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AMbIto peR lA CoMunICAzIone SoCIAle

CoMMISSIone InteRnAzIonAle dellA CoMunICAzIone

Nella cultura dellacomunicazione

Una mappa per orientarci

Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice - Roma

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Roma, Istituto FMA 2012

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INDICE

INTRODUZIONE ................................................................... 5

1. Al croceviA del cAmbiAmento. Gli scenAridellA contemporAneità ...................................... 9

1.1 Nella cultura della comunicazione ............................... 9la mutazione ................................................................ 13

Il paradigma della rete ................................................... 15

1.2 La sfida antropologica ...................................................... 18

Abitanti digitali.............................................................. 19

una Rete per apprendere ............................................... 21

opportunità e rischi ....................................................... 23

2. interpellAnze AllA nostrA identità cArismAticA ................................................................. 28

2.1 La nostra identità, le nostre relazioni................................ 282.2 La formazione.................................................................... 292.3 Lo stile di vita comunitaria ............................................... 302.4 La nostra missione educativa-evangelizzatrice ................ 31

3. UnA mAppA per orientArci. verso Un piAno di comUnicAzione ..................................................... 34

3.1 Dove ci situiamo ................................................................ 353.2 Obiettivi ............................................................................. 383.3 Target ................................................................................ 383.4 Strategie............................................................................. 393.5 Metodologia....................................................................... 413.6 Valutazione ........................................................................ 42

conclUsione .................................................................... 43

biblioGrAfiA .................................................................... 45

GlossArio .......................................................................... 48

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INTRODUZIONE

Questo quinto numero della collana il Gong è fruttodella riflessione della Commissione Internazionale dellaComunicazione,1 formata da FMA, laiche e laici esperti nelcampo della Comunicazione sociale e prevista nella pro-grammazione del Consiglio generale (3.4 d). È stata istituitaper avviare un processo a lungo termine, finalizzato allo stu-dio, alla ricerca e alla proposta di orientamenti e di cam-mini concreti intorno alla cultura della comunicazionenell’ottica educativa, in dialogo con i vari Ambiti.

Il testo si propone di promuovere un processo di rifles-sione, di approfondimento e di scelte concrete per l’elabo-razione di risposte competenti e responsabili nel campoeducativo e per dare forza e vigore all’impegno di annun-ciare il Vangelo in un mondo caratterizzato dalla rapiditàdei cambiamenti, dalla digitalizzazione dell’informazione,dalla pluralità delle appartenenze e delle piattaforme di pro-duzione dei messaggi culturali.

È espressione di una ricerca su cui si è anche dialogato,nel corso degli Incontri Inter-Ambiti a livello continentale,con le coordinatrici di Comunicazione sociale di tutte leispettorie, che hanno offerto il loro contributo di pensiero edi proposta per essere tradotta in pratiche e azioni nelle Co-munità educanti.

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1la Commissione è composta da: Sr Giuseppina teruggi, sr JuliaArciniegas, sr Anna Rita Cristaino, sr lucy Roces (Ambito CS), sr leon-

la finalità di questo Gong 5 è intessere unagrande conversazione sulla cultura della comunica-zione nell’ottica educativa in tutto l’Istituto e creareconsapevolezza dell’incidenza che gli scenari dellacontemporaneità hanno sulla nostra identità e sulla mis-sione educativa.

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la storia dell’Istituto ci insegna che la comunicazione èuna dimensione tipica del carisma salesiano.

Già in don bosco e madre Mazzarello scopriamo unforte e accentuato bisogno di comunicazione e una rara abi-lità di instaurare relazioni autentiche.

nel corso della nostra storia i cambiamenti epocalihanno richiesto una continua riflessione per trovare le mo-dalità comunicative più adatte ai tempi e per adeguare le ri-sposte alle reali esigenze dei giovani.

Gli ultimi documenti dell’Istituto testimoniano l’evolu-zione del concetto di comunicazione che ha raggiunto unaconcezione più ampia e trasversale (cf Progetto Formativo,Linee Orientative per la Missione Educativa delle FMA,Cooperazione allo sviluppo). Già nella linea dell’Ambitoper la Comunicazione sociale (cf Collana Il GONG) la co-municazione non è percepita soltanto dal punto di vista stru-mentale, ma viene posta l’enfasi sullo stile di rapporti econnessioni che favorisce l’azione educativa nel complessointreccio comunicazione-educazione-evangelizzazione.

Anche la Chiesa ha visto un’evoluzione nel modo diconcepire la comunicazione, soprattutto di fronte all’emer-gere dei mezzi della Comunicazione sociale. da una visionestrumentale dei media, il discorso si è centrato sulla personache comunica, sulla dimensione comunicativa di tutta la vitaecclesiale, sull’evangelizzazione in quanto comunicazione,sulla cultura in cui viviamo, contrassegnata dai media, sullacapacità comunicativa degli operatori pastorali, sugli stilidi comunicazione ad intra e ad extra della Chiesa.2 I docu-

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tine Sonyi Ithweva (AFC), sr Alice Albertine nhamposse (Moz), srtonny Aldana (CbC), sr Maria Helena Moreira (bbH), sr debbie pon-saran (FIl), sr Maria Antonia Chinello (RMA), sr Marie Kučerová(Cel), sr Anna Mariani (IRo), sr Maria Ausilia de Siena (IMR),prof.ssa Roberta Gisotti, prof. Massimiliano padula.

2 Cf SANTOS Emil, Comunicazione in MIDALI M.-TONELLI R.(a cura), Dizionario di Pastorale Giovanile Leumann-TO, LDC 1992,204-215.

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menti ecclesiali evidenziano, dunque, un percorso signifi-cativo soprattutto nel XX secolo. non vanno ritenuti con-clusi, ma punti di partenza per ulteriori cammini nel dialogotra Chiesa e mondo contemporaneo.3

Costatiamo che siamo immerse nella cultura della co-municazione, con paradigmi nuovi, scenari mutevoli, nuoveforme di linguaggi, modi differenti di raccontare e ci chie-diamo: quali implicanze formative per le FMA nella Co-munità educante?

non si ha la pretesa di offrire una risposta ai grandi per-ché dei fenomeni contemporanei. Ragionare, riflettere e stu-diare insieme ci ha permesso di partire da ampie domande,di dare voce agli interrogativi riguardo all’orizzonte giova-nile, che scaturiscono dalla nostra passione educativa.

1. Quali sono gli aspetti emergenti della cultura dellacomunicazione?

2. Come ci sembra interpellino la nostra identità diEducatrici salesiane e la nostra realtà educativa?

3. Quali percorsi stiamo attuando e quali altri si po-trebbero prevedere per poter essere presenza attivanella cultura della comunicazione?

4. Quali processi di Educomunicazione stiamo portandoavanti e ci pare siano attuabili?

Il testo è articolato in diverse parti.

nella prima parte, Al crocevia del cambiamento. Gliscenari della contemporaneità, volutamente più estesa, ven-gono prese in considerazione le linee di tendenza fonda-mentali della Cultura della comunicazione oggi e la sfidaantropologica.

nella seconda parte sono riportate alcune interpellanzeche toccano da vicino la nostra identità, le relazioni, la for-mazione, lo stile di vita comunitario e la missione. ogni nu-

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3 Cf Lettera apostolica di Giovanni Paolo II, Rapido sviluppo (24gennaio 2005).

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cleo è integrato da domande che sfidano e che aiutano acomprendere e valutare la realtà e il contesto in cui si vivee si opera.

la terza parte offre alcune indicazioni per impostare unPiano di comunicazione come processo di elaborazione chesi inserisce in altri processi e che si pone come punto di rac-cordo tra le attenzioni specifiche dei diversi Ambiti.

Il nostro intento è arrivare ad ogni Figlia di Maria Au-siliatrice in quanto educatrice salesiana. Sarà importante lamediazione delle Coordinatrici o Referenti di Comunica-zione sociale perché questa proposta possa essere assunta econcretizzata in ogni Comunità educante.

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1. Al CroCEvIA DEl CAmbIAmENto.

GlI sCENArI DEllA CoNtEmporANEItà

per descrivere la società contemporanea sono state uti-lizzate numerose definizioni e metafore: società dell’infor-mazione e della comunicazione, società postmoderna, so-cietà del rischio, società liquida.

oggi si decide come sarà il mondo nel 2050 e si preparaquello che sarà nel 2100. Il futuro ci sta davanti e in qual-che modo non solo lo prepariamo, ma lo abitiamo. oggi imercati sembrano avere in mano le sorti del pianeta, ap-propriarsi della Storia e delle storie.

È possibile “invertire la rotta”? oppure il destino èquello della sopraffazione e del potere della finanza? Se-condo Jacques Attali, un autore algerino, sarà possibile con-segnare alle generazioni future un mondo più protetto se lepotenzialità dei mercati e delle tecnologie saranno coniu-gate e reinventate con la gratuità, la libertà, la responsabi-lità personale e sociale di far nascere nuovi modi di viveree di creare insieme.

per noi, educatrici ed educatori immersi nella culturadella comunicazione, è un compito educativo che ci stimolaa operare per la formazione degli uomini e delle donne didomani (e di oggi) in un’ottica di inclusione e trasforma-zione sociale.

Gettiamo uno sguardo sul nostro mondo. l’intento è for-nire chiavi per interpretare il presente e offrire opportunitàdi confronto e di riflessione per non smettere di ricercare edi interrogarci sulla persona e sui giovani.

1.1 Nella cultura della comunicazione

la “cultura della comunicazione” è un dato di fatto. Èuna realtà che percepiamo con sempre maggior consapevo-lezza quando dialoghiamo con i piccoli della scuola materna

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e con i giovani dei centri giovanili, con i genitori e i colla-boratori laici e laiche con cui condividiamo la missione edu-cativa giorno dopo giorno.

Ma che cosa si intende con questo termine?l’espressione va colta nella sua globalità: non come un

semplice insieme di tecnologie frutto della cultura di massae della cultura digitale, ma come la coesistenza di questecon la realtà della comunicazione interpersonale.

la vita è scandita dalla comunicazione. È l’esperienzache facciamo tutti i giorni: «Comunicazione è parlare conqualcuno, è televisione, è assumere e scambiare informa-zione, è il nostro taglio di capelli, è letteratura: l’elenco è in-finito».4

“Comunicazione” è un “termine ombrello”, una sola pa-rola con molti significati e pratiche sociali: spazio e occa-sione di incontro interpersonale, che si realizza com piu -tamente nel dialogo; informazione, scambio di esperienze,condivisione di conoscenze e di saperi; cultura per il mododi essere e di presentarsi, come pure per la tradizione cul-turale che viene trasmessa e tramandata; i media in tutte leloro forme vecchie e nuove, dalla stampa al cinema, dallatelevisione alla multimedialità, da Internet ai suoi ambientidi socializzazione. un tema aggregante, dunque, una cate-goria che interpreta la complessità del nostro tempo, un’ideache configura una società – quella della comunicazione ap-punto – dove tutto si risolve nello scambio di informazioni,risultato di un sistema di relazioni.

la dilagante presenza, l’innovazione tecnologica, la dif-fusione incrociata dei prodotti mediatici, la variegata op-portunità di canali e di programmi per la distribuzione, ilconsumo e la fruizione connotano la cultura di oggi. dire“cultura della comunicazione” significa riferirsi a un modo

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4 John FISKe, Introduction to Communication Studies, Routledge,london-new York 1990, p. 1. [Communication is one of those humanactivities that everyone recognizes but few can define satisfactorily.Communication is talking to one another, it is television, it is spreadinginformation, it is our hair style, it is literary criticism: the list is endless].

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di comportarsi, di stare al mondo, un ambiente di vita, uncontesto esistenziale.

La convergenza al digitale

Si è arrivati a questo, attraverso un processo che vienechiamato “convergenza al digitale”. le nuove tecnologienon hanno sostituito i cari, vecchi media di massa: stampa,cinema, radio e televisione. li hanno integrati, contaminati,potenziati. Infatti, quanto cinema viene distribuito sullaRete e si guarda su YouTube? Quanta musica viene ascoltatae scaricata in modo più o meno legale? Quante sono le webradio e web tv che diventano parte integrante delle giornatedei giovanissimi, ma anche di molti adulti che, accanto allefinestre di lavoro sui propri pc, aprono finestre sui socialnetwork o chattano su MSN? Quanta informazione passa at-traverso l’aggiornamento ininterrotto dei quotidiani onlineo viene condivisa su Twitter e sui blog?

la convergenza è la possibilità di accedere a qualsiasicontenuto ovunque (anywhere), in ogni momento (anytime),attraverso qualsiasi dispositivo. la pervasività di questo fe-nomeno è molto elevata tanto che risulta “scontato” cheesso esista e sia intrinseco nell’ “evoluzione tecnologica”.

