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SETE di SETE di PAROLA PAROLA dall’1 al 7 Febbraio 2015 IV Settimana del Tempo Ordinario

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SETE diSETE di PAROLAPAROLA

dall’1 al 7 Febbraio 2015IV Settimana del Tempo Ordinario

Vangelo del giornoVangelo del giornoCommentoCommentoPreghiera Preghiera

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ImpegnoImpegnoDomenica, 1 Febbraio

GIORNATA PER LA VITA Solidali per la vitaLiturgia della Parola

Dt 18,15-20; Sal 94; 1Cor7,32-35; Mc 1,21-28LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATA In quel tempo, nella città di Cafarnao Gesù, entrato proprio di sabato nella sinagoga, si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: «Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell’uomo». E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.…È MEDITATAQuesto Vangelo ci riporta la freschezza della sorgente, lo stupore e la freschezza del-l'origine: la gente si stupiva del suo insegnamento.Come la gente di Cafarnao, anche noi ci incantiamo ogni volta che abbiamo la ventura di incontrare qualcuno con parole che trasmettono la sapienza del vivere, una sapienza sulla vita e sulla morte, sull'amore, sulla paura e sulla gioia. Che aiutano a vivere meglio. Di fatto, sono autorevoli soltanto le parole che accrescono la vita. Gesù insegnava come uno che ha autorità. Ha autorità chi non sol-tanto annuncia la buona notizia,

ma la fa accadere. Lo vediamo dal seguito del racconto: C'era là un uomo posseduto da uno spirito impuro. La buona notizia è un Dio che libera la vita. Gesù ha autorità perché si misura con i nostri problemi di fondo, e il primo di tutti i problemi è «l'uomo posseduto», l'uomo che non è libero. Volesse il cielo che tutti i cristiani fossero autorevoli... E il mezzo c'è: si tratta non di dire il Vangelo, ma di fare il Vangelo, non di predicare ma di diventare Vangelo, tutt'uno con ciò che annunci: una buona notizia che libera la vita, fa vivere meglio, dove nominare Dio equivale a

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confortare la vita. Mi ha sempre colpito l'espressione dell'uomo posseduto: che c'è fra noi e te Gesù di Nazaret? Sei venuto a rovinarci? Gesù è venuto a rovinare tutto ciò che rovina l'uomo, a demolire ciò che lo imprigiona, è venuto a portare spada e fuoco, a rovinare tutto ciò che non è amore.Per edificare il suo Regno deve mandare in rovina il regno ingannatore degli uomini genuflessi davanti agli idoli impuri: potere, denaro, successo, paure, depressioni, egoismi. È a questi desideri sbagliati, padroni del cuore, che Gesù dice due sole parole: taci, esci da lui. Tace e se ne va questo mondo sbagliato. Va in rovina, come aveva sognato Isaia, vanno in rovina le spade e diventano falci, si spezza la conchiglia e appare la perla.

Perla della creazione è l'uomo libero e amante. Questo Vangelo mi aiuta a valutare la serietà del mio cristianesimo da due criteri: se come Gesù, mi oppongo al male dell'uomo, in tutte le sue forme; se come lui porto aria di libertà, una briciola di liberazione da ciò che ci reprime dentro, da ciò che soffoca la nostra umanità, da tutte le maschere e le paure. --------------------------------------------Un verso bellissimo di Padre Turoldo dice: Cristo, mia dolce rovina, gioia e tormento insieme tu sei. Impossibile amarti impunemente. Dolce rovina, Cristo, che rovini in me tutto ciò che non è amore, impossibile amarti senza pagarne il prezzo in moneta di vita! Impossibile amarti e non cambiare vita e non gettare dalle braccia il vuoto.

…È PREGATASignore, tu vieni nelle nostre sinagoghe, entri nelle nostre convivenze umane, ti siedi fra noi lì dove ci portano le nostre consuetudini. Ci sei. E non come uno qualunque o uno che spiega... Ci sei come uno che insegna qualcosa di suo. Signore, grida al mio spirito impuro: Taci! Esci... Ho voglia di incontrarti davvero.

…MI IMPEGNAIl rischio è quello di possedere una fede che resta chiusa nel prezioso recinto del sacro, di una fede fatta di sacri formalismi e di tradizioni, che però non riesce ad incidere, a cambiare la mentalità e il destino del mondo. Una fede che non cambia la vita, i rapporti in economia, in politica, nella giustizia, è una fede fintamente cristiana. Non basta credere: anche il demonio crede, anch'egli sa bene chi è Gesù e, proprio per questo, sa che egli è venuto per distruggere le tenebre che abitano prepotenti il nostro mondo.

