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a cura della referente del Progetto In-canto in coro 4

INSEGNANTE CLAUDIA GIUNTA

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Le tecniche

Le principali tecniche pedagogico -

didattiche a cui si è fatto riferimento

durante gli incontri di laboratorio corale,

sia con gli adulti che con i bambini, hanno

tenuto conto di alcuni fattori fondamentali

relativi alle “buon pratiche” del canto:

• il rilassamento,

• la respirazione,

• la postura,

• il vocalizzo,

• l’apprendimento per imitazione,

• la posizione.

È buona prassi, prima di iniziare a cantare, predisporre il corpo,

apparato fonatorio compreso, al canto attraverso esercizi di

rilassamento.

Uno di questi, per esempio, l’abbiamo chiamato “LE CAMMINATE

SONORE”: i partecipanti devono camminare nello spazio senza toccarsi,

ascoltando un brano di musica lento e molto delicato (noi abbiamo

utilizzato un brano di musica new age) in modo che il corpo sia

completamente rilassato e che le braccia effettuino oscillazioni laterali

del tutto passive. Una variante di tale esercizio, da effettuarsi, questa

volta, senza supporto sonoro, può essere quella di stare fermi sulla punta

dei piedi alzando le braccia verso l’alto, lasciandole poi cadere a peso

morto lungo il corpo e, contemporaneamente, buttando fuori l’aria dalla

bocca.

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I bambini inspirano alzando entrambe le braccia

per poi farle ricadere lungo i fianchi mentre buttano fuori dalla bocca tutto il fiato

Altro esercizio per rilassare alcune parti del corpo (il polso,

l’avambraccio, il braccio, il capo, le spalle, il busto, il ventre, la gamba...)

è Dondolare1, suggerito nel testo In movimento del professor Spaccazocchi.

Per sciogliere i muscoli delle spalle si può anche proporre di aprire e

stendere il più possibile le braccia lateralmente verso l’esterno, come se

volessimo spingere lontano i muri di un corridoio immaginario.

Si possono inoltre fare dei massaggi al viso per sciogliere i muscoli

facciali.

Dopo la fase di rilassamento, è necessario proporre esercizi per una

corretta respirazione. “Il respiro è già canto” ci ha insegnato Fosco Corti. Il

respiro è l’anima della voce, l’energia che si trasforma in suono. La

qualità di come si respira influisce quindi sulla qualità del suono e

sull’attacco; il respiro, inoltre, scandisce il tempo. Quindi è

indispensabile imparare a respirare bene: il fine è quello di mantenere e

controllare la corretta emissione del fiato. A tale proposito sono stati

proposti vari giochi che di seguito elencherò.

• GIOCHIAMO A CHI HA PIÙ FIATO: l’insegnante spiega la tecnica

della respirazione (inspirare con il naso ed espirare con la bocca,

1 Spaccazocchi M., In movimento, Progetti Sonori, Mercatello sul Metauro (PU) 2006, pp. 34-35

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facendo attenzione a non alzare le spalle, tenendo il corpo rilassato e

le gambe leggermente divaricate); chiede ai bambini di posizionarsi in

cerchio, di seguire i suoi comandi cioè di inspirare tutti insieme, di

trattenere per qualche secondo il fiato cercando si sentire bene il

diaframma che si gonfia, di espirare lentamente, buttando fuori poca

aria per volta e tentando di continuare l’espirazione il più a lungo

possibile. Intanto, mentre i bambini fanno l’esercizio, l’insegnante

passa una mano sulla bocca di ciascuno per vedere se stanno

eseguendo bene la consegna e se hanno ancora fiato da espellere.

• INSPIRARE - ESPIRARE: l’insegnante canta, sulla melodia di Fra

Martino che tutti conoscono, nuove parole: “Inspirare, espirare, che

piacer, che piacer. Faccio un bel disegno, faccio un bel disegno intorno a te,

intorno a te.” Dopo avere ripetuto il canto insieme ai partecipanti e

dopo che gli stessi lo hanno memorizzato, essi vengono disposti a

coppie, uno di fronte all’altro. L’insegnante chiede loro di

commentare il canto con i seguenti gesti delle braccia: mentre si canta

“Inspirare espirare che piacer, che piacer” i bambini devono sollevare e

poi abbassare lentamente le braccia compiendo un movimento

circolare; quando invece cantano “faccio un bel disegno faccio un bel

disegno intorno a te” sono liberi di muovere le braccia come vogliono

facendo un disegno immaginario intorno al compagno di coppia.

