95780284 Tommaso Campanella Monarchia Di Francia

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Monarchia di Francia di Tommaso Campanella Storia d’Italia Einaudi

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Monarchia diFrancia

di Tommaso Campanella

Storia d’Italia Einaudi

Edizione di riferimento:Monarchia di Francia, in Monarchie d’Espagne etMonarchie de France, a cura di Germana Ernst, PressesUniversitaires de France, 1997

Storia d’Italia Einaudi II

Sommario

I 1II 3III 5IV 7V 11VI 13VII 14

Art. 1 15Art. 2 18Art. 3 19Art. 4 21Art. 5 26Art. 6 29Art. 7 31Art. 8 32Art. 9 35Art. 10 36Art. 11 38Art. 12 41

VIII 44IX 48X 51

Art. 1 51Art. 2 56Art. 3 58

Storia d’Italia Einaudi III

Art. 4 67Art. 5 68Art. 6 70Art. 7 71Art. 8 72Art. 9 73Art. 10 75Art. 11 76Art. 12 77Art. 13 78Art. 14 78Art. 15 79Art. 16 79Art. 17 80

XI 84XII 87XIII 92

Storia d’Italia Einaudi IV

I

Le monarchie delle nazioni finirsi nella romana, alla quale e atutte segue e sovrasta la cristiana, a cui dal fato divino fu promessoil regno di tutto il mondo. E quelli principi aver più parte inessa che più a quella s’ingeriscono secondo la sacra Scrittura e lanatura.

Disse Mosè con Balaam, Num. 24, dopo che le rivolu-zioni de regni nominò, ch’il romano sarà l’ultimo: Ve-nient in trieribus ex Italia, superabunt Assyrios, vastabun-tque Hebraeos et ad novissimum etiam ipsi perdentur, do-po che orietur stella ex jacob Cristo: dunque le monar-chie delle nazioni si finiscon nella romana, come anche sivede dal 7 di Daniel, quando le dimostra nei quattro ani-mali. E dal 2, quando nella statua, il cui capo d’oro è laassiria monarchia; il petto d’argento è la persiana; la ven-traia e le femori di rame è la greca; le gambe di ferro è laromana, distinta in orientale e occidentale, e in dieci ditaparte di ferro, parte d’argilla, mal conglutinate, come soni regni ch’a quella succedettero. In nono si finisce il seco-lo gentile e comincia il cristiano, quando cade dal mon-te eterno Cristo, pietra angolare, senza mano d’uomo edi donna e rompe tutta la statua, e cresce in tutto il mon-do, facendo l’imperio di Santi universale: Et erit omnisterra possessio eius, dice Amos 9, e pria David: Domina-bitur a mari usque ad mare, etc. Et adorabunt eum omnesreges terrae, omnes gentes servient ei. E il medesmo stascritto in Tob. 6, e in Isaia cap. 60: Gens et regnum quodnon servierit tibi peribit. E altrove: Erunt reges nutricii etreginae nutrices tuae: vultu ad terram demisso adorabuntte: pulverem pedum tuorum lingent, il che fanno i re ba-ciando i piedi del vicario di Cristo, e lo prefiguraro in treregi Magi nel suo nascimento, perciò che, come s’è pro-vato in Physica e Astrologia, ciò che si fa nel nascimento

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d’un uomo o d’un regno si continua nella vita dell’uomoe del regno. Così come in un seme sta tutta l’erba, che sistende poi da quello etc. Quelli dunque principi cristia-ni averanno più parte in questa Monarchia che più s’ac-costano a Cristo Dio uomo, re e sacerdote, secundum or-dinem Melchisedech regis sacerdotis, a cui cantamo: Feci-sti nos Deo nostro regnum et sacerdotes, Apocal. 1, e que-sto si vede adimpito. Ancor che i politici non credeno,pur si vede che la religione sempre ha dominato sopra lapolitica e dominerà, come l’anima al corpo, e il culto diDio al culto delle creature, e chi non crede in conscien-za è forzato a creder in fatti. Or perché s’è provato nel-li Profetali per profezie e rivelazion di Santi ch’in questosecolo ha d’esser un monarca universale per la nova stel-la e ritorno delle congiunzioni magne al primo trigono,vediamo chi può esser quello.

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II

Senza il papato esser impossibile a ciascun principe acquistarmonarchia soprana nella Cristianità, e a chi tocca congregar lamonarchia di Cristo come capo.

Li monarchi dependeno da Jafet, li sommi sacerdoti daSem, i servi da Cham, come si cava dalle benedizioni diNoè, Genes: Benedictus Deus Sem, serviat illi Chanaan,dilatet Dominus Japhet, habitet in tabernaculis Sem, sit-que Chanaan servus eius. Tabernaculi di Sem son le chie-se cristiane, come si cava dall’inscrizioni della Salmodia.Dunque non può dilatarsi né regnar Jafet, se non abitain tabernaculis Sem. Onde si è visto che nissun princi-pe in Cristianità ha potuto aspirar alla monarchia univer-sale senza abitar nelli tabernaculi di Sem, cioè del papa-to. Questo si prova anche con ragion politica: perciò chedove regna un sacerdote sommo armato, non può nissunaspirar a regno universale, perché quello ch’è a tutti su-periore non lo lascia crescere, li move contra i popoli de’quali egli l’animo governa. Dall’anima depende il corpo,dal corpo l’arme, dall’arme l’Imperio e sua fortuna. Perònel Maometesmo, dove contra natura il sacerdozio pen-de dal temporale, può uno esser monarca, perché il sa-cerdote informa i popoli bene o male, come vuol il prin-cipe, e fa buone le sue guerre e azioni: onde si può di-re Pythia philippizat. Ma dove il sacerdote sommo è arma-to, non si può vincere se non con altro predicante contralui de meglior religione e d’armi più possenti. Chi dunquevuol esser signore della Cristianità non può farlo, se noncon dichiararsi protettor della Chiesa e campion della fede.Così Carlo Magno diventò re di tutto l’occidente, favo-reggiando la Chiesa contra tiranni e persecutori, e li Ve-neziani con aiutar il papato fur padroni del mare, e vin-sero l’Imperio. E li Spagnuoli al presente stesero l’Impe-

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rio proprio, e stabiliro in sé il germanico sotto pretestodi religione, e durerà quanto Dio vorrà. Perché quandoun Imperio s’allontana da’ primi auspicii, se debilita: co-me i Francesi sempre dominaro, mentre la pietà e l’artidi Carlo Magno imitaro. Poi intrata l’eresia, si debilita-ro, e li Spagnoli crebbero in luoco loro, con la religiositàche mostraro combattendo contra i Mori, e finita quella,finiranno. E certo quanto più s’allontana da suoi princi-pii, più si debilita e perde ogni cosa, e però sempre cer-ca tornar a quei, come l’acqua al mare, le glebe alla ter-ra, e il fuoco al sole, e le menti a Dio; per questo suolrichiamarsi a riformazione verso il suo principio.

La monarchia di Cristo ha per capo il Papa, per brac-chia i regi, e però quello in capo, questi negli umeri pi-glian la sacra unzion del governo. E di ciò disse Dio inIsaia: Sic egressus est Salvator meus, brachia mea populosiudicabunt, me insulae expectabunt et brachium meum su-stinebunt. Or bisogna vedere chi sarà de regni cristianiche ha da congregar tutto il mondo sotto una greggia eun pastore, come altri han provato per la sacra Scrittu-ra, e la fatica operativa di questo evento certo a chi dellebraccia del Messia tocca. Poi che Ticon errò, pensandoche fosse uno duca di Finlandia, che fu poi re di Suecia:già ch’i Turchi e gli eretici son esclusi nella sacra Scrittu-ra, se non come disposizione.

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III

Argomenti universali, coi quali provò il Campanella nel Panegiri-co e nel libro della Monarchia di Spagnoli che tocca a Spagna con-gregar il mondo tutto alla fede catolica e dominare come elettobraccio del Messia primo.

Il Campanella scrisse nel libro della Monarchia di Spagnache ciò convenga al re Catolico, primo dal nome, perchécatolico vuol dir universale: dunque costui sarà ministrodel Messia, a cui fu promesso in Abrahamo ut essethaeres mundi, Rom. 4, e Genes. 18, in quo benedicenturomnes gentes, etc.

Secondo, perché la monarchia è promessa a Jafet, ilsacerdozio a Sem, perché li Spagnoli vengono da Tubalfiglio di Jafet. Dunque, etc.

Terzo, perché a Ciro che vien da Jafet fu promesso inIsaia 45 Quod Deus subiiciet ante eum gentes et regna,etc., edificarà il tempio, e porrà il continuo sacrificio.

Quarto, perché li Spagnoli han cinto il mondo in giro ehan posto il continuo sacrificio, perché in ogni momentosi dice messa nel suo Imperio girante col sole, come fupromesso a Ciro.

Quinto, perché questa nazione si confà con tutte na-zioni e climi, ed è pazientissima e obedientissima.

Sesto, perché sta nel fin d’Europa e del secolo in luocoattissimo al mondo nuovo e vecchio. E sotto li suoi au-spicii fu trovato da Cristoforo Colombo l’altro emisferio,e questi fecerunt vindictam in nationibus et increpationesin populis ad alligandos principes in compedibus et nobi-les in manicis ferreis, come fu promesso a ministri del re-gno del Messia e s’è visto nel Mondo novo, dove estinse-ro tanti re e nazioni, e così anche nei confini d’Africa ed’Asia, in oriente e merigge.

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Settimo, perché la Monarchia universale passò da Ba-bilonia a Medi, a Persi, a Greci, a Latini, poi a Galli,sotto Carlo Magno, e poi a Spagnoli sotto Carlo V a cuifu trovato il Mondo novo. Dunque non bisogna cercarquesto regno in Francia, né in altre nazioni, donde giàha passato all’ultimo della terra e del secolo. Ma dopo ilregno di Spagnoli s’aspetta il giudicio ecclesiae.

Ottavo, perché li Spagnoli in cento anni più Imperioacquistaro che li Romani in 700, e tutto il mondo hancircundato e sogettato. Cosa non concessa all’altre mo-narchie passate, né concedenda alle future: perché nonci è dove fondar altra futura, dopo il termino della ter-ra, se non nel Mondo novo, a cui non è fatta promissiontale, né ci è altro emisferio né parte di terra in cui si ab-bia a far novo imperio, se non estensione, già ch’in Euro-pa, in Africa, e in Asia, e nella terra antartica essi signo-reggiano. Solo li resta di toccar la terra artica, la qual èdeserta e poca, come è noto a gli Inglesi che attraversaroil mondo per quella via nel mare gelato. Onde Isaia 54:Ad dexteram et sinistram penetrabis (idest ad ortum et oc-casum), et semen tuum gentes haereditabit, et civitates de-sertas inhabitabit. E così han fatto i Castigliani a sinistra,Portoghesi a destra.

Nono, perché quando Dio intende far novo Imperio,fa comparir nova sorte d’armi: i carri falcati a Babiloni,li archi a Persiani, l’aste a Macedonii, le spade a Romaniconvennero: a Spagnoli gli archibugi, che tonan comeGiove, né maggior arma si può trovare. L’uso dellacalamita per navigar al novo Mondo, e della stampaper propagar la legge e dottrina, né si può cosa più aproposito trovare per altri.

Decimo, perché son voltate le congiunzioni magneal primo trigono, onde le monarchie massime hannoorigine, e in Sagittario ch’è segno di Spagna. E l’astrologiaspettan un monarca universale, e non può esser altroche questo.

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IV

Risposta a predetti argomenti, e che l’essenza di tal Monarchiapiù presto è di Francia che di Spagna.

Con tutto ciò si può affirmar con non minor certezzache li Spagnoli stanno per ruinare, e che la monarchiadi Cristo non sarà da essi in tutto il mondo stabilita, mad’altre nazioni, alle quali essi fan preambolo. E però èscritto: Brachia mea populos iudicabunt, e a Spagnuolifu promesso quel che siegue: Me insulae expectabunt etbrachium meum sustinebunt. Questo è il novo Mondo,isolato dal nostro, ch’aspettò fin ora la legge del Messiae sta soggetto al brachio nominato in particolare perl’isole. Ed esso Campanella apporta molte profezie, chequesto principe universale sarà del sangue di Pepino, delqual non è, come si vanta, casa d’Austria. E scrisse ilCampanella avanti che Dio rinovasse in casa Borbona lagloria di Francia, non pensando a quel che fece poi Dio.

Al primo, concedo al Campanella che a Jafet appar-tengono l’imperii; ma consideri, che questo al primoge-nito che fu Gomer, onde vengono i Francesi, più si con-viene ex iure naturali (prior tempore, potior est in iure)che non a Spagnoli, che derivano da Tubal quintogeni-to di Jafet. E però intanto ponno aspirare i Spagnoli alprimato, in quanto i Francesi per l’eresia cadessero dallaprimogenitura, come Giuda, cadendo Ruben: però il va-cillamento di Francia fu l’esaltazione di Spagna. E quan-do li Francesi risurgeno, li Spagnoli cadeno o sottostan-no. Però S. Paolo dice, Rom. 11, che li Giudei primo-geniti cadendo, fur li Gentili esaltati e insertati nel semedella promissione, come l’ogliastro nell’oliva; ma volen-do quelli risorgere, son di nuovo conglutinati all’oliva, eciò con maggior gloria loro e piacer di Dio: Nam si de-lictum eorum est divitiae gentiun et gloria mundi, quanto

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magis plenitudo eorum?, etc. E quae assumptio nisi vitaex mortuis? Per tanto dico, che sendo diminuta la pos-sanza di Francesi primogeniti in casa di Valois, laondecrebbe la Spagna, così rilevandosi in casa Borbona, sa-rà maggior che la gloria dello Spagnolismo quintogenito:Sine poenitentia enim sunt dona Dei.

Al secondo, dico ch’il titolo di Catolico non è maggiorch’il titolo del Cristianissimo, né in ordine allo spiritua-le né al temporale imperio: perché Cristo vuol dire Ver-bo, Ragion e Sapienza e Virtù di Dio, dalla quale per na-tura semo detti razionali, e per grazia poi cristiani. Dun-que il Cristianismo conclude e della natura e della grazial’imperio. E quel titolo d’universale riguarda la fede uni-versale, la qual il Re Cattolico spande per attorno la ter-ra a tutto il mondo, e questo ministerio non vince l’auto-rità, perché gli Apostoli caminaro il mondo spargendo lafede, né però son maggiori che Cristo, che la sparse so-lo in Giudea personalmente. Vero è che fu alli Spagno-li dato questo officio, ma perché l’han abusato desertan-do il mondo e annihilando il genere umano, come si leg-ge nell’istorie loro, e abbandonaro quella novella Cristia-nità per cacciar gli occhi a Cristiani del mondo vecchio,tal che per un passo di terra in Italia hanno sparso piùdi sangue che li fiumi di quella porton acqua, e più oroche le Alpi pietre, però Dio li mandò per succession l’In-glesi e Olandesi eretici in pena di tanto male, e questi sa-ran catolici poi, come diremo con S. Brigida e con altrispirituali.

Al terzo, dico che Ciro non solo è figura di Spagnolidependenti da Tubal, figlio quinto di Jafet, ma anchedi Francesi derivati da Gomer, figlio primo. È veroanche che Carlo Magno soggiogò i Longobardi, Goti,Saraceni, Sassoni, Scandiani e altri principi difendendola fede, e ch’i Spagnoli anche adimpiscono la profezia piùestensivamente, né per questo non caderanno come Cirosotto Tomiri per l’ingordigia e crudeltà, e può avvenir

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loro con quello improperio: sanguinem sitisti, sanguinembibe, come fu detto a Ciro, e aurum sitisti aurum bibe,come fu detto a Marco Crasso romano in Asia, e a tempinostri in America a un capitano spagnolo.

Al quarto, dico questo esser di Dio promessa fatta alregno di Cristo, di cui li Spagnuoli son parte, ma perchédeclinano adesso al regno dell’Anticristo, caderan conesso, secondo il vaticinio di Ezechiel 38: Pone faciemteam contra Og, contra terram Magog et contra principemcapitis Mosoch et Tubal, etc., e solo una volta dice aGomer che aiutarà Og come i Libii, Persi et Etiopii, ein ciò sarà punito, come s’è visto.

Al quinto, è vero che li Spagnoli si confanno con pa-zienza a tutti climi, ma non alle nazioni. Anzi le spopula-no e struggeno in modo che dove essi son intrati, han de-sertato la terra, come fecero nella Cuba, nella Spagnola,in Perù, in Messico, nel Brasil, nell’isole d’Africa e d’A-sia, e son abominati da ogni nazione per la crudeltà e perla superbia immensa, e perché non sanno accomunarsicon altri, senza affliger quelli, non son boni se non co-me carnifici e organi dell’ira di Dio, caduta sopra questenazioni per l’idolatria, antropofagia e sodomia.

Al sesto, è vero, che stanno in sito opportuno all’uniondelle nazioni per la navigazione, ma gli Olandesi e Inglesifan la medesma navigazione, e parte i Francesi, e giàhan tolto a loro gran parte di paesi occupati, e il trafficoquasi d’oriente, mentre essi Spagnoli attendeno a disfarli Cristiani del nostro emisferio, e li Gentili dell’altro. Etanto malamente gli han trattato che per scusarsi venneroa disputare se quelli miserabili eran uomini capaci dibattesmo o no. Vorreben far lo stesso in Italia, e inparte l’han fatto. Tal che si vede che Dio si serve diloro, buscanti tesoro e regno, e non la gloria di Dio, senon per mezzo. Come di quelli che dice S. Paolo: Siveper veritatem sive per occasionem, dummodo annuntieturChristus, gaudeo et gaudebo. Ma se i Francesi piglian

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Spagna e la spopulano mandando gli abitatori suoi nelcentro di Francia, e di Francesi faran colonie in Ispagna,quivi sarà il commodo principio di navigazione per tutto,come diremo appresso.

Al settimo, è vero che la Spagna è l’ultima delle terre,ma la monarchia di Cristo è l’ultima del secolo e a tuttiCristiani conviene. E se li Spagnoli prevarican dal lorofficio, Dio metterà in Ispagna altri abitatori, come lorminaccia, di veri catolici, non finti, per finir l’impresa:Vineam suam locabit aliis agricolis.

All’ottavo, è vero che li Spagnoli in breve fecero tantoe non con la virtù propria, né con l’ingegno proprio, nutuDei. E questo significa, ch’in breve hanno a mancare,come gli animali e piante che presto fanno il frutto,presto moreno: quelli che tardi, tardo. Item, il fato loro ètanto per virtù della religione, la quale mancando in loro,essi mancaranno.

Al nono, concedo che li archibugi donaro il regnoa Spagnoli e che meglior armi non si ponno escogitareper essi, che son timidi e piccioli, e a combatter dilontano convenienti. Ma si può vedere che anche gliOlandesi aggiunsero li petardi, li granati e altri fuochiartificiali, e resisteno a tutti paesi, e se catolici si facesseroavanzarebbeno li Spagnoli. Li quali nulla arte, nulloinstromento e nulla signoria han fatto se non con l’arte eforze d’altri, ut infra.

Al decimo, dico che non corresponde l’astrologiaomai al disegno loro, e però di ciò diremo nel seguen-te capitolo.

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V

Che l’astrologia non favorisce alla Monarchia di Spagna.

La Monarchia di Spagna comincia in Carlo V, se benha origine dal matrimonio di Giovanna di Castiglia, fi-glia del re Ferdinando Catolico col figlio di Massimiliand’Austria imperatore. Or questo fu nel 1520 in circa,quando le congiunzioni magne si faceano nel quarto tri-gono ch’è di Cancro, Scorpione, Pesci, e poi l’anno 1603le congiunzioni magne tornaro nel trigono primo, nemi-co al quarto, dunque sì come subito crebbe nel trigonoaqueo, presto dee cadere nel trigono igneo nemico d’a-spetto e di qualità. Ma di Carlo Magno la Monarchianacque sotto il trigono igneo. Dunque seguendo la for-tuna e maniera di Carlo, facilmente si può stimare che laFrancia sia per ristorarsi e impedir la fortuna di Spagna,come s’è visto che quella di Francia fu diminuta nel quar-to trigono e cresciuta la spagnola. Si vede questo pur dal-l’evento, che la casa Valesia, pendente da Ugo Ciapettain un ramo, è mancata nel quarto trigono e resuscita nelprimo sotto Enrico IV in altro ramo di Borboni, quandocominciavano le disposizioni del primo trigono: e quan-tunque abbino cominciato in Sagittario le congiunzionimagne nel 1603, ch’è segno a cui Spagna soggiace, on-de si può stimare che sia rinforzata dal cielo, nondimenoquesto è solo prova che non si disfarà in tutto, ma caminaverso il suo decremento, e ciò si vede nella setta di Ma-homet, che cominciò pur sotto il quarto trigono in Scor-pione nel 621 anno di Cristo, e poi nel 800 fu statuta (?)da Carlo Magno e da Francesi, tornando le congiunzio-ni magne al primo trigono, che se non fossero stati fortigli eroi di Francia, tutta Europa sana maomettana. E nelnostro tempo ancora il Maometesmo va mancando per lacontrarietà che li succede un’altra volta nel trigono pri-

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mo. Onde il Persiano ha tolto al Gran Turco più di ottoprovincie. E li jannizzeri presero podestà di porre e de-porre l’imperatore: strangolaro Osman, posero Mustafà,e poi lo privaro. E fan ciò che a lor piace, come soldatipretoriani olim dell’Imperio romano, quando cominciòa declinare. Talché si può stimare che anche lo spagno-lo Imperio sia mancante consimilmente. Di più, dopo lanova stella significatrice del mutamento del mondo, fattal’anno 1572 nel seggio di Cassiopeia, e le due gran come-te nate nel 1618, che metteno in atto quel che la stella diCassiopea, e l’altra nova nel Cigno nel 1603 ‘significaro-no’, quando pur cominciaro le congiunzioni magne nelprimo trigono a tornare, le cose di Spagna andaro sem-pre in peggio, come si dirà poi: dunque le stelle a lor soncontrarie. Tanto più che la Monarchia austriaca è codadella romana, la qual ha da finirsi crescendo l’imperio diCristo, come cavano tutti Padri dottori da quel che dissel’Apostolo: Nisi venerit discessio primum.

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VI

Cifra scritturale del fato della Monarchia spagnola.