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Lunedì 2 febbraio 2015PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

GIORNATA MONDIALE DELLA VITA CONSACRATALiturgia della Parola Mal 3,1-4; Sal 23; Eb 2,14-18;

Lc 2,22-40LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAQuando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

…È MEDITATAMaria e Giuseppe portano Gesù al tempio per presentarlo al Signore, ma non fanno nemmeno in tempo a entrare che subito le

braccia di un uomo e di una donna se lo contendono: Gesù appartiene all'uomo. È nostro, di tutti gli uomini e le donne

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assetati, di quelli che non smettono di cercare e sognare mai, come Simeone; di quelli che sanno vedere oltre, come Anna, e incantarsi davanti a un neonato, perché sentono Dio come futuro. Gesù non è accolto dai sacerdoti, ma da un anziano e un'anziana senza ruolo, due innamorati di Dio che hanno occhi velati dalla vecchiaia ma ancora accesi dal desiderio. È la vecchiaia del mondo che accoglie fra le sue braccia l'eterna giovinezza di Dio. Lo Spirito aveva rivelato a Simeone che non avrebbe visto la morte senza aver prima veduto il Messia. Parole che lo Spirito ha conservato nella Bibbia perché io le conservassi nel cuore: tu non morirai senza aver visto il Signore. La tua vita non si spegnerà senza risposte, senza incontri, senza luce. Verrà anche per me il Signore, verrà come aiuto in ciò che fa soffrire, come forza di ciò che fa partire. Io non morirò senza aver visto l'offensiva di Dio, l'offensiva del bene, già in atto, di un Dio all'opera tra noi, lievito nel nostro pane. Simeone aspettava la consolazione di Israele. Lui

sapeva aspettare, come chi ha speranza. Come lui il cristiano è il contrario di chi non si aspetta più niente, ma crede tenacemente che qualcosa può accadere. Se aspetti, gli occhi si fanno attenti, penetranti, vigili e vedono: ho visto la luce preparata per i popoli. Ma quale luce emana da questo piccolo figlio della terra? La luce è Gesù, luce incarnata, carne illuminata, storia fecondata. Sarebbe più facile per la luce essere tenebra, che per un cristiano non diffondere luce attorno a sé. Non dire: è impossibile. È il contrario che è impossibile.-------------------------------------------------------------Com'è importante, mio Signore, che come Simeone e come l'anziana profetessa Anna, anch'io abbracci e mi lasci abbracciare e illuminare da Te!  “Fratelli, andiamo! Oggi questo cero brucia nelle mani di Simeone. Venite a prendervi la luce, venite a accendervi i vostri ceri, [...] per essere voi stessi fiaccole che brillano dentro e fuori, per il bene vostro e per quello degli altri”.Beato Guerrico d'Igny

…È PREGATAO Dio, che hai esaudito l’ardente attesa del santo Simeone, compi in noi l’opera della tua misericordia; tu che gli hai dato la gioia di stringere tra le braccia, prima di morire, il Cristo tuo Figlio, concedi anche a noi con la forza del pane eucaristico di camminare incontro al Signore, per possedere la vita eterna. 

…MI IMPEGNA

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Oggi preghiamo per avere quella luce, per lasciare che il Signore vinca ogni nostra resistenza. E affidiamo al Signore i fratelli e le sorelle che hanno consacrato al Signore la loro vita e che oggi ricordano quell'affidamento.

Martedì 3 febbraio 2015 San Biagio, vescovo e martire - Il martire Biagio è ritenuto dalla tradizione vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della "pax" costantiniana. Il suo martirio, avvenuto intorno al 316, è perciò spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai contrasti tra l'occidentale Costantino e l'orientale Licinio. Nell'VIII secolo

alcuni armeni portarono le reliquie a Maratea (Potenza), di cui è patrono e dove è sorta una basilica sul Monte San Biagio. Il suo nome è frequente nella toponomastica italiana - in provincia di Latina, Imperia, Treviso, Agrigento, Frosinone e Chieti - e di molte nazioni, a conferma della diffusione del culto. Avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocato come protettore per i mali di quella parte del corpo. A quell'atto risale il rito della "benedizione della gola", compiuto con due candele incrociate.

Liturgia della Parola Eb 12,1-4; Sal 21; Mc 5,21-43LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e

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sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talitàkum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

