A CARCERI D’ESTE L’AZIENDA LEADER IN ITALIA Orchidee, la ...tutto il ciclo, dalla piantina...

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LA DIFESA DEL POPOLO 2 APRILE 2006 XIII L ultimo Flormart ha ospitato lEuropean orchid and conference show, manifestazione dedicata esclusivamente allesposizione e alla vendita di orchidee, tornata in Italia dopo 15 anni di assenza. Oltre alle ultime novit nella coltivazione ibrida e alle orchidee botaniche (senza incroci) una giuria internazionale ha assegnato i premi Best in show e Best specimen al bavarese Franz Glanz, un coltivatore professionista tedesco, per la sua coelogyne cristata wossen, orchidea che in ununica pianta presenta centinaia di splendenti fiori bianchi. A Treviso il principale premio italiano. La specie coltivata dallamatore Guido de Vidi, la laelia lundii eletra, ha vinto come miglior specie coltivata da un amatore, miglior miniatura e miglior specie botanica. Lesposizione padovana era motivata anche dal fatto che la gran parte di tutte le orchidee dItalia nasce a Carceri dEste, negli oltre quarantamila metri quadrati di serre della ditta Menin Antonio floricoltura di Carceri, a pochi chilometri da Padova. «Siamo nati negli anni Settanta con la coltivazione dellanthurium scherzerianum e con un gruppo di variet di bromeliaceae spiega Donato Menin Circa dieci anni fa, abbiamo avviato la produzione di orchidee phalaenopsis e dendrobium nobile in un momento nel quale nessuno le produceva su vasta scala, a parte qualche piccola produzione in Liguria. Da allora a oggi l80 per cento della nostra produzione di orchidee da vaso viene commercializzata in Italia, mentre il restante 20 per cento L destinato al mercato estero. La nostra filosofia L quella della produzione industriale e per questo abbiamo investito molto in tecnologie e materiali». La scelta L stata premiata: negli ultimi anni cL stato un boom di richieste di orchidee da vaso sia per le numerose e sempre nuove variet che L possibile ottenere (attualmente esistono in commercio 50-60 colori, ma si L sempre in fase di evoluzione) sia per la facilit di gestione delle piante. «Sembra strano prosegue Donato Menin ma lorchidea che appare cos delicata e fragile L un fiore facilmente gestibile: le basta un clima stabile, possibilmente in casa di fronte a una fonte di luce, poca e dosata acqua facendo attenzione che non ristagni nel sottovaso, e ovviamente la cura necessaria a ogni pianta». E il rapporto qualit prezzo? «I prezzi di vendita possono apparire alti spiega ancora Menin ma si deve considerare che prima di arrivare al rivenditore queste piante trascorrono dai dodici ai diciotto mesi in serra, passando attraverso ben tre stadi di produzione: il primo L quello vegetativo per induzione a fiore e dura dalle 35 alle 40 settimane; il secondo stadio L quello dellinduzione a fiore nel quale la piantina matura i suoi boccioli e dura circa altre 6 settimane; e poi devono trascorrere altre 8-10 settimane affinchØ la pianta sia pronta per la vendita con i fiori schiusi in tutta la loro bellezza. Raccomando sempre di comperare piante con almeno quattro o cinque fiori aperti: resisteranno di piø ai cambiamenti e non si rischia di vederne cadere i boccioli appena portata a casa!». Ogni anno la ditta di Carceri coltiva 450 mila orchidee da vaso tra phalaenopsis e dendrobium nobile, 250 mila anthurium andreanum e 300 mila bromeliaceae. Durante tutto il ciclo, dalla piantina radicata ottenuta dal meristema sino alla pianta ornamentale, le orchidee vengono custodite in serre automatizzate e controllate tramite computer che regola la temperatura stabile a 28 gradi, monitorizza lumidit, la luminosit, lirrigazione e la concentrazione di anidride carbonica. Inoltre la ditta Menin pone attenzione al rispetto per lambiente adottando metodi di produzione eco-compatibili come il controllo fito-sanitario con il minimo utilizzo di pesticidi, la tecnica di irrigazione e concimazione detta a flusso e riflusso che riduce quasi del tutto il rilascio di inquinanti nel terreno e il riscaldamento delle serre mediante gas metano. Tra le novit della ditta di Carceri una nuova variet di dendrobium nobile, la Stardust Fire Bird, unorchidea coltivata dalla fine del 2004, i cui fiori sono di color arancione luminoso, tendenti, come dice il nome, al colore del fuoco. C. S. I n aumento negli ultimi anni la produzione di piante ornamentali e di arbusti fioriferi con una crescente attenzione anche allutilizzo, nel verde privato e pubblico, di essenze autoctone e di arbusti fioriferi impiantati secondo cicli di fioriture prolungate durante tutto lanno. «Fino a qualche decennio fa spiega Antonio Scarabello dellassociazione vivaisti padovani della Confagricoltura di Padova nei giardini delle nostre zone si piantavano conifere, cedri del Libano, cedri deodara, pini marittimi, essenze non autoctone che negli anni si sviluppano con chiome molto alte e con apparati radicali superficiali; cos quello che era un bel pinetto, magari natalizio, dopo ventanni era diventato troppo