Diceva il padre Campanella negli Articuli profetali che laprofezia nascosta abbraccia li regni passati e futuri, parti-cipanti per legge o per colonia o per successione di quel-li, i quali succedeno come i pomi di questo anno a queidel passato. Onde quel che si dice di Babilonia, s’inten-de pur di Persia e Grecia, e poi di Roma, che la sua Mo-narchia ereditaro o imitaro: e quel che di Tiro, di Car-taginesi e di Spagnoli, che furo colonia loro, e quel chedi Og e d’Aquilone va anche a Spagna abitata da Goti eVandali, etc. Et è mischiato, come il fato di Germania edi Francia mischiati insieme al tempo di Faramondo nel-l’anno 420, quando si faceano le monarchie nel terzo tri-gono, il qual sendo amico del primo, quando le congiun-zioni magne vennero in quello, Carlo Magno inalzò la lo-ro signoria da regia ad imperiale. Or, se tu miri al fa-to di Spagnoli, in quanto Tirii s’è compito: Filii Tyri inmuneribus vultum deprecabuntur. Perché le lor ricchezzequasi tutte vanno a Roma, venute dal Mondo novo, co-me quelle di Tiro venian da Spagna, quando arsero li Pi-rinei e scaturiano rivoli d’oro, al qual concorsero questenazioni. E in ebreo Tyrii vuol dir tribulantes, perché liSpagnoli han tribulato il Mondo novo e il vecchio. Maperò poi dice al principe di Tiro che per la superbia ca-derà, e perderà le flotte e primato che affetta supra tuttiCristiani, e Isaia 23, ed Ezechiel 26, 27, 28. Se miri al fa-to di Spagna in quanto Austriaci, sarà peggio, come or sidirà, sendo coda della romana.

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VII

Quanta è la Monarchia di Spagna, e dove, e come fu prefigurata.E che seguita il fato di casa d’Austria, c’have a perdersi in pezziminutissimi rotta.

La Monarchia di Spagna contiene tutta la Spagna e lesue isole, e di più il regno di Napoli e di Sicilia, elo stato di Milano e molte fortezze quasi seminate traprincipati italiani, e li porti principali Ercule, Talamone,Longone in Toscana, Monaco in Liguria, e in Franciatiene il contado di Fiandria, il contado di Borgogna,e di più tutta l’America boreale e australe nella partemaritima, con infinite isole e tutto il giro dell’Africa consuo mare, eccetto la parte boreale, dove i Mahomettanihan Marocco, Tremisen, Tunisi, Tripoli ed Egitto. E poiquasi tutti i lidi d’Asia meridionale, eccetto pochi, finall’isole Filippine che han confinio con l’altro emisferioda lor posseduto.

Or quanto tiene, non con proprie forze di Spagna, nésotto i proprii auspicii have acquistato e mantiene, masotto gli auspicii di casa d’Austria, e con forze non sue,come si dirà nel 2 articolo di questo capitolo. Il novoMondo fu trovato a loro da Cristoforo Colombo. Il re-gno solo di Portogallo, parte di Spagna posseduta olimda Galli, d’onde ha il nome Portugalli, con guerra con-quistaro, predando all’uso di Tiri e di Sidoni, e di que-sti nelli profeti si promette ruina presta, massime in Isa-ia 32: Ululate naves maris quia devastata est fortitudo ve-stra, etc. In oblivione eris, o Tyre, septuaginta annis. Co-me s’intenda vedi i Profetali. Dominus exercituum cogi-tavit ut detraheret superbiam omnis gloriae, etc. Erube-sce, Sidon, etc. E anche in Ezechiel 26, 27, 28. Ma poitutte queste forze unite intrano nel fato d’Austria inser-to in loro. Di cui dice Isaia in 30 cap: Onus iumentorum

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Austri: in terra tribulationis et angustiae, leaena et leo exeis, vipera et regulus volans portantes super humeros iu-mentorum divitias suas et super gibbum camelorum the-sauros suos ad populum qui prodesse non poterit. Æegyp-tus enim frustra et vane auxiliabitur: ideo clamavi superhac, superbia tantum est, etc. Erit in novissimo testimo-nium, etc. Tutto questo si dice d’Austriaci con più chia-rezza forse che non si dicono le profezie allegate per Cri-sto da gli Apostoli: Ecce Virgo, etc. Et Nazareus voca-bitur, etc., ma non con più verità, e perché dice sarà innovissimo, e s’aggiunge populus ad iracundiam provocansest: filii mendaces, etc., filii nolentes audire legem Dei.Qui dicunt videntibus: nolite videre, et audientibus: noli-te audire, nolite aspicere vobis quae recta sunt. Loquimininobis placentia, etc. Tutti questi sono costumi di spagno-lizati Austriaci. E seguita che per questi precanti, Erit vo-bis iniquitas quasi interruptio cadens et requisita in muroexcelso: quoniam subito dum non speratur veniet contritioeius. Et comminuetur sicut conteritur lagena figuli contri-tione pervalida. Et non invenietur de fragmentis eius te-sta, in qua portetur igniculus aut hauriatur aquae parumde fovea. Egitto, a cui porta ogni sua ricchezza e feudo lafamiglia d’Austria, è la Spagna, ch’ebbe i primi regnatorida Egitto, come si prova nelli Articuli profetali.

Art. 1

Argomenti fisici primi della imminente ruina della Monarchiaspagnola.

Or che debba così seguire in casa d’Austria, si prova pertre cause fisiche. Una, perché la lor monarchia non soloè nata e cresciuta con forze d’altri, ma è anche sostenutaoggi, e finito questo sostegno, si perderà. Secondo,perché è unita con vincolo alieno, e questo a lor tolto,

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si dissolverà in pezzi. Di maniera, che non ci sarà unpezzetto tanto che possi portar fuoco e acqua in essi,come sopra s’è detto nel testimonio del Profeta. Terzo,perché non si conserva col proprio valore, ma strano edeficiente.

E non ci è nazion al mondo men atta a conquistare, néa mantener l’imperio che la spagnola, seben è più atta amantener, ma né l’un né l’altro con valor proprio. E que-sto si prova, primo, perché, in tutti gli anni del mondo,cominciando da Noè sinora, sempre furo schiavi primod’Egizii seu Libii, quando Ercule Orolibico passò d’A-frica in Spagna e li soggiogò, estinse tre fratelli regnan-ti detti Gerioni, e si fè da loro adorar per dio, come ap-par nell’isola di Gadi, dove fu eretto il suo tempio, e dal-le colonne che ivi pose col titolo: Non plus ultra. Do-po questo tempo vi regnaro i Tirii, populi insolani di Fe-nicia, trafficanti nel mare fin all’occidente, tirati dall’o-ro che scaturia da monti Pirenei, quando fur brugiati efermentati alla natura metallica e a generar acque caldedalla parte di Francia e di Spagna più. Onde il Tago an-cora nato in Aragona, attraversando la Spagna fin a Li-sbona, porta arene d’oro. Dopo fundata Cartagine nel-la levatura d’Africa verso Europa da medesmi Tirii, fu laSpagna longo tempo soggetta a Cartaginesi: se qualchebaron v’era naturale, non ha potuto mai aver la signoriadella terza parte di Spagna, non che di tutta. Alli Cartagi-nesi successero i Romani, che la dominaro fin alla decli-nazione dell’Imperio, e vi fondaro tante colonie: Valen-zia, Cesarogossa, Pampelona, Legione e tutti castelli, on-de ha il nome Castiglia, nella Terraconese, e per popular-la a tempo di Vespasiano li mandaro quasi 40 mila fami-glie d’Ebrei. Lascio dire che Celti n’ebbero sempre par-te, che son Galli, onde si disse quella parte, che contieneCatalogna, Aragona, Valenzia, Murtia, etc., Celtiberia.

E questo fin all’anni di Cristo 420, quando li Goti eVandali, scacciati dalla Gallia da Franconi sotto Fera-

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mondo, che donò principio al regno di Franchi, intraroin Ispagna e fondaro una signoria di più principati, cheduraro più di 400 anni altri in circa, quando poi intra-ro li Arabi Mahometani, che la dominaro più di 700 an-ni tutta divisa in 12 regi. E per opera di Carlo Magnoe successori fur alquanto rintuzzati in Ispagna, e caccia-ti da Linguadoca e d’Italia e Sicilia e Malta, dove regna-ro molto tempo. E fu fondato da Carlo in persona d’unsignor francese il contato di Catalogna, e molti visconta-ti. E perché sempre i Cristiani li andaro aiutando, e par-ticolarmente i Francesi, che di più vi fondaro il regno diPortogallia nel 1.100 così detto da loro, quando Enricodi Lorena, venturiero campione, portando aiuto al re deCastiglia, meritò per moglie la figlia del Re, e per dote laContea di Lusitania detta Portogallo, e poi il suo nepoteper una gran vittoria contra Mahometani, ebbe titolo diRe dal papa Alessandro III, e a poco a poco crescendo liPortoghesi navigaro attorno l’Africa in oriente e occupa-ro molti regni per tutti confini d’Africa, d’Asia e nell’iso-le, con le mirabili arme di fuoco d’Europa, a quali si ren-de ogni nazione, che non sa l’uso di quelle. E li regni di-stinti in Aragona, Castiglia, Galitia, Navarra, Lione, To-leto, Barcelona, s’andaro uniendo per matrimoni e pereredità, fin che tutta la Spagna s’è unita, e li regni di Sici-lia e di Napoli e Sardegna, dati ad Aragonesi, intraro inquesta Monarchia, quando s’unio Castiglia con Aragonaper il matrimonio della regina Isabella di Castiglia col reFerdinando d’Aragona, da’ quali nacquero due figlie. Laprimogenita delle quali, maritata a Filippo, figlio di Mas-similiano d’Austria imperatore nel 1500 partorio CarloV, e sotto i suoi auspicii trovato il Mondo novo da Cri-stoforo Colombo, s’unio con li predetti regni, e con l’Im-perio Romano germanico per elezione, e poi la corona diPortogallo per successione. Talché si vede, che li Spa-gnoli furo sempre schiavi d’altre nazioni, e che quanti re-gnaro in loro con dominio grande fur forestieri sempre,

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i Libici, Tirii, Cartaginesi, Romani, Goti, Vandali, Arabiper forza; e mai combatteron per la libertà, se non pochi,e le nazioni non ebbero contrasto da Spagnoli intrandoin Ispagna, ma d’altri regnanti, come i Romani da Carta-ginesi, ma per intrar in Francia ebber contrasto da Fran-cesi, quantunque tanto divisi per diece anni, e successe-ro finalmente l’Alemani al regno senza forza, ma si fon-dò questa Monarchia per matrimonio a tempo del secolfeminile, sotto il tngono quarto feminino Cancro, Scor-pione, Pesci (quando per tutto il mondo regnaro femi-ne, come scrisse il Campanella nella Città del Sole), se-gni acquei atti alla crescenza presta, e per navigazione ein mare. Or succedendo dunque i segni ignei di Sagit-tario, Leone, Ariete, si rende atta più presto a mancare,secondo s’è visto dall’anno 1603, quando si fè la primacongiunzione magna nel primo trigono igneo.

Art. 2

Argomento secondo della caduta presta di Spagna, e che non puòsustentarsi come non s’ha potuto alzar da sé.

Secondo, perché hanno acquistato li Spagnoli non pervirtù loro, né con forza né con senno loro, ma d’altri eper fortuna. Già che la Spagna s’è unita, perché l’un Resuccedette all’altro di molti che n’erano. S’unio Arago-na a Catalogna per matrimonio della figlia del re Ramirezcol conte di Barzelona, e poi Aragona con Castiglia permatrimonio d’Isabella e Ferdinando, e Galizia con Lionper successione, che poi si transferì in Castiglia. Porto-gallo con Castiglia per matrimonio e successione storta,perché in Ispagna ereditano li bastardi come Ferdinan-do ad Alfonso in Napoli, e a Pietro Enrico in Castiglia.Dunque devea succeder Antonio a Sebastiano ultimo rein Portogallo, o almen la figlia che fu maritata al duca di

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Parma. Ma Filippo II, marito dell’altra, usurpò l’eredi-tà con forza. La Sardegna ebbero spontaneamente sen-za armi l’Aragonesi; il regno di Sicilia chiamati da essiSiculi nella congiura di Giovanni di Procida possedette-ro. Il regno di Napoli per adozion della regina Giovan-na francesa, intrò Alfonso re. Lo stato di Milano sendoil re di Spagna Carlo V fatto imperatore, e non fido tu-tor di Sforzeschi duchi di Milano, fu aggregato alla coro-na di Castiglia con inganno senza guerra. L’Alemano im-perio tengono per elezion usurpata. Il Mondo novo lorfu trovato da Cristoforo Colombo italiano. Borgogna eFiandra tengon per matrimonio. Piombino, Orbitello eli porti di Toscana, Pontremoli, Finale, Monaco, la Mi-randola e altri per usurpazion di chi si raccommandò aloro, o per infeudatio ingiusta del imperio fatto lor pecu-lio. Dunque non hanno un passo di terra preso con lorarte e forza, ma per certo fato incognito. Onde il Petrar-ca dice esser vergogna all’Italiani sottostare nazione ibe-ra chiamata da lui schiava: Nostrique pudendas reliquiasgladii, etc. E il Campanella, scrivendo della Monarchiadi Spagna, dimostra, che sendo tre le cause manifeste degli imperii, cioè Dio in Giudea, la prudenza nei Romanie <l’occasione>, l’occasion nel Vespro siciliano mostra-ta in Pietro d’Aragona prova che la Spagnola tutta è fon-data nel fato seu occasione, se ben in tutti Dio è il primoautore.

Art. 3

Argomento terzo, che non si sostenta, né può sostentarsi colproprio senno e valore, ma con strano.

Terzo, si prova: perché li Spagnoli non sostentano conle proprie forze questa gran Monarchia, né col proprioconsiglio, ma con l’estrano consiglio e valore. Anzi

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essi fanno il peggio che ponno, per cader presto, e purstanno in piedi non propria virtute, ma coeterorum partimimbecillitate, partim virtute. Il che mancando, subitocadeno. Che non sian sostentati con le proprie forze sivede, ch’in tutte le battaglie hanno nel loro esercito piùd’altre nazioni che della propria, cioè hanno Alemani,Burgundi, Italiani, Siciliani, Milanesi, in manera che,se l’esercito costasse di 30.000, sempre li 25.000 sonostrani e li cinque mila solamente Spagnoli. Li qualinell’imprese pericolose sempre mandano avanti li poveriItaliani, Valloni e Borgondi, ed essi fuggono, se questison uccisi, o sottentrano, se son vittoriosi, e tutta lavittoria attribuiscono a Spagna, e la perdita a gli altri.E nel premio son primi, nella fatica li ultimi. E diconmanifestamente che bisogna conservar solo i Spagnolicome dominatori, etc.

Che la prudenza e l’arte non sia in loro si vede, chel’ingegneri, i bombarderi per lo più son Italiani e Fia-menghi. E li capitani d’ogni nazione son megliori chedi Spagna, e l’imprese grandi sempre da capitani italianifur guidate e si guidano al presente. Il duca di Parma, ilmarchese Spinola, il marchese de Marigliano, il marche-se del Vasto, Andrea Doria, Cristoforo Colombo, Galas-so, Piccolomini, il conte di Collalto, il marchese di Mon-tenegro, il fratel del granduca de Toscana e quel di Mo-dena, Prospero Colonna, Marc’Antonio Colonna, Pom-peo Colonna, tutti fur italiani; Carlo Borbonio e il contede Tilly e Carlo di la Noja, francesi e belgi; pochi e infeli-ci furo spagnoli e germani, qual Valdestain, Gonsalvo diCorduba, Marradas, el Feria, gente di poco prezzo. Ag-giungi a questi il Santacroce, el Fonte. Il duca d’Alba piùha perduto che acquistato. Gonsalvo, detto vanamenteil Gran Capitano, con astucia conquistò il regno di Na-poli, usando le forze di Francesi e Italiani, e poi ingannòquelli. E nel conflitto contra loro duellare di 13 a 13 op-pose 13 Italiani, non Spagnoli. Item tradio il re di Napo-

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li, fingendo d’aiutarlo, e poi li Francesi, coi quali si par-tia il regno. E di più giurò al figlio del re Federico, sopral’Eucaristia, che non l’averia posto in carcere, se discen-desse dal castel di Taranto, e poi disceso lo carcerò. Etutto con inganno e forza d’altro fece. E il re suo, dubi-tando della sua fede, andò in Napoli e lo condusse secoin Ispagna.

Dalle predette cose si vede, che né forza, né valore, nésenno ci è nei Spagnoli, se non astuzia servile, e certosendo stati sempre servi, né avendo mai Re spagnolo,non si può dir ch’abbino arte di regnare e di governare,ma di perder e disfar il genere humano, come ogni servoesaltato suol fare: però dice Salomone, che la ruina delmondo son più cose, ma praecipue servus cum regnaverit.Così nelle religioni di frati crudelissima è l’osservanzadi Conventuali ritirati. Dunque s’è provato, che con leforze e col senno strano si sostengono, e tolto quello chenon è loro, cadeno non sostentati da loro.

Art. 4

Argomento quarto, perché la religion in loro è finta, non vera: echi nel finto si fonda, cade l’edificio.

Quarto, di più si prova, perché essi, come è l’uso di tuttenazioni timide, si mantengon con l’ipocrisia, fingendosireligiosissimi e dependenti da Dio e zelanti della fede. Orquando si conoscerà che essi son destruttori della fedecatolica e che lasciano quel ch’a loro è proprio e dato daDio, e voglion contra il voler di Dio quel che non fu lorodato, necessariamente caderanno.

Che li Spagnoli si serveno di Dio e della fede catolicaromana, ma non serveno a Dio, né alla fede: si vedeche Carlo V spagnolizato, potendo nella dieta d’Agostaestinguer Lutero che separò dalla Chiesa quasi 40 regni,

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o con farlo morire secondo fece Sigismondo imperatoree come il cardinal Caietano e molti savii li consultavano,o con mandarlo in esilio, o porlo in carcere, come faceangli antichi imperatori degli eresiarchi, egli non solo lidonò libertà, ma anche licenza di predicare, e di più feceil decreto Interim ogni principe viva come a lui piace,o da catolico, o da eretico, cioè seguiti o Lutero o ilPapa. E questo lo fè per tener il Papa in freno e farlo chegiustificasse tutte le sue azioni, altrimente si l’averia datocon Lutero, si Pythia non carlizasset, e la pretendenza suadi suggettar tutto il Cristianesmo a sé non fosse dal papadisturbata.

Item, perché Lutero predicava che li clerici non do-vean tener dominio temporale, pretendea pigliar Roma etutto lo stato Ecclesiae, e lasciare al papa solo lo spiritua-le con dipendenza da lui, come il maometano papa, det-to Muftì, pende dal gran Turco; e perciò prese Roma esaccheggiò e tenne il Papa assediato sette mesi, e se nonera la paura di Francesi, che s’accingeano a liberarlo contutti gli altri principi d’Italia, avena consequito il suo di-segno e abbracciato l’eresia luterana, facendosi capo del-lo spirituale e temporale, come fè Enrico VIII in Inghil-terra, e li principi protestanti con sua licenza in Alema-gna. Con tutto ciò constrinse il Papa a darli la collaziondi vescovati e d’altri beneficii. E questo mal disegno an-tevedendo il cardinal Caraffa, che poi fu papa Paolo IV,orò in Senato romano contra Carlo, che pose, falcem inmessem alienam, e si fe’ giudice in rebus fidei, e empìola Cristianità d’eresie: perché tutti protestanti, per farsiforti contra Carlo, che volea soggettarli, pigliaro la set-ta di Lutero, affinché i popoli fossero ex corde contrarii aCarlo, che si mantenea papista per li detti disegni, e com-battessero per la nova fede loro. E questa licenziosità pa-rendo libertà a gli altri popoli, constrinsero i principi lo-ro a conceder libertà di conscienza, stimandola come li-bertà di signoria essi popoli: ma i principi di più cercaro

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di crescer le lor rendite, usurpando le ricchezze di mona-steri e conventi e ospitali: similmente gli Olandesi, sendotirannizati da Filippo Il figlio di Carlo, abbracciaro l’ere-sia per farsi forti contra Spagnoli, con la division de glianimi. Né ritornaranno mai alla fede catolica mentre du-ra il timor di casa d’Austria, dubitando ch’i frati e pretipredicaranno poi a loro, che per conscienza deveno tor-nar sotto il dominio del re di Spagna, conte di Fiandra,lor signor naturale. E questa esser la cognizione per chestanno nell’eresia gli oltramontani principi, è manifesto,perché se fosse per l’amor e fede che portano a Lutero,averiano rinunciato già i titoli d’elettori che han ottenutodal Papa, come l’istorie e i lor diplomi confessano, men-tre Lutero dice ch’il Papa è l’Anticristo. Onde si confes-sano elli esser Anticristiani, se non lasciano i titoli dati lo-ro dal papa. Anzi l’Imperio lascerebbeno di sostentare,sendo questo appo Lutero un capo della gran bestia ro-mana ucciso a morte e ristorato dall’Anticristo, cioè dalPapa, in Carlo Magno. Similmente il re d’Inghilterra hail titolo Fidei Defensor dal Papa, quando scrisse contraLutero, e pur non lasciano questi titoli. Dunque confes-sano, che non creden al Papa, né a Lutero, se non poli-ticamente: e che sia vero, han fatto una legge che, mu-tando religione il principe, mutassero anche i vassalli. Eciò si vede ogni dì in Allemagna, che mutano cento set-te, come se fosse la religione stivale o cappello, e non ve-ro culto di Dio per conquistar il sommo bene. E in veri-tà ha provato il Campanella nella Politica che ogni setta,quando viene a negar Dio, o la providenza, o l’immor-talità dell’anima, o il libero arbitrio, o le pene e premiidopo morte, necessariamente patisce mutazione e ritor-no alla prima fede per qualunque predicante, se l’inte-resse non li ritiene, perché queste opinioni fanno il prin-cipe tiranno e gli popoli sediziosi e rissosi. Talché son in-cresciuti in Alemagna per tanti mutamenti, e non torna-no alla fede, perché non ci è chi la predichi a proposito,

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e li popoli son ingannati per lo più, e li principi inganna-tori per li detti interessi: li quali tutti caderiano, cadendola casa d’Austria, con utile di tutta la Cristianità.

Di più, si vede che, quando si tratta di stato, li principiaustriaci e regi di Spagna metteno a fondo la religionee l’imperio. Onde Ferdinando, che succedette a CarloV, e poi Rodolfo, e poi Mattia, e poi Ferdinando II,permisero nei stati loro l’eresia. Il che non fece il ducade Baviera con minor potenza, onde non si può dire chefuro sforzati.