I media di massa sono ormai fruiti tra il cartaceo e il di-gitale; portabili sugli iPad e sugli SmartPhone, attraversoconnessioni veloci e ininterrotte, always on, disponibili conil Bluetooth e wi-fi. non solo. Al processo di convergenzaal digitale sono interessati anche tutti gli aspetti culturali dioggi e di ieri. un esempio? la raccolta, la conservazione ela distribuzione della memoria individuale e sociale è resadisponibile anche online.

I confini tra contenuto e mezzo che lo veicola sfumanosempre di più: già Mcluhan, nel 1964, affermava che «Ilmezzo è il messaggio» e che il mondo era un «villaggio glo-bale».5

la cultura della comunicazione interessa anche l’orga-

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5 Marshall McluHAn, Gli strumenti del comunicare, Milano, IlSaggiatore 1967.

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nizzazione della comunicazione: i dispostivi sono portabilie quasi invisibili, facili da usare, disponibili per tutti, ovun-que e comunque.

la telefonia mobile è espressione di un vero e propriocambio culturale: il bisogno di essere sempre connessi –soddisfatto dalle tecnologie wireless – è indicatore dell’esi-genza di comunicare che c’è in ogni persona; la miniaturiz-zazione degli apparecchi tecnologici, sempre più intelligentie piccoli, adempie, invece, il bisogno di una comunicazionepersonale e sempre a portata di mano. Si verifica allora unpassaggio nel modello di comunicazione: dall’ “uno-a-uno”dei mass-media all’ “uno-a-molti” e al “molti-a-molti” dellenuove tecnologie. I nuovi media (new media) sono anchedetti “my media” perché traducono una comunicazione deltipo “uno-a-uno-sempre-disponibile” e “tutti-sempre-rag-giungibili”.

In questo orizzonte, è necessario da parte della persona,dei gruppi, delle organizzazioni un continuo adattamentoalla rapidità e all’incalzare delle innovazioni sia dei dispo-sitivi, sia, soprattutto, di come vengono usati. È un percorsoobbligato per fronteggiare la frammentazione ideologica evaloriale che investe i gusti e gli stili di vita dei contesti so-ciali e culturali.

la cultura in cui siamo immersi ci conferma che la co-municazione è un bene fondamentale, un diritto ma ancheun dovere, a cui non rinunciare. la “nuova” cultura richiedeuna formazione impegnativa, che sostenga un grande cam-bio di mentalità: educarci responsabilmente per essere con-sapevoli delle potenzialità e dei rischi dei media.

Giovanni paolo II nell’Istruzione “Ripartire da Cristo”(2002) scriveva del bisogno di promuovere all’interno degliambienti educativi un «rinnovato impegno culturale» pertenere il passo con una realtà in continua evoluzione, permodulare il nostro pensare e operare nei linguaggi e stilidella comunicazione, per dare visibilità al messaggio evan-gelico, per fornire qualità alla comunicazione con i vecchie nuovi media, per maturare personalità critiche e creative,

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capaci di scoprire, leggere e interpretare i “semi del Verbo”dentro la cultura contemporanea.

la cultura della comunicazione non è priva di ambi-guità. È uno scenario variegato, che nei differenti contestisociali, con punte di evidenza e di espressione, di influenzae di diffusione diversa, si configura attorno a due realtà: lamutazione e il paradigma della Rete.

la mutazione

Giovanni paolo II aveva evidenziato il “rapido svi-luppo” della società attuale. la velocità dell’innovazione ela complessità in cui oggi viviamo possono generare diso-rientamento, confusione, incertezza.

Il cambiamento è un dato permanente. la persona, inquanto essere sociale, da sempre interviene, trasforma,adatta, plasma il contesto in cui si trova.

Abbiamo già anticipato che, da un punto di vista tecno-logico, non si procede per sostituzione ma per integrazionetra vecchi e nuovi media. Il risultato è la configurazione diun sistema integrato di comunicazione e l’ampliamento e ilrafforzamento dell’offerta e l’opportunità di canali e di mes-saggi che creano e diffondono cultura. In questo nuovo con-testo, si modificano i concetti di spazio e di tempo, i cuiconfini si fanno sempre più labili fino a scomparire del tutto.

Cross-medialità

È la possibilità che attraverso le nuove tecnologie i con-tenuti di una comunicazione vengano distribuiti su piatta-forme tecnologiche diverse, che utilizzano formati dif -ferenti: nei programmi di intrattenimento, nella pubblicità,nella produzione video e audio, nella costruzione di siti web.

Ciò che è interessante è l’interdipendenza e i rinvii chesi stabiliscono (e si organizzano) tra i vari media: la televi-sione, il cellulare, Internet. l’approccio cross-mediale ri-chiede, infatti, di avere a disposizione un insieme semprecrescente e aggiornato di risorse digitali da utilizzare sulla

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base di una progettazione intelligente dell’intero processocomunicativo.

Ad esempio, una storia può essere introdotta in un film,venire sviluppata da una serie televisiva, essere diffusa at-traverso riviste di settore e di interesse sia cartacee che on-line, venire distribuita come gadget nelle edicole. l’accessoad ognuno di questi prodotti è autonomo, ma ogni prodottoè un “punto” del processo, che assolve a requisiti ben defi-niti per il raggiungimento dell’obiettivo. diversi media, inquesto modo, sostengono esperienze variegate, che moti-vano il consumo e attraggono i fruitori.

Divario digitale (digital divide)Il termine indica la disuguaglianza nella ripartizione al-

l’accesso e all’uso delle nuove tecnologie dell’informazionee della comunicazione, sia tra i paesi industrializzati e ipaesi in via di sviluppo sia, all’interno degli stessi paesi in-dustrializzati, tra le diverse fasce della popolazione.

Si tratta di un tema complesso poiché tocca diverse sferedella vita sociale, culturale, economica e politica. le causedel divario digitale sono molteplici, aggravate oggi da uncambio accelerato che amplia sempre di più la distanza trachi ha e chi non ha, chi accede e chi no, chi si arricchisce echi si impoverisce.

È una sproporzione che si affianca e si aggiunge ai nu-merosi divari che interessano molte aree del pianeta: po-vertà, mancanza di energia elettrica, bassi livelli di istru-zione, situazioni di degrado economico e sociale.

una prospettiva da cui considerare il divario digitale èanche la disparità di accesso alle opportunità che la “Rete”offre: informazione, sapere, conoscenza, socialità, relazioni,intrattenimento. Il mondo sembra essere non equamente di-viso in info-ricchi e info-poveri. Il divario della conoscenza(knowledge divide) è dunque più profondo ed è urgente col-marlo creando, tra l’altro, opportunità (scuole, formazionedei docenti, strumenti per la didattica) per accedere a tuttala conoscenza e al sapere, ma anche alla memoria e alla sa-pienza dei popoli e delle culture, presenti anche nella Rete.

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il paradigma della rete

Internet è detta la “Rete delle reti”, ed è senz’altro unadelle metafore con cui si può leggere il presente,6 in quantorapidità, immediatezza, interconnettività, apertura e circo-larità caratterizzano anche la società.

l’avvento del World Wide Web (o WWW oppure web),in quello che viene definito “1.0”, essenzialmente infor-mativo nell’articolazione e navigazione, e ora il “web 2.0”,con la sua carica di condivisione e di relazione, è il “valoreaggiunto” che ha favorito coinvolgimento, protagonismo,partecipazione, interattività. Il World Wide Web tra nonmolto sarà “web 3.0”, o web semantico, che vorrebbe assi-curare una ricerca più “intelligente” sul senso, più che suitermini, con cui operiamo con i motori di ricerca.

la diffusione di Internet interessa, nonostante sostanzialie strutturali disparità, l’intera comunità umana di tutti i con-tinenti; la fruizione e il consumo delle risorse del web coin-volgono, con prassi differenti, uomini e donne di ogni età.

la Rete non va intesa solo come “una” tecnologia in piùa disposizione per essere utilizzata, ma piuttosto come unluogo antropologico da abitare:7 è infatti il modo di esistere,lo sfondo, il canale permanente di connessione, la pratica eil processo, le modalità e gli strumenti per esprimersi e con-fermare il diritto-dovere di ogni persona di comunicare ecrescere nella relazione.

Il concetto di “società in Rete” (networked society)8

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6 Internet e World Wide Web nel linguaggio corrente vengono usatiindifferentemente, per riferirsi sia alla tecnologia della Rete come allesue applicazioni. I due termini non sono interscambiabili. Internet è latecnologica che collega tra loro i computer in rete, mentre il Web (oWWW) è l’ipertesto che permette la navigazione e la consultazione, me-diante un browser, dei contenuti depositati nei server di tutto il pianeta.Il Web dunque poggia su Internet, ma ha bisogno di questa infrastrutturaper crescere e svilupparsi.

7 Cf Chiara GIACCARdI (a cura di), Abitanti della rete. Giovani,relazioni e affetti nell’epoca digitale, Milano, Vita & pensiero 2010.

8 Cf Manuel CAStellS, La nascita della società in rete, Milano,

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esplicita che l’interazione ha il primato sui contenuti che lepersone possono scambiarsi. oggi si attribuisce più impor-tanza all’essere connessi piuttosto che a condividere pen-sieri, opinioni, riflessioni. Alcuni tratti che definisconomeglio la “società in Rete” sono:

– la logica della Rete è la trama complessa che collegatra loro non solo i sistemi, ma le persone e le relazioniche esse intrecciano reciprocamente;

– la flessibilità della Rete mette in risalto il cambio, latrasformazione e la fluidità del tessuto sociale, che in-teressa le organizzazioni e le istituzioni, ma anche lavita delle persone per cui oggi non si hanno più puntidi riferimenti definitivi: ciò che sembra acquisito oggi,domani è già messo in discussione;

– la convergenza delle tecnologie digitali disegna un si-stema integrato di canali di comunicazione e di pro-dotti della cultura mediale.

Il paradigma della Rete modifica anche il concetto diorganizzazione, dove flessibilità e circolarità sembrano so-stituire ordine e gerarchia: si passa dalla verticalità all’oriz -zontalità; ci si focalizza sui percorsi attivati più che sul com-pito; si privilegia il lavoro di squadra e si tende a misurareil livello di qualità e di soddisfazione dell’utente finale; sifavoriscono percorsi di formazione e riqualificazione dellapersona.

Il paradigma della Rete si caratterizza per: – la continuità di esperienza tra “dentro” e “fuori” la

Rete, tra “online” e “offline”, che supera la contrap-posizione reale/virtuale. Il confine tra dentro/fuori èsottile, ma è importante che sia chiarito, soprattutto inriferimento alla vita dei giovani: ciò che è “pubblico”e ciò che invece è “privato”.

– Dispositivi sempre più semplici nell’uso, che pongonoal centro del processo comunicativo l’utente (user ge-

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egea 2002 [tit. or. The Rise of the Network Society, oxford, blackwellpublishers ltd, 2000].

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nerated content) che diventa produttore di comunica-zione e non più solo consumatore. egli ha la libertà dinavigare, intervenire, partecipare, pubblicare, comu-nicare, copiare, incollare, tagliare a suo piacimento icontenuti.

– L’accessibilità e l’usabilità dei contenuti. nel web 2.0è quasi un gioco da ragazzi pubblicare foto, testi, fil-mati, audio, che vengono etichettati (“taggati”) per-ché possano essere recuperati facilmente sia dagli altriutenti, sia soprattutto dai motori di ricerca. Il web èallora spazio privilegiato di aggregazione e di narra-zione di “storie incrociate” in cui ci si sente al centro(spett-attori) e non soltanto fruitori più o meno attivi.

– Forme collaborative e cooperative di scrittura e dicondivisione, dove tutti i soggetti partecipano al pro-cesso di elaborazione dei contenuti come gestori e tra-sformatori del sapere. ne sono un esempio Wikipedia,l’enciclopedia online, e gli ambienti di scrittura digi-tale.