grande e incombente per gli esigui giardini cittadini e si doveva abbatterlo. Per fortuna oggi L cresciuta la sensibilit nei confronti della scelta dellalbero da piantare in giardino, privilegiando piante tipiche delle nostre zone, resistenti ai parassiti e ai cambiamenti climatici, e adatte anche come proporzioni agli spazi verdi condominiali e ai giardini cittadini. Si L tornati allacero campestre che richiede poca potatura, ai tigli profumatissimi e lenti nella crescita, alle betulle, allalbero di Giuda; e si stanno riscoprendo due tipi di albero dai fiori bellissimi come il liquidambar tulipifera e il liriodendron tulipifera. E ancora, frassini, faggi, carpini». Per quanto riguarda gli arbusti, prosegue Scarabello, «sono tornati di moda lottocentesco bosso per siepi e bordure, laucuba, e i cespugli di resistentissima abelia, che alterna piccoli fiori bianchi alla coloritura stagionale delle foglie che diventano rosse e poi brunite. Sempre presenti le forsizie dalla caratteristica fioritura di piccoli germogli gialli disseminati lungo tutto il ramo; il calicantus che anticipa la fine dellinverno con i profumatissimi fiori che sbocciano gi da fine gennaio; e liperico. Si lavora molto con gli arbusti da fiore proprio per dare continua fioritura ai giardini e con piante a medio e alto fusto, inframmezzate da arbusti di varie specie per ottenere diversi strati di altezze che creano bellissimi impatti scenografici. Sono tornate di moda anche le fioriture da bulbo: giacinti, tulipani, iris, narcisi, per creare aiuole variopinte che punteggiano tappeti erbosi e prati ornamentali studiati apposta in relazione alla zona e allutilizzo». C. S. L ESPERTO Per i giardini piante e arbusti autoctoni L’USO DEI FIORI ANCHE NELLA CUCINA Con petali di rosa, viola o rosmarino ricette saporite e salutari U n noto medico del Cinquecento, laureato alluniversit di Padova consigliava di mangiare i fiori di rosmarino con pane e sale ogni mattina per tutto il tempo della fioritura perchØ «fanno bene alla vista e la rendono piø acuta». I fiori in passato erano molto usati anche in cucina e si gustavano in insalata, in pasticci, crostate, minestre, frittate. Si preparavano ad esempio insalate di lattuga e fiori di borragine (considerata un rimedio contro la malinconia e nota come tonico per il cuore), la conserva di fiori di borragine ed era molto richiesta la conserva di fiori di rosmarino apprezzata da Galileo Galilei. Con viole pestate e zucchero si faceva una conserva da gustare la mattina a digiuno in quanto «cordiale e pettorale» e usata per farcire dolcetti e crostate, ma con questi fiori si preparavano anche sciroppi e succhi rinfrescanti, pasticche. E poi cerano rosoli e liquori di fiori darancio, salse di gelsomini, schiacciate, frittelle e minestre di fiori di sambuco. In un ricettario di anonimo veneziano del Trecento si proponeva una ricetta di frittelle preparate con i fiori di sambuco messi nel latte, pestati e impastati con farina, uova e latte. I petali di rosa, come quelli di altri fiori, venivano canditi e confettati, e con le rose si preparavano gelatine, budini, vino di rose, ratafi e rosoli (pare che il termine stesso derivi dallolio di rose con cui una volta si facevano questi liquori). Nellantica Roma si gustavano frittate e salse di petali di rosa, che venivano usati anche per i gelati e sorbetti, molto apprezzati dagli arabi tanto che nelle Mille e una notte si parla dei delicatissimi sorbetti di rosa di un pasticcere di Damasco. Maria Tescione A CARCERI D’ESTE L’AZIENDA LEADER IN ITALIA Orchidee, la patria nella Bassa CURIOSITÀ STORICHE Tra le specie pregiate dei colli Euganei anche orchidee e il celebre giglio rosso P adova, citt dellorto botanico (fondato nel 1545) e di bellissimi giardini, vanta anche i colli Euganei, uno splendido giardino naturale in cui crescono piante e fiori rari studiati da famosi botanici. Tra essi si segnalano bellissime orchidee, il gladiolus byzantinus, la rosa canina, il famoso giglio rosso o giglio martagon (detto anche giglio di san Giovanni). Il raro giglio rosso fu, a quanto pare, inviato in dono da un nobile veneziano allambasciatore belga e fu poi fatto conoscere e diffuso da un noto botanico. In un testo stampato a Venezia nel 1545 si rilevava che il giglio rosso cresceva «nei monti vicino a Padova» e che si poteva ammirare anche nel giardino di Gasparo de Gabrieli, «uomo tra i padovani nobilissimo» e appassionato floricoltore. La simbologia religiosa tuttavia preferisce il giglio bianco e santAntonio era rappresentato con il giglio anche in una moneta del Quattrocento, il famoso carrarino, fatto coniare da Francesco Novello da Carrara. A Padova si celebrava anticamente in giugno la festa dei fiori, risalente a quanto pare al 12 secolo, e nellOttocento furono organizzate mostre e feste dei fiori. La loro coltivazione venne incentivata da Roberto De Visiani, uno dei direttori dellorto botanico, che tra il 1845 e il 1847 divenne promotore di esposizioni rimaste famose. M. T. Dalla ditta Menin sempre nuove varietà