Item, tutti li feudi imperiali d’Italia applicano allacorona di Spagna.

E finalmente, avendo il re Cristianissimo a nostro tem-po in Francia levato i nidi e li refugii d’eretici, li Spagno-li occultamente aiutavano a detti eretici. E avendo l’im-perator Ferdinando II abbassato gli eretici e protestan-ti, e scacciato da Germania il re di Dania e chiamati i re-ligiosi a ripigliar i lor antichi monasterii e conventi, co-me li teneano avanti che predicasse Lutero, li Spagnoli,sendo venuta Mantua per eredità a duca di Nevers, perambizione sfacciatissima fecero che l’imperatore rivocas-se l’esercito vittorioso in Alemagna dal combatter con-tra eretici a combatter contra catolici in Italia. Dove ven-ne il conte di Collalto con 40.000 Todeschi, e consumò4 million d’uomini di peste, fame e guerra, e saccheggiòLombardia e prese Mantua. E se non era la paura del ReCristianissimo che soccorse, averiano fatto schiava tuttal’Italia. E facendo questo, l’Imperatore per l’ambizionespagnola espose l’Imperio dissarmandolo agli eretici, echiamaro il re di Suecia, il quale disfece parte d’Allema-gna, e averia spento lo Imperio e il papato, se non mo-ria. Dal che si vede che li Austriaci spagnolizati non ten-gon conto della religione, né dell’Imperio, avendo tradi-to l’un e l’altro per amor di Spagnoli. E di più obbedi-scono al Papa e alla fede, in quanto lor viene utile a lorstato. Resisteno a tutti decreti pontificii. Tengono il re-

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gno di Napoli e Sicilia e altri feudi della Chiesa per forza.E la Monarchia di Sicilia sopra il clero contra ius et fas.E brugiaro l’ Annale del santo e dotto Baronio cardinale,perché dicea le ragioni per le quali non ponno tenerlo.E non avendo nel Mondo novo l’inferno, né il purgato-rio, né il paradiso terrestre, né pur gente dipendente dal-la nostra, come elli suspicano, già danno nell’ateismo, evivono con somma ipocrisia. E quel che li piissimi Fran-cesi donaro al papa nel temporale in Italia, li Spagnolicercano levarlo con mille arti. E i lor cardinali non sonsenatori del collegio apostolico, ma spioni di Spagna esalariati per contradir al Papa in ogni cosa ch’a loro nonfosse utile. Lascio dire, che un lor ministro italiano con-fessò a un sacerdote d’aver intossicato tre Papi. E Cle-mente VIII non volle darli l’assoluzione, se non dicea ilmodo come fece al confessore per potersi guardare.

Item, nell’elezione del Papa si forzano sempre esclu-der i più santi, e in particolare questa ultima volta esclu-sero il cardinal Borromeo e il cardinal d’Aracoeli, per-sone santissime, e vorrebben solo intronizare gente chemetta la Chiesa in terra per la signoria di Spagna. Equando i Veneziani mostraro voler fare scisma nellaChiesa al tempo di Paolo V, essi stimulavano i Venezia-ni a questo. E a tempo di Clemente VIII davan animaa Cesare da Este che non cedesse Ferrara alla Chiesa, ea Urbano VIII persuader tentaro che lo stato d’Urbinofosse dato al nepote, perché le forze della religione noncrescessero per ostacolo alli disegni ingordi loro.

Dunque s’è visto chiaramente che li Spagnoli non hanreligione veramente, né serveno Dio, ma si serveno diDio per soggettar i popoli. Dunque sendo ciò noto e pu-blicato, perderanno quanto acquistaro con questo prete-sto. Quando il Papa fa a lor modo, dicono: Papa omniapotest; quando non, nihil potest. Mantengono anche l’e-resia in Alemagna, perché nissun elettor aspirasse all’Im-perio come pria, se non casa de Austria. La qual con que-

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ste arti se l’ha fatto ereditario, e tiene il Papa imbrigliatoa far, secondo essi vonno, l’Imperio sempre in casa d’Au-stria catolica perseverare, e timido ch’essi non si faccianeretici, etc. Questa finzion di religione è sì chiara, ch’an-che gli Americani l’hanno scoverta, e però sprezzaro ilbattesmo come impostura per acquistar oro e signoria, esi fecero ammazzar tutti, o da se stessi si donaro la morte,come scrive il Benzone e il Chiappa oculati testimoni.

Art. 5

Argomento quinto della presta mancanza della Monarchia è c’hamembri senza corpo unitivo, e tre teste com’un mostro, che pernatura è di poco durata .

Lo secondo (sic) argomento, che l’Imperio austriaco spa-gnolo ha da mancare presto, è la dissunion di quello inmolte membra con molta lontananza, né si possono aiu-tar l’un l’altro, se non per mezzo della navigazione infe-delissima, o per mezzo d’altri principati intermedii con-federati, come Genua che tiene uniti Napoli, Milano eSpagna, e la Valtellina tiene uniti lo stato di Fiandra el’Imperio con lo stato di Milano e l’Italia. Or questi vin-coli disfatti, caderà tutto il corpo di questa Monarchia.La quale, per meglio considerarla, è come un gran mo-stro giganteo serpentino, c’ha tre capi, cioè dell’essenza,dell’esistenza e del valore. Il capo dell’essenza è in Ger-mania, dove la casa d’Austria, sotto titolo d’Imperio ro-mano, è aggrandita; il capo dell’esistenza, fuor della suaprimeva causa, è la Spagna, dove casa d’Austria insertataper matrimonio tirò a sé in uno la Fiandra, la Borgogna ed’Italia una parte; il capo del valore è il regno di Napoli,dal quale ha li soldati buoni e capitani, piloti, il ferro, illegname, la pece, i cavalli, i denari, bombarde, archibugie tutti necessarii strumenti della monarchia; oltre le trat-

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te di vini, frumenti, oglio, cannavi, lini, sale, seta, fruttidella terra d’ogni sorte per sostegno, e uomini d’ingegnoper tutte l’arti di guerra e di pace. Di più, può aver un al-tro capo in America, perché si può dire capo della fama;perch’è famosa questa Monarchia, come posseditrice diduoi mondi, e a tutti regi dell’universo communica per livastissimi Oceani, che cingeno il Mondo nuovo e il Mon-do vecchio. E pare come corpo di serpente, che dalli trecapi d’Europa s’estende a torno tutta la terra per trentadue mila e quattro cento miglia, dove abbraccia infinitiregni nel continente, e nell’isole innumerabili. Or questogran corpo è unito coi suoi capi per mezzo della naviga-zione e delle flotte, che son città portatili, che portano lericchezze e i beni di duoi emisferii, e questa chiama IsaiaOnus iumentorum Austri. E chi vede l’insegne di Spagnanel teatro del mondo, conoscerà la lionessa, il leon, la vi-pera, il basilisco volante, etc., che son l’arme di suoi sta-ti, guida di questi iumenti marini, e li cameli marini sonli vascelli d’alto bordo. E poi le teste son unite con cor-pi non suoi: che è Genua e la Valtellina, chiavi di que-sto Imperio. Vero è che le città di Piccardia (non che laValtellina) situate in mare, e particolarmente Doncher-chen, colligano la Spagna con questo suo membro, ch’èla Fiandra, ma con difficultà.

Or io dico che, sendo questi ligami infedeli, e nonavendo questo serpente giganteo il busto onde penda-no le membra e in cui si uniscano, è facilissimo a rom-persi in tanti pezzi minuti, che non possano portar fuo-co né acqua. Anzi è rotto da sé in sé, se tu li togli il nonsuo. E certo Genua è la fortezza, l’unione e il busto e ilsangue di questo corpo, perché non solo ha trovato perSpagna il Mondo novo, ma unisce Milano, Napoli e Spa-gna, e quanto più denari busca nei regni di Spagna, tantopiù sangue suggerisce al gigante. Dunque se per forza litogli Genua, non si potranno aiutar l’un l’altro le predet-te membra, né ci averà sangue per nutrirsi, perché con

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li denari di Genua fa le guerre, a cui deve ormai quasi60 millioni. E quando li manca la navigazione dell’Indie,Genua l’impresta il denaro. La qual poi esige con dupli-cata usura nei regni di Napoli, di Sicilia e di Spagna. Enei bisogni toglie loro quanto hanno congregato in piùanni nelli banchi e gazofilazii. E per questo li Spagnolisempre cercano di sogettar Genua, da cui hanno il nervodella guerra, e li strumenti di navigare, e li piloti, comi-ti e innumerabili commodità. E poi li trattano malamen-te, non li pagando e facendoli odiosi a popoli, con farliesattori loro di tante angarie, e fan dire che son inventateda Genovesi, per che li popoli voltino l’odio da Spagnaa Genua, e non s’accordino con Genovesi a rebellare. Liquali han nel Regno di Napoli, di 2.700 popolazioni chevi sono, quasi le due mila. E il timor di perder la robbali fa paurosi. Ma quando fosse lor presa Genua con ar-mi, come volea far il duca di Savoia con l’Aldighera son8 anni, o vero alienata con arte, mostrando a loro quantoson avviliti, poi che si fecero publicani di Spagna. E co-me deverian esser paura a Spagnoli, e non aver paura daloro, perché in un anno ponno disfar questa Monarchianon solo col tener le fortezze che possedeno in Napoliper sé, e chiamar Francesi, ma solo col dissociare Mila-no da Napoli e da Spagna, non dando il transito dall’unoall’altro, mentre il Cristianissimo andasse ad assaltar Mi-lano, o altro, etc., né denari nel bisogno. Ma essi fin oranon han conosciuto, che Spagna ha più bisogno di Ge-nua che Genua di Spagna, sendo essi la sostanza di lorMonarchia, e Spagna sol di mercantare a lor commodi-tà. E certo Spagna non può stare senza Genua, ma puòGenua star senza Spagna. Così anche se mancasse loro ilpassaggio della Valtellina, e fosse presa Doncherchen, siperderebbe questo membro del gigante ch’è la Fiandra,e si sfacerebbe in pezzi la Monarchia.

Se li Spagnoli tenessero la Fiandra con Olanda, sarianpadroni già del mondo, perché con tre mila mari che tie-

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ne e con li tanti artificii maritimi, questa nazione averiapreso il mondo tutto: e or, come era strumento della Mo-narchia loro, è strumento di lor ruina, come appresso sidirà. Le navigazioni poi son infedeli, e se per tre annile flotte non venissero, e li Genovesi non imprestasserodenari, verrebbe rotta in pezzi affatto la spagnola signo-ria. Si vede dunque, se togli a questo giganteo serpen-te il corpo seu busto non suo, resterà subito in membrasparte, irremediabilmente rotto. Non può dunque esserdurabile, sendo unite le membra in corpo alieno.

Art. 6

Argomento sesto della mancanza della Monarchia di Spagna esseril non saper tesorizar per i bisogni, e viver sempre mendicando.

Il terzo (sic) argomento della subitanea caduta e facile diSpagna è il non saper tesorizare, e con aver 100 millionidi rendita da tante parti del Mondo novo e vecchio, tut-to va in debiti e spie e piazze morte e pensioni, e a vanespese. E li soldati e quei che faticano per Spagna non sonpagati. Il Re sta sempre in debito grosso con Genevesi,e se quelli non vonno darli più, lui è perduto. Ma l’ava-rizia di Genuesi cieca lo mantiene. Però quando Genuaaprisse gli occhi e cognoscesse che la conservazion dellapotenza e sostanza di questa Monarchia pende da loro, enon loro da Spagna, ricuperarebbe quanto tiene Spagnadi Genua, e lo tirarebbe a meglior patti. E quel ch’è peg-gio, li soldati e chi fatica per Spagna non è pagato. E lidenari son distributi a boffoni, a femine, a piazze morte,a religiosi e gente traditoresca, e il più è rubatao da quelliche tengon conto dell’azienda reale, che fan le significa-torie contra quelli, e non si pagan mai. E però li succes-sori fan lo stesso, tanto ch’in Napoli mostrò un raziona-le che di significatorie occultate in 20 anni il Re avea per-

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duto 14 millioni: pensa di quelli, che non fur significatinei lor latrocinii.

Item, se in dui anni mancassero le flotte dell’Indieper l’infida navigazione, Spagna è forzata far quel cheGenua vuole. Ma cede Genua, perché non sa quantoessa può e che se resiste a Spagna, questa è perdutaaffatto. Tutti gran principati, come fu Roma, Persia,Assiria, Venezia e altre più note, han tenuto sempreil tesoro per li gran bisogni e per quando non si puòraccogliere il denaro, come suol avvenir nelle pestilenzedel cielo, nell’inondazione di barbari, nel naufragio ditesori. Ma Spagna non ha tesoro alcuno per tali bisogni,e tanto oro nel Mondo novo più tosto ha ingrassato liregni a lei contrarii, che fatto a sé bene. Imperochénon pernotta in Ispagna il tesoro della flotta, ma passain Genua, in Francia e in altri luoghi, e in Spagna nonc’è altro che moneta di rame. E di più tutti pensano diviver col denaro del Re e non cultivano la terra e l’arti.Onde scrisse il Campanella nel libro della Monarchiadi Spagna, che l’oro del Mondo novo ha guastato ilmondo vecchio; ma più Spagna che lo manda a Francia,per aver del pane e panneria e cannavi e altre cose,e più per comprare gli animi de’ ministri di Francia.Onde in Francia tutta la moneta si vede stampata conl’arme di Spagna ed è infinita, e Napoli e Spagna ramee sporchezze usa nei contratti. Venezia ha tre milionid’intrata e ne spende solo duoi e un ne serba. Spagnan’ha vinti e ne spende 30. Vedi bella economia. Li tributipoi e le gabelle che devrebbeno esser meno nei regni diSpagna, per lo supplemento c’ha dalle flotte del Mondonovo, son maggior in tutti regni suoi, e insupportabili, eogni anno, anzi ogni mese crescono, e li popoli angariatise ne fuggono, perché paga ognun più di quel c’ha. Anzisol per la testa paga venti scudi chi non ha domicilio népodere. Pensa il resto.

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Art. 7

Argomento settimo, del mancamento del sangue spagnolo e divassalli, senza sapere spagnolizare i lor fedeli, ma struggerli.

Il 4 (sic) argomento certissimo della presta ruina di Spa-gna è il mancamento di Spagna che non può dar più sol-dati e capitani in loro, perché le donne spagnole sonosterili libidinose, e di loro nazione ogni anno usciscono4 o 7 o più mila, e alle volte 20 mila e più di persone lepiù forti: passano a Milano, a Fiandra, a Napoli, a Sicilia,al Mondo novo, e alle fortezze che tiene nei lidi di Etru-ria e di Liguria e d’Africa, e non tornano mai. TalchéSpagna, che facea otto million d’uomini nel tempo pas-sato, in questo tempo non ne fa a pena quattro millioni,e tutti son preti, frati, monache, e il sangue loro è spen-to. E non han saputo mai soccorrere a questa lor man-canza con favorir i matrimoni, e con spagnolizare le na-zioni fedeli a loro, come faceano i Romani, che romani-zavano il mondo facendo i popoli devoti, socios nominisRomani o nominis Latini, talché quando cresceano d’im-perio, crescean anche de cittadini aggregati. Ma li Spa-gnoli crescono d’imperio e mancano di cittadini e di for-ze. Perché l’imperio a loro serve solo per scemare e dissi-pare il lor seme. Malum se ipsum perdit, dice Aristotele,e per questo son forzati anche spopular i paesi occupa-ti, che non bastano a mantenerli. Talché non ci son piùabitatori naturali nella Cuba, nella Spagnola, né in Ame-rica australe, e si dichiarano destruttori del genere uma-no, e si fanno odiosissimi. Lo stesso farebbeno nel mon-do nostro, se non fosse la paura dagli altri principi e dalPapa. Con tutto ciò l’han diminuto assai, perché Siciliae Napoli a pena fanno oggi tre millioni di persone quan-to ne facea sola Calabria anticamente, quando pur le dueSicilie passavan dodici di millioni: e son impoveriti perle gabelle, e tributi, ed esazion di Genovesi: perché il de-

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naro delle tratte di lor beni non entra più a regnicoli, maa Genovesi. E il medesmo fanno in altri paesi. Ed è tan-ta la superbia spagnola, che non degna dar li privilegii diSpagna ad altre nazioni fedelissime, ma tratta tutti comeschiavi, e son tanti li tributi che nissun quasi vorrebbe farfigli per non generar schiavi a Spagna.

Di più, l’arti e il colto della terra erano in Ispagna inmano di Giudei e di Morieschi, e scacciati quelli tantevolte al tempo di Ferdinando e poi di Filippo II e poidi Filippo III, son i paesi desolati e inculti. Camini tregiornate senza veder populazione, e osterie senza alcunregalo, talché la gente sempre scema. E questo è causaevidente del mancamento di questa Monarchia, la qualquanto più cresce d’imperio, più manca di gente. E ilCampanella, scrivendo la lor Monarchia, di quei duoipunti più lor ammaestrò dicendo, che per non sapertesorizare né spagnolizare son vicini a ruinare.

Art. 8

Argomento ottavo del mancamento della Monarchia spagnolaesser la mancanza di quelle virtù con le quali le altre Monarchiecrebbero, e abondanza di vizii con li quali mancaro.

Il quinto (sic) argomento certissimo della presta ruinadi questa Monarchia è perché in lei <non> si trovanoquelle virtù con le quali l’altre monarchie crebbero e sisostentano, ma quelli vizii, che nelle monarchie mancantisi soglion osservare. E primo è la superbia, che secondotutti filosofi abbassa i regni, come la magnanimità gliesalta. Per questa li Spagnoli non degnano d’aggregargli altri al suo lignaggio, benché già scemo.

Item, spopulano e impoveriscono i popoli come se nonfossero uomini. Onde bisogna disputar se gli Americanison uomini o no, e se capaci di battesmo, come scrive

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il vescovo Chiappa pur spagnolo, che narra la superbamanera con che trattano i popoli.

Item, trattan gli altri principi con titoli bassi, comese di tutti essi fossero il fiore. Quindi è ch’il ducaVincenzio di Mantua, per esser trattato di Vossignoria,fece la conspirazione con Enrico IV re di Francia contraloro, e il duca Rainuccio di Parma dal Conte di Salines inIspagna fu trattato, come privato, di Vossignoria. Perònon è maraviglia, se li successori serbano in corde questaingiuria.

Di più, li Viceré e officiali spagnoli parlano con tan-to orgoglio a vassalli, né si degnano mirarli, né di rispon-derli se non con una parola altiera. Laonde li gentil’uo-mini e li villani non desiderano cosa più che la depres-sion di tal superbia: vedi che fanno a casa Colonna per lititoli, dopo che tanto tempo furo serviti e aggranditi daColonnesi.

Dopo questo siegue l’ingratitudine, che non solo nonrendeno il beneficio, stimandosi degni d’esser solamenteserviti, ma di più odiano quelli che li han fatti gran bene-ficii, quasi dolendosi che fosser di tanto valore, che po-tesser a Spagnoli far bene. E però intossicano tutti granbenefactori, come fecero al marchese Spinola, al ducaAlessandro di Parma, a don Giovanni d’Austria, a Mar-c’Antonio Colonna, e poi uccisero Valdestain, e Cristo-foro Colombo, che donò a loro un mondo, lo onorarocon metterlo in carcere, e il Gran Capitano loro l’infa-maro di latrone. Hanno vituperato i nobili napolitaniCaraffi, Spinelli, Capui, che lor nelle guerre han servi-to, e il Campanella, che scrisse tanto mirabilmente del-la Monarchia di Spagna e il Panegirico ai principi d’Italiaper stabilimento di quella, tennero in carcere 26 anni, epoi uscì con miracolosi modi, e sempre da lor persegui-tato. Né si trova chi abbia fatto ben di momento a Spa-gnoli che non sia da lor maltrattato, al meno. E quandopur premiano alcuno, li donano per gran cosa un gran-

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dato, un tosone, una croce e simil albagie che si pintareb-ben meglio in un tamburo di morti che in petto d’uomo.E questo è il guadagno di chi spende per loro la robba ela vita, aver un pecorozzo in petto.

Siegue l’avarizia rapacissima, come sopra s’è detto,che non lascia né la robba né il sangue a popoli, che nonloro tolgano: che sempre aggiongono gabelle a gabelle,o con la soldatesca e alloggiamenti distruggono i vassalli.E perché non son sufficienti a pagar i pagamenti fiscali,li tolgono le case, li poderi, li campi, tanto che son riduttitutti populi a servir nel colto della terra sol per un pezzodi pane a quelli che s’offreno al Re esigger i pagamentifiscali. E donano i tributi quando il Re vuole, e perpremio riceveno in preda i suoi vassalli. La doana diFoggia in Puglia sia per supremo esempio, dove il Repiglia i campi di tutti vassalli, e li vende per pascoli apastori di Apruzzo. I quali pagano per le pecore reali chehanno o per le aeree (dicono), che essi non hanno, ma sifingon avere, perché al Re venga l’emolumento prefisso,tal che paga per 1.500 chi ha solo 100, e poi rivende limedesmi campi a padroni tanto a versura, e vuol <esser>pagato, perché l’ha fatto impinguare dello sterco dellepecore di quelli a quali l’ha venduti per pascoli.

Giustizia non ci è per chi non ha denari, e chi n’haimpune fa ogni sceleraggine. Item, ogni colpa è tirata adcrimen laesae maiestatis, e non si può parlar d’officiali nédi giustizia, né lamentarsi, perché s’intra in lesa maestà.E non ci è peggio a un regno, se non quando l’accusi dimaestà per farlo presto morire, come dice Seneca, e sottoli tiranni tutte l’accuse declinano in questa, come si vedein Cornelio Tacito. Di più il disprezzo è gran segno dipresta ruina. Il re di Spagna, con aver tanti regni, chegira per tutto il mondo, pur è atto a patir guerra dalsol duca di Savoia, come s’è visto gli anni passati. E gliOlandesi suoi vassalli, con poca gente e poco terreno,

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son sessant’anni che li fan guerra, e sempre con glorialoro e vituperio di Spagna.