– Nuove espressioni di democrazia e cittadinanza chemettono in relazione contenuti, ambienti, apparte-nenze, istituzioni. È il caso di alcuni movimenti so-ciali che recentemente sono emersi in paesi siadell’occidente che dell’oriente. Si tratta di movimentinati tra la gente comune – per questo vengono anchedetti “dal basso” – che attivano percorsi di andata eritorno delle idee, dei contenuti, delle proposte e delleproteste “dalla strada alla Rete”, e viceversa. nei so-cial network si denuncia, si condivide, ci si chiama araccolta e si fissano luoghi, date e ore in cui trovarsiper manifestare, alzare la voce, interloquire. dopo glieventi, le pagine di Facebook, Twitter, YouTube sonoaffollate di commenti, foto e video. È un modo di“dare voce”, offrire il proprio contributo, sensibiliz-zare la massa attorno a istanze sociali, politiche, reli-giose sia a livello locale che planetario.

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1.2 La sfida antropologica

la mutazione non è solo tecnologica, culturale, sociale,economica. È soprattutto antropologica e chiama in causale dimensioni della persona: l’identità, la relazione, l’espres-sione.

Mark prensky ha definito i giovani nati tra gli anni no-vanta e il duemila “nativi digitali” (digital natives): espo-sti fin dalla nascita ad una cultura visiva e dell’immagine,hanno imparato a convivere con molteplici schermi (televi-sione, computer, play station, cellulare...). egli scrive:«oggi i nostri studenti non sono soltanto cambiati radical-mente da quelli del passato, né hanno semplicemente cam-biato il loro gergo, i vestiti, gli ornamenti del corpo o glistili di vita, come è accaduto in precedenza tra le genera-zioni. un grande processo di discontinuità ha avuto luogo.un processo che potremmo definire “singolarità” che tra-sforma radicalmente le cose in modo tale che diventa im-possibile guardare al passato. Questa cosiddetta “singo-larità” è l’arrivo e la rapida diffusione della tecnologia di-gitale nel corso degli ultimi decenni del ventesimo secolo».9

Secondo alcune ricerche, il cervello delle nuove gene-razioni subisce un’alterazione dei collegamenti neurali, chemodifica e trasforma i tradizionali divari generazionali inqualcosa di nuovo: una voragine che gli scienziati chiamanobrain gap.10 nei bambini che hanno un’interazione precocecon la televisione e con il computer le connessioni cerebralisi sviluppano in modo diverso rispetto a chi esercita un’at-tività di lettura e scrittura o un’attività corporea. In partico-lare, oggi vengono a contatto due generazioni che, per leloro diverse esperienze cognitive, hanno strutture cerebralidifferenti e perciò dialogano con difficoltà. Sempre secondoprensky, il tessuto sociale sembra spaccarsi in due grandi

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9 Mark pRenSKY, Digital Natives, Digital Immigrants in The Hori-zon. bradford: MC university press, 2001, 9-5.

10 Cf Gary SMAll-Gigi VoRGAn, iBrain: Surviving in the Tech-nological Alteration of the Modern Mind, new York, Harper Collins2008.

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gruppi culturali: i “nativi digitali” (digital natives) e gli “im-migrati digitali” (digital immigrants) gli adulti, che sonostati loro malgrado proiettati, e sono costretti, a vivere nelmondo delle tecnologie digitali.

I giovani passano da un pensiero logico-razionale a unpensiero intuitivo: apprendere per loro non significa sem-plicemente ricevere informazioni, ma piuttosto sperimen-tare, provare, trasformare, riconfigurare, giudicare, interscambiare; acutizzano la sensibilità e i processi cognitivi,partono dall’immagine; sono abituati a mettere in comunele esperienze, a confrontarsi in modo diretto, a darsi consi-gli e a dialogare simultaneamente. la loro giornata scorretra una tastiera e l’altra, impegnati in una attività detta mul-titasking, la capacità cioè di gestire e portare avanti molteattività nel medesimo tempo, utilizzando più canali di co-municazione: contemporaneamente si studia, si chatta, siascolta la radio e si scarica musica, si aggiornano i profili suFacebook e Twitter, si vede televisione online, si gestisconosms e squilli al cellulare.

Il cambio antropologico investe anche il bisogno di re-lazione, perché la persona è e rimane una creatura della co-municazione e dello scambio: le amicizie online si mol-tiplicano e i legami in Rete creano ambienti in cui si “sta in-sieme”, ma nello stesso tempo le relazioni sembrano inde-bolirsi, farsi sempre più distanti dalle tradizioni dei rapportiforti di un tempo, come quelli familiari. Con una immaginepotremmo dire che ci si lateralizza sempre più, ampliandosia livello orizzontale, ma a scapito della profondità e dell’in-tensità delle relazioni e della qualità della comunicazione.

Abitanti digitali

Stare accanto ai giovani, accompagnarli ed educarli oggirichiede un notevole sforzo di conoscenza e di compren-sione dei loro linguaggi, delle loro forme di espressione.un’ottica con cui comprendere le nuove generazioni è pro-prio quella degli scambi comunicativi che instaurano traloro e con gli altri. essi si muovono attraverso le diverse

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culture e geografie della Rete, entrano in relazione con altrelingue e altre culture, strutturano veri e propri ambienti di-gitali planetari.

Mentre socializzano e sperimentano vasti dinamismirelazionali, essi si provano nella costruzione dell’identità,che si concretizza in un modo “altro” di considerare il rap-porto con se stessi, con gli altri, con la realtà, con il trascen-dente: essi sono pluri-collocati in spazi e tempi multipli,sempre più “estroflessi”, costantemente orientati verso l’e-sterno di sé.

nelle nuove forme di espressione di sé in cui hanno spa-zio l’immagine, la moda, i generi musicali, l’arte vi è, na-scosta tra le righe dei commenti dei social network, unaricerca di senso, di appartenenza, di dialogo, di relazione.nel transitare tra una dimensione locale e globale, nel muo-versi tra mondi reali e virtuali, che spesso si fondono, ado-lescenti e giovani imprimono significati nuovi a ciò che èreale e a ciò che è virtuale, vissuto e comunicato, costruitoe appreso. Mario Morcellini afferma che: «lo scintilliodelle tecnologie comunicative sembra fornire il contesto, ilvocabolario e l’espressione a una networkded generation,che ha trovato cioè nei mezzi di comunicazione uno dei piùimportanti territori di riconoscimento delle identità e di at-tribuzione di senso alla realtà».11

l’entrata negli ambienti di social network della Rete, lecosiddette comunità online, è estremamente libera, assicu-rata da un semplice click: qui si possono coltivare apparte-nenze multiple e sperimentare identità differenti. Il sédigitale è l’opportunità di “operare” la propria identità e leproprie relazioni dentro gli ambienti sempre mutevoli dellaRete, favoriti da una connessione permanente e dalle piat-taforme che permettono di personalizzare e animare i con-tenuti, indicare le preferenze, le abitudini e le attitudini per-sonali. Il rischio è la pluralizzazione delle identità, proprio

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11 Cf Simona tIRoCCHI-Romana AndÒ-Marzia AntenoRe,Giovani a parole. Dalla generazione media alla networked generation,Milano, Guerini & Associati 2002.

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per la continua evoluzione, sperimentazione e adattamentiad ambienti virtuali differenti, dove si può anche verificareuna “con-fusione” tra dimensione pubblica e privata.

Il nomadismo è una condizione degli “abitanti digitali”che “attraversano” spazi costruiti e riconosciuti da gusti einteressi, amicizia e tempo libero. Con il crescere dell’età siverifica una “migrazione” dalle comunità più affollate epubbliche, aperte e senza controllo, agli spazi dove la co-municazione si fa più ristretta, privata e amicale. la di-mensione di “transizione” propria della comunicazione inRete è indice della precarietà culturale e della mutevolezzasociale, che rende la persona una sorta di “viandante nellaterra di mezzo”, e costringe a scelte temporanee per il rag-giungimento di equilibri sempre più fragili.

la Rete, infatti, può o rischia di essere una superficiecontinua, senza delimitazioni tra dentro e fuori, che resti-tuisce un’immagine del mondo e della persona guardata, maanche toccata, che spesso si chiude in un cerchio autorefe-renziale in cui non si vede altro che se stessi. È importanteche il bisogno di comunicazione e di relazione, che la Reteamplifica e rende possibile a livello orizzontale, si spacchie lasci entrare uno spiraglio, si apra alla trascendenza, a quel“di più” che essa di per sé non può dare. e questo è il con-tributo umanizzante che la voce e la presenza dei cattolicinel “continente digitale”, come lo ha definito benedettoXVI nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale delle Co-

municazioni sociali nel 2009, può offrire al “popolo nume-roso della Rete” e a questo tempo. Solo così può essereassicurata non solo la connessione, ma la comunione.

Una rete per apprendere

le nuove tecnologie digitali con lo sviluppo della Retepossono migliorare significativamente l’esperienza di ap-prendimento delle persone che le usano per la propria for-mazione.

Recenti teorie dell’apprendimento mettono in evidenzal’importanza fondamentale assunta dal contesto sociale nel

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processo di apprendimento. Secondo il Costruttivismosocio-culturale, il soggetto che apprende “costruisce” la pro-pria competenza arricchendola e ristrutturandola attraversola relazione con la conoscenza e con i punti di vista di altriindividui; l’apprendimento individuale, quindi, è il prodottodi un processo di gruppo: tutto ciò che viene appreso è fil-trato da un processo di interpretazione condizionato dal con-testo, dal proprio bagaglio culturale e dal vissuto personale.In questo contesto, la diffusione e l’evoluzione delle tecno-logie dell’informazione e della comunicazione aprono nelmondo della didattica nuovi scenari e nuove possibilità disviluppo, consentendo di automatizzare, ricreare o simula-re – attraverso il supporto di nuovi media e l’utilizzo dellaRete – alcuni processi tipici alla didattica tradizionale e con-nettendo gli individui con un numero infinito di informa-zioni e con un insieme altrettanto ampio di individui con iquali è possibile interagire e collaborare. l’uso dei nuovimedia nel processo di formazione, fondato sull’apprendi-mento collaborativo, ossia sul “mutuo impegno dei parteci-panti in uno sforzo coordinato per risolvere insieme unproblema o costruire piattaforme di conoscenze e di scam-bio”, porta con sé diverse importanti implicazioni quali:l’enfasi su “l’imparare facendo”, il coinvolgimento dellostudente in una ricerca collaborativa della conoscenza e ilcambiamento di ruolo dell’istruttore, sia esso insegnante oeducatore, che da detentore di autorità e conoscenza diventauna guida e un facilitatore.

Al momento attuale, quindi, la Rete rappresenta un’op-portunità e una sfida per l’apprendimento: chi saprà racco-gliere questa sfida riuscirà a proporsi non solo con contenutinuovi e adeguati ai tempi, ma anche in modalità sempre piùefficaci, corrispondenti alle nuove esigenze formative e allemodalità di comunicazione della “generazione digitale”.

la tecnologia didattica, per le sue caratteristiche pecu-liari, può facilitare gli apprendimenti perché parla lo stessolinguaggio del ragazzo e perché offre la possibilità di usarelinguaggi diversi, codici diversi, parlando a tutte e otto le

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‘intelligenze’ di cui la nostra intelligenza è composta (Gar-dner, intelligenze multiple).12

opportunità e rischi

Il rapporto tra giovani e comunicazione in Rete spalancaa nuove e impensate risorse per l’educazione.

l’avvento della Rete ridefinisce lo spazio del patto edu-cativo: cambiano non solo le modalità del “fare educa-zione”, ma muta anche il “profilo” del giovane con cui sivive l’avventura del diventare uomo e donna.

l’educazione, ci ha insegnato don bosco, è “cosa dicuore” e deve partire da ciò che piace ai giovani, anche seoggi questo vuol dire fatica e sforzo di alfabetizzazione perconoscere il loro mondo, entrarci, combattere il senso dismarrimento, la paura di non essere al passo coi tempi.

Ai nostri giovani “cresciuti con Internet” la Rete ha for-nito varie opportunità:

– Protagonismo in uno spazio “reale” di esperienza di-versamente articolato e unificato dalle pratiche e dallerelazioni.

– Individualità relazionale: la persona non è assolutiz-zata, né assorbita nel gruppo, ma costruisce relazio-nalmente la propria identità, attraverso una gestionemisurata delle proprie tracce, nella relazione con glialtri.