…È MEDITATALa folla che segue Gesù lo schiaccia, lo pressa, gli si stringe addosso. È affamata e assetata di amore, di salvezza, tende la mano in cerca di aiuto e Gesù si lascia toccare il cuore dal grido della folla, si commuove davanti a chi richiede il suo intervento con umiltà con fiducia. Risponde alla preghiera di un padre che si getta ai suoi piedi ed invoca per la sua figlioletta e alla donna, che quasi inconsapevolmente viene guarita da Lui e anche lei si getta ai suoi piedi con umiltà. È la fede che salva, la fiducia incondizionata in Colui che solo può liberarci da male. Le preoccupazioni, le sofferenze ci schiacciano, sconvolgono i nostri progetti, ma il Signore ci invita a non temere, anche davanti all’impossibile, dice: “…continua solo ad avere fede”. È sufficiente un granello di fede, grande

quanto un piccolo seme, perché la potenza di Dio possa manifestarsi e operare in noi miracoli: “ Talità Kum…. Io ti dico alzati! …. Và, la tua fede ti ha salvato”.----------------------------------------------PAPA FRANCESCO – incontro con i giovani nelle Filippine.La grande domanda per tutti: perché i bambini soffrono? Perché i bambini soffrono? Proprio quando il cuore riesce a porsi la domanda e a piangere, possiamo capire qualcosa. C’è una compassione mondana che non serve a niente! Una compassione che tutt’al più ci porta a mettere mano al borsellino e a dare una moneta. Se Cristo avesse avuto questa compassione avrebbe passato, curato tre o quattro persone e sarebbe tornato al Padre. Solamente quando Cristo ha pianto ed è stato capace di piangere ha

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capito i nostri drammi. Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime. Invito ciascuno di voi a domandarsi: io ho imparato a piangere? Quando vedo un bambino affamato, un bambino drogato per la strada, un bambino senza casa, un bambino abbandonato, un bambino abusato, un bambino usato come schiavo per la società? Gesù nel Vangelo ha pianto, ha pianto per l’amico morto. Ha pianto nel suo cuore per quella famiglia che aveva perso la figlia. Ha pianto nel suo cuore quando ha visto

quella povera madre vedova che portava al cimitero suo figlio. Si è commosso e ha pianto nel suo cuore quando ha visto la folla come pecore senza pastore. Se voi non imparate a piangere non siete buoni cristiani. E questa è una sfida. E quando ci fanno la domanda: perché i bambini soffrono?, perché succede questo o quest’altro di tragico nella vita?, che la nostra risposta sia il silenzio o la parola che nasce dalle lacrime. Siate coraggiosi, non abbiate paura di piangere! 

…È PREGATAGrazie, Signore, di essere oggi con noi. Grazie, Signore, di condividere le nostre sofferenze. Grazie, Signore, di darci speranza. Grazie, Signore, per la tua grande misericordia. Grazie, Signore, perché hai voluto essere come uno di noi. Grazie, Signore, perché sei sempre vicino a noi, anche nei momenti di croce. Grazie, Signore, perché ci dai la speranza. Signore, che non ci rubino la speranza! Grazie, Signore, perché nel momento più buio della tua vita, sulla croce, ti sei ricordato di noi e ci hai lasciato una madre. Grazie, Signore, di non averci lasciati orfani. PAPA FRANCESCO

…MI IMPEGNA Gesù era pressato dalla folla. Ma non credono coloro che

premono intorno, credono quelli che lo toccano. Cristo è toccato dalla fede, è visto dalla fede . S. Ambrogio

Davanti al dolore degli altri, Signore, donaci la tua sensibilità e la tua fede, la tua delicatezza e la tua potenza, Dio che ami la vita!

Mercoledì, 4 febbraio 2015Liturgia della Parola Eb 12,4-7.11-15; Sal 102; Mc 6,1-6

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

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In quel tempo, Gesù partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

…È MEDITATALo stupore coglie l’animo di coloro che quel sabato si recano come di consueto nella sinagoga, il luogo della preghiera. Lo stesso dove Gesù si era recato tante volte negli anni della sua giovinezza, nella sua patria. Tutti lo conoscono e restano impressionati quando Gesù prende la parola. Non si aspettavano sicuramente di ascoltare un insegnamento nuovo, ricco di sapienza, lui è solo il figlio del falegname! Se Gesù fosse apparso con grande apparato di spettacolari manifestazioni di gloria e maestà, se fosse stato l’uomo dall’affascinante esplosione di gesti grandiosi e parole magniloquenti, se avesse fatto l’occhiolino ai compromessi con le agenzie del potere e della ricchezza, certamente molti con più facilità avrebbero creduto in lui. Ma non fu così. Non è neppure oggi così. Le orecchie e il cuore, forse troppo chiusi e accomodati nel conosciuto, nell’abitudine, nelle piccole

certezze del vivere quotidiano non consentono alla novità dello Spirito di portare la salvezza. Proprio la sua gente non riusciva a riconoscerlo come il Figlio di Dio, come il Messia promesso. Quello che creava barriera era proprio la quotidianità, la semplicità: quell’essere (apparire come) il figlio del falegname di Nazareth, un paese così da poco  Spesso il Signore opera attraverso vie inaspettate e umili, che non immaginiamo, che ci sorprendono. È necessario tenere desto il cuore, nella preghiera e nell’ascolto della Parola per essere capaci di cogliere, anche nei piccoli avvenimenti della vita o nelle parole di chi ci è accanto l’intervento di Dio che ci offre la salvezza.--------------------------------------------Attenti, abitanti di Nazareth, a non lasciarci scandalizzare dall'umanità di Dio, dal suo desiderio di condividere con noi non solo la gloria finale, ma anche la fatica del

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vivere; non lasciamo Dio chiuso nei tabernacoli o nelle nostre devozioni, ma permettiamogli di entrare nei

nostri fumosi uffici, nelle nostre piccole case riempite di problemi: è lì che Dio ha scelto di stare! 