Item, con tanti denari esser in bisogno sempre, è se-gno di inerzia. La timidità anche naturale a Spagnoli do-na indizio di caduta. La bugia con la quale copreno i di-fetti manifesti e le perdite loro (e quando perdeno, fan-no luminari come ch’avesser vinto, e come Isaia dice po-suerunt spem suam mendacium), è via al disprezzo e al-la ruina. Due sole virtù, dice il Campanella, mantengonola Spagna, oltre il pretesto di religione, cioè la obedien-za e pazienza. La timidità li aiuta, perché li fa stare uni-ti e obedienti. E per questo son atti a conservare e nonad acquistare. Quando dunque l’obedienza e la pazien-za in loro mancheria, si perderanno. Il che sarà per man-camento di prudenza, perché non sanno tesorizare, néspagnolizare, né governar le varie nazioni con leggi va-rie, ma tutte egualmente: però perdettero la Fiandra, vo-lendo governarla con leggi severe di Spagna, ed essi stes-si struggon le nazioni, che non ponno accomodar a lorocostume, come fecero del Mondo novo, per essi desola-to.

Art. 9

Argomento nono del suo mancamento cavarsi da ciò, che l’offesaaltrui e la difesa propria di loro sta nel mendacio manifesto.

Sesto (sic) argomento di lor ruina è che tutto il valore èfondato supra il mendacio, e non han virtù se non appa-renti, e dicono: Flagellum inundans, cum transierit, nonveniet super nos, quia mendacio protecti sumus, posuimusspem nostram mendacium. E però dice Dio: Spes vestranon stabit, etc. Quanto mostrano non è vero, né il valo-re, né il consiglio, né la religiosità, né la gentilezza, matutto è appoggiato in altri. E quando perdeno, fingono

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di vincere. E se ben per qualche volta vale questo simu-lare, al fin poi roina e fa contennendo il principe e lo re-gno. Le bugie che dicono contra Francesi, che son tut-ti eretici e imbriachi, e che quanti non sono della fazionloro son eretici, e altre simili cose, valeno appresso il po-polaccio e poco tempo, ma non con savii e con l’altre na-zioni, ma irrita le altre a levarsi quella ingiuria che essi atutti attribuiscono.

Art. 10

Argomento decimo, dal subitaneo crescimento il presto manca-mento.

Tutte le cose false, che hanno più apparenza che esisten-za, presto cresceno e presto mancano, secondo la filoso-fia e l’astrologia, però li torrenti crescenti con acqua stra-na delle piogge subito eresceno e subito mancano, mai gran fiumi c’hanno propria acqua originale, son per-petui. Le zucche, i melloni, l’avena, subito cresceno efanno il frutto nel primo anno, e poi nell’estate moreno;le querce, faggi, narangi, tardi fruttificano, e vivon assaitempo. La femina è più presto atta a crescer e a far fi-gli ch’il maschio. Onde Platone e Aristotele voglion chenell’accasamento la femina sia di anni 18, il maschio di36: e la legge romana, la femina di 12, il maschio di 14.Item, li passeri e li cani, che presto cresceno e fan figli,vivon poco respetto all’uomo e al cervo che tardano, e lifanciulli che presto fruttano e si mostrano d’ingegno se-nile, presto moreno. Il medesmo si vede in astrologia,che le cose c’han principio da pianeti veloci, come la Lu-na e Mercurio e Venere, presto cresceno e poco durano.Quelle che da Saturno e Giove, pianeti tardi e pondero-si, son di lunga durazione, come Tolomeo e S. Tomasoanche notò. Dunque sendo l’Imperio di Spagnoli subito

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cresciuto, talmente ch’in 100 anni ha occupato più paesiche non i Romani in 700, è certo che sia subito per cade-re e spezzarsi, e senza dubbio come un torrente cresciu-to con acque piovane e non sue. Così Spagna con forzestrane e quasi fatali, per matrimonii ed elezioni e adozio-ni e per eredità, ebbe subito augmento e da altre nazionisostegno, come di sopra.

Item, come le zucche e le biade mandan fuori tutta lorsostanza, lo succo e lo spirito senza far radici, lussurian-do e dilatandosi, si sfiatano e invecchiano, così Spagnatutto il suo potere e il sangue ha diffuso fuor di sé, et èrimasta senza abitatori e senza valore, sol col clero, frati,preti, monachi e puttane. E quei che nascono per lo piùson bastardi, li quali son onorati in Spagna, per il man-camento, come i legitimi. Dunque stimarsi deve che nonsian per durare: Spuria vitulamina non dabunt radices al-tas, dice l’Ecclesiastico. Item, l’archibugi, l’uso della ca-lamita e la stampa, che agevolaro il loro imperio, comescrive il padre Campanella, non son invenzion di Spagna,e pur Spagna se n’onora di quelli per tutto il mondo, co-me i fanciulli scolari di Giesuiti si mostran dotti con reci-tar quelli argomenti e i versi e orazioncelle che loro dan-no i maestri, e poi, fatti grandi, restano bestialotti e sen-za frutto. Così questa Monarchia è fanciullesca, onora-ta con l’invenzioni d’Italiani e d’Alemani, e con la virtùd’altri; però staccati da questi altri e dislatati (per dir co-sì) faranno prova di sé con gran mancamento. E perchéè nata questa monarchia nel trigono acqueo e feminino,imita questo nel presto crescere e nel mancare, massimesuccedendo l’igneo, come all’erba l’estate. E però que-sta nazion vive con bugie con l’altri, e con iattanza di sestessa.

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Art. 11

Argomento undecimo, della perdita che han fatto d’alcuni statiin Europa e nel Mondo novo, in Oriente e Occidente. E che pervoler acquestar quel che Dio non ha loro dato, perdeno quel piùche Dio lor ha dato.

Laonde per settimo (sic) argomento s’adduce il real tron-camento, non che il significativo di questa nazione, né so-lo in sé ma negli acquisti, poiché per la superbia di Spa-gnoli e per l’imprudenza c’han di governar tutte le na-zioni ad un modo e non secondo i costumi del suolo edel cielo proprio a ciascuna, come loro notò il Campa-nella parlando di Fiamenghi, è avvenuta la rebellion diOlandesi e altri convicini. Li Svizzeri si ribellaro da ca-sa d’Austria, perché, sendo montanari, li governava conleggi strette, come campestri. E certo questi Olandesinon solo staccandosi da Spagna scemano con ciò il do-minio spagnolo, ma di più col loro crescimento li fan per-der altri stati. E s’è visto che fur astretti li Spagnoli, comeun infermo che cede a i fastidii, patteggiar con li Olan-desi, che potessero navigar all’Indie orientali e occiden-tali, non confidando di poterli proibire, non che doma-re. E mentre sì poca gente ha potuto sessant’anni guer-reggiar con tanto monarca, sempre crescendo sopra luie non mancando, è segno della infirmità, ch’è disposi-zion alla morte di questo imperio. E si verifica ciò per-ché l’han fatto perder Ormuz nel Golfo di Persia, em-porio di tutti traffichi di Oriente, e sicurtà del dominiosopra le falde d’Asia.

Item, han tolto gli Olandesi a Spagna innumerabilipiazze nella costa d’Africa e d’Asia e nell’isole, e sem-pre più s’avanzano: e in America han fatto lo stesso. Efinalmente han tolto a loro Blaja, Fernabuc e tutto il Bra-sil, tanto necessario alla navigazione d’oriente, perché in-di si piglia il vento, e di ponente, perché per là si passa a

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Magaglianos verso il sur, e al Perù verso ponente. Hannooccupato altre piazze nell’isole. E di più han tolto lorola speranza dell’imperio universale sopra il Mondo novo.Il quale averian conquistato con le navi d’Olanda se nonribellavan da Spagna, perché son quasi tre mila vascelli:li quali ora tolgono a Spagnoli quel c’hanno acquistato,non sol quel che potevano acquistare. È vero quel chescrisse il Campanella nella Monarchia loro e nel Panegi-rico, che alli Spagnoli come pazienti e atti a soffrir l’ariadi tutti climi, e posti in sito atto a dui emisferii, fu datoda Dio, nel fin del secolo, I’Imperio universale sopra ilMondo novo, e nel giro dell’Oceano per congiunger tut-te le nazioni sotto una greggia e un pastore, e ch’ad al-tre nazioni ciò non può convenire, perché non hanno talpazienza, e non hanno il sito opportuno a navigar ver-so ponente e merigge e levante per li oceani. Onde pa-reno quasi mandati da Dio a questo fine, come li Roma-ni, dice S. Augustino, ebbero l’Imperio del mondo unitoper agevolar la predicazione degli Apostoli per tutto. Maperché li Romani non intendean questo, come fu detto aCiro: Vocavi te et non cognovisti me, ma la propria gran-dezza, perdettero a poco a poco l’acquistato ribellante.

Li Spagnoli intendeno questo, che son mandati a spar-ger I’Evangelio. Ma questo però è l’ultimo ch’essi inten-deno. Ma si serven del Vangelio per soggettar le nazio-ni con questo pretesto. Onde si vede che lascian la fedeper l’Imperio loro, come Carlo V in far predicar Luteroe in occupar Roma, e Ferdinando II che per dar Mantuaa Spagnoli, la fede e I’Imperio lasciò in preda di Svecii,ut supra. Dunque son più rei ch’i Romani, come inten-denti della voluntà del padrone e non facienti, dice l’E-vangelio; però si vede che per Vercelli, per Cales, per laValtellina, e per un passo di terra in Europa, a cui nonfur mandati, hanno lasciato il Mondo novo, a cui eranmandati. E tradiro questa novella Cristianità a gl’Inglesie Olandesi, e sparsero più sangue in Lombardia per levar

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a Cristiani quel poco che possedeno, che non ha il Po ac-qua, e più oro che pietre l’Appennino. E in ciò son osti-natissimi: dunque è certo che hanno a mancare, e Diodarà successori a loro. E perché lo sito di Spagna è uti-le a questo, darà la Spagna a chi si servirà di questo com-modo in meglio per il ben publico. E sperienza han datogli Olandesi, che altra nazione che Spagna potrà far quelche fa Spagna, e più per unir le nazioni quando sarà rottaaffatto la lagena austriaca in suoi pezzi. Però non è mara-viglia, ch’il duca di Savoia può far guerra a gli Austriaci,e Olanda sola alla potenza di tanti regni: perché, lascian-do di fare quel ch’è a lei fatale, opera contra il propriofato, e il peccato è grande, che combatta contra Cristia-ni colui che è mandato a tutto il mondo ad acquistar perCristo. E come gli Americani per il peccato della antro-pofagia, sodomia e idolatria andaro in preda a Spagno-li, così li Spagnoli saran preda d’altri, per la crudeltà, su-perbia e repugnanza al proprio fato e alla mission divi-na. Se li Spagnoli seguiano l’imprese del Mondo novo, lesaria stato poi soggetto per giunta anche il vecchio. Maessi vonno un palmo del vecchio pria che un regno delnovo: cadeno dall’un e d’altro. Dunque fa opera divinain sé, e di misericordia alli Spagnoli, chi togliesse a lorociò che possedeno in Italia e in Belgio, perché distriga-ti da questo impedimento attendessero solo alla proprialegazione sopra il Mondo novo.

La guerra, che han fatto li Francesi con li Spagnoli peril regno di Napoli, ha fatto in varii tempi che li Turchi pi-gliassero più di cento regni di Cristiani: vero è che gli Ve-neti combattendo contra Genovesi, e l’Inglesi con Fran-cesi, e li Papali con l’Imperiali, han fatto grandementecrescer l’imperio Turco. Saria dunque utilissimo levarquesto regno da Spagnoli e Francesi, e metterlo in mandel Papa. Che così cessaria tra lor la guerra, e si mette-rian all’impresa contra il Turco, e il Papa potria con leforze di questo regno constringerli ad andare, e aiutarli a

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combattere e vincere. E per un regno in Italia ne acqui-starebbeno cento in Grecia, Asia e Africa, con gloria lo-ro e della fede, e non metterian più in pericolo quel pocoche si resta della Cristianita d’Europa.

Art. 12

Argomento duodecimo del mancamento di Spagna si conosce perl’astrologia.

In cielo ancora appare questo mancamento di Spagna,perché, apparsa la stella nova nell’anno 1572 nel seggiodi Cassiopea, la ribellion d’Olanda contra Spagna andòmanti. E così la perdita d’Ormus e del Brasil sequitarodopo l’anno 1618, quando comparvero le due gran co-mete in cielo: una stendeasi dalli 20º di Vergine fin aScorpione, perseverando nel medesmo sito. L’altra dal-le Bilancie scorse verso il settentrione, passò per Artu-ro e nella coda dell’Orsa s’estinse. La prima avea for-ma di penna grande d’aquila, perché il regno di Spagnaè una delle dodici penne delle tre teste dell’aquila scrittain quarto libro Esdrae, e una delle otto subalari. Dunqueportò mala significazion sopra loro. E perché la stellanova portava il suo effetto nel 1632, allora venne dal set-tentrione il re de Suecia, e pose scompiglio e ruina nel-l’Imperio austriaco, e proprio da Finlandia, come qua-rant’anni avanti avea stimato Ticone grande astronomo,nella cui predizione posta nelli Progimnasmati troppo fi-dato il Re non si credea poter essere ucciso. Né per que-sto è finito il prognostico contra Austriaci, sed adhuc ma-nus eius extensa. Quando Arbace, prefetto della Media,insieme con Beloco, satrapo di Babilonia, si sollevaro con-tra Sardanapalo, ultimo re d’Assirii, per astrologia guidati,benché nella battaglia prima perdessero, s’animaro con lestelle, proseguiro l’impresa e vinsero.

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Di più, nell’anno 1603, quando pur apparve nova stel-la nel Cigno in antiscio di Sagittario, segno di Spagna, fuprincipio di novo secolo, perché le congiunzioni magnetornaro al trigono primo contrario al quarto (dove co-minciò la monarchia austriaca spagnola) di qualità e d’a-spetto. Onde si deve stimar che manchi. E se ben Sa-gittario è segno di Spagna, non però è contra Francia, laqual sta parte sotto Ariete, come la Bracata, parte sottoLeone, come la Togata, amicissima a Sagittario, il qual si-gnifica che più seguirà monarchia spagnola: ma con suomancamento e transmigrazione verso il Mondo novo, econ ruina: perché il Sole stava in Sagittario col core diScorpio in direzione di Saturno e dell’Aldebaran, e Mar-te stava in Leone, dove si trova nella natività di Ludovi-co XIII re di Francia, fortissimo in quadrato de Tauro,dove è il Marte di re di Spagna effeminato, lunare, vene-reo. Poi l’anno 1623 si fè in Leone la congiunzione ma-gna proprio nel giorno ch’intraro i cardinali in conclavea far papa Urbano VIII, e lo fecero a sesto d’agosto, sen-do il sole nell’oroscopo del Papa, dove è il cor del Leo-ne, ch’è pur segno d’Italia, e significa mutazion in meglionell’Italia sotto questo papato, e di Francesi pure, perchéSaturno e Giove avean latitudine boreale. Onde il Cam-panella, quando tutti gli astrologi stimavan ch’il Papa al-lor devea morire, perch’il suo Sole andò al quadrato diSaturno per direzione tra le stelle d’Orione, e per questovennero li cardinali Spagnoli in Roma e per un’altra su-perstizione del cardinale Borgia, disse che non morireb-be, se prima non si muta l’Italia, e che seguendo il sesti-le di Basilisco, il Papa più forza e con meglior e più alteazioni acquistarebbe, e che l’eclissi poi fatta in sua dire-zione a 21º Gemini, interregnando Mercurio, che stavaassediato dalle benefiche in principio di Cancro, signifi-cava salute al Papa, e nove leggi e titoli: e in quel gior-no stesso poi il Papa fè morir l’autor della superstizionecontra lui ordita, e donò titoli di Eminenza a cardinali, e

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tutti gli astrologi patiro assai. E li Spagnoli dissero ch’ilPapa si salvò da quelli influssi per aver usato il rimedioch’il Campanella pose nel libro De fato siderali virando.Dunque in questo papato sarà ben alla Francia e mal aSpagnoli. La obliquità poi del Zodiaco consente che liFrancesi vincano. E l’anomalia tarda, che si rinovi la mo-narchia di Carlo Magno e si dilati, perché cominciò nelprimo trigono e non durò integra allora, perché l’anoma-lia era veloce in suo tempo, e or è tarda, con doppio van-taggio nella sua rinovazione in casa Borbona, dopo la suadepressione in casa Valesia nel trigono quarto, in cui laSpagnola ebbe principio. Qui bisogna considerar altrecose che si diranno a bocca.

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VIII

Non ci esser principe alcuno infedele né cristiano, che possametter in effetto la imminente ruina della Monarchia austriacaspagnolizata, se non il Papa e il re di Francia de possibili, ma defacto il re di Francia.

Sendo per le tante dette ragioni la Monarchia di Spagnain mancamento e da rompersi in più parti, resta daconsiderar d’onde ha da calarli sopra il flagello. È cosacerta ch’il Turco non può romper affatto la Monarchiad’Austria spagnolizata.

Primo, perch’è lontano da loro, e solo per l’Ungariapotrebbe disfar l’Imperio; ma essendo gli altri principicristiani timorosi della tirannide turchesca, l’aiutarebbe-no e catolici et eretici, e il Papa sarebbe obligato contri-buire con danari e con indulgenze e cruciate, e con ani-mar e sforzar con censure gli altri principi in suo aiuto.

2. Perché il Turco sendo a Cristiani contrario di co-stumi, d’abiti e religione talmente ch’i popoli credeno es-ser dannati a pena eterna da Dio, ricevendolo e non pu-gnando usque ad mortem, non potrà far questo effetto.Né lui par sia quello interrumpimento, che cada sopra lalangella austriaca, né da Ungaria, né da terra d’Otranto,né da Sicilia e Calabria divise da Albania posseduta dalTurco per il tratto breve del Mar Jonico per le medesmedue cause, e perché non ci è dove formar un’armata ma-ritima, sendo i porti munitissimi contra tal disegno. E laMonarchia sua sta in decremento secondo le stelle e lasperienza. Gli altri principi gentili ed eretici o non han-no convicinanza seco, se non dove poco importa, comePersia con li stati portoghesi al re d’Abdel e altri orien-tali, perché ivi non sta il capo della Monarchia spagnola,né queste nazioni han potenza in mare, come si vorrebbeper scacciarli a non tornare. O se l’hanno, come il re di

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Dania e li principi d’Alemagna, non ponno per le dettecause: o perché son tra di loro divisi, né mai s’accorde-ranno, come si vide quando intrò il re di Dania in Alema-gna pur eretico, e poco da principi eretici fu favorito. Eil re di Suecia, che da tutti aiutato potea mutar l’Imperio,s’espose alla spontanea morte, quando li protestanti co-minciavano a timer di lui, e li Francesi ingelositi non vo-lean la sua grandezza sopra il Cristianesmo, e tutti prin-cipi d’Italia sarebbeno uniti con Francesi e Austriaci adimpedir la sua inondazione sopra l’Italia. I principi d’I-talia son divisi d’animo, e di forze tanto picciole, che nonponno unirsi né rinforzarsi, e Spagna con mirabil arte litiene divisi. E uniti non potrebbeno ciò fare. Li predettipotentati valeno come adminicolo alla ruina di Spagna,non per causa principale. Ma solo il Papa e il re di Fran-cia potrebben far questo, che confinan con li stati d’Ita-lia e d’Alemagna e di Spagna, e ponno far l’interrompi-mento sopra scritto. Ma il Papa mai non si metterà a tan-ta impresa: primo, perché non è solito, né deve pugnarcontra principi cristiani se non apostatano dalla fede. Eli Austriaci subito l’atterrarebbeno, convocando conci-liabolo contra lui, come nemico del re Catolico e dellafede. Il che li Spagnoli sempre minacciano, e fingon chela religione catolica nel valor e pietà loro si appoggia. Se-condo, perché il Papa non si tiene sofficiente a far que-sto senza l’aiuto di Francia e d’altri principi, e con giusti-ficar per religione la causa de la guerra. Il che è diffici-le, s’ei non ha li vescovi seco, non che i cardinali. Il chenon fia mai, perché li Papi fur tanto sciocchi c’han dato aSpagna e a Francia la collazione di vescovati e beneficii,e fan gran parte di cardinali ad istanza di principi, tal chenon dependeno da lui, ma da principi proprii, e li serve-no più tosto per spie e contrapositori in Roma che percardini, in cui si volga la porta dell’ovile cristiano ch’è ilPapa, vicario della porta invisibile Cristo che dice: Egosum ostium. E li vescovi anche farebbeno scisma contra

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lui. Ma certo se li vescovi di tutto il mondo e tutti cardi-nali fosser d’accordo, potrebbe il Papa tentar qualsivo-glia impresa contra ogni gran monarca. Perché li popo-li, in cui consiste il lor dominio, viveno e credeno secon-do la religion comanda. La qual in ogni nazione sempreha dominato alla politica, vera o falsa sia: perché mostrail suo capo e obietto in Dio, a cui gli uomini per natu-ra soggiacciono tutti. E quelli pochi ateisti, che si trova-no, non osan dir il contrario, per non esser esosi e lapida-ti. Certo i principi in tanto signoreggiano, in quanto mo-stran depender da Dio signor de’ signori, come il Vice-ré in quanto mostra depender dal Re. Or se tutti vesco-vi mostrassero a popoli ch’alcun principe è contra Dio econtra la religione, non l’obbedirebbeno: anzi l’uccide-rebbeno come in tutte l’istorie è noto. Dunque il domi-nio sta nella voluntà di popoli ligati tra loro e col princi-pe col vincolo della religione. Or dico di più che il Pa-pa solo, se volesse, potrebbe disfar ogni gran principe,assolvendo i vassalli dal giuramento, scomunicandolo, edando autorità, anzi comandamento, di sottrarsi dall’o-bedienza del ribello di Dio, e a tutti principi di pigliar-si il suo principato, e una cruciata, e benedizione e as-soluzione di peccati a chi li va contra e combatte contralui. S’è visto questo quante volte depose due Frederichiimperatori e gli Arrighi, e il re Pietro d’Aragona, e il reManfredi e altri, etc. Ma questo il Papa non osa, benchépossa: perché lui è poi persequitato, e li bisogna fuggiree tribulare, come avvenne ad Alessandro III, a GregorioVII, ad Urbano VI, a Bonifacio VIII, e non può vincerese non morendo, o troppo patendo. Perché la religioneha questa forza, che ti fa vincer il mondo, ancor che fossicrucifisso; anzi la tribulazione volontaria è presa da po-poli per marca e segno che Dio abbia comandato al sacroantistite di far ciò che facesse contra un principe pravo,come nella Politica del Campanella si prova. Cose nonintese né considerate da politici. In particolare dal Mac-

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chiavello, che si stupisce come il Papa sta in piedi, e conpoca milizia vince e regna, contra la sua ragion di Stato.Perché non intende le cose fatali con la prudenza, ma leparticolari con l’astuzia, né la forza della religione.