– Interattività, perché Internet non è solo un serbatoio diinformazioni ma anche ambiente di relazione, non èsolo tecnologia per la conoscenza, ma è Rete per lacomunicazione.

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12 Howard GARdneR nel suo libro La Teoria delle intelligenze hascoperto l’esistenza di otto diversi tipi di intelligenze: verbale/lingui-stico, logico/matematica, musicale, interpersonale, intrapersonale, vi-sivo/spaziale, corporeo/cinestetica, naturalista. le nuove tecnologie sonoin perfetta sintonia con queste intelligenze multiple: permettono, infatti,di gestire il materiale di studio secondo punti di vista diversi. dunque,le nuove tecnologie digitali sono strumenti efficaci per potenziare leeventuali carenze relative ad una delle otto intelligenze multiple.

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– Responsabilità e reciprocità perché la Rete sostienela capacità di apertura all’altro. l’essere connessi,“collegati”, superando i vincoli dello spazio e deltempo, diventa una condizione per rafforzare la bel-lezza dell’incontro, prolungare la meraviglia e lo stu-pore della relazione interpersonale.

– Personalizzazione dell’educazione e dell’apprendi-mento per una valorizzazione dell’apporto personale.Il concetto di intelligenza collettiva sostiene che inRete vi è “un’intelligenza distribuita ovunque, conti-nuamente valorizzata, coordinata in tempo reale, cheporta a una mobilitazione effettiva delle compe-tenze”.13 non una somma di intelligenze, ma una“nuova” conoscenza. la Rete abilita al confronto e aldialogo con una molteplicità di approcci, a inventarestrategie di ricerca, a condividere; a sviluppare nuovee diverse abilità espressive, ad accettare la pluralitàdelle idee e delle soluzioni ai problemi.

– Ridefinizione delle competenze e dei rapporti nel-l’educazione: si aprono vie per la riprogettazione delfare e dell’essere, del “costruire” insieme. occorreformarsi e porsi continuamente domande sulla realtàquotidiana, risolvere i problemi non in modo defini-tivo, ma sempre pronti a ricollocarsi in nuovi spazi dicomunicazione.

– Capacità di “stare-con”, di condividere, di accompa-gnarsi a vicenda sia nei momenti di passaggio, sianella quotidianità. È nello spazio interattivo della Reteche avviene la comunicazione, dove accade il realedare e prendere della vita sociale. Studi confermanoche le relazioni mediate sono segnate tra l’altro dalladimensione del dono e della gratuità.

– Capacità di parlare di sé con fiducia, costruendo dal

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13 pierre lÉVY, L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia delcyberspazio, Milano, Feltrinelli 2002, 34 (tit. or. L’intelligence collec-tive. Pour une antropologie du cyberspace, paris, Éditions la décou-verte 1994).

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basso uno spazio in cui la dimensione personale vienemessa in comune. la Rete sembra aver ridato cittadi-nanza alla parola scritta. I social network, in partico-lare i blog, si distinguono per narrazioni, pensieri,commenti. una opportunità per leggere e scrivere “trae oltre le righe” la storia e le storie, per non vivere solonel presente, in un “qui e ora” infinito, ma abilitarsi araccontare per aprirsi all’alterità e alla reciprocità.

la dimensione aperta della Rete affascina e coinvolge.la rapidità della connessione, l’ininterrotta possibilità di in-terazione, la moltiplicazione delle relazioni sono prospet-tive nodali per avviare percorsi di educazione alla comuni-cazione autentica insieme, noi e i giovani.

Ma non possiamo non prendere in considerazione al-cuni aspetti che destano interrogativi, proprio perché nonsono ancora del tutto chiare le dinamiche e gli sviluppi acui porterà la comunicazione mediata dal computer:

– Forme di banalizzazione per evitare il conflitto ol’omologazione, dove non si esprimono posizioni dis-sonanti rispetto a quelle del gruppo; il non voler“emergere” come persona inibisce la responsabilitàpersonale e la testimonianza.

– Espressione dell’intimità che passa attraverso modelli“allineati” al gruppo, o si esprime prevalentemente informa indiretta e mediata.

– Prevalere di una parola puramente fática, cioè dimantenimento del contatto, che impoverisce lo scam-bio e rende impossibile l’incontro, al di là dell’ “es-sere-con”.

– Amicizia che si costruisce sulla similitudine e l’affi-nità lasciando fuori tutto ciò che è “altro” per età, au-torevolezza, diversità di storie e vedute. la Rete nondovrebbe diventare una “tana” dove trovare rifugio,ma piuttosto la “casa” dove l’apertura all’altro è pe-dagogia per l’incontro e la comunicazione.

– Carente raccordo tra la dimensione pubblica e pri-vata della comunicazione dentro e fuori la Rete: la vita

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è uno scorrere infinito di squilli e di connessioni dovespesso non c’è spazio per il silenzio, la riflessione, peril pensiero critico, per elaborare dolori e gioie.

– Abilità nel “piegare” i dispositivi tecnologici ai pro-pri scopi, incuranti dei risvolti etici e funzionali delleapparecchiature che utilizzano.

negli ultimi anni, sulla base di ricerche scientifiche e difatti di cronaca, si è fatta sempre più evidente ed allarmantela convinzione che Internet è una nuova forma di dipen-denza. Senza dubbio, la velocità, l’immediatezza, l’econo-micità, l’anonimità tipiche della comunicazione onlinepossono instaurare in personalità psicologicamente e so-cialmente fragili percorsi devianti: si passa da “navigatori”a “naufraghi” nella Rete. Conoscere i rischi e i pericoli chesi corrono in Rete e che generano dipendenza spinge adadottare approcci critici e responsabili, che riconoscano aInternet un potenziale da comprendere, interpretare e fruirecorrettamente.

Internet Addiction Disorder (IAd) è il nome che iden-tifica la sindrome da dipendenza da Internet, reale quantol’alcolismo. Come altre patologie da dipendenza, provocaproblemi sociali, desiderio incontrollabile, sintomi astinen-ziali, isolamento, difficoltà economiche e lavorative. perevitare che la Rete si trasformi in trappola, occorre guar-dare alla totalità della vita dei giovani. l’educazione do-vrebbe convergere sulle potenzialità individuali, umane,spirituali e culturali per accompagnarli nella crescita comepersone. Agli adulti compete l’analisi del cambiamento so-ciale, scientifico e tecnologico, una formazione permanenteche va ben oltre le aule scolastiche, le mura della famiglia.

la persona nasce, cresce e vive in un contesto semprepiù “in Rete”: la sfida è fornire le coordinate perché ap-prenda a navigare nella complessità e nell’interconnessione,maturi una mentalità critica, pensosa, capace di scegliere, didenunciare e di difendere il valore di una cultura al serviziodella vita, si abiliti nell’accoglienza di sé, nell’incontro po-sitivo con gli altri (genere, popoli, culture) e con dio.

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Siamo in un “tempo di passaggio” da vivere senza per-dere l’entusiasmo, ma raccogliendo in piena consapevo-lezza le sfide in atto per trasmettere a quanti si affidano a noiil coraggio e la gioia insiti nell’avventura in corso. C’è bi-sogno di educatori (e di comunicatori) che testimonino l’eb-brezza e la determinazione interiore per affrontare il mareaperto della trasformazione; che siano essi per primi uominie donne di avventura; esploratori umili e perseveranti chesappiano fissare lo sguardo su una terraferma che resta peròsempre davanti; che non posseggano sempre tutte le rispo-ste, ma conoscano qualche segreto pratico e concreto pervivere senza troppa paura, e per continuare a fidarsi dellarotta che di notte ci offre soltanto la stella polare.

Comprendere che cosa è cultura della comunicazione,approfondire e chiarire alcuni dei suoi fenomeni più glo-bali, le sue risorse e le sue sfide fa sorgere interpellanze perla nostra identità carismatica.

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2. interpellAnze AllA nostrA identitàcArismAticA

noi FMA ci sentiamo particolarmente interpellate dallacultura della comunicazione che ci chiede di rivisitare lostile della formazione e dell’azione educativa-evangelizza-trice in modo da rispondere con più efficacia alle sfide dellacontemporaneità. Sentiamo l’urgenza di attuare questo rin-novamento, ma non riusciamo facilmente a concretizzarloin azioni coerenti. Facciamo ancora fatica ad assumere unanuova mentalità che veda la comunicazione come “l’am-biente” in cui viviamo e agiamo.

la situazione di rapido cambiamento in cui viviamo in-terpella: la nostra identità, le nostre relazioni, la formazione,lo stile di vita comunitaria e la nostra missione educativa-evangelizzatrice.

2.1 La nostra identità, le nostre relazioni

la nuova cultura della comunicazione interpella il no-stro essere donne consacrate oggi e il modo di vivere i con-sigli evangelici. Consapevoli del valore della chiamata edella validità della presenza carismatica salesiana, avver-tiamo la necessità di fare scelte coraggiose per vivere in “fe-deltà creativa” l’identità vocazionale, sperimentare un tipodi animazione e gestione più partecipativo, rendere più fles-sibili le nostre strutture.

nella società di oggi, definita da zygmunt bauman “li-quida”, siamo chiamate a “disimparare per imparare”.

Ci interroghiamo:

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2.2 La formazione

Assumere la formazione come itinerario di vita ci aiutaa rispondere meglio alle sfide della contemporaneità.

le nostre comunità sono chiamate a essere ambienti diapprendimento continuo, in cui si condivide l’esperienza divita. È necessario trovare tempi di riflessione e di condivi-sione per comprendere, nella logica della Rete, i cambia-menti epocali, per ravvivare lo stile di vita comunitaria ecreare ambienti più propositivi e umanizzanti. È fonda-mentale attuare un’animazione sapiente che sappia scopriree potenziare le risorse presenti in ogni persona e porre lecondizioni perché “tutti abbiano voce”.

la formazione permanente è lo spazio per prendere attodella necessità di costruire nuove competenze ed abilitarcia divenire “donne di comunicazione”, capaci di utilizzarecanali e linguaggi diversi, di esprimere vicinanza ed empa-tia, di porsi in atteggiamento di ascolto e di comprensionee di creare ecosistemi educomunicativi.

l’elaborazione di itinerari per la formazione inizialedovrà tener conto che le giovani in formazione sono già “di-

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Siamo consapevoli che nella cultura attuale staemergendo un nuovo modello di vita consacrata?Quali nuove priorità e modelli organizzativi emer-gono?

le sfide della cultura della comunicazione ci stimo-lano ad assumere nuovi stili comunicativi?

Quali sono le situazioni in cui sperimentiamo un’a-ni mazione/gestione più partecipativa?

Il Sistema preventivo, vissuto nella sua dimensionecomunicativa, cambia il nostro modo di rapportarcinei confronti delle sorelle, dei nostri collaboratori ecollaboratrici, dei e delle giovani, del territorio, dellarealtà odierna?

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gitali nati” e quindi sarà necessario costruire processi ade-guati e coerenti con i cambiamenti in atto.

È importante che ogni FMA senta la necessità di unaseria formazione che le permetta di sintonizzarsi con la cul-tura della comunicazione, superando superficialità, dipen-denze negative e confusione. ed è altrettanto importante chele nostre competenze comunicative si evolvano, altrimentinon avremo più niente da dire perché ci mancheranno le ca-tegorie del “come dirlo”.

Ci interroghiamo:

2.3 Lo stile di vita comunitaria

nella società in Rete, in cui si è perennemente inter-connessi, avvertiamo l’esigenza di ritrovare il gusto del dia-logo e della condivisione gratuita di sé e di riscoprire lospirito di famiglia, tipicamente salesiano. Con sguardo difede ci poniamo di fronte ai cambiamenti con ottimismo eprogettualità. È importante abilitarsi ad un atteggiamentodi ricerca e di discernimento continuo per vivere e realizzarela missione con significatività ed efficacia. Ci muoviamodentro una Rete e viviamo l’interdipendenza degli eventi

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le nostre comunità sono luoghi di formazione per-manente? In che modo?

Come FMA sentiamo l’urgenza di una formazionedentro la cultura della comunicazione?

le giovani in formazione sono nate nella nuova cul-tura comunicativa. Come ne teniamo conto? Comele rendiamo protagoniste del loro processo forma-tivo? Quale stile comunicativo assumiamo nei loroconfronti?