…È PREGATAO Padre, insegnaci a tenere fisso lo sguardo su Gesù tuo figlio, perché la nostra meraviglia per quanto ha detto e fatto ci renda sempre più consapevoli del suo grande amore. Amen.

…MI IMPEGNAMi interrogo: Il Vangelo è una parola che può anche meravigliare per la sua profondità, ma le permettiamo di scalfire le nostre tradizioni, le permettiamo di mettere in forse l'amore per noi stessi, e di disturbare la nostra pigrizia?

Giovedì, 5 febbraio 2015 Sant’Agata, vergine e martire Nacque nei primi decenni del III secolo a Catania in una ricca e nobile famiglia di fede cristiana. Verso i 15 anni volle consacrarsi a Dio. Il vescovo di Catania accolse la sua richiesta e le impose il velo rosso portato dalle vergini consacrate. Il proconsole di Catania Quinziano, ebbe l'occasione di vederla, se ne invaghì, e

in forza dell'editto di persecuzione dell'imperatore Decio, l'accusò di vilipendio della religione di Stato, quindi ordinò che la portassero al Palazzo pretorio. I tentativi di seduzione da parte del proconsole non ebbero alcun risultato. Furioso, l'uomo imbastì un processo contro di lei. Interrogata e torturata Agata resisteva nella sua fede: Quinziano al colmo del furore le fece anche strappare o tagliare i seni con enormi tenaglie. Ma la giovane, dopo una visione, fu guarita. Fu ordinato allora che venisse bruciata, ma un forte terremoto evitò l'esecuzione. Il proconsole fece togliere Agata dalla brace e la fece riportare agonizzante in cella, dove morì qualche ora dopo. Era il 251.

Liturgia della Parola Eb 12,18-19.21-24; Sal 47; Mc 6,7-13LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio

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molti infermi e li guarivano.…È MEDITATAGesù chiama i dodici e li manda, due a due, per i villaggi vicini. Potremmo dire che l'evangelista riporta la prima lezione di Gesù sulla missione. Egli insegna ai discepoli (un insegnamento che mantiene il suo pieno valore ancora oggi) a non vivere per se stessi e a non restare chiusi nei propri confini, ma ad andare incontro agli uomini, ovunque essi siano, per annunciare loro il Vangelo e per guarire le loro infermità. È una missione che non ha frontiere e che chiede ai discepoli di andare sempre oltre. All'inizio di questo nuovo millennio tutti i discepoli di Gesù debbono riascoltare queste parole e vivere la globalizzazione della missione evangelica. La loro forza è solo nel Signore, l'unico bagaglio che debbono portare con sé è il Vangelo, l'unica tunica di cui vestirsi è la misericordia, l'unico bastone su cui poggiarsi è la carità (i Padri della Chiesa ricordano che Gesù li mandò a due a due perché l'amore vicendevole fosse la prima predicazione).--------------------------------------------In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario. Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno

schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni. La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati. Questa convinzione si trasforma in un appello diretto ad ogni cristiano, perché nessuno rinunci al proprio impegno di evangelizzazione, dal momento che, se uno ha realmente fatto esperienza dell’amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non può attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari”. Se non siamo convinti, guardiamo ai primi discepoli, che immediatamente dopo aver conosciuto lo sguardo di Gesù, andavano a proclamarlo pieni di gioia: «Abbiamo incontrato il Messia». La samaritana, non appena terminato il suo dialogo con Gesù, divenne missionaria, e molti samaritani credettero in Gesù «per la parola della donna». Anche san Paolo, a partire dal suo incontro con Gesù Cristo, «subito annunciava che Gesù è il figlio di Dio». E noi che cosa

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aspettiamo? PAPA FRANCESCO

…È PREGATAVergine e Madre Maria, Ottienici ora un nuovo ardore di risorti per portare a tutti il Vangelo della vita che vince la morte. Dacci la santa audacia di cercare nuove strade perché giunga a tutti  il dono della bellezza che non si spegne.

…MI IMPEGNA Quando le cose si impadroniscono di noi, diventiamo molto poveri.