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IX

Ragioni perché la Francia può in questo tempo metter a terra laMonarchia di Spagnoli, che per le sudette ragioni è decrescente.

Or dico che solo il re di Francia può metter a terra laMonarchia di Spagna con minor contrasto che ogni altroprincipe. Prima, perché a lui tocca la primogenitura diS. Chiesa, da Spagnoli contrastata: sì perché vien dalprimogenito di Jafet, sì perché è Re primogenito di S.Chiesa antico di 1215 anni.

2. Perché ha più credito appresso le nazioni perl’imprese antiche di Franchi, li qual hanno dato nome atutta la Cristianità. Onde in levante tra Turchi e barbariil medesmo è franco che cristiano, e lingua franca checristiana, ben che parlasse alcun italiano: come in tempoantico, dice Tolomeo, tutti gli Europei si chiamaro Celtiper il gran nome di popoli Celti, ch’era la maggior partedi Galli, oggi Francesi.

3. Perché i Franchi hanno il Re autorizato da Cristocon l’ampolla venuta dal cielo per consecrarlo e virtù disanar le scrofole, per segno ch’è regno divino e merita ilnome de Cristianissimo, ut supra. E a loro tocca di gittara terra chi s’oppone alla Chiesa e a loro diritti.

4. Perché la Francia si acquistò e sostentò il regno1200 anni con proprio valore, e Spagna poco tempo, econ lo strano.

5. Perché li Francesi son più valorosi, più coraggiosi,avanzano di numero, che son 25 millioni d’uomini incirca, e Spagna non ne fa 4 al più.

6. Item, la fortuna di Spagna è mancante, come si pro-vò sopra, e la francesa è crescente: né si trova altra nazio-ne contraposta de fortuna e di costumi e di emulazione edi potenza, quanto è la francesa alla spagnola.

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7. Di più, li popoli francesi son bellicosi, arditi, velocie vanno alla guerra con gusto, e rideno nelli pericoli:li Spagnoli all’incontro pochi, astuti, d’armi e ingegnostrano bisognosi, e timidi.

8. Item, la Francia abonda di pane, carne e vino, piùche tutte le nazioni d’Europa, e di sale, e di lino e di mi-nere. e di tutte cose necessarie, e ne manda fuori a Spa-gna e Inghilterra, onde tira a sé più di sei millioni d’o-ro. E si vede in Francia tutta la moneta aurea e argen-tea assaissima, signata con l’arme di Spagna, e li Spagno-li con tante flotte non hanno altro che rame, si moion difame, non hanno artisti né coloni della terra dopo la par-tuta di Mori e di Giudei. Delli quali molti son rimasti oc-culti con nome di cristiano, i quali odiano la Monarchiadi Spagna. Onde è meraveglia come li Spagnoli perpetuie per natura nemici di Francesi, ponno sossistere. Ma ilCampanella scrisse nella Cosmografia che li più atti po-poli a dominar il mondo son li Francesi, per le cose dette,e son anche i più inetti per la impazienza e disobedien-za. Né può temer, benché fosse assaltata dall’Imperatoree da Spagna e da Inghilterra insieme: che basta mille an-ni con la sua propria soldatesca e vittuvaglie, mantener-si e difendersi quando è unita. E il mal che può sentireè da suoi, perché sono ribellanti, contumaci, discordan-ti, viveno a lor modo. Le provincie stanno in perpetuogoverno di privati signori, e se il Re vuol torli, tutti con-tra lui insorgeno. Di più, son divisi di religione, e sottoquesto pretesto di libertà di conscienza si mantengono inlibertà di signoria, e non è tenuta per gran colpa tra lo-ro la fellonia: anzi son ricevuti in grazia come prima. ESpagna fomenta con denari e con promesse tra France-si la discordia e la disobedienza dal Re. Ma questo chenel 1598 dice il Campanella scrivendo, nell’anno 1620 èpassato. Perché la Francia per opera e senno del cardi-nale di Richelieu e per il valor di Ludovico XIII è uni-ta. Li governi son quasi ad tempus, e ridotti in man del

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Cardinale, e di più son li eretici abbassati e li nidi e re-fugii di rebelli e d’eretici demoliti, come Nimes, Clera-ch, Santangeli, Montalbano, Monpilier, etc., e la discor-dia tra il Re e suo fratello è placata. Solo resta la Reginamadre, che non può far guerra di fuori. Di più, la Spa-gna è cadente, mentre Francia è in ascendente, tanto perragione celeste quanto terrestre, ut supra: e perché nonpuò star Spagna crescendo Francia, ma può Francia, cre-scendo Spagna, per le ragioni sudette, resta di mostrar inche modo e con che arti Francia può vincer la Spagna neltempo presente.

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X

Quanti son li fondamenti di Spagna, tanti dover esser li sforzi emodi di mandarla a ruina.

Li principali fondamenti di signoria di Spagna son la re-ligione, il mendacio, l’Imperio austriaco, le forze d’Ita-liani e la congiunzione di sue membra sparse nel busto evincolo alieno. Dunque contra queste cinque cose trovarbisogna il rimedio.

Art. 1

Contra il primo fondamento di Spagnoli ch’è la religione. Rime-dio.

Contra il primo fondamento bisogna far noto con scrit-tura publica a tutti Cristiani che li Spagnoli non serve-no a Dio, ma si serveno di Dio e del Papa per inalzar lalor Monarchia. E poi infamano le altre nazioni d’eretici-smo et essi son infetti d’ateismo. E di ciò un libretto checontenga questi capi.

Primo, perché in questa nazione longo tempo domi-naro e s’annidaro i Mori Maomettani e gli Ebrei, e avantia loro i Goti e Arriani e Vandali, e questi estinsero il se-me antico spagnuolo restato da Romani, o l’infettaro colgiudaismo, col Maometismo e con l’arrianismo. E doveci è commistion di tante leggi, e ognuna sopra l’altra pre-dica, si corre all’ateismo, perché al fin non si tiene alcu-na per vera. Come li filosofi scettici avendo esaminatotutte le sette di filosofi, dissero che nulla era vera, e chenon ci era scienza, così questi pensano che nulla fede èvera, ma tutte invenzion di politici. Tanto più che nul-lo prova con miracolo e martirio e santità e profezia quel

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che dice: ma con ostinazione. Onde Dante poeta dis-se: «Sempre la commistion delle persone fu /cagione delmal delle cittadi», etc. E però li Giudei quando provarol’altre sette, si fecero Saducei ateisti. E li gentili romaniper le tante sette diventaro ateisti, e oggi gli Germani do-po tante altre sette son giunti all’ateismo, e fecero leggiche mutando il principe religione la muti il popolo, e ri-tengon i titoli che ricevettero dal Papa predicato da Lu-tero per Anticristo. Dunque essi sarebben Anticristiani.Ergo non creden a Lutero né al Papa. E per mantenereSpagna li popoli in freno sfrenati di conscienza, ha tro-vato essa il rigoroso tribunal della Inquisizione, che perforza credano.

2. Di più, li Spagnoli, dopo la invenzion del Mondonovo si macularo di nova malizia, dubitando perché Dionon mandò genti predicatori in 5500 anni. E perché nonviddero il paradiso terrestre né l’inferno né il purgato-rio sotto la terra, come scrissero diversi teologi cristiani.E che ci era altra gente, del che avean scritto il contrarioLattanzio, Metodio, Dionisio Tarsense, Procopio Gazeo,S. Augustino, Giustino e altri gran Padri della cristianafede. E se pur il popolo questo non considera, lo consi-derano i maggior di loro. E però fanno contra quelli me-schini quel che a nemicissimi si farebbe da chi non avessealcun sapore né timore di Dio.

3. Perché chiunque tiene una setta o fede particolaredifende quella con tutte le vie che può, e si dichiaranemico di tutte l’altre con parole e con fatti. Ma l’ateistas’accommoda con tutte le sette, e defende sol quella chel’è utile o necessaria, e mutata l’utilità, o uscito dallanecessità, si muta in lui la religione, seu profession dereligione, perché in cuore nissuna egli ha. Or si vedeche li Spagnoli con tutte s’accordano, mentre è utile alor Imperio. E professan la religion catolica romana, inquanto è buona per mantener i popoli sotto un principe,e il Mondo novo col vecchio. Per che se il Mondo novo

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non dipendesse nel spirituale dal Papa, subito ancheribellaria da Spagna nel temporale.

4. Perché gli Austriaci spagnolizati abbraccian ognieresia in quanto fa per loro, si vede che non solo la ri-ceveno al bisogno, ma anche la seminano e permetteno.Carlo V imperatore re di Spagna non solo non uccise Lu-tero eresiarca, come devea potendo, ma né con esilio nécon carcere, come facean l’Imperatori antichi, lo raffre-nò, ma li donò nella dieta d’Agosta licenza de predica-re, e alli principi d’Alemagna potestà di farsi Luterani oCatolici e viver come a lor piace. E tutti gli Austriaciprincipi in Austria, in Tirolo, nel Cragno, nella Carneo-la, in Boemia, in Ungaria, dove essi possedeno, donaro apopoli loro libertà di conscienza. Né ponno dire che ti-rati dal furor di popoli non potettero far di meno. Pri-mo, perché il duca di Baviera, che sta in mezzo d’ereticie con minor forze, mai non ha permesso questa libertà.Secondo, perché essi han fatto questo furore sotto pre-testo di libertà, per guadagnar la voluntà di principi Ale-mani, che sempre facessero l’imperatore Austriaco, e dipopoli che applaudessero, e per sforzar il Papa a giustifi-car tutte le azioni di Carlo indrizzate alla Monarchia uni-versale sopra tutti Cristiani. Il che se non facea, mostravadi farsi luterano e debellar il papato. Item, perché Lute-ro predicava ch’i Papi non deveno aver dominio in tem-poralibus, e lui pretendeva farsi padron di Roma e del-lo stato ecclesiastico, e lasciar al Papa solo lo spiritualeinerme, che rispondesse ad ogni questione a suo modo,come la Pizia di Delfo per il Re macedone Filippo fonda-tor della greca monarchia. Onde si dicea per proverbioPythia philippizat. E questo essere stato il suo intento lomanifestò quando prese Roma e la saccheggiò, e tenne ilPapa assediato sette mesi per questo, e s’egli non fuggiacon astuzia e li Francesi apparecchiavano essercito per li-berarlo, già aveano ottenuto il dominio sopra il papato,e tolto a quello li stati che fur a lui dati dal re di Francia

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in più volte. E hanno in cuore questa opinione per ve-ro in ogni evento e seguirla. E per forza tengono, contraius divino e umano, la monarchia di Sicilia sopra il clero,come provò il Baronio, e però il suo libro fu brugiato inSpagna: e di più li feudi della Chiesa Napoli e Sicilia, enon obediscono al Papa, se non dove è util a loro.

5. Perché li principi d’Alemagna non potessero aspi-rar all’Imperio, li Austriaci desiderano che stian nell’ere-sia.

6. Item, questo han mostrato più volte, aiutando liUgunotti di Francia contra il suo Re a mantener l’eresiae la ribellione in tutti lor rifugii, massime la Rupella.

7. Perché Ferdinando II imperatore, combattendocontra gli eretici d’Alemagna e avendoli depressi, lasciòdi persequitarli e di corre il frutto della vittoria, mavoltò l’arme dalla guerra contra eretici d’Alemagna allaguerra contra Catolici in Italia per poter toglier al ducadi Nivers, erede dello stato di Gonzaghi, contra ius etfas, Mantua, e darla a Spagnoli, come fa di tutti d’Italia ed’Alemagna. E fè morir di peste, fame e guerra, quattromilion d’uomini in Italia, e espose l’Imperio a gli ereticiin Germania, donandoli occasione, tempo e commoditàdi chiamar il re di Suecia a ruina dell’Imperio e della fedee all’estinzion del papato, se non moria quando ebbel’ultima vittoria disastrosamente.

8. Esser questa l’intenzion loro, lo manifestaro neipredetti eventi. E di più in Roma, quando venne novellache era presa Mantua da Todeschi e Spagnoli, con tan-ta strage del popolo e disprezzo della religione, svergi-nando le sacre vergini, buttando a terra i sacramenti, ru-bando i vasi sacri, brugiando le chiese, come fecero nelsacco in Roma, disse l’ambasciatore de Spagna con altrisuoi: «Agora ajustaremos al clero », quasi dicesse: è ve-nuto il tempo de farsi padroni di Roma e ridur la Chiesaa povertà e soggezion nostra etc.

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9. Perché essi fingono mantener la fede catolica, è ne-cessario mostrare che gli Austriaci ci han fatto perder nelCristianismo 150 regni presi da Maometani, e 40 da Lu-terani e seguaci. E che per paura di loro, abusanti l’au-torità papale, li protestanti e li Olandesi si mantengononell’eresia, perché i popoli fosser ostinati contra loro, enon si facesser tirar da preti e frati alla servitù di Spagna.

10. Perché li cardinali spagnoli in Roma sono spiecontra il papato, e quando si tratta cosa di stato la ti-rano allo spagnolismo, come l’Imperatori fan delli feudidell’Imperio.

11. Ma per escluder quel che dicono d’esser catolici,s’ha con le sopra dette ragioni a mostrar che in tanto ten-gon la fede catolica, in quanto è necessaria alla monar-chia loro, per far ch’il Papa sia dalla lor parte sempre,e per tener l’Imperio sempre in casa d’Austria, non po-tendo esser se non in catolici, e per unir il Mondo novocol vecchio col vincolo e unità della religione. Per scu-sar ogni loro misfatto con la religione, con la quale han-no desertato il Mondo novo, non che occupato l’altrui,uccisero infinita gente, e trattano i popoli d’Europa an-che canescamente. E quando alcun è contra loro, sia puril re di Francia Cristianissimo, o sia lo stesso Papa, spar-geno fama che quello sia eretico, e hanno a caro ancheche egli sia per mostrar e vantarsi ch’essi soli mantengo-no il Catolicismo. Però stimano assai il tribunal dell’In-quisizione trovato da loro con tanto rigore, perché vera-mente è strumento del loro Imperio. E di più, col nomedi combatter per la fede, se fan dar dal Papa le Bolle del-la cruciata e le decime ecclesiastiche, ch’importan moltimillioni d’oro, et essi non donano se non titoli di croce,pecorelli in petto e cose simili, mirificate con la religioneper gabbar le gemi.

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Art. 2

Rimedio contra il secondo fondamento della Monarchia spagnola,ch’è il mendacio.

Contra il secondo fondamento, ch’è il mendacio, è ne-cessario far cognoscer per le ragioni dette, in uno scrit-to, che li Spagnoli non combatteno per la fede, ma per ildominio loro, e che tengono la religione e l’Imperio perpeculio di lor tirannia.

2. Mostrar ch’essi non han dato un passo di terraalla Chiesa, come han dato i Francesi e altri principi, macercato di toglierli quel che tiene.

3. Ch’i Francesi son primogeniti dello temporale e spi-rituale, ut supra, nel Cristianismo, e che falsamente vandicendo li Spagnoli, che Francia sia eretica, perché néil Re, né suoi consiglieri, né li vescovi, né il parlamen-to son eretici, anzi piissimi, ma solo alcuni del popolo edi laici. Li quali non dal Re, ma dall’Imperatore austria-co spagnolo ebber licenza di viver all’eretica, come sopras’è visto. E che li re di Francia, molestati dalle rebellio-ni e scompigli del regno, furo forzati permetterli per nonvenir a peggio, perché l’Imperatore e li principi austria-ci han dato licenza e autorità, nonché permesso l’eresia,e mossero con questo esempio nei popoli di principi ca-tolici un prurito di libertà falsa e tentativo d’esser liberidi conscienza. La qual non donò il duca di Baviera, per-ché non ebbe i gran contrasti da suoi popoli e sedizioniche avennero in Francia, dopo che Carlo V fè il decretodell’Interim.

4. Bisogna anche dichiarar ch’il re di Francia non chia-mò il re di Suecia eretico in Alemagna per sua elezione,né per servirsi di lui nell’eresia, ma fu l’Imperatore cheper dar Mantua a Spagnoli ingordi disarmò l’Imperio e lodiè in preda a protestanti. E il re di Francia, per difenderil duca di Nivers suo vassallo da questa ingiustizia, con-

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descese che il re di Suecia intrasse a molestar l’Impera-tore, perché lasciasse d’aflliger i Cattolici d’Italia. Item,non si servì di lui come eretico, ma come forte e poten-te ad abbassar il commun flagello. Così si serveno nelleguerre de’ cavalli e cameli et elefanti, come bestie irrazio-nali per noi, o d’altri irrazionali, ma come forti e commo-di ad eseguir la guerra. Né anche Francisco I si servio diBarbarossa per ricever o dilatar la fede di Mahomet, maper resistere con la sua forza alle forze di Carlo V. Ve-ro è che suol questo poco ben succedere. E casa di Va-lois ne patì la pena, ma Ludovico XIII non è reo di que-sta chiamata, sendo d’altri protestanti chiamato, e per li-berar, come ha liberato, l’Italia da schiavitudine, non cheMantua. E Dio contestò al suo buon intento, con far mo-rir il re di Suecia, che in vero si può dire chiamato dal-l’Imperatore, mentre disarma l’Imperio e assalta l’inno-cente duca di Nevers, e dà tempo e occasione d’aiutarsiper tal via a protestanti, che egli avea già depresso.

5. Bisogna far noto a tutti che li Spagnoli posero lasperanza loro in questi mendacii, dicendo che essi soloson catolici e quei che son in lor favore, e tutti quantis’oppongono a lor disegni bandiscon per eretici, anche ilPapa.

6. Bisogna far conoscere a principi il contrario diquel c’han seminato, cioè che li Francesi non combat-teno contra Spagnoli per far a sé un imperio più crudoe più assoluto e despotico che quel d’Austriaci, ma perliberar la Chiesa e li principi d’Italia e d’Alemagna dal-la tirannide austriaca spagnolizata. E quante bugie insi-nuano a Genua, a Venezia, alli duca e principi de Ger-mania, al re d’Inghilterra e al Papa e cardinali, onde ot-tengono tante utilità falsamente. E ciò si vedrà appressoin altro discorso.

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Art. 3

Rimedio contra il terzo fondamento della Monarchia di Spagna,ch’è l’Imperio austriaco fatto peculio di quella.

Per spiantar il terzo fondamento, è da notare, che la Mo-narchia di Spagna è un mostro con tre teste, cioè l’Im-perio Romano in Germania, capo dell’essenza e origine,onde discendeno i regi di Spagna, che son talmente con-glutinati seco, che paion i Gerioni. Poi ci è Spagna, ch’èil capo dell’esistenza di questa Monarchia, onde si dila-tò fuor dalla sua origine per tanti paesi, venendo dallapotenza all’atto. Il terzo capo è il regno di Napoli, ca-po del valore di tal Monarchia, e tutte le potenze italia-ne sue son come capelli di questo capo. Onde ha l’arme,soldati, capitani, cavalli, denari: e da questo si deveriacominciar guerra, perché gli altri capi, se non son all’im-proviso assaltati e vinti, vengono da questo capo aiuta-ti. Però i Spagnoli fan tutte le guerre con temporeggiare,aspettando l’aiuti d’Italia.

Quanto al primo, perché non si comincia la guerramarziale da lui, è necessario levarsilo con arte, facendomanifesto a tutti principi, che casa d’Austria non puògiustamente più tener l’Imperio, perché è caduta da ogniragione per dui capi, dice S. Tomaso, cioè l’eresia, c’hanpermesso e dato licenza ch’ognun la seguisse, e la tiran-nia, con la quale perseguitano la Chiesa di Dio, avendosaccheggiato Roma, e cercato soggettarla, e constretto ilPapa a conceder la conferenza di beneficii. E tenendo laMonarchia sopra il clero in Sicilia, e di più li feudi del-la Chiesa contra ogni ragione, per li quali ponno essere,anzi sono scomunicati In coena Domini. E perché Lu-tero predicava ch’il Papa non dovea tener dominio tem-porale, il che Carlo V desiava, lo lasciò predicare, forsevincesse e a lui portasse tal bene.

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Li Spagnoli sempre dimandano dal Papa, e piglianoe poi si lamentano, e con cercar che scommunichi il redi Francia e che doni li tesori di S. Chiesa a loro comecombattenti per la fede hanno ottenuto più quantità didenari e di più 15.000 scudi al mese, e di più molteesazioni del clero, oltre le decime e cruciate c’han dallaChiesa, e vengon pagati per farsi più male; e sempreprotestano, ch’il Papa favorisca a gli eretici, e li fanpaura d’invocarli contra un concilio, e similia. Dunqueè necessario far contra loro la protesta al Papa, chefaccia motu proprio l’elezione del re di Romani in altracasa transferendolo, come più volte han fatto in similfrangenti per levar le guerre immortali, come per tal casason ora, non che per le tirannie e apostasie, il che dacasa d’Austria è venuto, come si prova nella seguenteprotesta, con istorie, canoni, autorità di Padri e di S.Tomaso e d’altri teologi.