Conosciamo le attese dei e delle giovani nei con-fronti della vita religiosa? Come le nostre proposteformative ne prendono atto?

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che richiedono interventi globali per essere interpretati e af-frontati insieme.

per questo è necessario uno stile di animazione cherenda ciascuno e ciascuna protagonista del clima comuni-tario e che ci si educhi ad una gestione responsabile deltempo. Il tempo è rapido e sfuggente; rischiamo a volte dirincorrere, senza un’adeguata riflessione, le molteplici pos-sibilità che vengono offerte o le tante cose che premono.Anche il mondo dei media preme e ci avvolge, e noi non nesiamo immuni. la sfida è ancora e sempre quella formativa,non solo nel senso di educarci alla comunicazione, ma so-prattutto di formarci alla responsabilità nell’uso del temponella nostra vita per non sottrarre spazio alle relazioni, al-l’incontro comunitario, alla preghiera, al discernimento ealla riflessione, all’approfondimento e al lavoro.

tutto questo pone le basi per realizzare in modo signi-ficativo il nostro “vivere e lavorare insieme”.

Ci interroghiamo:

2.4 La nostra missione educativa-evangelizzatrice

la cultura della comunicazione è il nuovo areopagodella missione. Il cambiamento e la complessità orientano

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le nostre comunità interagiscono con l’ambientecircostante per mettere in circolazione informa-zioni, idee e valori? In che modo?

Quali sono i nostri stili di vita? Cosa comunicano?

Ci sentiamo responsabili dell’organizzazione deitempi comunitari e personali? Come li gestiamo?

Quali strategie mettiamo in atto per superare lamentalità frammentaria e di settore?

Crediamo e mettiamo in atto la sinergia con i gruppidella Famiglia salesiana e altre Istituzioni?

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ogni FMA verso nuove intraprendenze missionarie. Siamoin un nuovo continente tutto da esplorare e, come le primemissionarie, nell’affrontarlo e attraversarlo possiamo indi-viduare inedite opportunità per incontrare le giovani e i gio-vani e dare compimento, insieme con loro, alla missioneeducativa. È nostro compito essere mediazione per offrirestrumenti d’interpretazione e risignificazione, in equilibriotra facili entusiasmi e rigide chiusure. Come FMA sentiamo,quindi, l’urgenza di renderci sempre più consapevoli di es-sere “immerse” nella cultura comunicativa, di riappassio-narci della comune missione educativa e scegliere di “stare”con i giovani.

È necessario ripensare l’azione pastorale tenendo pre-sente la sfida antropologica, se non si vuole mettere a ri-schio la stessa educazione dei bambini, degli adolescenti edei giovani. tanti educatori ed educatrici vivono “la tenta-zione di rinunciare, di non comprendere nemmeno quale siail loro ruolo o la missione ad essi/e affidata” (benedettoXVI, Lettera del Santo Padre Benedetto XVI alla Diocesi ealla città di Roma sul compito urgente dell’educazione,2008). Si parla, infatti, di “emergenza educativa”. Il cari-sma salesiano ci offre la chiara consapevolezza dell’urgenzadi educare nel nuovo contesto culturale. Questo richiede dirileggere, nella prospettiva comunicativa, l’azione educa-tiva-evangelizzatrice e di ripensare i luoghi dell’animazionepastorale. Ambienti educativi sono anche i “social media”,abitati in modo particolare dai giovani, spazi vitali che mo-dificano e influenzano le abitudini e i modelli di relazione.

Siamo chiamate a riscoprire la nostra responsabilità neiconfronti dei giovani, ad abitare noi stesse i luoghi che fre-quentano, a sintonizzarci con i loro linguaggi, ad essere di-sponibili al cambiamento e maggiormente competenti nellarelazione di accompagnamento.

Assumere un atteggiamento di ascolto profondo è giàesso stesso comunicazione, e soprattutto armonizzare nelnostro vissuto quotidiano la proposta dell’annuncio di GesùCristo come il grande dono che possiamo offrire alle nuovegenerazioni.

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Ci interroghiamo:

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percepiamo la comunicazione come un campo dimissione?

Quali paure ci impediscono di entrare attivamentenella cultura della comunicazione?

Quali apporti stiamo dando all’educazione/evange-lizzazione per essere significative nel contesto incui viviamo?

Conosciamo le culture giovanili, i loro linguaggi estili di vita? Quali pratiche educative mettiamo inatto?

l’evangelizzazione viene riformulata ponendo at-tenzione alla prospettiva comunicativa?

Come i vari Ambiti di animazione si lasciano inter-pellare dalla cultura della comunicazione? Come siricollocano dentro questa cultura?

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3. UnA mAppA per orientArci. verso Un piAno di comUnicAzione

dopo aver focalizzato gli aspetti emergenti della culturadella comunicazione e le interpellanze per la missione edu-cativa, riteniamo importante offrire alcune indicazioni perun Piano di comunicazione inteso come processo che si in-serisce in altri già avviati in tutto l’Istituto e che si ponecome punto di raccordo tra le attenzioni specifiche dei di-versi Ambiti.

la nostra ottica è quella del coordinamento per la co-munione, in cui si procede attraverso processi coordinati econvergenti a servizio della missione di una ispettoria o diuna singola comunità.

Intendiamo per Piano di comunicazione uno strumentodi pianificazione, programmazione e gestione in cui con-vergono le istanze comunicative ed educative che possonoaiutare le comunità educanti a realizzare la missione dellediverse realtà ispettoriali e locali.

per ipotizzare un Piano di comunicazione a vari livellisono necessari alcuni passi precisi. È importante delinearecome si situa l’Istituto in questo tempo storico che stiamovivendo.

uno strumento utile a questo scopo è la cosiddettaSWOT analysis,14 che permette di articolare nel concretoquali sono i punti di forza, le debolezze, le opportunità e leminacce di una istituzione.

dal rilievo di situazione emergono gli obiettivi, espli-citazione dei processi da attivare per promuovere percorsiatti a farci crescere nella consapevolezza di essere immerse

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14 lo strumento è accreditato ad Albert Humphrey, che ha guidatoun progetto di ricerca presso la Stanford university nel 1960 e 1970.

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nella cultura della comunicazione e di esserci in modo pro-attivo, creando reti di condivisione delle esperienze in atto.

Vengono indicate alcune strategie, aspetti cruciali dacui non si può prescindere per poter fare in modo che il pro-cesso a cui vogliamo dare inizio sia assunto e portato avantinelle diverse realtà.

Si delineano poi le scelte metodologiche che possonoessere concretizzate nei diversi contesti per favorire l’at-tuazione delle strategie.

la valutazione, infine, permette di verificare in qualemisura vengono raggiunti gli obiettivi in vista della conti-nuità del processo.

Il nostro intento è quello di contribuire a far compren-dere che l’elaborazione di questo strumento, con l’apportospecifico di ogni Ambito, diventa luogo di sinergia perun’animazione coordinata e convergente.

3.1 Dove ci situiamo

per un’analisi più puntuale del contesto in cui ci si-tuiamo proponiamo la SWOT Analysis, uno strumento uti-lizzato nella pianificazione strategica per valutare i punti diforza (strenghts) e di debolezza (Weaknesses), le opportu-nità (opportunities) e le minacce (threats) di qualsiasi pro-getto, piano, programma, iniziativa che si vuole elaborare,migliorare, sviluppare e valutare.

La SWOT Analysis consente di ragionare in modo si-stemico rispetto all’obiettivo strategico da affrontare, te-nendo simultaneamente sotto controllo sia l’ambienteesterno che l’organizzazione, sia i fattori che possono faci-litare e quelli che rischiano di compromettere il raggiungi-mento degli obiettivi. essa permette di stabilire qualipriorità assumere per rendere efficace l’azione comunica-tiva ed educativa sulla base di una gerarchia di scelte e di in-terventi.

l’analisi della situazione per individuare le opportu-

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nità sulle quali fare leva e le minacce da tenere sotto con-trollo, necessita della raccolta di dati informativi che hannouna correlazione diretta o indiretta con l’obiettivo. In talmodo, la raccolta dei dati permette un’implementazionestrategica delle azioni di comunicazione migliorandone laqualità e l’efficacia.

nella SWOT Analysis si intende per punti di forza tuttequelle capacità e potenzialità interne ad una istituzione(ispettorie, scuole, oratori...) , utili a raggiungere l’obiet-tivo.

Ad esempio: Sistema preventivo come spiritualità emetodo; spirito di famiglia come stile di gestione dellacomunità; coordinamento per la comunione; interna-zionalità e interculturalità dell’Istituto; corresponsa-bilità con i laici; lavoro in rete; consapevolezza dellanecessità di formarsi nel campo della comunicazione.

I punti di debolezza, sono costituiti dalle carenze in-terne all’istituzione che sono ostacolo al raggiungimentodell’obiettivo.

Ad esempio: fatica ad operare un cambio di mentalità;difficoltà ad adeguare le nostre proposte educative allavelocità delle mutazioni culturali; distanza tra teoria eprassi; rigidità delle strutture; mentalità settoriale; dif-ficoltà di trovare spazi e tempi di riflessione per unalettura credente dei cambiamenti socioculturali; diffi-coltà a “stare” con i giovani.

le opportunità sono tutte quelle condizioni esterne(del territorio e della propria cultura) utili all’istituzione perraggiungere l’obiettivo.

Ad esempio: comunicazione come nuovo areopago;tecnologie della comunicazione che riducono le di-stanze e i tempi di interazione; rapporti con gruppidella Famiglia salesiana, organismi ecclesiali, civili,religiosi.

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le minacce, infine, sono le condizioni esterne (del ter-ritorio e della propria cultura) dannose al raggiungimentodell’obiettivo.

Ad esempio: situazioni politiche, sociali, economicheprecarie, di dittatura, di non rispetto dei diritti umani;relativismo, edonismo, individualismo; fragilità e crisidella famiglia; nuove forme di povertà, di esclusione,di dipendenza dalle nuove tecnologie; perdita delsenso del bene comune e della responsabilità sociale;discrepanza tra i valori veicolati dai media e quelliproposti dai nostri ambienti educativi.

I quattro aspetti della sWot Analysis si prestano aduna lettura incrociata in cui i punti di forza interni aiutanoa fronteggiare le minacce esterne e le opportunità delcontesto possono servire a sopperire alle debolezze internedell’istituzione.

lo schema che segue illustra quanto detto.

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Punti di forza:

capacità e potenzialitàdell’istituzione, utili araggiungere l’obiettivo.

Opportunità:

condizioni esterne chesono utili all’istituzioneper raggiungere l’obiet-tivo.

Punti di debolezza:

carenze dell’istituzioneche sono dannose perraggiungere l’obiettivo.

Minacce:

condizioni esterne chesono dannose per rag-giungere l’obiettivo.

SWOT AnALySiS

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3.2 Obiettivi

l’obiettivo per essere pertinente e verificabile deve ri-spondere ad alcuni criteri. È necessario che sia concreto,semplice, misurabile, raggiungibile, realmente alla portatadell’organizzazione e delle risorse, realistico, organizzatoin tappe temporali.

Riteniamo ineludibili alcuni obiettivi generali necessariper vivere da educatrici ed educatori salesiani nel contestocontemporaneo:

– Favorire processi convergenti per una crescente con-sapevolezza di essere immersi nella cultura della co-municazione.

– Fare emergere le implicanze formative in riferimentoalla cultura della comunicazione.

– promuovere processi di educazione-comunicazione-evangelizzazione sempre più efficaci.

– Favorire un cambio di mentalità che porti a rinnovarele pratiche educative e il ruolo dell’educatore/trice insintonia con i mutamenti della nuova cultura.

– promuovere percorsi di educomunicazione per essereproattivi nella nuova cultura.

– Creare rete tra le diverse realtà, condividere le espe-rienze in atto e rendere visibili le “buone prassi”.

3.3 Target

In un piano di comunicazione è importante avere chiarala differenziazione dei destinatari delle azioni che si met-tono in atto. nella individuazione dei destinatari è necessa-ria una suddivisione per gruppi omogenei e significativi, inmodo che le azioni siano più mirate ed efficaci.

nel rivolgersi, ad esempio, a tutta la Comunità edu-cante, si possono individuare dei sottogruppi tipo:

– Figlie di Maria Ausiliatrice, suddivise per età, com-petenze, ruoli.