Dobbiamo liberarci dalle cose per essere pieni di Dio. Madre Teresa di Calcutta

Imparare ad essere evangelizzati dai poveri. Le persone che aiutiamo, poveri, malati, orfani, hanno molto da darci. Mi faccio mendicante e chiedo anche questo? Oppure sono autosufficiente e so soltanto dare? Ti lasci aiutare dai poveri, dai malati e da quelli che aiuti? PAPA FRANCESCO

Venerdì, 6 febbraio 2015San Paolo Miki e compagni, martiri - Nato a Kyoto nel 1556 in una famiglia benestante e battezzato a cinque anni, Paolo Miki entra in un collegio della Compagnia di Gesù e a 22 anni è novizio, il primo religioso cattolico giapponese. Diventa un esperto della religiosità orientale e viene destinato, con successo, alla predicazione, che comporta il dialogo con dotti

buddhisti. Il cristianesimo è penetrato in Giappone nel 1549 con Francesco Saverio. Paolo Miki vive anni fecondi, percorrendo continuamente il Paese. Nel 1582-84 c'è la prima visita a Roma di una delegazione giapponese, autorizzata dallo Shogun Hideyoshi. Ma proprio Hideyoshi capovolge la politica verso i cristiani, diventando da tollerante a persecutore. Arrestato nel dicembre 1596 a Osaka, Paolo Miki trova in carcere tre gesuiti e sei francescani missionari, con 17 giapponesi terziari di San Francesco. E insieme a tutti loro viene crocifisso su un'altura presso Nagasaki. 

Liturgia della Parola Eb 13,1-8; Sal 26; Mc 6,14-29LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elia». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!». Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad

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arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

…È MEDITATAÈ un momento drammatico. L’odio assedia e pervade il cuore di Erodìade amante di Erode. Questa donna non può sopportare che Giovanni Battista, il precursore di Gesù, dica apertamente al re: Non ti è lecito il rapporto che hai con una donna che non è moglie tua ma del tuo fratello. Alla figlia che si consiglia con lei: che cosa devo chiedere al Re? Erodìade rispose: chiedi che ti sia data qui subito la testa di Giovanni Battista. Che tra madre e figlia ci sia dialogo è cosa buona, ma come è importante che la madre dia consigli saggi, buoni, costruttivi. La radice di tale consigli è pur

sempre il cuore.Ed Erode, da parte sua, non riesce a sottrarsi al crimine perché in lui più che il santo timore di Dio ha buon gioco la paura di quello che diranno i commensali a proposito del suo venir meno al giuramento. --------------------------------------------La voce di un martire di oggiFratelli, quando predichiamo la Parola del Signore, non solo denunciamo le ingiustizie dell'ordine sociale. Denunciamo ogni peccato che è notte, che è ombra: ubriacature, abbuffate, lussurie, adulteri, aborti. Tutto ciò, che è il regno dell'iniquità e del peccato,

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scompaia dalla nostra società. Oscar Romero

…È PREGATASignore, guardami dall'abbandonare te, fonte della vita. Fammi vivere fedelmente gli impegni assunti nel matrimonio o nella vita consacrata: fammeli vivere con amore.…MI IMPEGNAAd avere il coraggio di oppormi a ciò che è male davanti a Dio.

Sabato, 7 febbraio 2015Liturgia della Parola Eb 13,15-17.20-21; Sal 22; Mc 6,30-34

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

…È MEDITATA

Nella pagina evangelica odierna emerge il tenero amore di Gesù per i suoi e anche il prendersi cura di sé. Non c’è più scampo all’accorrere di gente che vuol sentire il Maestro, che vuol essere da Lui guarita. Bisogna provvedere! E Gesù propone uno spazio di solitudine e un tempo di riposo. Quando poi la gente trova modo di raggiungerlo tramite strategie dettate dall’urgenza del cuore, Gesù non oppone resistenza. Il verbo usato da Marco è quello stesso che incontriamo sovente nella Bibbia

ed è attribuito a Dio: “Si commosse”. È il dilagare della compassione di Gesù per questa gente che è “come pecore senza pastore” a riportarlo tra la folla. Però l’esperienza di essere nel giusto ritmo di preghiera lavoro e riposo, Gesù l’ha proposta e anche sperimentata, per sé e per i suoi.

La malattia del “martalismo” (che viene da Marta), dell’eccessiva operosità: ossia di coloro che si immergono nel lavoro, trascurando, inevitabilmente, “la parte migliore”:

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il sedersi ai piedi di Gesù. Per questo Gesù ha chiamato i suoi discepoli a “riposarsi un po’”, perché trascurare il necessario riposo porta allo stress e all’agitazione. Il tempo del riposo, per chi ha portato a termine la propria missione, è necessario, doveroso e va vissuto

seriamente: nel trascorrere un po’ di tempo con i famigliari e nel rispettare le ferie come momenti di ricarica spirituale e fisica; occorre imparare ciò che insegna il Qoèlet: che “c’è un tempo per ogni cosa”. Papa Francesco

…È PREGATABeati quelli che sanno distinguere una montagna dal mucchio di terra scavato da una talpa: si risparmieranno molti fastidi. Beati quelli che sono capaci di riposare e di dormire, mentre gli altri fanno baccano e cercano scuse:dimostrano di essere saggi. Beati quelli che sanno tacere e ascoltare,impareranno ogni giorno cose nuove. Beati quelli che sono abbastanza intelligenti per non prendersi troppo sul serio: saranno apprezzati dai loro compagni. Beati quelli che pensano prima di agire e che pregano prima di pensare: eviteranno di fare molte sciocchezze.