<Comparsa regia>CoramSanctissimo Urbano Octavo, Christi Regis Regum et DominiDominantium Vicario, ac proinde omnium ovium ipsius sum-mo pastore vigilantissimo, comparet Ludovicus XIII, GallorumRex Christianissimus, primogenitus Ecclesiae Catholicae filius,Sanctitatis Tuae obsequentissimus et Christianae Reipublicaepropugnator perpetuus, petens electionem regis Romanorumfieri a summo Pontifice motu proprio, ac transferri de Austria-ca domo utiliter in alteram, ob sequentia iura et rationes, di-cens:Agnoscimus, Sanctissime pater, negotia ingentia maximeque ar-duas causas inter filios Ecclesiae agitatas, ex Deut. 17, ut inCan. Per venerab., praecipue autem inter reges et principes,cum desperatur pax, ad Tuam providentiam iudiciumque per-tinere, sicut scriptum est: «Ecce posui te super gentes et re-gna, ut evellas ac dissipes, aedifices et plantes.» Quod semperiuste factitatum esse testantur sacri canones probatque S. Tho-mas faciendum de iure divino, naturali et positivo; propter hocenim Stephanus II transtulit Imperium de Graecis ad Francos,evellendo scismaticum et plantando catholicum, veluti et Inno-

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centius III Ottoni IV Imperium abstulit, et Honorius Federico,ut canones et historiae testantur. Et coronatus est Carolus Ma-gnus Romae a Leone III et perduravit in successoribus usquead Ottonem I, cui Leo VIII Pontifex et Imperium et successio-nis ius tribuit. Ac sub tertio Ottone haeredibus carente, Grego-rius V ad Imperii firmitatem principibus Germanis, ipse Ger-manus, potestatem contulit eligendi Imperatorem, nullam exci-tante Gallorum Rege iniustitiae querelam, pio animo sancti Pe-tri venerando potestatem, sicut historiae, sacri canones et ipso-rum Imperatorum et electorum diplomata et epistolae in vestrabibliotheca apostolica conservatae testantur.Sed potestas haec non defaeta, sed amplificata apud summumPontificem remansit et confirmandi et consecrandi et coronan-di et meliorem praeferendi et providendi et iudicandi de Im-perio et electione ad aedificationem, non ad destructionem, utCan. et historia tradit. Unde S. Thomas ait, quod electio Impe-ratoris data Germanis summo Pontifice tantum durabit quan-tum Romana Ecclesia, quae supremum gradum in principatutenet, Christi fidelibus expediens iudicaverit etc. In quo casu,scilicet pro bono Ecclesiae universalis, Vicarius Christi videturhabere plenitudinem potestatis, cui competit dicta provisio, ait,iure divino, etc., et naturali, etc., et positivo, etc., idque probatautoritatibus S. Scripturae, quae etiam sunt in Can., et deindeex confessionibus Imperatorum, praecipue Constantini Magniet Caroli Magni, scripto et factis id adstruentium.Propter duas autem causas censet D. Thomas et canones possetransferri Imperium, quae uniuntur in unam, quae est bonumuniversae Ecclesiae: prima propter peccatum, id est, scismatisvel haeresis; secunda propter tyrannidem.Si primum spectes, manifeste domus Austriaca rea Imperiiamittendi est: nam, cum posset Carolus V et deberet etiamexhortatus a principibus et prelatis et cardinali Caietano, op-primere Lutherum haeresiarcham (cuius veneno 40 fere regnamortua sunt, abscissa a corpore Christi, quod est Ecclesia), no-luit, sed servavit, imo neglexit audire ab Ecclesia, utrum infideliet bacchanti contra fidem sit servanda fides, nec saltem cohibe-re per exilium aut carceren, ne noceat, sicut prisci Imperatoresfecerunt, si nolebat vitam tollere, uti fecerat Sigismundus impe-rator in Concilio Constantiensi: sed liberum dimisit e ComitiisAugustanis ad praedicandum, ut esset Pontifici Romano aemu-lus ille, ipse vero fraenum ad sui desideria iustificanda torquensS. Papam.

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2. Item, decretum edidit Interim vivat quisque sive catholice,sive haeretice prout vult, ergo sequendi Lutherum, et assump-sit sibi iudicium determinandi de rebus fidei contra ius et fas,quemadmodum tunc luculenter card. Carrapha, qui postea fuitPapa Paulus IV, in S. Concistorio peroravit, et mox Imperio iu-dicavit indignum. Unde coacti sunt alii principes, Imperatorisexemplo ac decreto, populis proritatis eamdem licentiam im-piam concedere, et totum Imperium factum est haereticum.3. Si propter inoboedientiam et scisma transtulit Stephanus etLeo Imperium ab Oriente in Occidente, ut narrant Canones,et Gregorius VII Henricum IV imperatorem ob hoc deposuit,multo magis de domo Austriaca in alteram debet hoc temporetransferri, quando et Carolus V, milite haeretico immisso, Ec-clesiam Romanam depopolatus est. Obsedit pontificem Cle-mentem VII, et per vim coëgit, ut iura episcopatuum et colla-tionem beneficiorum in regno Siciliae sibi daret, et nisi nostraeGalliae timor obstitisset, Ecclesiam temporalibus etiam bonisomnibus expoliasset. Sicut spoliandam esse praedicabat Luthe-rus, cuius iocundi sibi dogmatis gratia ipsum praedicare permi-sit, et Protestantibus exequi spolium in episcopatibus, ut ipseidem faceret in Papatu.Propter tyrannidem vero, ex dictis ac dicendis manifestam de-bet Imperium ab Austriacis subtrahi:Primo, quoniam datum est Imperium principibus Germanis, utpossent eligere quencumque iudicaverint Ecclesiae utilem: ipsivero astu et vi electores cogunt ut perpetuo eligant Austriacos,et haereditate possident in duodecim iam fere hactenus Austria-ci, quod est principibus catholicis commune. Duo enim suntdona Christi, ait lex, sacerdotium et imperium, et utrumqueconferendum electione propter merita, non haereditate prop-ter vim.2. Quoniam contra ius et fas, teste Baronio et continuis malisex hoc exortis, retinent dominium super clerum in Sicilia, etspolia et ius datum solis Normandis regibus ab Urbano II etsuccessoribus, non etiam extraneis, deinde occupatoribus perviolentiam et dolos, ut historiae testantur. Item, quoniamtenent utramque Siciliam et Sardiniam, feuda Ecclesiae, pervim.3. Quoniam Austriaci non utuntur Imperio propter Ecclesiaebonum nec propter bonum Imperii, sed tantum ut sit peculiumregno Hispanorum impinguando, amplificando et sublimando

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tyrannice super Ecclesiam et pnncipes et respublicas Christia-norum.Quod non propter Ecclesiae bonum, ex dictis probatum est.Item, ex eo quod tenent regna quae spectant ad Ecclesiam Ro-manam, eiusque vassallos crudelissime tractant et non guber-nant eos, sed utuntur eis eorumque viribus ad aliorum regnaoccupanda, extrahentes bona terrae, pecuniam, arma, militesad moriendum pro eis, adeoque vexati et diminuti sunt, ut subTurca potius, quam sub rege Christiano vivere dicantur, sicutpatet in libello Lamentationis Neapolitanorum. Quibus de cau-sis iuxta canones et doctores privari dominio merentur.2. Adde violentam monarchiam supra clerum in Trinacria,quem etiam in regno Neapolis tractant quasi plebem.3. Et extorsionem iurium, et invasionem Romanae Urbis subCarolo V et Philippo II, et praesentes comminationes.Quod autem non propter bonum Imperii, ex eo constat, quo-niam nihil Imperio hucusque aggregaverunt Austriaci, sed qui-dquid capiunt a Turcis vel haereticis, Austriacae familiae adiu-dicant donantque, ut Bohemiam, Hungarie particulam, Palati-natum et alias urbes, quas Marchio Spinola occupavit. Idquemagis patet ex Hispanismo, namque feuda italica non pro Im-perio recuperant, et si quo defectu haeredis aut per rebellio-nem devolvuntur ad Imperium, aggregant ea Hispanicae Mo-narchiae. Sic Carolus V ademptum Ducatum Mediolanensem,Imperii olim sedem et feudum, tradidit Hispanis. Item Fina-lium et Monachum in Liguria illis adscripsit Rodulphus Au-striacus. Adde Portum Herculeum et Talamonium, Populo-niam, Pontremolim, Corregium, Mirandulam, et quidquid tan-dem Imperio obvenit, datur Hispanis. Similiter in Germaniacaptae urbes et Palatinatus, quamvis in visceribus Imperii, tra-duntur Hispanis, sub Matthia et Ferdinando Austriacis impe-ratoribus.Ast et hoc tempore pessimum exemplum dat Ferdinandus II,dum Mantuam, iure haereditario pertinentem ad Ducem Niver-natum, occupare, ut Hispanis daret, sategit. Missis quippe 40milibus armatis sub Collalti Comite, invasit Italiam, ubi ter autquater decies centena millia hominum occidit bello, fame, pe-ste, ut saturaretur Hispanus. Sic et Imperium victoriosum con-tra haereticos iam prostratos exarmavit exposuitque Regi Sue-ciae et protestantibus in praedam, dum a pugna contra haereti-cos ad pugnam contra Christianos pro Hispanis, Mantuam ty-rannice affectantibus, exercitum revocavit, qui et ad Romae exi-

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tium pervenisset, nisi Tua, Beatissime Pater, fortis prudentia etnostri timor coërcuissent. Nonne haec sans declarant nec proImperio nec pro fide, sed pro Hispanismo Austriacos Impera-tores pugnare?4. Qui (adde) deinde per cardinalem Borgiam ausi sunt impu-denter in S. Consistorio exprobare Sanctitati Tuae imponere-que, quod esses causa malorum Imperii ab eis in praedam Sue-corum militia amandata derelicti, nisi dares illis totam sancti Pe-tri pecuniam (vide astutiam impiam), ut inermis redditus statusEcclesiae Romanae ipsorum novae depopulationi praeda fieret.5. Praeterea Cardinales Hispanos stare non pro Ecclesia, sedpro Hispanismo, cuius sunt in Urbe exploratores et fautores, etpropter hoc Ecclesiae proditores, nosti Tu, Sanctissime Pater.Qui ergo sic commaculant Ecclesiam, ut membra eius faciantmembra fornicationis cum principibus terrae, curantne Eccle-siae bonum?6. Praeterea simul contra regnum Galliae excitabant Sanctita-tem Tuam, in quo semper incolumitas Ecclesiae viginti tribusvicibus de manibus impiorum et persequentium nostra ope li-beratae reluxit, quo, nobis excommunicatis, ipsi intra gregemDomini, custodia destitutum, quasi lupi grassarentur. Sic Hen-ricum IV, patrem meum, sub Clemente VIII ab Ecclesiae re-conciliatione arcere tentaverunt, ut possent de illa facere quid-quid vellent.7. Amplius nosti, prudentissime Pater, quantopere EcclesiaePotentiam et utilitatem odere Austriaci vel ex hoc, quod etiamausi sunt tentare Sanctitatem Tuam, non modo ut thesaurumlargireris Imperio et Hispanis, sed etiam Ducatum Urbini tuonepoti, ne vires Ecclesiae crescerent.Tandem quod propter bonum commune, quae est prima uni-versalis causa apud S. Thomam et doctores, debeat transferriImperium in aliam familiam, ex iam dictis manifestum est: ut,scilicet, cesset haeresis et tyrannis et bellum et Hispanismi ela-tio supra clerum et principes. Siquidem protestantes Germanipropterea Luthero adhaeserunt, ut Carolo V moventi Catolicoscontra illos, et pontificia abutenti auctoritate, absque scrupuloipsorum populi adversi fierent.Nunc autem, si liberationis a iugo ipsorum spes affulgeat ac si-mul fiendi iterum habiles ad imperii gubernaculum, redirentad Catholicam fidem: non enim ab Ecclesia sunt alieni prop-ter Lutheri dogma, quem factis negant, retinendo nimirum po-testatem Electoratus datam a Pontifice Romano (ut etiam ipso-

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rum historici et diplomata fatentur), quem Lutherus docet es-se Antichristum, unde Antichristiani electores ab eo autoriza-ti apparent, nisi huic potestati renuncient. Itaque convincun-tur Luthero non credere, ac caeteris haeresiarchis, nisi politicecontra Austriacos, quorum abiecto metu et illos et Olandensesrationabiliter speramus fore Catholicos.Praeterea saevissima bella, tamque diuturna, in Germania nonaliunde ortum habent et progressum quam ex cupiditate Au-striacorum continuandi Imperium in sui ipsorum familia proHispanorum dominatu, qui, hac praetentione destituti, in no-vum Orbem ad propagandam fidem vires tam validas et copio-sas, quas pro uno passu terrae in Italia exitio dederunt, exten-derent extendissentque: nec Olandensibus haereticis illuc na-vigantibus oves Christo acquisitas proderent. Necesse est ergout Sanctitas Tua interminabili bello Germanico et detrimentisCatholicae fidei finem imponat, creando motu proprio regemRomanorum. Quod autem facere possis ac debeas pro com-muni bono, supra dicta iura et S. Thomas et canonistae omnesdocent, etiam ex antiqua consuetudine fundata in eo: «Pasceoves meas», etc. Et «quodcumque ligaveris et solveris», etc. Et«posui Te super gentes et regna», etc. Et 2 Corinth. 10: «Inpromptu habentes ulcisci omnem inobedientiam, cum imple-ta», etc. Vide Augustinum super hoc. Et 1 Corinth. 6: «An ne-scitis quod etiam angelos iudicabimus? quanto magis ista sae-cularia.» Isaias 60: «Gens et regnum quod non servierit tibi,peribit.» Et alia quae allegantur in cap. Solitae de Maior. Et inCan. Cuncta per mundum. Et Can. Romani principes. Et Can.Pastoralis. Et Can. Omnis oppressus libere ad sacerdotum auxi-lium confugiat, et Ext. Unam sanctam. Et in Deuter. 17. Item,ex confessionibus Caroli Magni et Constantini Magni, et Basilii,et Alberti, et Henrici, et aliorum Imperatorum, allegatis in ca-nonibus et a S. Thoma: qui insuper addit aliud argumentum delapide confringente monarchias in statua Dan. 2, quod proba-tum est ex eventu. Item, addit gesta Zachariae papae et Adrianicum regibus Gallorum, et gesta Innocentii III contra OthonemIV, et Honorii III contra Federicum II, et Clementis IV con-tra Manfredum regem, et Adriani I in Desiderium regem Lon-gobardorum, et Gregorii VII in depositione Henrici IV sub-stituendo alterum, sicut et Papa Formosus motu proprio fecitimperatorem Ducem Spoleti, Vidonem, et reclamantibus regi-bus duobus et populo Romano. Adde quae Pontifex in RegemAngliae interfectorem S. Thomae, et titulos datos a Papa Regi

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Hungariae, et Lusitaniae, et Poloniae, et Duci Etruriae, et Nor-mandis in Italia, et coetera satis nota in magnis necessitatibuspro bono Ecclesiae a tuis praedecessoribus gesta: quibus tua etsapientior et fortior virtus. Facilitas et clementia maior in hoc,quam in gestis priscorum Pontificum.Eo enim tandem facilius ac mitius tu te geres, quoniam non pe-timus, ut prives Imperio Ferdinandum, sicut meretur; sed suc-cessione indebita, iniusta, tantorum malorum causa, creandomotu proprio regem Romanorum, unde cesset lis, dolus, perni-cies, etc. Haec autem ut quam primum fiant, obsecrat et prote-statur, his et omnibus aliis modis melioribus, ac sui regni vires,militiam, pecuniam et sanguinem pro bono Christianitatis ipseChristianissimus rex libentissime offert.

Ci è chi mi dice che li Francesi non voglion con questaprotesta venir a confessare, che il Papa ha dominio tem-porale sopra li re, etc. Rispondo che in essa non si con-fessa questo, ma che nelli bisogni di S. Chiesa e di tutto ilCristianismo, sendo requisito e obligato a ciò fare comealtre volte fece. E nullo può negare ch’il Papa ha trans-ferito l’Imperio da oriente in Carlo Magno, dopo in Ale-magna aver dato potestà a gli elettori di eleggerlo di loro:e li gesti e diplomi e confessione di Carlo Magno, di Con-stantino, d’Alberto imperatore e d’altri, e le leggi cano-niche e S. Tomaso questo confessano. Né però si derogapunto al re di Francia. Come né anche l’Estravagante diBonifacio VIII, perché lui riconosce da Dio il regno, co-me sta scritto nel Can. Qui fili sunt legit., e non ha in ter-ra potestà temporale sopra sé. Né per ciò siegue ch’il pa-pa non possa deponer gli eretici, etc. Anzi dice la glossa,ch’il Papa ha potestà più sopra l’Imperio che lui ha in-stituto, che non sopra il re di Francia. Queste son que-stioni inutili dove si tratta di atterrar lo spagnolismo. SeCarlo Magno mirava a questo, non averia mai accettatodal Papa la corona, né mandato al Papa che li confirmi iltestamento. Anzi io vi dico, ch’in ciò bisogna mostrarsipiù zelante che li Spagnoli. Altri dicono il Papa non fa-rà questo per paura, etc. Io vi dico ch’il Papa lo desidera

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sommamente, sì per levar questa peste dalle spalle dellaChiesa, sì anche per la sua potestà: e in tanto non lo fa,in quanto dubita, che non ha pronto il braccio di Fran-cia in suo aiuto. E perché si mova a farlo, bisogna que-sto prometterli e la libertà del clero e le cose che dire-mo nel discorso sequente, quando trattaremo delle ma-niere osservande, per aver il Papa di sua parte. Di piùdico che se ben il Papa non lo facesse, nondimeno conquesto piglieria animo di levar a Spagnoli 15 mila scudi:e quando li dimandano qualche cosa, come fan sempreimportunamente, mostrerà questo pretesto e li farà ca-gliare. Essi con dimandare sempre arrivan a qualche co-sa, ma con questa dimanda che farà Francia, toglierà lo-ro il poter più dimandare, e restaran confusi. E di più pi-glia autorità di chieder Francia sempre altre cose, men-tre si negan cose sì giuste et evidenti all’occhio di tuttoil mondo. Oh, ben san questa arte li Spagnoli, usiamolanoi in questo punto almeno, e subito si vedrà gran frut-to, e di più tutti i principi cristiani apriran li occhi sopraciò, e si scoprirà l’ingiustizia di Spagnoli, e come l’Impe-rio non è trattato da gli Austriaci per ben della Chiesa,né dell’Imperio, ma per peculio d’impinguar e d’aggran-dir la Monarchia spagnola sopra principi cristiani, e sivedrà ch’essi fomentaro e donaro principio e forza all’e-resie: e pur tutto il giorno non fan altro, che chiamar ere-tici li Francesi, e quanti son al mondo ch’impediscono lalor tirannide. E forse sarà causa che gli principi catolicis’uniscano a tanto bisogno commune.

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Art. 4

Le cause che moveno i prencipi d’Italia a rifiutar il rimedio, chelor offerisce Francia contra la tirannide spagnola.

Per levar loro il quarto fondamento del lor Imperio, ch’èil valor d’Italiani, li quali in verità tutti son in lor secretonemicissimi di Spagnoli, e per due cose non si accorda-no con Francia a scacciarli d’Italia, perché non s’assicu-rano d’aver seco per certo l’aiuto di Francia e da se stessison impotenti. Anzi li Spagnoli tengono disuniti l’Italia-ni con zizanie e con dar titoli falsi e piazze morte e cro-ci e pecorelli, massime a nepoti di papi e di cardinali, emolti hanno feudi e traffichi nelli stati di Spagna, et è bi-sogno sciorli di questo vincolo. Secondo, perché pensa-no, e così predican li Spagnoli, che quando Francia in-trasse in Italia cacciarebbe li Spagnoli, ma vorrebbe purimpadronirsi de’ luoghi donde li scaccia. E poi con lagran possanza di Francia e di quelli stati novi, vorrebbeoccupar quello che possedeno i principi privati, perchél’affetto d’imperare nei petti umani è insaziabile. Item,li Francesi son più insolenti e sfacciati a far male che liSpagnoli, e il mal che li Spagnoli fanno vien con destrez-za senza sfacciarsi, come scrisse il Campanella nel Pane-girico, onde son più comportabili. E si vede anche questoper vero, ch’i Siciliani con tanto odio congiuraro contraFrancesi, e fecer quel famoso Vespro, che non si trovòchi per premio alcuno rivelasse questo a loro. Ma quan-te congiure si son fatte contra Spagnoli, tutte furo sco-verte, e di più in luogo di Francesi chiamaro i Spagnoli,come megliori, né trattarà mai di scacciarli come fecerocontra Francesi. Item, il clima di Spagna si confa più conl’Italia. Item, il re di Francia si pigliarebbe lo spirituale elo temporale, come fece in Lorena con danno tanto del-le ragioni di S. Chiesa, e scacciarebbe tutti li principi dalor nido, come fece al duca di Lorena.

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Queste e altre cose insinuaro alli duchi d’Italia, comeal Granduca, ch’il Re pretende in Fiorenza per sua ma-dre; a Savoia, che vuol levarsilo da gli occhi; a Venezia,ch’è meglio patir il picciol mal di Spagna ch’il grande diFrancia.

Art. 5

Modo di trattar con li principi italiani, per alienarli sicuramenteda Spagna, e quanto importa tener in ciò conto del papato, e fartidi Spagna, per levar la forza al papato e tirarla a sé e disfar il valordi Francia.

Perché la salute di principi bassi consiste nel papato perlo più, che non permette ch’ognun li devori ingiustamen-te, ma s’accommoda con chi può aiutarli. E di più il Pa-pa è arbitro tra principi cristiani nelle differenze loro, etè necessario, perché nissun aspiri a sovrano Imperio so-pra tutti, ch’il Papa abbia il dominio spirituale e il re-gno temporale che possiede. E in vero i primi imperato-ri, Constantino e Carlo Magno e altri, ebbero questa mi-ra, e però posero in balia del Papa tanti feudi e regni ericchezze, altrimenti saria preda di potente, e bisogneriadar l’oracoli a modo loro, né potrebbe con facilità dan-nar l’eresie. Le quali se non comprimesse il papato, sa-riano innumerabili, e Quot capita, tot sententiae, come siprova in Alemagna, e dalla narrazion de Stanislao Resciosi può cavare.

Di più, i popoli creden ch’il Papa sia vicario di Dio,e chi s’oppone a lui, esser demonio. Onde sempre chiha voluto nocer al Papa ha perduto, e per ragion divinae politica, etc. E però la prima cosa che si deve fare èannunciar a tutti la necessità della religione unita e vera,senza la quale tutti li stati umani vanno a ruina.

2. La unità del sommo sacerdozio, perché possatener unito il Cristianismo, e l’eresie e scisme esiziali a

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principi estinguere, e per concordar li principi tra sestessi contra i nemici della Cristianità universale, e perassicurar ciascuno dal suo emulo.

3. Esser necessarie le ricchezze e l’armi per far que-sto, e Cristo ha duoi gladii, unus exit ab ore, ch’è lo spiri-tuale, Apocalypsis 1, l’altro pendet ex femore, ex Ps. 44:Accingere gladio tuo super femur tuum, Potentissime, etc.E questo conobber gli antichi nostri esser necessario, eperò metteano lor beni in commune sul papato, che nonè signoria d’alcuna famiglia o nazione, ma di tutti Cri-stiani virtuosi del mondo, perché ognun può esser Papa,cardinale, vescovo, abbate, canonico, etc. Item, per ac-comodar le differenze tra il popolo e il principe fu alza-to da Dio questo tribunale, et esercitato da S. Pietro inqua. Et è naturale questo, perché non ci può esser giudi-ce interno che saria interessato: però Genua e Fiorenza el’altre republiche d’Italia chiamavan i potestà forastieri.E li Aragonesi hanno un tribunal di giustizia tra il Re eil regno, ma fallace, perché sempre dal Re pende. Fran-cia s’ha servuto del parlamento, e prima de 12 Pari. Maa tempo di Carlo Crasso e d’altri, che fur dal clero e dalparlamento deposti, il Papa con sua autorità li ripose, ecosì sta scritto nel Deuter. 17.