– Giovani, suddivisi per livelli educativi raggiunti, età,

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differenti cammini di fede, differenze culturali e so-ciali.

– Collaboratori e collaboratrici, suddivisi per compe-tenze, ruoli, età, differenti cammini di fede, differenzeculturali e sociali.

– laici e laiche membri della Famiglia salesiana, geni-tori, volontari...

3.4 Strategie

la scelta delle strategie consiste nella traduzione del-l’obiettivo in azioni e indica le direzioni che devono essereseguite nella realizzazione concreta del piano di comunica-zione.

una strategia di comunicazione è un complesso di de-cisioni armoniche che indicano su quali fattori si deve agirein riferimento agli obiettivi individuati per avere maggiorecapacità comunicativa e conseguire i risultati attesi.

In base agli obiettivi proposti riteniamo prioritarie le se-guenti attenzioni strategiche:

– Apprendere per tutta la vita (Life-long learning)

Il cambiamento continuo richiede capacità di “appren-dere e disapprendere” per porsi in un’ottica di flessibi-lità e di ricerca di fronte alle sfide e alle esigenze attuali.

Questo suppone entrare in un’ottica di formazione comeprocesso permanente, che dura tutta la vita, per collo-carsi in modo adeguato negli scenari mutevoli della cul-tura che evolve. un’attenzione speciale è riservata alleprime tappe della formazione, alle sue domande comu-nicative, ai suoi stili culturali, alle sue manifestazionireligiose, alla nuova visibilità del carisma salesiano.

– mentalità di rete

È una modalità di pensare, proporre, lavorare e agirepropria della complessità odierna, che richiede risposte

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molteplici che tengano conto di sguardi e interpretazionidifferenti, punti di vista a volte anche divergenti. È la capacità di mettersi in connessione con diversi in-terlocutori, attuando un dialogo e una condivisione adampio raggio. È una disposizione interiore a discernere e a confron-tarsi costantemente per leggere le mutazioni culturali einterpretarle con ottica credente, aprirsi a competenze eprofessionalità altre, per una missione in sintonia conl’oggi. Costituisce l’attuazione concreta del coordina-mento per la comunione.

– educazione ad abitare nella rete

la formazione è chiamata ad intercettare le nuove tec-nologie. Questo significa accettare la necessità di uncambio culturale, cioè porsi nella linea in cui la forma-zione si riprogetta in relazione ai media, intesi come ri-sorsa integrale per l’intervento formativo. Implicaripensare il significato dell’insegnamento/apprendi-mento, con una particolare attenzione alle esigenze for-mative del soggetto e alla personalizzazione del cam-mino. Comporta rivedere gli spazi della formazione,cioè gli ambienti formativi per integrare strumenti e lin-guaggi diversi.

l’intervento pedagogico avrà le caratteristiche della col-laborazione e della cooperazione, in cui si integrano lerisorse e le responsabilità dei formatori e dei formandi.Si tratta di una pedagogia che valorizza la riflessione,la ricerca e la creatività, che appassiona al “fare”, chepromuove l’autonomia e l’autostima.

– ecosistemi comunicativi

una delle sfide di oggi è trasformare ogni ambiente inun ecosistema comunicativo che tenga conto di espe-rienze culturali eterogenee e delle nuove tecnologie del-l’informazione e della comunicazione. nella visionesalesiana, per ecosistema comunicativo si intende l’am-

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biente educativo, il clima di famiglia, il lavoro in équipe.ogni opera può considerarsi un ecosistema in cui la Co-munità educante, le singole persone e le strutture fisi-che, sono elementi costitutivi essenziali e alimentano ilclima che facilita il processo educativo. l’oratorio, lascuola, i centri di accoglienza sono inseriti in un am-biente educativo più ampio. In esso c’è un insieme direlazioni, di azioni e di condizioni che si richiamanomutuamente coinvolgendo tutti in una grande forza co-municativa capace di influenzare le istituzioni, gli edu-catori, i giovani sia nei contenuti che nelle metodologieeducative (cf Istituto FMA, Educomunicazione. A pic-coli passi nella nuova cultura, Collana Il Gong 4, 2008,40-41).

3.5 Metodologia

la metodologia che rende operative le strategie nascenel proprio contesto e si radica nel tempo e nello spaziodove si realizzano le azioni. ogni realtà locale identificherài passi metodologici più efficaci. tenendo conto della cul-tura della comunicazione, si suggerisce di privilegiare per-corsi che favoriscano:

– Clima di partecipazione, appartenenza, creatività.

– Approccio costruttivo alle novità emergenti (tecnologi-che, culturali, comunicative, sociali...).

– promozione di una visione sistemica per contrastare laframmentazione, la parzialità e lo sguardo a breve ter-mine.

– Gestione del cambio per conciliare ciò che vale la penasalvare e ciò che è necessario trasformare, che si focalizzasu nuove realtà, progetti e proposte da concretizzare perlasciare spazio al nuovo.

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3.6 Valutazione

la valutazione del piano di comunicazione è importanteper verificare la rispondenza tra la pianificazione e l’attua-zione di ciò che è previsto dal piano stesso. essa mira allaconsapevolezza dell’effettivo raggiungimento degli obiet-tivi proposti; della reale efficacia, efficienza e fattibilità deiprocessi comunicativi individuati; della capacità di coin-volgimento.

due possono essere gli aspetti da valutare. Il primoprende in considerazione il piano di comunicazione inquanto tale: la sua corretta redazione; la sua concreta attua-bilità nelle varie fasi in cui esso si viene ad articolare; la suaeffettiva funzione di strumento d’innovazione; la sua capa-cità di essere promotore di coinvolgimento, di raccordo edi motivazione.

Il secondo verifica la concreta attuazione del piano, inparticolare per quanto riguarda la sua efficacia sulla comu-nicazione interna ed esterna.

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CoNClusIoNE

Ci siamo introdotte in questo quinto numero della Col-lana Il Gong affermando il nostro intento di “intessere unagrande conversazione sulla cultura della comunicazione nel-l’ottica educativa in tutto l’Istituto e creare consapevolezzadell’incidenza che gli scenari della contemporaneità hannosulla nostra identità e sulla missione educativa”. Al terminedella riflessione esprimiamo l’auspicio che la nostra con-versazione non si concluda con questa ultima pagina, mapossa invece diventare argomento di ulteriori approfondi-menti, di confronto, di una ricerca che si prolunga nelle no-stre comunità, nell’intera Comunità educante.

Volutamente abbiamo inserito come sottotitolo “unamappa per orientarci”: crediamo che la riflessione su untema oggi tanto cruciale e irrinunciabile richieda soprattuttol’apporto significativo che viene dal tessuto concreto dellavita: delle ispettorie, delle comunità, delle singole personeche potranno arricchire le analisi fatte confrontandole e ar-ricchendole con le realtà vive dei propri contesti. Siamoconsapevoli, infatti, che la tematica su cui abbiamo con-versato si evolve in modo estremamente veloce e che la cul-tura della comunicazione è un paradigma in continuocambiamento. Questo ci impegna a cercare metodi di ap-proccio che possano opportunamente orientarci nella mis-sione educativa con i giovani, che sono i primi a inte-riorizzare le novità e che, come e più di noi, vivono immersinel mondo dei media.

Il cammino ecclesiale che ci viene indicato da bene-detto XVI ci incoraggia a impegnarci su vie di “verità, an-nuncio e autenticità di vita nell’era digitale” (Messaggio 45ªGMCS, 2011) e ce ne indica lo stile: “Silenzio e parola:cammini di evangelizzazione”, perché “educarsi alla co-municazione vuol dire imparare ad ascoltare, a contemplare,

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oltre che a parlare, e questo è particolarmente importanteper gli agenti dell’evangelizzazione” (Messaggio 46ªGMCS, 2012). Il papa ancora ci ricorda che “oggi la pro-fonda trasformazione in atto nel campo delle comunicazioniguida il flusso di grandi mutamenti culturali e sociali. lenuove tecnologie non stanno cambiando solo il modo di co-municare, ma la comunicazione in se stessa [...] e sta na-scendo un nuovo modo di apprendere e pensare, con inediteopportunità di stabilire relazioni e costruire comunione”(Messaggio 45ª GMCS, 2011).

e questo tocca dal vivo tutti noi, educatrici ed educa-tori delle nuove generazioni.

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GlossArio

community (comunità virtuale)

«Gruppo di persone che si incontrano in Rete per condividereinteressi comuni. Completamente slegata dalla collocazionespaziale dei suoi membri, una comunità virtuale può affron-tare gli argomenti più disparati e creare fra i suoi utenti – chenella maggior parte dei casi non si incontrano mai fisicamente– profondi legami, spesso incomprensibili a chi non è abbiafatta esperienza in prima persona».

computer mediated communication

«È l’area di ricerca sulla comunicazione mediata dal compu-ter, nata inizialmente nel contesto della psicologia sociale.L’introduzione nei luoghi del vivere e del lavoro delle nuovetecnologie della comunicazione fa sorgere la necessità di va-lutarne anche gli aspetti sociopsicologici.

cloud computing

Con questo termine si indica un insieme di dispositivi e di ap-plicazioni che permettono, attraverso un servizio offerto da unserver provider, di memorizzare, archiviare, accedere ed ela-borare qualsiasi tipo di documento e di dato utilizzando le ri-sorse distribuite e presenti sulla rete. Anziché sui computer, i software vengono installati direttamentesulla Rete, in una sorta di “nuvola” (cloud) e i dati, che fino adoggi venivano salvati sui pc, saranno decentrati in vari server acui si potrà accedere grazie a un browser di navigazione.In questo modo non c’è più bisogno di chiavette Usb, hard diske archivi digitali. Di volta in volta, si potranno acquistare can-zoni, noleggiare film, sfogliare libri elettronici, lavorare suitesti, navigare in Internet, spedire e ricevere posta elettronicacome e quando si vuole, ovunque ci si trovi, pagando quelloche si consuma.

cracker (Hacker)

«h. è chi, mosso da una fortissima curiosità per un argomento,

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in genere di natura tecnica, utilizza tutte le strade per appro-fondirlo, senza fermarsi davanti a nulla, nemmeno a esplicitidivieti. In genere si tratta di un programmatore accanito per ilquale la macchina non deve avere segreti e dalla quale non èpossibile accettare un rifiuto. Due principi fondamentali del-l’etica hacher sono: la libertà dell’informazione e la necessitàche questa sia accessibile a tutti, come strumento di libertà (in-formation wants to be free); e il valore positivo della ricerca,nel tentativo di smascherare i segreti della tecnologia. C. è chi“rompe” (to crack in inglese) la sicurezza di un sistema infor-matico, riuscendo a compiere un intrusione con finalità ille-gali. Il termine fu coniato nel 1985 dagli hacker stessi perdistinguersi da chi faceva un uso distorto della propria abilitàinformatica».

cyberantropologia

«Il computer sta cambiando il concetto di spazio e di tempo:le cose che prima apparivano lontane si avvicinano e rientranonel nostro spazio di esperienza».

cybercultura

«L’insieme delle correnti letterarie, musicali e artistiche e po-litiche che si richiamano al cyberspazio come realtà sociale emodello di esistenza ha prodotto una nuova sensibilità cultu-rale che si riconosce come cultura cyber».

cybernauta

«Si chiama così chi naviga in Internet».

cyberspazio

«Il termine si riferisce a un nuovo spazio di comunicazione,identificabile con la CMC (vd.) e i suoi sub-contesti (la postaelettronica, le conferenze computerizzate, gli ambienti multiu-tente) e alle modalità originali di creazione, di navigazione nellaconoscenza e di relazione sociale che esso rende possibile».

digitale & analogico

È la rappresentazione sotto forma numerica di un fenomeno,di un processo, di un suono, di una immagine. La parola “di-gitale” viene da “digit”=cifra.

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La rappresentazione digitale viene spesso contrapposta aquella “analogica”, come ad esempio nel rappresentare il tem-po in un orologio per mezzo delle cifre invece che per mezzodel movimento delle lancette (Analogico). Anche se le rappresentazioni digitali sono discrete, le informa-zioni rappresentate possono essere discrete, come i numeri e lelettere, o continue, come suoni o immagini. Ad esempio: la vi-deocamera che utilizza un hard drive o una me mory card è ditipo digitale, mentre la videocamera che si serve del nastro (vi-deotape) per registrare è di tipo analogico.