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LA DIFESA DEL POPOLO 2 APRILE 2006 XIII

L�ultimo Flormart haospitato l�Europeanorchid and conferenceshow, manifestazione

dedicata esclusivamenteall�esposizione e alla vendita diorchidee, tornata in Italia dopo 15anni di assenza. Oltre alle ultimenovità nella coltivazione ibrida e alleorchidee botaniche (senza incroci)una giuria internazionale haassegnato i premi Best in show eBest specimen al bavarese FranzGlanz, un coltivatore professionistatedesco, per la sua coelogynecristata wossen, orchidea che inun�unica pianta presenta centinaia displendenti fiori bianchi. A Treviso ilprincipale premio italiano. La speciecoltivata dall�amatore Guido deVidi, la laelia lundii eletra, ha vintocome miglior specie coltivata da un

amatore, migliorminiatura e migliorspecie botanica.L�esposizionepadovana eramotivata anche dalfatto che la gran partedi tutte le orchideed�Italia nasce a

Carceri d�Este, negli oltrequarantamila metri quadrati di serredella ditta Menin Antoniofloricoltura di Carceri, a pochichilometri da Padova. «Siamo natinegli anni Settanta con lacoltivazione dell�anthuriumscherzerianum e con un gruppo divarietà di bromeliaceae � spiegaDonato Menin � Circa dieci anni fa,abbiamo avviato la produzione diorchidee phalaenopsis e dendrobiumnobile in un momento nel qualenessuno le produceva su vasta scala,a parte qualche piccola produzionein Liguria. Da allora a oggi l�80 percento della nostra produzione diorchidee da vaso vienecommercializzata in Italia, mentre ilrestante 20 per cento è destinato almercato estero. La nostra filosofia è

quella della produzione industriale eper questo abbiamo investito moltoin tecnologie e materiali».La scelta è stata premiata: negliultimi anni c�è stato un boom dirichieste di orchidee da vaso sia perle numerose e sempre nuove varietàche è possibile ottenere (attualmenteesistono in commercio 50-60 colori,ma si è sempre in fase di evoluzione)sia per la facilità di gestione dellepiante. «Sembra strano � prosegueDonato Menin � ma l�orchidea cheappare così delicata e fragile è unfiore facilmente gestibile: le basta unclima stabile, possibilmente in casadi fronte a una fonte di luce, poca edosata acqua facendo attenzione chenon ristagni nel sottovaso, eovviamente la cura necessaria a ognipianta». E il rapporto qualità prezzo?«I prezzi di vendita possono apparire