• LO SBADIGLIO: proviamo a sbadigliare e mentre lo facciamo

emettiamo dei suoni facendo attenzione a come cambia la sonorità

della voce.

• SOLLETICO IL DIAFRAMMA: inspiriamo, tratteniamo il fiato e poi

espiriamo lentamente emettendo il suono “A” e tenendo le mani sulla

pancia; mentre facciamo questa operazione diamo dei lievi ma decisi

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colpetti con le mani sulla pancia. I partecipanti notano che il suono

esce in modo intermittente e capiscono l’importanza del diaframma.

Questo gioco può essere proposto sia individualmente, sia a coppie.

• LE VOCALI: camminiamo in ordine sparso senza toccarci dicendo,

una alla volta, dietro suggerimento dell’insegnante, le vocali,

cercando di individuare da quale parte del corpo esse provengano (U

dalla pancia, O dai polmoni, A dalla gola, E dalla bocca, I dalla testa) e

rispettando le dinamiche indicate.

• LA COLLANA DELLE VOCALI: immaginiamo che l’insegnante

abbia ai suoi piedi, in terra, una collana. La prende e quando la

solleva con la mano destra e la porta in alto dice in sequenza le vocali

(UÓÒAÈÉI) facendo salire l’altezza dei suoni; poi abbassa la mano e

porge la collana immaginaria al vicino facendo attenzione a che,

mentre scende, la voce dica le vocali a rovescio (IÉÈAÒÓU) e

utilizzando suoni sempre più bassi.

La collana delle vocali

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• ESPIRIAMO CON LA BOCCA SOCCHIUSA FACENDO VIBRARE

LE LABBRA.

• CAMMINIAMO lentamente in ordine sparso cercando di fare un

suono che viene dal nostro interno e di ascoltare il resto del gruppo,

senza mai smettere di camminare e ottenendo un unico suono

prolungato.

• FILASTROCCA PARLATA per imparare a trattenere il respiro.

Se voglio ben cantare mi debbo ricordare

che l'uso del mio fiato va sempre controllato.

Se tutta in una volta la frase canterò

cantore formidabile di certo diverrò.

Durante questi esercizi sarà premura dell’insegnante accertarsi della

corretta postura dei bambini, presupposto indispensabile per una buona

emissione vocale. La postura non è una posizione fissa, bensì uno stato

dinamico del corpo che garantisce equilibrio. Il peso del corpo in

posizione eretta deve essere ben appoggiato sui piedi, a terra. Le spalle

devono essere ben aperte e tutti i movimenti respiratori devono avvenire

senza tensioni, né innalzamento delle spalle. Ovviamente, avendo di

fronte persone di età diverse, si è cercato di andare incontro alle loro

esigenze per cui, se in un primo momento, per privilegiare l’emissione

dei suoni, ci si manteneva in piedi durante l’atto vocale, viceversa, dopo

circa 20 minuti di attività, quando la stanchezza incominciava già a farsi

sentire, si invitavano i soggetti a sedere. In ogni caso, sia per il canto in

piedi che per il canto da seduti, si tratta di posizioni statiche che non è

facile mantenere a lungo, per cui posso affermare che anche l’equilibrio

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posturale è stata una conquista graduale, soprattutto da parte dei

bambini, ma anche relativamente gli adulti.

Dopo avere proposto alcuni degli esercizi/giochi sopra riportati, si può

dare inizio al lavoro diretto sulla voce attraverso il vocalizzo. Questo è

indispensabile e richiede almeno 5 minuti di tempo affinché sia possibile

attivare quello che correntemente viene detto vocal warm up

indispensabile per ottenere facilità nell’intonazione, nitidezza di suono e

per non ‛strapazzare’ le corde vocali.