Digital natives (nativi digitali) & digital immigrants (immi-

grati digitali)

I due termini sono stati utilizzati per la prima volta dal socio-logo Mark Prensky. Per questo autore, i giovani nati tra la finedegli anni Novanta e il Duemila sono “nativi digitali” inquanto cresciuti con le nuove tecnologie digitali: esposti findalla nascita ad una cultura visiva e dell’immagine, hanno im-parato a convivere con molteplici schermi (televisione, com-puter, play station, cellulare, Internet).Al contrario, gli “immigrati digitali” sono gli adulti che, natie cresciuti in un tempo precedente l’avvento delle tecnologiedigitali, sono stati loro malgrado proiettati in un mondo digi-tale e sono costretti ad adottare le tecnologie e i dispositivi chela nuova cultura impone loro per vivere.

digitalizzazione

«Trasformazione di un segnale continuo, di una informazioneanalogica, in una digitale, in modo che possa essere trattata daun computer, compressa e trasmessa ad altissima velocità».

divario digitale

Con digital divide si intende il divario tra chi ha l’accesso allenuove tecnologie presenti nel mondo, e chi non ce l’ha a causadi reddito insufficiente o assenza di infrastrutture: l’impossi-bilità di avvicinarsi alla tecnologia chiude qualsiasi possibilitàdi recupero economico, sociale, culturale dei paesi più poveri.Il problema del digital divide è presente anche all’interno degliStati più sviluppati.

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e-book

«Electronic book, libro elettronico. È lo strumento che – nel-l’era elettronica – si propone come evoluzione e, per certe fun-zioni, sostituto del libro. Si tratta, in realtà, di un vero e propriocomputer, miniaturizzato al punto da lasciare visibili quasi sol-tanto lo schermo e pochi comandi.Del libro vuole conservare la maneggevolezza, la qualità dioggetto domestico (il libro è eguale a se stesso da secoli; ogginon lascia intravedere la tecnologia che lo produce), la chia-rezza della pagina scritta e quindi la facilità di lettura, il pia-cere di sfogliare a volontà le pagine, come anche di eviden-ziare o sottolineare determinati passaggi».

e-learning

«L’e-learnig costituisce oggi probabilmente uno dei settori inmaggiore espansione nel mercato della formazione. L’e-lear-nig permette uno sganciamento nello spazio e nel tempo: uncorso di formazione permette all’allievo di accedere alle in-formazioni senza spostarsi da casa e soprattutto nei tempi piùconfacenti alle sue esigenze; si fonda su sistemi web based,sistemi di didattica live dalla videconferenza alle chat, aiforum, tecniche di comunicazione che favoriscono la relazionetra docente e studente pur senza richiedere la condivisionedello stesso spazio e tempo. È il tema della comunicazione sin-crona e asincrona. Il risultato è una vera e propria trasforma-zione del modo di insegnare e di apprendere: si tende adabbandonare il modello di trasmissione delle informazioni avantaggio del tutoring (docente come accompagnatore) e delloscaffholding (docente come formatore di strumenti e concettibase); si va sempre più verso forme di apprendimento basatesulla scoperta, la costruzione attiva della conoscenza, la col-laborazione».

Hardware & software

In ingegneria elettronica e informatica con il termine hardware

si intendono tutte le parti del computer che sono visibili, chepossono essere manipolate e che presentano quindi una qualche‘consistenza’: il monitor, la stampante, i dischi fissi e tutti glialtri dispositivi di cui è dotato il calcolatore.

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Il termine hardware viene solitamente opposto a quello di soft-

ware che indica la parte ‘immateriale’ del calcolatore (soft=morbido). Il software è un programma o un insieme di pro-grammi in grado di funzionare su un computer o qualsiasi altroapparato con capacità di elaborazione.

information Technology (tecnologia dell’informazione)

«L’insieme di strutture, servizi e prodotti informatici. In realtàquesto termine è sempre più spesso sostituito da ICT (Infor-mation and Communication Technologies), che fa riferimentoalla convergenza in atto fra i settori dell’informatica e delle te-lecomunicazioni».

intelligenza collettiva

«Concetto elaborato dallo studioso francese Pierre Lévy nelsuo volume dal titolo omonimo, pubblicato in Francia nel 1994e tradotto in italiano nel 1996 (Lévy, 1994). Teoria suggestivache intende fondare – per usare le parole dello stesso autore –un’ “antropologia del cyberspazio” e che trova linfa vitale nel-l’avvento delle reti di computer e in particolare di Internet.L’intelligenza collettiva, secondo Lévy, è distribuita ovunque,anche nei luoghi più impensati. “Nessuno sa tutto, ognuno saqualcosa, la totalità del sapere risiede nell’umanità. Non esistealcuna riserva di conoscenza trascendente e il sapere non èniente di diverso da quello che sa la gente. La luce dello spi-rito brilla anche lì dove si vuol far credere che non ci sia in-telligenza” (p. 34). Fondamentale è il ruolo delle tecnologiedigitali dell’informazione, che consentono il “coordinamentoin tempo reale delle intelligenze” all’interno di uno scenariovirtuale di conoscenze in continua trasformazione. Intelligenzeche vanno poi mobilitate all’interno di un unico progetto co-mune, nel quale a ognuno sia riconosciuto un ruolo significa-tivo».

intelligenza connettiva

«L’intelligenza connettiva si scatena quando la Rete lavoracome un sistema biologico unitario. “Abbiamo a che fare qui –scrive de kerckhove – con un sistema enormemente intelli-gente, ma in gran parte decentralizzato e che sembra organiz-zarsi da solo, senza che molta gente sappia o debba sapere cosa

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sta succedendo” (pp. 178-179). La crescita delle reti di tele-comunicazioni sarebbe assimilabile, secondo lo studioso, allosviluppo del nostro sistema nervoso. L’aumento esponenzialedelle connessioni a Internet potrebbe essere paragonato all’at-tività di un cervello in pieno processo di apprendimento, nellafase di massima espansione delle sue facoltà. Attraverso l’usodella Rete, più menti connesse, che lavorano per uno stessoobiettivo, possono far emergere una forma di intelligenza cheè superiore alla somma dei singoli cervelli».

interattività

«Il termine è stato introdotto relativamente alla comunicazioneelettronica per indicare la nuova possibilità offerta dal com-puter e dalla rete Internet di fornire all’utente il ruolo di “par-tecipante” attivo alla comunicazione mediata».

internet Addiction disorder

IAD (Internet Addiction Disorder) è il nome che identifica lasindrome da dipendenza da Internet. La Canadian Medical As-

sociation sostiene che la IAD è reale quanto l’alcolismo: pro-voca, come le altre patologie da dipendenza, problemi sociali,desiderio incontrollabile, sintomi astinenziali, isolamento so-ciale, problemi coniugali e prestazionali, difficoltà economichee lavorative. Ne sono predisposte persone tra i 15 e i 40 annie i sintomi del disagio si riconducono a difficoltà di relazione,a un forte senso di attac camento al computer, al mentire sultotale delle ore trascorse online, a casi di obesità, a depres-sione e ansia, all’accusa di dolori alla schiena e al progressivoallontanamento da ogni hobby che non sia quello di essere inRete. La gravità del disagio è acuita dal fatto che tali patolo-gie influiscono e possono avere forti ripercussioni sulla vitafamiliare.

internet cafè

«Termine generico per indicare un locale pubblico dove siapossibile collegarsi a Internet pagando in proporzione alla du-rata della connessione».

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internet telephony (voip)

È la telefonia via Internet. «Si definisce così l’utilizzo dellaRete per la trasmissione di comunicazioni telefoniche. Sononecessari (oltre, naturalmente al modem e alla connessione aInternet) un computer con scheda audio e microfono e un par-ticolare software – ormai in commercio ne esistono molti – perprovare l’ebbrezza di parlare con il Sudafrica o l’Au stralia alprezzo di una telefonata urbana (quella fatta al proprio provi-der). La tecnologia viene an che chiamata vOIP, cioè VoiceOver IP alludendo alla tecnica di trasmissione della voce at-traverso il protocollo Internet (TCP/IP)».

ipertesto

«Testo organizzato in modo non lineare, senza un inizio e unafine. È una struttura costituita da nodi (nuclei di contenuto) col-legati fra loro da link che consentono di passare da uno all’al-tro scegliendo fra i molti percorsi possibili. Il concetto è statosviluppato da Theodor holm Nelson, inventore, nel 1965, deltermine “ipertesto”, che elaborò l’idea di Xanadu, un gigante-sco database della cultura mondiale nel quale ogni testo potesseessere raggiunto attraverso determinate parole chiave, o hy-perlink».

linux

«Sistema operativo ideato dal giovane programmatore finlan-dese Linus Torvalds, che lavora al progetto dal 1990 con l’aiutodi una folta comunità di sviluppatori su Internet. Si tratta di unaversione semplificata di Unix che gira praticamente su tutti itipi di PC e su altre piattaforme hardware, ed è disponibile informa freewere in Rete. Linux ha ottenuto un enorme successoe viene utilizzato anche per la gestione di server Internet».

many-to-many

(Molti a molti) «il tipo di comunicazione consentita dalle retitelematiche, in particolare da Internet. È alternativa al tradi-zionale modello brodcast, one-to-many (uno a molti) e all’one-to-one (uno a uno) della comunicazione telefonica».

media e cultura

«La comunicazione può essere vista come processo di crea-

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zione di una cultura ovvero come sistema che definisce il si-gnificato della situazione in cui agiamo. In genere, siamo abi-tuati a comunicare con una lingua conosciuta in una culturaconosciuta. Anche le persone appartenenti ad una cultura co-mune devono spesso confrontarsi con diverse definizioni esegni prima di giungere a un “nome” condiviso. La cultura puòessere definita come un sistema arbitrario di simboli o segnicon cui si attribuisce significato agli oggetti e alle situazioni eattraverso cui avviene la socializzazione dei nuovi membri nelsistema di significati esistente».

microblogging

È una forma di pubblicazione costante di piccoli contenuti inRete, sotto forma di messaggi di testo (normalmente fino a 140caratteri), immagini, video, audio MP3, ecc. ma anche segna-libri, citazioni, appunti. Questi contenuti vengono pubblicati inun servizio di Social Network, visibili a tutti o soltanto allepersone della propria community. Questi contenuti vengonopubblicati in un servizio di rete sociale.

multimedialità

«La multimedialità interattiva è una tecnologia derivata dal-l’ipertesto che in aggiunta alle caratteristiche di non-sequen-zialità, non linearità e presenza di legami, prevede la compre -senza di diversi linguaggi simbolici di comunicazione della cul-tura, delle informazioni e dell’intrattenimento, associando sullostesso supporto fisico dell’hard ware l’immagine grafica, foto-grafica, cinematografica, tridimensionale, musicale e sonora».

multitasking

In informatica, un sistema operativo per il multitasking per-mette di eseguire più programmi contemporaneamente. Il con-cetto viene applicato anche agli esseri umani per spiegare laloro capacità di gestire molti lavori allo stesso tempo. Il termine è oggi utilizzato per definire i giovani e la loro ca-pacità di gestire e portare avanti molte attività nel medesimotempo, utilizzando più canali di comunicazione: studiano,chattano, ascoltano la radio e scaricano musica, aggiornano iprofili su Facebook e Twitter, guardano la te le visione online,gestiscono sms e squilli al cellulare.