alti � spiega ancora Menin �ma si deve considerare cheprima di arrivare al rivenditorequeste piante trascorrono daidodici ai diciotto mesi in serra,passando attraverso ben trestadi di produzione: il primo èquello vegetativo perinduzione a fiore e dura dalle35 alle 40 settimane; ilsecondo stadio è quellodell�induzione a fiore nel qualela piantina matura i suoiboccioli e dura circa altre 6settimane; e poi devonotrascorrere altre 8-10 settimaneaffinché la pianta sia prontaper la vendita con i fiori schiusi intutta la loro bellezza. Raccomandosempre di comperare piante conalmeno quattro o cinque fiori aperti:resisteranno di più ai cambiamenti e

non si rischia di vederne cadere iboccioli appena portata a casa!».Ogni anno la ditta di Carceri coltiva450 mila orchidee da vaso traphalaenopsis e dendrobium nobile,250 mila anthurium andreanum e300 mila bromeliaceae. Durantetutto il ciclo, dalla piantina radicataottenuta dal meristema sino allapianta ornamentale, le orchideevengono custodite in serreautomatizzate e controllate tramitecomputer che regola la temperaturastabile a 28 gradi, monitorizzal�umidità, la luminosità, l�irrigazionee la concentrazione di anidridecarbonica. Inoltre la ditta Meninpone attenzione al rispetto perl�ambiente adottando metodi diproduzione eco-compatibili come ilcontrollo fito-sanitario con ilminimo utilizzo di pesticidi, latecnica di irrigazione econcimazione detta a �flusso eriflusso� che riduce quasi del tutto ilrilascio di inquinanti nel terreno e ilriscaldamento delle serre mediantegas metano. Tra le novità della dittadi Carceri una nuova varietà didendrobium nobile, la Stardust FireBird, un�orchidea coltivata dalla finedel 2004, i cui fiori sono di colorarancione luminoso, tendenti, comedice il nome, al colore del fuoco.

C. S.

I n aumento negli ultimi anni laproduzione di pianteornamentali e di arbustifioriferi con una crescente

attenzione anche all�utilizzo, nelverde privato e pubblico, di essenzeautoctone e di arbusti fioriferiimpiantati secondo cicli di fioritureprolungate durante tutto l�anno.«Fino a qualche decennio fa � spiegaAntonio Scarabello dell�associazionevivaisti padovani dellaConfagricoltura di Padova � neigiardini delle nostre zone sipiantavano conifere, cedri delLibano, cedri deodara, pinimarittimi, essenze non autoctone chenegli anni si sviluppano con chiomemolto alte e con apparati radicalisuperficiali; così quello che era unbel pinetto, magari natalizio, dopovent�anni era diventato troppogrande e incombente per gli esiguigiardini cittadini e si dovevaabbatterlo. Per fortuna oggi ècresciuta la sensibilità nei confrontidella scelta dell�albero da piantare ingiardino, privilegiando piante tipichedelle nostre zone, resistenti aiparassiti e ai cambiamenti climatici,e adatte anche come proporzioni aglispazi verdi condominiali e ai giardinicittadini. Si è tornati all�acerocampestre che richiede pocapotatura, ai tigli profumatissimi elenti nella crescita, alle betulle,all�albero di Giuda; e si stannoriscoprendo due tipi di albero daifiori bellissimi come il liquidambartulipifera e il liriodendron tulipifera.E ancora, frassini, faggi, carpini».Per quanto riguarda gli arbusti,prosegue Scarabello, «sono tornati dimoda l�ottocentesco bosso per siepi ebordure, l�aucuba, e i cespugli diresistentissima abelia, che alternapiccoli fiori bianchi alla coloriturastagionale delle foglie che diventanorosse e poi brunite. Sempre presentile forsizie dalla caratteristica fiorituradi piccoli germogli gialli disseminatilungo tutto il ramo; il calicantus cheanticipa la fine dell�inverno con iprofumatissimi fiori che sboccianogià da fine gennaio; e l�iperico. Silavora molto con gli arbusti da fioreproprio per dare continua fioritura aigiardini e con piante a medio e altofusto, inframmezzate da arbusti divarie specie per ottenere diversi stratidi altezze che creano bellissimiimpatti scenografici. Sono tornate dimoda anche le fioriture da bulbo:giacinti, tulipani, iris, narcisi, percreare aiuole variopinte chepunteggiano tappeti erbosi e pratiornamentali studiati apposta inrelazione alla zona e all�utilizzo».