…MI IMPEGNACerco di non lasciarmi travolgere dal vortice delle “cose da fare” che è tipico della nostra società? Concedo al corpo e al mio sistema nervoso le indispensabili pause di tranquillità e al cuore l’intimità dello stare con Gesù? Il “ricaricarmi di Gesù” mi rende lieto e compassionevole nel donarmi ai fratelli.

Manila 

INCONTRO CON LE FAMIGLIE

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

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Questa sera vorrei riposare nel Signore con tutti voi. Ho bisogno di riposare nel Signore con le famiglie, e ricordare la mia famiglia: mio padre, mia madre, mio nonno, mia nonna… Oggi io riposo con voi e vorrei riflettere con voi sul dono della famiglia.Ma prima vorrei dire qualcosa sul sogno. A me piace molto il sogno in una famiglia. Tutte le mamme e tutti i papà hanno sognato il loro figlio per nove mesi. E’ vero o no? [Sì!] Sognare come sarà questo figlio… Non è possibile una famiglia senza il sogno.

Quando in una famiglia si perde la capacità di sognare, i bambini non crescono e l’amore non cresce, la vita si affievolisce e si spegne. Per questo vi raccomando che la sera, quando fate l’esame di coscienza, ci sia anche questa domanda: oggi ho sognato il futuro dei miei figli? Oggi ho sognato l’amore del mio sposo, della mia sposa? Oggi ho sognato i miei genitori, i miei nonni che hanno portato avanti la storia fino a me. E’ tanto importante sognare. Prima di tutto, sognare in una famiglia. Non perdete questa capacità di sognare! E quante difficoltà nella vita dei coniugi si risolvono se noi conserviamo uno spazio per il sogno, se ci fermiamo a pensare al coniuge, e sogniamo la bontà che hanno le cose buone. Per questo è molto importante recuperare l’amore attraverso il ‘progetto’ di tutti i giorni. Non smettete mai di essere fidanzati!

Ci sono tre aspetti che vi prego di considerare. Primo: riposare nel Signore. Secondo: alzarsi con Gesù e Maria. Terzo: essere voce profetica.

Riposare nel Signore. Il riposo è necessario per la salute della nostra mente e del nostro corpo, eppure è spesso così difficile da raggiungere, a causa alle numerose esigenze che pesano su di noi. Il riposo è anche essenziale per la nostra salute spirituale, affinché possiamo ascoltare la voce di Dio e comprendere quello che ci chiede. Giuseppe fu scelto da Dio per essere padre putativo di Gesù e sposo di Maria. Come cristiani, anche voi siete chiamati, come Giuseppe, a preparare una casa per Gesù.Voi preparate una casa per Lui nei vostri cuori, nelle vostre famiglie, nelle vostre parrocchie e nelle vostre comunità.Per ascoltare e accogliere la chiamata di Dio, e preparare una casa per Gesù, dovete essere capaci di riposare nel Signore. Dovete trovare il tempo ogni giorno per riposare nel Signore, per pregare. Pregare è riposare nel Signore. Ma voi potreste dirmi: Santo Padre, lo sappiamo; io vorrei pregare, ma c’è tanto lavoro da fare! Devo prendermi cura dei miei figli; ho i doveri di casa; sono troppo stanco perfino per dormire bene. E’ giusto. Questo potrebbe essere vero, ma se noi non preghiamo non conosceremo mai la cosa più importante di tutte: la volontà di Dio per noi. Inoltre, pur con tutta la nostra attività, con le nostre mille occupazioni, senza la preghiera concluderemo davvero poco.

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Riposare in preghiera è particolarmente importante per le famiglie. È prima di tutto nella famiglia che impariamo come pregare. Non dimenticate: quando la famiglia prega insieme, rimane insieme. Questo è importante. Lì arriviamo a conoscere Dio, a crescere come uomini e donne di fede, a sentirci membri della più grande famiglia di Dio, la Chiesa. Nella famiglia impariamo ad amare, a perdonare, ad essere generosi e aperti e non chiusi ed egoisti. Impariamo ad andare al di là dei nostri bisogni, ad incontrare gli altri e a condividere la nostra vita con loro. Ecco perché è così importante pregare in famiglia!