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my media

«Termine coniato da Nicholas Negroponte in opposizione amass media. Il my media è un media altamente personalizzato,in cui è l’utente a comporsi il palinsesto e a decidere quelloche vuole vedere, leggere o sentire richiedendolo al computero alla tv grazie a strumenti interattivi e ad agenti software chereperiscono le informazioni desiderate».

netiquette

«Fusione di due parole: network ed etiquette; è il neologismoper “galateo di Internet”. Anche in Rete ci sono azioni che ri-velano poco o nessun rispetto per gli altri e dunque devono es-sere evitate. Ad esempio è espressione di buona educazionerispondere prontamente alle e-mail; usare la massima cortesiae proprietà; non “intasare” la Rete moltiplicando inutilmentei messaggi che sono in circolazione, dal momento che la ve-locità con cui si scambiano i messaggi è un bene comune; nonlimitarsi soltanto ad attingere informazioni dalla Rete senzafornirne mai».

new media

«L’insieme dei nuovi mezzi di comunicazione costituito da In-ternet, tv digitale, supporti multimediali, telefonia cellulare etelematica, risultato di avanzamenti tecnologici le cui basi co-muni sono state poste alla fine degli anni Sessanta. In partico-lare sono tre le linee evolutive che hanno portato alladiscussione dei new media: lo sviluppo dei computer e dellamicroelettronica, i processi nelle tecnologie per la trasforma-zione del segnale da analogico in digitale, e – nel settore delleinfrastrutture di telecomunicazione – l’invenzione delle fibreottiche e l’uso del satellite per collegamenti wireless».

nuovo nomadismo

«Condizione paradossale dell’uomo contemporaneo, padronedei mezzi per comunicare e lavorare ovunque e quindi poten-zialmente svincolato da coordinate spazio-temporali ben de-finite. La diffusione dei telefoni cellulari, sempre più simili averi e propri computer, dei palmari e in genere delle tecnolo-gie wireless (senza fili) pone in evidenza la tendenza verso ilnomadismo, ovvero la possibilità di fruire ovunque dei bene-

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fici, ma anche dell’invadenza, delle tecnologie della comuni-cazione. Si tratta in realtà di due aspetti della stessa evolu-zione: da un lato la materializzazione del corpo, ridotto a iconavirtuale trasferibile con un clic del mouse, pronto a comuni-care, quindi a essere presente (virtualmente) in ogni luogo, edall’altra la realizzazione concreta di questa possibilità, la mo-bilità reale del corpo che si mantiene sempre connesso con unarete di telecomunicazioni».

open source

È un software a codice aperto, «letteralmente traducibile insorgente aperta, contrapponibile alla definizione logicamenteantitetica di sorgente chiusa, ed è riferibile alla modalità concui i programmi predisposti per apparecchiature elettroniche divaria natura sono offerti alla disponibilità degli utilizzatori.Mentre la licenza del software proprietario, ovvero a sorgentechiusa, limita in vario modo le facoltà di utilizzare o di copiareil programma, la licenza OSS conferisce, infatti, all’utilizza-tore una serie di facoltà estremamente ampie».

paradigma

«Nell’accezione epistemologica p. è l’insieme coerente di teo-rie e metodi che caratterizzano una fase dello sviluppo di unadeterminata scienza. In linguistica indica l’insieme sistema-tico delle unità di lingua considerate fuori dal contesto».

peer-to-peer

«Generalmente per peer-to-peer (o P2P) si intende una rete dicomputer o qualsiasi rete informatica che non possiede cliento server fissi, ma un numero di nodi equivalenti (peer, ap-punto) che fungono sia da client che da server verso altri nodidella Rete. Questo modello è l’antitesi dell’architettura client-server. Mediante questa configurazione qualsiasi nodo è ingrado di avviare o completare una transazione. I nodi equiva-lenti possono differire nella configurazione locale, nella velo-cità di elaborazione, nella ampiezza di banda e nella quantitàdi dati memorizzati. L’esempio classico di P2P è la rete per lacondivisione di file sharing».

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portable media player

È un dispositivo elettronico, dalla dimensioni sempre più ri-dotte e portabili, in grado di memorizzare e riprodurre conte-nuti multimediali digitali come audio, immagini, video,documenti, ecc. I dati sono in genere memorizzati su un discorigido, microdrive, o memoria flash. Rientra in questa categoria, ad esempio, l’ipod, il lettore mul-timediale personale (di Apple) di musica, che consente diascoltare file audio (generalmente MP3) attraverso delle cuf-fiette, oppure collegandolo ad un impianto stereo. Ipod, però,non è solo musica: grazie a una capacità di memoria semprepiù ampia può diventare un dispositivo di salvataggio e di tra-sporto dei dati oppure trasformarsi in una rubrica, un’agenda,in un piccolo registratore vocale (voice recorder).

portale

«È un sito web che funziona da “ingresso tematico” o da “piat-taforma” verso l’esplorazione di Internet. Funziona da vero col-lettore di utenti, proprio perché offre un insieme di informa-zioni, di strumenti e di servizi capaci di “ordinare l’universo”complesso e caotico della Rete, privilegiando tematiche speci-fiche. Ciò che caratterizza al meglio un p. è proprio il suo orien-tamento alla soddisfazione del potenziale cliente e la conse -guente adozione di tecnologie in grado di fornire servizi per-sonalizzati».

realtà virtuale

«Con il termine r.v. si designa un mondo parallelo a quelloreale, costituito da immagini di sintesi (cioè elaborate dal com-puter), con il quale l’utente può entrare in contatto attraver-sandolo o manipolando oggetti in esso contenuti. Il concettocompare per la prima volta nel 1965, quando il padre dellacomputergrafica, Ivan Sutherland, fa riferimento a una instal-lazione capace di costruire un “paese delle meraviglie mate-matico” in cui tutti gli stimoli percettivi di un soggetto possanoessere sostituiti con stimoli generati elettronicamente».

shareware

«Software distribuito liberamente su Internet che, se utilizzato,richiede il pagamento di una somma (in genere contenuta) al

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suo creatore. Si tratta di programmi coperti da copyright, di-versamente da quanto avviene con il sofware freeware».

social network

È una rete sociale e «consiste di un qualsiasi gruppo di per-sone connesse tra loro da diversi legami sociali, che vannodalla conoscenza casuale, ai rapporti di lavoro, ai vincoli fa-miliari. Le reti sociali sono spesso usate come base di studi in-terculturali in sociologia e in antropologia. Il fenomeno dellesocial network nasce negli Stati Uniti e si sviluppa attorno a tregrandi filoni tematici: l’ambito professionale, quello del-l’amicizia e quello delle relazioni di coppia».

smartphone

Uno smartphone è un dispositivo portatile che abbina funzionidi gestione di dati personali e di telefono cellulare. La caratte-ristica più interessante degli smartphone (ad esempio, iphone,

blackberry, ecc) è la possibilità di installarvi altri programmiapplicativi, che aggiungono nuove funzionalità. Questi pro-grammi possono essere sviluppati dal produttore, dallo stessoutilizzatore, o da terze parti. Oggi esistono smartphone conconnessione GSM/GPRS/EDGE/UMTS/hSDPA e che utiliz-zano le tecnologie Bluetooth e Wi-Fi per le comunicazioni conaltri dispositivi.

tablet computer (es. ipad)

È un computer, caratterizzato da dimensioni compatte, che uti-lizza come unico sistema di input uno schermo controllato dauna penna o tramite dita invece che una tastiera e un mouse. Èdotato di tutta la connettività e di tutte le funzionalità che ci siaspetta da un normale personal computer e può essere utiliz-zato in più situazioni e in più posti rispetto ad un normale PCportatile.

teologia della comunicazione

«Ascoltare, testimoniare, riunirsi, condividere, celebrare: que-sti atti appartengono tutti all’esperienza cristiana più comune.Tali aspetti ricevono luce nuova grazie alle contemporanee co-noscenze sulla comunicazione. Tre elementi caratterizzano lat. della c., ambito disciplinare in via di definizione: 1) ciò su

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cui si fonda una t. della c. è l’evento cristiano in quanto taleche implica sempre una relazione tra Dio e gli uomini, tra imembri di una comunità cristiana e tra le comunità cristiane eil resto dell’umanità. L’evento cristiano – sia a livello di fedeche di appartenenza – costituisce il luogo dove si intreccianodelle comunicazioni; 2) il cristianesimo nella sua storia si èsempre interessato delle forme comunicative del proprio mes-saggio (la Bibbia anzitutto, la predicazione, la natura delle im-magini, i sacramenti, ecc.). Una teologia della c. deve tenerconto con originalità delle rivoluzioni che hanno riconfiguratonon solo gli strumenti e i sistemi di comunicazione, ma anchei loro usi ed effetti; la valutazione delle nuove relazioni tra in-dividui, gruppi, popoli; 3) essa rappresenta non un dato antro-pologico periferico, ma una dimensione fondamentaledell’esistenza degli individui e della società, una categoria an-tropologica centrale. La comunicazione fornisce una portad’ingresso a molti dei dibattiti attuali».

Usabilità

«Si riferisce a un’insieme di caratteristiche grazie alle quali unprodotto soddisfa le esigenze implicite ed esplicite delle per-sone che lo utilizzano (gli utenti finali) e di essere facilmentecapito e usato. L’u. non è riferito solo ai prodotti software; puòessere estesa a tutti gli strumenti con cui l’uomo interagisce:dagli utensili di lavoro, agli oggetti di uso quotidiano (come ilcellulare, il forno a microonde, lo stereo), alla console del con-trollo dei processi. Comunemente ci si riferisce all’u. anchecon il termine user friendly, a indicare proprio quelle caratte-ristiche di facilità di utilizzo che consentono anche a utenti nonesperti di interagire efficacemente con il prodotto».

User-generated content

User-Generated Content (UGC) rappresenta l’attività (e ilruolo) che gli utenti della rete hanno nel processo di produ-zione dei contenuti, siano essi didattici, scientifici, storico-ar-tistici, ambientali, culturali, di business, di comunicazione oaltro.In particolare il fenomeno dell’UGC, è una filosofia attraversola quale la produzione dei contenuti, svolta da soggetti spe-cializzati (società editoriali, redazioni, università ecc.) viene

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affiancata, e in certi casi sostituita, dalla produzione degliutenti che, per loro massa, passione, riscontro dovuto ad unaretroazione spesso in tempo reale, riescono a essere più inci-sivi e tempestivi del normale e tradizionale processo di pro-duzione.L’UCG si serve di ambienti applicativi capaci di favorire que-sto tipo di contenuti, soprattutto attraverso servizi online chenon necessitano di specifiche competenze tecniche

video game console

È un computer interattivo, o sistema informatico personaliz-zato, che produce un segnale di visualizzazione video che puòessere usato con un dispositivo come la televisione o il moni-tor del computer per visualizzare un videogioco. Le più recentiproduzioni si chiamano Wii, Xbox, ecc.

villaggio globale

L’espressione è un ossimoro (figura retorica che affianca dueconcetti opposti). Ed è stata usata per la prima volta nel 1964da Marshall McLuhan, uno studioso delle comunicazioni dimassa di origine canadese. I due termini si contraddicono a vi-cenda: il ‘villaggio’ è la forma elementare di abitato umano,mentre l’aggettivo ‘globale’ si riferisce all’intero pianeta. Il si-gnificato dell’accostamento è ovviamente simbolico. La for-zatura serve al mediologo canadese per esprimere unasituazione inedita, di difficile rappresentabilità: ciò che in pas-sato aveva dimensioni e distanze enormi, grazie all’innova-zione delle comunicazioni è ora a portata di mano, percorribilein lungo e in largo, anche in tempo reale. Nella cultura, gene-rata dall’avvento dei media elettronici, si annullano le distanzefisiche e culturali e gli stili di vita, le tradizioni, le lingue, leetnie sono rese sempre più omogenee e internazionali.

Web radio & web tv

Web radio è il termine che designa emittenti radiofoniche chetrasmettono in forma digitale il proprio palinsesto attraversoInternet.La web tv, è il servizio di televisione fruita attraverso il web.La tecnologia alla base della web tv è lo streaming.

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Web semantico (semantic web)

Con questo termine, coniato dal suo ideatore, Tim Berners-Lee, si intende la trasformazione del World Wide Web in unambiente dove i documenti pubblicati sono associati ad infor-mazioni e dati che ne specifichino il contesto semantico in unformato adatto all’interrogazione e all’interpretazione (es. tra-mite motori di ricerca) e, più in generale, all’elaborazione au-tomatica. Con l’interpretazione del contenuto dei documentiche il Web semantico propugna, saranno possibili ricerchemolto più evolute delle attuali, basate sulla presenza nel do-cumento di parole chiave, e altre operazioni specialistiche.

Wireless

«Termine riferito alle telecomunicazioni cellulari o via satel-lite, che non necessitano di cavi per diffondere contenuti e of-frire servizi interattivi. La tendenza verso l’adozione ditecnologie e servizi wireless è sempre più accentuata, comedenota la diffusione dei telefoni cellulari, ricchi ormai di fun-zioni avanzate di elaborazione e comunicazione che si assi-milano a palmari o PDA, oltre che la messa a punto delprotocollo WAP. “La grande innovazione nel prossimo mil-lennio? La mobilità totale”, sostiene lo scrittore di fantascienzaArthur C. Clarke».

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