4. È necessario tirar tutti principi con proponer lor in-teressi particolari, ma a tutti insieme dire e giurare ch’ilre di Francia non vuol un passo di terra d’Italia, ma sol lalibertà loro da Spagnoli suoi nemici, per assicurarsi checon le forze d’Italia non abbino a soggiogare tutti, e inparticolare la Francia a loro molestissima, senza la cuidepressione non si credeno poter ascendere alla Monar-chia universale, come loro insegnò il Campanella nel li-bro della Monarchia di Spagna, dove dice che solo Franciae il Papa può levar loro questa speranza. E contra France-si dona per rimedio il dividerli in più regoli e principi, sìche nissun possa elevarsi da sé sopra Spagna, e tenerli sem-pre divisi e discordanti, come tiene l’Italia. Contra il Pa-

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pato donò per rimedio che faccia un Papa spagnolo, e quel-lo poi farà cinquanta cardinali spagnoli e perpetuar il Pa-pato in loro; o vero far transmigrar in Spagna il papato,come fu in Avignone, o vero mandar il figlio del Re car-dinale (che sempre n’avrà uno) a star in Roma. Il qual,nel tempo di sedia vacante, farà eleggersi al papato, o ve-ro far un di suoi, parte con denaro assai, parte per pau-ra, tenendo un esercito in Napoli e un in Milano, con liquali appaurati e insieme premiati li cardinali farebbenoun Papa, ut supra. E certo per questo era venuto in Mila-no il cardinale Ferdinando, l’Infante di Spagna, son dueanni, e tutti gli altri cardinali spagnoli son quattro annivennero in Roma per far un Papa a lor modo. E si ser-veno di tossico e d’astrologia e d’incantesmi ancora, perfar morir il Papa presente, poco loro amorevole, e farneuno a lor modo, come in Roma s’è scoperto, e persequi-taro con nova persecuzione il Campanella, perché allo-ra scrisse un libro De fato siderali vitando: onde pensaroche il Papa si servio di quello a schifar l’influsso celeste,a sé contrario in quel tempo che prefissero gli astrologi ai Spagnoli imprudentemente astuti. Dunque, per assicu-rarsi col clero e assicurar il clero, deve il re di Francia farle seguenti cose.

Art. 6

Rimedio di tener il Papa e i cardinali che non sian oppressi conpaura, né con promesse di Spagnoli, e sian uniti con Francia.

1. E’ necessario al Re far un battaglione di soldati per-petuo, e lo chiami «Guardia della Libertà Ecclesiastica»,perché quante volte succedesse questo caso, qual aspet-tano ogni dì, potesse questo esercito subito avviarsi inItalia. Item etiamsi , non avvenisse mai, bastaria con que-sto nome il Re mantener il clero romano in devozione di

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Francia e in sicurtà delle minacce spagnole, e guasteria ildisegno di Spagnoli.

2. Persuader con fatti e parole al Papa e cardinali cheil Re, dovunque entrasse contra Spagnoli, non sarebbeanche contra il papato, levandoli la collazion di beneficiicome fece in Lotaringia, per lo che i papi temono chenon faccia il medesmo in ogni luoco, ampliando a suogusto il privilegio datoli da Leone X solo per la Francia.Anzi deve dire che quanto s’è fatto in Lotaringia subito,<s’è fatto> per confirmarsi nel possesso di questo novostato, dando li beneficii a gente dipendente da sé. Mache non vuole s’eseguisca senza il consenso del Papa, egiurar che fuor di Francia farà con la Chiesa quel chefece Carlo Magno e altri suoi antecessori, mantenendo enon scemando li diritti ecclesiastici.

3. Presentaneo e certo modo di tener il Papa secoe farli fare ogni cosa, sarebbe ceder il luoco al nepotedel Papa, prefetto di Roma, in cappella, tanto dal Papadesiderato, perché il Re in ciò perde nulla e guadagnaassai, mostrandosi obsequente al gusto del Pontefice.E li Spagnoli, che pretendono astutamente con questacession di luoco guadagnarsi l’animo del Papa e moltealtre grazie, come han proposto già, secondo è solito lorocon vani titoli e croci e grandati e pecorelli di cavaglieriacomprar l’animi e le forze di principi e di ecclesiastici,e dar il niente e ricever l’ente, restarebbeno delusi conl’arti loro.

Art. 7

Modo d’assicurar gli altri principi d’Italia, che non temano, masperino certamente di Francia, e destaccarli da Spagna.

Agli altri principi col Papa insieme bisogna mandar pattigiurati dal Re e da ministri, ch’il Re non solamente non

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vuol un passo di terra in Italia, ma spartir a loro quel chesi piglierà da Spagnoli. E perché non facilmente lo cre-deno, metter la ricompensa che ne vuol il re di Francia.Abbiasi il Papa il regno di Napoli e di Sicilia, con pat-to di dar al re di Francia lo stato d’Avignone e il ius difar soldati in Italia e Sicilia e di preparar armate nava-li contra Turchi in ricuperazion di Terra Santa: il che iFranchi perpetuamente han tentato e desiderato. Il du-ca di Savoia s’abbia il Monferrato e il Canavese, o quelche il re di Spagna promese in dote e non donò mai, edoni al re di Francia la Savoia, assai minore che detti sta-ti, e promettasi a lui il titolo di re dell’Alpi: il che tan-to desidera e mai non potrà conseguire, senza l’amiciziadi Francia. E di più Genova, quando si finirà l’impresacontra Spagna. Item, al duca di Mantua prometter Mila-no e Cremona con suoi distretti, perché lasci a Savoia ilMonferrato, e al re di Francia li stati di Nivers e d’Ome-na. Li duchi di Parma e l’altro di Modena s’abbian l’ap-pendice delli stati di Milano e Sabioneta, la Mirandola,Correggio, Tortona, etc. A i Veneziani la Ghiaradadda siceda, tanto a lor commoda col passo della Valtellina. AGenua, il Finale e Monaco. Al Granduca, Porto Ercole,Talamone, Piombino, Longone, Orbitello.

Art. 8

Esser più utile a Francia divider a gli Italiani li stati che Spagnapossede in Italia, che non ritenerli per sé, e più assai col cambiosudetto.

E qui s’ha d’avvertire ch’al re di Francia più utile è avertutta la Francia unita, che non i regni e principati sudettid’Italia: prima, perché è più il tener quel ch’è in casa sua,che quel ch’è fuori, etc.

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2. Perché sola Francia basta a vincer il mondo, quan-do è unita, non solo perché questo conviene a tutti re-gni uniti per la virtù di monade – onde l’Italia, quandofu tutta sotto a Romani dopo lungo contrasto di 500 an-ni, in breve, id est in 200, si fe’ padrona del mondo, eli Greci, quando tutti si uniro sotto Alessandro Magno,e li Spagnoli quando vennero tutti sotto casa d’Austria–, ma anche perché la Francia è vastissima e populatissi-ma e ricchissima più ch’ogni altro regno, e a lei non puònocer altro che la dissunion propria, che con l’union siscaccia, e da nullo può temere come l’altri regni.

3. Di più, mentre si dona all’Italiani il loro, si levada nemici spagnoli, e il re di Francia racquista il suo, esi fa grande e invitto in modo che, se volesse, esso soloè bastante poi a soggiogar la Spagna e l’Italia, come sivide al tempo di Carlo Magno. E li Genoesi li sarebbengrande strumento ad infinite imprese. Dunque più èil recever che il dare, mentre tanta liberalità in daresi mostra, e s’accattiva l’Italia, che sempre fu grata aFrancesi, onde i suoi poeti non cantan li Cesari, li Metelli,i Scipioni, etc., ma gli eroi di Francia ne lor poemi: comeil Baiardo, il Tasso, l’Ariosto, il qual poeta scrisse che maili gigli fruttano fuor di Francia, perché quanto piglianosubito lo perdeno, se non vanno ad abitarlo, come fe’Carlo d’Angiò quando prese Napoli, non imitato daCarlo VIII, che subito acquistato lo perdette.

Art. 9

Modo di levar il regno di Napoli a Spagnoli nel concetto di tuttiprincipi ecclesiastici e laici, e metterlo in commune.

Item, bisogna proporsi in animo e predicarlo a gli Italia-ni, che la discordia e lite perpetua di Galli e Suevi e Spa-gnoli per il regno di Napoli fu causa, che i Maomettani

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ci occupassero ducento regni in Asia, Africa e Europa,e Lutero ne feperdere 40, perché mentre tra loro con-tendeno o combatteno questi duoi Re, il Papa non puòunirli contra il Turco, né contra eretici, e il Turco sem-pre piglia qualche regno da noi. Poi, quando si accordani principi cristiani contra il Turco, questo subito fa pacecoi nostri. Li quali, desiosi di terminar li litigi, la conce-dono con la perdita inante fatta, e tornano a guerreggia-re, e il Turco a pigliare. Vedi l’istorie, e proverai questo.E se Carlo V non lasciava predicar Lutero per frenar ilPapa a giustificar la causa sua contra Francia e altri, oltregli altri interessi, e s’erano uniti, non introducean il Tur-co, né permettean l’eresie. Vedi anche le rovine succe-dute pria per questo regno: mentre li Greci coi Latini, eli Suevi coi Normandi, e li Angioini coi Soevi, e l’Arago-nesi con l’Angioini contrastano, s’è perduto tanto paese,dui Imperii, Terra Santa e gran parte d’Europa.

Per questo bisogna creder, che mai Spagna possederàcon sicurtà il regno di Napoli, mentre ci sono Francesie re loro nel mondo. Né li Francesi ponno possederlosicuramente, mentre Spagna ha re e signoria. Né dunquela Cristianità può restar di perdersi tutta, come già si èperduta la maggior parte (umanamente parlando, perchéDio può far altrimenti). Dunque il re di Francia deve atutti Cristiani e al Papa far un notorio che non mancaper lui metter questo regno in man del padre commune,e toglier la rovina del Cristianismo, se re di Spagna volfare il medesmo, perché con questo o vorrà o no Spagna:se vol, verrà questo bene; se no, restarà in lei tutto l’odiodi Cristianesmo e del clero, e il desiderio che Franciavinca, etc., e ricuperi Terra Santa, e si scoprirà, la pocadevozione di Spagna verso la fede, e la bugia con che sivantano esser difensori di quella.

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Art. 10

Argomenti da farsi a Veneziani per moverli contra Spagna.

Alli Veneziani bisogna proporre l’utile ch’averanno ac-cordandosi con Francia e con la Chiesa, e la necessitàdella religione a loro stato, e la necessità del papato, dallagioventù loro poco stimata, dopo che fra Paolo e il Cre-monino ateisti hanno insegnato la lor gioventù. E ch’ilpapato è principato commune, e più d’Italiani, da cui es-si sempre hanno avuto grandi aiuti e signoria in mare eterra. Anzi, si son aggranditi con aiutar la Chiesa, e chese ben non paresse a loro vera la religione, non però de-veno sprezzarla, sapendo che quella è il supremo rime-dio a mantener li stati, perché lega gli animi, da quali icorpi e le fortune dipendeno. E che li popoli loro, se co-minciassero a creder che la religione è sola arte di statoper frenar i popoli, uccideriano li principi e il Senato, némai obbedirebbeno, stando sempre scontenti, che né inquesto mondo han bene, né speranza dell’altro. Non ci èpiù gran bestialità nel principe, quanto mostrarsi empioper ruinar presto. Item, proporre a loro quanto meglioè per loro ch’il Papa abbia Napoli, che non li Spagno-li, tanto per non esser combattuti, quanto per aver il vit-to e la sicurtà da lui, quanto perché, sendo questo Impe-rio pontificale d’Italiani, essi ponno aver parte nel papa-to, nei cardinalati e nelle ricchezze di quel regno, ch’oggison possedute da nemici loro intra a loro.

Di più, metter loro a considerazione che li Spagno-li, sapendo che S. Pietro unito con S. Marco soli pon-no cacciar lo spagnolismo d’Italia, sempre seminano zi-zania tra loro e il Papa, e così tra gli altri principi. Item,che quando li Austriaci hanno avuto pace, sempre cerca-ro d’occupar Venezia e lo suo stato. Anzi, di più, il ducad’Ossuna machinò di brugiar Venezia. Item, che gli Au-striaci tengono Trieste dentro lo stato veneto, terrestre

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e maritimo, attissimo alla ruina di Venezia, se tornasse-ro ad imperare come prima. E come sempre dicon, cheBrescia e Bergamo è dell’Imperio, e che quando potran-no, le torrano a Venezia. Item, ricordatevi che li Fran-cesi si ponno cacciare, perché non sanno tenere, benchépretendessero, e li Spagnoli s’eternano nel dominio.

Art. 11

Argomenti al granduca di Toscana.

Al granduca di Toscana bisogna dire che seminano traprincipi d’Italia e Francia sempre discordia, e più tra lo-ro, e paura anche da Francia, perché non curino la pro-pria salute mai, ma siano fomento all’Imperio di Spagna.Item, ch’il granduca sta come un uccello sotto l’onghiedello falcone ispanico: ‘il qual ti tiene sopra una onghiain Orbitello, una in Piombino, una nell’Elba, una in Por-to Ercole, una in Porto Talamone, infisse nei lati tuoifortemente, o Granduca. E in tanto non t’ha devorato,in quanto è impedito d’altri, li quali estinti, tu del tut-to sarai devorato. O infelice, perché non ti liberi? Anzisei tanto negligente del tuo bene, e amico della tua rui-na, che doni a Spagnoli quattromila soldati, quando hanguerra in Italia, perché possano presto vincere gli altri epoi subito devorar te. Eh, dove <è> la prudenza medi-cea? Cacciati dal dosso questi artigli, e riconosci ormai,che non ci è altro liberator per te che la Francia, comeben seppero i tuoi antecessori, in particolare il granducaFerdinando’.

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Art. 12

Argomenti a Genua.

A Genua si può dire che fu padrona di molti paesiquando navigava per sé in oriente e a settentrione, eprese Acri, Tolemaida, molte parti di Soria e d’Egitto, emolte isole dell’Arcipelago, e il Mare Eussino con Caffa,e il re di Napoli, anzi Venezia, venne intra i suoi artigli.Ma dopo che si fece schiava di Spagna, ha perduto questesignorie e tutto il suo splendore. E quanto guadagnae raccoglie da regni di Spagna, tanto e più è forzataa dare al re di Spagna. Il qual già li deve 60 milliond’oro, e non li renderà mai. Ma lascia i Genovesi consperanza di ricuperarlisi da tributi de suoi vassalli datia lei in preda, e scarica da sé l’odio in essi, li qualifra tanto fan odiosa Genua a tutti popoli, come rapace,iniqua, e c’ha insegnato a Spagna i modi di spopular ivassalli e di divorarli: e così son un perpetuo guadagno aSpagna, e vituperio e mancamento a se stessi. E quandovorrà, priverà i Genovesi de’ feudi lor venduti, comeanche sovente li priva de tesori accumulati per ognioccasion di bisogno. E perché tacciano, dona a lorovassalli suoi a divorar con nove imposizioni esigende.E a perpetua maldizione li destina, e finalmente allaperdita della libertà e della vita, come fè Cesar Borgia adOrco di Cesena, dopo che lo diede in preda alli vassalli,occidendolo, per converter l’odio da sé in questo. Ondeè proverbio tra Spagnoli, che li Genoesi son Mori bianchie la ruina delli stati dove entrano. Di più, nota che liGenoesi non hanno audacia di parlar o far in senato senon quel che vuol il re di Spagna, sendo con le funi dellanegoziazione a lei legati. Di più, ha tolto con arte ilFinale nel Genuesato e Monaco con altre ceremonie d’untosone. E di piú ambisce li porti di Genua avidamentepiu volte tentati. E il farà quando potrà. Item, che non

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Tommaso Campanella - Monarchia di Francia

può Genua farsi libera se non con la confederazione diFrancia e col Papa, e allora possederà quel che tiene nelregno di Napoli e di Sicilia non solo con sicurtà, maanche con certezza. E potrà far migliori trafichi e piùsicuri, quando l’Italia serà tutta d’Italiani.

Art. 13

Argomenti a Lucca.

A Lucca anche bisogna intimare, che come ammalia-ta paga a Spagna denari e soldati per tenerla sicura dalGranduca e da Genoesi, ignorantemente: perché la Spa-gna quando averà pace da altri, se piglierà Lucca per sua.E però tiene Pontremoli su le coste del Lucchese e li por-ti di Toscana per divorarli insieme. Si può dire anche lasicurtà delli traffichi futura, quando l’una e l’altra Sicilia,ove ella negozia, saran del Papa, etc.

Art. 14

Argomenti a Spagna.

A Spagna non bisogna parole di senno, che non l’inten-deno, ma solo improperar la schiavitudine ch’essa stes-sa patisce da gli Austriaci, già spopulata e di tributi af-flitta. E che Dio donò a lei il Mondo novo, et essa, tra-dendo la causa di Dio, combatte per il vecchio, e perde-rà l’un e l’altro, se non s’avvede; e che li Francesi per ca-rità li stringono con guerra ad andar al Mondo novo, permeglio e della fede, c’han tradito a gli Olandesi, e dellapolitica, che si disfa contra il fato caminando.

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Art. 15

Al duca di Parma.

Al duca di Parma e di Modena non bisogna altri avverti-menti, né al duca di Mantua, che essi sanno di non poterstar sicuri, né amplificar i loro stati, mentre regna in Ita-lia il re di Spagna. E questo tolto, son sicurissimi e senzaquella discordia, nella quale son mantenuti da Spagnoli,e le terre c’ha Parma nel regno di Napoli e il granduca ealtri saran più sicure e con men soggezione sotto il papa-to, e il Papa più forte ad aiutar i suoi. Item, volendo farlega tra loro contra infideli, nissun li disturberà. E pon-no aggrandirsi nei paesi di nemici, e oggi non ponno faraltro che servir alla grandezza della Monarchia spagno-la, che li ha di divorare dopo, con le lor forze cresciuta emantenuta. Mantua può dirlo.

Art. 16

Avvertenze da farsi al regno di Napoli.

A Napolitani e Siciliani non bisogna far proemii: per-ché son tanti i maltrattamenti che senteno da Spagnoli esempre novi e presentanei, che si darebbeno al Turco eal diavolo pur che li mostrassero principio di liberazio-ne da tanti mali. Il popolo ha inanti agli occhi li tribu-ti, le gabelle ogni dì crescenti e non solubili, e come nul-lo ha podere né casa omai, che non soggiaccia all’impe-rio d’esattori. Item, che per forza e incatenati son man-dati alla guerra e mai pagati. Item, che son scemati da ot-to millioni a duo. Item, che li alloggiamenti e commissa-rii e sbirri han dissossato il regno. Item, che per li ser-vizii son strutti, non remunerati. Item, che non ci è giu-stizia contra i ricchi, sol contra poveri nel male, nel bene

Storia d’Italia Einaudi 79

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e contra. Item, che li Spagnoli professano di tenerli perschiavi e gente di conquista, e che ponno di lor far ciòche vonno. A nobili poi è certo, c’hanno abbassato le fa-miglie potenti, perché non abbin capo, come la Sanseve-rina e la Ursina. Item, hanno esaltato gente bassa con ti-toli per denari sopra la vera nobiltà per smaccarla. Item,li denari loro sono spesso preda di Spagnoli, presi dallibanchi. Item, loro dà licenza di malfare per poterli pu-nire e spogliare, né mai li falsi testimoni si castigano sen-do scoperti. Item, son trattati come schiavi, impregiona-ti per ogni occasioncella e morti intra li carceri crudel-mente, come fu di fresco il principe di Conca. Item, nonponno far matrimonii senza licenza, e tutte le ricche da-me fan maritar con Spagnoli, per sparger la ricchezza enobiltà nel regno. Item, han tolto a nobili il potersi aiu-tar e congregar nei seggii senza licenza del Vicerè per ilben publico, e tutti privilegi e giuramenti in favor loroson rotti. Item, in luoco d’esser rimunerati, dopo c’hannospreta la robba e la vita per li Spagnoli, son infamati, cap-ti e spogliati. Item, tutti officii e dignità son di Spagno-li e le fatiche di Napolitani. Item, tutti i privilegi lor sonannullati. Item, tutti li uomini d’ingegno e di valore sonafflitti con nome di lesa maestà, e con altri pretesti falsi,etc.

Art. 17

Proemii da farsi a principi elettori di Germania, per alienarli dallospagnolismo austriaco .

Non inutilmente ho fatto li proemii dicendi a principid’Italia contra li proemii c’han fatto loro i Spagnoli. Einanti che passiamo oltre, bisogna anche considerare inche modo s’ha d’opporre il Francese alla persuasione,che fece nelli Alemani lo Spagnolo. Onde mutò al men

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Tommaso Campanella - Monarchia di Francia

l’animo del Duca di Sassonia, dicendo che se essi per-deno combattendo insieme coi Francesi e Sueci contral’Imperatore, restaranno senza misericordia disfatti da-gli Austriaci. Ma se vinceno, vorranno i Francesi l’Im-perio a casa loro ritornare, né permetteranno più l’ele-zione, ma la successione, come fu a tempo che gli Fran-cesi e i Sassoni teneano l’imperio fin al quarto Ottone.Ed essi protestanti restaran privati di tanta dignità e glo-ria, c’han nell’elettorato e nell’Imperio. Item, quanto s’ècombattuto fin ora, è stato dispendio e di denari e delsangue a essi elettori e Sueci, e il frutto fu solo del re diFrancia, che comprò da Sueci tante città. Dunque è me-glio far pace col Imperatore, e dar fine a tante fatiche espese, e assicurarsi sotto casa d’Austria ch’è pur del san-gue alemano, già sbattuta e resa impotente a far loro ma-le, più tosto che sotto Francia, che fatta poi potente e in-solente per le vittorie, stimerà glorioso e utile soggettartutti i protestanti. E vera vittoria dunque è lo accordarsicon gli Austriaci, perché basta veder il nemico disfatto apunto quando ogni ira si volta in misericordia, e questoè vincer se stesso, e di più ricever novi privilegi e sicur-tà da gli Austriaci. Delle quali cose tutte siamo dubiosipoterle avere da Francesi: li quali in casa loro han cer-cato distrugger li Luterani e Calvinisti, e peggio farannoin Alemagna, sendo nemicissimi dell’eresia, che Carlo Vpermese a loro tutti benignamente, che fu lor paesano.