C. S.

L’E S P E RT O

Per i giardinipiante e arbustiautoctoni

L ’ U S O D E I F I O R I A N C H E N E L L A C U C I N A

Con petali di rosa, viola o rosmarino ricette saporite e salutariU n noto medico del Cinquecento,

laureato all�università di Padovaconsigliava di mangiare i fiori di

rosmarino con pane e sale ogni mattina pertutto il tempo della fioritura perché «fannobene alla vista e la rendono più acuta». I fioriin passato erano molto usati anche in cucinae si gustavano in insalata, in pasticci, crostate,minestre, frittate. Si preparavano ad esempioinsalate di lattuga e fiori di borragine(considerata un rimedio contro la malinconiae nota come tonico per il cuore), la conservadi fiori di borragine ed era molto richiesta la

conserva di fiori di rosmarino apprezzata daGalileo Galilei. Con viole pestate e zuccherosi faceva una conserva da gustare la mattinaa digiuno in quanto «cordiale e pettorale» eusata per farcire dolcetti e crostate, ma conquesti fiori si preparavano anche sciroppi esucchi rinfrescanti, pasticche. E poi c�eranorosoli e liquori di fiori d�arancio, salse digelsomini, schiacciate, frittelle e minestre difiori di sambuco. In un ricettario di anonimoveneziano del Trecento si proponeva unaricetta di frittelle preparate con i fiori disambuco messi nel latte, pestati e impastati

con farina, uova e latte. I petali di rosa, comequelli di altri fiori, venivano canditi econfettati, e con le rose si preparavanogelatine, budini, vino di rose, ratafià e rosoli(pare che il termine stesso derivi dall�olio dirose con cui una volta si facevano questiliquori). Nell�antica Roma si gustavanofrittate e salse di petali di rosa, che venivanousati anche per i gelati e sorbetti, moltoapprezzati dagli arabi tanto che nelle Mille euna notte si parla dei delicatissimi sorbetti dirosa di un pasticcere di Damasco.

Maria Tescione

A C A R C E R I D ’ E S T E L ’ A Z I E N D A L E A D E R I N I T A L I A

Orchidee, la patria nella Bassa

C U R I O S I T À S T O R I C H E

Tra le specie pregiate dei colli Euganeianche orchidee e il celebre giglio rosso

P adova, città dell�orto botanico (fondato nel 1545) e di bellissimigiardini, vanta anche i colli Euganei, uno splendido �giardinonaturale� in cui crescono piante e fiori rari studiati da famosi

botanici. Tra essi si segnalano bellissime orchidee, il gladiolusbyzantinus, la rosa canina, il famoso giglio rosso o giglio martagon(detto anche giglio di san Giovanni). Il raro giglio rosso fu, a quantopare, inviato in dono da un nobile veneziano all�ambasciatore belgae fu poi fatto conoscere e diffuso da un noto botanico. In un testostampato a Venezia nel 1545 si rilevava che il giglio rosso cresceva«nei monti vicino a Padova» e che si poteva ammirare anche nelgiardino di Gasparo de Gabrieli, «uomo tra i padovani nobilissimo»e appassionato floricoltore. La simbologia religiosa tuttaviapreferisce il giglio bianco e sant�Antonio era rappresentato con ilgiglio anche in una moneta del Quattrocento, il famoso carrarino,fatto coniare da Francesco Novello da Carrara. A Padova sicelebrava anticamente in giugno la �festa dei fiori�, risalente aquanto pare al 12° secolo, e nell�Ottocento furono organizzatemostre e feste dei fiori. La loro coltivazione venne incentivata daRoberto De Visiani, uno dei direttori dell�orto botanico, che tra il1845 e il 1847 divenne promotore di esposizioni rimaste famose.

M. T.

Dalla dittaMeninsemprenuovevarietà