate, dico a ciascuno e a ciascuna di voi: “metti fede” e la vita avrà un sapore nuovo, la vita avrà una bussola che indica la direzione; “metti speranza” e ogni tuo giorno sarà illuminato e il tuo orizzonte non sarà più oscuro, ma luminoso; “metti amore” e la tua esistenza sarà come una casa costruita sulla roccia, il tuo cammino sarà gioioso, perché

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incontrerai tanti amici che camminano con te. Metti fede, metti speranza, metti amore! Tutti uniti: "metti fede", "metti speranza", "metti amore".

Ma chi può donarci tutto questo? Nel Vangelo sentiamo la risposta: Cristo. «Questo è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!». Gesù ci porta Dio e ci porta a Dio, con Lui tutta la nostra vita si trasforma, si rinnova e noi possiamo guardare la realtà con occhi nuovi, dal punto di vista di Gesù, con i suoi stessi occhi. Per questo oggi vi dico, a ciascuno di voi: "metti Cristo" nella

tua vita e troverai un amico di cui fidarti sempre; “metti Cristo” e vedrai crescere le ali della speranza per percorrere con gioia la via del futuro; “metti Cristo” e la tua vita sarà piena del suo amore, sarà una vita feconda. Perché tutti noi desideriamo avere una vita feconda, una vita che sona vita agli altri!Oggi, farà bene a tutti chiedersi con sincerità, che ciascuno pensi nel suo cuore: in chi riponiamo la nostra fiducia? In noi stessi, nelle cose, o in Gesù? Tutti abbiamo spesso la tentazione di metterci al centro, di credere che siamo l'asse dell'universo, di credere che siamo solo noi a costruire la nostra vita o di pensare che essa sia resa felice dal possedere, dai soldi, dal potere. Ma tutti sappiamo che non è così! Certo l’avere, il denaro, il potere possono dare un momento di ebbrezza, l’illusione di essere felici, ma, alla fine, sono essi che ci possiedono e ci spingono ad avere sempre di più, a non essere mai sazi. E finiamo “riempiti”, ma non nutriti, ed è molto triste vedere una gioventù “riempita”, ma debole. La gioventù deve essere forte, nutrirsi della sua fede e non riempirsi di altre cose!

“Metti Cristo” nella tua vita, metti in Lui la tua fiducia e non sarai mai deluso! Vedete cari amici, la fede compie nella nostra vita una rivoluzione che potremmo chiamare copernicana: ci toglie dal centro e mette al centro a Dio; la fede ci immerge nel suo amore che ci dà sicurezza, forza, speranza. Apparentemente sembra che non cambi nulla, ma nel più profondo di noi stessi cambia tutto. Quando c'è Dio, nel nostro cuore dimora la pace, la dolcezza, la tenerezza, il coraggio, la serenità e la gioia, che sono i frutti dello Spirito Santo (cfr Gal 5, 22); allora la nostra esistenza si trasforma, il nostro modo di pensare e di agire si rinnova, diventa il modo di pensare e di agire di Gesù, di Dio. Cari amici, la fede è rivoluzionaria e io oggi ti chiedo: sei disposto, sei disposta e entrare in quest’onda rivoluzionaria della

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fede? Solo entrando in quest’onda la tua giovane vita acquisterà senso e così sarà feconda!

Caro giovane, cara giovane:

“metti Cristo” nella tua vita. In questi giorni, Lui ti attende: ascoltalo con attenzione e la sua presenza entusiasmerà il tuo cuore;

“Metti Cristo”: Lui ti accoglie nel Sacramento del perdono, con la sua misericordia cura tutte le ferite del peccato. Non avere paura di chiedere perdono a Dio perché Lui nel suo grande amore non si stanca mai di perdonarci, come un padre che ci ama. Dio è pura misericordia!

“Metti Cristo": Lui ti aspetta anche nell'Eucaristia, Sacramento della sua presenza, del suo sacrificio di amore, e ti aspetta anche nell’umanità di tanti giovani che ti arricchiranno con la loro amicizia, ti incoraggeranno con la loro testimonianza di fede, ti insegneranno il linguaggio dell'amore, della bontà, del servizio.

Anche tu caro giovane, cara giovane, puoi essere un testimone gioioso del suo amore, un testimone coraggioso del suo Vangelo per portare in questo nostro mondo un po’ di luce. Lasciati cercare da Gesù, lasciati amare da Gesù, è un amico che non delude.