A questo dirà il Francese che lui non vuol esser elettos’a lor non piace in re di Romani, ma far alcun di loro chevorrà farsi catolico, come fece Enrico IV in Francia, e senon ponno essere, sia eletto il duca di Baviera o quel diNeoburgo. E se questi non bastano a sostiner l’Imperio,sarà buono il re di Polonia, e che avvertano che se benpar a loro aver la potestà d’eliggere, s’ingannano, perchésempre son forzati a far un austriaco, come essi ben san-no, e se ne lamentano. Di più, mai han potuto, né po-tranno, far un eretico. Dunque Carlo V con permetter a

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lor eresie ha pensato privarli della speranza d’esser Im-peratore, come furo al tempo passato, del sangue di tut-ti tre elettori. E perché essi non creden veramente all’e-resia, altrimente si confesserian esser anticristiani tenen-do il titolo d’elettori e l’Imperio dal Papa Gregorio V,che essi con Lutero dicon esser Anticristo, e ogni giornomutan la religione come arte di stati però o per vera pie-tà, o per ragion di stato, deverebben farsi Catolici e torrel’Imperio da gli Austriaci, e far legge, che non possa es-sere all’Imperio eletto mai della medesma famiglia. Item,bisogna assicurarli di questo con solenne giuramento delre di Francia e Bolla nova del Papa. Di più, far noto aloro che li Austriaci, sendo stati sbattuti da protestanti,ogni volta che restaran vincitori della presente guerra, sipotranno assicurare contra loro, con deprimerli affatto, elevarli le rendite ecclesiastiche e l’elezione, come fè Fer-dinando II, avanti che intrasse in aiuto loro il re di Sue-cia. Item, mostrar a loro che li Austriaci non governanl’Imperio per la salute della fede, né di Germania, maper peculio di impinguar e accrescer lo spagnolismo so-pra tutti principi cristiani. Onde li feudi d’Italia devolutiall’Imperio donano a Spagnoli, come Piombino, Correg-gio, Finale, Porto Ercole, etc. Anzi Milano, sedia d’Im-perio, donaro a Spagna, e in Alemagna, Ongaria, e Boe-mia a casa d’Austria. Così il Palatinato e le terre imperia-li, tutto si dà a Spagna, perché cresca e possa poi divo-rar tutti voi altri. E perché non v’accorgete, né pensateche tal pace è vostra ruina, e che i Franchi vostri fratelli –donde sete appellati Germani per la similitudine con lo-ro da i Romani, e per il sangue, che da i Franconi discen-deno, e da loro avete l’imperio, anzi e il corpo del pri-mo Imperatore vostro e loro Carlo Magno –, trattan diliberarvi dallo spagnolismo, contrario a voi di costumi,d’origine, di temperamento, e per ciò ruinoso.

Item, se non intendeno queste ragioni, è necessarioprotestar a loro che re di Francia s’unirà con gli Austria-

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Tommaso Campanella - Monarchia di Francia

ci a debellar gli principi protestanti eretici, purché si liconceda a lui quanto è di qua del Reno, se vonno accor-darsi essi con gli Austriaci, etc. Item, dir al duca di Vai-mar, che li Sueci e li Francesi l’aiuteranno a cacciar dalo stato il duca di Sassonia, che fu posto da Carlo V, eriponer Vaimar, che fu deposto, e con questa speranzamantenerlo sempre contra.

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Tommaso Campanella - Monarchia di Francia

XI

Manere d’agevolar con la lingua e con la penna e con l’autoritàdi scienziati la vittoria sopra Spagnoli, e preparar la rinovaziondell’Imperio a Francesi.

Non saranno inutili questi argomenti contrari a quellid’Austriaci, perché li Spagnoli trattano l’imprese col ne-gozio e con le parole, più che con fatti: li Francesi più coifatti. E perché le parole infinitamente avanzano, intensi-ve et extensive, i fatti e promoveno a quelli, però vincon iSpagnoli, quando prestezza et efficacia non serra loro labocca.

E per meglio moverli guerra spiritale che vince glianimi, bisogna trattare ch’in Roma, dove si fanno i grancolpi, li Francesi abbiano molti prelati, e in particolareli capi di religione e li vicarii e procurator degli ordiniche intrano nelle congregazioni, e le persone dotte, allequali fidano i cardinali le loro opinioni per consultarsi,etc. E in particolare la religion di S. Dominico, cheentra in tutte congregazioni e ha gli officii maggiori,cioè il magistero del S. Palazzo, il commissariato delS. Officio, la secretaria dell’Indice, e molti consultoriin ogni congregazione. E in tutte entra il general diS. Dominico e il suo Vicario: il che non han gli altrigenerali. E certo se Francia avea di questa gente qualcheparte, non averia il Papa dato a gli Austriaci 15.000scudi al mese per peculio di Spagnoli. Però bisogna farinstanze al Papa, che si compartiscano gli officii, e ci siaun assistente di Francia in ogni ordine di religiosi, perchénon è bene, che il general presente di S. Dominico tuttiofficii doni a Spagnoli e a spagnolizati, e così le catedredelle città principali.

Item, perché li Spagnoli hanno seminato una dottrinadi Maometto e di Calvino, come se fosse di S. Tomaso, il

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che non è, onde è avvenuto, che non si possano conver-tir gli eretici di nostro tempo, cioè che «Dio ab aeterno,con decreto invincibile da noi e da lui, ha predestinatoaltri al paradiso, altri ha reprobato, e così alli gradi del-la pena e della gloria; onde le opere bone o le male nonponno scemar né crescer il grado decretato. Dunque na-scimur iudicati et non iudicandi. E quanto facemo vivi èper decreto eterno e impulso efficace temporale, a cui néda Dio che l’ha decretato, né da noi che siamo impulsiefficacemente, si può resistere». È questo tutto bugia eimpietà. E pur ne son infette lo scole, massime di Do-minicani, e però son ingrossate le conscienze: perché seDio non ci è, ognun deve fare con suo gusto. O se Dio èo se ha predestinato e reprobato, e non può mutarsi perqualunque nostro o suo sforzo, dunque pur facciamo anostro modo. Per questo è necessario resistere a questodogma col libro contrario, fatto dal Campanella e appro-bato de tanti teologi italiani, e da duoi Sorbonisti, e sbat-ter li Spagnoli nello spirituale e temporale. Così facen-do, Filippo re di Francia rese il Papa Giovanni XXII ei teologi contrarii a servire al regno di Francia. E quan-te volte il Re si mostra più zelante ch’il Papa, vince tut-te l’imprese per le cause note a chi sa, che chiunque hagli animi de gli uomini ha l’Imperio, come predisse Saul,quando vidde che onoravan le virtù di David, più che lesue. Di più, le scienze che non guastano ma abbellisconla republica, come dice S. Gieronimo, deve il re fomen-tare, e far ch’il mondo di novo torni ad imparar a Pari-gi, come fu a tempo che li Francesi tenean l’Imperio. Etè certo che chi piglia gli animi, piglia anche i corpi e lefortune. Laonde li Spagnoli in tutti studii d’Alemagna ed’Italia, massime dominicani, si forzano intronizare nel-le catedre dottori spagnoli, e così industriosamente, nons’avvedendo il mondo, che dopo questa guerra literale sivince con la marziale più sicuramente.

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Tommaso Campanella - Monarchia di Francia

Di più, dar animo a poeti e filosofi e grammatici, ea tutte sorte di scrittori, e più a predicatori teologi, cheparlino, scrivano e predichino bene di Francia, ch’a leitocca la monarchia, per le ragioni sopra dette e dicendealtrove, secondo la politica e la profezia divina e rivela-zion di santi e astrologia di scienziati. Imperò che que-sta opinione è sufficiente a mutar gli animi, e farla desi-derare et esequirla. Così Augusto si stabilì nell’Imperio,e Cosmo di Medici si fece stimar pater patriae, e poi fuitDominus. Ci vol anche un panegirico come quel che fè ilCampanella per li Spagnoli, provando ch’è più utile allenazioni sottostare a Francesi che non a Spagnoli.

Item, predicar che Dio non vuol Spagnoli nel mondovecchio, dove non ponno far se non male, ut supra, manel Mondo novo, dove li destinò a far bene, ut supra.

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Tommaso Campanella - Monarchia di Francia

XII

Ragion di far la guerra fatale a ruina dello spagnolismo, e dove, equando.

Dopo che saran publicate le dette cose contra Spagnoli,il che si fa in un mese, insieme nella corte romana e pertutta Italia e Alemagna, che son insidiatori della religionee dell’Imperio, che tengono quella per ruffiana, e questopeculio della Monarchia spagnola, e del tradimento chefanno alla libertà di tutte nazioni, e la imbecillità e viltàdi lor imperio che è nato e cresciuto con le forze strane:è necessario di ciò far un libello, e mandarlo per tutto.E dopo smascarati, assaltarli. E prima predicar in Romae in Spagna, ch’è carità scacciar li Spagnoli dal Mondovecchio, dove non ponno far altro che male, e mandar-li al Mondo novo, dove ponno far bene, tanto per la fe-de catolica quanto per la politica, dicit Dominus. E si de-ve tener per certo, che tutti principi di Italia son del me-desmo parere, ma non osano alzar l’armi contra Spagna,se non son sicuri dell’aiuto di Francia e della libertà loroda tal aiuto. Il che si conseguisce con le predette azionie scritture e giuramenti. Or che la Francia unita si trova,e non seppero li Spagnoli a tempo di Filippo II tenerladivisa, dando una parte al duca di Ghisa, una ad Ome-na, una al Lotaringo e una al Condé, come desideravano,cecati dal desiderio d’intronizar un austriaco arciduca el’infanta Isabella – onde li principi si risolsero conciliar-si più tosto col Navarra che fu Enrico IV, né mai averantanta buon’occasione: onde si vede che Dio ha provistoalla Francia, la qual ora non teme più gli eretici, né le ri-bellioni ordinarie, disfatti per virtù del Re e del Cardina-le già li refugii e nidi di ribelli e di Ugonotti, onde li prin-cipi italiani tutti ponno assicurarsi, che Francia non puòmancar loro –, è necessario, come è proprio di lione, co-

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Tommaso Campanella - Monarchia di Francia

minciar la guerra al modo di Francia, cioè con perpetuacelerità e alla scoverta, non a modo di Spagna, procra-stinando e con secretezza, come è proprio di volpi astu-te, perché chi gioca al gioco d’altri sempre perde, comechi gioca col zingaro alla correggiola. Item, chi combattecon chi ha la fortuna crescente, benché più debole di lui,sempre perde. Or s’è provato che la fortuna di Spagna èmancante in cielo e in terra, e che sta con forze non sue.Resta a dire il principio, donde e come.

E perché tre capi ha la Monarchia di Spagna, cioè del-l’essenza, Germania, dell’esistenza, Spagna, e del valor,Italia, e li duoi capi primi non ponno essere spenti, senon con subito assalto e grosso, sí perché son capi aman-ti della lor Monarchia e resisteno, ma Italia l’odia, et èpronta a farla spegnere; sì anche perché dando lor tem-po han l’aiuti da Italia, capo del valore, armi, cavalli, arti-gliarie, soldati, capitani, ingegnieri e vittovaglie. Dunquebisogna cominciar la guerra da Napoli, ch’è capo del va-lore, e non può aver aiuto d’Alemagna e pochissimo daSpagna, ma contrasto e da Roma per terra, e da Veneziaper mare, e da Francia d’ogni banda.

Item, perché Genua unisce Milano con Napoli e conSpagna, bisogna protestarli i mali c’ha da Spagna, il peg-gio che ne può aspettare, e il bene ch’averà da Francia,ponendosi l’Italia in libertà. E perché essi Genoesi hanin mano le rendite della corona e più di 1.500 castelli inNapoli, ordinare che li tengano per sé con migliori e piùsicure condizioni che non han da Spagna.

Item, minacciar loro guerra da ogni banda se resistenoa i liberator d’Italia e al ben publico, e condannarlacome rea di questo male e di quel che fecero, quandotraghittaro d’Asia in Europa 40 mila Turchi, per 40 milazecchini, onde è venuta la ruina della Cristianità.

Item, se non obbedisce al primo, bisogna tener i passiper dove da Genua passa l’aiuto a Milano, se prima daMilano si cominciasse la guerra.

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Tommaso Campanella - Monarchia di Francia

Item, tener la Valtellina ben munita e con vigilanzache non possa andare aiuto in Italia da Germania, et econtra. E queste due cose bastano a ruinar questo Impe-rio: idest, la Valtellina e Genua. Ma perché Genua sa-ria aiutata da Spagnoli, e l’impresa è longa, è necessariocombatter Napoli, o Milano, se l’occasion più lo porta,e tener la Valtellina. Il cui difetto fu causa che l’Impe-rio non sia mutato da casa d’Austria in altra nel nostrotempo, quando si lasciò passar il duca di Feria e il Cardi-nale Infante, come fu la ruina d’Italia, quando passaro iTodeschi contra Mantua.

Senza dubbio il re di Francia può far ducento mila uo-mini di guerra, e in intrando in Italia sol con 50.000 nobi-li può scorrerla tutta fin a Napoli, come fece Carlo VIII.Ma per non patir poi quel che Carlo VIII nel Taro, ènecessario con verità metter Napoli in man del Papa, oin sua libertà: perché li principi d’Italia, dubitando chei Francesi volesser soggettarli appresso, congiuraro con-tra. Il che non si può temere a questo tempo, entrandocome liberatori, e con le proteste e giuramenti avanti.

Però bisogna metter avanti il battaglion sopra scrittoche nelle bandiere porti scritto «Guardia della LibertàEcclesiastica». E un altro, che nello stendardo porti conlettere grandi e rosse «Libertas Italiae»; un altro che dica«Iuramentum Liberatoris Ludovici Regis Gallorum».

E un che dica «Contra mendacium Hispanismi».E un altro «Contra Superbiam Hispanismi».E un altro «Contra Tyrannidem Hispanismi».E molte altre cose si ponno escogitare e pintare, per-

ché queste cose moveno assai li popoli, e li fan correr confuria ad abbracciar la loro libertà.

E perché hanno sparso fama, che li Francesi son tuttieretici, crudeli e briachi, è necessario dovunque s’entrachiamar il clero a processione, e far predicar le 40 ore,per la libertà e per il liberatore, e per augmento dellasanta fede, e ordinar sotto gravi pene a soldati, che non

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faccian insolenze e ingiurie, in particolare a luoghi sacri,etc.

Item, perché li Spagnoli son timidi, e per questo na-turalmente astuti come le volpi, e più vagliono col consi-glio che col valore. Ma li Francesi coraggiosi, e però po-co cauti, come i lupi, leoni e aquile, e più vagliono convalore e bravura. E perché il valor e bravura vol essersubito e apertamente esercitato, e far l’imprese con vio-lenza, perché in questo modo non li si può resistere, madando tempo al tempo s’allenta, dissolve e infiacchisce,ma l’astuzia e il consiglio vuol tempo, e con la tardanzas’invigora e cresce, con la quale il valor s’allenta e sce-ma, però io dico che l’imprese che fa il francese contra lospagnolo, deveno esser con celerità e apertamente, senzadar lor tempo a pensare, né a tuoi d’allentare, ma sem-pre insistere. E in particolare quando cercano cessaziond’armi, non la concedere: perché questa è certissima rui-na di Francia. Così allentan le forze francesi e cresce l’a-stuzia spagnola: convoca aiuti di fuori; muta l’animo dipopoli; corrompe quelli di Francesi principali a non ese-quir ben la guerra e a tradir il Re e seminar tumulti inFrancia, e diffidenza con manifestar anche quei, che es-si pur han corrotto per mover sedizione, unico mezzo diguastar i disegni del re di Francia.

Item, perché li Spagnoli cercano tregue, e promettendi far quanto vonno li Francesi, e ne faranno una o duesubito, ma al fin poi gabbano, vedendo allentarsi l’im-peto francese, per questo è necessario chiuder l’orecchiea loro, e come dice Salomon, Non credas inimico tuo inaeternum, e Omero, alle Sirene non dar l’orecchie.

Certo se li Francesi, dopo presa la Roccella e Susa fos-sero scorsi per l’Italia, averiano preso Milano e Napo-li. O almeno, quando morto il re di Suecia fossero intraticon 50.000 uomini in Alemagna, averiano tolto l’Imperioa casa d’Austria e riformato la politica cristiana per tutto.Ma volsero giocar con li Spagnoli (ma credo distratti dal

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rumor di Monsù) al gioco loro di procrastinare, e s’al-lentaro i Franchi, e li Spagnoli ebber tempo di persua-der a principi d’Italia e d’Alemagna ch’era peggior l’Im-perio francese per loro che lo spagnolo, e di congregaraiuti da Italia e denari, e dissunir l’animi di Francia, etc:per tanto è necessario persequitarli, senza darli riposo nérequie, perché non abbin tempo di pensar al remedio nédi trovarlo.

Certo è gran vergogna che la Francia più potente d’ar-mi, di vittovaglia, di soldati, di capitani, di valore, di mol-titudine, si faccia avanzare o contrastar da Spagnoli, ti-midi, pochi, poveri, mendichi, senza capitani, senza sol-dati, solo con l’astuzia e strano valore e con l’apparenzadi esser quel che non sono. Sempre nell’esercito deveni Francesi condurre qualche sagace filosofo che li ricor-di li predetti difetti, e loro preponga il mal che lor puòavvenire, ut supra. E questo in consulta abbia voce.

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XIII

Avvertimenti per la milizia rincorare e megliorare, e consequir ilfine.

Ho visto anche con gran disgusto che li Francesi son co-me li cavalli, che non cognoscono il valor loro, però te-meno da Spagnoli come i cavalli da lachei, che li mena-no e cavalcano. E non conoscen il proprio vantaggio, equanto essi ponno assai, e quanto i Spagnoli ponno po-co, e però fan conto di loro. E li Spagnoli, con temernel suo secreto assai dalli Francesi, fingono non stimar-li e si proteggono col mendacio: per questo è necessariofar predicare a Francesi quanto poco valeno i Spagnoli, eche non hanno mai acquistato un palmo di terra col pro-prio valore, né tenuto e conservato, se non con le forze econsiglio d’Italia e d’Alemagna e con inganni, e come fu-ro schiavi dal principio del mondo finora. E che li Fran-cesi, conoscendo i proprii difetti e vizii, e non conside-rando quelli di nemici assai peggiori, ma solo la fortuna,li temeno bestialmente, mentre se li potrebben mangia-re a prima vista: per lo che scrisse il Campanella nellasua Cosmografia, che non ci è più atta nazione al mondod’esser padrona d’Europa che la francesa, né la più inet-ta. Bisogna far che leggan sempre l’istorie e qualche poe-ti delle vittorie di Carlo Magno e d’altri eroi di Francia,e non giocare né tavernizare.

Item, quando han vinto una battaglia i Francesi, po-tendo vincerne un’altra e anche un regno, non persegui-scono l’impresa, confidati nel provato valore, e lor parche sempre sta in mano loro di poterlo effettuare. E que-sto è error grandissimo, perché l’occasion che passa mainon ritorna: però non bisogna allentar l’impeto. Né do-po l’acquisto non pensare alla perdita, che può seguire.Dal che è avvenuto, che quanto hanno acquistato li Fran-

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Tommaso Campanella - Monarchia di Francia

cesi fuor di Francia, subito l’han perduto. Però solo nelconservare io stimerei esser utile a Francesi servirsi d’Ita-liani e di Svizzeri meschiati con Francesi; ma nell’acqui-stare son meglio soli, perché la lor confidenza e ingenuitànon sia tradita e il valor rintuzzato, e quando hanno ausi-liari farli combattere compartamente. Bisogna tener nel-l’esercito predicatori e poeti, che lor ricordin l’impresed’eroi, la gloria, la fede catolica, etc.

Item, li Spagnoli fanno più male a popoli soggetti cheli Francesi nella robba, nell’onore e nella vita, ma condestrezza e secretezza, e mostrando farli piacere, o giu-stizia, o dimadarlo per cortesia: e però paion men mole-sti. Ma li Francesi sfacciatamente tutto, e con sol baciarle donne si fanno più odiosi che quelli con maleficii atro-cissimi. Qui è necessario provedere. Ma mentre si trat-ta di liberar le nazioni e di unir tutta la Francia insieme,non bisogna in questo travagliarmi a ragionare.

Due cose oggi noceno grandemente a Francesi, il gio-co e la gola: con quello i principi, i soldati e tutti diven-tano ignoranti, lasciando di studiar le virtù della pace edella guerra. E di più rapaci, traditori, avari, inganna-tori, etiam degli amici, e avviliscon la nobiltà. La qua-le non degna far traffichi e mercanzie, per non avvilirsicol vil guadagno. E poi col gioco più vile s’ammacchia-no d’ogni vizio, non che di vil acquisto. E non son buoniper questo alla pace né alla guerra. Rimedio sarebbe unalegge, che quanto si gioca da nobili più che 20 scudi, siadel fisco.

Item, perché nelle taverne si mangiano 10 pistole pertesta e 20 e più, e si dichiarano epicurei e si sfanno, ènecessario far un’altra legge, che nissun passi uno scudo:il resto eccedendo vada al fisco e il perda il tavernaro,che se lor donasse stelle bollite e angeli arrostiti, nonpotrebbe dimandar, come s’usa, le 30 e 40 pistole. Restostupito quando questo intendo, e per tutta Europa correvituperosa fama.

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Esercitar la gente al maneggio delle armi e a lodarl’imprese d’eroi, romani, greci, francesi, e con poemi ecanzoni e ragionamenti mantenerli coraggiosi.

Item, insegnar loro i difetti de’nemici, la fiacchezza, lamalvagità, le bugie, il vantamento che si fanno sopra lo-ro. E come per la discordia di Galli son cresciuti a que-sto, e che la concordia li disfacerà, etc. La disciplina mi-litare esser più necessaria che la milizia e la forza mostra-ro li Romani, che sempre han vinto nazioni più potenti,perché s’esercitavan nell’armi e nelle virtù morali e scien-ze utili all’animosità e alla fortezza, alle quali il gioco, leputtane e la taverna sono pestilenza e morte.

Ma di ciò si potrà far un libretto particolare: basta ilsuddetto per trattar la depressione dello spagnolismo.

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