Vorrei anche dirvi una cosa molto personale. Io amo molto san Giuseppe, perché è un uomo forte e silenzioso. Sul mio tavolo ho un’immagine di san Giuseppe che dorme. E mentre dorme si prende cura della Chiesa! Sì! Può farlo, lo sappiamo. E quando ho un problema, una difficoltà, io scrivo un foglietto e lo metto sotto san Giuseppe, perché lo sogni! Questo gesto significa: prega per questo problema

Ora consideriamo “alzarsi con Gesù e Maria”. Questi preziosi momenti di riposo, di pausa con il Signore in preghiera, sono momenti che vorremmo forse poter prolungare. Ma come san Giuseppe, una volta ascoltata la voce di Dio, dobbiamo scuoterci dal nostro sonno; dobbiamo alzarci e agire (cfr Rm 13,11). In famiglia, dobbiamo alzarci e agire! La fede non ci toglie dal mondo, ma ci inserisce più profondamente in esso. Questo è molto importante! Dobbiamo andare in profondità nel mondo, ma con la forza della preghiera. Ognuno di noi, infatti, svolge un ruolo speciale nella preparazione della venuta del Regno di Dio nel mondo.

Proprio come il dono della Santa Famiglia fu affidato a san Giuseppe, così il dono della famiglia e il suo posto nel piano di Dio viene affidato a noi. Come San Giuseppe. Il dono della Santa Famiglia è stato affidato a san Giuseppe, perché lo portasse avanti. A ciascuno di voi e di noi - perché anch’io sono figlio di una famiglia – viene affidato il piano di Dio perché venga portato avanti. L’Angelo del Signore rivelò a Giuseppe i pericoli che minacciavano Gesù e Maria, costringendoli a fuggire in Egitto e poi a stabilirsi a Nazaret. Proprio così, nel nostro tempo, Dio ci chiama a riconoscere i pericoli che minacciano le nostre famiglie e a proteggerle dal male.

Stiamo attenti alle nuove colonizzazioni ideologiche. Esistono colonizzazioni ideologiche che cercano di distruggere la famiglia. Non nascono dal sogno, dalla preghiera, dall’incontro con Dio, dalla missione che Dio ci dà, vengono da fuori e per questo dico che sono colonizzazioni.

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Non perdiamo la libertà della missione che Dio ci dà, la missione della famiglia. E così come i nostri popoli, in un momento della loro storia, arrivarono alla maturità di dire “no” a qualsiasi colonizzazione politica, come famiglie dobbiamo essere molto molto sagaci, molto abili, molto forti, per dire “no” a qualsiasi tentativo di colonizzazione ideologica della famiglia, e chiedere a san Giuseppe, che è amico dell’Angelo, che ci mandi l’ispirazione di sapere quando possiamo dire “sì” e quando dobbiamo dire “no”.

I pesi che gravano sulla vita della famiglia oggi sono molti. Qui nelle Filippine, innumerevoli famiglie soffrono ancora le conseguenze dei disastri naturali. La situazione economica ha provocato la frammentazione delle famiglie con l’emigrazione e la ricerca di un impiego, inoltre problemi finanziari assillano molti focolari domestici. Mentre fin troppe persone vivono in estrema povertà, altri vengono catturati dal materialismo e da stili di vita che annullano la vita familiare e le più fondamentali esigenze della morale cristiana. Queste sono le colonizzazioni ideologiche. La famiglia è anche minacciata dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell’effimero, una mancanza di apertura alla vita.

Penso al Beato Paolo VI. In un momento in cui si poneva il problema della crescita demografica, ebbe il coraggio di difendere l’apertura alla vita nella famiglia. Lui conosceva le difficoltà che c’erano in ogni famiglia, per questo nella sua Enciclica era molto misericordioso verso i casi particolari, e chiese ai confessori che fossero molto misericordiosi e comprensivi con i casi particolari. Però lui guardò anche oltre: guardò i popoli della Terra, e vide questa minaccia della distruzione della famiglia per la mancanza dei figli. Paolo VI era coraggioso, era un buon pastore e mise in guardia le sue pecore dai lupi in arrivo. Che dal Cielo ci benedica questa sera.

Il mondo ha bisogno di famiglie buone e forti per superare queste minacce! Le Filippine hanno bisogno di famiglie sante e piene d’amore per custodire la bellezza e la verità della famiglia nel piano di Dio ed essere di sostegno e di esempio per le altre famiglie. Ogni minaccia alla famiglia è una minaccia alla società stessa. Il futuro dell’umanità, come ha detto spesso san Giovanni Paolo II, passa attraverso la famiglia (cfr Familiaris consortio, 85). Il futuro passa attraverso la famiglia. Dunque, custodite le vostre famiglie! Proteggete le vostre famiglie!Vedete in esse il più grande tesoro della vostra nazione e nutritele sempre con la preghiera e la grazia dei Sacramenti. Le famiglie avranno sempre

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le loro prove, non hanno bisogno che gliene aggiungiate altre! Invece, siate esempi di amore, perdono e attenzione. Siate santuari di rispetto per la vita, proclamando la sacralità di ogni vita umana dal concepimento fino alla morte naturale. Che grande dono sarebbe per la società se ogni famiglia cristiana vivesse pienamente la sua nobile vocazione! Allora, alzatevi con Gesù e Maria e disponetevi a percorrere la strada che il Signore traccia per ognuno di voi.