I vocalizzi possono essere effettuati attraverso la riproduzione di sillabe

o brevi frasi per esplorare estensione e agilità della voce attraverso

passaggi sia diatonici che cromatici. Ovviamente vanno articolati e dosati

secondo l’estensione vocale di chi si ha di fronte. Nel caso dei bambini si

dovrà procedere con cautela, ampliando gradualmente la gamma dei

suoni e l’estensione.

Anche in questo caso sono state proposte diverse tipologie di vocalizzi

che di seguito riporto.

PU!

LE VOCALI

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CHE RIDERE MI FA

IANCANCA

CANTO SI FARÀ

FEREPÈ

BARBARA

E HOP!

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RE-DO

MI-RE-DO

SOL-FA-MI-RE-DO

Oltre ai vocalizzi, per scaldare la voce è stato utilizzato il metodo della

chironomia di Kodàly.

Ogni attività vocale è stata proposta attraverso il metodo

dell’apprendimento per imitazione: l’insegnante declama il testo oppure

canta la melodia, il coro ascolta e ripete. Attraverso l’attività imitativa i

cantori esplorano le loro capacità vocali, sperimentano modalità di

coordinamento muscolare, associano movimenti ai suoni prodotti

diventando sempre più consapevoli del modo di usare il proprio corpo

per la produzione sonora finché l’intenzionalità guida l’organizzazione

della gestualità e dell’emissione vocale. Ripetere, confrontare le

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sensazioni uditive, tattili e cinestetiche che si generano, porta ad

interiorizzare il gesto vocale sperimentato, ad affinare l’orecchio, ad

eseguire correttamente, ad apprendere e memorizzare nuovi brani per

eseguirli con precisione sia dal punto di vista ritmico che melodico, il

tutto all’interno di un vero e proprio circuito suono – gesto - suono che si

arricchisce gradualmente. Ovviamente chi gestisce l’attività dovrà essere

molto attento, sia alle proposte da mettere in atto, che alla qualità

esecutiva, cercando di individuare forzature e squilibri, di dare

suggerimenti e di stimolare la presa di coscienza delle “buone prassi”.

Dovendo organizzare la presenza di un coro misto su un palcoscenico,

occorre anche definire sin dall’inizio le posizioni dei singoli cantori del

coro al fine di avere, non solo il massimo controllo del gruppo (ricordo

che i bambini erano almeno 60, ma quando il coro era al completo, cioè

composto da adulti e bambini, raggiungeva le 100 unità), ma anche di

creare sintonia e affiatamento tra i partecipanti. Lavorare, anzi cantare, a

fianco di estranei non è certo facile, specie all’inizio. Occorre grande

capacità di adattamento, di ascolto e una graduale presa di coscienza

delle sonorità che ci stanno accanto. Favorire quindi una sorta di routine

che porti i soggetti del coro a ritrovarsi accanto lo stesso compagno,

incide positivamente sulle relazioni che andranno via via ad instaurarsi.

Ovviamente occorre comunque rispettare la divisione per timbro: nel

caso di In-canto in coro i bambini più piccoli erano posizionati nelle prime

file; a seguire prendevano posto quelli più grandi, gli adolescenti e poi,

dietro, il coro degli adulti suddiviso in tre sezioni (tenori a destra,

contralti a sinistra e soprani al centro).

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Disposizione del coro

Devo aggiungere, rispetto a questo discorso, che negli ultimi due anni

dell’esperienza è stato deciso, visto il numero crescente dei partecipanti,

di affiancare al gruppo dei bambini la presenza di due adulti, due

mamme nella fattispecie, posizionate ai due lati opposti del coro dei

bambini le quali hanno sostenuto, con le loro voci, il coro dei piccoli.

Occorre certamente affermare che tali tecniche, realmente messe in atto

durante ogni incontro serale del coro, si sono dimostrate un valido aiuto

per ciascun partecipante al fine di conquistare la consapevolezza e il

controllo del proprio strumento, la voce, all’interno del gruppo e di

apprezzare la gioia del cantare insieme.