Infine, il Vangelo che abbiamo ascoltato ci ricorda che il nostro dovere di cristiani è essere voci profetiche in mezzo alle nostre comunità. Giuseppe ha ascoltato la voce dell’Angelo del Signore e ha risposto alla chiamata di Dio di prendersi cura di Gesù e Maria. In questo modo egli ha svolto il suo ruolo nel piano di Dio ed è diventato una benedizione non solo per la Santa Famiglia, ma per tutta l’umanità. Con Maria, Giuseppe è stato modello per il bambino Gesù mentre cresceva in sapienza, età e grazia (cfr Lc2,52). Quando le famiglie mettono al mondo i bambini, li educano alla fede e ai sani valori e insegnano loro a contribuire al bene della società, diventano una benedizione per il mondo. Le famiglie possono diventare una benedizione per il mondo! L’amore di Dio diventa presente e attivo attraverso il modo con cui noi amiamo e le buone opere che compiamo. Così diffondiamo il Regno di Cristo nel mondo. Facendo questo, siamo fedeli alla missione profetica che abbiamo ricevuto nel Battesimo.

Durante quest’anno, che i vostri Vescovi hanno qualificato come Anno dei Poveri, vi chiederei, in quanto famiglie, di farvi particolarmente attenti alla nostra chiamata ad essere discepoli missionari di Gesù. Questo significa essere pronti ad andare oltre i confini delle vostre case e prendervi cura dei fratelli e delle sorelle più bisognosi. Vi chiedo di interessarvi specialmente a coloro che non hanno una famiglia propria, in particolare degli anziani e dei bambini orfani. Non lasciateli mai sentire isolati, soli e abbandonati, ma aiutateli a sentire che Dio non li ha dimenticati. Oggi mi sono commosso tantissimo dopo la Messa, quando ho visitato questa casa di bambini soli, senza famiglia. Quanta gente lavora nella Chiesa perché questa casa sia una famiglia! Questo significa portare avanti, profeticamente, il significato di una famiglia.

Potreste essere voi stessi poveri in senso materiale, ma avete un’abbondanza di doni da offrire quando offrite Cristo e la comunità della sua Chiesa. Non nascondete la vostra fede, non nascondete Gesù, ma portatelo nel mondo e offrite la testimonianza della vostra vita familiare!

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Cari amici in Cristo, sappiate che io prego sempre per voi! Prego per le famiglie, lo faccio! Prego che il Signore continui ad approfondire il vostro amore per Lui, e che questo amore possa manifestarsi nel vostro amore vicendevole e per la Chiesa. Non dimenticate Gesù che dorme! Non dimenticate san Giuseppe che dorme! Gesù ha dormito con la protezione di Giuseppe. Non dimenticate: il riposo della famiglia è la preghiera. Non dimenticate di pregare per la famiglia. Pregate spesso e portate i frutti della vostra preghiera nel mondo, perché tutti possano conoscere Gesù Cristo e il suo amore misericordioso. Per favore, “dormite” anche per me: pregate anche per me, ho davvero bisogno delle vostre preghiere e conterò sempre su di esse. Grazie tante!

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Dio, dal quale proviene ogni paternitàin cielo e in terra, Padre, che sei amore e vita,fa che ogni famiglia umana sulla terra diventi,

mediante il tuo Figlio, Gesù Cristo, "nato da donna",e mediante lo Spirito Santo, sorgente di divina carità,

un vero santuario della vita e dell'amoreper le generazioni che sempre si rinnovano.

 Fa' che la tua grazia guidi i pensieri e le penedei coniugi verso il bene delle loro famiglie 

e di tutte le famiglie del mondo. 

Fa' che le giovani generazioni trovino nella famigliaun forte sostegno per la loro umanità

e la loro crescita nella verità e nell'amore. 

Fa' che l'amore, rafforzato dalla grazia del sacramento del matrimonio, si dimostri più forte

di ogni debolezza e di ogni crisi,attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie.

 Fa' infine, te lo chiediamo per intercessione

della Sacra Famiglia di Nazareth,

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che la Chiesa in mezzo a tutte le nazioni della terrapossa compiere fruttuosamente la sua missione

nella famiglia e mediante la famiglia. 

Tu che sei la Vita, la Verità e l'Amore,nell'unità del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen. 

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